Gli eventi avversi associati alla chemioterapia rappresentano una tra le più importanti problematiche da affrontare per i malati di cancro. In questo ambito la farmacovigilanza rappresenta una risorsa fondamentale per migliorare significativamente la qualità di vita durante questo difficile periodo per il paziente.
Nel campo dell’oncologia, la ricerca farmaceutica produce con una certa regolarità nuove sostanze che entrano rapidamente a far parte dei protocolli terapeutici. Negli ultimi anni la diffusione delle terapie mirate, ad es. gli anticorpi monoclonali, ha alzato le aspettative per quel che riguarda la tossicità indotta da farmaco. In effetti il profilo di sicurezza di molti di questi farmaci biologici differisce significativamente rispetto alle tossicità normalmente riscontrate nei farmaci convenzionali. È fondamentale, quindi, un monitoraggio molto attento dei pazienti che assumono queste molecole in modo da identificare prontamente qualsiasi nuovo evento avverso emergente.
La farmacovigilanza si basa fondamentalmente sulla identificazione e la segnalazione spontanea degli eventi avversi che occorrono durante una terapia farmacologica. Per raggiungere il proprio obiettivo – la sicurezza dei farmaci – è necessario che venga applicato un metodo molto scrupoloso, in maniera costante nel tempo. Per questa ragione è necessaria la partecipazione di tutte le figure sanitarie che ruotano intorno al paziente oncologico, senza tralasciare l’educazione del paziente stesso ed il suo coinvolgimento nel processo di segnalazione.
Ci sono numerosi scogli da affrontare per rendere fluida la comunicazione tra la base della piramide – il paziente – e il vertice – le autorità regolatorie – passando per il medico prescrittore e i responsabili di farmacovigilanza.
Si parte dalla terminologia, che deve essere basata su un lessico comune e internazionale, in modo da evitare duplicati ed eventi che non corrispondono fedelmente alla realtà.
In oncologia esiste un testo di riferimento, il Common Terminology Criteria for Adverse Events (CTCAE, ultima versione novembre 2017), che presenta anche una sezione per la raccolta delle informazioni dalla prospettiva del paziente (Patient Reported Outcomes – PRO-CTCAE).
In secondo luogo bisogna considerare che gli eventi avversi associati alle terapie con farmaci biologici sono sostanzialmente diversi rispetto ai farmaci convenzionali. Benché in linea di massima i biologici presentano un miglior profilo di sicurezza, essi causano effetti che sono meno specifici (in contrapposizione ai classici sintomi gastrointestinali, ematologici e neurologici dei chemioterapici comuni) ma si manifestano molto rapidamente e in maniera acuta, per via dell’attivazione di reazioni auto-immuni o processi infiammatori e di ipersensibilità imprevedibili.
Particolare attenzione va posta nei casi un cui la radioterapia entra a far parte del protocollo terapeutico in associazione alla chemioterapia, poiché gli effetti tossici si possono sommare; è necessario pertanto conoscere approfonditamente e segnalare i disturbi emergenti in questo sottogruppo di pazienti.
Un ulteriore elemento di complicazione è rappresentato dal fatto che nella maggior parte dei casi i protocolli terapeutici prevedono l’utilizzo di numerosi farmaci in combinazione. Questo aumenta il rischio di reazioni legate alle interazioni, soprattutto in relazione al fatto che il profilo genetico del singolo individuo, materia di studio della farmacogenetica, può contribuire a determinare differenze anche molto significative in merito alla tossicità e all’efficacia dei farmaci in uso, e alla loro inter-compatibilità.
La scarsa attitudine alla segnalazione degli aventi avversi si avverte in particolar modo nel campo oncologico: spesso le condizioni cliniche dei pazienti sono tali per cui risulta facile confondere un sintomo di malattia con un evento avverso. Oltretutto la tossicità dei chemioterapici è considerata “normale” (o inevitabile), data anche la ridotta finestra terapeutica (ovvero l’intervallo tra la dose terapeutica e la dose tossica) di questi farmaci. Eppure l’identificazione precoce dei potenziali rischi è di fondamentale importanza a maggior ragione nel campo dell’oncologia, dato che spesso i farmaci subiscono un percorso accelerato nell’iter di approvazione per la commercializzazione.
Per concludere, le direttive europee obbligano gli operatori sanitari a segnalare qualsiasi evento non desiderato associato con alta probabilità all’uso di un farmaco; anche la mancanza di efficacia viene considerata un evento avverso, in quanto potrebbe, in teoria, derivare dall’immissione in commercio di un lotto difettoso oppure errori nella modalità di somministrazione del farmaco.
Baldo P. et al.:”Pharmacovigilance in oncology”
International Journal of Clinical Pharmacy, 2018. https://doi.org/10.1007/s11096-018-0706-9