Ben Hudson e collaboratori, del Department of General Practice, University of Otago, Christchurch, in Nuova Zelanda, rispondono all’articolo di Ebrahim et al. sull’uso delle statine per la prevenzione primaria, pubblicato su BMJ.
Gli autori osservano che l’articolo di Ebrahim et al. vuole comunicare un forte entusiasmo per l’uso delle statine nella prevenzione primaria, mentre non parla a sufficienza del dibattito in corso, su come e quando iniziare ad usarle.
Hudson e collaboratori ricordano, poi, che le più recenti linee guida riconoscono che non ci sono prove che supportino alcun livello di colesterolo LDL, come ottimale per la prevenzione.
Inoltre, osservano che non c’è evidenza dell’efficacia dell’ezetimibe, combinato con le statine o meno.
Ribattono ad Ebrahim che i problemi muscolari sono reazioni avverse, a questa classe di farmaci, ben note e descritte negli studi più recenti e aggiungono che la distinzione tra miosite e mialgia è fuorviante.
Concludono dicendo che chi deve valutare se iniziare, o meno, la terapia con statine ha bisogno di conoscere il proprio rischio cardiovascolare. Il ruolo del medico dev’essere quello di fornire informazioni adeguate e aggiornate sui possibili rischi e benefici derivanti dalle due possibili opzioni: terapia farmacologica o correzione dello stile di vita, in modo da arrivare col paziente ad una decisione condivisa, come raccomandato anche dal Ministero della Salute della Nuova Zelanda.
Ben Hudson, Les Toop, Dee Mangin, Statins for the primary prevention of cardiovascular disease, BMJ 2014;348:g280
LINK:
http://www.bmj.com/content/348/bmj.g280?page=1&tab=responses