Gli autori hanno condotto uno studio retrospettivo di coorte al fine di valutare se i pazienti in trattamento con ansiolitici e ipnoinducenti presentino un aumentato rischio di mortalità.
La prescrizione di farmaci ipnoinducenti e ansiolitici è comune nella normale pratica clinica e sta aumentando negli ultimi anni. Poiché l’assunzione di questi farmaci è stata associata all’insorgenza di reazioni avverse, tra cui aumento del rischio di demenza e altri disturbi psicomotori (stanchezza diurna, atassia, cadute e incidenti stradali), cancro, polmonite e altre infezioni, è possibile che il loro utilizzo si associ anche ad un aumento del rischio di mortalità.
Metodi
Gli autori hanno condotto uno studio retrospettivo di coorte al fine di verificare l’ipotesi che le persone in trattamento con ansiolitici e ipnoinducenti presentino un aumentato rischio di mortalità prematura, utilizzando il General Practice Research Database presso cui confluiscono i dati inseriti da 273 medici di medicina generale del Regno Unito. L’analisi statistica è stata controllata per potenziali di confondimento tra cui indicazione per cui il farmaco è stato prescritto, sesso, età all’inizio dello studio, disturbi del sonno, disturbi d’ansia, altri disturbi psichiatrici, morbilità medica e assunzione di altri farmaci. Sono stati arruolati 34.727 pazienti di età ≥ 16 anni che abbiano ricevuto una prima prescrizione di ansiolitici o ipnoinducenti o entrambi nel periodo compreso tra il 1998 e il 2001, e 69.418 pazienti che non abbiano ricevuto prescrizioni di tali farmaci (controlli), appaiati per sesso ed età. I pazienti sono stati seguiti per una media di 7,6 anni (range 0,1-13,4 anni). Come misura di outcome principale è stato considerato il decesso per qualsiasi causa.
Risultati
Sia le comorbilità mediche e psichiatriche, sia la prescrizione di altri farmaci sono risultate più frequenti in maniera statisticamente significativa tra i pazienti che assumevano i farmaci in studio rispetto ai controlli. L’hazard ratio aggiustato per età di mortalità durante l’intero periodo di follow-up per l’assunzione di uno qualsiasi dei farmaci in studio nel primo anno dopo l’inizio della terapia è risultato di 3,46 (IC 95% 3,34-3,59) e 3,32 (3,19-3,45) dopo aggiustamento per i potenziali fattori di confondimento. E’ stata riscontrata un’associazione dose-evento per tutte le tre classi di farmaci in studio: benzodiazepine, farmaci Z (zaleplon, zolpidem e zopiclone) e altri farmaci. Dopo aver escluso i decessi verificatisi nel primo anno, sono stati registrati circa 4 decessi in eccesso legati all’assunzione dei farmaci in studio per 100 pazienti seguiti, verificatisi in media 7,6 anni dopo la loro prima prescrizione.
Conclusioni
In questa ampia coorte di pazienti seguiti in regime di cure primarie nel Regno Unito, i farmaci ansiolitici e ipnoinducenti sono risultati associati ad un significativo aumento del rischio di mortalità per un periodo di sette anni, dopo aggiustamento per una serie di potenziali fattori di confondimento. Tuttavia, altri fattori di confondimento potrebbero aver influito su questi risultati.
Weich S1, Pearce HL, Croft P, Singh S, Crome I, Bashford J, Frisher M. Effect of anxiolytic and hypnotic drug prescriptions on mortality hazards: retrospective cohort study. BMJ. 2014 Mar 19;348:g1996.
Link
http://www.bmj.com/content/348/bmj.g1996?view=long&pmid=24647164