Alemtuzumab ed emorragia intracranica

 

Alcuni indizi identificano alterazioni della pressione arteriosa quali possibili cause di emorragie intracraniche nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla Recivante-Remittente in terapia con Alemtuzumab

 

 

Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale che si lega al CD52, una proteina di membrana espressa ad alti livelli nei linfociti T e B, a bassi livelli in altre cellule del sistema immune innato.
Si tratta di un potente farmaco utilizzato nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente, capace di esercitare effetti positivi anche a distanza di anni dal termine della terapia. Purtroppo, nonostante l’efficacia, il suo utilizzo è limitato da importanti e talvolta fatali eventi avversi. Un esempio sono le reazioni da infusione, probabilmente innescate dal rilascio di citochine, che si verificano in più del 90% dei pazienti.

L’emorragia intracranica è una tra le complicanze rare ma certamente di grande rilevanza clinica.

In una lettera pubblicata su The Lancet Neurology, si fa il punto sulle informazioni cliniche disponibili riguardo a una piccola coorte di pazienti andate incontro ad emorragia intracranica in seguito all’infusione di alemtuzumab. Si trattava di donne con una lunga storia di sclerosi multipla (8-21 anni), senza precedenti cardiovascolari ischemici né disturbi della coagulazione o altre patologie che predispongono ad eventi cerebrovascolari. Le emorragie nella maggior parte dei casi si erano verificate nell’arco di poche ore e fino a un giorno dopo l’infusione.

Sulla base della sede e delle caratteristiche delle emorragie, gli autori hanno ipotizzato che si trattasse di conseguenze legate all’ipertensione arteriosa. In effetti, durante l’infusione del farmaco, ad alcune di queste pazienti erano stati riscontrati valori pressori significativamente alterati.

Sappiamo che l’infusione di alemtuzumab può alterare la pressione arteriosa, nella maggior parte dei casi riducendola. Nel caso di queste pazienti, invece, è stato riscontrato un aumento dei valori pressori basali in media di 20 mmHg, oppure, in alcuni casi, una notevole oscillazione dei valori.

Gli autori ipotizzano quindi che alemtuzumab possa causare in alcuni pazienti delle fluttuazioni notevoli della pressione arteriosa, anche a distanza di diverse ore dall’infusione. Per questa ragione, raccomandano che i pazienti affetti da sclerosi multipla in cui viene riscontrata ipertensione arteriosa durante l’infusione di alemtuzumab vengano monitorati strettamente, possibilmente in ambiente ospedaliero, per diverse ore dopo la somministrazione del farmaco.

 

Azevedo C. et al. “Intracerebral haemorrhage during alemtuzumab administation”
The Lancet Neurology, Aprile 2019. http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(19)30076-6

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