Un’analisi di sottogruppo del trial clinico randomizzato PRODIGY.
I pazienti con concomitante malattia arteriosa periferica (peripheral arterial disease PAD) peggiorano gli esiti cardiovascolari dopo intervento coronarico percutaneo (percutaneous coronary intervention PCI).
Obiettivi
Valutare l’efficacia e la sicurezza della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) prolungata (24 mesi) vs breve (≤6 mesi), in pazienti con arteriopatia periferica e sottoposti ad angioplastica coronarica.
Metodi
Design, setting e participanti: è stata condotta una sottoanalisi dello studio PRODIGY (Prolonging Dual Antiplatelet Treatment After Grading Stent-Induced Intimal Hyperplasia), che ha valutato pazienti non selezionati da ospedali per la cura terziaria con malattia coronarica stabile o sindrome coronarica acuta, con o senza PAD concomitante, da dicembre 2006 al dicembre 2008. L’analisi dei dati è stata eseguita dal 7 gennaio al 4 Aprile, 2016.
Interventi: intervento coronarico percutaneo.
Principali esiti e misure: tassi dell’endpoint primario di efficacia, di mortalità, infarto miocardico o accidenti cerebrovascolari e la presenza dell’endpoint di sicurezza, composto dai tipi 2, 3 e 5 del Bleeding Academic Research Consortium.
Risultati
L’analisi ha incluso 246 e 1.724 pazienti, rispettivamente con e senza PAD. Nei pazienti con PAD, l’età media era 73,2 (9,2) nel gruppo DAPT prolungata e 75,7 (8,7) anni nel gruppo breve. Erano di sesso maschile 97 (82,2%) nel gruppo DAPT prolungata e 92 (71,9%) nel gruppo breve. Nei pazienti senza PAD, l’età media era 67.1 (11.2) anni nel gruppo DAPT prolungata e 66.8 (11.3) anni nel gruppo breve; 667 (76,8%) erano di sesso maschile nel gruppo DAPT prolungata e 655 (76,6% ) nel gruppo breve. Peggiori condizioni dell’arteriopatia periferica erano associate ad un più alto rischio di eventi ischemici e morte (hazard ratio [HR], 2.80; IC 95%, 2,05-3,83; P <.001). La DAPT prolungata vs breve comportava un minor rischio di endpoint primario di efficacia in pazienti con PAD (19 [16,1%] vs 35 [27,3%]; HR, 0.54; IC 95%, 0,31-0,95; P = .03), ma non in pazienti senza PAD (81 [9,3%] vs 63 [7,4%]; HR, 1,28; IC 95%, 0,92-1,77; P = .15), con interazione positiva (P = .01). Il rischio di trombosi dello stent definita o probabile era significativamente più basso nei pazienti con PAD trattati con DAPT prolungata rispetto a breve (HR, 0,07; IC 95%, 0-1,21; P = .01). Sanguinamento di tipo 2, 3, o 5 del Bleeding Academic Research Consortium si è verificato in 6 pazienti con PAD (5,2%) che ricevevano una DAPT prolungata rispetto a 8 (6,9%) di quelli trattati con DAPT breve (HR, 0,77; IC 95%, 0,27-2,21; P = .62), con un’interazione significativa (P = .04) rispetto ai pazienti senza PAD.
Conclusioni
L’arteriopatia periferica conferisce una prognosi sfavorevole nei pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo, in un quadro di malattia coronarica stabile o sindromi coronariche acute. La doppia terapia antipiastrinica prolungata riduce il rischio di eventi ischemici, senza un’apparente tendenza al sanguinamento, in questo gruppo ad alto rischio.
Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT0061128
JAMA Cardiol. 2016 Aug 30. doi: 10.1001/jamacardio.2016.2811. [Epub ahead of print]
Prolonged vs Short Duration of Dual Antiplatelet Therapy After Percutaneous Coronary Intervention in Patients With or Without Peripheral Arterial Disease: A Subgroup Analysis of the PRODIGY Randomized Clinical Trial.
Franzone A, Piccolo R, Gargiulo G, Ariotti S, Marino M, Santucci A, Baldo A, Magnani G, Moschovitis A, Windecker S, Valgimigli M.
http://cardiology.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2546557