La resistenza agli antimicrobici: l’Idra in mezzo a noi

LOGO TheLancetUn editoriale di Lancet riflette sull’antibioticoresistenza a livello mondiale, in occasione della World Antibiotic Awareness Week (16- 22 novembre 2015).

 

 

Con l’aumento dell’antibioticoresistenza, si teme che potremmo entrare in un’era in cui perdiamo il contributo essenziale degli antibiotici nel trattamento delle malattie batteriche.

La maggior parte dei paesi a basso e medio reddito non ha sistemi di sorveglianza nazionali per la prevalenza della resistenza antimicrobica e l’attuazione di piani per l’uso responsabile degli antibiotici, a livello nazionale, non è possibile se non sono disponibili i dati sull’antibioticoresistenza, all’interno del Paese.

Alcuni paesi come l’India stanno lentamente sviluppando un sistema nazionale di sorveglianza, ma ci vorranno anni per raccogliere dati completi e sviluppare un quadro globale della resistenza agli antibiotici, che è essenziale per mettere in atto misure adeguate.

Ma quale dovrebbe essere l’obiettivo delle strategie per combattere la resistenza antimicrobica?

Il Centre for Disease Dynamics, Economics and Policy ha recentemente pubblicato The State of the World’s Antibiotics, 2015 (cfr http://www.farmaci-fc.it/2015/10/13/il-rapporto-2015-sugli-antibiotici/#more-3474), che evidenzia come la crescita della resistenza antimicrobica negli ultimi anni sia dovuta, principalmente, all’uso scorretto degli antibiotici in due campi principali: l’uso umano senza prescrizione medica o in presenza di misure alternative e l’uso diffuso degli antibiotici per promuovere lo sviluppo zootecnico.

L’uso indiscriminato di antibiotici senza controllo medico specifico è un problema nei paesi dove è possibile acquistare gli antibiotici come farmaci da banco senza prescrizione. Questa situazione può portare ad abuso, uso a dosi sub-ottimali e all’interruzione del ciclo di terapia se si verifica una rapida risoluzione dei sintomi: tutte situazioni che favoriscono l’insorgere della resistenza antimicrobica.

Altrettanto problematico, come fattore che può favorire l’antibioticoresistenza, è l’uso di antibiotici in sostituzione delle norme igieniche: è una questione particolarmente delicata negli ospedali dove la combinazione di un’alta densità di pazienti, facile circolazione di agenti patogeni e norme igieniche non ottimali può essere esplosiva per i focolai di malattie causate da batteri resistenti al trattamento antibiotico.

Allo stesso modo, l’uso di antibiotici per promuovere la crescita degli animali da allevamento è riconosciuto come una causa rilevante per l’aumento della resistenza agli antibiotici negli ultimi anni: negli allevamenti intensivi, dove gli animali sono spesso ospitati in numero elevato in spazi ristretti e con scarse condizioni igieniche, gli antibiotici sono somministrati, come profilassi, nei mangimi e nell’acqua, per l’intera vita dell’animale. L’uso di antibiotici a basso dosaggio in questo contesto non ha una giustificazione medica, ma è una pratica diffusa per superare i problemi legati al sovraffollamento e alla scarsa igiene.

Il divieto di usare gli antibiotici come promotori della crescita è stato introdotto dall’Unione Europea una decina di anni fa e non ha causato danni economici agli agricoltori, soprattutto in presenza di buoni standard igienici. Ancora pochi paesi hanno seguito questo esempio, ma la situazione potrebbe cambiare nel giro di poco tempo: la California, primo stato negli USA, dovrebbe approvare a breve una legge simile, che vieta l’uso degli antibiotici per promuovere la crescita degli animali. Si auspica che la stessa legislazione sia approvata anche da altri stati degli USA, il paese con il più alto consumo di antibiotici nel mondo, l’80% dei quali utilizzati per gli animali.

Vietare l’uso di antibiotici come promotori della crescita in agricoltura sarebbe fondamentale in quei paesi in via di sviluppo che sono i principali produttori di carne, uova e pesce, come  Cina, India, Sudafrica e  Brasile, dove attualmente vi è mancanza di controllo sull’uso degli antibiotici. In questi paesi, l’ottimizzazione delle condizioni di allevamento (separazione degli animali per gruppi di età, uso di vaccini, elevati standard igienici) deve essere promossa in parallelo con un uso più razionale degli antibiotici.

A livello globale, è necessaria un’azione rapida per raccogliere informazioni complete sulla resistenza agli antimicrobici, ottimizzare gli standard di igiene negli ospedali e in agricoltura, limitare l’uso di antibiotici ai casi in cui vi è una prescrizione medica o veterinaria e accrescere la consapevolezza della resistenza presso il grande pubblico e i responsabili politici.

Gli antibiotici sono una risorsa preziosa che ha cambiato il volto della medicina e non possiamo permetterci di perdere la loro efficacia nella lotta contro le malattie.

 

Link: http://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(15)00363-1/fulltext

 

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