È stato presentato il Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19, realizzato grazie ai dati elaborati dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che prende in esame i farmaci valutati a vario titolo da AIFA come possibile terapia, ma anche i dati sui farmaci iniettivi, anestetici e l’ossigeno, utilizzati prevalentemente in terapia intensiva.
Oltre al Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini, che ha aperto i lavori, sono intervenuti la Presidente della Commissione Tecnico Scientifica dell’Agenzia Patrizia Popoli, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, il Presidente dell’INMI Spallanzani Giuseppe Ippolito e il Direttore Generale della Direzione Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza. Hanno moderato Luca Richeldi, dell’Università Cattolica di Roma e Francesco Trotta, responsabile del Settore HTA ed economia del farmaco dell’AIFA.
“Ringrazio i colleghi del Comitato Tecnico Sanitario della Protezione Civile – ha esordito il DG AIFA Magrini – per essere intervenuti, ma soprattutto per la proficua e costante collaborazione instaurata in questi mesi per fronteggiare l’epidemia e l’emergenza sanitaria. Abbiamo lavorato molto e bene, per il bene del Paese”.
“Il Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19 – ha continuato Magrini – è un prodotto dell’OsMed che definirei il ‘flagship tool’ dell’AIFA, attivo ormai da 20 anni grazie alla collaborazione con l’ISS e altre Istituzioni italiane. La pubblicazione è stata elaborata in tempi record, con la stessa tempestività con cui AIFA ha dato risposta continua e rigorosa alla situazione di emergenza”.
Il documento analizza la tipologia e i consumi dei farmaci impiegati nei primi mesi del 2020 per trattare l’infezione da COVID-19, ma anche quelli utilizzati nelle strutture sanitarie pubbliche per fare fronte all’emergenza, con differenze evidenziate tra il periodo pre COVID-19, individuato nel trimestre dicembre 2019-febbraio 2020, e quello successivo, da marzo a maggio 2020. Il Rapporto si compone di tre sezioni che approfondiscono le diverse modalità di erogazione dei farmaci:
- il canale degli acquisti diretti, cioè dei medicinali direttamente acquistati e dispensati presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN);
- gli acquisti presso le farmacie territoriali pubbliche e private rimborsati dal SSN tramite ricetta;
- quelli privati a carico dei cittadini, prevalentemente per i farmaci di classe C.
Tra i farmaci impiegati per trattare pazienti affetti da COVID-19, idrossiclorochina e azitromicina fanno registrare i maggiori consumi nel periodo preso in esame. Mentre, tra i medicinali utilizzati in regime ospedaliero, incrementi significativi nei consumi si rilevano per gli iniettivi e l’ossigeno, di prevalente impiego nelle terapie intensive. È evidente il maggior consumo di anestetici generali, sedativi iniettivi e curari a partire dal mese di febbraio 2020. Per tutti questi farmaci sono stati fondamentali i numerosi interventi per calmierare distorsioni distributive ed evitare fenomeni di accaparramento, così da garantirne la disponibilità omogenea e continuativa su tutto il territorio nazionale.
Nel periodo pre e post COVID-19, inoltre, si sono mantenuti stabili i consumi per le categorie di farmaci impiegati per le malattie croniche, a testimonianza del buon esito delle strategie poste in atto per favorire la continuità assistenziale per i malati cronici e fragili, tra cui l’estensione della validità dei piani terapeutici, la dematerializzazione della ricetta medica e l’informazione
istituzionale.
“Soprattutto durante l’emergenza – ha sottolineato ancora Magrini – ci siamo resi conto di come solo gli studi randomizzati devono rappresentare uno standard di ricerca solido in grado di guidare la pratica clinica, come dimostra il caso dell’idrossiclorochina. È fondamentale anche ripensare la ricerca scientifica internazionale, perché solo da una visione sovranazionale è possibile trovare posizioni coerenti e sostanziale consenso sui trattamenti più utili”.
“Le pandemie ci sono – ha concluso Magrini – e nei prossimi decenni potranno tornare: sarà quindi importante trattenere nella nostra memoria quello che è successo e possibilmente valutare in modo indipendente la capacità di reazione. Il dolore e i lutti di questi mesi saranno stati inutili se saremo disposti ad accettare le solite ricette”.
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