- Eventi Avversi maggiormente correlati all’utilizzo di antibiotici nei pazienti ospedalizzati. Su Jama International Medicine è stato pubblicato un articolo che analizza l’incidenza di eventi avversi (ADEs) associati all’uso di antibiotici nei pazienti ospedalizzati. Si tratta di uno studio retrospettivo condotto su 1488 pazienti adulti ricoverati in reparti di medicina generale presso un centro medico accademico. I pazienti esaminati avevano ricevuto terapia antibiotica sistemica (orale o parenterale) per almeno 24 ore. Il 20% dei pazienti (298) ha manifestato almeno un evento avverso associato agli antibiotici entro 30 giorni dall’inizio della terapia. Gli eventi avversi più comuni sono stati: Problemi gastrointestinali (42% degli ADEs), Alterazioni renali (24%), Anomalie ematologiche (15%). Inoltre, l’uso di antibiotici non clinicamente necessari è stato associato a eventi avversi nel 20% dei casi, inclusi 7 episodi di infezione da Clostridium difficile. Ogni 10 giorni aggiuntivi di terapia antibiotica aumentavano il rischio di eventi avversi del 3%. Differenze significative sono state osservate nell’incidenza di ADEs in base al tipo specifico di antibiotico utilizzato. Nonostante l’importanza degli antibiotici in molti contesti clinici, lo studio evidenzia il rischio di danni associati al loro utilizzo. I risultati sottolineano l’importanza di prescriverli in modo giudizioso per ridurre gli eventi avversi e migliorare la sicurezza dei pazienti. Leggi qui l’articolo completo. - 19/11/2024
- Nefrotossicità associata all’utilizzo di FANS nei bambini ospedalizzati Riportiamo una revisione sistematica con metanalisi relativa alla valutazione del rischio di nefrotosicità associata all’utilizzo in terapia dei farmaci antinfiammatori non steroide nei bambini. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono noti come potenziali nefrotossici. I bambini, che spesso usano i FANS, sono particolarmente soggetti ai danni renali, ma il legame tra l’uso di FANS e lo sviluppo di danno renale acuto (dall’inglese Acute Kidney Injury, AKI) non è stato ancora adeguatamente approfondito. L’obiettivo dello studio è stato dunque valutare la relazione tra l’uso di FANS e il rischio di AKI nei bambini ospedalizzati, già predisposti a nefropatie. È stata condotta una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali, cercando articoli pubblicati fino al 1° giugno 2020 nei database PubMed, Embase e Cochrane. Gli studi inclusi riguardavano bambini (<18 anni) ospedalizzati per vari motivi, che avevano assunto FANS. L’outcome principale era l’insorgenza di AKI, calcolando il rischio relativo (OR) con intervalli di confidenza al 95% utilizzando metodi di varianza inversa generica. Sono stati inclusi 4 studi case-control e 3 studi di coorte per un totale di 55.000 bambini, che hanno analizzato il rischio di AKI nei bambini ospedalizzati che assumevano FANS. Utilizzando un modello a effetti casuali, l’OR combinato per l’insorgenza di AKI nei bambini esposti ai FANS era di 1,55 (IC 95%: 1,26-1,92). In conclusione l’esposizione ai FANS è stata associata a un aumento di circa 1,6 volte del rischio di sviluppare AKI nei bambini ospedalizzati. Questo suggerisce la necessità di evitare o usare con cautela i FANS nei bambini, insieme a ulteriori studi per consolidare le evidenze. Leggi qui l’articolo completo. - 19/11/2024
- AIFA pubblica il Rapporto OsMed 2023 “L’uso dei Farmaci in Italia” Migliorano appropriatezza, aderenza terapeutica e uso dei generici, ma restano alti i margini di miglioramento. Ancora troppe differenze regionali nel consumo dei farmaci, non spiegabili dal punto di vista epidemiologico ma frutto di una inappropriatezza prescrittiva e dei consumi sulla quale c’è ancora da lavorare. Generici ancora in rampa di lancio, con un consumo pari al 22,8% che ci colloca nel terz’ultimo posto della classifica europea. In crescita invece il consumo degli antibiotici nonostante campagne e appelli a un loro uso consapevole per arginare il fenomeno della antibiotico-resistenza. Incremento vicino al 10% dei farmaci di fascia C acquistati direttamente dal cittadino, per una spesa che supera i 7 miliardi di euro, spinta da prezzi più alti e prescrizioni orientate su quelli più costosi. Consulta qui il Rapporto OsMed 2023. - 19/11/2024
- Raccomandazioni aggiornate per la minimizzazione dei rischi di interazione tra il medicinale per la perdita di peso Mysimba e gli oppioidi L’utilizzo di medicinali a base di oppioidi insieme a Mysimba può causare effetti indesiderati gravi.Dopo aver riesaminato la sua opinione iniziale, l’EMA avverte di aggiornare le raccomandazioni per la minimizzazione dei rischi di interazione tra Mysimba (naltrexone/bupropione) indicato per la perdita di peso, e i medicinali a base di oppioidi (compresi antidolorifici come morfina e codeina, altri oppioidi utilizzati negli interventi chirurgici, e alcuni medicinali contro la tosse, il raffreddore o la diarrea). I medicinali a base di oppioidi potrebbero non essere efficaci nei pazienti che assumono Mysimba, poiché uno dei principi attivi di Mysimba, il naltrexone, blocca gli effetti degli oppioidi. Vi è anche il rischio di reazioni rare ma gravi e potenzialmente pericolose per la vita, quali convulsioni e sindrome serotoninergica (una condizione potenzialmente pericolosa per la vita causata da un eccesso di serotonina nell’organismo), in soggetti che assumono Mysimba insieme a medicinali per il trattamento della depressione e oppioidi. Per minimizzare questi rischi, si ricorda ai pazienti e agli operatori sanitari che Mysimba non deve essere utilizzato in soggetti dipendenti da oppioidi, soggetti in trattamento con agonisti degli oppioidi come metadone o buprenorfina e soggetti che stanno attraversando una fase di astinenza acuta da oppioidi. Agli utilizzatori di Mysimba verrà consegnata una carta per il paziente da portare sempre con sé. La carta ha la funzione di ricordare ai pazienti di informare il medico, in caso di intervento chirurgico, del fatto che stanno assumendo Mysimba. Il motivo è Mysimba deve essere interrotto almeno 3 giorni prima di iniziare il trattamento con oppioidi, i quali sono spesso impiegati per prevenire il dolore e il malessere durante procedure chirurgiche e mediche. Le informazioni del prodotto di Mysimba sono in fase di aggiornamento, per includere queste modifiche. Leggi qui la raccomandazione AIFA. - 19/11/2024
- #MedSafetyWeek 2024 Anche quest’anno l’Agenzia Italiana del Farmaco partecipa alla campagna globale per la sicurezza dei pazienti #MedSafetyWeek, giunta alla sua nona edizione (4-10 novembre 2024). L’iniziativa unisce 107 organizzazioni, in 94 Paesi, per sensibilizzare sull’importanza delle segnalazioni dei sospetti effetti indesiderati dei farmaci, utilizzando i canali social per diffondere i materiali condivisi a livello internazionale. I messaggi di quest’anno sono incentrati sull’importanza di utilizzare i medicinali sempre secondo le indicazioni per prevenire gli effetti indesiderati e di segnalarli quando si verificano, contribuendo così a rendere i medicinali più sicuri per tutti. La campagna è guidata dall’Uppsala Monitoring Center (UMC), il centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il monitoraggio internazionale dei farmaci, ed è sostenuta dai membri della Coalizione Internazionale delle Autorità di Regolamentazione dei Medicinali (ICMRA). Tutte le Agenzie dei medicinali gestiscono sistemi per rilevare e analizzare gli effetti indesiderati dei farmaci. Lo scopo del monitoraggio della sicurezza è quello di ottenere maggiori informazioni sugli effetti indesiderati già noti ed eventualmente scoprirne di nuovi per proteggere i pazienti.Attraverso la partecipazione alla campagna 2024, AIFA intende ricordare l’importanza della segnalazione degli effetti indesiderati dei farmaci direttamente sul sito dell’Agenzia, seguendo le indicazioni contenute nella pagina dedicata. Visita i profili Instagram, Linkedin, Facebook e YouTube di AIFA per vedere i contenuti della campagna. - 05/11/2024
- Farmaci- Line di AIFA: avviato il nuovo sistema per l’invio dei quesiti Tutti i quesiti indirizzati al servizio Farmaci-Line (per quesiti riguardanti efficacia, sicurezza e disponibilità dei farmaci) dovranno essere inviati utilizzando il nuovo sistema di gestione dei ticket dell’AIFA, REXPONDO. La mail dedicata al servizio Farmaci-Line farmaciline@aifa.gov.it, non è più attiva. L’utente già registrata/o ai Servizi Online di AIFA, una volta fatto il login, nella barra in alto della dashboard, troverà i link “helpdesk” e “Farmaci-line” che permetteranno di accedere al proprio cruscotto dei ticket, tramite il quale sarà possibile aprire nuovi quesiti e/o consultare quelli già aperti. L’utente che non è registrata/o ai sistemi dell’AIFA potrà, invece, accedere al nuovo cruscotto tramite un proprio account social selezionando la voce “accesso come cittadino”. Leggi qui maggiori informazioni. Accedi qui a Rexpondo. - 29/10/2024
- Nota Informativa Importante su Oxbryta (voxelotor) Nota informativa importante concordata con l’Agenzia Europea dei Medicinali(EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA).Oxbryta (voxelotor): Sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea (UE). Sintesi L’autorizzazione all’immissione in commercio di Oxbryta nell’Unione europea è sospesa come misura precauzionale mentre è in corso la revisione dei benefici e dei rischi di Oxbryta. Tutti i lotti di Oxbryta verranno ritirati dall’Unione Europea. L’uso di Oxbryta è stato interrotto dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio anche nelle sperimentazioni cliniche e nei programmi di accesso controllato al trattamento. La sospensione è stata decisa in seguito ai dati clinici di 2 studi basati su registri che indicano uno squilibrio tra il numero di crisi vaso-occlusive osservate prima e dopo l’inizio del trattamento con voxelotor e gli eventi fatali documentati in pazienti trattati con voxelotor negli studi clinici. Nessun nuovo paziente deve iniziare il trattamento con Oxbryta. I medici devono contattare i pazienti attualmente in terapia con Oxbryta per interrompere il trattamento e illustrare loro le opzioni terapeutiche alternative. I medici devono continuare a monitorare i pazienti per gli eventi avversi anche dopo l’interruzione del trattamento con Oxbryta e garantire un follow-up appropriato, dal momento che non è possibile escludere complicanze quando si interrompe il trattamento improvvisamente; tuttavia, non sono state stabilite né l’efficacia né la dose adeguata per una interruzione graduale. - 29/10/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 30 settembre – 3 ottobre 2024 Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 30 settembre – 03 ottobre 2024: 1) Avviata la revisione dei medicinali contenenti finasteride e dutasteride · L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti finasteride e dutasteride a seguito dei timori riguardanti ideazioni e comportamenti suicidari (pensieri suicidari). · I medicinali contenenti finasteride e dutasteride assunti per via orale presentano un rischio noto di effetti collaterali psichiatrici, inclusa la depressione. L’idea suicidaria è stata recentemente aggiunta anche come possibile effetto collaterale con frequenza non nota nelle informazioni sul prodotto dei due primi medicinali contenenti finasteride autorizzati in diversi paesi dell’Unione Europea (UE), Propecia e Proscar. · Per ridurre al minimo i rischi, sono già in atto misure per i medicinali a base di finasteride, tra cui avvertenze nelle informazioni del prodotto per gli operatori sanitari per monitorare i pazienti riguardo a sintomi psichiatrici, interrompere il trattamento se si verificano sintomi e raccomandazioni per i pazienti di consultare un medico se manifestano sintomi psichiatrici. 2) Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari: rischio di errore terapeutico dovuto al cambio della siringa dosatrice per Keppra e Levetiracetam UCB soluzione orale · Keppra e Levetiracetam UCB sono medicinali usati per il trattamento dell’epilessia, da soli o in aggiunta a un altro medicinale antiepilettico. Il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (NII) riguardante una modifica alla siringa dosatrice inclusa nella confezione del prodotto di Keppra e Levetiracetam UCB 100 mg/ml soluzione orale destinata all’uso nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni (flacone da 150 ml). La siringa dosatrice da 3 ml verrà sostituita con una siringa dosatrice da 5 ml. La NII informerà gli operatori sanitari del potenziale rischio di errore terapeutico dovuto alla variazione del volume della siringa dosatrice. Quando si prescrive e si dispensa la soluzione orale di levetiracetam (Keppra e Levetiracetam UCB) con la nuova siringa da 5 ml, gli operatori sanitari devono informare i caregivers della variazione del volume della siringa dosatrice. I caregivers devono essere informati che, sebbene la nuova siringa da 5 ml sia graduata ogni 0,1 ml, presenta graduazioni aggiuntive di 0,25 ml rispetto alla siringa da 3 ml. I caregivers devono essere informati sulla dose corretta e su come misurarla con la siringa da 5 ml. Si deve consigliare a chi si prende cura del paziente di leggere le istruzioni contenute nel foglio illustrativo su come riconoscere i segni e i sintomi di un sovradosaggio da levetiracetam e cosa fare in questa situazione. · La NII per Keppra e Levetiracetam UCB sarà inoltrata al Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA (CHMP). Una volta adottata, la NII sarà diffuso agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicato sulla pagina Comunicazioni dirette agli operatori sanitari e nei portali web nazionali degli Stati membri dell’UE. - 29/10/2024
- EMA avvia una revisione della sicurezza dei medicinali contenenti finasteride e dutasteride L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti finasteride e dutasteride a seguito di preoccupazioni riguardanti l’ideazione suicidaria (pensieri suicidari) e i comportamenti suicidari. Durante la revisione, il PRAC valuterà tutti i dati disponibili che collegano la finasteride e la dutasteride all’ideazione e ai comportamenti suicidari. Valuterà anche l’ impatto dell’ideazione e dei comportamenti suicidari sul rapporto beneficio-rischio di questi medicinali, tenendo in considerazione le condizioni per cui vengono utilizzate. Saranno inclusi nella revisione sia i medicinali assunti per via orale (come compresse) sia quelli applicati sulla pelle (come spray). Leggi qui la revisione completa. - 29/10/2024
- EMA raccomanda la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Oxbryta, medicinale indicato per l’anemia falciforme · In data 26 settembre 2024, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) del medicinale per l’anemia falciforme Oxbryta (voxelotor). · Questa misura è stata presa a titolo precauzionale mentre è in corso una revisione dei dati emergenti. · La raccomandazione segue i dati di sicurezza emergenti da due studi basati su registri, che indicano che i pazienti hanno avuto una maggiore incidenza di crisi vaso-occlusive (VOC) durante il trattamento con Oxbryta rispetto alla fase precedente l’inizio della terapia. Le VOC sono tra le complicazioni più comuni dell’anemia falciforme; comportano episodi di dolore acuto e possono portare a ulteriori complicazioni di salute, come artrite, insufficienza renale e ictus. · Questi nuovi dati di sicurezza sono emersi mentre l’EMA stava già esaminando i benefici e i rischi di Oxbryta come parte di una revisione in corso iniziata a luglio 2024. Questa revisione è stata avviata in seguito a dati provenienti da uno studio clinico che hanno mostrato un numero maggiore di decessi con Oxbryta rispetto al placebo (trattamento fittizio) e da un altro studio che ha mostrato che il numero totale di decessi era superiore al previsto. In questo contesto, il CHMP ha ritenuto che, nel loro complesso, i dati sollevassero serie preoccupazioni sulla sicurezza di Oxbryta; a causa delle incertezze crescenti, ha quindi raccomandato che l’AIC, la commercializzazione e la distribuzione del medicinale vengano sospese fino a quando tutti i dati disponibili non saranno stati valutati nella revisione in corso. · Contestualmente, l’azienda titolare dell’AIC di Oxbryta ha deciso di ritirare e richiamare il medicinale da tutti i paesi in cui è disponibile e di interrompere gli studi clinici in corso, i programmi di uso compassionevole e quelli di accesso precoce. Mentre la revisione è in corso, l’EMA raccomanda che: i medici non inizino a somministrare Oxbryta a nuovi pazienti; i medici contattino i pazienti attualmente in trattamento con Oxbryta per interrompere il trattamento e discutere opzioni terapeutiche alternative; i medici continuino a monitorare i pazienti per eventuali effetti indesiderati dopo l’interruzione del trattamento con Oxbryta; i pazienti parlino con il loro medico prima di interrompere il trattamento; i pazienti che hanno domande si rivolgano al proprio medico. · Raccomandazioni più dettagliate saranno inviate agli operatori sanitari che prescrivono, dispensano o somministrano il medicinale in una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC). · La DHPC sarà anche pubblicata sul sito web dell’EMA. La raccomandazione dell’EMA per la sospensione dell’AIC sarà trasmessa alla Commissione Europea, che emetterà una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA continuerà la revisione di Oxbryta e fornirà una raccomandazione finale a tempo debito. - 29/10/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a febbraio 2024 L’Agenzia pubblica i report sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia, aggiornati a febbraio 2024. Oltre ai trend di consumo, spesa e variabilità regionale, sono presenti anche i due ulteriori approfondimenti sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Consulta qui il Report di monitoraggi di consumi e spesa biosimilari. - 01/10/2024
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare gli esiti gravi di un noto effetto collaterale dell’antidolorifico metamizolo Il 18 settembre 2024, il CMDh ha approvato le misure raccomandate dal comitato per la sicurezza dell’EMA, PRAC, per ridurre al minimo gli esiti gravi dell’agranulocitosi, un noto effetto collaterale causato dall’antidolorifico metamizolo. Le informazioni sul prodotto verranno aggiornate per aumentare la consapevolezza del rischio noto di agranulocitosi e facilitarne la rilevazione e la diagnosi precoce. Il comitato ha raccomandato agli operatori sanitari di informare i pazienti di interrompere l’assunzione di questi medicinali e di rivolgersi immediatamente al medico se sviluppano sintomi di agranulocitosi. Leggi qui il documento correlato. - 24/09/2024
- Seconda Giornata Regionale della Farmacovigilanza – 26 Ottobre 2024 Seconda Giornata Regionale della Farmacovigilanza. Appuntamento Sabato 26 Ottobre 2024 dalle 10 alle 13, presso la Farmacologia Clinica dell’Ospedale San Giovanni di Dio – Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, per parlare difarmaci, dei loro effetti e promuoverne il buon uso con i medici e i farmacisti del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna. I farmaci sono grandi alleati per curare diverse malattie e prevenirne tante altre. Cruciale è conoscere il loro buon uso e non affidarsi alle cure o all’assunzione fai-da-te. Per informare i cittadini in maniera sicura e chiara, il Centro Regionale di Farmacovigilanzadella Sardegna, che opera all’interno della Farmacologia Clinica della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, in concomitanza alla manifestazione “Monumenti Aperti- Cagliari 2024”, organizza la Seconda Giornata Regionale della Farmacovigilanza. L’appuntamento è sabato 26 Ottobre 2024 dalle 10 alle 13, presso la Farmacologia Clinica dell’Ospedale San Giovanni di Dio – Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, Via Ospedale, 54 (CA) dove i medici, i farmacisti e tutto il personale del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna incontreranno i cittadini. Obiettivo della giornata è parlare di farmaci e dei loro effetti, promuoverne il buon uso, contrastare la disinformazione relativa all’efficacia e sicurezza dei vaccini e migliorare il ruolo del cittadino nella segnalazione spontanea delle reazioni avverse a farmaco.Per l’occasione verrà presentata l’attività e la storia del Centro e verranno distribuiti gadget, fornite tutte le indicazioni per la corretta compilazione della scheda di segnalazione di reazione avversa a farmaco, mentre i più piccoli saranno coinvolti inattività ludiche dedicate. LocandinaDownload - 24/09/2024
- Da AIFA una nuova piattaforma digitale per ottimizzare la gestione dei Fondi di Farmacovigilanza Comunicato Stampa n. 15/2024 – Un nuovo sistema informatico per rendere più efficiente la gestione dei Fondi di Farmacovigilanza, essenziali per il funzionamento dei Centri Regionali e per la realizzazione di progetti di farmacovigilanza attiva, favorendo così la conoscenza del profilo beneficio-rischio dei medicinali dopo la loro commercializzazione, nelle reali condizioni di uso. Il nuovo sistema messo a punto dall’Agenzia Italiana del Farmaco sarà accessibile alle Regioni a partire dal 1° ottobre, dopo l’evento di presentazione e formazione svoltosi oggi presso la stessa Agenzia. “Da un sistema nel quale tutto è ancora inserito manualmente, con l’inevitabile rallentamento della gestione dei dati e dell’attività di monitoraggio, si passa a una innovativa piattaforma digitale che consentirà di migliorare l’efficienza dell’uso delle risorse finanziarie, permettendo una gestione più semplice e tracciabile”, spiega Anna Rosa Marra, responsabile dell’Area Vigilanza Post-Marketing dell’AIFA. Più nel dettaglio il sistema permette di: inserire i dati tecnici ed economici in modo standardizzato, rendendo più facile la condivisione e l’analisi delle informazioni; tracciare ogni attività e la relativa comunicazione, così da avere il costante controllo di ciascuna fase del processo; monitorare le attività finanziate, con notifiche automatiche che ricordano le scadenze. “L’implementazione del Sistema informatico per la gestione dei fondi di farmacovigilanza rappresenta una svolta importante nella gestione delle risorse pubbliche destinate alla sorveglianza post-marketing dei medicinali”, afferma Anna Rosa Marra. “Sono certa – conclude – che questa piattaforma consentirà alle Regioni e all’AIFA di lavorare in modo più coordinato, migliorando l’efficacia dell’attività di farmacovigilanza, fondamentale in termini di sicurezza e di utilizzo ottimale dei medicinali”. Leggi qui il Comunicato. - 17/09/2024
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare gli esiti gravi di un noto effetto collaterale dell’antidolorifico metamizolo Dopo aver esaminato i dati sul rischio di agranulocitosi per il metamizolo, il PRAC ha concluso che le avvertenze esistenti nelle informazioni sul prodotto dovranno essere aggiornate. Il Comitato ha raccomandato agli operatori sanitari di informare i pazienti di interrompere l’assunzione di questi medicinali e di rivolgersi immediatamente al medico se sviluppano sintomi di agranulocitosi. Le informazioni sul prodotto verranno aggiornate per aumentare la consapevolezza del rischio noto di agranulocitosi e facilitarne la rilevazione e la diagnosi precoce. Leggi qui la raccomandazione - 10/09/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 2-5 settembre 2024 Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 2-5 settembre 2024: · Medrossiprogesterone: rischio aumentato di meningioma con dosi elevate e dopo un uso prolungato. Il PRAC ha concordato una Nota Informativa Importante (NII) per informare gli operatori sanitari del rischio aumentato di sviluppare meningioma con dosi elevate di medrossiprogesterone acetato. · Medicinali chemioterapici contenenti 5-fluorouracile: la fenotipizzazione per deficit di diidropirimidina deidrogenasi (DPD) mediante misurazione dei livelli di uracile nel sangue deve essere interpretata con cautela nei pazienti con compromissione renale moderata o grave. Il PRAC ha concordato la diffusione di una Nota Informativa Importante (NII) per informare gli operatori sanitari del fatto che se per determinare il fenotipo DPD vengono utilizzati i livelli di uracile nel sangue, il risultato del fenotipo deve essere interpretato con cautela nei pazienti con compromissione renale moderata o grave, poiché la compromissione renale può portare ad un aumento dei livelli di uracile nel sangue. Una volta adottate, le NII per medrossiprogesterone e 5-fluorouracile saranno diffuse agli operatori sanitari dai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicate sulla pagina del sito EMA relativa alle Note Informative Importanti dirette agli operatori sanitari e nelle corrispondenti sezioni dei siti nazionali degli Stati membri dell’UE. Leggi qui l’estratto completo - 10/09/2024
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza. Il nuovo numero del Bollettino di Farmacovigilanza del Centro Regionale – Luglio 2024 è incentrato sul Segnale in Farmacovigilanza. Il Consiglio per le Organizzazioni Internazionali delle Scienze Mediche (CIOMS) nel suo VIII report definisce il segnale in farmacovigilanza come “Un’informazione che origina da una o più fonti che suggerisce una nuova potenziale associazione, o un nuovo aspetto di una associazione nota, tra un trattamento e un evento o una serie di eventi correlati tra loro, dannosi o benefici, che siano valutati avere una probabilità sufficiente da giustificare una azione di verifica”. Leggi qui il Bollettino di Farmacovigilanza. - 10/09/2024
- Linea Guida per la classificazione e conduzione degli studi osservazionali sui farmaci L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato la Linea Guida per la classificazione e conduzione degli studi osservazionali sui farmaci in linea con quanto previsto dal D.M. 30 novembre 2021- art. 6 comma 3, nell’ambito della normativa italiana di adeguamento ai requisiti del Regolamento (UE) n. 536/2014, che prevede anche disposizioni specifiche sugli studi osservazionali, sia profit che no profit. Gli studi osservazionali farmacologici rivestono particolare importanza per la valutazione del profilo di sicurezza nelle normali condizioni di uso e su grandi numeri di soggetti, per approfondimenti sull’efficacia in condizioni di real life, sull’utilizzo dei farmaci, per la verifica dell’appropriatezza prescrittiva e per valutazioni di tipo farmaco-economico. La Linea Guida si applica a tutte le categorie di studi clinici osservazionali farmacologici e risponde all’obiettivo di fornire indicazioni chiare e precise sul loro corretto inquadramento e sugli aspetti operativi da tenere in particolare considerazione nelle attività regolatorie di conduzione e di valutazione da parte dei Comitati etici. La nuova Linea Guida aggiorna e sostituisce quella precedente, emanata con determina direttoriale AIFA del 20 marzo 2008 e che non rifletteva più in maniera adeguata le esigenze di un settore che negli ultimi anni ha conosciuto una importante evoluzione tecnico-scientifica. Nella redazione della nuova Linea Guida, l’AIFA ha prestato particolare attenzione a queste esigenze di rinnovamento, che coinvolgono anche l’assetto regolatorio recependo le novità derivanti dal Regolamento (UE) n. 536/2014, la normativa nazionale di adeguamento, le raccomandazioni da parte degli stakeholder interessati e l’evoluzione del contesto scientifico. In considerazione dell’impatto del documento, prima di definire la versione finale, l’AIFA ha avviato una fase di consultazione con i Comitati etici, per riflettere le loro esperienze concrete nella valutazione di tali studi. La consultazione è stata avviata con una prima discussione collegiale nell’ambito dell’evento “Incontro con i Comitati Etici Territoriali e Nazionali” del 22 novembre 2023 ed è poi proseguita mediante un sondaggio su alcuni punti specifici per i quali era emersa la necessità di un confronto approfondito. L’analisi delle risposte dei Comitati etici alle dieci domande e dei numerosi commenti ricevuti è stata effettuata dall’AIFA e ha visto anche una fase di collaborazione con il Tavolo di lavoro in materia di ricerca clinica con farmaci e dispositivi medici per uso umano istituito dal Ministro della Salute Schillaci, nel quale sono rappresentati tutti gli stakeholder coinvolti in questa tipologia di studi, al fine di includere nella maniera più ampia possibile tutti i punti di vista. Il Registro Studi Osservazionali (RSO) rimane lo strumento preposto alla raccolta delle informazioni relative agli studi osservazionali svolti in Italia e utile al fine di effettuare analisi descrittive e di predisporre report periodici. I contenuti e le modalità operative di funzionamento e utilizzo del registro in accordo alla nuova Linea Guida saranno comunicate agli operatori tramite il portale istituzionale dell’AIFA. Leggi qui le Linee guida complete. - 29/08/2024
- Nota Informativa Importante su Glatiramer acetato Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Glatiramer acetato: insorgenza di reazioni anafilattiche che possono verificarsi da mesi fino ad anni dopo l’inizio del trattamento. Riassunto: Reazioni anafilattiche possono verificarsi subito dopo la somministrazione di glatiramer acetato o dopo mesi e anni dall’inizio del trattamento. Sono stati segnalati casi con esito fatale. I pazienti e/o chi si prende cura di loro devono essere informati su quali siano i segni e sintomi delle reazioni anafilattiche e sul fatto che devono richiedere immediatamente cure mediche di emergenza in caso di reazione anafilattica. Nel caso in cui si verifichi una reazione anafilattica, il trattamento con glatiramer acetato deve essere interrotto. Leggi qui la Nota Informativa completa. - 27/08/2024
- Cambiare il paradigma terapeutico e di sviluppo dei farmaci con combinazioni di farmaci biologici e bispecifici: Come scegliere tra questi due approcci? I farmaci biologici vengono sempre più spesso sviluppati in combinazione o come nuovi costrutti, come gli anticorpi bispecifici (BsAbs), con l’obiettivo di colpire meccanismi d’azione multipli e non ridondanti. La progettazione razionale di combinazioni e approcci a doppio bersaglio che tengano conto delle complessità della malattia hanno il potenziale di migliorare l’efficacia e la sicurezza, di aumentare la durata del beneficio clinico e di ridurre al minimo i meccanismi di resistenza clinica. Nell’articolo che proponiamo sono riportati esempi di BsAb e combinazioni biologiche che sono state approvate dalle autorità sanitarie e presentiamo considerazioni sullo sviluppo dei farmaci quando si decide tra queste due strategie. Queste includono la comprensione della biologia del bersaglio, i rischi di sicurezza non clinica, le strategie di ottimizzazione della dose, il quadro normativo, le considerazioni sulla farmacocinetica, l’immunogenicità e i saggi bioanalitici. La biologia della malattia, la dinamica del bersaglio e gli obiettivi farmacologici sono stati identificati come fattori importanti nelle prime fasi di sviluppo del farmaco per decidere tra un BsAb e una combinazione. Anche la valutazione della sicurezza non clinica e le strategie di ottimizzazione della dose possono rappresentare una sfida per i BsAb rispetto alle combinazioni. Le elevate esigenze mediche non soddisfatte e la mancanza di opzioni terapeutiche sono spesso i denominatori comuni per decidere di sviluppare un BsAb o una combinazione. Lo sviluppo futuro di triple combinazioni biologiche e di combinazioni di BsAb con altri biologici aumenterà ulteriormente la complessità dello sviluppo dei farmaci e promette di offrire ai pazienti opzioni terapeutiche più efficaci. Leggi qui l’articolo completo. - 20/08/2024
- Adattabilità dell’IA per la valutazione della sicurezza nella scienza regolatoria: Un caso di studio di lesioni epatiche indotte da farmaci. L’intelligenza artificiale (AI) ha svolto un ruolo cruciale nel progresso delle scienze biomediche, ma non ha ancora avuto l’impatto che merita nella scienza regolatoria. Con il progredire del settore, gli approcci in silico e in vitro sono stati valutati come alternative agli studi sugli animali, con l’obiettivo di identificare e mitigare i problemi di sicurezza nelle prime fasi del processo di sviluppo dei farmaci. Sebbene siano disponibili molti strumenti di IA, la loro accettazione nel processo decisionale normativo per la valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci è ancora una sfida. È percezione comune che un modello di IA migliori con l’aumentare dei dati, ma la realtà riflette questa percezione nella valutazione della sicurezza dei farmaci? È importante che un modello finalizzato all’applicazione normativa prenda in considerazione un’ampia gamma di caratteristiche del modello. Tra queste c’è l’adattabilità, definita come il comportamento adattivo di un modello quando viene riaddestrato su dati non visti. Si tratta di un’importante caratteristica del modello che dovrebbe essere presa in considerazione nelle applicazioni normative. In questo studio, è stata valutata l’adattabilità dell’IA simulando lo scenario reale dell’introduzione annuale di nuovi farmaci sul mercato, utilizzando un modello da noi precedentemente sviluppato, noto come DeepDILI, per la previsione delle lesioni epatiche indotte da farmaci (DILI) con un nuovo metodo di apprendimento (deep learning). Abbiamo scoperto che il set di test target gioca un ruolo fondamentale nella valutazione del comportamento adattivo del nostro modello. I nostri risultati hanno anche indicato che l’aggiunta di altri farmaci al set di addestramento non influisce significativamente sulle prestazioni predittive del modello. Abbiamo concluso che il quadro di valutazione dell’adattabilità proposto è utile per valutare le prestazioni di un modello nel tempo. Leggi qui l’articolo completo. - 06/08/2024
- EMA avvia la revisione di Oxbryta, medicinale indicato per l’anemia falciforme La revisione fa seguito alla segnalazione di casi fatali negli studi clinici. L’EMA ha avviato la revisione di Oxbryta (voxelotor) dopo che i dati di uno studio clinico hanno segnalato un numero maggiore di decessi con Oxbryta rispetto al placebo (trattamento fittizio), e dopo che un altro studio ha rilevato un numero totale di decessi superiore rispetto alle previsioni. Leggi qui maggiori informazioni sulla revisione. - 06/08/2024
- Nota Informativa Importante su Ocaliva (acido obeticolico) Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Ocaliva (acido obeticolico): raccomandazione per la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea a causa di un beneficio clinico non confermato. Sintesi Lo studio confermativo 747-302 (COBALT) di fase 3 su Ocaliva in pazienti affetti da colangite biliare primitiva (PBC, primary biliary cholangitis) non ha confermato il beneficio clinico di Ocaliva. Di conseguenza, il rapporto beneficio/rischio di Ocaliva non è più favorevole ed è stato raccomandato che l’autorizzazione all’immissione in commercio sia revocata nell’UE. Nessun nuovo paziente deve essere avviato al trattamento con Ocaliva se non incluso in uno studio clinico. Per i pazienti attualmente in trattamento con Ocaliva, devono essere prese in considerazione le opzioni terapeutiche disponibili. Leggi qui la nota informativa completa - 06/08/2024
- Un concetto di sicurezza dei farmaci per evitare i rischi della terapia polifarmacologica nel trapianto attraverso la gestione individuale della farmacoterapia nel monitoraggio terapeutico degli immunosoppressori. Per diversi farmaci, anche vitali, come gli immunosoppressori nei trapianti di organi solidi e di cellule staminali ematopoietiche, il monitoraggio terapeutico dei farmaci (TDM) rimane l’unica strategia per regolare il dosaggio in base al singolo paziente. Soprattutto in caso di gravi complicazioni cliniche, le condizioni intraindividuali del paziente cambiano bruscamente e inoltre le interazioni farmaco-farmaco (DDI) possono avere un impatto significativo sull’esposizione, a causa delle alterazioni dei farmaci concomitanti. Pertanto, un singolo valore TDM difficilmente può essere l’unica base per un aggiustamento ottimale e tempestivo della dose. Inoltre, ogni situazione variabile intraindividuale che influisce sull’esposizione al farmaco deve essere presa in considerazione in modo sinottico per un aggiustamento tempestivo. Per collocare il valore del TDM nel contesto delle condizioni attuali più dettagliate del paziente e dei farmaci concomitanti, è stata implementata la Gestione Farmacoterapica Individuale (IPM) nel TDM post-trapianto degli inibitori della calcineurina valutati dal laboratorio interno. Il primo pilastro strategico è costituito dai punteggi definiti per il paziente dalla cartella clinica elettronica. In questa revisione, i Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di ciascun farmaco vengono riconciliati per controindicazioni, dosaggio, reazioni avverse ai farmaci (ADR) e DDI. Parallelamente, l’IPM documenta la revisione risultante di ciascun valore TDM in un file Excel elettronico separato per tutto il corso del trapianto di ciascun paziente. In questo modo, il concetto applicato di TDM e IPM a due bracci assicura un’immunosoppressione personalizzata nella fase precoce del trapianto, gravemente suscettibile, attraverso una rete digitale interdisciplinare, con raccomandazioni istruttive ed educative ai medici curanti in tempo reale. Questo concetto di contestualizzazione del valore del TDM in base alle condizioni del paziente e alla sua comedicazione è stato stabilito all’Ospedale Universitario di Halle per garantire la sicurezza del paziente. Leggi qui l’articolo completo. - 30/07/2024
- L’EMA informa dei rischi derivanti dall’uso concomitante del medicinale per la perdita di peso Mysimba con gli oppioidi L’utilizzo di medicinali a base di oppioidi insieme a Mysimba può causare effetti indesiderati gravi. A seguito di una revisione di routine dei dati di sicurezza del medicinale Mysimba (naltrexone/bupropione) indicato per la perdita di peso, l’EMA avverte di rafforzare le raccomandazioni d’uso esistenti al fine di minimizzare i rischi derivanti dall’interazione tra Mysimba e i medicinali a base di oppioidi (compresi antidolorifici come morfina e codeina, altri oppioidi utilizzati negli interventi chirurgici, e alcuni medicinali contro la tosse, il raffreddore o la diarrea). In particolare, l’EMA segnala che gli antidolorifici oppioidi potrebbero non essere efficaci nei pazienti che assumono Mysimba, poiché uno dei principi attivi di Mysimba, il naltrexone, blocca gli effetti degli oppioidi. Se un paziente necessita di un trattamento con oppioidi mentre sta assumendo Mysimba, ad esempio a causa di un intervento chirurgico programmato, deve pertanto interrompere l’assunzione di Mysimba per almeno tre giorni prima di iniziare il trattamento con oppioidi. Inoltre, l’EMA informa pazienti e operatori sanitari che esiste un rischio di reazioni rare ma gravi e che potenzialmente potrebbero mettere a rischio la vita, quali convulsioni e sindrome serotoninergica (una condizione potenzialmente pericolosa per la vita causata da un eccesso di serotonina nel corpo), nei soggetti che assumono Mysimba insieme a oppioidi. Per minimizzare tali rischi, l’EMA raccomanda che Mysimba non debba essere utilizzato nei soggetti in trattamento con medicinali a base di oppioidi. La raccomandazione si aggiunge alle controindicazioni già esistenti, secondo cui Mysimba non deve essere utilizzato nei pazienti in fase di dipendenza da oppioidi a lungo termine, nei pazienti in trattamento con agonisti degli oppioidi, come metadone, o nei pazienti che stanno attraversando una fase di astinenza da oppioidi. Leggi qui la raccomandazione EMA. - 30/07/2024
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini Le segnalazioni di sospette reazioni avverse confermano che l’impiego dei vaccini ha avuto un rapporto beneficio-rischio favorevole, con l’assenza di segnali di rischio in Italia. Al riguardo, l’incidenza annuale di segnalazioni è stata nel 2022 dello 0,048% delle dosi somministrate, valore che scende allo 0,0028% nel caso di segnalazioni con almeno un evento grave. Sono queste le conclusioni che è possibile trarre dal Rapporto Vaccini 2022, pubblicato dall’AIFA, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Gruppo di Lavoro per la Vaccinovigilanza composto dai rappresentanti dei Centri Regionali della Farmacovigilanza, degli Uffici di Prevenzione delle Regioni e del Ministero della Salute. Esclusi i vaccini anti-COVID-19, oggetto di altre pubblicazioni, nel 2022 sono state circa 19 milioni le dosi somministrate in Italia. Rispetto a queste sono state inserite nelle Rete Nazionale di Farmacovigilanza 10.967 segnalazioni, di cui 9.077 riferite a sospette reazioni avverse verificatesi effettivamente nel 2022, con un tasso pari a 47,8 segnalazioni ogni 100 mila dosi somministrate (0,048% di casi). Dato in calo del 39% rispetto alle segnalazioni dell’anno precedente. Il 93,5% delle segnalazioni ha riguardato esclusivamente eventi avversi non gravi, che hanno interessato cinque sistemi o apparati anatomici: le alterazioni generali e condizioni relative alla sede di somministrazione, soprattutto febbre, reazioni locali in sede di iniezione e pianto; irritabilità, nervosismo e irrequietezza; le alterazioni dell’apparato gastrointestinale, soprattutto diarrea, vomito e mal di pancia e dolore addominale; le alterazioni della cute e del tessuto sottocutaneo, in particolare reazioni cutanee generalizzate, esantema morbilliforme e orticaria; sonnolenza, cefalea e convulsioni febbrili. Al momento della segnalazione il 78% dei sospetti eventi avversi si era risolto senza alcuna conseguenza per la persona, nel 10% dei casi non era stato riportato l’esito, nell’8% il vaccinato era in miglioramento, il 3% non era ancora guarito e lo 0,7% era in fase di guarigione con postumi. Considerando le segnalazioni con almeno un evento grave, il tasso di segnalazione si riduce a 2,8 ogni 100mila dosi somministrate, pari a circa 0,003% delle somministrazioni. I casi con eventi che hanno richiesto l’ospedalizzazione sono l’1,6% mentre i decessi su 19 milioni di vaccinazioni sono stati 7, lo 0,1% dei casi sospetti segnalati, ma per nessuno è stato accertato un nesso di causalità che possa attribuire al vaccino la responsabilità del decesso. Come nell’anno precedente, il tasso di segnalazione più alto si è registrato per i vaccini Antimeningococco C e Antimeningococco B. In riferimento alle sole segnalazioni con eventi gravi, invece, il più alto tasso di segnalazione si è osservato per i vaccini MPR (morbillo, parotite e rosolia), MPRV-V (i tre più l’anti-varicella) e Antimeningococco C, anche se in misura notevolmente inferiore rispetto al 2021. In termini generali, la valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a vaccini non ha evidenziato alcuna allerta di sicurezza con potenziale impatto negativo sul rapporto beneficio-rischio dei vaccini autorizzati. Leggi qui il report. - 30/07/2024
- Il ruolo di ISoP nel progresso della farmacovigilanza nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC) Il lento sviluppo della farmacovigilanza (FV) nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC) richiede un’analisi delle sfide e delle opportunità per migliorarne la crescita in questi Paesi. All’indomani della tragedia della talidomide all’inizio degli anni ’60 e del grande numero di danni legati ai farmaci che si verificano ancora oggi, è evidente che molti Paesi nei LMIC continuano a dare poca priorità a questo campo. Sebbene molti dei centri nazionali di farmacovigilanza di questi Paesi abbiano aderito al Programma per il Monitoraggio Internazionale dei Medicinali (PIDM) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) negli anni ’90 e all’inizio del 2000, la pratica della FV rimane a uno stadio rudimentale rispetto ai sistemi più maturi di molti Paesi sviluppati. Il panorama globale della FV e il contesto sociale sono cambiati rapidamente negli ultimi decenni e stanno ancora cambiando. La FV ha ampliato la sua portata e si è concentrata su tutti i prodotti sanitari e su tutte le circostanze in cui possono verificarsi eventi avversi, come l’errore terapeutico, l’abuso, l’uso improprio e la tossicodipendenza. La FV è passata da un approccio reattivo che si basa sulla segnalazione spontanea a un approccio più proattivo con l’introduzione di sorveglianza attiva, valutazione del rischio/beneficio, pianificazione della gestione del rischio, comunicazione del rischio e strategie di minimizzazione. In molti LMIC, la rapida crescita della popolazione e l’aumento del potere d’acquisto della classe media hanno determinato una maggiore richiesta di farmaci e prodotti sanitari di alta qualità, sicuri ed efficaci. Le disuguaglianze nell’offerta possono aumentare il rischio di esiti avversi, in quanto incrementano le possibilità di circolazione di medicinali substandard e falsificati, ritenuti farmacologicamente equivalenti, e di uso off-label di prodotti approvati. Il monitoraggio della sicurezza dei farmaci deve essere all’altezza di questa crescente domanda di farmaci più sicuri, sia in termini di velocità che di rigore. Leggi qui l’articolo completo. - 16/07/2024
- Nuove raccomandazioni per gli agonisti del recettore del GLP-1 per minimizzare il rischio di aspirazione e di polmonite da aspirazione durante l’anestesia generale o la sedazione profonda Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) dell’8-11 luglio 2024. Nuove raccomandazioni per gli agonisti del recettore del GLP-1 per minimizzare il rischio di aspirazione e di polmonite da aspirazione durante l’anestesia generale o la sedazione profonda. Glatiramer acetato: le reazioni anafilattiche possono verificarsi da mesi fino ad anni dopo l’inizio del trattamento. Leggi qui l’estratto completo. - 16/07/2024
- L’estate è arrivata: i suggerimenti di AIFA per conservare e utilizzare correttamente i medicinali La temperatura è importante, rispettala Innanzitutto va verificata attentamente sul Foglio Illustrativo la giusta temperatura di conservazione. Se non sono specificate particolari condizioni, i farmaci vanno conservati in ambienti freschi e asciutti a una temperatura inferiore a 25 °C. In viaggio è buona norma dotarsi di borse refrigerate che possano mantenere una temperatura adeguata per tutta la durata del tragitto. In auto ricordarsi che l’abitacolo è più fresco del portabagagli. In aereo meglio portare i farmaci salvavita nel bagaglio a mano insieme alle prescrizioni. Ricordando che i liquidi di volume non superiore a 100 ml possono essere trasportati nel bagaglio a mano e devono essere inseriti in buste trasparenti, mentre per compresse e capsule non ci sono restrizioni. Alcuni farmaci necessitano di particolari condizioni di conservazione. L’insulina, ad esempio, deve essere conservata in frigo a una temperatura controllata compresa tra 2 e 8 °C. Anche i farmaci per la tiroide, i contraccettivi e altri medicinali a base ormonale sono particolarmente sensibili alle variazioni termiche. Evitare, in ogni caso, di esporli a fonti di calore e a irradiazione solare diretta. Occhio all’aspetto Se l’aspetto del farmaco che si assume abitualmente sembra diverso o presenta difetti come un colore o un odore anomalo o una differente consistenza, consultare il medico o il farmacista prima di assumerlo perché questi cambiamenti non sempre sono indice di un deterioramento del medicinale. Controllare sempre la compatibilità con l’esposizione al sole Alcuni farmaci possono provocare reazioni di fotosensibilizzazione come dermatiti o eczemi. Questo fenomeno può verificarsi in particolare con creme a base di cortisone, gel, soluzioni o spray, ma anche antibiotici e anticoagulanti. In questo caso, è bene evitare l’esposizione solare, in particolare nelle ore più calde della giornata, e utilizzare sempre un’adeguata protezione. In casi specifici, ad esempio dopo l’uso di cerotti a base di ketoprofene, è necessario evitare di esporsi al sole fino a due settimane dopo il trattamento. Preferire le formulazioni solide Ricordarsi che, quando possibile, in estate l’utilizzo di formulazioni solide come le compresse è da preferire alle formulazioni liquide, poiché meno sensibili alle alte temperature. Portare con sé le confezioni originali Un errore comune durante la preparazione dei bagagli è quello di mettere farmaci diversi nello stesso contenitore per risparmiare spazio. Tuttavia, questo può comportare una difficoltà nel riconoscere i medicinali, e c’è il rischio di fare confusione con le scadenze, le avvertenze o i dosaggi. Inoltre, blister e scatole riparano i farmaci da luce e umidità, al contrario dei portapillole o di contenitori non esplicitamente destinati al trasporto di medicinali. Questi potrebbero facilmente surriscaldarsi e alterarli. Occorre estrarre dal contenitore originale solo la dose da assumere. Nel caso fosse necessario acquistare un farmaco, la confezione originale che riporta la composizione potrà essere d’ausilio a dialogare con medici e farmacisti del luogo. Per non dimenticarsi di assumere i medicinali nei giusti orari è utile scaricare l’App “AIFAmedicinali” (disponibile per cellulari Android e iOS), che consente di creare il proprio armadietto farmaceutico con l’attivazione di alert per ricordare quando assumerli o per segnalare se sono previste carenze in farmacia. Con questi semplici ma essenziali accorgimenti che compongono un piccolo vademecum da portare in valigia per viaggiare sicuri, le vacanze saranno più serene. Leggi qui il Comunicato stampa AIFA - 16/07/2024
- Informazione in merito al medicinale Translarna (ataluren) Il 24 maggio 2024 la Commissione europea ha chiesto al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA di valutare ulteriormente se i dati disponibili su Translarna fossero sufficientemente completi per trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi del medicinale e se ulteriori dati di real-world portati all’attenzione della Commissione durante il processo decisionale avrebbero potuto influire sulle conclusioni del CHMP. Inoltre, a seguito della sentenza d’appello della Corte di giustizia dell’Unione europea del 14 marzo 2024 nella causa C-291/22 P, l’EMA ha deciso di convocare un nuovo gruppo consultivo scientifico sulla neurologia per Translarna. La valutazione è stata pertanto riportata alla fase dell’ultimo rinnovo del 15 settembre 2023. In relazione alla richiesta della Commissione Europea, il CHMP ha esaminato alcune recenti pubblicazioni relative: all’analisi dei dati combinati di tre studi clinici con Translarna già valutati dal CHMP (meta-analisi); il livello di accordo tra 12 medici sull’uso di Translarna; un’iniziativa per raccogliere dati sui disturbi neuromuscolari rari (EURO-NMD registry). Inoltre, il CHMP ha tenuto in considerazione il parere del nuovo gruppo consultivo scientifico sulla neurologia composto da medici neurologi e persone con esperienza vissuta di distrofia muscolare di Duchenne. Pur riconoscendo l’elevato bisogno medico insoddisfatto di un trattamento efficace per i pazienti affetti da questa malattia rara, il CHMP ha ritenuto che i dati disponibili su Translarna, come sopra descritti, siano esaurienti e ha concluso che il rapporto benefici/rischi per questo medicinale è negativo. Pertanto, il 27 giugno 2024 il CHMP ha raccomandato di non rinnovare l’autorizzazione all’immissione in commercio di Translarna nell’UE. Il comunicato EMA del 28 giugno 2024 è consultabile al Box “Link correlati”. L’EMA invierà ora il parere del CHMP sulla domanda di rinnovo alla Commissione Europea per una decisione finale giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Translarna può chiedere un riesame entro 15 giorni dal ricevimento del parere del CHMP. Fintanto che l’emanazione della decisione finale non sarà avvenuta, Translarna deve considerarsi a tutti gli effetti autorizzato e prescrivibile ai pazienti, così come deve considerarsi garantita la continuità terapeutica nei pazienti già in trattamento. Leggi qui la comunicazione EMA - 09/07/2024
- Nuovo servizio di consultazione della banca dati dei farmaci AIFA Il servizio RicercaFarmaco consente una ricerca più veloce e accurata dei documenti e delle informazioni sui farmaci autorizzati in Italia. Oltre a visualizzare e scaricare il Foglio Illustrativo e il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei medicinali, i cittadini, gli operatori sanitari e le aziende possono trovare informazioni sulla rimborsabilità del medicinale da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), sul regime di fornitura e su eventuali carenze. Inoltre è presente il servizio TrovaNormeFarmaco che consente di consultare tutti i provvedimenti e i documenti relativi alle specialità medicinali ad uso umano. - 02/07/2024
- Sorveglianza della sicurezza durante lo sviluppo di un farmaco: valutazione comparativa dei regolamenti esistenti La sorveglianza della sicurezza durante la fase clinica è di fondamentale importanza per proteggere la salute dei partecipanti agli studi clinici (CT) in un periodo in cui si sa relativamente poco del profilo di sicurezza del farmaco, e per rassicurare che i rischi rilevati siano ridotti al minimo quando il prodotto ottiene l’approvazione per la commercializzazione. Questa revisione si propone di analizzare gli attuali metodi di sorveglianza della sicurezza durante lo sviluppo dei farmaci in tutto il mondo, al fine di identificare potenziali lacune e opportunità di miglioramento. A tal fine, sono state esaminate e confrontate le linee guida internazionali, gli standard e le legislazioni locali in materia di trial clinici. Questa revisione ha rivelato strategie comuni, in linea con le linee guida internazionali, soprattutto per quanto riguarda la raccolta, la valutazione e l’invio sistematico degli eventi avversi da parte degli sperimentatori e degli sponsor e la preparazione di rapporti periodici sulla sicurezza da parte degli sponsor, come mezzo per informare le autorità sanitarie sull’evoluzione del rapporto rischio/beneficio del prodotto in sperimentazione. Le diseguaglianze nella sorveglianza della sicurezza hanno riguardato principalmente i requisiti locali di segnalazione rapida. Sono state identificate lacune significative nelle metodologie per le analisi aggregate e nelle responsabilità delle autorità sanitarie. Affrontare le discrepanze normative e armonizzare i processi di sorveglianza della sicurezza a livello globale aumenterebbe l’utilizzabilità dei dati sulla sicurezza accumulati dagli studi clinici in tutto il mondo, consentendo e auspicabilmente accelerando lo sviluppo di terapie farmacologiche sicure ed efficaci. Leggi qui l’articolo completo. - 02/07/2024
- Comunicazione EMA sui medicinali a base di idrossiprogesterone caproato Una revisione del PRAC ha concluso che c’è un possibile ma non confermato rischio di cancro nelle persone esposte al 17-OHPC nell’utero. Inoltre, la revisione ha preso in considerazione nuovi studi che hanno dimostrato che il 17-OHPC non è efficace nel prevenire il parto prematuro; ci sono anche dati limitati sulla sua efficacia negli altri usi autorizzati. In alcuni paesi dell’UE, i medicinali a base di 17-OHPC sono autorizzati in forma iniettabile per prevenire l’aborto o il parto prematuro nelle donne in gravidanza. Sono, inoltre, autorizzati per il trattamento di vari disturbi ginecologici e della fertilità, compresi i disturbi causati dalla carenza di un ormone chiamato progesterone. Il PRAC ha esaminato i risultati di un ampio studio di popolazione, che ha valuatato il rischio di cancro nelle persone che erano state esposte al 17-OHPC nel grembo materno, per un periodo di circa 50 anni dalla nascita. I dati di questo studio suggeriscono che queste persone potrebbero avere un rischio maggiore di cancro rispetto a coloro che non sono stati esposti ai medicinali. Tuttavia, il PRAC ha osservato che nello studio era presente un numero basso di casi di cancro e che lo studio presentava alcune limitazioni, come per esempio informazioni limitate sui fattori di rischio per il cancro. Il Comitato ha pertanto concluso che il rischio di cancro nelle persone esposte al 17-OHPC nell’utero è possibile, ma non può essere confermato a causa di incertezze. Nella sua revisione, il PRAC ha considerato anche i dati sull’efficacia dei medicinali contenenti 17-OHPC nei loro usi autorizzati, compresi i risultati di uno studio che esaminava l’efficacia nella prevenzione del parto pretermine. Lo studio, che ha coinvolto oltre 1.700 donne incinte con una storia di parto pretermine, ha rilevato che il 17-OHPC non è più efficace del placebo (un trattamento fittizio) nel prevenire parti prematuri ricorrenti o complicazioni mediche nei neonati dovute alla prematurità. Il Comitato ha inoltre esaminato due meta-analisi (analisi combinate di più studi) pubblicate, che hanno confermato che il 17-OHPC non è efficace nel prevenire il parto pretermine. Per gli altri usi autorizzati del 17-OHPC, il PRAC ha concluso che esistono prove limitate di efficacia. Durante la revisione è stato richiesto anche il contributo di esperti in ostetricia, ginecologia e trattamenti della fertilità, nonché dei rappresentanti dei pazienti. Tenendo presenti i dubbi sul possibile rischio di cancro nelle persone esposte in utero al 17-OHPC, insieme ai dati sull’efficacia del 17-OHPC nei suoi usi autorizzati, il PRAC ha ritenuto che i benefici del 17-OHPC non superino i rischi derivanti da qualsiasi uso autorizzato. Il Comitato ha pertanto raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per questi medicinali. Sono disponibili opzioni di trattamento alternative. A seguito dell’adozione della raccomandazione PRAC da parte del CMDh, le autorizzazioni all’immissione in commercio per i medicinali contenenti 17-OHPC saranno sospese in tutti gli Stati membri in cui i medicinali sono autorizzati. Leggi qui la comunicazione integrale dell’EMA - 02/07/2024
- Effetti dei farmaci antipsicotici nei bambini e nei giovani su alcuni parametri fisiologici: uno studio di network metanalisi In questo lavoro pubblicato sul numero di giugno 2024 di “The Lancet – Child and adolescent health”, gli autori si propongono di studiare gli effetti di varie terapie con antipsicotici sul peso, Indice di Massa Corporea (BMI), glicemia a digiuno, colesterolo totale, colesterolo LDL, colesterolo HDL, trigliceridi, prolattina, frequenza cardiaca, pressione sistolica, intervallo QT corretto (QTc) in una popolazione di bambini e adolescenti con patologie neuropsichiatriche e del neurosviluppo, considerando che oltre ad avere degli effetti nel breve periodo, possono essere causa di eventi che emergono nel lungo periodo. Nel lavoro sono stati inclusi 47 trial randomizzati-controllati (CTR) pubblicati prima del 22 dicembre 2023, per un totale di 6500 bambini e adolescenti, di cui 4366 ricevevano un antipsicotico, mentre 2134 il placebo. Tra gli atipsicotici presi in esame: aripiprazolo, asenapina, blonanserina, clozapina, aloperidolo, lurasidone, molindone, olanzapina, paliperidone, pimozide, quetiapina, risperidone, ziprasidone; il trattamento durava almeno 6 settimane. Gli autori presentano i risultati del lavoro attraverso grafici di associazione, forest plot e una tabella sinottica, dai quali emergono effetti clinicamente rilevanti sul peso, BMI, glicemia a digiuno, trigliceridi, frequenza cardiaca e sulla pressione sistolica. L’aumento del peso è più comune con olanzapina, quetiapina, clozapina, risperidone o paliperidone. L’aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa è risultata più comune con la quetiapina; per la variazione nella concetrazione della prolattina: risperidone e pailperidone. Lo studio non è esente da alcuni bias associati alle caratteristiche dei lavori considerati per la metanalisi: i trial clinici riguardano pochi pazienti, sono di breve dutrata, alcuni sono datati; non sono presenti informazioni sullo stile di vita, comorbidità, stato puberale, altri farmaci assunti dai pazienti. I risultati dello studio possono rappresentare un nuovo tassello nella decisione della migliore scelta terapeutica, basata sulle caratteristiche del singolo paziente, della patologia, sul rapporto rischio/beneficio, sulla preferenza del paziente dei caregiver e del clinico. Leggi qui l’articolo completo - 02/07/2024
- In Sardegna SMS truffa su eventi avversi da vaccino Covid In Sardegna attenzione agli SMS-truffa a tema sanitario. Il Centro operativo per la sicurezza cibernetica della Polizia postale dell’Isola, fa infatti sapere la Asl di Oristano, ha segnalato alle aziende sanitarie sarde la circolazione di messaggi fraudolenti diffusi tramite cellulare nei quali il truffatore contatta la vittima con un SMS, presentandosi come appartenente a un non meglio specificato ufficio socio-sanitario, per porre domande relative a eventuali effetti avversi post vaccinazione anti-Covid19. I messaggi circolanti si concludono solitamente con un testo di questo tenore: “Si prega di contattare i nostri uffici socio-sanitari per una comunicazione. Chiama e ascolta 89341409”. Un espediente che ha lo scopo di far chiamare un numero a pagamento, assorbendo così tutto il credito telefonico della vittima, spiega la Asl. “È importante, come ricorda la Polizia Postale, evitare di telefonare ai numeri suggeriti, aprire eventuali allegati che essi contengono o linkare su eventuali indirizzi. La Asl 5 di Oristano, che non ha mai diffuso questo tipo di messaggi, invita quindi a diffidare da questi e da simili SMS a tema sanitario e a non comporre i numeri indicati”, conclude la nota della Asl. - 21/06/2024
- Applicazione dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning nella rilevazione precoce delle reazioni avverse ai farmaci e della tossicità indotta dai farmaci. Le reazioni avverse ai farmaci (ADR) e la tossicità indotta dai farmaci rappresentano le principali sfide nella scoperta dei farmaci, poiché minacciano la sicurezza dei pazienti e aumentano drasticamente le spese sanitarie. La rilevazione precoce delle ADR e della tossicità indotta dai farmaci è un indicatore essenziale del profilo di sicurezza di un farmaco. L’introduzione degli approcci di intelligenza artificiale (AI) e machine learning (ML) ha portato a un cambiamento di paradigma nel campo dell’ADR precoce e del rilevamento della tossicità. L’applicazione di questi moderni metodi computazionali, infatti, consente la previsione rapida, approfondita e precisa delle probabili ADR e della tossicità anche prima della sintesi del farmaco e degli studi preclinici e clinici, con il risultato di farmaci più efficienti e sicuri con minori possibilità di ritiro del farmaco. Vi riportiamo una revisione che esamina in maniera approfondita il ruolo dell’intelligenza artificiale e del machine learning nella rilevazione precoce di ADR e tossicità, incorporando un’ampia gamma di metodologie che vanno dal data mining al deep learning, seguite da un elenco di importanti database, algoritmi di modellazione e software che potrebbe essere utilizzati per modellare e prevedere una serie di ADR e tossicità. Questa revisione fornisce anche un riferimento completo a ciò che è stato eseguito e a ciò che potrebbe essere realizzato nel campo dell’identificazione precoce basata su AI e ML delle ADR e della tossicità indotta dai farmaci. Facendo luce sulle capacità di queste tecnologie, si evidenzia il loro enorme potenziale per rivoluzionare la scoperta dei farmaci e migliorare la sicurezza dei pazienti. Leggi qui l’articolo completo. - 28/05/2024
- Il PRAC raccomanda la sospensione dei medicinali contenenti idrossiprogesterone caproato dal mercato europeo Il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti medicinali contenenti 17-idrossiprogesterone caproato (17-OHPC) nell’Unione Europea (EU). Una revisione condotta dal PRAC ha concluso che c’è un possibile ma non confermato rischio di cancro nelle persone esposte in utero al 17-OHPC. Inoltre, la revisione ha preso in considerazione nuovi studi che hanno mostrato che il 17-OHPC non è efficace nel prevenire il parto prematuro; ci sono anche dati limitati sulla sua efficacia negli altri usi autorizzati. In alcuni paesi europei, i medicinali a base di 17-OHPC sono autorizzati in forma di iniezioni per prevenire l’aborto o il parto prematuro nelle donne in gravidanza. Sono, inoltre, autorizzati per il trattamento di vari disturbi ginecologici e della fertilità, compresi i disturbi causati dalla carenza di un ormone chiamato progesterone. Il PRAC ha esaminato i risultati di un ampio studio di popolazione, che ha valutato il rischio di cancro nelle persone che erano state esposte al 17-OHPC nel grembo materno, per un periodo di circa 50 anni dalla nascita . I dati di questo studio suggeriscono che queste persone potrebbero avere un rischio maggiore di cancro rispetto a coloro che non sono stati esposti a questi medicinali. Tuttavia, il PRAC ha osservato che nello studio era presente un numero basso di casi di cancro e che lo studio presentava alcune limitazioni, come per esempio informazioni limitate sui fattori di rischio per il cancro. Il Comitato ha pertanto concluso che il rischio di cancro nelle persone esposte al 17-OHPC nell’utero è possibile, ma non può essere confermato a causa di incertezze. Nella sua revisione, il PRAC ha considerato anche i dati sull’efficacia dei medicinali contenenti 17-OHPC nei loro usi autorizzati, compresi i risultati di uno studio che esaminava l’efficacia nella prevenzione del parto prematuro. Lo studio, che ha coinvolto oltre 1.700 donne incinte con una storia di parto pretermine, ha rilevato che il 17-OHPC non è più efficace del placebo (un trattamento fittizio) nel prevenire parti prematuri ricorrenti o complicazioni mediche nei neonati dovute alla prematurità. Il Comitato ha inoltre esaminato due meta-analisi (analisi combinate di più studi) pubblicate , , che hanno confermato che il 17-OHPC non è efficace nel prevenire il parto pretermine. Per gli altri usi autorizzati del 17-OHPC, il PRAC ha concluso che esistono prove limitate di efficacia. Durante la revisione è stato richiesto anche il contributo di esperti in ostetricia, ginecologia e trattamenti della fertilità, nonché dei rappresentanti dei pazienti. Tenendo presente i dubbi relativi al possibile rischio di cancro nelle persone esposte in utero al 17-OHPC, insieme ai dati sull’efficacia del 17-OHPC nei suoi usi autorizzati, il PRAC ha ritenuto che i benefici del 17-OHPC non superano i rischi in nessuno degli usi autorizzati. Il Comitato raccomanda pertanto la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per questi medicinali. Sono disponibili opzioni di trattamento alternative. Leggi qui la raccomandazione completa. - 28/05/2024
- Teleassistenza intelligente nella farmacovigilanza: una prospettiva futura La farmacovigilanza migliora la sicurezza dei pazienti rilevando e prevenendo gli eventi avversi da farmaci. Tuttavia, esistono sfide che limitano l’individuazione degli eventi avversi da farmaci, con il risultato che molti eventi avversi da farmaci sono sottosegnalati o segnalati in modo impreciso. Una sfida è rappresentata dall’accesso a grandi serie di dati provenienti da varie fonti, tra cui le cartelle cliniche elettroniche e i dispositivi medici indossabili. L’intelligenza artificiale, che include i metodi di apprendimento automatico, come l’elaborazione del linguaggio naturale e il deep learning, può rilevare ed estrarre informazioni sugli eventi avversi da farmaci, automatizzando così il processo di farmacovigilanza e migliorando la sorveglianza degli eventi avversi da farmaci noti e documentati. Inoltre, con l’aumento della domanda di servizi di teleassistenza, per la gestione di malattie acute e croniche, i metodi di intelligenza artificiale possono svolgere un ruolo nel rilevare e prevenire gli eventi avversi da farmaci. In questa rassegna, vengono discussi due casi di utilizzo di come i metodi di intelligenza artificiale possano essere utili per migliorare la qualità della farmacovigilanza e il ruolo dell’intelligenza artificiale nelle pratiche di teleassistenza. Leggi qui l’articolo. - 16/05/2024
- Montelukast e incubi: caratterizzazione attraverso i dati di VigiBase Il montelukast è un farmaco indicato per l’uso nell’asma. I disturbi psichiatrici, compresi gli incubi, non sono stati descritti negli studi clinici, ma negli ultimi anni sono stati inclusi nelle informazioni sul prodotto in quanto segnalati dopo la commercializzazione. Le precedenti descrizioni nella letteratura scientifica si basavano su un numero limitato di segnalazioni o mancavano di informazioni dettagliate sui casi. L’obiettivo di questo studio è quello di caratterizzare ulteriormente le reazioni avverse post-marketing per gli incubi, sospettate di essere indotte dal montelukast, per facilitare un uso più sicuro del farmaco fornendo ulteriori informazioni ai pazienti e agli operatori sanitari. Abbiamo rivisto clinicamente le segnalazioni di incubi con montelukast presenti in VigiBase, il database globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle sospette reazioni avverse ai medicinali, sviluppato e gestito dall’Osservatorio di Uppsala, fino al 3 maggio 2020. In VigiBase sono state raccolte 1118 segnalazioni di incubi con montelukast, che hanno fornito preziose descrizioni degli incubi e informazioni sull’impatto sulla vita quotidiana, con molti casi che descrivono un impatto grave degli incubi. La natura e la potenziale gravità di queste reazioni avverse ai farmaci, descritte in questi rapporti, rappresentano una conoscenza importante per i pazienti e gli operatori sanitari che potrebbe contribuire a ridurre i danni indotti dai farmaci. Questo studio evidenzia il valore delle segnalazioni post-marketing per un’ulteriore caratterizzazione delle reazioni avverse note ai farmaci. Il rapporto rischio/beneficio deve essere costantemente monitorato durante l’assunzione di montelukast. Leggi qui l’articolo. - 16/05/2024
- Medicinali contenenti risperidone in soluzione orale e casi di sovradosaggio accidentale a seguito di errori di somministrazione L’Agenzia Italiana del Farmaco, a seguito della segnalazione di casi di sovradosaggio accidentale dovuti ad errori di somministrazione di medicinali contenenti risperidone in soluzione orale in bambini e adolescenti, richiama l’attenzione sull’importanza di somministrare la dose corretta. Il sovradosaggio può portare a gravi eventi avversi a carico soprattutto del SNC, a livello cardiovascolare e gastrointestinale, come sonnolenza, sedazione, tachicardia, ipotensione, sintomi extrapiramidali, vomito, prolungamento dell’intervallo QT e convulsioni. Si raccomanda ai medici prescrittori e ai farmacisti di istruire attentamente i genitori e/o chi si prende cura dei pazienti su come misurare l’esatta dose da somministrare e di accertarsi della corretta comprensione da parte di questi ultimi. In caso di qualunque dubbio sull’uso del medicinale, i genitori, e/o chi si prende cura del paziente, devono consultare il proprio medico o farmacista. Leggi qui la raccomandazione. - 07/05/2024
- Indicazioni e sicurezza dei nuovi trattamenti per le IBD nel paziente anziano. Il trattamento della malattia infiammatoria intestinale (IBD) negli anziani richiede un’attenzione particolare all’efficacia del trattamento, tenendo conto della sicurezza dei farmaci, di altre comorbidità mediche e del rischio per i pazienti di eventi avversi correlati al trattamento. In questo articolo abbiamo esaminato le indicazioni e la sicurezza delle nuove terapie per le IBD nei pazienti anziani, oltre agli agenti anti-TNF, alle tiopurine e ai corticosteroidi. Vedolizumab, ustekinumab e risankizumab presentano profili di effetti collaterali favorevoli per quanto riguarda le infezioni e la malignità. Ozanimod ha un profilo di effetti collaterali favorevole per quanto riguarda le infezioni e le neoplasie, ma gli eventi cardiaci e l’edema maculare sono rischi potenziali. Tofacitinib e upadacitinib sono associati a un aumento del rischio di infezioni gravi, herpes zoster, malignità e hanno un potenziale aumento del rischio di eventi cardiaci e trombosi. Dal punto di vista del profilo di sicurezza, vedolizumab, ustekinumab e risankizumab dovrebbero essere considerati opzioni terapeutiche di prima linea per le IBD da moderate a gravi negli anziani. Per ozanimod, tofacitinib e upadacitinib sono indicate discussioni sul rapporto rischio/beneficio. Leggi qui l’articolo completo. - 07/05/2024
- Gruppo di interesse speciale sugli errori terapeutici della Società internazionale di farmacovigilanza e Trends in International Collaboration for Patient Safety (Tendenze della collaborazione internazionale per la sicurezza dei pazienti) Gli errori che accompagnano l’uso dei farmaci rappresentano un notevole onere economico e clinico. Fortunatamente, molti errori di prescrizione sono potenzialmente prevenibili. Potrebbero essere ridotti al minimo o evitati attraverso una migliore progettazione dei sistemi di sicurezza dei farmaci, con particolare attenzione all’ordinazione, alla prescrizione, alla preparazione e alla somministrazione dei medicinali. Lo scopo principale della Società Internazionale di Farmacovigilanza (ISoP) è quello di promuovere un uso più sicuro dei farmaci contribuendo a una migliore e maggiore formazione in materia di farmacovigilanza (PV) e alle attività di formazione in tutto il mondo. Pertanto, i membri dell’ISoP sono regolarmente invitati e incoraggiati a partecipare a un’ampia gamma di attività, sia come singoli esperti che come rappresentanti delle loro organizzazioni. Per favorire e ottimizzare il coinvolgimento dei membri nel promuovere la cultura della sicurezza dei pazienti nelle loro comunità, è essenziale che essi ricevano una formazione adeguata che possa contribuire al loro sviluppo professionale. Leggi qui l’articolo completo. - 07/05/2024
- 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐞𝐰 𝐞 𝐝𝐞𝐩𝐫𝐞𝐬𝐜𝐫𝐢𝐛𝐢𝐧𝐠: 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐥𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢 L’articolo offre una panoramica approfondita sul tema Medication review e deprescribing, metodiche orientate all’ottimizzazione del piano terapeutico attraverso una valutazione multidimensionale, sistematica e periodica dei trattamenti farmacologici in corso. Il farmacologo clinico valuta diversi parametri per ogni farmaco prescritto, inclusi indicazione d’uso, posologia, rischio di interazioni farmacologiche (DDI), rischio di reazioni avverse (ADR), burden anticolinergico e cascata prescrittiva. Numerose evidenze scientifiche indicano che il numero di farmaci assunti aumenta il rischio di DDI e ADR. Nel 2023, è stato pubblicato un documento inter-societario che descrive le strategie per l’implementazione di interventi di medication review e deprescribing in vari setting assistenziali. L’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona proporrà un protocollo per un’indagine sperimentale nella rivalutazione delle terapie farmacologiche per pazienti anziani. Leggi qui l’articolo. - 23/04/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 8-11 aprile 2024 Agonisti del recettore del GLP-1: le evidenze a disposizione non supportano la correlazione con pensieri e comportamenti suicidari e di autolesionismo Dopo aver esaminato le evidenze disponibili derivanti da studi non clinici, sperimentazioni cliniche, dati di sorveglianza post-marketing e dagli studi disponibili, il PRAC ha concluso che le evidenze a disposizione non supportano l’associazione causale tra gli agonisti del recettore del peptide-1 simile al glucagone (GLP-1) – dulaglutide, exenatide, liraglutide, lixisenatide e semaglutide – con pensieri e comportamenti suicidari e di autolesionismo. I titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio di tali medicinali continueranno a monitorare attentamente questi eventi in futuro. Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari: parere al CHMP sulle nuove compresse di Rybelsus (semaglutide orale) Il PRAC ha concordato il contenuto di una Nota Informativa Importante, che ha lo scopo di informare gli operatori sanitari sulle differenze tra le formulazioni attuali del medicinale Rybelsus (semaglutide orale, indicato nel diabete mellito di tipo 2) e le nuove formulazioni per le quali l’azienda titolare dell’AIC ha richiesto l’autorizzazione, al fine di prevenire il rischio di errori terapeutici. Leggi qui il documento. - 23/04/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a novembre 2023 Oltre ai trend di consumo, spesa e variabilità regionale, sono presenti anche i due ulteriori approfondimenti sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Leggi qui i dati di monitoraggio. - 26/03/2024
- Nota Informativa Importante su Paxlovid La co-somministrazione di Paxlovid con alcuni immunosoppressori con una ristretta finestra terapeutica come gli inibitori di calcineurina (ciclosporina, tacrolimus) e gli inibitori di mTOR (everolimus, sirolimus) può dare origine a reazioni potenzialmente fatali e fatali a causa di interazioni farmacocinetiche. A causa del rischio di interazioni gravi, la co-somministrazione di questi immunosoppressori deve essere presa in considerazione soltanto se è possibile effettuare un attento e regolare monitoraggio delle concentrazioni sieriche dell’immunosoppressore. Il monitoraggio deve essere effettuato non solo durante la co-somministrazione con Paxlovid ma anche dopo il trattamento. Paxlovid è controindicato nei pazienti che assumono medicinali che dipendono fortemente dal CYP3A per la clearance e per i quali concentrazioni plasmatiche elevate possono dare origine a reazioni gravi e/o potenzialmente fatali, incluso l’inibitore di calcineurina voclosporina. È necessaria una valutazione da parte di un gruppo multidisciplinare di specialisti per gestire la complessità della co somministrazione di Paxlovid. Il potenziale beneficio del trattamento con Paxlovid deve essere attentamente valutato rispetto ai gravi rischi nel caso in cui le interazioni farmacologiche non siano gestite in modo adeguato. Leggi qui la Nota Informativa - 26/03/2024
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti clormadinone acetato/etinilestradiolo. Lo studio retrospettivo di coorte RIVET-RCS ha concluso che le donne che assumono contraccettivi ormonali combinati (COC) contenenti clormadinone/etinilestradiolo possono avere un rischio di tromboembolia venosa (TEV) aumentato di 1.25 volte rispetto a quelle che assumono COC contenenti levonorgestrel. Sulla base di questi risultati, il rischio annuale di TEV nelle donne che assumono clormadinone acetato con etinilestradiolo è stimato in 6-9 casi di TEV ogni 10.000 donne. Ciò si confronta con un’incidenza annuale di 5-7 casi di TEV su 10.000 donne che usano contraccettivi ormonali combinati a basso rischio contenenti levonorgestrel, noretisterone o norgestimato, e con 2 casi di TEV su 10.000 donne che non usano un contraccettivo ormonale combinato. Nella maggior parte delle donne, i benefici derivanti dall’uso di un contraccettivo ormonale combinato superano il rischio di gravi effetti collaterali. Tuttavia, la decisione di prescrivere un contraccettivo ormonale combinato deve prendere in considerazione i fattori di rischio attuali della singola donna, in particolare quelli per la TEV, e basarsi sul confronto con il rischio di TEV di altri contraccettivi ormonali combinati. Ci sono delle evidenze che il rischio è massimo durante il primo anno di utilizzo di qualsiasi contraccettivo ormonale combinato o alla ripresa del trattamento con contraccettivi ormonali combinati dopo una pausa di 4 o più settimane. I prescrittori devono sensibilizzare le pazienti circa i segni e i sintomi della TEV e del tromboembolismo arterioso (TEA), che devono essere illustrati alle donne quando viene prescritto un contraccettivo ormonale combinato, e devono rivalutare regolarmente i fattori di rischio individuali. Si ricorda ai prescrittori che una percentuale significativa di tromboembolie non è preceduta da alcun segno o sintomo evidente. Leggi qui la Nota informativa. - 26/03/2024
- ARNAS G.Brotzu – Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco 4 e 18 Aprile 2024 h 14:50 – 18:00 Il corso, rivolto a Medici, Farmacisti e Infermieri afferenti all’ARNAS G.Brotzu, riguarderà la farmacovigilanza e il buon uso del farmaco. 13,5 CREDITI ECM (MAX 25 PARTECIPANTI) Aula di Anestesia 5°PianoOspedale San MicheleARNAS G. Brotzu Programma ARNAS G BrotzuDownload - 19/03/2024
- Nota Informativa Importante sui Retinoidi orali (acitretina, alitretinoina e isotretinoina) I retinoidi orali sono altamente teratogeni. L’uso dei retinoidi orali è pertanto controindicato in gravidanza e nelle donne potenzialmente fertili, a meno che non siano soddisfatte tutte le condizioni del Programma di Prevenzione della Gravidanza. (Pregnancy Prevention Programme, PPP). Studi recenti condotti in diversi Paesi europei hanno rilevato un basso livello di aderenza alle misure del PPP e continuano a verificarsi gravidanze in donne esposte ai retinoidi orali. Gli Operatori Sanitari devono tenere presente che: una donna è potenzialmente fertile se si verifica una delle seguenti condizioni: È una donna sessualmente matura che: non ha avuto un’isterectomia o ooforectomia bilaterale non è in post-menopausa naturale da un minimo di 24 mesi consecutivi (vale a dire, ha avuto mestruazioni in qualunque momento nell’arco degli ultimi 24 mesi consecutivi). Le donne in età fertile devono sottoporsi a test di gravidanza sotto controllo medico appena prima dell’inizio del trattamento, idealmente una volta al mese durante il trattamento e 1 mese dopo l’interruzione del trattamento con isotretinoina e alitretinoina. Per acitretina, dopo l’interruzione del trattamento, è necessario effettuare periodicamente un test di gravidanza sotto controllo medico con intervalli di 1-3 mesi per 3 anni. Le donne in età fertile devono utilizzare un metodo contraccettivo efficace, senza interruzione, per almeno 1 mese prima di iniziare la terapia, durante l’intero trattamento e per 1 mese dopo l’interruzione del trattamento con isotretinoina e alitretinoina e per 3 anni dopo l’interruzione del trattamento con acitretina. Queste raccomandazioni devono essere applicate a tutte le donne in età fertile, anche alle pazienti sessualmente inattive (a meno che, seguendo i criteri riportati nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e nei materiali educazionali approvati da AIFA il 07/08/2018 e pubblicati sul Portale istituzionale di AIFA, il medico prescrittore ritenga che vi siano ragioni convincenti per affermare che non vi è alcun rischio di gravidanza) e a quelle con amenorrea. Le donne che iniziano una gravidanza devono interrompere immediatamente l’assunzione di acitretina, alitretinoina o isotretinoina e consultare urgentemente un medico. Leggi qui la Nota completa. - 19/03/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 4-7 marzo 2024 Il PRAC non trova alcun collegamento tra sanguinamento postmenopausale e vaccini mRNA COVID-19 Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che non vi sono prove sufficienti per stabilire un’associazione causale tra i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax e i casi di sanguinamento postmenopausale.Il sanguinamento postmenopausale è comunemente definito come sanguinamento vaginale che si verifica 1 anno o più dopo l’ultimo periodo mestruale. Il sanguinamento postmenopausale è sempre considerato anormale e può essere un sintomo di condizioni mediche gravi.Recentemente, dalla letteratura medica e dai dati post-autorizzativi sono emerse nuove informazioni che hanno spinto a indagare sul sanguinamento postmenopausale con i due vaccini.Il PRAC ha valutato tutti i dati disponibili, compresi i risultati della letteratura e le segnalazioni spontanee post-marketing di sospette reazioni avverse.Dopo un attento esame, il PRAC ha ritenuto che i dati disponibili non supportano un’associazione causale e non è giustificato un aggiornamento delle informazioni sul prodotto per nessuno dei vaccini.Il comitato continuerà a monitorare questo problema sia per Comirnaty che per Spikevax attraverso le pratiche stabilite di monitoraggio della sicurezza. Leggi qui l’estratto. - 19/03/2024
- Nota Informativa Importante sui medicinali contenenti etoposide Aggiornamento relativo al rischio di reazioni di ipersensibilità correlate all’infusione in caso di somministrazione del medicinale contenente etoposide utilizzando un filtro in linea. Le seguenti raccomandazioni si applicano solo ai medicinali contenenti etoposide e NON ai medicinali contenenti etoposide fosfato. È stato osservato un aumento del rischio di reazioni di ipersensibilità correlate all’infusione con l’uso di filtri in linea durante la somministrazione di prodotti medicinali contenenti etoposide.Al momento non è noto se l’aumento del rischio si verifichi con tutti i tipi di filtri in linea o solo con filtri in linea a base di alcuni materiali.Si raccomanda di non utilizzare filtri in linea quando si somministra etoposide. Per i medicinali contenenti etoposide fosfato, i filtri devono essere utilizzati in base alle informazioni contenute nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Leggi la Nota informativa qui. - 05/03/2024
- L’utilizzo di approcci scientifici tradizionali e di nuove metodologie per il rilevamento dei segnali in farmacovigilanza. Gli autori (𝑀𝑎𝑟𝑐𝑜 𝑇𝑢𝑐𝑐𝑜𝑟𝑖, 𝐴𝑛𝑑𝑟𝑒𝑤 𝐵𝑎𝑡𝑒, 𝑈𝑔𝑜 𝑀𝑜𝑟𝑒𝑡𝑡𝑖 e 𝐺𝑖𝑎𝑛𝑙𝑢𝑐𝑎 𝑇𝑟𝑖𝑓𝑖𝑟𝑜̀), esplorano due aspetti cruciali: l’adozione di approcci scientifici più solidi e l’utilizzo di nuove metodologie per il rilevamento dei segnali. L’accesso sempre più ampio ai database open source rende necessaria una maggiore coerenza nell’approccio scientifico, competenze specifiche e standard di qualità definiti nelle analisi di rilevamento del segnale. Gli autori inoltre, evidenziano il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale e del machine learning nel migliorare l’efficienza del monitoraggio della sicurezza dei farmaci. In definitiva, l’editoriale invita alla riflessione su come affrontare le sfide presenti nel rilevamento dei segnali di sicurezza dei farmaci e sottolinea l’importanza di continuare la ricerca in questo campo. Leggi qui l’editoriale completo. - 05/03/2024
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti valproato Uno studio osservazionale retrospettivo condotto in 3 paesi del Nord Europa suggerisce un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo (NDD, neuro developmental disorders) nei bambini (da 0 a 11 anni) nati da uomini trattati con valproato in monoterapia nei 3 mesi precedenti il concepimento rispetto a quelli nati da uomini trattati con lamotrigina o levetiracetam in monoterapia. A causa dei limiti dello studio, questo rischio risulta essere possibile, ma non confermato. Si raccomanda che nei pazienti di sesso maschile il trattamento con valproato venga avviato e supervisionato da uno specialista esperto nel trattamento dell’epilessia o del disturbo bipolare. I prescrittori devono informare i pazienti di sesso maschile del rischio potenziale e discutere con loro la necessità di prendere in considerazione una contraccezione efficace, anche per la partner femminile, nel periodo d’uso di valproato e per i 3 mesi successivi all’interruzione del trattamento. Leggi qui la Nota informativa. - 20/02/2024
- Nota Informativa Importante sui medicinali contenenti pseudoefedrina Sono stati segnalati alcuni casi di sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES) e di sindrome da vasocostrizione cerebrale reversibile (RCVS) con l’uso di medicinali contenenti pseudoefedrina. Tali medicinali sono controindicati nei pazienti con ipertensione grave o non controllata, o con malattia renale o insufficienza renale acuta o cronica, poiché queste condizioni aumentano i rischi di PRES o RCVS. I sintomi della PRES e della RCVS comprendono mal di testa improvviso e intenso o mal di testa a rombo di tuono, nausea, vomito, confusione, convulsioni e/o disturbi visivi. I pazienti devono essere informati sulla necessità di interrompere immediatamente l’uso di questi medicinali e di cercare assistenza medica se sviluppano segni o sintomi di PRES o RCVS. Leggi qui la Nota informativa. - 20/02/2024
- Paxlovid: richiamo a reazioni avverse gravi se assunto insieme ad alcuni immunosoppressori l comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ricorda agli operatori sanitari il rischio di reazioni avverse gravi e potenzialmente fatali con Paxlovid (nirmatrelvir, ritonavir) quando utilizzato in combinazione con alcuni immunosoppressori che hanno una finestra terapeutica ristretta (piccoli cambiamenti nella dose possono portare a reazioni avverse gravi), a causa delle interazioni farmacologiche che riducono la capacità dell’organismo di eliminare questi medicinali. Il PRAC ha esaminato tutte le prove disponibili, comprese le segnalazioni di reazioni avverse gravi, alcune delle quali fatali, derivanti da interazioni farmacologiche tra Paxlovid e questi immunosoppressori. In diversi casi, i livelli ematici di questi immunosoppressori sono aumentati rapidamente fino a livelli tossici, determinando condizioni potenzialmente letali. Pertanto, il PRAC ha concordato una comunicazione diretta agli operatori sanitari (Nota Informativa Importante NII) per ricordare il rischio di queste interazioni, che è noto e già descritto nelle informazioni sul prodotto di questo medicinale. Leggi qui l’estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 5-8Febbraio 2024. - 20/02/2024
- Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2023. Il Centro Regionale di Farmacovigilanza (CRFV) ha raggiunto gli obiettivi assegnati dalla Regione Sardegna per il 2023, registrando 576 segnalazioni di sospetta Reazione Avversa a Farmaco (ADR), di cui 66 a vaccini e 510 a farmaci, inserite dalla Sardegna nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023. Si evidenzia un calo del 39% della segnalazione rispetto al 2022, in linea con il calo registrato a livello nazionale.Com’era prevedibile dopo l’importante incremento della segnalazione registrato in occasione delle campagne vaccinali contro il Covid-19 nel 2023 continuiamo a registrare un calo delle segnalazioni a livello regionale in linea con il calo registrato a livello nazionale. Leggi qui il report annuale di attività 2023. - 06/02/2024
- Il PRAC pubblica il work plan 2024: focus sull’attività di farmacovigilanza e sull’innovazione terapeutica. Il documento, del 26 gennaio 2024, riflette le priorità stabilite nel programma pluriennale di lavoro dell’EMA per il periodo 2023-2025 e si concentra in particolare sulle attività pre-autorizzative e post-autorizzative, nonché sulle azioni di farmacovigilanza e sul miglioramento dei processi. Le attività pre-autorizzative del PRAC per il 2024 includono la finalizzazione della Guida alle buone pratiche di farmacovigilanza (GVP P.III) , relativa a considerazioni specifiche per prodotto o popolazione, in particolare per gravidanza e allattamento. Il comitato si impegna in tale direzione a rafforzare la generazione sistematica di informazioni sui benefici e sui rischi dei medicinali in queste condizioni, attraverso la revisione di programmi di monitoraggio intensivo degli esiti della gravidanza e la fornitura di linee guida sull’uso di terapie modificanti la malattia nelle donne in età fertile. Inoltre, il PRAC si dedica a supportare l’innovazione, ottimizzando il rapporto beneficio/rischio dei nuovi trattamenti. Tra le attività previste vi è la revisione di moduli GVP riguardanti le misure di minimizzazione del rischio e gli studi di sicurezza post-autorizzazione, e lo sviluppo di un documento di riflessione sugli strumenti digitali a supporto delle misure di minimizzazione del rischio. La raccolta e l’analisi dei real data sull’uso dei medicinali sono un pilastro per la valutazione e la decisione su come i farmaci vengono utilizzati, la loro efficacia e sicurezza. Il PRAC, dunque, si impegna a rafforzare l’apporto della rete e della ricerca accademica come fonte di dati e informazioni nelle valutazioni, migliorando la collaborazione all’interno della rete per ottenere risultati mirati di valutazione delle informazioni dall’uso clinico. Il PRAC si occupa anche di ottimizzare la gestione e l’utilità delle reazioni avverse segnalate, con l’obiettivo di migliorare la raccolta delle reazioni avverse e il sistema di gestione di Eudravigilance, per una protezione sanitaria più efficace. Leggi qui il paper pubblicato dall’EMA, - 06/02/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a settembre 2023 Oltre ai trend di consumo, spesa e variabilità regionale, sono presenti anche i due ulteriori approfondimenti sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Consulta qui il link correlato. - 06/02/2024
- L’EMA conferma la raccomandazione di non rinnovare l’autorizzazione di Translarna per la distrofia muscolare di Duchenne Il medicinale è impiegato per il trattamento di pazienti con distrofia muscolare di Duchenne, la cui malattia è causata da un tipo di difetto genetico chiamato “mutazione nonsenso” nel gene della distrofina, e che sono in grado di camminare. La raccomandazione iniziale faceva seguito alla rivalutazione completa dei benefici e dei rischi di Translarna in occasione del rinnovo dell’AIC, che non aveva confermato l’efficacia del medicinale. Nell’ambito del riesame richiesto dall’azienda che commercializza Translarna, il CHMP ha analizzato i dati di uno studio post-autorizzativo condotto nell’ambito degli obblighi specifici (studio 041) nonché i risultati di uno studio che ha confrontato due registri di pazienti (raccolta d’informazioni relative a individui con una determinata diagnosi per valutare l’andamento della malattia e la risposta dei pazienti a vari trattamenti). Il CHMP ha concluso che i risultati dello studio 041 non hanno dimostrato l’efficacia del medicinale nei pazienti con un progressivo declino della capacità di camminare, per i quali si prevedeva che i benefici derivanti dal trattamento con Translarna sarebbero stati maggiori rispetto agli altri pazienti inclusi nello studio. Nello studio la distanza percorsa in sei minuti dopo 18 mesi di trattamento era diminuita di circa 82 metri nei pazienti trattati con Translarna rispetto ai 90 metri percorsi dai pazienti nel gruppo placebo (trattamento fittizio). Tuttavia, questa differenza non era statisticamente significativa, il che indica che potrebbe essere dovuta al caso. Inoltre, il CHMP ha osservato che il meccanismo d’azione di Translarna non è stato confermato in studi aggiuntivi, i quali hanno mostrato solo un effetto molto ridotto del medicinale sulla produzione della proteina distrofina. Leggi qui la raccomandazione completa. - 06/02/2024
- EMA conferma le misure per ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali gravi con i prodotti medicinali contenenti pseudoefedrina La PRES e la RCVS sono condizioni rare che possono comportare un ridotto afflusso di sangue al cervello, causando potenzialmente complicazioni gravi e pericolose per la vita. Con una diagnosi e un trattamento tempestivi, i sintomi della PRES e della RCVS di solito si risolvono. Il CHMP ha confermato che i medicinali contenenti pseudoefedrina non devono essere utilizzati in pazienti con ipertensione arteriosa grave o non controllata (non in trattamento o resistente al trattamento) o con malattia renale o insufficienza renale acuta (improvvisa) o cronica (a lungo termine). Inoltre, gli operatori sanitari devono consigliare ai pazienti di interrompere immediatamente l’uso di questi medicinali e di rivolgersi a un medico se sviluppano i sintomi di PRES o di RCVS, come cefalea grave con esordio improvviso, sensazione di malessere, vomito, confusione, convulsioni e disturbi visivi. Le raccomandazioni fanno seguito a una revisione di tutte le prove disponibili, compresi i dati di sicurezza post-marketing, che ha concluso che la pseudoefedrina è associata a rischi di PRES e RCVS. Durante la revisione, il PRAC ha chiesto il parere di un gruppo di esperti composto da medici di base, otorinolaringoiatri (specialisti in malattie dell’orecchio, del naso, della gola, della testa e del collo), allergologi (specialisti nel trattamento delle allergie) e un rappresentante dei pazienti. Il PRAC ha inoltre preso in considerazione le informazioni fornite da rappresentanti degli operatori sanitari.Le informazioni sul prodotto di tutti i medicinali contenenti pseudoefedrina saranno aggiornate per includere i rischi relativi a PRES e RCVS e le nuove misure da adottare. Nelle informazioni sul prodotto di questi medicinali sono già incluse restrizioni e avvertenze per ridurre i rischi ischemici cardiovascolari e cerebrovascolari (che comportano una riduzione dell’apporto di sangue al cuore e al cervello). Il parere del CHMP sarà ora inviato alla Commissione Europea, che emetterà una decisione legalmente vincolante in tutta l’UE. Leggi qui la raccomandazione - 30/01/2024
- Misure precauzionali per gestire il rischio potenziale di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con medicinali contenenti valproato Queste misure hanno lo scopo di affrontare il potenziale incremento del rischio di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con valproato nei 3 mesi precedenti al concepimento. I medicinali contenenti valproato sono utilizzati per trattare l’epilessia, il disturbo bipolare e in alcuni Stati Membri dell’Unione Europea, per l’emicrania. Si raccomanda che il trattamento con valproato nei pazienti di sesso maschile venga iniziato e supervisionato da uno specialista nella gestione dell’epilessia, del disturbo bipolare o dell’emicrania.I medici devono informare i pazienti di sesso maschile che stanno assumendo valproato del possibile rischio e discutere la necessità di considerare una contraccezione efficace, sia per il paziente che per la sua partner donna. Il trattamento con valproato dei pazienti maschi deve essere rivisto regolarmente per valutare se rimane il trattamento più adatto, in particolare quando il paziente sta pianificando di concepire un bambino. Il potenziale rischio di disturbi del neurosviluppo e le misure precauzionali si rifletteranno negli aggiornamenti delle informazioni sul prodotto e nel materiale educazionale per i medicinali a base di valproato. In seguito all’adozione delle raccomandazioni del PRAC da parte del CMDh, queste misure saranno ora attuate in tutti gli Stati membri in cui sono autorizzati farmaci contenenti valproato. Leggi qui il documento. - 30/01/2024
- Il CRFV pubblica il Bollettino semestrale di Dicembre 2023 Il nuovo numero del Bollettino di Farmacovigilanza del Centro Regionale della Sardegna è incentrato sulla comunicazione del rischio in Farmacovigilanza.Vista l’attualità e l’importanza degli argomenti trattati, nel bollettino è stata descritta fedelmente la giornata del Simposio “10 anni di Farmacovigilanza in Sardegna”, evento molto partecipato del 17 novembre 2023 che si è tenuto a Monserrato per celebrare il decimo compleanno del Centro. Scarica il bollettino qui. - 25/01/2024
- EMA conferma la raccomandazione di non rinnovare l’autorizzazione all’immissione in commercio di Blenrep, un medicinale per il mieloma multiplo In data 15 dicembre 2023 il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP – Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’EMA ha confermato la sua raccomandazione iniziale di non rinnovare l’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni di Blenrep (belantamab mafodotin) perché i dati aggiornati non hanno confermato l’efficacia del medicinale. Pertanto, i benefici di Blenrep non possono essere più considerati superiori ai rischi associati al suo utilizzo. Blenrep è un medicinale per il trattamento del mieloma multiplo (una neoplasia del midollo osseo) ed era stato autorizzato per pazienti adulti che avevano ricevuto almeno quattro trattamenti precedenti, la cui malattia non aveva risposto a determinati altri tipi di trattamento ed era peggiorata dal momento dell’ultima terapia. L’EMA procederà ad inviare il parere del CHMP alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui la raccomandazione completa - 23/01/2024
- Avvio della revisione di sicurezza sui medicinali a base di cellule CAR T Il PRAC ha avviato una procedura di analisi del segnale per rivalutare i dati sui tumori maligni correlati alle cellule T, compresi il linfoma a cellule T e la leucemia, per i sei medicinali recettori dell’antigene chimerico (CAR) a base di cellule T approvati, che rientrano nell’ambito delle immunoterapie antitumorali personalizzate in cui i globuli bianchi dei pazienti (un tipo particolare, chiamati cellule T), vengono riformulati e re-iniettati per attaccare il cancro. Questi medicinali sono usati per trattare i tumori del sangue recidivi o refrattari come la leucemia a cellule B, il linfoma a cellule B, il linfoma follicolare, il mieloma multiplo e il linfoma mantellare. Una neoplasia secondaria si verifica quando un paziente che ha un cancro (attuale o precedente) sviluppa un secondo cancro diverso dal primo. Le neoplasie di origine dalle cellule T sono tumori che iniziano nelle cellule T. Per tutti e sei i prodotti a base di cellule CAR T i tumori secondari erano considerati un rischio potenziale importante al momento della loro autorizzazione e inclusi nei Piani di Gestione del Rischio (RMP), in base al quale devono essere attentamente monitorati dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio che sono tenuti a presentare regolarmente i risultati provvisori degli studi di sicurezza ed efficacia a lungo termine imposti. Il PRAC sta ora esaminando tutte le evidenze disponibili, comprese le informazioni su 23 casi di vari tipi di linfoma o leucemia a cellule T in EudraVigilance, il database dell’UE sulle reazioni avverse ai medicinali, e deciderà se sia necessaria o meno un’azione regolatoria. Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) dell’8-11 gennaio 2024. - 16/01/2024
- Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari: nuove misure precauzionali per i medicinali contenenti valproato Il PRAC ha inoltre discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) per i medicinali a base di valproato che informerà gli operatori sanitari sul potenziale rischio di disturbi del neurosviluppo nei figli di padri trattati con valproato nei 3 mesi precedenti il concepimento e raccomanderà che il trattamento venga iniziato, supervisionato e rivalutato regolarmente da uno specialista nella gestione dell’epilessia, del disturbo bipolare o dell’emicrania, in particolare quando il paziente sta pianificando di concepire un bambino. Una volta adottata dal CMDh, la DHPC sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato e pubblicato sulla pagina dedicata alle comunicazioni dirette agli operatori sanitari e nei siti delle Autorità Competenti Nazionali degli Stati Membri dell’Unione europea (UE). Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) dell’8-11 gennaio 2024. - 16/01/2024
- Rischio potenziale di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con medicinali contenenti valproato: il PRAC raccomanda misure precauzionali. Il PRAC raccomanda misure precauzionali relative al potenziale incremento del rischio di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con valproato nei 3 mesi precedenti al concepimento, a seguito della revisione dei dati di uno studio osservazionale retrospettivo condotto obbligatoriamente dalle Aziende Farmaceutiche che commercializzano il valproato come obbligo a seguito di una precedente revisione dell’uso del valproato in gravidanza e di altre fonti di informazione (studi non clinici, letteratura scientifica, consultazione di pazienti ed esperti clinici). Le ultime raccomandazioni del PRAC si aggiungono alle restrizioni e alle altre misure già in atto per evitare l’esposizione al valproato in gravidanza, approvate a seguito di una procedura di deferimento (referral) del valproato e delle sostanze correlate nel 2018. Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) dell’8-11 gennaio 2024. - 16/01/2024
- Corso di Perfezionamento in Revisioni sistematiche e metanalisi per la produzione di linee guida evidence-based in ambito sanitario “Le revisioni sistematiche e le meta-analisi rappresentano un importante strumento per prendere decisioni in ambito clinico e sanitario basate sulle migliori conoscenze. Il Corso di Perfezionamento in Revisioni Sistematiche e Metanalisi, organizzato dalla Università di Verona, ha l’obiettivo di fornire ai partecipanti le conoscenze metodologiche e gli strumenti pratici necessari per l’ideazione, la conduzione e l’analisi di revisioni sistematiche e metanalisi seguendo lo standard metodologico internazionale della Cochrane Collaboration, e per la costruzione di linee-guida basate sul metodo GRADE.” Corrado Barbui – Direttore del corso Consulta la pagina del corso qui. - 28/12/2023
- Case report: epatotossicità e nefrotossicità indotte dal metotrexato in un paziente pediatrico: qual è il ruolo della medicina di precisione nel 2023? Il metotrexato è un agente immunosoppressore e chemioterapico utilizzato nel trattamento di una serie di patologie autoimmuni e tumori. I suoi principali effetti avversi gravi, la soppressione del midollo osseo e le complicazioni gastrointestinali, derivano dal suo effetto antimetabolita. Tuttavia, l’epatotossicità e la nefrotossicità sono due effetti avversi del metotrexato ampiamente descritti. L’epatotossicità è stata studiata principalmente nel contesto cronico a basse dosi, dove i pazienti sono a rischio di fibrosi/cirrosi. Gli studi sull’epatotossicità acuta del metotrexato ad alte dosi, ad esempio durante la chemioterapia, sono scarsi. Presentiamo il caso di un paziente di 14 anni che ha ricevuto metotrexato ad alte dosi e successivamente ha sviluppato un’insufficienza epatica acuta fulminante e un danno renale acuto. La genotipizzazione di MTHFR (gene della metilene tetraidrofolato reduttasi), ABCB1 (codici per la P-glicoproteina, trasporto intestinale ed escrezione biliare), ABCG2 (codici per BCRP, trasportatore intestinale ed escrezione renale) e SLCO1B1 (codici per OATP1B1, trasportatore epatico) ha identificato varianti in tutti i geni analizzati che prevedevano una ridotta velocità di eliminazione del metotrexato e quindi potrebbero aver contribuito alla situazione clinica del paziente. La medicina di precisione che prevede test farmacogenomici potrebbe potenzialmente evitare questi effetti avversi dei farmaci. Leggi l’articolo completo qui. - 28/12/2023
- Tanti auguri dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna - 22/12/2023
- Farmacovigilanza pediatrica: Considerazioni metodologiche nella ricerca e nello sviluppo di farmaci per uso pediatrico – Un libro bianco del gruppo di esperti c4c I bambini rispondono spesso in modo diverso alle terapie rispetto agli adulti. Esistono inoltre differenze tra i gruppi di età pediatrica per quanto riguarda la farmacocinetica e la farmacodinamica, sia per quanto riguarda l’efficacia che la sicurezza. La farmacovigilanza pediatrica richiede una comprensione degli aspetti unici dei bambini per quanto riguarda, ad esempio, la risposta ai farmaci, la crescita e lo sviluppo, la presentazione clinica delle reazioni avverse ai farmaci (ADR), il modo in cui possono essere rilevate e i fattori specifici della popolazione (ad esempio, l’uso più frequente di farmaci off-label/non autorizzati). In considerazione di queste sfide, nell’ambito del progetto conect4children (c4c) è stato costituito un gruppo di esperti per sostenere lo sviluppo di farmaci pediatrici. Questo gruppo di esperti ha collaborato allo sviluppo di considerazioni metodologiche per la sicurezza dei farmaci pediatrici e la farmacovigilanza durante l’intero ciclo di vita dei medicinali, descritte in questo articolo. Queste considerazioni includono punti pratici da considerare per lo sviluppo della sezione pediatrica del piano di gestione del rischio (RMP), la sicurezza nello sviluppo dei protocolli pediatrici, la raccolta e l’analisi dei dati sulla sicurezza. Inoltre, vengono descritti i dettagli specifici della farmacovigilanza post-marketing nei bambini utilizzando, ad esempio, le segnalazioni spontanee, le cartelle cliniche elettroniche, i registri e il record-linkage, nonché l’uso di studi di farmacoepidemiologia pediatrica per la caratterizzazione del rischio. Vengono poi presentati i dettagli della valutazione del rapporto beneficio/rischio e le sfide legate alla formulazione dei medicinali nel contesto di un piano di indagine pediatrica (PIP). Infine, sono incluse le questioni pratiche relative all’individuazione e alla valutazione dei segnali in ambito pediatrico. Questo documento fornisce punti pratici da considerare per la farmacovigilanza pediatrica durante l’intero ciclo di vita dei medicinali per le RMP, lo sviluppo dei protocolli, la raccolta e l’analisi dei dati di sicurezza e i PIP. Leggi qui l’articolo completo. - 22/12/2023
- Nota Informativa Importante su Leqvio Novartis ha ricevuto un numero limitato di reclami relativi alla difficoltà di muovere lo stantuffo della siringa di Leqvio (inclisiran), con conseguente impossibilità di iniettare il medicinale. Per assicurare un uso ottimale di Leqvio da parte dei pazienti e degli operatori sanitari, in attesa di individuare soluzioni tecniche in grado di risolvere il problema, Novartis desidera condividere un’informazione importante che è opportuno conoscere prima di iniettare Leqvio: Non rimuovere il cappuccio dell’ago fino a quando si è pronti ad iniettare, poiché in rari casi, a seguito della rimozione del cappuccio molto prima dell’iniezione, il medicinale all’interno dell’ago può seccarsi, causando l’otturazione dell’ago. Se dopo l’inserimento dell’ago non riesce ad abbassare lo stantuffo, utilizzi una nuova siringa preriempita. Novartis provvederà alla sostituzione delle siringhe di Leqvio interessate. Leggi qui la nota informativa. - 22/12/2023
- Consentire lo sviluppo di farmaci pediatrici in Europa: 10 anni di regolamento pediatrico dell’UE Il 2017 segna il decimo anniversario dell’entrata in vigore del Regolamento pediatrico nell’Unione Europea (UE). Questa legge mirava a stimolare lo sviluppo di farmaci pediatrici e a fornire maggiori informazioni sul loro utilizzo, come risposta alla mancanza di prove e di approvazione dei farmaci per bambini. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avuto un ruolo centrale nell’attuazione del regolamento. Le aziende farmaceutiche devono presentare un piano di indagine pediatrica (PIP) al Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA per ogni nuovo farmaco, a meno che non venga concessa un’esenzione (waiver). I piani, che descrivono lo sviluppo di farmaci per bambini, devono essere concordati con largo anticipo rispetto alla richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio del farmaco. Possono essere concessi rinvii degli studi per consentire l’approvazione negli adulti prima del completamento degli studi pediatrici. Tra gennaio 2007 e dicembre 2016, nell’UE sono stati autorizzati in totale 273 nuovi farmaci e 43 forme farmaceutiche aggiuntive appropriate per l’uso pediatrico, e l’EMA ha approvato 950 PIP. Inoltre, sono state approvate 486 deroghe allo sviluppo di un farmaco in una o più condizioni mediche. Il Regolamento pediatrico ha avuto un impatto molto positivo sullo sviluppo dei farmaci pediatrici, come dimostra il confronto tra due periodi di 3 anni prima e dopo l’entrata in vigore del Regolamento. In conclusione, il regolamento ha portato a un maggior numero di farmaci per bambini e a maggiori informazioni sull’uso pediatrico dei farmaci in Italia. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 22/12/2023
- Indagine su un segnale di emofilia acquisita associata alla vaccinazione COVID-19: una revisione sistematica del caso. L’emofilia A acquisita (AHA), una malattia rara ma pericolosa per la vita, si verifica più comunemente nelle persone anziane e durante la gravidanza. Durante la campagna di vaccinazione contro la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19), nella pratica clinica è stato identificato un numero inaspettato di pazienti con AHA di nuova diagnosi che erano temporalmente correlati alla vaccinazione COVID-19. Presentiamo il risultato di un’analisi di rilevamento del segnale volta ad esplorare una possibile associazione tra l’immunizzazione COVID-19 e l’insorgenza di AHA. È stata eseguita un’analisi di sproporzionalità sul database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per indagare la presenza di un segnale di rischio per l’AHA associato ai vaccini COVID-19. Le segnalazioni di AHA associate a qualsiasi vaccino COVID-19 incluso nel database dell’OMS sono state quindi integrate con quelle disponibili sul sistema di segnalazione degli eventi avversi dei vaccini della Food and Drug Administration e con quelle pubblicate nella letteratura medica. Il database dell’OMS comprendeva 146 segnalazioni di AHA. La componente informativa (IC) è risultata significativa per l’associazione dell’AHA con tutti i vaccini COVID-19 (IC025: 1.1) e con il prodotto vaccinale BNT162b2 (IC025: 1.6). Dopo la doppia esclusione, sono stati esaminati 96 casi unici di AHA a seguito di vaccini COVID-19. Il tempo mediano alla diagnosi è stato di 18 giorni e il 40% dei casi ha documentato l’insorgenza dopo la seconda dose. Complessivamente, nel 57% dei casi indagati, è stata esclusa una condizione preesistente predisponente all’AHA. Circa il 22% dei casi si è verificato in soggetti di età ≤65 anni e non c’è stato alcun caso associato a gravidanza. La mortalità è stata dell’11%. Sebbene non possiamo escludere che la frequenza inaspettata della diagnosi di AHA possa essere spiegata da un bias di rilevamento, il segnale dell’AHA correlato al vaccino COVID-19 è solido e merita ulteriori indagini. Leggi qui l’articolo completo. - 19/12/2023
- Congresso International Society of Pharmacovigilance (ISoP) – Montreal dal 1° al 5 Ottobre 2024 Il 23° Meeting Annuale della Società Internazionale di Farmacovigilanza (ISoP 2023), “Global Perspectives on Pharmacovigilance in the Digital Age and Advanced Therapeutics.A New Era of Pharmacovigilance: Challenges and Opportunità” si svolgerà a Montreal in Canada dal 1° al 5 Ottobre 2023. Il congresso costituisce un’occasione stimolante in cui discutere l’importanza della farmacovigilanza internazionale per gli operatori sanitari e i pazienti, le agenzie di regolamentazione dei farmaci, le organizzazioni scientifiche e le università, le autorità statali di tutto il mondo e l’industria farmaceutica. L’incontro annuale dell’ISoP 2023 a Montreal sarà la cornice perfetta per discutere le sfide attuali e le opportunità future nel campo della farmacovigilanza, scambiare idee ed esperienze tra esperti internazionali, coinvolgere i gruppi di interesse speciale di ISoP e molti partecipanti globali con varie aree di competenza. Maggiori informazioni sul congresso ISoP, incluse le indicazioni per l’iscrizione sono reperibili nel sito ufficiale del congresso. - 19/12/2023
- Corso FAD gratuito sull’appropriatezza prescrittiva e sicurezza del paziente con diabete mellito di tipo 2 E’ online un nuovo corso di formazione a distanza: “La gestione del diabete di tipo 2 e la nota 100 AIFA” Tale corso è inserito all’interno del Progetto regionale (Regione Veneto) ꞌꞌStrategie per il miglioramento di appropriatezza prescrittiva e sicurezza del paziente con diabete mellito di tipo 2 nella Regione Veneto” finanziato con fondi AIFA. Il corso è gratuito e accreditato (5 crediti ECM) per le seguenti figure professionali: Farmacista, Medico chirurgo (Malattie Metaboliche e Diabetologia, Medicina Generale) ed è on-line dal 30 novembre 2023 al 29 novembre 2024. Per maggiori informazioni e per l’iscrizione: https://fad.planning.it/nota100/default Buona formazione a tutti! - 19/12/2023
- Reazioni avverse agli oppioidi: Uno studio in un database nazionale di Farmacovigilanza Gli oppioidi sono comunemente utilizzati come analgesici; tuttavia, come ogni farmaco, possono produrre reazioni avverse ai farmaci (ADR), quali nausea, costipazione, dipendenza e depressione respiratoria, che si traducono in eventi dannosi e fatali. Pertanto, è essenziale monitorare la sicurezza di questi farmaci nella pratica clinica. Questo studio si propone di caratterizzare il profilo di sicurezza degli oppioidi conducendo uno studio descrittivo basato su un sistema di segnalazione spontanea (SRS) delle ADR nei Paesi Bassi, concentrandosi su abuso, uso improprio, errori terapeutici e differenze tra i sessi. Sono state analizzate le segnalazioni inviate al Centro di Farmacovigilanza olandese Lareb da gennaio 2003 a dicembre 2021 che contenevano un farmaco oppioide come farmaco sospetto/interagente. I rapporti di probabilità di segnalazione (ROR) per le combinazioni farmaco-ADR sono stati calcolati, analizzati e corretti per sesso e utilizzo dei farmaci (spesa) per la popolazione olandese. Sono state analizzate 8769 segnalazioni. Il tramadolo è stato l’oppioide con il maggior numero di segnalazioni nel periodo (n = 2746), mentre l’ossicodone o il tramadolo hanno registrato il maggior numero di segnalazioni per anno nel periodo di studio. Le ADR da uso di oppioidi più frequenti sono state la nausea, seguita da vertigini e vomito, indipendentemente dal sesso, e tutte sono insorte più spesso nelle donne. Il vomito associato al tramadolo (ROR femmine/maschi = 2,17) era significativamente maggiore nelle donne. La buprenorfina è stata responsabile della maggior parte delle ADR quando è stata corretta per la spesa, con ROR elevati osservati con l’ipersensibilità del sito di applicazione, reazione nel sito di applicazione e rash nel sito di applicazione. Il fentanil ha dato origine alla maggior parte delle segnalazioni di ADR relative ad abuso, uso improprio ed errori di medicazione. I pazienti trattati con oppioidi hanno manifestato varie ADR, soprattutto nausea, vertigini e vomito. Per questo gruppo di farmaci, non sono state riscontrate differenze significative tra i sessi, ad eccezione del vomito associato al tramadolo. In generale, le ADR correlate agli oppioidi hanno presentato ROR più elevati rispetto ad altri farmaci. Si è registrata una maggiore sproporzione per le ADR relative ad abuso, uso improprio ed errori di terapia per gli oppioidi rispetto agli altri farmaci nell’SRS olandese. Leggi qui l’articolo completo. - 19/12/2023
- AIFA pubblica l’elenco dei farmaci innovativi L’aggiornamento include i seguenti farmaci a cui è stato riconosciuto il requisito d’innovatività terapeutica piena: XENPOZYME (olipudase alfa): indicato per il trattamento delle manifestazioni non neurologiche del deficit da sfingomielinasi acida (ASMD) di tipo A/B o B in pazienti pediatrici ed adulti. YESCARTA (axicabtagene ciloleucel): indicato per il trattamento di pazienti adulti con Linfoma Diffuso a Grandi Cellule B e Linfoma a Cellule B ad Alto Grado (high-grade B cell lymphoma, HGBL) refrattario alla chemioimmunoterapia di prima linea o recidivante entro 12 mesi dal completamento della chemioimmunoterapia di prima linea. L’elenco rappresenta i prodotti innovativi che devono essere resi immediatamente disponibili agli assistiti, anche senza il formale inserimento nei prontuari terapeutici ospedalieri regionali. Il riferimento all’inserimento in elenco è pubblicato in Gazzetta Ufficiale per ogni singola specialità in relazione all’indicazione in regime di rimborso SSN. Tale elenco include anche il dettaglio dei prodotti che hanno accesso al fondo farmaci innovativi oncologici e non oncologici (art. 1, commi 402, 403 e 404, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 e ss.mm.ii). Sono anche pubblicati i seguenti report relativi ai medicinali che hanno ottenuto esito negativo nella valutazione ai fini dell’innovatività: YESCARTA (axicabtagene ciloleucel): indicato per il trattamento di pazienti adulti con linfoma follicolare (LF) refrattario o recidivante dopo tre o più linee di terapia sistemica. Consulta qui l’elenco completo aggiornato a Novembre 2023. - 05/12/2023
- Comunicazione AIFA su Barbesaclone Nuove e importanti informazioni relative alla produzione e alla distribuzione del medicinale a denominazione generica Barbesaclone 25 mg e 100 mg compresse rivestite – aggiornamento attività di stoccaggio. Leggi qui e qui la comunicazione completa. - 05/12/2023
- Migliorare la sicurezza dei farmaci nell’Unione Europea: Dai segnali all’azione La farmacovigilanza e la minimizzazione dei rischi devono essere pianificate durante lo sviluppo del farmaco e costituiscono una parte fondamentale della decisione dell’autorità di regolamentazione in merito all’autorizzazione di un medicinale. I sistemi di farmacovigilanza devono garantire un monitoraggio proattivo di tutti i farmaci autorizzati durante il loro ciclo di vita nell’uso clinico. L’individuazione e la gestione dei segnali sono attività fondamentali della farmacovigilanza, che forniscono rapidamente nuove informazioni sulla sicurezza dei farmaci nell’uso reale, contribuendo a colmare le lacune di conoscenza. I primi 6 anni del sistema di gestione dei segnali dell’Unione Europea (UE) hanno portato a 453 raccomandazioni emesse dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), di cui oltre la metà riguardava modifiche all’etichettatura dei farmaci. La rete di farmacovigilanza dell’UE ha dimostrato la sua capacità di individuare e valutare nuovi segnali di sicurezza dei farmaci. Questo ha portato a nuove avvertenze per guidare l’uso sicuro ed efficace dei farmaci in Europa. Leggi qui l’articolo completo. - 05/12/2023
- L’uso dei farmaci in Italia. Disponibile la versione inglese del Rapporto OsMed 2022 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile la versione in inglese del Rapporto Nazionale 2022 “L’uso dei farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA. Il Rapporto, giunto alla sua ventitreesima edizione, illustra i dati di consumo e di spesa dei medicinali in Italia ed è consultabile qui. - 05/12/2023
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a luglio 2023 L’Agenzia pubblica i report sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia, aggiornati a luglio 2023.riabilità regionale, sono presenti anche i due ulteriori approfondimenti sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. - 05/12/2023
- Reazioni avverse a farmaco nei bambini – una revisione sistematica Le reazioni avverse ai farmaci nei bambini sono un importante problema di salute pubblica. E’ stato selezionato un articolo che intraprende una revisione sistematica degli studi osservazionali sui bambini in tre contesti, in modo da valutare come reazioni che causano il ricovero in ospedale, reazioni che si verificano durante la degenza e reazioni che si verificano nella comunità potessero essere meglio individuate, valutate ed evitate. Sono state interrogate diciannove banche dati elettroniche utilizzando una strategia di ricerca completa. In totale, sono stati inclusi 102 studi. L’esito primario era qualsiasi evento clinico descritto come reazione avversa a uno o più farmaci. Sono state raccolte ulteriori informazioni relative all’ADR: classificazione del farmaco associato; presentazione clinica; fattori di rischio associati; metodi utilizzati per valutare la causalità, la gravità e l’evitabilità. Il 71% (72/102) degli studi ha valutato la causalità e il 34% (34/102) ha effettuato una valutazione della gravità. Solo diciannove studi (19%) hanno valutato l’evitabilità. I tassi di incidenza delle ADR che causano il ricovero in ospedale variavano dallo 0,4% al 10,3% di tutti i bambini e dallo 0,6% al 16,8% di tutti i bambini esposti a un farmaco durante la degenza. Gli antinfettivi e gli antiepilettici sono stati la classe terapeutica più frequentemente segnalata come associata alle ADR nei bambini ricoverati in ospedale (17 studi; 12 studi rispettivamente) e nei bambini in degenza (24 studi; 14 studi rispettivamente), mentre gli antinfettivi e i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono stati frequentemente segnalati come associati alle ADR nei bambini ambulatoriali (13 studi; 6 studi rispettivamente). Quattordici studi hanno riportato tassi compresi tra il 7% e il 98% di ADR sicuramente/possibilmente evitabili. Leggi l’articolo completo qui. - 05/12/2023
- Una nuova metodologia di analisi per l’individuazione di segnali di farmacovigilanza nella segnalazione spontanea di eventi avversi su larga scala Le campagne di vaccinazione contro COVID-19 su larga scala nel 2021 e 2022 hanno portato a un rapido aumento del numero di segnalazioni di eventi avversi ricevute nei sistemi di segnalazione spontanea. Poiché sono diventate sempre più rilevanti per la valutazione della causalità delle potenziali associazioni con i vaccini, si è reso necessario un nuovo approccio per la rilevazione dei segnali. Questo articolo illustra l’analisi Observed-over-Expected (O/E) come metodo aggiuntivo per la rilevazione del segnale e la valutazione del rischio in sistemi di segnalazione spontanea su larga scala. Tutte le segnalazioni di sicurezza di casi individuali (ICSR) riguardanti paralisi facciale periferica idiopatica o paralisi di Bell in seguito alla somministrazione dei vaccini COVID-19 (n = 291) prodotti da Pfizer/BioNTech (Comirnaty), Moderna (Spikevax), AstraZeneca (Vaxzevria) e Janssen (JCOVDEN) ricevuti dal Centro nazionale di farmacovigilanza Lareb fino al 24 marzo 2022 sono stati inclusi nell’analisi O/E, entro una finestra di rischio di 7 e 14 giorni dopo l’immunizzazione. I tassi di incidenza di fondo olandesi dal 2019 e l’esposizione della popolazione olandese ai vaccini sono stati ottenuti dall’istituto PHARMO e dal RIVM. I dati sono stati stratificati in gruppi di età, sesso e dose somministrata per differenziare i sottogruppi di popolazione. In questo articolo viene discusso come il metodo O/E risulti un approccio utile per la rilevazione del segnale di potenziali reazioni avverse quando si gestiscono grandi numeri di ICSR. Leggi qui l’abstract in originale. - 05/12/2023
- Il PRAC raccomanda misure per minimizzare il rischio con i medicinali contenenti pseudoefedrina Il Comitato per la sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato nuove misure per i medicinali contenenti pseudoefedrina per ridurre al minimo i rischi di Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (Posterior Reversible Encephalopathy Syndrome – PRES) e di Sindrome da vasocostrizione cerebrale reversibile (Reversible cerebral vasoconstriction syndrome – RCVS). La PRES e la RCVS sono condizioni rare che possono comportare un ridotto afflusso di sangue al cervello, causando potenzialmente complicazioni gravi e pericolose per la vita. Con una diagnosi e un trattamento tempestivi, i sintomi della PRES e della RCVS di solito si risolvono. Il PRAC ha raccomandato che i medicinali contenenti pseudoefedrina non debbano essere utilizzati in pazienti con ipertensione arteriosa grave o non controllata (non in trattamento o resistente al trattamento), o con malattia renale o insufficienza renale acuta (improvvisa) o cronica (a lungo termine). Leggi qui la raccomandazione completa. - 05/12/2023
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 27-30 novembre 2023 Il PRAC ha revisionato le evidenze disponibili dai trial clinici, dalla sorveglianza post-marketing e dalla letteratura pubblicata sui casi riportati di pensieri suicidari e di auto-lesionismo con i medicinali noti come agonisti recettoriali del GLP-11. Sebbene non sia possibile a questo punto giungere a conclusioni sulla relazione causale, vi sono diversi aspetti che necessitano di essere chiariti. Il comitato ha stabilito ulteriori liste di domande da rivolgere ai rispettivi titolari delle autorizzazioni in commercio di questi medicinali, nello specifico Ozempic, Rybelsus, Wegovy, Victoza, Saxenda, Xultophy, Byetta, Bydureon, Lyxumia, Suliqua e Trulicity. Il PRAC discuterà di nuovo questo argomento nell’ambito della riunione di aprile 2024. L’EMA darà ulteriori comunicazioni nel momento in cui saranno disponibili maggiori informazioni. Leggi qui l’estratto della riunione del PRAC. - 05/12/2023
- Il ruolo dei database sanitari europei per la valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci post-marketing: a che punto è l’Italia? Sono stati compiuti enormi progressi a livello globale nell’uso delle evidenze, che derivano dalle informazioni cliniche dei pazienti al momento in cui accedono alle cure mediche di routine. Il valore dei dati real world è complementare a quello dei dati provenienti da studi randomizzati controllati: si tratta di informazioni meno dettagliate sull’efficacia dei farmaci ma include periodi di osservazione più lunghi e popolazioni di studio più ampie ed eterogenee, che riflettono maggiormente la pratica clinica in quanto sono inclusi individui che normalmente non verrebbero reclutati negli studi. I dati real world possono essere raccolti in vari tipi di fonti elettroniche, come cartelle cliniche elettroniche, database di richieste di risarcimento e registri di farmaci o patologie. Queste fonti di dati variano da paese a paese, a seconda delle strutture del sistema sanitario nazionale e delle politiche nazionali. In Italia, negli ultimi due decenni, un numero crescente di database sanitari è stato utilizzato per valutare l’utilizzo e la sicurezza dei farmaci post-marketing. Vi riportiamo un articolo che descrive le fonti italiane disponibili di dati real world e il loro contributo alla generazione di evidenze post-marketing sull’uso e sulla sicurezza dei farmaci. Questo lavoro discute anche i punti di forza e i limiti dei database sanitari italiani più comunemente utilizzati nell’affrontare vari quesiti di ricerca riguardanti l’utilizzo dei farmaci, gli studi comparativi sull’efficacia e sulla sicurezza, nonché la valutazione delle tecnologie sanitarie e altre aree. Leggi qui l’articolo. - 30/11/2023
- Casi di emofilia A acquisita a seguito dei vaccini COVID-19: segnale di sicurezza convincente o possibile errore di segnalazione? Recentemente sono stati pubblicati diversi casi clinici di emofilia A acquisita (AHA) a seguito dei vaccini COVID-19. È stato inoltre suggerito un possibile aumento dell’incidenza di AHA durante la campagna di vaccinazione contro il COVID-19. Per questo motivo è stato condotto uno studio ecologico, finalizzato alla valutazione preliminare dell’associazione tra AHA e vaccinazione COVID-19, utilizzando la fonte dei dati amministrativi basati sulla popolazione della Toscana. Per ogni anno tra il 2017 e il 2021,sono stati inclusi i pazienti di età pari o superiore a 5 anni e attivi nel database dal 1° gennaio. Nel 2021, l’incidenza standardizzata di entrambi i possibili casi AHA (5,6/milione di soggetti/anno; IC 95% = 3,4–8,7) e dei pazienti testati AHA (60,7/1.000 soggetti/anno; IC 95% = 60,4–60,9) ha mostrato il valore più basso stime puntuali, anche se solo quest’ultima risultava statisticamente diversa rispetto agli anni solari precedenti. Il tasso standardizzato di possibili casi AHA per pazienti testati AHA è stato di 9,2/100.000 (IC 95% = 5,6-14,3) nel 2021 e 12,5/100.000 (IC 95% = 8,2-18,1) nel periodo 2017-2019. Questi risultati preliminari non hanno supportato l’ipotesi di una maggiore incidenza di casi AHA durante la campagna di vaccinazione COVID-19. Tuttavia, nel 2021, le restrizioni all’accesso all’assistenza sanitaria potrebbero aver contribuito alla bassa incidenza di AHA e di test di laboratorio osservati. Pertanto, sono giustificati studi multi-database su larga scala. Leggi qui l’articolo completo. - 30/11/2023
- Nota Informativa Importante su Atossisclerol In sintesi: Risultati preliminari di uno studio in corso post-autorizzativo di sicurezza (PASS – Post Authorization Safety Study) hanno evidenziato un ingiustificato ampio uso off-label del medicinale Atossisclerol in pazienti che si sottopongono a terapia sclerosante. Il medicinale Atossisclerol nella forma di schiuma deve essere somministrato solo nella concentrazione al 3%, solo nell’indicazione approvata dall’AIFA, nello specifico terapia sclerosante di vene grandi safene (VGS) con dimensioni da 4-8 mm, e con il metodo di preparazione descritto nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). Il medicinale Atossisclerol nella formulazione liquida deve essere utilizzato nelle concentrazioni e nelle seguenti indicazioni autorizzate dall’AIFA, seguendo le raccomandazioni contenute nel RCP: ATOSSISCLEROL 0,25% e 0,5% Terapia sclerosante di piccole varici (varici reticolari) e di teleangectasie. ATOSSISCLEROL 1% Terapia sclerosante di piccole varici (varici reticolari) e del ramo centrale delle teleangectasie. ATOSSISCLEROL 2% Terapia sclerosante di varici di medio calibro. ATOSSISCLEROL 3% Terapia sclerosante di varici di grosso calibro e di emorroidi (di primo e secondo grado). Leggi qui la nota informativa. - 30/11/2023
- I dati del Rapporto OsMed 2022 in modalità interattiva su consumo e spesa dei farmaci in Italia. Tabelle e grafici con dati complessivi e per regione aggiornati all’ultima pubblicazione OsMed potranno essere selezionati in base alle chiavi di ricerca inserite, con la possibilità di visualizzare il confronto regionale e gli scostamenti dalla media nazionale. Sarà sempre possibile inoltre navigare con la stessa modalità tabelle e grafici relativi ai report degli anni precedenti, cliccando sui dati di interesse sotto la sezione “OsMed Interattivo” che riportano le diverse tipologie di dati (acquisti delle strutture sanitarie pubbliche, spesa lorda pro capite e consumi per ATC e per categoria terapeutica). La navigazione interattiva consente di filtrare la ricerca per classi di farmaci e per modalità di dispensazione (assistenza convenzionata o acquisti da parte delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale) e di estrarre e stampare i risultati ottenuti. Leggi qui i Dati Rapporto 2022. - 28/11/2023
- Iniziative AIFA per la Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici Il messaggio della campagna è “Usa gli antibiotici in modo consapevole e sempre secondo le prescrizioni del tuo medico. Se prendi antibiotici in modo scorretto metti a rischio la tua salute e contribuisci allo sviluppo di batteri resistenti alle cure”. L’iniziativa – che si avvale della partecipazione di Francesca Fagnani, come testimonial – è stata presentata nel corso di un evento al Ministero della Salute, presso la sede di Lungotevere Ripa, con l’intervento del Ministro della Salute, Orazio Schillaci. L’incontro – cui hanno preso parte per AIFA il Presidente del CdA Giorgio Palù e il Sostituto del Direttore Generale Anna Rosa Marra – è stata un’occasione per fare il punto sulla situazione in Italia e sulle azioni previste dal Piano Nazionale di contrasto all’AMR (PNCAR 2022-2025). Accogliendo l’invito dell’OMS, per la Settimana mondiale la sede AIFA di via del Tritone 181 si illuminerà di blu e sulla facciata sarà proiettato il messaggio della Campagna. Campagna sull’uso consapevole degli antibiotici Farmaci antibiotici Per rivedere la presentazione - 21/11/2023
- Convegno: 10 ANNI DI FARMACOVIGILANZA IN SARDEGNA Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna, in occasione del suo 10° anniversario, organizza un simposio guidato da relatori internazionali di spicco nel campo della farmacovigilanza.📅 Data: 17 novembre 2023, dalle ore 8:30 alle ore 18:00📍 Luogo: Sala Congressi Blocco I, Cittadella Universitaria, Monserrato (CA)Unisciti a noi per una giornata di approfondimento e condivisione di conoscenze!🤓L’evento è rivolto a medici, farmacisti e infermieri ed è accreditato ECM (4,9 crediti).Le iscrizioni dovranno essere effettuate on line entro il 10/11/2023, collegandosi al sito providerecm.sardegnasalute.it, cliccando sul link “iscrizioni on-line”, seguendo le relative istruzioni.💻Non perderti l’opportunità di connetterti con gli esperti del settore e di essere parte di una comunità appassionata di farmacovigilanza. 🤝🔬📞Per ulteriori informazioni sull’evento contattare la segreteria organizzativa al numero 070 51092637, oppure all’indirizzo e-mail: farmacovigilanza@aoucagliari.it. 📩 #farmacovigilanza #sicurezzadeifarmaci #aifa #ema#congresso #simposio #crfvsardegna #aoucagliari#pharmacovigilance #pharmacology #farmacologia#10anni #cagliarieventi #drugsafety - 15/11/2023
- ThinkCascades: uno strumento per identificare le cascate prescrittive clinicamente importanti nella terapia farmacologica del paziente anziano. La cascata prescrittiva, per la prima volta descritta a metà degli anni ’90, si verifica quando un farmaco viene prescritto per gestire reazioni avverse ad un altro farmaco e in generale quando una reazione avversa viene interpretata erroneamente come una nuova condizione clinica. Al giorno d’oggi questo tipo di fenomeni vengono sempre maggiormente individuati ma sono ancora sottostimati e contribuiscono alla politerapia, alla prescrizione inappropriata e ai danni legati ai farmaci, nella popolazione anziana. E’ nata così la necessità di strumenti che supportino i prescrittori nell’identificare, prevenire e gestire prescrizioni potenzialmente inappropriate e fenomeni di questo tipo. A questo proposito, i gruppi di ricerca della Facoltà di Farmacia Leslie Dan dell’Università di Toronto e del Women’s College Hospital hanno sviluppato un nuovo strumento, chiamato ThinkCascades. Attraverso l’utilizzo del metodo Delphi (un metodo d’indagine iterativo utilizzato nella ricerca scientifica) che ha raccolto il parere di un panel di esperti composto da un gruppo eterogeneo di medici, provenienti da sei paesi e quattro aree di specializzazione con esperienza nella gestione della farmacoterapia per gli anziani, è stato individuato un elenco di cascate prescrittive clinicamente importanti. Queste, potrebbero influire negativamente sulla salute dei pazienti (laddove i rischi superano i benefici) e potrebbero portare ad una prescrizione potenzialmente inappropriata. I risultati evidenziano che le decisioni dei componenti del panel sull’importanza clinica di una cascata prescrittiva è influenzata da diversi fattori: ad esempio quanto spesso hanno prescritto quella terapia farmacologica e quanto spesso si sono imbattuti nella cascata prescrittiva stessa, la gravità delle reazioni avverse e la disponibilità di alternative. ThinkCascades ha prodotto nove cascate prescrittive che i clinici dovrebbero prendere in considerazione al momento della prescrizione e della revisione della terapia farmacologica in ogni contesto assistenziale, in ogni paese e in ogni ambito specialistico. Inoltre, lo strumento può essere utile anche nel facilitare l’identificazione da parte dei medici di altre cascate prescrittive nella pratica clinica. Leggi qui l’articolo completo. - 14/11/2023
- EMA raccomanda l’approvazione del vaccino COVID-19 Nuvaxovid adattato contro Omicron XBB.1.5 Il vaccino – noto come Nuvaxovid XBB.1.5 – sarà utilizzato per prevenire COVID-19 negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età. In linea con le precedenti raccomandazioni dell’EMA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), gli adulti e gli adolescenti di età pari o superiore a 12 anni che necessitano di vaccinazione devono ricevere un’unica dose, a prescindere da eventuali precedenti vaccinazioni contro COVID-19. Nella decisione di raccomandare l’autorizzazione, il CHMP ha valutato i dati di laboratorio che mostrano che il vaccino adattato è in grado di evocare un’adeguata risposta immunitaria nei confronti della variante XBB.1.5. Il Comitato ha altresì esaminato i dati di uno studio condotto su adulti precedentemente vaccinati, da cui è emerso che la versione di Nuvaxovid adattata contro un ceppo correlato, Omicron BA.5, è stata in grado di evocare una importante risposta immunitaria contro tale ceppo. Sulla base di tali dati, il CHMP ha concluso che si prevede che Nuvaxovid XBB.1.5 evochi un’adeguata risposta immunitaria contro XBB.1.5. Si prevede inoltre che il profilo di sicurezza di Nuvaxovid XBB.1.5 sia simile a quello del vaccino originariamente autorizzato. Tali previsioni sono state supportate anche dai dati clinici disponibili per la versione del vaccino diretta contro Omicron BA.5. Gli effetti indesiderati più comuni con Nuvaxovid XBB.1.5 sono stati dolore e dolorabilità nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore muscolare e sensazione di malessere generale. La raccomandazione del CHMP è stata trasmessa dall’EMA alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione giuridicamente vincolante in tutta l’UE. - 10/11/2023
- Nota Informativa Importante su medicinali a base di esteri etilici degli acidi omega-3 Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). AIFA rende disponibile una comunicazione rivolta agli operatori sanitari relativa all’aumento del rischio dose-dipendente di fibrillazione atriale in pazienti con malattie cardiovascolari accertate o fattori di rischio cardiovascolare trattati con medicinali a base di esteri etilici degli acidi omega-3 rispetto al placebo. Sintesi: Il rischio osservato di fibrillazione atriale è risultato più elevato con una dose di 4 g/die. Gli operatori sanitari devono consigliare ai pazienti di rivolgersi al medico se sviluppano sintomi di fibrillazione atriale. Se si sviluppa fibrillazione atriale il trattamento con questi medicinali deve essere interrotto definitivamente. Leggi qui la Nota Informativa AIFA. - 08/11/2023
- Reazione avverse ai farmaci, al via la #MedSafetyWeek 2023 Dal 6 al 12 novembre 2023 l’Agenzia Italiana del Farmaco partecipa alla campagna globale #MedSafetyWeek, che vede numerose organizzazioni non governative e più di 80 Agenzie regolatorie unite per sensibilizzare sull’importanza delle segnalazioni dei sospetti effetti indesiderati dei medicinali, utilizzando i canali social per diffondere i materiali condivisi a livello internazionale. Giunta alla sua ottava edizione, la campagna è guidata dall’UMC (Uppsala Monitoring Center, il centro collaboratore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per il monitoraggio internazionale dei farmaci) ed è sostenuta dai membri della Coalizione internazionale delle Autorità di regolamentazione dei medicinali (ICMRA). Tutte le Agenzie dei medicinali gestiscono sistemi per rilevare e analizzare gli effetti indesiderati dei farmaci. Lo scopo del monitoraggio della sicurezza è quello di ottenere maggiori informazioni sugli effetti indesiderati già noti ed eventualmente scoprirne di nuovi per proteggere i pazienti. Per questo, ogni segnalazione effettuata da un paziente o da un operatore sanitario viene attentamente valutata ed esaminata per individuare le misure da adottare per ridurre o prevenire possibili problemi per i pazienti. Attraverso la partecipazione alla campagna 2023, AIFA intende ricordare ancora una volta l’importanza di segnalare sempre i sospetti effetti indesiderati dei farmaci direttamente sul sito dell’Agenzia, seguendo le indicazioni contenute nella pagina “Come segnalare una reazione avversa”. MedSafetyWeek 2023 Guarda le animazioni sul canale YouTube di AIFA - 08/11/2023
- Topiramato: nuove restrizioni per prevenire l’esposizione durante la gravidanza. L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile la Nota Informativa Importante per gli operatori sanitari, concordata con le autorità europee, sull’implementazione di un programma di prevenzione della gravidanza per i medicinali contenenti topiramato. Leggi qui la Nota Informativa. - 08/11/2023
- “Cercare un ago in un pagliaio”: un approccio automatizzato per l’identificazione delle segnalazioni spontanee con la maggiore utilità clinica. La segnalazione spontanea di eventi avversi è aumentata costantemente negli ultimi decenni, grazie alla partecipazione attiva dei singoli cittadini e delle varie figure sanitarie. Questa tendenza ha sicuramente contribuito a migliorare la sicurezza post-marketing dei farmaci, ma al contempo ha messo gli esperti di farmacovigilanza di fronte ad un notevole volume di dati da esaminare, nel più breve tempo possibile, onde evitare ulteriori rischi di esposizione della popolazione. Ciò evidenzia la chiara necessità di metodologie alternative o complementari per aiutare a stabilire la priorità di revisione delle varie segnalazioni. In questo studio multicentrico una nota azienda farmaceutica (GSK), attraverso una commissione di esperti di sicurezza dei farmaci, ha sviluppato e testato una metodologia automatizzata, il Clinical Utility Score for Prioritisation (CUSP) o Punteggio di utilità clinica per la priorità, al fine di aiutare gli addetti alla farmacovigilanza ad assegnare la priorità di valutazione clinica dei dati di sicurezza e di velocizzare la revisione delle serie di casi quando il loro volume è elevato. Nella metodica CUSP sono state incluse 30 variabili presenti nelle schede di segnalazione (ICSR), ritenute di utilità clinica. Il punteggio CUSP per una data ICSR è calcolato come la somma dei punteggi di ogni variabile da un minimo di 2 (tutte le ICSR contengono informazioni relative alle variabili ” farmaco sospetto” ed “evento”) fino ad un massimo di 30. Il metodo CUSP è stato testato su un set di singole ICSR associate a cinque coppie farmaco-evento che hanno portato a modifiche della scheda tecnica. Le coppie farmaco-evento selezionate presentavano caratteristiche diverse nell’ambito dell’intera gamma di prodotti GSK. Su un totale di 773 ICSR, 33 sono stati considerati “casi chiave” (controllo positivo), 344 di scarsa utilità (controllo negativo) e 396 segnalazioni contenenti spiegazioni alternative (storia clinica e/o farmaci concomitanti). L’insieme dei dati “casi chiave” e “casi di scarsa utilità” sono stati successivamente utilizzati insieme a “tutti i casi” all’interno del database di sicurezza per valutare la distribuzione dei punteggi CUSP, le prestazioni della metodologia CUSP e il contributo delle singole variabili al punteggio. Il punteggio medio CUSP per i “casi chiave” e per i “casi di bassa utilità” è stata rispettivamente di 19,7 (mediana: 21; range: 7-27) e 17,3 (mediana: 19; range: 4-27). La distribuzione dei punteggi CUSP per i “casi chiave” è risultata tendente verso l’intervallo più alto di punteggi rispetto a “tutti i casi”. Le prestazioni complessive in ogni singola coppia farmaco-evento variavano considerevolmente, mostrando un maggiore potere predittivo per i “casi chiave” per tre delle coppie farmaco-evento (CUSP media tra questi tre: 22,8; intervallo 22,5-23,0) e una potenza inferiore per i restanti due (CUSP media tra questi due: 17,6; intervallo: 14,5-20,7). Lo studio dimostra che la metodologia CUSP è potenzialmente in grado di consentire l’identificazione sistematica di ICSRs di maggiore utilità clinica. Sebbene siano stati sviluppati altri strumenti per valutare la completezza e l’utilità delle ICSR, questo è il primo tentativo di sviluppare con successo un sistema automatizzato di punteggio dell’utilità clinica che aiuti gli esperti a stabilire la priorità delle ICSR durante la revisione delle serie di casi. Leggi qui l’articolo completo. - 02/11/2023
- Comunicazione EMA: nuove misure per evitare l’esposizione al topiramato in gravidanza L’11 ottobre 2023, il CMDh ha approvato le nuove misure raccomandate dal comitato di sicurezza (PRAC) dell’EMA a settembre per evitare l’esposizione dei bambini ai farmaci contenenti topiramato nel grembo materno, poichè il farmaco può aumentare il rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini le cui madri assumevano topiramato durante la gravidanza. È già noto che l’uso del topiramato nelle donne in gravidanza aumenta il rischio di difetti alla nascita. Le misure saranno attuate direttamente dagli Stati membri in cui questi farmaci sono autorizzati. Leggi qui il comunicato completo sul sito dell’AIFA. - 02/11/2023
- Uno studio esplorativo dell’impatto della segnalazione spontanea dei vaccini COVID-19 sul mascheramento del rilevamento del segnale su EudraVigilance Introduzione Durante il processo di detezione dei segnali, vengono utilizzati metodi statistici per identificare le combinazioni farmaco-evento (DEC) che sono segnalate in modo sproporzionato rispetto ad altri farmaci ed eventi nell’intero database. Si ipotizza che l’elevato volume di segnalazioni di reazioni (ADR) ai i vaccini anti-COVID-19 trasmesse a EudraVigilance possa aver influenzato le prestazioni delle statistiche di sproporzione utilizzate nella rilevazione di routine dei segnali, con il risultato potenziale di mascherare i segnali o di segnalare false associazioni come potenziali segnali. Obiettivo Il nostro obiettivo era studiare l’impatto della segnalazione spontanea dei vaccini COVID-19 sulla rilevazione statistica dei segnali in EudraVigilance. Metodi Abbiamo ricalcolato il reporting odds ratio (ROR) per i segnali che erano stati precedentemente discussi dal Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) per i segnali recuperati da EudraVigilance, omettendo le segnalazioni per vaccini COVID-19 dal calcolo standard del ROR e confrontando poi l’intervallo di confidenza inferiore (LCI) del ROR ricalcolato con l’LCI del ROR effettivo su EudraVigilance. Risultati In totale, sono stati esaminati 52 segnali per 38 sostanze attive. Per 35 segnali, l’LCI del valore ROR ricalcolato era inferiore all’LCI del ROR effettivo (suggerendo che la segnalazione di ADR per vaccini COVID-19 ha avuto un effetto positivo sulla forza del segnale), mentre per 15 segnali l’LCI del valore ROR ricalcolato era superiore all’LCI del ROR effettivo (suggerendo che la segnalazione di ADR per vaccini COVID-19 ha avuto un effetto attenuante sulla forza del segnale). Per due segnali non è stata osservata alcuna variazione del ROR. In questa analisi, sono stati trovati sei risultati significativi. Cinque DEC sono risultate mascherate: bleomicina e trombocitopenia immunitaria (ROR LCI effettivo = 0,94, ROR LCI ricalcolato = 1,02), vortioxetina e sanguinamento mestruale abbondante (ROR LCI effettivo = 0,3, ROR LCI ricalcolato = 1,06), caplacizumab e sanguinamento mestruale abbondante (ROR LCI effettivo = 0,98, ROR LCI ricalcolato = 3,47), ziprasidone e amenorrea (ROR LCI effettivo = 0,84, ROR LCI ricalcolato = 1,67) e azacitidina e pericardite (ROR LCI effettivo = 0,81, ROR LCI ricalcolato = 2,01). Per il DEC adalimumab e sindrome infiammatoria da ricostituzione immunitaria, l’LCI del valore ROR effettivo è stato di 1,14 e la rimozione delle segnalazioni per vaccini COVID-19 ha portato a un LCI del valore ROR ricalcolato di 0,94 (inferiore alla soglia). Conclusioni Abbiamo dimostrato cinque casi di mascheramento e un caso di associazione falso-positiva dovuti all’influenza delle segnalazioni spontanee a vaccini COVID-19 sul ROR. Ciò suggerisce che l’elevato numero di segnalazioni di reazioni avverse per i vaccini COVID-19 in EudraVigilance ha il potenziale per influenzare le attività di routine di rilevamento statistico dei segnali. L’impatto delle segnalazioni di ADR da vaccino COVID-19 sulle attuali pratiche di rilevamento dei segnali richiede un’ulteriore valutazione e potrebbe essere necessario sviluppare soluzioni per affrontare i problemi di mascheramento in EudraVigilance. Leggi qui l’articolo completo. - 27/10/2023
- Associazione tra abbassamento rigoroso vs indulgente del colesterolo rispetto a esiti cardiaci, progressione e complicanze del diabete e mortalità nei pazienti con diabete trattati con statine: is less more? IntroduzioneMentre alcune linee guida raccomandano l’uso di statine per raggiungere un target di colesterolo lipoproteico a bassa densità (LDL-C) < 70 mg/dL per la prevenzione primaria della malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD) nei pazienti a rischio elevato, altre raccomandano di non fissare un livello target di LDL-C. Il raggiungimento di un livello target < 70 mg/dL richiede comunemente l’uso di statine ad alta intensità, che è stato associato a un rischio maggiore di progressione del diabete. L’obiettivo di questo studio è valutare l’associazione tra una riduzione rigorosa (≤ 70 mg/dL) e una riduzione più indulgente (> 70-100 mg/dL) dell’LDL-C e gli eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE), la progressione del diabete, le complicanze microvascolari del diabete e la mortalità totale nei pazienti con diabete.MetodiSi tratta di uno studio retrospettivo abbinato per propensity score (PS) in una coorte nazionale di veterani, prevalentemente di sesso maschile, con diagnosi di diabete senza precedenti malattie cardiovascolari (negli anni fiscali 2003-2015), che sono stati avviati alla somministrazione di una statina. È stata creata una corrispondenza tra PS rigorosi (LDL-C medio durante il follow-up ≤ 70 mg/dL) e indulgenti (LDL-C medio durante il follow-up > 70-100 mg/dL) utilizzando 65 caratteristiche di base, tra cui comorbidità, punteggi di rischio, uso di classi di farmaci, segni vitali e dati di laboratorio. Gli esiti includevano MACE, progressione del diabete, complicanze microvascolari del diabete e mortalità totale.RisultatiSu 80.110 pazienti eleggibili, abbiamo abbinato 21.294 coppie di pazienti che iniziavano di statine con un abbassamento severo o indulgente dell’LDL-C. L’età media (SD) era di 64 (9,5) anni e la durata media (SD) del follow-up era di 6 (3) anni. Il MACE è risultato simile nei gruppi abbinati per PS [6,1% nei pazienti rigorosi contro 5,8% nei pazienti indulgenti; odds ratio (OR): 1,06; 95% intervallo di confidenza (95% CI) 0,98-1,15, P = 0,17]. La progressione del diabete è stata più elevata nel gruppo rigoroso rispetto a quello indulgente (66,7% nel gruppo rigoroso contro 64,1% nel gruppo indulgente; OR 1,12; 95% CI 1,08-1,17, P < 0,001). Non vi è stata alcuna differenza nelle complicanze microvascolari del diabete (22,3% nel gruppo rigoroso contro 21,9% nel gruppo indulgente; OR 1,02; 95% CI 0,98-1,07, P = 0,31) e nessuna differenza nella mortalità totale (14,6% nel gruppo rigoroso contro 15% nel gruppo indulgente; OR 0,97; 95% CI 0,92-1,02, P = 0,20).ConclusioneUna riduzione rigorosa rispetto a una indulgente dell’LDL-C con le statine negli uomini con diabete senza ASCVD preesistente non ha ridotto il rischio di MACE, ma è stata associata ad un aumento della progressione del diabete. I medici dovrebbero monitorare i loro pazienti per la progressione del diabete quando aumentano le statine per raggiungere livelli di LDL-C ≤ 70 mg/dL. Leggi qui l’articolo completo. - 26/10/2023
- Trattamento con levotiroxina nelle donne in gravidanza e rischio di convulsioni nei bambini: Uno studio di coorte basato sulla popolazione Introduzione e obiettivo Il rischio di convulsioni nella prole in seguito all’esposizione prenatale alla levotiroxina non è ben studiato. Questo studio si propone di valutare l’associazione tra il trattamento con levotiroxina nelle donne in gravidanza e il rischio di convulsioni nella prole. I metodi Questo studio di coorte basato sulla popolazione ha incluso tutte le donne in gravidanza che hanno partorito tra gennaio 2001 e gennaio 2018, con un follow-up fino a dicembre 2020, utilizzando i dati dell’Hong Kong Clinical Data Analysis and Reporting System. Per valutare l’associazione tra l’uso di levotiroxina da parte della madre durante la gravidanza e le crisi epilettiche nei bambini sono stati utilizzati hazard ratio (wHR) ponderati per propensity score e intervalli di confidenza (CI) al 95%. Risultati Tra le 528.343 coppie madre-bambino incluse, 3044 bambini sono stati esposti alla levotiroxina in epoca prenatale, in qualsiasi momento del periodo di gravidanza. È stato osservato un rischio significativamente maggiore di convulsioni nei bambini del gruppo esposto nel periodo prenatale rispetto al gruppo non esposto (wHR 1,12, 95% CI 1,02-1,22). È stato osservato un aumento del rischio di convulsioni nel confronto tra il gruppo esposto e le madri in eutiroidismo che non avevano una storia di diagnosi o prescrizioni relative alla tiroide (wHR 1,12, 95% CI 1,02-1,23). Tuttavia, non è stata osservata alcuna differenza significativa tra il gruppo esposto in fase prenatale e quello di madri precedentemente esposte alla levotiroxina ma che avevano interrotto la terapia durante la gravidanza (wHR 0,97, 95% CI 0,66-1,44). Non è stata osservata alcuna differenza significativa nemmeno nell’analisi abbinata per fratelli (wHR 1,23, 95% CI 0,76-2,01). Conclusioni L’aumento del rischio di convulsioni osservato nei bambini nati da madri esposte alla levotiroxina durante la gravidanza potrebbe essere dovuto a un confondimento residuo da parte della malattia tiroidea materna. I risultati supportano le attuali linee guida sull’uso sicuro del trattamento con levotiroxina durante la gravidanza. Leggi qui l’articolo completo. - 25/10/2023
- Reazioni avverse agli oppioidi: Uno studio in un database nazionale di farmacovigilanza Introduzione Gli oppioidi sono comunemente utilizzati come analgesici; tuttavia, come ogni farmaco, possono causare reazioni avverse ai farmaci (ADR), tra cui nausea, costipazione, dipendenza e depressione respiratoria, che si traducono in eventi dannosi e fatali. Pertanto, è essenziale monitorare la sicurezza di questi farmaci nella pratica clinica. Obiettivo Questo studio si propone di caratterizzare il profilo di sicurezza degli oppioidi conducendo uno studio descrittivo basato su un sistema di segnalazione spontanea (SRS) per le ADR nei Paesi Bassi, con particolare attenzione all’abuso, all’uso improprio, agli errori terapeutici e alle differenze di genere. I metodi Sono state analizzate le segnalazioni inviate al Centro di Farmacovigilanza olandese Lareb da gennaio 2003 a dicembre 2021 con un farmaco oppioide come farmaco sospetto/interagente. I rapporti di probabilità di segnalazione (ROR) per le combinazioni farmaco-ADR sono stati calcolati, analizzati e corretti per il sesso e l’utilizzo dei farmaci (spesa) per la popolazione olandese. Risultati Sono state analizzate 8769 segnalazioni. Il tramadolo è stato l’oppioide con il maggior numero di segnalazioni durante il periodo (n = 2746), mentre l’ossicodone o il tramadolo hanno avuto il maggior numero di segnalazioni all’anno nel periodo di studio. Le ADR più segnalate per l’uso di oppioidi sono state la nausea, seguita da vertigini e vomito, indipendentemente dal sesso, e tutte sono state segnalate più frequentemente nelle donne. Il vomito associato al tramadolo (ROR femmine/maschi = 2,17) era significativamente maggiore nelle donne. La buprenorfina è stata responsabile della maggior parte delle ADR quando è stata corretta per la spesa, con ROR elevati osservati per ipersensibilità sul sito di applicazione, reazioni sul sito di applicazione e eruzione cutanea sul sito di applicazione. Il fentanil ha dato origine alla maggior parte delle segnalazioni di ADR relative ad abuso, uso improprio ed errori terapeutici. Conclusioni I pazienti trattati con oppioidi hanno sperimentato ADR, principalmente nausea, vertigini e vomito. Per questi gruppi di farmaci non sono state riscontrate differenze significative tra i due sessi, ad eccezione del vomito associato al tramadolo. In generale, le ADR correlate agli oppioidi hanno presentato ROR più elevati quando non corretti e corretti per sesso e spesa rispetto ad altri farmaci. Nel SRS olandese è stata riscontrata una segnalazione più sproporzionata per le ADR riguardanti l’abuso, l’uso improprio e gli errori di medicazione per gli oppioidi rispetto ad altri farmaci. Leggi qui l’articolo completo. - 24/10/2023
- Reazioni avverse da dimetilfumarato in un’Azienda Ospedaliera della Regione Sardegna. Introduzione Il dimetilfumarato (DMF) è un medicinale, autorizzato nell’Unione Europea, per il trattamento di pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante-remittente (SM-RR). Nel 2020 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), ha reso disponibili ulteriori informazioni di sicurezza riguardanti il rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) correlato al suo utilizzo per questa indicazione, e ricordato agli operatori sanitari l’importanza della segnalazione, in quanto strumento di individuazione di possibili segnali d’allarme. Obiettivo L’obiettivo del presente lavoro è stato valutare l’andamento delle segnalazioni a DMF (dispensato dal farmacista in regime di Distribuzione Diretta (DD) ai pazienti con SM-RR in una azienda ospedaliera della Regione Sardegna. Metodi L’analisi è stata condotta estraendo dalla RNF tutte le segnalazioni inserite dall’azienda ospedaliera nel periodo da gennaio 2021 a giugno 2023, che hanno riportato ADR a DMF, indicato in pazienti con SM-RR. Il numero di casi che hanno presentato ADR è stato rapportato al numero di pazienti, a cui è stata dispensata la terapia in regime di Distribuzione Diretta (DD), estrapolati dal gestionale informatico regionale, in particolare dalla lista di movimenti del fusso EDF (Erogazione Diretta dei Farmaci). Risultati Nel periodo in esame per la Regione Sardegna sono state inserite in RNF 49 segnalazioni di sospette ADRs a DMF. Di queste, 12 (24,4%) sono segnalazioni spontanee della azienda ospedaliera in questione. L’età̀ media dei pazienti è stata 46,6 anni. Il 91,6% delle segnalazioni hanno riguardato pazienti di sesso femminile. Tutte le segnalazioni sono state inserite dal farmacista e sono state codificate come non gravi. II 38% delle ADR si è completamente risolta, il 27,5% è andata incontro a miglioramento, mentre il 31% non si è ancora risolta. In 4 segnalazioni su 12, il farmaco è stato sospeso, e in 3 casi si è passati al trattamento con teriflunomide. Le Soc (System Organ Class) maggiormente segnalate sono patologie della cute e del tessuto sottocutaneo (32%), gastrointestinali (28%) e generali (12%). La percentuale di casi di pazienti che, nel periodo, hanno ricevuto la terapia in regime di DD e che hanno manifestato una ADR a DMF è del 6,34%. Conclusioni Nel biennio 2021-2022 si può evidenziare un aumento del numero di segnalazioni per DMF nell’azienda, probabile conseguenza di una maggiore attenzione rivolta dagli operatori sanitari a seguito della nota informativa AIFA. Nessuna segnalazione inserita dall’azienda ha riguardato la PML. Le segnalazioni valutate sono state individuate durante la fase di dispensazione ai pazienti in regime di DD, evidenziando come la figura del farmacista ospedaliero ricopra un ruolo indispensabile per la farmacovigilanza e costituisca un elemento essenziale nei team multidisciplinari impegnati a garantire la sicurezza dei farmaci. Bibliografia Fonte AIFA. Nota Informativa Importante su Tecfidera® (dimetilfumarato). Link: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/nota-informativa-importante-su-tecfidera-dimetilfumarat-1 POSTER_Sifact2023-DimetilfumaratoDownload - 24/10/2023
- Il ruolo del farmacista nella segnalazione delle reazioni avverse: i dati della Regione Sardegna Introduzione Le segnalazioni di reazioni avverse rappresentano uno strumento per l’individuazione di segnali d’allarme e per il monitoraggio della sicurezza dei farmaci. Il principale limite della farmacovigilanza è la sotto-segnalazione, cioè la mancata segnalazione di una sospetta ADR (Adverse drug reaction) perciò questa disciplina ha tra gli obiettivi la sensibilizzazione degli operatori sanitari sull’importanza della segnalazione. Tra questi il farmacista si rivela sempre più una figura coinvolta nelle attività di farmacovigilanza e quindi anche nella segnalazione di reazioni avverse. Obiettivo Analisi e valutazione dell’andamento della segnalazione delle reazioni avverse a farmaco e vaccino da parte dei farmacisti nel periodo dal 2018 al 2022 della Regione Autonoma della Sardegna (RAS). Metodi L’analisi è stata condotta estraendo dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) tutte le segnalazioni dal 2018 al 2022 per la RAS e sono state prese in considerazione quelle la cui fonte corrispondeva alla figura del farmacista. È stato calcolato il tasso di segnalazione per questa categoria sulla segnalazione totale, ed è stata valutata la distribuzione durante il periodo considerato. Risultati Nell’arco temporale di riferimento le segnalazioni inserite dal farmacista sono 1082 per la Regione Sardegna (il 21% delle segnalazioni totali regionali, rispetto al 15,3% delle segnalazioni nazionali dei farmacisti). Le segnalazioni sono state 67 nel 2018, 58 nel 2019 e 41 nel 2020. Il 2021 e il 2022 hanno portato ad un incremento del numero di segnalazioni: rispettivamente 479 e 437. Si tratta di 845 segnalazioni spontanee (78%) e 237 da studio (22%). In 320 casi riguardano reazioni gravi (29,5%), mentre in 762 non gravi (70%). Dall’analisi delle ADR emerge che le SOC (System Organ Class) maggiormente segnalate sono: Patologie del sistema emolinfopoietico (442), Patologie cardiache (322) e Patologie Congenite familiari e genetiche (300). Conclusioni L’incremento della segnalazione da parte del farmacista si è evidenziato nel biennio 2021-2022. Per quanto riguarda il 2021 il trend positivo è dovuto principalmente alle segnalazioni spontanee da vaccino, in linea con i dati nazionali, mentre nel 2022 è dovuto alla presenza di segnalazioni da studio che evidenziano il coinvolgimento del farmacista in progetti di farmacovigilanza attiva su tutto il territorio regionale. POSTER_Sifact2023-Segnalazione-farmacistaDownload - 24/10/2023
- Il futuro di ChatGPT nella farmacovigilanza Sviluppato da OpenAI, ChatGPT è un sofisticato modello di linguaggio di grandi dimensioni in grado di generare risposte che assomigliano al linguaggio umano quando vengono presentate istruzioni scritte, rendendolo adatto a varie applicazioni. Fin dalla sua nascita, ChatGPT ha dimostrato la capacità di trasformare il modo in cui gli esseri umani e le macchine interagiscono, ispirando varie applicazioni in più domini, inclusa la farmacovigilanza. L’obiettivo primario della farmacovigilanza è garantire l’utilizzo sicuro ed efficiente dei farmaci salvaguardando la salute pubblica e la sicurezza dei pazienti. Una componente integrale della farmacovigilanza è la raccolta e l’analisi delle informazioni sulla sicurezza relative ai farmaci. La competenza di ChatGPT nel gestire grandi quantità di dati testuali e la sua capacità di impegnarsi in conversazioni istantanee con gli utenti rappresentano un’opportunità per migliorare la segnalazione delle reazioni avverse ai farmaci (ADR) e migliorare l’accuratezza e la tempestività delle operazioni di farmacovigilanza. Grazie alla sua formazione su diverse risorse online, ChatGPT può funzionare come un database per il lessico di farmacovigilanza. L’importanza di ChatGPT risiede nella sua capacità di identificare le ADR utilizzando prove del mondo reale provenienti da piattaforme non tradizionali, come i social media. La FDA statunitense ha stimato che solo l’1-10% di tutte le ADR vengono segnalate al sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA, mentre le conversazioni sulle ADR avvengono più frequentemente sui social media. ChatGPT ha dimostrato la sua capacità di fornire riassunti concisi in risposta alle domande relative alle ADR sui farmaci di uso frequente, con la maggior parte dei contenuti confermati dalle informazioni pubblicate. Tuttavia, l’efficacia di ChatGPT è significativamente influenzata dalla formulazione della richiesta. Quando si fa riferimento al marchio del farmaco, ChatGPT può produrre un inventario ADR preciso. Tuttavia, quando è stato utilizzato il nome IUPAC della molecola, ChatGPT lo ha erroneamente associato ad un altro farmaco. Inoltre, nonostante sia commercializzato come strumento multilingue, ChatGPT non dispone di dati di formazione adeguati per i prodotti farmaceutici in lingue diverse dall’inglese. Questa carenza era evidente durante il tentativo di recuperare informazioni sulle ADR per il farmaco ampiamente utilizzato in cinese. Sebbene ChatGPT sia stata in grado di compilare un elenco completo di ADR rilevanti, non è riuscita a determinarne le cause profonde. In queste situazioni, gli esperti di farmacovigilanza umana possiedono conoscenze e competenze decisamente superiori. Per quanto riguarda un altro aspetto cruciale della farmacovigilanza, l’efficacia di ChatGPT come database di interazione farmaco-farmaco (DDI) rimane incerta. Sebbene ChatGPT possa sfruttare le informazioni provenienti dai social media, le normative che vietano il caricamento di informazioni sanitarie protette su piattaforme come ChatGPT possono limitarne l’utilizzo nel settore della sicurezza dei farmaci. Nonostante queste limitazioni, le risposte di ChatGPT possono servire come preziosi punti di partenza per la validazione a valle, che spesso è più fattibile rispetto alla ricerca di prove completamente nuove. ChatGPT può anche identificare modelli e svelare nuovi segnali provenienti da ADR segnalati su varie piattaforme online non facilmente rilevabili con i metodi tradizionali. Tuttavia, fare affidamento esclusivamente sulle risposte di ChatGPT per il processo decisionale comprometterebbe il rigore scientifico della ricerca sulla sicurezza dei farmaci e metterebbe a repentaglio la salute dei pazienti. I risultati di ChatGPT dovrebbero sempre essere considerati con la competenza umana e conoscenza esistente. Leggi qui l’articolo completo. - 17/10/2023
- Ricoveri ospedalieri correlati a reazioni avverse ai farmaci in Svizzera 2012-2019: caratteristiche, mortalità ospedaliera e tasso di segnalazione spontanea Le reazioni avverse ai farmaci (ADR) contribuiscono alla morbilità e le ADR gravi possono causare l’ospedalizzazione e la morte. Questo studio caratterizza e quantifica i ricoveri ospedalieri correlati alle ADR e i successivi decessi in ospedale, e stima il tasso di segnalazione spontanea alle autorità di regolamentazione in Svizzera, dove gli operatori sanitari sono legalmente obbligati a segnalare le ADR. In questo studio retrospettivo di coorte, condotto dal 2012 al 2019, si sono analizzati i dati nazionali dell’Ufficio federale di statistica. Attraverso regole di codifica si sono identificati i ricoveri ospedalieri correlati alle ADR e si è voluto stimare il tasso di segnalazione, i rapporti di sicurezza sui singoli casi (ICSR) raccolte nel sistema svizzero di segnalazione spontanea durante lo stesso periodo. In questo modo i risultati ottenuti sono stati che su 11.240.562 pazienti ricoverati, 256.550 (2,3%) sono stati ricoverati per ADR, 132.320 (51,6%) erano di sesso femminile, 120.405 (46,9%) erano di età ≥ 65 anni e 16.754 (6,5%) erano bambini/adolescenti. Le comorbilità più frequenti erano ipertensione (89.938 [35,1%]), disturbi dei fluidi/elettroliti (54.447 [21,2%]), insufficienza renale (45.866 [17,9%]), aritmie cardiache (37.906 [14,8%]) e depressione (35.759 [13,9%]). Le ADR più frequentemente riscontrate sono state a carico dell’apparato digerente (come gastroenteriti e coliti non infettive), l’apparato genitourinario (come Insufficienza renale acuta) e alterazioni dello stato mentale e comportamentale che si manifestano, ad esempio, in dipendenza da oppioidi). La mortalità in ospedale è stata del 2,2% (5669). Poiché gli ICSR hanno indicato 14.109 ricoveri e 700 decessi in ospedale, i tassi di segnalazione stimati sono stati rispettivamente del 5% e del 12%. In conclusione, possiamo affermare che questa osservazione di 8 anni in Svizzera ha rivelato che il 2,3%, ovvero circa 32.000 ricoveri all’anno, sono stati causati da ADR e che la maggior parte dei ricoveri correlati alle ADR non è stata segnalata alle autorità di regolamentazione, nonostante gli obblighi di legge. Leggi qui l’articolo completo. - 05/09/2023
- Fattori associati alla sottosegnalazione delle reazioni avverse ai farmaci da parte degli operatori sanitari: Aggiornamento della revisione sistematica Introduzione La sottosegnalazione è uno dei principali limiti del sistema di segnalazione spontanea delle reazioni avverse ai farmaci (ADR). Poiché esse sono responsabili del 10% delle visite ambulatoriali , del 3,5-10% dei ricoveri ospedalieri, e sono la quinta causa di morte nei pazienti ricoverati, oltre a prolungare la degenza e a presentare un elevato impatto economico, è evidente che la loro segnalazione spontanea da parte degli operatori sanitari consente di determinare, in modo continuativo, non solo il rapporto rischio/beneficio di un determinato farmaco, ma è anche uno dei metodi migliori per generare segnali relativi a eventi inattesi e ADR rare. In altri termini, un alto tasso di under-reporting impedisce di quantificare i reali valori di incidenza e di rischio delle ADR e ritarda l’attivazione di segnali di allarme utili e necessari alla salvaguardia della salute pubblica. Un tale ritardo nelle decisioni di limitare l’uso di un farmaco o di ritirarlo può comportare il coinvolgimento, e quindi il danno, di molti più pazienti. Una revisione sistematica del 2009 ha dimostrato che le conoscenze e gli atteggiamenti degli operatori sanitari sono fortemente correlati alla sotto-segnalazione delle ADR. Obiettivo L’obiettivo degli Autori è stato quello di aggiornare la precedente revisione sistematica volta a identificare i fattori (sociodemografici, conoscenze e atteggiamenti) associati alla mancata segnalazione delle ADR da parte degli operatori sanitari. Metodi In questa revisione sistematica gli Autori hanno cercato nei database MEDLINE ed EMBASE gli studi pubblicati tra il 2007 e il 2021 che soddisfacevano i seguenti criteri di inclusione: (1) pubblicati in inglese, francese, portoghese o spagnolo; (2) che coinvolgessero operatori sanitari; e che (3) avessero come obiettivo quello di valutare i fattori associati alla sottosegnalazione delle ADR attraverso la segnalazione spontanea. Risultati Complessivamente sono stati inclusi 65 lavori. Mentre le caratteristiche sociodemografiche dei professionisti della salute non hanno influenzato la sottosegnalazione, le conoscenze e gli atteggiamenti invece continuano a mostrare una effetto (ripercussione) significativo:(1) ignoranza (solo le ADR gravi devono essere segnalate) nell’86,2%; (2) letargia (procrastinazione, mancanza di interesse e altre scuse) nell’84,6%; (3) compiacenza (la convinzione che solo i farmaci ben tollerati siano immessi in commercio) nel 46,2%; (4) diffidenza (paura di apparire ridicoli per aver segnalato solo sospette ADR) nel 44,6%; e (5) l’insicurezza (è quasi impossibile determinare se un farmaco sia o meno responsabile di una specifica reazione avversa) nel 33,8% e l’assenza di feedback nel 9,2%. In questa revisione, il mancato obbligo di segnalazione e la riservatezza emergono come nuove ragioni per la mancata segnalazione. Conclusioni I risultati di questa revisione mostrano che, come già visto nella revisione 2009, la scarsa segnalazione delle ADR è ancora associata a una serie di atteggiamenti (ignoranza, mancanza di fiducia o compiacimento) e scuse che sono potenzialmente modificabili attraverso la formazione o facilitando il processo di notifica. Ciò suggerisce che nell’ultimo decennio non ci sono stati progressi significativi nella formazione degli operatori sanitari in materia di segnalazione delle ADR e che è necessario implementare e approfondire, all’interno dei sistemi sanitari e dei corsi di laurea, la formazione degli operatori sanitari sul tema della sicurezza dei farmaci. In questo modo si otterrebbe una maggiore e più precoce attivazione di un segnale d’allarme nei sistemi di farmacovigilanza e ciò permetterebbe alle autorità sanitarie di reagire più rapidamente garantendo la sicurezza del maggior numero possibile di pazienti. Leggi qui l’articolo completo. - 05/09/2023
- AIFA pubblica il Rapporto Nazionale 2022 “L’uso dei Farmaci in Italia” Nel 2022 la spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 34,1 miliardi di euro, in aumento del 6,0% rispetto al 2021. Più di 6 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di farmaci, con una crescita della spesa pro capite e dei consumi all’aumentare dell’età. In particolare, la popolazione con più di 64 anni ha assorbito oltre il 60% della spesa e delle dosi.Le Regioni del Nord hanno registrato una prevalenza inferiore (63,1%) rispetto al Centro (68,4%) e al Sud Italia (69,5%). Sono alcuni dei dati che emergono dal Rapporto Nazionale 2022 “L’uso dei Farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA. Giunto alla ventitreesima edizione, grazie alla disponibilità di molteplici sistemi informativi e alla collaborazione di numerose altre istituzioni il Rapporto fornisce una descrizione sempre più completa e critica dell’assistenza farmaceutica in Italia, in ambito territoriale e ospedaliero, sia a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che tramite l’acquisto privato da parte del cittadino. In questa edizione maggior enfasi è stata data alla sezione dedicata all’acquisto dei farmaci di fascia C e C-NN da parte delle strutture sanitarie pubbliche e all’analisi della distribuzione diretta e per conto, investigando maggiormente l’eterogeneità a livello regionale nella scelta dei canali di erogazione. Nel capitolo dedicato ai confronti internazionali, i livelli di spesa e consumo di varie categorie terapeutiche registrati in Italia sono stati confrontati con quelli di altri nove Paesi Europei, per un trend temporale degli ultimi quattro anni. Tra le novità di questa edizione, l’introduzione di una nuova sezione dedicata all’analisi del potenziale impatto ambientale di una serie di principi attivi ad alto utilizzo o ad alto rischio di tossicità ambientale. Leggi qui il rapporto nazionale 2022. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 01/09/2023
- Il CRFV pubblica il proprio Bollettino semestrale dedicato ai 10 anni della Farmacovigilanza in Sardegna Il Bollettino ripercorre la storia degli ultimi 10 anni della Farmacovigilanza in Sardegna, in seguito all’istituzione del Centro Regionale il 12 Febbraio 2013. Il decimo anniversario del CRFV Sardegna è stato celebrato con l’organizzazione della Prima Giornata Regionale della Farmacovigilanza, dove medici, farmacisti e tutto il personale dell’Unità Complessa di Farmacologia Clinica della AOU di Cagliari hanno incontrato i cittadini al Parco di Monte Claro durante la mattina del 27 Maggio 2023. La pubblicazione si conclude con l’andamento delle segnalazioni in Sardegna nel primo semestre 2023. Grazie a tutti coloro che hanno collaborato! Leggi qui il bollettino. - 01/09/2023
- Comirnaty: EMA raccomanda l’approvazione del vaccino COVID-19 adattato contro Omicron XBB.1.5 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’autorizzazione del vaccino Comirnaty adattato contro la sottovariante Omicron XBB.1.5. Il vaccino – noto con il nome di Comirnaty Omicron XBB.1.5 – sarà utilizzato per prevenire COVID-19 negli adulti e nei bambini a partire dai 6 mesi di età. In linea con le precedenti raccomandazioni dell’EMA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), gli adulti e i bambini di età pari o superiore a 5 anni in attesa di vaccinazione devono ricevere un’unica dose, a prescindere da un eventuale precedente ciclo vaccinale contro COVID-19. I bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni possono ricevere una oppure tre dosi, in relazione al fatto se abbiano completato il ciclo di vaccinazione primaria o avuto COVID-19. Nella decisione di raccomandare l’autorizzazione di Comirnaty Omicron XBB.1.5, il CHMP ha tenuto conto di tutti i dati disponibili su Comirnaty e le relative versioni adattate, compresi i dati di sicurezza, efficacia e immunogenicità (ossia il grado di capacità di evocare la risposta immunitaria). Inoltre, il CHMP ha valutato nuovi dati di laboratorio che mostrano una solida risposta del vaccino adattato nei confronti della variante XBB.1.5 e dei ceppi correlati del virus che causano COVID-19. Sono attesi ulteriori dati sulle varianti emergenti, che saranno valutati dal CHMP nel momento in cui saranno disponibili. Leggi qui il comunicato EMA. - 31/08/2023
- Tossicità cardiovascolare degli inibitori del checkpoint immunitario: una guida per i medici I farmaci inibitori dei checkpoint immunitari hanno rivoluzionato il trattamento e la cura dei pazienti affetti da neoplasia grazie alle loro caratteristiche uniche, tra cui anche il verificarsi dei cosiddetti eventi avversi immuno-correlati (irAEs). Per ottenere un esito favorevole per il paziente è necessario un team multidisciplinare, che possibilmente includa uno specialista in cardio-oncologia. La tossicità cardiovascolare, in particolare la miocardite, è emersa come un irAE pericoloso per la vita e la Società Europea di Cardiologia ha recentemente pubblicato la prima linea guida sulla cardio-oncologia per aumentare la consapevolezza e promuovere un approccio standardizzato per affrontare questo complesso problema, che comprende le sfide diagnostiche, la valutazione, il trattamento e la sorveglianza dei pazienti affetti da cancro che ricevono farmaci inibitori dei checkpoint immunitari. In questo articolo, attraverso un formato di domande e risposte arricchito da vignette di casi clinici, viene mostrata una panoramica orientata sugli ultimi progressi a proposito della tossicità cardiovascolare correlata ai farmaci inibitori dei checkpoint immunitari, concentrandosi sulla miocardite e sugli irAE associati (miosite e miastenia grave all’interno della cosiddetta sindrome overlap), con lo scopo di assistere i medici e gli operatori sanitari nella pratica clinica quotidiana. Per continuare a leggere l’articolo completo in lingua inglese clicca qui - 24/08/2023
- Linee guida cliniche sul monitoraggio e la gestione degli eventi avversi correlati a Trastuzumab Deruxtecan (T-DXd): Spunti da un gruppo multidisciplinare dell’Asia-Pacifico Trastuzumab deruxtecan (T-DXd) – un coniugato anticorpo-farmaco che ha come bersaglio il recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano (HER2) – ha migliorato gli esiti delle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo e HER2-low. Le linee guida sul monitoraggio e la gestione degli eventi avversi (AE) correlati a T-DXd sono un’esigenza emergente non soddisfatta, poiché la traduzione dell’esperienza degli studi clinici nella pratica reale può essere difficile a causa di considerazioni pratiche e culturali e delle differenze nelle infrastrutture sanitarie. Pertanto, 13 esperti, tra cui oncologi, pneumologi e radiologi della regione Asia-Pacifico, si sono riuniti per fornire raccomandazioni per il monitoraggio e la gestione degli AE correlati a T-DXd, utilizzando le ultime evidenze degli studi DESTINY-Breast, l’esperienza di sperimentazione clinica e le considerazioni sull’assistenza sanitaria loco-regionale. Sebbene l’analisi dei sottogruppi di asiatici (esclusi i giapponesi) rispetto alla popolazione generale nello studio DESTINY-Breast03 non abbia evidenziato differenze significative nel profilo degli AE, gli autori hanno concluso che il monitoraggio e la gestione proattiva sono essenziali per massimizzare i benefici di T-DXd. Poiché la malattia polmonare interstiziale (ILD)/pneumonite è una AE grave, le pazienti dovrebbero sottoporsi a regolari scansioni con tomografia computerizzata, ma la frequenza potrebbe dover tenere conto del tempo mediano di insorgenza di ILD/pneumonite e dell’accesso. Trastuzumab deruxtecan sembra essere un regime altamente emetico e deve essere presa in considerazione la profilassi con antagonisti dei recettori della serotonina e desametasone (con o senza antagonista dei recettori della neurochinina-1). Gli operatori sanitari devono essere attenti alle cause di affaticamento trattabili e i pazienti devono essere incoraggiati a ricorrere a gruppi di sostegno e a praticare esercizi a bassa intensità. Per aumentare l’accettazione del trattamento, i pazienti devono essere informati del rischio di alopecia prima di iniziare il T-DXd. Le raccomandazioni dettagliate per il monitoraggio e la gestione degli effetti collaterali correlati a T-DXd sono discusse più avanti. Punti chiaveTrastuzumab deruxtecan (T-DXd) ha effetti collaterali che includono, ma non sono limitati a, malattia polmonare interstiziale/pneumonite, nausea e vomito, tossicità ematologiche, affaticamento, perdita di capelli e tossicità cardiache. Un gruppo di 13 esperti in oncologia, pneumologia e radiologia ha sviluppato raccomandazioni pratiche per il monitoraggio e la gestione di questi effetti collaterali legati a T-DXd applicabili alla pratica clinica dell’Asia-Pacifico. Sebbene l’analisi di sottogruppo della popolazione asiatica (esclusi i giapponesi) rispetto a quella complessiva nello studio clinico DESTINY-Breast03 non abbia evidenziato differenze rilevanti nel profilo degli effetti collaterali, il monitoraggio e la gestione proattivi sono fondamentali per massimizzare i benefici conferiti da T-DXd alle pazienti con carcinoma mammario metastatico HER2-positivo o HER2-low. Anche l’educazione delle pazienti sui segni e i sintomi degli effetti collaterali legati a T-DXd è importante per massimizzare i benefici di questo trattamento. Bibliografia Chiu, J.W.Y., Lee, S.C., Ho, J.Cm. et al. Clinical Guidance on the Monitoring and Management of Trastuzumab Deruxtecan (T-DXd)-Related Adverse Events: Insights from an Asia-Pacific Multidisciplinary Panel. Drug Saf (2023). Leggi qui l’articolo completo. - 24/08/2023
- Nota Informativa Importante su Simponi (golimumab) Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). AIFA rende disponibile una comunicazione rivolta agli operatori sanitari riguardo importanti modifiche alle istruzioni per l’iniezione con la penna preriempita SmartJect con Simponi (golimumab) 50 mg e 100 mg. Leggi qui la nota AIFA. - 17/08/2023
- Nota Informativa Importante sul dispositivo BAXJECT II confezionato insieme al medicinale Recombinate Nota informativa importante concordata con le Autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La Nota fornisce agli operatori sanitari informazioni relative alla sostituzione volontaria del dispositivo di ricostituzione BAXJECT II confezionato insieme al medicinale Recombinate 1000 UI/10 ml. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/08/2023
- EMA valuta i dati sul rischio di disturbi del neurosviluppo a seguito di esposizione paterna al valproato nei mesi precedenti al concepimento Il Comitato per la Valutazione dei Rischi in Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) sta attualmente valutando i risultati di uno studio di sicurezza post-autorizzativo (PASS), relativo al rischio di disordini del neurosviluppo e di malformazioni congenite nei bambini i cui padri assumevano valproato nei tre mesi precedenti al concepimento. Questo studio è stato richiesto a seguito della rivalutazione della sicurezza dell’uso di valproato nelle donne in età fertile e in gravidanza effettuata nel 2018 ed è stato condotto da un consorzio di aziende titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti valproato, utilizzando dati provenienti da diversi database di registri in Norvegia, Svezia e Danimarca (Studio registrato nel database ENCEPP con il numero EUPAS34201). L’analisi retrospettiva di questi registri ha confrontato bambini i cui padri erano stati trattati con valproato nei tre mesi precedenti il concepimento con bambini i cui padri erano stati trattati con lamotrigina o levetiracetam (altri medicinali per il trattamento dell’epilessia e/o disturbo bipolare). Lo studio presenta alcune limitazioni che rendono difficoltosa l’interpretazione univoca dei risultati Sono pertanto necessari ulteriori approfondimenti per valutare la robustezza di queste evidenze. Per tale motivo, il PRAC ha richiesto al consorzio di aziende titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti valproato di fornire quanto prima informazioni aggiuntive e analisi supplementari dei dati, in maniera tale da garantire che lo studio sia attentamente esaminato e i risultati pienamente attendibili. L’esito di questa valutazione sarà comunicato ai pazienti e agli operatori sanitari non appena disponibile. I pazienti di genere maschile in trattamento con valproato non devono interrompere l’assunzione del medicinale senza parlarne con il medico, poiché l’interruzione improvvisa espone i pazienti epilettici alla ricorrenza delle convulsioni e i pazienti con disturbo dell’umore a peggioramento clinico. La valutazione in corso di questi nuovi risultati dello studio non influisce sulle attuali raccomandazioni per le donne in età fertile. Fonte: https://www.ema.europa.eu/ - 16/08/2023
- Nota Informativa Importante su Tresiba Nota informativa importante concordata con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il medicinale Tresiba® FlexTouch® 100 U/ML 5 penne pre-riempite (A.I.C. 042658029) è in carenza (forniture discontinue) a causa di una ridotta capacità produttiva del Titolare. Al momento è confermato un periodo di forniture discontinue dall’ 11 luglio fino al 20 agosto 2023, tuttavia si stima che la fornitura di Tresiba® FlexTouch® 100 U/ML 5 penne pre-riempite (A.I.C. 042658029), potrebbe essere intermittente per l’intero anno 2023. La carenza di fornitura non è correlata ad alcun difetto di qualità del medicinale o a problemi di sicurezza ed è stata già comunicata all’Autorità Regolatoria in accordo alla normativa vigente. Si invitano gli operatori sanitari ad assicurare che i pazienti che utilizzano Tresiba® FlexTouch® 100 U/ML 5 penne pre-riempite (A.I.C. 042658029) siano informati di quanto sopra e a garantire, durante questo periodo di carenza, la prescrizione a ciascun paziente del numero di confezioni di Tresiba® FlexTouch® 100 U/ML strettamente necessario per il proseguimento della terapia, al fine di evitare fenomeni di accaparramento e garantire così a tutti i pazienti l’accesso alla terapia. Leggi qui la nota informativa sul sito dell’AIFA. - 01/08/2023
- Intelligenza artificiale nella sicurezza e nel metabolismo dei farmaci L’uso di metodi di intelligenza artificiale nella sicurezza dei farmaci è iniziato nei primi anni 2000 con applicazioni quali la previsione della mutagenicità batterica e dell’inibizione di HERG. Da allora il campo è in continua espansione e i modelli sono diventati sempre più complessi. Questi approcci sono ora integrati nei processi di valutazione del rischio delle molecole insieme ai metodi in vitro e in vivo. Oggi l’intelligenza artificiale può essere utilizzata in ogni fase della scoperta e dello sviluppo di un farmaco, dal profilo delle librerie chimiche nelle prime fasi della scoperta, alla previsione degli effetti fuori bersaglio nella fase intermedia della scoperta, alla valutazione di potenziali impurità mutagene nello sviluppo e dei degradanti come parte della gestione del ciclo di vita. Questo capitolo fornisce una panoramica dell’intelligenza artificiale nella sicurezza dei farmaci e ne descrive l’applicazione nell’intero processo di scoperta e sviluppo. Leggi qui l’articolo completo. - 18/07/2023
- Dichiarazione dell’EMA sulla revisione in corso degli agonisti del recettore del GLP-1 Il Comitato per la sicurezza dell’EMA, il PRAC, sta esaminando i dati sul rischio di pensieri suicidari e di pensieri di autolesionismo collegato a una classe di medicinali nota come agonisti1 del recettore del GLP-1, tra cui Ozempic (semaglutide), Saxenda (liraglutide) e Wegovy (semaglutide). Questi medicinali sono impiegati nella perdita di peso e nel trattamento del diabete di tipo 2. La revisione è stata avviata dall’agenzia dei medicinali islandese a seguito di segnalazioni di pensieri suicidari e autolesionismo in soggetti che utilizzavano medicinali a base di liraglutide e semaglutide. Le autorità hanno acquisito finora circa 150 segnalazioni di possibili casi di autolesionismo e pensieri suicidari, e ne stanno conducendo l’analisi. Leggi qui la dichiarazione dell’EMA sul sito dell’AIFA. - 18/07/2023
- Livedo reticularis a seguito della somministrazione di vaccino ChAdOx1 nCov-19 (ex vaccino AstraZeneca): un report di due casi. La livedo reticularis è caratterizzata dalla comparsa temporanea o persistente di lesioni violacee ad anello interconnesse e che formano un pattern a rete. Questo può avvenire fisiologicamente in risposta al freddo, ma può anche essere indotto da condizioni patologiche come l’occlusione vascolare o la venodilatazione, oppure a seguito dell’assunzione di alcuni farmaci come l’amantadina, la gemcitabina e la minociclina. I principali meccanismi fisiopatologici della livedo reticularis sono la diminuita perfusione cutanea oppure la venodilatazione. Ci sono stati, tuttavia, casi di livedo reticularis che sono comparsi successivamente alla vaccinazione anti-Sars-Cov2 ChAdOx1 (ex vaccino AstraZeneca). In questo articolo vengono riportati due casi di livedo reticularis avvenuti a seguito della vaccinazione con ChAdOx1 (ex vaccino AstraZeneca). I due casi riportati non avevano cause patologiche sottostanti che possono aver interferito con il flusso sanguigno. La vaccinazione con ChAdOx1 (ex vaccino AstraZeneca) è stato il solo evento che è avvenuto poco prima della comparsa della livedo reticularis. Leggi qui l’articolo completo. - 11/07/2023
- Neuropatologia dell’immunoterapia anti-amiloide-β: Un caso clinico Le risposte dell’ospite alla terapia con anticorpi diretti contro la β-amiloide (Aβ) sono evidenti nei cambiamenti di neuroimmagine, noti come anomalie di imaging correlate all’amiloide (ARIA) e nei sintomi clinici in un sottogruppo di soggetti sottoposti a sperimentazione clinica che ricevono tale terapia. La base patologica dei cambiamenti di imaging e dei sintomi clinici non è nota, così come non è noto il meccanismo preciso di clearing dell’Aβ. Vengono riportati in questo articolo i risultati dell’autopsia di una donna di 65 anni che ha ricevuto tre infusioni open label del farmaco sperimentale anti-Aβ lecanemab nell’arco di circa un mese. Quattro giorni dopo l’ultima infusione, la donna è stata trattata con attivatore del plasminogeno tissutale per i sintomi dell’ictus acuto ed è morta alcuni giorni dopo con un’emorragia multifocale. L’esame neuropatologico ha dimostrato una vasculite istiocitica che ha coinvolto i vasi sanguigni con angiopatia amiloide cerebrale. La frammentazione e la fagocitosi delle Aβ vascolari erano presenti in tutta la corteccia cerebrale. È stata notata la fagocitosi di placche di Aβ parenchimali. Sono stati notati anche cambiamenti suggestivi di “clearing” della Aβ e della tau fosforilata. Nel complesso, i risultati suggeriscono che il trattamento anti-Aβ stimola una risposta immunitaria dell’ospite all’Aβ, cioè l’ingaggio del bersaglio. I risultati forniscono anche la prova che le anomalie di imaging legate all’amiloide (ARIA) potrebbero essere indicative di una sindrome fagocitica da Aβ all’interno dei vasi cerebrali e del tessuto cerebrale parenchimale in alcuni casi. Leggi qui l’articolo completo. - 23/06/2023
- Nota informativa importante su GAVRETO (pralsetinib) Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Nei pazienti trattati con pralsetinib è stata segnalata tubercolosi, principalmente extrapolmonare.Prima di iniziare il trattamento, i pazienti devono essere sottoposti a una valutazione per la ricerca di tubercolosi attiva e inattiva (“latente”), in accordo alle raccomandazioni e procedure locali.Nei pazienti con tubercolosi attiva o latente, la terapia antimicobatterica standard deve essere avviata prima dell’inizio del trattamento con Gavreto. Leggi qui la nota informativa sul sito dell’AIFA. - 19/06/2023
- Nota informativa importante su antibiotici fluorochinolonici ad uso sistemico ed inalatorio Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La Nota fornisce agli operatori sanitari informazioni relative a studi recenti dove i fluorochinoloni continuano a essere prescritti al di fuori degli usi raccomandati. I fluorochinoloni ad uso sistemico ed inalatorio sono associati a reazioni avverse molto rare ma gravi, invalidanti, di lunga durata e potenzialmente irreversibili. Questi medicinali devono quindi, essere prescritti solo nelle indicazioni approvate e dopo un’attenta valutazione dei benefici e dei rischi sul singolo paziente. Leggi qui la nota informativa sul sito dell’AIFA. - 09/06/2023
- Valutazione della sicurezza farmacologica di ixekizumab per la psoriasi: una revisione delle conoscenze attuali Da quando sono disponibili gli anti-IL-17, sono state sollevate numerose preoccupazioni sulla loro sicurezza a causa dell’inibizione delle attività fisiologiche che l’IL-17A svolge nella risposta immunitaria contro le infezioni. Ixekizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che ha come bersaglio specifico l’IL-17A, approvato per il trattamento della psoriasi da moderata a grave.Lo scopo di questa revisione è valutare il profilo di sicurezza di ixekizumab nei pazienti affetti da psoriasi moderata-grave. Una revisione compressiva della letteratura che ha incluso articoli a partire da marzo 2022.In tale analisi, la maggior parte degli eventi avversi (AE) segnalati sono stati lievi o moderati e raramente hanno richiesto l’interruzione del trattamento. Tra gli AE specifici della classe da considerare durante il trattamento con ixekizumab, vi sono il rischio di infezioni da Candida e il rischio di IBD, entrambi segnalati più frequentemente rispetto al placebo o ad altri biologici (etanercept, ustekinumab e guselkumab). Tuttavia, le candidosi segnalate erano di grado lieve-moderato e facilmente gestibili. Il rischio di IBD (sia esacerbazione che diagnosi de novo) rappresenta un effetto di classe degli inibitori dell’IL-17, che dovrebbe essere ben valutato prima di considerare l’inizio del trattamento con ixekizumab. Gli effetti collaterali più comuni sono stati rappresentati da nasofaringite, infezione del tratto respiratorio superiore e reazioni nel sito di iniezione. Gli studi analizzati hanno confermato il profilo di sicurezza favorevole di ixekizumab anche in studi pubblicati più di recente. Per maggiori dettagli leggi qui l’articolo. - 09/06/2023
- EMA raccomanda la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Adakveo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di revocare l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata per il medicinale Adakveo (crizanlizumab), indicato per la prevenzione di crisi dolorose (crisi vaso-occlusive) in pazienti con malattia a cellule falciformi. La raccomandazione fa seguito a una revisione che ha preso in esame i risultati dello studio STAND in cui l’efficacia e la sicurezza di Adakveo sono state confrontate con placebo. Lo studio non ha dimostrato differenze tra Adakveo e il placebo nella riduzione del numero di crisi dolorose che richiedono una visita medica o un trattamento domiciliare in pazienti con malattia a cellule falciformi. Pertanto, il CHMP ha ritenuto che i benefici del medicinale non sono superiori ai rischi, anche se in termini di sicurezza lo studio non ha sollevato nuove preoccupazioni. A breve, l’EMA predisporrà e pubblicherà una comunicazione destinata agli operatori sanitari. A seguito della raccomandazione del CHMP, la Commissione europea adotterà una decisione giuridicamente vincolante. Leggi qui il comunicato dell’EMA sul sito dell’AIFA. - 05/06/2023
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 10-12 maggio 2023 Si rende disponibile in allegato un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 10– 12 maggio 2023. I principali argomenti: Gavreto: misure per ridurre al minimo l’aumento del rischio di tubercolosi Voxzogo: introduzione di un nuovo tipo di siringa Leggi qui il documento dell’EMA sul sito dell’AIFA. - 16/05/2023
- Antibiotici fluorochinolonici: richiamo alle misure per ridurre il rischio di effetti collaterali di lunga durata, invalidanti e potenzialmente irreversibili Il comitato per la sicurezza dell’EMA, il PRAC, ribadisce agli operatori sanitari che l’uso di antibiotici fluorochinolonici somministrati per via orale, iniezione o inalazione deve essere limitato a causa del rischio di effetti collaterali invalidanti, di lunga durata e potenzialmente irreversibili. Queste restrizioni sono state introdotte nel 2019 a seguito di una revisione a livello di UE su questi effetti collaterali molto rari ma gravi. Uno studio finanziato dall’EMA ha dimostrato che sebbene l’uso di antibiotici fluorochinolonici sia diminuito, questi medicinali sono ancora prescritti al di fuori degli usi raccomandati. Le restrizioni sull’uso degli antibiotici fluorochinolonici implicano che questi medicinali non devono essere usati: per trattare infezioni che possono risolversi senza trattamento o che non sono gravi (come le infezioni alla gola); per il trattamento di infezioni non batteriche, ad es. prostatite non batterica (cronica); per prevenire la diarrea del viaggiatore o le infezioni ricorrenti del tratto urinario inferiore (infezioni urinarie che non si estendono oltre la vescica); per il trattamento di infezioni batteriche lievi o moderate a meno che gli altri medicinali antibatterici comunemente raccomandati per queste infezioni non possano essere utilizzati. È importante sottolineare che i fluorochinoloni devono essere evitati nei pazienti che hanno avuto in precedenza gravi effetti collaterali con un antibiotico fluorochinolonico o chinolonico. Devono essere usati con particolare cautela negli anziani, nei pazienti con malattie renali e in coloro che hanno subito un trapianto di organi perché questi pazienti sono a maggior rischio di danni ai tendini. Poiché anche l’uso di un corticosteroide con un fluorochinolone aumenta questo rischio, l’uso combinato di questi medicinali deve essere evitato. Lo studio, che ha valutato i dati delle cure primarie in sei paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Regno Unito) tra il 2016 e il 2021, suggerisce che le misure adottate, a seguito della revisione a livello di UE, per limitare l’uso di questi medicinali, hanno avuto un impatto modesto.Una Nota Informativa Importante (NII) sarà ora inviata agli operatori sanitari nell’UE, per sottolineare la necessità di limitare l’uso di questi medicinali a un trattamento di ultima linea nei pazienti che non hanno opzioni terapeutiche alternative dopo un’attenta valutazione dei benefici e rischi per i singoli pazienti. Leggi qui il comunicato dell’EMA sul sito dell’AIFA. - 16/05/2023
- Monitoraggio nel mondo reale dei vaccini COVID-19: una visione esperta del settore sui successi, le sfide e le opportunità future I leader della farmacovigilanza dei principali sviluppatori di vaccini descrivono gli insegnamenti tratti dalla pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19) nell’area della farmacovigilanza e della farmacoepidemiologia. Gli Autori mirano a sensibilizzare sulla cooperazione tra gli sviluppatori di vaccini, evidenziare sfide comuni, sostenere soluzioni e proporre raccomandazioni per il futuro nelle aree della sicurezza e dell’efficacia nel mondo reale, della segnalazione e valutazione della sicurezza e dei contributi normativi. Per consentire una valutazione tempestiva della sicurezza e dell’efficacia nel mondo reale, sono state implementate piattaforme di studio multi-sponsor, che hanno portato a un reclutamento più rapido in vaste aree geografiche. La segnalazione della sicurezza, il rilevamento del segnale e la valutazione sono stati particolarmente impegnativi dato il numero senza precedenti di eventi avversi segnalati. Sono stati necessari nuovi metodi per gestire l’aumento del volume delle segnalazioni pur mantenendo la capacità di identificare e rispondere rapidamente a nuovi dati che potrebbero influire sul profilo rischio-beneficio di ciascun vaccino. Le segnalazioni delle autorità sanitarie mondiali, le richieste di informazioni e i diversi requisiti normativi hanno imposto un onere significativo alle autorità di regolamentazione e all’industria. Il consenso dell’industria sui requisiti di segnalazione della sicurezza e le riunioni congiunte con le autorità di regolamentazione hanno notevolmente ridotto questo onere per tutte le parti interessate. Le innovazioni di maggiore impatto dovrebbero essere intraprese rapidamente ed estese ad altri vaccini e terapie, con un approccio multilaterale. Gli autori di questo documento formulano raccomandazioni future e hanno lanciato un’iniziativa denominata BeCOME (Beyond COVID Monitoring Excellence) il cui primo obiettivo sarà quello di sviluppare un piano d’azione quinquennale. L’accesso quasi in tempo reale a dati di alta qualità, completi e pertinenti, nonché canali di comunicazione e forum più rapidi e flessibili tra le parti interessate, sono punti per futuri miglioramenti. Nello sviluppo del piano di consenso sarà sollecitato, inoltre, il contributo delle principali parti interessate come le autorità di regolamentazione, l’industria, le organizzazioni non governative e gli esperti di sanità pubblica. Nel complesso, si ha bisogno di una strategia comune e collaborativa per essere preparati alla prossima pandemia e per facilitare la diffusione efficiente di altri vaccini che possono avere un impatto positivo sulla salute pubblica. La disponibilità alla sorveglianza nel mondo reale migliorerà solo se sosteniamo gli sforzi in tutti i vaccini e in tutte le regioni, oggi e insieme. Per maggiori dettagli leggi qui l’articolo - 04/05/2023
- La gestione terapeutica del danno epatico iatrogeno idiosincrasico e tossicità epatica da acetaminofene nella popolazione pediatrica: una revisione sistematica. Il danno epatico da farmaci è un evento avverso raro ma grave, che può anche esitare in un’insufficienza epatica acuta. È stata effettuata una revisione della letteratura sulle terapie utilizzate per trattare il sovradosaggio di acetaminofene e danno epatico iatrogeno idiosincrasico nella popolazione pediatrica. Sono stati inclusi articoli in cui viene descritto l’intervento terapeutico nella popolazione pediatrica (sotto i diciotto anni) per il trattare sovradosaggio di acetaminofene e il danno epatico da farmaci. I risultati sono stati riassunti in base ai gruppi per età (nati pretermine, neonati, nati a termine e post termine, bambini e adolescenti). Sono state incluse venticinque pubblicazioni, per un totale di centoquaranta casi pediatrici di danno epatico su base iatrogena in pazienti di età compresa nel range tra nati pretermine e adolescenti. La N-acetilcisteina è stata utilizzata nel trattamento di diciannove casi di sovradosaggio di acetaminofene. Le opzioni terapeutiche per trattare il danno epatico iatrogeno sono state N-acetilcisteina in quattordici casi, acido ursodesossicolico in tre casi, corticosteroidi in trentuno casi, carnitina in sedici casi e la combinazione di glicirrizina, glutatione ridotto, poliene fosfatidilcolina e S-adenosilmetionina in trentuno casi. Il molecular adsorbent recirculating system (MARS) è stato utilizzato nel trattamento di due casi di danno epatico da farmaci e in quattro casi di sovradosaggio di acetaminofene, mentre in venti casi di insufficienza epatica acuta si è optato per la terapia renale sostitutiva continua. Questa revisione ha individuato i casi di danno epatico iatrogeno nella popolazione pediatrica che sono stati trattati con trattamenti specifici, che sembrano essere stati perlopiù ispirati a trattamenti descritti in lavori poco affidabili e riferiti alla popolazione adulta. C’è perciò bisogno di ulteriori studi di qualità per verificare l’efficacia sia di terapie già conosciute che innovative per trattare il danno epatico iatrogeno nella popolazione pediatrica. Clicca qui per approfondire l’argomento. - 04/05/2023
- Nota Informativa Importante su SIMULECT® (basiliximab) Nota informativa importante concordata con le Autorità regolatorie europee e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). La Nota fornisce agli operatori sanitari informazioni relative all’utilizzazione di fiale di acqua per preparazioni iniettabili confezionate insieme ai flaconcini di polvere liofilizzata sterile di Simulect 20 mg. Leggi qui la nota informativa sul sito dell’AIFA. - 04/05/2023
- Nota Informativa Importante su Strattera® (atomoxetina) Nota informativa importante concordata con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) relativa all’interruzione definitiva della commercializzazione. La Nota fornisce agli operatori sanitari informazioni all’interruzione definitiva della commercializzazione di Strattera® (atomoxetina) capsule rigide. Leggi qui la nota informativa sul sito dell’AIFA. - 21/04/2023
- Emorragia gastrointestinale con gli anticoagulanti orali: cosa sappiamo attualmente I nuovi anticoagulanti orali (NAO) sono attualmente raccomandati come trattamento di prima linea per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale e nel tromboembolismo venoso. Tuttavia, sono state sollevate preoccupazioni riguardo al rischio di sanguinamento gastrointestinale dei NAO. L’emorragia gastrointestinale è il tipo di sanguinamento più comune che si verifica nei pazienti in terapia anticoagulante orale. Una meta-analisi degli studi randomizzati controllati di riferimento su pazienti con fibrillazione atriale ha dimostrato che i NAO erano associati a tassi di sanguinamento gastrointestinale più elevati rispetto al warfarin. Tuttavia, esisteva una significativa eterogeneità tra gli studi. Mentre rivaroxaban, dabigatran ad alte dosi e edoxaban ad alte dosi erano associati a percentuali di sanguinamento gastrointestinale più elevate rispetto a warfarin, erano invece simili tra gli utilizzatori di warfarin, e apixaban e dabigatran a basse dosi. Le meta-analisi di studi osservazionali hanno anch’esse dimostrato percentuali inferiori di sanguinamento gastrointestinale a favore del warfarin rispetto a rivaroxaban, tassi simili o inferiori rispetto a dabigatran e tassi più elevati rispetto ad apixaban. È importante sottolineare che manca un confronto diretto tra i vari NAO nella letteratura attuale sugli studi clinici randomizzati controllati, ma le informazioni disponibili negli studi osservazionali suggeriscono che rivaroxaban è associato a un rischio più elevato di sanguinamento GI rispetto ad altri NAO. Infine, il sanguinamento gastrointestinale indotto dagli anticoagulanti orali può avere alcuni aspetti positivi. A tal proposito è interessante notare che alcuni studi rivelano che l’anticoagulazione orale facilita il rilevamento del cancro del colon-retto. Per maggiori dettagli leggi qui l’articolo completo. Bibliografia Ingason AB, Hreinsson JP, Björnsson ES. Gastrointestinal Bleeding on Oral Anticoagulation: What is Currently Known. Drug Saf. 2022 Dec;45(12):1449-1456. doi: 10.1007/s40264-022-01243-7. Epub 2022 Oct 13. PMID: 36227528. - 21/04/2023
- AIFA pubblica il Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021” Nel Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021”, recentemente pubblicato dall’AIFA, emerge un trend in progressiva riduzione dell’uso di antibiotici in Italia (-3,3% rispetto al 2020), sebbene i consumi si mantengano ancora superiori a quelli di molti Paesi europei. Nel confronto europeo emerge inoltre in Italia un maggior ricorso ad antibiotici ad ampio spettro, che hanno un impatto più elevato sullo sviluppo delle resistenze antibiotiche. Si conferma un’ampia variabilità regionale nei consumi, con significativi margini di miglioramento dell’appropriatezza prescrittiva soprattutto nelle Regioni del Sud. Sono alcuni degli elementi che emergono dal Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021”, a cura dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, pubblicato sul portale dell’Agenzia. Nell’analisi sull’uso degli antibiotici in regime di assistenza convenzionata sono inclusi anche dei focus sulla prescrizione nella popolazione pediatrica e negli anziani, sulle prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione e sull’uso degli antibiotici nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Il Rapporto prende inoltre in esame l’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero, l’acquisto privato di antibiotici di fascia A, il consumo degli antibiotici non sistemici e gli indicatori di appropriatezza prescrittiva nell’ambito della Medicina Generale. La nuova edizione presenta anche una sezione sulla rete dei laboratori di microbiologia e, in accordo a quanto previsto dal Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico Resistenza (PNCAR) 2022-2025, e una sezione che prende in considerazione l’utilizzo degli antibiotici in ambito veterinario. Infine, come negli ultimi anni, il Rapporto fornisce una valutazione dell’impatto della pandemia da COVID-19 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che include anche il primo semestre del 2022. Gli andamenti temporali dei consumi e le importanti differenze nei pattern prescrittivi tra aree geografiche che emergono dai dati del Rapporto evidenziano l’importanza di continuare a monitorare, sia a livello nazionale che regionale o locale, gli indicatori di consumo e di qualità della prescrizione degli antibiotici in Italia, così come raccomandato anche dal nuovo PNCAR 2022-2025. HIGHLIGHTS Continua il trend in riduzione del consumo di antibiotici in Italia: -3,3% nel 2021 rispetto al 2020 Nel 2021 circa 3 cittadini su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici, con una prevalenza che aumenta all’avanzare dell’età, raggiungendo il 50% negli over 85. Nella popolazione pediatrica i maggiori consumi si concentrano nella fascia di età compresa tra 2 e 5 anni, in cui circa 4 bambini su 10 hanno ricevuto nell’anno almeno una prescrizione di antibiotici. Il 76% delle dosi utilizzate è stato erogato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Quasi il 90% degli antibiotici rimborsati dal SSN viene erogato sul territorio (in regime di assistenza convenzionata). Più di un quarto dei consumi a livello territoriale (26,3%) corrisponde ad acquisti privati di antibiotici rimborsabili dal SSN (classe A). Le penicilline in associazione agli inibitori delle beta-lattamasi si confermano la classe a maggior consumo (36% dei consumi totali), seguita dai macrolidi e dai fluorochinoloni. Permane un’ampia variabilità regionale nei consumi a carico del SSN, che sono maggiori al Sud rispetto al Nord e al Centro. Nelle regioni del Nord si registrano inoltre le riduzioni maggiori (-6,1%), mentre al Sud sono più contenute (-2,2%). Nelle Regioni del Sud si riscontra una predilezione per l’utilizzo di antibiotici di seconda scelta. Complessivamente i consumi in Italia si mantengono superiori a quelli di molti Paesi europei. L’Italia si conferma uno dei Paesi europei con il maggior ricorso a molecole ad ampio spettro, a maggior impatto sulle resistenze antibiotiche e pertanto considerate di seconda linea, con un trend in peggioramento negli ultimi due anni. L’Italia è anche uno dei Paesi con la minor quota di consumo degli antibiotici del gruppo “Access” (47%), considerati antibiotici di prima scelta, che secondo la WHO dovrebbero costituire almeno il 60% dei consumi totali. In ambito ospedaliero si osserva in particolare un incremento del ricorso all’utilizzo di antibiotici indicati per la terapia di infezioni causate da microrganismi multi-resistenti. Sia i consumi in regime di assistenza convenzionata sia gli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche sono aumentati nel primo semestre 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Leggi qui la sintesi del rapporto dal sito AIFA. Leggi qui il documento completo. - 13/04/2023
- Reazioni avverse neuropsichiatriche in pazienti affetti da “Gastrointestinal Stromal Tumor” in terapia con inibitori della tirosin kinasi: un’analisi dal sistema europeo di segnalazione spontanea di reazioni avverse. In questo lavoro pubblicato sul numero del mese di marzo 2023 della rivista “Cancers”, gli autori si propongono di valutare la frequenza di reazioni avverse neuropsichiatriche, in pazienti affetti da GIST in terapia con inibitori della tirosin kinasi, basandosi sull’analisi dei dati provenienti dal database del sistema europeo di segnalazione spontanea delle reazioni avverse (ICSRs). Le GIST sono delle rare neoplasie mesenchimali del tratto gastrointestinale, localizzate prevalentemente nello stomaco; rappresentano meno del 1% di tutti i tumori del tratto digestivo. Nello studio sono state considerate tutte le reazioni avverse ai principi attivi: avapritinib, imatinib, regorafenib, ripretinib, sunitinib inserite nel ICSRs dal 01/06/2005 al 31/12/2021, classificate mediante il dizionario MEDRA. Le più comuni reazioni avverse (inserite con frequenza decrescente) sono rappresentate da: reazione nel sito di iniezione (46,2%), metastasi (35,8%), reazioni gastrointestinali (25,8%), cutanee (14,7%), del sistema nervoso (13%), del sangue (12,2%), alterazioni metaboliche (11,7%). Le reazioni gastrointestinali, del sistema nervoso e i disordini metabolici sono più frequentemente secondarie a avapritinib, le reazioni cutanee a rogorafenib, le reazioni ematologiche a sunitinib e Imatinib. Le reazioni neuropsichiatriche sono state il 17,8% del totale, riscontrate più frequentemente nella popolazione più giovane (52,7%) ad eccezione del Imatinib; il 72,6% sono state gravi; nella metà dei casi non si arrivò ad una guarigione; il 9,1% sono state fatali. L’avapritinib è stato correlato con la maggiore probabilità della comparsa di reazioni avverse di natura psichiatrica e sul sistema nervoso (alterazioni a carico del nervo olfattivo; allucinazioni; ictus emorragici; alterazioni della coscienza); non si è potuta escludere la correlazione con preesistenti comorbidità psichiatriche o neurologiche e il concomitante uso di altri farmaci. Lo studio conferma il ruolo delle segnalazioni spontanee nella valutazione delle reazioni avverse correlate all’utilizzo di TKI nei GIST. Di contro permangono le limitazioni intrinseche delle segnalazioni spontanee: underreporting dei casi, scarsa qualità delle informazioni. Leggi qui l’articolo completo Bibliografia Barbieri MA, Sorbara EE, Russo G, et al.; Neuropsychiatric Adverse Drug Reactions with Tyrosine Kinase Inhibitors in Gastrointestinal Stromal Tumors: An Analysis from the European Spontaneous Adverse Event Reporting System. Cancers (Basel). 2023 Mar 20;15(6):1851. - 13/04/2023
- EMA raccomanda l’approvazione di Bimervax come dose di richiamo per la vaccinazione COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di autorizzare il vaccino contro COVID-19 Bimervax (precedentemente noto come vaccino COVID-19 HIPRA) come dose di richiamo nelle persone di età pari o superiore a 16 anni che hanno ricevuto un vaccino a mRNA contro COVID-19. Bimervax, sviluppato da HIPRA Human Health S.L.U., contiene una proteina prodotta in laboratorio che presenta parte della proteina spike delle varianti Alfa e Beta del virus SARS-CoV-2. Il CHMP ha concluso che sono ora disponibili dati sufficientemente solidi sulla qualità, la sicurezza e l’immunogenicità del vaccino per raccomandarne l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE. Lo studio principale condotto con Bimervax è uno studio di immunobridging, che ha confrontato la risposta immunitaria indotta da questo nuovo vaccino con quella indotta dal vaccino a mRNA autorizzato Comirnaty diretto contro la proteina spike del ceppo originario (Wuhan) di SARS-CoV-2. Lo studio ha coinvolto 765 adulti che avevano precedentemente completato la vaccinazione primaria con 2 dosi di Comirnaty e a cui è stata successivamente somministrata una dose di richiamo di Bimervax o Comirnaty. Sebbene Bimervax abbia indotto la produzione di un livello minore di anticorpi contro il ceppo originario di SARS CoV 2 rispetto a Comirnaty, ha generato un maggior numero di anticorpi contro le varianti Beta e Omicron e un livello di anticorpi comparabile contro la variante Delta. Dati di supporto sono stati forniti da uno studio in corso che ha incluso 36 adolescenti di età compresa tra 16 e 17 anni, per 11 dei quali erano disponibili i dati della risposta immunitaria. Lo studio ha evidenziato che Bimervax, somministrato come dose di richiamo, ha indotto un’adeguata risposta immunitaria in questi adolescenti, con una produzione di anticorpi paragonabile a quella osservata negli adulti che avevano ricevuto lo stesso vaccino. Pertanto, secondo le conclusioni del CHMP, si prevede che una dose di richiamo di Bimervax sia efficace almeno quanto Comirnaty nel ripristinare la protezione contro COVID-19 nelle persone di età pari o superiore a 16 anni. Il profilo di sicurezza di Bimervax è paragonabile a quello di altri vaccini contro COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni osservati sono stati dolore nel sito di iniezione, mal di testa, stanchezza e dolore muscolare. Tali effetti sono stati in genere di entità da lieve a moderata e si sono risolti entro alcuni giorni dalla vaccinazione. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate man mano che il vaccino è utilizzato nell’UE, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. Sulla base delle evidenze disponibili, il CHMP ha concluso che i benefici di Bimervax superano i rischi e ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio standard nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 13/04/2023
- Nota informativa importante su Minirin/DDAVP (desmopressina) Nota informativa importante concordata con l’Agenzia Italiana del Farmaco a seguito di procedura europea La Nota fornisce agli operatori sanitari informazioni sull’introduzione di nuove avvertenze sul medicinale Minirin/DDAVP (desmopressina) 50mcg/ml spray nasale, soluzione contenente l’agente stabilizzante clorbutanolo. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 13/04/2023
- Alopecia come evento avverso emergente degli anticorpi monoclonali CGRP: serie di casi, valutazione di FAERS e revisione della letteratura L’alopecia è stata associata a erenumab come riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto, sulla base degli studi clinici, tuttavia, non sono stati descritti casi. Metodi Gli autori descrivono i casi di due pazienti che hanno riportato una perdita temporanea di capelli e riportano un’analisi del sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA (FAERS). Risultati Il primo paziente ha manifestato alopecia entro tre mesi dall’inizio di erenumab, che non è migliorata con l’uso continuativo o con il passaggio a fremanezumab. Il secondo paziente ha riportato alopecia entro due settimane dall’inizio di erenumab, che è continuata dopo il passaggio a galcanezumab; mesi dopo, si è verificata anche una perdita di capelli ricorrente entro un mese dall’inizio di fremanzeumab. Secondo FAERS (ultimo accesso 18 agosto 2022), l’alopecia è stata segnalata maggiormente con erenumab (1158), seguito da galcanezumab (554), fremanezumab (175), eptinezumab (23), rimegepant (26), ubrogepant (4) e atogepant (3). Conclusioni La maggior parte degli eventi è stata riportata nelle donne e non è grave. Il potenziale meccanismo dell’alopecia con farmaci che hanno come bersaglio il peptide correlato al gene della calcitonina o il suo recettore potrebbe includere interruzioni della circolazione microvascolare e altri meccanismi omeostatici. Leggi qui l’articolo completo. Bibliografia Ruiz M, Cocores A, Tosti A, Goadsby PJ, Monteith TS. Alopecia as an emerging adverse event to CGRP monoclonal antibodies: Cases Series, evaluation of FAERS, and literature review. Cephalalgia. 2023 Feb;43(2):3331024221143538. - 13/04/2023
- “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”. AIFA pubblica il Rapporto 2023 In Europa, nel corso del 2022, sono stati autorizzati 89 nuovi medicinali, di cui 48 contenenti nuove sostanze attive, 8 biosimilari, 23 equivalenti e 10 tra medicinali ibridi, sostanze attive note e farmaci autorizzati con la procedura del consenso informato. Gli antineoplastici e immunomodulatori – destinati al trattamento di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della prostata e del fegato), del sangue (quali mieloma, linfoma e leucemia) e delle malattie autoimmuni – si confermano le categorie più rappresentate (complessivamente il 37,5%) tra i medicinali contenenti nuovi principi attivi autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Seguono, in ordine decrescente, gli antinfettivi ad uso sistemico, i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, del sistema nervoso. Sono alcune delle informazioni contenute nella 5^ edizione del Rapporto “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco con lo scopo di fornire informazioni sui nuovi medicinali e sulle nuove terapie, che hanno ricevuto un parere positivo dell’EMA o che potrebbero averlo negli anni successivi. L’analisi, in particolare, si concentra su medicinali contenenti nuove sostanze attive, biosimilari ed equivalenti, per un totale di 79 nuovi medicinali autorizzati. Nel corso del 2022 EMA ha autorizzato 20 medicinali orfani contenenti nuove sostanze attive, 5 dei quali sono medicinali per terapie avanzate (nello specifico, terapie geniche), e espresso parere positivo su 91 nuove indicazioni di 67 medicinali già autorizzati. Il maggior numero di nuove indicazioni terapeutiche riguarda i farmaci antineoplastici e immunomodulatori, che con 43 nuove indicazioni rappresentano il 47,3% del totale. Novantadue sono invece i nuovi medicinali in valutazione presso l’EMA all’inizio del 2023, con parere atteso nel corso dell’anno: 61 sono farmaci contenenti nuove sostanze attive (di cui 28 sono medicinali orfani), 17 sono equivalenti e 14 sono biosimilari. I più numerosi sono gli antineoplastici (25), seguiti dagli immunosoppressori (14) e dai medicinali del sistema nervoso (6). Sono in valutazione anche 64 nuove indicazioni terapeutiche (per un totale di 58 medicinali già autorizzati), appartenenti a 9 aree principali: tumori solidi, malattie infettive, malattie autoimmuni e allergie, tumori del sangue, malattie neurologiche, neurometaboliche e sensoriali, cardiovascolari e sindromi metaboliche. Infine sono 111 i medicinali ammessi al programma PRIME, rivolto ai farmaci promettenti e ad elevato interesse per la salute pubblica, destinati a pazienti con esigenze di cura insoddisfatte, per i quali è previsto supporto precoce allo sviluppo. Si tratta, per la maggior parte, di terapie avanzate e l’area oncologica è la più rappresentata, seguita dalle aree di ematologia-emostasiologia, endocrinologia-ginecologia-metabolismo, neurologia e dai vaccini. Leggi qui il rapporto completo pubblicato sul sito dell’AIFA. - 07/04/2023
- Sicurezza ed efficacia di daridorexant nel trattamento dell’insonnia: una revisione sistematica e metanalisi di studi randomizzati controllati Daridorexant è un nuovo antagonista duale dei recettori dell’orexina (DORA) utilizzato nel trattamento del disturbo dell’insonnia. Questo farmaco, di recente introduzione, migliora la qualità del sonno senza compromettere il funzionamento diurno. In questo articolo si valuta la sua sicurezza ed efficacia nel trattamento dell’insonnia. L’insonnia è un disturbo del sonno comune che colpisce circa il 30% delle persone nel mondo occidentale. Questa condizione è caratterizzata da sonno insoddisfacente in termini di qualità e quantità, influenzando spesso il risveglio mattutino e il funzionamento diurno dell’individuo, con senso di fatica, difficoltà cognitive e alterazioni dell’umore. L’attuale standard of care consiste in misure non farmacologiche, in particolare le terapie cognitivo comportamentali. Tuttavia, molte persone con insonnia non prediligono queste terapie. Pertanto, vi è la necessità di alternative farmacologiche. Le opzioni farmacologiche includono benzodiazepine, farmaci Z, antidepressivi e agonisti della melatonina di cui è nota la bassa efficacia oltre che il possibile sviluppo di tolleranza e dipendenza. Daridorexant può essere usato in combinazione con induttori moderati del CYP3A4 o inibitori della secrezione acida gastrica senza richiedere aggiustamenti della dose e il farmaco è stato ben tollerato. In questo studio è stata eseguita una ricerca sistematica elettronica di database nel febbraio 2022 su PubMed, Scopus, Web of Science e Cochrane library. Sono stati ritenuti idonei per l’inclusione in questa revisione sistematica gli studi randomizzati controllati che hanno studiato la sicurezza e l’efficacia di daridorexant rispetto al placebo e che includevano individui con insonnia o controlli sani. Sette studi randomizzati controllati sono stati inclusi in questa revisione, con 2425 partecipanti arruolati. Inoltre, sono stati estratti i dati degli eventi avversi sperimentati. Tra questi ultimi sono stati valutati sonnolenza, fatica, cefalea, vertigini, nausea e rinofaringite per dose di farmaco, partecipanti, partecipanti insonni e partecipanti sani. Daridorexant risulta superiore al placebo nel migliorare la qualità del sonno e la sua efficacia rimane significativa anche dopo 1 mese. Leggi qui l’articolo completo. Albadrani MS, Albadrani MS, Fadlalmola HA, Elhusein AM, Abobaker RM, Merghani MM, Gomaa SM, Abdalla AM, Alhujaily M, Omair AA, Ali Abdalla AM, Masada HK, Veerabhadra Swamy DS, Al-Sayaghi KM. Safety and efficacy of daridorexant in the treatment of insomnia: a systematic review and meta-analysis of randomized controlled trials. Int Clin Psychopharmacol. 2023 Jan 1;38(1):57-65. doi: 10.1097/YIC.0000000000000425. Epub 2022 Nov 30. PMID: 36473030. - 27/03/2023
- La PEGilazione dei farmaci è associata a reazioni di ipersensibilità?
Un’analisi del Sistema di Segnalazione Italiano degli eventi avversi del farmaco. AbstractBackground e obiettivi: Le evidenze mettono in risalto il potenziale allergenico dei farmaci PEGilati a causadella produzione di immunoglobuline anti-polietilenglicole. Abbiamo studiato il rischio di reazioni diipersensibilità dei farmaci PEGilati usando il database italiano del sistema italiano di segnalazione dellereazioni avverse spontanee ai farmaciMetodi: Sono state selezionate segnalazioni di reazioni avverse al farmaco attribuite a medicinalicontenenti principi attivi PEGilati e/o liposomi PEGilati del Sistema Italiano di Segnalazione Spontanea nelperiodo compreso tra l’inizio dell’attività del Sistema Italiano di segnalazione e marzo 2021. Comeconfronto, abbiamo considerato segnalazioni di reazioni avverse al farmaco di medicinali contenenti lostesso farmaco non-PEGilato, sostanze attive e/o liposomi non PEGilati (o composti appartenenti alla stessaclasse) È stata eseguita un’analisi descrittiva delle segnalazioni di reazioni di ipersensibilità. Sono statevalutati i tassi di segnalazione e tempo di insorgenza dell’ipersensibilità in un periodo di tempo tra Gennaio2009 e Marzo 2021. Come misura della disproporzione abbiamo calcolato l’odds ratio di segnalazione.Risultati: complessivamente, 3865 segnalazioni di reazioni avverse al farmaco erano correlate a medicinaliPEGilati e 11.961 a medicinali non PEGilati. Circa due terzi dei pazienti erano donne e le segnalazioniriguardavano principalmente pazienti di età compresa tra i 46 anni e 64 anni. La frequenza delle reazioni diipersensibilità segnalate è stata più alta tra farmaci PEGilati rispetto a quelli non PEGilati (11,7% vs 9,4%, p< 0,0001) I tassi di segnalazione delle reazioni di ipersensibilità sono stati più elevati per PEGilati rispetto aimedicinali non PEGilati, con tassi di segnalazione compresi tra 1,4 (95% di confidenza) intervallo 0,8–2,5):adesempio per pegfilgrastim versus filgrastim a 20,0 (intervallo di confidenza 95% 2,8–143,5) perpeginterferone alfa-2a rispetto all’interferone alfa-2A. Il tempo mediano all’insorgenza delle reazioni diipersensibilità è stato di 10 giorni (intervallo interquartile: 0-61) per i medicinali PEGilati e 36 giorni(intervallo interquartile: 3-216) per i comparatori non PEGilati. Statisticamente sono stati osservati oddsratio significativi nel confronto con la segnalazione di reazioni di ipersensibilità per PEGilati rispetto aimedicinali non PEGilati (odds ratio di segnalazione: 1,3; intervallo di confidenza del 95% 1,1-1,4). Tuttavia,quando si utilizzano tutti gli altri farmaci come comparatori, l’analisi di sproporzionalità non ha mostratoalcuna associazione con le reazioni di ipersensibilità per i farmaci PEGilati né per i medicinali non PEGilati,suggerendo quindi che molti altri fattori scatenanti le reazioni di ipersensibilità indotte dai farmaci giocanoun ruolo importante.Conclusioni: I risultati di questa analisi del database italiano delle reazioni avverse spontanee ai farmacisuggeriscono un potenziale coinvolgimento della PEGilazione nell’innesco di reazioni di ipersensibilità.Tuttavia, quando si utilizzano tutti gli altri farmaci come comparatori, l’analisi di sproporzionalità non hamostrato alcuna associazione con le reazioni di ipersensibilità né per i medicinali PEGilati né per quelli nonPEGilati, probabilmente a causa di un effetto di mascheramento dovuto alla presenza nello stessodatabase di altri medicinali che aumentano la soglia di segnalazione. Leggi qui l’articolo completo. Crisafulli, S., Cutroneo, P.M., Luxi, N. et al. Is PEGylation of Drugs Associated with Hypersensitivity Reactions? An Analysis of the Italian National Spontaneous Adverse Drug Reaction Reporting System. Drug Saf (2023). https://doi.org/10.1007/s40264-023-01277- - 27/03/2023 - Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il report n. 73 L’AIFA pubblica i risultati del monitoraggio relativo agli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19 attualmente disponibili. Il monitoraggio è realizzato attraverso il registro AIFA sviluppato in attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21). Leggi qui il report dell’AIFA. - 27/03/2023
- Nota informativa importante sugli inibitori della Janus chinasi Nota informativa importante concordata con le autorità regolatorie europee e con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) La nota fornisce agli operatori sanitari le raccomandazioni aggiornate per ridurre al minimo i rischi di neoplasie maligne, eventi avversi cardiovascolari maggiori, infezioni gravi, tromboembolismo venoso e mortalità associati all’uso dei JAK inibitori. Leggi qui la nota informativa dell’Agenzia italiana del farmaco. - 20/03/2023
- Sospensione di utilizzo del medicinale Lagevrio® (molnupiravir) L’AIFA rende noto che nella seduta della Commissione Tecnico Scientifica del 10 marzo 2023 è stato deciso di sospendere l’utilizzo del medicinale antivirale Lagevrio® (molnupiravir) a seguito del parere negativo formulato dal CHMP di EMA, in data 24/02/2023, per la mancata dimostrazione di un beneficio clinico in termini di riduzione della mortalità e dei ricoveri ospedalieri (documento EMA disponibile nei “Link correlati”). Non sono stati rilevati particolari problemi di sicurezza collegati al trattamento. Il molnupiravir era stato inizialmente reso disponibile, per il trattamento del COVID-19 lieve-moderato, tramite autorizzazione alla distribuzione in emergenza ai sensi del’Art.5.2 del DL 219/2006 (Decreto Ministeriale del 26 novembre 2021 e successive proroghe). Il provvedimento di sospensione di utilizzo sarà effettivo a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Leggi qui il parere negativo sull’autorizzazione all’immissione in commercio di Lagevrio (molnupiravir) da parte dell’EMA. - 14/03/2023
- Nota Informativa Importante su Ozempic® (semaglutide) Ozempic® (semaglutide) soluzione iniettabile in penna preriempita: stato di carenza. l’aumento della domanda di Ozempic® ha portato a carenze che si prevede continueranno per tutto il 2023. Sebbene la fornitura continui ad aumentare, non è possibile prevedere con certezza quando risulterà sufficiente a soddisfare completamente la domanda attuale. Una tardiva consapevolezza della situazione di esaurimento delle scorte può comportare l’impossibilità per i pazienti di acquisire le dosi necessarie, con possibili conseguenze cliniche come l’iperglicemia. La invitiamo ad assicurare che i pazienti che utilizzano Ozempic® siano informati di quanto sopra e che i pazienti, a rischio di esaurimento di Ozempic®, vengano trasferiti in sicurezza ad un altro agonista del GLP-1 o ad altre idonee alternative terapeutiche in base alla Sua valutazione clinica. Ozempic® è indicato esclusivamente per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 non adeguatamente controllato in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico. Ogni altro utilizzo, inclusa la gestione del peso, rappresenta un uso off-label e attualmente mette a rischio la disponibilità di Ozempic® per la popolazione indicata. Sintesi e informazioni di base Ozempic® (semaglutide) è indicato in Italia per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito tipo 2 non adeguatamente controllato in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico: come monoterapia quando l’uso di metformina è considerato inappropriato a causa di intolleranza o controindicazioni; in aggiunta ad altri medicinali per il trattamento del diabete. Leggi qui la nota informativa importante sul sito AIFA. - 07/03/2023
- Nota Informativa Importante su Levotiroxina Nota Informativa Importante per gli operatori sanitari L’AIFA rende disponibile la Nota Informativa Importante sulla possibile interferenza della biotina con gli esami di laboratorio per la valutazione della funzione tiroidea. La comunicazione fornisce raccomandazioni per i medici e per i pazienti che assumono prodotti contenenti biotina e che si devono sottoporre a immunodosaggi tiroidei basati sull’interazione biotina/streptavidina. Leggi qui la nota sul sito AIFA. - 02/03/2023
- Aggiornata la Nota AIFA 96 “Prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D” L’Agenzia Italiana del Farmaco ha aggiornato la Nota 96 (determina AIFA n. 48/2023 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 20 febbraio 2023) sui criteri di appropriatezza prescrittiva della supplementazione con vitamina D e suoi analoghi (colecalciferolo, calcifediolo) per la prevenzione e il trattamento degli stati di carenza nell’adulto. L’aggiornamento della Nota, istituita nel 2019, si è reso necessario a seguito della pubblicazione di nuove evidenze scientifiche che hanno ulteriormente chiarito il ruolo della vitamina D in assenza di concomitanti condizioni di rischio. Sono stati presi in considerazione, in particolare, i risultati di due ampi studi clinici randomizzati, lo studio americano VITAL (LeBoff M et al, NEJM 2022) e lo studio europeo DO-HEALTH (Bischoff-Ferrari HA et al, JAMA 2020). Entrambi gli studi hanno concluso che la supplementazione con dosi di vitamina D più che adeguate (2000 UI die di colecalciferolo) e per diversi anni (oltre 5 anni nel primo studio e 3 anni nel secondo) non è in grado di modificare il rischio di frattura nella popolazione sana, senza fattori di rischio per osteoporosi. Questi risultati si sono confermati anche tra i soggetti con livelli più bassi di vitamina 25(OH)D. A questi studi principali si aggiunge la ricca letteratura riguardante l’utilizzo nel COVID-19 che non ha dimostrato alcun beneficio della vitamina D anche in questa condizione. Con l’occasione, sono state inserite nel testo della Nota alcune precisazioni migliorative su proposta di clinici o società scientifiche. Le modifiche introdotte con l’aggiornamento della Nota 96 sono le seguenti: introduzione della nuova categoria di rischio “persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio”; riduzione da 20 a 12 ng/mL (o da 50 a 30 nmol/L) del livello massimo di vitamina 25(OH)D sierica, in presenza o meno di sintomatologia specifica e in assenza di altre condizioni di rischio associate, necessario ai fini della rimborsabilità; specificazione di livelli differenziati di vitamina 25(OH)D sierica in presenza di determinate condizioni di rischio (ad es. malattia da malassorbimento, iperparatiroidismo) già presenti nella prima versione della Nota; aggiornamento del paragrafo relativo alle evidenze più recenti sopracitate e inserimento di un breve paragrafo dedicato a vitamina D e COVID-19; introduzione di un paragrafo sui potenziali rischi associati all’uso improprio dei preparati a base di vitamina D. Trovi qui la Nota 96 e il relativo allegato, aggiornati, disponibili sul portale AIFA. - 21/02/2023
- Nota Informativa Importante su ZOLGENSMA (Onasemnogene abeparvovec) ZOLGENSMA (Onasemnogene abeparvovec) – Casi fatali di insufficienza epatica acuta. Sintesi: Sono stati segnalati casi fatali di insufficienza epatica acuta in pazienti trattati con onasemnogene abeparvovec. La funzione epatica deve essere monitorata prima del trattamento e regolarmente per almeno 3 mesi dopo l’infusione. Valutare tempestivamente i pazienti con peggioramento dei test di funzionalità epatica e/o segni o sintomi di malattia acuta. Se i pazienti non rispondono adeguatamente ai corticosteroidi, consultare un gastroenterologo o un epatologo pediatrici e prendere in considerazione un aggiustamento del regime di corticosteroidi. I corticosteroidi non devono essere ridotti fino a quando i valori dei test di funzionalità epatica non rientrano nella norma (esame clinico normale, bilirubina totale e livelli di ALT e AST inferiori a 2 × ULN). Informare le persone che si prendono cura del paziente del grave rischio di danno epatico e della necessità di un monitoraggio periodico della funzionalità epatica. Leggi qui la nota informativa sul sito AIFA. - 21/02/2023
- Nota Informativa Importante su ADAKVEO (crizanlizumab) ADAKVEO (crizanlizumab): studio di fase III (CSEG101A2301) non mostra alcuna superiorità di crizanlizumab rispetto al placebo. Riassunto: I risultati preliminari dello studio di fase III CSEG101A2301 (STAND) non hanno mostrato differenze tra crizanlizumab e placebo nei tassi annualizzati di crisi vaso-occlusive che hanno portato a una visita medica nel primo anno successivo alla randomizzazione. I risultati preliminari non suggeriscono nuovi problemi di sicurezza con crizanlizumab. Tuttavia, sono stati segnalati tassi più elevati di eventi avversi di grado ≥3 correlati al trattamento con crizanlizumab rispetto al placebo. Un’ulteriore valutazione dei dati dello studio CSEG101A2301 e del loro potenziale impatto sul rapporto beneficio/rischio di crizanlizumab è attualmente in corso da parte dell’EMA. Le conclusioni finali e le raccomandazioni saranno comunicate non appena la valutazione sarà completata. Mentre questa valutazione è in corso, i medici devono valutare il beneficio e i rischi individuali di ogni paziente nel prendere decisioni terapeutiche riguardanti l’uso di crizanlizumab. Leggi qui la Nota informativa sul sito AIFA - 14/02/2023
- Nota Informativa Importante su Fasturtec (rasburicase) Carenza di Fasturtec (rasburicase) 1,5 mg/ml polvere e solvente per concentrato per soluzione per infusione – 1 flaconcino 7,5 mg+ 1 fiala 5 ml uso endovenoso (EU/1/00/170/002). Sintesi: In Italia il medicinale Fasturtec (rasburicase) 1,5 mg/ml polvere e solvente per concentrato per soluzione per infusione – 1 flaconcino 7,5 mg+ 1 fiala 5 ml uso endovenoso (AIC 035473026) è in distribuzione contingentata dal 28/11/2022 e, a partire dal 31/03/2023 fino al 01/07/2024, sarà totalmente carente. Se non è disponibile Fasturtec (rasburicase) 1,5 mg/ml polvere e solvente per concentrato per soluzione per infusione – 1 flaconcino 7,5 mg+ 1 fiala 5 ml uso endovenoso (AIC 035473026), è possibile utilizzare Fasturtec (rasburicase) 1,5 mg polvere e solvente per concentrato per soluzione per infusione endovenosa -3 flaconcini + 3 fiale uso endovenoso (AIC 035473014) (il contenuto chimico e biologico dei flaconcini da 7,5 mg e 1,5 mg è identico). In questo caso, potrebbe essere necessario l’uso di diversi flaconcini per ottenere la quantità di rasburicase necessaria per una somministrazione (per le fasi di ricostituzione richieste si rimanda alla NII). Leggi qui la nota AIFA. - 13/02/2023
- AIFA precisa: nessuna problematica urgente di sicurezza per i farmaci a base di pseudoefedrina In relazione alla procedura europea di referral dei farmaci a base di pseudoefedrina, avviata dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), AIFA precisa che attualmente il rapporto beneficio/rischio di tali medicinali rimane positivo e non si ravvedono problematiche di sicurezza urgenti che implichino azioni restrittive immediate sull’uso di questa classe di medicinali. Il profilo di sicurezza di tali farmaci sarà estesamente riesaminato sulla base dei dati epidemiologici, clinici e di farmacovigilanza disponibili. Come di consueto, l’Agenzia fornirà aggiornamenti sulla procedura in corso non appena si renderanno disponibili. La procedura in corso dimostra il continuo controllo dei profili di efficacia e sicurezza su tutti i medicinali. Si ribadisce l’importanza dell’uso di tali farmaci in aderenza alle raccomandazioni contenute nel Foglio Illustrativo e nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 13/02/2023
- Il PRAC avvia la revisione della sicurezza dei medicinali contenenti pseudoefedrina Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato una revisione dei medicinali contenenti pseudoefedrina a seguito del possibile rischio di sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES) e sindrome da vasocostrizione cerebrale reversibile (RCVS), condizioni che colpiscono i vasi sanguigni nel cervello. La pseudoefedrina viene assunta per via orale e viene utilizzata da sola o in combinazione con altri medicinali per trattare la congestione nasale (naso chiuso) derivante da raffreddore, influenza o allergia. PRES e RCVS possono comportare un ridotto afflusso di sangue (ischemia) al cervello e, in alcuni casi, possono causare complicazioni gravi e pericolose per la vita. I sintomi comuni associati a PRES e RCVS includono mal di testa, nausea e convulsioni. La revisione fa seguito a nuovi dati provenienti da un piccolo numero di casi di PRES e RCVS in persone che usano medicinali contenenti pseudoefedrina che sono stati riportati nei database di farmacovigilanza e nella letteratura medica. I medicinali contenenti pseudoefedrina presentano un rischio noto di eventi ischemici cardiovascolari e cerebrovascolari (effetti indesiderati che coinvolgono ischemia nel cuore e nel cervello), inclusi ictus e infarto. Restrizioni e avvertenze per ridurre questi rischi sono già incluse nelle informazioni sul prodotto dei medicinali. Considerando la gravità di PRES e RCVS, il profilo di sicurezza della pseudoefedrina e le indicazioni per le quali i medicinali sono approvati, il PRAC esaminerà le prove disponibili e deciderà se le autorizzazioni all’immissione in commercio per i medicinali contenenti pseudoefedrina debbano essere mantenute, modificate, sospese o ritirate in tutta l’UE. Maggiori informazioni sul medicinale La pseudoefedrina agisce stimolando le terminazioni nervose a rilasciare la noradrenalina, che provoca la costrizione (restringimento) dei vasi sanguigni. Ciò riduce la quantità di fluido rilasciato dai vasi, con conseguente minore gonfiore e minore produzione di muco nel naso. I medicinali contenenti pseudoefedrina sono autorizzati in vari Stati membri dell’UE da soli o in combinazione con medicinali per il trattamento dei sintomi del raffreddore e dell’influenza come mal di testa, febbre e dolore o rinite allergica (infiammazione delle vie nasali) nelle persone con congestione nasale. All’interno dell’UE, i medicinali contenenti pseudoefedrina sono disponibili con vari nomi commerciali, tra cui Actifed, Aerinaze, Aspirin Complex, Clarinase, Humex rhume e Nurofen Cold and Flu. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti pseudoefedrina è stata avviata su richiesta dell’agenzia francese dei medicinali (ANSM) ai sensi dell’articolo 31 della direttiva 2001/83/CE. La revisione è condotta dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno quindi trasmesse al Comitato per i Medicinali per uso umano (CHMP), responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere. La fase finale della procedura di revisione è l’adozione da parte della Commissione europea di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 10/02/2023
- Levotirsol (levotiroxina sodica): modifica temporanea del periodo di validità La modifica temporanea del periodo di validità del medicinale Levotirsol, in tutti i dosaggi, si è resa necessaria a causa di una anomalia riscontrata nella degradazione del principio attivo che avviene più rapidamente in presenza del nuovo glicerolo vegetale utilizzato come eccipiente nel processo produttivo. A tal proposito per garantire la sicurezza del paziente è stato stabilito di limitare l’assunzione del prodotto nel tempo massimo di 5 mesi dalla produzione. Ai medici è raccomandato di prescrivere una sola confezione. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 09/02/2023
- Nota Informativa Importante su Norditropin NordiFlex® (somatropina, ormone della crescita umano) Il prodotto Norditropin NordiFlex® 15 mg/1,5 ml, subirà un periodo di carenza a partire dal 15 aprile 2023 in quanto Novo Nordisk sta affrontando alcune difficoltà produttive che interesseranno le forniture del suddetto medicinale a livello globale. Tale carenza non è dovuta a problematiche di sicurezza o qualità ed è stata già comunicata all’Autorità Regolatoria in accordo alla normativa vigente. Leggi la nota informativa qui. - 07/02/2023
- Un pannello farmacogenetico di 12 geni per la prevenzione delle reazioni avverse ai farmaci: uno studio europeo in aperto, multicentrico, crossover, controllato Il beneficio dei test farmacogenetici prima di iniziare la terapia farmacologica è stato ben documentato per diverse combinazioni di singole coppie gene-farmaco. Tuttavia, l’utilità clinica di una strategia di genotipizzazione preventiva utilizzando un pannello farmacogenetico non è stata valutata in modo rigoroso.Metodi Abbiamo condotto uno studio di implementazione in aperto, multicentrico, controllato, randomizzato a grappolo e crossover diun pannello farmacogenetico a 12 geni in 18 ospedali, nove centri di salute comunitaria e 28 farmacie comunali in sette Paesi europei (Austria, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Regno Unito). I pazienti di età pari o superiore a 18 annio più anziani hanno ricevuto la prima prescrizione di un farmaco clinicamente raccomandato dalle linee guida del Dutch Pharmacogenetics Working Group (cioè il farmaco indice) nell’ambito delle cure di routine. I criteri di esclusione includevano precedenti test genetici per un gene rilevante per il farmaco indice, una durata prevista del trattamento inferiore a 7 giorni consecutivi e grave insufficienza renale o epatica. Tutti i pazienti hanno dato il consenso informato scritto prima di partecipare allo studio. I partecipanti sono stati genotipizzati per 50 varianti germinali in 12 geni e quelli che presentavano una variante attivabile (cioè un risultato del test di interazione farmaco-gene per la quale il gruppo di lavoro olandese sulla farmacogenetica [DPWG] ha raccomandato una modifica del trattamento farmacologico standard) sono stati trattati secondo le raccomandazioni del DPWG. I pazienti del gruppo di controllo hanno ricevuto il trattamento standard. Per preparare i medici al test farmacogenetico preventivo, le équipe locali sono state formate durante una visita di avvio del progetto ed è stato messo a disposizione del materiale educativo online. L’esito primario è stato il verificarsi di reazioni avverse clinicamente rilevanti nel periodo di follow-up di 12 settimane. Le analisi sono state effettuate indipendentemente dell’aderenza del paziente alle linee guida del DPWG. L’analisi primaria è stata effettuata utilizzando un’analisi di gatekeeping, nella quale i risultati delle persone con un’interazione farmaco-gene perseguibile nel gruppo di studio rispetto al gruppo di controllo sono stati confrontati e solo se la differenza era statisticamente significativa è stata effettuata un’analisi che ha incluso tutti i pazienti dello studio. Gli esiti sono stati confrontati tra il gruppo di studio e quello di controllo, sia per i pazienti con un risultato del test di interazione farmaco-gene (cioè un risultato per il quale il DPWG ha raccomandato una modifica del trattamento farmacologico standard) sia per tutti i pazienti che hanno ricevuto un trattamento standard) e per tutti i pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di farmaco indice. L’analisi di sicurezza ha incluso tutti i partecipanti che hanno ricevuto almeno una dose di un farmaco in studio. Questo studio è registrato su ClinicalTrials.gov, NCT03093818 ed è chiuso a nuovi partecipanti.Risultati Tra il 7 marzo 2017 e il 30 giugno 2020, 41.696 pazienti sono stati valutati per l’eleggibilità e 6944 (51.4% donne, 48.6% uomini; 97.7% di etnia europea, mediterranea o mediorientale) sono stati arruolati e assegnati a ricevere una terapia guidata dal genotipo (n=3342) o l’assistenza standard (n=3602). 99 pazienti (52 [1.6%] del gruppo di studio e 47 [1.3] del gruppo di cura. 99 pazienti (52 [1.6%] del gruppo di studio e 47 [1.3%] del gruppo di controllo) hanno ritirato il consenso dopo l’assegnazione al gruppo.652 partecipanti (367 [11.0%] nel gruppo di studio e 285 [7.9%] nel gruppo di controllo) sono stati persi al follow-up. Nei pazienti con un risultato di un test per il farmaco indice (n=1558), si è verificata una reazione avversa clinicamente rilevante in 152 (21.0%) dei 725 pazienti del gruppo di studio e 231 (27.7%) degli 833 pazienti del gruppo di controllo (odds ratio [OR] 0.70 [95% CI 0.54-0.91]; p=0.0075), mentre per tutti i pazienti, l’incidenza è stata di 628 (21.5%) su 2923 pazienti del gruppo di studio e di 934 (28.6%) su 3270 pazienti del gruppo di controllo (OR 0-70 [95% CI 0-61-0-79]; p <0-0001). Interpretazione Il trattamento guidato dal genotipo mediante un pannello farmacogenetico a 12 geni ha ridotto significativamente l’incidenza di reazioni avverse ai farmaci clinicamente rilevanti ed è risultato fattibile in diverse organizzazioni e contesti del sistema sanitario europeo. L’implementazione su larga scala potrebbe contribuire a rendere la terapia farmacologica sempre più sicura. Bibliografia Leggi l’abstract dell’articolo qui. A 12-gene pharmacogenetic panel to prevent adverse drug reactions: an open-label, multicentre, controlled, cluster-randomised crossover implementation studySwen, Jesse JBuunk, Annemarie et al.The Lancet, Volume 401, Issue 10374, 347 – 356 - 03/02/2023
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) Sintesi: A causa di difficoltà di produzione, si prevedono carenze di approvvigionamento di LYMPHOSEEK sul mercato europeo fino al primo trimestre del 2023. Per consentire un uso continuativo di LYMPHOSEEK, è stato eccezionalmente concordato con l’EMA di estendere il periodo di validità dei seguenti lotti fino al 31 marzo 2023: Numero di lotto 34744349885 Questa comunicazione deve essere condivisa con il personale addetto alla somministrazione del prodotto. L’estensione di 16 mesi della data di scadenza, dal 30 novembre 2021 fino al 31 marzo 2023, si basa sull’analisi dei dati di stabilità di LYMPHOSEEK ed è applicabile solo ai lotti sopra riportati. Leggi la nota informativa qui. - 01/02/2023
- L’EMA conferma le misure per ridurre al minimo il rischio di gravi effetti collaterali con gli inibitori della Janus chinasi per i disturbi infiammatori cronici Il 23 gennaio 2023, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha approvato le misure raccomandate dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) per ridurre al minimo il rischio di gravi effetti collaterali con gli inibitori della Janus chinasi (JAK) usati per trattare diversi disturbi infiammatori cronici. Questi effetti collaterali includono condizioni cardiovascolari, coaguli di sangue, cancro e infezioni gravi. Questi medicinali devono essere usati nei seguenti pazienti solo se non sono disponibili alternative terapeutiche adeguate: persone di età pari o superiore a 65 anni, persone a maggior rischio di gravi problemi cardiovascolari (come infarto o ictus), coloro che fumano o lo hanno fatto per molto tempo nel passato e quelli a maggior rischio di cancro. Gli inibitori della JAK devono essere usati con cautela nei pazienti con fattori di rischio per coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde (tromboembolia venosa, TEV) diversi da quelli sopra elencati. Inoltre, ove possibile, le dosi dovrebbero essere ridotte nei gruppi di pazienti a rischio di TEV, cancro o gravi problemi cardiovascolari. Le raccomandazioni fanno seguito a una revisione dei dati disponibili, inclusi i risultati finali di uno studio clinico sull’inibitore JAK Xeljanz (tofacitinib) e i risultati preliminari di uno studio osservazionale che ha coinvolto Olumiant. La revisione ha incluso anche il parere di un gruppo di esperti reumatologi, dermatologi, gastroenterologi e rappresentanti dei pazienti. La revisione ha confermato che Xeljanz aumenta il rischio di gravi problemi cardiovascolari, cancro, TEV, infezioni gravi e morte per qualsiasi causa rispetto ai medicinali appartenenti alla classe degli inibitori del TNF-alfa. L’EMA ha ora concluso che questi risultati sulla sicurezza si applicano a tutti gli usi approvati degli inibitori JAK nei disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite assiale, colite ulcerosa, dermatite atopica e alopecia areata). Le informazioni sul prodotto per gli inibitori JAK usati per trattare i disturbi infiammatori cronici verranno aggiornate con le nuove raccomandazioni e avvertenze. Inoltre, il materiale educazionale per i pazienti e gli operatori sanitari sarà rivisto di conseguenza. Leggi qui il comunicato EMA. - 30/01/2023
- Diabete mellito tipo 2: aggiornata la Nota 100 Dal 27 gennaio 2023 è disponibile un aggiornamento dei documenti allegati alla Nota 100: schede di prescrizione ed elenco dei farmaci.Le modifiche introdotte sono successive all’ammissione alla rimborsabilità di una nuova posologia e della relativa confezione della specialità medicinale a base di dapagliflozin. Leggi qui l’aggiornamento della nota 100. - 30/01/2023
- Nota Informativa Importante su temporanea carenza di PAZENIR Temporanea carenza di PAZERIN (paclitaxel formulato come nanoparticelle legate all’albumina) 5 mg/ml polvere per dispersione per infusione. Riepilogo L’aumento della domanda in Europa di paclitaxel a nanoparticelle stabilizzate con albumina porterà ad una temporanea carenza del medicinale in alcuni mercati dell’Unione Europea a partire dal giorno 18 gennaio 2023. Alcuni paesi europei saranno coinvolti nella carenza come Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Romania e Spagna. La produzione di paclitaxel a nanoparticelle stabilizzate con albumina è stata notevolmente incrementata presso il nostro impianto di produzione. Inoltre, stiamo lavorando con le autorità sanitarie e con i nostri colleghi della catena di approvvigionamento per valutare allocazioni di prodotto tra i paesi. Leggi qui la nota informativa. - 25/01/2023
- Presentate le più recenti iniziative per ridurre la resistenza agli antibiotici in Italia Dopo le raccomandazioni per la medicina generale e ospedaliera sulle infezioni resistenti, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato le più recenti iniziative del Gruppo di lavoro CTS AIFA-OPERA per ridurre la resistenza agli antibiotici in Italia. È stato pubblicato infatti il “Manuale antibiotici AWaRe”, edizione italiana del volume presentato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dicembre 2022 (“The WHO AWaRe Antibiotic Book”). Dalle raccomandazioni globali dell’OMS sono state inoltre selezionate, calibrate e adattate al contesto epidemiologico e alla disponibilità dei farmaci in Italia le dieci sindromi di più facile osservazione nell’adulto e nel bambino. I contenuti sono confluiti in due pubblicazioni “Trattamento delle infezioni batteriche comunitarie più frequenti nell’adulto/ nel bambino – secondo i princìpi del “The WHO AWaRe Antibiotic Book” (presto disponibili) e saranno liberamente accessibili sul sito dell’Agenzia, anche tramite App. Alla presentazione sono intervenuti il Direttore Generale Nicola Magrini, Evelina Tacconelli (Università di Verona), Patrizia Popoli (Presidente della Commissione Tecnico Scientifica, CTS) e Federico Marchetti (U.O. Pediatria e Neonatologia di Ravenna). Leggi qui la notizia con i relativi approfondimenti sul sito AIFA. - 23/01/2023
- Operativi i due Comitati Etici Nazionali istituiti presso l’AIFA Con la registrazione nei sistemi informatici del portale unico europeo per la ricerca clinica CTIS (Clinical Trial Information System), sono pienamente operativi i due Comitati Etici Nazionali istituiti presso l’AIFA con decreto del Ministro della Salute il 1° febbraio 2022: il Comitato Etico Nazionale (CEN) per le sperimentazioni cliniche relative alle terapie avanzate (“ATMP”) e il Comitato Etico Nazionale (CEN) per le sperimentazioni cliniche in ambito pediatrico. I due Comitati – presieduti, rispettivamente, dal Prof. Andrea Biondi e dal Dott. Alessandro Nanni Costa – si occuperanno della valutazione dei protocolli di studio rientranti nelle rispettive competenze. Due Comitati Etici a valenza Nazionale (CEN) si sono insediati nel 2022 presso l’Agenzia Italiana del Farmaco: il Comitato Etico Nazionale per le sperimentazioni cliniche relative alle terapie avanzate (“ATMP”) e il Comitato Etico Nazionale per le sperimentazioni cliniche in ambito pediatrico. I Comitati sono stati istituiti il 1° febbraio 2022 con decreto del Ministro della Salute, in attuazione della legge n. 3 del 11 gennaio 2018 “Delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia di sperimentazione clinica”, nel contesto della revisione organizzativa dei Comitati Etici a livello nazionale e in funzione del nuovo assetto regolatorio introdotto dal Regolamento europeo n. 536/2014, pienamente operativo dal 31 gennaio 2022. Il Prof. Andrea Biondi e il Dott. Alessandro Nanni Costa sono i presidenti eletti, rispettivamente del CEN “ATMP” e del CEN “pediatrico”. I presidenti sono coadiuvati nelle loro attività dai componenti nominati con i decreti ministeriali del 2 marzo 2022. Per le attività di supporto e per le funzioni di segreteria tecnico-scientifica, l’AIFA ha costituito, con determina del Direttore generale n. 366/2022, due specifiche Segreterie tecnico-scientifiche, una nell’ambito del CEN ATMP e l’altra del CEN pediatrico, e un Gruppo di Coordinamento. Con il completamento della registrazione dei due CEN nei sistemi informatici del Portale europeo (CTIS), i Comitati sono pienamente operativi per la valutazione dei protocolli di studio rientranti nelle rispettive competenze.Le sedute ordinarie sono state programmate con cadenza mensile. Leggi qui le informazioni sul sito AIFA. - 23/01/2023
- Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2022 Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2022. L’avvento dei nuovi vaccini contro il Covid-19 e le campagne di sensibilizzazione sulla segnalazione di sospettereazioni avverse a vaccino hanno portato ad una maggiore attenzione alla farmacovigilanza, determinando unimportante incremento delle segnalazioni nel 2021. Nel 2022 osserviamo un tasso di 571 segnalazioni per milionedi abitanti con un calo del 69% a seguito di una ridotta attenzione alle tematiche di sicurezza dei vaccini contro ilCovid-19, essendo terminate le campagne di vaccinazione di massa. Leggi qui il report annuale di attività 2022. - 20/01/2023
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza E’ ora disponibile sul nostro sito il Bollettino del II semestre 2022 del Centro Regionale di Farmacovigilanza. Si tratta di un numero tematico che affronta il tema della comunicazione in Farmacovigilanza. Comunicare i benefici ma soprattutto i rischi correlati ai farmaci, ovvero comunicare in farmacovigilanza, è un’attività di vitale e primaria importanza, ma non è facile come sembra! Dare messaggi chiari e concisi evitando errori di comunicazione è un’impresa piuttosto ardua! Nel bollettino viene riportato un articolo dal titolo “Come parlare del rischio in modo equilibrato” scritto dall’Uppsala Monitoring Center. Viene inoltre presentata una delle nuove attività di comunicazione del CRFV Sardegna rivolte al cittadino: i profili social del Centro. Il bollettino include infine i dati di segnalazione di reazioni avverse in Sardegna con i confronti annuali e semestrali Leggi qui il Bollettino di Farmacovigilanza della Sardegna del II semestre 2022. - 20/01/2023
- Valutazione della frequenza, dei fenotipi e degli esiti del danno epatico acuto associato all’amoxicillina/clavulanato in 1,4 milioni di pazienti della Veterans Health Administration IntroduzioneLe lesioni epatiche indotte da farmaci sono un problema sanitario significativo, ma l’incidenza basata sull’esposizione non è ancora stata caratterizzata. ObiettivoL’obiettivo è stato quello di valutare la frequenza, i fenotipi e gli esiti delle lesioni epatiche acute associate all’amoxicillina/clavulanato utilizzando un ampio sistema di cartelle cliniche elettroniche. MetodiUtilizzando il sistema di cartelle cliniche elettroniche della Veterans Health Administration, abbiamo sviluppato una struttura per identificare le lesioni epatiche acute inspiegabili, definite dall’innalzamento dell’alanina aminotransferasi e/o della fosfatasi alcalina, temporalmente collegate alle registrazioni delle prescrizioni di amoxicillina/clavulanato, uno dei principali responsabili delle lesioni epatiche indotte da farmaci clinicamente significativi, escludendo altre cause concorrenti. Per l’analisi, la popolazione è stata suddivisa in base alle condizioni epatiche preesistenti e allo stato di ricovero al momento dell’esposizione. RisultatiTra 1.445.171 prime esposizioni ad amoxicillina/clavulanato in individui unici [92% uomini; età media (deviazione standard): 59 (15) anni], sono state identificate 6476 (incidenza: 0,448%) lesioni epatiche acute. Di queste, 4427 (65%) avevano cause alternative, per un totale di 2249 (incidenza: 0,156%) lesioni epatiche acute non spiegate. L’incidenza di lesioni epatiche acute inspiegabili era più bassa nei pazienti ambulatoriali senza malattie epatiche sottostanti (0,067%) e più alta nei pazienti ricoverati con condizioni epatiche preesistenti (0,719%). L’età avanzata, il sesso maschile e i nativi americani o dell’Alaska (rispetto ai bianchi) erano associati a una maggiore incidenza di lesioni epatiche acute non spiegate. Le lesioni colestatiche hanno interessato il 74% dei pazienti, con una frequenza più elevata in caso di età avanzata, esposizione al ricovero e condizioni epatiche preesistenti. Le lesioni epatocellulari con innalzamento della bilirubina hanno interessato lo 0,003%, con un rischio maggiore all’età >45 anni. Durante un follow-up di 12 mesi, i pazienti con lesioni epatiche acute inspiegabili presentavano un rischio di mortalità globale aggiustato più elevato rispetto a quelli senza lesioni epatiche acute evidenti. ConclusioniQuesto schema identifica le lesioni epatiche acute inspiegabili in seguito all’esposizione a farmaci in ampi set di dati di cartelle cliniche elettroniche. Dopo la convalida in altri sistemi, questo quadro può aiutare a dedurre il danno epatico indotto da farmaci nella popolazione generale di pazienti e a prendere decisioni normative per promuovere la sicurezza dei farmaci e la salute pubblica. Gli autori hanno sviluppato un quadro temporale per valutare le lesioni epatiche acute associate ai farmaci in un sistema EHR di grandi dimensioni, per fornire una visione ampia e basata sulla popolazione degli eventi epatici associati ai farmaci.Con un approccio basato sull’esposizione, l’incidenza di lesioni epatiche acute associate ad amoxicillina/clavulanato (AMOX/CLAV) è stata stimata allo 0,156%, con potenziali fattori di rischio rappresentati da età avanzata, sesso maschile, razza indiana americana o nativa dell’Alaska, ospedalizzazione e condizioni epatiche preesistenti.I pazienti con lesioni epatiche acute associate ad AMOX/CLAV presentavano un rischio di mortalità globale aggiustato più elevato rispetto a quelli senza lesioni epatiche acute evidenti durante un follow-up di 12 mesi, il che implica un impatto negativo più ampio sulla salute. Bibliografia Suzuki, A., Tillmann, H., Williams, J. et al. Assessment of the Frequency, Phenotypes, and Outcomes of Acute Liver Injury Associated with Amoxicillin/Clavulanate in 1.4 Million Patients in the Veterans Health Administration. Drug Saf (2022). Leggi qui l’articolo completo. - 18/01/2023
- Studi di sicurezza post-autorizzazione sul danno epatico acuto e sulle gravi complicanze delle infezioni delle vie urinarie in pazienti con diabete di tipo 2 esposti a Dapagliflozin in un contesto reale IntroduzioneAl momento dell’approvazione di dapagliflozin in Europa (2012) per il trattamento di pazienti con diabete mellito di tipo 2, le preoccupazioni relative al danno epatico acuto e alle gravi complicanze dell’infezione del tratto urinario (sUTI) hanno portato a due studi di sicurezza post-autorizzazione (PAS) su questi esiti per monitorare la sicurezza di dapagliflozin nell’uso reale. ObiettivoIndagare l’incidenza di ospedalizzazione per lesioni epatiche acute (hALI) o sUTI (pielonefrite o urosepsi) tra i pazienti che iniziano il trattamento con dapagliflozin rispetto ad altri farmaci ipoglicemizzanti (GLD). MetodiQuesti due studi di coorte non interventistici hanno identificato i pazienti che hanno iniziato l’assunzione di dapagliflozin e dei DPG di confronto nel periodo novembre 2012-febbraio 2019, utilizzando i dati di tre fonti di dati longitudinali basate sulla popolazione: Clinical Practice Research Datalink (Regno Unito), HealthCore Integrated Research Database (USA) e il database Medicare (USA). Gli esiti (hALI e sUTI) sono stati identificati con algoritmi elettronici. I tassi di incidenza sono stati stimati per gruppo di esposizione. I rapporti di incidenza (IRR) sono stati calcolati confrontando dapagliflozin con le DGA di confronto, utilizzando il trimming del punteggio di propensione e la stratificazione per affrontare il confondimento. Le analisi di sUTI sono state condotte separatamente per sesso. RisultatiIn tutte le fonti di dati, i tassi di incidenza di hALI e sUTI sono stati generalmente più bassi negli iniziatori di dapagliflozin rispetto agli iniziatori di DGA di confronto. L’IRR aggiustato (intervallo di confidenza al 95%) in pool tra le fonti di dati per hALI è stato di 0,85 (0,59-1,24) e per sUTI è stato di 0,76 (0,60-0,96) nelle donne e di 0,74 (0,56-1,00) nei maschi. I risultati delle analisi di sensibilità sono stati ampiamente coerenti con le analisi primarie. ConclusioniQuesti studi sul mondo reale non suggeriscono un aumento del rischio di hALI o sUTI, e suggeriscono una potenziale diminuzione del rischio di sUTI con l’esposizione a dapagliflozin rispetto ad altre DLG.I risultati di questi due studi di sicurezza post-autorizzazione di dapagliflozin, volti a valutare il rischio di ospedalizzazione per lesioni epatiche acute (hALI) e il rischio di gravi complicanze da infezione delle vie urinarie (sUTI), tra cui pielonefrite e urosepsi, non hanno suggerito un aumento del rischio di hALI e sUTI nei pazienti che iniziano il trattamento con dapagliflozin rispetto a quelli che iniziano il trattamento con farmaci ipoglicemizzanti di confronto.Questi risultati hanno contribuito all’eliminazione delle lesioni epatiche e delle infezioni del tratto urinario come rischi importanti identificati nel piano di gestione del rischio di dapagliflozin in Europa. Leggi qui l’articolo completo. Bibliografia. Danysh, H.E., Johannes, C.B., Beachler, D.C. et al. Post-Authorization Safety Studies of Acute Liver Injury and Severe Complications of Urinary Tract Infection in Patients with Type 2 Diabetes Exposed to Dapagliflozin in a Real-World Setting. Drug Saf (2022). - 18/01/2023
- Nota Informativa Importante su temporanea carenza di INSUMAN RAPID (insulina umana) INSUMAN RAPID (insulina umana) 100 UI/ml soluzione iniettabile in cartuccia, uso intramuscolare e sottocutaneo, 5 cartucce da 3 ml – A.I.C. n. 034185850. INSUMAN RAPID (insulina umana) 100 UI/ml soluzione iniettabile in penna preriempita, uso sottocutaneo, 5 penne da 3 ml – A.I.C. n. 038923431. Riepilogo Problemi produttivi occorsi negli ultimi mesi presso un sito di produzione, hanno determinato, temporaneamente, una situazione critica nella fornitura globale che ha interessato il medicinale INSUMAN RAPID In Italia, la data prevista per l’inizio della carenza è: 31/01/2023 per il medicinale INSUMAN RAPID A.I.C. n. 038923431 23/01/2023 per il medicinale INSUMAN RAPID A.I.C. n. 038923850 La data prevista per il ritorno alla normale fornitura delle presentazioni sopra elencate è Dicembre 2023 Nessun nuovo paziente dovrà iniziare la terapia con INSUMAN RAPID I pazienti già in trattamento dovranno passare ad un medicinale alternativo L’interruzione del trattamento con insulina è potenzialmente pericolosa per la vita. Pertanto, è necessaria la sostituzione con formulazioni alternative di insulina per evitare l’iperglicemia e gravi complicanze. Leggi qui la nota informativa. - 16/01/2023
- Olaparib non rimborsabile per il carcinoma del pancreas Il carcinoma del pancreas rappresenta una condizione clinica grave e per la quale non sono ancora disponibili opzioni terapeutiche soddisfacenti. L’AIFA valuta sempre con attenzione e rigore scientifico ogni nuovo trattamento che possa fornire ai pazienti un reale beneficio clinico, soprattutto in presenza di un bisogno terapeutico elevato, come nel caso di questo tipo di tumore. Poiché la cronaca di questi giorni ha richiamato l’attenzione pubblica sulIa decisione di AIFA di non ammettere alla rimborsabilità per il carcinoma al pancreas il farmaco olaparib, l’Agenzia intende evidenziare che tale farmaco è stato valutato in maniera molto approfondita, acquisendo il parere di diversi esperti oncologi e concedendo all’azienda di intervenire in audizione. Alla fine del lungo iter valutativo e dei numerosi approfondimenti effettuati, e in linea con il parere unanime del Comitato Consultivo Area Oncologica dell’AIFA, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) ha stabilito che il farmaco non poteva essere ammesso alla rimborsabilità in quanto non aveva dimostrato né di prolungare la sopravvivenza né di migliorare la qualità della vita dei pazienti. Sulla base di questi dati, pur riconoscendo l’elevato bisogno terapeutico correlato a questa patologia, la CTS ha ritenuto che l’inevitabile aggravio di tossicità legato al trattamento non fosse compensato da un beneficio clinico sufficiente. Olaparib è attualmente ammesso alla rimborsabilità per altre indicazioni terapeutiche per le quali ha dimostrato che i benefici superano i rischi per i pazienti. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 16/01/2023
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 9-12 gennaio 2023 Si rende disponibile un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 9-12 gennaio 2023. Di seguito una sintesi dei principali argomenti: Allineamento delle raccomandazioni sulla dose per gli inibitori della Janus chinasi (JAK) in pazienti con determinati fattori di rischio Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha ulteriormente rivisto le misure per ridurre al minimo il rischio di gravi effetti collaterali associati agli inibitori della Janus chinasi (JAK) usati per trattare diversi disturbi infiammatori cronici. Il PRAC ha raccomandato l’uso di una dose inferiore di Olumiant (baricitinib) per i pazienti a più alto rischio di coaguli di sangue, condizioni cardiovascolari e cancro in linea con le raccomandazioni sul dosaggio per altri inibitori JAK soggetti alla revisione: Rinvoq (updacitinib), Cibinqo ( abrocitinib) e Jyseleca (filgotinib). Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari Nel contesto del parere fornito ad altri comitati EMA in merito ad aspetti di sicurezza, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) contenente informazioni importanti su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec). Zolgensma: casi fatali di insufficienza epatica acuta Recentemente sono stati segnalati casi fatali di insufficienza epatica acuta in pazienti trattati con Zolgensma (onasemnogene abeparvovec), un medicinale di terapia genica per il trattamento dell’atrofia muscolare spinale (SMA), una grave condizione rara dei nervi che causa atrofia muscolare e debolezza. Questa DHPC informa gli operatori sanitari dei casi fatali di insufficienza epatica e delle raccomandazioni aggiornate per il monitoraggio della funzionalità epatica, per la valutazione del sospetto danno epatico dopo l’infusione e le ulteriori raccomandazioni sulla riduzione graduale del trattamento con corticosteroidi. Gli operatori sanitari devono valutare tempestivamente i pazienti con peggioramento dei test di funzionalità epatica e/o segni o sintomi di malattia epatica acuta. Se i pazienti non rispondono adeguatamente al trattamento con corticosteroidi, i medici curanti devono consultare un gastroenterologo pediatrico o un epatologo e prendere in considerazione un aggiustamento del regime di corticosteroidi. La DHPC per Zolgensma sarà inoltrata al comitato per le terapie avanzate (CAT) dell’EMA e al comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA. Una volta adottata, la DHPC sarà divulgata agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicata nella pagina del portale dell’EMA “Direct healthcare professional communications” e nei siti delle autorità competenti nazionali degli Stati membri dell’Unione europea (UE). Leggi qui la sintesi del documento EMA. - 13/01/2023
- Tecartus® (brexucbtagene autoleucel). Disponibile il report tecnico scientifico L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile il report tecnico-scientifico sul medicinale Tecartus® (brexucbtagene autoleucel). Leggi qui il report tecnico scientifico del farmaco. - 12/01/2023
- Procedura Operativa (PO) AIFA per i RLFV e CRFV L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) rende disponibili le nuove versioni delle procedure operative per le attività dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) e dei Centri Regionali di Farmacovigilanza (CRFV). Il sistema italiano di farmacovigilanza si basa sulla Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) che garantisce la raccolta, la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci (ADR). Alla RNF possono accedere solo gli utenti registrati al Portale dei Servizi di AIFA, in possesso di username e password, di un’identità digitale SPID, di una Carta Nazionale dei Servizi (CNS) o di una Carta di Identità Elettronica (CIE), e che appartengono alle seguenti strutture: Agenzia Italiana del Farmaco, Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Regioni, Centri Regionali di Farmacovigilanza, Strutture Sanitarie – Aziende Sanitarie Locali (ASL), Aziende Ospedaliere (AO) e Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) – Forze Armate e Aziende farmaceutiche (queste ultime con visibilità di dati limitata alle strutture sanitarie). Per ogni singola struttura o azienda farmaceutica, oltre alla nomina del Responsabile Locale di Farmacovigilanza (RLFV) o Responsabile di Farmacovigilanza per l’Azienda farmaceutica, potrà essere designata anche la figura del Deputy per supportare il Responsabile nella gestione delle segnalazioni di reazioni avverse e/o farne le sue veci in caso di assenza temporanea. Gli utenti designati a ricoprire il ruolo di Responsabile o Deputy devono registrarsi al portale dei servizi AIFA, poi all’applicazione della RNF e successivamente ricevere l’abilitazione all’uso della RNF da parte dei rispettivi “Approvatori Utenti della Regione o della Provincia Autonoma o dell’Azienda Farmaceutica”. Con lo sviluppo della nuova RNF è stata istituita la figura degli “Approvatori Utenti della Regione o della Provincia Autonoma o dell’Azienda farmaceutica” che ha la responsabilità di abilitare o disabilitare all’uso della RNF gli utenti afferenti alle strutture sanitarie di propria competenza territoriale, quali ASL, Aziende Ospedaliere, IRCCS, Centri Regionali di FV e Regioni, o alla propria Azienda. Leggi qui le procedure operative per le attività dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV). Leggi qui le procedure operative per le attività dei Centri Regionali di Farmacovigilanza (CRFV). Leggi qui tutte le informazioni relative alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza sul sito AIFA. - 03/01/2023
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2021 Nel 2021, su un totale di circa 20,5 milioni di dosi somministrate in Italia per tutte le tipologie di vaccini – esclusi quelli anti-COVID-19 – sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 18.060 segnalazioni, di cui 15.978 si riferiscono a sospetti eventi avversi verificatisi nel 2021, con un tasso di 78 segnalazioni ogni 100.000 dosi somministrate. Le segnalazioni che riportano reazioni gravi correlabili al vaccino sono state 3,6 per 100.000 dosi. I dati sono contenuti nel Rapporto Vaccini 2021 che descrive le attività di vaccinovigilanza condotte in Italia dall’Agenzia in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Gruppo di Vaccinovigilanza. Il Rapporto non include le segnalazioni sui vaccini anti-COVID-19 che sono oggetto di pubblicazioni dedicate. Il numero di dosi somministrate nel 2021 è paragonabile a quello dell’anno precedente, ma si osserva per tutti i vaccini un incremento complessivo del tasso di segnalazione per dosi somministrate, riconducibile ai progetti di farmacovigilanza attiva promossi dalle Regioni in collaborazione con AIFA. Il contributo di questi studi, dai quali proviene il 77,1% delle segnalazioni, ha aumentato prevalentemente la frazione delle segnalazioni relative a eventi non gravi. Anche in presenza di una maggiore attenzione alla segnalazione, i tassi relativi alle segnalazioni gravi ritenute correlabili alla vaccinazione non subiscono pertanto sostanziali modifiche rispetto agli anni precedenti e gli eventi avversi gravi restano noti e costanti nel tempo. Tra le sospette reazioni avverse osservate nel 2021 non sono emersi eventi indesiderati che possano modificare la valutazione del rapporto fra beneficio e rischio dei vaccini utilizzati. Si tratta infatti di reazioni già riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e nel Foglio Illustrativo dei vaccini autorizzati in Italia. Inoltre, non sono stati osservati raggruppamenti temporali o geografici di segnalazioni, meritevoli di ulteriori approfondimenti. Oltre all’analisi dettagliata delle sospette reazioni avverse per singola tipologia di vaccino, il Rapporto offre degli approfondimenti con due focus dedicati, rispettivamente, alle vaccinazioni nelle popolazioni fragili e alla vaccinazione contro il papilloma virus e i programmi di screening delle lesioni HPV correlate. Leggi qui il rapporto vaccini 2021. - 03/01/2023
- Sperimentazioni cliniche decentrate: le Raccomandazioni del Network regolatorio europeo sui medicinali La Commissione Europea (CE), i Capi delle Agenzie Nazionali (HMA) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) hanno pubblicato delle raccomandazioni (“Recommendation paper on decentralised elements in Clinical trials”) che mirano a facilitare la conduzione di sperimentazioni cliniche decentralizzate (DCT), salvaguardando i diritti e il benessere dei partecipanti, nonché la solidità e l’affidabilità dei dati raccolti. Le raccomandazioni sono state coordinate dal Clinical Trials Coordination Group (CTCG), con la partecipazione di rappresentanti delle autorità regolatorie nazionali, membri dei Comitati Etici, ispettori di Buona Pratica Clinica (GCP), esperti di metodologia e rappresentanti delle organizzazioni dei pazienti e includono anche una ricognizione delle disposizioni nazionali su specifici elementi delle DCT. Il documento rientra tra gli obiettivi dell’iniziativa congiunta “ACT EU” del Network regolatorio (EMRN), lanciata il 31 gennaio 2022, in contemporanea con l’implementazione del nuovo Regolamento, per accelerare le sperimentazioni cliniche nell’Unione Europea. Le sperimentazioni cliniche decentrate si caratterizzano per una serie di modalità organizzative e strumenti che consentono, per esempio, di ridurre la necessità dei partecipanti di recarsi nei siti di sperimentazione centrali. Ciò è possibile grazie al progresso degli strumenti digitali, e a un’assistenza sanitaria più mobile e locale, che comprendono, tra l’altro, la possibilità di visite sanitarie a domicilio, il monitoraggio e la diagnostica a distanza, la spedizione diretta al paziente dei farmaci in studio e il consenso informato in modalità elettronica. Questo approccio aiuta quindi a rendere le sperimentazioni cliniche accessibili a un numero più ampio di pazienti e a semplificarne la partecipazione. Leggi qui le raccomandazioni europee. - 03/01/2023
- REAZIONI AVVERSE A FARMACI CALCIO OMEOSTATICI: ANALISI DEI DATI DELLA SARDEGNA Il CRFV Sardegna ha presentato alcuni abstract per il XXXI Seminario Nazionale “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia” tenutosi presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma il 16 dicembre 2022. Introduzione. La normativa europea in materia di farmacovigilanza è stata modificata con l’adozione del Regolamento UE 1235/2010, la cui applicazione è operativa dal 2 luglio 2012, e della Direttiva 2010/84/UE, recepito in Italia col decreto legislativo del 2015. I cambiamenti introdotti hanno enfatizzato la partecipazione dei pazienti e degli operatori sanitari. Da un’analisi dei dati provenienti dalla Regione Sardegna è emerso che per farmaci calcio omeostatici la segnalazione da parte del cittadino negli anni 2013-2021 ha rappresentato l’81% delle segnalazioni totali per questa classe di farmaci. L’obiettivo di questo lavoro è stato caratterizzare le reazioni avverse a calcio omeostatici registrate nel periodo in esame. Metodi. Sono stati estratti i dati della Regione Sardegna dal 2013 (anno di istituzione del Centro Regionale) al 2022 utilizzando la piattaforma Vigisegn per le reazioni avverse a farmaco, stratificando per anno e per classificazione anatomica terapeutica e chimica; per gravità, sesso e fonte. Risultati. Nella Regione Sardegna dal 2013 al 2022 sono state inserite 61 segnalazioni di reazione avversa per i farmaci calcio omeostatici. In 59 su 61 reazioni (97%) il farmaco sospetto era teriparatide, in 2 reazioni (3%) il farmaco sospetto era paracalcitolo. Per il farmaco teriparatide, 50 reazioni avverse sono state segnalate da cittadino (85%), 3 da medico (5%), 6 da altro operatore sanitario (10%). 38 segnalazioni su 61 (62%) sono classificate come non gravi, 7 (11%) come gravi e per 14 la gravità non era stata indicata. 55 di queste reazioni avverse riguardavano pazienti donne (93%), 4 pazienti uomini (7%). Per teriparatide si è verificato un picco di segnalazioni negli anni 2015, 2016, 2017 con un aumento rispettivamente del 300%, 150% e 200% rispetto all’anno precedente. Questo aumento si riscontra anche nei dati italiani, dal 2014 al 2018. Conclusioni. Il farmaco teriparatide è stato immesso in commercio in Italia nel 2004, dal 2013 è stato inserito nel Prontuario della Distribuzione Diretta. La sovrapponibilità dei dati sardi a quelli italiani, l’aumento delle segnalazioni di reazione avversa per questo farmaco negli anni immediatamente seguenti all’immissione nel Prontuario della Distribuzione Diretta e la classificazione non grave per la maggioranza delle segnalazioni inserite, fanno presupporre una particolare attenzione verso la sicurezza del farmaco nel suo primo periodo di utilizzo. - 21/12/2022
- ANDAMENTO DELLE SEGNALAZIONI DI REAZIONI AVVERSE IN SARDEGNA DURANTE LA PANDEMIA Il CRFV Sardegna ha presentato alcuni abstract per il XXXI Seminario Nazionale “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia” tenutosi presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma il 16 dicembre 2022. Cau Emanuela Elena (a, b), Ambu Giovanni (a), Anania Lorenzo (a), Boccalini Alberto (a), Congiu Antonio (a), Ferrari Alessandra (a), Pala Daniele (a), Puddu Enrica Maria (a), Rapallo Giulia (a), Ussai Silvia (c), Pistis Marco (a), Chillotti Caterina (c), Stochino Maria Erminia (b), Deidda Arianna (b) (a) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari (b) Centro Regionale di Farmacovigilanza, Regione Sardegna, Cagliari (c) Unità complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria, Cagliari Introduzione. La pandemia da SARS-CoV-2 ha messo a dura prova i sistemi sanitari di tutto il mondo e anche i sistemi di farmacovigilanza. La vaccinazione di massa intrapresa durante la pandemia ha sicuramente ribadito l’importanza della farmacovigilanza nella segnalazione di eventi avversi. Il nostro Centro Regionale di Farmacovigilanza ha contribuito a incentivare la segnalazione durante la campagna vaccinale mediante la realizzazione di volantini informativi sulla compilazione di una segnalazione di reazione avversa, distribuiti in tutti gli hub vaccinali della regione. Con questo lavoro abbiamo valutato l’eventuale variazione delle segnalazioni nel corso della pandemia. Metodi. I dati sono stati estrapolati dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza per le segnalazioni inserite negli anni 2019, 2020, 2021 e 2022. Per ogni anno è stata definita la numerosità delle segnalazioni, la gravità delle reazioni avverse e la percentuale rispetto al totale delle reazioni avverse a farmaco e a vaccino. È stato effettuato un confronto tra il periodo pre-pandemico (2019), il periodo pandemico (2020-2021-2022) prima e durante le varie fasi della campagna vaccinale. Risultati. Nell’arco temporale preso in considerazione sono state segnalate 4.542 reazioni avverse: 532 nel 2019 (12%), di cui 179 gravi e 353 non gravi; 281 (6%) nel 2020, di cui 116 gravi e 165 non gravi; 3.030 (67%) nel 2021, di cui 537 gravi e 2.493 non gravi e 699 nel 2022 (15%), di cui 251 gravi e 448 non gravi. Nel 2019 le segnalazioni da vaccino sono 20 (4%), 27 (10%) nel 2020, 2.731 (90%) nel 2021, di cui 2.725 da vaccino anti Covid-19 e 354 (51%) nel 2022, di cui 351 da vaccino anti Covid-19. Conclusioni. Dall’analisi dei dati è emerso che durante l’inizio della pandemia (2020) le segnalazioni hanno subito una diminuzione rispetto al 2019, per poi aumentare nel 2021 con l’inizio della campagna vaccinale anti Covid-19. Nel 2022 le segnalazioni nella Regione Sardegna hanno subito un calo rispetto al 2021. Le segnalazioni da vaccino rimangono alte, nonostante la campagna vaccinale stia rallentando; mentre le segnalazioni da farmaco risultano essere in linea con il periodo pre-pandemia. Si può ipotizzare che il trend positivo delle segnalazioni da farmaco nell’ultimo anno sia conseguenza di una maggiore consapevolezza acquisita durante l’emergenza sanitaria e un maggiore coinvolgimento nella farmacovigilanza. - 21/12/2022
- ANALISI DELLE REAZIONI AVVERSE DA ANTICORPI MONOCLONALI NELLA REGIONE SARDEGNA Il CRFV Sardegna ha presentato alcuni abstract per il XXXI Seminario Nazionale “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia” tenutosi presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma il 16 dicembre 2022. Cau Emanuela Elena (a,b), Ambu Giovanni (a), Anania Lorenzo (a), Boccalini Alberto (a), Congiu Antonio (a), Ferrari Alessandra (a), Pala Daniele (a), Puddu Enrica Maria (a), Rapallo Giulia (a), Ussai Silvia (c), Pistis Marco (a), Chillotti Caterina (c), Stochino Maria Erminia (b), Deidda Arianna (b) (a) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari (b) Centro Regionale di Farmacovigilanza, Regione Sardegna, Cagliari (c) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari Introduzione. Gli anticorpi, o immunoglobuline, sono proteine prodotte dai linfociti B. Una caratteristica peculiare degli anticorpi è la specificità: grazie alle estremità, diverse da anticorpo ad anticorpo, possono legarsi in modo specifico a piccole porzioni di macromolecole, in genere proteine, che vengono chiamate antigeni. Gli anticorpi monoclonali sono medicinali biologici utilizzati in terapia e possono avere attività antinfiammatoria, immunosoppressiva o antitumorale. Questi farmaci rappresentano un’importante strategia terapeutica che ha permesso di migliorare la qualità di vita dei pazienti e curare molte patologie. La Direttiva 2010/84/EU classifica i medicinali biologici e i biosimilari come “priorità” per le attività di farmacovigilanza e ne impone l’inclusione in una specifica lista di prodotti soggetti a monitoraggi addizionali. Metodi. Sono stati estrapolati i dati dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza delle segnalazioni da anticorpi monoclonali nella Regione Sardegna da gennaio 2017 a giugno 2022, analizzando i dati per numerosità dei casi, criterio di gravità, principi attivi e tipo di segnalatore. Risultati. Nell’arco temporale preso in considerazione il 7% (383) delle segnalazioni totali riguarda anticorpi monoclonali (52 nel 2017, 53 nel 2018, 129 nel 2019, 57 nel 2020, 70 nel 2021 e 22 nel 2022). La percentuale di segnalazioni più alta, rispetto al totale delle segnalazioni per anno, è stata registrata nel 2019 (24%). Le reazioni gravi rappresentano il 35% mentre le non gravi il 64%, il restante 1% ha una gravità non definita. I principi attivi più segnalati sono adalimumab (92), pembrolizumab (44) e infliximab (35). Il principale segnalatore risulta essere il medico (80%) seguito dal farmacista (16%). Conclusioni. Vista l’attenzione posta sugli anticorpi monoclonali e considerato il monitoraggio addizionale a cui questi farmaci sono sottoposti, ci si sarebbe aspettati un numero di segnalazioni maggiore, sia nella totalità del periodo considerato, sia in percentuale rispetto al numero delle segnalazioni per anno. Il coinvolgimento pressoché totale degli operatori sanitari nella segnalazione di reazioni avverse ad anticorpo monoclonale evidenzia la necessità di sensibilizzare anche il cittadino a riportare eventuali problematiche di sicurezza legate all’assunzione di questi farmaci. - 21/12/2022
- SICUREZZA DEI SALI DI LITIO: ESPERIENZA DELLA LITHIUM CLINIC DI CAGLIARI Il CRFV Sardegna ha presentato alcuni abstract per il XXXI Seminario Nazionale “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia” tenutosi presso l’Istituto Superiore di Sanità a Roma il 16 dicembre 2022. Ambu Giovanni (a), Anania Lorenzo (a), Boccalini Alberto (a), Cau Emanuela Elena (a), Congiu Antonio (a), Ferrari Alessandra (a), Pala Daniele (a), Puddu Enrica Maria (a), Rapallo Giulia (a), Chillotti Caterina (b), Ardau Raffaella (b) (a) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari (b) Unità Complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria, Cagliari Introduzione. In Italia nel 2020 il gruppo diagnostico “Mania e disturbi affettivi bipolari” si presentava con un tasso di 11,9 casi per 10.000 abitanti, con un picco tra i 55 e 64 anni e una maggiore frequenza nella popolazione femminile. I Sali di Litio rappresentano il Gold Standard nella terapia di mantenimento dei disturbi ciclici dell’umore e nella prevenzione del comportamento suicidario. La tossicità renale è tra gli effetti avversi più temuti nell’uso prolungato. Scopo del lavoro: valutare se la presa in carico in una Lithium Clinic migliori la sicurezza nei trattamenti a lungo termine. Metodi. Abbiamo valutato le cartelle ospedaliere di tutti i pazienti afferenti, da almeno un anno, al Centro di Psicofarmacologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari, con diagnosi di “Disturbo bipolare” o “Disturbo schizoaffettivo” secondo i criteri diagnostici del DSM-5, e in terapia da almeno un anno con Sali di Litio, in un arco temporale compreso tra il 01/01/2021 e il 31/12/2021. Tra le variabili estratte: età, diagnosi, anni in terapia, creatininemia, numero di ricoveri, tentativi suicidari. Il campione è stato esaminato attraverso una statistica descrittiva. Risultati. Il campione è costituito da 214 pazienti, 137 donne (64%) e 77 uomini (36%); 63 (29,4%) di età compresa tra 65-74 anni; 101 (47,2%) con diagnosi Disturbo Bipolare I, 69 (32%) Disturbo Bipolare II, 35 (16%) Disturbo Schizoaffettivo, 9 (4%) Disturbo Ciclotimico; mediamente sono in terapia da 19,33±11,99 anni; 27 (12,6%) hanno avuto delle ricadute, 12 (44,4%) di tipo depressivo, 10 (37%) maniacale, 3 (11%) misto, solo in 1 caso ci sono state due ricadute nello stesso paziente; 3 (1,4%) sono stati ospedalizzati due per trattamento sanitario obbligatorio, uno per nefrectomia; non vi è stato nessun tentativo di suicidio. In 53 casi (24,77%) è stato necessario variare la posologia, in 2 casi (0,93%) sospendere il farmaco. Abbiamo valutato la correlazione tra numero anni in terapia e creatininemia, evidenziando un r di Pearson 0,409 (p<0,01), r2 0,17. Conclusioni. Nel nostro campione la distribuzione per sesso rispecchia quella del resto d’Italia, con una prevalenza per età lievemente superiore (65-74 anni). Il trattamento con Sali di litio, se monitorato in una Lithium Clinic, si dimostra sicuro, riduce i ricoveri, previene il comportamento suicidario. - 21/12/2022
- L’uso dei farmaci in Italia. Disponibile la versione inglese del Rapporto OsMed 2021 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile la versione in inglese del Rapporto Nazionale 2021 “L’uso dei farmaci in Italia”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA. Il Rapporto, giunto alla sua ventiduesima edizione, illustra i dati di consumo e di spesa dei medicinali in Italia ed è consultabile online. Leggi qui il rapporto OsMed 2021 in inglese. - 16/12/2022
- Nota Informativa Importante su Caprelsa (vandetanib) Vandetanib non deve essere somministrato a pazienti nei quali lo stato della mutazione riarrangiata durante la trasfezione (RET) non è noto o è negativo. La limitazione dell’indicazione si basa sui dati dello studio randomizzato D4500C00058 e dello studio osservazionale OBS14778, che mostrano un’attività insufficiente di vandetanib in pazienti senza mutazioni RET identificate. Prima dell’inizio del trattamento con vandetanib, deve essere determinata la presenza di una mutazione RET mediante un test convalidato. Per i pazienti attualmente in trattamento e per i quali lo stato RET rimane sconosciuto o è negativo, si raccomanda agli operatori sanitari di interrompere il trattamento tenendo conto del loro giudizio sulla risposta clinica dei pazienti e sul miglior trattamento disponibile. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 15/12/2022
- Sindrome da astinenza in seguito all’interruzione di 28 antidepressivi: analisi di farmacovigilanza di 31688 segnalazioni dal database delle reazioni avverse dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Vi è una scarsa evidenza correlata alla sindrome da sospensione di antidepressivi ed alle reazioni avverse conseguenti. L’analisi dei dati provenienti dai database di farmacovigilanza, offrono un’opportunità unica per identificare sottogruppi di pazienti, maggiormente a rischio per sindromi gravi o di lunga durata; inoltre può favorire il confronto tra tutti gli antidepressivi. Questo studio, pubblicato nel numero di ottobre 2022 della rivista “Drug Safety”, si propone di analizzare le singole reazioni avverse a farmaci, conseguenti alla sospensione di antidepressivi, utilizzando il database di farmacovigilanza (VigiBase) della Organizzazione Mondiale di Sanità. I sintomi da sospensione sono eterogenei, possono essere fisici (gastrointestinali, disturbi del sonno, acatisia) e psichici. Nello studio vengono considerati tutti i casi di sindrome da sospensione di antidepressivi presenti in Vigibase al 01/03/2021 (31688 reports), in pazienti di età superiore ai 12 anni. Sono stati confrontati tre gruppi: nel primo, pazienti in terapia con antidepressivi (associati alla sindrome da sospensione), e pazienti in terapia con qualsiasi altro principio attivo; nel secondo, pazienti in terapia con buprenorfina e pazienti in terapia con qualsiasi altro principio attivo; nel terzo, pazienti in terapia con antidepressivi (associati alla sindrome da sospensione) e pazienti in terapia con farmaci della stessa classe. Gli antidepressivi più frequentemente riportati sono stati: paroxetina, duloxetina, venlafaxina, setralina, desvenlafaxina, fluoxetina, citalopram, bupropione, escitalopram. E’ stata trovata una disproporzione statisticamente significativa, dal confronto tra gli antidepressivi e gli altri farmaci; quando il confronto è avvenuto per classe, quella con più alta disproporzionalità è stata rappresentata dagli SSRi; quando sono stati considerati i singoli farmaci la più alta disproporzionalità si è riscontrata per la paroxetina, la duloxetina, la venlafaxina e la desvenlafaxina. Dallo studio delle reazioni avverse, emerge che pazienti più giovani hanno avuto reazioni più gravi; le reazioni sono state più comuni nella popolazione maschile. L’utilizzo di altri farmaci ha comportato una maggiore probabilità della comparsa di reazioni avverse; tre volte superiori nel caso si utilizzino antipsicotici. In conclusione, gli antidepressivi sono associati ad un incremento della sindrome da sospensione, così come evidenziato dal confronto con i principi attivi delle altre classi di farmaci. Limiti dello studio sono direttamente associati ai limiti intrinsechi ai database di farmacovigilanza: l’aumento delle segnalazioni in associazione alla comparsa di nuovi segnali; l’inserimento delle reazioni avverse associate ai principi attivi più recenti; la difficoltà di escludere che quei sintomi possano essere conseguenza della patologia di base; le scarse informazioni riguardanti la modalità di sospensione. Ricerche future dovrebbero confermare i dati dello studio e proporre delle strategie per ridurre l’incidenza della sindrome da sospensione. Bibliografia: Gastaldon C, Schoretsanitis G, Arzenton E, et al. Withdrawal Syndrome Following Discontinuation of 28 Antidepressants: Pharmacovigilance Analysis of 31,688 Reports from the WHO Spontaneous Reporting Database. Drug Saf. 2022 Dec;45(12):1539-1549 Leggi qui l’articolo completo - 09/12/2022
- L’EMA raccomanda il ritiro dei medicinali a base di folcodina dal mercato dell’UE Si precisa che non sono autorizzati in Italia medicinali a base di folcodina. Il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha concluso la revisione dei medicinali contenenti folcodina, utilizzati in adulti e bambini per il trattamento della tosse non produttiva (secca) e, in combinazione con altri principi attivi, per il trattamento dei sintomi di raffreddore e influenza, e ha raccomandato la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio nell’UE per questi medicinali. Durante la revisione, il PRAC ha valutato tutte le evidenze disponibili, compresi i risultati finali dello Studio ALPHO, i dati sulla sicurezza post-marketing e le informazioni fornite da terzi, come ad esempio gli Operatori Sanitari. I dati disponibili hanno dimostrato come l’uso di folcodina nei 12 mesi precedenti l’anestesia generale con agenti bloccanti neuromuscolari (NMBA) sia un fattore di rischio per lo sviluppo di una reazione anafilattica (una reazione allergica improvvisa, grave e potenzialmente pericolosa per la vita) agli NMBA. Poiché non è stato possibile individuare misure efficaci per ridurre al minimo questo rischio, né identificare una popolazione di pazienti per i quali i benefici della folcodina superino i suoi rischi, i medicinali contenenti folcodina sono stati ritirati dal commercio nell’UE e non saranno quindi più disponibili su prescrizione o come farmaci da banco. Gli Operatori Sanitari devono prendere in considerazione alternative terapeutiche appropriate e consigliare i pazienti di interrompere l’assunzione di medicinali contenenti folcodina. Gli Operatori Sanitari devono inoltre verificare se i pazienti che devono sottoporsi ad anestesia generale con NMBA abbiano fatto uso di folcodina nei 12 mesi precedenti e devono essere consapevoli del rischio di reazioni anafilattiche in questi pazienti. Le raccomandazioni del PRAC saranno ora trasmesse al Gruppo di Coordinamento per il Mutuo Riconoscimento e le Procedure Decentrate per i farmaci a uso umano (CMDh) per considerazioni nella sua prossima riunione di dicembre 2022. Informazioni per i pazienti Un recente studio ha dimostrato che l’uso di medicinali contenenti folcodina, utilizzati per il trattamento della tosse secca negli adulti e nei bambini, è legato al rischio di reazioni anafilattiche (una reazione allergica improvvisa, grave e potenzialmente pericolosa per la vita) ad alcuni farmaci chiamati agenti bloccanti neuromuscolari (NMBA), utilizzati in anestesia generale. Poiché non sono state individuate misure efficaci per ridurre al minimo questo rischio, i medicinali a base di folcodina sono stati ritirati dal commercio nell’UE. Se sta assumendo folcodina, ne parli con il medico o il farmacista, che le suggeriranno un trattamento alternativo. Se si deve sottoporre ad anestesia generale con NMBA ed ha assunto folcodina negli ultimi 12 mesi, è bene rivolgersi al proprio medico curante e porre tutte le domande del caso. Informazioni per gli Operatori Sanitari I risultati del recente studio ALPHO mostrano che l’uso di folcodina nei 12 mesi precedenti l’anestesia è legato a un rischio di reazione anafilattica perianestetica correlata agli agenti bloccanti neuromuscolari (NMBA) (OR aggiustato=4,2 CI 95% [2,5; 6,9]). Poiché non sono state individuate misure efficaci per ridurre al minimo questo rischio, le autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali contenenti folcodina sono state revocate nell’UE. Gli Operatori Sanitari non devono più prescrivere o dispensare medicinali contenenti folcodina e devono prendere in considerazione alternative terapeutiche appropriate. I pazienti devono essere avvisati di interrompere il trattamento con questi medicinali. Per quanto riguarda i pazienti che devono sottoporsi ad anestesia generale con NMBA, gli Operatori Sanitari devono verificare se i pazienti abbiano usato medicinali contenenti folcodina negli ultimi 12 mesi e mantenere l’attenzione sulla potenziale reazione anafilattica perianestetica legata agli NMBA. Una comunicazione diretta agli Operatori Sanitari (DHPC) contenente le raccomandazioni di cui sopra sarà inviata a tempo debito agli operatori sanitari che prescrivono, dispensano o somministrano questi medicinali. La DHPC sarà anche pubblicata su una pagina dedicata del sito web dell’ EMA. Maggiori informazioni sul medicinale La folcodina è un farmaco oppioide utilizzato nei bambini e negli adulti per il trattamento della tosse non produttiva (secca) e , in combinazione con altre sostanze attive, per il trattamento dei sintomi del raffreddore e dell’influenza. Funziona direttamente a livello del cervello, deprimendo il riflesso della tosse riducendo i segnali nervosi che vengono inviati ai muscoli coinvolti nella tosse. La folcodina è stata utilizzata come sedativo della tosse sin dagli anni ’50. Nell’UE, i medicinali contenenti folcodina sono attualmente autorizzati in Belgio, Croazia, Francia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Slovenia, soggetti a prescrizione medica o come medicinali da banco. Spesso contengono folcodina in combinazione con altre sostanze e sono disponibili come sciroppi, soluzioni orali e capsule con vari nomi commerciali e come farmaci generici. La folcodina è commercializzata con vari nomi tra cui Dimetane, Biocalyptol e Broncalene. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di folcodina è iniziata il 1 settembre 2022 su richiesta della Francia, ai sensi dell’Articolo 107i della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è stata effettuata dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che ha formulato una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno ora trasmesse al Gruppo di Coordinamento per il Mutuo Riconoscimento e le Procedure Decentrate per i farmaci a uso umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è l’organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/12/2022
- AIFA lancia una app per informazioni e notifiche sui farmaci L’Agenzia Italiana del Farmaco ha rilasciato l’applicazione per dispositivi mobili AIFA Medicinali, pensata come uno strumento pratico e immediato per accedere a informazioni e ricevere notifiche sui farmaci. “L’iniziativa dell’Agenzia – afferma il Direttore Generale, Nicola Magrini – nasce da un’esigenza segnalata dalle stesse associazioni di persone con patologie croniche e invalidanti che ci hanno sollecitato a sviluppare una app per renderli maggiormente in grado di controllare meglio possibili carenze, avere a disposizione strumenti agili per consultare informazioni aggiornate sui farmaci, ricevere prime indicazioni su ‘Cosa fare quando un farmaco è carente’, avvisi sulla loro disponibilità in commercio. Chiaramente la App AIFA Medicinali mette a disposizione vari strumenti di supporto per la consultazione agile e per favorire l’aderenza alle terapie mediante semplici promemoria che ricordano dosi, tempi, modalità di assunzione e scadenza del farmaco. Abbiamo anche in cantiere un’altra app per la prescrizione degli antibiotici più efficaci, sicuri e a minor rischio di sviluppare resistenze”. Tra le diverse funzionalità, AIFA Medicinali consente di accedere direttamente alla Banca Dati dei farmaci di AIFA, effettuare ricerche dettagliate sulle singole confezioni, consultare il Foglio Illustrativo (FI) e il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP), visualizzare e verificare lo stato di commercializzazione dei medicinali autorizzati in Italia. L’app permette di salvare i medicinali tra i “Preferiti”, creare uno o più “armadietti” con i farmaci di utilizzo più frequente e impostare promemoria per l’assunzione dei medicinali, offrendo al paziente o a chi se ne prende cura un supporto nella corretta assunzione delle terapie. Tramite l’app è possibile essere aggiornati su eventuali carenze dei farmaci di proprio interesse e tenere sotto controllo la scadenza delle confezioni, mediante il servizio di notifica.L’app permette infine di inserire una o più tessere sanitarie per averle a disposizione in qualsiasi momento sul proprio dispositivo mobile. Rilasciata in versione BETA, può essere scaricata gratuitamente dagli store ufficiali di Google e Apple accessibili direttamente dai dispositivi tramite le rispettive app Google Play Store e App Store.“Questa app è l’esempio di una collaborazione virtuosa tra le istituzioni e il mondo del volontariato” sottolinea Giovanni Battista Pesce, presidente della Associazione Italiana contro l’epilessia, anche a nome di ANFAS e FISH. “Essa rappresenta un importante segnale di attenzione concreta al tema delle patologie croniche”, conclude Pesce. Per scaricare l’app:Google Play Store: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.aifa.medicinaliApp Store: https://apps.apple.com/it/app/aifa-medicinali/id6444697569 Leggi la notizia originale qui sul sito AIFA. Leggi qui la pagina con le informazioni sull’App. - 02/12/2022
- Nota Informativa Importante su TERLIPRESSINA Riassunto: La terlipressina può causare insufficienza respiratoria grave o fatale in pazienti affetti da sindrome epatorenale di tipo 1 (HRS tipo 1) con una frequenza superiore rispetto a quella precedentemente notaLa terlipressina può aumentare il rischio di sepsi/shock settico in pazienti affetti da sindrome epatorenale di tipo 1. La terlipressina deve essere evitata in pazienti con disfunzione renale avanzata (con livelli basali di creatinina[sCr] ≥ 442µmol/L (5.0 mg/dL)), a causa della ridotta efficacia, dell’aumentata mortalità e dell’aumentato rischio di effetti avversi osservati in questi pazienti, a meno che non si ritenga che il beneficio superi i rischi. La terlipressina deve essere evitata in pazienti con insufficienza epatica acuta che insorge su una malattia epatica cronica (ACLF), di grado 3 e/o con un punteggio Model for End-stage Liver Disease (MELD) ≥39, a causa della ridotta efficacia, dell’aumentata mortalità e dell’aumentato rischio di effetti avversi osservati in questi pazienti, a meno che non si ritenga che il beneficio superi i rischi.I pazienti in cui insorgono difficoltà respiratorie o con un peggioramento dei problemi respiratori già esistenti devono essere stabilizzati prima della somministrazione della prima dose di terlipressina. Questi pazienti devono essere attentamente monitorati durante il trattamento. Se i pazienti sviluppano sintomi respiratori, è necessario considerare una riduzione della dose di albumina umana, se utilizzata. Se i sintomi sono gravi o non si risolvono, la terlipressina deve essere interrotta.Monitorare attentamente i pazienti per segni e sintomi di infezione. La terlipressina può essere somministrata in infusione continua endovenosa. La somministrazione della terlipressina in infusione continua endovenosa può essere associata a una minore incidenza di eventi avversi gravi rispetto alla somministrazione in bolo endovenoso. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 02/12/2022
- Comunicazione di sicurezza su Finasteride 1 mg L’AIFA rende disponibile una comunicazione di sicurezza sui medicinali contenenti finasteride 1mg e indicati per il trattamento dell’alopecia androgenetica. Leggi qui la nota di sicurezza AIFA. - 02/12/2022
- Attivazione della prescrizione informatizzata dei farmaci in Nota 100 da parte dei Medici di Medicina Generale tramite il sistema TS Si comunica che a partire dal 1° dicembre 2022 sarà disponibile, attraverso il sistema Tessera Sanitaria (TS), la scheda di prescrizione informatizzata associata alla Nota AIFA 100 relativa ai farmaci inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4 nel trattamento del diabete mellito tipo 2 (Allegato 1a e 1b – “Scheda di valutazione e prescrizione di inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4 nel trattamento del diabete mellito tipo 2” – scheda di prima prescrizione e scheda di rinnovo della prescrizione). Si precisa che, in questa prima fase, saranno abilitati alla prescrizione mediante il sistema TS solo i Medici di Medicina Generale. In una fase successiva, sulla base delle indicazioni e delle tempistiche fornite dalle singole Regioni e Province autonome, si procederà all’attivazione della prescrizione nel sistema TS anche dei medici specialisti. Per tali professionisti, nelle more dell’informatizzazione, rimane valida la compilazione cartacea delle schede di prescrizione. Per maggiori dettagli sulla modalità prescrittive dei farmaci in Nota 100 consultare qui. - 25/11/2022
- Antibiotico resistenza: un test prodotto da AIFA valuta quanto ne sai In merito alla campagna di comunicazione sull’utilizzo sicuro degli antibiotici e sul contrasto all’antibiotico resistenza l’Agenzia Italiana del Farmaco ha prodotto un test che può effettuare chiunque per valutare le proprie conoscenze in merito al fenomeno dell’antibiotico resistenza Il test è liberamente accessibile al seguente link. - 23/11/2022
- Chiarimenti sull’uso appropriato dei farmaci respiratori con somministrazione tramite erogatore L’uso dei farmaci respiratori prevede, per la maggior parte dei principi attivi, l’utilizzo di appositi dispositivi erogatori, i quali possono differire tra loro per diverse caratteristiche, dalla conformazione del dispositivo alla modalità di rilascio del farmaco. Al fine di garantire l’efficacia terapeutica, è indispensabile che i pazienti siano adeguatamente informati circa il corretto utilizzo degli erogatori. Sono diverse le ragioni per le quali un paziente può andare incontro a un cambio del dispositivo erogatore: in corrispondenza di una modifica prescrittiva che richieda il passaggio a un diverso principio attivo, o al momento della sostituzione di un’associazione estemporanea di principi attivi con un’associazione fissa, o ancora nel caso di sostituzione fra specialità che contengono il medesimo principio attivo e sono parte della stessa lista di trasparenza. In tutte queste occasioni è necessario assicurarsi che il paziente sia informato circa le modalità del corretto utilizzo dell’erogatore e sia consapevole della necessità di attenersi alle istruzioni inserite nel foglio illustrativo del farmaco. Un richiamo particolare riguarda le cosiddette liste di trasparenza dei farmaci respiratori che, come per tutti i farmaci presenti in lista di trasparenza, includono farmaci originatori a brevetto scaduto e generici che sono uguali per composizione in principi attivi, forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio, numero di unità posologiche e dosi unitarie.Si sottolinea che per tutti i medicinali generici inseriti in lista di trasparenza sono presenti studi appropriati che ne attestano l’equivalenza con farmaco originatore. L’inserimento dei farmaci originatori e generici all’interno delle liste di trasparenza consente di attivare una competizione fra aziende che producono lo stesso principio attivo, con una conseguente riduzione dei prezzi dei farmaci rimborsati dal SSN e un miglioramento della sostenibilità economica del sistema. Nel caso delle liste di trasparenza dei farmaci respiratori, è indispensabile che il paziente sia consapevole che i diversi prodotti inclusi in una lista, se utilizzati correttamente, hanno la medesima efficacia terapeutica. Il medico e il farmacista devono quindi verificare che, in caso di cambiamento dell’erogatore, il paziente abbia ricevuto una informazione adeguata a garantire una corretta modalità di utilizzo. Qualora il medico ritenga che il paziente, nonostante un’informazione adeguata, in caso di sostituzione del medicinale (da originatore a generico, e viceversa, o fra i diversi generici) non sia in grado di utilizzare correttamente un diverso erogatore, può apporre la dicitura “non sostituibile” al momento della prescrizione di un farmaco incluso in lista di trasparenza. In conclusione, l’AIFA invita i medici prescrittori di farmaci respiratori per uso inalatorio e i farmacisti coinvolti nella distribuzione degli stessi ad assicurarsi che, in particolare in corrispondenza di un cambiamento fra diversi dispositivi, i pazienti abbiano adeguatamente compreso le modalità di impiego dello specifico erogatore utilizzato. Leggi qui il comunicato AIFA. - 22/11/2022
- EMA raccomanda l’approvazione del vaccino VidPrevtyn Beta come richiamo per la vaccinazione COVID 19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’autorizzazione del vaccino COVID-19 VidPrevtyn Beta come richiamo negli adulti in precedenza vaccinati con un vaccino COVID-19 a mRNA o a vettore adenovirale. VidPrevtyn Beta, sviluppato da Sanofi Pasteur, contiene una versione della proteina spike presente sulla superficie della variante Beta di SARS-CoV-2, oltre ad un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Il CHMP dell’EMA ha concluso che sono attualmente disponibili dati sufficientemente solidi di qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per raccomandarne la formale autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su vaccini bivalenti Spikevax L’Agenzia Italiana del Farmaco desidera informarla su quanto segue: Sono state ricevute segnalazioni di sottodosaggio accidentale della dose booster dei vaccini bivalenti Spikevax somministrati come dose di 0,25 mL (equivalente a 25 µg) invece di 0,5 mL (50 µg). Nella maggior parte dei casi, tale sottodosaggio era dovuto a una confusione in merito alla dose, in quanto il volume della dose booster per il vaccino monovalente originario Spikevax impiegato agli inizi del 2022 era di 0,25 mL (equivalente a 50 µg). Le dosi booster con i vaccini bivalenti Spikevax sono state recentemente approvate dall’EMA per l’impiego nei soggetti di età pari o superiore a 12 anni. La dose corretta è di 0,5 mL (50 µg). Leggi qui la nota informativa AIFA. - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti clormadinone acetato o nomegestrolo acetato Riassunto: I medicinali contenenti clormadinone acetato (5-10 mg/compressa) o nomegestrolo acetato (3,75-5 mg/compressa) sono indicati solo quando altri interventi sono considerati inappropriati. Il trattamento deve essere limitato alla dose efficace più bassa e alla durata più breve.Esiste un rischio aumentato di sviluppare meningioma (singolo o multiplo) dopo l’uso di clormadinone acetato o nomegestrolo acetato, soprattutto a dosi elevate per un periodo di tempo prolungato. Il rischio aumenta con il cumulo delle dosi.I prodotti contenenti clormadinone acetato o nomegestrolo acetato sono controindicati nelle pazienti con meningioma o con una storia di meningioma.Le pazienti devono essere monitorate per i meningiomi in accordo con la pratica clinica.Se ad una paziente trattata con clormadinone acetato o nomegestrolo acetato viene diagnosticato un meningioma, il trattamento deve essere interrotto definitivamente. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 22/11/2022
- È online il Rapporto sulle attività di AIFA nell’emergenza COVID-19 Il Rapporto “AIFA nell’emergenza COVID-19” ripercorre le attività salienti svolte nel corso della pandemia, da quelle eccezionali dovute ai nuovi e inediti compiti cui l’Agenzia ha dovuto far fronte nell’emergenza, a quelle altrettanto significative che rientrano nelle funzioni tipiche di AIFA e che ne fanno un unicum nel panorama internazionale: dall’autorizzazione di nuovi farmaci al governo della spesa farmaceutica; dal monitoraggio dell’uso nella pratica clinica alla vigilanza su efficacia, qualità e sicurezza dei prodotti in commercio; dall’impegno a garantire i farmaci essenziali e le terapie innovative al contrasto alle carenze di medicinali; dal consolidamento del ruolo internazionale alla promozione dell’informazione e della ricerca clinica indipendente. Nel corso della pandemia, l’Agenzia, con il supporto della sua Commissione Tecnico-Scientifica (CTS), è stata chiamata a valutare tutte le sperimentazioni cliniche sui medicinali per il COVID-19 e ha favorito, regolamentato e vigilato l’accesso alle terapie potenzialmente utili. Ha gestito l’improvvisa carenza di alcuni farmaci negli ospedali e sul territorio. È stata coinvolta attivamente nella partecipazione dell’Italia ai programmi di acquisto congiunto di farmaci e vaccini avviati dalla Commissione UE per conto degli Stati interessati. Ha autorizzato con rigore e tempestività farmaci e vaccini e monitorato il loro uso e i loro effetti nella pratica clinica. Un periodo storico straordinario che il Rapporto prova a raccontare condensando in numeri le molteplici attività dei suoi uffici. “A proposito di straordinarietà delle procedure – ha sottolineato tra l’altro il Direttore Generale Nicola Magrini nell’introduzione al volume – è per me motivo di gratitudine e insieme orgoglio rivendicare qui l’impegno profuso da tutte le strutture dell’Agenzia nel garantire il più rapido accesso a farmaci e vaccini anti-COVID-19 efficaci e sicuri, in costante collegamento col Ministero e le altre componenti del Servizio Sanitario Nazionale, col ricorso a modalità operative del tutto nuove, quali, in maniera esemplare, le continue riunioni della Commissione Tecnico-Scientifica di AIFA, chiamata a valutare tutti i protocolli degli studi clinici sviluppati durante la pandemia”. Leggi qui il Rapporto sulle attività AIFA nell’emergenza COVID-19. - 22/11/2022
- AIFA pubblica le Raccomandazioni sulla terapia mirata delle infezioni resistenti L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica sul portale istituzionale due documenti, rivolti ai medici ospedalieri (“Terapia mirata delle infezioni causate da batteri Gram negativi resistenti a multipli antibiotici nei pazienti ospedalizzati”) e ai medici di medicina generale (“Terapia mirata delle infezioni urinarie non complicate e complicate causate da batteri Gram negativi resistenti a multipli antibiotici per la Medicina Territoriale (incluse residenze sanitarie assistenziale)”, con raccomandazioni specifiche per le infezioni più complesse da trattare, causate dai batteri considerati “critici” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con opzioni terapeutiche minime o senza alcuna opzione terapeutica. Le raccomandazioni sono state elaborate dal Gruppo di lavoro multidisciplinare CTS AIFA-OPERA (Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica), costituito nel 2021 per supportare l’Agenzia nella promozione dell’uso ottimale degli antibiotici. Sviluppate con un approccio ragionato e basato sulle più recenti evidenze scientifiche, le Raccomandazioni indicano gli antibiotici da privilegiare – differenziati in prima, seconda scelta e alternative – e il dosaggio e la via di somministrazione più appropriati e con il più basso rischio di selezione di batteri resistenti. Il fine è quello di preservare l’efficacia sia degli antibiotici di uso convenzionale (approvati prima del 2010) sia delle molecole più recentemente immesse sul mercato e ridurre l’insorgenza delle resistenze. Leggi qui le Raccomandazioni AIFA – Terapia mirata delle infezioni resistenti nei pazienti ospedalizzati Leggi qui le Raccomandazioni AIFA – Terapia mirata delle infezioni resistenti per la Medicina Territoriale - 22/11/2022
- Le iniziative AIFA per la Settimana mondiale dedicata all’uso consapevole degli antibiotici Sono state presentate nel corso di una conferenza stampa le iniziative intraprese dall’Agenzia Italiana del Farmaco per promuovere un uso consapevole degli antibiotici e contribuire al contrasto del fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Il Direttore Generale dell’AIFA, Nicola Magrini, e la prof.ssa Evelina Tacconelli, dell’Università degli Studi di Verona, coordinatrice del Gruppo di lavoro CTS AIFA Opera (Ottimizzazione della PrEscRizione Antibiotica), hanno illustrato le attività di comunicazione al pubblico e quelle più specifiche dedicate ai medici prescrittori, che saranno lanciate nel corso della Settimana mondiale della consapevolezza sull’uso degli antibiotici promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (18-24 novembre 2022) e nei mesi successivi. Tra queste iniziative, due documenti con Raccomandazioni sull’uso ottimale degli antibiotici, destinati alla medicina territoriale e ospedaliera e focalizzati sulle terapia mirate delle infezioni causate da batteri resistenti a multipli antibiotici, di prossima pubblicazione sul portale AIFA; la traduzione italiana dell’AWaRe Antibiotic Book, appena presentato dall’OMS, sull’uso ottimale degli antibiotici; una versione ridotta dello stesso volume, calibrata per il contesto italiano e destinata alla medicina generale e alla pediatrica, che approfondirà 10 sindromi infettive più frequenti d’interesse per il nostro Paese, e i cui contenuti saranno fruibili anche tramite App. Per la Settimana dedicata all’antimicrobico-resistenza, l’Agenzia proporrà inoltre diverse iniziative di comunicazione tra cui uno spot per la televisione e la radio, materiali informativi condivisi sui canali social, e out-of-home advertising, con proiezione sull’edifico di via del Tritone di messaggi volti a promuovere un uso prudente e responsabile degli antibiotici. Leggi qui la presentazione del Direttore dell’AIFA Dott. N.Magrini. Leggi qui la presentazione della Prof.ssa E.Tacconelli. Leggi qui le iniziative della campagna AIFA sull’uso consapevole degli antibiotici. - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su Xalkori (crizotinib) I disturbi della visione, che rappresentano un rischio noto con l’utilizzo di crizotinib, sono stati segnalati, nell’ambito degli studi clinici, nel 61% dei pazienti pediatrici con linfoma anaplastico a grandi cellule (Anaplastic Large Cell Lymphoma, ALCL) positivo per ALK (chinasi del linfoma anaplastico) di tipo sistemico recidivante o refrattario oppure con tumore miofibroblastico infiammatorio (Inflammatory Myofibroblastic Tumour, IMT) non resecabile positivo per ALK (chinasi del linfoma anaplastico). Poiché i pazienti pediatrici potrebbero non segnalare o non notare spontaneamente le alterazioni della visione, gli operatori sanitari devono informare pazienti e caregiver dei sintomi associati ai disturbi della visione e del rischio di perdita della vista, e avvisarli della necessità di contattare il medico se si sviluppano sintomi visivi o perdita della vista. I pazienti pediatrici devono essere monitorati per rilevare l’eventuale insorgenza di disturbi della visione. Prima di iniziare il trattamento con crizotinib è necessario effettuare un esame oftalmologico al basale, con esami di follow-up entro 1 mese, successivamente ogni 3 mesi e in caso si osservino nuovi sintomi che interessano la vista. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 08/11/2022
- Corso ECM Farmacovigilanza: Focus sugli anticorpi monoclonali – AOU Cagliari – 14 novembre e 1 dicembre 2022 Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna organizza un nuovo ciclo di corsi ECM a piccoli gruppi. Il corso è rivolto esclusivamente a Medici, Farmacisti e Infermieri afferenti alla AOU Cagliari. Si svolgerà il 14 novembre e 1 dicembre 2022 presso la Cittadella Universitaria di Monserrato (CA). L’argomento del corso riguarda gli anticorpi monoclonali, con una particolare attenzione alle problematiche di sicurezza. Il corso prevede nel primo modulo un’introduzione generale all’argomento sulla “Farmacologia degli anticorpi monoclonali” a cura del Prof. Marco Pistis, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli studi di Cagliari e un approfondimento sulla “Farmacovigilanza degli anticorpi monoclonali” a cura della Dott.ssa Maria Erminia Stochino, responsabile scientifico del CRFV Sardegna. Nel secondo modulo invece verrà analizzato nello specifico il profilo di sicurezza degli anticorpi monoclonali nelle malattie neurologiche, nelle malattie autoimmuni, nelle malattie cardiovascolari e nelle malattie oncologiche a cura dei medici specializzandi in Farmacologia Clinica. Leggi qui il programma del corso ECM. - 07/11/2022
- Aumentare la consapevolezza della farmacovigilanza sui social media Durante l’annuale #MedSafetyWeek, il Centro di monitoraggio di Uppsala collabora con le autorità di regolamentazione dei medicinali e i centri nazionali di farmacovigilanza di tutto il mondo per condurre una campagna sui social media che sensibilizza alle reazioni avverse ai farmaci.I sistemi regolatori si affidano alla segnalazione di reazioni avverse ai farmaci (ADR) per assicurarsi che i medicinali sul mercato siano accettabilmente sicuri. Sfortunatamente, tutti i sistemi di segnalazione soffrono di una segnalazione insufficiente. Ecco perché UMC coordina una campagna annuale sui social media per aumentare la consapevolezza dei sistemi di farmacovigilanza tra i pazienti e il pubblico e promuovere il riconoscimento e la segnalazione di sospette ADR.Per una settimana all’anno, le autorità di regolamentazione del farmaco di tutto il mondo condividono simultaneamente i materiali della campagna sui loro canali di social media, con l’hashtag #MedSafetyWeek.La campagna 2022 si svolgerà dal 7 al 13 novembre 2022 e avrà come tema il ruolo degli operatori sanitari e dei pazienti nella sicurezza di farmaci e vaccini.Visita il sito web della campagna https://who-umc.org/medsafetyweek/ - 04/11/2022
- Tredicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il tredicesimo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 settembre 2022 per i vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 139.548 segnalazioni su un totale di 140.689.690 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 99 ogni 100.000 dosi), di cui l’81,5% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Nel terzo trimestre del 2022 i tassi di segnalazione relativi alla 1a dose restano più elevati rispetto alle dosi successive e sono notevolmente più bassi dopo la 4a dose (2a dose booster) per i vaccini per i quali è prevista. Le segnalazioni gravi corrispondono al 18,5% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, in linea con i precedenti Rapporti. Si ricorda che la gravità delle segnalazioni viene definita in base a criteri standardizzati che non sempre coincidono con la reale gravità clinica dell’evento. Gli eventi avversi più segnalati per tutti i vaccini, indipendentemente dalla gravità, sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, disturbi gastro-intestinali, reazioni vegetative, stanchezza, reazione locale o dolore in sede di iniezione. Al 26/09/2022, le vaccinazioni con le formulazioni bivalenti aggiornate alle nuove varianti Omicron erano già iniziate ma non si registravano segnalazioni di sospette reazioni avverse. I dati contenuti in questo Rapporto periodico sono coerenti rispetto a quelli pubblicati fino a oggi e in linea con le informazioni di sicurezza già discusse a livello europeo. Leggi qui il tredicesimo rapporto AIFA. - 04/11/2022
- Nota Informativa Importante su Imbruvica (ibrutinib) Ibrutinib aumenta il rischio di aritmie cardiache ed insufficienza cardiaca gravi e fatali. I pazienti di età avanzata, con ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) performance status ≥ 2 o con comorbidità cardiache, possono presentare un rischio maggiore di eventi cardiaci, inclusi eventi cardiaci fatali improvvisi. Prima di iniziare il trattamento con ibrutinib, deve essere effettuata una valutazione clinica dell’anamnesi e della funzione cardiaca. Nei pazienti che presentano fattori di rischio per eventi cardiaci, devono essere valutati i benefici e rischi prima di avviare il trattamento con Imbruvica; deve essere valutato un trattamento alternativo.I pazienti devono essere monitorati attentamente durante il trattamento per valutare i segni di deterioramento della funzione cardiaca ed essere gestiti clinicamente nel caso in cui si verifichino.Ibrutinib deve essere sospeso a seguito di qualsiasi nuova manifestazione o peggioramento di insufficienza cardiaca di grado 2 o aritmie cardiache di grado 3. Il trattamento può essere ripreso seguendo le nuove raccomandazioni relative all’aggiustamento della dose. Leggi qui la nota informativa. - 03/11/2022
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare il rischio di gravi effetti collaterali con farmaci inibitori della Janus chinasi usati per disturbi infiammatori cronici Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato misure per minimizzare il rischio di gravi effetti collaterali associati agli inibitori della Janus chinasi (JAK) usati per trattare diversi disturbi infiammatori cronici. Questi effetti collaterali includono condizioni cardiovascolari, coaguli di sangue, cancro e infezioni gravi. Il comitato ha raccomandato che questi medicinali devono essere indicati nei seguenti pazienti solo se non sono disponibili alternative terapeutiche adeguate: persone di età pari o superiore a 65 anni, persone ad aumentato rischio di gravi problemi cardiovascolari (come infarto o ictus), fumatori o chi lo è stato per molto tempo in passato e persone ad aumentato rischio di cancro. Il comitato ha inoltre raccomandato l’uso con cautela degli inibitori JAK nei pazienti con fattori di rischio per la formazione di coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde (tromboembolia venosa, TEV) diversi da quelli sopra elencati. Inoltre, le dosi devono essere ridotte in alcuni gruppi di pazienti che possono essere a rischio di TEV, cancro o gravi problemi cardiovascolari. Le raccomandazioni seguono una revisione dei dati disponibili, inclusi i risultati finali di uno studio clinico sull’inibitore JAK Xeljanz (tofacitinib) e i risultati preliminari di uno studio osservazionale che coinvolge Olumiant (baricitinib), un altro inibitore JAK. Durante la revisione, il PRAC ha chiesto consiglio a un gruppo di esperti reumatologi, dermatologi, gastroenterologi e rappresentanti dei pazienti. La revisione ha confermato che Xeljanz aumenta il rischio di gravi problemi cardiovascolari, cancro, TEV, infezioni gravi e morte per qualsiasi causa rispetto agli inibitori del TNF-alfa. Il PRAC ha ora concluso che questi risultati sulla sicurezza si applicano a tutte le indicazioni approvate dei JAK inibitori nei disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite assiale, colite ulcerosa, dermatite atopica e alopecia areata). Le informazioni sul prodotto per gli inibitori JAK utilizzati per il trattamento dei disturbi infiammatori cronici verranno aggiornate con le nuove raccomandazioni e avvertenze. Inoltre, di conseguenza il materiale educazionale per i pazienti e per gli operatori sanitari sarà aggiornato. I pazienti che hanno domande sul trattamento o sul rischio di gravi effetti collaterali devono contattare il proprio medico. Maggiori informazioni sui medicinali Gli inibitori della Janus chinasi oggetto di questa revisione sono Cibinqo (abrocitinib), Jyseleca (filgotinib), Olumiant (baricitinib), Rinvoq (upadacitinib) e Xeljanz (tofacitinib). Questi medicinali sono usati per trattare diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondiloartrite assiale, colite ulcerosa, dermatite atopica e alopecia areata). I principi attivi di questi medicinali agiscono bloccando l’azione degli enzimi noti come Janus chinasi. Questi enzimi svolgono un ruolo importante nel processo di infiammazione che si verifica in questi disturbi. Bloccando l’azione degli enzimi, i medicinali aiutano a ridurre l’infiammazione e altri sintomi di questi disturbi. Alcuni inibitori della JAK (Jakavi e Inrebic) sono usati per trattare i disturbi mieloproliferativi; la revisione non includeva questi medicinali. La revisione inoltre non ha riguardato l’uso di Olumiant nel trattamento a breve termine di COVID-19, che è in fase di valutazione da parte dell’EMA. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli inibitori JAK nel trattamento dei disturbi infiammatori è stata avviata su richiesta della Commissione Europea (CE) ai sensi dell’articolo 20 del regolamento (CE) n. 726/2004. La revisione è stata effettuata dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno ora inviate al comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni relative ai medicinali per uso umano, che emetterà una decisione finale giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati Membri dell’UE a tempo debito. La fase finale della procedura di riesame è l’adozione da parte della CE di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 02/11/2022
- EMA conferma la raccomandazione di ritirare le autorizzazioni all’immissione in commercio per i medicinali a base di amfepramone Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha confermato la raccomandazione di ritirare le autorizzazioni all’immissione in commercio nell’UE per i medicinali per l’obesità a base di amfepramone. Ciò fa seguito al riesame della precedente raccomandazione del PRAC di giugno 2022, richiesto dai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio.Questi medicinali non sono autorizzati in Italia*. La raccomandazione fa seguito a una revisione dalla quale è emerso che le misure per limitare l’uso di questi medicinali per motivi di sicurezza non sono state sufficientemente efficaci. È emerso che i medicinali vengono assunti per un periodo più lungo del periodo massimo raccomandato di 3 mesi, aumentando così potenzialmente il rischio di gravi effetti collaterali, come ipertensione arteriosa polmonare (pressione sanguigna alta nelle arterie dei polmoni) e dipendenza. I medicinali sono utilizzati anche in pazienti con una storia di malattie cardiache o disturbi psichiatrici, aumentando il rischio di problemi cardiaci e psichiatrici. Inoltre, vi sono evidenze d’uso durante la gravidanza, comportando potenziali rischi per il nascituro. Maggiori informazioni sono contenute nella comunicazione dell’EMA disponibile nei “Documenti correlati”. *In Italia, la fabbricazione, l’importazione, la commercializzazione, la prescrizione e la dispensazione di amfepramone (dietilpropione) sono vietate, secondo decreto ministeriale del 2 agosto 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2011), che ha disposto la collocazione di amfepramone in Tabella I del DPR 309/1990 e s.m.i., tra le sostanze oggetto d’abuso con potere tossicomanigeno. Leggi qui il comunicato EMA. - 02/11/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 24 – 27 ottobre 2022 Viene riportato un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 24-27 ottobre 2022. Comirnaty e Spikevax: sanguinamento mestruale abbondante aggiunto come effetto indesideratoIl PRAC ha raccomandato di aggiungere alle informazioni sul prodotto il sanguinamento mestruale abbondante come effetto indesiderato di frequenza sconosciuta dei vaccini mRNA COVID-19 Comirnaty e Spikevax. Il sanguinamento mestruale abbondante (mestruazioni abbondanti) può essere definito come un sanguinamento caratterizzato da un aumento del volume e/o della durata che interferisce con la qualità della vita fisica, sociale, emotiva e materiale della persona. Sono stati segnalati casi di forti emorragie mestruali dopo la prima, la seconda e la dose di richiamo di Comirnaty e Spikevax. Il PRAC ha concluso la valutazione di questo segnale di sicurezza dopo aver esaminato i dati disponibili, inclusi i casi segnalati durante gli studi clinici, i casi segnalati spontaneamente in Eudravigilance e i risultati della letteratura medica. Dopo aver esaminato i dati, il comitato ha concluso che esiste almeno una ragionevole possibilità che l’insorgenza di forti emorragie mestruali sia causalmente associata a questi vaccini e ha pertanto raccomandato l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto. I dati disponibili esaminati riguardavano principalmente casi che sembravano non gravi e di natura temporanea. I disturbi mestruali in generale sono abbastanza comuni e possono verificarsi per una vasta gamma di motivi. Ciò include alcune condizioni mediche di base. Qualsiasi persona che soffra di sanguinamento post-menopausale o sia preoccupata per un cambiamento delle mestruazioni dovrebbe consultare il proprio medico. Non ci sono prove che suggeriscano che i disturbi mestruali sperimentati da alcune donne abbiano un impatto sulla riproduzione e sulla fertilità. I dati disponibili forniscono rassicurazioni sull’uso dei vaccini mRNA COVID-19 prima e durante la gravidanza. Una revisione condotta dalla Task Force di emergenza dell’EMA ha mostrato che i vaccini mRNA COVID-19 non causano complicazioni durante la gravidanza per le future mamme e i loro bambini e sono altrettanto efficaci nel ridurre il rischio di ospedalizzazione e decessi nelle persone in gravidanza come lo sono nelle persone non in gravidanza. Il Comitato ribadisce che la totalità dei dati disponibili conferma che i benefici di questi vaccini superano di gran lunga i rischi. Gli operatori sanitari e i pazienti sono incoraggiati a continuare a segnalare casi di forti emorragie mestruali alle autorità nazionali. Il PRAC continuerà a monitorare i casi relativi a questo evento e comunicherà ulteriori informazioni se sarà necessario emettere nuove raccomandazioni. Ustekinumab (Stelara): avvertenza sull’uso di vaccini vivi nei neonati le cui madri hanno ricevuto ustekinumab durante la gravidanzaIl PRAC ha raccomandato di inserire un’avvertenza alle informazioni sul prodotto di ustekinumab (Stelara) sull’uso di vaccini vivi nei neonati le cui madri hanno ricevuto ustekinumab durante la gravidanza. Ustekinumab è autorizzato nell’Unione Europea per il trattamento della psoriasi a placche grave, dell’artrite psoriasica, del morbo di Crohn e della colite ulcerosa. Le informazioni sul prodotto già riportano l’avvertenza che è preferibile evitare l’uso di ustekinumab durante la gravidanza. Si consiglia alle persone in età fertile di evitare una gravidanza e di utilizzare un metodo contraccettivo adeguato durante l’uso di Stelara e per almeno 15 settimane dopo l’ultimo trattamento con Stelara. Il comitato ha esaminato le prove disponibili relative all’uso di ustekinumab durante la gravidanza, compresi gli studi osservazionali dell’UE, degli Stati Uniti e del Canada, nonché una revisione cumulativa richiesta al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Ustekinumab può attraversare la placenta. È stato rilevato nel siero (la componente fluida del sangue) di neonati che sono stati esposti a ustekinumab in utero (neonati le cui madri sono state trattate con il medicinale durante la gravidanza). Sebbene i dati su ustekinumab siano limitati, il rischio di infezione può aumentare dopo la nascita nei neonati che sono stati esposti a ustekinumab in utero. Pertanto, il PRAC ha raccomandato che, nei neonati che sono stati esposti a ustekinumab in utero, la somministrazione di vaccini vivi (vaccini prodotti da un virus o un batterio che è stato indebolito) non è raccomandata per sei mesi dopo la nascita o fino a quando i livelli sierici di ustekinumab del neonato non siano rilevabili. In caso di un chiaro beneficio clinico per il singolo neonato, la somministrazione di un vaccino vivo potrebbe essere presa in considerazione prima, se i livelli sierici di ustekinumab del neonato non sono rilevabili. La raccomandazione del PRAC sarà trasmessa al comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA per l’adozione. Leggi qui il comunicato EMA. - 02/11/2022
- EMA raccomanda l’approvazione del secondo vaccino Spikevax adattato Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato l’autorizzazione del vaccino anti COVID-19 Spikevax adattato contro le sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5, oltre al ceppo originario di SARS-CoV-2. Il vaccino adattato, Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5, è raccomandato per gli adulti e i bambini a partire da 12 anni di età che hanno già ricevuto la vaccinazione primaria contro COVID-19. Si tratta del secondo vaccino Spikevax adattato, di cui l’EMA ha raccomandato l’approvazione; nel settembre 2022 era già stato autorizzato Spikevax adattato contro Omicron BA.1 e il ceppo originario. I vaccini adattati sono vaccini aggiornati nella loro composizione al fine di contrastare in modo più efficace le varianti in circolazione di SARS-CoV-2. Si prevede che possano contribuire ad ampliare la protezione contro diverse varianti e a mantenere una protezione ottimale contro COVID-19 man mano che il virus muta. Evidenze a sostegno dell’uso di Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 Nella decisione di raccomandare l’autorizzazione di Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5, il CHMP ha tenuto conto di tutti i dati a disposizione su Spikevax e il relativo vaccino adattato, Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1, di recente autorizzazione. Ad eccezione dell’mRNA corrispondente a sottovarianti di Omicron diverse, ma strettamente correlate, i due vaccini presentano la stessa composizione. Secondo uno studio condotto, una dose di richiamo di Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1 ha indotto una risposta immunitaria più forte contro il ceppo originario di SARS-CoV-2 e la sottovariante Omicron BA.1 rispetto a una dose di richiamo del vaccino Spikevax originariamente autorizzato. Il parere del CHMP relativo a Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 si basa altresì sui dati relativi alla qualità e al processo di produzione, stando ai quali il vaccino rispetta gli standard di qualità dell’UE. Inoltre, dati non clinici di laboratorio mostrano che il vaccino adattato è in grado di evocare un’adeguata risposta immunitaria. Sulla base di tutti questi dati e della simile composizione dei vaccini adattati, il CHMP ha concluso che si prevede che Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 sia più efficace rispetto al vaccino originariamente autorizzato nel generare una risposta immunitaria contro le sottovarianti BA.4 e BA.5. Inoltre, si prevede che il profilo di sicurezza sia comparabile a quello di Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1 e a Spikevax originariamente autorizzato, per cui è disponibile una ampia quantità di dati. Il parere del CHMP su Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 sarà trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Uso dei vaccini COVID-19 Insieme al vaccino Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1, si prevede che questo nuovo vaccino adattato contribuisca a mantenere una protezione ottimale contro COVID-19 man mano che il virus muta. L’UE intende disporre di un’ampia gamma di vaccini adattati diretti contro le diverse varianti di SARS-CoV-2, in modo che gli Stati membri possano mettere a punto le rispettive campagne vaccinali ricorrendo a una serie di opzioni diverse. Si tratta di un elemento chiave nella strategia globale di contrasto della pandemia, in quanto non è possibile prevedere come il virus muterà in futuro e quali varianti circoleranno durante l’inverno. Come tutti i vaccini attualmente autorizzati contro COVID-19, Spikevax continua a essere efficace nel prevenire la forma grave della malattia, il ricovero in ospedale e la morte associati a COVID-19 e continuerà ad essere utilizzato nell’ambito delle campagne di vaccinazione nell’UE, in particolare per il ciclo primario. Le autorità nazionali degli Stati membri dell’UE stabiliranno chi dovrà ricevere quali vaccini e secondo quali tempistiche, tenendo conto di fattori come i tassi di infezione e di ospedalizzazione, il rischio per le popolazioni vulnerabili, la copertura vaccinale e la disponibilità di vaccini. Meccanismo d’azione di Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 I vaccini adattati hanno un meccanismo d’azione simile ai vaccini originariamente autorizzati, predisponendo l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Spikevax bivalent Original/Omicron BA.4-5 contiene molecole denominate “RNA messaggero” (mRNA) che contengono le istruzioni per ricreare le proteine spike del ceppo originale di SARS-CoV-2 nonché delle sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5. La proteina spike è presente sulla superficie del virus e di essa il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane; tale proteina può differire fra le diverse varianti del virus. Le proteine spike delle sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5 sono identiche. Adattando i vaccini, ci si prefigge di ampliare la protezione contro diverse varianti. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo della persona vaccinata leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente le proteine spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà quindi queste proteine come estranee e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il virus, il sistema immunitario riconoscerà le proteine spike presenti sulla sua superficie e sarà pronto a combattere il virus. Anticorpi e cellule immunitarie possono proteggere contro COVID-19, lavorando insieme per abbattere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infettate. Maggiori informazioni sulla procedura L’azienda che commercializza Spikevax ha presentato una domanda di variazione per modificare l’attuale autorizzazione all’immissione in commercio di Spikevax e includere l’uso di un vaccino adattato contro le sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5, oltre al ceppo originario di SARS-CoV-2. La revisione è stata condotta dal CHMP dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il parere del CHMP è stato trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/10/2022
- EMA raccomanda l’approvazione dei vaccini anti COVID-19 Comirnaty e Spikevax nei bambini a partire dai 6 mesi di età Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’uso di Comirnaty e Spikevax, diretti contro il ceppo originario di SARS-CoV-2. Il CHMP ha raccomandato di includere la somministrazione ai bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni per Comirnaty, e ai bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni per Spikevax. Comirnaty e Spikevax sono già stati autorizzati per l’uso negli adulti e nei bambini a partire dai 5 anni di età (Comirnaty) e dai 6 anni di età (Spikevax). Rispetto alle dosi per le fasce di età già autorizzate , le dosi di entrambi i vaccini per queste nuove fasce di età più giovane saranno inferiori. Nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni, Comirnaty può essere somministrato nell’ambito di un ciclo di vaccinazione primaria costituito da tre dosi (da 3 microgrammi ciascuna); le prime due dosi sono somministrate a distanza di tre settimane l’una dall’altra, mentre la terza dose è somministrata almeno 8 settimane dopo la seconda dose. Nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni, Spikevax può essere somministrato nell’ambito di un ciclo di vaccinazione primaria costituito da due dosi (da 25 microgrammi ciascuna), somministrate a distanza di quattro settimane l’una dall’altra. In queste fasce di età i vaccini sono somministrati tramite iniezione nei muscoli della parte superiore del braccio o della coscia. Per quanto riguarda Comirnaty, uno studio principale condotto sui bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 anni ha mostrato che la risposta immunitaria al vaccino, somministrato a una dose più bassa (3 microgrammi), era paragonabile a quella osservata alla dose più alta (30 microgrammi) somministrata alle persone di età compresa tra 16 e 25 anni. Per quanto riguarda Spikevax, uno studio principale condotto sui bambini di età compresa tra 6 mesi e 5 anni ha mostrato che la risposta immunitaria al vaccino, somministrato a una dose più bassa (25 microgrammi), era paragonabile a quella osservata alla dose più alta (100 microgrammi) somministrata alle persone di età compresa tra 18 e 25 anni. Entrambi gli studi hanno valutato la risposta immunitaria evocata dai vaccini tramite la misurazione dei livelli di anticorpi contro SARS-CoV-2. Gli effetti indesiderati più comuni osservati per entrambi i vaccini nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 o 5 anni erano paragonabili a quelli osservati nelle fasce di età maggiori. Irritabilità, sonnolenza, perdita di appetito, eruzione cutanea e dolorabilità nel sito di iniezione sono stati gli effetti indesiderati comuni di Comirnaty nei bambini di età compresa tra 6 e 23 mesi, mentre irritabilità, pianto, perdita di appetito e sonnolenza sono stati gli effetti indesiderati comuni di Spikevax nei bambini di età compresa tra 6 e 36 mesi. Per entrambi i vaccini gli effetti indesiderati sono stati in genere di entità lieve o moderata e sono migliorati entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Pertanto, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty e Spikevax nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 4 o 5 anni sono superiori ai rischi. La sicurezza e l’efficacia di tali vaccini sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nelle campagne vaccinali in tutti gli Stati membri dell’UE, attraverso il sistema di farmacovigilanza europeo e tramite studi in corso e aggiuntivi condotti dall’azienda e coordinati dalle autorità europee. I vaccini originariamente autorizzati, Comirnaty e Spikevax, sono efficaci nel prevenire la forma grave della malattia, il ricovero in ospedale e la morte associati a COVID-19 e continueranno ad essere utilizzati nell’ambito delle campagne di vaccinazione nell’UE, in particolare per il ciclo primario. Le autorità nazionali degli Stati membri dell’UE decideranno a chi raccomandare la vaccinazione e secondo quali tempistiche, tenendo conto di fattori come i tassi di infezione e di ospedalizzazione, il rischio per le popolazioni vulnerabili, la copertura vaccinale e la disponibilità dei vaccini. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Meccanismo d’azione dei vaccini Entrambi i vaccini predispongono l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Ciascuno di essi contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie di SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo anticorpi e attivando le cellule T (globuli bianchi) per contrastarla. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà in grado di difendere l’organismo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Comirnaty e per Spikevax contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari e il foglio illustrativo per il pubblico. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione EMA dell’uso di Comirnaty e Spikevax nei bambini a partire dai 6 mesi di età, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. Gli studi condotti sui bambini sono stati realizzati conformemente al piano d’indagine pediatrica (PIP) di ciascun vaccino, approvato dal Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. I dati degli studi clinici presentati dalle aziende nella rispettiva domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla relativa pagina web dell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sui vaccini destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini per i vaccini anti COVID-19, Comirnaty e Spikevax sono sottoposti ad attento monitoraggio e sono oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti COVID-19. Studi indipendenti sui vaccini anti COVID-19, coordinati dalle autorità dell’UE, forniranno informazioni aggiuntive sulla sicurezza a lungo termine dei vaccini e sui relativi benefici per la popolazione in generale. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/10/2022
- Intelligenza artificiale in farmacovigilanza e sorveglianza post-marketing dei farmaci Applicazioni molto importanti dell’intelligenza artificiale sono la farmacovigilanza e la supervisione post-marketing dei farmaci. L’intelligenza artificiale ha caratteristiche specifiche, come l’apprendimento automatico e l’elaborazione dell’apprendimento naturale. Le tecniche di apprendimento automatico analizzano i dati strutturati, come quelli di imaging e genetici. I dati non strutturati vengono rilevati dall’apprendimento naturale, che è in grado di comprendere e interpretare il linguaggio umano. Una delle fasi più critiche nell’interpretazione dei dati consiste, infatti, nell’estrarre le informazioni grezze da fonti quali prescrizioni mediche, rapporti di laboratorio e cartelle cliniche. L’aggiunta dell’AI rappresenta un miglioramento e un aggiornamento dell’attuale sistema di farmacovigilanza e del sistema di rilevamento delle reazioni avverse Essa può utilizzare algoritmi sofisticati per estrarre informazioni utili dall’enorme quantità di dati sanitari e migliorare l’accuratezza dei dati grazie appunto alla sua capacità di apprendimento e autocorrezione. I principali benefici dell’AI in farmacovigilanza sono soprattutto l’accorciamento dei tempi e il miglioramento della qualità e dell’accuratezza delle informazioni Gli strumenti dell’intelligenza artificiale possono essere utilizzati in molti modi nella farmacovigilanza. Ad esempio, invece di limitarsi a raccogliere le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse ai farmaci attraverso sistemi come lo Yellow Card del Regno Unito, a cui viene segnalato solo il 10% circa degli eventi avversi, i dati raccolti da tali sistemi, che ad oggi afferiscono in modo spesso non uniforme a varie banche dati come VigiFlow, VigiBase, VigiAccess e VigiLyze, potrebbero essere collegati tra loro e anche ad altri database, come quelli relativi a richieste di risarcimento, oppure alle cartelle cliniche elettroniche degli ospedali e dei medici di base, per fornire prove di qualità superiore sulle associazioni segnalate e per individuare nuovi segnali. L’azienda GlaxoSmithKline (GSK), ad esempio, ha da tempo istituito il “GSK global security system “, un sistema che raccoglie le informazioni sulla sicurezza preclinica, gli studi clinici randomizzati e controllati, gli studi osservazionali, il sistema di segnalazione spontanea delle reazioni avverse a farmaci (ADR) La piattaforma OpenSAFELY è un esempio di come questo possa essere fatto: si tratta di un’interfaccia per le cartelle cliniche dei pazienti del Servizio Sanitario Nazionale del regno unito, che consente l’analisi statistica da parte dei ricercatori medici. Inizialmente è stata utilizzata per effettuare un’analisi dei fattori di rischio associati ai decessi per COVID-19 in ospedale nel Regno Unito e questo è un dato significativo perché il set di dati è particolarmente grande e coinvolge oltre 58 milioni di pazienti. In conclusione, i campi di applicazione dell’intelligenza artificiale in farmacovigilanza sono molteplici e c’è ragione di credere che, inserendo in un computer fatti rilevanti, programmandolo con algoritmi eseguibili che interpretino accuratamente tali fatti, fornendo alla macchina i mezzi per imparare dalla sua esperienza, monitorando i dati che utilizza e testando le sue prestazioni in circostanze reali, l’AI continuerà a migliorare e a potenziare sempre più le nostre capacità di pensare e di comportarci. Bibliografia: Yujie Wang, Yuanzhou Guan & Yi Liang : Application of Internet +AI in the Lifecycle Management of Drugs. Leggi l’articolo qui. Jeffrey K. Aronson : Artificial Intelligence in Pharmacovigilance: An Introduction to Terms, Concepts, Applications, and Limitations. Leggi l’abstract qui. - 19/10/2022
- Nota Informativa Importante su NeoRecormon (epoetina beta) NeoRecormon (epoetina beta): rischio di errore terapeutico – potenziale mancanza di etichette su siringhe preriempite di NeoRecormon in confezioni singole. Sintesi: È stata segnalata la mancanza di etichette su cinque siringhe preriempite (pre-filled syringes – PFS) di NeoRecormon, disponibili in confezioni singole distribuite in Francia. Altri lotti di confezioni singole di PFS di NeoRecormon prodotti nello stesso periodo sono stati spediti anche in Italia, Polonia, Romania e Slovenia. Solo i lotti di NeoRecormon prodotti prima del 28 marzo 2022 sono potenzialmente interessati da questo difetto. In allegato si riporta un elenco dei lotti di NeoRecormon potenzialmente interessati. La PFS di NeoRecormon senza etichetta NON DEVE essere somministrata ai pazientie il difetto deve essere segnalato. È inoltre necessario contattare Roche per ricevere ulteriori istruzioni.Gli operatori sanitari DEVONO CONTROLLARE la PFS di NeoRecormon all’interno delle confezioni singole prima della somministrazione per accertarsi che nessuna PFS non etichettata venga erogata ai pazienti. Leggi qui la nota informativa AIFA. Leggi qui l’allegato contenente l’elenco dei lotti interessata. - 13/10/2022
- Vaccinazione con vaccino Pfizer anti COVID-19 a mRNA (BNT162b2) e vaccino inattivato (CoronaVac) e rischio di eventi avversi e complicanze diabetiche acute in pazienti con diabete mellito di tipo 2: uno studio basato sulla popolazione A Hong Kong, CoronaVac e vaccino Pfizer (BNT162b2) sono stati approvati per l’uso di emergenza a causa della pandemia di coronavirus 2019 (COVID-19). Le reazioni al vaccino e il rischio di eventi avversi post-vaccinazione possono essere diversi tra i riceventi con e senza diabete mellito di tipo 2 (T2DM). ObiettivoLo scopo di questo studio è stato quello di valutare il rischio di eventi avversi di particolare interesse (AESI) e di complicanze diabetiche acute nella popolazione con T2DM dopo la vaccinazione COVID-19 a Hong Kong. Disegno e metodi di ricercaÈ stata condotta un’analisi casistica autocontrollata. Sono stati inclusi i pazienti con T2DM che hanno ricevuto almeno una dose di BNT162b2 o CoronaVac tra il 23 febbraio 2021 e il 31 gennaio 2022 dalle cartelle cliniche elettroniche di Hong Kong. Sono stati riportati i tassi di incidenza di 29 AESI e di complicanze diabetiche acute (qualsiasi ipoglicemia grave, chetoacidosi diabetica o sindrome iperglicemica iperosmolare) che hanno richiesto l’ospedalizzazione entro 21 giorni dalla prima o dalla seconda dose di vaccinazione. I rischi di questi esiti sono stati valutati utilizzando la regressione condizionale di Poisson. RisultatiTra i 141.224 destinatari di BNT162b2 e i 209.739 destinatari di CoronaVac con T2DM, l’incidenza per 100.000 dosi e l’incidenza per 100.000 anni-persona delle singole AESI e delle complicanze diabetiche acute variavano da 0 a 24,4 e da 0 a 438,6 nel gruppo BNT162b2 e da 0 a 19,5 e da 0 a 351,6 nel gruppo CoronaVac. Non abbiamo osservato alcun aumento significativo del rischio di singole AESI o di complicanze diabetiche acute dopo la prima o la seconda dose di vaccino BNT162b2 o CoronaVac. Anche l’analisi di sottogruppo basata su HbA1c < 7% e ≥ 7% non ha mostrato un rischio significativamente superiore dopo la vaccinazione. ConclusioniI pazienti con T2DM non sembrano avere un rischio maggiore di AESI e di complicanze diabetiche acute dopo la vaccinazione con BNT162b2 o CoronaVac. Inoltre, data la bassa incidenza di AESI e complicanze diabetiche acute dopo la vaccinazione, l’aumento del rischio assoluto è probabilmente minimo. Bibliografia Wan, E.Y.F., Chui, C.S.L., Mok, A.H.Y. et al. mRNA (BNT162b2) and Inactivated (CoronaVac) COVID-19 Vaccination and Risk of Adverse Events and Acute Diabetic Complications in Patients with Type 2 Diabetes Mellitus: A Population-Based Study. Drug Saf (2022). Leggi qui l’articolo completo. - 13/10/2022
- Medicinali per Terapie Avanzate (ATMPs). Progetto pilota EMA dedicato a istituti di ricerca e organizzazioni non-profit L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato un progetto pilota per supportare sponsor accademici e organizzazioni senza scopo di lucro impegnati nello sviluppo di prodotti medicinali per terapie avanzate (ATMPs) per patologie con elevato bisogno terapeutico. Attraverso questo progetto l’EMA sosterrà un massimo di cinque partecipanti, fornendo un supporto regolatorio costante nel corso dello sviluppo di nuovi prodotti, dai requisiti previsti per gli aspetti legati alla produzione fino alla pianificazione delle sperimentazioni cliniche, con l’obiettivo di ottimizzare lo sviluppo degli ATMPs e incrementare le possibilità di accesso da parte dei pazienti.I partecipanti potranno beneficiare di tutte le flessibilità regolatorie disponibili e delle misure di sostegno allo sviluppo, quali ad esempio riduzioni delle tasse ed esenzioni. Si prevede che i primi risultati saranno disponibili nell’arco di 3-4 anni. A conclusione del progetto verrà pubblicato un rapporto. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 13/10/2022
- Sicurezza di Apremilast nei pazienti con psoriasi e artrite psoriasica: Risultati del UK Clinical Practice Research Datalink L’analisi di sicurezza real-world qui presentata è stata richiesta dall’Agenzia Europea dei Medicinali in seguito all’approvazione di apremilast, un trattamento orale per la psoriasi o l’artrite psoriasica. ObiettivoL’obiettivo è stato quello di confrontare i tassi di incidenza di eventi avversi di particolare interesse, identificati a priori, nei pazienti che ricevevano apremilast con quelli che ricevevano altri trattamenti sistemici per la psoriasi o l’artrite psoriasica. MetodiQuesto studio di coorte di 5 anni è stato condotto nel Clinical Practice Research Datalink GOLD tra gennaio 2015 e giugno 2020. I tassi di incidenza degli eventi avversi di particolare interesse sono stati stimati per quattro coorti appaiate: coorti esposte ad apremilast e tre coorti appaiate non aapremilast (trattamenti per psoriasi o artrite psoriasica solo orali, solo iniettabili e orali e iniettabili). RisultatiLa coorte esposta ad apremilast comprendeva 341 pazienti, mentre le tre coorti non esposte ad apremilast comprendevano 4981 pazienti. Nella coorte esposta ad apremilast non si sono verificati casi di vasculite, neoplasie ematologiche, neoplasie cutanee non melanoma, depressione trattata, ansia trattata o comportamenti suicidi durante il follow-up. Tassi di incidenza simili di mortalità per tutte le cause, eventi cardiaci avversi maggiori, tachiaritmie e tumori maligni solidi sono stati registrati nella coorte con apremilast e in quella senza apremilast. Il tasso di incidenza (intervallo di confidenza al 95%) per 1000 anni-persona di infezioni opportunistiche e gravi nella coorte esposta ad apremilast (64 [40-102]) è stato simile ai tassi di incidenza nelle coorti con apremilast orale (50 [42-60]) e con apremilast orale e iniettabile (57 [47-69]), mentre i tassi di incidenza sono stati più bassi nella coorte con solo trattamento iniettabile (20 [10-41]). Le limitazioni includono il numero ridotto di pazienti esposti ad apremilast e la potenziale errata classificazione dell’esposizione, in parte dovuta alla mancanza di informazioni sull’uso di trattamenti biologici e di altre specialità. ConclusioniIn questo studio non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza per apremilast. Questi risultati dimostrano che la sicurezza a lungo termine di apremilast nella psoriasi e nell’artrite psoriasica in un contesto reale è paragonabile a quella riportata negli studi clinici. Bibliografia Persson, R., Cordey, M., Paris, M. et al. Safety of Apremilast in Patients with Psoriasis and Psoriatic Arthritis: Findings from the UK Clinical Practice Research Datalink. Drug Saf (2022). Leggi qui l’articolo completo. - 07/10/2022
- Nota Informativa Importante su Natpar (ormone paratiroideo) Natpar (ormone paratiroideo): interruzione della produzione alla fine del 2024 e aggiornamento sulla carenza relativa al dosaggio da 100 microgrammi/dose polvere e solvente per soluzione iniettabile. Riassunto: La produzione di tutti i dosaggi di Natpar verrà interrotta a livello globale alla fine del 2024, a causa di problemi di produzione irrisolti. Ciò significa che Natpar sarà ritirato dal mercato globale.Oltre il 2024, Takeda intende fornire le dosi disponibili fino ad esaurimento o scadenza delle scorte. Takeda fornirà aggiornamenti prima della data di fine produzione e prima di qualsiasi ulteriore potenziale interruzione della fornitura.La carenza del dosaggio da 100 mcg/dose continuerà fino all’interruzione della produzione. Gli operatori sanitari possono prescrivere un regime di dosaggio alternativo di Natpar, secondo il loro giudizio clinico (vedere i dettagli di seguito).Quando si cambia il dosaggio o si interrompe Natpar, è essenziale monitorare attentamente i livelli di calcio sierico e monitorare i pazienti per segni e sintomi di ipocalcemia, regolando attentamente la vitamina D attiva e le dosi supplementari di calcio in tutti i pazienti.Si raccomanda agli operatori sanitari di non avviare nuovi pazienti alla terapia con qualsiasi dosaggio di Natpar. Leggi qui la nota informativa AIFA. Leggi qui l’appendice alla nota. - 05/10/2022
- Nuove raccomandazioni per i medicinali a base di terlipressina nel trattamento della sindrome epatorenale Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato nuove misure per la riduzione del rischio di insufficienza respiratoria (gravi difficoltà di respirazione che possono mettere a rischio la vita) e sepsi (condizione nella quale batteri e tossine batteriche circolano nel sangue, causando danno d’organo) conseguente all’uso di medicinali a base di terlipressina in pazienti con sindrome epatorenale di tipo 1 (Hepatorenal syndrome, HRS-1) (problemi renali in pazienti con malattia epatica avanzata). Le nuove misure includono l’aggiornamento delle informazioni del prodotto con l’avvertenza di evitare l’uso di medicinali a base di terlipressina in pazienti con malattia epatica acuta insorta su malattia epatica cronica avanzata (malattia epatica che peggiora improvvisamente) o con insufficienza renale avanzata. I pazienti con problemi respiratori devono essere trattati per tali condizioni prima di iniziare terlipressina. Durante e dopo il trattamento è necessario monitorare nei pazienti la comparsa di segni e sintomi di insufficienza respiratoria e di infezione. Inoltre, gli operatori sanitari possono prendere in considerazione la somministrazione di medicinali a base di terlipressina in infusione continua in vena (fleboclisi) in alternativa alla somministrazione mediante iniezione in bolo (dose completa iniettata in una volta sola) in quanto ciò può ridurre il rischio di gravi effetti collaterali. Le raccomandazioni fanno seguito ad una revisione dei dati disponibili condotta dal PRAC, compresi i risultati di uno studio clinico su pazienti con HRS-1 che suggerivano che i pazienti trattati con medicinali a base di terlipressina avevano maggiori probabilità di manifestare e morire per disturbi respiratori entro 90 giorni dalla prima dose rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo (un trattamento fittizio). Sebbene l’insufficienza respiratoria sia un effetto indesiderato noto della terlipressina, la frequenza osservata nello studio è stata superiore (11%) rispetto a quella precedentemente riportata nelle informazioni del prodotto. Inoltre, lo studio ha riportato episodi di sepsi nel 7% dei pazienti trattati con terlipressina a fronte di nessun episodio insorto nel gruppo placebo. Uno dei limiti di questi dati è rappresentato dalla differenza di utilizzo della terlipressina negli studi clinici rispetto alla pratica clinica. Tenendo in considerazione i limiti e altri dati disponibili, e dopo aver consultato un gruppo di esperti nel campo della sindrome epatorenale, il PRAC ha concluso che sono necessarie nuove misure per garantire che i benefici dei medicinali a base di terlipressina continuino a superare i rischi. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/10/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 26 – 29 settembre 2022 AIFA rende disponibile in allegato un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 26-29 settembre 2022. Di seguito una sintesi dei principali argomenti: Codeina e ibuprofene: il PRAC aggiunge delle avvertenze per gravi danni renali e gastrointestinaliIl PRAC ha raccomandato una modifica delle informazioni del prodotto dei medicinali contenenti l’associazione codeina e ibuprofene, per inserire l’avvertenza di gravi danni, inclusa la morte, in particolare se assunta per periodi prolungati a dosi superiori a quelle raccomandate. La codeina con l’ibuprofene è un’associazione di due medicinali, un oppioide (codeina) e un antinfiammatorio (ibuprofene), indicati nel trattamento del dolore. L’uso ripetuto di codeina con ibuprofene può portare a dipendenza (assuefazione) e abuso a causa del componente codeina. Il comitato ha esaminato diversi casi di tossicità renale, gastrointestinale e metabolica che sono stati segnalati in associazione ai casi di abuso e dipendenza con la combinazione codeina e ibuprofene, alcuni dei quali sono stati fatali. Il PRAC ha individuato che, l’associazione codeina con ibuprofene se assunta a dosi superiori a quelle raccomandate o per un periodo di tempo prolungato, può causare danni ai reni, impedendo loro di rimuovere correttamente gli acidi dal sangue tramite le urine (acidosi tubulare renale).Il malfunzionamento dei reni può anche causare livelli molto bassi di potassio nel sangue (ipokaliemia), che a loro volta possono causare sintomi come debolezza muscolare e stordimento. Pertanto, l’acidosi tubulare renale e l’ipokaliemia verranno aggiunte alle informazioni del prodotto come nuovi effetti collaterali. Poiché i medicinali contenenti l’associazione codeina e ibuprofene sono autorizzati a livello nazionale, il PRAC ha concordato dei messaggi chiave per i casi di abuso, dipendenza e rischi di gravi danni, che le autorità nazionali competenti possono utilizzare per la comunicazione agli operatori sanitari e ai pazienti. I pazienti devono essere avvisati di consultare il proprio medico qualora dovessero usare codeina con ibuprofene per un periodo più lungo di quanto raccomandato e/o a dosi superiori a quelle raccomandate. Il PRAC ha inoltre evidenziato che esistono medicinali contenenti codeina con ibuprofene disponibili senza prescrizione medica nell’UE. Poiché la maggior parte di questi casi è stata segnalata in paesi in cui questi medicinali sono dispensati senza prescrizione medica, il PRAC ha ritenuto che lo status di medicinale soggetto a prescrizione medica è la misura di minimizzazione del rischio più efficace per mitigare i danni associati all’abuso e alla dipendenza da questi prodotti. Le raccomandazioni del PRAC, insieme ai messaggi chiave per la comunicazione di sicurezza, saranno inviate alle autorità nazionali competenti che potranno decidere sulla necessità di ulteriori comunicazioni a livello nazionale. Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari Nell’ambito delle raccomandazioni su aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (Nota Informativa Importante NII) contenente informazioni importanti per i medicinali contenenti terlipressina (Nuove raccomandazioni per i medicinali a base di terlipressina nel trattamento della sindrome epatorenale) e il medicinale Imbruvica. Imbruvica (ibrutinib): nuove raccomandazioni a causa dell’aumento del rischio di eventi cardiaciLa Nota Informativa Importante per Imbruvica ha lo scopo di informare gli operatori sanitari di un aumento del rischio di aritmie cardiache fatali e gravi e di insufficienza cardiaca con l’uso di ibrutinib. Imbruvica è un medicinale indicato per il trattamento dei tumori del sangue, il linfoma mantellare, la leucemia linfocitica cronica (LLC) e la macroglobulinemia di Waldenström (nota anche come linfoma linfoplasmocitico). I pazienti con età avanzata, performance status ECOG (Eastern Cooperative Oncology Group) ≥2 o comorbidità cardiache possono essere maggiormente a rischio di eventi cardiaci, inclusi eventi cardiaci fatali improvvisi. Il PRAC raccomanda di eseguire una valutazione clinica della storia cardiaca e della funzione cardiaca prima di iniziare un trattamento con ibrutinib. Nei pazienti con fattori di rischio per eventi cardiaci, i benefici e i rischi devono essere valutati prima di iniziare il trattamento con il medicinale e si può prendere in considerazione un trattamento alternativo. I pazienti devono essere attentamente monitorati durante il trattamento per segni di deterioramento della funzionalità cardiaca per essere gestiti clinicamente. Ibrutinib deve essere sospeso in caso di nuova insorgenza o peggioramento di insufficienza cardiaca di grado 2 o aritmie cardiache di grado 3. Il trattamento può essere ripreso secondo le nuove raccomandazioni di modifica della dose. La Nota Informativa Importante per Imbruvica sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA. A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicata nella pagina Comunicazioni dirette degli operatori sanitari e nelle pagine dei siti delle agenzie degli Stati membri dell’UE riservate a queste comunicazioni. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/10/2022
- Corso ECM Farmacovigilanza: Focus sugli anticorpi monoclonali – Federfarma Cagliari – 10 e 24 novembre 2022 Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna organizza un nuovo ciclo di corsi ECM a piccoli gruppi. Il corso è rivolto primariamente ai Farmacisti delle Farmacie Territoriali della Città Metropolitana di Cagliari e della Provincia del Sud Sardegna Si svolgerà il 10 e 24 novembre 2022 online con il coordinamento di Federfarma Cagliari. L’argomento del corso riguarda gli anticorpi monoclonali, con una particolare attenzione alle problematiche di sicurezza. Il corso prevede nel primo modulo un’introduzione generale all’argomento sulla “Farmacologia degli anticorpi monoclonali” a cura del Prof. Marco Pistis, Ordinario di Farmacologia presso l’Università degli studi di Cagliari e un approfondimento sulla “Farmacovigilanza degli anticorpi monoclonali” a cura della Dott.ssa Maria Erminia Stochino, responsabile scientifico del CRFV Sardegna. Nel secondo modulo invece verrà analizzato nello specifico il profilo di sicurezza degli anticorpi monoclonali nelle malattie neurologiche, nelle malattie autoimmuni, nelle malattie cardiovascolari e nelle malattie oncologiche a cura dei medici specializzandi in Farmacologia Clinica. Leggi qui il programma del corso ECM. - 29/09/2022
- Sicurezza e tollerabilità del dimetilfumarato, un’analisi dei dati di farmacovigilanza nella regione Sardegna. Introduzione La prima descrizione di un uso medico del DMF risale al 1959, quando il biochimico Schweckendiek ne evidenziò i benefici sulla psoriasi [1]. Nel 1994, la DMF è stata approvata in Germania con il nome commerciale Fumaderm® per il trattamento della psoriasi [2]. Successivamente, sono stati proposti diversi nuovi usi terapeutici, come il trattamento della sclerosi multipla [3]. Attualmente in Europa il DMF è disponibile come Tecfidera®, approvato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) nel 2013 per il trattamento della sclerosi multipla [4] e Skilaren®, approvato nel 2017 per il trattamento della psoriasi [5]. Gli effetti collaterali più frequentemente associati al DMF sono quelli di vampate e disturbi gastrointestinali. Tra gli effetti collaterali meno frequenti vi sono la riduzione del numero di linfociti e i disturbi epatici [6]. Obiettivo Valutare l’andamento delle segnalazioni di reazioni avverse da DMF nella regione Sardegna. Metodi È stata condotta un’analisi sul database della Rete Nazionale di Farmacovigilanza fino al 4 maggio 2022 e per la sola Regione Sardegna, includendo entrambi i medicinali approvati. Sono state calcolate varie frequenze percentuali sulle segnalazioni rilevate. Risultati Sono state rilevate 26 segnalazioni, di cui 22 provenienti da operatori sanitari, 4 da pazienti/cittadini, 22 segnalazioni non gravi e 4 gravi. In 16 segnalazioni su 26 (61%), il tempo di insorgenza (TTO) era inferiore a un mese. 8 pazienti su 26 (31%) avevano meno di 35 anni, 7 pazienti su 26 (27%) avevano più di 50 anni, 19 pazienti erano femmine (73%) e 7 maschi (27%).9 reazioni su 26 (34%) erano caratterizzate da reazioni di ipersensibilità, 7 su 26 (27%) erano reazioni gastrointestinali, una reazione (4%) di linfocitopenia, una reazione con aumento delle transaminasi (4%), una reazione di alopecia (4%). 10 delle segnalazioni (38%) sono state presentate entro novembre 2018, 16 segnalazioni (62%) sono state presentate da agosto 2020 al 4 maggio 2022. Conclusioni Le reazioni avverse segnalate sono suddivise in 3 sottogruppi principali, in linea con i dati della letteratura, e sono stati segnalati anche casi di danno epatico e alopecia. Le reazioni avverse riguardano prevalentemente il sesso femminile e la maggior parte delle reazioni non ha richiesto l’ospedalizzazione. Il divario temporale delle segnalazioni tra la fine del 2018 e la metà del 2020 potrebbe essere oggetto di ulteriori indagini per chiarire se è legato ai segnali di farmacovigilanza che hanno portato l’autorità regolatoria europea a ristabilire il rapporto rischio/beneficio per questo farmaco nel 2018. Bibliografia Schweckendiek W, Treatment of psoriasis vulgaris. Med Monatsschr 1959; 13: 103-4.Meissner M, Valesky EM, Kippenberger S, Kaufmann R. Dimethyl fumarate – only an anti-psoriatic medication? J Dtsch Dermatol Ges 2012; 10: 793-801.Papadopoulou A, D’Souza M, Kappos L, Yaldizli O. Dimethyl fumarate for multiple sclerosis. Expert Opin Investig Drugs 2010; 19: 1603-12.European Medicines Agency.Tecfidera initial authorisation. Summary of opinion. 27 November 2013. EMA/167897/2013/Rev 2. https://www.ema.europa.eu/en/documents/smop-initial/chmp-summary-positive-opinion-tecfidera_en.pdfSkilarence 30mg, 120mg gastro-resistant tablets. Summary of product characteristics, EU. Almirall SA, June 2017.MS AUSTRALIA, Treatments for MS: TECFIDERA® (dimethyl fumarate) (PDF), https://www.msaustralia.org.au/ November 2013. - 27/09/2022
- Vaccini Covid-19 e disturbi mestruali: report del Centro Regionale Sardo di Farmacovigilanza Introduzione I vaccini anti-Covid approvati in Italia sono: Comirnaty, Spikevax, Vaxzevria, Janssen, Nuvaxovid. Al 26 marzo 2022 sono stati raccolti nella Banca Dati Nazionale di Farmacovigilanza 134.361 eventi avversi a seguito di vaccinazione, il 69% dei quali riguarda le donne [1]. Per quanto riguarda la regione Sardegna, al 12 maggio 2022, le segnalazioni totali sono 3043, il 63,4% riguarda le donne. Nel luglio 2021, l’Agenzia francese del farmaco ha emesso un’allerta sulle segnalazioni riguardanti le alterazioni mestruali [2]. Il PRAC, in seguito alla pubblicazione di nuovi studi, ha recentemente deciso di approfondire l’indagine [3].Uno studio di coorte condotto negli Stati Uniti, che ha confrontato la durata del ciclo in una coorte vaccinata rispetto a una coorte non vaccinata, ha mostrato una differenza statisticamente significativa [4]. Uno studio britannico caso-controllo ha rilevato che il 20% della popolazione inclusa ha riferito cambiamenti mestruali, con un’incidenza maggiore nei soggetti con una storia di infezione da Covid [5]. Uno studio norvegese ha mostrato risultati simili [6]. Obiettivo Descrivere gli eventi avversi relativi ai disturbi mestruali nella popolazione sarda vaccinata contro Covid-19. Metodi Abbiamo analizzato le segnalazioni di sospette reazioni avverse presenti nella Banca Dati Nazionale di Farmacovigilanza relativa alla regione Sardegna, dal 27 dicembre 2020 al 30 aprile 2022, abbiamo estratto quelle riguardanti le alterazioni del ciclo mestruale dopo la somministrazione del vaccino Covid-19. Risultati Sono state raccolte 78 segnalazioni riferite a tutte e tre le somministrazioni previste. La maggior parte riguardava la Comirnaty, con 56 segnalazioni: 51 erano non gravi, riguardanti cicli mestruali anomali per lunghezza e flusso, amenorrea, dismenorrea; cinque casi sono stati considerati gravi, ma vi erano associati altri eventi avversi (reazioni di ipersensibilità, disturbi autoimmuni, miocardite in un caso). Sei segnalazioni sono state riferite per Vaxevria, con manifestazioni simili a quelle di Comirnaty; in un caso la paziente era trattata con Tamoxifene. Sedici casi sono stati segnalati per Spikevax, con un episodio di sanguinamento in una paziente in menopausa da tre anni. In un caso, la paziente (portatrice di IUD) ha riportato disturbi mestruali in seguito a tutte e tre le somministrazioni del vaccino (due Comirnaty, una Spikevax). Conclusioni La diversa distribuzione delle segnalazioni tra i vaccini può essere spiegata dall’aumento della somministrazione di Comirnaty nella popolazione generale e dalla graduale eliminazione di Vaxzevria. I disturbi mestruali sono comuni e possono essere correlati a diverse condizioni, anche se un legame con i vaccini Covid è plausibile, come evidenziato da studi recenti [4-6] e come già osservato per altri vaccini. In particolare, la forte risposta del sistema immunitario creata dai vaccini a mRNA può influenzare l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaio, che regola il ciclo mestruale. Bibliografia Eleventh AIFA Report on the surveillance of anti-COVID-19 vaccines, Italy, 2022. https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1315190/Rapporto_sorveglianza_vaccini_COVID-19_11.pdfAgence Nationale de Sécurité du Médicament et des Produits de Santé (ANSM) Point de situation sur la surveillance des vaccins contre le COVID-19 – Période du 23/07/2021 au 29/07/2021, France, 2021. https://ansm.sante.fr/actualites/point-de-situation-sur-la-surveillance-des-vaccins-contre-la-covid-19-periode-du-23-07-2021-au-29-07-2021Meeting highlights from the Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) 7 – 10 February 2022 | European Medicines Agency. https://www.ema.europa.eu/en/news/meeting-highlights-pharmacovigilance-risk-assessment-committee-prac-7-10-february-2022Edelman A, Boniface ER, Benhar E, Han L, Matteson KA, Favaro C, Pearson JT, Darney BG. Association Between Menstrual Cycle Length and Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) Vaccination: A U.S. Cohort. Obstet Gynecol. 2022; 139: 481-9.Alvergne A, Kountourides GM, Argentieri A, et al. COVID-19 vaccination and menstrual cycle changes: A United Kingdom (UK) retrospective case-control study. MedRxiv preprint, 2022. https://doi.org/10.1101/2021.11.23.21266709Trogstad L. Increased Occurrence of Menstrual Disturbances in 18- to 30-Year-Old Women after COVID-19 Vaccination, 2022. Available at SSRN: https://ssrn.com/abstract=3998180 or http://dx.doi.org/10.2139/ssrn.3998180 - 27/09/2022
- Segnalazione di ADR da cittadino: analisi dei dati della Regione Sardegna Introduzione La legislazione europea sulla farmacovigilanza è stata modificata con l’adozione del Regolamento UE 2010/1235 [1], che ha introdotto cambiamenti significativi nella partecipazione attiva dei pazienti e degli operatori sanitari al processo di segnalazione delle reazioni avverse ai farmaci (ADR). Negli ultimi anni si è affermata in tutto il mondo una nuova tendenza che consente ai pazienti di segnalare direttamente le ADR alle autorità nazionali di farmacovigilanza [2]. Il consumatore, definito come un professionista non sanitario, è ora considerato anche una fonte di informazioni sulla sicurezza di un medicinale [3]. Obiettivo Identificare la numerosità e il livello di coinvolgimento dei cittadini nella segnalazione delle ADR in Sardegna. Metodi Abbiamo estratto i dati della Regione Sardegna tramite la piattaforma Vigisegn, dal 2013 al 2021, per le ADR, stratificati per anno e qualifica del segnalatore. Le ADR sono state analizzate anche per gravità, esito, SOC (System Organ Classification) e ATC2 (Anatomical Therapeutic Chemical Classification System, livello 2). Risultati In Sardegna, dal 2013 al 2021, sono state registrate 6.591 segnalazioni di ADR, di cui 1093 (17%) da parte di cittadini. Tra queste segnalazioni, il 75% è stato classificato come “non grave” e il 37% si è risolto completamente. Dal 2013 al 2021, la partecipazione dei cittadini alla segnalazione di ADR è cambiata in modo significativo, passando dall’1% al 26%. In questo periodo, la maggior parte delle SOC segnalate dai cittadini sono state “Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione” (596), “Patologie del sistema nervoso” (421), “Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo” (328). Per quanto riguarda la SOC “Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella”, è stato registrato un aumento significativo delle segnalazioni: dallo 0% nel 2013 al 73% nel 2021. In questo periodo, la segnalazione da parte del cittadino di patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella ha costituito il 49% delle segnalazioni totali. In termini assoluti, il vaccino ATC J07 è stato il più segnalato dai cittadini con 799 segnalazioni (2737 nel 2021). Le segnalazioni dei cittadini per i farmaci omeostatici del calcio (H05) rappresentano l’81% (48 ADR) delle segnalazioni totali per questo ATC. Conclusioni L’aumento delle segnalazioni da parte dei cittadini nel 2017 e nel 2021 può essere ricondotto alle attività di informazione del Centro Regionale a seguito dell’introduzione dell’obbligo vaccinale e della campagna di sensibilizzazione per i vaccini Covid-19. Tale aumento riflette la crescente importanza della farmacovigilanza tra i cittadini, il che significa che un numero sempre maggiore di cittadini ha ormai acquisito gli strumenti necessari per la segnalazione delle ADR, diventando così una fonte significativa di informazioni sulla sicurezza di farmaci e vaccini. Bibliografia https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:32010R1235&from=ENInácio P, Cavaco A, Airaksinen M. The value of patient reporting to the pharmacovigilance system: systematic review. Br J Clin Pharmacol 2017; 83: 227-246.Sienkiewicz K, Burzyńska M, Rydlewska-Liszkowska I, Sienkiewicz J, Gaszyńska E. The Importance of Direct Patient Reporting of Adverse Drug Reactions in the Safety Monitoring Process. Int J Environ Res Public Health 2021; 19: 413. - 27/09/2022
- Dichiarazione EMA-HMA sull’intercambiabilità dei medicinali biosimilari nell’UE L’EMA e l’HMA (Heads of Medicines Agencies, la rete dei Direttori delle Agenzie per i Medicinali) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta confermando che i medicinali biosimilari approvati nell’Unione europea (UE) sono intercambiabili con il medicinale di riferimento o con un biosimilare equivalente. Sebbene l’intercambiabilità dei biosimilari sia già in uso in molti Stati membri, questa posizione comune armonizza l’approccio dell’UE. Inoltre, chiarisce molti aspetti agli operatori sanitari e permette a un maggior numero di pazienti di avere accesso ai medicinali biologici in tutta l’UE. Un biosimilare è un medicinale biologico molto simile a un altro medicinale biologico già approvato (“medicinale di riferimento”). L’intercambiabilità in questo contesto significa che il medicinale di riferimento può essere sostituito da un biosimilare senza che il paziente subisca modifiche in termini di effetto clinico. Leggi qui il comunicato EMA. Leggi qui la dichiarazione congiunta EMA-HMA. - 27/09/2022
- L’EMA raccomanda l’autorizzazione all’immissione in commercio standard per i vaccini anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di convertire le autorizzazioni all’immissione in commercio subordinate a condizioni dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (vaccino di BioNTech/Pfizer) e Spikevax (vaccino di Moderna) in autorizzazioni all’immissione in commercio standard, che non dovranno più essere rinnovate annualmente. Restano in vigore tutti gli altri obblighi in capo alle aziende titolari. Entrambi i vaccini hanno ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni al momento della loro iniziale autorizzazione . Ciò ha imposto alle aziende l’obbligo di presentare i risultati delle sperimentazioni cliniche in corso e di fornire dati aggiuntivi sulla qualità farmaceutica del vaccino alla luce dell’aumento previsto della produzione. Tali sperimentazioni e studi aggiuntivi, compresi gli studi osservazionali, hanno fornito dati rassicuranti su aspetti chiave come la capacità dei vaccini di prevenire la forma severa di COVID-19. Inoltre, le aziende hanno fornito tutti i dati supplementari richiesti sulla qualità farmaceutica dei vaccini. Tenendo conto della totalità dei dati disponibili sull’efficacia e sulla sicurezza derivanti dall’ampio utilizzo di tali vaccini, gli obblighi specifici non sono più considerati essenziali per confermare il rapporto beneficio/rischio positivo, il che ha consentito di passare da un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni a un’autorizzazione all’immissione in commercio standard. Le autorizzazioni all’immissione in commercio subordinate a condizioni sono riesaminate annualmente. Il CHMP ne ha raccomandato la conversione in autorizzazioni all’immissione in commercio standard come risultato della seconda procedura annuale di rinnovo. La presente raccomandazione riguarda i vaccini Comirnaty e Spikevax già autorizzati e le relative versioni adattate presenti e future, compresi i vaccini Comirnaty Original/Omicron BA.1, Comirnaty Original/Omicron BA.4/5 e Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1. Come per qualsiasi medicinale, Comirnaty e Spikevax continuano a essere attentamente monitorati. L’EMA continuerà a valutare tempestivamente eventuali nuovi dati e a intervenire per proteggere i pazienti, se necessario. Leggi qui la nota informativa EMA. - 27/09/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) NULOJIX (belatacept): Ulteriore estensione della restrizione temporanea nella fornitura fino al III trimestre 2023. Riassunto: La restrizione temporanea nella fornitura di Nulojix (belatacept) sarà ulteriormente estesa fino al terzo trimestre 2023.A causa della carenza della fornitura, è possibile prescrivere Nulojix ai nuovi pazienti solo se sono soddisfatti i seguenti criteri: 1. Nulojix sia la migliore scelta terapeutica per il paziente;2. Bristol Myers Squibb s.r.l Italia abbia confermato che le scorte sono sufficienti sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento.Prima di iniziare il trattamento con Nulojix in nuovi pazienti, quindi, deve essere contattato il servizio Medical Information di Bristol Myers Squibb per confermare che siano disponibili scorte adeguate del prodotto (vedere i contatti di seguito).In data 12 settembre 2022 è stata inviata una comunicazione agli operatori sanitari circa la distribuzione di Nulojix prodotto secondo il nuovo processo di produzione (noto anche come Processo E) che è stato implementato da metà settembre 2022. Questa comunicazione include specifiche istruzioni circa l’uso del prodotto. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 27/09/2022
- Synchron Research Service: il riesame conferma la sospensione di medicinali a causa di irregolarità negli studi Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha confermato la propria raccomandazione di sospendere le autorizzazioni all’immissione in commercio (AIC) di vari medicinali generici testati da Synchron Research Services, un’Organizzazione di ricerca a contratto (CRO) con sede ad Ahmedabad, in India. Con ciò si conclude la richiesta di riesame presentata dai titolari AIC di alcuni dei medicinali interessati. Il CHMP ha adottato la propria inziale raccomandazione nel maggio 2022, dopo che erano state riscontrate irregolarità nel modo in cui la CRO aveva condotto gli studi di bioequivalenza, il che aveva sollevato gravi preoccupazioni circa il sistema di gestione della qualità dell’azienda e l’affidabilità dei dati provenienti da tale sito. Gli studi di bioequivalenza sono condotti per dimostrare che un medicinale generico rilascia nell’organismo la stessa quantità di principio attivo del medicinale di riferimento. Il CHMP ha concluso che per la maggior parte dei medicinali non erano disponibili dati di bioequivalenza adeguati provenienti da altre fonti, per cui ne ha raccomandato la sospensione. Per un numero limitato di medicinali generici autorizzati erano invece disponibili dati di bioequivalenza adeguati provenienti da altre fonti, per cui tali medicinali possono continuare a essere commercializzati nell’UE. Durante il riesame, il CHMP ha rilevato che per otto medicinali sono disponibili dati di bioequivalenza adeguati derivanti da uno studio alternativo. Pertanto, l’autorizzazione all’immissione in commercio per tali medicinali può essere mantenuta. A seguito del parere iniziale e del riesame del CHMP, è stata confermata la raccomandazione di sospendere circa 100 medicinali per i quali mancano adeguati dati di bioequivalenza. Per poter revocare la sospensione, le aziende dovranno fornire dati alternativi che dimostrino la bioequivalenza dei loro prodotti. I medicinali, le cui domande di AIC in corso si basano esclusivamente sui dati provenienti da Synchron Research Services, non saranno autorizzati nell’UE. Sul sito web dell’EMA è disponibile l’elenco aggiornato dei medicinali interessati dalla procedura. Poiché alcuni dei medicinali di cui è stata raccomandata la sospensione potrebbero essere essenziali (ad esempio a causa della mancanza di alternative disponibili) in un determinato Stato membro dell’UE, le autorità nazionali possono rinviare temporaneamente la sospensione nell’interesse dei pazienti. Gli Stati membri dovranno inoltre stabilire se nel rispettivo territorio è necessario procedere al ritiro dei medicinali in questione. L’EMA e le autorità nazionali continueranno a collaborare strettamente per garantire che gli studi sui medicinali dell’UE siano condotti secondo gli standard più elevati e che le aziende rispettino tutti gli aspetti delle norme di buona pratica clinica (GCP). Se le aziende non rispettano gli standard richiesti, le autorità adotteranno tutte le misure necessarie per garantire l’integrità dei dati utilizzati ai fini approvazione dei medicinali nell’UE. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà a tempo debito una decisione finale giuridicamente vincolante. Leggi qui il comunicato EMA. - 27/09/2022
- Sorveglianza della sicurezza dei farmaci in età pediatrica: un’analisi decennale dei dati di segnalazione delle reazioni avverse ai farmaci in Calabria (Italia). IntroduzioneLa scarsità di studi clinici pediatrici ha fatto sì che molti farmaci vengano frequentemente prescritti ai bambini senza l’autorizzazione all’uso in pediatria, con conseguente aumento del rischio di reazioni avverse ai farmaci. I database di farmacovigilanza rimangono, tra gli altri, uno strumento prezioso per valutare la sicurezza dei farmaci pediatrici nel contesto reale. ObiettivoL’obiettivo è stato quello di caratterizzare le reazioni avverse ai farmaci in età pediatrica segnalate nel database italiano di farmacovigilanza proveniente dalla regione Calabria (Italia meridionale) nell’arco di 10 anni. MetodiSono stati estratti tutti gli Individual Case Safety Report (ICSR) relativi a soggetti di età inferiore ai 18 anni dal 2010 al 2019. Sono stati esclusi gli ICSR duplicati e quelli relativi ai vaccini. Le ICSR rimanenti sono state analizzate in relazione ai dati demografici dei pazienti, ai farmaci sospetti e alla categoria di reazioni avverse ai farmaci in diversi gruppi di età. RisultatiTra i 6529 ICSR selezionati, sono stati analizzati 395 ICSR pediatrici corrispondenti a 556 reazioni avverse ai farmaci. Dal 2010 al 2015 è stato osservato un numero crescente di ICSR, ma il tasso di segnalazione è diminuito dopo il 2015. La percentuale più alta di ICSR riguardava bambini e adolescenti. Circa il 52% delle ICSR ha coinvolto ragazzi: una tendenza osservata in tutti i gruppi di età, esclusi i neonati. Sessanta ICSR erano gravi e tra queste il 75% ha richiesto il ricovero in ospedale, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. La maggior parte delle ICSR è stata emessa da medici (64,1%), seguiti da altri operatori sanitari (22,5%) e farmacisti (9,9%). Gli agenti antinfettivi per uso sistemico e i disturbi cutanei sono stati, rispettivamente, il gruppo di farmaci e la categoria di reazioni avverse più frequentemente segnalati. ConclusioniQuesto studio fornisce una panoramica delle reazioni avverse ai farmaci segnalate nella popolazione pediatrica della regione Calabria e sottolinea la necessità di rafforzare la sorveglianza in specifici sottogruppi di età e su determinati farmaci in relazione al loro modello di utilizzo. Bibliografia Leporini, C., De Sarro, C., Palleria, C. et al. Pediatric Drug Safety Surveillance: A 10-Year Analysis of Adverse Drug Reaction Reporting Data in Calabria, Southern Italy. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo completo qui. - 20/09/2022
- Efficacia e sicurezza degli anticoagulanti nei pazienti con fibrillazione atriale e storia di cadute o rischio di cadute: una revisione sistematica e una meta-analisi multilivello IntroduzioneLa fibrillazione atriale (FA) è una delle principali cause di ictus. Gli anticoagulanti riducono sostanzialmente il rischio di ictus, ma sono anche associati a un aumento del rischio di sanguinamento. Per questo motivo, molti pazienti non ricevono anticoagulanti, in particolare quelli a rischio di cadute. Questa revisione sistematica e meta-analisi mira a confrontare le opzioni di trattamento anticoagulante per la gestione dei pazienti con fibrillazione atriale a rischio di cadute o con una storia di cadute. MetodiGli autori hanno condotto una revisione sistematica PRISMA (fino a marzo 2022), includendo studi che valutavano la sicurezza e l’efficacia di diversi anticoagulanti (antagonisti della vitamina K [VKA] contro anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K [NOAC]). Gli esiti erano ictus ischemico, emorragia maggiore, emorragia intracranica, ictus emorragico, infarto del miocardio, emorragia gastrointestinale, mortalità cardiovascolare e per tutte le cause. È stata condotta una meta-analisi multilivello aggiustando gli effetti di clustering all’interno degli studi che hanno esaminato più di una dimensione di effetto. RisultatiSono stati identificati 919 articoli, 848 dopo aver rimosso i duplicati. Sono stati esaminati i testi completi di 155 articoli e 10 sono stati selezionati per la sintesi quantitativa finale. Il rischio di bias era da moderato a grave per gli studi inclusi. Nella meta-analisi, i NOAC sono stati associati a un’efficacia superiore rispetto ai VKA per l’ictus ischemico/l’embolia sistemica (hazard ratio [HR] 0,82, 95% confidence interval [CI] 0,69-0,98; p < 0,05) e alla sicurezza (HR 0,53, 95% CI 0,40-0,71; p < 0,05) per l’emorragia intracranica. Non sono state riscontrate differenze in altri esiti. ConclusioneI NOAC sono stati associati a meno emorragie intracraniche e ictus ischemici/embolie sistemiche rispetto ai VKA nei pazienti con FA a rischio di cadute. Questi risultati, che suggeriscono un uso preferenziale dei NOAC rispetto ai VKA, hanno implicazioni cliniche per medici, pazienti e politici. Bibliografia Galvain, T., Hill, R., Donegan, S. et al. Efficacy and Safety of Anticoagulants in Patients with Atrial Fibrillation and History of Falls or Risk of Falls: A Systematic Review and Multilevel Meta-Analysis. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo completo qui. - 20/09/2022
- AIFA autorizza il vaccino bivalente Comirnaty Original per le varianti Omicron BA.4-5 La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella riunione del 14 settembre 2022, ha deciso di rendere disponibile l’utilizzo del vaccino bivalente Comirnaty Original/Omicron BA.4-5, approvato da EMA, come dose booster per tutti i soggetti previsti dall’indicazione autorizzata. La CTS ribadisce che la popolazione a maggior rischio di sviluppare malattia grave, per la quale quindi la dose booster è raccomandata in via prioritaria, è rappresentata dai soggetti che presentano fattori di rischio e dagli over 60. Tutti gli altri soggetti possono comunque vaccinarsi con la dose booster su consiglio del medico o come scelta individuale. Secondo il parere della CTS, al momento non ci sono elementi per esprimere un giudizio preferenziale nei confronti dei diversi vaccini bivalenti disponibili (ceppo originario BA.1 e BA.4-5): tutti aumentano la protezione contro diverse varianti e aiutano a mantenere una protezione ottimale contro il COVID-19. Anche il vaccino bivalente BA.1, infatti, si è mostrato in grado di indurre, nei confronti della variante BA.5, una risposta anticorpale maggiore rispetto a quella del vaccino originario. In conclusione, entrambi i vaccini BA.1 e BA.4-5 possono essere raccomandati in via prioritaria come richiamo per tutti i soggetti di età maggiore di 60 anni o che presentano fattori di rischio. Leggi qui il comunicato AIFA. - 20/09/2022
- Previsione quantitativa della probabilità di eventi avversi dovuti a interazioni farmacocinetiche La iatrogenicità dovuta alle interazioni farmaco-farmaco non è sufficientemente documentata, a causa dell’elevato numero di combinazioni possibili.Obiettivo Questo studio si proponeva di progettare un metodo semplice ma generale per prevedere la variazione della frequenza degli eventi avversi (AE) dovuti a un’interazione farmacocinetica o farmacodinamica. Metodi Sono stati progettati tre modelli di previsione utilizzando una funzione di densità di probabilità logistica. Ogni modello di previsione era basato su tre componenti: l’odds ratio degli AE di ciascun farmaco della combinazione e il rapporto dell’area sotto la curva (Rauc) dell’interazione farmacocinetica, se presente. L’interazione farmacodinamica è stata assunta come additiva su scala logit. Rauc è stato previsto utilizzando un modello meccanicistico statico ben validato, disponibile gratuitamente online. Non è richiesto alcuno studio di associazione. Il metodo è stato valutato rispetto a un’ampia gamma di AE (28 High Level Terms) e a 211 combinazioni di farmaci (che coinvolgevano 43 farmaci e 55 responsabili), confrontando le frequenze osservate e previste. Gli odds ratio osservati sono stati stimati con un’analisi di sproporzionalità dal sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA, utilizzando un approccio che minimizza i pregiudizi. Risultati Con il modello migliore, il tasso di predizione considerato corretto (entro il 50-200% del valore osservato) è stato del 72%,e il bias è stato trascurabile (-5%). L’odds ratio di AE dovuto alle interazioni farmacocinetiche e farmacodinamiche è stato previsto altrettanto bene.Conclusioni Viene proposto un semplice flusso di lavoro per implementare il metodo nella pratica. Questo metodo può aiutare a prevedere econseguenze dannose associate alle interazioni farmaco-farmaco, praticamente senza costi sperimentali, quando l’odds ratio di una AE è nota per ogni singolo farmaco e il rapporto AUC è noto o previsto da un modello adeguato. Bibliografia Tod M, et al. Quantitative Prediction of Adverse Event Probability Due to Pharmacokinetic Interactions. Drug Saf. 2022 Jul;45(7):755-764. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 14/09/2022
- L’EMA raccomanda l’approvazione del vaccino adattato contro le varianti di Omicron BA.4 e BA.5 e il ceppo originario di SARS-CoV-2 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato l’autorizzazione di un vaccino bivalente adattato contro le sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5, oltre al ceppo originario del virus SARS-CoV-2. La raccomandazione amplierà ulteriormente il numero di vaccini a disposizione per proteggere le persone contro COVID-19, visto il perdurare della pandemia e considerate le nuove ondate di infezioni che si prevedono per la stagione autunnale e invernale. Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 deve essere utilizzato nelle persone a partire dai 12 anni di età che abbiano ricevuto almeno la vaccinazione primaria contro COVID-19. Si tratta di una versione adattata del vaccino a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty di Pfizer/BioNTech. I vaccini vengono adattati per contrastare in modo più efficace le varianti in circolazione del virus SARS-CoV-2 e si prevede che forniscano una protezione più ampia contro diverse varianti. Una valutazione tempestiva dei dati disponibili su tali vaccini permetterà di disporre prontamente di vaccini adattati già per le campagne di vaccinazione autunnali. Nella decisione di raccomandare l’autorizzazione di Comirnaty Original/Omicron BA.4-5, il CHMP ha tenuto conto di tutti i dati a disposizione su Comirnaty e i relativi vaccini adattati, compreso il vaccino adattato di recente autorizzazione, Comirnaty Original/Omicron BA.1, e i vaccini sperimentali diretti contro altre varianti di preoccupazione. Il CHMP ha basato il proprio parere sui dati clinici disponibili per Comirnaty Original/Omicron BA.1. Ad eccezione di mRNA corrispondenti a sottovarianti di Omicron diverse, ma strettamente correlate, Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 e Comirnaty Original/Omicron BA.1 presentano la stessa composizione. Gli studi clinici con Comirnaty Original/Omicron BA.1 hanno mostrato che il vaccino adattato era più efficace nell’indurre una risposta immunitaria contro la sottovariante BA.1 rispetto a Comirnaty, ed era efficace come quest’ultimo nei confronti del ceppo originario. Gli effetti indesiderati erano simili a quelli osservati con Comirnaty. Tale conclusione è stata inoltre supportata dai dati derivanti dai vaccini sperimentali diretti contro altre varianti, i quali hanno anche loro mostrato di avere profili di sicurezza simili e risposte immunitarie prevedibili contro i ceppi bersaglio. Il parere del CHMP relativo a Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 si basa altresì sui dati relativi alla qualità e al processo di produzione, stando ai quali il vaccino rispetta gli standard di qualità dell’UE. Inoltre, i dati di immunogenicità (ossia la capacità del vaccino di indurre una risposta immunitaria) derivanti dagli studi di laboratorio (non clinici) hanno dimostrato che Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 offre un livello adeguato di immunità contro i ceppi bersaglio. Sulla base di tutti questi dati il CHMP ha concluso che si prevede che Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 sia più efficace rispetto a Comirnaty nel generare una risposta immunitaria contro le sottovarianti BA.4 e BA.5. Si prevede inoltre che il profilo di sicurezza sia comparabile a quello di Comirnaty Original/Omicron BA.1 e dello stesso Comirnaty, per il quale è disponibile una quantità di dati notevole. Gli studi clinici con Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 sono tuttora in corso e il CHMP riceverà i nuovi dati non appena saranno disponibili. Il parere del CHMP su Comirnaty Original/Omicron BA.4-5 sarà trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il parere dell’EMA. - 13/09/2022
- AIFA: vaccini influenzali per la stagione 2022-2023 È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Determina dell’AIFA che autorizza l’aggiornamento, per la stagione 2022-2023, della composizione dei vaccini influenzali autorizzati secondo procedura di mutuo riconoscimento e decentrata (Determina AAM/PPA n. 652/2022). Sono inoltre autorizzati i vaccini influenzali approvati secondo la procedura registrativa centralizzata coordinata dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). La composizione di tutti i vaccini influenzali per la stagione 2022-2023 segue le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’EMA. La Circolare del Ministero della Salute “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2022-2023” del 6 luglio 2022 prevede che, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è quello autunnale, generalmente a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre.Vista l’attuale situazione epidemiologica relativa alla circolazione di SARS-CoV-2, il documento del Ministero della Salute raccomanda di anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre e offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione. La protezione indotta dal vaccino comincia circa due settimane dopo la vaccinazione e perdura per un periodo di sei/otto mesi per poi decrescere. Per tale motivo, poiché i ceppi virali in circolazione possono mutare, è necessario sottoporsi a vaccinazione antinfluenzale all’inizio di ogni nuova stagione influenzale. Oltre alle misure di protezione e cura basate su vaccinazioni e all’eventuale uso di farmaci antivirali, una misura importante nel limitare la diffusione dell’influenza è rappresentata da una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie (ad esempio lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone; coprire la bocca e il naso con un fazzoletto quando si tossisce e starnutisce e poi gettarlo nella spazzatura; aerare regolarmente le stanze in cui si soggiorna). L’AIFA invita a segnalare le sospette reazioni avverse che si verificassero dopo la somministrazione di un vaccino, in quanto le segnalazioni contribuiscono al monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio dei vaccini come di ogni altro medicinale. Si ricorda che gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa osservata. È inoltre possibile effettuare una segnalazione spontanea di sospetta reazione avversa secondo una delle modalità indicate nella sezione dedicata del portale AIFA. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Determina AIFA. Vaccini approvati per la stagione 2022/2023. - 13/09/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) Con l’implementazione di un nuovo processo produttivo, la dose di mantenimento per NULOJIX (belatacept) sarà modificata a 6 mg/kg ogni 4 settimane. Per circa uno o due mesi a partire da metà settembre 2022, NULOJIX coesisterà sul mercato con il precedente e con il nuovo processo di produzione. Gli operatori sanitari devono controllare con attenzione la dose da somministrare per il prodotto specifico, per fare gli aggiustamenti appropriati per il calcolo del dosaggio in base al peso. Il dosaggio durante la fase di induzione (cioè i primi 4 mesi dopo il trapianto) è invariato (10 mg/kg). Leggi qui la nota AIFA. - 13/09/2022
- FANS per uso sistemico: richiesta di modifica stampati per l’uso in gravidanza L’AIFA ricorda alle Aziende titolari di AIC di medicinali a base di antiinfiammatori non steroidei (FANS) per uso sistemico, sia come monocomponenti che in associazione, autorizzati con procedure nazionali o per le quali l’Italia agisca come RMS, di aggiornare gli stampati in accordo alle raccomandazioni del CMDh (Co-ordination group for Mutual recognition and Decentralised procedures – human) “NSAID-containing medicinal products (for systemic use) and use during pregnancy” accessibili dai “Link correlati”. A tal fine, i titolari di AIC di medicinali menzionati dovranno presentare una domanda di variazione all’Ufficio Procedure post autorizzative dell’AIFA, ai sensi del Regolamento CE n°1234/2008 e s.m.i.. Qualora le informazioni del prodotto attualmente autorizzate contengano avvertenze più restrittive sull’uso in gravidanza rispetto a quelle riportate nel comunicato del CMDh, le avvertenze più restrittive dovranno essere mantenute. Ulteriori chiarimenti sulle modalità di presentazione delle domande e i testi (in lingua inglese) da implementare nelle Informazioni del Prodotto (RCP e FI) sono disponibili nel comunicato del CMDh.Nella domanda di variazione dovrà essere precisato che la richiesta proviene dall’Ufficio di Farmacovigilanza. Qualora la variazione menzionata sia stata già presentata, si prega di non tenere conto di questa comunicazione; in caso contrario si richiede alle aziende che non abbiano ancora ottemperato, di procedere con la presentazione della variazione entro le tempistiche riportate nel comunicato. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui la nota di sicurezza EMA. - 13/09/2022
- COVID-19: raccomandazioni sull’uso dei vaccini adattati Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) e l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) hanno pubblicato una dichiarazione congiunta (disponibile nei documenti correlati) in cui hanno fornito considerazioni di salute pubblica aggiornate sull’uso dei vaccini anti-COVID-19 adattati e di recente autorizzazione, a supporto delle campagne vaccinali previste per l’autunno e l’inverno. Negli ultimi giorni sono stati approvati nell’UE due nuovi vaccini aggiornati, Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax bivalent Original/Omicron BA.1. Poiché il virus SARS-CoV-2 continua a mutare, i vaccini esistenti vengono adattati per garantire ai cittadini dell’UE una protezione ottimale contro COVID-19. Le due formulazioni bivalenti, destinate ad essere usate come dose di richiamo e di cui è stata raccomandata di recente l’approvazione da parte dell’EMA, estendono l’immunità contro le varianti di preoccupazione, in particolare Omicron e le relative sottovarianti. Esporre il sistema immunitario alle varianti più recenti del virus, in modo che possa riconoscere quelle successive, è fondamentale per ampliare la risposta immunitaria. Leggi qui il comunicato EMA. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 13/09/2022
- Gestione terapeutica del danno epatico indotto da farmaci idiosincratico e dell’epatotossicità da paracetamolo nella popolazione pediatrica: una revisione sistematica Il danno epatico indotto da farmaci è un evento avverso raro ma grave che può progredire in insufficienza epatica acuta. Le prove per il trattamento del danno epatico indotto da farmaci nei bambini sono scarse. In questo articolo è stata rivista in modo completo la letteratura disponibile sulle terapie sia per il sovradosaggio da paracetamolo che per il danno epatico indotto da farmaci idiosincratico nella popolazione pediatrica. Sono stati inclusi articoli originali condotti in una popolazione pediatrica (< 18 anni) in cui è stato descritto un intervento terapeutico per gestire il sovradosaggio di paracetamolo o danno epatico indotto da farmaci idiosincratico. I risultati sono stati riassunti in base ai gruppi di età (neonato pretermine, neonati a termine e post termine, neonati, bambini e adolescenti). Complessivamente, sono state incluse 25 pubblicazioni (15 case report, 6 serie di casi e 4 studi retrospettivi di coorte), tra cui un totale di 140 casi di danno epatico indotto da farmaci pediatrici, dai neonati prematuri agli adolescenti. N-acetilcisteina è stato usato per trattare 19 casi di sovradosaggio di paracetamolo. N-acetilcisteina (n = 14), acido ursodesossicolico (n = 3), corticosteroidi (n = 31), carnitina (n = 16) e la combinazione di glicirrizina, glutatione ridotto, poliene fosfatidilcolina e S-adenosilmetionina (n = 31) erano le opzioni terapeutiche per il trattamento del danno epatico indotto da farmaci idiosincratico. Il sistema di ricircolo adsorbente molecolare è stato utilizzato nella gestione del sovradosaggio di paracetamolo (n = 4) o danno epatico indotto da farmaci idiosincratico (n = 2), mentre 20 casi di pediatrici di insufficienza epatica acuta hanno ricevuto una terapia renale sostitutiva continua. Questa revisione sistematica ha identificato il danno epatico indotto da farmaci nella popolazione pediatrica che ha ricevuto un trattamento specifico. Questi interventi sembrano essere principalmente estrapolati da prove di bassa qualità dalla popolazione adulta. Quindi, c’è la necessità di studi di alta qualità per testare l’efficacia di terapie note e nuove per il trattamento del danno epatico indotto da farmaci specificamente indirizzate alla popolazione pediatrica. Bibliografia Niu, H., Atallah, E., Alvarez-Alvarez, I. et al. Therapeutic Management of Idiosyncratic Drug-Induced Liver Injury and Acetaminophen Hepatotoxicity in the Paediatric Population: A Systematic Review. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo completo qui - 07/09/2022
- Efficacia clinica e sicurezza degli agenti antivirali prescritti ai pazienti con Covid-19, non ospedalizzati: una review sistematica e metanalisi dei trial randomizzati-controllati In questo studio pubblicato sulla rivista “Viruses” nell’agosto del 2022, gli autori si propongono di confrontare l’efficacia e la sicurezza degli agenti antivirali prescritti per la prevenzione della progressione della malattia da Covid-19 in pazienti non ospedalizzati. Molti pazienti con infezione da SARS-CoV-2 si presentano asintomatici o con una malattia di lieve entità, per cui richiedono un trattamento ambulatoriale, e solo una piccola percentuale sviluppa una forma severa che richiede l’ospedalizzazione. La prevenzione della progressione di malattia può ridurre la morbilità e mortalità per l’infezione da COVID-19. In questo studio gli autori considerano gli articoli presenti sulle piattaforme: PubMed, Web of Science, Embase, Cochrane Library, ClinicalTrials.gov e il registro internazionale degli studi clinici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che prevedono studi randomizzati-controllati che investigano l’efficacia clinica degli antivirali molnupivar, remdesivir o nirmatrelvir contro SARS-CoV-2, nei pazienti non ospedalizzati con COVID-19, confrontati con lo standard of care o il placebo o altre terapie antivirali. Dei 2182 studi identificati, tre incontrano tutti i criteri di inclusione. Confronti tra coppie di antivirali mostrano che nirmaltrevir più ritonavir e remdesevir sono associati con un più basso rischio di ospedalizzazione o morte se confrontati con molnupiravir più placebo. Lo studio mostra come nirmatrelvir più ritonavir rappresentino il miglior trattamento antivirale (OR 0.12), seguito da remdesivir (OR 0.13) e molnupiravir (OR 0.67). Lo studio valuta, inoltre, la sicurezza dei tre farmaci antivirali considerati, evidenziando come non aumentino il rischio della comparsa di reazioni avverse se confrontati col placebo. Questo lavoro presenta alcuni limiti: il numero degli studi inclusi è limitato dalla scelta solo di quelli randomizzati-controllati; nei tre studi considerati il campione è costituito da pazienti non vaccinati; alcuni studi sono ancora in corso. Bibliografia Lai CC et al. The Clinical Efficacy and Safety of Anti-Viral Agents for Non-Hospitalized Patients with COVID-19: A Systematic Review and Network Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials. Viruses. 2022 Aug 2 Leggi l’articolo qui - 06/09/2022
- AIFA approva dose booster con vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax Nella seduta del 5 settembre 2022, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha dato il via libera all’utilizzo dei vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax, recentemente approvati da EMA come dosi booster per tutti i soggetti al di sopra dei dodici anni di età. Tali vaccini, ha motivato la CTS, hanno mostrato la capacità di indurre una risposta anticorpale maggiore di quella del vaccino monovalente originario sia nei confronti della variante Omicron BA.1 che delle varianti BA.4 e BA.5. Sul piano della sicurezza i dati disponibili non mostrano differenze rispetto al vaccino monovalente originario. La dose booster è disponibile per tutti i soggetti previsti dall’indicazione autorizzata e può essere somministrata dopo almeno tre mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario o dall’eventuale dose booster già ricevuta. La CTS ha ribadito che la popolazione a maggior rischio di sviluppare malattia grave, per la quale quindi la dose booster è fortemente raccomandata in via prioritaria, è rappresentata dai soggetti che presentano fattori di rischio e dagli over 60. Tutti gli altri soggetti possono comunque vaccinarsi con la dose booster su consiglio del medico o come scelta individuale. Leggi qui il comunicato stampa di AIFA. - 06/09/2022
- Avviata la revisione dei medicinali a base di folcodina * Si precisa che non sono autorizzati in Italia medicinali a base di folcodina L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali che contengono folcodina, a seguito della considerazione che il loro uso potrebbe esporre le persone a rischio di sviluppare reazioni anafilattiche (una reazione allergica improvvisa, grave e pericolosa per la vita) ad alcuni farmaci chiamati agenti bloccanti neuromuscolari (NMBA). La folcodina è usata per trattare la tosse non produttiva (secca) negli adulti e nei bambini e gli NMBA sono usati nell’anestesia generale per prevenire i movimenti muscolari spontanei e migliorare le condizioni operative in corso di interventi chirurgici. La revisione è stata richiesta dall’Agenzia francese per i medicinali (ANSM) a seguito dei risultati preliminari di uno studio (ALPHO) condotto in Francia. I risultati dello studio suggeriscono che l’assunzione di folcodina fino a 12 mesi prima dell’anestesia generale può aumentare il rischio di avere una reazione anafilattica legata agli NMBA. Sulla base di questi risultati, l’ANSM sta considerando, come misura precauzionale, di sospendere l’uso di medicinali contenenti folcodina in Francia. Lo studio ALPHO è stato condotto come condizione per l’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti folcodina, a seguito di una precedente revisione di sicurezza del 2011. All’epoca, il Comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) non aveva individuato prove certe che l’uso di folcodina potesse mettere a rischio di sviluppare reazioni anafilattiche agli NMBA e aveva raccomandato di condurre un nuovo studio (lo studio ALPHO) per esaminare questo rischio nelle persone che assumevano folcodina. Mentre lo studio ALPHO era in corso, nel 2021 uno studio australiano ha associato l’uso della folcodina ad un aumento del rischio di anafilassi ai miorilassanti NMBA. Ciò ha portato alla raccomandazione del PRAC di includere avvertenze pertinenti nelle informazioni sul prodotto dei medicinali contenenti folcodina. Il PRAC esaminerà ora i risultati dello studio ALPHO insieme a tutti i dati disponibili e valuterà il loro impatto sul rapporto beneficio/rischio dei medicinali contenenti folcodina, emanando una raccomandazione sull’opportunità di mantenere, modificare, sospendere o revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio nell’UE. L’Agenzia invita tutte le parti interessate (ad es. operatori sanitari, organizzazioni di pazienti, popolazione in generale) a presentare dati rilevanti per questa procedura. I dettagli completi sono disponibili nel modulo Stakeholder’s submission form. Informazioni sul medicinale Folcodina è un farmaco oppioide utilizzato per il trattamento della tosse non produttiva (secca) nei bambini e negli adulti. Agisce direttamente a livello cerebrale, deprimendo il riflesso della tosse e riducendo i segnali neurologici inviati ai muscoli coinvolti nella produzione della tosse. La folcodina viene utilizzata come soppressore della tosse fin dagli anni ’50. Nell’UE i medicinali contenenti folcodina sono attualmente approvati in Belgio, Croazia, Francia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Slovenia, e disponibili sia su prescrizione medica che come farmaci da banco. Spesso contengono la folcodina in combinazione con altre sostanze e sono disponibili sotto forma di sciroppi, soluzioni orali e capsule con vari nomi commerciali e come farmaci generici. Folcodine è commercializzato con vari nomi, tra cui Dimetane, Biocalyptol and Broncalene. Informazioni sulla procedura Il riesame di folcodina è stato avviato su richiesta della Francia, ai sensi dell’ Articolo 107i della Direttiva 2001/83/EC. La revisione viene effettuata dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti folcodina sono tutti autorizzati a livello nazionale in alcuni Stati Membri, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate – ad uso umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Ha il compito di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi * Si precisa che non sono autorizzati in Italia medicinali a base di folcodina L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali che contengono folcodina, a seguito della considerazione che il loro uso potrebbe esporre le persone a rischio di sviluppare reazioni anafilattiche (una reazione allergica improvvisa, grave e pericolosa per la vita) ad alcuni farmaci chiamati agenti bloccanti neuromuscolari (NMBA). La folcodina è usata per trattare la tosse non produttiva (secca) negli adulti e nei bambini e gli NMBA sono usati nell’anestesia generale per prevenire i movimenti muscolari spontanei e migliorare le condizioni operative in corso di interventi chirurgici. La revisione è stata richiesta dall’Agenzia francese per i medicinali (ANSM) a seguito dei risultati preliminari di uno studio (ALPHO) condotto in Francia. I risultati dello studio suggeriscono che l’assunzione di folcodina fino a 12 mesi prima dell’anestesia generale può aumentare il rischio di avere una reazione anafilattica legata agli NMBA. Sulla base di questi risultati, l’ANSM sta considerando, come misura precauzionale, di sospendere l’uso di medicinali contenenti folcodina in Francia. Lo studio ALPHO è stato condotto come condizione per l’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti folcodina, a seguito di una precedente revisione di sicurezza del 2011. All’epoca, il Comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) non aveva individuato prove certe che l’uso di folcodina potesse mettere a rischio di sviluppare reazioni anafilattiche agli NMBA e aveva raccomandato di condurre un nuovo studio (lo studio ALPHO) per esaminare questo rischio nelle persone che assumevano folcodina. Mentre lo studio ALPHO era in corso, nel 2021 uno studio australiano ha associato l’uso della folcodina ad un aumento del rischio di anafilassi ai miorilassanti NMBA. Ciò ha portato alla raccomandazione del PRAC di includere avvertenze pertinenti nelle informazioni sul prodotto dei medicinali contenenti folcodina. Il PRAC esaminerà ora i risultati dello studio ALPHO insieme a tutti i dati disponibili e valuterà il loro impatto sul rapporto beneficio/rischio dei medicinali contenenti folcodina, emanando una raccomandazione sull’opportunità di mantenere, modificare, sospendere o revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio nell’UE. L’Agenzia invita tutte le parti interessate (ad es. operatori sanitari, organizzazioni di pazienti, popolazione in generale) a presentare dati rilevanti per questa procedura. I dettagli completi sono disponibili nel modulo Stakeholder’s submission form. Informazioni sul medicinale Folcodina è un farmaco oppioide utilizzato per il trattamento della tosse non produttiva (secca) nei bambini e negli adulti. Agisce direttamente a livello cerebrale, deprimendo il riflesso della tosse e riducendo i segnali neurologici inviati ai muscoli coinvolti nella produzione della tosse. La folcodina viene utilizzata come soppressore della tosse fin dagli anni ’50. Nell’UE i medicinali contenenti folcodina sono attualmente approvati in Belgio, Croazia, Francia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo e Slovenia, e disponibili sia su prescrizione medica che come farmaci da banco. Spesso contengono la folcodina in combinazione con altre sostanze e sono disponibili sotto forma di sciroppi, soluzioni orali e capsule con vari nomi commerciali e come farmaci generici. Folcodine è commercializzato con vari nomi, tra cui Dimetane, Biocalyptol and Broncalene. Informazioni sulla procedura Il riesame di folcodina è stato avviato su richiesta della Francia, ai sensi dell’ Articolo 107i della Direttiva 2001/83/EC. La revisione viene effettuata dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti folcodina sono tutti autorizzati a livello nazionale in alcuni Stati Membri, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate – ad uso umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Ha il compito di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 06/09/2022
- Il PRAC avvia la revisione sull’uso del topiramato in gravidanza e nelle donne in età fertile Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato una revisione sul topiramato e sul rischio di disturbi dello sviluppo neurologico nei bambini le cui madri assumevano topiramato durante la gravidanza. Il topiramato è un medicinale utilizzato nell’UE per il trattamento dell’epilessia, la prevenzione dell’emicrania e, in alcuni paesi, in combinazione con fentermina per la riduzione del peso corporeo. È noto che l’uso del topiramato nelle donne in gravidanza aumenta il rischio di difetti alla nascita. Si consiglia alle donne con epilessia che vengono trattate con topiramato per le convulsioni di evitare una gravidanza e di consultare il proprio medico se desiderano rimanere incinta. Il topiramato non deve essere utilizzato per prevenire l’emicrania o controllare il peso corporeo nelle donne in gravidanza e nelle donne in età fertile (donne in grado di avere figli) che non utilizzano metodi contraccettivi altamente efficaci (contraccezione). La revisione è stata avviata a seguito della recente pubblicazione di un studio che ha evidenziato un possibile aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo, in particolare disturbi dello spettro autistico e disabilità intellettiva, nei bambini le cui madri assumevano topiramato durante la gravidanza. Lo studio si basa sui dati provenienti da diversi registri presenti in paesi nordici (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) e include informazioni di oltre 24.000 bambini esposti ad almeno un farmaco antiepilettico prima della nascita. Di questi bambini, 471 sono stati esposti al solo topiramato, inclusi 246 bambini nati da madri che soffrivano di epilessia. Il PRAC ha iniziato a revisionare i risultati dello studio nell’ ambito di una valutazione del segnale di sicurezza a luglio 2022. Il comitato condurrà ora un esame approfondito dei dati disponibili sui benefici e sui rischi dell’uso di topiramato nelle donne in gravidanza e nelle donne in età fertile nelle indicazioni approvate. Il comitato esaminerà in particolare le attuali misure di minimizzazione del rischio e considererà la necessità di misure aggiuntive per ridurre al minimo i rischi dell’uso di topiramato in queste donne. Mentre la revisione è in corso, il topiramato deve continuare ad essere utilizzato secondo le informazioni del prodotto autorizzate. Le donne devono rivolgersi al proprio medico o farmacista per qualsiasi domanda o dubbio sul loro trattamento con topiramato. I pazienti non devono interrompere il trattamento antiepilettico prima di parlare con il medico. A seguito di questa revisione, il PRAC formulerà la propria raccomandazione in merito al mantenimento, alla modifica, alla sospensione o alla revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei prodotti contenenti topiramato. L’ EMA comunicherà la raccomandazione del PRAC una volta conclusa la revisione. Ulteriori informazioni sul medicinale Il topiramato è usato da solo o insieme ad altri medicinali per prevenire le crisi epilettiche. Il medicinale viene utilizzato anche per prevenire l’emicrania e, in alcuni paesi dell’UE, per ridurre il peso corporeo in associazione a dose fissa con fentermina. Il topiramato è disponibile nell’Unione Europea (UE) con vari nomi commerciali, inclusi Topamax, Topimax, Epitomax e diversi medicinali generici. In alcuni paesi dell’UE il topiramato è disponibile in combinazione con fentermina come Qsiva. Ulteriori informazioni sulla procedura La revisione sul topiramato è stata avviata su richiesta dell’agenzia dei medicinali francese, ai sensi dell’articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE. Tale valutazione è correlata ad una revisione di un segnale di sicurezza iniziata a luglio 2022 e conclusa questo mese. La revisione è condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti topiramato sono tutti autorizzati a livello nazionale, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al Gruppo di Coordinamento per il Mutuo Riconoscimento e le Procedure Decentrate – ad uso umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Ha il compito di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 06/09/2022
- Nuove misure per minimizzare il rischio di meningioma per i medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) ha avallato la raccomandazione del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), che ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone superano i rischi, a condizione che vengano adottate nuove misure per ridurre al minimo il rischio di meningioma. Il meningioma è un tumore delle membrane che coprono il cervello e il midollo spinale. È solitamente benigno e non è considerato un cancro ma, a causa della loro localizzazione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono causare in rari casi gravi problemi. Il CHMP ha raccomandato che i medicinali contenenti alti dosaggi di nomegestrolo (3.75 – 5 mg) o alti dosaggi di clormadinone (5 – 10 mg) devono essere usati alla più bassa dose efficace e per la più breve durata possibile, e solo quando non vi sono adeguate alternative terapeutiche. In aggiunta, bassi e alti dosaggi di medicinali a base di nomegestrolo o clormadinone non devono essere utilizzati da pazienti che hanno, o hanno avuto, un meningioma. Oltre a limitare l’uso dei medicinali ad alti dosaggi, il CHMP ha raccomandato che i pazienti siano monitorati per i sintomi del meningioma, che possono includere cambiamenti nella vista, perdita dell’udito o ronzio nelle orecchie, perdita dell’olfatto, mal di testa, perdita di memoria, convulsioni e debolezza delle braccia o delle gambe. Se ad un paziente viene diagnosticato un meningioma, il trattamento con questi medicinali deve essere interrotto in modo permanente. Le informazioni del prodotto dei medicinali ad alti dosaggi saranno aggiornate per includere meningioma come effetto indesiderato raro. Le raccomandazioni fanno seguito a una revisione da parte del PRAC dei dati disponibili, inclusi i dati di sicurezza post- marketing e i risultati da due recenti studi epidemiologici. , Questi dati mostrano che il rischio di meningioma aumenta con l’aumentare della dose e con la durata del trattamento. Il CHMP ha approvato la valutazione del PRAC di questo rischio. Il parere del CHMP è stato inviato alla Commissione Europea, che emetterà una decisione giuridicamente vincolante valida in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 02/09/2022
- Raccomandata l’approvazione del primo vaccino di richiamo COVID-19 adattato nell’UE Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) ha raccomandato l’autorizzazione di due vaccini adattati per fornire una protezione più ampia contro il COVID-19. Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax Bivalent Original/Omicron BA.1 sono destinati all’uso in persone di età pari o superiore a 12 anni che hanno ricevuto almeno la vaccinazione primaria contro il COVID-19. Questi vaccini sono versioni adattate dei vaccini originali Comirnaty (Pfizer/BioNTech) e Spikevax (Moderna) per colpire la sottovariante Omicron BA.1 oltre al ceppo originale di SARS-CoV-2. I vaccini vengono adattati (cioè aggiornati) per adattarsi meglio alle varianti circolanti del SARS-CoV-2. I vaccini adattati possono ampliare la protezione contro le diverse varianti e si prevede che contribuiranno a mantenere una protezione ottimale contro il COVID-19 con l’evoluzione del virus. Gli studi hanno dimostrato che Comirnaty Original/Omicron BA.1 e Spikevax Bivalent Original/Omicron BA.1 sono in grado di innescare forti risposte immunitarie contro Omicron BA.1 e il ceppo originale di SARS-CoV-2 in persone precedentemente vaccinate. In particolare, sono risultati più efficaci nell’innescare risposte immunitarie contro la sottovariante BA.1 rispetto ai vaccini originali. Gli effetti collaterali osservati con i vaccini adattati sono stati paragonabili a quelli osservati con i vaccini originali e sono stati in genere lievi e di breve durata. I due pareri del CHMP saranno ora inviati alla Commissione Europea, che adotterà una decisione finale. Con l’evolversi della pandemia, la strategia dell’UE è quella di disporre di un’ampia gamma di vaccini adattati che colpiscano diverse varianti di SARS-CoV-2, in modo che gli Stati membri abbiano una pluralità di opzioni per soddisfare le loro esigenze quando progettano le loro strategie di vaccinazione. Si tratta di un elemento chiave nella strategia globale di lotta alla pandemia, poiché non è possibile prevedere come il virus si evolverà in futuro e quali varianti circoleranno quest’inverno. Altri vaccini adattati che incorporano diverse varianti, come le sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5, sono attualmente in fase di revisione da parte dell’EMA o saranno presentati a breve e, se autorizzati, amplieranno ulteriormente l’arsenale di vaccini disponibili. I dati clinici generati con i vaccini bivalenti originali/BA.1 raccomandati oggi supporteranno la valutazione e l’autorizzazione di ulteriori vaccini adattati. I vaccini originali, Comirnaty e Spikevax, sono ancora efficaci nel prevenire la malattia grave, l’ospedalizzazione e la morte associate al COVID-19 e continueranno a essere utilizzati nelle campagne di vaccinazione nell’UE, in particolare per le vaccinazioni primarie. Le autorità nazionali degli Stati membri dell’UE stabiliranno chi deve ricevere quali vaccini e quando, tenendo conto di fattori quali i tassi di infezione e di ospedalizzazione, il rischio per le popolazioni vulnerabili, la copertura vaccinale e la disponibilità dei vaccini. Prove a sostegno dell’uso di Comirnaty Original/Omicron BA.1Comirnaty Original/Omicron BA.1 può essere utilizzato nelle persone di età pari o superiore a 12 anni, almeno 3 mesi dopo l’ultima dose di un vaccino COVID-19. Il parere del CHMP su Comirnaty Original/Omicron BA.1 si basa su 2 studi. Uno studio condotto su adulti di età superiore ai 55 anni che avevano ricevuto in precedenza 3 dosi di Comirnaty (vaccinazione primaria e un richiamo) ha rilevato che la risposta immunitaria alla sottovariante Omicron BA.1 era più elevata dopo una seconda dose di richiamo di Comirnaty Original/Omicron BA.1 che dopo una seconda dose del vaccino Comirnaty originale (come misurato dal livello di anticorpi contro Omicron BA.1). Inoltre, la risposta immunitaria al ceppo originale di SARS-CoV-2 è stata paragonabile per entrambi i vaccini. Lo studio ha coinvolto più di 1.800 persone, di cui circa 300 hanno ricevuto Comirnaty Original/Omicron BA.1 nella sua composizione finale. Ulteriori dati provenienti da uno studio che ha coinvolto oltre 600 persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni che avevano precedentemente ricevuto 3 dosi di Comirnaty hanno dimostrato che la risposta immunitaria a Omicron BA.1 è stata più elevata nelle persone che hanno ricevuto un richiamo con un vaccino contenente solo la componente Omicron BA.1 rispetto a quelle a cui è stato somministrato un richiamo con il vaccino Comirnaty originale. Sulla base di questi dati, si è concluso che la risposta immunitaria a Omicron BA.1 dopo un richiamo con Comirnaty Original/Omicron BA.1 nelle persone di età compresa tra i 18 e i 55 anni sarebbe almeno pari a quella delle persone di età superiore ai 55 anni. Inoltre, sulla base di dati precedenti in persone più giovani, si è concluso che la risposta immunitaria a una dose di richiamo con Comirnaty Original/Omicron BA.1 negli adolescenti sarebbe almeno pari a quella negli adulti. Prove a sostegno dell’uso di Spikevax bivalente Original/Omicron BA.1Spikevax bivalente Original/Omicron BA.1 può essere utilizzato negli adulti e negli adolescenti a partire dall’età di 12 anni, almeno 3 mesi dopo la vaccinazione primaria o una dose di richiamo con un vaccino COVID-19. Il parere del CHMP su Spikevax bivalente Original/Omicron BA.1 si basa sui dati di uno studio che ha coinvolto più di 800 adulti di età superiore ai 18 anni. Lo studio ha rilevato che una dose di richiamo di Spikevax bivalente Original/Omicron BA.1 ha indotto una risposta immunitaria più forte contro il ceppo SARS-CoV-2 e la sottovariante Omicron BA.1 rispetto a una dose di richiamo del vaccino Spikevax originale. Lo studio ha confrontato il livello di anticorpi in persone precedentemente vaccinate con una serie primaria e una dose di richiamo di Spikevax, a cui è stata somministrata una seconda dose di richiamo di Spikevax o di Spikevax bivalente Original/Omicron BA.1. Si è inoltre concluso che Spikevax bivalente Originale/Omicron BA.1 può essere utilizzato come primo richiamo dopo la vaccinazione primaria e che la risposta immunitaria indotta da una dose di richiamo di Spikevax bivalente Originale/Omicron BA.1 negli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni sarebbe almeno pari a quella negli adulti, dato che i dati precedenti con Spikevax hanno mostrato un effetto comparabile. Come funzionano i vaccini adattatiI vaccini adattati funzionano allo stesso modo dei vaccini originali. Entrambi i vaccini adattati funzionano preparando l’organismo a difendersi da COVID-19. Ciascun vaccino contiene molecole chiamate mRNA che contengono le istruzioni per la produzione delle proteine spike del SARS-CoV-2 originale e della sottovariante Omicron BA.1. La proteina spike è una proteina sulla superficie del virus che serve al virus per entrare nelle cellule del corpo e può differire tra le varianti del virus. Adattando i vaccini, si mira ad ampliare la protezione contro le diverse varianti. Quando a una persona viene somministrato uno di questi vaccini, alcune cellule leggono le istruzioni dell’mRNA e producono temporaneamente le proteine spike. Il sistema immunitario della persona riconoscerà quindi queste proteine come estranee e attiverà le difese naturali – anticorpi e cellule T – contro di esse. Se in seguito la persona vaccinata entra in contatto con il virus, il sistema immunitario riconoscerà le proteine spike sulla sua superficie e sarà pronto ad attaccarlo. Gli anticorpi e le cellule immunitarie possono proteggersi dalla COVID-19 lavorando insieme per uccidere il virus, impedendo il suo ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggendo le cellule infette. Le molecole di mRNA dei vaccini non rimangono nell’organismo, ma vengono scomposte poco dopo la vaccinazione. Ulteriori informazioni sulle procedureLe aziende che commercializzano Spikevax e Comirnaty hanno presentato domande (chiamate domande di variazione) per modificare le attuali autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini autorizzati Comirnaty e Spikevax e includere l’uso di vaccini adattati. Queste domande includevano dati sulla qualità e la sicurezza dei vaccini adattati e sulla loro capacità di scatenare risposte immunitarie contro vari ceppi di SARS-CoV-2.La revisione è stata effettuata dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il parere del CHMP è stato trasmesso alla Commissione europea, che emetterà una decisione finale legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui la notizia originale dal sito dell’EMA. - 01/09/2022
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati ad aprile 2022 L’Agenzia pubblica i report sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia, aggiornati ad aprile 2022. Oltre ai trend di consumo, spesa e variabilità regionale, sono presenti anche i due ulteriori approfondimenti sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui i documenti sul monitoraggio dei biosimilari. - 01/09/2022
- Rischio di miocardite in seguito a dosi sequenziali di vaccino COVID-19 e infezione da SARS-CoV-2 per età e sesso La miocardite è più comune dopo l’infezione da sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus 2 che dopo la vaccinazione contro COVID-19, ma i rischi sono meno certi nei giovani e dopo dosi di vaccino sequenziali. Metodi Uno studio autocontrollato su una serie di casi di persone di età pari o superiore a 13 anni vaccinate per COVID-19 in Inghilterra tra il 1 dicembre 2020 e il 15 dicembre 2021 ha valutato l’associazione tra vaccinazione e miocardite, stratificata per età e sesso. L’indice di incidenza e il numero in eccesso di ricoveri ospedalieri o di decessi per miocardite per milione di persone sono stati stimati da 1 a 28 giorni dopo dosi sequenziali di vaccini adenovirus (ChAdOx1) o a base di mRNA (BNT162b2,mRNA-1273) o dopo un test SARS-CoV-2 positivo. Risultati Di 42 842 345 persone che hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino, 21 242 629 hanno ricevuto 3 dosi, e 5 934 153 avevanoinfezione da SARS-CoV-2 prima o dopo la vaccinazione. La miocardite si è verificata in 2861 persone (0,007%), con 617 eventi da 1 a 28 giorni dopo la vaccinazione.Il rischio di miocardite è risultato aumentato tra 1 e 28 giorni dopo la prima dose di ChAdOx1 (incidenza 1,33 [95% CI, 1,09-1,62]) e dopo una prima, una seconda e una dose di richiamo di BNT162b2 (1,52 [95% CI, 1,24-1,85]; 1,57 [95% CI, 1,28-1,92], e 1,72 [95% CI, 1,33-2,22], rispettivamente), ma era inferiore al rischio dopo un test positivo per SARS-CoV-2 prima o dopo la vaccinazione (11,14 [95% CI, 8,64-14,36] e 5,97 [95% CI, 4,54-7,87], rispettivamente). Il rischio di miocardite era più elevato da 1 a 28 giorni dopo una seconda dose di mRNA-1273 (11,76 [95% CI, 7,25-19,08]) e persisteva anche dopo una dose di richiamo dopo una dose di richiamo (2,64 [95% CI, 1,25-5,58]). Le associazioni erano più forti negli uomini di età inferiore ai 40 anni per tutti i vaccini.Negli uomini di età inferiore ai 40 anni, il numero di eventi di miocardite in eccesso per milione di persone era più alto dopo una seconda dose di mRNA-1273 rispetto a un test SARS-CoV-2 positivo (97 [95% CI, 91-99] contro 16 [95% CI, 12-18]). Nelle donne di età inferiore ai 40 anni, il numero di eventi in eccesso per milione era simile dopo una seconda dose di mRNA-1273 e un test SARS-CoV-2 positivo (7 [95% CI, 1-9] contro 8 [95% CI, 6-8]). Conclusioni Complessivamente, il rischio di miocardite è maggiore dopo l’infezione da SARS-CoV-2 che dopo la vaccinazione con COVID-19e rimane modesto dopo dosi sequenziali, compresa una dose di richiamo di vaccino BNT162b2 mRNA. Tuttavia, il rischio di miocardite dopo la vaccinazione è più alto negli uomini più giovani, in particolare dopo una seconda dose del vaccino mRNA-1273. Bibliografia Leggi l’articolo qui. Patone M, et al. Risk of Myocarditis After Sequential Doses of COVID-19 Vaccine and SARS-CoV-2 Infection by Age and Sex. Circulation. 2022 Aug 22. - 26/08/2022
- Sicurezza comparativa dei vaccini COVID-19 a mRNA con i vaccini antinfluenzali: un’analisi di farmacovigilanza utilizzando database internazionale dell’OMS I due vaccini a RNA messaggero (mRNA), sviluppati da Pfizer-BioNTech e Moderna, sono stati ampiamente utilizzati nella campagna vaccinale contro il COVID-19 nel mondo. Nonostante l’elevato numero di evidenze emergenti relative aglieventi avversi (AEs) associati ai vaccini anti-COVID-19 a mRNA, gli studi precedenti si sono finora basati in gran parte sul confronto tra vaccinati e non vaccinati, evidenziando possibili rischi di AE con la vaccinazione COVID-19 mRNA. Il confronto tra il profilo di sicurezza dei soggetti vaccinati con mRNA e quello dei soggetti non vaccinati consentirebbe una valutazione più pertinente della sicurezza della vaccinazione con mRNA. Gli autori hanno progettato uno studio di sicurezza comparativo tra 18 755 e 27 895 individui che hanno segnalato a VigiBase eventi avversi a seguito di immunizzazione (AEFI) con il vaccino COVID-19 a mRNA e con il vaccino antinfluenzale,rispettivamente, dal 1° gennaio 2020 al 17 gennaio 2021. Hanno impiegato l’analisi di disproporzionalità per individuare rapidamente segnali di sicurezza rilevanti e hanno confrontato i rischi comparativi di una serie di AEFI per i vaccini. Il profilo di sicurezza dei vaccini a mRNA è risultato diverso da quello dei vaccini antinfluenzali.Il modello generale ha suggerito che le reazioni sistemiche come brividi, mialgie, affaticamento erano più evidenti con il vaccino COVID-19 a mRNA, mentre gli eventi di reattogenicità nel sito di iniezione erano più frequenti con il vaccino antinfluenzale. Rispetto al vaccino antinfluenzale, i vaccini mRNA COVID-19 hanno dimostrato un rischio significativamente più elevato per alcune complicanze cardiovascolari gestibili, come la crisi ipertensiva (odds ratio [ROR] aggiustato, 12,72; 95% intervallo di confidenza [CI], 2,47-65,54), e tachicardia sopraventricolare (ROR aggiustato, 7,94; 95% CI, 2,62-24,00), ma un rischio inferiore di complicanze neurologiche come sincope, nevralgia, perdita di coscienza, sindrome di Guillain-Barre, disturbi dell’andatura, disturbi visivi e discinesie. Questo studio non ha identificato problemi di sicurezza significativi per quanto riguarda la vaccinazione con mRNA in in contesti reali. Il profilo di sicurezza complessivo ha evidenziato un rischio inferiore di AEFI graviin seguito a vaccini a base di mRNA rispetto ai vaccini antinfluenzali. Bibliografia Leggi l’articolo qui. Kim MS, et al.. Comparative safety of mRNA COVID-19 vaccines to influenza vaccines: A pharmacovigilance analysis using WHO international database. J Med Virol. 2022 Mar;94(3):1085-1095. doi: 10.1002/jmv.27424. Epub 2021 Nov 8. - 26/08/2022
- Un’analisi di disproporzionalità delle interazioni farmaco-farmaco tra tizanidina e inibitori del CYP1A2 dal sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA La tizanidina viene metabolizzata principalmente attraverso il citocromo P450 (CYP) 1A2 e quindi i farmaci che inibiscono l’enzima influiscono sulla clearance della tizanidina, portando a un aumento delle concentrazioni plasmatiche di tizanidina e a eventi avversi potenzialmente gravi. Obiettivi Il nostro obiettivo è stato quello di studiare l’insorgenza di eventi avversi segnalati nel sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA (FAERS) riguardanti la combinazione di tizanidina e farmaci che inibiscono l’attività metabolica del CYP1A2. Metodi È stata condotta un’analisi di disproporzionalità delle segnalazioni FAERS dal 1° trimestre 2004 al 3° trimestre 2020 percalcolare il rapporto di probabilità di segnalazione (ROR) delle segnalazioni che menzionano la tizanidina in un ruolo di sospetto o di interazione o che hanno qualsiasi ruolo, un inibitore del CYP1A2 e i seguenti eventi avversi: ipotensione, bradicardia, sincope, shock, arresto cardiorespiratorio, caduta o frattura. Risultati Sono state identificate 89 segnalazioni che menzionavano la tizanidina, almeno un inibitore del CYP1A2 e uno degli eventi avversi di interesse. Più della metà delle segnalazioni ha identificato la tizanidina come un ruolo sospetto o interagente (n = 59, 66,3%),e le segnalazioni riguardavano più spesso le donne (n = 58, 65,1%). L’età mediana era di 56,1 anni (deviazione standard 17,1).Alcuni importanti segnali di sicurezza includevano interazioni tra la tizanidina in un ruolo di sospetto o di interazione e la ciprofloxacina (ROR per ipotensione 28,1, 95% intervallo di confidenza [CI] 19,2-41,2) o fluvoxamina (ROR per ipotensione 36,9,95% CI 13,1-103,4), e anche quando riportato in “qualsiasi ruolo” con ciprofloxacina (ROR per ipotensione 6,3, 95% CI 4,7-8,5),fluvoxamina (ROR per ipotensione 11,4, 95% CI 4,5-28,8) e zafirlukast (ROR per cadute 16,0, 95% CI 6,1-42,1). Conclusioni Le segnalazioni che coinvolgono tizanidina e un inibitore del CYP1A2 hanno probabilità più elevate di riportare ipotensione. Questo studio suggerisce che l’uso concomitante di tizanidina e inibitori del CYP1A2 può portare a gravi conseguenze per la salute associate alla pressione bassa, come cadute e fratture. Bibliografia Villa-Zapata L, Gómez-Lumbreras A, Horn J, Tan MS, Boyce RD, Malone DC. A Disproportionality Analysis of Drug-Drug Interactions of Tizanidine and CYP1A2 Inhibitors from the FDA Adverse Event Reporting System (FAERS). Drug Saf. 2022 Aug;45(8):863-871. Leggi l’articolo qui. - 23/08/2022
- L’Agenzia europea per i medicinali ha avviato la procedura di approvazione subordinata a condizioni del vaccino anti-COVID-19 Skycovion Il Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for human medicinal products, CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la procedura di approvazione subordinata a condizioni per il vaccino anti-COVID-19 Skycovion. L’azienda SK Chemicals GmbH ha presentato i dati sulla capacità del vaccino di indurre la produzione di anticorpi contro il ceppo originario di SARS-CoV-2, il virus che causa COVID-19. L’azienda ha anche presentato i dati di sicurezza e qualità del vaccino. Successivamente alla revisione dei dati, il CHMP esprimerà il parere se concedere l’approvazione subordinata a condizioni. Quindi, la Commissione europea emetterà la decisione legalmente vincolante. Ulteriori informazioni saranno fornite dall’EMA al momento del parere del CHMP. La valutazione di Skycovion è una delle valutazioni di dati scientifici su vaccini anti-COVID-19 in corso al momento. Poiché la pandemia continua ad evolvere, è importante che l’UE sia dotata di una ampia gamma di vaccini e trattamenti così da consentire agli stati membri di contrastare la pandemia in modo efficace. L’EMA e i suoi comitati scientifici sono impegnati ad assicurare solide valutazioni di tutti i dati su vaccini e trattamenti anti-COVID 19. Maggiori informazioni su Skycovion Skycovion è formato da piccole particelle note come nanoparticelle contenenti parti della proteina spike che si trova sulla superficie del SARS-CoV-2. Quando una persona viene vaccinata, il suo sistema immunitario riconosce le nanoparticelle, contenenti parti della proteina spike, come estranee e produce delle difese naturali — gli anticorpi e le cellule T — contro di esse. Se, successivamente alla vaccinazione, la persona vaccinata entra in contatto con SARS-CoV-2, il sistema immunitario riconosce la proteina spike sul virus ed è preparato ad attaccare il virus. Gli anticorpi e le cellule immunitarie possono proteggere contro COVID-19 lavorando insieme per uccidere il virus, prevenire il suo ingresso nelle cellule umane e distruggere le cellule umane infettate. Il vaccino contiene anche un adiuvante, una sostanza che aiuta a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/08/2022
- La task force dell’EMA per le emergenze fornisce un parere sull’uso intradermico del vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie La task force per le emergenze (Emergency task force, ETF) dell’Agenzia europea per i medicinali (European medicines agency, EMA) ha valutato i dati scientifici sull’uso del vaccino Imvanex con iniezione intradermica.Il vaccino è autorizzato unicamente per la somministrazione sottocutanea. Tuttavia, quando somministrato per via intradermica, può essere usata una dose più piccola di vaccino. Considerando la attuale disponibilità limitata del vaccino, questo consentirebbe di vaccinare più persone. L’ETF ha valutato i dati di uno studio clinico che ha coinvolto circa 500 adulti e che ha confrontato la somministrazione di 2 dosi di vaccino a distanza di 4 settimane per via intradermica (sotto lo strato più superficiale della pelle) o via sottocutanea (nello strato più profondo della pelle). Alle persone che hanno ricevuto il vaccino per via intradermica è stata somministrata una dose di vaccino pari a un quinto (0,1 mL) della dose prevista per la via sottocutanea (0,5 mL), che ha prodotto livelli di anticorpi simili a quelli prodotti dalla dose più alta somministrata per via sottocutanea. L’ETF avvisa che è stato rilevato un rischio più elevato di reazioni locali (per es. arrossamento persistente e indurimento o alterazione del colore della pelle) dopo somministrazione intradermica. L’ETF fa notare che non sono disponibili informazioni sul numero massimo di dosi da 0,1 mL che può essere estratto dal flaconcino (0,5 mL sospensione) e raccomanda l’uso di siringhe a basso “volume morto” per ottimizzare il numero di dosi ricavate. L’ETF enfatizza inoltre l’importanza di somministrare correttamente il vaccino per via intradermica, raccomandando che solo operatori sanitari esperti in iniezioni intradermiche somministrino il vaccino in questo modo. Ulteriori informazioni per gli operatori sanitari sono incluse nella dichiarazione dell’ETF. Tenendo in considerazione tutte queste informazioni, le autorità competenti nazionali possono decidere come misura temporanea di usare il vaccino Imvanex per via intradermica a dosi più piccole per proteggere i soggetti a rischio durante la attuale epidemia di vaiolo delle scimmie, per il tempo in cui la disponibilità del vaccino resta limitata.Imvanex è stato autorizzato inizialmente nel 2013 in circostanze eccezionali per proteggere contro il vaiolo. A seguito della richiesta di estensione di indicazione, il 22 luglio 2022 Imvanex è stato autorizzato per proteggere anche contro il vaiolo delle scimmie.L’ETF ha formulato questo parere per affrontare l’epidemia del vaiolo delle scimmie che ha coinvolto diversi paesi dell’UE e si inserisce nel contesto delle sue attività di risposta alle emergenze sanitarie pubbliche che include fornire pareri a supporto delle attività regolatorie e valutazioni di medicinali. Maggiori informazioni su Imvanex Imvanex predispone l’organismo a difendersi contro l’infezione da virus del vaiolo, da virus del vaiolo delle scimmie e da virus vaccinico, negli adulti. Il vaccino contiene una forma attenuata del virus vaccinico chiamato “virus del vaiolo Ankara modificato” (MVVA), che appartiene alla stessa famiglia del virus del vaiolo e del virus del vaiolo delle scimmie, ma non provoca la malattia negli esseri umani e non è in grado di riprodursi nelle cellule umane. Data la somiglianza tra questi virus e il MVVA, si ritiene che gli anticorpi prodotti contro il MVVA, insieme con altri componenti del sistema immunitario, possano proteggere contro il vaiolo, il vaiolo delle scimmie e la malattia da virus vaccinico. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà il virus contenuto nel vaccino come estraneo e risponderà producendo gli anticorpi. Quando la persona vaccinata entra nuovamente in contatto con virus simili, gli anticorpi e altri componenti del sistema immunitario saranno in grado di uccidere tali virus e contribuire a proteggere contro la malattia. Il titolare della autorizzazione all’immissione in commercio di Imvanex è la azienda Bavarian Nordic A/S. Maggiori informazioni sul vaiolo delle scimmie Il vaiolo delle scimmie è una malattia rara provocata dal virus del vaiolo delle scimmie, che causa sintomi simili a quelli del vaiolo. Il vaiolo delle scimmie si manifesta con febbre, mal di testa, dolori muscolari e spossatezza, oltre all’ingrossamento dei linfonodi. Da uno a tre giorni dopo l’insorgenza della febbre, si sviluppa di solito un’eruzione cutanea che appare prima sul viso e poi si diffonde ad altre parti del corpo, compresi mani e piedi. Il vaiolo delle scimmie può causare la morte, anche se di solito è più lieve rispetto al vaiolo. Si trasmette tramite il contatto con vari animali selvatici, come roditori e scimmie, ma può anche essere trasmesso da una persona a un’altra tramite contatto diretto o indiretto. Gli attuali focolai individuati a partire da maggio 2022 sono i primi ad essere stati segnalati al di fuori dell’Africa, senza alcun legame con le aree endemiche. Il 23 luglio 2022 l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato l’epidemia di vaiolo delle scimmie emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Leggi qui il parere dell’EMA. Leggi qui il documento originale. - 22/08/2022
- Confronto dell’effetto di 15 antidepressivi per valutare la comparsa della sindrome da sospensione: uno studio Real World utilizzando il database WHO di farmacovigilanza In questo studio, pubblicato su “Journal of Affective Disorders” nel 2022, si vuole valutare il rischio della comparsa della sindrome da sospensione, confrontando 15 antidepressivi (SSRI, SNRI e atipici) stratificandoli per la loro emivita. Lo studio è stato condotto utilizzando il database VigiBase® (World Health Organization’s Global Individual Case Safety Reports database). Sono state considerate tutte le segnalazioni dei pazienti di età ≥ 6 anni trattati con SSRI, SNRI o atipici, inserite tra il 1/gennaio/1988 e il 31/dicembre/2020, utilizzando come parola chiave le reazioni conseguenti alla sospensione dell’antidepressivo. In una prima analisi sono stati confrontati SSRI e SNRI stratificandoli in due gruppi (a breve e a lunga emivita); in una successiva analisi il confronto è stato fatto con gli antidepressivi triciclici. L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando la regressione logistica per calcolare il RORs (Reporting Odds Ratios) fissando l’intervallo di confidenza al 95%. La ricerca su VigiBase® ha portato ad evidenziare 15507 casi prevalentemente di sesso femminile di età compresa tra i 18 e i 44 anni. Si è riscontrato un rischio della comparsa della sindrome da sospensione maggiore nei pazienti trattati con antidepressivi a breve emivita in entrambe le fasi dello studio. Tra i farmaci in studio la paroxetina è stata associata ad un più alto rischio, mentre agomelatina e vortioxetina sono state associati ad un rischio più basso. Ulteriori studi saranno necessari per confermare questi risultati, sebbene l’”emivita” del principio attivo, si dimostri essere l’elemento chiave nella prevenzione della comparsa della sindrome da sospensione, specialmente nella popolazione adulta. Bibliografia Quilichini JB, Revet A, Garcia P et al. Comparative effects of 15 antidepressants on the risk of withdrawal syndrome: A real-world study using the WHO pharmacovigilance database. J Affect Disord. 2022 Leggi l’abstract qui. - 22/08/2022
- AIFA autorizza l’utilizzo terapeutico del monoclonale Evusheld per il trattamento precoce del COVID-19 in soggetti a rischio di progressione La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha autorizzato l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale Evusheld (tixagevimab e cilgavimab) nel trattamento precoce di soggetti con infezione da SARS-CoV-2 a rischio di una forma grave di COVID-19. Finora il medicinale era disponibile solo per la profilassi pre-esposizione in soggetti ad alto rischio. Con questo allargamento di indicazione l’AIFA rende disponibile un’opzione terapeutica per via intramuscolare per i soggetti nei quali la prescrizione dei farmaci antivirali e degli anticorpi monoclonali autorizzati è considerata inappropriata dal punto di vista clinico e/o epidemiologico (in relazione alla circolazione delle varianti virali). La decisione dell’AIFA di autorizzare Evusheld per il trattamento dei pazienti con COVID-19 anticipa la valutazione dell’EMA che sarà completata a settembre 2022, e si basa sia sui risultati degli studi clinici già pubblicati sia sulla analisi ad interim (su circa 450 pazienti) di uno studio multicentrico in corso in Italia (Mantico-2, coordinato dalla prof.ssa Tacconelli, Università di Verona), finanziato dall’Agenzia con l’obiettivo di confrontare tre diverse alternative (Evusheld, Paxlovid e Xevudy) nel trattamento precoce dei pazienti con COVID-19. Evusheld è stato pertanto inserito nell’elenco dei farmaci erogabili a carico del SSN ai sensi della legge 648/96. Per le modalità operative di prescrizione si rimanda al sito istituzionale dell’AIFA. La determinazione è pubblicata in data odierna sulla Gazzetta Ufficiale e avrà effetto a partire dal 3 agosto 2022. Leggi qui il comunicato AIFA. - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Rubraca (rucaparib) Rubraca non deve essere più utilizzato come trattamento monoterapico di pazienti adulte con carcinoma ovarico epiteliale di alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario con mutazione di BRCA (germinale e/o somatica), platino-sensibile, in recidiva o progressione, precedentemente trattate con due o più linee chemioterapiche a base di platino e che non sono idonee a tollerare ulteriore chemioterapia a base di platino. Un effetto negativo in termini di sopravvivenza globale (OS) è stato osservato con rucaparib rispetto al braccio di controllo trattato con chemioterapia nell’analisi finale dei dati dello studio di fase III CO-338-043 (ARIEL4) per il trattamento di pazienti affette da carcinoma ovarico in stadio avanzato e ricorrente (HR = 1,31 [IC 95%: 1,00, 1,73]). Il trattamento attualmente in corso in questo setting di pazienti deve essere riconsiderato e le pazienti devono essere adeguatamente informate in merito agli ultimi dati e raccomandazioni. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Visudyne (verteporfin) La possibilità di fornire Visudyne è stata ripristinata nel primo trimestre del 2022, ma non nella misura richiesta. Pertanto, sebbene le consegne siano coerenti con quanto comunicato, le quantità disponibili saranno limitate fino alla fine del 2023. CHEPLAPHARM Arzneimittel GmbH chiede gentilmente agli operatori sanitari di tenerne conto durante la pianificazione e la definizione delle priorità dei trattamenti. CHEPLAPHARM Arzneimittel GmbH garantirà un’assegnazione equa e darà priorità alla fornitura di Visudyne ai pazienti negli Stati membri più colpiti. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Caprelsa® (Vandetanib®) Carenza di Caprelsa® (Vandetanib®) 100 mg e 300 mg compresse rivestite con film. Riassunto: In Italia è attualmente in corso una carenza temporanea di Caprelsa® (vandetanib) 100 mg e 300 mg compresse rivestite con film. La disponibilità del medicinale è limitata ed al momento la sua fornitura avviene in modalità contingentata. Si prevede che tale situazione possa risolversi all’inizio del quarto trimestre del 2022.La carenza è dovuta ad un inaspettato cambio di fornitore del principio attivo, nonché ad un aumento della domanda a livello globale.Non vi sono rischi aggiuntivi per i pazienti con lotti di Caprelsa® attualmente sul mercato, che possono continuare ad essere utilizzati.Se Caprelsa® non è disponibile, gli operatori sanitari sono incoraggiati a considerare alternative terapeutiche.Caprelsa 100mg compresse rivestite con film non deve essere usato, durante questo periodo di carenza, per pazienti trattati con Caprelsa 300mg al giorno. Si fa presente che Caprelsa 100 mg compresse rivestite con film deve essere riservato ai pazienti pediatrici o che, a causa di insufficienza renale o prolungamento dell’intervallo QT, richiedono una riduzione della dose di Caprelsa 300 mg. Si ricorda, inoltre, che le compresse rivestite con film di Caprelsa 300 mg non sono divisibili, pertanto Caprelsa 100 mg deve essere riservato ai soli pazienti che necessitano di questo dosaggio.Per garantire la disponibilità del farmaco ai pazienti che richiedono un dosaggio di 100 mg, si invitano gli operatori sanitari ad evitare di fornire 3 compresse da 100 mg per raggiungere la dose di 300 mg per i pazienti in trattamento con il dosaggio standard. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 17/08/2022
- EMA inizia la valutazione dei dati sull’uso di sabizabulina per il trattamento di COVID-19 La task force per le emergenze (ETF) dell’EMA ha avviato una valutazione dei dati sull’uso di sabizabulina per il trattamento di COVID-19. La valutazione riguarderà tutti i dati disponibili, compresi quelli provenienti da uno studio condotto su pazienti ricoverati con COVID-19 da moderata a grave e ad alto rischio di sindrome da stress respiratorio acuto e morte. I risultati di questo studio indicano che il trattamento con sabizabulina potrebbe ridurre il numero di decessi in questi pazienti rispetto al placebo (trattamento fittizio). Sebbene Veru, l’azienda che ha sviluppato il farmaco, non abbia ancora presentato all’EMA la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio o di revisione ciclica, la valutazione (basata sui dati forniti dall’azienda) fornirà indicazioni agli Stati membri dell’UE sulla possibilità di autorizzare l’uso del medicinale prima di un’eventuale autorizzazione. Questa valutazione è la prima ad essere avviata a norma dell’articolo 18 del nuovo regolamento UE (reg. 2022/123) che ha ampliato il ruolo dell’EMA durante le emergenze sanitarie pubbliche. L’ETF condurrà tale revisione e invierà raccomandazioni al comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, che formulerà il parere dell’Agenzia. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione una volta conclusa. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/08/2022
- Risposta dell’EMA all’emergenza sanitaria pubblica del vaiolo delle scimmie L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una serie di azioni per rispondere all’epidemia di vaiolo delle scimmie in corso, che sabato 23 luglio è stata dichiarata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale. Si tratta della prima emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale a essere dichiarata dopo l’entrata in vigore del regolamento relativo al ruolo rafforzato dell’EMA nella preparazione alle crisi e nella loro gestione in relazione ai medicinali e ai dispositivi medici. Da quando si è manifestato il recente focolaio di vaiolo delle scimmie, l’EMA monitora attentamente la situazione e ha già intrapreso molteplici azioni per predisporre e supportare la risposta dell’UE. Tra queste figura la raccomandazione del 22 luglio relativa all’approvazione dell’estensione dell’indicazione del vaccino Imvanex per la protezione degli adulti contro il vaiolo delle scimmie. I poteri conferiti all’Agenzia alla luce del nuovo ed esteso mandato le permettono di adottare misure aggiuntive ora che il vaiolo delle scimmie è stato dichiarato un’emergenza sanitaria pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/08/2022
- I dati del Rapporto OsMed 2021 in modalità interattiva È possibile consultare sul sito AIFA in modalità navigabile i dati del Rapporto OsMed 2021 su consumo e spesa dei farmaci in Italia. Tabelle e grafici con dati complessivi e per regione aggiornati all’ultima pubblicazione OsMed potranno essere selezionati in base alle chiavi di ricerca inserite, con la possibilità di visualizzare il confronto regionale e gli scostamenti dalla media nazionale. Sarà sempre possibile inoltre navigare con la stessa modalità tabelle e grafici relativi ai report degli anni precedenti, cliccando sui dati di interesse sotto la sezione “OsMed Interattivo” che riportano le diverse tipologie di dati (acquisti delle strutture sanitarie pubbliche, spesa lorda pro capite e consumi per ATC e per categoria terapeutica). La navigazione interattiva consente di filtrare la ricerca per classi di farmaci e per modalità di dispensazione (assistenza convenzionata o acquisti da parte delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale) e di estrarre e stampare i risultati ottenuti. Leggi qui i dati del rapporto OsMed sul sito AIFA. - 17/08/2022
- Il CRFV Sardegna pubblica il bollettino semestrale di Farmacovigilanza con un focus sugli anticorpi monoclonali E’ ora disponibile sul nostro sito il Bollettino del I semestre 2022 del Centro Regionale di Farmacovigilanza. Si tratta di un numero tematico che affronta l’argomento degli anticorpi monoclonali. Nell’introduzione viene descritta la storia della scoperta e dello sviluppo di questi farmaci innovativi. Di fatto, gli anticorpi monoclonali sono emersi come una delle classi di farmaci in più rapida crescita: negli ultimi anni le sperimentazioni cliniche sono cresciute in maniera esponenziale. Fino al 2022 in Europa sono stati autorizzati 94 anticorpi monoclonali, e nello specifico negli ultimi due anni ne sono stati autorizzati 13 nel 2021 e 7 nel 2022. I maggiori vantaggi terapeutici degli anticorpi monoclonali sono la loro alta specificità, l’alta affinità con la quale si legano ai loro bersagli e i limitati effetti collaterali associati al loro uso. La loro introduzione nella pratica clinica ha permesso di migliorare la qualità di vita di milioni di pazienti e curare varie patologie di grande rilievo clinico, per molte delle quali non erano più disponibili opzioni terapeutiche efficaci. Le principali aree terapeutiche in cui vengono utilizzati principalmente sono: l’oncologia, la reumatologia, la cardiologia, la neurologia. Nel bollettino sono presenti delle sezioni specifiche sulla sicurezza degli anticorpi monoclonali in ciascuna delle aree terapeutiche. Questi articoli sono stati presentati al simposio “Farmacovigilanza: Focus sugli anticorpi monoclonali” che si è tenuto presso l’Ospedale San Michele di Cagliari il 9 e 23 giugno 2022, e di cui sono previste altre edizioni nel corso dell’anno. Il bollettino si conclude con la presentazione della nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza e con i dati di segnalazione di reazioni avverse da anticorpi monoclonali in Sardegna. Leggi qui il Bollettino di Farmacovigilanza della Sardegna del I semestre 2022. - 29/07/2022
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2021 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato e pubblicato in data odierna il rapporto sull’uso dei farmaci in Italia dell’Osservatorio OsMed. Nel Rapporto sono analizzati i dati di prescrizione farmaceutica in Italia nel 2021 attraverso i diversi flussi informativi disponibili che consentono di ricomporre l’assistenza farmaceutica in ambito territoriale e ospedaliero, sia a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che tramite l’acquisto privato da parte del cittadino. Maggior enfasi è stata data ai trend temporali, al fine di cogliere i cambiamenti negli andamenti prescrittivi, di intercettare mutamenti di salute nella popolazione nonché di analizzare l’impatto delle azioni regolatorie sull’appropriatezza prescrittiva. Nel capitolo relativo ai confronti internazionali, i prezzi italiani sono stati confrontati con quelli degli altri Paesi Europei, non solo per l’anno 2021, ma in un periodo più ampio, dal 2014 al 2021. I prezzi dei farmaci sono stati confrontati anche in base alla prima data di lancio in Europa e distinguendo il mercato dei farmaci a brevetto scaduto e da quello dei farmaci aventi l’esclusività di mercato. È stata ulteriormente approfondita l’analisi sull’andamento temporale dei prezzi in Italia inserendo approfondimenti, nell’ambito dell’assistenza convenzionata, relativi all’effetto sui prezzi dell’ingresso di nuovi medicinali in lista di trasparenza e, nell’ambito degli acquisti diretti, dell’ingresso sul mercato di nuove specialità. Nell’analisi dell’aderenza al trattamento farmacologico è stato valutato l’andamento nel triennio 2019-2021, anche con la finalità di verificare eventuali cambiamenti intervenuti nel periodo pandemico; oltre alla prevalenza, è stata valutata anche l’incidenza della patologia, attraverso l’analisi della prescrizione da parte dei Medici di Medicina Generale. Infine è stata introdotta una sezione specifica sull’evoluzione della spesa per valorizzare e monitorare l’impatto sulla spesa farmaceutica SSN delle nuove molecole, anche ai fini della programmazione. Ulteriori approfondimenti sono stati condotti in merito alle modalità di erogazione dei farmaci a livello regionale, in particolare, riguardo la distribuzione diretta (DD) e in nome e per conto (DPC) che mostrano una notevole, forse eccessiva, variabilità tra le diverse Regioni. Leggi qui la notizia originale sul sito AIFA. Leggi qui il rapporto OsMed 2021. Leggi qui una sintesi dei numeri del rapporto 2021. - 29/07/2022
- Sorveglianza post-marketing delle terapie con cellule CAR-T: Analisi del database del sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA (FAERS) Introduzione Poiché le terapie a base di cellule T del recettore dell’antigene chimerico (CAR-T) stanno diventando sempre più disponibili nell’armamentario dell’ematologo, sta emergendo la necessità di monitorare la sicurezza post-marketing. L’obiettivo dello studio è di caratterizzare meglio il loro profilo di sicurezza, concentrandosi sulla sindrome da rilascio di citochine e identificando i segnali emergenti. Metodi È stato utilizzato il sistema di segnalazione degli eventi avversi della Food and Drug Administration degli Stati Uniti per analizzare le sospette reazioni avverse ai farmaci tisagenlecleucel (tisa-cel) e axicabtagene ciloleucel (axi-cel) nel periodo compreso tra ottobre 2017 e settembre2020. Le analisi di disproporzionalità (reporting odds ratio) sono state eseguite confrontando le terapie CAR-T con tutti gli altri farmaci (gruppo di riferimento 1) e altri farmaci onco-ematologici con un’indicazione simile, indipendentemente dall’età (gruppo di riferimento 2) o limitati agli adulti (gruppo di riferimento 3). La notorietà è stata valutata attraverso le schede tecniche e i piani di gestione del rischio. Sono stati analizzati il tempo di insorgenza della reazione avversa al farmaco e le caratteristiche della sindrome da rilascio di citochine. Risultati Complessivamente sono state identificate 3225 segnalazioni (1793 axi-cel; 1433 tisa-cel). Le tossicità segnalate sono state principalmente: sindrome da rilascio di citochine (52,2%), febbre (27,7%) e neurotossicità (27,2%). La sindrome da rilascio di citochine e la neurotossicità sono state spesso riferite insieme e il 75% degli eventi si è verificato nei primi 10 giorni. L’analisi di disproporzionalità ha confermato le reazioni avverse note a questi farmaci e ha mostrato associazioni inaspettate, ad esempio: assi-cel con cardiomiopatie (reporting odds ratio= 2,3; intervallo di confidenza al 95% 1,2-4,4) e perforazioni gastrointestinali (2,9; 1,2-7,3); tisa-cel con epatotossicità (2,5; 1,1-5,7) e disturbi pupillari (15,3; 6-39,1). Conclusioni Lo studio conferma le già note reazioni avverse al farmaco e rileva problemi di sicurezza potenzialmente emergenti, specifici per ogni terapia CAR-T: è stato evidenziato che tisa-cel è maggiormente legato a fenomeni di immunodeficienza (ipogammaglobulinemia, infezioni) e a coagulopatie, mentre axi-cel si associa maggiormente a neurotossicità. Bibliografia Fusaroli, M., Isgrò, V., Cutroneo, P.M. et al. Post-Marketing Surveillance of CAR-T-Cell Therapies: Analysis of the FDA Adverse Event Reporting System (FAERS) Database. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo completo qui. - 29/07/2022
- Terapia con anti-TNF alfa e ipoglicemia: un’analisi di Farmacovigilanza Real-Word Introduzione Un’associazione tra gli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF)-α e l’ipoglicemia è stata rilevata in alcuni case report e piccoli case series; tuttavia, non sono ancora stati pubblicati dati di farmacovigilanza rilevanti. Obiettivo L’obiettivo di questo studio è stato quello di evidenziare e caratterizzare i segnali di sicurezza rilevanti tra ipoglicemia e l’uso di inibitori del TNF-α. Metodi È stata condotta un’analisi di disproporzionalità focalizzata sulle indicazioni per rilevare un eventuale aumento delle segnalazioni di ipoglicemia associata a TNF-α, rispetto a tutte le altre segnalazioni riferite alla stessa indicazione nello stesso periodo di tempo. I reporting odds ratio (ROR) con intervalli di confidenza al 95% (CI) sono stati calcolati per determinare la disproporzionalità. Per ridurre i potenziali fattori confondenti, i ROR aggiustati sono stati ulteriormente calcolati con la regressione logistica per controllare età, sesso, stato del diabete e farmaci concomitanti che potenzialmente influenzano i livelli di glucosio nel sangue. Risultati In totale, 1086 reazioni avverse al farmaco correlate agli inibitori del TNF-α sono state segnalate come “ipoglicemia”. Non sono stati riscontrati segnali di disproporzione di ipoglicemia negli utilizzatori di inibitori del TNF-α con indicazione per malattia infiammatoria intestinale. Considerando gli inibitori del TNF-α come classe, la disproporzione per l’ipoglicemia è emersa solo nel caso della psoriasi (n = 267, ROR 1,20, 95% CI 1,02-1,41). Considerando alcuni specifici inibitori del TNF-α, sono stati riscontrati ROR significativi per l’ipoglicemia nell’indicazione di utilizzo per malattie reumatiche: adalimumab nella spondilite anchilosante (n = 37, ROR 1,97, 95% CI CI 1,28-3,04), nella psoriasi (n = 160, ROR 1,64, 95% CI 1,37-1,97) e nell’artrite reumatoide (n = 230, ROR 1,35, 95% CI1,16-1,56) e infliximab nella psoriasi (n = 18, ROR 2,14, 95% CI 1,33-3,42). Dopo l’aggiustamento per i fattori confondenti, solo i segnali per adalimumab risultavano significativi. Conclusioni Questo studio ha identificato alcuni potenziali segnali di farmacovigilanza tra ipoglicemia e inibitori del TNF-α che meritano un’ulteriore validazione. Bibliografia Zhou, Y., Xie, W., Wang, L. et al. Anti-tumor Necrosis Factor-Alpha Therapy and Hypoglycemia: A Real-World Pharmacovigilance Analysis. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo qui. - 29/07/2022
- Analisi delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci e agli integratori a base di erbe ricevute dal Centro nazionale di farmacovigilanza Lareb nei Paesi Bassi. L’inclusione dei medicinali a base di erbe e degli integratori vegetali nei sistemi di farmacovigilanza è importante perché un approccio sistematico alla raccolta e all’analisi delle reazioni avverse ai farmaci correlate a questi prodotti aiuterà i medici, pazienti e autorità regolatorie ad acquisire maggiori conoscenze e a prevenire i danni. L’obiettivo di questo studio è stato quello di classificare le segnalazioni di reazione avversa a farmaci e integratori a base di erbe presentate al Centro di Farmacovigilanza Lareb tra il 1991 e il febbraio 2021 sulla base del loro status normativo. Abbiamo classificato i prodotti in base al loro stato di registrazione e alla composizione. I prodotti sono stati poi classificati secondo l’Herbal Anatomical Therapeutic Chemical Classifcation System (Sistema di Classificazione Chimico Terapeutica delle Erbe). Abbiamo utilizzato le statistiche descrittive in Microsoft Excel 2019. Per l’analisi e la presentazione dei dati sono state utilizzate tabelle pivot. Fino a febbraio 2021, Lareb ha ricevuto un totale di 789 segnalazioni di medicinali e integratori a base di erbe. In queste segnalazioni, un totale di 823 prodotti è stato etichettato come sospetto. Questi prodotti hanno causato un totale di 1727 reazioni avverse ai farmaci (ADR). Degli 823 prodotti, 229 erano registrati come medicinali e 594 erano in commercio come integratori a base di erbe. Degli 823 prodotti, 522 segnalazioni riguardavano prodotti a base di una singola erba, 256 segnalazioni riguardavano prodotti combinati, 27 segnalazioni riguardavano prodotti vitaminici contenenti ingredienti a base di erbe e 18 segnalazioni riguardavano problemi di prodotto. Circa 15% delle segnalazioni riguardava gravi reazioni avverse ai farmaci e i prodotti adulterati presentavano un elevato rischio di causare gravi reazioni avverse ai farmaci. L’analisi dei prodotti medicinali e degli integratori a base di erbe presenti nel database olandese di farmacovigilanza ha rivelato una varietà di ingredienti vegetali sospetti. Le segnalazioni forniscono un quadro della varietà di prodotti a base di erbe utilizzati nei Paesi Bassi e delle reazioni avverse associate a tali prodotti. La farmacovigilanza dei prodotti a base di erbe è fondamentale per garantire la sicurezza del loro utilizzo. Bibliografia van Hunsel, F.P.A.M., van der Kooi, D., van de Koppel, S. et al. Analysis of Reports on Adverse Drug Reactions Related to Herbal Medicinal Products and Herbal Supplements in the Netherlands Received by the National Pharmacovigilance Centre Lareb. Drug Saf 45, 651–661 (2022). Leggi l’articolo qui. - 29/07/2022
- Biomarcatori renali ed eventi avversi renali maggiori in pazienti in condizioni critiche Il danno renale acuto (AKI) derivante dall’uso di farmaci nefrotossici è molto diffuso nei pazienti ricoverati in ospedale ed è responsabile di un aumento complessivo della mortalità e dei costi di assistenza. La creatinina sierica (SCr), l’attuale standard per l’identificazione dell’Insufficienza renale acuta indotta da farmaci (DIAKI) esprime spesso in di 26-36 ore il danno renale. Questa revisione sistematica si propone di valutare l’utilità clinica di diversi nuovi biomarcatori di danno renale e stress per la previsione/rilevazione tempestiva dell’Insufficienza renale acuta indotta da farmaci (DIAKI), rispetto ai metodi tradizionali. È stata condotta una revisione sistematica dei database CINAHL, Cochrane Library, Embase e PubMed secondo le linee guida Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses (PRISMA) 2020, alla ricerca di articoli che analizzassero l’uso di β2-microglobulina (B2M), interleuchina (IL)-18, kidney injury molecule-1 (KIM-1), liver-type fatty acid-binding protein (L-FABP), lipocalina associata alla gelatinasi neutrofila (NGAL) e inibitore tissutale della metalloproteinasi-2, * insulin-like growth factor-binding proteina 7 [TIMP-1]*[IGFBP-7], per identificare la DIAKI. Gli outcome primari includevano il tempo alla diagnosi di DIAKI con i metodi tradizionali e il tempo per differenziare in maniera significativa le concentrazioni dei biomarcatori tra i soggetti dello studio con DIAKI e quelli non-AKI. Gli outocome secondari includevano le concentrazioni dei biomarcatori tra i gruppi di AKI. Dalla ricerca della letteratura sono stati identificati quindici articoli. Dodici studi erano costituiti da popolazioni di pazienti ospedalizzati e tre studi includevano pazienti ospedalizzati e dimessi per il trattamento domiciliare. Nessuno studio riportava i valori del volume di urina emesso. Il 73% degli studi ha riportato tempi più precoci per una differenza significativa delle concentrazioni dei nuovi biomarcatori tra i gruppi AKI e non AKI rispetto alla diagnosi di DIAKI in base alla sola Creatinina sierica. Sono state osservate variazioni significative nelle concentrazioni dei singoli biomarcatori urinari tra i gruppi di AKI. Tutti i biomarcatori analizzati hanno mostrato di essere potenzialmente utilizzabili come marcatori clinici precoci di DIAKI; tuttavia, sono necessarie ulteriori conferme sulle concentrazioni urinarie soglia per DIAKI ed è necessaria un’implementazione significativa di questi biomarcatori nella pratica clinica. Bibliografia Desai, R.J., Kazarov, C.L., Wong, A. et al. Kidney Damage and Stress Biomarkers for Early Identification of Drug-Induced Kidney Injury: A Systematic Review. Drug Saf (2022). Leggi l’articolo qui. - 29/07/2022
- Dodicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il dodicesimo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 giugno 2022 per i cinque vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 137.899 segnalazioni su un totale di 138.199.076 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 100 ogni 100.000 dosi), di cui l’81,8% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Nel secondo trimestre del 2022 i tassi di segnalazione relativi alla 1a dose restano più elevati rispetto alle dosi successive e sono più bassi dopo la 4a dose per tutti i vaccini.Le segnalazioni gravi corrispondono al 18,1% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, in linea con i precedenti Rapporti. Si ricorda che la gravità delle segnalazioni viene definita in base a criteri standardizzati che non sempre coincidono con la reale gravità clinica dell’evento. La reazione avversa si è verificata nella maggior parte dei casi (71% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento. Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato (65,4%), seguito da Spikevax (24,7%), Vaxzevria (8,8%), Jcovden (ex-COVID-19 Vaccino Janssen) (1,1%) e Nuvaxovid (0,03%), in uso dal 28 febbraio 2022. In linea con i precedenti Rapporti, la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni, a eccezione di Vaxzevria e Spikevax che appaiono invertiti in questo andamento (Comirnaty 66,3%, Vaxzevria 17,4%, Spikevax 14,9%, Jcovden 1,3%, Nuvaxovid 0,1%).Per tutti e cinque i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, disturbi gastro-intestinali, reazioni vegetative, stanchezza, reazione locale o dolore in sede di iniezione. Nella fascia di età 5-11 anni, al 26/06/2022 risultano inserite complessivamente 471 segnalazioni (circa lo 0,5% del totale) per il vaccino Comirnaty, l’unico attualmente autorizzato per questa fascia di età, con un tasso di segnalazione di circa 18 casi ogni 100.000 dosi. Il 95% circa di queste segnalazioni e attribuito alla 1a dose e il 5% circa alla 2a. Gli eventi avversi più frequentemente segnalati, indipendentemente dalla gravità e dal nesso di causalità, sono stati dolore in sede di iniezione, cefalea, febbre e stanchezza. I dati contenuti in questo Rapporto periodico sono coerenti rispetto a quelli pubblicati fino a oggi e in linea con le informazioni di sicurezza già discusse a livello europeo. Leggi qui la notizia originale sul sito AIFA. Leggi qui il dodicesimo rapporto AIFA sulla sicurezza dei vaccini contro COVID-19. - 27/07/2022
- Raccolta di dati sugli eventi avversi correlati ai medicinali: un’indagine tra i registri del database ENCePP I registri dei pazienti sono sistemi organizzati che raccolgono dati uniformi (clinici e di altro tipo) per identificare esiti specifici per una popolazione definita da una particolare malattia, condizione o esposizione Tali registri costituiscono fonti di dati preziose per supportare il processo decisionale regolatorio sui medicinali, fornendo prove sull’efficacia/effettività e sulla sicurezza dei medicinali nell’ambito di sperimentazioni cliniche e studi non interventistici, sia in fase pre che post-autorizzativa. Purtroppo, attualmente è difficile identificare, sulla base delle informazioni pubblicate, quali di questi registri si occupano di routine della raccolta e della segnalazione di AEs/ADRs legati ai medicinali. Questo aspetto è tuttavia fondamentale da conoscere per valutare l’idoneità dei registri a supportare la generazione di prove sulla sicurezza dei farmaci. Per comprendere meglio l’approccio dei registri dei pazienti alla raccolta e alla segnalazione di AE/ADR, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha condotto un’indagine tra i registri elencati nel database delle risorse dell’European Network of Centres in Pharmacoepidemiology and Pharmacovigilance (ENCePP), tramite un sondaggio online composto da 15 domande distribuito nel maggio 2020 per essere completato entro agosto 2020. Un terzo dei registri ha completato l’indagine (31/85; 36,5%). La maggior parte degli intervistati raccoglie abitualmente informazioni sui farmaci (29/31; 93,5%), di cui il 65,5% (19/29) raccoglie anche dati sulle AE e sulle reazioni avverse ai farmaci (ADR). La frequenza e le tempistiche per la raccolta e la segnalazione di AE/ADR variano notevolmente tra i registri, così come il loro livello di esperienza nel fornire dati a terzi per scopi regolatori Il basso tasso di risposta può indicare uno scarso interesse per questo argomento o che i registri non sono stati originariamente sviluppati per la raccolta di dati di routine sugli AE/ADR e, in ultima analisi, per il monitoraggio della sicurezza dei farmaci. I principali ostacoli e fattori facilitanti per la raccolta e la condivisione di informazioni sulla sicurezza dei farmaci sono ben noti e riguardano la raccolta dei dati (ad esempio, la mancanza di armonizzazione dei moduli di raccolta dei dati, la non conformità nella segnalazione tempestiva degli AE), la condivisione dei dati (ad esempio, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) e le procedure di richiesta dei dati, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), requisiti nazionali), le procedure di segnalazione (ad esempio, ritardi temporali), nonché i finanziamenti limitati o mancanza di compensazione finanziaria/incentivi per i centri per garantire la raccolta dei dati e la gestione della qualità. I risultati indicano che sono necessarie linee guida chiare sulla raccolta e sull’uso dei dati real-world nei quadri regolatori e una collaborazione rafforzata tra i titolari dei registri, il mondo accademico, gli enti regolatori e gli sviluppatori di farmaci per raggiungere livelli di qualità elevati e completi dei dati sulla sicurezza acquisiti dai registri a supporto del processo decisionale regolatorio. Si spera che ciò sia possibile grazie alla strategia della Rete europea di regolamentazione dei medicinali fino al 2025. Bibliografia Plueschke K. et al, Collection of Data on Adverse Events Related to Medicinal Products: A Survey Among Registries in the ENCePP Resources Database. Drug Safety, 2022 Leggi l’articolo qui. - 27/07/2022
- L’EMA raccomanda l’approvazione di Imvanex per la prevenzione del vaiolo delle scimmie Il Comitato per i medicinali umani (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’uso di Imvanex, vaccino antivaiolo, anche per l’immunizzazione degli adulti contro il vaiolo delle scimmie. Il vaccino Imvanex è autorizzato nell’UE dal 2013 per la prevenzione del vaiolo. Contiene una forma attenuata (indebolita) del virus vaccinico vivo Ankara modificato, che appartiene alla stessa famiglia del virus del vaiolo. Si è ritenuto che potesse anche essere usato come vaccino contro il vaiolo delle scimmie, data la somiglianza tra il virus del vaiolo delle scimmie e il virus del vaiolo. Il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio è Bavarian Nordic A/S. Il CHMP ha basato la propria raccomandazione sui dati provenienti da diversi studi sugli animali che hanno mostrato che Imvanex, somministrato nei primati non umani, li proteggeva contro il virus del vaiolo delle scimmie. Il CHMP ha ritenuto che l’efficacia di Imvanex nella prevenzione della malattia del vaiolo delle scimmie negli esseri umani potesse essere estrapolata da questi studi. Per confermare l’efficacia del vaccino contro la malattia, Bavarian Nordic A/S raccoglierà i dati di uno studio osservazionale che sarà condotto durante l’epidemia di vaiolo delle scimmie in corso nell’UE.Il profilo di sicurezza del vaccino è favorevole e gli effetti indesiderati sono di entità da lieve a moderata. Pertanto il CHMP ha concluso che i benefici del vaccino sono superiori ai rischi.Oltre alla prevenzione del vaiolo delle scimmie, il CHMP ha raccomandato di estendere l’uso di Imvanex anche per la protezione contro la malattia causata dal virus vaccinico, che provoca sintomi simili ma più lievi rispetto a quelli del vaiolo. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/07/2022
- L’EMA raccomanda di limitare l’uso del medicinale antitumorale Rubraca Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di non utilizzare più Rubraca (rucaparib camsilato) come trattamento di terza linea del cancro dell’ovaio, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, con mutazione del gene BRCA, in pazienti che presentano recidiva dopo almeno due chemioterapie a base di platino e che non sono più idonee a ricevere un’ulteriore terapia a base di platino. La raccomandazione fa seguito alla revisione dei dati finali dello studio ARIEL4 che ha confrontato Rubraca con la chemioterapia in pazienti con cancro in recidiva dopo almeno due precedenti trattamenti chemioterapici e che potevano ancora sottoporsi a un’ulteriore chemioterapia. L’analisi finale della sopravvivenza globale ha mostrato che Rubraca non era efficace come la chemioterapia nel prolungare la vita delle pazienti: la mediana della sopravvivenza nelle pazienti trattate con Rubraca era di 19,4 mesi, mentre in quelle trattate con chemioterapia era di 25,4 mesi. Di conseguenza, i medici non devono avviare un trattamento di terza linea con Rubraca in nuove pazienti; devono inoltre informare le pazienti già in trattamento con Rubraca in terza linea per le indicazioni di cui sopra in merito a questi ultimi dati e alle ultime raccomandazioni e prendere in considerazione opzioni terapeutiche alternative. La presente raccomandazione non riguarda l’uso di Rubraca come trattamento di mantenimento dopo chemioterapia. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/07/2022
- Comunicazione AIFA su medicinale Rasilez HCT (aliskiren/idroclorotiazide) Si richiama l’attenzione degli operatori sanitari e dei cittadini su alcune informazioni di sicurezza, relative al rischio di sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) associato al principio attivo idroclorotiazide, mancanti nel RCP e nel FI del medicinale Rasilez HCT (aliskiren/idroclorotiazide). L’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) del medicinale Rasilez HCT è attualmente revocata, su iniziativa dell’Azienda titolare di AIC e non per motivi di sicurezza, in tutti i Paesi dell’Unione Europea (Decisione CE C(2021) 9911), inclusa l’Italia, ma diverse confezioni del medicinale sono ancora presenti sul mercato nazionale italiano fino ad esaurimento scorte. Le informazioni di sicurezza relative al principio attivo idroclorotiazide, riportate nel comunicato, sono state recentemente aggiornate con l’inclusione del rischio di sindrome da distress respiratorio acuto (ARDS) ma questo aggiornamento non è presente nel RCP e FI delle confezioni del medicinale Rasilez HCTZ ancora presenti sul mercato in quanto il medicinale è revocato. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 25/07/2022
- Nota Informativa Importante su MITOMICINA MEDAC MITOMICINA MEDAC 10 mg (AIC n. 044530044): utilizzare un filtro antiparticolato (5 µm) in caso di somministrazione endovenosa. Sommario: Durante studi di stabilità, i lotti D210131C e D210131BC di Mitomicina Medac 10 mg hanno mostrato un risultato fuori specifica per quanto riguarda le particelle visibiliIn caso di somministrazione endovenosa, se la soluzione non viene filtrata, le particelle somministrate potrebbero determinare un aumento del rischio di eventi tromboembolici nelle arterie capillariIl rischio di eventi tromboembolici può essere efficacemente prevenuto utilizzando un filtro antiparticolato appropriato (dimensione dei pori di 5 µm)A seguito del rinvenimento di particelle visibili nei lotti D210131C e D210131BC sono state implementate misure correttive e i nuovi lotti in distribuzione non hanno manifestato alcuna criticità. Tuttavia, in attesa di risultati finali e per maggiore precauzione, è consigliabile l’utilizzo del filtro antiparticolato anche sui nuovi lotti in distribuzione.La raccomandazione si applica in caso di uso endovenosoNon è necessaria filtrazione in caso di somministrazione endovescicaleLa capacità di fornire i medicinali a base di mitomicina da parte di medac GmbH è ancora garantita Leggi qui la nota informativa AIFA. - 25/07/2022
- Incidenza di insufficienza renale acuta nei pazienti che utilizzano Levetiracetam rispetto ad altri farmaci antiepilettici Il Levetiracetam è un farmaco utilizzato in monoterapia nella terapia delle crisi epilettiche ad esordio parziale, con o senza secondaria generalizzazione. Viene anche usato, insieme ad altri principi attivi, nel trattamento delle crisi miocloniche e delle crisi tonico-cloniche generalizzate, sia in soggetti adulti che in adolescenti con più di 12 anni di età. Il danno renale acuto è una reazione avversa attesa, elencata nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) per il Levetiracetam, che, come detto, rappresenta uno dei moderni farmaci antiepilettici più utilizzati. Per questo motivo è stato condotto uno studio volontario di sicurezza post-autorizzazione per caratterizzare il tasso di insufficienza renale acuta (IRA) nei pazienti esposti al levetiracetam rispetto ad altri antiepilettici. L’obiettivo è stato quello di confrontare, nel mondo reale, l’incidenza di IRA in pazienti che iniziavano levetiracetam con quella dei pazienti che iniziavano altri antiepilettici, sia in monoterapia che in politerapia. È stato utilizzato IBM® MarketScan® Commercial, un database che contiene informazioni su oltre 125 milioni di utenti, coperti da assicurazione, per il periodo compreso tra gennaio 2008 e dicembre 2017. In questo studio retrospettivo sono state definite due coorti: una di pazienti che hanno iniziato un trattamento antiepilettico in monoterapia (“coorte di monoterapia”) e una seconda coorte che ha iniziato un trattamento antiepilettico in aggiunta a un altro trattamento in corso (“coorte di politerapia”). I pazienti sono stati seguiti in un periodo di follow-up compreso tra la data indice (in cui hanno iniziato la terapia antiepilettica) fino alla prima diagnosi di insufficienza renale acuta, alla fine della finestra di rischio (calcolata a 30 giorni dalla data indice), alla cessazione della copertura assicurativa o alla fine del periodo di studio, a seconda di quale evento si è verificato per primo. Complessivamente, 110.336 pazienti erano eleggibili per la coorte di monoterapia e 96.215 per quella di politerapia. Il tasso di insufficienza renale acuta a seguito di un nuovo trattamento antiepilettico è stato rispettivamente di 6,0 e 6,5 per 10.000 pazienti per le due coorti, nei primi 30 giorni dopo l’inizio della terapia. Il tasso di incidenza è stato calcolato come il numero totale di nuove diagnosi di IRA durante il periodo di follow-up diviso per la somma dei pazienti/mese durante il follow-up. Sono stati calcolati poi l’IRR (“incidence rate ratio” che si ottiene dividendo il tasso di incidenza nel gruppo trattato con Levetiracetam con il tasso di incidenza nel gruppo di controllo) e l’IRD (“incidence rate difference” che si ottiene sottraendo il tasso di incidenza di insufficienza renale acuta nel gruppo in trattamento con Levetiracetam da quello di controllo in politerapia) Nella coorte in monoterapia, l’IRR per insufficienza renale acuta è stato di 1,37 (95% intervallo di confidenza [CI] 0,80-2,34) e il corrispondente IRD è stato di 2,0 (95% CI – 1,12 a 5,12) casi per 10.000 pazienti al mese. Nella coorte di politerapia, l’IRR aggiustato per l’insufficienza renale acuta è stato di 0,94 (95% CI 0,51-1,74) e l’IRD corrispondente è stato di – 0,42 casi per 10.000 pazienti pazienti al mese (95% CI – 4,01-3,17). Questi dati confermano che il tasso di incidenza di insufficienza renale acuta, sia nei pazienti in monoterapia con Levetiracetam, che in politerapia con più antiepilettici, è molto basso e, sebbene non si possa escludere l’insorgenza di questo effetto indesiderato, il farmaco ha un buon profilo di sicurezza. Bibliografia Raphaelle Beau-Lejdstrom, Lai San Hong, “Incidence of Acute Renal Failure in Patients Using Levetiracetam Versus Other Antiseizure Medications: A Voluntary Post-Authorization Safety Study “ Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 22/07/2022
- Pancreas e reazioni avverse ai farmaci: una revisione della letteratura Le reazioni avverse al farmaco (ADR) che colpiscono il pancreas rappresentano un gruppo eterogeneo di effetti collaterali che causano danni alle cellule pancreatiche. Vari meccanismi come l’ipersensibilizzazione, la costrizione dello sfintere di Oddi, gli effetti citotossici e metabolici diretti sulle cellule pancreatiche e l’idiosincrasia dose-dipendente portano all’attivazione intrapancreatica degli enzimi pancreatici con conseguente pancreatite acuta indotta da farmaci. Nonostante il fatto che il pancreas includa un efficiente metabolismo xenobiotico, la sua distribuzione all’interno del parenchima pancreatico differisce a seconda del tipo di cellula: le cellule pancreatiche endocrine hanno una maggiore quantità di enzimi metabolizzanti di fase I e II rispetto alle cellule esocrine; tuttavia, il pancreas esocrino è più suscettibile alla tossicità xenobiotica. Diversi farmaci sono stati collegati con lo sviluppo del cancro del pancreas che può derivare da effetti proinfiammatori, proliferativi e anti-apoptotici. L’effetto diabetogeno dei farmaci, che è inteso come compromissione della secrezione di insulina, può verificarsi a causa della distruzione diretta delle cellule β, della tossicità sistemica che colpisce le isole pancreatiche e i trasportatori di glucosio della membrana cellulare, dell’induzione della risposta autoimmune di tipo Th1 e della compromissione dei canali del calcio voltaggio-dipendenti nelle cellule β, dello stress del reticolo endoplasmatico e della segnalazione dell’insulina. In questo lavoro sono stati esaminati i dati disponibili sulle ADR che interessano il pancreas concentrandosi sui patomeccanismi postulati. La ricerca è stata condotta nella Banca dati PubMed (fino al 31 dicembre 2021) per le pubblicazioni sulla lesione pancreatica indotta da farmaci con un meccanismo plausibile dell’evento o della reazione avversa descritta. I dati relativi alle ADR che interessano il pancreas sono in continua crescita. Nel periodo 2011-2021 sono stati segnalati un totale di 41.064 casi di pancreatite alla FDA Adverse Event. Una migliore comprensione delle ADR che colpiscono il pancreas può contribuire a migliorare la consapevolezza di medici e pazienti e ridurre i potenziali effetti collaterali dannosi delle terapie implementate. Bibliografia Sosnowski, K., Nehring, P. & Przybyłkowski, A. Pancreas and Adverse Drug Reactions: A Literature Review. Drug Saf (2022). Leggi qui l’articolo completo. - 20/07/2022
- Incidenza, patogenesi e gestione della nefrotossicità indotta da inibitori di pompa protonica Gli inibitori di pompa protonica (PPI) sono ampiamente utilizzati nel trattamento di varie patologie legate all’acidità e sono tra i farmaci più comunemente utilizzati. Alcuni studi stimano che il 25-70% degli inibitori della pompa protonica sia prescritto per trattamenti, dosi e indicazioni inappropriate, dove i benefici dell’uso degli inibitori di pompa protonica possono essere inferiori al rischio di reazioni avverse per molti pazienti. Un numero crescente di segnalazioni ha legato l’uso a lungo termine dei PPI a gravi ADR, tra cui carcinoide gastrico, frattura dell’anca, ipomagnesemia, carenze nutrizionali, eventi cardiovascolari, infezioni intestinali e soprattutto lesioni renali. La nefrite interstiziale acuta (AIN) è una lesione renale immuno-mediata caratterizzata da infiammazione tubulo-interstiziale acuta e rappresenta circa un quarto di tutti i casi di danno renale acuto (AKI). Tra le varie eziologie di AIN, le reazioni specifiche ai farmaci sono le più importanti.L’insorgenza della nefrite interstiziale acuta è stata associata all’uso a lungo termine degli inibitori di pompa protonica. In questa revisione, gli autori riassumono le attuali conoscenze sugli inibitori di pompa protonica e l’associazione con nefrite interstiziale acuta, malattia renale cronica e persino malattia renale allo stadio terminale in termini di incidenza, patogenesi, fattori, caratteristiche cliniche e diagnosi. Viene discusso come questi fattori cambino in condizioni di nefrite interstiziale acuta, malattia renale cronica e malattia renale in fase terminale. Lo scopo di questa revisione è quello di valutare le attuali evidenze per aiutare i medici e i pazienti a interpretare la potenziale relazione causale tra l’assunzione di inibitori di pompa protonica e la nefrotossicità. Ciò può indurre i medici a riconsiderare la dose e la durata appropriate della terapia con inibitori della pompa protonica per evitare un uso inappropriato. Bibliografia Wei X. Incidence, Pathogenesis, and Management of Proton Pump Inhibitor-Induced Nephrotoxicity. Drug Saf. 2022 Jul;45(7):703-712. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 20/07/2022
- Uveite indotta da Brentuximab Vedotin È stato descritto un caso di uveite bilaterale, in seguito alla somministrazione di Brentuximab Vedotin, con caratteristiche di uveite simile a quelle della Sindrome di Vogt-Koyanagi-Harada, caratterizzata, quindi, da una uveite granulomatosa cronica, bilaterale, con presenza di cellule infiammatorie, piccoli distacchi sierosi multipli intorno alla retina e alle pieghe dell’epitelio pigmentato retinico (RPE) confermati dalla tomografia ottica (OCT), nonché, clinicamente, da offuscamento della vista e fotofobia. Il caso riguardava una paziente di 71 anni in terapia con Brentuximab Vedotin per linfoma di Hodgkin. Brentuximab vedotin (BV) è un farmaco coniugato costituito da un anticorpo monoclonale anti-CD30 e da un agente antimitotico, la monometil-auristatina E (MMAE) ed è utilizzato per il trattamento di neoplasie ematologiche come il linfoma anaplastico a grandi cellule e il linfoma di Hodgkin. È attivo sull’antigene CD30, un recettore del tnf espresso nelle cellule B e T attivate, nelle cellule Reed-Sternberg, tipiche del linfoma Hodgkin, e nelle cellule Hallmark, presenti nel linfoma anaplastico a grandi cellule. Dopo l’internalizzazione del complesso anticorpo-farmaco coniugato con CD30, la monometil-auristatina E viene rilasciata all’interno della cellula, si lega alla tubulina e interrompe la rete di microtubuli all’interno della cellula, bloccando la divisione cellulare e provocando selettivamente la morte per apoptosi delle cellule tumorali che esprimono CD30 Le indagini eziologiche condotte sulla paziente non hanno evidenziato una chiara causa infettiva o infiammatoria. La donna è stata trattata con metilprednisolone per via orale, inizialmente senza interrompere la terapia con brentuximab vedotin. Successivamente, a causa del persistere della perdita dell’acuità visiva, la paziente ha sospeso il farmaco sospetto. L’uveite ha risposto bene al trattamento con corticosteroidi e alla sospensione del brentuximab, ma alcuni mesi dopo si è avuto un rechallenge positivo quando è stato riiniziato il trattamento . Questo ha suggerito un probabile evento avverso a questo farmaco, in accordo con l’algoritmo di Naranjo. Si ipotizza che l’uveite sia causata da un effetto diretto sulle cellule CD30+ del tessuto uveale, con perdita della loro funzione protettiva di regolazione immunitaria, e/o da effetti citotossici collaterali del farmaco coniugato antimitotico MMAE sulle cellule non tumorali circostanti. La crescente esperienza con l’immunoterapia fornirà in futuro maggiori informazioni (cliniche) su questi complessi meccanismi immunitari. Bibliografia Therssen S, et al. Brentuximab vedotin induced uveitis. Am J Ophthalmol Case Rep 2022; 26: 101440. - 19/07/2022
- Sicurezza della fexofenadina e di altri antistaminici orali di seconda generazione L’obiettivo principale dello studio è valutare l’impatto sul profilo di sicurezza della fexofenadina in Italia, successivamente alla rimozione dell’obbligo di ricetta, rapportato con altri paesi europei attraverso l’analisi del database FAERS (FDA Adverts Event Reporting System). Il passaggio per alcuni farmaci dalla necessità della ricetta medica a farmaco di autosomministrazione ha un impatto importante nel mercato farmaceutico, tanto che, dalle previsioni fatte al 2024, ci si aspetta un incremento della loro vendita. La fexofenadina è un antistaminico di seconda generazione, commercializzato per la prima volta in Europa nel 1990 sotto prescrizione medica e dal 2008 come farmaco da banco (OTC); in Italia è in OTC dal 2016. La Società Canadese di Allergia e Immunologia Clinica (CSACI) raccomanda che la nuova generazione di antistaminici sia trattamento di prima linea nel contesto di rinite allergica e orticaria, a causa del superiore profilo di efficacia; per cui è di grande importanza valutare la loro sicurezza nella pratica quotidiana. Nello studio sono stati considerati tutti i report italiani di reazione avversa grave per fexofenadina, cetirizina o loratidina, presenti nel database FAERS dal primo gennaio 2010 al 30 giugno 2020; confrontandoli con i report per la fexofenadina provenienti dal Belgio, Finlandia, Portogallo, Svizzera e Ungheria. In Italia, nel periodo, sono state identificate otto sospette reazioni avverse gravi, cinque delle quali indicavano la fexofenadina come il solo farmaco sospetto, due delle quali ascrivibili al periodo in cui era ancora necessaria la prescrizione; mentre negli altri stati europei considerati sono stati evidenziati tra i 2 e i 5 report. Il piccolo numero di eventi avversi riportati per fexofenadina e alcuni altri antistaminici orali di seconda generazione nel periodo compreso tra il 2010 e il 2020 può essere conseguente all’ottimo profilo di sicurezza di questi medicinali. L’aumento di eventi avversi, quando è stato tolto l’obbligo di ricetta può essere la conseguenza delle aumentate vendite e di un’intensificazione dell’attività di farmacovigilanza. Questo studio suggerisce l’assenza di un impatto sul profilo di sicurezza della fexofenadina, al variare del tipo di prescrizione; inoltre, mette in luce I sistemi di segnalazione spontanea come una preziosa fonte per esplorare e caratterizzare l’uso dei farmaci OTC nella pratica quotidiana. Bibliografia: Carnovale C, Battini V, Gringeri M et al. Safety of fexofenadine and other second-generation oral antihistamines before and after the removal of the prescription requirement in Italy and other European countries: A real-world evidence study and systematic review. World Allergy Organ J. 2022 Jul 2;15(7) Leggi qui l’articolo completo - 19/07/2022
- Reazioni di ipersensibilità ai farmaci non mediate dalle IgE L’ipersensibilità ai farmaci gioca un ruolo significativo nel decorso clinico del paziente, dal vietare l’uso di alcuni farmaci come terapie di prima linea, all’essere una significativa causa di morbilità e mortalità. Sebbene esistano molteplici meccanismi per le reazioni di ipersensibilità (HSRs), le reazioni IgE mediate sono state le uniche ben studiate. Al contrario, esistono reazioni a farmaci non IgE-mediate che non sono state tradizionalmente studiate, sebbene risultino la forma più comune di ipersensibilità. Le loro presentazioni sono molto variegate e possono variare in termini di gravità da reazioni lievi, reazioni solo cutanee, a gravi malattie sistemiche. Complessivamente, sembra che le HSR non IgE-mediate da farmaci siano almeno altrettanto comuni, se non più comuni, rispetto alle reazioni IgE-mediate. Gli alleli HLA sono stati tradizionalmente utilizzati per identificare alcuni pazienti a rischio di sindrome di ipersensibilità all’abacavir, ma studi più recenti hanno dimostrato che diversi altri alleli HLA sono associati a gravi reazioni avverse cutanee con altri vari farmaci. Le reazioni non IgE-mediate hanno registrato un aumento dell’interesse della ricerca nell’ultimo decennio, con una maggiore enfasi sulla comprensione della presentazione clinica e della fisiopatologia sottostante. Ci sono stati progressi significativi progressi nei test genetici degli alleli HLA che hanno fornito un approccio notevole nella previsione di alcuni tipi di gravi reazioni avverse cutanee (SCAR), e sono in fase di studio nuovi strumenti diagnostici che hanno mostrato un certo potenziale. Permangono significative esigenze non soddisfatte per le reazioni non IgE-mediate, tra cui test diagnostici più affidabili, protocolli di premedicazione standardizzati e test diagnostici più affidabili, protocolli di premedicazione standardizzati e algoritmi di trattamento convalidati. L’articolo qui presentato passa in rassegna i meccanismi proposti per le reazioni avverse a farmaci non IgE-mediate e i metodi per diagnosticarle. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 19/07/2022
- Vaccini anti COVID-19: estensione della platea dei destinatari della seconda dose di richiamo È disponibile la Circolare del Ministero della Salute sull’estensione della platea vaccinale destinataria della seconda dose di richiamo (second booster) nell’ambito della campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, con la nota congiunta di Ministero della Salute, Consiglio Superiore di Sanità, Agenzia Italiana del Farmaco e Istituto Superiore di Sanità, il parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA e gli aggiornamenti delle note informative dei vaccini Comirnaty e Spikevax. Leggi qui la circolare del Ministero della Salute. - 12/07/2022
- L’ECDC e l’EMA aggiornano le raccomandazioni sulle dosi di richiamo aggiuntive dei vaccini mRNA COVID-19 Il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) raccomandano di prendere in considerazione una seconda dose di richiamo del vaccino mRNA COVID-19 per le persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni e per le persone con condizioni mediche che le mettono ad alto rischio di malattia grave. Nell’aprile 2022, entrambe le agenzie hanno raccomandato di prendere in considerazione un secondo richiamo per le persone di età superiore agli 80 anni. Tuttavia, in quell’occasione le agenzie hanno osservato che potrebbe essere necessario prendere in considerazione un secondo richiamo per le persone di età compresa tra i 60 e i 79 anni e per le persone vulnerabili di qualsiasi età se si verificasse una recrudescenza delle infezioni. Secondo richiamo per le persone di età superiore ai 60 anni e per le persone vulnerabili Poiché in Europa è in corso una nuova ondata, con tassi crescenti di ricoveri in ospedale e in unità di terapia intensiva (ICU), è fondamentale che le autorità sanitarie pubbliche prendano in considerazione le persone tra i 60 e i 79 anni e le persone vulnerabili di qualsiasi età per un secondo richiamo. Questi potrebbero essere somministrati almeno quattro mesi dopo il precedente, con particolare attenzione alle persone che hanno ricevuto un precedente richiamo più di 6 mesi fa. I vaccini attualmente autorizzati continuano a essere altamente efficaci nel ridurre i ricoveri, la malattia grave e i decessi causati dal COVID-19 nel contesto delle varianti emergenti del SARS-CoV-2. Stella Kyriakides, Commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, ha dichiarato: “I nostri vaccini COVID-19 funzionano e offrono buoni livelli di protezione contro malattie gravi e ricoveri ospedalieri. Con l’aumento dei casi e dei ricoveri in estate, invito tutti a vaccinarsi e a potenziarsi il prima possibile. Non c’è tempo da perdere. Invito gli Stati membri a introdurre immediatamente il secondo richiamo per tutti gli ultrasessantenni e per tutte le persone vulnerabili e invito tutti gli aventi diritto a farsi vaccinare. È così che proteggiamo noi stessi, i nostri cari e le nostre popolazioni vulnerabili”. Attualmente stiamo assistendo a un aumento dei tassi di notifica dei casi di COVID-19 e a una tendenza all’aumento dei ricoveri ospedalieri e delle unità di terapia intensiva e dell’occupazione in diversi Paesi, principalmente a causa della variante BA 5 di Omicron”, ha dichiarato la dott.ssa Andrea Ammon, direttore dell’ECDC. Questo segnala l’inizio di una nuova e diffusa ondata di COVID-19 in tutta l’Unione Europea. Ci sono ancora troppi individui a rischio di infezione grave da COVID-19 che dobbiamo proteggere il prima possibile. Dobbiamo ricordare alle persone l’importanza della vaccinazione, dalla prima iniezione al secondo richiamo. Dobbiamo iniziare oggi. Prevediamo che gli adulti di 60 anni e più e le popolazioni medicalmente vulnerabili avranno bisogno di una seconda dose di richiamo. Si tratta dei gruppi più a rischio di malattia grave e la somministrazione di una seconda dose di richiamo a questi gruppi eviterà un numero significativo di ricoveri e di decessi a causa della COVID-19″. Sono consapevole che per raggiungere questo obiettivo è necessario uno sforzo significativo da parte delle autorità sanitarie pubbliche e della società in generale. Ma ora, all’inizio di una nuova ondata, è il momento di fare uno sforzo supplementare. Abbiamo a disposizione diversi vaccini sicuri ed efficaci, e ogni singola infezione da COVID-19 prevenuta ora è una potenziale vita salvata”. Secondo booster nella popolazione generale Al momento non ci sono prove evidenti a sostegno della somministrazione di una seconda dose di richiamo alle persone di età inferiore ai 60 anni che non sono a maggior rischio di malattia grave. Né esistono prove chiare a sostegno della somministrazione precoce di una seconda dose di richiamo agli operatori sanitari o a coloro che lavorano in case di cura a lungo termine, a meno che non siano ad alto rischio. Tuttavia, i residenti delle case di riposo sono probabilmente a rischio di malattia grave e dovrebbero essere presi in considerazione per le dosi di richiamo in linea con le raccomandazioni nazionali. L’ECDC e l’EMA hanno invitato le autorità sanitarie pubbliche di tutta l’UE a pianificare ulteriori richiami durante la stagione autunnale e invernale per le persone a più alto rischio di malattia grave, eventualmente combinando le vaccinazioni COVID-19 con quelle per l’influenza. I Gruppi Consultivi Tecnici Nazionali per l’Immunizzazione (NITAG) decideranno in ultima istanza a livello nazionale chi dovrà sottoporsi a un secondo richiamo, tenendo conto della situazione nei rispettivi Paesi. Vaccini adattatiL’ultimo parere dell’ECDC/EMA giunge nel corso del lavoro di adattamento dei vaccini per le varianti Omicron che destano preoccupazione. Stiamo lavorando per ottenere l’approvazione di vaccini adattati a settembre”, ha dichiarato il direttore esecutivo dell’EMA, Emer Cooke, sottolineando che “il nostro comitato per i medicinali per uso umano sta attualmente esaminando i dati relativi a due vaccini adattati”. Nel frattempo, è importante considerare l’utilizzo dei vaccini attualmente autorizzati come secondo richiamo nelle persone più vulnerabili”. I vaccini autorizzati nell’UE continuano a essere efficaci nel prevenire i ricoveri, le malattie gravi e i decessi causati dalla COVID-19, anche se continuano a emergere nuove varianti e sottovarianti”. Ha aggiunto che “le autorità dell’UE stanno lavorando a stretto contatto con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e i partner internazionali sulle politiche relative ai vaccini adattati”. L’ECDC e l’EMA continueranno a valutare da vicino i vaccini emergenti. Leggi qui la notizia sul sito EMA. Leggi qui la raccomandazione condivisa di EMA/ECDC. - 11/07/2022
- Medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone: il PRAC raccomanda nuove misure per minimizzare il rischio di meningioma Il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato nuove misure per minimizzare il rischio di meningioma con medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone, utilizzati per disturbi ginecologici e mestruali, terapia ormonale sostitutiva e, a basse dosi, per la contraccezione ormonale (controllo delle nascite). Il meningioma è un tumore delle membrane che coprono il cervello e il midollo spinale. È solitamente benigno e non è considerato un cancro ma, a causa della loro localizzazione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono causare, in rari casi, gravi problemi. Il PRAC ha raccomandato che i medicinali contenenti alti dosaggi di clormadinone (5 – 10 mg) o alti dosaggi di nomegestrolo (3.75 – 5 mg) devono essere usati alla più bassa dose efficace e per la più breve durata possibile, e solo quando non vi sono adeguate alternative terapeutiche. In aggiunta, bassi e alti dosaggi di medicinali a base di nomegestrolo o clormadinone non devono essere utilizzati da pazienti che hanno, o hanno avuto, meningioma. Oltre a limitare l’uso dei medicinali ad alti dosaggi, il PRAC ha raccomandato che i pazienti devono essere monitorati per i sintomi del meningioma, che possono includere cambiamenti nella vista, perdita dell’udito o ronzio nelle orecchie, perdita dell’olfatto, mal di testa, perdita di memoria, convulsioni e debolezza delle braccia o delle gambe. Se ad un paziente viene diagnosticato un meningioma, il trattamento con questi medicinali deve essere interrotto in modo permanente. Le informazioni del prodotto dei medicinali ad alti dosaggi saranno aggiornate per includere meningioma come effetto indesiderato raro. Le raccomandazioni fanno seguito ad una revisione dei dati disponibili, inclusi i dati di sicurezza post- marketing e i risultati da due recenti studi epidemiologici. , Questi dati mostrano che il rischio di meningioma aumenta con l’aumentare della dose e con la durata del trattamento. Le raccomandazioni del PRAC saranno ora inviate al Comitato per i Medicinali ad Uso Umano dell’EMA (CHMP) per l’adozione di un’opinione finale dell’EMA. Ulteriori dettagli saranno pubblicati al momento del parere del CHMP. Maggiori informazioni sul medicinale I medicinali contenenti nomegestrolo acetato o clormadinone acetato sono disponibili in compresse da assumere per via orale. Sono disponibili da soli o in combinazione con estrogeni per trattare disturbi ginecologici come amenorrea (assenza di periodi mestruali) e altri disturbi mestruali, sanguinamento uterino, endometriosi (una condizione in cui un tessuto simile al rivestimento dell’utero cresce all’esterno dell’utero), tensione mammaria e come terapia ormonale sostitutiva o contraccettivi (controllo delle nascite). I medicinali sono commercializzati con diversi nomi commerciali tra cui: Belara, Lutenyl, Luteran, Naemis, Zoely e diversi medicinali generici. Ad eccezione di Zoely (nomegestrolo acetato/estradiolo), che è autorizzato con procedura centralizzata, tutti gli altri medicinali coinvolti in questa procedura sono stati autorizzati con procedura nazionale. Avvertenze sul rischio di meningioma sono già incluse nelle informazioni del prodotto per alcuni di essi, sebbene il testo potrebbe differire tra i diversi Stati Membri dell’UE. Le raccomandazioni del PRAC porteranno ad un allineamento delle informazioni del prodotto per questi medicinali nell’UE. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone è stata avviata su richiesta della Francia, ai sensi dell’articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è stata condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC), responsabile della valutazione di problemi di sicurezza per i medicinali ad uso umano, che ha emanato una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno inviate al Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (CHMP), responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano, che adotterà l’opinione dell’Agenzia. Il passaggio finale della procedura di revisione è l’adozione di una decisione legalmente vincolante da parte della Commissione Europea, applicabile in tutti gli Stati Membri dell’UE. Leggi qui la nota informativa EMA. - 08/07/2022
- Le agenzie regolatorie mondiali concordano i principi chiave dell’adattamento dei vaccini per affrontare le varianti virali Il 30 giugno, le autorità regolatorie di tutto il mondo hanno discusso le prove emergenti a sostegno dell’adattamento dei vaccini COVID-19 in seguito alla continua evoluzione del virus SARS-COV-2 durante un workshop co-presieduto dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, sotto l’egida della Coalizione Internazionale delle Autorità Regolatorie dei Medicinali (ICMRA). L’incontro si è concentrato sull’identificazione dei principi chiave per sostenere l’adattamento dei vaccini COVID-19 per meglio adattarsi alle varianti Omicron che destano preoccupazione e per garantire l’allineamento normativo globale. I partecipanti, provenienti da 18 membri e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra cui il vicepresidente del gruppo consultivo tecnico dell’OMS sulla composizione del vaccino COVID-19 (TAG-CO-VAC), hanno preso parte alle discussioni scientifiche. I membri dell’ICMRA e l’OMS hanno concordato sul fatto che i vaccini COVID-19 autorizzati continuano a offrire una protezione contro le malattie gravi, l’ospedalizzazione e la morte e ne hanno incoraggiato l’uso, ove disponibile, sia come serie primaria che come dosi di richiamo. I regolatori mondiali hanno anche riconosciuto che la continua evoluzione del SARS-CoV-2 riduce la protezione offerta dai vaccini approvati contro l’infezione e la malattia lieve. Anche se le sottovarianti Omicron BA.4 e BA.5 sembrano aver preso il sopravvento in molte parti del mondo, l’esperienza ha dimostrato che nuove varianti possono emergere rapidamente e sostituire quelle attualmente in circolazione dopo ondate di breve durata.I dati preliminari indicano che i vaccini a mRNA adattati, che incorporano un ceppo della variante Omicron, possono aumentare ed estendere la protezione, se usati come richiamo. Inoltre, secondo i dati emergenti, un vaccino bivalente a mRNA mirato a due ceppi di SARS-CoV-2, uno dei quali dovrebbe essere un ceppo Omicron, potrebbe fornire alcuni vantaggi nell’ampliare la risposta immunitaria. I vaccini bivalenti potrebbero essere considerati inizialmente per l’uso come booster. Il loro uso per la vaccinazione primaria potrebbe essere supportato in futuro, quando saranno disponibili ulteriori dati. Anche i vaccini che includono altre varianti, ad esempio la variante beta, potrebbero essere presi in considerazione per l’uso come richiami, se i dati degli studi clinici dimostreranno un livello adeguato di neutralizzazione contro Omicron e altre varianti preoccupanti. Le prove sono ancora in fase di raccolta e i partecipanti al workshop hanno sottolineato la necessità di esaminare attentamente i dati clinici emergenti dagli studi clinici in corso per determinare l’idoneità dei vaccini adattati. Gli enti regolatori mondiali hanno anche sottolineato l’importanza di pianificare studi di efficacia con i vaccini adattati per determinare il livello di protezione conferito da infezioni, ospedalizzazione e morte in condizioni reali. Il workshop è stato co-presieduto da Peter Marks, direttore del Center for Biologics Evaluation and Research (CBER) della FDA statunitense, e da Marco Cavaleri, responsabile della strategia per le minacce sanitarie e i vaccini dell’EMA. È stato il quarto di una serie di workshop sullo sviluppo del vaccino COVID-19 e sulle varianti del virus tenuti dall’ICMRA. Questi workshop sottolineano il potere della leadership dell’ICMRA nel raggiungere l’allineamento tra le autorità di regolamentazione per accelerare e semplificare lo sviluppo e l’autorizzazione globale di vaccini COVID-19 nuovi o adattati contro le varianti emergenti di coronavirus. Maggiori dettagli sulle discussioni e sui risultati dell’incontro saranno pubblicati sul sito web dell’ICMRA nei prossimi giorni. Leggi qui la notizia originale sul sito EMA. - 08/07/2022
- Rischio di psoriasi dopo esposizione ai beta-bloccanti Uno studio condotto su database francesi ha messo in evidenza un possibile segnale di farmacovigilanza riguardante un aumento di casi di psoriasi che si possono verificare dopo esposizione ai beta-bloccanti. La psoriasi è una malattia infiammatoria immuno-mediata della pelle di natura cronica, la prevalenza nella popolazione generale è stimata tra lo 0,5 e l’11,5%, con una maggiore frequenza nel sesso maschile. Il meccanismo fisiopatologico è complesso e comprende disturbi che influenzano la proliferazione e la differenziazione dei cheratinociti, nonché un’attivazione anomala del sistema immunitario. È una malattia multiforme e la diagnosi è principalmente clinica. La forma più comune (’80-90% di tutti i casi) è la psoriasi a placche, caratterizzata da lesioni eritro-squamose, ben definite, spesso asimmetriche, di dimensioni variabili. I β-bloccanti sono una classe di farmaci con azione bloccante dei recettori β-adrenergici. Vengono utilizzati principalmente come antiaritmici, come antipertensivi e antianginosi. Nello studio francese è stata eseguita un’analisi retrospettiva e descrittiva. Sono state esaminate tutte le segnalazioni spontanee di psoriasi con esposizione a BB dall’inizio del database nel 1985,fino al 31 dicembre 2019. Per ogni betabloccante (cioè acebutolo, atenololo, betaxololo, bisoprololo, carvedilolo, carteololo, celiprololo, labetalolo, levobunololo, metipranololo, metoprololo, nebivololo, nadololo, pindololo, propranololo, sotalolo, tertatolo, timololo), è stata eseguita una ricerca nel database utilizzando segnalazioni codificate su MedDRA (il Dizionario medico per le attività di regolamentazione) come “condizioni psoriasiche” e “artropatia psoriasica”. Sono state incluse nello studio solo le notifiche in cui i betabloccanti erano considerati “sospetti”. Per ogni notifica sono state registrate le variabili relative al paziente (età, sesso e anamnesi), al farmaco (indicazioni, dosaggio, regime, via di somministrazione e durata della prescrizione) e alla reazione avversa (tempo di insorgenza, gravità ed esito). È stata valutata l’associazione tra rischio di psoriasi ed esposizione a betabloccanti utilizzando studi “Case-Non Case” (caso- non caso), una metodica utilizzata per valutare la sicurezza dei farmaci analizzando la sproporzione delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci nei database di farmacovigilanza. Quando i pazienti esposti a un particolare farmaco (“casi”) presentano una percentuale maggiore di reazioni avverse rispetto a quelli non esposti a quel farmaco (“non casi”), il legame tra la reazione avversa e il singolo farmaco attivo può suggerire un possibile problema di sicurezza. Nel periodo di studio sono state registrate nel database francese 225 segnalazioni di condizioni psoriasiche dopo esposizione a betabloccanti. Sono stati coinvolti sia quelli cardioselettivi che non cardioselettivi, topici e sistemici. L’indicazione terapeutica era principalmente l’ipertensione. Il tempo medio di insorgenza è stato di 5 mesi e vi è stato un miglioramento nel 68% dei casi dopo la sospensione del farmaco. Queste caratteristiche sono risultate in accordo con quelle riportate in letteratura. Queste evidenze suggeriscono che il rischio di psoriasi in associazione all’utilizzo di betabloccanti è un effetto di classe di questi composti, quindi non legato al singolo farmaco, ma all’intera famiglia dei betabloccanti. Pertanto, sarebbe consigliabile aumentare la sorveglianza soprattutto nel primo anno di utilizzo. Bibliografia Azzouz B, De Guizelin A, Lambert A, Fresse A, Morel A, Trenque T. Psoriasis risk after beta-blocker exposure: Description of a pharmacovigilance signal. Br J Clin Pharmacol. 2022. Leggi l’abstract qui. - 06/07/2022
- Sicurezza ed efficacia a lungo termine di ozanimod nella sclerosi multipla recidiveante/remittente: fino a 5 anni di follow-up nel trial di estensione in aperto (DAYBREAK) Lo studio di estensione DAYBREAK, pubblicato su “Multiple Sclerosis Journal” nel giugno del 2022 vuole valutare l’efficacia e la sicurezza del ozanimod per un periodo di ulteriori 5 anni agli studi in essere, in pazienti con sclerosi multipla recidivante/remittente. Il campione è costituito dalle persone che abbiano completato uno di questi studi: studio di fase 1 RPC01-1001, studio di fase 2 RADIANCE, uno dei due studi di fase 3 (RADIANCE, SUNBEAM). La sicurezza è stata valutata attraverso: esame obiettivo, dermatologico, elettrocardiogramma, test di funzionalità polmonare, OCT e RM, test di laboratorio. L’efficacia è stata valutata attraverso il tasso annuale di ricadute, il tempo entro cui compare la prima ricaduta, il tempo libero da ricadute; il numero di nuove lesioni o l’aumento di volume di quelle già esistenti alla RM, il numero di lesioni che captano il gadolinio, il tempo di progressione dell’invalidità a tre e sei mesi. L’attività di malattia valutata sia attraverso la clinica che con l’ausilio delle immagini radiologiche, rimane bassa nei pazienti che ricevono il farmaco alla posologia di 0.92 mg senza interruzioni. Nei pazienti che passano ad ozanimod da una terapia con interferone β-1 o da una terapia con ozonimod alla posologia di 0.46 mg si evidenzia una riduzione del tasso di recidiva annuale e della comparsa di nuove lesioni alla risonanza magnetica cerebrale. Considerando l’attività immunomodulante del farmaco e quindi valutando l’incidenza di comparsa di infezione erpetica o della sua riattivazione non è stato evidenziato un aumento di questo parametro. Gli autori consapevoli che gli immunomodulanti possano favorire la comparsa di patologie neoplastiche, soprattutto a livello cutaneo, tra cui, prevalentemente, il carcinoma basocellulare, hanno voluto verificarlo anche per l’ozalimod rilevando un’incidenza simile a quella nella popolazione generale. L’incidenza dell’edema maculare, della bradicardia, dei deficit respiratori sono stati bassi; mentre degno di monitoraggio: il tumore alla mammella (0,5% della popolazione femminile). Limiti di questo studio sono rappresentati da un limitato gruppo di controllo. Pazienti con bassi outcome favorevoli potrebbero aver abbandonato gli studi precedenti e quindi rappresentare un potenziale bias. I risultati di questo studio mostrano come in pazienti con sclerosi multipla recidivante/remittente, la terapia con ozanimed alla posologia di 0.92 mg somministrato per 5 anni in maniera continuativa hanno dimostrato un buon profilo di sicurezza ed un controllo dell’attività di malattia e della progressione della disabilità. Bibliografia Cree BA, Selmaj KW, Steinman L, Comi G, Bar-Or A, Arnold DL, Hartung HP, Montalbán X, Havrdová EK, Sheffield JK, Minton N, Cheng CY, Silva D, Kappos L, Cohen JA. Long-term safety and efficacy of ozanimod in relapsing multiple sclerosis: Up to 5 years of follow-up in the DAYBREAK open-label extension trial. Mult Scler. 2022 Jun 28 Leggi qui l’articolo completo - 06/07/2022
- Rischio comparativo di malattia di Alzheimer tra pazienti affetti da Artrite reumatoide in terapia con farmaci antireumatici a bersaglio molecolare modificanti la malattia Obiettivo Valutare l’associazione tra il trattamento con tofacitinib, tocilizumab o TNF inibitori rispetto ad abatacept e il rischio di AD incidente. Metodi Questo studio di coorte è stato condotto tra i pazienti statunitensi assistiti attraverso il programma Medicare con artrite reumatoide di età pari o superiore a 65 anni dal 2007 al 2017. I pazienti sono stati suddivisi in 3 coorti in base all’inizio della terapia con tofacitinib (un inibitore di JAK), tocilizumab (un inibitore dell’IL-6) o di inibitori del TNF rispetto al comparatore comune abatacept (un inibitore dell’attivazione delle cellule T). Le analisi sono state condotte da agosto 2020 ad agosto 2021. L’esito principale era l’insorgenza di AD in base ai codici di diagnosi valutati in 4 schemi di analisi alternativi, identificando l’AD attraverso prescrizioni di farmaci sintomatici e codici di diagnosi. I rapporti di rischio (HR) con 95% CI sono stati calcolati dalla regressione di rischio proporzionale di Cox dopo l’aggiustamento per 79 caratteristiche pre-esposizione attraverso l’abbinamento del punteggio di propensione. Risultati Dopo l’abbinamento del punteggio di propensione 1:1 ai pazienti che hanno utilizzato abatacept, un totale di 22 569 coppie di pazienti con punteggio di propensione, tra cui 4224 coppie di pazienti con tofacitinib (età media [SD] 72,19 [5,65] anni; 6945 [82,2%] donne), 6369 coppie di tocilizumab (età media [SD] 72,01 [5,46] anni; 10 105 [79,4%] donne), e 11 976 coppie di inibitori del TNF (età media [SD] 72,67 [5,91] anni; 19 710 [82,3%] donne), sono state valutate. I tassi di incidenza di AD variavano da 2 a 18 per 1000 anni persona nei vari schemi di analisi. Non sono state riscontrate associazioni statisticamente significative di AD con tofacitinib (analisi 1: HR, 0,90 [95%CI, 0,55-1,51]; analisi 2: HR, 0,78 [95%CI, 0,53-1,13]; analisi 3: HR, 1,29 [95%CI, 0,72-2,33]; analisi 4: HR, 0,50 [95%CI, 0,21-1,20]), tocilizumab (analisi 1: HR, 0,82 [95%CI, 0,55-1,21 CI, 0,55-1,21]; analisi 2: HR, 1,05 [95%CI, 0,81-1,35]; analisi 3: HR, 1,21 [95%CI, 0,75-1,96]; analisi 4: HR, 0,78 [95%CI, 0,44-1,39]), o inibitori del TNF (analisi 1: HR, 0,93 [95%CI, 0,72-1,20]; analisi 2: HR, 1,02 [95%CI, 0,86-1,20]; analisi 3: HR, 1,13 [95%CI, 0,86-1,48]; analisi 4: 0,90 [95%CI,0,60-1,37]) rispetto ad abatacept. I risultati delle analisi di sottogruppo pre-specificate per età, sesso e malattia cardiovascolare al basale sono stati coerenti, tranne che per i pazienti con malattia cardiovascolare, per i quali è stato riscontrato un rischio potenzialmente inferiore di AD con gli inibitori del TNF rispetto ad abatacept, ma solo in analisi 2 e 4 (analisi 1: HR, 0,76 [95%CI, 0,50-1,16]; analisi 2: HR, 0,74 [95%CI, 0,56-0,99]; analisi 3: HR, 1,03 [95%CI, 0,65-1,61]; analisi 4: HR, 0,45 [95%CI, 0,21-0,98]). Conclusioni Questo studio di coorte non ha rilevato alcuna associazione del rischio di AD in pazienti trattati con tofacitinib, tocilizumab o inibitori del TNF rispetto ad abatacept. Bibliografia Desai RJ, et al. Comparative Risk of Alzheimer Disease and Related Dementia Among Medicare Beneficiaries With Rheumatoid Arthritis Treated With Targeted Disease-Modifying Antirheumatic Agents. JAMA Netw Open. 2022 Apr 1;5(4):e226567. Leggi qui l’articolo completo. - 05/07/2022
- Vaiolo delle scimmie: l’EMA avvia la revisione di Imvanex Il Comitato per i medicinali umani (CHMP) dell’EMA ha avviato una revisione dei dati per estendere l’uso di Imvanex, vaccino antivaiolo, anche per l’immunizzazione contro il vaiolo delle scimmie. Attualmente Imvanex è autorizzato nell’UE per la prevenzione del vaiolo negli adulti. Contiene una forma viva modificata del virus vaccinico denominata “vaccinia Ankara”, che appartiene alla stessa famiglia del virus del vaiolo. Si ritiene che possa anche essere inquadrato come potenziale vaccino contro il vaiolo delle scimmie, data la somiglianza tra il virus del vaiolo delle scimmie e il virus del vaiolo. La decisione di avviare la revisione si basa sui risultati di studi di laboratorio (dati non clinici), che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi diretti contro il virus del vaiolo delle scimmie e può contribuire a proteggere contro la malattia. La disponibilità di Imvanex è attualmente molto limitata nell’UE. Imvanex è commercializzato con il nome di Jynneos negli Stati Uniti, dove è autorizzato per la prevenzione sia del vaiolo delle scimmie che del vaiolo. Leggi qui il comunicato EMA. - 05/07/2022
- Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’approvazione di nove nuovi farmaci nella riunione di giugno 2022. Il CHMP ha raccomandato la concessione dell’autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino COVID-19 (inattivato, adiuvato) Valneva per l’uso nelle persone di età compresa tra 18 e 50 anni come vaccinazione primaria. Si tratta del sesto vaccino raccomandato nell’Unione Europea (UE) per la protezione contro COVID-19 e, insieme ai vaccini già autorizzati. Sosterrà le campagne di vaccinazione negli Stati membri dell’UE durante la pandemia. Il comitato ha adottato un parere positivo per Pepaxti (melfalan flufenamide) per il trattamento del mieloma multiplo, un raro tumore del midollo osseo che colpisce le plasmacellule, un tipo di globuli bianchi che produce anticorpi. Rayvow (lasmiditan), destinato al trattamento dell’emicrania negli adulti, ha ricevuto un parere positivo dal CHMP. Si stima che circa il 15% della popolazione europea soffra di emicrania. Il CHMP ha raccomandato la concessione dell’autorizzazione condizionata all’immissione in commercio di Roctavian (valoctocogene roxaparvovec), la prima terapia genica per il trattamento dell’emofilia A grave, una rara malattia emorragica ereditaria causata dalla mancanza del fattore VIII. Roctavian è stato sostenuto attraverso il programma PRIority MEdicines (PRIME) dell’EMA, che fornisce un sostegno scientifico e normativo precoce e rafforzato ai farmaci che hanno un particolare potenziale per rispondere alle esigenze mediche insoddisfatte dei pazienti. Il comitato ha adottato un parere positivo per Scemblix (asciminib), per il trattamento di adulti con leucemia mieloide cronica positiva al cromosoma Philadelphia in fase cronica (Ph+CML-CP), precedentemente trattati con due o più inibitori della tirosin-chinasi. Si tratta di una nuova opzione terapeutica per i pazienti affetti da questo tipo di tumore raro del sangue. Il CHMP ha espresso parere positivo per Sunlenca (lenacapavir), destinato al trattamento dell’infezione da virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 (HIV-1) negli adulti con infezione da HIV-1 multiresistente. Vyvgart* (efgartigimod alfa), destinato al trattamento della miastenia grave generalizzata positiva agli anticorpi anti-acetilcolina (AChR), ha ricevuto un parere positivo dalla commissione. La miastenia gravis è una condizione neuromuscolare autoimmune cronica che causa debolezza muscolare in diverse parti del corpo. Il CHMP ha espresso parere positivo per il medicinale biosimilare Vegzelma (bevacizumab), destinato al trattamento del carcinoma del colon o del retto, del carcinoma della mammella, del carcinoma polmonare non a piccole cellule, del carcinoma a cellule renali, del carcinoma epiteliale dell’ovaio, delle tube di Falloppio o del carcinoma peritoneale primario e del carcinoma della cervice. Il farmaco biosimilare Ranivisio (ranibizumab) ha ricevuto un parere positivo per il trattamento di adulti con degenerazione maculare neovascolare (umida) legata all’età, compromissione visiva dovuta a edema maculare o neovascolarizzazione coroideale e retinopatia diabetica proliferativa. Raccomandazioni sull’estensione dell’indicazione terapeutica per otto farmaci Il Comitato ha raccomandato otto estensioni di indicazione per farmaci già autorizzati nell’UE: Crysvita, Enhertu, Imbruvica, Lonquex, Lynparza, Rinvoq e Zerbaxa. Include anche un’estensione dell’uso del vaccino COVID-19 Nuvaxovid negli adolescenti dai 12 ai 17 anni. Maggiori informazioni sono disponibili nella pagina dell’EMA. - 04/07/2022
- Reazioni avverse a olanzapina, clozapina e loxapina nei bambini e nei giovani: una revisione farmacogenetica sistematica I bambini e i giovani trattati con farmaci antipsicotici (AP) sono particolarmente vulnerabili alle reazioni avverse ai farmaci (ADR) e inclini a una scarsa risposta al trattamento. In particolare, variazioni interindividuali nell’esposizione al farmaco possono derivare dal metabolismo differenziale degli AP da parte dei citocromi, soggetti a polimorfismo genetico. CYP1A2 è fondamentale nel metabolismo degli AP olanzapina, clozapina e loxapina, il cui profilo di sicurezza richiede cautela. In questa revisione sistematica pubblicata su Pharmaceuticals da Merino et al., sono stati osservati i profili farmacogenetici eventualmente associati alle reazioni avverse dei farmaci antipsicotici e alla perdita di efficacia nei bambini e nei giovani. La revisione sistematica è stata condotta su quattro database, seguendo le raccomandazioni e la checklist 2020 sugli elementi di segnalazione preferiti per le revisioni sistematiche e le meta-analisi (PRISMA) 2020, con una valutazione della qualità. Le reazioni avverse più frequenti sono state l’aumento di peso e la sindrome metabolica (18; 56,3%), seguite dall’ inefficacia terapeutica (8; 25%) e le reazioni avverse neurologiche (7; 21,8%). Il punteggio di qualità medio complessivo era 11,3/24 (±2,7). In 11 studi (34,3%), la genotipizzazione si è concentrata sullo studio dei citocromi. I risultati riguardanti le possibili associazioni a volte erano contrastanti. Tuttavia, i casi di miglioramento clinico maggiore sono stati favoriti dalla genotipizzazione. Ancora, CYP1A2 rimane poco studiato. Gli autori concludono che ulteriori studi sarebbero necessari per migliorare la valutazione del rapporto rischio-beneficio della prescrizione per bambini e giovani trattati con olanzapina, clozapina e/o loxapina. Bibliografia Merino D, Fernandez A, Gérard AO, Ben Othman N, Rocher F, Askenazy F, Verstuyft C, Drici MD, Thümmler S. Adverse Drug Reactions of Olanzapine, Clozapine and Loxapine in Children and Youth: A Systematic Pharmacogenetic Review. Pharmaceuticals (Basel). 2022 Jun 14;15(6):749. Leggi l’articolo completo qui. - 30/06/2022
- Eventi avversi legati agli integratori alimentari a base di erbe e farmaci da banco contenenti lassativi: un aggiornamento a 10 anni dai sistemi italiani di Fitovigilanza e Farmacovigilanza. Introduzione: I prodotti contenenti antrachinoni (AQ) sono associati a un aumento del rischio di eventi avversi gravi (AE). Gli autori hanno effettuato un aggiornamento delle evidenze disponibili recuperate dalle segnalazioni spontanee di AE associati a integratori alimentari a base di erbe (DS) e farmaci da banco (OTC-M) utilizzati come lassativi. Metodi: L’analisi e la valutazione delle segnalazioni di AE recuperate dai sistemi italiani di fitovigilanza e farmacovigilanza sono state effettuate da febbraio 2011 a dicembre 2020. Risultati: Sono state analizzate 110 segnalazioni di AE, 24 relative a DS a base di erbe e 86 a OTC-M. La maggior parte dei soggetti era di sesso femminile. La maggior parte dei soggetti era di sesso femminile. I prodotti erboristici analizzati contenevano per lo più derivati dell’AQ. La maggior parte delle reazioni avverse è stata di tipo gastrointestinale (41,6%), del sistema nervoso centrale (18,2%) e dermatologico (12,6%). Conclusioni: Nonostante l’ampio uso di integratori lassativi a base di erbe e farmaci da banco, il numero totale di segnalazioni di AE registrate negli ultimi 10 anni è ancora relativamente basso. L’entità della sotto-segnalazione può essere significativa, dato che i lassativi sonosono acquistati dai consumatori principalmente come prodotti senza prescrizione medica. In particolare, basandosi sull'”origine naturale” dei DS a base di erbe, essi sono generalmente percepiti dalla comunità come sicuri e privi di effetti collaterali.Inoltre, data la gravità di alcuni effetti indesiderati, soprattutto in relazione agli integratori alimentari a base di erbe, il basso numero di segnalazioni non rappresenta una garanzia di sicurezza.Questo studio può contribuire ad aumentare la consapevolezza della pubblica opinione e ad allertare gli operatori sanitari sui rischi per la salute associati all’uso improprio o all’abuso di lassativi contenenti AQ. Bibliografia Lombardi N, Crescioli G, Maggini V, Brilli V, Menniti-Ippolito F, Ippoliti I, Potenza S, Renda F, Mazzanti G, Vitalone A, Vannacci A, Firenzuoli F. Adverse events related to herbal dietary supplements and over-the-counter medications containing laxatives: a 10-year update from the Italian Phytovigilance and Pharmacovigilance systems. Ann Ist Super Sanita. 2022 Apr-Jun;58(2):131-138. Leggi l’articolo completo qui. - 28/06/2022
- Nota Informativa Importante su PLASMAGRADE® (plasma umano congelato) A titolo precauzionale, devono essere monitorati i titoli anticorpali di Anti-D delle donne di gruppo sanguigno Rh negativo alle quali è stato somministrato il lotto n. CL02721A e che potrebbero iniziare una gravidanza. Per lo specifico lotto n. CL02721A di Plasmagrade non si può escludere un rischio di alloimmunizzazione dovuto al rilevamento di anticorpi irregolari antieritrocitari Anti-D. L’incompatibilità tra gli anticorpi presenti nel prodotto medicinale Plasmagrade e gli antigeni eritrocitari del ricevente può provocare reazioni emolitiche trasfusionali immediate o ritardate. Un’efficace elemento di prevenzione nei confronti della malattia emolitica del feto e del neonato (HDFN) si ottiene somministrando Ig Anti-D alle madri durante la fase di gravidanza post-partum. E’ possibile leggere qui la nota Informativa Importante dell’AIFA. - 27/06/2022
- Al via la Nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) Dal 20 giugno 2022 è online la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza, il sistema con cui in Italia sono raccolte, gestite e analizzate le segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci e vaccini (ADR). Tra le novità anche un nuovo formato standard internazionale per la segnalazione delle sospette reazioni avverse, che, a partire dal 30 giugno 2022, dovrà essere utilizzato in tutti i Paesi dell’Unione Europea per inviare e ricevere segnalazioni da e verso il Sistema EudraVigilance. Per segnalare una reazione avversa è possibile accedere alla nuova modalità on-line direttamente dal portale AIFA o utilizzare le nuove schede per operatore sanitario e paziente/cittadino. Nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza. - 27/06/2022
- Segnalare online una sospetta reazione avversa a farmaco o vaccino tramite la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza Le segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR, Adverse Drug Reaction in inglese) da farmaci e da vaccini consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso dei medicinali così da renderli più sicuri, a beneficio di tutti i pazienti. La normativa europea sulla farmacovigilanza richiede a tutti gli operatori sanitari e ai cittadini di segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa (grave e non grave, nota e non nota). Come segnalare una reazione avversa. Una sospetta reazione avversa può essere segnalata secondo una delle seguenti modalità: compilando la scheda di segnalazione e inviandola al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza via e-mail o fax, oppure al Titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) del medicinale che si sospetta abbia causato la reazione avversa.direttamente on-line sul sito AIFA E’ ora disponibile il nuovo portale online di segnalazione delle sospette reazioni avverse che fa capo alla Nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza e sostituisce il vecchio portale Vigifarmaco. Segnala qui una sospetta reazione avversa a farmaco o vaccino. - 27/06/2022
- Nuove schede di segnalazione delle reazioni avverse a farmaci e vaccini Il 20 giugno 2022 è stata attivata la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) che fa capo all’Agenzia Italiana del Farmaco. Contestualmente sono entrate in vigore le nuove schede di segnalazione di sospette reazioni avverse a farmaci e vaccini da parte degli operatori sanitari e dei pazienti/cittadini. Per le segnalazioni on-line è ora disponibile sul portale AIFA una nuova piattaforma che sostituisce il sistema Vigifarmaco, non più operativo dal 9 giugno 2022 (Vedi “Come segnalare una reazione avversa“). Per le segnalazioni tramite compilazione e invio delle schede al responsabile di farmacovigilanza (o al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale), AIFA mette a disposizione le schede aggiornate secondo il nuovo formato standard internazionale ISO Individual Case Safety Report (ICSR) ICH E2B(R3), previsto dall’art.26(2)(a) del Regolamento di esecuzione (UE) n. 520/2012.A partire dal 30 giugno 2022, tale formato sarà obbligatorio in tutti i Paesi dell’UE per inviare e ricevere segnalazioni di sospette reazioni avverse da e verso EudraVigilance, la banca dati europea delle sospette reazioni avverse ai medicinali autorizzati o in fase di studio nell’Area Economica Europea (EEA), con cui la RNF è direttamente collegata. Le schede sono state migliorate dal punto di vista grafico per una maggiore fruibilità e comprensione da parte dei compilatori. Sono stati, inoltre, introdotti ulteriori campi previsti dal nuovo standard per l’acquisizione di un numero maggiore di informazioni relative alle reazioni avverse, ai farmaci sospetti e agli esami di laboratorio e/o strumentali che consentiranno una sempre più accurata valutazione del profilo di sicurezza dei medicinali. I dati raccolti all’interno delle schede di segnalazione saranno trattati in conformità alle norme sulla protezione dei dati previste dal Regolamento (UE) N 679/2016. Le nuove schede sostituiscono quelle attualmente in uso e, al fine di agevolare la loro compilazione, ogni scheda è pubblicata insieme ad una relativa guida alla compilazione. Come segnalare una reazione avversa. Moduli di segnalazione di reazione avversa comprese le guide per segnalare. Nuova scheda di segnalazione per operatore sanitario. Nuova scheda di segnalazione per cittadino. - 27/06/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione del vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’estensione dell’indicazione terapeutica per Nuvaxovid, vaccino anti-COVID-19 ricombinante, adiuvato, in modo da autorizzarne la somministrazione negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni. Il vaccino, sviluppato da Novavax CZ, a.s., è già approvato per gli adulti a partire dai 18 anni di età.La modalità di somministrazione del vaccino negli adolescenti è la stessa degli adulti e prevede due iniezioni intramuscolari somministrate a tre settimane di distanza l’una dall’altra. Lo studio principale in corso, che coinvolge oltre 2200 adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni, è realizzato conformemente al piano d’indagine pediatrica (PIP) del vaccino, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Tale studio ha mostrato che la risposta immunitaria a Nuvaxovid negli adolescenti, che è stata misurata in termini di numero di anticorpi diretti contro SARS-CoV-2, era paragonabile a quella riscontrata nei giovani adulti di età compresa tra 18 e 25 anni (che facevano parte dello studio principale utilizzato per valutare l’efficacia del vaccino negli adulti). Lo studio è stato condotto quando era dominante la variante Delta del SARS-CoV-2 e ha mostrato che il vaccino era efficace quasi all’80% nella prevenzione di COVID-19. Sei dei 1205 adolescenti che hanno ricevuto Nuvaxovid hanno sviluppato COVID-19, rispetto a 14 su 594 che hanno ricevuto placebo (iniezioni fittizie). Il CHMP ha ritenuto questi risultati in linea con quelli osservati negli adulti. Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati negli adolescenti sono stati simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. Tra questi figurano dolorabilità, dolore, arrossamento e gonfiore nel sito di iniezione, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, stanchezza, sensazione generale di malessere, nausea o vomito e febbre. La febbre è stata osservata con maggiore frequenza negli adolescenti rispetto agli adulti. Gli effetti indesiderati sono stati in genere di entità lieve o moderata e miglioravano entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Il CHMP ha pertanto ritenuto che i benefici di Nuvaxovid negli adolescenti di età compresa tra i 12 e i 17 anni superano i rischi.La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia negli adolescenti sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo di Nuvaxovid nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e studi in corso e aggiuntivi condotti dall’azienda titolare e dalle autorità europee. Leggi qui il comunicato EMA. - 27/06/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del vaccino anti-COVID-19 Valneva L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per COVID-19 Vaccine Valneva inattivato, adiuvato, per la vaccinazione delle persone di età compresa tra 18 e 50 anni. Il vaccino contiene particelle intere inattivate (virus ucciso) del ceppo originale di SARS-CoV-2 che non possono provocare la malattia. Si tratta del sesto vaccino raccomandato nell’Unione europea per la protezione contro COVID-19 e, insieme a quelli già autorizzati, supporterà le campagne di vaccinazione negli Stati membri dell’UE durante la pandemia. A seguito di una valutazione approfondita, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso per consenso che i dati sul vaccino sono solidi e rispondono ai criteri di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Lo studio principale condotto con COVID-19 Vaccine Valneva è uno studio di immunobridging, ossia uno studio che confronta la risposta immunitaria indotta dal nuovo vaccino con quella indotta da un altro vaccino autorizzato che si è dimostrato efficace contro la malattia.I risultati dello studio, che ha coinvolto quasi 3000 persone di età pari o superiore a 30 anni, hanno mostrato che il vaccino induce la produzione di un numero più elevato di anticorpi contro il ceppo originale di SARS-CoV-2 rispetto al vaccino di confronto, Vaxzevria. Inoltre, la proporzione di persone in cui sono stati osservati alti livelli di anticorpi era simile per entrambi i vaccini. Dati aggiuntivi derivanti da questo studio hanno altresì mostrato che il vaccino è efficace anche nell’innescare la produzione di anticorpi in persone di età compresa tra 18 e 29 anni, così come in quelle a partire dai 30 anni di età. Pertanto, secondo le conclusioni del CHMP, si prevede che COVID-19 Vaccine Valneva sia efficace almeno quanto il vaccino Vaxzevria (ex COVID-19 Vaccine AstraZeneca) nel proteggere contro la malattia. Sulla base dei dati forniti non è stato possibile trarre conclusioni sull’immunogenicità del vaccino (ossia la sua capacità di innescare la produzione di anticorpi) nei soggetti di età superiore a 50 anni. Per tale motivo, il vaccino è attualmente raccomandato solo per l’uso in persone di età compresa tra 18 e 50 anni. Esistono dati limitati circa l’immunogenicità di COVID-19 Vaccine Valneva contro le varianti di preoccupazione, tra cui le sotto-varianti di Omicron che sono attualmente quelle dominanti in molti paesi dell’UE. Gli effetti indesiderati di COVID-19 Vaccine Valneva osservati negli studi sono stati in genere di entità lieve e si sono risolti entro un paio di giorni dalla vaccinazione. I più comuni sono stati dolorabilità o dolore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa e nausea o vomito. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate man mano che sarà utilizzato nell’UE, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e ulteriori studi condotti dall’azienda titolare e dalle autorità europee. Sulla base delle evidenze disponibili, il CHMP ha concluso che i benefici di COVID-19 Vaccine Valneva superano i rischi e ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio standard nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 27/06/2022
- Sicurezza della terapia di deplezione degli eosinofili per l’asma grave eosinofilico. Focus su Benralizumab. Gli eosinofili giocano un ruolo centrale nella patologia infiammatoria dell’asma e sono stati il bersaglio dei nuovi trattamenti biologici per i pazienti con asma eosinofilo. Dato il ruolo centrale dell’interleuchina IL-5 nel ciclo di vita degli eosinofili, sono state sviluppate diverse terapie contro la via dell’IL-5, tra cui gli anticorpi anti-IL-5, mepolizumab e reslizumab, e l’anticorpo citolitico diretto contro il recettore α dell’IL-5 (IL-5Rα), benralizumab. Le terapie per la deplezione degli eosinofili rappresentano una classe di trattamento dell’asma relativamente nuova di trattamenti per l’asma ed è importante comprenderne l’efficacia e la sicurezza a lungo termine. Gli eosinofili sono associati alla protezione dell’ospite e al controllo della crescita tumorale, e questo solleva potenziali preoccupazioni sulle conseguenze delle terapie a lungo termine che possano ridurre il numero degli eosinofili. Tuttavia, le prove di associazioni tra eosinopenia e infezioni o crescita tumorale nell’uomo sono contrastanti e in gran parte provengono da modelli murini. Sono stati accumulati numerosi dati prospettici su studi clinici e postmarketing, che hanno fornito informazioni sui potenziali rischi associati alla deplezione degli eosinofili e in questa revisione, viene esplorato l’attuale profilo di sicurezza delle terapie che riducono il numero degli eosinofili, con un focus sul benralizumab. Benralizumab è un anticorpo monoclonale citolitico diretto contro il IL-5Rα che colpisce ed elimina in modo efficiente gli eosinofili del sangue e dei tessuti, attraverso la citotossicità cellulo-mediata anticorpo-dipendente, ed è destinato al trattamento di pazienti con asma grave, con infiammazione eosinofila. L’analisi integrata dei dati di sicurezza di benralizumab di questa revisione si basa sugli studi di fase III SIROCCO e CALIMA, e del successivo studio di estensione BORA, e sugli studi di fase III GALATHEA e TERRANOVA. I risultati indicano che seppur legittime le preoccupazioni relative al rischio potenziale di una deplezione degli eosinofili, e seppur è importante una continua farmacovigilanza, queste preoccupazioni sono in contrasto con la sostanziale esperienza nel mondo reale finora maturata: negli studi clinici, la terapia anti-IL-5Rα è stata ben tollerata, con un profilo complessivo di eventi avversi simile a quello del placebo per tipo e frequenza. L’analisi integrata di circa 1600 pazienti con asma (di cui circa 1000 sono stati sono stati esposti a benralizumab in modo continuativo per un massimo di 2 anni) suggeriscono che la deplezione degli eosinofili dovuta al trattamento con benralizumab non aumenta il rischio di infezioni o tumori. Bibliografia Jackson DJ, Korn S, Mathur SK, Barker P, Meka VG, Martin UJ, Zangrilli JG. Safety of Eosinophil-Depleting Therapy for Severe, Eosinophilic Asthma: Focus on Benralizumab. Drug Saf. 2020 May;43(5):409-425. Leggi qui l’articolo completo. - 21/06/2022
- Miglioramento delle conoscenze e gestione degli eventi avversi immuno-correlati nell’immunoterapia delle malattie tumorali In questa review Olsen e colleghi, focalizzando l’attenzione sulle reazioni avverse da immunoterapia nel trattamento delle malattie tumorali, evidenziano i progressi fatti negli ultimi anni e propongono quali potrebbero essere le prospettive future. L’immunoterapia ha rivoluzionato il trattamento e la gestione delle malattie oncologiche; da una parte gli affetti benefici con la distruzione delle cellule maligne; dall’altra quelli nocivi conseguenti all’attivazione del sistema immunitario e il conseguente danno delle cellule sane. Si parla di immunoterapia dal 1970, quando nei pazienti con tumore della vescica veniva instillato il “Bacillus Calmette Guirin”; da quel momento sono stati sviluppati nuovi agenti: piccole molecole, anticorpi a target monoclonale, citochine sintetiche, virus oncolitici, recettori chimerici antigene specifici (CAR-Ts), inibitori del checkpoint immunitario (ICIs). La percentuale di pazienti con malattie oncologiche elegibili per l’immunoterapia è passata dal 1,54% del 2011 al 43,63% del 2018. Gli autori suddividono le reazioni avverse più comuni in tre macroaree: generale (astenia, diarrea, rash), organo specifica (colite, epatite, pneumonite, miocardite), muscolo-scheletrica (artrite, artralgia, dolore articolare). La gestione delle reazioni avverse deve essere promossa il più precocemente possibile; si seguono i principi validi per la terapia dele malattie autoimmuni acute (nella maggior parte dei casi corticosteroidi e sospensione della terapia). Per reazioni avverse specifiche e severe possono essere utilizzati agenti immunomodulanti, ormoni; oppure è possibile non sospendere la terapia, se il paziente ha avuto una buona risposta. Alcuni studi hanno evidenziato una relazione tra la comparsa delle reazioni avverse e il miglioramento della patologia; gli autori suggeriscono che la loro comparsa possa rappresentare un fattore prognostico positivo conseguente all’attivazione del nostro sistema immunitario. Il presente lavoro, attraverso tabelle e grafici, mette in luce, quali immunoterapici si utilizzano in dipendenza della patologia (tabella 1) e la percentuale di eventi avversi per ogni associazione farmacologica (figura 2). Un’ulteriore sezione pone l’accento sulla gestione delle reazioni avverse suddivise per apparato (cardiocircolatorio, polmonare, cutaneo, gastrointestinale, renale, nervoso, oftalmico, endocrino, muscoloschelettrico) e sulla gestione dell’astenia. La sfida futura sarà sperimentare nuove associazioni tra immunoterapici, riuscire a predire quali le eventuali reazioni avverse per singolo paziente, ottimizzare le terapie di supporto; tutti elementi che, per il paziente, determineranno un miglioramento della qualità della vita, per il sistema sanitario, una riduzione delle spese. Bibliografia T. Anders Olsen1, Tony Zibo Zhuang, Sarah Caulfield, Dylan J. Martini, Jacqueline T. Brown, Bradley C. Carthon, Omer Kucuk, Wayne Harris, Mehmet Asim Bilen and Bassel Nazha. Advances in Knowledge and Management of Immune-Related Adverse Events in Cancer Immunotherapy. Front. Endocrinol., 22 March 2022 Leggi qui l’articolo completo - 21/06/2022
- Avvio della rolling review per l’aggiornamento del vaccino anti-COVID-19 Spikevax L’EMA ha avviato la rolling review (revisione ciclica) per l’aggiornamento della composizione del vaccino anti-COVID-19 Spikevax, affinché offra una protezione migliore contro varianti specifiche del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. La revisione è incentrata su un vaccino bivalente, ossia un vaccino mirato contro due varianti del SARS-CoV-2, quella originaria e la variante di preoccupazione Omicron. All’inizio l’analisi sarà incentrata sui dati derivanti da studi di laboratorio (dati non clinici) e su quelli relativi alla qualità farmaceutica (chimica, fabbricazione, controlli), che riguardano la produzione del vaccino. Man mano che le fasi di sviluppo del vaccino bivalente saranno completate, l’EMA riceverà un numero più cospicuo di dati, compresi quelli sulla risposta immunitaria alla variante originaria e alla variante di preoccupazione Omicron. Grazie all’avvio della rolling review, l’EMA potrà valutare tali dati via via che si renderanno disponibili. L’analisi continuerà fino a quando i dati a disposizione saranno sufficienti per supportare la formale domanda di autorizzazione. L’EMA fornirà un aggiornamento sull’esito della rolling review o di una formale domanda di autorizzazione. La composizione dei vaccini anti-COVID-19 aggiornati dipenderà, in ultima analisi, dalle raccomandazioni delle autorità sanitarie pubbliche e dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nonché dalle considerazioni di organismi regolatori quali l’EMA e gli altri membri della Coalizione internazionale delle autorità regolatorie dei medicinali (ICMRA). Questi organismi collaborano strettamente per definire le varianti verso le quali saranno diretti i vaccini anti-COVID-19 aggiornati. La rolling review è uno degli strumenti a disposizione delle autorità dell’UE per garantire che gli Stati membri abbiano un accesso tempestivo a vaccini anti-COVID-19 aggiornati, per contrastare le varianti del SARS-CoV-2 che sono al momento in circolazione o che potrebbero emergere. Maggiori informazioni sul vaccino Spikevax predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione dei dati di un medicinale o vaccino durante un’emergenza sanitaria pubblica. Grazie all’avvio della rolling review per Spikevax, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA potrà valutare tali dati nel momento in cui saranno disponibili. Il CHMP potrà quindi adottare un parere nel momento in cui l’azienda presenterà una formale domanda di autorizzazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/06/2022
- Uso prolungato di inibitori della pompa protonica e rischio di diabete di tipo 2 Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono farmaci che portano alla soppressione a lungo termine della secrezione acida sia basale che stimolata dai pasti mediante l’inibizione irreversibile della pompa H+/K+ ATPasi (o pompa protonica) sulle cellule parietali gastriche, e rappresentano la terapia di prima scelta nei pazienti con disturbi legati all’acido come malattia da reflusso gastroesofageo, esofago di Barrett e ulcere peptiche e per prevenire il sanguinamento gastrointestinale durante l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei. Negli ultimi 3 decenni, a causa della loro efficacia, dell’introduzione di composti generici e del loro uso come farmaci da banco in diversi stati, il mercato di questi farmaci è progressivamente aumentato collocandoli tra i primi 10 farmaci più comunemente usati in tutto il mondo; parallelamente, l’espansione del mercato dei PPI ha visto crescenti preoccupazioni riguardo all’uso improprio di questi farmaci nella pratica clinica, nonché ai possibili effetti collaterali e, in particolare, alle reazioni avverse al loro uso prolungato tra cui fratture, ipomagnesemia, carcinoidi gastrici, malattie renali croniche, demenza e diarrea da Clostridium difficile, come evidenziato da diversi studi È importante sottolineare che i cambiamenti nel microbioma intestinale sono stati ipotizzati per svolgere un ruolo nella fisiopatologia delle malattie metaboliche, tra cui obesità, insulino-resistenza, steatosi epatica non alcolica e diabete; recentemente, infatti, è stato evidenziato che gli IPP possono alterare il normale ambiente batterico a livello dell’esofago distale, dello stomaco, dell’intestino tenue e del colon. Altri potenziali meccanismi sono da imputare all’ipomagnesiemia indotta da PPI (che porta a infammazione di basso grado e resistenza all’insulina), la riduzione dell’IGF-1 e l’attivazione del recettore X del pregnano, che è coinvolta nella regolazione del metabolismo epatico del glucosio. Ciononostante, i dati clinici sull’associazione tra uso di PPI e diabete sono limitati e incoerenti per trarre conclusioni definitive; pertanto, è ancora dibattuto se l’uso prolungato di inibitori della pompa protonica (PPI) possa influire sulla salute metabolica. A questo scopo, un gruppo di ricercatori italiani si è occupato di condurre uno studio caso-controllo all’interno di una coorte di 777.420 pazienti recentemente trattati con PPI tra il 2010 e il 2015 in Lombardia, con l’obiettivo di studiare la relazione tra l’uso prolungato di PPI e il rischio di sviluppare il diabete Un totale di 50.535 persone con diagnosi di diabete fino al 2020 sono state abbinate a un numero uguale di controlli selezionati casualmente dai membri della coorte in base all’età, al sesso e allo stato clinico. L’esposizione al trattamento con PPI è stata valutata in coppie caso-controllo in base al tempo di terapia I risultati ottenuti hanno evidenziato che l’uso prolungato di PPI è associato ad un aumento del rischio di diabete dopo aggiustamento per diversi potenziali fattori di confondimento. Il rischio era progressivamente più alto con il tempo trascorso in terapia più lungo, risultando il 19%, 43% e 56% più alto nei pazienti che assumevano PPI rispettivamente da 8 settimane a 6 mesi, da 6 mesi a 2 anni e per > 2 anni, rispetto ad una durata del trattamento < 8 settimane. I risultati sono stati coerenti quando le analisi sono state stratificate in base all’età, al sesso e al profilo clinico, con gli OR più elevati tra i pazienti più giovani e quelli con complessità clinica peggiore. Sebbene siano ancora necessari studi futuri per convalidare i nostri risultati, il presente studio suggerisce che il trattamento prolungato con IPP è associato a un rischio più elevato di sviluppare il diabete, in particolare negli individui più giovani e nei pazienti con maggiore complessità clinica rispetto ad altre popolazioni di pazienti. Se confermati, questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni sia per la salute pubblica che per la pratica clinica, dato l’elevato numero di pazienti trattati con IPP e l’influenza del diabete sulla morbilità e mortalità correlata alle sue possibili complicanze micro e macrovascolari. I medici dovrebbero quindi evitare la prescrizione non necessaria di questa classe di farmaci, in particolare per l’uso a lungo termine. Bibliografia Ciardullo S. et al, Prolonged use of proton pump inhibitors and risk of type 2 diabetes: results from a large population-based nested case-control study. J Clin Endocrinol Metab. 2022 Apr Leggi l’articolo qui. - 20/06/2022
- Rischio cardiovascolare associato all’uso di Remdesivir in pazienti affetti da COVID-19 Il 22 ottobre 2020 la Food and Drug Administration (FDA), l’ente statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha approvato remdesivir come trattamento farmacologico contro il COVID-19 e pertanto il suo utilizzo in tutto il mondo è stato incrementato durante la pandemia. Il remdesivir è un farmaco antivirale della classe degli analoghi nucleotidici che ha mostrato un effetto protettivo nei confronti del SARS-CoV-2 inibendone efficacemente la proliferazione in vitro. Successivi studi randomizzati controllati con placebo e studi in aperto hanno dimostrato che il trattamento con remdesivir ha ridotto il tempo mediano di recupero dei pazienti affetti da COVID-19, con alcuni studi che hanno dimostrato una riduzione della mortalità. Sebbene l’efficacia di questo farmaco sia stata ampiamente studiata, gli eventi avversi associati non erano ben caratterizzati, dato che il remdesivir finora non era stato utilizzato in modo estensivo nella pratica clinica, pertanto, non c’erano prove sufficienti sulla sicurezza. Recenti studi hanno permesso di mettere in evidenza un’aumentata incidenza di eventi avversi rari ma letali associati all’uso del remdesivir, quali infarto del miocardio e arresto cardiaco Un ampio studio osservazionale, registrato su clinicaltrial.gov NCT04314817, ha permesso di caratterizzare le reazioni avverse ai farmaci (ADR) associate al remdesivir utilizzando VigiBase, un database per la segnalazione di casi individuali di sicurezza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dal quale sono stati estratti i casi di ADR associati al remdesivir fino al 30 agosto 2020. Le segnalazioni includevano caratteristiche del paziente (età, sesso e nazionalità), informazioni sul farmaco (indicazioni, dosaggio, regime, via di somministrazione e durata della prescrizione), ADR (tempo di insorgenza, natura e gravità dell’ADR, esiti fetali e mortalità) e informazioni amministrative generali (data della segnalazione, qualifica del segnalatore e Paese di origine). Poiché è noto che il decorso naturale del COVID-19 comporta un danno al miocardio, è stato fondamentale distinguere gli effetti Cardiovascolari indotti dal farmaco da quelli indotti dal COVID-19 Sono stati eseguiti studi “Case-Non Case” (caso- non caso), una metodica utilizzata per valutare la sicurezza dei farmaci analizzando la sproporzione delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci nei database di farmacovigilanza. Quando i pazienti esposti a un particolare farmaco (“casi”) presentano una percentuale maggiore di reazioni avverse rispetto a quelli non esposti a quel farmaco (“non casi”), il legame tra la reazione avversa e il singolo farmaco attivo può suggerire un possibile problema di sicurezza. Il numero di ADR segnalate per remdesivir era di 2107 da febbraio 2020 al 30 agosto 2020 e in questo intervallo il numero totale di ADR per tutti i farmaci segnalate su VigiBase è stato di 1.403.532. Il numero totale di pazienti con COVID-19 inclusi nell’analisi è stato di 5408 Le analisi statistiche hanno permesso di dimostrare che il numero di segnalazioni per reazione avversa cardiovascolare era significativamente più alto con remdesivir rispetto al numero dei “non casi” corrispondente all’intero database. Dopo un aggiustamento per la presenza dei vari fattori confondenti, tra cui, per esempio, l’uso in associazione di corticosteroidi, sono risultati significativamente associati all’uso di remdesivir l’arresto cardiaco (OR aggiustato [aOR]: 1,88, 95% CI: 1,08-3,29), la bradicardia (aOR: 2,09, 95% CI: 1,24-3,53) e l’ipotensione (aOR: 1,67, 95% CI: 1,03-2,73). Tutte le CV-ADR associate a remdesivir si sono verificate più frequentemente nei pazienti di sesso maschile (51,6%-90,0%) rispetto a quelli di sesso femminile. Dal momento che, come detto, il COVID-19 può causare lesioni al miocardio e mettere a dura prova il sistema CV attraverso l’attivazione infiammatoria e l’ipossia, per confermare la causa biologica, sono stati progettati esperimenti in vitro utilizzando cellule staminali pluripotenti umane (hPSC) cui sono state aggiunte varie concentrazioni di remdesivir per 24 o 48 ore, ed è stata valutata la vitalità cellulare. I risultati di questi esperimenti hanno dimostrato che il remdesivir ha effettivamente ridotto la vitalità cellulare delle hPSC e che l’effetto citotossico del farmaco aumentava con l’aumentare del dosaggio. Complessivamente, dunque, i risultati di queste analisi e di queste sperimentazioni a livello di popolazione hanno colto la cardiotossicità associata al remdesivir distinguendola dal decorso naturale di COVID-19. Queste informazioni potrebbero essere d’aiuto ai medici, fornendo una maggiore consapevolezza delle potenziali conseguenze avverse a livello cardiovascolare in seguito all’assunzione di remdesivir, in modo da poter attuare un adeguato monitoraggio cardiovascolare per mantenere un margine di sicurezza tollerabile. Bibliografia Se Yong Jung. Cardiovascular events and safety outcomes associated with remdesivir using a World Health Organization international pharmacovigilance database. Clin Transl Sci. 2022 Feb;15(2):501-513. Leggi l’articolo completo qui . - 20/06/2022
- Avvio della rolling review per l’aggiornamento del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty L’EMA ha avviato la rolling review (revisione ciclica) per l’aggiornamento della composizione del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty, in modo da offrire una protezione migliore contro una o più varianti specifiche del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. All’inizio l’analisi riguarderà gli aspetti di qualità farmaceutica (chimica, fabbricazione, controlli), che sono legati alla produzione del vaccino. Man mano che le fasi di sviluppo del vaccino saranno completate, l’EMA riceverà un numero più cospicuo di dati, compresi quelli sulla risposta immunitaria al vaccino e i dati sulla sua efficacia contro le sotto-varianti di Omicron. - 16/06/2022
- Nota Informativa Importante su Dexmedetomidina Le modifiche agli stampati della dexmedetomidina sono il risultato di una valutazione dei dati disponibili a seguito di studio clinico randomizzato (SPICE III) che confrontava l’effetto della sedazione con dexmedetomidina rispetto alla sedazione standard sulla mortalità per tutte le cause in 3904 pazienti adulti in condizioni critiche, ricoverati in unità di terapia intensiva (UTI) e che necessitavano di ventilazione meccanica. La dexmedetomidina è stata associata ad un aumentato rischio di mortalità nel gruppo di pazienti con età ≤65 anni rispetto ai sedativi alternativi Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/06/2022
- Congresso International Society of Pharmacovigilance (ISoP 2022) a Verona dal 20 al 23 settembre 2022 Il 21° Meeting Annuale della Società Internazionale di Farmacovigilanza (ISoP 2022), “A New Era of Pharmacovigilance: Challenges and Opportunità” si svolgerà a Verona dal 20 al 23 settembre 2022. Il congresso a Verona costituisce un’occasione stimolante in cui discutere l’importanza della farmacovigilanza internazionale per gli operatori sanitari e i pazienti, le agenzie di regolamentazione dei farmaci, le organizzazioni scientifiche e le università, le autorità statali di tutto il mondo e l’industria farmaceutica. Diverse sfide devono essere affrontate nel prossimo futuro della farmacovigilanza. Innanzitutto, la pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza la rilevanza diretta della farmacovigilanza e di una corretta comunicazione del rischio durante un’emergenza sanitaria globale. In secondo luogo, lo sviluppo di metodologie avanzate (comprese le tecniche di apprendimento automatico) e la disponibilità di grandi quantità di dati sanitari elettronici offrono opportunità per ottimizzare la valutazione del profilo rischio-beneficio dei farmaci in contesti reali. Infine, negli ultimi anni sono diventate sempre più disponibili terapie innovative, spesso dopo l’approvazione di percorsi accelerati. In risposta a tutto ciò, la farmacovigilanza deve continuare ad evolversi in modo rapido e appropriato per proteggere la sicurezza dei pazienti in tutto il mondo. L’incontro annuale dell’ISoP 2022 a Verona sarà la cornice perfetta per discutere le sfide attuali e le opportunità future nel campo della farmacovigilanza, scambiare idee ed esperienze tra esperti internazionali, coinvolgere i gruppi di interesse speciale di ISoP e molti partecipanti globali con varie aree di competenza. Maggiori informazioni sul congresso ISOP di Verona, incluse le indicazioni per l’iscrizione sono reperibili nel sito ufficiale del congresso. - 13/06/2022
- Aggiornamenti di sicurezza da parte del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 7-10 giugno 2022 Si rende disponibile in allegato un estratto degli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 7-10 giugno 2022. Di seguito una sintesi dei principali argomenti: Aggiornamento sulla revisione dei casi di sanguinamento mestruale abbondante con vaccini anti-COVID-19 a mRNAIl PRAC sta continuando la valutazione dei casi di sanguinamento mestruale abbondante (mestruazioni abbondanti) con i vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax.I cicli mestruali abbondanti possono essere definiti come sanguinamenti caratterizzati da un aumento del volume e/o della durata che interferisce con la qualità della vita fisica, sociale, emotiva e materiale della persona. I disturbi mestruali sono molto comuni e possono verificarsi con un’ampia gamma di condizioni mediche di base, nonché per stress e stanchezza.Il PRAC ha riesaminato tutti i dati disponibili, compresi i casi segnalati durante gli studi clinici, i casi segnalati spontaneamente in EudraVigilance e i dati della letteratura.Il Comitato ha deciso di proseguire la valutazione di questo segnale di sicurezza e di richiedere ai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio un esame cumulativo aggiornato dei casi relativi a mestruazioni abbondanti.L’EMA effettuerà ulteriori comunicazioni qualora saranno disponibili nuove informazioni. Il PRAC non evidenzia associazione tra i vaccini a mRNA anti-COVID-19 e l’assenza di mestruazioniIl PRAC ha concluso che non vi sono prove sufficienti per stabilire un’associazione causale tra i vaccini anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax e casi di assenza di mestruazioni (amenorrea).L’assenza di mestruazioni può essere definita come assenza di sanguinamento per un periodo di 90 giorni o più.Il Comitato ha valutato tutti i dati disponibili, compresi i risultati della letteratura e i casi di amenorrea segnalati a EudraVigilance dopo la somministrazione di Comirnaty e Spikevax.Nel complesso, il PRAC ha ritenuto che i dati disponibili non supportino l’associazione causale e un aggiornamento delle informazioni sul prodotto per entrambi i vaccini.Il Comitato continuerà a monitorare attentamente questa problematica e ha chiesto ai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio di includerla nei prossimi rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR) per Comirnaty e Spikevax. Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitariNell’ambito delle raccomandazioni su aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta degli operatori sanitari (Nota Informativa Importante) contenente informazioni importanti per Neofordex e Xalkori: Neofordex: modifica della compressa per rischio di possibili problemi di stabilità e ridotta efficaciaLa Nota Informativa Importante informa gli operatori sanitari della rimozione della linea d’incisione sulle compresse di Neofordex (desametasone). Xalkori: i disturbi della vista, compresi il rischio di grave perdita della vista, necessitano il monitoraggio nei pazienti pediatrici.La Nota Informativa Importante informa gli operatori sanitari del rischio di tossicità oculare, grave perdita della vista e della necessità di monitoraggio nei pazienti pediatrici trattati con Xalkori. Leggi qui il comunicato EMA. - 13/06/2022
- Nota Informativa Importante su Defitelio (defibrotide) Defitelio (defibrotide): Non utilizzare per la profilassi della malattia veno-occlusiva (VOD) dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche (TCSE). Riassunto: Lo studio 15-007, che confrontava defibrotide più la migliore cura di supporto (BSC – Best supportive care) con la sola BSC come profilassi della malattia veno-occlusiva dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche, è stato interrotto per inutilità.Non è stato osservato alcun effetto sull’endpoint primario di efficacia: sopravvivenza in assenza di VOD entro il giorno +30 dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche. Defitelio non deve essere utilizzato come profilassi per la malattia veno-occlusiva. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 13/06/2022
- EMA raccomanda il ritiro dell’autorizzazione all’immissione in commercio per i medicinali a base di amfepramone Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato il ritiro delle autorizzazioni all’immissione in commercio dell’UE per i medicinali per l’obesità a base di amfepramone.Questi medicinali non sono autorizzati in Italia*. La raccomandazione fa seguito a una revisione dalla quale è emerso che le misure per limitare l’uso di questi medicinali per motivi di sicurezza non sono state sufficientemente efficaci. È emerso che i medicinali vengono assunti per un periodo più lungo del periodo massimo raccomandato di 3 mesi, aumentando così potenzialmente il rischio di gravi effetti collaterali, come ipertensione arteriosa polmonare (pressione sanguigna alta nelle arterie dei polmoni) e dipendenza. I medicinali sono utilizzati anche in pazienti con una storia di malattie cardiache o disturbi psichiatrici, aumentando il rischio di problemi cardiaci e psichiatrici. Inoltre, vi sono evidenze d’uso durante la gravidanza, comportando potenziali rischi per il nascituro. *In Italia, la fabbricazione, l’importazione, la commercializzazione, la prescrizione e la dispensazione di amfepramone (dietilpropione) sono vietate, secondo il decreto ministeriale del 2 agosto 2011, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 4 agosto 2011), che ha disposto la collocazione di amfepramone in Tabella I del DPR 309/1990 e s.m.i., tra le sostanze oggetto d’abuso con potere tossicomanigeno. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 13/06/2022
- Nota Informativa Importante su Ocaliva® (acido obeticolico) Ocaliva®▼ (acido obeticolico): nuova controindicazione nel trattamento della colangite biliare primitiva (PBC) in pazienti con cirrosi epatica scompensata o con storia clinica di scompenso epatico. Sintesi:Tenendo conto dell’impossibilità di stabilire attraverso sperimentazioni cliniche la sicurezza e l’efficacia dell’acido obeticolico in pazienti con PBC con cirrosi epatica scompensata o con storia clinica di scompenso epatico, e tenendo conto anche delle nuove informazioni sulla sicurezza emerse dai casi di sospette reazioni avverse segnalati dopo la commercializzazione, l’uso dell’acido obeticolico è ora controindicato in pazienti con PBC con cirrosi scompensata (inclusa Classe B o C di Child-Pugh) o con un precedente episodio di scompenso. Il trattamento deve essere sospeso nei pazienti con PBC con cirrosi scompensata che attualmente assumono acido obeticolico.I pazienti devono essere sottoposti al monitoraggio abituale per la progressione della PBC e il trattamento con acido obeticolico deve essere interrotto in via definitiva nei pazienti con evidenza, di laboratorio o clinica, di scompenso epatico, inclusa la progressione alla Classe B o C di Child-Pugh.Se il paziente ha una cirrosi scompensata o se ha avuto un episodio di scompenso precedente all’inizio del trattamento, il trattamento con acido obeticolico non deve essere iniziato.Il Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) e il Foglio illustrativo sono in corso di aggiornamento in modo da includere questa nuova controindicazione e le avvertenze aggiuntive basate sui nuovi dati di sicurezza. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 10/06/2022
- L’EMA adotta la prima lista di farmaci critici per il COVID-19 Il 7 giugno 2022, il Medicines Shortages Steering Group (MSSG) dell’EMA ha adottato l’elenco dei farmaci critici per l’emergenza sanitaria COVID-19 . I farmaci inclusi nell’elenco sono autorizzati per la malattia da COVID-19 e la loro offerta e domanda saranno attentamente monitorate per identificare e gestire le potenziali o effettive carenze. Considerato lo stadio attuale della pandemia, l’elenco pubblicato contiene tutti i vaccini e i farmaci approvati nell’Unione Europea (UE) per prevenire o trattare COVID-19. L’elenco sarà aggiornato in base ai cambiamenti della situazione pandemica che possono determinare un aumento del rischio di carenza di determinati farmaci, o in seguito all’autorizzazione di nuovi farmaci. L’elenco non sostituisce le linee guida nazionali sulla vaccinazione e sulla gestione clinica del COVID-19. I titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio (MAH) dei medicinali inclusi nell’elenco sono tenuti ad aggiornare regolarmente l’EMA con le informazioni pertinenti, compresi i dati sulle carenze potenziali o effettive e le scorte disponibili, le previsioni sull’offerta e sulla domanda. Inoltre, gli Stati membri forniranno relazioni periodiche sulla domanda stimata di farmaci critici a livello nazionale. Ciò consentirà all’MSSG di raccomandare e coordinare le azioni appropriate a livello europeo alla Commissione europea e agli Stati membri dell’UE al fine di prevenire o attenuare le carenze potenziali o effettive di medicinali essenziali per salvaguardare la salute pubblica. L’EMA si metterà in contatto individualmente con i MAH e le autorità nazionali competenti per informarli delle tempistiche, dei processi e degli strumenti per raccogliere le informazioni richieste dopo l’adozione dell’elenco. L’MSSG è stato recentemente istituito ai sensi del Regolamento (UE) 2022/123, che assegna all’Agenzia un ruolo rafforzato nella preparazione e nella gestione delle crisi per i medicinali e i dispositivi medici, al fine di monitorare le carenze e garantire una risposta solida agli eventi maggiori o alle emergenze di salute pubblica, nonché di coordinare le azioni urgenti sulla fornitura di medicinali all’interno dell’UE. Il regolamento formalizza e rafforza le strutture di governance che l’EMA aveva messo in atto per assicurare un’azione rapida e coordinata durante la pandemia COVID-19. Uno dei compiti dell’MSSG è quello di stabilire elenchi di farmaci critici necessari durante un’emergenza di salute pubblica che richiedono un attento monitoraggio a causa di un possibile aumento del rischio di carenza. L’MSSG ha adottato l’elenco dei farmaci COVID-19 dopo aver consultato il gruppo di lavoro SPOC (Single Point of Contact Working Party), la task force di emergenza (ETF) e i gruppi di lavoro PCWP (Patients and Consumers’ Working Party) e HCPWP (Healthcare Professionals’ Working Party) dell’EMA, come stabilito nella metodologia per la creazione di elenchi di farmaci critici recentemente adottata. L’elenco è stato condiviso anche con le associazioni di categoria dell’UE. Leggi qui la notizia originale sul sito EMA. Leggi qui la lista dei farmaci essenziali per l’emergenza COVID-19 - 09/06/2022
- Avvio della nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza Il 20 giugno 2022 entreranno in funzione la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) e un nuovo formato standard internazionale per raccogliere i dati sulle reazioni avverseDal 20 giugno 2022 sarà operativa anche la nuova modalità di segnalazione on-line, direttamente tramite il portale AIFA, che sostituirà l’attuale sito “Vigifarmaco”È prevista pertanto una fase transitoria, dal 9 al 20 giugno 2022, in cui le sospette reazioni avverse potranno essere trasmesse via email tramite le schede di segnalazione Il 20 giugno 2022 entrerà in funzione la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), che è il sistema con cui in Italia sono raccolte, gestite e analizzate le segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci (ADR). La nuova RNF sarà caratterizzata da funzioni avanzate per la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in modo da garantire una sempre più accurata valutazione del profilo di sicurezza dei medicinali. Tra le novità anche un nuovo formato standard internazionale per la segnalazione delle sospette reazioni avverse ai medicinali, che, a partire dal 30 giugno 2022, dovrà essere utilizzato in tutti i Paesi dell’Unione Europea per inviare e ricevere segnalazioni di sospette reazioni avverse da e verso il Sistema EudraVigilance, la banca dati europea delle sospette reazioni avverse ai medicinali, con cui la RNF è strettamente collegata. Il passaggio alla nuova RNF comporterà la sostituzione di alcuni applicativi attualmente in uso con specifiche funzionalità sviluppate all’interno della nuova piattaforma. Tra queste, la nuova modalità di segnalazione on-line, operativa a partire dal 20 giugno 2022, che sarà conforme al nuovo formato standard internazionale e sostituirà l’attuale portale “Vigifarmaco” (www.vigifarmaco.it). Per consentire la corretta e completa migrazione dei dati dall’attuale sistema alla nuova RNF è prevista una fase transitoria in cui alcuni applicativi saranno temporaneamente sospesi. In particolare, il sito “Vigifarmaco” verrà definitivamente disattivato alle ore 18.00 del 8 giugno 2022. Dal 9 al 20 giugno 2022, data di attivazione della nuova modalità web per la segnalazione on-line, gli operatori sanitari e i pazienti/cittadini potranno inviare le segnalazioni di sospette reazioni avverse tramite le altre procedure già note: compilazione della scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa e invio via e-mail al Responsabile di farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza;compilazione della scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa e invio via e-mail al Titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) del medicinale che si sospetta abbia causato la reazione avversa. A partire dal 20 giugno 2022 le segnalazioni on-line potranno essere effettuate accedendo direttamente dal portale AIFA. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 07/06/2022
- Nota Informativa Importante su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES) Soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES): sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio a seguito dell’uso continuativo in popolazioni controindicate di pazienti con aumentato rischio di gravi danni. Riassunto: Nel 2013 l’uso delle soluzioni per infusione a base di HES è stato oggetto di restrizioni a causa dell’ aumento del rischio di danno renale e di mortalità in alcune popolazioni di pazienti.Nonostante le ampie misure in atto per proteggere le popolazioni di pazienti vulnerabili, i risultati finali di uno studio sull’utilizzo del farmaco hanno mostrato una continua ed elevata non aderenza alle informazioni sul prodotto, inclusa la non aderenza alle controindicazioni.Non è stato possibile identificare misure addizionali per migliorare ulteriormente l’aderenza e mitigare questi rischi che espongono i pazienti a potenziali gravi danni, compreso l’aumento della mortalità.Di conseguenza, le autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione a base di HES sono state sospese nell’Unione Europea.Gli Operatori Sanitari non devono più utilizzare soluzioni per infusione a base di HES e considerare altre alternative terapeutiche appropriate secondo le pertinenti linee guida cliniche.La commercializzazione di questi medicinali deve essere sospesa e l’azienda dovrà provvedere al ritiro dei prodotti dagli ospedali/centri.Leggi la nota informativa qui. - 03/06/2022
- Aggiornamento elenco farmaci innovativi – Maggio 2022 L’AIFA aggiorna l’elenco dei medicinali che, a giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, possiedono il requisito di innovatività terapeutica piena o condizionata. Contestualmente vengono resi disponibili i report di valutazione per il riconoscimento dell’innovatività, per ciascuna indicazione terapeutica. L’aggiornamento interessa i seguenti report dei medicinali che hanno ottenuto esito negativo nella valutazione ai fini dell’innovatività terapeutica: ONTOZRY (cenobamato) indicato come terapia aggiuntiva delle crisi epilettiche a insorgenza focale con o senza generalizzazione secondaria in pazienti adulti affetti da epilessia che non sono stati adeguatamente controllati nonostante una storia di trattamento con almeno 2 medicinali antiepilettici.SPRAVATO (esketamina) che, in combinazione con un SSRI o un SNRI, è indicato per adulti con disturbo depressivo maggiore resistente al trattamento, che non hanno risposto ad almeno due diversi trattamenti con antidepressivi nel corso dell’attuale episodio depressivo da moderato a grave. VENCLYXTO (venetoclax) che, in combinazione con obinutuzumab è indicato per il trattamento di pazienti adulti con leucemia linfatica cronica (CLL) non trattati in precedenza e non candidabili ad immunochemioterapia tipo FCR.Leggi il comunicato qui. È disponibile l’elenco aggiornato dei medicinali che, a giudizio della Commissione Tecnico Scientifica, possiedono il requisito dell’innovatività terapeutica piena o condizionata, ai sensi dell’articolo 10, comma 2 della Legge n. 189/2012, come definito dall’art.1 comma 1 dell’accordo Stato Regioni del 18 novembre 2010 (Rep. Atti n.197/CSR).L’elenco rappresenta i prodotti innovativi che devono essere resi immediatamente disponibili agli assistiti, anche senza il formale inserimento nei prontuari terapeutici ospedalieri regionali.Nella Gazzetta Ufficiale è pubblicato per ogni singola specialità il riferimento all’inserimento nell’elenco, in relazione all’indicazione per la quale è previsto il rimborso a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Leggi l’elenco aggiornato dei farmaci innovativi qui. - 03/06/2022
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) A causa di difficoltà di produzione, si prevedono carenze di approvvigionamento di LYMPHOSEEK sul mercato europeo fino al quarto trimestre del 2022. Per consentire un uso continuativo di LYMPHOSEEK, è stato eccezionalmente concordato con l’EMA di estendere di 12 mesi il periodo di validità di alcuni lotti (dal 30 novembre 2021 fino al 30 novembre 2022). Leggi qui la nota informativa AIFA. - 03/06/2022
- Formazione sulla nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza AIFA L’Agenzia Italiana del Farmaco ha organizzato il corso di formazione sulla nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), che è il sistema con cui in Italia sono raccolte, gestite e analizzate le segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci (ADR). Al corso, che si è tenuto a Roma nelle giornate del 24, 25 e 26 maggio 2022, hanno partecipato in presenza e in streaming oltre 500 Responsabili di Farmacovigilanza e loro collaboratori operanti presso le Regioni, i Centri Regionali, le Aziende Ospedaliere, gli IRCSS e le ASL. Gli interventi dei relatori si sono incentrati sulla presentazione di tutte le funzionalità della nuova RNF che sarà attiva dal 20 giugno 2022 e nella quale sarà implementato il formato standard internazionale ISO Individual Case Safety Report (ICSR) ICH E2B(R3) per la segnalazione delle sospette reazioni avverse ai medicinali così come previsto dall’art.26(2)(a) del Regolamento di Esecuzione (EU) No 520/2012. La nuova RNF sarà caratterizzata da funzioni avanzate per la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in modo da garantire una sempre più accurata valutazione del profilo di sicurezza dei medicinali. Durante il corso sono state illustrate anche tutte le misure di transizione che saranno attuate durante il periodo di passaggio dall’attuale sistema alla nuova RNF. A partire dal 30 giugno 2022, l’uso del nuovo standard internazionale ISO ICSR diventerà obbligatorio in tutti i Paesi dell’UE per inviare e ricevere segnalazioni di sospette reazioni avverse da e verso il Sistema EudraVigilance, la banca dati europea delle sospette reazioni avverse ai medicinali autorizzati o in fase di studio nell’Area Economica Europea (EEA), con cui la RNF è strettamente collegata. La nuova RNF è il risultato di un intenso lavoro di squadra, durato anni, che ha richiesto il coinvolgimento dei migliori esperti in tema di farmacovigilanza e di information technology dell’Agenzia Italiana del Farmaco. L’evento ha rappresentato inoltre un’importante occasione di confronto tra l’Agenzia e tutti i Responsabili di Farmacovigilanza che operano nelle diverse regioni italiane e che contribuiscono con la loro attività ad assicurare il continuo monitoraggio delle segnalazioni delle sospette reazioni avverse ai farmaci garantendo la sicurezza dei medicinali in commercio. Anche il Centro Regionale della Sardegna ha partecipato al corso di formazione sulla nuova rete nazionale. - 03/06/2022
- Nota Informativa Importante su Bactrimel Bactrimel: interruzione della commercializzazione di Bactrim 80 mg/5 ml + 400 mg/5 ml sospensione orale (AIC 021978061) e nuova disponiblità sul mercato della nuova formulazione Bactrimel 40 mg + 8 mg/ml sospensione orale (AIC 048950012). Sintesi: L’attuale formulazione di BACTRIM 80 MG/5 ML + 400 MG/5 ML SOSPENSIONE ORALE non può più essere prodotta a causa dell’indisponibilità a lungo termine di uno dei suoi componentiUna nuova formulazione è ora disponibile: BACTRIMEL 40 MG/ML + 8 MG/ML SOSPENSIONE ORALEIl dosaggio del principio attivo della nuova formulazione è dimezzato rispetto alla formulazione precedente. Si dovrà prestare particolare attenzione alla concentrazione del nuovo medicinale in modo che il paziente riceva sempre il regime appropriato.Per un tempo limitato, si prevede la contemporanea presenza dei due medicinali sul mercato.Nell’interesse della buona pratica e per evitare errori di medicazione, questa situazione richiede attenzione.Le confezioni di questi due medicinali sul mercato saranno facilmente distinguibili in quanto le confezioni di BACTRIM continueranno a riportare Roche S.p.A come titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, mentre le confezioni di BACTRIMEL con la nuova formulazione saranno immesse sul mercato con Eumedica Pharmaceuticals GmbH come titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi la nota informativa AIFA qui. - 17/05/2022
- Report annuale di attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2021. L’avvento dei nuovi vaccini contro il Covid-19 e le campagne di sensibilizzazione sulla segnalazione di sospette reazioni avverse a vaccino hanno posto una maggiore attenzione alla Farmacovigilanza, determinando un importante incremento delle segnalazioni. Leggi qui il report annuale di attività 2021. - 13/05/2022
- Profilo di sicurezza di erenumab, galcanezumab e fremanezumab in gravidanza e allattamento: analisi del database di farmacovigilanza dell’OMS Obiettivo: valutare il profilo di sicurezza di erenumab, galcanezumab e fremanezumab in gravidanza e allattamento. Metodi: i rapporti sulla sicurezza di sospette reazioni avverse al farmaco sono stati recuperati da VigiBase al 31 dicembre 2019, per una valutazione caso per caso e un’analisi della sproporzionalità utilizzando il reporting odds ratio (ROR). RISULTATI Ci sono stati 94 rapporti sulla sicurezza: 50 (53,2%) su erenumab, 31 (33,0%) su galcanezumab e 13 (13,8%) su fremanezumab. In cinque (5,3%) rapporti sulla sicurezza, l’esposizione al farmaco si è verificata prima della gravidanza, in 85 (90,4%) durante la gravidanza, in uno (1,1%) durante l’allattamento, in uno (1,1%) per esposizione paterna e in due (2,1% ) il tempo di esposizione era sconosciuto. Su 94 segnalazioni di sicurezza, 51 (54,3%) riguardavano solo l’esposizione al farmaco, mentre 43 (45,7%) hanno inoltre riportato 47 reazioni avverse al farmaco comprese tossicità materna (n = 18), scarso allattamento al seno (n = 1), aborto spontaneo (n = 23), nascita pretermine/prematurità (n = 3) e difetti alla nascita (n = 2). Non vi è stato alcun segnale di disproporzionalità di aborto spontaneo rispetto al database completo (odds ratio di segnalazione 1,46, intervallo di confidenza al 95% 0,97-2,20). Quando i triptani sono stati utilizzati come gruppo di confronto, è stato rilevato un segnale di disproporzionalità per aborto spontaneo in associazione con erenumab, galcanezumab e fremanezumab (odds ratio di segnalazione 1,86, intervallo di confidenza al 95% 1,12-3,13), che non era statisticamente significativo dopo l’esclusione dei rapporti di sicurezza confondenti (report odds ratio 1,21, intervallo di confidenza al 95% 0,67-2,21). Conclusioni: non sono state riscontrate tossicità materne specifiche, difetti alla nascita maggiori o un aumento delle segnalazioni di aborto spontaneo. Tuttavia, a causa del numero relativamente limitato di reazioni avverse al farmaco riportate e della mancanza di dati sulla sicurezza a lungo termine, è necessaria una sorveglianza continua nelle donne in gravidanza e in allattamento esposte a questi farmaci. Bibliografia Noseda R, Bedussi F, Gobbi C, Zecca C, Ceschi A. Safety profile of erenumab, galcanezumab and fremanezumab in pregnancy and lactation: Analysis of the WHO pharmacovigilance database. Cephalalgia. 2021 Jun;41(7):789-798. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 12/05/2022
- Potenziale nefrotossico di 167 farmaci in pazienti adulti in condizioni critiche Introduzione L’approccio alla valutazione della nefrotossicità negli studi sul danno renale acuto associato a farmaci è assai eterogeneo. Alcuni studi utilizzano un elenco di meno di dieci farmaci per la valutazione, mentre altri includono oltre 100 farmaci. Ai farmaci viene generalmente assegnata una classificazione binaria, nefrotossici o non nefrotossici. Ciò semplifica eccessivamente il potenziale nefrotossico dei farmaci in esame. Obbiettivo Questo studio mirava ad assegnare un potenziale di nefrotossicità a 167 farmaci utilizzati nell’ambito della terapia intensiva per adulti. Metodi Per valutare la nefrotossicità dei farmaci utilizzati in pazienti adulti in condizioni critiche è stato utilizzato uno studio Delphi modificato a tre round, internazionale, interdisciplinare e basato sul web. Ventiquattro clinici esperti internazionali sono stati identificati attraverso il gruppo Acute Disease Quality Initiative e le affiliazioni professionali. Gli individui inclusi rappresentavano i campi della terapia intensiva, della nefrologia e della farmacologia. Dalla letteratura sono stati identificati 159 farmaci, con 8 farmaci aggiuntivi aggiunti dopo il primo round, per un totale di 167 farmaci. L’esito primario era il consenso raggiunto per le valutazioni di nefrotossicità. I punteggi sono stati valutati ogni round per determinare se un consenso è stato raggiunto. Risultati La valutazione dell’indice di potenziale nefrotossicità indicava che 20 farmaci erano probabilmente nefrotossici o probabilmente/sicuramente nefrotossici per consenso. Il potenziale nefrotossico è stato valutato sulla base dell’uso standard di farmaci in terapia intensiva e dei seguenti punteggi di consenso: 0 = nessun potenziale nefrotossico, 1 = possibile potenziale nefrotossico, 2 = probabile potenziale nefrotossico, 3 = definito potenziale nefrotossico. Conclusioni La valutazione dell’indice della potenziale nefrotossicità consente di assegnare la priorità ai farmaci corretti con un maggiore potenziale nefrotossico per i programmi istituzionali di gestione delle nefrotossicità. Inoltre, la valutazione dell’indice di potenziale nefrotossicità fornisce omogeneità per la ricerca e indicazioni su valutazioni dettagliate in base alla gravità per ciascun farmaco. In conclusione, sono state generate valutazioni di consenso sulla nefrotossicità di 167 farmaci utilizzati in pazienti critici. Venti farmaci sono stati identificati come aventi un potenziale nefrotossico da probabile a definito. Un’ulteriore convalida delle valutazioni del potenziale nefrotossico dei farmaci è importante per la standardizzazione nella ricerca e nella valutazione della terapia farmacologica. Bibliografia Gray MP, Barreto EF, Schreier DJ, Kellum JA, Suh K, Kashani KB, Rule AD, Kane-Gill SL. Consensus Obtained for the Nephrotoxic Potential of 167 Drugs in Adult Critically Ill Patients Using a Modified Delphi Method. Drug Saf. 2022 Apr;45(4):389-398. Leggi qui lo studio completo. - 11/05/2022
- Nota Informativa Importante su Rucaparib (Rubraca®) Rucaparib (Rubraca®): i dati ad interim dello Studio CO-338-043 (ARIEL4) mostrano una riduzione della sopravvivenza globale rispetto allo standard di cura. Riepilogo: Un effetto negativo in termini di sopravvivenza globale (OS) è stato osservato con rucaparib rispetto al braccio di controllo trattato con chemioterapia (rispettivamente 19,6 mesi e 27,1 mesi con un Hazard Ratio (, HR) di 1,550 (IC 95%: 1,085, 2,214), p=0,0161) in seguito a un’analisi ad interim (IA) programmata nell’ambito dello studio controllato randomizzato CO-338-043 (ARIEL4) condotto dopo l’approvazione del farmaco.L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) sta effettuando un esame di tutti i dati disponibili per valutare l’impatto di queste informazioni sull’uso di rucaparib come trattamento monoterapico su pazienti adulte con carcinoma ovarico epiteliale di alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario con mutazione di BRCA (germinale e/o somatica), platino sensibile, in recidiva o progressione, precedentemente trattate con due o più linee chemioterapiche a base di platino e che non sono idonee a tollerare ulteriore chemioterapia a base di platino. Mentre l’analisi è in corso, si raccomanda ai medici di non iniziare il trattamento monoterapico con rucaparib nell’indicazione terapeutica sopra riportata.La raccomandazione di cui sopra non si applica all’indicazione di monoterapia per il trattamento di mantenimento di pazienti adulte con recidiva platino sensibile di carcinoma ovarico epiteliale ad alto grado, delle tube di Falloppio o peritoneale primario, in risposta (completa o parziale) dopo chemioterapia a base di platino.I dati relativi alla sicurezza riportati finora per rucaparib nello studio ARIEL4 sembrano coerenti con quelli riportati in altri studi clinici con rucaparib. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 06/05/2022
- Aggiornamento sulla pratica clinica della revoca della prescrizione degli inibitori di pompa protonica: revisione di esperti. Gli inibitori della pompa protonica (PPI) sono tra i farmaci più comunemente usati al mondo. Sviluppati per il trattamento e la prevenzione delle patologie acido correlate del tratto gastrointestinale superiore, queste molecole vengono utilizzate sempre più per indicazioni in cui i loro benefici sono meno certi. La prescrizione eccessiva di PPI impone un costo economico e contribuisce alla polifarmacoterapia. Inoltre, l’uso di PPI è stato sempre più collegato a una serie di eventi avversi (eventi avversi associati a PPI [PAAE]). Pertanto, la sospensione della prescrizione degli IPP è una strategia importante per ridurre il carico di farmaci riducendo i costi reali e i rischi teorici. Lo scopo di questo aggiornamento clinico era di fornire dichiarazioni di Best Practice Advice (BPA) su come affrontare la revoca della prescrizione di PPI nei pazienti ambulatoriali. Metodi: il nostro principio guida era che, sebbene gli IPP siano generalmente sicuri, i pazienti non dovrebbero usare alcun farmaco quando non vi è una ragionevole aspettativa di beneficio basata su prove scientifiche o sulla risposta al trattamento precedente. I prescrittori sono responsabili di determinare se l’uso di PPI è assolutamente o condizionatamente indicato e, quando esiste incertezza, di incorporare le prospettive del paziente nel processo decisionale di PPI. Abbiamo delineato in collaborazione una “mappa del processo” di alto livello dell’approccio concettuale alla deprescrizione degli IPP in un contesto clinico. Abbiamo identificato i seguenti 3 domini chiave che richiedevano una guida BPA: documentazione dell’indicazione PPI; identificare i candidati idonei da prendere in considerazione per la revoca della prescrizione; e ottimizzare con successo la revoca della prescrizione. I coautori hanno redatto 1 o più potenziali BPA, supportati dalla revisione della letteratura, per ciascun dominio. Tutti i coautori hanno esaminato, modificato e selezionato o rifiutato le bozze di BPA per l’inclusione nell’elenco finale presentato all’American Gastroenterological Association Governing Board. Poiché questa non era una revisione sistematica, non abbiamo effettuato una valutazione formale della qualità delle prove o della forza delle considerazioni presentate. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 1: Tutti i pazienti che assumono un PPI devono avere una revisione regolare delle indicazioni in corso per l’uso e la documentazione di tale indicazione. Questa revisione dovrebbe essere responsabilità del fornitore di cure primarie del paziente. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 2: Tutti i pazienti senza un’indicazione definitiva per PPI cronico dovrebbero essere presi in considerazione per un tentativo di sospensione della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 3: La maggior parte dei pazienti con un’indicazione per l’uso cronico di PPI che assumono una dose due volte al giorno dovrebbe essere presa in considerazione per il passaggio a PPI una volta al giorno. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 4: I pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo complicata, come quelli con una storia di grave esofagite erosiva, ulcera esofagea o stenosi peptica, non dovrebbero generalmente essere presi in considerazione per l’interruzione del PPI. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 5: I pazienti con esofago di Barrett noto, esofagite eosinofila o fibrosi polmonare idiopatica non dovrebbero generalmente essere presi in considerazione per un tentativo di revoca della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 6: Gli utilizzatori di PPI devono essere valutati per il rischio di emorragia gastrointestinale superiore utilizzando una strategia basata sull’evidenza prima della revoca della prescrizione. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 7: I pazienti ad alto rischio di emorragia del tratto gastrointestinale superiore non devono essere presi in considerazione per la revoca della prescrizione di PPI. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 8: I pazienti che interrompono la terapia con PPI a lungo termine devono essere informati che possono sviluppare sintomi transitori del tratto gastrointestinale superiore a causa dell’ipersecrezione acida di rimbalzo. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 9: Quando si deprescrivono gli IPP, si può prendere in considerazione la riduzione della dose o l’interruzione improvvisa. CONSIGLI PER LE MIGLIORI PRATICHE 10: La decisione di interrompere gli IPP dovrebbe basarsi esclusivamente sulla mancanza di un’indicazione per l’uso dei PPI e non a causa della preoccupazione per gli IPA. La presenza di un PAAE o una storia di un PAAE in un utente PPI corrente non è un’indicazione indipendente per il ritiro di PPI. Allo stesso modo, anche la presenza di fattori di rischio sottostanti per lo sviluppo di un evento avverso associato all’uso di PPI non dovrebbe essere un’indicazione indipendente per la sospensione di PPI. Bibliografia Targownik LE, Fisher DA, Saini SD. AGA Clinical Practice Update on De-Prescribing of Proton Pump Inhibitors: Expert Review. Gastroenterology. 2022 Apr;162(4):1334-1342. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 05/05/2022
- Nota Informativa Importante su Natpar (ormone paratiroideo) Natpar (ormone paratiroideo) 100 microgrammi/dose polvere e solvente per soluzione iniettabile: carenza prevista dal 30 giugno 2022. Riassunto: A causa di problemi di produzione, Takeda non sarà in grado di fornire il dosaggio da 100 microgrammi/dose a partire dalla fine di giugno 2022 circa. La durata della carenza non è nota, ma dovrebbe essere di almeno 6 mesi.Si raccomanda agli operatori sanitari di non avviare nuovi pazienti alla terapia con qualsiasi dosaggio di Natpar fino a quando il problema della fornitura non sarà risolto.Per i pazienti già in trattamento che assumono 100 mcg una volta al giorno, gli operatori sanitari possono prescrivere un regime di dosaggio alternativo nel momento in cui il dosaggio da 100 microgrammi/dose non sarà più disponibile, secondo il loro giudizio clinico (vedere i dettagli di seguito).È molto importante monitorare attentamente i livelli di calcio sierico e osservare i pazienti per segni e sintomi di ipocalcemia, regolando con attenzione le dosi di vitamina D nella forma attiva e calcio supplementare in tutti i pazienti coinvolti nella carenza di Natpar 100 microgrammi/dose. Leggi qui la nota informativa AIFA. Leggi qui l’appendice alla nota informativa. - 03/05/2022
- L’EMA avvia la revisione del medicinale antitumorale Rubraca EMA ha avviato la revisione del medicinale antitumorale Rubraca (rucaparib camsilato, compresse rivestite con film) relativamente al trattamento del cancro dell’ovaio, delle tube di Falloppio o del peritoneo con mutazione del gene BRCA, in pazienti che presentano recidiva dopo chemioterapia a base di platino e che non sono più idonee a ricevere quest’ultima terapia. La revisione fa seguito a risultati preliminari provenienti dallo studio in corso ARIEL4 che mette a confronto Rubraca con la chemioterapia in pazienti con cancro di alto grado dell’ovaio, delle tube di Falloppio o del peritoneo con mutazione del gene BRCA, in recidiva dopo chemioterapia, da cui emerge che la sopravvivenza globale era più breve nelle pazienti trattate con Rubraca rispetto a quelle sottoposte a chemioterapia. Mentre la revisione è in corso, l’EMA raccomanda ai medici di non iniziare il trattamento di nuove pazienti in cui il cancro mostra una mutazione del gene BRCA e si è ripresentato dopo almeno due cicli di chemioterapia a base di platino, e che non possono ricevere un’ulteriore terapia a base di platino (trattamento di terza linea). Questa raccomandazione non si applica all’uso di Rubraca nel trattamento di mantenimento dopo chemioterapia. Gli operatori sanitari saranno informati per iscritto sull’aggiornamento delle raccomandazioni di trattamento. L’EMA valuterà ora tutte le informazioni disponibili sull’uso di Rubraca come trattamento di terza linea e formulerà una raccomandazione sull’eventualità di mantenerne o modificarne l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/05/2022
- Undicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato l’undicesimo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2022 per i cinque vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 134.361 segnalazioni su un totale di 135.849.988 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 99 ogni 100.000 dosi), di cui l’82,1% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. I tassi di segnalazione relativi alla 2a dose sono inferiori a quelli relativi alla 1a e ancora più bassi per la 3a dose. La popolazione esposta alla 4a dose è ancora limitata. Le segnalazioni gravi corrispondono al 17,8% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (72% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore. Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (65,2%), seguito da Spikevax (24,7%), Vaxzevria (9,0%), COVID-19 Vaccino Janssen (1,1%) e Nuvaxovid (0,02%), in uso dal 28 febbraio 2022. La distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella evidenziata nei precedenti Rapporti: Comirnaty 66,5%, Vaxzevria 17,7%, Spikevax 14,5%, COVID-19 vaccino Janssen 1,3%, Nuvaxovid 0,03%. Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, brividi, disturbi gastro-intestinali, reazioni vegetative, stanchezza, reazione locale o dolore in sede di iniezione. Nella fascia di età 5-11 anni, al 26/03/2022 risultano inserite complessivamente 439 segnalazioni (circa lo 0,3% delle segnalazioni totali) per il vaccino Comirnaty, l’unico attualmente utilizzato in questa fascia di età, con un tasso di segnalazione di circa 21 casi ogni 100.000 dosi. Gli eventi avversi più frequentemente segnalati sono stati dolore in sede di iniezione, cefalea, febbre e stanchezza. La quasi totalità di queste segnalazioni è attribuita alla prima dose. Leggi qui l’undicesimo rapporto AIFA sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 20/04/2022
- Concentrazioni di farmaci antiepilettici durante la gravidanza: Risultati dello studio Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs (MONEAD) Durante la gravidanza in donne con epilessia, concentrazioni ematiche più basse di farmaci antiepilettici possono avere conseguenze cliniche avverse. Obiettivo: Caratterizzare i cambiamenti di concentrazione associati alla gravidanza per diversi farmaci antiepilettici tra le donne con epilessia. Disegno, impostazione e partecipanti: L’iscrizione a questo studio di coorte prospettico e osservazionale, Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs (MONEAD), si è verificato dal 19 dicembre 2012 al 11 febbraio 2016, in 20 siti statunitensi. Le coorti iscritte includevano donne incinte con epilessia e partecipanti di controllo non incinte con epilessia. I criteri di inclusione erano donne di età compresa tra 14 e 45 anni, un quoziente di intelligenza superiore a 70 punti e, per la coorte di donne incinte, un’età gestazionale fetale inferiore a 20 settimane. Un totale di 1087 donne è stato valutato per l’ammissibilità; 397 sono state escluse e 230 hanno rifiutato. I dati sono stati analizzati dal 1° maggio 2014 al 30 giugno 2021. Esposizione: concentrazioni plasmatiche del farmaco nelle donne che assumono la monoterapia o in combinazione con farmaci non interagenti. La coorte di donne incinte è stata monitorata fino a 9 mesi dopo il parto, con punti di tempo simili per i partecipanti al controllo. Risultati e misure principali: Le concentrazioni normalizzate dalla dose sono state calcolate come concentrazioni plasmatiche totali o non legate dei farmaci divise per la dose totale giornaliera. La flebotomia è stata eseguita durante 4 visite di studio in gravidanza e 3 visite post partum per le donne incinte e 7 visite in 18 mesi per i partecipanti di controllo. L’ipotesi primaria era quella di testare i cambiamenti in gravidanza delle concentrazioni dose-normalizzate da campioni postpartum non gravide rispetto a quelle delle partecipanti di controllo. Risultati: Delle 351 donne incinte e dei 109 partecipanti di controllo iscritti al MONEAD, 326 donne incinte (età mediana [range], 29 [19-43] anni) e 104 partecipanti di controllo (età mediana [range], 29 [16-43] anni) hanno soddisfatto i criteri di ammissibilità per questa analisi. Rispetto ai valori post-partum, le concentrazioni normalizzate alla dose durante la gravidanza sono state diminuite fino al 56,1% per la lamotrigina (da 15,60 μg/L/mg a 6,85 μg/L/mg; P < .001), 36,8% per il levetiracetam (da 11,33 μg/L/mg a 7,16 μg/L/mg; P < .001), 17,3% per la carbamazepina (da 11,56 μg/L/mg a 7. 97 μg/L/mg; P = .03), 32,6% per l’oxcarbazepina (da 11,55 μg/L/mg a 7,79 μg/L/mg; P < .001), 30,6% per l’oxcarbazepina non legata (da 6,15 μg/L/mg a 4. 27 μg/L/mg; P < .001), 39,9% per lacosamide (26,14 μg/L/mg a 15,71 μg/L/mg; P < .001), e 29,8% per zonisamide (40,12 μg/L/mg a 28,15 μg/L/mg; P < .001). Nessun cambiamento significativo si è verificato per la carbamazepina non legata, carbamazepina-10,11-epoxide e topiramato, anche se una diminuzione è stata osservata per il topiramato (29,83 μg/L/mg a 13,77 μg/L/mg; P = .18). Inoltre, rispetto alle concentrazioni normalizzate dalla dose dei partecipanti al controllo, le concentrazioni mediane normalizzate dalla dose in gravidanza (SE) sono diminuite significativamente per settimana di età gestazionale: carbamazepina, -0,14 (0,06) μg/L/mg (P = .02); carbamazepina non legata, -0,04 (0,01) μg/L/mg (P = .01); lacosamide, -0,23 (0,07) μg/L/mg (P < .001); lamotrigina, -0. 20 (0,02) μg/L/mg (P < .001); levetiracetam, -0,06 (0,03) μg/L/mg (P = .01); oxcarbazepina, -0,14 (0,04) μg/L/mg (P < .001); oxcarbazepina non legata, -0,11 (0,03) μg/L/mg (P < . 001); e zonisamide, -0,53 (0,14) μg/L/mg (P < .001) tranne che per il topiramato (-0,35 [0,20] μg/L/mg a settimana) e la carbamazepina-10,11-epoxide (0,02 [0,01] μg/L/mg). Conclusioni e rilevanza: I risultati dello studio suggeriscono che il monitoraggio del farmaco terapeutico dovrebbe iniziare all’inizio della gravidanza e che dosi crescenti di questi anticonvulsivanti possono essere necessarie durante il corso della gravidanza. Leggi l’articolo qui. - 19/04/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 4-7 aprile 2022 Vaccini a mRNA anti-COVID-19: il PRAC non trova alcuna correlazione con l’epatite autoimmune. Il PRAC ha concluso che le prove disponibili non supportano un nesso causale tra i vaccini anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax e casi molto rari di epatite autoimmune (AIH).L’AIH è una grave condizione infiammatoria cronica in cui il sistema immunitario attacca e danneggia il fegato. Segni e sintomi dell’epatite autoimmune variano da persona a persona e possono includere ingiallimento della pelle (ittero), accumulo di liquidi nelle gambe (edema) o nella pancia (ascite) e sintomi gastrointestinali.La valutazione del comitato si basa sui dati della letteratura medica, sui casi di AIH segnalati spontaneamente nel database EudraVigilance e su ulteriori dati e analisi forniti dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio.Il PRAC ha concluso che le prove disponibili non giustificano attualmente un aggiornamento delle Informazioni del Prodotto dei vaccini.L’EMA continuerà a monitorare attentamente qualsiasi nuova segnalazione della condizione e ad adottare le misure appropriate, qualora necessario. Nuove informazioni di sicurezza per operatori sanitari Nell’ambito della sua attività di parere sugli aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per Nulojix. Nulojix: Rischio di errori terapeutici dovuti dovuti alla modifica della dose di mantenimento. Questa Nota Informativa Importante (NII) ha lo scopo di informare gli operatori sanitari del rischio di errori terapeutici dovuti alla modifica della dose di mantenimento a 6 mg/kg. Nulojix (belatacept) è usato nei pazienti adulti per impedire all’organismo di rigettare un rene trapiantato. È usato insieme a corticosteroidi e acido micofenolico (altri medicinali indicati per prevenire il rigetto d’organo). Nulojix è una polvere che deve essere ricostituita in una soluzione per infusione (infusion in vena). Le dosi sono calcolate in base al peso del paziente. Nella fase iniziale, che dura tre mesi, viene somministrato alla dose di 10 mg per chilogrammo di peso corporeo. Dopo qusta fase, Nulojix viene somministrato a una dose di mantenimento ogni quattro settimane. La dose di mantenimento di Nulojix sarà modificata da 5 mg/kg a 6 mg/kg in conseguenza dell’implementazione di un nuovo processo di produzione. Tuttavia, per circa uno o due mesi, sarà presente sul mercato Nulojix prodotto con entrambi i processi di produzione e di conseguenza le due diverse raccomandazioni sulla dose.Uno scambio tra i prodotti può portare a errori terapeutici con conseguente sovradosaggio o sottodosaggio. Si consiglia agli operatori sanitari di controllare attentamente la dose per il prodotto specifico da somministrare, per effettuare gli aggiustamenti appropriati per i calcoli della dose in base al peso. La NII per Nujolix sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP. A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicata sulla pagina Comunicazioni dirette degli operatori sanitari e nel portale dell’ Agenzia Italiana del Farmaco. Leggi qui il comunicato EMA. - 13/04/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione di Evusheld, medicinale anti-COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio per Evusheld, medicinale sviluppato da AstraZeneca AB per prevenire COVID-19 negli adulti e negli adolescenti a partire dai 12 anni di età e con un peso minimo di 40 kg, prima di una potenziale esposizione al virus SARS-CoV-2. Evusheld è composto da tixagevimab e cilgavimab, due anticorpi monoclonali progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti differenti. Legandosi alla proteina spike, i due anticorpi di Evusheld impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo e per replicarsi provocare l’infezione alla base di COVID-19. Per giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio condotto su oltre 5000 persone e da cui è emerso che Evusheld, somministrato sotto forma di due iniezioni intramuscolari (contenenti rispettivamente 150 mg di tixagevimab e 150 mg di cilgavimab), ha ridotto del 77% il rischio di COVID-19 con una durata stimata della protezione dal virus pari ad almeno sei mesi. Nello studio è stato somministrato Evusheld o placebo (iniezione fittizia) ad adulti che non avevano mai avuto COVID-19 e non avevano ricevuto alcun vaccino anti-COVID-19 o altri trattamenti preventivi. Dei soggetti che avevano ricevuto Evusheld, lo 0,2% (8 su 3441) presentava COVID-19 “breakthrough” (eventi che si presentano nonostante il trattamento) confermata da esami di laboratorio nei primi sei mesi successivi al trattamento, rispetto all’1,0% (17 su 1731) di coloro che avevano ricevuto placebo. Il profilo di sicurezza di Evusheld è stato favorevole e gli effetti indesiderati sono stati generalmente lievi; infatti, reazioni al sito di iniezione o ipersensibilità sono state segnalate da un ridotto numero di soggetti. Il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale superano i rischi per l’uso approvato e trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. I dati dello studio sono stati raccolti prima dell’emergere della variante Omicron che è attualmente alla base della diffusione dell’infezione in tutto il mondo. Studi di laboratorio dimostrano che la variante Omicron BA.1 può essere meno sensibile a tixagevimab e cilgavimab a dosi di 150 mg rispetto alla variante Omicron BA.2. L’EMA valuterà i dati nelle prossime settimane per stabilire se un regime posologico alternativo possa essere appropriato per prevenire la malattia causata da varianti emergenti. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto di Evusheld contengono informazioni destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e informazioni sulle condizioni di autorizzazione del medicinale. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di Evusheld condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati a breve. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni saranno inoltre disponibili in un documento generale sul medicinale destinato al pubblico, contenente una descrizione dei relativi benefici e rischi e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Valutazione di Evusheld Durante la valutazione di Evusheld, il CHMP ha ricevuto il sostegno del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA, PRAC, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di Evusheld, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Evusheld è stato valutato nell’ambito di “OPEN”, un’iniziativa avviata nel dicembre 2020 con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione internazionale nell’ambito della revisione UE dei vaccini e dei trattamenti anti-COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili sulla pagina web relativa alla governance di EMA durante la pandemia da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 01/04/2022
- AIFA: necessari ulteriori approfondimenti su secondo booster vaccini COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha iniziato il 24 marzo 2022 la valutazione dell’opportunità di una seconda dose booster dei vaccini contro il COVID-19 per particolari categorie di soggetti. Considerato il complesso dei dati disponibili, la CTS ha deciso che sono necessari ulteriori approfondimenti, integrando le evidenze scientifiche internazionali con i dati di studi in corso in Italia. La CTS ha ribadito che è essenziale il completamento del ciclo vaccinale seguito dalla dose booster già autorizzata. - 01/04/2022
- “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”. AIFA pubblica il Rapporto 2022 In Europa, nel corso del 2021, sono stati autorizzati 79 nuovi farmaci, di cui 61 contenenti nuove sostanze attive (25 medicinali orfani per il trattamento di patologie rare), 6 farmaci biosimilari e 12 equivalenti. Tra i nuovi farmaci autorizzati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), permane il primato dei medicinali antineoplastici e immunomodulatori (40,5%), destinati al trattamento di malattie autoimmuni e di alcuni tipi di tumori solidi (quali il tumore del polmone, della mammella e dell’utero) e del sangue (quali il mieloma, il linfoma e la leucemia), seguiti dagli antinfettivi ad uso sistemico (12,6%), dai farmaci del sistema nervoso (7,6%) e dell’apparato digerente e del metabolismo (7,6%); percentuali inferiori riguardano nuovi medicinali appartenenti ad altre categorie ATC. Sono alcune delle informazioni contenute nella 4^ edizione del Rapporto “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”, pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco sul portale istituzionale. Il Rapporto ha lo scopo di fornire informazioni sui nuovi medicinali e sulle nuove terapie, che hanno ricevuto un parere positivo dell’EMA nel 2021 o che potrebbero averlo negli anni successivi. Tra i medicinali orfani che hanno ricevuto il parere positivo dell’EMA, due sono farmaci per terapie avanzate, nello specifico terapie geniche: Abecma, per il trattamento di adulti con mieloma multiplo recidivante e refrattario, e Skysona, per il trattamento dell’adrenoleucodistrofia cerebrale precoce. Sui dati disponibili al momento della stesura del Rapporto, per l’anno 2022 è previsto un parere da parte dell’EMA per 96 nuovi medicinali, con una prevalenza di farmaci antineoplastici, seguiti da una quota rilevante di medicinali per il sistema nervoso e sensoriale, immunosoppressori e immunostimolanti e medicinali dell’apparato digerente e del metabolismo. Dei 29 medicinali orfani attualmente in valutazione, infine, 7 sono medicinali per terapie avanzate. La pubblicazione del Rapporto rientra tra le attività di Horizon Scanning dell’AIFA, finalizzate a identificare e valutare precocemente nuovi medicinali e nuove indicazioni terapeutiche di medicinali già autorizzati, che potranno ampliare le opzioni di trattamento a disposizione dei medici e dei pazienti colmando le esigenze di salute non ancora soddisfatte. Leggi qui la notizia sulla pagina AIFA. - 24/03/2022
- Associazione della tipologia di anticoagulante orale con gli esiti clinici avversi in pazienti che continuano la terapia anticoagulante oltre i 90 giorni dopo il ricovero per tromboembolia venosa Le linee guida per la gestione del tromboembolismo venoso (TEV) raccomandano almeno 90 giorni di terapia con anticoagulanti orali. Esistono prove limitate sul farmaco ottimale per continuare la terapia oltre i 90 giorni. Obiettivo: Confrontare la prescrizione di apixaban, rivaroxaban o warfarin dopo 90 giorni iniziali di terapia anticoagulante per gli esiti di ospedalizzazione per TEV ricorrente, sanguinamento maggiore e morte. Disegno dello studio: Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo esplorativo che ha utilizzato i dati da Medicare fee-for-service (2009-2017) e da 2 database di assicurazioni sanitarie commerciali (2004-2018) e ha incluso 64642 adulti che hanno iniziato l’anticoagulazione orale dopo la dimissione dall’ospedale per TEV e hanno continuato il trattamento oltre i 90 giorni. Esposizioni: Apixaban, rivaroxaban o warfarin prescritti dopo un trattamento iniziale di 90 giorni per TEV. Esiti e misure principali: Gli esiti primari includevano l’ospedalizzazione per TEV ricorrente e l’ospedalizzazione per emorragia maggiore. Le analisi sono state aggiustate utilizzando la ponderazione del punteggio di propensione. I pazienti sono stati seguiti dalla fine dell’episodio iniziale di trattamento di 90 giorni fino alla cessazione del trattamento, all’esito, al decesso, al disinserimento o alla fine dei dati disponibili. I modelli proporzionali di Cox ponderati sono stati utilizzati per stimare gli hazard ratio (HR) e gli IC al 95%. Risultati: Lo studio ha incluso 9167 pazienti a cui è stato prescritto apixaban (età media [SD], 71 [14] anni; 5491 [59,9%] donne), 12 468 pazienti a cui è stato prescritto rivaroxaban (età media [SD], 69 [14] anni; 7067 [56,7%] donne), e 43 007 pazienti a cui è stato prescritto warfarin (età media [SD], 70 [15] anni; 25 404 [59,1%] donne). La mediana (IQR) del follow-up era di 109 (59-228) giorni per il TEV ricorrente e 108 (58-226) giorni per l’esito del sanguinamento maggiore. Dopo la ponderazione del punteggio di propensione, il tasso di incidenza di ospedalizzazione per TEV ricorrente era significativamente più basso per apixaban rispetto al warfarin (9,8 vs 13,5 per 1000 anni-persona; HR, 0,69 [95% CI, 0,49-0. 99]), ma i tassi di incidenza non erano significativamente diversi tra apixaban e rivaroxaban (9,8 vs 11,6 per 1000 anni-persona; HR, 0,80 [95% CI, 0,53-1,19]) o rivaroxaban e warfarin (HR, 0,87 [95% CI, 0,65-1,16]). I tassi di ospedalizzazione per emorragia maggiore erano 44,4 per 1000 anni-persona per apixaban, 50,0 per 1000 anni-persona per rivaroxaban, e 47,1 per 1000 anni-persona per warfarin, producendo HR di 0. 92 (95% CI, 0,78-1,09) per apixaban vs warfarin, 0,86 (95% CI, 0,71-1,04) per apixaban vs rivaroxaban, e 1,07 (95% CI, 0,93-1,24) per rivaroxaban vs warfarin. Conclusioni e rilevanza: In questa analisi esplorativa dei pazienti a cui è stata prescritta una terapia anticoagulante orale di lunga durata dopo l’ospedalizzazione per TEV, le prescrizioni di apixaban oltre i 90 giorni, rispetto al warfarin oltre i 90 giorni, erano significativamente associate a un tasso modestamente inferiore di ospedalizzazione per TEV ricorrente, ma nessuna differenza significativa nel tasso di ospedalizzazione per sanguinamento maggiore. Non ci sono state differenze significative per i confronti tra apixaban vs rivaroxaban o rivaroxaban vs warfarin. Bibliografia Pawar A, Gagne JJ, Gopalakrishnan C, et al. Association of Type of Oral Anticoagulant Dispensed With Adverse Clinical Outcomes in Patients Extending Anticoagulation Therapy Beyond 90 Days After Hospitalization for Venous Thromboembolism. JAMA. 2022;327(11):1051–1060. Leggi l’abstract dell’articolo qui - 23/03/2022
- Campagna sull’uso consapevole degli antibiotici 2022 L’Agenzia Italiana del Farmaco lancia la campagna informativa sull’uso consapevole degli antibiotici 2022. L’abuso di antibiotici danneggia la salute del paziente, delle generazioni future e del pianeta. Ogni anno in Italia circa 11.000 persone muoiono a causa di infezioni che non possono essere curate. Questo succede perché l’abuso di antibiotici li rende pericolosamente inefficaci nella lotta contro i batteri. Per evitare tutto questo, non prenderli mai di tua iniziativa ma parlane con il tuo medico. Per promuovere un uso consapevole degli antibiotici, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha realizzato un’iniziativa di comunicazione per la popolazione generale. Guarda qui la campagna sull’uso degli antibiotici nel sito AIFA. - 23/03/2022
- Associazione tra polisolfato di pentosano sodico e disturbi della retina. Il Polisolfato di pentosano sodico è un medicinale utilizzato per il trattamento degli adulti affetti da cistite interstiziale. La cistite interstiziale, nota anche come sindrome della vescica dolorosa, è una condizione cronica della vescica caratterizzata da pressione e dolore vescicale e pelvico e da un’urgente necessità di urinare frequentemente. Colpisce prevalentemente le donne. Non ha alcun meccanismo causale noto. Le stime della prevalenza della patologia variano ampiamente, da meno di 5 a più di 100 per 100000. Le opzioni di trattamento per la cistite interstiziale includono cambiamenti nello stile di vita come modifiche alla dieta, allenamento della vescica, fisioterapia, farmaci, procedure vescicali come idrodistensione e, in rari casi, chirurgia. Il trattamento farmacologico per la cistite interstiziale comprende farmaci da banco (es. antistaminici, antinfiammatori non steroidei) e altri farmaci aspecifici quali antidepressivi triciclici e ciclosporina. L’unico farmaco specifico, approvato per il trattamento della cistite interstiziale è il polisolfato di pentosano sodico. Nonostante abbia ricevuto l’approvazione della FDA fin dal 1996, solo di recente sono emerse preoccupazioni riguardo all’associazione tra polisolfato di pentosano sodico e maculopatia, caratterizzata da difficoltà nella lettura e nell’adattamento della visione al buio. La maculopatia sembra essere associata ad un’esposizione a lungo termine al polisolfato di pentosano sodico. La durata mediana dell’uso del farmaco è di almeno 15 anni, sebbene alcuni pazienti abbiano segnalato durate più brevi. L’associazione tra maculopatia e polisolfato di pentosano sodico è stata osservata mediante un’analisi di disproporzionalità condotta sul database di segnalazione spontanea della FDA (FAERS), che ha confrontato le segnalazioni di eventi avversi raccolte tra il 2013 e il 2020 per il polisolfato di pentosano sodico con quelle associate ad altri farmaci assunti per la cistite, i disturbi della vescica e il dolore alla vescica. C’erano 2775 segnalazioni disponibili per l’analisi nel gruppo col polisolfato di pentosano sodico (di cui 1966 erano donne [70,9%]) e 6833 segnalazioni nel gruppo degli altri farmaci (di cui 4036 [59,1%] donne). La proporzione di eventi avversi per qualsiasi evento maculare rispetto a tutti gli altri eventi è stata più elevata tra gli utilizzatori di polisolfato di pentosano sodico rispetto a quelli che utilizzano altri farmaci per la cistite interstiziale (proportional reporting ratio 1,21, limiti di confidenza al 95% da 1,01 a 1,44). Negli utilizzatori di polisolfato di pentosano sodico, rispetto agli utilizzatori di altri farmaci, sono state proporzionalmente più comuni le segnalazioni di degenerazione maculare (20 [0,8%] rispetto a 15 [0,2%]), di maculopatie (83 [3,4%] rispetto a 2 [0,03%]), distrofie retiniche (3 [0,1%] rispetto a nessuna), danno retinico (5 [0,2%] rispetto a nessuna) e tossicità retinica (3 [0,1%] rispetto a nessuna). I risultati di questo studio dovrebbero essere interpretati alla luce di diversi limiti, derivanti principalmente dai ben noti limiti dei dati FAERS che si basa su segnalazioni spontanee di eventi avversi. Tutte le informazioni sono auto-riferite e non soggette a convalida e non è possibile dedurre un’associazione causale tra i farmaci segnalati e gli eventi avversi in un dato rapporto. A differenza di uno studio di coorte, la mancanza di un vero denominatore (ovvero il numero di persone a cui viene prescritto o utilizzato un prodotto) preclude il calcolo dei tassi di incidenza. Tuttavia questi dati si aggiungono alla crescente evidenza che l’uso di polisolfato di pentosano sodico è associato ad un aumentato rischio di maculopatia e questo suggerirebbe una maggiore cautela nei pazienti in terapia con questo farmaco, che dovrebbero essere sottoposti a regolari controlli della vista per consentire l’individuazione precoce di eventuali disturbi retinici. Bibliografia: McGwin G, MacLennan P, et al. Association between pentosan polysulfate sodium and retinal disorders. JAMA Ophthalmol 2021. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 16/03/2022
- Nota Informativa Importante su Valcyte A decorrere da aprile 2022, Valcyte 50 mg/ml polvere per soluzione orale sarà dotato di un nuovo dispensatore. Lo scopo della presente comunicazione è di informare i medici prescrittori della nuova scala graduata in millilitri (ml) presente sul dispensatore di Valcyte 50 mg/ml polvere per soluzione orale al fine di evitare potenziali errori posologici. Leggi qui la nota informativa. - 16/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2020 Nel 2020, su un totale di circa 20 milioni di dosi somministrate in Italia per tutte le tipologie di vaccini, sono state effettuate 17,9 segnalazioni di reazioni avverse ogni 100.000 dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 606 ogni 1.000.000 di abitanti, in forte decremento rispetto agli ultimi anni. Le segnalazioni che riportano reazioni gravi correlabili al vaccino sono state 1,9 per 100.000 dosi. I dati sono contenuti nel Rapporto Vaccini 2020, pubblicato dall’AIFA, nel quale sono descritte le attività di vaccinovigilanza condotte in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Gruppo di lavoro sull’analisi dei segnali dei vaccini. È stato possibile calcolare i tassi di segnalazione (rapporto tra segnalazioni e i dati di esposizione) grazie al dato relativo al numero di dosi di vaccini somministrate nel 2020, fornito dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute in collaborazione con le Regioni. Tra le sospette reazioni avverse osservate nel 2020 non sono emersi eventi indesiderati che possano modificare la valutazione del rapporto fra beneficio e rischio dei vaccini utilizzati. Tutte le sospette reazioni avverse osservate, infatti, sono note e pertanto già riportate nelle informazioni sul prodotto dei vaccini autorizzati in Italia. Inoltre, non sono stati osservati raggruppamenti, cluster temporali o geografici di segnalazioni riferibili a specifici lotti che abbiano fatto ipotizzare potenziali difetti di qualità del prodotto medicinale. Rispetto al 2019, si osserva per tutti i vaccini una flessione del tasso di segnalazione per dosi somministrate e una concomitante riduzione dei tassi di segnalazione delle reazioni gravi correlabili alla vaccinazione. Questo andamento è verosimilmente attribuibile al minore accesso alle vaccinazioni che si è registrato nel 2020 a causa della pandemia, che si riflette in una diminuzione nel numero di dosi somministrate, circa 3 milioni in meno rispetto al 2019. Oltre all’analisi dettagliata delle sospette reazioni avverse per singola tipologia di vaccino, il Rapporto offre degli approfondimenti con due focus dedicati, rispettivamente, alle vaccinazioni negli adolescenti e nei migranti. Sono invece escluse le segnalazioni relative ai vaccini anti-COVID-19, oggetto di Rapporti dedicati già pubblicati dall’AIFA, in quanto la campagna vaccinale è iniziata il 27 dicembre 2020 con il Vaccine Day e in modo effettivo il 31 dicembre 2020. Leggi qui il rapporto AIFA vaccini 2020. - 16/03/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) Estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 7-10 marzo 2022. Vaccino COVID-19 Janssen: aggiunta di vasculite dei piccoli vasi come effetto indesideratoIl comitato per la sicurezza dei medicinali (PRAC) dell’EMA ha raccomandato di aggiungere la vasculite dei piccoli vasi con manifestazioni cutanee alle informazioni sul vaccino COVID-19 Janssen come possibile effetto indesiderato di frequenza sconosciuta. La vasculite dei piccoli vasi può essere causata da infezioni virali o batteriche, nonché da medicinali e vaccini. Generalmente, le manifestazioni della malattia si risolvono spontaneamente nel tempo con un’adeguata terapia di supporto. Spikevax: nuova avvertenza per riacutizzazioni della sindrome da perdita capillareIl PRAC ha raccomandato di aggiungere un’avvertenza per le riacutizzazioni della sindrome da perdita capillare (CLS) alle informazioni sul prodotto per il vaccino anti-COVID-19 Spikevax. La CLS è una condizione estremamente rara e grave che provoca perdite di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari). La CLS è spesso correlata a infezioni virali, alcuni tumori ematici, malattie infiammatorie e alcuni trattamenti. Il Comitato ha concluso che non vi erano evidenze sufficienti per stabilire un’associazione causale tra i due vaccini e l’insorgenza di nuovi casi di CLS. Tuttavia, il PRAC ha raccomandato l’inclusione di un’avvertenza nelle informazioni sul prodotto per Spikevax per aumentare la consapevolezza del potenziale rischio di riacutizzazioni tra gli operatori sanitari e i pazienti. Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e sintomi della CLS e di un possibile rischio di riacutizzazione nelle persone con una storia di CLS. Gli individui vaccinati con una storia di CLS dovrebbero consultare il proprio medico curante per valutare l’opportunità della vaccinazione. Dexmedetomidina: Aumentato rischio di mortalità nei pazienti in terapia intensiva di età pari o inferiore a 65 anni.Nell’ambito della sua attività di parere sugli aspetti relativi alla sicurezza ad altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una comunicazione diretta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per la dexmedetomidina.La dexmedetomidina è un medicinale autorizzato per la sedazione leggera (uno stato di calma o sensazione di sonnolenza) di pazienti adulti in terapia intensiva, che consente al paziente di rimanere sveglio e rispondere alla stimolazione verbale durante procedure diagnostiche o chirurgiche.Lo studio SPICE III è uno studio clinico randomizzato che ha confrontato l’effetto della sedazione con dexmedetomidina sulla mortalità per tutte le cause (decessi per qualsiasi causa) con l’effetto dello standard di cura in 3.904 pazienti adulti in terapia intensiva in condizioni critiche che necessitano di ventilazione meccanica.Lo studio non ha mostrato differenze nella mortalità complessiva a 90 giorni tra dexmedetomidina e sedativi alternativi (propofol, midazolam). Tuttavia, la dexmedetomidina è stata associata a un aumentato rischio di mortalità nei pazienti di età pari o inferiore a 65 anni, rispetto ai sedativi alternativi. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto antibiotici 2020 Il Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2020” fornisce i dati e le analisi sull’andamento dei consumi e della spesa in Italia per gli antibiotici per uso umano. “Questo lavoro, uno dei più importanti realizzato dall’ Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali dell’AIFA – ha affermato il Direttore Generale Nicola Magrini – illustra una situazione italiana, europea e globale fortemente preoccupante: gli antibiotici sono usati troppo e spesso in modo inappropriato, anche se con segnali di miglioramento. L’Italia si configura come un Paese ad alto tasso di resistenze, con una situazione regionale a macchia di leopardo. Parsimonia è la parola chiave per un miglioramento dell’uso degli antibiotici in tutti i campi, nel rispetto della logica One Health.”. “L’Italia è ancora lontana dal target fissato dal General Programme of Work 2019-2023 dell’OMS, secondo cui la percentuale di antibiotici appartenenti alla categoria Access usati a livello nazionale dovrebbe essere maggiore del 60% – ha affermato Filomena Fortinguerra di AIFA. “L’ottimizzazione della terapia antibiotica appare quanto mai urgente viste le numerose stime che pongono l’Italia tra i Paesi europei dove il rischio individuale di ricevere una prescrizione inappropriata di antibiotico, di acquisire una infezione ospedaliera o una infezione causata da batteri resistenti è più alto – ha dichiarato Evelina Tacconelli, coordinatrice del gruppo OPERA di AIFA – È essenziale promuovere interventi a vari livelli volti all’ottimizzazione delle prescrizioni, al corretto utilizzo delle nuove molecole di antibiotici in ospedale e all’omogeneizzazione degli indirizzi terapeutici in comunità. È necessario un cambiamento che includa un ripensamento dell’atto prescrittivo basato sulle evidenze e su un approccio consapevole, per proteggere le nuove molecole e garantire la riduzione del rischio di ulteriore diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”. “L’OsMed nel corso degli anni ha integrato nel proprio lavoro tante esperienze diverse, adottando un approccio sempre più multidisciplinare – ha affermato Francesco Trotta di AIFA. È fondamentale l’integrazione delle fonti e la condivisione delle informazioni, utilizzando gli strumenti disponibili sul territorio per monitorare e migliorare i comportamenti prescrittivi”. Il Rapporto include i focus sui consumi nella popolazione pediatrica, sulla prescrizione degli antibiotici negli anziani, sulle prescrizioni di fluorochinoloni in sottogruppi specifici di popolazione, sull’uso degli antibiotici in ambito ospedaliero, quelle relative all’acquisto privato di antibiotici di fascia A, sul consumo degli antibiotici a uso non sistemico e la valutazione degli indicatori di appropriatezza prescrittiva nell’ambito della Medicina Generale. Sono presenti dati di confronto dei consumi italiani rispetto agli altri Paesi europei e un’analisi delle esperienze di implementazione di programmi per la corretta gestione degli antibiotici in ospedale. È stata anche condotta una valutazione dell’impatto della pandemia da SARS-CoV-2 sul consumo di antibiotici nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata e degli acquisti da parte delle strutture sanitarie pubbliche, che ha incluso i primi otto mesi dell’anno 2021 per indagare se l’emergenza legata alla pandemia abbia determinato un incremento del ricorso inappropriato agli antibiotici, soprattutto in ambito ospedaliero, con un possibile impatto negativo sulla diffusione di batteri resistenti. Alla presentazione, moderata da Agnese Cangini (AIFA) e Carlo Gagliotti (Agenzia Sanitaria e Sociale Regionale Emilia-Romagna), sono intervenuti: Filomena Fortinguerra e Francesco Trotta (AIFA), Benedikt Huttner (WHO), Sandra Vernero (Slow Medicine), Alessandro Rossi (SIMG), Evelina Tacconelli (Università di Verona), Anna Teresa Palamara ISS, Antonio Battisti (IZS del Lazio e della Toscana), Antonio Fortino (Agenas) e Alessandro Perrella (Regione Campania). Leggi qui il rapporto AIFA 2020 sull’uso degli antibiotici in Italia. - 12/03/2022
- Nota Informativa Importante su Infliximab (Remicade, Flixabi, Inflectra, Remsima e Zessly) Bambini esposti a infliximab in utero (cioè durante la gravidanza) Infliximab attraversa la placenta ed è stato rilevato nel siero dei bambini fino a 12 mesi dopo la nascita. Dopo esposizione al medicinale in utero, i bambini possono essere a maggior rischio di infezione, inclusa una infezione disseminata grave potenzialmente fatale.I vaccini vivi (per esempio, il vaccino BCG) non devono essere somministrati ai bambini dopo l’esposizione in utero a infliximab per 12 mesi dopo la nascita.Qualora sussista un chiaro beneficio clinico per il singolo bambino, la somministrazione anticipata di un vaccino vivo può essere presa in considerazione se i livelli sierici di infliximab nel bambino non sono rilevabili o se la somministrazione di infliximab è stata limitata al primo trimestre di gravidanza. Bambini esposti a infliximab attraverso il latte materno Infliximab è stato rilevato a bassi livelli nel latte materno. È stato rilevato anche nel siero del lattante dopo esposizione a infliximab attraverso il latte materno.La somministrazione di un vaccino vivo a un lattante durante l’allattamento al seno non è raccomandata quando la madre sta ricevendo infliximab, a meno che i livelli sierici di infliximab nel lattante siano non rilevabili. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 08/03/2022
- Diventa applicabile il regolamento relativo all’ampliamento del mandato dell’EMA Il regolamento che rafforza il ruolo dell’EMA nella preparazione alle crisi e nella loro gestione in relazione ai medicinali e ai dispositivi medici diventa applicabile a partire dal 1 marzo 2022. Alcune delle strutture e dei processi istituiti dall’EMA durante la pandemia da COVID-19 vengono resi permanenti e, nel contempo, sono affidati all’Agenzia nuovi compiti. L’EMA si occuperà ora del monitoraggio delle carenze dei medicinali, che potrebbero portare a una situazione di crisi, nonché della segnalazione di carenze di medicinali fondamentali durante una crisi. L’Agenzia coordinerà inoltre le risposte dei paesi UE/SEE rispetto alle carenze di dispositivi medici e di dispositivi diagnostici in vitro essenziali in situazioni di crisi, dopo un periodo di transizione iniziale fino al 2 febbraio 2023. Nelle prossime settimane e mesi, l’EMA istituirà una serie di nuovi organi e formalizzerà quelli esistenti per la gestione dei nuovi compiti. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/03/2022
- Vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid Il Vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid (Novavax) ha ricevuto recentemente l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea ed è attualmente disponibile per l’utilizzo in Italia nell’ambito della campagna vaccinale nazionale. Nuvaxovid è indicato per l’immunizzazione attiva per la prevenzione di COVID-19, malattia causata dal virus SARS-CoV-2, in soggetti di età pari o superiore a 18 anni Si tratta di un vaccino ricombinante, adiuvato. Una dose (0,5 mL) contiene 5 microgrammi della proteina spike* di SARS-CoV-2 con adiuvante Matrix-M.L’adiuvante Matrix-M contiene per ogni dose da 0,5 mL: frazione A (42,5 microgrammi) e frazione C (7,5 microgrammi) di estratto di Quillaja saponaria Molina. E’ qui disponibile il riassunto delle caratteristiche del prodotto. - 28/02/2022
- Raccomandata la sospensione dal mercato delle soluzioni a base di amido idrossietilico per infusione L’11 febbraio 2022, il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione di amido idrossietilico (HES) in tutta l’Unione europea. Questi prodotti sono stati autorizzati come integrazione ad altri trattamenti per la sostituzione del volume plasmatico a seguito di una perdita di sangue acuta (improvvisa). La sicurezza degli HES è stata rivalutata in due separate procedure nel 2013 e a quel tempo sono state messe in atto una serie di restrizioni e misure per ridurre al minimo il rischio di lesioni renali e morte in alcuni pazienti (quelli gravemente malati, con ustioni o con sepsi, un’infezione batterica del sangue). A seguito di una terza revisione condotta nel 2018, l’uso di soluzioni HES per infusione è stato ulteriormente limitato ad ospedali accreditati e gli operatori sanitari, che prescrivono o somministrano tali medicinali, hanno dovuto essere formati al loro uso appropriato. Inoltre, sono state introdotte ulteriori avvertenze nelle informazioni di prodotto per ricordare agli operatori sanitari che questi medicinali non devono essere utilizzati in pazienti con sepsi o insufficienza renale o in altri pazienti vulnerabili come i malati critici. Queste misure sono state messe in atto per garantire che le soluzioni HES per infusione non fossero utilizzate in quei pazienti che risultavano essere a maggior rischio di danno. Alle aziende che commercializzano soluzioni HES per infusione è stato inoltre richiesto di condurre uno studio di farmacoutilizzazione per verificare se tali restrizioni siano state rispettate nella pratica clinica e di presentare i risultati di questo studio all’EMA. Il PRAC ha esaminato i risultati dello studio, che mostrano che le soluzioni HES per infusione sono ancora utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto. Il Comitato ha concluso che le ulteriori restrizioni introdotte nel 2018 non hanno garantito sufficientemente l’uso sicuro dei medicinali e che le soluzioni HES continuano ad essere utilizzate in alcuni gruppi di pazienti in cui è stato dimostrato un grave danno. Dal momento che l’aderenza alla serie di misure concordate nel 2018 era una condizione per l’uso sicuro delle soluzioni HES per infusione, e lo studio ha dimostrato che ciò non è avvenuto, i benefici di questi medicinali non sono più considerati superiori ai loro rischi. Il PRAC ha esplorato la possibilità di introdurre misure aggiuntive per garantire che le soluzioni HES siano utilizzate secondo le informazioni sul prodotto, ma ha concluso che non ci sono altre misure, o combinazioni di misure, che siano fattibili e sufficienti a proteggere i pazienti. Alla luce dei gravi rischi cui sono ancora esposte alcune popolazioni di pazienti, il PRAC ha pertanto raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per le soluzioni HES per infusione in UE. La raccomandazione del PRAC è stata inviata al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh), che ha adottato la sua posizione il 23 febbraio 2022. Informazioni per i Pazienti Le soluzioni HES per infusione sono fluidi sostitutivi somministrati a pazienti che hanno perso sangue a seguito di lesioni o interventi chirurgici.L’EMA raccomanda che questi medicinali siano ritirati dal mercato dell’UE in considerazione dei gravi rischi (lesioni renali e morte) in alcuni pazienti (ad esempio quelli che sono molto malati o che hanno un’intossicazione del sangue).Sono disponibili altre opzioni di trattamento. Informazioni per gli Operatori sanitari Le autorizzazioni alla commercializzazione delle soluzioni HES per infusione sono state raccomandate per la sospensione a causa del rischio di lesioni renali e di morte in alcune popolazioni di pazienti, compresi i pazienti in condizioni critiche e i pazienti con sepsi.Nonostante l’introduzione di controindicazioni e avvertenze nel 2013 e ulteriori misure nel 2018, l’ultimo studio sull’utilizzo dei medicinali mostra che le soluzioni HES per infusione continuano ad essere utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto, il che espone ancora alcune popolazioni di pazienti a gravi rischi.Poiché non è stato possibile identificare altre misure fattibili ed efficaci per minimizzare i rischi, l’EMA raccomanda che le soluzioni HES per infusione siano sospese dal mercato UE per proteggere la salute dei pazienti.Sono disponibili alternative di trattamento che devono essere selezionate secondo le pertinenti linee guida cliniche. Una Nota Informativa Importante (NII) sarà inviata a tempo debito agli operatori sanitari interessati. La NII sarà anche pubblicato con una pagina dedicata sul sito web di EMA. Maggiori informazioni sui medicinali Le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate per la gestione dell’ipovolaemia (basso volume ematico) causata da una perdita acuta di sangue, laddove il trattamento con soluzioni di infusione alternative, note come cristalloidi, da solo non sia considerato sufficiente. Le soluzioni HES appartengono a una classe di farmaci noti come colloidi. Oltre agli emoderivati, vi sono due tipi di medicinali usati per la sostituzione del volume del plasma: i cristalloidi e i colloidi. I colloidi contengono grandi molecole come l’amido, mentre i cristalloidi sono soluzioni di sostanze a basso peso molecolare e comprendono le soluzioni saline e il Ringer. Nell’UE, le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate tramite procedure nazionali e sono disponibili in diversi Stati membri con vari nomi commerciali. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, ha formulato le sue raccomandazioni dopo aver esaminato i risultati di uno studio sull’utilizzo dei medicinali che è stato richiesto come parte delle misure aggiuntive di minimizzazione del rischio derivanti da una procedura di referral secondo l’Articolo 107i conclusa nel 2018. La raccomandazione del PRAC è stata trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh). Il CMDh, avendo preso in considerazione anche le informazioni aggiuntive fornite dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio delle soluzioni HES per infusione e da parti terze, ha approvato la raccomandazione del PRAC e ha adottato la sua posizione. Poiché la posizione del CMDh è stata adottata a maggioranza, sarà ora inviata alla Commissione europea, che a tempo debito prenderà una decisione legalmente vincolante in tutta l’UE. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 28/02/2022
- Nota Informativa Importante su Xagrid (anagrelide cloridrato) Vi è un aumentato rischio di complicanze trombotiche, compreso l’infarto cerebrale, in caso di interruzione improvvisa di anagrelide. L’interruzione improvvisa del trattamento deve essere evitata a causa del rischio di un improvviso aumento della conta piastrinica e di complicanze trombotiche potenzialmente fatali, come l’infarto cerebrale. In caso di interruzione del dosaggio o sospensione del trattamento, monitorare frequentemente la conta piastrinica (fare riferimento al paragrafo 4.4 dell’RCP). Istruire i pazienti su come riconoscere i primi segni e sintomi indicativi di complicanze trombotiche, come un infarto cerebrale, e a rivolgersi al medico nel caso in cui si verificassero tali sintomi. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 22/02/2022
- Il PRAC raccomanda la sospensione dal mercato delle soluzioni di amido idrossietilico per infusione Il comitato di sicurezza dell’EMA, PRAC, ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione di amido idrossietilico (HES) in tutta l’Unione europea. Questi prodotti sono stati autorizzati come integrazione ad altri trattamenti per la sostituzione del volume plasmatico a seguito di una perdita di sangue acuta (improvvisa). La sicurezza degli HES è stata rivalutata in due separate procedure nel 2013, e a quel tempo sono state messe in atto una serie di restrizioni e misure per ridurre al minimo il rischio di lesioni renali e morte in alcuni pazienti (quelli gravemente malati, con ustioni o con sepsi, un’infezione batterica del sangue). A seguito di una terza revisione condotta nel 2018, l’uso di soluzioni HES per infusione è stato ulteriormente limitato ad ospedali accreditati e gli operatori sanitari, che prescrivono o somministrano tali medicinali, hanno dovuto essere formati al loro uso appropriato. Inoltre, sono state introdotte ulteriori avvertenze nelle informazioni di prodotto per ricordare agli operatori sanitari che questi medicinali non devono essere utilizzati in pazienti con sepsi o insufficienza renale o in altri pazienti vulnerabili come i malati critici. Queste misure sono state messe in atto per garantire che le soluzioni HES per infusione non fossero utilizzate in quei pazienti che risultavano essere a maggior rischio di danno. Alle aziende che commercializzano soluzioni HES per infusione è stato inoltre richiesto di condurre uno studio di farmacoutilizzazione per verificare se tali restrizioni siano state rispettate nella pratica clinica e di presentare i risultati di questo studio all’EMA. Il PRAC ha ora esaminato i risultati dello studio, che mostrano che le soluzioni HES per infusione sono ancora utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto. Il Comitato ha concluso che le ulteriori restrizioni introdotte nel 2018 non hanno garantito sufficientemente l’uso sicuro dei medicinali e che le soluzioni HES continuano ad essere utilizzate in alcuni gruppi di pazienti in cui è stato dimostrato un grave danno. Dal momento che l’aderenza alla serie di misure concordate nel 2018 era una condizione per l’uso sicuro delle soluzioni HES per infusione, e lo studio ha dimostrato che ciò non è avvenuto, i benefici di questi medicinali non sono più considerati superiori ai loro rischi. Il PRAC ha esplorato la possibilità di introdurre misure aggiuntive per garantire che le soluzioni HES siano utilizzate secondo le informazioni sul prodotto, ma ha concluso che non ci sono altre misure, o combinazioni di misure, che siano fattibili e sufficienti a proteggere i pazienti. Alla luce dei gravi rischi cui sono ancora esposte alcune popolazioni di pazienti, il PRAC ha pertanto raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per le soluzioni HES per infusione in UE. La raccomandazione PRAC sarà ora trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh) per considerazione nella prossima riunione del febbraio 2022. Informazioni per i Pazienti Le soluzioni HES per infusione sono fluidi sostitutivi somministrati a pazienti che hanno perso sangue a seguito di lesioni o interventi chirurgici.L’EMA raccomanda che questi medicinali siano ritirati dal mercato dell’UE in considerazione dei gravi rischi (lesioni renali e morte) in alcuni pazienti (ad esempio quelli che sono molto malati o che hanno un’intossicazione del sangue).Sono disponibili altre opzioni di trattamento. Informazioni per gli Operatori sanitari Le autorizzazioni alla commercializzazione delle soluzioni HES per infusione sono state raccomandate per la sospensione a causa del rischio di lesioni renali e di morte in alcune popolazioni di pazienti, compresi i pazienti in condizioni critiche e i pazienti con sepsi. Nonostante l’introduzione di controindicazioni e avvertenze nel 2013 e ulteriori misure nel 2018, l’ultimo studio sull’utilizzo dei medicinali mostra che le soluzioni HES per infusione continuano ad essere utilizzate al di fuori delle raccomandazioni incluse nelle informazioni di prodotto, il che espone ancora alcune popolazioni di pazienti a gravi rischi.Poiché non è stato possibile identificare altre misure fattibili ed efficaci per minimizzare i rischi, l’EMA raccomanda che le soluzioni HES per infusione siano sospese dal mercato UE per proteggere la salute dei pazienti.Sono disponibili trattamenti alternativi che devono essere selezionati secondo le pertinenti linee guida cliniche. Maggiori informazioni sui medicinali Le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate per la gestione dell’ipovolaemia (basso volume ematico) causata da una perdita acuta di sangue, laddove il trattamento con soluzioni di infusione alternative, note come cristalloidi, da solo non sia considerato sufficiente. Le soluzioni HES appartengono a una classe di farmaci noti come colloidi. Oltre agli emoderivati, vi sono due tipi di medicinali usati per la sostituzione del volume del plasma: i cristalloidi e i colloidi. I colloidi contengono grandi molecole come l’amido, mentre i cristalloidi sono soluzioni di sostanze a basso peso molecolare e comprendono le soluzioni saline e il Ringer. Nell’UE, le soluzioni HES per infusione sono state autorizzate tramite procedure nazionali e sono disponibili in diversi Stati membri con vari nomi commerciali. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, ha formulato le sue raccomandazioni dopo aver esaminato i risultati di uno studio sull’utilizzo dei medicinali che è stato richiesto come parte delle misure aggiuntive di minimizzazione del rischio derivanti da un Articolo 107i Procedura di Referral concluso nel 2018. La raccomandazione del PRAC sarà ora trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umanoCoordination (CMDh) che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/02/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del PRAC del 7-10 febbraio 2022 Il PRAC sta valutando i casi segnalati di sanguinamento mestruale abbondante (mestruazioni abbondanti) e assenza di mestruazioni (amenorrea) con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax. Il Comitato aveva precedentemente analizzato le segnalazioni relative ai disturbi mestruali nel contesto dei rapporti di sintesi sulla sicurezza per i vaccini COVID-19 approvati nell’UE concludendo all’epoca che le evidenze disponibili non supportavano un nesso causale tra questi vaccini e i disturbi mestruali. Alla luce delle nuove segnalazioni spontanee di disturbi mestruali con entrambi i vaccini e dei risultati della letteratura, il PRAC ha deciso di valutare ulteriormente i casi di mestruazioni abbondanti o di amenorrea dopo la vaccinazione. I disturbi mestruali sono molto comuni e possono verificarsi a seguito di un’ampia gamma di condizioni mediche di base, nonché per stress e stanchezza. Questi disturbi sono stati segnalati anche in seguito a COVID-19. Le mestruazioni abbondanti possono essere definite come sanguinamenti caratterizzati da un volume che può interferire con la qualità della vita fisica, sociale, emotiva e materiale della persona. L’amenorrea può essere definita come l’assenza di sanguinamento mestruale per tre o più mesi consecutivi. Dopo aver esaminato le prove disponibili, il PRAC ha deciso di richiedere una valutazione approfondita di tutti i dati disponibili, comprese le segnalazioni provenienti da sistemi di segnalazione spontanea, le sperimentazioni cliniche e la letteratura pubblicata. In questa fase, non è ancora chiaro se esista un nesso causale tra i vaccini COVID-19 e le segnalazioni di mestruazioni abbondanti o amenorrea. Inoltre, non ci sono prove che suggeriscano che i vaccini COVID-19 influiscano sulla fertilità. L’EMA fornirà informazioni aggiornate qualora disponibili. Guida aggiornata sui requisiti fondamentali per i piani di gestione del rischio dei vaccini COVID-19 Il PRAC ha adottato una guida aggiornata sui requisiti fondamentali per i piani di gestione del rischio (RMP) dei vaccini COVID-19.Come per qualsiasi medicinale autorizzato nell’UE, le aziende devono presentare il loro RMP quando richiedono un’autorizzazione all’immissione in commercio per descrivere in dettaglio il piano per la sorveglianza post-marketing e quali misure devono essere messe in atto per caratterizzare e gestire ulteriormente i rischi. Nel contesto della pandemia, l’EMA ha adottato linee guida specifiche per gli RMP dei vaccini COVID-19, che integrano le linee guida esistenti sul formato RMP nell’UE e le linee guida sulle buone pratiche di farmacovigilanza. A seguito della discussione al PRAC, questa guida è stata aggiornata alla luce dell’esperienza maturata durante la pandemia per includere considerazioni specifiche su: requisiti di contenuto per le relazioni di sintesi sulla sicurezza (precedentemente definite come “rapporti mensili di sintesi sulla sicurezza”) da presentare all’EMA da parte dei titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini COVID-19 di nuova autorizzazione e dettagli sugli argomenti di sicurezza per i quali è più appropriato il monitoraggio con i consueti rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR);considerazioni sulle variazioni di frequenza dei rapporti di sintesi sulla sicurezza e quando è opportuno eliminare l’obbligo di presentare tali rapporti. La nuova versione della guida è disponibile sul sito web dell’EMA. Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari Come parte delle sue consulenze sugli aspetti relativi alla sicurezza per altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una Nota Informativa Importante rivolta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per infliximab. Raccomandazione di posticipare l’impiego di vaccini vivi nei neonati esposti a infliximab durante la gravidanza o l’allattamento al seno Questa NII informa gli operatori sanitari della necessità di posticipare l’impiego di vaccini vivi nei neonati che sono esposti a infliximab durante la gravidanza o l’allattamento al seno.Infliximab è un medicinale antinfiammatorio autorizzato per il trattamento di adulti affetti da artrite reumatoide (una malattia del sistema immunitario che causa infiammazione delle articolazioni), morbo di Crohn (una malattia che causa infiammazione del tratto digerente), colite ulcerosa (una malattia che causa infiammazione e ulcere nel rivestimento dell’intestino), spondilite anchilosante (una malattia che causa infiammazione e dolore alle articolazioni della colonna vertebrale), artrite psoriasica (una malattia che causa macchie rosse e squamose sulla pelle e infiammazione delle articolazioni) o psoriasi (una malattia che causa macchie rosse e squamose sulla pelle). Infliximab è autorizzato anche nei pazienti di età compresa tra 6 e 17 anni affetti da morbo di Crohn in fase attiva o colite ulcerosa gravemente attiva, quando non hanno risposto o non possono assumere altri medicinali o trattamenti.A seguito del trattamento con infliximab durante la gravidanza, è stato riportato che il medicinale attraversa la placenta ed è stato rilevato nei neonati fino a 12 mesi dopo la nascita. I vaccini vivi non devono essere somministrati ai neonati per 12 mesi dopo la nascita se sono stati esposti a infliximab durante la gravidanza. Se i livelli sierici di infliximab nel neonato non sono rilevabili o la somministrazione di infliximab è stata limitata al primo trimestre di gravidanza, la somministrazione di un vaccino vivo potrebbe essere presa in considerazione in un momento precedente se vi è un chiaro beneficio clinico per il singolo neonato.L’infliximab è stato rilevato anche a bassi livelli nel latte materno, pertanto la somministrazione di un vaccino vivo a un neonato allattato al seno mentre la madre sta assumendo il medicinale non è raccomandata a meno che i livelli sierici di infliximab nel bambino non siano rilevabili.È importante che le donne trattate con infliximab in gravidanza o che allattano al seno il proprio bambino informino l’operatore sanitario responsabile della vaccinazione del proprio bambino in merito al trattamento con infliximab.La NII per infliximab sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP.A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio con un piano di comunicazione concordato e pubblicata sul sito EMA sulla pagina delle NII dirette degli operatori sanitari e nelle pagine dei siti delle agenzie degli Stati membri dell’UE riservate a queste comunicazioni. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 15/02/2022
- L’EMA avvia la revisione dei dati di sicurezza degli inibitori della Janus chinasi per i disturbi infiammatori Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato una revisione dei dati di sicurezza degli inibitori della Janus chinasi (JAK) utilizzati per il trattamento di diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondilite anchilosante, colite ulcerosa e dermatite atopica). La revisione è stata sollecitata dai risultati finali di uno studio clinico (studio A3921133) condotto con l’inibitore JAK Xeljanz (tofacitinib). I risultati hanno mostrato che i pazienti che assumevano Xeljanz per l’artrite reumatoide e che erano a rischio di malattie cardiache avevano maggiori probabilità di avere un grave problema cardiovascolare (come infarto, ictus o morte per malattie cardiovascolari) e avevano un rischio maggiore di sviluppare un tumore rispetto a quelli trattati con medicinali appartenenti alla classe degli inibitori del TNF-alfa. Lo studio ha anche mostrato che rispetto agli inibitori del TNF-alfa, Xeljanz era associato ad un rischio maggiore di morte per ogni causa, infezioni gravi e coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde (tromboembolia venosa, TEV). Inoltre, i risultati preliminari di uno studio osservazionale che ha coinvolto un altro inibitore della JAK, Olumiant (baricitinib), suggeriscono un aumento del rischio di gravi problemi cardiovascolari e TEV anche nei pazienti con artrite reumatoide trattati con Olumiant rispetto a quelli trattati con inibitori del TNF-alfa. Nel trattamento dei disturbi infiammatori, Olumiant e altri inibitori JAK agiscono in modo simile a Xeljanz. Il PRAC eseguirà quindi una revisione per determinare se questi rischi sono associati a tutti gli inibitori JAK autorizzati nell’UE per il trattamento dei disturbi infiammatori e se le autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali debbano essere modificate. Alcune misure per ridurre al minimo questi rischi sono già in atto per Xeljanz a seguito di una revisione conclusa nel 2020, che ha analizzato i risultati intermedi dello studio A3921133. Inoltre, le informazioni del prodotto per Xeljanz sono state ulteriormente aggiornate nel 2021 per riflettere l’aumento del rischio di gravi problemi cardiovascolari e tumori osservato dai dati aggiuntivi provenienti da questo studio. Maggiori informazioni sui medicinali Gli inibitori della Janus chinasi oggetto di questa revisione sono usati per il trattamento di diversi disturbi infiammatori cronici (artrite reumatoide, artrite psoriasica, artrite idiopatica giovanile, spondilite anchilosante, colite ulcerosa e dermatite atopica). Questi enzimi svolgono un ruolo importante nel processo di infiammazione che si verifica in questi disturbi. Bloccando l’azione degli enzimi, i medicinali aiutano a ridurre l’infiammazione e altri sintomi di questi disturbi.Alcuni inibitori della JAK (Jakavi e Inrebic) sono usati per trattare disturbi mieloproliferativi; in questa fase la revisione non includerà questi medicinali. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli inibitori JAK nel trattamento dei disturbi infiammatori è stata avviata su richiesta della Commissione Europea (CE) ai sensi dell’ articolo 20 del Regolamento (CE) n. 726/2004.La revisione è condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno quindi trasmesse al Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP), responsabile per le questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere. La fase finale della procedura di riesame è l’adozione da parte della CE di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/02/2022
- Nota Informativa Importante su Mavenclad (cladribina) Sono stati segnalati casi di danno epatico, inclusi casi gravi e casi che hanno portato all’interruzione del trattamento in pazienti trattati con Mavenclad. Prima di iniziare il trattamento, deve essere acquisita una dettagliata anamnesi del paziente in merito a disturbi epatici sottostanti o precedenti episodi di danno epatico con altri farmaci. Devono essere analizzati i test di funzionalità epatica inclusa la valutazione dei livelli sierici di aminotransferasi, fosfatasi alcalina e bilirubina totale prima dell’inizio della terapia nell’anno 1 e nell’anno 2. Durante il trattamento, devono essere effettuati test di funzionalità epatica e ripetuti quando necessario. Nel caso in cui un paziente sviluppi un danno epatico, il trattamento con Mavenclad deve essere interrotto o sospeso, come appropriato. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 15/02/2022
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza. Il nuovo numero del Bollettino di Farmacovigilanza del Centro Regionale è incentrato sulla sicurezza dei vaccini anti COVID-19. L’Uppsala Monitoring Center dell’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica periodicamente sul proprio sito web un bollettino di Farmacovigilanza. Vista l’attualità e l’importanza degli argomenti trattati, il CRFV Sardegna ha scelto di tradurre fedelmente due articoli del 85°Bollettino di Farmacovigilanza del Centro di Uppsala, in modo da renderli fruibili a tutti gli operatori sanitari della regione e a tutti i pazienti/cittadini. Leggi qui il Bollettino di Farmacovigilanza. - 10/02/2022
- AIFA pubblica il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 Mercoledì 9 febbraio 2022 alle ore 10:30 l’Agenzia Italiana del Farmaco ha presentato il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19, con i dati e le informazioni di sicurezza e beneficio/rischio relative ai vaccini COVID-19 per il periodo 27/12/2020 – 26/12/2021. Hanno coordinato il Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini e il Presidente del Comitato Tecnico Scientifico (CTS) Franco Locatelli. Sono intervenuti Anna Rosa Marra, Dirigente Area Vigilanza post-marketing AIFA, Annalisa Capuano, Professore Ordinario di Farmacologia dell’Università degli Studi della Campania “L. Vanvitelli” e responsabile del Centro Regionale di farmacovigilanza Campania, Giovanna Zanoni, allergologa e immunologa dell’azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, Pasquale Marchione, medico specialista in neurologia dell’Ufficio Gestione dei segnali di AIFA. Il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 è stato elaborato dall’AIFA con il contributo di tutti i Centri Regionali di Farmacovigilanza, del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) nell’anno di campagna vaccinale dal 27 dicembre 2020 al 26 dicembre 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 117.920 segnalazioni su un totale di 108.530.987 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 109 ogni 100.000 dosi), di cui l’83,7% (n. 98.717) riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 16,2% del totale (n. 19.055), con un tasso di 17,6 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (73% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore. Nell’anno di campagna vaccinale Comirnaty è stato il vaccino più utilizzato in Italia (69,1%), seguito da Spikevax (18,3%), Vaxzevria (11,2%), e Vaccino COVID-19 Janssen (1,4%). Le segnalazioni per tipologia di vaccino sono invece così distribuite: Comirnaty 68%, Vaxzevria 19,8%, Spikevax 10,8%, Vaccino COVID-19 Janssen 1,4%. Per tutti i vaccini gli eventi avversi più segnalati, perlopiù non gravi e già risolti al momento della segnalazione, sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Si segnala che nell’ambito degli studi registrativi fino a un 64% di effetti indesiderati è stato rilevato nel gruppo placebo ed è riferibile al cosiddetto effetto nocebo. Per quanto riguarda la somministrazione della terza dose, iniziata nel mese di settembre, al 26 dicembre 2021 sono state inserite nella RNF 3.510 segnalazioni, a fronte di 16.198.231 di terze dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 21,7 segnalazioni ogni 100.000 terze dosi, inferiore a quanto osservato per le dosi del ciclo primario. L’84,1% (n. 2.951) delle segnalazioni è riferita a eventi non gravi, con un tasso di segnalazione pari a 18,2 ogni 100.000 dosi somministrate, e il 15,9% (558) a eventi avversi gravi, con un tasso di 3,4 segnalazioni di eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Sono pervenute 730 segnalazioni dopo vaccinazioni eterologhe, che prevedono l’utilizzo di 2 diversi vaccini COVID-19 per i cicli di vaccinazione primaria (vaccinazione primaria eterologa) o per le dosi di richiamo 3-6 mesi dopo il ciclo di vaccinazione primaria (richiamo eterologo). La maggior parte delle segnalazioni dopo vaccinazione eterologa sono relative alla somministrazione di un vaccino a mRNA dopo prima somministrazione di un vaccino a vettore adenovirale, sono per la maggior parte non gravi e presentano le stesse caratteristiche del resto delle segnalazioni. In merito alle vaccinazioni in età pediatrica (5-16 anni), al 26/12/2021 risultano somministrate 4.178.361 di dosi di vaccino, il 96% delle quali nella fascia di età 12-16 anni (4.005.471 dosi) e il 4% nella fascia 5-11 anni (172.890 dosi). Tra i due vaccini autorizzati per questa popolazione, Comirnaty è stato il più utilizzato (87,5%) (Spikevax 12,5%). Al 26 dicembre 2021 nella RNF sono state registrate complessivamente 1.170 segnalazioni di sospette reazioni avverse manifestatesi nella popolazione pediatrica, che rappresentano l’1% di tutte le segnalazioni, con un tasso di segnalazione pari a 28 eventi ogni 100.000 dosi somministrate nella fascia pediatrica, indipendentemente dalla tipologia di vaccino e dalla valutazione del nesso di causalità, inferiore dunque rispetto a quello riscontrato nella popolazione generale (109 eventi ogni 100.000 dosi somministrate). Nella popolazione pediatrica gli eventi avversi più frequentemente segnalati sono febbre, cefalea, stanchezza e vomito. Il 69% delle reazioni si sono risolte completamente o erano in miglioramento al momento della segnalazione. I tassi di segnalazione nella fascia d’età 5-11 sono preliminari e al momento non emergono particolari problemi di sicurezza. La vaccinazione per COVID-19 è indicata sia in gravidanza sia in allattamento e non emergono particolari problemi di sicurezza dai dati di farmacovigilanza e di studi ad hoc in questa popolazione. Non vi sono inoltre evidenze che suggeriscano che i vaccini anti-COVID-19 possano influenzare negativamente la fertilità in entrambi i sessi. Gli altri approfondimenti presenti nel Rapporto, su eventi di particolare interesse come anafilassi, sindrome di Guillain-Barré, miocarditi/pericarditi, paralisi di Bell e trombosi trombocitopenica confermano i dati di sicurezza valutati a livello europeo. L’evento è stato trasmesso in diretta streaming sul canale YouTube dell’AIFA. Leggi qui il rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-Covid-19. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Sarilumab (Kevzara) La disponibilità di tutte e quattro le presentazioni di Kevzara (sarilumab), (siringa pre-riempita da 150 mg o 200 mg o penne pre-riempite), potrebbe risultare temporaneamente limitata. La carenza è dovuta ad un aumento della domanda che si ritiene possa durare fino a fine Marzo 2022. In carenza di Kevzara, invitiamo a considerare alternative adeguate in base alle diponibilità sul mercato. In ragione delle alternative disponibili, potrebbe essere necessario formare il paziente circa le modalità di auto-somministrazione. Leggi qui la nota informativa. - 09/02/2022
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty negli adolescenti L’Agenzia europea per i medicinali ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Comirnaty (il vaccino di BioNTech/Pfizer) negli adolescenti di età compresa tra 12 e 15 anni. Inoltre, è in corso anche la domanda di autorizzazione per l’uso negli adolescenti di età compresa tra 16 e 17 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Al momento, la dose di richiamo può essere somministrata alle persone di età pari o superiore a 18 anni. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza il vaccino, compresi i risultati delle evidenze dal mondo reale provenienti da Israele. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione a tempo debito. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Le autorità nazionali di sanità pubblica possono formulare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, come pure sui relativi requisiti di certificazione per viaggiare, tenendo conto dei dati emergenti sull’efficacia e dei limitati dati sulla sicurezza. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente su SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di donepezil Medicinali a base di donepezil: Aggiornamenti delle informazioni sulla sicurezza del prodotto relative ai disturbi della conduzione cardiaca inclusi il prolungamento dell’intervallo QT e la torsione di punta. Riepilogo Dopo l’immissione in commercio di donepezil, vi sono state segnalazioni relative al prolungamento dell’intervallo QTc e alla torsione di punta in associazione alla terapiaSi raccomanda cautela in pazienti con anamnesi preesistente o familiare di prolungamento dell’intervallo QTcSi raccomanda cautela nei pazienti in trattamento concomitante con farmaci che influenzano l’intervallo QTc o che inducono bradicardiaSi raccomanda cautela nei pazienti con malattie cardiache rilevanti o squilibri elettrolitici. Nei pazienti a rischio deve essere considerato un monitoraggio mediante elettrocardiogramma (ECG).Aggiunta di effetti indesiderati: tachicardia ventricolare polimorfa, compresa la torsione di punta; prolungamento dell’intervallo QT all’elettrocardiogrammaAggiornamento delle interazioni tra farmaci Leggi qui la nota informativa importante. - 07/02/2022
- Il Tramadolo è associato ad un rischio di mortalità più elevato rispetto alla codeina. Il tramadolo è un farmaco di origine sintetica appartenente alla classe degli antidolorifici oppioidi. È impiegato nel trattamento di stati dolorosi, in particolare per gestire il dolore cronico. E’ un farmaco capace di interagire con i recettori oppioidi ed è inoltre in grado di inibire il reuptake di noradrenalina e serotonina. Gli oppioidi sono utilizzati nel trattamento farmaceutico del dolore oncologico da moderato a grave e sono comunemente prescritti per il dolore cronico non oncologico quando le terapie alternative non forniscono più un sollievo sufficiente. Fino a poco tempo fa il tramadolo è stato considerato un oppioide relativamente sicuro ed è stato fortemente raccomandato dall’American Academy of Orthopaedic Surgeons per i pazienti affetti da artrosi sintomatica del ginocchio. Tra il 2019 e il 2020 è stato l’oppioide sintetico più prescritto nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Spagna. Gli effetti avversi comuni non pericolosi per la vita (es. mal di testa, prurito e nausea) del tramadolo sono ben conosciuti, mentre finora si sapeva poco riguardo ai possibili eventi avversi fatali. Uno studio osservazionale del 2020, ha mostrato che i pazienti con osteoartrite trattati con tramadolo avevano un rischio di morte dal 20% al 50% più elevato durante il primo anno di trattamento rispetto a quelli trattati con FANS. In seguito a queste osservazioni e dato l’uso diffuso del tramadolo per gestire un ampio spettro di condizioni dolorose, il passo successivo è stato quello di misurare il suo profilo di sicurezza mettendolo a confronto con altri farmaci. Uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione ha confrontato i rischi di mortalità per tutte le cause, eventi cardiovascolari, fratture, costipazione, delirio, cadute, abuso/dipendenza da oppiacei e disturbi del sonno tra i pazienti in trattamento con tramadolo e pazienti che hanno ricevuto codeina. La codeina è stata utilizzata come comparatore poiché sia questa che il tramadolo sono oppioidi deboli con una copertura di indicazione simile. La coorte comprendeva persone di età pari o superiore a 18 anni a cui erano stati prescritti tramadolo o codeina dal 2007 al 2017. Dei 368960 pazienti partecipanti cui è stato prescritto tramadolo o codeina tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2017, a 184480 è stato dispensato tramadolo e a 184480 codeina. L’età media dei pazienti era di 52,7 anni nel braccio tramadolo e 53,5 anni nel braccio codeina e la prevalenza del cancro era rispettivamente del 3,2% e del 3,3%. Le diagnosi più comuni in questa coorte erano mal di schiena (47,5% vs 48,5%), dolore al collo/spalla (28,6% vs 29,5%) e osteoartrite (15,3% vs 15,5%). Rispetto alla codeina, l’uso di tramadolo è associato a un rischio significativamente più elevato di mortalità (13,00 vs 5,61 per 1000 anni-persona; HR 2,31), a un rischio più elevato di eventi cardiovascolari (10,03 vs 8,67 per 1000 anni-persona; HR, 1,15) e fratture (12,26 vs 8,13 per 1000 anni-persona, HR, 1,50). È stato dimostrato inoltre che l’aumento del rischio di mortalità associato al tramadolo è significativamente più alto nelle persone più giovani rispetto a quelle più anziane e nelle donne rispetto agli uomini. In conclusione, sebbene vi siano fattori confondenti e limitazioni in questo studio retrospettivo legati per esempio al fatto che i prescrittori del tramadolo o della codeina utilizzassero dei criteri di selezione sulla base della sintomatologia dei pazienti nella preferenza di un farmaco o dell’altro, i dati ottenuti suggeriscono una maggiore cautela nell’utilizzo del tramadolo. Bibliografia: Xie J et al. Association of Tramadol vs Codeine Prescription Dispensation With Mortality and Other Adverse Clinical Outcomes. J Am Med Assoc. 2021;326(15):1504-1515, 1483-1484. Leggi qui l’articolo. - 02/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di Irinotecan Medicinali a base di Irinotecan: riduzione della dose iniziale per diminuire il rischio di neutropenia e diarrea indotte da irinotecan in pazienti con le varianti UGT1A1*28 e *6. Riepilogo: • Pazienti con ridotta attività dell’UGT1A1 (ad es. omozigoti per le varianti UGT1A1*28 o *6, come nella sindrome di Gilbert) hanno un rischio maggiore di manifestare neutropenia e diarrea severe a seguito del trattamento con irinotecan. Questo rischio aumenta con l’incremento della dose di irinotecan. • Deve essere presa in considerazione una riduzione della dose iniziale di irinotecan per i pazienti che sono metabolizzatori lenti dell’UGT1A1, sebbene la riduzione esatta della dose iniziale non sia stata stabilita, in particolare per coloro a cui vengono somministrate dosi >180 mg/m² o per i pazienti fragili. È necessario tenere in considerazione le linee guida cliniche applicabili per le raccomandazioni sul dosaggio in questo gruppo di pazienti. Le dosi successive possono essere aumentate in base alla tolleranza individuale del paziente al trattamento. • È possibile ricorrere alla genotipizzazione dell’UGT1A1 per identificare i pazienti che hanno un rischio maggiore di manifestare neutropenia e diarrea severe, tuttavia l’utilità clinica della genotipizzazione pretrattamento non è certa, poiché il polimorfismo dell’UGT1A1 non giustifica i livelli di tossicità osservati con la terapia a base di irinotecan. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 01/02/2022
- AIFA definisce le modalità di utilizzo di Paxlovid presto disponibile in Italia La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella seduta del 28 gennaio 2022, ha definito i criteri di utilizzo del medicinale Paxlovid, farmaco antivirale orale per la cura del COVID-19. Il farmaco aveva già avuto nel dicembre 2021 il parere favorevole della CTS per la distribuzione in emergenza e sarà disponibile dalla prima settimana di febbraio 2022. Paxlovid, che nello studio registrativo si è dimostrato efficace nel ridurre dell’88% il rischio di ospedalizzazione e morte, è indicato per il trattamento di pazienti adulti con infezione recente da SARS-CoV-2 con malattia lieve-moderata che non necessitano ossigenoterapia e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 severo. Il trattamento con Paxlovid deve essere iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi e ha una durata di 5 giorni. Le modalità per la selezione dei pazienti e per la prescrivibilità e distribuzione del farmaco saranno le stesse già stabilite per l’altro antivirale orale (molnupiravir). È previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio, che sarà accessibile sul sito dell’Agenzia. Leggi qui il comunicato stampa EMA. - 01/02/2022
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid (PF-07321332 / ritonavir), un’antivirale orale indicato per il trattamento di COVID-19. L’azienda richiedente è Pfizer Europe MA EEIG. Il Comitato ha raccomandato l’autorizzazione del medicinale per il trattamento di COVID-19 in adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Paxlovid è il primo antivirale orale ad essere raccomandato per il trattamento della malattia da coronavirus 2019 nell’UE. Contiene due principi attivi, PF-07321332 e ritonavir, presenti in due compresse distinte. PF-07321332 agisce riducendo la capacità del SARS-CoV-2 (il virus responsabile di COVID-19) di replicarsi nell’organismo, mentre ritonavir prolunga l’azione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo a livelli tali da avere effetti sulla replicazione del virus. Per giungere alle sue conclusioni, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio che ha coinvolto pazienti con COVID-19 e da cui è emerso che Paxlovid ha ridotto sensibilmente il ricovero in ospedale e il decesso in coloro che presentano almeno una condizione di base che li espone al rischio di sviluppare la forma grave della malattia. L’analisi è stata effettuata su pazienti che hanno ricevuto Paxlovid o placebo (trattamento fittizio) entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi della malattia, e che non avevano ricevuto, né era previsto che ricevessero, un trattamento con anticorpi. Nel corso del mese successivo al trattamento, lo 0,8% (8 su 1039) dei pazienti trattati con Paxlovid è stato ricoverato per più di 24 ore, rispetto al 6,3% (66 su 1046) di coloro che avevano ricevuto placebo. Non sono stati segnalati decessi nel gruppo Paxlovid, rispetto ai 9 del gruppo placebo. La maggior parte dei pazienti dello studio presentava un’infezione causata dalla variante Delta. Sulla base degli studi di laboratorio, si prevede che Paxlovid agisca anche contro Omicron e altre varianti. Il profilo di sicurezza di Paxlovid è stato favorevole e gli effetti indesiderati sono stati generalmente lievi. Tuttavia, poiché è noto che ritonavir influenza l’azione di molti altri medicinali, nelle informazioni sul prodotto di Paxlovid sono state incluse avvertenze e raccomandazioni. Inoltre, l’azienda farmaceutica ha messo a disposizione sul proprio sito Internet uno strumento per conoscere le interazioni del farmaco, a cui è possibile accedere tramite un codice QR inserito nelle informazioni sul prodotto e sull’imballaggio esterno. Sarà inoltre inviata una lettera alle pertinenti organizzazioni degli operatori sanitari per sottolineare ulteriormente la questione. Il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale superano i rischi per gli usi approvati e trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto di Paxlovid contengono informazioni destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e informazioni sulle condizioni di autorizzazione del medicinale. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di Paxlovid condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati a breve. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni saranno inoltre disponibili in un documento generale sul medicinale destinato al pubblico, contenente una descrizione dei relativi benefici e rischi e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea renderà più rapido il proprio processo decisionale in modo da rilasciare l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid e consentire la commercializzazione del medicinale in tutta l’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni serve a rendere prioritaria una procedura di autorizzazione e velocizzare l’approvazione di medicinali durante situazioni di emergenza per la salute pubblica nell’UE. Tale autorizzazione consente l’immissione sul mercato di medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale per i pazienti supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Una autorizzazione subordinata a condizioni garantisce che il medicinale autorizzato soddisfi i rigorosi standard europei in materia di efficacia, sicurezza e qualità e sia prodotto in strutture certificate e approvate, nel rispetto degli elevati standard farmaceutici per la commercializzazione su larga scala. Una volta concessa un’autorizzazione subordinata a condizioni, le aziende devono fornire ulteriori dati entro termini predefiniti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. Per quanto riguarda Paxlovid, l’azienda che commercializza il medicinale fornirà dati aggiuntivi a supporto della garanzia della qualità farmaceutica del medicinale. Valutazione di Paxlovid Durante la valutazione di Paxlovid, il CHMP ha ricevuto il sostegno del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (PRAC), che ha esaminato il piano di gestione del rischio del medicinale, nonché della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Paxlovid è stato valutato nell’ambito di “OPEN”, un’iniziativa avviata nel dicembre 2020 con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione internazionale nell’ambito della revisione UE dei vaccini e dei trattamenti anti-COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/01/2022
- Nota Informativa Importante su Miturox (mitomicina 40 mg) È stato recentemente evidenziato che il catetere urologico incluso nel confezionamento autorizzato del medicinale Miturox (mitomicina 40 mg), polvere e solvente per soluzione endovescicale, è stato testato dal produttore per il drenaggio urinario ma non specificatamente per l’istillazione endovescicale. Allo scopo di evitare una possibile carenza di medicinali a base di mitomicina e garantire, quindi, la continuità terapeutica ai pazienti in trattamento, si ritiene opportuno non interrompere la distribuzione delle confezioni di Miturox. Si invitano, quindi, gli utilizzatori a valutare la necessità di utilizzare un catetere alternativo per l’instillazione endovescicale del medicinale in questione. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 27/01/2022
- AIFA: la Nota 100 amplia la possibilità di prescrizione dei farmaci antidiabetici ai medici di medicina generale e agli specialisti Il diabete mellito di tipo 2 rappresenta una patologia cronica con una prevalenza in crescita nella popolazione italiana, pari al 6-7% (oltre 3,5 milioni di pazienti), e un impatto rilevante in termini di morbosità e mortalità. Circa un terzo dei pazienti è seguito esclusivamente dal Medico di Medicina Generale (MMG) che finora non era autorizzato a prescrivere 3 categorie di farmaci che sono diventate di grande rilievo per il trattamento del diabete e delle sue complicanze: inibitori del SGLT2, agonisti recettoriali del GLP1 e inibitori del DPP4. Con l’introduzione della Nota 100 un elevato numero di specialità medicinali anche in associazione potranno essere prescritte direttamente dal MMG, oltre che da tutti gli specialisti del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Si tratta di un passaggio molto atteso, richiesto sia dalle associazioni di pazienti che dai medici, che consentirà alla Medicina Generale di acquisire un ruolo primario nella gestione integrata del diabete. La corretta applicazione della Nota AIFA richiederà uno sforzo di formazione da parte del SSN attraverso tutti i canali previsti e un confronto fra gli stakeholders regionali e nazionali con cui AIFA si rende sin d’ora disponibile a collaborare. Questa Nota AIFA consentirà di offrire il miglior trattamento possibile a tutti i pazienti con diabete di tipo 2 non più basato sulla mera correzione della glicemia, ma sulla prevenzione delle complicanze cardiovascolari e renali che rappresentano importanti criticità di questa patologia. Recenti studi hanno infatti dimostrato che alcuni di questi farmaci (SGLT2i e GLP1-RA) possono ridurre il rischio cardiovascolare (in particolare lo scompenso cardiaco, l’infarto del miocardio, l’ictus, ecc.) e rallentare la progressione della nefropatia. La Nota 100, come peraltro le altre recentemente pubblicate da AIFA, non si propone solo di definire la rimborsabilità dei farmaci, ma è stata pensata come un documento di indirizzo che consenta di individuare la scelta terapeutica più appropriata per il singolo paziente in rapporto alle sue caratteristiche, al quadro clinico generale e ai fattori di rischio che presenta. Il lavoro svolto dalla Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) di AIFA ha richiesto oltre un anno di approfondimenti e la Nota è stata condivisa con le società scientifiche del settore (SID, Società Italiana di Diabetologia; AMD, Associazione Medici Diabetologi; SIMG, Società Italiana di Medicina Generale), risultando sostanzialmente allineata nei suoi contenuti alle più recenti Linee Guida nazionali e internazionali. L’introduzione della Nota relativa ai farmaci antidiabetici rappresenta anche un esempio virtuoso di applicazione della legge di bilancio 2022 che incarica l’AIFA di aggiornare annualmente l’elenco dei farmaci rimborsabili dal SSN. Con la Nota, infatti, la revisione dei farmaci erogati a carico del SSN non si limita a un intervento di allineamento dei prezzi, ma coniuga la sostenibilità con interventi tesi a promuovere l’appropriatezza prescrittiva, il ruolo centrale del MMG e la presa in carico dei pazienti. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 27/01/2022
- Aumentato rischio di Herpes Zoster in pazienti con artrite reumatoide in trattamento con Upadacitinib L’herpes zoster è una comune e debilitante condizione causata dalla riattivazione del virus della varicella zoster ed è spesso caratterizzato da rash cutaneo vescicolare doloroso. Nella popolazione generale il rischio di manifestare herpes zoster è attorno al 30% e presenta una maggiore incidenza nei soggetti anziani e negli immunodepressi. Una complicanza importante dell’HZ è la nevralgia postherpetica, in cui il dolore persiste per mesi o anni dopo la risoluzione dell’eruzione cutanea ma, oltre alle manifestazioni cutanee, può causare disturbi neurologici come la meningoencefalite, manifestazioni oculari come uveiti e cheratiti e compromissione di altri organi e apparati quali polmoni e tratto gastro-intestinale. I pazienti con artrite reumatoide presentano un rischio quasi doppio rispetto alla popolazione generale e tale rischio può essere ulteriormente aumentato dalle terapie immunomodulatorie prescritte per il trattamento dell’AR, come i glucocorticoidi e alcuni farmaci antireumatici modificanti la malattia (b-DMARD). L’Upadacitinib è un inibitore orale della Janus chinasi (JAK) progettato per avere maggiore selettività per JAK1 rispetto a JAK2, JAK3 e TYK2 ed è approvato per il trattamento dell’AR alla dose di 15 mg una volta al giorno. I tassi di incidenza/evento per l’herpes zoster sono stati determinati nei pazienti che ricevevano Upadaticinib (in monoterapia o terapia combinata) in sei studi randomizzati di fase III (cut-off dei dati il 30 giugno 2020) e confrontati anche con dati di pazienti che ricevevano metotrexato in monoterapia e adalimumab + metotrexato. In questa analisi sono stati inclusi un totale di 5306 pazienti dei quali, 314 hanno ricevuto metotrexato in monoterapia, 579 adalimumab+metotrexato, 3209 Upadaticinib 15 mg e 1204 Upadaticinib 30 mg. Il tasso di incidenza di HZ/100 pazienti per anno è stato 0,8 (da 0,3 a 1,9) nella monoterapia con metotrexato, 1,1 (da 0,5 a 1,9) nella terapia con adalimumab + metotrexato , 3,0 (da 2,6 a 3,5) con upadaticinib da 15mg e 5,3 (da 4,5 a 6,2) con upadaticinib da 30 mg . La maggior parte dei pazienti erano donne e la fascia d’età media è stata tra il 53,3 e i 61,1 anni. Nei gruppi trattati con Upadaticinib da 15 e da 30 mg, si è verificata una forma severa di herpes zoster rispettivamente nello 0,3% e nell’1,2 % dei casi. La forma disseminata, con solo interessamento cutaneo, si è verificata nel 5,9% dei casi con la formulazione da 15 mg e nel 7,3% con la formulazione da 30 mg. In circa il 75% dei pazienti la manifestazione herpetica ha interessato un singolo dermatomo. Pregresse manifestazioni di herpes zoster e l’etnia asiatica, che in generale sembra avere un tasso più elevato di herpes zoster rispetto alle altre popolazioni, sono stati fattori di rischio importanti nei pazienti in trattamento con upadaticinib. In conclusione, è stato quindi evidenziato un incrementato rischio di manifestazione di herpes zoster in pazienti in cura con upadaticinib, rispetto a pazienti trattati con metotrexato e adalimumab + metotrexato; un maggiore rischio in pazienti a cui è stata somministrata una dose da 30mg rispetto a quella da 15 mg; un incremento del rischio, infine, nei pazienti di provenienza asiatica e che hanno già avuto in passato manifestazioni erpetiche. Bibliografia Winthrop KL, Nash P, Yamaoka K, Mysler E, Khan N, Camp HS, Song Y, Suboticki JL, Curtis JR. Incidence and risk factors for herpes zoster in patients with rheumatoid arthritis receiving upadacitinib: a pooled analysis of six phase III clinical trials. Ann Rheum Dis. 2022 Feb;81(2):206-213. Leggi qui l’abstract dell’articolo. - 26/01/2022
- COVID-19: recenti dati di sicurezza rassicurano sull’uso dei vaccini a mRNA in gravidanza La vaccinazione rimane un pilastro fondamentale della risposta a COVID-19, in particolare dal momento che le varianti del virus continuano a diffondersi nei paesi dell’UE/SEE. La task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF) sottolinea il crescente numero di evidenze che indicano che i vaccini anti-COVID-19 a mRNA non causano complicazioni in gravidanza per le gestanti e i neonati. La task force ha condotto un’analisi dettagliata di diversi studi che hanno coinvolto circa 65.000 donne in diverse fasi della gravidanza. Dall’analisi non è emerso alcun segnale relativo a un maggiore rischio di complicanze, aborti spontanei, nascite premature o effetti avversi nei nascituri a seguito della vaccinazione con vaccini anti-COVID-19 a mRNA. Nonostante alcune limitazioni nei dati, i risultati appaiono coerenti in tutti gli studi che si sono concentrati su tali esiti. Gli studi hanno inoltre dimostrato che i vaccini anti-COVID-19 sono efficaci nel ridurre il rischio di ricovero ospedaliero e di decesso tanto nelle donne in gravidanza quanto in quelle non in gravidanza. Anche gli effetti indesiderati più comuni dei vaccini in gravidanza sono simili a quelli della popolazione vaccinata generale. Tra questi figurano dolore nel sito dell’iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore nel sito dell’iniezione, dolore muscolare e brividi. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e migliorano entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Poiché finora la gravidanza è stata associata a un rischio più elevato di COVID-19 grave, in particolare nel secondo e terzo trimestre, le donne in gravidanza o che potrebbero iniziare una gravidanza nel prossimo futuro sono incoraggiate a procedere con la vaccinazione, in linea con le raccomandazioni nazionali. La maggior parte delle informazioni a disposizione finora provengono dai vaccini a mRNA (Comirnaty e Spikevax). L’EMA esaminerà anche i dati relativi ad altri vaccini anti-COVID-19 autorizzati, non appena saranno disponibili. In generale, le sperimentazioni cliniche non coinvolgono donne in gravidanza. Di conseguenza, così come avviene con qualsiasi altro medicinale durante la gravidanza, i dati sull’uso dei vaccini di solito non sono disponibili al momento dell’autorizzazione, ma sono ottenuti successivamente. Gli studi sugli animali non mostrano effetti dannosi dei vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza o nello sviluppo post-natale. L’analisi delle evidenze del mondo reale suggerisce che i benefici derivanti dai vaccini anti-COVID-19 durante la gravidanza sono superiori ai possibili rischi per le gestanti e per i nascituri. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati più recenti forniti dai produttori dei vaccini anti-COVID-19 a mRNA relativamente alla gravidanza, al fine di aggiornare, se del caso, le raccomandazioni contenute nelle relative informazioni sul prodotto. Monitoraggio della sicurezza dei vaccini In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini anti-COVID-19, tali vaccini sono sottoposti ad attento monitoraggio e tutte le nuove informazioni in materia vengono raccolte costantemente e analizzate con tempestività. Sebbene un numero molto elevato di persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere man mano che si prosegue con le campagne di vaccinazione. Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA continuerà a monitorare la sicurezza in gravidanza. Le aziende dovranno fornire aggiornamenti periodici e condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei rispettivi vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio della sicurezza e dell’efficacia dei vaccini, compreso l’uso in gravidanza. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/01/2022
- Dati preliminari indicano che i vaccini anti-COVID-19 rimangono efficaci contro la malattia grave e i ricoveri dovuti alla variante Omicron L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) continua a monitorare i dati emergenti sull’efficacia dei vaccini anti-COVID-19, compresa la malattia causata dalla variante Omicron che si sta diffondendo rapidamente in tutta l’UE. Sebbene Omicron appaia più contagiosa di altre varianti, studi condotti in Sudafrica, nel Regno Unito e in alcuni paesi dell’UE mostrano che l’infezione da Omicron comporta un minore rischio di ricovero in ospedale. Sulla base di tali studi, si stima che al momento il rischio sia compreso tra un terzo e la metà di quello connesso con la variante Delta. I risultati di studi pubblicati di recente mostrano che l’efficacia dei vaccini contro la malattia sintomatica è inferiore per Omicron rispetto ad altre varianti e tende a diminuire nel tempo. Di conseguenza, è probabile che un numero maggiore di persone vaccinate sviluppi una malattia nonostante la vaccinazione (breakthrough disease) a causa di questa variante. Tuttavia, questi studi dimostrano anche che la vaccinazione continua a fornire un elevato livello di protezione contro la malattia grave e il ricovero in ospedale associati a Omicron. Le ultime evidenze, che includono dati di efficacia dal mondo reale, suggeriscono inoltre che le persone che hanno ricevuto una dose di richiamo dispongono di una protezione migliore rispetto a coloro che hanno ricevuto solo il ciclo primario. Dati provenienti dal Sudafrica indicano che le persone che hanno ricevuto due dosi di un vaccino anti-COVID-19 sono protette fino al 70% dal rischio di ricovero in ospedale ; dati simili provenienti dal Regno Unito mostrano che, sebbene la protezione diminuisca alcuni mesi dopo la vaccinazione, la dose di richiamo riporta al 90% il livello di protezione contro il ricovero ospedaliero. L’EMA continuerà ad esaminare, non appena saranno disponibili, i dati sull’efficacia del vaccino e sulla gravità della malattia, nonché sull’evoluzione della situazione in termini di varianti in circolazione ed esposizione naturale ad Omicron. I risultati di tali analisi possono avere un impatto sulle future strategie di vaccinazione raccomandate dagli esperti negli Stati membri dell’UE/SEE. L’EMA sottolinea che la vaccinazione continua ad essere un elemento essenziale dell’approccio alla lotta contro la pandemia in corso. In linea con le raccomandazioni delle autorità nazionali, è necessario adoperarsi per promuovere la piena vaccinazione dei soggetti che al momento sono non vaccinati o che sono parzialmente vaccinati e accelerare la somministrazione delle dosi di richiamo. - 21/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali che contengono terlipressina. Questi medicinali sono autorizzati in diversi paesi dell’UE per il trattamento della sindrome epatorenale (HRS; problemi renali in pazienti con malattia epatica avanzata), nonché per il sanguinamento da vene dilatate nel tratto tra la bocca e lo stomaco (esofago) e alcune forme di sanguinamento associato a procedure chirurgiche. Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato questa revisione a causa di problemi di sicurezza relativi ai risultati di un ampio studio clinico che ha coinvolto pazienti con una forma di HRS in cui la funzione renale diminuisce rapidamente. I risultati suggeriscono che i pazienti trattati con terlipressina avevano maggiori probabilità di presentare e morire di disturbi respiratori entro 90 giorni dalla prima dose rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo (un trattamento fittizio). I disturbi respiratori, come l’insufficienza respiratoria (gravi difficoltà nel respirare), sono un rischio noto di questi medicinali. Tuttavia, la frequenza dell’insufficienza respiratoria osservata in questo studio (10%) è stata superiore rispetto a quella inclusa nelle informazioni del prodotto, dove è riportata come non comune (vale a dire, che può riguardare fino all’1% dei pazienti). A seguito di queste preoccupazioni, l’agenzia dei medicinali danese ha richiesto una revisione della sicurezza dei medicinali a base di terlipressina nel contesto dei loro benefici quando utilizzati per il trattamento dell’HRS. Al momento, questa revisione non comprende l’uso di terlipressina per il trattamento dell’emorragia, poiché non sono emerse nuove informazioni su problemi di sicurezza per tali impieghi. Mentre la revisione è in corso, la terlipressina può continuare ad essere utilizzata per queste indicazioni così come per il trattamento dell’HRS, secondo le informazioni del prodotto autorizzate. L’EMA comunicherà le raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori informazioni sui medicinali La terlipressina è un analogo della vasopressina. Ciò significa che funziona allo stesso modo dell’ormone naturale vasopressina causando il restringimento di alcuni vasi sanguigni nel corpo, in particolare quelli che alimentano gli organi addominali. Nei pazienti con HRS, l’aumento della pressione sanguigna nel fegato a causa dell’insufficienza epatica porta all’allargamento di questi vasi sanguigni. Ciò provoca uno squilibrio nella circolazione sanguigna, con conseguente scarso apporto di sangue ai reni. Restringendo i vasi sanguigni che irrorano gli organi addominali, la terlipressina aiuta a ripristinare il flusso sanguigno ai reni, migliorando così la funzione renale. La terlipressina è disponibile come soluzione e polvere per soluzione, entrambe per uso endovenoso. I medicinali contenenti terlipressina sono disponibili nella maggior parte degli stati membri dell’UE e con differenti nomi tra cui Glicilpressina, Glipressina e Variquel. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione della terlipressina è stata avviata su richiesta della Danimarca, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE. La revisione è condotta dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti terlipressina sono tutti autorizzati a livello nazionale, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentralizzate – Umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/01/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) 10-13 gennaio 2022 Vaxzevria e vaccino COVID-19 Janssen: aggiornamento su casi molto rari di mielite trasversa Il PRAC ha raccomandato di modificare il Riassunto sulle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen per aggiungere un’avvertenza volta a sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone alle quali vengono somministrati tali vaccini sui casi molto rari di mielite trasversa (TM) segnalati dopo la vaccinazione. La TM è stata aggiunta anche come effetto indesiderato con frequenza sconosciuta. La Mielite Trasversa è una rara condizione neurologica caratterizzata da un’infiammazione di uno o entrambi i lati del midollo spinale. Può causare debolezza alle braccia o alle gambe, sintomi sensoriali (come formicolio, intorpidimento, dolore o perdita della sensazione di dolore) o problemi con la funzionalità della vescica o dell’intestino. Il Comitato ha esaminato le informazioni disponibili sui casi segnalati a livello globale, compresi quelli presenti nel database europeo per sospetti eventi avversi (EudraVigilance) e i dati della letteratura scientifica, relativi a entrambi i vaccini . Il PRAC ha concluso che una relazione causale tra questi due vaccini e la mielite trasversa è almeno ragionevolmente possibile. Il profilo beneficio-rischio di entrambi i vaccini rimane invariato. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi della TM, in modo che sia effettuata una diagnosi precoce, fornendo tempestivamente cure di supporto e trattamento. Si consiglia ai vaccinati di cercare assistenza medica se sviluppano sintomi della condizione. L’EMA continuerà a monitorare questa problematica e fornirà informazioni aggiornate qualora disponibili. Vaxzevria: meno casi di trombosi con trombocitopenia segnalati dopo la seconda dose Il PRAC ha raccomandato di aggiornare il Riassunto sulle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria per aggiungere ulteriori informazioni sui casi molto rari di trombosi con trombocitopenia (TTS) che si sono verificati in seguito alla vaccinazione. Una revisione dei dati cumulativi ha evidenziato che la maggior parte degli eventi sospetti di TTS sono stati segnalati globalmente dopo la somministrazione della prima dose. Sono stati osservati meno eventi dopo la seconda dose. Infatti, su 1.809 eventi tromboembolici con trombocitopenia riportati nel mondo, 1.643 sono stati segnalati dopo la prima dose e 166 dopo la seconda dose. Secondo le attuali indicazioni, la somministrazione di una seconda dose di Vaxzevria è controindicata nelle persone che hanno manifestato TTS in seguito alla vaccinazione con questo vaccino. Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari Come parte delle sue consulenze sugli aspetti relativi alla sicurezza per altri comitati dell’EMA, il PRAC ha discusso una Nota Informativa Importante rivolta agli operatori sanitari (NII) contenente importanti informazioni sulla sicurezza per Mavenclad. Mavenclad: rischio di gravi danni al fegato Questa NII mira a informare gli operatori sanitari sugli eventi avversi di danno epatico associati a Mavenclad (cladribina) e fornisce nuove raccomandazioni sul monitoraggio della funzionalità epatica. Mavenclad è un medicinale usato per il trattamento di adulti con forme recidivanti (riacutizzazioni ripetute dei sintomi) di sclerosi multipla, una malattia in cui l’infiammazione danneggia la guaina protettiva attorno alle cellule nervose nel cervello e nel midollo spinale (demielinizzazione). Mavenclad è usato nei pazienti la cui malattia è in forma altamente attiva. In pazienti trattati con Mavenclad sono stati segnalati danni al fegato, inclusi casi gravi e casi che hanno portato all’interruzione del trattamento. Una recente revisione dei dati di sicurezza disponibili ha concluso su un aumento del rischio di danno epatico in seguito al trattamento con Mavenclad. La maggior parte dei pazienti che hanno subito un danno epatico presentavano sintomi clinici lievi. Tuttavia, in alcuni casi, sono stati descritti livelli transitori elevati di transaminasi enzimatica superiori a 1000 unità per litro e ittero (affezione del fegato che causa, tra l’altro, ingiallimento della pelle e degli occhi). Il danno epatico sarà incluso nelle informazioni sul prodotto di Mavenclad come reazione avversa al farmaco con frequenza non comune. Si consiglia agli operatori sanitari di eseguire una valutazione dettagliata della storia clinica del paziente relativa a disturbi epatici sottostanti o episodi di danno epatico associate ad altri medicinali prima di iniziare il trattamento del paziente. Durante il trattamento devono essere eseguiti test di funzionalità epatica e ripetuti se necessario. Nel caso in cui un paziente sviluppi danno epatico, il trattamento con Mavenclad deve essere sospeso o definitivamente interrotto , come appropriato. I pazienti devono essere avvisati di riferire immediatamente al proprio medico curante qualsiasi segno o sintomo di danno epatico. Gli operatori sanitari sono invitati a segnalare eventuali reazioni avverse sospette tramite il sistema nazionale di segnalazione. La segnalazione di sospette reazioni avverse dopo l’autorizzazione del medicinale è importante per garantire la sicurezza del paziente. La NII per Mavenclad sarà inoltrata al comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP. A seguito della decisione del CHMP, la NII sarà diffusa agli operatori sanitari dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato, e pubblicato sul sito web dell’EMA e nei siti web nazionali degli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/01/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) NULOJIX (belatacept): ulteriore estensione della restrizione temporanea nella fornitura fino al III trimestre 2022. Riassunto: La restrizione temporanea nella fornitura di Nulojix (belatacept) sarà ulteriormente estesa fino al terzo trimestre 2022.A causa della carenza della fornitura, è possibile prescrivere Nulojix solo ai nuovi pazienti se sono soddisfatti i due seguenti criteri: Nulojix è la migliore scelta terapeutica per il paziente;la conferma da parte di Bristol Myers Squibb s.r.l Italia che le scorte sono sufficienti sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento.Prima di iniziare il trattamento con Nulojix in nuovi pazienti, il servizio Medical Information di Bristol Myers Squibb deve essere contattato per confermare che siano disponibili scorte adeguate del prodotto (vedere i contatti di seguito). Leggi qui la nota informativa. - 19/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali che contengono terlipressina. Questi medicinali sono autorizzati in diversi paesi dell’UE per il trattamento della sindrome epatorenale (HRS; problemi renali in pazienti con malattia epatica avanzata), nonché per il sanguinamento da vene dilatate nel tratto tra la bocca e lo stomaco (esofago) e alcune forme di sanguinamento associato a procedure chirurgiche. Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha avviato questa revisione a causa di problemi di sicurezza relativi ai risultati di un ampio studio clinico che ha coinvolto pazienti con una forma di HRS in cui la funzione renale diminuisce rapidamente. I risultati suggeriscono che i pazienti trattati con terlipressina avevano maggiori probabilità di presentare e morire di disturbi respiratori entro 90 giorni dalla prima dose rispetto a quelli a cui era stato somministrato il placebo (un trattamento fittizio). I disturbi respiratori, come l’insufficienza respiratoria (gravi difficoltà nel respirare), sono un rischio noto di questi medicinali. Tuttavia, la frequenza dell’insufficienza respiratoria osservata in questo studio (10%) è stata superiore rispetto a quella inclusa nelle informazioni del prodotto, dove è riportata come non comune (vale a dire, che può riguardare fino all’1% dei pazienti). A seguito di queste preoccupazioni, l’agenzia dei medicinali danese ha richiesto una revisione della sicurezza dei medicinali a base di terlipressina nel contesto dei loro benefici quando utilizzati per il trattamento dell’HRS. Al momento, questa revisione non comprende l’uso di terlipressina per il trattamento dell’emorragia, poiché non sono emerse nuove informazioni su problemi di sicurezza per tali impieghi. Mentre la revisione è in corso, la terlipressina può continuare ad essere utilizzata per queste indicazioni così come per il trattamento dell’HRS, secondo le informazioni del prodotto autorizzate. L’EMA comunicherà le raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori informazioni sui medicinali La terlipressina è un analogo della vasopressina. Ciò significa che funziona allo stesso modo dell’ormone naturale vasopressina causando il restringimento di alcuni vasi sanguigni nel corpo, in particolare quelli che alimentano gli organi addominali. Nei pazienti con HRS, l’aumento della pressione sanguigna nel fegato a causa dell’insufficienza epatica porta all’allargamento di questi vasi sanguigni. Ciò provoca uno squilibrio nella circolazione sanguigna, con conseguente scarso apporto di sangue ai reni. Restringendo i vasi sanguigni che irrorano gli organi addominali, la terlipressina aiuta a ripristinare il flusso sanguigno ai reni, migliorando così la funzione renale. La terlipressina è disponibile come soluzione e polvere per soluzione, entrambe per uso endovenoso. I medicinali contenenti terlipressina sono disponibili nella maggior parte degli stati membri dell’UE e con differenti nomi tra cui Glicilpressina, Glipressina e Variquel. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione della terlipressina è stata avviata su richiesta della Danimarca, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/CE. La revisione è condotta dal Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Poiché i medicinali contenenti terlipressina sono tutti autorizzati a livello nazionale, le raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentralizzate – Umano (CMDh), che adotterà una posizione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile di garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/01/2022
- AIFA: non esistono antibiotici efficaci per il COVID-19 In merito alle recenti notizie di stampa relative alla carenza dell’azitromicina anche a seguito del suo utilizzo eccessivo e improprio per il COVID-19, AIFA precisa che l’azitromicina, e nessun antibiotico in generale, è approvato, né tantomeno raccomandato, per il trattamento di COVID-19. Fin dall’inizio della pandemia, AIFA ha scoraggiato fortemente l’uso dell’azitromicina per il COVID. Come ampiamente dimostrato da numerosi e ben condotti studi clinici pubblicati sulle migliori riviste internazionali, non vi è alcuna evidenza che l’utilizzo dell’azitromicina abbia un effetto protettivo sulla evoluzione di COVID-19, né in termini di riduzione della trasmissione, né dei tempi di guarigione, o della mortalità. Esistono evidenze chiare e inequivocabili per non utilizzare più in alcun modo azitromicina o altri antibiotici nel trattamento del COVID-19, come chiaramente indicato da tutte le linee-guida internazionali per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2. Si ricorda altresì che gli antibiotici non sono efficaci per il trattamento di nessuna infezione virale, inclusa l’influenza stagionale. L’uso indiscriminato dell’azitromicina o di ogni altro antibiotico, oltre a non avere alcun fondamento scientifico, espone al duplice rischio di creare condizioni di carenza di antibiotici per i soggetti che ne abbiano effettivamente bisogno per trattare infezioni batteriche e di aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. A questo proposito, AIFA chiarisce che, dalle verifiche effettuate, la carenza attuale non deriva da esportazioni o altre anomalie distributive, ma dalla prescrizione del farmaco al di fuori delle indicazioni previste. Premesso che l’AIFA ha già messo in atto, come sempre in questi casi, tutte le misure di contrasto alla carenza per assicurare il farmaco per gli usi autorizzati, l’Agenzia richiama tutti, prescrittori e cittadini, alla responsabilità di usare le terapie antibiotiche solo ove indicate. Utilizzare gli antibiotici con attenzione e prudenza deve essere un impegno e un dovere per tutti, dai professionisti sanitari alla popolazione generale, come principale arma di contrasto al problema della resistenza agli antibiotici che rappresenta, anch’essa oltre al COVID-19, una delle sfide principali a livello globale sia per la sanità che per l’ecosistema in generale. Leggi qui il comunicato stampa. - 14/01/2022
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per l’antivirale orale Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir). L’azienda richiedente è Pfizer Europe MA EEIG. La domanda riguarda il trattamento di COVID-19 da lieve a moderata in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg) che sono ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Paxlovid secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro alcune settimane, a seconda del livello di solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più rapida dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea ha già intrapreso la revisione dei dati relativi al medicinale nel corso di una rolling review. I dati analizzati hanno riguardato quelli derivanti da studi di laboratorio, su animali e clinici, nonché i dati sulla qualità del medicinale. In aggiunta, il CHMP ha analizzato i risultati intermedi dello studio principale sull’uso di Paxlovid in pazienti con COVID-19 non ricoverati in ospedale e non vaccinati, che presentavano malattia sintomatica e almeno una condizione di base che li esponeva al rischio di malattia grave. Parallelamente, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha avviato la valutazione del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Paxlovid superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Paxlovid è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo. Il principio attivo PF-07321332 blocca l’attività di un enzima necessario per la replicazione del virus. Paxlovid contiene anche una dose ridotta di ritonavir (un inibitore della proteasi), che rallenta la degradazione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo a livelli tali da avere effetti sul virus. Si prevede che il medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 11/01/2022
- AIFA approva la dose booster con il vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella seduta straordinaria del 5 gennaio 2022, su richiesta del Ministero della Salute, ha espresso il proprio parere favorevole sulla possibilità di prevedere una dose booster di vaccino anche per i soggetti di età compresa tra i 12 e i 15 anni. In analogia con quanto già stabilito per la fascia di età 16-17 anni e per i soggetti fragili di 12-15 anni, questo booster dovrà essere effettuato con il vaccino Comirnaty. Per quanto riguarda l’intervallo tra il ciclo vaccinale primario e la somministrazione della dose booster, in assenza di dati specifici per questa fascia di età, la CTS ritiene ragionevole mantenere gli stessi criteri adottati negli adulti. Come in ogni altro caso, i dati di efficacia e sicurezza relativi a quest’ulteriore ampliamento saranno oggetto di costante monitoraggio. Si ribadisce, infine, che l’obiettivo prioritario della campagna vaccinale resta il completamento del ciclo vaccinale primario per tutta la popolazione eleggibile. - 07/01/2022
- Disponibilità di molnupiravir e remdesivir nel trattamento dei pazienti non ospedalizzati per COVID-19 e ad alto rischio di malattia grave L’Agenzia Italiana del Farmaco rende noto che la sua Commissione Tecnico Scientifica (CTS), nella seduta del 22 dicembre 2021, ha autorizzato due antivirali – molnupiravir e remdesivir – per il trattamento di pazienti non ospedalizzati per COVID-19 con malattia lieve-moderata di recente insorgenza e con condizioni cliniche concomitanti che rappresentino specifici fattori di rischio per lo sviluppo di COVID-19 grave. Il molnupiravir è un antivirale orale (autorizzato per una distribuzione in condizioni di emergenza con Decreto del Ministero della Salute del 26 novembre 2021) il cui utilizzo è indicato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste nell’assunzione di 4 compresse (da 200 mg) 2 volte al giorno, è di 5 giorni. La determinazione AIFA relativa alle modalità di utilizzo è stata pubblicata il 29 dicembre 2021 sulla Gazzetta Ufficiale ed è efficace dal 30 dicembre. Il molnupiravir sarà distribuito da parte della Struttura Commissariale alle Regioni dal 4 gennaio e per la sua prescrizione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio che sarà presto accessibile online sul sito dell’Agenzia. Per remdesivir è stata recentemente autorizzata da EMA un’estensione di indicazione relativa al trattamento dei soggetti non in ossigeno-terapia ad alto rischio di COVID-19 grave e il farmaco può essere utilizzato fino a 7 giorni dall’insorgenza dei sintomi. La durata del trattamento, che consiste in una somministrazione endovenosa, è di 3 giorni. Anche per questa nuova indicazione è previsto l’utilizzo di un Registro di monitoraggio. - 04/01/2022
- AIFA approva il vaccino Nuvaxovid (Novavax) La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA, nella riunione del 22 dicembre 2021, ha approvato l’utilizzo del vaccino Nuvaxovid (Novavax), rendendolo disponibile nell’intera indicazione autorizzata da EMA per i soggetti di età uguale o superiore ai 18 anni. La vaccinazione prevede un ciclo vaccinale primario di due dosi a distanza di tre settimane l’una dall’altra.I dati disponibili, rileva la CTS, sul vaccino Nuvaxovid hanno mostrato una efficacia di circa il 90% nel prevenire la malattia COVID-19 sintomatica anche nella popolazione di età superiore ai 64 anni. Il profilo di sicurezza si è dimostrato positivo, con reazioni avverse prevalentemente di tipo locale. - 23/12/2021
- Report 2021 delle attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna pubblica il rapporto annuale sulle proprie attività. Sono riportati i dati delle reazioni avverse a farmaci e vaccini (inclusi i vaccini contro il COVID-19) segnalate nella Regione Sardegna nel 2021 (con dati aggiornati fino al 30 novembre). Leggi qui il report del CRFV Sardegna 2021. - 21/12/2021
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione dell’anticorpo Xevudy Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’autorizzazione dell’anticorpo monoclonale Xevudy (sotrovimab) per il trattamento di COVID-19. L’azienda che ha presentato la domanda è GlaxoSmithKline Trading Services Limited, che ha sviluppato il medicinale in collaborazione con Vir Biotechnology. Il Comitato ha raccomandato l’autorizzazione di Xevudy per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg) che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono a maggior rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Xevudy è il terzo anticorpo monoclonale raccomandato nell’UE per il trattamento di COVID-19, dopo Regkirona e Ronapreve, approvati a novembre. Gli anticorpi monoclonali sono proteine progettate per legarsi a un bersaglio specifico, in questo caso la proteina spike di SARS-CoV-2 (il virus che provoca la malattia), di cui esso si serve per penetrare nelle cellule umane. Per giungere alle sue conclusioni, il CHMP ha valutato i dati provenienti da uno studio che ha coinvolto 1057 pazienti con COVID-19 e da cui è emerso che Xevudy riduce sensibilmente il ricovero in ospedale e il decesso in pazienti che presentano almeno una condizione di base che li espone al rischio di una forma grave della malattia. Dopo il trattamento con l’anticorpo, la percentuale di pazienti ricoverati in ospedale per più di 24 ore entro 29 giorni dal trattamento è stata pari all’1% (6 pazienti su 528) rispetto al 6% dei pazienti che hanno ricevuto placebo (30 su 529), 2 dei quali sono deceduti. La maggior parte dei pazienti dello studio presentava un’infezione causata dal ceppo originario del virus SARS-CoV-2. Alcuni pazienti presentavano un’infezione da varianti, tra cui Alfa ed Epsilon. Sulla base degli studi di laboratorio, si prevede che Xevudy agisca anche contro altre varianti (tra cui Omicron). Il profilo di sicurezza di Xevudy è risultato positivo ed è stato segnalato un numero limitato di reazioni di ipersensibilità (allergiche) e di reazioni correlate all’infusione. Pertanto, il CHMP ha concluso che i benefici dei medicinali sono superiori ai rischi per l’uso approvato. Il CHMP trasmetterà le proprie raccomandazioni alla Commissione europea che adotterà rapidamente una decisione applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. In parallelo alla valutazione della domande di autorizzazione all’immissione in commercio, il Comitato ha fornito consulenza finalizzata ad assistere gli Stati membri dell’UE nelle decisioni in merito all’uso precoce di questo medicinale. Ciò significa che il medicinale era già stato messo a disposizione di alcuni pazienti nell’UE. Maggiori informazioni sulla valutazione del medicinale e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla relativa pagina sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir) per il trattamento di COVID-19 Rolling review avviata in parallelo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha formulato un parere sull’uso di Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir) per il trattamento di COVID-19. Il medicinale, che non è ancora autorizzato nell’UE, può essere utilizzato per il trattamento di adulti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire alla forma grave della malattia. Paxlovid deve essere somministrato il prima possibile dopo una diagnosi di COVID-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. I due principi attivi del medicinale, PF-07321332 e ritonavir, disponibili sotto forma di compresse separate, devono essere assunti insieme due volte al giorno per 5 giorni. L’EMA ha formulato il parere in questione per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere sull’uso precoce del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e decessi a causa di COVID-19 in tutta l’UE. Il parere si basa sui risultati intermedi dello studio principale condotto su pazienti non ricoverati in ospedale e non vaccinati, che presentavano almeno una condizione di base che li esponeva al rischio di malattia grave. I dati hanno mostrato che Paxlovid ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale e decesso quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Circa l’1% (6 su 607) dei pazienti che hanno assunto Paxlovid nei cinque giorni successivi all’insorgenza dei sintomi è stato ricoverato entro 28 giorni dall’inizio del trattamento, rispetto al 6,7% (41 su 612) dei pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio). Nessuno dei pazienti del gruppo Paxlovid è deceduto rispetto a dieci pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni segnalati durante il trattamento e fino a 34 giorni dopo l’ultima dose del medicinale sono stati disgeusia (alterazione del gusto), diarrea e vomito. Paxlovid non deve essere usato con alcuni specifici medicinali perché, a causa del suo meccanismo d’azione, può portare ad aumenti dannosi dei livelli nel sangue di tali medicinali, oppure perché, al contrario, alcuni medicinali possono ridurre l’attività di Paxlovid. L’elenco dei medicinali che non devono essere utilizzati con Paxlovid è incluso nelle condizioni d’uso proposte. In aggiunta, Paxlovid non deve essere impiegato nei pazienti che presentano una funzionalità dei reni o del fegato gravemente ridotta. Il medicinale non è raccomandato durante la gravidanza e nelle donne che possono iniziare una gravidanza e che non utilizzano un metodo contraccettivo. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento. Queste raccomandazioni vengono fornite poiché studi di laboratorio condotti sugli animali suggeriscono che dosi elevate di Paxlovid possono influenzare la crescita del feto. Le condizioni di utilizzo proposte saranno pubblicate a breve sul sito web dell’EMA. Il parere dell’Agenzia può ora essere utilizzato come base delle raccomandazioni nazionali sul possibile uso del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Avvio della rolling review Parallelamente alla formulazione del parere in questione, il 13 dicembre 2021 è stata avviata una rolling review più completa prima della presentazione una eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà dati più completi relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale non appena saranno disponibili. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti evidenze a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Paxlovid è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo. Il principio attivo PF-07321332 blocca l’attività di un enzima necessario per la replicazione del virus. Paxlovid contiene anche una dose ridotta di ritonavir (un inibitore della proteasi), che rallenta la degradazione di PF-07321332, permettendogli di rimanere più a lungo nell’organismo e avere effetti sul virus. Si prevede che il medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione di Kineret in adulti con COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’indicazione di Kineret (anakinra) per includere il trattamento di COVID-19 in pazienti adulti affetti da polmonite che richiedono ossigeno supplementare (a basso o ad alto flusso) e che sono a rischio di sviluppare grave insufficienza respiratoria, come determinato dai livelli ematici di una proteina denominata suPAR (recettore solubile dell’attivatore del plasminogeno dell’urochinasi) pari ad almeno 6 ng/mL. Kineret, commercializzato da Swedish Orphan Biovitrum AB (publ), è un immunosoppressore (medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario). Attualmente è autorizzato nell’UE per il trattamento di varie condizioni infiammatorie. Si ritiene che, nei pazienti con COVID-19, il medicinale riduca l’infiammazione associata alla malattia e diminuisca il danno alle basse vie respiratorie, impedendo che si sviluppi una grave insufficienza respiratoria. Dati degli studi su COVID-19 Nel giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati di uno studio condotto su 606 adulti ricoverati in ospedale con polmonite da COVID-19 moderata o grave e che presentavano livelli di suPAR pari ad almeno 6 ng/mL. Questi pazienti hanno ricevuto Kineret o placebo (trattamento fittizio) mediante iniezione sottocutanea in aggiunta alla terapia standard, la quale, per la maggior parte dei pazienti, prevedeva ossigeno a basso o ad alto flusso e il medicinale corticosteroide desametasone. Alcuni pazienti hanno anche ricevuto anche remdesivir. Lo studio ha mostrato che i pazienti trattati con Kineret più terapia standard ottenevano un miglioramento più marcato dei sintomi clinici rispetto a quelli trattati con placebo più terapia standard. Rispetto al placebo, Kineret ha ridotto il rischio che la condizione dei pazienti peggiorasse alla forma più grave della malattia o alla morte durante il periodo di studio di 28 giorni. Il beneficio terapeutico di Kineret rispetto al placebo è stato supportato da un aumento del numero di pazienti che si sono completamente ripresi e da una riduzione del numero di pazienti la cui condizione è peggiorata a insufficienza respiratoria grave o morte. Lo studio ha inoltre indicato che la sicurezza di Kineret nei pazienti con COVID-19 era simile a quella osservata nei pazienti trattati per le altre indicazioni approvate. Di conseguenza, il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale sono superiori ai rischi per quei pazienti che presentano le stesse caratteristiche di quelli arruolati nello studio clinico. L’efficacia di Kineret non è stata dimostrata in pazienti che necessitavano di ventilazione meccanica o non invasiva o di ossigenazione extracorporea a membrana (una procedura di supporto vitale per by-pass cuore-polmone). Maggiori informazioni su Kineret Kineret è un medicinale attualmente autorizzato nell’UE per il trattamento dell’artrite reumatoide e della malattia di Still, nonché delle sindromi febbrili periodiche, ossia le Sindromi periodiche associate alla criopirina (CAPS) e la Febbre familiare mediterranea. Il principio attivo di Kineret, anakinra, è un immunosoppressore che agisce bloccando l’attività dell’interleuchina 1, un messaggero chimico coinvolto nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Interleuchina 1 partecipa ai processi infiammatori associati alle malattie che Kineret è destinato a trattare. Legandosi ai recettori (target presenti sulle cellule) a cui l’interleuchina 1 si lega normalmente, anakinra ne blocca l’attività, contribuendo ad alleviare i sintomi di queste malattie. Maggiori informazioni sulla valutazione del medicinale e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla pagina di Kineret sul sito web dell’EMA. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/12/2021
- Riesame EMA dei dati sull’efficacia di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 A seguito delle raccomandazioni provvisorie dell’EMA volte a sostenere le autorità nazionali che possono decidere in merito all’uso precoce di Lagevrio (molnupiravir) prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, l’Agenzia esaminerà dati aggiuntivi provenienti dallo studio principale (MK-4482-002). Le suddette raccomandazioni formulate dall’EMA nel novembre 2021 nel contesto di un riesame a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, si basavano su una valutazione dei dati intermedi dello studio disponibili in quel momento. I dati, riferiti a 762 soggetti, mostravano che, Lagevrio diminuiva nelle persone con COVID-19 maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia il rischio di ricovero in ospedale o di decesso dal 14,1% nel gruppo che ha ricevuto placebo (trattamento fittizio) al 7,3% nel gruppo trattato con Lagevrio. Allo studio non partecipavano persone che avevano ricevuto la vaccinazione. Stando ai risultati aggiornati, riferiti a 1408 soggetti, Lagevrio ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale o di decesso nelle persone con COVID-19 maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia dal 9,7% nel gruppo che ha ricevuto placebo al 6,8% nel gruppo trattato con Lagevrio. L’EMA valuterà questi dati nell’ambito di una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio più completa. Le raccomandazioni precedenti rimangono invariate. L’EMA fornirà un aggiornamento sull’esito della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio attualmente in fase di valutazione. Maggiori informazioni sul medicinale Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi. Lagevrio è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. - 16/12/2021
- Il Tofacitinib è associato ad una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari e neoplasie Tofacitinib (nome commerciale: Xeljanz) è un inibitore della Janus chinasi (JAK) autorizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite psoriasica e della colite ulcerosa. Lo studio ORAL Surveillance (A3921133) è un ampio studio clinico di sicurezza clinica randomizzato, con controllo attivo , per valutare la sicurezza di tofacitinib rispetto agli inibitori del fattore di necrosi tumorale (TNF)-alfa. E’ uno studio che ha coinvolto 4.362 pazienti (952 uomini e e 3410 donne) con artrite reumatoide di età pari o superiore a 50 anni (>50 <88 anni) con risposta inadeguata al solo Metotrexato e con almeno un ulteriore fattore di rischio cardiovascolare. Del totale dei partecipanti 1455 hanno ricevuto una dose di tofacitinib da 5 mg 2 volte al giorno, 1456 hanno ricevuto una dose di farmaco di 10mg due volte al giorno e i restanti 1461 hanno ricevuto un inibitore del TNF alpha (etanercept, 50 mg una volta alla settimana per via sottocutanea o adalimumab, 40 mg una volta ogni due settimane per via sottocutanea). Lo studio è stato condotto in 30 paesi in Africa, Asia, Australia, Europa, Nord America e Sud America da Marzo 2014 a Luglio 2020 . Nel 2021, i risultati finali dello studio A3921133 hanno mostrato che tofacitinib è associato ad una maggiore incidenza di infarto miocardico non fatale e tumori maligni, in particolare cancro ai polmoni e linfoma. In particolare è stato evidenziato: – un aumento dell’infarto miocardico non fatale nei pazienti trattati con tofacitinib (hazard ratio (HR) per dosi combinate di tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa 2,20 (IC al 95% da 1,02 a 4,75)). Questi calcoli si basavano su eventi che si verificavano durante il trattamento o entro 60 giorni dall’interruzione del trattamento. Fattori predittivi per lo sviluppo dell’infarto non fatale sono stati: l’età superiore ai 65 anni, il sesso maschile, il fumo, diabete e malattie cardiovascolari pregresse. Questi rischi sono associati sia alla dose di 5 mg due volte al giorno che alla dose di 10 mg due volte al giorno (che è approvata solo nella colite ulcerosa). -un aumento delle neoplasie maligne (con l’analisi che esclude il cancro della pelle non melanoma), in particolare il cancro del polmone e il linfoma, nei pazienti trattati con tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa (HR per dosi combinate di tofacitinib 1,48 (IC 95% da 1,04 a 2,09)). Questi calcoli si basavano su eventi verificatisi durante il trattamento o dopo l’interruzione del trattamento fino alla fine dello studio. Tumori polmonari e linfoma in pazienti trattati con tofacitinib sono stati osservati anche in altri studi clinici e nel contesto post-marketing Bibliografia: Phase 3b/4 randomized safety endpoint study of 2 doses of tofacitinib in comparison to a tumor necrosis factor (TNF) inhibitor in subjects with rheumatoid arthritis. Ytterberg S, Bhatt D, Mikuls T, et al. Safety and Efficacy of Tofacitinib vs TNF Inhibitors in RA Patients Aged 50 Years or Older with One or More Cardiovascular Risks: Results from a Phase 3b/4 Randomized Safety Trial . Arthritis Rheumatol. 2021; 73 (suppl 10). - 16/12/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che si può considerare la somministrazione di una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen, almeno a distanza di due mesi dalla prima, nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. La raccomandazione si basa su dati che dimostrano che una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen, somministrata negli adulti a distanza di almeno due mesi dalla prima dose, produce un aumento degli anticorpi contro SARS-CoV-2 (il virus responsabile di COVID-19). Il rischio di trombosi associata a trombocitopenia o di altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo non è noto ed è oggetto di attento monitoraggio. Il CHMP ha inoltre concluso che una dose di richiamo con COVID-19 Vaccine Janssen può essere somministrata dopo due dosi di uno dei vaccini a mRNA autorizzati nell’UE, Comirnaty (Pfizer/BioNTech) o Spikevax (Moderna). Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia di COVID-19 Vaccine Janssen. A livello nazionale le autorità sanitarie pubbliche potranno emanare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, dopo una dose di COVID-19 Vaccine Janssen o due dosi dei vaccini a mRNA, tenendo conto della situazione epidemiologica locale, della disponibilità dei vaccini, dei dati emergenti sull’efficacia e dei dati limitati sulla sicurezza delle dosi di richiamo. I dati a sostegno della raccomandazione sulla dose di richiamo per COVID-19 Vaccine Janssen saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante di preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui la nota EMA. - 16/12/2021
- Aggiornamento: Procedura Operativa AIFA per i Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) L’AIFA rende disponibile la nuova versione di procedura operativa per le attività dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) aggiornata nei contenuti per adeguamento alle ultime modifiche regolatorie intervenute sulla RNF e sulla gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse. Leggi qui il documento sulle procedure operative per i RLFV. - 14/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Vaccini anti-Covid e alterazioni del ciclo mestruale. Di seguito viene riportato il secondo abstract pubblicato dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna. Vaccini anti-Covid e alterazioni del ciclo mestruale: i dati del Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna Enrica Maria Puddu1,2, Flavia Colombo1,2, Giovanni Ambu1,2, Lorenzo Anania1,2, Alberto Boccalini1,2, Emanuela Elena Cau1,2, Alessandra Ferrari1,2, Daniele Pala1,2, Giulia Rapallo1,2, Silvia Ussai1,2, Caterina Chillotti2, Arianna Deidda2, Maria Erminia Stochino2 1 Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Cagliari, Cagliari, Italia 2 Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna, Unità Complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero-Universitaria, Cagliari, Italia Introduzione I vaccini anti-Covid approvati in Italia sono: Comirnaty, Spikevax, Vaxzevria e Janssen. Al 26/08/2021, risultano nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 91.360 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione, su un totale di 76.509.846 dosi di vaccino, e il 72% di esse riguarda le donne. Per quanto concerne la Regione Sardegna, al 30/09/2021 le segnalazioni totali sono 2435, di cui il 63,4% interessano soggetti di sesso femminile. I Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto di tali farmaci riportano differenti reazioni avverse, tra queste non risultano note le alterazioni a carico dell’apparato riproduttivo femminile; nondimeno, di recente l’Agenzia del Farmaco francese ha emesso un alert circa le segnalazioni riguardanti alterazioni del ciclo mestruale e analogamente, le segnalazioni pervenute al Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna hanno suscitato un interesse relativo a tali reazioni avverse. Metodi Sono state analizzate le segnalazioni di sospetta reazione avversa presenti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, relative alla regione Sardegna, nel periodo compreso tra il 27 dicembre 2020 e il 30 settembre 2021 e sono state estratte quelle riguardanti alterazioni del ciclo mestruale provenienti da donne sottoposte a vaccinazione anti-Covid. Risultati Sono state raccolte in totale 44 segnalazioni (età media 40 anni). La maggioranza riguarda Comirnaty, con 35 segnalazioni, di cui 34 non gravi, concernenti cicli mestruali anormali in durata e flusso, amenorrea, dismenorrea e metrorragia; un caso è stato codificato come grave, ma l’amenorrea segnalata si accompagnava a reazioni di ipersensibilità. Cinque segnalazioni sono relative a Vaxevria, con manifestazioni analoghe a quelle evidenziate per Comirnaty; in un caso la paziente era in trattamento con Tamoxifene. Per Spikevax sono stati segnalati quattro casi, di cui uno riporta la comparsa di sanguinamento in paziente in menopausa da tre anni. Conclusioni La differente distribuzione di segnalazioni tra i vaccini in uso è da spiegarsi in relazione sia alla Circolare del Ministero della Salute, che raccomanda un uso preferenziale del vaccino Vaxzevria nella popolazione al di sopra dei 60 anni di età, sia alla maggiore somministrazione di vaccini Comirnaty nella popolazione generale. Le cause che possono determinare alterazioni del ciclo mestruale sono composite e risulta pertanto difficile poter stabilire un eventuale nesso di causalità tra tali reazioni e le vaccinazioni anti-Covid. A tal proposito, l’Agenzia Europea del Farmaco, nel rapporto di sicurezza sui vaccini dell’8 settembre 2021, ha dichiarato che non vi sono evidenze sulla possibilità di relazione causale tra disordini mestruali e vaccino Vaxzevria. Tuttavia, in considerazione degli eventi avversi finora emersi, sono auspicabili ulteriori approfondimenti. Scarica qui l’abstract. Scarica qui gli atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. - 12/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità – Sindrome DRESS: confronto tra i dati italiani ed europei di Farmacovigilanza. Il Centro Regionale di Farmacovigilanza ha inviato i suoi contributi scientifici che sono stati pubblicati nel libro degli abstract. Il primo abstract viene presentato qui di seguito. SINDROME DRESS: CONFRONTO TRA I DATI ITALIANI ED EUROPEI DI FARMACOVIGILANZA Pala Daniele (a,b), Ambu Giovanni (a,b), Anania Lorenzo (a,b), Boccalini Alberto (a,b), Cau Emanuela Elena (a,b), Ferrari Alessandra (a,b), Puddu Enrica Maria (a,b), Rapallo Giulia (a,b), Ussai Silvia (a,b), Chillotti Caterina (b), Deidda Arianna (b), Stochino Maria Erminia (b) (a) Sezione di Neuroscienze e Farmacologia Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi, Cagliari; (b) Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna, Unità Complessa di Farmacologia Clinica, Azienda Ospedaliero Universitaria, Cagliari Introduzione. La sindrome DRESS (Reazione da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici) appartiene alla categoria eterogenea delle sindromi sistemiche di ipersensibilità a farmaci e si sviluppa come conseguenza dell’interazione tra un farmaco e un individuo predisposto. Il quadro clinico è caratterizzato da febbre, rash eritematoso morbilliforme, ipereosinofilia, linfoadenopatia, linfociti atipici e un coinvolgimento d’organo che può interessare il fegato, i reni, i polmoni, il cuore o il sistema nervoso. La diagnosi viene posta quando le manifestazioni insorgono da 2 a 6 settimane dopo l’introduzione di un farmaco e vengono escluse altre cause. Al momento la sua incidenza è stimata essere da 1 su 1.000 a 1 su 10.000 esposizioni a farmaci. Le banche dati di farmacovigilanza possono permettere una maggiore stima dell’epidemiologia di tale grave reazione avversa a farmaco. Metodi. Scopo di tale ricerca è stato quello di confrontare le frequenze di segnalazione della DRESS relativamente ai farmaci noti per causare la sindrome in Italia, con le frequenze relative agli stessi farmaci in Europa. Sono stati perciò considerati i dati italiani estratti dalla Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’Agenzia Italiana del Farmaco, relativi al periodo gennaio 2004 – gennaio 2014, pubblicati da Renda et al. nel 2015. Sono stati estratti i dati europei delle segnalazioni di reazione avversa registrate nella banca dati europea EudraVigilance nel periodo dicembre 2001 – settembre 2021. Risultati. I principi attivi sospetti per causare DRESS in Italia, con le relative frequenze, sono: carbamazepina (23,2%), amoxicillina-clavulanato (20,8%), allopurinolo (16%), sulfasalazina (12%), lamotrigina (10,4%), ramipril (7,2%), esomeprazolo (5,6%), stronzio ranelato (3,2%), capecitabina (2,4%). Le frequenze di segnalazione in Europa, relativamente agli stessi principi attivi sono così distribuite: carbamazepina (39,3%), amoxicillinaclavulanato (4,9%), allopurinolo (25,5%), sulfasalazina (9,9%), lamotrigina (16,4%), ramipril (0,5%), esomeprazolo (2,2%), stronzio ranelato (1,3%), capecitabina (0,1%). Conclusioni. Da un’analisi descrittiva è possibile osservare che alcuni principi attivi sono proporzionalmente sovra-segnalati in Italia in particolare: amoxicillina-clavulanato, sulfasalazina, ramipril, esomeprazolo, stronzio ranelato e capecitabina. Al contrario, i farmaci maggiormente associati alla sindrome DRESS in Europa sono sotto-rappresentati in Italia: carbamazepina, allopurinolo e lamotrigina. Le variabili che possono spiegare tali differenze sono molteplici: abitudini prescrittive, attitudine alla segnalazione, fattori genetici predisponenti. Per un’analisi più puntuale e completa sarebbe utile disporre dei dati di prescrizione. Una maggiore comunicazione sul rischio di sindrome DRESS rivolta ai clinici e ai pazienti potrebbe permettere di riconoscere più facilmente e più precocemente tale grave forma di ipersensibilità sistemica. Scarica qui l’abstract. Scarica qui gli atti del Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. - 12/12/2021
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) LYMPHOSEEK® (tilmanocept) 50 microgrammi kit per preparazione radiofarmaceutica: estensione temporanea della durata di conservazione. Sintesi A causa di difficoltà di produzione, si prevedono carenze di approvvigionamento di LYMPHOSEEK sul mercato europeo fino al secondo trimestre del 2022.Per consentire un uso continuativo di LYMPHOSEEK, è stato eccezionalmente concordato con l’EMA di estendere il periodo di validità dei seguenti lotti fino al 31 maggio 2022: Numero di lotto347448 – 349885 Questa comunicazione deve essere condivisa con il personale addetto alla somministrazione del prodotto.L’estensione di 6 mesi della data di scadenza, dal 30 novembre 2021 fino al 31 maggio 2022, si basa sull’analisi dei dati di stabilità di LYMPHOSEEK ed è applicabile solo ai lotti sopra riportati. Contesto Navidea Biopharmaceuticals Europe Ltd ha sostituito Norgine B.V. come nuovo Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio per Lymphoseek. LYMPHOSEEK (tilmanocept) 50 mcg – kit per preparazione radiofarmaceutica è indicato per l’imaging e la rilevazione intraoperatoria dei linfonodi sentinella drenanti un tumore primario, in pazienti adulti con cancro della mammella, melanoma o carcinoma squamocellulare localizzato del cavo orale. I dati di stabilità di LYMPHOSEEK sono stati presentati all’EMA e, alla luce degli attuali problemi di produzione, è stato eccezionalmente concordato di consentire l’uso dei lotti sopraelencati per 6 mesi aggiuntivi a partire dalla data di scadenza, fino al 31 maggio 2022. Dopo tale data, eventuali scorte rimanenti dovranno essere smaltite come di consueto. La revisione dei dati non ha individuato problemi di sicurezza e, pertanto, si è deciso di consentire l’uso dei lotti sopra menzionati fino al 31 maggio 2022. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 09/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione dell’uso di RoActemra in adulti con COVID-19 grave Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di estendere l’indicazione di RoActemra (tocilizumab) per includere il trattamento di adulti con COVID-19 che ricevono un trattamento sistemico con corticosteroidi e necessitano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica. Il medicinale, commercializzato da Roche Registration GmbH, è già approvato nell’UE per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, della poliartrite idiopatica giovanile, dell’arterite a cellule giganti e della sindrome da rilascio di citochine. Dati degli studi su COVID-19 Nel giungere alla sua conclusione, il CHMP ha valutato i dati di uno studio principale condotto su 4116 adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave che necessitavano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica e presentavano elevati livelli di proteina C-reattiva nel sangue (indice di infiammazione). Lo studio ha mostrato che RoActemra, somministrato per infusione in aggiunta al trattamento standard, riduce il rischio di morte rispetto al solo trattamento standard. Nel complesso, il 31% dei pazienti trattati con RoActemra in aggiunta al trattamento standard (621 pazienti su 2022) è stato ricoverato o è deceduto entro 28 giorni dal trattamento, rispetto al 35% dei pazienti curati con il solo trattamento standard (729 pazienti su 2094). Inoltre, il 57% dei pazienti (1150 su 2022) trattati con RoActemra è stato dimesso dall’ospedale entro 28 giorni, rispetto al 50% dei pazienti (1044 su 2094) che hanno ricevuto soltanto il trattamento standard. Lo studio ha anche indicato che non è possibile escludere un aumento della mortalità quando si utilizza RoActemra in pazienti che non ricevono corticosteroidi sistemici. Tuttavia, il profilo di sicurezza del medicinale era positivo in coloro che erano già in trattamento con corticosteroidi e il CHMP ha concluso che i benefici del medicinale sono superiori ai rischi per questi pazienti. Maggiori informazioni su RoActemra RoActemra è un immunomodulatore (un medicinale che modifica l’attività del sistema immunitario). Il suo principio attivo, tocilizumab, è un anticorpo monoclonale, un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica dell’organismo (antigene). RoActemra si lega al recettore di una molecola messaggera o “citochina” denominata interleuchina-6 (IL-6). IL-6 è prodotta dal sistema immunitario dell’organismo in risposta a un’infiammazione sistemica (in tutto il corpo), e svolge un ruolo importante nella forma grave di COVID-19 e nell’insufficienza respiratoria associata. Impedendo che IL-6 si leghi ai suoi recettori, RoActemra riduce l’infiammazione e migliora i sintomi della malattia grave.Maggiori informazioni sulla valutazione di RoActemra e le informazioni sul prodotto approvate sono disponibili sulla pagina di RoActemra sul sito web dell’EMA. La raccomandazione per COVID-19 del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/12/2021
- Aggiornamento sul rischio di miocardite e pericardite con vaccini mRNA Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha valutato i dati aggiornati sul rischio noto di miocardite e pericardite in seguito alla vaccinazione con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax che includevano due ampi studi epidemiologici europei. Uno studio è stato condotto utilizzando i dati del sistema sanitario nazionale francese (Epi-phare) e l’altro si è basato sui dati del registro Nordic. Sulla base dei dati esaminati, il PRAC ha stabilito che il rischio per entrambi questi eventi è complessivamente “molto raro”, il che significa che può essere colpita fino a una persona su 10.000 vaccinata. Inoltre, i dati mostrano che l’aumento del rischio di miocardite dopo la vaccinazione è maggiore nei maschi più giovani. Il PRAC ha pertanto raccomandato di aggiornare le informazioni sul prodotto per riflettere tali dati. La miocardite e la pericardite possono svilupparsi entro pochi giorni dalla vaccinazione e la maggior parte dei casi si sono manifestati entro 14 giorni. Sono stati osservati più spesso dopo la seconda somministrazione. Gli studi francese e Nordic forniscono delle stime sul numero di casi di miocardite in eccesso nei maschi più giovani dopo la seconda dose, rispetto a persone non esposte della stessa età e sesso.La miocardite e la pericardite sono condizioni infiammatorie cardiache che presentano una serie di sintomi, tra cui spesso è presente la mancanza di respiro, il battito cardiaco accelerato che può essere irregolare (palpitazioni) e il dolore toracico. I dati disponibili suggeriscono che il decorso della miocardite e della pericardite dopo la vaccinazione non è diverso dalla miocardite o dalla pericardite nella popolazione generale. Leggi qui il comunicato EMA. - 05/12/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 di Valneva (VLA2001) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review di VLA2001, un vaccino anti-COVID-19 sviluppato da Valneva. La decisione del CHMP di avviare tale revisione si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se VLA2001 rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’Unione Europea (UE). Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Si prevede che VLA2001 predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino contiene il virus inattivato (ucciso) e non può provocare la malattia. VLA2001 contiene anche due “adiuvanti”, sostanze che contribuiscono a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà il virus inattivato come estraneo e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a difendere l’organismo. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/12/2021
- AIFA approva il vaccino Comirnaty per la fascia di età 5-11 anni La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), nella riunione del 1° dicembre 2021, ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (Pfizer) per la fascia di età 5-11 anni, con una dose ridotta (un terzo del dosaggio autorizzato per adulti e adolescenti) e con formulazione specifica. La vaccinazione avverrà in due dosi a tre settimane di distanza l’una dall’altra. I dati disponibili – rileva la CTS- dimostrano un elevato livello di efficacia e non si evidenzino al momento segnali di allerta in termini di sicurezza. Al fine di evitare possibili errori di somministrazione la CTS raccomanda, per la fascia di età in oggetto, l’uso esclusivo della formulazione pediatrica ad hoc suggerendo quando possibile l’adozione di percorsi vaccinali adeguati all’età. Nel parere, la CTS osserva che “sebbene l’infezione da SARS-CoV-2 sia sicuramente più benigna nei bambini, in alcuni casi essa può essere associata a conseguenze gravi, come il rischio di sviluppare la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-c), che può richiedere anche il ricovero in terapia intensiva”. Infine la CTS sottolinea che “la vaccinazione comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico e della personalità in questa fascia di età”. Leggi qui il parere del CTS. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 02/12/2021
- Comirnaty, vaccino anti-COVID-19: EMA raccomanda l’approvazione per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in modo da includerne l’uso nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Il vaccino, sviluppato da BioNTech e Pfizer, è già approvato per gli adulti e i bambini a partire dai 12 anni di età. Nella fascia di età 5-11 anni la dose di Comirnaty sarà più bassa rispetto a quella utilizzata nelle persone di età pari o superiore ai 12 anni (10 µg rispetto a 30 µg). Come nel caso della fascia di età ≥12 anni, il vaccino è somministrato come due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di tre settimane l’una dall’altra. Uno studio principale condotto sui bambini di età compresa tra 5 e 11 anni ha mostrato che la risposta immunitaria a Comirnaty, somministrato a una dose più bassa (10 µg) in questa fascia di età, era paragonabile a quella osservata alla dose più alta (30 µg) nella fascia di età compresa tra 16 e 25 anni (misurata dal livello di anticorpi contro SARS-CoV-2). L’efficacia di Comirnaty è stata calcolata su circa 2000 bambini dai 5 ai 11 anni che non presentavano segni di precedente infezione. I bambini hanno ricevuto il vaccino o placebo (iniezione fittizia). Dei 1305 bambini che hanno ricevuto il vaccino, nessuno ha sviluppato COVID-19, rispetto a 16 bambini su 663 che hanno ricevuto placebo. Ciò significa che, in questo studio, il vaccino ha avuto un’efficacia del 90.7% nel prevenire la malattia sintomatica (anche se il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 67.7% e il 98.3%). Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Tra questi figurano dolore nel sito dell’iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore nel sito dell’iniezione, dolore ai muscoli e brividi. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e migliorano entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Pertanto, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty sono superiori ai rischi nei bambini di età compresa tra 5 e 11 anni , in particolare se presentano condizioni che aumentano il rischio di malattia grave. La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri dell’UE, attraverso il sistema di farmacovigilanza europeo e studi in corso e aggiuntivi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. La raccomandazione del CHMP sarà trasmessa alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Qual è il meccanismo d’azione di Comirnaty Comirnaty predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Comirnaty contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Comirnaty nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. Gli studi condotti sui bambini sono stati realizzati conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Comirnaty, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. I dati degli studi clinici presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla relativa pagina web dell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di Comirnaty In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Comirnaty è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone. BioNTech, l’azienda che commercializza il vaccino nell’UE, dovrà fornire aggiornamenti periodici e condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino nel momento in cui è somministrato al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio del vaccino. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento dei pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio dell’antivirale orale Lagevrio (molnupiravir). Lagevrio, un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics, è destinato al trattamento di adulti con COVID-19. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Lagevrio secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro alcune settimane, se i dati presentati sono sufficientemente solidi e completi da dimostrare l’efficacia, la sicurezza e la qualità del medicinale. La possibilità di procedere secondo tale tempistica dipende dal fatto che EMA ha già analizzato una quantità considerevole di dati nel corso della rolling review, durante la quale il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha valutato i dati degli studi di laboratorio e sugli animali (dati non clinici), le informazioni sulla qualità del medicinale e sul metodo di produzione, nonché i dati sulla sicurezza e l’efficacia. Inoltre, sono stati analizzati i dati provenienti da studi clinici conclusi e in corso, compresi i risultati intermedi dello studio principale sugli effetti di Lagevrio in pazienti non ospedalizzati e non vaccinati, che presentavano almeno una condizione di base che li esponesse al rischio di malattia grave. Inoltre, il comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso un parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19. Nel momento in cui si stabilirà che i benefici di Lagevrio superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA formulerà una raccomandazione per il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio. A quel punto, la Commissione europea accelererà il processo decisionale al fine di rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro alcuni giorni. L’EMA fornirà un aggiornamento al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, producendo alterazioni (mutazioni) del materiale genetico (RNA) del virus durante la replicazione, in modo da renderlo incapace di moltiplicarsi. Si prevede che in tal modo si ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero dei pazienti con COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 24/11/2021
- Il Centro di Monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci di Uppsala pubblica un numero del suo bollettino sulla sicurezza dei vaccini Mentre la pandemia continua a imperversare, il tema dei vaccini COVID-19 è inevitabile. Il Centro di Monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci di Uppsala ha pubblicato diversi articoli dall’inizio della pandemia notando come il dispiegamento globale di nuovi vaccini ha reso il ruolo della farmacovigilanza più importante che mai. In questo numero del bollettino, un articolo discute della notevole crescita di VigiBase negli ultimi due anni e dimostra fino a che punto la comunità di farmacovigilanza – in particolare i membri del Programma dell’OMS per il monitoraggio internazionale dei farmaci – abbiano risposto alla sfida. Come spiega in quell’articolo Helena Sköld, VigiBase Manager di UMC, gli sforzi coordinati delle autorità sanitarie di tutto il mondo per promuovere la segnalazione hanno creato una situazione in cui “il monitoraggio della sicurezza può essere effettuato in modi senza precedentiper scala e velocità”, rendendo possibile “monitorare eventi rari che potrebbero non essere stati identificati negli studi clinici”. Tuttavia, nonostante la ricchezza di dati disponibili sulla sicurezza, la disinformazione rimane diffusa, ponendo un’importante sfida sulla comunicazione dei temi di salute pubblica. Pertanto, questo numero combina due articoli in cui si discute sul modo con cui parlare responsabilmente dei problemi di sicurezza dei vaccini sia all’interno del comunità di farmacovigilanza che a un pubblico titubante sui vaccini. Mentre la mancanza di domanda può essere un problema in alcuni luoghi, in altri i vincoli all’offerta stanno creando problemi di sicurezza – e ne abbiamo due esempi esaminando la lotta contro i farmaci e vaccini scadenti e falsificati in Iraq e in America Latina. Il numero 85 contiene anche un rapporto dal Paraguay, dove si sta sviluppando la tecnologia per aumentare la qualità e la quantità delle segnalazioni, e l’India, dove più parti interessate operano su diversi fronti per costruire una cultura sulla sicurezza del paziente. Il rapporto si conclude illustrando gli aggiornamenti sulle attività dell’UMC e le direzioni di ricerca. Leggi qui il bollettino dell’UMC. - 24/11/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha formulato un parere sull’uso di Lagevrio (anche noto come molnupiravir o MK 4482), per il trattamento di COVID-19. Il medicinale, che al momento non è autorizzato nell’UE, può essere utilizzato per il trattamento di adulti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di sviluppare la forma grave della malattia. Lagevrio deve essere somministrato il prima possibile dopo una diagnosi di COVID-19 ed entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Il medicinale, disponibile in capsule, deve essere assunto due volte al giorno per 5 giorni. L’EMA ha formulato il suddetto parere per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di approvare l’uso precoce del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e decessi a causa di COVID-19 in tutta l’UE. Il parere fa seguito alla revisione dei dati, compresi i dati sulla qualità del medicinale e i risultati di studi completati e in corso. A tal fine, sono stati valutati anche i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati, che presentano almeno una condizione di base che li pone a rischio di COVID-19 grave. Somministrato a una dose di 800 mg due volte al giorno, Lagevrio ha ridotto il rischio di ricovero in ospedale e decesso quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento, si sono registrati ricovero in ospedale o decesso nel 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto Lagevrio e nel 14,1% (53 su 377) dei pazienti trattati con placebo (un trattamento fittizio). Nessuno dei pazienti del gruppo Lagevrio è deceduto rispetto agli otto pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni segnalati durante il trattamento ed entro 14 giorni dall’ultima dose di Lagevrio sono stati diarrea, nausea, vertigini e mal di testa, tutti lievi o moderati. Lagevrio non è raccomandato durante la gravidanza e nelle donne che possono iniziare una gravidanza e che non utilizzano un metodo contraccettivo efficace. Le donne che possono iniziare una gravidanza devono usare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento e per 4 giorni dopo l’ultima dose di Lagevrio. L’allattamento al seno deve essere interrotto durante il trattamento e nei 4 giorni successivi all’interruzione. Queste indicazioni vengono fornite poiché studi di laboratorio condotti sugli animali hanno mostrato che dosi elevate di Lagevrio possono influenzare la crescita e lo sviluppo del feto. Le condizioni di utilizzo proposte saranno pubblicate a breve sul sito web dell’EMA.Il parere dell’EMA può ora essere utilizzato come base per le raccomandazioni nazionali sul possibile uso del medicinale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio.Nel contempo, è in corso una rolling review più completa prima della presentazione una eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA fornirà aggiornamenti sull’andamento della revisione. Maggiori informazioni sul medicinale Lagevrio è un antivirale orale che riduce la capacità di SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di replicarsi nell’organismo, Aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi.Lagevrio è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee .La revisione è stata condotta dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il parere scientifico del Comitato può essere utilizzato dagli Stati membri dell’UE nel decidere sull’uso del medicinale a livello nazionale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/11/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen da somministrare almeno 2 mesi dopo la prima dose a persone di età pari o superiore a 18 anni. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza il vaccino. Questi dati includono i risultati relativi a oltre 14000 adulti che hanno ricevuto una seconda dose di COVID-19 Vaccine Janssen o placebo (trattamento fittizio) due mesi dopo la dose iniziale. Il CHMP stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’esito della valutazione è previsto per le prossime settimane, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari, e sarà comunicato dall’Agenzia europea. COVID-19 Vaccine Janssen è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 18 anni di età; il ciclo vaccinale primario è costituito da una dose unica. Il vaccino è composto da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. COVID-19 Vaccine Janssen non contiene il virus e non può provocare la malattia, ma predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea, compreso l’uso delle dosi di richiamo, rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Xevudy (sotrovimab) per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’anticorpo monoclonale Xevudy (sotrovimab). L’azienda che ha presentato la domanda è GlaxoSmithKline Trading Services Limited, che ha sviluppato il medicinale in collaborazione con Vir Biotechnology. Xevudy è destinato al trattamento di adulti e adolescenti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Xevudy secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda del livello di solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia ha già analizzato alcuni dei dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e degli studi sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale. Inoltre, sono stati analizzati i dati provenienti da uno studio sugli effetti di sotrovimab in pazienti adulti ambulatoriali con sintomi lievi di COVID-19, senza bisogno di ossigeno supplementare e ad alto rischio di progredire verso la forma grave della malattia. Parallelamente, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali contro COVID-19. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Xevudy superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). Sotrovimab è progettato per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che in tal modo si ridurrà la gravità della malattia e la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/11/2021
- EMA avvia la revisione di Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta conducendo una revisione dei dati attualmente disponibili sull’uso di Paxlovid (PF-07321332/ritonavir), un medicinale orale per il trattamento di COVID-19 sviluppato da Pfizer. Tale revisione è intesa a supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di approvare l’uso precoce del medicinale, ad esempio in situazioni di uso di emergenza, prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 21/11/2021
- Nota Informativa Importante su Visudyne (verteporfin) Visudyne (verteporfin): informazioni sul proseguimento della carenza nella fornitura fino alla fine del primo quarto del 2022. Sintesi L’attuale carenza di Visudyne dovrebbe risolversi entro la fine del primo quarto del 2022 a seguito della ripresa delle forniture prevista a novembre 2021. Una volta che Visudyne sarà disponibile in EU, CHEPLAPHARM darà la priorità alla messa a disposizione di Visudyne per i pazienti degli Stati membri interessati dalla carenza il prima possibile. Contesto sulla carenza nella fornitura Visudyne è autorizzato per il trattamento della forma “umida” di degenerazione maculare legata all’età (AMD) e della neovascolarizzazione coroioide secondaria a miopia patologica. Da maggio 2020, la fornitura di Visudyne è stata interrotta a causa della ridotta capacità produttiva. Per ripristinare l’approvvigionamento, il processo di produzione è stato trasferito in una linea di produzione alternativa esistente nello stesso edificio, con macchine equivalenti e utilizzando la stessa tecnologia e processo. Per ridurre al minimo l’impatto della carenza nei rispettivi paesi, le scorte rimanenti sono state distribuite in modo equilibrato. Inoltre, una quantità limitata del medicinale Visudyne è stata importata dagli Stati Uniti e distribuita utilizzando una licenza speciale in alcuni dei paesi interessati. Lotti di Visudyne di nuova fabbricazione sono stati ora importati nell’UE e la finalizzazione dei test di controllo di Qualità e le prime operazioni di confezionamento sono previsti per ottobre 2021. CHEPLAPHARM prevede di distribuire Visudyne di nuova produzione nei mercati dell’UE nel corso di novembre 2021. Una volta che i prodotti Visudyne di nuova fabbricazione saranno disponibili, CHEPLAPHARM darà la priorità alla messa a disposizione di Visudyne per i pazienti negli Stati Membri interessati. Il prossimo lotto è attualmente programmato per essere importato nell’UE entro dicembre 2021. Gestione della carenza di approvvigionamento In Italia, attualmente, non vi sono scorte del medicinale Visudyne, per cui gli ospedali sono stati autorizzati ad attivare procedure d’importazione dall’estero, qualora il medicinale risultasse ancora disponibile Cheplapharm prevede di distribuire le prime 215 fiale di Visudyne di nuova produzione in Italia alla fine di novembre/inizio dicembre 2021. La normale fornitura in Italia è prevista per l’inizio del secondo quadrimestre del 2022;Poichè solo un numero finito di fiale sarà disponibile i prescrittori sono invitati a cooperare tra loro e con le autorità sanitarie locali per fornire terapia a coloro che sono particolarmente colpiti. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 12/11/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso del vaccino COVID-19 Spikevax in bambini di età compresa tra 6 e 11 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Spikevax, vaccino COVID-19 di Moderna, in bambini di età compresa tra 6 e 11 anni. Spikevax è un vaccino per la prevenzione di COVID-19 ed è attualmente autorizzato per essere usato nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente su SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro SARS-CoV-2. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati sul vaccino, compresi i risultati di uno studio clinico in corso su bambini di età compresa tra 6 e 11 anni, al fine di decidere se raccomandarne l’estensione d’uso. Come di consueto, le tempistiche delle valutazioni dipendono dai dati presentati. Al momento si prevede la formulazione di un parere entro 2 mesi circa, a meno che non siano necessarie ulteriori informazioni o analisi. Si tratta di una tempistica accelerata rispetto a revisioni simili condotte in contesti non pandemici. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. Leggi qui il comunicato EMA. - 10/11/2021
- COVID-19: aggiornamento EMA-HMA su molnupiravir Revisione EMA a sostegno di possibili decisioni nazionali sull’uso precoceL’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e i capi delle agenzie per i medicinali (HMA) hanno convenuto sulla necessità di ulteriori raccomandazioni sui trattamenti contro COVID-19 alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e dei decessi dovuti alla malattia in tutta l’UE. A tal fine, l’EMA ha avviato la revisione dei dati disponibili sull’uso di molnupiravir (anche noto come MK 4482 o Lagevrio) per supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima della sua autorizzazione. Mentre è in corso la più esauriente rolling review in vista di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA fornirà nel più breve tempo possibile raccomandazioni a livello dell’UE per supportare le autorità nazionali nelle decisioni in merito a un possibile uso precoce del medicinale, ad esempio in situazioni di emergenza.Molnupiravir è un antivirale orale sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics. L’EMA e l’HMA continuano a impegnarsi per accelerare la valutazione degli indispensabili trattamenti e dei vaccini contro COVID-19, garantendo nel contempo che soddisfino gli elevati standard di sicurezza ed efficacia dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito di questa revisione e della rolling review una volta concluse. Maggiori informazioni sul medicinale Molnupiravir è un antivirale orale che riduce la capacità del SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di moltiplicarsi nell’organismo, aumentando il numero di mutazioni del materiale genetico (RNA) del virus, in modo da renderlo incapace di replicarsi. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano. Il Comitato formulerà, nel più breve tempo possibile, un parere scientifico che gli Stati membri dell’UE potranno prendere in considerazione nel decidere sull’uso del medicinale a livello nazionale prima del rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio. La revisione è effettuata parallelamente alla rolling review dei dati di qualità, efficacia e sicurezza che, quando saranno considerati sufficienti, consentiranno la presentazione di una eventuale domanda di autorizzazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/11/2021
- Nota Informativa Importante su Beovu (brolucizumab) Beovu (brolucizumab): Raccomandazioni aggiornate per ridurre al minimo il rischio noto di infiammazione intraoculare, compresa la vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica. Sintesi L’ infiammazione intraoculare, compresa la vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica può verificarsi dopo la prima iniezione con Beovu e in qualsiasi momento del trattamento. Questi eventi sono stati osservati più frequentemente all’inizio del trattamento. Un numero maggiore di eventi di infiammazione intraoculare è stato osservato tra i pazienti che hanno sviluppato anticorpi anti brolucizumab durante il trattamento. La vasculite retinica e/o l’occlusione vascolare retinica sono eventi immunomediati. Nei pazienti che sviluppano infiammazione intraoculare, inclusa vasculite retinica e/o occlusione vascolare retinica, il trattamento con Beovu deve essere interrotto e gli eventi devono essere gestiti prontamente.Le iniezioni di mantenimento di Beovu (dopo le prime 3 iniezioni) non devono essere somministrate ad intervalli inferiori a 8 settimane. Ciò si basa sui risultati dello studio MERLIN (vedere ulteriori dettagli nella sezione Informazioni sul problema di sicurezza di seguito). Pazienti con anamnesi di infiammazione intraoculare e/o occlusione vascolare retinica nell’anno precedente al trattamento con Beovu sono a rischio di sviluppare vasculite retinica e/o occlusione vascolare retinica e devono essere monitorati attentamente.L’appartenenza al sesso femminile è stata identificata come un ulteriore fattore di rischio. Una maggiore incidenza è stata osservata anche nei pazienti giapponesi.I pazienti devono essere istruiti su come riconoscere i primi segni e sintomi di infiammazione intraoculare, vasculite retinica e occlusione vascolare retinica e devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente al medico se si sospettano queste reazioni avverse. - 05/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Janssen contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita il 2 e 3 novembre 2021, si è espressa sulla richiesta pervenuta dal Ministero della Salute in merito alla possibilità di una dose di richiamo a favore dei soggetti che hanno ricevuto un’unica dose di vaccino Janssen e alle relative tempistiche. Premesso che il vaccino COVID-19 Janssen è l’unico vaccino anti-COVID autorizzato con schedula monodose e che, in ambito vaccinologico, una dose di richiamo, o booster, può essere considerata una strategia consolidata per la maggior parte dei vaccini, l’opportunità di prevedere una dose di richiamo appare supportata da un solido razionale. Sulla base dell’approfondita istruttoria effettuata dagli esperti dell’Agenzia, la CTS ha rilevato che i dati disponibili indicano una sostanziale stabilità della risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, fino a 8 mesi dalla somministrazione di una dose di vaccino Janssen. Anche la protezione nei confronti di malattia grave, ospedalizzazione o morte risulta sostanzialmente stabile fino ad almeno 6 mesi dalla vaccinazione. Allo stesso tempo, tuttavia, con il passare dei mesi si osserva un lento declino dell’efficacia vaccinale nei confronti delle forme lievi/moderate di malattia. Le evidenze più recenti confermano l’efficacia di una dose booster (soprattutto con vaccino a mRNA) nel potenziare la risposta immunitaria al vaccino COVID-19 Janssen. Si ritiene, pertanto, che per i soggetti vaccinati con COVID-19 Janssen sia opportuna la somministrazione di una dose booster eterologa con vaccino a mRNA (nei dosaggi autorizzati per la dose booster) a partire da 6 mesi dalla prima dose. Leggi qui il comunicato EMA. - 04/11/2021
- Interrotta la rolling review degli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di COVID-19 dopo il ritiro da parte di Lilly L’EMA ha interrotto la rolling review di bamlanivimab ed etesevimab, due anticorpi per il trattamento di COVID-19, sviluppati da Eli Lilly Netherlands BV, dopo che l’azienda ha informato l’Agenzia della decisione di ritirarsi dall’iter di approvazione. Nel marzo 2021 il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA aveva intrapreso la revisione dei dati relativi ai medicinali nell’ambito di una rolling review, in cui l’azienda aveva presentato i dati non appena erano diventati disponibili, in modo da accelerare la valutazione di una domanda finale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel marzo 2021, inoltre, l’EMA aveva emesso un parere per il trattamento di COVID-19 sulla base dei dati derivanti da uno studio clinico, nel quale supportava l’uso degli anticorpi a livello nazionale prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Al momento del ritiro dell’azienda, l’EMA aveva ricevuto dati non clinici (di laboratorio), dati provenienti da studi clinici, dati sulla qualità e sul processo di produzione degli anticorpi nonché il piano di gestione del rischio (RMP). Nonostante la revisione accelerata dei dati da parte dell’Agenzia europea, rimanevano da affrontare in modo soddisfacente alcune questioni riguardanti la qualità dei medicinali. Il ritiro è stato deciso dall’azienda e i motivi sono presentati nella relativa lettera. Come conseguenza, l’EMA interromperà l’esame dei dati sugli anticorpi e non completerà la revisione. L’azienda si riserva il diritto di richiedere un’altra rolling review o di presentare una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio in futuro.Il ritiro non ha conseguenze sul precedente parere emesso a marzo e i pazienti possono continuare a ricevere i medicinali sulla base di disposizioni nazionali. L’EMA continuerà ad accelerare la revisione dei dati sui vaccini e sui trattamenti contro COVID-19 durante la pandemia in corso. L’Agenzia europea lavora inoltre a stretto contatto con gli sviluppatori, fornendo consulenza nelle prime fasi del processo di sviluppo e rivedendo i dati su base continuativa, ove opportuno. Ulteriori informazioni sul ritiro sono disponibili nel documento “Domande e risposte” raggiungibile dal box “Documenti correlati”. Maggiori informazioni sui medicinali Bamlanivimab ed etesevimab sono entrambi anticorpi monoclonali. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Bamlanivimab ed etesevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla rolling review La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica, come nel caso della pandemia da COVID-19. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il CHMP provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. I dati sono valutati nell’ambito di cicli di rolling review: non esiste un numero predefinito di cicli, in quanto il processo dipende dai dati che diventano disponibili. Una volta che i dati sono sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. Documento domande e risposte sull’interruzione della rolling review. - 03/11/2021
- Comunicazione EMA su Imbruvica Il PRAC ha concluso la revisione di un segnale di sicurezza di morte improvvisa o cardiaca con Imbruvica (ibrutinib) quando usato in combinazione con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE). Imbruvica è un medicinale per il trattamento del linfoma mantellare dei tumori del sangue, della leucemia linfatica cronica (LLC) e della macroglobulinemia di Waldenström (nota anche come linfoma linfoplasmocitico). I dati ad interim di uno studio clinico avevano suggerito che il rischio di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti in trattamento con un ACE inibitore all’ingresso nello studio era aumentato nei pazienti randomizzati a ibrutinib e rituximab, rispetto a quelli randomizzati a fludarabina, ciclofosfamide e rituximab. Dopo aver analizzato ulteriori dati provenienti da diverse fonti, inclusi altri studi clinici, il PRAC ha concluso che la possibile associazione tra il trattamento con Imbruvica e l’uso concomitante di ACE inibitori e il rischio di morte improvvisa o cardiaca non sembra essere plausibile. Non sono emerse differenze statisticamente significative negli eventi di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti arruolati negli studi clinici sponsorizzati dal titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio, trattati con ACE inibitori e Imbruvica e quelli che hanno ricevuto ACE inibitori e un comparatore. Il comitato ha quindi deciso che sebbene alcune reazioni avverse cardiache siano già note per Imbruvica, si ritiene necessaria un’ulteriore analisi degli eventi cardiaci gravi al fine di determinare se tali eventi possano essere collegati all’uso di Imbruvica da solo e caratterizzare meglio il rischio di cardiotossicità con il medicinale, indipendentemente dall’uso dell’ACE-inibitore. Un’ulteriore revisione sarà effettuata attraverso una procedura regolatoria distinta; pertanto la procedura di revisione di questo segnale di sicurezza è chiusa. - 02/11/2021
- Nota Informativa Importante su FORXIGA (dapagliflozin) FORXIGA (dapagliflozin) 5mg – non deve essere più utilizzato per il trattamento del diabete mellito di tipo 1. Elementi chiave A partire dal 25 ottobre 2021 FORXIGA (dapagliflozin) 5mg non è più autorizzato per il trattamento di pazienti con diabete mellito di tipo 1 (DMT1) e non deve essere più utilizzato in questa popolazione. Questa decisione si basa sulla scelta di AstraZeneca di rimuovere l’indicazione DMT1 per dapagliflozin 5 mg. La chetoacidosi diabetica (CAD) è un noto effetto indesiderato di dapagliflozin. In studi sul diabete di tipo 1 con dapagliflozin, la CAD è stata riportata con una frequenza comune (si verifica in almeno 1 paziente su 100).Le misure addizionali di minimizzazione del rischio per gli operatori sanitari e per i pazienti, implementate per mitigare il rischio di CAD con l’uso di dapagliflozin in DMT1, non saranno più disponibili.L’interruzione di dapaglifozin in pazienti con DMT1 deve essere eseguita sotto la supervisione di un medico specializzato nel trattamento del diabete e deve essere condotta non appena sia clinicamente possibile.Dopo l’interruzione del trattamento con dapagliflozin, si raccomanda il monitoraggio frequente della glicemia e la dose di insulina deve essere aumentata attentamente per ridurre al minimo il rischio di ipoglicemia. Leggi qui la nota informativa importante. - 02/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Spikevax contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita il 28 ottobre 2021, ha espresso il proprio parere sulla somministrazione di una dose booster del vaccino contro il COVID-19 Spikevax (Moderna). Preso atto della decisione di EMA, la CTS stabilisce di rendere disponibile la dose booster del vaccino Spikevax, a distanza di almeno sei mesi dalla seconda dose, in soggetti di età pari o superiore ai 18 anni. La Commissione ribadisce inoltre che, come già stabilito per la dose booster di Pfizer, tale opportunità dovrebbe essere offerta in via prioritaria ai soggetti già indicati per il vaccino Comirnaty (Pfizer). La dose booster del vaccino Spikevax sarà inoltre inserita nell’elenco di cui alla L.648/96 per consentirne l’uso eterologo. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui il parere della CTS di AIFA. - 02/11/2021
- Spikevax: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che si può considerare la somministrazione di una dose di richiamo del vaccino COVID-19 Spikevax (Moderna) alle persone di età pari o superiore a 18 anni. Tale conclusione fa seguito alla presentazione di dati che dimostrano che una terza dose di Spikevax, somministrata da 6 a 8 mesi dopo la seconda dose, ha determinato un aumento dei livelli di anticorpi negli adulti in cui tali livelli erano in diminuzione. La dose di richiamo è costituita dalla metà della dose utilizzata per la vaccinazione primaria. I dati attuali indicano che gli effetti indesiderati che si verificano dopo il richiamo sono simili a quelli che si verificano dopo la seconda dose. Il rischio di condizioni infiammatorie a carico del cuore o di altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo è oggetto di attento monitoraggio. Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia di Spikevax. A livello nazionale le autorità sanitarie pubbliche possono emanare raccomandazioni ufficiali sull’uso delle dosi di richiamo, tenendo conto della situazione epidemiologica locale, dei dati emergenti sull’efficacia e dei dati limitati sulla sicurezza per le dosi di richiamo. All’inizio di questo mese il CHMP aveva concluso che si poteva prendere in considerazione la somministrazione di una dose di richiamo di Comirnaty (BioNTech/Pfizer) almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone di età pari o superiore a 18 anni. Inoltre, aveva raccomandato di somministrare una dose aggiuntiva di Comirnaty e Spikevax a persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la seconda dose. Ulteriori informazioni sulla raccomandazione riguardante la dose di richiamo per Spikevax saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui il comunicato EMA. - 27/10/2021
- COVID-19: EMA avvia la rolling review di molnupiravir Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review dell’antivirale orale molnupiravir (noto anche come MK 4482 o Lagevrio), sviluppato da Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics per il trattamento di COVID-19 negli adulti. La decisione del CHMP di avviare la rolling review si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici, che suggeriscono che il medicinale può ridurre la capacità del SARS CoV 2 (il virus che provoca COVID 19) di moltiplicarsi nell’organismo, prevenendo pertanto l’ospedalizzazione o il decesso nei pazienti affetti dalla malattia. L’EMA valuterà ulteriori dati relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’EMA valuterà inoltre se molnupiravir rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Molnupiravir è un antivirale che può essere assunto per via orale. Si tratta di un inibitore dell’RNA polimerasi virale che interferisce con la produzione del materiale genetico (RNA) dei virus. Interferendo con la produzione dell’RNA del SARS CoV 2, si prevede che molnupiravir impedisca la replicazione del virus. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che i dati sono sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/10/2021
- Un ampio studio di sorveglianza postmarketing dei farmaci biologici per malattie infiammatorie immunomediate in Italia: il progetto VALORE. Obiettivo Lo scopo dello studio è stato quello di esplorare il potenziale di una rete distribuita multidatabase per la sorveglianza postmarketing dei farmaci biologici, tra cui i biosimilari, in pazienti con IMID. Metodi Uno studio retrospettivo di coorte è stato condotto usando 13 database regionali italiani relativi al periodo 2010-2019. È stato sviluppato un applicativo per analisi distribuite usando un modello comune di dati studio-specifico personalizzato per questo studio. Gli autori hanno misurato la prevalenza annuale di utilizzatori di farmaci biologici e la frequenza di cambio tra i farmaci originatori e biosimilari per infliximab, etanercept, e adalimumab separatamente e stratificandoli per anno e per regione. Hanno calcolato il numero cumulativo di utilizzatori e gli anni-persona di esposizione a specifici farmaci biologici approvati per le IMID. Per un certo numero di esiti di sicurezza, è stata calcolata la potenza del campione per stimare gli anni-persona di esposizione e studiare la loro associazione con specifici farmaci biologici approvati per IMID, considerando la differente forza di associazione Risultati A partire da una popolazione totale di circa 50 milioni di abitanti provenienti da 13 regioni, sono stati identificati 143,602 (0.3%) utilizzatori di biologici, con un’esposizione cumulativa di 507,745 anni-persona (PYs) durante l’intero follow-up. L’età media degli utilizzatori di biologici era di 49.3 ± 16.3, con un rapporto femmine/maschi di 1,2. La prevalenza annua aggiustata per età degli utilizzatori di biologici è aumentata di 3 volte da 0.7 per 1000 nel 2010 a 2.1 per 1000 nel 2019. Complessivamente, sono stati identificati 40,996 utilizzatori di biosimilari degli inibitori del tumor necrosis factor (TNF)-α (etanercept, adalimumab e infliximab) negli anni 2015–2019. Di questi, 46% (N = 18,845) hanno cambiato in qualunque momento tra originatori e biosimilari o viceversa. Per analizzare una moderata associazione (tasso di incidenza 2) tra i farmaci biologici approvati per IMID e gli eventi di sicurezza di interesse, quali la neurite ottica (tasso di incidenza di base 10.4/100,000 PYs) o infezioni gravi (tasso di incidenza di base 4312/100,000 PYs), dovevano essere richiesti un totale di 43,311 PYs e 104 PYs di esposizione per ciascun farmaco biologico rispettivamente. Perciò, usando il network, di 15 farmaci biologici approvati per IMID, l’associazione di questi eventi avversi poteva essere studiata per 4 (27%) e 14 (93%) rispettivamente. Conclusioni Il network multi-database del progetto VALORE ha accesso ai dati di più di 140.000 utilizzatori di biologici (> 0,5 milioni PY) proventienti da 13 regioni italiane nel perido 2010-2019, che possono essere ulteriormente incrementati con l’inclusione di dati da altre regioni e da anni più recenti. Complessivamente, l’esposizione cumulativa di tempo-persona per i farmaci biologici approvati per IMID fornisce un sufficiente potere statistico per studiare associazioni deboli e moderate di quasi tutti i farmaci e i più rilevanti esiti di sicurezza. Inoltre, tale rete può offrire l’opportunità di studiare l’intercambiabilità di originatori e biosimilari tra diversi inibitori del TNF-α in differenti aree terapeutiche in condizioni di vita reale. Bibliografia Trifirò, G. et al. “Large-Scale Postmarketing Surveillance of Biological Drugs for Immune-Mediated Inflammatory Diseases Through an Italian Distributed Multi-Database Healthcare Network: The VALORE Project.” BioDrugs : clinical immunotherapeutics, biopharmaceuticals and gene therapy, 1–16. 12 Oct. 2021. Leggi qui l’articolo completo. - 19/10/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino COVID-19, in bambini di età compresa tra 5 e 11 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Comirnaty, vaccino COVID-19 di BioNTech/Pfizer, a bambini di età compresa tra 5 e 11 anni. Comirnaty è un vaccino per la prevenzione di COVID-19 attualmente autorizzato per essere usato nelle persone di età pari o superiore a 12 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati sul vaccino, compresi i risultati di uno studio clinico in corso su bambini di età compresa tra 5 e 11 anni, al fine di decidere se raccomandarne l’estensione d’uso. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto tra un paio di mesi, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Comirnaty è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel dicembre 2020. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 19/10/2021
- Chiarimenti sulla tempistica di presentazione di una variazione di modifica stampati a seguito di una raccomandazione del PRAC L’adeguamento alle raccomandazioni e conclusioni di una procedura di signal management, definita dall’articolo 107h della Direttiva 2001/83/EC, dall’articolo 28a del Regolamento (EC) No 726/2004 e dal capitolo III del Regolamento di Implementazione della Commissione (UE) No 520/2012, costituisce un obbligo di legge per tutti i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Quando una procedura di valutazione di un segnale di sicurezza porta ad una variazione dei termini dell’autorizzazione all’immissione in commercio, tutti i titolari di AIC dei medicinali contenenti il/i principio/i attivo/i oggetto della procedura sono tenuti a presentare una domanda di variazione per allineare i loro prodotti all’esito della stessa. Le tempistiche di implementazione sono generalmente indicate all’interno della raccomandazione PRAC pubblicata sul sito dell’EMA insieme ai testi da implementare. I titolari AIC dei medicinali coinvolti sono, pertanto, tenuti a consultare periodicamente il suddetto sito per conoscere gli adempimenti da assolvere. La tempistica standard per la presentazione delle variazioni è di 60 giorni dalla data di pubblicazione sul sito dell’EMA, a meno che nel testo della raccomandazione sia espressamente indicata una data differente. Si ricorda che i titolari di AIC hanno l’obbligo legale di garantire che le informazioni sul medicinale siano aggiornate con le raccomandazioni del PRAC pubblicate sul sito web dell’EMA, in linea con l’articolo 16, paragrafo 3, del Regolamento (CE) n. 726/2004 e l’articolo 23, paragrafo 3, della Direttiva 2001/83/CE. - 15/10/2021
- EMA avvia la rolling review di Evusheld (tixagevimab e cilgavimab) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review di Evusheld (noto anche come AZD7442), un’associazione di due anticorpi monoclonali (tixagevimab e cilgavimab), sviluppata da AstraZeneca AB per la prevenzione di COVID-19 negli adulti. La decisione del CHMP di avviare tale revisione si basa sui risultati preliminari di studi clinici che suggeriscono che il medicinale può contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA ha avviato l’esame dei dati provenienti da studi di laboratorio e sugli animali (dati non clinici). L’EMA valuterà ulteriori dati relativi alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del medicinale non appena saranno disponibili. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della presentazione di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio da parte dell’azienda. L’EMA valuterà inoltre se Evusheld rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la rolling review. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, tixagevimab e cilgavimab. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Tixagevimab e cilgavimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, in due siti differenti. Legandosi alla proteina spike, si prevede che impediscano al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo e provocare l’infezione. Poiché gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina, il loro utilizzo in associazione può essere più efficace rispetto all’uso in monoterapia. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 15/10/2021
- Nota Informativa Importante su COVID-19 Vaccine Janssen A seguito delle valutazioni condotte a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco desidera informarla sui seguenti punti: Trombocitopenia immune (PTI): Casi di PTI, alcuni con livelli molto bassi di piastrine (<20.000 per μL), sono stati riportati molto raramente, solitamente entro quattro settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen. Tali segnalazioni includono casi con sanguinamento e casi con esito fatale, alcuni dei quali si sono verificati in soggetti con una storia clinica di PTI. Se un soggetto ha una storia clinica di PTI, prima di somministrare il vaccino deve essere preso in considerazione il rischio di sviluppare bassi livelli di piastrine e, dopo la vaccinazione, si raccomanda il monitoraggio della conta delle piastrine.I soggetti vaccinati devono essere informati sui segni e sintomi della PTI, come sanguinamento spontaneo, lividi o petecchie.I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen devono essere attivamente valutati per segni di trombosi per stabilire una potenziale diagnosi di Sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) che richiede una gestione clinica specializzata. Tromboembolia venosa (TEV): La tromboembolia venosa (TEV) è stata osservata raramente in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen.Il rischio di TEV deve essere preso in considerazione in soggetti a maggior rischio per tromboembolia.Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di TEV. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, dolore alle gambe, gonfiore alle gambe, o dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. I soggetti che presentano trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia per stabilire una potenziale diagnosi di sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) che richiede una gestione clinica specializzata. Leggi qui la nota informativa AIFA sul vaccino Janssen. - 13/10/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA™/COVID-19 Vaccine AstraZeneca A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco desidera informarla sui seguenti punti emersi dalla valutazione: Dopo la somministrazione di Vaxzevria sono stati riportati casi di trombocitopenia, inclusa la trombocitopenia immune (PTI), tipicamente entro le prime quattro settimane successive alla vaccinazione.Questi eventi di trombocitopenia si sono manifestati molto raramente con livelli di piastrine molto bassi (<20.000 per μL) e/o erano associati a sanguinamento.Alcuni di questi casi si sono verificati in soggetti con un’anamnesi di trombocitopenia immune.Sono stati segnalati casi con esito fatale. Se un individuo ha una storia di disordine trombocitopenico, come per esempio la trombocitopenia immune, prima di somministrare il vaccino deve essere preso in considerazione il rischio di sviluppare bassi livelli di piastrine e, dopo la vaccinazione, si raccomanda il monitoraggio della conta delle piastrine. Leggi qui la nota informativa AIFA su Vaxzevria/Astrazeneca. - 13/10/2021
- ASSL SASSARI – Corso ECM: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto a medici, farmacisti e infermieri della ASSL di SASSARI. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 9 e il 18 novembre 2021 dalle ore 10 alle 13 presso la sala riunioni, Palazzina H, Complesso sanitario di Rizzeddu, via Rizzeddu 21, Sassari L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: farmacovigilanza.sassari@atssardegna.it Scarica qui il programma del corso:Download Leggi qui la locandina del corso:Download Scarica qui il modulo di iscrizioneDownload - 13/10/2021
- Nono Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il nono Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 settembre 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 101.110 segnalazioni su un totale di 84.010.605 di dosi somministrate (tasso di segnalazione di 120 ogni 100.000 dosi), di cui l’85,4% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 14,4% del totale, con un tasso di 17 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (76% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore.Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (71,2%), seguito da Vaxzevria (14,5%), Spikevax (12,5%) e COVID-19 Vaccino Janssen (1,8%). In linea con i precedenti Rapporti, la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni (Comirnaty 68%, Vaxzevria 22%, Spikevax 9%, COVID-19 vaccino Janssen 1%). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono pervenute 262 segnalazioni, su un totale di 644.428 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nel 76% dei casi Comirnaty e nel 24% Spikevax), con un tasso di segnalazione di 40 ogni 100.000 dosi somministrate. Nella fascia di età compresa fra 12 e 19 anni, alla data del 26/09/2021 sono pervenute 1.358 segnalazioni di sospetto evento avverso su un totale di 5.623.932 di dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 24 eventi avversi ogni 100.000 dosi somministrate. La distribuzione per tipologia degli eventi avversi non è sostanzialmente diversa da quella osservata per tutte le altre classi di età. Relativamente alla somministrazione della terza dose, iniziata nel mese di settembre, è stata effettuata soltanto una segnalazione, a fronte di circa 46.000 dosi somministrate. Considerata la stabilità dell’andamento delle segnalazioni per i diversi vaccini COVID-19, il Rapporto di sorveglianza non sarà più pubblicato con cadenza mensile bensì trimestrale. Resta invece mensile l’aggiornamento dei grafici interattivi disponibili sul sito dell’AIFA. Leggi qui il nono rapporto di sicurezza sui vaccini anti-COVID-19. - 13/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di AIC per Ronapreve (casirivimab / imdevimab) per il trattamento e la prevenzione di COVID-19 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’associazione di anticorpi monoclonali Ronapreve (casirivimab / imdevimab). L’azienda richiedente è Roche Registration GmbH. Ronapreve è sviluppato in collaborazione da Regeneron Pharmaceuticals Inc. e Roche Registration GmbH, per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare ma che sono a maggior rischio di progredire verso la forma severa della malattia, nonché per la prevenzione di COVID-19 in adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Ronapreve secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda della solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea ha già analizzato i dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale, oltre ai dati clinici, compresi quelli provenienti da una sperimentazione clinica che ha analizzato l’efficacia di Ronapreve nel prevenire l’ospedalizzazione in pazienti ambulatoriali adulti con COVID-19 confermata che non necessitavano di ossigenoterapia supplementare. Il CHMP ha valutato altresì i dati di un secondo studio clinico sull’efficacia del medicinale nella prevenzione di COVID-19 in adulti e bambini a rischio di infezione da SARS-CoV-2 (il virus responsabile della malattia) da parte di un membro della famiglia con diagnosi di COVID-19.Parallelamente, il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e ridurre al minimo i rischi del medicinale. A sua volta, il Comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso il proprio parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) aziendale per casirivimab e imdevimab, che descrive in che modo i medicinali devono essere sviluppati e studiati per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali anti-COVID-19. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio siano sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Ronapreve superano i rischi nel trattamento e nella prevenzione di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà ulteriori aggiornamenti al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ronapreve è destinato ad essere somministrato per infusione (flebo) in vena o per iniezione sottocutanea. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/10/2021
- Sito produttivo aggiuntivo per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato un sito produttivo aggiuntivo per COVID-19 Vaccine Janssen, il vaccino sviluppato da Janssen-Cilag International NV. Il sito, che si trova a West Point (Pennsylvania) negli Stati Uniti ed è gestito da Merck Sharp & Dohme Corp, produrrà il vaccino nella sua formulazione finale. Si prevede che il sito contribuirà ad assicurare l’approvvigionamento continuo di COVID-19 Vaccine Janssen nell’Unione europea. La raccomandazione non necessita di una decisione della Commissione europea, per cui il sito può diventare operativo immediatamente. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di ampliare la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 08/10/2021
- Comirnaty e Spikevax: raccomandazioni EMA su dosi aggiuntive e richiami Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso che è possibile somministrare una dose aggiuntiva dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) a persone con un sistema immunitario gravemente indebolito, almeno 28 giorni dopo la seconda dose. La raccomandazione giunge dopo che alcuni studi hanno dimostrato che una dose aggiuntiva di questi vaccini ha aumentato la capacità di produrre anticorpi contro il virus che provoca COVID-19 nei pazienti che hanno subito un trapianto d’organo e che presentano un sistema immunitario indebolito. Sebbene non vi siano evidenze dirette del fatto che la capacità di produrre anticorpi in questi pazienti abbia protetto contro COVID-19, si prevede che la dose aggiuntiva aumenti la protezione almeno in alcuni pazienti. L’EMA continuerà a monitorare tutti i dati sull’efficacia che saranno disponibili. Le informazioni sul prodotto di entrambi i vaccini saranno aggiornate per includere questa raccomandazione. Dosi di richiamo È importante distinguere tra dosi aggiuntive per coloro che presentano un sistema immunitario indebolito e dosi di richiamo per le persone con sistema immunitario normale. In quest’ultimo caso, il CHMP ha valutato i dati relativi a Comirnaty che mostrano un aumento dei livelli anticorpali a seguito della somministrazione di una dose di richiamo circa 6 mesi dopo la seconda dose, in persone di età compresa tra 18 e 55 anni.Sulla base di tali dati, il Comitato ha concluso che si possono prendere in considerazione dosi di richiamo almeno 6 mesi dopo la seconda dose per le persone di età pari o superiore a 18 anni. La somministrazione della dose di richiamo seguirà le raccomandazioni ufficiali a livello nazionale definite dalle autorità sanitarie pubbliche, tenendo conto dei dati emergenti sull’efficacia e delle eventuali incertezze in merito alla sicurezza. Il rischio di condizioni infiammatorie a carico del cuore o altri effetti indesiderati molto rari dopo un richiamo non è noto ed è oggetto di attento monitoraggio. Come per tutti i medicinali, l’EMA continuerà a esaminare tutti i dati sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino. Ulteriori informazioni sulle raccomandazioni riguardanti le dosi di richiamo per Comirnaty saranno disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Al momento, il CHMP sta valutando i dati a sostegno della dose di richiamo per Spikevax. L’EMA renderà noto l’esito una volta completata la valutazione. Campagne nazionali di immunizzazione L’attuazione delle campagne di vaccinazione nell’Unione europea rimane prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’EMA continuerà a collaborare strettamente con le autorità nazionali e con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) per valutare i dati disponibili e formulare raccomandazioni intese a proteggere i cittadini durante la pandemia in corso. Leggi qui la nota informativa EMA. - 05/10/2021
- Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari su vaccini COVID-19 Janssen e Vaxzevria Nella riunione di settembre il Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC), nell’ambito del parere sugli aspetti relativi alla sicurezza, ha concordato i comunicati diretti agli operatori sanitari (DHPC) contenenti importanti informazioni sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Janssen e Vaxzevria in merito ai rischi di trombocitopenia immune e tromboembolia venosa (Janssen) e trombocitopenia inclusa trombocitopenia immune (Vaxzevria). Le note informative importanti per il vaccino COVID-19 Janssen e per Vaxzevria saranno inoltrate al CHMP (Comitato per i Medicinali per uso umano dell’EMA)- A seguito della raccomandazione del CHMP, le note saranno diffuse agli operatori sanitari dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo un piano di comunicazione concordato. Si invitano gli operatori sanitari a prendere visione del documento allegato. Leggi qui la nota informativa EMA. - 05/10/2021
- Estensione del periodo di validità di Comirnaty (flaconcino chiuso) Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e il Foglio illustrativo (FI) del vaccino Comirnaty sono stati aggiornati con la nuova durata di validità per il flaconcino congelato, che è stata estesa da 6 mesi a 9 mesi. Le condizioni di conservazione non cambiano (temperatura compresa tra -90°C e -60°C). Durante il periodo di validità di 9 mesi, i flaconcini chiusi possono essere conservati e trasportati a una temperatura compresa tra – 25°C e – 15 °C per un unico periodo di tempo della durata massima di 2 settimane, e possono essere nuovamente riportati a una temperatura compresa tra – 90°C e – 60°C. Questa estensione di 3 mesi si applica anche, retroattivamente, ai flaconcini prodotti prima della data di approvazione. Tutti i flaconcini con una data di scadenza successiva a marzo 2022 saranno già aggiornati con il nuovo periodo di validità a 9 mesi. Leggi qui la nota del titolare Pfizer-BioNTech. - 05/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Regkirona (regdanvimab) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per l’anticorpo monoclonale Regkirona (regdanvimab, conosciuto anche come CT-P59), per il trattamento di adulti affetti da COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. L’azienda che ha presentato la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio è Celltrion Healthcare Hungary Kft. L’EMA valuterà i benefici e i rischi di Regkirona secondo tempistiche ridotte e potrebbe formulare un parere entro due mesi, a seconda della solidità dei dati presentati e dell’eventuale necessità di ulteriori informazioni a sostegno della valutazione. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende unicamente dal fatto che il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia ha già analizzato alcuni dei dati relativi al medicinale nel corso della rolling review. Durante questa fase, il CHMP ha valutato i dati degli studi di laboratorio e degli studi sugli animali, nonché i dati sulla qualità del medicinale, oltre ad analizzare i dati provenienti da uno studio sugli effetti di Regkirona in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 da lievi a moderati, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. Parallelamente, il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha portato a termine la valutazione preliminare del piano di gestione del rischio (RMP) proposto dall’azienda, che delinea le misure volte a identificare, caratterizzare e a ridurre al minimo i rischi del medicinale. Inoltre, il comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA ha emesso un parere sul piano d’indagine pediatrica (PIP) dell’azienda, che descrive in che modo il medicinale dovrebbe essere sviluppato e studiato per l’uso nei bambini, in linea con le tempistiche accelerate accordate ai medicinali anti-COVID-19, ed è stata adottata una decisione a livello di EMA. Qualora i dati aggiuntivi presentati assieme alla domanda di autorizzazione all’immissione in commercio fossero sufficienti per consentire al CHMP di concludere che i benefici di Regkirona superano i rischi nel trattamento di COVID-19, l’EMA collaborerà strettamente con la Commissione europea per accelerare la decisione sul rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. L’EMA fornirà un aggiornamento al momento del parere del CHMP. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che in tal modo si ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 05/10/2021
- L’EMA avvia una revisione del rischio di meningioma con i medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti i principi attivi nomegestrolo o clormadinone. Questi medicinali possono essere usati da soli o in combinazione con altri principi attivi, per trattare disturbi ginecologici quali amenorrea (assenza di cicli mestruali) e altri disturbi mestruali, sanguinamento uterino, endometriosi (una condizione in cui il tessuto che riveste la parete interna dell’utero si sviluppa in organi diversi da esso), tensione mammaria, e come terapia ormonale sostitutiva o contraccettivi (per il controllo delle nascite). La revisione è stata richiesta dall’Agenzia Regolatoria dei Medicinali Francese (ANSM) in seguito a nuovi dati provenienti da due studi epidemiologici, condotti in Francia, in donne che assumono questi medicinali, per approfondire il rischio di meningioma, un tumore delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. Questo tumore è solitamente non maligno e non è considerato un cancro, ma a causa della localizzazione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono in casi rari causare gravi problemi. Casi di meningioma sono stati riportati in donne che avevano assunto medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone, e nelle informazioni del prodotto di alcuni dei medicinali sono già incluse delle avvertenze. Tuttavia, le informazioni per i prescrittori e per i pazienti potrebbero differire tra i diversi Stati Europei. I dati provenienti dai due studi suggeriscono che il rischio di meningioma aumenta con la dose e la durata del trattamento e potrebbe essere maggiore nelle donne che hanno assunto nomegestrolo o clormadinone per diversi anni. Gli studi hanno anche mostrato che, dopo l’interruzione del trattamento per uno o più anni da parte delle donne che hanno assunto nomegestrolo o clormadinone, il rischio di sviluppare questi tumori risulta ridotto e paragonabile al rischio nella popolazione che non ha mai usato questi medicinali. Alla luce di questi nuovi dati, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee – PRAC) esaminerà ora le evidenze disponibili e formulerà delle raccomandazioni sulle modifiche delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali contenenti nomegestrolo e clormadinone in tutta l’UE. Maggiori informazioni sui medicinali I medicinali contenenti nomegestrolo acetato o clormadinone acetato attualmente in revisione sono disponibili in compresse da assumere per via orale. Sono disponibili da soli o in combinazione con estrogeni e sono commercializzati con diversi nomi commerciali tra cui: Belara, Lutenyl, Luteran, Naemis, Zoely e diversi medicinali generici. Ad eccezione di Zoely (nomegestrolo acetato/estradiolo), che è autorizzato con procedura centralizzata, tutti gli altri medicinali coinvolti in questa procedura sono stati autorizzati con procedura nazionale. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali a base nomegestrolo e clormadinone è stata avviata su richiesta della Francia, in base all’articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno quindi trasmesse al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere. La fase finale della procedura di revisione è l’adozione, da parte della Commissione europea, di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati Membri dell’UE. Leggi qui la nota EMA. - 05/10/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) Riepilogo delle informazioni riguardo al richiamo dei lotti di CHAMPIX (varenicline) a causa della presenza dell’impurezza N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri accettabili: Tutti i lotti di CHAMPIX (vareniclina) in cui sono stati riscontrati livelli di N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri accettabili stabiliti a livello europeo sono stati ritirati.In base ai dati disponibili, non c’è un rischio immediato per i pazienti che assumono il medicinaleIl ritiro dei lotti determinerà ulteriori carenze del medicinale CHAMPIX (un precedente ritiro di diversi lotti è stato effettuato a luglio 2021)Per i pazienti che sono già in trattamento con CHAMPIX, potrebbe non essere possibile completare la terapia e gli operatori sanitari potrebbero considerare il passaggio ad altre alternative terapeutiche.Le alternative potranno essere diverse nei vari paesi, ma potrebbero includere il trattamento sostitutivo con nicotina (NRT – Nicotine Replacement Therapy) e buproprione.Gli operatori sanitari devono inoltre tenere conto della possibile necessità di ridurre gradualmente il dosaggio, come riportato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) “Alla fine del trattamento, l’interruzione di CHAMPIX è stata associata ad un aumento di irritabilità, desiderio compulsivo di fumare, depressione e/o insonnia fino al 3% dei pazienti.”Gli operatori sanitari devono informare i pazienti in trattamento di non interrompere l’assunzione di CHAMPIX senza consultarli, e di contattare il proprio medico prescrittore per ogni dubbio o chiarimento, se necessario. Leggi qui la nota informativa dal sito AIFA. - 30/09/2021
- AIFA rende disponibili i medicinali anakinra, baricitinib e sarilumab per il trattamento del COVID-19 Nella riunione straordinaria del 23 settembre 2021, la Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha valutato le nuove evidenze che si sono rese disponibili all’utilizzo per il trattamento del COVID-19 di anakinra, baricitinib e sarilumab, farmaci immunomodulanti, attualmente autorizzati per altre indicazioni. I tre farmaci, pur avendo proprie specificità, si aggiungono al tocilizumab nel trattamento di soggetti ospedalizzati con COVID-19 con polmonite ingravescente sottoposti a vari livelli di supporto con ossigenoterapia. Tale decisione, basata sulle evidenze di letteratura recentemente pubblicate, allarga il numero di opzioni terapeutiche e nello stesso tempo consente di evitare che l’eventuale carenza di tocilizumab o di uno di questi tre farmaci possa avere un impatto negativo sulle possibilità di cura. Nella riunione del 28 settembre 2021, il CdA di AIFA ha approvato l’inserimento dei tre farmaci anakinra, baricitinib e sarilumab nell’elenco della L.648/96, che consente la copertura a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Il provvedimento sarà efficace dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Leggi qui il comunicato AIFA. Leggi qui le schede delle terapie per il Covid-19 disponibili. - 29/09/2021
- Nota Informativa Importante su RoActemra (tocilizumab) Sintesi: Si prevede una carenza temporanea in Italia nella fornitura di RoActemra 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione (e.v.) a partire dal giorno 16/09/2021. Il rifornimento è previsto entro il giorno 21/12/2021.In caso di carenza nella fornitura, l’interruzione del trattamento con RoActemra potrebbe portare al verificarsi di una recidiva (aumento dell’attività della malattia/peggioramento dei sintomi) nelle seguenti indicazioni terapeutiche approvate per le formulazioni e.v.: artrite reumatoide (AR) (adulti), artrite idiopatica giovanile poli articolare (AIGp) (in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni), artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs) (in pazienti con età pari o superiore a 2 anni).Si dovrebbe quindi rivalutare l’attuale condizione generale della malattia del paziente, il regime di trattamento e il potenziale rischio di una recidiva (nel caso in cui le dosi di RoActemra vengano saltate per tutta la durata della carenza pari a 14 settimane).Per i pazienti con rischio di recidiva sono disponibili trattamenti alternativi:per AR, AIGp e AIGs:Per AR, è stato autorizzato anche il trattamento con sarilumab s.c.; è necessario stabilire l’appropriatezza delle condizioni del paziente per il passaggio a questa terapia.Nel caso in cui la terapia e.v. sia esaurita, iniziarne una a base di tocilizumab s.c. già dalla successiva dose di soluzione e.v. programmata. Alla risoluzione della carenza della fornitura, può essere reintrodotta la terapia a base di tocilizumab e.v. circa 2 settimane dopo l’ultima iniezione s.c.per la sindrome da rilascio di citochine (CRS) indotta da cellule CAR-T: poiché solo tocilizumab e.v. è stato approvato per questa patologia, l’azienda si impegna a garantirne la fornitura. In alcune circostanze, i pazienti potrebbero dover recarsi presso l’ospedale/la clinica di riferimento per la somministrazione di un trattamento alternativo. Informazioni di base e potenziale impatto dell’interruzione del trattamento RoActemra (tocilizumab) in formulazione endovenosa è indicato per: Artrite reumatoide (AR) in pazienti adulti (s.c. e e.v.);Artrite idiopatica giovanile poli articolare (AIGp) in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni; Artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs) in pazienti con età pari o superiore ai 2 anni; Sindrome da rilascio di citochine (CRS) indotta da CAR-T in pazienti adulti e pazienti pediatrici di età pari o superiore ai 2 anni. In Italia, il tocilizumab e.v. è impiegato anche per il trattamento dei pazienti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica (legge 648/96). È in valutazione la possibile autorizzazione di trattamenti alternativi. Lo scopo di questa comunicazione è quello di informarLa di una carenza temporanea nelle forniture per RoActemra 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione (RoActemra e.v.), e di fornire opzioni terapeutiche per mitigare qualsiasi rischio potenziale di recidiva nei pazienti durante questo periodo. Questa carenza nelle forniture non è legata ad alcun problema di sicurezza ed è relativa alla sola formulazione endovena. La domanda globale di RoActemra è aumentata ad un ritmo senza precedenti. Attualmente la formulazione sottocute non è impattata. Roche ha considerato attentamente varie opzioni per gestire al meglio questo divario tra domanda e offerta. Per RoActemra e.v. la situazione viene gestita in modo proattivo su base continua. L’obiettivo è quello di minimizzare l’impatto su ogni singolo paziente. Tuttavia, diversi Paesi saranno colpiti in momenti diversi, a seconda delle scorte attuali, e non si può escludere che alcuni di essi possano dover far fronte a una carenza di entrambe le formulazioni (RoActemra s.c. e RoActemra e.v.) nello stesso momento. Le date di inizio e di fine previste per la carenza di forniture in Italia sono comunicate di seguito e sono disponibili anche nella sezione Sintesi soprariportata. Non si può escludere il rischio di recidiva (aumento dell’attività della malattia/peggioramento dei sintomi) nel caso in cui i pazienti saltassero una o più dosi programmate di RoActemra a causa di questa carenza temporanea. Sono disponibili opzioni di trattamento alternative per i pazienti a rischio di recidiva, come descritto nella sezione Sintesi sopra riportata. Roche sta lavorando a pieno ritmo per aumentare la capacità produttiva e la fornitura estendendo la rete di produzione e attuando una collaborazione attiva con partner esterni per massimizzare la produzione di RoActemra, ove possibile, con l’obiettivo di aumentare la fornitura disponibile a livello globale. Sulla base dei dati attuali, per l’Italia si prevede una carenza di RoActemra e.v. a partire dal giorno 16/09/2021. Il rifornimento è previsto entro il giorno 21/12/2021. Richiamo alla segnalazione di reazioni avverse I medici e gli altri operatori sanitari a norma di legge, devono trasmettere, entro 2 giorni o entro 36 ore in caso di medicinali di origine biologica, al Responsabile di Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o, qualora operanti in strutture sanitarie private, tramite la direzione sanitaria, al responsabile di farmacovigilanza della ASL competente per territorio, le segnalazioni di sospette reazioni avverse, utilizzando le apposite schede (cartacea o elettronica) reperibili al seguente link: https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse. L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti Operatori Sanitari l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego. Le segnalazioni di Sospetta Reazione Avversa da farmaci devono essere inviate al Responsabile di Farmacovigilanza della Struttura di appartenenza dell’Operatore stesso. La presente Nota Informativa viene anche pubblicata sul sito dell’AIFA (https://www.aifa.gov.it) la cui consultazione regolare è raccomandata per la migliore informazione professionale e di servizio al cittadino. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 28/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Spikevax L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Spikevax (il vaccino anti-COVID-19 di Moderna) da somministrare almeno 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 12 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Spikevax (Moderna), compresi i risultati provenienti da uno studio clinico in corso. Sulla base dell’esame, il CHMP raccomanderà se aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione a tempo debito. Mentre la valutazione è in corso, l’EMA e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno reso noto, in un comunicato separato, la loro posizione riguardo alla necessità di una dose aggiuntiva o di una dose di richiamo dei vaccini anti-COVID-19. Sebbene EMA ed ECDC non considerino urgente la necessità di somministrare una dose di richiamo di tali vaccini alla popolazione in generale, l’EMA sta valutando la domanda presentata per garantire che siano presenti evidenze a sostegno di dosi ulteriori, se necessario. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Mentre l’EMA si occupa di valutare i dati, gli Stati membri possono già prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Spikevax è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 12 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/09/2021
- Vaccini anti COVID-19: AIFA pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva AIFA pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva da considerare ai fini della selezione dei soggetti per i quali può essere indicata la dose addizionale di vaccino anti COVID-19. La lista non è esaustiva, ma solo indicativa dei principali farmaci la cui assunzione, contemporaneamente o nei sei mesi antecedenti (ove non specificatamente dettagliato) la somministrazione delle dosi precedenti del vaccino, possa averne ridotto la risposta anticorpale. Pertanto la lista di farmaci pubblicata deve essere utilizzata nell’ambito di una valutazione clinica che tenga conto non solo dei farmaci utilizzati, ma anche della specifica diagnosi, della storia clinica e dello stato attuale del singolo paziente. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva da considerare ai fini della terza dose. - 23/09/2021
- Imbruvica (ibrutinib): nuovo segnale di sicurezza sull’uso in combinazione con rituximab e ACE inibitori Imbruvica è un medicinale per il trattamento di alcuni tumori del sangue come il linfoma mantellare, la leucemia linfatica cronica (LLC) e la macroglobulinemia di Waldenström (nota anche come linfoma linfoplasmocitico). Un’analisi ad interim di uno studio clinico non sponsorizzato ha suggerito che il rischio di morte improvvisa o cardiaca nei pazienti trattati con un ACE inibitore all’ingresso nello studio era aumentato nei pazienti randomizzati a ibrutinib e rituximab, rispetto a quelli randomizzati a fludarabina, ciclofosfamide e rituximab. A seguito della riunione plenaria di settembre, il PRAC ha discusso nuove informazioni emergenti e ha deciso che è necessaria la revisione di ulteriori dati prima di poter fornire una raccomandazione agli operatori sanitari e ai pazienti. Mentre la valutazione è in corso, gli operatori sanitari devono continuare a seguire le attuali informazioni sul prodotto per Imbruvica. Si ricorda ai pazienti di non interrompere l’assunzione di Imbruvica o ACE inibitori senza aver prima consultato il proprio medico curante e di consultare un medico in caso di domande o dubbi. Per ulteriori informazioni si rimanda al sito web di EMA Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 20/09/2021
- AIFA: vaccini influenzali per la stagione 2021-2022 È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Determina dell’AIFA che autorizza l’aggiornamento, per la stagione 2021-2022, della composizione dei vaccini influenzali autorizzati secondo procedura registrativa nazionale, di mutuo riconoscimento e decentrata (Determina n. 654/2021).Sono inoltre autorizzati per la stagione 2021-2022 i vaccini influenzali approvati secondo la procedura registrativa centralizzata coordinata dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). La composizione di tutti i vaccini influenzali segue le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’EMA. AIFA ricorda che, oltre alle misure di protezione e cura basate su vaccinazioni e all’eventuale uso di farmaci antivirali, una misura importante nel limitare la diffusione dell’influenza è rappresentata da una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie (ad esempio lavare regolarmente e frequentemente le mani con acqua e sapone; coprire la bocca e il naso con un fazzoletto quando si tossisce e starnutisce e poi gettarlo nella spazzatura; aerare regolarmente le stanze in cui si soggiorna). AIFA invita a segnalare le sospette reazioni avverse che si verificassero dopo la somministrazione di un vaccino, in quanto le segnalazioni contribuiscono al monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio dei vaccini come di ogni altro medicinale. Si ricorda che gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa osservata. Leggi qui la determina sulla Gazzetta Ufficiale. Leggi qui i vaccini approvati con procedura centralizzata dal sito AIFA. Leggi qui la circolare del Ministero della Salute per il controllo dell’influenza nella stagione 2021-22. - 14/09/2021
- Ottavo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei Vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato l’ottavo Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 agosto 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 91.360 segnalazioni su un totale di 76.509.846 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 119 ogni 100.000 dosi), di cui l’86,1% riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 13,8% del totale, con un tasso di 13 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (80% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore successive. Comirnaty è il vaccino attualmente più utilizzato nella campagna vaccinale italiana (71%), seguito da Vaxzevria (16%), Spikevax (11%) e COVID-19 Vaccino Janssen (2%). In linea con i precedenti Rapporti, la distribuzione delle segnalazioni per tipologia di vaccino ricalca quella delle somministrazioni (Comirnaty 67%, Vaxzevria 24%, Spikevax 8%, COVID-19 vaccino Janssen 1%). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, reazione locale o dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono pervenute 248 segnalazioni, su un totale di 604.865 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nel 76% dei casi Comirnaty e nel 24% Spikevax), con un tasso di segnalazione di 41 ogni 100.000 dosi somministrate. Nella fascia di età compresa fra 12 e 19 anni, alla data del 26/08/2021 sono pervenute 838 segnalazioni di sospetto evento avverso su un totale di 3.798.938 dosi somministrate, con un tasso di segnalazione di 22 eventi avversi ogni 100.000 dosi somministrate. La distribuzione per tipologia degli eventi avversi non è sostanzialmente diversa da quella osservata per tutte le altre classi di età. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui l’ottavo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19. - 13/09/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di dosi aggiuntive di vaccini contro il COVID-19 La Commissione Tecnico Scientifica di AIFA (CTS), riunita nei giorni 7-9 settembre 2021, ha espresso il proprio parere sulla somministrazione di dosi aggiuntive di vaccino contro il COVID-19, rispondendo ai quesiti posti dal Ministero della Salute. La CTS osserva che la priorità della campagna vaccinale rimane il raggiungimento di un’elevata copertura vaccinale con il completamento dei cicli attualmente autorizzati per ridurre la circolazione del virus e lo sviluppo di varianti e prevenire efficacemente l’insorgenza di patologia grave e di decessi. La CTS ritiene appropriato, in attesa dell’autorizzazione di EMA, rendere disponibili i vaccini Comirnaty e Spikevax come dose addizionale di vaccino COVID-19, dopo almeno 28 giorni dall’ultima somministrazione, a completamento del ciclo vaccinale nei soggetti adulti e adolescenti di età >12 anni (vaccino Comirnaty) o >18 anni (vaccino Spikevax) in condizione di immunosoppressione clinicamente rilevante. Rientrano nella suddetta categoria i trapiantati di organo solido e i soggetti che presentino, sulla base della valutazione clinica, un livello di immunocompromissione assimilabile. come dose booster, al fine di mantenere una efficace risposta immune al vaccino dopo il completamento del ciclo vaccinale, dopo almeno 6 mesi dall’ultima somministrazione, nei grandi anziani (>80 anni) e nei soggetti ricoverati nelle RSA. Tale opzione può essere resa disponibile anche agli operatori sanitari, a seconda del livello di esposizione all’infezione, del rischio individuale di sviluppare forme gravi di COVID-19 e in accordo alla strategia generale della campagna vaccinale. Per la dose aggiuntiva si prevede di somministrare uno dei due vaccini a mRNA autorizzati in Italia (Comirnaty e Spikevax). Il CDA di AIFA, riunito in seduta straordinaria il 9 settembre 2021, ha approvato l’inserimento nell’elenco dei farmaci previsto dalla legge 648/96 della dose addizionale dei vaccini Comirnaty (Pfizer) e Spikevax (Moderna). Il provvedimento sarà efficace dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. Leggi qui il parere della CTS di AIFA sulle dosi aggiuntive di vaccini contro COVID-19. - 10/09/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato siti aggiuntivi per la produzione di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer. Il primo si trova a Francoforte sul Meno, in Germania, ed è gestito da Sanofi-Aventis Deutschland GmbH, mentre il secondo è ubicato a Hameln, sempre in Germania, ed è gestito da Siegfried Hameln GmbH. Entrambi produrranno il vaccino nella sua formulazione finale. Questi siti forniranno fino a 50 milioni di dosi in più nel 2021. Tali raccomandazioni non necessitano di una decisione della Commissione europea, per cui i siti possono diventare operativi immediatamente. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di ampliare la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 10/09/2021
- Sicurezza del Vaccino Pfizer-BNT in un contesto nazionale. Introduzione Gli studi di pre-approvazione hanno mostrato che i vaccini a base di RNA messaggero (mRNA) contro la sindrome respiratoria acuta provocata dal virus SARS-CoV-2 possedevano un buon profilo di sicurezza, tuttavia questi studi erano soggetti a limitazioni relative alle dimensioni e alla selezione di pazienti. Una valutazione della sicurezza del vaccino a mRNA Pfizer (BNT162b2) rispetto a un’ampia gamma di potenziali eventi avversi risultava necessaria. Metodi Gli autori hanno utilizzato i dati della più grande organizzazione sanitaria in Israele per valutare il profilo di sicurezza del vaccino Pfizer-BNT162b2. Per ogni potenziale evento avverso, in una popolazione di persone senza precedenti diagnosi di tale evento, hanno abbinato individualmente persone vaccinate a persone non vaccinate secondo i criteri sociodemografici e variabili cliniche. I rapporti di rischio e le differenze di rischio a 42 giorni dopo la vaccinazione è stato derivato con l’uso del metodo di Kaplan-Meier. Per contestualizzare questi risultati, hanno eseguito un’analisi simile su persone con infezione da SARS-CoV-2 abbinato a persone non infette. Gli stessi eventi avversi sono stati studiati in seguito alla vaccinazione e confrontati con quanto riportato dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Risultati Nell’analisi della vaccinazione, i gruppi vaccinati e di controllo includevano ciascuno una media di 884.828 persone. La vaccinazione era più fortemente associata a un rischio elevato di miocardite (rapporto di rischio, 3,24; intervallo di confidenza al 95% [CI], da 1,55 a 12,44; differenza di rischio, 2,7 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, 1,0-4,6), linfoadenopatia (rapporto di rischio, 2.43; IC 95%, da 2,05 a 2,78; differenza di rischio, 78,4 eventi per 100.000 persone; 95% CI, da 64,1 a 89,3), appendicite (rapporto di rischio, 1,40; IC 95%, da 1,02 a 2,01; differenza di rischio, 5,0 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, da 0,3 a 9,9) e infezione da herpes zoster (rischio rapporto, 1,43; IC 95%, 1,20-1,73; differenza di rischio, 15,8 eventi per 100.000 persone; IC 95%, da 8,2 a 24,2). L’infezione da SARS-CoV-2 è stata associata a un aumento sostanziale di rischio di miocardite (rapporto di rischio, 18,28; 95% CI, da 3,95 a 25,12; differenza di rischio, 11,0 eventi ogni 100.000 persone; 95% CI, da 5,6 a 15,8) e di ulteriori eventi avversi gravi, tra cui pericardite, aritmia, trombosi venosa profonda, embolia, infarto miocardico, emorragia intracranica e trombocitopenia. Conclusioni In questo studio in un contesto di vaccinazione di massa nazionale, il vaccino BNT162b2 non era associato ad un rischio elevato della maggior parte degli eventi avversi esaminati. Il vaccino era associato a un rischio eccessivo di miocardite (da 1 a 5 eventi per 100.000) persone). Il rischio di questo evento avverso potenzialmente grave e di molti altri gravi eventi avversi erano sostanzialmente maggiori dopo l’infezione da SARS-CoV-2. Bibliografia Barda N, Dagan N, Ben-Shlomo Y, Kepten E, Waxman J, Ohana R, Hernán MA, Lipsitch M, Kohane I, Netzer D, Reis BY, Balicer RD. Safety of the BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine in a Nationwide Setting. N Engl J Med. 2021 Aug 25. Leggi qui l’articolo completo. - 09/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’uso di una dose di richiamo di Comirnaty da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 16 anni. Le dosi di richiamo sono somministrate alle persone vaccinate (ossia a coloro che hanno completato la vaccinazione primaria) per ripristinare la protezione dopo il calo. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Comirnaty, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico in corso su circa 300 adulti con un sistema immunitario sano che hanno ricevuto una dose di richiamo approssimativamente 6 mesi dopo la seconda dose. Il CHMP stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto del vaccino. L’esito della valutazione è previsto nelle prossime settimane, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari, e sarà comunicato dall’Agenzia europea. Separatamente, l’EMA sta anche valutando i dati presenti in letteratura sull’uso di una terza dose aggiuntiva di un vaccino a mRNA (Comirnaty o SpikeVax) in soggetti gravemente immunocompromessi (ossia soggetti che presentano un sistema immunitario indebolito). Le persone con sistema immunitario molto indebolito che non raggiungono un livello adeguato di protezione con la vaccinazione primaria standard possono aver bisogno di una dose “aggiuntiva” nell’ambito della stessa vaccinazione primaria. L’EMA renderà noto anche l’esito di questa valutazione a tempo debito. Mentre tali analisi sono in corso, l’EMA e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) hanno messo in evidenza, in un comunicato separato, la loro posizione attuale riguardo alla necessità di una dose aggiuntiva o di una dose di richiamo dei vaccini anti-COVID-19. Sebbene EMA ed ECDC non considerino urgente la necessità di somministrare una dose di richiamo di tali vaccini alla popolazione generale, l’EMA sta valutando la domanda presentata per garantire che siano disponibili evidenze a sostegno di dosi ulteriori, se necessario. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. Mentre l’EMA si occupa di valutare i dati, gli Stati membri possono già prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 12 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato EMA. - 07/09/2021
- Considerazioni ECDC-EMA su dosi aggiuntive e di richiamo dei vaccini anti-COVID-19 Secondo una relazione tecnica del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) pubblicata oggi, sulla base delle attuali evidenze non vi è necessità urgente di somministrare dosi di richiamo dei vaccini ai soggetti della popolazione generale che hanno completato il ciclo vaccinale. Dalla relazione si evince inoltre che, per coloro che presentano un sistema immunitario gravemente indebolito, dovrebbero già essere prese in considerazione dosi aggiuntive nell’ambito della vaccinazione primaria. I dati relativi all’efficacia e alla durata della protezione dimostrano che al momento tutti i vaccini autorizzati nell’UE/SEE garantiscono un’elevata protezione contro l’ospedalizzazione, la malattia severa e il decesso correlati a COVID-19, mentre circa un adulto su tre di età maggiore di 18 anni nell’UE/SEE non ha ancora completato la vaccinazione primaria. Alla luce di ciò, la priorità dovrebbe ora essere quella di vaccinare tutti i soggetti idonei che non hanno ancora completato il ciclo di vaccinazione raccomandato. Per integrare gli sforzi di vaccinazione, è altresì fondamentale continuare ad applicare misure quali il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e delle vie respiratorie e l’uso di mascherine ove necessario, in particolare in contesti ad alto rischio quali residenze sanitarie assistenziali o reparti ospedalieri con pazienti a rischio di COVID-19 severa. È importante distinguere tra dosi di richiamo per le persone con sistema immunitario normale e dosi aggiuntive per coloro che presentano un sistema immunitario indebolito. Alcuni studi riferiscono che una dose aggiuntiva di vaccino può migliorare la risposta immunitaria in individui immunocompromessi, come i soggetti che hanno ricevuto un trapianto di organo e le cui risposte iniziali alla vaccinazione sono risultate basse. In tali casi, la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva dovrebbe essere presa in considerazione già da subito. Si potrebbe anche valutare la possibilità di somministrare una dose aggiuntiva, a titolo precauzionale, agli anziani fragili, in particolare a coloro che vivono in ambienti chiusi, come le residenze sanitarie assistenziali. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta valutando i dati sulle dosi aggiuntive e stabilirà se sarà necessario aggiornare le informazioni sul prodotto dei vaccini; inoltre, valuterà i dati sulle dosi di richiamo. Nel frattempo, gli Stati membri possono prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di dosi di richiamo e di dosi aggiuntive. Le indicazioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini rimangono prerogativa dei gruppi nazionali di consulenza tecnica per l’immunizzazione (NITAG) che orientano le campagne vaccinali in ciascuno Stato membro dell’UE. I NITAG sono nella posizione migliore per tener conto delle condizioni locali, tra cui la diffusione del virus (in particolare qualsiasi variante che desta preoccupazione), la disponibilità di vaccini e le capacità dei sistemi sanitari nazionali. L’ECDC aggiornerà la propria relazione tecnica man mano che continuerà la collaborazione con EMA nella raccolta e valutazione dei dati disponibili su dosi di richiamo e dosi aggiuntive. È opportuno che prosegua lo stretto monitoraggio dei dati sull’efficacia dei vaccini e sulle infezioni intercorrenti, in particolare tra i gruppi vulnerabili a rischio di COVID-19 severa e tra coloro che vivono in ambienti chiusi. Nel frattempo, gli Stati membri devono prepararsi all’eventualità di adattare i loro programmi vaccinali qualora si notasse una riduzione sostanziale dell’efficacia dei vaccini in uno o più sottogruppi della popolazione. Leggi qui le considerazioni EMA su dosi aggiuntive. Leggi qui la notizia originale sul sito ECDC. - 02/09/2021
- AIFA pubblica la nuova Nota 99 per la prescrizione dei farmaci per la BPCO L’AIFA rende noto che, a partire dal 1° settembre 2021, entrerà in vigore la nuova Nota 99 per la prescrizione dei farmaci inalatori indicati nella terapia di mantenimento dei pazienti con broncopneumopatia cronico-ostruttiva (BPCO). In base ai dati ISTAT, in Italia la BPCO colpisce circa 3,5 milioni di adulti, di cui una quota significativa riceve una diagnosi solo nelle fasi avanzate della malattia. Inoltre, i dati del Rapporto OSMED 2020 di recente pubblicazione indicano che, una volta iniziata la terapia di mantenimento, una parte dei pazienti va incontro a una interruzione precoce del trattamento.La Nota nasce quindi dall’esigenza di migliorare la gestione della patologia in termini di appropriatezza di diagnosi e terapia farmacologica. I farmaci inclusi nella Nota 99 sono tutti quelli per uso inalatorio che presentano una indicazione nella terapia di mantenimento della BPCO, ovvero beta2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA), anticolinergici a lunga durata d’azione (LAMA) e combinazioni precostituite di LABA + ICS (steroide inalatorio), LABA + LAMA e LAMA + LABA + ICS. La Nota 99 è inoltre associata alla eliminazione del piano terapeutico (PT) per le associazioni precostituite di LABA/LAMA, che potranno quindi essere prescritte anche dal Medico di Medicina Generale. Le triplici associazioni LABA/LAMA/ICS continueranno invece ad essere prescritte dallo specialista con PT. La Nota 99 rientra così in un più generale progetto di maggior riconoscimento del ruolo primario della Medicina Generale nella gestione del paziente con patologie croniche, come già avvenuto con l’introduzione della Nota 97 per la prescrizione dei nuovi anticoagulanti orali nella fibrillazione atriale non valvolare. Leggi qui la nota informativa AIFA. Aggiornamento della nota 99: L’AIFA informa che, con determina n. 1025/2021 del 6 settembre 2021, (GU Serie Generale n. 218 del 11-09-2021), è stata aggiornata la Nota 99, relativa alla prescrizione, a carico del Servizio sanitario nazionale, della terapia inalatoria di mantenimento con LABA, LAMA, ICS e relative associazioni precostituite (LABA/ICS, LABA/LAMA, LABA/LAMA/ICS) nei pazienti con BPCO.La Nota 99 era stata introdotta con determina n. 965 del 12 agosto 2021. - 31/08/2021
- Bollettino di Farmacovigilanza della Sardegna – I semestre 2021. Il numero è interamente dedicato al tema della vaccinovigilanza dei vaccini contro il COVID-19. Il bollettino riporta aggiornamenti che riguardano i nuovi segnali di sicurezza relativi ai vaccini anti-COVID in uso in Europa emersi durante quest’anno. La pandemia ha sconvolto tutti i sistemi sanitari del mondo ponendo delle sfide organizzative e cliniche senza precedenti. Allo stesso modo, la campagna di vaccinazione di massa attualmente in corso ha monopolizzato l’attenzione anche della farmacovigilanza e della segnalazione spontanea così come è possibile vedere dai dati di segnalazione della Regione Sardegna relativi al primo semestre del 2021. Buona lettura! Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna Leggi qui il bollettino relativo al I semetre 2021. - 31/08/2021
- Remdesivir nella pandemia da COVID-19: un’analisi delle segnalazioni spontanee in VigiBase durante il 2020 Introduzione Il profilo di sicurezza del remdesivir, approvato in modo condizionato per il COVID-19, è limitato al periodo della sua introduzione nel 2020. Le reazioni avverse (ADR) che lo riguardano sono state raccolte da VigiBase, il database globale del WHO per le schede di segnalazione dei singoli casi. Obiettivo Lo scopo di questo studio era di provvedere ad un’analisi descrittiva dei dati relativi alle schede di segnalazione per il COVID-19 che riguardavano il remdesivir, tra cui un’analisi di disproporzione delle ADR. Metodi Un algoritmo dedicato capace di recuperare tutte le schede di segnalazione che riguardavano i trattamenti specifici per il COVID-19. Un algoritmo capace di stabilire la gravità basato sui farmaci concomitanti e i sintomi permetteva la selezione del tocilizumab con il suo ben stabilito profilo di sicurezza come paragone per il remdesivir. La statistica descrittiva è stata usata per i dati demografici presenti nelle schede di segnalazione, per tutti i farmaci specifici per il COVID-19, per il remdesivir e il tocilizumab e inoltre per presentare pattern di trattamento di farmaci riportati assieme al remdesivir. È stata condotta un’analisi di disproporzione indirizzata secondo l’indicazione per il COVID-19 per minimizzare i confondenti dalla malattia polisintomatica sottostante. Risultati Durante il 2020 sono state inserite in VIgiBase 14.574 schede di segnalazione relative al COVID-19. Remdesivir era il farmaco riportato più di frequente. Tra le 4944 schede relative al remdesivir in cui tocilizumab non era co-riportato, 93 % descrivevano remdesivir come il solo farmaco sospetto. Sessanta percento delle schede riguardavano maschi, con un’età mediana di 63 anni e la maggioranza originavano dalle Americhe (72%). Per 1089 (21%) delle schede riguardanti il remdesivir, i dati indicavano una malattia grave/critica. I farmaci concomitanti erano maggiormente rappresentati durante i primi 3 giorni del trattamento con remdesivir. L’analisi di disproporzione per il tocilizumab e il remdesivir era principalmente in linea con il profilo di sicurezza di entrambi i farmaci ma suggeriva nuove preoccupazioni riguardanti la sicurezza. Le reazioni avverse più rappresentate per il remdesivir erano rappresentate dalla disfunzione epatica, dal danno renale, dal decesso e dalla bradicardia. Conclusioni La segnalazione globale delle ADR relative al COVID-19 si è rivelata utile nel fornire informazioni sulle ADR e sui modelli di trattamento in questo gruppo di pazienti. L’analisi della disproporzionalità incentrata sull’indicazione, insieme all’uso di un comparatore con un profilo di sicurezza noto, si è dimostrata efficace nell’identificare informazioni di sicurezza note e ha suggerito nuovi problemi di sicurezza per remdesivir. Bibliografia Rocca, E., Gauffin, O., Savage, R. et al. Remdesivir in the COVID-19 Pandemic: An Analysis of Spontaneous Reports in VigiBase During 2020. Drug Saf 44, 987–998 (2021). Leggi qui l’articolo completo. - 27/08/2021
- Inibitori dei check point immunitari e cardiotossicità: un’analisi delle segnalazioni spontanee dalla banca dati Eudravigilance Introduzione Gli inibitori dei check point immunitari sono anticorpi monoclonali rivolti contro i linfociti T citotossici associati all’antigene 4 o a cellule apoptotiche di tipo 1 (PD-1) o al loro ligando (PD-L1). Sono usati nella terapia di molte forme neoplastiche con un miglioramento degli outcomes clinici. Tuttavia sono associati ad alti tassi di mortalità. Le reazioni avverse cardiache (miocarditi, pericarditi, alterazioni del sistema di conduzione) sono rare, ma sono associate ad un più alto tasso di mortalità. Metodi Dal database Eudravigilance sono stati selezionati 2478 pazienti, in terapia con ICIs (ipilimumab, nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, durvalumab, avelumab, cemiplimab) che sono andati incontro ad eventi avversi in un arco temporale compreso dalla loro data di autorizzazione in commercio sino al 14 marzo 2020; il campione è stato stratificato per età, sesso, eventi avversi, indicazione terapeutica, fonte della segnalazione, area geografica, altri farmaci sospetti per la stessa reazione avversa, farmaci concomitanti. E’ stato calcolato Il Report Odds Ratio ad un intervallo di confidenza del 95% per valutare la frequenza di segnalazione delle reazioni avverse “Disturbi cardiaci” in conseguenza all’utilizzo del singolo ICIs; successivamente sono state confrontate le singole frequenze. Risultati Il 76% di tutti i report fu associato all’uso di nivolumab e pembrolizumab, con una maggiore incidenza nella popolazione maschile ed un’età mediana di 69 anni. Gli eventi avversi cardiaci sono stati gravi in più del 99% dei casi e fatali nel 30,1% dei casi. Considerando tali reazioni, in linea con i dati di letteratura, la miocardite è stata la più comune reazione avversa riscontrata (maggiore nella popolazione trattata con nivolumab o con la combinazione nivolumab/ipilumab). Limitazioni allo studio sono date dal database Eudravigilance, dove le reazioni possono essere sotto segnalate e le informazioni possono essere incomplete; inoltre la statistica può essere inficiata dalle caratteristiche epidemiologiche dei tumori, dalla data di immissione in commercio e dai dati di sicurezza del singolo farmaco. Pertanto non può essere stabilito il reale profilo di sicurezza degli ICIs, per cui sarà utile promuovere studi specifici per ogni singolo caso. Bibliografia: Mascolo A, Scavone C, Ferrajolo C et al. Immune Checkpoint Inhibitors and Cardiotoxicity: An Analysis of Spontaneous Reports in Eudravigilance. Drug Saf. 2021 Sep;44(9):957-971. doi: 10.1007/s40264-021-01086-8. E’ possibile leggere qui l’articolo completo - 27/08/2021
- Dopo reazioni avverse gravi a carico della sfera coagulativa con prima dose Vaxzevria possibile richiamo con vaccino a m-RNA anche negli ultra sessantenni A seguito di richieste pervenute da parte di alcune Regioni relativamente agli interventi da adottare a seguito della comparsa di una reazione avversa (ADR) grave dopo la prima dose di un vaccino anti COVID-19, l’AIFA, acquisito il parere della propria Commissione Tecnico-Scientifica, precisa che non è possibile fornire raccomandazioni generali a fronte dell’eterogeneità delle casistiche che necessitano di specifica valutazione clinica. Tuttavia, analogamente a quanto già deciso per i soggetti di età <60 anni, applicando il principio di massima precauzione, l’Agenzia specifica che, nei soggetti che abbiano presentato reazioni avverse gravi di tipo trombotico o comunque a carico della sfera coagulativa dopo somministrazione di Vaxzevria, si può procedere al richiamo con un vaccino a m-RNA. Per le altre casistiche di ADR, si ritiene che, in assenza di dati derivanti da studi ad hoc, non sia possibile esprimere raccomandazioni di carattere generale che prescindano dall’esame delle specifiche ADR e dalla valutazione clinica dei singoli casi. Leggi qui il comunicato AIFA. - 26/08/2021
- Aumento della capacità produttiva dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha messo in atto raccomandazioni che contribuiranno all’aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 nell’Unione Europea. Siti produttivi aggiuntivi e aumento della capacità produttiva per ComirnatyIl CHMP ha approvato un sito produttivo aggiuntivo per Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato dalle aziende BioNTech e Pfizer. Lo stabilimento localizzato a Saint Remy sur Avre, Francia, è gestito dalla azienda Delpharm e produrrà il vaccino nella sua formulazione finale. Il sito permetterà di fornire approssimativamente fino a 51 milioni di dosi in più nel 2021.L’EMA ha anche approvato una nuova linea produttiva presso lo stabilimento della azienda BioNTech situato a Marburg, Germania che consentirà l’aumento della capacità produttiva del principio attivo di approssimativamente 410 milioni di dosi nel 2021. Sito produttivo aggiuntivo per SpikevaxIl CHMP ha anche approvato un sito produttivo aggiuntivo per Spikevax, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato dalla azienda Moderna. Lo stabilimento localizzato a Bloomington, Indiana, Stati Uniti, è gestito dalla azienda Catalent e produrrà il vaccino nella sua formulazione finale.In aggiunta al nuovo sito produttivo per questo vaccino, il CHMP ha anche approvato siti alternativi responsabili per i controlli/esami dei lotti prodotti e per il confezionamento del vaccino prodotto nello stabilimento gestito dalla azienda Catalent.Il 30 luglio 2021, il CHMP ha approvato l’aumento della capacità produttiva del principio attivo presso due siti negli Stati Uniti (Moderna TX, Inc., Norwood, Massachusetts e Lonza Biologics, Inc., Portsmouth, New Hampshire).Nell’insieme, ci si aspetta che questi cambiamenti consentiranno la produzione di 40 milioni di dosi in più di Spikevax desitinate a rifornire il mercato dell’Unione Europea nel periodo settembre-dicembre 2021. Queste raccomandazioni non richiedono che venga rilasciata la decisione della Commissione Europea e quindi i siti possono diventare operativi da subito. L’EMA è in continuo dialogo con i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19 che cercano di potenziare la loro capacità produttiva per rifornire di vaccini l’Unione Europea. L’EMA fornisce supporto con lineeguida e pareri sui dati necessari per facilitare e rendere più rapide le procedure per aggiungere nuovi siti o aumentare la capacità produttiva dei siti esistenti al fine di assicurare vaccini anti-COVID-19 di alta qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 25/08/2021
- EMA valuta l’uso di RoActemra in pazienti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave L’EMA ha avviato la valutazione dell’antinfiammatorio RoActemra (tocilizumab) per estenderne l’uso al trattamento di pazienti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave che stanno già ricevendo un trattamento a base di corticosteroidi e che necessitano di ossigeno supplementare o ventilazione meccanica. RoActemra è considerato un potenziale trattamento per COVID-19 alla luce della sua capacità di bloccare l’azione dell’interleuchina-6, una sostanza prodotta dal sistema immunitario dell’organismo in risposta all’infiammazione, che svolge un ruolo importante nella malattia da coronavirus 19. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/08/2021
- Aggiornamento ECDC – EMA su COVID-19 La vaccinazione completa è essenziale per proteggere contro la forma grave di COVID-19, anche quella provocata dalla variante Delta. Con la crescente circolazione della variante Delta del SARS-CoV-2 nei paesi UE/SEE, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) incoraggiano fortemente coloro che sono ammissibili alla vaccinazione ma non sono ancora stati vaccinati ad intraprendere e completare senza indugio il programma di vaccinazione raccomandato per COVID-19. La vaccinazione completa con uno qualsiasi dei vaccini approvati nell’UE/SEE offre un elevato livello di protezione contro la forma grave della malattia e il rischio di morte dovuti al SARS-CoV-2, comprese le varianti, come la Delta. Il livello massimo di protezione è raggiunto dopo che è trascorso un periodo di tempo sufficiente (da sette a quattordici giorni) dal giorno dell’ultima dose di vaccino. La vaccinazione è importante anche per proteggere coloro che sono maggiormente a rischio di sviluppare la forma grave della malattia e di essere ricoverati in ospedale, e permette di ridurre la diffusione del virus e prevenire l’emergere di nuove varianti che destano preoccupazione. Mike Catchpole, direttore scientifico dell’ECDC, ha dichiarato: “Sebbene i vaccini disponibili siano altamente efficaci nel proteggere le persone dalla forma severa di COVID-19, fino a quando non si saranno immunizzate percentuali maggiori della popolazione, il rischio non sarà alle spalle. Stiamo assistendo a un aumento dei casi di COVID-19 in tutta l’UE/SEE e i vaccini rimangono la migliore opzione disponibile per evitare un numero maggiore di progressioni a malattia grave e morti”. Mentre le campagne di vaccinazione accelerano in tutta l’UE/SEE, in alcuni casi può essere consigliabile ridurre l’intervallo tra la prima e la seconda dose, entro i limiti autorizzati, in particolare per le persone a rischio di COVID-19 grave che non hanno completato il programma di vaccinazione raccomandato. Le infezioni nelle persone vaccinate non significano che i vaccini non funzionino Sebbene l’efficacia di tutti i vaccini anti-COVID-19 autorizzati nell’UE/SEE sia molto elevata, nessun vaccino è efficace al 100%. Ciò significa che ci si attende un numero limitato di infezioni da SARS-CoV-2 tra le persone che hanno completato il programma di vaccinazione raccomandato (ossia le “infezioni intercorrenti”). Tuttavia, in caso di infezione, i vaccini sono in grado di prevenire in larga misura la forma grave della malattia e ridurre notevolmente il numero di ricoveri in ospedale a causa di COVID-19. Fergus Sweeney, direttore Studi clinici e produzione dell’EMA ha dichiarato: “Questi vaccini anti-COVID-19 sono molto efficaci. Tuttavia, finché il virus continuerà a circolare, assisteremo al manifestarsi di infezioni intercorrenti nelle persone vaccinate. “Ciò non significa che i vaccini non stiano funzionando. Le persone vaccinate godono di una protezione decisamente migliore contro la forma grave di COVID-19 rispetto alle persone non vaccinate, e dovremmo tutti sforzarci di completare il ciclo di vaccinazione al più presto”. L’EMA e l’ECDC raccomandano a tutti i cittadini ammissibili di completare il ciclo di vaccinazione contro COVID-19. Fino a quando non saranno pienamente vaccinate molte più persone e considerando che il SARS-CoV-2 si sta ancora diffondendo, è necessario che tutti rispettino le normative nazionali e continuino ad adottare misure quali l’uso di mascherine e il rispetto del distanziamento sociale, anche coloro che hanno ricevuto la vaccinazione completa. L’EMA e l’ECDC continuano a collaborare strettamente con altri organismi dell’UE e con le agenzie nazionali, per raccogliere, produrre e condividere i dati scientifici più solidi per aiutare gli Stati membri a proteggere la salute pubblica tenendo conto del loro contesto nazionale. Per maggiori informazioni, consultare i siti web: Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: COVID-19Agenzia europea per i medicinali: malattia da coronavirus (COVID-19)Portale europeo delle informazioni sulla vaccinazioneDichiarazione congiunta EMA – ECDC del 14 luglio - 17/08/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: la sindrome di Guillain-Barré aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come effetto indesiderato molto raro La sindrome di Guillain-Barré (GBS) sarà aggiunta alla lista degli effetti indesiderati del vaccino Janssen COVID-19 con frequenza molto rara e sarà inserita un’avvertenza nelle informazioni sul prodotto per sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone che assumono il vaccino. La GBS è un raro disturbo neurologico in cui il sistema immunitario del corpo danneggia le cellule nervose, provocando dolore, intorpidimento e debolezza muscolare che possono progredire, nei casi più gravi, fino alla paralisi. La maggior parte delle persone guarisce completamente dalla patologia. Sebbene casi di GBS dopo la vaccinazione con il vaccino Janssen COVID-19 siano stati segnalati molto raramente, gli operatori sanitari devono prestare attenzione a segni e sintomi di GBS, in considerazione della gravità di questa condizione, per consentire una diagnosi precoce, cure di supporto e trattamento. Si consiglia alle persone vaccinate di rivolgersi immediatamente a un medico se sviluppano segni e sintomi indicativi di GBS, come debolezza alle estremità, visione doppia o difficoltà a muovere gli occhi (vedi sotto per l’elenco dei sintomi). L’EMA conferma che i benefici del vaccino Janssen per il COVID-19 continuano a superare i rischi. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- Vaccino anti-COVID-19 Spikevax approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 17 anni Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per il vaccino anti-COVID-19 Spikevax (in precedenza COVID-19 Vaccine Moderna), in modo da includere l’uso nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni. Il vaccino è già autorizzato per i soggetti a partire dai 18 anni di età. L’uso di Spikevax nei bambini dai 12 ai 17 anni sarà lo stesso di quello autorizzato per le persone di età pari o superiore ai 18 anni. Il vaccino è somministrato in due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno quattro settimane l’una dall’altra. Gli effetti di Spikevax sono stati analizzati nell’ambito di uno studio condotto su 3732 bambini di età compresa tra 12 e 17 anni. Tale studio in corso è realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Spikevax, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Lo studio ha mostrato che Spikevax ha prodotto nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni una risposta anticorpale paragonabile a quella osservata in giovani adulti di età compresa tra 18 e 25 anni (come misurato dal livello di anticorpi contro il SARS-CoV-2). Inoltre, nessuno dei 2163 bambini che hanno ricevuto il vaccino ha sviluppato COVID-19 rispetto a quattro su 1073 bambini che hanno ricevuto un’iniezione fittizia. Questi risultati hanno permesso al CHMP di concludere che l’efficacia di Spikevax nei bambini di età compresa tra i 12 e i 17 anni è simile a quella osservata negli adulti. Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. Tra questi figurano dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi, brividi, nausea, vomito e febbre. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e si risolvono entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Il comitato ha constatato che, a causa del numero limitato di bambini e adolescenti inclusi nello studio, la sperimentazione non ha potuto rilevare effetti indesiderati non comuni o stimare il rischio di effetti indesiderati noti come la miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e la pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore). Tuttavia, il profilo di sicurezza complessivo di Spikevax determinato negli adulti ha trovato riscontro anche nello studio sugli adolescenti. Il CHMP ha pertanto ritenuto che i benefici di Spikevax nei bambini di età compresa tra 12 e 17 anni sono superiori ai rischi, in particolare in quelli che presentano condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave. La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e studi in corso e aggiuntivi condotti dalla società e dalle autorità europee. Qual è il meccanismo d’azione di Spikevax Spikevax predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Spikevax contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Spikevax nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di Spikevax In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Spikevax è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone. Le aziende dovranno fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e dovranno condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio dei vaccini. Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- Il CHMP approva la revisione che non trova alcun legame tra il vettore virale in Zynteglo e il cancro del sangue Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha approvato i risultati di una revisione che ha concluso che non ci sono prove che Zynteglo causi un cancro del sangue noto come leucemia mieloide acuta (AML). Zynteglo, una terapia genica per la beta talassemia, una patologia del sangue, utilizza un vettore virale (o virus modificato) per rilasciare un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. La revisione ha considerato due casi di AML in pazienti trattati per l’anemia falciforme con un farmaco in sperimentazione, bb1111, in uno studio clinico. Anche se non ci sono state segnalazioni di AML con Zynteglo, entrambi i medicinali usano lo stesso vettore virale e vi era la preoccupazione che il vettore potesse essere implicato nello sviluppo del cancro (oncogenesi inserzionale). La revisione condotta dal comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) supportata da esperti del Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) ha riscontrato che era improbabile che il vettore virale potesse essere la causa. In uno dei pazienti, il vettore virale non era presente nelle cellule tumorali, e nell’altro paziente era presente in un sito (VAMP4) che non sembra essere coinvolto nello sviluppo del cancro. Dopo aver esaminato tutte le prove, appare chiaro che le spiegazioni più plausibili per i casi di AML includono il trattamento di condizionamento che i pazienti hanno ricevuto per eliminare le cellule del midollo osseo e il rischio più elevato di cancro del sangue nelle persone con malattia falciforme. I pazienti in trattamento con Zynteglo per la beta talassemia hanno anche bisogno di un trattamento di condizionamento per eliminare le loro cellule del midollo osseo. Gli operatori sanitari devono quindi informare esplicitamente i pazienti che ricevono Zynteglo dell’aumento del rischio di tumori del sangue a causa dei farmaci utilizzati nei trattamenti di condizionamento. Il CHMP ha concordato sull’aggiornamento delle raccomandazioni per il monitoraggio dei pazienti. Gli operatori sanitari dovranno ora controllare i loro pazienti per i sintomi di tumore del sangue almeno una volta all’anno per 15 anni. Il CHMP ha concluso che i benefici di Zynteglo continuano a superare i suoi rischi. Come per tutti i medicinali, l’EMA monitorerà qualsiasi nuovo dato sulla sua sicurezza e aggiornerà i consigli per i pazienti e gli operatori sanitari quando necessario. Leggi qui il comunicato EMA. - 23/07/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 Vidprevtyn Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di Vidprevtyn, un vaccino anti-COVID 19 sviluppato da Sanofi Pasteur. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi che colpiscono il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventeranno disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se Vidprevtyn rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Si prevede che Vidprevtyn predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2. Si tratta di un vaccino a base di proteine che contiene una versione prodotta in laboratorio della proteina spike presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2. Contiene anche un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà la proteina spike come estranea e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina virale e sarà pronto a difendere l’organismo contro il virus. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/07/2021
- EMA avvia la valutazione di Kineret per il trattamento di pazienti adulti con COVID-19 a maggiore rischio di insufficienza respiratoria severa L’EMA ha avviato la valutazione della domanda di estensione d’uso di Kineret (anakinra) per includere il trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) in pazienti adulti con polmonite, a rischio di sviluppare un’insufficienza respiratoria severa (incapacità dei polmoni di funzionare correttamente). Kineret è un immunosoppressore (un medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario) ed è attualmente autorizzato per trattare una serie di condizioni infiammatorie. Il principio attivo, anakinra, blocca l’attività dell’interleuchina 1, un messaggero chimico coinvolto nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Si pensa che ciò potrebbe anche contribuire a ridurre l’infiammazione e i danni ai tessuti associati a COVID-19. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda per stabilire se raccomandare o meno l’estensione di indicazione. I dati presentati includono i risultati di due studi clinici in corso riguardanti la sicurezza e l’efficacia del medicinale in pazienti adulti con COVID-19 ricoverati in ospedale. Il parere del CHMP, unitamente all’eventuale richiesta di ulteriori studi e del monitoraggio aggiuntivo della sicurezza, sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per ottobre, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Kineret è autorizzato nell’UE da marzo 2002. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 20/07/2021
- Vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax: rischio di miocardite e di pericardite Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco comunica aggiornamenti su alcuni punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di miocardite e pericardite dopo vaccinazione con vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax. Dopo la vaccinazione con i Vaccini mRNA anti COVID-19 Comirnaty e Spikevax sono stati osservati casi molto rari di miocardite e pericardite. I casi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani di sesso maschile.I dati a disposizione suggeriscono che il decorso della miocardite e pericardite dopo la vaccinazione non è diverso da quello della miocardite o della pericardite in generale.Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite.Gli operatori sanitari devono istruire i soggetti vaccinati a rivolgersi immediatamente al medico qualora dopo la vaccinazione sviluppino sintomi indicativi di miocardite o pericardite, quali dolore toracico, respiro affannoso o palpitazioni. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 19/07/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: Controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare e aggiornamento relativo alla sindrome trombotica trombocitopenica Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco comunica aggiornamenti sulla controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare e sulla sindrome trombotica trombocitopenica dopo vaccinazione con COVID-19 vaccine Janssen. Elementi chiave Sindrome da perdita capillare (CLS): Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS), in alcuni casi con esito fatale. In almeno un caso è stata riportata una storia clinica di CLS. COVID-19 Vaccine Janssen è attualmente controindicato nei soggetti che in precedenza hanno presentato episodi di CLS. La CLS è caratterizzata da episodi acuti di edema che colpiscono principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia. I pazienti con un episodio acuto di CLS in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto. Sindrome trombotica trombocitopenica (TTS): I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen devono essere attivamente valutati per segni di trombosi. Allo stesso modo, i soggetti che presentino trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia. La TTS richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad es. ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione clinica. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 19/07/2021
- Nota Informativa Importante su Prepidil E Propess (dinoprostone) Prepidil e Propess (dinoprostone) – rafforzamento delle informazioni del prodotto sui rischi di iperstimolazione uterina, rottura uterina e morte fetale/neonatale e limitazione dell’uso a professionisti qualificati, ospedali e cliniche. Riassunto: Le informazioni del prodotto1, Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e Foglio Illustrativo (FI), dei due medicinali PREPIDIL e PROPESS sono state aggiornate con le seguenti informazioni di sicurezza stabilite a livello europeo e di seguito riportate: rischio di iperstimolazione uterina e di rottura uterina e delle loro gravi complicanze, compresa la morte fetale e neonatale.limiti dell’utilizzo del medicinale solo a professionisti sanitari qualificati, a ospedali e cliniche con unità ostetriche specializzate con attrezzature per il monitoraggio continuo. rafforzamento dell’avvertenza e raccomandazione relativa alla dose massima (PREPIDIL e PROPESS) e all’intervallo di dosaggio (solo per PREPIDIL).rafforzamento delle controindicazioni (solo per PROPESS) e delle avvertenze e precauzioni d’uso, comprese quelle sull’uso concomitante e/o sequenziale di dinoprostone e ossitocina. Leggi qui la nota informativa importante AIFA. - 16/07/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) CHAMPIX (varenicline) – Richiamo dei lotti a causa della presenza dell’impurezza N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri ritenuti accettabili da Pfizer. Riepilogo I lotti di CHAMPIX (vareniclina) in cui sono stati riscontrati livelli di N-nitroso-vareniclina al di sopra dei livelli di assunzione giornalieri ritenuti accettabili da Pfizer sono stati ritirati. A titolo precauzionale, Pfizer interrompe la distribuzione del medicinale in attesa dei risultati di ulteriori controlli. In base ai dati disponibili, non c’è un rischio immediato per i pazienti che assumono il medicinale. Mentre le autorità europee continuano a valutare i dati, gli operatori sanitari, a titolo precauzionale, non devono prescrivere CHAMPIX a nuovi pazienti.Il ritiro lotti e l’interruzione della distribuzione determineranno carenze del medicinale CHAMPIX.Per i pazienti che sono già in trattamento con CHAMPIX, potrebbe non essere possibile completare la terapia e gli operatori sanitari potrebbero considerare il passaggio ad altre alternative terapeutiche.Le alternative potranno essere diverse nei vari paesi, ma potrebbero includere il trattamento sostitutivo con nicotina (NRT – Nicotine Replacement Therapy) e buproprione. Gli operatori sanitari devono inoltre tenere conto della possibile necessità di ridurre gradualmente il dosaggio, come riportato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) “Alla fine del trattamento, l’interruzione di CHAMPIX è stata associata ad un aumento di irritabilità, desiderio compulsivo di fumare, depressione e/o insonnia fino al 3% dei pazienti.”Gli operatori sanitari devono informare i pazienti in trattamento di non interrompere l’assunzione di CHAMPIX senza consultarli, e di contattare il proprio medico prescrittore per ogni dubbio o chiarimento, se necessario. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/07/2021
- Aggiornamento EMA – ECDC su COVID-19 – Cicli di vaccinazione completi fondamentali per la massima protezione La vaccinazione rimane una delle misure di protezione più efficaci contro COVID-19. In tutti gli Stati membri sono presenti raccomandazioni per la vaccinazione e le campagne vaccinali sono tutt’ora in corso. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) esortano i cittadini dell’UE a vaccinarsi e a rispettare il numero raccomandato di dosi. Ciò risulta particolarmente importante alla luce della diffusione della variante Delta del SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), della necessità di proteggere i cittadini, soprattutto quelli a rischio di COVID-19 severa, e della volontà di riaprire e allentare le restrizioni. Leggi qui il comunicato EMA-ECDC. - 16/07/2021
- Comirnaty e Spikevax: possibile collegamento a casi molto rari di miocardite e pericardite Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che miocardite e pericardite possono verificarsi in casi molto rari a seguito della vaccinazione con i vaccini COVID-19 Comirnaty e Spikevax (precedentemente noto come COVID-19 Vaccine Moderna). Il Comitato raccomanda, pertanto, di inserire la miocardite e la pericardite come nuovi effetti indesiderati nelle Informazioni sul Prodotto, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e le persone che assumono questi vaccini. La miocardite e la pericardite sono malattie infiammatorie cardiache. I sintomi possono variare, ma spesso includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare (palpitazioni), e dolore toracico. Nel giungere alle sue conclusioni, il Comitato ha preso in considerazione tutte le evidenze attualmente disponibili. La valutazione ha incluso una revisione approfondita di 145 casi di miocardite segnalati nello spazio economico europeo (EEA) tra le persone che hanno ricevuto Comirnaty e 19 casi tra le persone che hanno ricevuto Spikevax. Il PRAC ha anche esaminato le segnalazioni di 138 casi di pericardite in seguito all’uso di Comirnaty e 19 casi in seguito all’uso di Spikevax. Al 31 maggio 2021, nel EEA sono state somministrate circa 177 milioni di dosi di Comirnaty e 20 milioni di dosi di Spikevax. Inoltre, il PRAC ha anche esaminato i casi segnalati in tutto il mondo. Il Comitato ha concluso che i casi si sono verificati principalmente entro 14 giorni dalla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e nei giovani adulti di sesso maschile. In cinque casi verificatisi nel EEA, l’esito è stato fatale. Queste persone erano di età avanzata o avevano malattie concomitanti. I dati disponibili suggeriscono che il decorso della miocardite e della pericardite dopo la vaccinazione è simile al decorso tipico di queste condizioni, che generalmente migliorano con il riposo o il trattamento. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite. Devono comunicare alle persone che ricevono questi vaccini di rivolgersi immediatamente a un medico se si verificano sintomi indicativi di miocardite o pericardite. Questi includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad es. cardiologi) per diagnosticare e trattare queste condizioni. In questo momento, non è stato possibile stabilire alcuna relazione causale tra miocardite o pericardite ed altri due vaccini COVID-19 autorizzati nel EEA, COVID-19 Vaccine Janssen e Vaxzevria , e il Comitato ha richiesto ulteriori dati alle società che commercializzano questi vaccini. L’EMA conferma che i benefici di tutti i vaccini COVID-19 autorizzati continuano a superare i rischi, tenuto conto del rischio di malattia COVID-19 e delle complicanze correlate, in quanto le prove scientifiche disponibili dimostrano che tali vaccini riducono i decessi e i ricoveri ospedalieri dovuti a COVID-19. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini e a fornire al pubblico le informazioni più aggiornate, in particolare man mano che verranno vaccinati adolescenti e giovani adulti e somministrate le seconde dosi. L’agenzia adotterà le misure necessarie nel caso vengano identificati nuovi problemi di sicurezza. Informazioni per il pubblico Casi molto rari di miocardite e pericardite (malattie infiammatorie cardiache) si sono verificati in persone che hanno ricevuto Comirnaty e Spikevax (precedentemente COVID-19 Vaccine Moderna).La possibilità che si verifichino questi eventi è molto bassa, ma i vaccinati devono essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifestano i seguenti sintomi dopo la vaccinazione:Respiro affannosobattito cardiaco accelerato, che può essere irregolaredolore al pettoParli con il suo medico o contatti le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel suo Paese. Informazioni per gli operatori sanitari A seguito di una revisione di casi molto rari di miocardite e pericardite in persone che hanno ricevuto Comirnaty e Spikevax (precedentemente COVID-19 Vaccine Moderna), gli operatori sanitari devono: prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite nelle persone che hanno ricevuto questi vaccini;comunicare alle persone che ricevono il vaccino che devono cercare immediatamente assistenza medica se hanno i seguenti sintomi indicativi di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione: dolore (acuto e persistente) al petto, palpitazioni o respiro affannoso. Le persone con miocardite o pericardite possono richiedere un trattamento specialistico;consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad es. cardiologi) per diagnosticare e trattare queste condizioni. Le informazioni sul prodotto verranno aggiornate per includere miocardite e pericardite come effetti indesiderati con frequenza sconosciuta. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il vaccino. La DHPC sarà inoltre disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sui vaccini Comirnaty e Spikevax (COVID-19 Vaccine Moderna) contengono una molecola chiamata mRNA che contiene le informazioni per produrre la proteina spike. Questa è una proteina che si trova sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus ha bisogno per entrare nelle cellule del corpo. Quando a una persona viene somministrato uno di questi vaccini, alcune delle sue cellule leggeranno le istruzioni del mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona riconoscerà quindi questa proteina come estranea, produrrà anticorpi e attiverà i linfociti T (globuli bianchi) per attaccarla. Se, in seguito, la persona entrerà in contatto con il virus SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario lo riconoscerà e sarà pronto a difendere l’organismo da esso. Maggiori informazioni sulla procedura Questa revisione di Comirnaty e Spikevax è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale come un vaccino e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Le raccomandazioni del PRAC saranno presentate al Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, CHMP, per approvazione. Il PRAC ha valutato i dati per Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen nell’ambito della revisione dei rapporti riassuntivi sulla sicurezza sulla pandemia presentati mensilmente dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/07/2021
- L’EMA sconsiglia l’uso del vaccino Janssen COVID-19 in persone con pregressa sindrome da perdita capillare Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che le persone che hanno precedentemente avuto la sindrome da perdita capillare non devono essere vaccinate con il vaccino Janssen COVID-19. Il Comitato ha, inoltre, deciso che la sindrome da perdita capillare deve essere aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come nuovo effetto indesiderato del vaccino, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e i pazienti su questo rischio. Il PRAC ha esaminato 3 casi di sindrome da perdita capillare in persone che avevano ricevuto il vaccino Janssen COVID-19, manifestata entro 2 giorni dalla vaccinazione. Una delle persone colpite aveva una storia di sindrome da perdita capillare e due di loro successivamente sono deceduti. Al 21 giugno 2021, sono state somministrate in tutto il mondo oltre 18 milioni di dosi del vaccino Janssen COVID-19. La sindrome da perdita capillare è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con conseguente gonfiore, principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, maggiore densità del sangue e bassi livelli ematici di albumina (un’importante proteina ematica). Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e dei sintomi della sindrome da perdita capillare e del rischio di recidiva nelle persone nelle quali è stata precedentemente diagnosticata tale condizione. Le persone che sono state vaccinate con il vaccino COVID-19 Janssen devono cercare assistenza medica immediata se manifestano un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe o un improvviso aumento di peso nei giorni successivi alla vaccinazione. Questi sintomi sono spesso associati alla sensazione di svenimento (a causa della bassa pressione sanguigna). Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Il PRAC ha anche chiesto a Janssen, la società che commercializza il vaccino, ulteriori informazioni per definire il possibile meccanismo dello sviluppo della sindrome da perdita capillare in seguito alla vaccinazione. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e a fornire al pubblico le informazioni più aggiornate. Una revisione simile è stata recentemente finalizzata per un altro vaccino COVID-19, Vaxzevria (precedentemente vaccino COVID-19 AstraZeneca). Informazioni per il pubblico Si è verificato un numero molto ridotto di casi di sindrome da perdita capillare in persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen COVID-19.Non deve esserle somministrato questo vaccino se ha avuto in precedenza la sindrome da perdita capillare.La sindrome da perdita capillare è una condizione grave. La probabilità che si verifichi tale condizione è molto bassa, ma i vaccinati devono comunque essere consapevoli dei sintomi in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario rivolgersi immediatamente a un medico se si manifestano i seguenti sintomi nei giorni successivi alla vaccinazione, che possono manifestarsi insieme alla sensazione di svenimento (a causa della pressione sanguigna bassa):rapido gonfiore delle braccia e delle gambeaumento di peso improvvisoParli con il suo medico o contatti le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel suo Paese. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA ha esaminato i casi di sindrome da perdita capillare in persone che hanno ricevuto il vaccino Janssen COVID-19.Gli operatori sanitari non devono somministrare questo vaccino a chiunque abbia una storia di sindrome da perdita capillare.La sindrome da perdita capillare è una condizione molto rara e grave, che può essere fatale se non trattata. Provoca fuoriuscita di liquidi dai capillari, con conseguente edema che colpisce principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia.Gli operatori sanitari devono essere consapevoli del rischio di recidiva della sindrome da perdita capillare in persone che hanno precedentemente sofferto di tale condizione.Gli operatori sanitari devono essere consapevoli dei segni e dei sintomi della sindrome da perdita capillare. I pazienti con un episodio acuto di sindrome da perdita capillare in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto.Gli operatori sanitari devono informare le persone che ricevono il vaccino che devono consultare un medico se hanno i seguenti sintomi nei giorni successivi alla vaccinazione, che possono essere associati a sensazione di svenimento (a causa della pressione sanguigna bassa):edema agli artiaumento di peso improvvisoLe informazioni sul prodotto verranno aggiornate per includere una controindicazione nelle persone con una storia di sindrome da perdita capillare. La condizione sarà anche inserita come effetto indesiderato con una frequenza sconosciuta. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il vaccino. La DHPC sarà inoltre disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Il vaccino COVID-19 Janssen è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. Il COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per produrre la proteina S da SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata effettuata dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, nel contesto di una procedura nota come “variazione di tipo II”. Le raccomandazioni del PRAC saranno presentate al Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, CHMP, per approvazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 12/07/2021
- Sesto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il sesto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 giugno 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 76.206 segnalazioni su un totale di 49.512.799 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 154 ogni 100.000 dosi), di cui l’87,9% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono all’11,9% del totale, con un tasso di 18 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. Come riportato nei precedenti Rapporti, indipendentemente dal vaccino, dalla dose e dalla tipologia di evento, la reazione si è verificata nella maggior parte dei casi (80% circa) nella stessa giornata della vaccinazione o il giorno successivo e solo più raramente oltre le 48 ore successive. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (69%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (70,6% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24,7% delle segnalazioni e 17,3% delle dosi somministrate), al vaccino Spikevax (5,2% delle segnalazioni e 9,6% delle dosi somministrare) e al vaccino COVID-19 Janssen (1,1% delle segnalazioni e 2,5% delle dosi somministrate). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso segnalati configurano un quadro di sindrome simil-influenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA e dopo la prima dose di Vaxzevria. In relazione alle vaccinazioni cosiddette eterologhe a persone al di sotto di 60 anni che avevano ricevuto Vaxzevria come prima dose sono state inserite 27 segnalazioni, su un totale di 233.034 somministrazioni (la seconda dose ha riguardato nell’86% dei casi Comirnaty e nel 14% Spikevax di Moderna), con un tasso di segnalazione di 12 ogni 100.000 dosi somministrate. Il Rapporto è consultabile qui. - 09/07/2021
- EMA non rileva alcuna prova che colleghi il vettore virale di Zynteglo al cancro del sangue Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che non ci sono prove che Zynteglo causi un cancro del sangue noto come leucemia mieloide acuta (AML). Zynteglo, una terapia genica per la beta talassemia, una patologia del sangue, utilizza un vettore virale (o virus modificato) per rilasciare un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. Il PRAC ha esaminato due casi di AML in pazienti trattati per l’anemia falciforme con un farmaco in sperimentazione, bb1111, in uno studio clinico. Anche se non ci sono state segnalazioni di AML con Zynteglo, entrambi i medicinali usano lo stesso vettore virale e vi era la preoccupazione che il vettore potesse essere implicato nello sviluppo del cancro (oncogenesi inserzionale). La revisione ha riscontrato che era improbabile che il vettore virale potesse essere la causa. In uno dei pazienti, il vettore virale non era presente nelle cellule tumorali, e nell’altro paziente era presente in un sito (VAMP4) che non sembra essere coinvolto nello sviluppo del cancro. Dopo aver esaminato tutte le prove, il PRAC ha concluso che le spiegazioni più plausibili per i casi di AML includono il trattamento di condizionamento che i pazienti hanno ricevuto per eliminare le cellule del midollo osseo e il rischio più elevato di cancro del sangue nelle persone con malattia falciforme. I pazienti in trattamento con Zynteglo per la beta talassemia hanno anche bisogno di un trattamento di condizionamento per eliminare le loro cellule del midollo osseo. Gli operatori sanitari devono quindi informare esplicitamente i pazienti che ricevono Zynteglo dell’aumento del rischio di tumori del sangue a causa dei farmaci utilizzati nei trattamenti di condizionamento. Il PRAC ha anche aggiornato le sue raccomandazioni per il monitoraggio dei pazienti. Gli operatori sanitari dovranno ora controllare i loro pazienti per i sintomi di tumore del sangue almeno una volta all’anno per 15 anni. Il comitato, che ha lavorato a stretto contatto con esperti del Comitato per le Terapie Avanzate (CAT), ha concluso che i benefici di Zynteglo continuano a superare i suoi rischi. Come per tutti i medicinali, il PRAC monitorerà qualsiasi nuovo dato sulla sua sicurezza e aggiornerà i consigli per i pazienti e gli operatori sanitari quando necessario. Maggiori informazioni sul medicinale Zynteglo è un trattamento da somministrare una sola volta per una malattia del sangue nota come beta talassemia in pazienti di età pari o superiore a 12 anni che necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Per produrre Zynteglo, le cellule staminali prelevate dal sangue del paziente vengono modificate utilizzando un virus che inserisce copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo dove iniziano a produrre globuli rossi sani in grado di produrre beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a maggio 2019. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione che si renda disponibile. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di Zynteglo è stata avviata il 18 febbraio 2021, su richiesta della Commissione Europea, ai sensi dell’Articolo 20 del Regolamento (CE) No 726/2004. La revisione è stata condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, che ha lavorato in collaborazione con il Comitato per le terapie avanzate. Le raccomandazioni saranno ora inviate al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano, che adotterà il parere dell’Agenzia. La fase finale della procedura di revisione è l’adozione da parte della Commissione Europea, di una decisione legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/07/2021
- Modelli di utilizzo, efficacia e sicurezza dei mezzi di contrasto al gadolinio: uno studio osservazionale multicentrico prospettico europeo Introduzione Il mercato dei mezzi di contrasto a base di gadolinio (GBCA) dell’UE è cambiato negli ultimi anni a causa della decisione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) di sospendere l’autorizzazione alla commercializzazione dei GBCA lineari e l’autorizzazione alla commercializzazione dei nuovi GBCA macrociclici generici. Lo studio mira a comprendere i modelli di utilizzo dei (GBCA) e a studiare l’efficacia e la sicurezza dei GBCA nella pratica di routine in tutta Europa. Metodi Si tratta di uno studio prospettico, trasversale, multicentrico, osservazionale in pazienti sottoposti a risonanza magnetica con contrasto. I modelli di utilizzo riportati includono indicazioni, riferimenti e dettagli dell’esame. La valutazione dell’efficacia includeva cambiamenti nella diagnosi radiologica, fiducia diagnostica e qualità dell’immagine. I dati sulla sicurezza sono stati raccolti attraverso la segnalazione spontanea di eventi avversi (AE) da parte dei pazienti. Risultati Sono stati inclusi 2118 pazienti, provenienti da 8 centri in 5 paesi europei, in un periodo compreso tra dicembre 2018 e novembre 2019.Sono stati utilizzati Clariscan, Dotarem (acido gadoterico), Gadovist (gadobutrolo) e ProHance (gadoteridolo) rispettivamente in 1513 (71,4%), 356 (16,8%), 237 (11,2%) e 12 (0,6%) pazienti. Nella maggior parte dei casi, sono stati utilizzati per eseguire esami con indicazioni relative al sistema nervoso centrale (46,2%). Le dosi medie di GBCA erano di 0,10 mmol/kg di peso corporeo, tranne che per Gadovist (media 0,12 mmol/kg). L’uso dei GBCA ha aumentato la fiducia nella diagnosi nel 96,2% degli esami e ha portato a un cambiamento nella diagnosi radiologica nel 73,9% dei pazienti. La qualità dell’immagine è stata considerata eccellente o buona nel 96,1% dei pazienti e in tutti i GBCA. Quattro pazienti hanno riportato AE (0,19%), con solo 1 (0,05%) considerato grave. Conclusioni Questo studio europeo ha confermato che i GBCA sono utilizzati in modo appropriato in Europa per un’ampia gamma di indicazioni. Lo studio ha dimostrato un aumento significativo della fiducia diagnostica dopo l’uso dei GBCA e ha confermato il buon profilo di sicurezza dei GBCA, con risultati comparabili per tutti gli agenti utilizzati Bibliografia Jakobsen, J.Å., Quattrocchi, C.C., Müller, F.H.H. et al. Patterns of use, effectiveness and safety of gadolinium contrast agents: a European prospective cross-sectional multicentre observational study. BMC Med Imaging 21, 74 (2021). Leggi l’articolo completo qui. - 09/07/2021
- Sicurezza ed efficacia del tolcapone nella malattia di Parkinson: revisione sistematica Introduzione Il tolcapone è un efficace inibitore della catecol-O-metiltransferasi per la malattia di Parkinson (PD). Tuttavia, i problemi di sicurezza hanno ostacolato il suo uso nella pratica clinica. L’obiettivo dello studio è quello di fornire prove di sicurezza ed efficacia del tolcapone attraverso una revisione sistematica della letteratura per supportare le scelte dei medici nell’uso di un armamentario terapeutico della malattia di Parkinson sempre più ampio. Metodi Attraverso un’attività svolta su PubMed finalizzata alla ricerca di studi effettuati su pazienti con PD trattati con tolcapone, con l’utilizzo di parole chiave: enzima epatico, eventi avversi (AEs), tempo di riposo giornaliero, dose giornaliera di levodopa, scala unificata di valutazione della malattia di Parkinson (UPDRS) parte-III, qualità della vita (QoL), e sintomi non motori. I database FAERS e EudraVigilance per gli AE sospetti sono stati interrogati per potenziali casi aggiuntivi di epatotossicità. Risultati Sono stati inclusi trentadue studi, per un totale di 4780 pazienti trattati con tolcapone. Per quanto riguarda la sicurezza, lo 0,9% dei pazienti ha mostrato un aumento degli enzimi epatici > 2. In riceche condotte in una linea temporale di 23 anni, sono stati riscontrati 7 casi di lesioni epatiche gravi legate al tolcapone, 3 dei quali con esito fatale. Tutti i casi fatali non hanno seguito le linee guida per il monitoraggio della funzione epatica. La ricerca nel database FAERS e EudraVigilance ha prodotto 61 segnalazioni di sospetti effetti collaterali epatici possibilmente legati al tolcapone. Per quanto riguarda l’efficacia, la riduzione mediana delle ore/giorno trascorse in Off era di 2,1 (range 1-3,2), di levodopa era di 108,9 mg (1-251,5), di “On” UPDRS-III era di 3,6 punti (1,1-6,5). La maggior parte degli studi ha riportato un miglioramento significativo della QoL e dei sintomi non motori. Conclusione I dati della letteratura hanno mostrato l’assenza di preoccupazioni rilevanti per la sicurezza del tolcapone quando viene rispettata una stretta aderenza al monitoraggio della funzione epatica. Data la sua elevata efficacia sulle fluttuazioni motorie, il tolcapone è probabilmente uno strumento sottoutilizzato nell’armamentario terapeutico del PD. Bibliografia Artusi, C.A., Sarro, L., Imbalzano, G. et al. Safety and efficacy of tolcapone in Parkinson’s disease: systematic review. Eur J Clin Pharmacol 77, 817–829 (2021). Leggi l’articolo completo qui. - 07/07/2021
- Nota Informativa Importante su XELJANZ® (tofacitinib) XELJANZ® (tofacitinib) – aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori e neoplasie maligne con l’uso di tofacitinib rispetto agli inibitori del TNF-alfa. Riepilogo Nello studio clinico completato (A3921133) su pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) di età pari o superiore a 50 anni con almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo è stata osservata un’aumentata incidenza di infarto miocardico con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un inibitore del TNF-alfa inibitore.Lo studio ha rilevato anche un’aumentata incidenza di neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma- NMSC – Non Melanoma Skin Cancer), in particolare cancro del polmone e linfoma, con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un TNF-alfa inibitore.Tofacitinib deve essere usato solo in pazienti di età superiore a 65 anni, in pazienti fumatori o ex fumatori, pazienti con altri fattori di rischio cardiovascolare e pazienti con altri fattori di rischio di malignità solo se non sono disponibili alternative terapeutiche adeguate.I medici prescrittori devono discutere con i pazienti i rischi associati all’uso di XELJANZ, inclusi infarto miocardico, cancro del polmone e linfoma. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 06/07/2021
- Profilo di sicurezza del vaccino zoster ricombinante adiuvato in popolazioni immunocompromesse: Una panoramica di sei esperimenti Introduzione Il vaccino zoster ricombinante adiuvato (RZV) ha dimostrato un’elevata efficacia contro l’herpes zoster negli adulti anziani e nelle popolazioni immunocompromesse. Sono presenti i dati di sicurezza completi da sei studi clinici in popolazioni immunocompromesse (riceventi di trapianto di cellule staminali ematopoietiche autologhe e trapianto renale, pazienti con tumori ematologici maligni, pazienti con tumori solidi e adulti infettati dal virus dell’immunodeficienza umana) che sono ad un rischio maggiore di herpes zoster. Metodi In tutti gli studi esaminati,sono stati arruolati degli adulti immunocompromessi, con età ≥ 18 anni,ai quali è stato somministrato RZV o placebo. La sicurezza è stata valutata nella coorte totale dei vaccinati. Gli eventi avversi sollecitati (AE) sono stati raccolti per 7 giorni e gli AE non sollecitati per 30 giorni dopo ogni dose. Gli AE gravi, gli AE gravi fatali e le potenziali malattie immunomediate sono stati raccolti dalla dose 1 fino a 12 mesi dopo l’ultima dose o alla fine dello studio. I dati sono stati raggruppati per gli AE sollecitati; gli AE non sollecitati, gli AE gravi (fatali) e le potenziali malattie immunomediate sono stati analizzati per ogni singolo studio. Tutti gli AE sono stati analizzati per i sotto-strati di adulti 18-49 anni di età e ≥ 50 anni di età. Risultati In totale, 1587 (RZV) e 1529 (placebo) adulti sono stati inclusi nella coorte vaccinata totale. Gli AE richiesti erano più comuni dopo RZV rispetto al placebo, erano generalmente più comuni nello strato di età più giovane, ed erano per lo più da lievi a moderati e risolti entro 3 giorni (durata mediana). Gli AE non richiesti e gli AE gravi erano in linea con le malattie e le terapie sottostanti. In tutti gli studi, la percentuale di adulti che riportavano uno o più AE non richiesti era comparabile tra RZV e placebo, indipendentemente dallo strato di età. La percentuale di adulti che hanno riportato uno o più AE gravi, AE gravi fatali, o potenziali malattie immunomediate era generalmente simile per RZV e placebo, indipendentemente dallo strato di età. Nel complesso, non sono stati identificati problemi di sicurezza. Conclusioni Il vaccino zoster ricombinante ha un profilo di sicurezza clinicamente accettabile. Con i risultati di efficacia e immunogenicità del vaccino pubblicati in precedenza, questi dati supportano un favorevole profilo beneficio-rischio della vaccinazione RZV in popolazioni immunocompromesse che sono ad un rischio aumentato di contrarre l’herpes zoster. Bibliografia Leggi l’articolo completo qui. López-Fauqued, M., Co-van der Mee, M., Bastidas, A. et al. Safety Profile of the Adjuvanted Recombinant Zoster Vaccine in Immunocompromised Populations: An Overview of Six Trials. Drug Saf 44, 811–823 (2021). - 02/07/2021
- Associazione tra l’esposizione prenatale agli oppioidi e gli esiti del neurosviluppo nella prima infanzia: Uno studio retrospettivo di coorte Introduzione Diversi studi hanno riportato un incremento della prevalenza dell’uso di oppioidi ,su prescrizione, tra le donne in gravidanza. Tuttavia, sono poco noti gli effetti conseguenti all’uso materno di oppioidi sui disturbi del neurosviluppo nella prima infanzia, anche in donne gravide che non presentano evidenti disturbi derivanti dall’uso di oppiodi o di tossicodipendenza. Obiettivo Lo scopo di questo studio è stato quello di quantificare l’associazione tra l’esposizione prenatale agli oppioidi derivante da uso materno in gravidanza su prescrizione medica e gli esiti di ciò sul neurosviluppo nella prima infanzia. Metodi Si tratta di uno studio di tipo retrospettivo, nel quale sono state incluse donne in gravidanza di età compresa tra i 12 e i 55 anni, le quali hanno partorito neonati vivi dal 2010 al 2012, i quali sono stati inseriti in seguito alla randomizzazione effettuata da Optum ed inseriti nel database “Clinformatics® Data Mart”. I neonati nati da madri senza disturbi derivanti dall’uso di oppioidi o tossicodipendenza sono stati definiti idonei allo studio e di conseguenza seguiti fino: all’insorgenza di disturbi del neurosviluppo, alla perdita del follow-up o alla fine dello studio (31 dicembre 2017), a seconda di quale evento si è verificato per primo. Lo score di propensione (deriva dalla probabilità che un paziente sia assegnato a un trattamento basato su covari noti) è stato applicato per ottenere una buona stratificazione del campione, attraverso l’applicazione di aggiustamenti derivanti da fattori confondenti come: le caratteristiche demografiche, le caratteristiche ostetriche, le comorbidità mentali e la condizione del dolore materne, e le misure del peso delle malattie e per ottenere hazard ratio aggiustati (HR) e intervalli di confidenza al 95% (CI). I neonati esposti e non esposti sono stati confrontati sull’incidenza dei disturbi del neurosviluppo. Risultati Su 24.910 neonati esaminati, il 7,6% (1899) è stato esposto in epoca prenatale agli oppioidi su prescrizione. Complessivamente, in 1562 bambini sono stati diagnosticati disturbi del neurosviluppo, con tassi di incidenza grezzi di 2.9 per 100 anni-persona nei bambini esposti contro 2.5 per 100 anni-persona nei bambini non esposti agli oppiodi in epoca prenatale. In seguito all’aggiustamento, non è stata osservata alcuna associazione tra l’esposizione fetale agli oppioidi e il rischio di disturbi del neurosviluppo (HR 1.10; 95% CI 0.92-1.32). Tuttavia, un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo è stato osservato nei bambini con una durata di esposizione cumulativa più lunga (HR 1.70; 95% CI 1.05-2.96) o alte dosi cumulative di oppioidi (HR 1.22; 95% CI 1.01-1.54). Conclusione e rilevanza Nelle donne in stato di gravidanza che non presentavano disturbi derivanti dall’uso di oppioidi o tossicodipendenza, l’uso materno di oppioidi su prescrizione per brevi periodi non è associato a un aumento del rischio di disturbi del neurosviluppo nella prima infanzia. Tuttavia, sono stati osservati maggiori rischi di disturbi precoci del neurosviluppo nei bambini nati da donne che hanno ricevuto oppioidi su prescrizione per una durata più lunga e a dosi più elevate durante la gravidanza. Bibliografia Leggi l’abstract qui. Wen, X., Lawal, O.D., Belviso, N. et al. Association Between Prenatal Opioid Exposure and Neurodevelopmental Outcomes in Early Childhood: A Retrospective Cohort Study. Drug Saf (2021). - 02/07/2021
- L’EMA avvia la revisione dell’ansiolitico Stresam (etifoxina) L’EMA ha avviato la revisione di Stresam (etifoxina), un medicinale autorizzato in alcuni paesi dell’UE per il trattamento dei disturbi ansiosi. La revisione dell’EMA fa seguito ai risultati di un nuovo studio (AMETIS) sull’efficacia di Stresam nel trattamento dei disturbi dell’adattamento (difficoltà ad affrontare un evento stressante) accompagnati da ansia. I risultati dello studio suggeriscono che Stresam ha avuto effetti simili a quelli del placebo (trattamento fittizio). Inoltre, un’analisi dei dati di sicurezza disponibili per il medicinale, compresi i dati dello studio AMETIS e quelli raccolti attraverso il monitoraggio della sicurezza, ha riscontrato che, nonostante le misure adottate nel 2014 per minimizzare il rischio, hanno continuato a verificarsi alcuni effetti indesiderati rari ma gravi. Tra questi figurano reazioni cutanee gravi, danni al fegato, sanguinamento uterino tra un ciclo mestruale e l’altro (soprattutto nelle donne che usano contraccettivi orali) e infiammazione dell’intestino (colite linfocitica). Di conseguenza, l’agenzia francese del farmaco ha chiesto un riesame dei benefici di Stresam a fronte dei relativi rischi. L’EMA valuterà i dati disponibili e raccomanderà se mantenere, variare, sospendere o revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio per questo medicinale. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare L’Agenzia Italiana del Farmaco aggiorna gli operatori sanitari sui punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di sindrome da perdita capillare dopo vaccinazione con Vaxzevria: Nei primi giorni successivi alla vaccinazione con Vaxzevria, sono stati segnalati casi molto rari di sindrome da perdita capillare (CLS). In alcuni casi era presente una storia clinica di CLS. È stato riportato un caso con esito fatale.Vaxzevria è attualmente controindicato nei soggetti che in precedenza hanno presentato episodi di CLS. La sindrome da perdita capillare è caratterizzata da episodi acuti di edema che colpiscono principalmente gli arti, ipotensione, emoconcentrazione e ipoalbuminemia. I pazienti con un episodio acuto di CLS in seguito alla vaccinazione necessitano di rapida diagnosi e trattamento. Di solito è necessaria una terapia intensiva di supporto. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Vaxzevria (RCP) è in corso di aggiornamento per l’aggiunta di queste informazioni. Leggi qui la nota informativa di AIFA. - 23/06/2021
- Utilizzo di tocilizumab per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco, nell’ambito della rivalutazione continua sui farmaci utilizzabili per il COVID-19, ha deciso l’inserimento del medicinale tocilizumab nell’elenco dei farmaci di cui alla L. 648/96 per il trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica, in condizioni cliniche rapidamente ingravescenti. La scheda relativa all’utilizzo di tocilizumb, in cui sono forniti ai clinici elementi utili a orientare la prescrizione e sono chiarite le popolazioni e le modalità di impiego per le quali ci sono maggiori evidenze di beneficio clinico, è disponibile nella pagina “Farmaci utilizzabili per il trattamento della malattia COVID-19”. Leggi qui la scheda aggiornata del Tocilizumab per il trattamento del COVID-19. - 18/06/2021
- Nota Informativa Importante su Cabazitaxel Cabazitaxel Accord 20 mg/ml concentrato per soluzione per infusione: rischio di errori terapeutici e di confusione con Jevtana (60 mg/1,5 ml) concentrato e solvente per soluzione per infusione. Sommario Esiste il rischio di errori terapeutici dovuti alla presenza sul mercato di diverse presentazioni di cabazitaxel:Cabazitaxel Accord (20 mg/ml) concentrato per soluzione per infusione: richiede un processo di diluizione in un’unica fase;Jevtana (60 mg / 1,5 ml) concentrato e solvente per soluzione per infusione: richiede un processo di diluizione in due fasi.Prima della fase di diluizione finale in soluzione di glucosio o in soluzione di cloruro di sodio per infusione, la concentrazione di cabazitaxel è:20 mg/ml per Cabazitaxel Accord10 mg/ml per JevtanaUna confusione tra i prodotti può portare a errori terapeutici con conseguente sovradosaggio con esito potenzialmente fatale, o sotto-dosaggio con riduzione dell’effetto terapeutico (vedere la sezione Informazioni di base riportata di seguito).Verificare sempre attentamente quale prodotto viene utilizzato e le istruzioni di diluizione, per assicurarsi che il paziente riceva la dose corretta di cabazitaxel. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 16/06/2021
- AIFA approva la vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di Vaxzevria La Commissione tecnico scientifica (CTS) dell’AIFA, nella riunione del 13 giugno 2021, si è espressa sulle modalità di utilizzo della schedula vaccinale mista in soggetti al di sotto dei 60 anni di età che hanno ricevuto una prima dose di vaccino Vaxzevria, anche in considerazione del mutato scenario epidemiologico di ridotta circolazione virale. Sulla base di studi clinici pubblicati nelle ultime settimane, la CTS ha ritenuto, a fronte di un rilevante potenziamento della risposta anticorpale e un buon profilo di reattogenicità, di approvare il mix vaccinale (prima dose con Vaxzevria e seconda dose con Comirnaty o, per analogia, con il vaccino Moderna). Infine “in considerazione delle evidenze che si sono appena rese disponibili, dell’attuale assenza di specifiche indicazioni nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) dei farmaci in oggetto e della necessità di consentire il regolare svolgimento della campagna vaccinale” l’AIFA ha espresso Parere favorevole “all’inserimento nell’elenco dei farmaci di cui alla legge 648/1996 di Comirnaty e Vaccino COVID-19 Moderna come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto, nei soggetti di età inferiore ai 60 anni che abbiano già effettuato una prima dose di vaccino Vaxzevria”. La CTS ha ritenuto che la seconda somministrazione con vaccino a mRNA possa avvenire a distanza di 8-12 settimane dalla somministrazione di Vaxzevria. È attualmente in corso di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la determina attuativa. Leggi qui la circolare del Ministero della Salute. Leggi qui il parere AIFA. - 15/06/2021
- Vaxzevria: l’EMA ne sconsiglia l’uso in persone con storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha stabilito che le persone che hanno precedentemente avuto la sindrome da aumentata permeabilità capillare non devono essere vaccinate con Vaxzevria (ex vaccino COVID-19 AstraZeneca). Il Comitato ha, inoltre, deciso che la sindrome da aumentata permeabilità capillare deve essere aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come nuovo effetto indesiderato del vaccino, insieme a un’avvertenza per sensibilizzare gli operatori sanitari e i pazienti su questo rischio.Il PRAC ha effettuato una revisione approfondita di 6 casi di sindrome da aumentata permeabilità capillare in persone che avevano ricevuto Vaxzevria. La maggior parte dei casi si è verificata nelle donne ed entro 4 giorni dalla vaccinazione. Tre delle persone colpite avevano una storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare e uno di loro successivamente è deceduto. Al 27 maggio 2021, nell’UE/EEA e nel Regno Unito sono state somministrate più di 78 milioni di dosi di Vaxzevria.La sindrome da aumentata permeabilità capillare è una condizione molto rara e grave che causa perdita di liquidi dai piccoli vasi sanguigni (capillari), con conseguente gonfiore, principalmente alle braccia e alle gambe, bassa pressione sanguigna, maggiore densità del sangue e bassi livelli ematici di albumina (un’importante proteina ematica).Le persone che sono state vaccinate con Vaxzevria devono cercare assistenza medica immediata se manifestano un rapido gonfiore delle braccia e delle gambe, o un improvviso aumento di peso, nei giorni successivi alla vaccinazione. Questi sintomi sono spesso associati alla sensazione di svenimento (a causa della bassa pressione sanguigna).Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: le autorità europee adottano misure per salvaguardare la qualità del vaccino Le autorità europee sono a conoscenza del fatto che un lotto del principio attivo di COVID-19 Vaccine Janssen è stato contaminato con materiali destinati ad un altro vaccino prodotto presso lo stesso sito. La contaminazione è avvenuta in un sito di produzione del principio attivo nel Maryland (Stati Uniti), di proprietà di Emergent Biosolutions. Il lotto in questione non era destinato al mercato dell’UE. Sulla base delle informazioni disponibili, i lotti di vaccino rilasciati nell’UE non sono interessati dalla contaminazione crociata. Tuttavia, come precauzione e per salvaguardare la qualità dei vaccini, le autorità di vigilanza hanno raccomandato di non rilasciare lotti di vaccino contenenti il principio attivo prodotto all’incirca nello stesso momento in cui si è verificata la contaminazione. Le autorità europee stanno facendo tutto il possibile per salvaguardare l’approvvigionamento e mitigare gli effetti di eventuali ritardi nella consegna del vaccino.L’EMA e le autorità nazionali sono inoltre a conoscenza di un’ispezione presso il sito di produzione di Emergent Biosolutions, condotta dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense. Le autorità continueranno a collaborare con FDA e con altri partner internazionali per garantire che i vaccini nell’UE soddisfino i più elevati standard di qualità. La problematica riguardante la produzione presso Emergent Biosolutions non è correlata alla recente revisione condotta dall’EMA di casi molto rari di coaguli di sangue e bassi livelli di piastrine. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- Vaccini COVID-19: aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi di miocardite e pericardite Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) continua la valutazione delle segnalazioni di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore) manifestate da un piccolo numero di persone dopo la vaccinazione con i vaccini COVID-19. Il PRAC ha iniziato la sua revisione ad aprile a seguito di casi di miocardite dopo la vaccinazione con Comirnaty in Israele. La maggior parte di questi casi è stata lieve e si è risolta in pochi giorni. Tali eventi riguardavano principalmente i maschi di età inferiore ai 30 anni, con sintomi che iniziavano per lo più entro alcuni giorni dalla vaccinazione con la seconda dose. Casi di miocardite e/o pericardite sono stati segnalati anche nell’Area Economica Europea (EEA) a seguito della vaccinazione con tutti i vaccini COVID-19. Attualmente sono necessarie ulteriori analisi per concludere se esista una relazione causale con i vaccini e il PRAC sta richiedendo dati aggiuntivi alle aziende che li commercializzano. La miocardite e la pericardite sono malattie infiammatorie cardiache che possono verificarsi a seguito di infezioni o malattie immunitarie. A seconda della fonte, l’incidenza di miocardite e pericardite nel EEA varia da 1 a 10 su 100.000 persone all’anno. I sintomi di miocardite e pericardite possono variare, ma spesso includono respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico. Le condizioni di solito migliorano spontaneamente, o con il trattamento farmacologico. Il PRAC incoraggia tutti gli operatori sanitari a segnalare qualsiasi caso di miocardite o pericardite e altri eventi avversi nelle persone cui vengono somministrati questi vaccini. I pazienti che hanno sintomi come respiro affannoso, battito cardiaco accelerato, che può essere irregolare, e dolore toracico dopo la vaccinazione devono consultare il proprio medico. Il PRAC continuerà a monitorare i casi riferiti alla sindrome e intraprenderà tutte le ulteriori azioni necessarie. Leggi qui il comunicato EMA. - 14/06/2021
- Quinto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il quinto Rapporto di Farmacovigilanza sui Vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 maggio 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 66.258 segnalazioni su un totale di 32.429.611 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 204 ogni 100.000 dosi), di cui circa il 90% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Come riportato nei precedenti Rapporti, gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (83% dei casi). Le segnalazioni gravi corrispondono al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (71,8%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (68,7% delle dosi somministrate) e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (24% delle segnalazioni e 20,8% delle dosi somministrate), al vaccino Moderna (3,9% delle segnalazioni e 9% delle dosi somministrare), e al vaccino COVID-19 Janssen (0,3% delle segnalazioni e 1,5% delle dosi somministrate). Per tutti i vaccini, gli eventi avversi più segnalati sono febbre, stanchezza, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea. Gli eventi avversi gravi correlabili alla vaccinazione più spesso segnalati configurano un quadro di sindrome simil-influenzale con sintomatologia intensa, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA e dopo la prima dose di Vaxzevria. Il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con quanto osservato a livello europeo (1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, nessun caso dopo seconda dose), prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Il Rapporto è consultabile qui. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 11/06/2021
- Nota Informativa Importante su Venclyxto▼ (venetoclax) compresse rivestite con film L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) rende disponibili raccomandazioni aggiornate sulla sindrome da lisi tumorale (TLS) nei pazienti con leucemia linfatica cronica (CLL). Sintesi: Casi con esito fatale di TLS sono stati osservati anche in pazienti che hanno assunto la dose di venetoclax più bassa usata nello schema di titolazione della dose.La TLS è un rischio noto di venetoclax.Per tutti i pazienti è necessaria una rigorosa osservanza della titolazione della dose e delle misure di minimizzazione del rischio di TLS, come indicato nel testo del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). Una scheda per il paziente, sarà fornita ai medici ematologi e oncologi che prescrivono il medicinale, da consegnare ad ogni paziente. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 10/06/2021
- EMA valuta l’uso di COVID-19 Vaccine Moderna in soggetti di età compresa tra 12 e 17 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di COVID-19 Vaccine Moderna anche a soggetti di età compresa tra 12 e 17 anni. COVID-19 Vaccine Moderna è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. È attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire dai 18 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati nell’ambito della domanda di estensione, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico di grandi dimensioni in corso su adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni. Tale studio è stato realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di COVID-19 Vaccine Moderna, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Il parere del CHMP sull’estensione d’uso del vaccino, unitamente all’eventuale richiesta di ulteriori studi e del monitoraggio aggiuntivo della sicurezza, sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per luglio, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. COVID-19 Vaccine Moderna è autorizzato nell’UE dal gennaio 2021. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato EMA. - 09/06/2021
- Raccomandazioni di assistenza clinica per la gestione di una sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia La task force dell’EMA contro COVID-19 (COVID-ETF) consiglia agli operatori sanitari dell’UE di seguire le raccomandazioni delle società scientifiche al momento di valutare i soggetti che presentano segni e sintomi di sindrome trombotica associata a trombocitopenia a seguito della vaccinazione con Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen.In tale contesto, mette in evidenza gli orientamenti forniti dalla Società internazionale di trombosi ed emostasi (International Society on Thrombosis and Haemostasis, ISTH). La sindrome trombotica associata a trombocitopenia richiede una rapida identificazione e una gestione clinica urgente. Le raccomandazioni nazionali e internazionali vengono aggiornate con il consolidarsi dell’esperienza acquisita nella gestione della sindrome trombotica associata a trombocitopenia e della trombosi e trombocitopenia indotte dall’eparina (HITT), una condizione che presenta alcune analogie con la sindrome trombotica associata a trombocitopenia. La task force ha riconosciuto che esistono differenze tra le linee guida disponibili (principalmente per quanto riguarda i saggi e l’imaging utilizzati per la diagnosi e per orientare il trattamento, nonché le opzioni terapeutiche con anticoagulanti non eparinici, immunoglobuline endovenose e glucocorticoidi). Per la gestione di una sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia, in particolare se non sono disponibili linee guida locali, la task force raccomanda agli operatori sanitari di prendere in considerazione gli orientamenti provvisori dell’ISTH sulla trombocitopenia trombotica immunitaria indotta dal vaccino, che si basano sulla collaborazione internazionale in corso tra professionisti sanitari. Poiché la gestione della sindrome trombotica associata a trombocitopenia è in evoluzione, gli orientamenti potranno essere ulteriormente aggiornati in futuro. Le raccomandazioni della task force fanno seguito alla revisione condotta dall’EMA sulla sindrome trombotica associata a trombocitopenia, un evento molto raro che si è manifestato a seguito della vaccinazione con Vaxzevria e COVID-19 Vaccine Janssen. Le conclusioni si basano sulle valutazioni dei segnali di sicurezza dell’EMA, che hanno portato ad aggiornare le informazioni sul prodotto sia per Vaxzevria che COVID-19 Vaccine Janssen. Gli operatori sanitari sono stati informati dei segni e sintomi della sindrome trombotica associata a trombocitopenia con entrambi i vaccini mediante apposite comunicazioni (Dear healthcare professional communications, DHPC), in modo da garantire una diagnosi e un trattamento tempestivi dei soggetti colpiti tramite le linee guida disponibili.L’Agenzia riconosce e sostiene il considerevole lavoro svolto dagli operatori sanitari e dalle società scientifiche, che è essenziale per ottimizzare la gestione dei soggetti con sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria o COVID-19 Vaccine Janssen. Leggi qui il comunicato EMA. - 07/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: rischio di insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia – Aggiornamento Con riferimento alle precedenti Note Informative Importanti, l’Agenzia Italiana del Farmaco fornisce aggiornamenti sui punti emersi dalla valutazione del rischio di insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia. Elementi chiave Vaxzevria è controindicato nei soggetti che hanno presentato sindrome trombotica trombocitopenica (TTS) in seguito alla precedente vaccinazione con Vaxzevria.La TTS richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o consultare specialisti (ad esempio, ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione.I soggetti con diagnosi di trombocitopenia insorta entro tre settimane dalla vaccinazione con Vaxzevria devono essere attivamente valutati per segni di trombosi. Allo stesso modo, i soggetti che presentino trombosi entro tre settimane dalla vaccinazione devono essere valutati per trombocitopenia. Leggi qui la nota informativa. - 03/06/2021
- Nota Informativa Importante su INOmax – Ossido di azoto (NO) INOmax – Ossido di azoto (NO) – Difficoltà nella chiusura delle valvole delle bombole dopo l’uso: precauzioni da adottare quando si scollegano le bombole dai regolatori di pressione. Riepilogo Vi sono state segnalazioni di utenti che non sono stati in grado di chiudere in maniera corretta la bombola di INOmax® dopo l’apertura, quando la bombola stessa non era del tutto vuota (come indicato dal fatto che il regolatore di pressione continuava a segnalare la presenza di pressione).La percentuale di difettosità stimata è pari allo 0,17% delle bombole consegnate. Tale malfunzionamento non influisce sull’erogazione di INOmax al paziente durante il trattamento. Nonostante l’inconveniente per gli utenti, non si procederà con un ritiro in considerazione del rischio di carenza di un prodotto medicinale critico per i pazienti.Nel caso in cui si verifichi questo problema, l’utente potrebbe non essere in grado di spurgare il manicotto del regolatore di pressione secondo le istruzioni del manuale d’uso per rimuovere il regolatore di pressione dalla valvola della bombola. Ciò non ha alcun impatto sullo spurgo di NO2 dalla macchina.La corretta somministrazione di INOmax non è influenzata dal malfunzionamento riportato. Non sono stati segnalati eventi avversi in pazienti trattati con le bombole di INOmax malfunzionanti.Nel caso in cui si verifichi il malfunzionamento, segua i passaggi illustrati di seguito:Non interrompa un trattamento in corso e continui a utilizzare la bombola fino alla fine del trattamento, o fino a quando la bombola non sia vuota (le bombole vuote possono essere chiuse senza alcun problema).Nel caso in cui ciò si verifichi all’inizio della terapia, si raccomanda, se possibile, di passare al sistema di somministrazione di riserva. Nel caso in cui non sia possibile passare a un sistema di riserva, può comunque avviare ed eseguire la terapia utilizzando la bombola che non può essere chiusa nella maniera corretta. Non provi MAI a rimuovere il regolatore di pressione dalla valvola con la forza, oppure utilizzando strumenti, come ad esempio un cacciavite, per forzare l’estrazione del regolatore, in quanto potrebbero verificarsi ustioni da freddo se si viene a contatto con l’apparecchiatura del regolatore di pressione durante i tentativi di scollegarlo dalla bombola mentre la connessione è ancora sotto pressione.Provi a chiudere la valvola della bombola INOmax tramite l’INOmeter, applicando una pressione decisa con la mano.Se ciò non aiuta a chiudere la valvola della bombola, contatti il Suo rappresentante Linde allo scopo di ricevere ulteriore assistenza.Utilizzi un sistema di somministrazione di riserva, se necessario. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 03/06/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer L’EMA ha raccomandato l’approvazione di linee di produzione e riempimento aggiuntive presso il sito produttivo del vaccino di Pfizer a Puurs, Belgio. Si prevede che la raccomandazione del comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia avrà un impatto significativo e immediato sulla fornitura di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer, nell’Unione europea. Sulla base della revisione dei dati presentati da BioNTech Manufacturing GmbH, l’EMA ha ribadito, con la sua decisione, che l’impianto di Puurs è in grado di produrre sistematicamente vaccini di elevata qualità e consente a Pfizer/BioNTech di aumentare i volumi di vaccino prodotti presso tale sito. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 03/06/2021
- AIFA approva l’utilizzo del vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni La Commissione Tecnico Scientifica (CTS) di AIFA ha approvato l’estensione di indicazione di utilizzo del vaccino Comirnaty (BioNTech/Pfizer) per la fascia di età tra i 12 e i 15 anni, accogliendo pienamente il parere espresso dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Secondo la CTS, infatti, i dati disponibili dimostrano l’efficacia e la sicurezza del vaccino anche per i soggetti compresi in questa fascia di età. Leggi qui il comunicato stampa di AIFA. - 01/06/2021
- Primo vaccino anti-COVID-19 approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 15 anni Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di concedere un’estensione di indicazione per Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in modo da includere l’uso nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni. Il vaccino è già approvato per gli adulti e gli adolescenti a partire dai 16 anni di età.Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2.L’uso di Comirnaty nei bambini dai 12 ai 15 anni sarà lo stesso di quello autorizzato per gli adulti e gli adolescenti di età pari o superiore a 16 anni. Il vaccino è somministrato in due iniezioni nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno tre settimane l’una dall’altra.Gli effetti di Comirnaty nella popolazione pediatrica sono stati studiati su 2260 bambini di età compresa tra 12 e 15 anni. Tale studio è stato realizzato conformemente al piano d’investigazione pediatrica (PIP) di Comirnaty, approvato dal comitato pediatrico (PDCO) dell’EMA. Lo studio ha mostrato che la risposta immunitaria a Comirnaty in questa fascia di età era paragonabile a quella osservata nella fascia di età compresa tra 16 e 25 anni (misurata dal livello di anticorpi contro il SARS-CoV-2). L’efficacia è stata calcolata su oltre 2000 bambini dai 12 ai 15 anni che non presentavano segni di precedente infezione. I bambini hanno ricevuto il vaccino o placebo (iniezione fittizia), ma non sapevano quale dei due fosse stato somministrato loro. Dei 1005 bambini che hanno ricevuto il vaccino, nessuno ha sviluppato COVID-19, rispetto a 16 bambini su 978 che hanno ricevuto placebo. Ciò significa che, in questo studio, il vaccino ha avuto un’efficacia del 100% nel prevenire la malattia (anche se il tasso reale potrebbe essere compreso tra il 75% e il 100%).Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni sono simili a quelli osservati nelle persone di età pari o superiore a 16 anni. Tra questi figurano dolore nel sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, brividi e febbre. Tali effetti sono in genere di entità lieve o moderata e si risolvono entro alcuni giorni dalla vaccinazione.Il CHMP ha concluso che i benefici di Comirnaty in questa fascia d’età sono superiori ai rischi.Il comitato ha constatato che, a causa del numero limitato di bambini inclusi nello studio, la sperimentazione non ha potuto rilevare effetti indesiderati rari. Ha inoltre preso atto del fatto che il comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA sta attualmente valutando casi molto rari di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione della membrana attorno al cuore) verificatisi dopo la vaccinazione con Comirnaty, soprattutto in persone di età inferiore a 30 anni.Al momento non vi sono indicazioni che tali casi siano dovuti al vaccino e l’EMA sta monitorando attentamente la questione.Nonostante tale incertezza, il CHMP ha ritenuto che i benefici di Comirnaty nei bambini di età compresa tra 12 e 15 anni siano superiori ai rischi, in particolare in quelli che presentano condizioni che aumentano il rischio di COVID-19 grave.La sicurezza e l’efficacia del vaccino sia nei bambini sia negli adulti continueranno ad essere monitorate attentamente durante l’utilizzo nell’ambito delle campagne di vaccinazione in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e studi in corso e aggiuntivi condotti dalla società e dalle autorità europee. Qual è il meccanismo d’azione di ComirnatyComirnaty predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane.Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T.Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo.L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Dove reperire maggiori informazioniLe informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per Comirnaty contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino.La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione dell’uso di Comirnaty nei bambini, condotta dall’EMA, sarà pubblicata sul sito dell’Agenzia europea. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di estensione dell’indicazione per l’uso pediatrico saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical data dell’Agenzia.Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, contenente una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino stesso e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Monitoraggio della sicurezza di ComirnatyIn linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, Comirnaty è sottoposto ad attento monitoraggio ed è oggetto di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID-19. Sebbene molte persone abbia già ricevuto i vaccini anti-COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono ancora emergere a seguito della vaccinazione di un numero ancora più elevato di persone.Le aziende sono tenute a fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e a condurre studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. Anche le autorità conducono studi aggiuntivi per il monitoraggio dei vaccini.Queste misure consentono alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Informazioni sulla proceduraL’estensione di indicazione per Comirnaty è stata concessa mediante una valutazione accelerata. Si tratta di una procedura che riduce i tempi di esame di una domanda da parte del CHMP dell’EMA. Le domande possono essere ammissibili alla valutazione accelerata se il CHMP ritiene che il prodotto sia di grande interesse per la salute pubblica. Leggi qui il comunicato EMA. - 31/05/2021
- Corso ECM per Farmacisti – Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto ai farmacisti delle Farmacie territoriali della provincia di Cagliari. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 17 giugno e il 6 luglio 2021 dalle ore 15 alle 18 in modalità streaming. L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: serv.formazione@aoucagliari.it Scarica qui il pieghevole del corso:Download - 31/05/2021
- Dati insufficienti sull’uso di corticosteroidi per inalazione per il trattamento di COVID-19 La task force contro COVID-19 (COVID-ETF) dell’EMA informa gli operatori sanitari che al momento non vi sono prove sufficienti a dimostrare che i corticosteroidi per inalazione apportino un beneficio ai pazienti con COVID-19.Sebbene finora dagli studi non siano emersi rischi per la sicurezza, la task force non ha potuto escludere la possibilità di danni derivanti dall’uso di corticosteroidi per inalazione in pazienti con COVID-19 che presentano livelli normali di ossigeno.Il parere fa seguito a una revisione delle evidenze attualmente disponibili alla luce del crescente interesse verso i corticosteroidi per inalazione (ad es. budesonide, ciclesonide) per il trattamento dei pazienti ambulatoriali con COVID-19.I corticosteroidi per inalazione sono normalmente impiegati per trattare condizioni infiammatorie dei polmoni, quali asma e malattia polmonare ostruttiva cronica. Sono necessarie maggiori evidenze dalle sperimentazioni cliniche per stabilire i benefici di tali medicinali in pazienti affetti da COVID-19.I dati al momento disponibili dagli studi clinici supportano l’uso di desametasone, un corticosteroide sistemico, in pazienti con COVID-19. Nel settembre 2020, sulla base di dati solidi, l’EMA aveva approvato l’uso di desametasone per via orale o per iniezione in pazienti con COVID-19 che necessitano di ossigenoterapia supplementare. L’EMA continuerà a monitorare l’uso di medicinali per il trattamento o la prevenzione di COVID-19 al fine di fornire raccomandazioni aggiornate agli operatori sanitari nell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. - 28/05/2021
- AIFA pubblica un documento di approfondimento del Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi A seguito della segnalazione, in soggetti sottoposti a vaccinazione anti-SARS-CoV-2 con i vaccini a vettore virale Vaxzevria (ChAdOx1 nCov-19 della ditta AstraZeneca) e Janssen (Ad.26.COV2.S della ditta Johnson & Johnson), di eventi trombotici in sedi atipiche (trombosi dei seni venosi cerebrali e/o del distretto splancnico), associati a piastrinopenia e con decorsi clinici di particolare gravità, l’AIFA ha nominato un Gruppo di esperti in patologie della coagulazione (Gruppo di Lavoro Emostasi e Trombosi) a supporto della Commissione Tecnico Scientifica (CTS). Il mandato del gruppo era quello di approfondire la plausibilità biologica degli eventi, identificare le eventuali strategie di minimizzazione del rischio e indicare le modalità più corrette per la gestione clinica di questi eventi rarissimi. Il documento (strutturato in domande e risposte) rappresenta le conclusioni del gruppo di esperti ed è finalizzato a fornire ai medici non specialisti e al personale sanitario le informazioni attualmente disponibili per identificare precocemente e gestire nel modo più appropriato questo evento avverso rarissimo. Per una dettagliata contestualizzazione del rischio di tali complicanze si rimanda alle conclusioni della valutazione dell’EMA (documenti correlati): Vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca: benefici e rischi nel contestoEMA: Annex to Vaxzevria Art.5.3 – Visual risk contextualization Scarica qui il documento del Gruppo di Lavoro AIFA su complicanze tromboemboliche dopo vaccinazione con i vaccini Astrazeneca e Johnson & Johnson. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 28/05/2021
- Corso ECM – AOU Cagliari: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. Il corso ECM promosso dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna è rivolto a medici, farmacisti e infermieri dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Cagliari. Obiettivi del corso saranno la promozione delle conoscenze su tematiche di Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza, in particolare riguardo ai vaccini contro il COVID-19. Verranno illustrate le tappe che hanno portato allo sviluppo dei vaccini anti-COVID-19, le caratteristiche dei vaccini disponibili o in via di sviluppo con particolare attenzione al relativo profilo di efficacia e sicurezza, le strategie vaccinali a livello nazionale e sovranazionale. Docenti del corso saranno la Responsabile del CRFV Sardegna, altri operatori del Centro e il Prof. Paolo Castiglia Ordinario di Igiene presso l’Università di Sassari e Responsabile regionale della Prevenzione. Ulteriori edizioni del corso rivolte ad operatori di altre Aziende Sanitarie della Sardegna si terranno successivamente. Il corso ECM si terrà il 10 e il 22 giugno 2021 dalle ore 15 alle 18 in modalità streaming. L’iscrizione al corso ECM può essere effettuata via e-mail all’indirizzo: serv.formazione@aoucagliari.it Scarica qui il pieghevole del corso: Download - 26/05/2021
- Medicinali contenenti ferro per via endovenosa – Chiarimenti sulle raccomandazioni per la gestione dei casi di ipersensibilità In risposta a richieste di chiarimenti sulle raccomandazioni per la gestione in sicurezza della terapia a base di ferro endovenoso (IV) recentemente ricevute, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ribadisce quanto segue: I medicinali contenenti ferro da somministrare per via IV possono determinare gravi reazioni di ipersensibilità, compresa anafilassi, talvolta ad esito fatale;I medicinali contenenti ferro per via IV non devono essere somministrati in pazienti con ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi dei suoi eccipienti, ed in pazienti con ipersensibilità grave ad altri medicinali contenenti ferro per via parenterale;Il rischio di ipersensibilità è maggiore nei soggetti con allergie note (incluse le allergie ai farmaci) e nei pazienti con patologie infiammatorie o del sistema immunitario (per es. lupus eritematoso sistemico, artrite reumatoide), così come nei pazienti con anamnesi di asma grave, eczema o altra allergia atopica. In questi il ferro per via IV deve essere usato solo se si ritiene che il beneficio superi chiaramente il possibile rischio;Per minimizzare i rischi, i medicinali contenenti ferro per via IV devono essere somministrati secondo la posologia e la modalità di somministrazione descritti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di ogni singolo medicinale;I pazienti devono essere strettamente monitorati per la comparsa di eventuali sintomi/segni di ipersensibilità durante e per almeno 30 minuti dopo ogni somministrazione IV di tali farmaci;I medicinali contenenti ferro per via IV devono essere somministrati solo quando siano immediatamente disponibili sia personale qualificato in grado di valutare e gestire reazioni anafilattiche/anafilattoidi, sia apparecchiature di rianimazione. Si precisa che, quali condizioni non derogabili per la somministrazione in sicurezza di complessi di ferro per via IV, devono intendersi la disponibilità di apparecchiature di rianimazione (almeno la dotazione di un carrello per le emergenze con l’occorrente per la rianimazione cardiorespiratoria), come requisito di base e la presenza di operatori sanitari adeguatamente formati per il riconoscimento di una reazione di ipersensibilità grave e l’esecuzione delle manovre di rianimazione cardiorespiratoria, se necessario. Ogni realtà locale dovrebbe elaborare strategie/percorsi diagnostico terapeutici che consentano di gestire in condizioni di sicurezza la somministrazione endovenosa di Ferro IV negli ambiti assistenziali di competenza compatibili con le proprie esigenze organizzative. Tale documento dovrebbe prevedere un protocollo operativo che declini, in funzione della struttura scelta per la somministrazione, le specifiche caratteristiche a garanzia del tempestivo intervento di personale addestrato per la rianimazione. Ulteriori informazioni I medicinali contenenti ferro per via IV sono generalmente indicati nel trattamento di anemie ferroprive quando il trattamento per via orale non risulti efficace, in particolare nei pazienti sottoposti a dialisi per insufficienza renale, prima e dopo interventi chirurgici, o in caso di disturbi dell’assorbimento che interessano l’intestino. Il rischio di reazioni di ipersensibilità grave, compresa l’anafilassi, potenzialmente fatale, per i medicinali a base di ferro IV è stato valutato dall’Agenzia europea dei medicinali (EMA) nell’ambito di una procedura di Referral ai sensi dell’articolo 31 (EMEA/H/A-31/1322), finalizzata nel settembre 2013. L’EMA ha concluso che il profilo beneficio / rischio per i prodotti a base di ferro per via endovenosa rimaneva positivo ma, allo scopo di minimizzare il rischio di tali reazioni che si verificano con frequenza rara, sono state introdotte alcune restrizioni, avvertenze, modifiche alle informazioni di prodotto, ulteriori attività di farmacovigilanza e altre misure di minimizzazione del rischio, inclusa una comunicazione agli Operatori Sanitari. Tutti i medici che prescrivono questi medicinali devono informare i pazienti del rischio di ipersensibilità grave e della conseguente necessità di eseguire la somministrazione osservando le opportune norme di prudenza. Invito alla segnalazioneL’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti gli operatori sanitari l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio/rischio favorevole nelle loro reali condizioni di impiego.La segnalazione di sospetti effetti indesiderati/reazioni avverse può essere fatta compilando la “Scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa a farmaci” pubblicata sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse e inviandola o al Responsabile di Farmacovigilanza della propria struttura di appartenenza o al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale che si sospetti abbia causato la reazione avversa, o direttamente on-line sul sito www.vigifarmaco.it. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. - 26/05/2021
- Campagna di sensibilizzazione e invito alla segnalazione rivolti ai cittadini Il Centro Regionale di FarmacoVigilanza della Sardegna promuove una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza dei vaccini e dei farmaci rivolta ai cittadini. Tutti i cittadini che assumono farmaci o vengono sottoposti a vaccinazioni sono invitati a verificare l’eventuale insorgenza di effetti indesiderati e a segnalarli. Perché è importante segnalare? Per conoscere meglio i farmaci e i vaccini e rendere il loro utilizzo ancora più sicuro Che cosa è utile segnalare? Qualsiasi sintomo anche lieve insorto dopo l’assunzione di un farmaco o di un vaccino Come segnalare un sospetto effetto indesiderato? tramite la piattaforma dell’AIFA collegata alla Rete Nazionale di FarmacoVigilanza, oppurecompilando la scheda di segnalazione cartacea scaricabile qui e inviandola al Responsabile Locale di Farmacovigilanza della propria ASSL di riferimento (vedi elenco contatti in fondo alla pagina). Volantino 2022Download Contatti dei Responsabili Locali di Farmacovigilanza della Sardegna. - 22/05/2021
- Vaxzevria: ulteriori indicazioni su trombi e bassi livelli di piastrine L’EMA ha fornito ulteriori indicazioni su trombi o bassi livelli di piastrine che si verificano dopo la vaccinazione con Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca). Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA raccomanda agli operatori sanitari di: non somministrare Vaxzevria a persone che hanno avuto trombi associati a bassi livelli di piastrine (trombosi con sindrome trombocitopenica, TTS) dopo aver ricevuto il vaccino.verificare la presenza di segni di trombi in qualsiasi persona che mostri bassi livelli di piastrine entro 3 settimane dalla vaccinazione.verificare la presenza di segni di livelli bassi di piastrine in qualsiasi persona che abbia trombi entro 3 settimane dalla vaccinazione.garantire che i pazienti che hanno trombi associati a bassi livelli di piastrine dopo la vaccinazione ricevano cure specialistiche. Anche se i trombi associati a un basso numero di piastrine dopo la vaccinazione siano molto rari, l’EMA continua a consigliare alle persone di essere consapevoli dei sintomi (vedi sotto), in modo che possano ricevere tempestivamente cure mediche specialistiche, se necessario. Le raccomandazioni aggiornate dell’EMA per gli operatori sanitari sono disponibili nelle informazioni sul prodotto del vaccino. Come per tutti i vaccini, l’EMA e le autorità nazionali monitorano continuamente la sicurezza di Vaxzevria e aggiorneranno le raccomandazioni quando necessario per proteggere la salute pubblica. Informazioni per il pubblico Casi di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che hanno ricevuto Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca).Non deve ricevere Vaxzevria se ha avuto trombi associati ad un numero basso di piastrine dopo aver ricevuto il vaccino.Il suo medico eseguirà degli esami in caso dopo la vaccinazione lei abbia un qualsiasi tipo di trombo o un numero basso di piastrine.È necessario consultare immediatamente un medico se si manifesta uno dei seguenti sintomi entro 3 settimane dall’iniezione:mancanza di respirodolore al pettogonfiore alle gambedolore alle gambedolore addominale (pancia) persistentesintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente, visione offuscata, confusione o convulsionilividi cutanei insoliti o petecchie individuate al di fuori del sito di iniezione. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA sta introducendo una controindicazione per Vaxzevria (ex vaccino COVID-19 AstraZeneca) nelle persone che hanno avuto trombosi con sindrome da trombocitopenia (TTS) dopo aver precedentemente ricevuto questo vaccino.Poiché la TTS richiede un trattamento specialistico, gli operatori sanitari devono consultare le linee guida applicabili e/o gli specialisti (ad esempio un ematologo e specialista della coagulazione) per diagnosticare e trattare la condizione.Gli operatori sanitari devono verificare la presenza di segni di trombosi in qualsiasi persona affetta da trombocitopenia entro 3 settimane dalla vaccinazione con Vaxzevria. Allo stesso modo, devono verificare la presenza di segni di trombocitopenia in qualsiasi persona che abbia una trombosi entro 3 settimane dalla vaccinazione.Gli operatori sanitari devono continuare a consigliare alle persone di cercare cure mediche urgenti se hanno sintomi indicativi di trombosi o trombocitopenia. Gli operatori sanitari riceveranno una comunicazione diretta ai professionisti sanitari (DHPC) con le informazioni di cui sopra. La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Vaxzevria (precedentemente COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Vaxzevria è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione della proteina S da SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) e il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) hanno condotto questa revisione di Vaxzevria nel contesto di una procedura nota come “variazione di tipo II”. La Commissione Europea emetterà una decisione legalmente vincolante valida in tutta l’UE. Ulteriori informazioni sulle revisioni dell’EMA riguardanti i coaguli di sangue e le piastrine basse con Vaxzevria, inclusi gli ultimi aggiornamenti sulla sicurezza, sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui la nota informativa EMA. - 22/05/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di sotrovimab (VIR-7831) per il trattamento di COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso dell’anticorpo monoclonale sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per supportare il processo decisionale nazionale sul possibile uso dell’anticorpo prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che sotrovimab può essere utilizzato per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni di età e di peso pari ad almeno 40 kg), che non necessitano di ossigenoterapia supplementare ma che sono a rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e sono disponibili le condizioni d’uso proposte. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati, compresi quelli di qualità e quelli provenienti da uno studio che ha analizzato gli effetti di sotrovimab in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 lievi, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. Un’analisi preliminare pianificata dello studio ha indicato che sotrovimab ha ridotto il rischio di ricoveri in ospedale per più di 24 ore e il rischio di decesso di oltre l’85% rispetto al placebo: i ricoveri in ospedale per più di 24 ore o il decesso si sono verificati nell’1% dei pazienti (3 su 291) che hanno ricevuto sotrovimab e nel 7% (21 su 292) di quelli che hanno ricevuto placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati segnalati sono stati per la maggior parte lievi o moderati. Non si possono escludere reazioni correlate all’infusione (comprese reazioni allergiche) e gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti per l’eventuale insorgenza di tali reazioni. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso dell’anticorpo monoclonale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio.Se, da un lato, la valutazione in questione si è conclusa, dall’altro, è in corso la revisione ciclica (rolling review) di sotrovimab, che è stata avviata il 7 maggio. Una volta ultimata, la rolling review costituirà la base per la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questo medicinale. Maggiori informazioni sul medicinaleSotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro il SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). Sotrovimab è progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, riducendo la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla proceduraLa revisione di sotrovimab è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19.La revisione di sotrovimab è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono prendere in considerazione il parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/05/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il settimo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). Leggi la notizia completa sul sito AIFA. - 22/05/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a dicembre 2020 L’Agenzia pubblica i report aggiornati sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia. I nuovi report analizzano i trend di consumo e spesa (gennaio 2019 – dicembre 2020) e la variabilità regionale (gennaio – dicembre 2020) nell’impiego di questi farmaci. L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. Leggi qui il monitoraggio sul consumo dei farmaci biosimilari. - 21/05/2021
- Anticorpi monoclonali per il COVID-19: AIFA finanzierà 4 studi clinici Nell’ambito dell’emergenza epidemiologica da Coronavirus, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), attraverso uno specifico bando, ha promosso il finanziamento di alcuni studi per acquisire nuove evidenze sull’efficacia degli anticorpi monoclonali nella cura dei pazienti affetti da COVID-19 in fase precoce di malattia, non ospedalizzati e che presentino o meno fattori di rischio che possano aggravare la prognosi. “AIFA – osserva il Direttore Generale, Nicola Magrini – si è impegnata a dedicare una quota di fondi di ricerca per favorire studi clinici indipendenti utili a comprendere meglio il ruolo terapeutico di questa famiglia di farmaci e a promuovere valutazioni di efficacia comparativa tra i diversi monoclonali. Il numero elevato di proposte di studi clinici ricevuti testimonia la vitalità delle piattaforme di ricerca collaborativa in Italia”. Il bando di ricerca, che si è chiuso il 15 febbraio scorso, ha visto la presentazione di 14 protocolli di ricerca che, dopo una iniziale valutazione di rispondenza ai requisiti, sono stati, unanimemente, ammessi tutti alle successive fasi di valutazione. Ai fini del finanziamento sono stati privilegiati i progetti che si sono distinti per la fattibilità e la concreta operatività e quindi per la potenzialità di trasferimento dei risultati nella pratica clinica reale in un’ottica strategica per il Servizio Sanitario Nazionale. I 4 protocolli di ricerca vincitori del Bando accederanno a un finanziamento promosso da AIFA per un importo superiore ai 2 milioni di euro. L’esito della valutazione e il finanziamento degli studi sono stati approvati dal CdA di AIFA. “I progetti selezionati per il finanziamento si connotano per elevato valore scientifico e hanno il potenziale per poter utilmente contribuire a definire in modo compiuto il ruolo della terapia con anticorpi monoclonali nel prevenire la progressione verso le forme più gravi di COVID-19. Credo che vada sottolineata come elemento qualificante per il Paese questa iniziativa promossa da AIFA, coerente con un approccio rigoroso di ricerca clinica relativamente a questa opzione terapeutica”, afferma il Presidente della Commissione che ha valutato i progetti, Franco Locatelli. Titoli e Responsabili scientifici degli studi risultati vincitori TitoloResponsabile scientificoStudio clinico adattativo, randomizzato, controllato con placebo, sull’uso di anticorpi monoclonali nei pazienti affetti da forma lieve-moderata di COvid-19 (MANTICO)TACCONELLI EvelinaA phase 3, multicentre, double-blinded, randomized controlled study to compare the efficacy and safety of Casirivimab and Imdevimab or Bamlanivimab and Etesevimab versus placebo in preventing clinical worsening in COVID-19 home patients at high risk of hospitalizationMARIETTA MarcoA Phase III Randomized, Open-label, Multicenter Study to Determine the Safety and Efficacy of different MONoclonal Antibodies (MoAbs) to SARS-CoV-2 for the Early Treatment of COVID-19 in Non-hospitalized Adults (MONET Study)ANTINORI AndreaAntiCov: Studio clinico di fase III, multicentrico, controllato, randomizzato, a gruppi paralleli volto a valutare l’efficacia degli anticorpi monoclonali contro lo standard of care per il trattamento del COVID-19 in fase precoceRICHELDI Luca Leggi qui la notizia sul sito AIFA. - 21/05/2021
- Quarto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il quarto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 aprile 2021 per i quattro vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 56.110 segnalazioni su un totale di 18.148.394 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 309 ogni 100.000 dosi), di cui il 91% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Come riportato nei precedenti Rapporti, gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (85% dei casi). Le segnalazioni gravi corrispondono all’8,6% del totale, con un tasso 27 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (75%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (70,9% delle dosi somministrate), e solo in minor misura al vaccino Vaxzevria (22%) e al vaccino Moderna (3%), mentre non sono presenti, nel periodo considerato, segnalazioni relative a COVID-19 Vaccino Janssen (0,1% delle dosi somministrate). La valutazione dei casi italiani di trombosi venosa intracranica e atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è in linea con le conclusioni della procedura dell’Agenzia Europa dei Medicinali. In Italia, fino al 26 aprile 2021, sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 29 segnalazioni di trombosi venose intracraniche e 5 casi di trombosi venose in sede atipica. La maggior parte di questi eventi (22 casi, 65%) hanno interessato le donne con un’età media di circa 48 anni e solo in 1/3 dei casi circa gli uomini (12 casi, 35%) con un’età media di circa 52 anni. Il tempo medio di insorgenza è stato di circa 8 giorni dopo la somministrazione della 1a dose del vaccino Vaxzevria.L’approfondimento a livello nazionale di queste segnalazioni è condotto con il supporto di un “Gruppo di Lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-COVID-19”, costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi. Il Rapporto sulla sorveglianza dei vaccini contro COVID-19 è consultabile qui. Leggi qui il comunicato stampa AIFA. - 11/05/2021
- Comunicazione AIFA sulla gestione delle segnalazioni di mancanza di efficacia nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in linea con quanto riportato nella Guideline on good pharmacovigilance practices (GVP) Module VI – Collection, management and submission of reports of suspected adverse reactions to medicinal products (Rev 2) e nel D.M. 30 aprile 2015, intende fornire precisazioni sulla gestione all’interno della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) delle schede di segnalazione di sospetta reazione avversa relative a mancanza di efficacia. Maggiori informazioni possono essere trovate nel documento allegato. Leggi qui il comunicato AIFA. - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): l’uso di andexanet alfa prima dell’eparinizzazione deve essere evitato Sommario L’uso di andexanet alfa prima dell’eparinizzazione (ad es. durante un intervento chirurgico) deve essere evitato. Andexanet alfa induce refrattarietà all’effetto anticoagulante dell’eparina.I risultati dei test della coagulazione possono essere fuorvianti quando andexanet alfa ed eparina vengono somministrati a breve distanza l’uno dall’altro. Il monitoraggio dell’effetto di andexanet alfa in presenza di eparina attiva non è stato convalidato.L’uso di andexanet alfa per l’inversione dell’attività anti-FXa prima di un intervento chirurgico urgente non è stato valutato. Leggi qui la nota informativa AIFA. - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): interazione con i test per il dosaggio dell’attività anti-FXa Ondexxya (andexanet alfa): i test per il dosaggio dell’attività anti-FXa disponibili in commercio non sono adatti per la misurazione dell’attività anti-FXa dopo somministrazione di andexanet alfa. Sommario Il monitoraggio del trattamento dopo somministrazione di andexanet alfa non deve basarsi sull’attività anti-FXa. I test per il dosaggio dell’attività anti-FXa disponibili in commercio non sono adatti per la misurazione dell’attività anti-FXa dopo somministrazione di andexanet alfa. In questi test diagnostici, l’inibitore del FXa si dissocia da andexanet alfa. Ciò comporta la rilevazione di livelli di attività anti-FXa erroneamente elevati e, quindi, una sostanziale sottostima dell’attività inversione di andexanet alfa.Il monitoraggio del trattamento deve basarsi principalmente sui parametri clinici indicativi di risposta adeguata (cioè raggiungimento dell’emostasi), perdita di efficacia (cioè nuova emorragia) ed eventi avversi (cioè eventi tromboembolici). Leggi qui la nota informativa AIFA. - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di sotrovimab (VIR-7831) contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sull’anticorpo monoclonale sotrovimab (noto anche come VIR-7831 e GSK4182136), sviluppato da GlaxoSmithKline e Vir Biotechnology, Inc., per il trattamento di COVID-19. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di prevenire il ricovero in ospedale o la morte di pazienti affetti da COVID-19 non ospedalizzati. Tuttavia, l’EMA non ha ancora ricevuto la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto beneficio/rischio del medicinale. L’Agenzia europea ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi di laboratorio e sugli animali, oltre a quelli sulla qualità, e valuterà tutti i dati relativi al medicinale, comprese le evidenze delle sperimentazioni cliniche, non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non si avranno a disposizione sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica.È già stata avviata una revisione separata di sotrovimab per fornire raccomandazioni a livello dell’UE al fine di supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Leggi qui il comunicato EMA. - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated, sviluppato da Sinovac Life Sciences Co., Ltd. Il richiedente di questo medicinale per l’Unione europea è Life’On S.r.l. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19, e possono contribuire a proteggere contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica.L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino?Si prevede che COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da SARS-CoV-2. Il vaccino contiene il virus SARS-CoV-2 che è stato inattivato (ucciso) e non può provocare la malattia. COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated contiene inoltre un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare la risposta immunitaria al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà il virus inattivato come estraneo e risponderà producendo anticorpi. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a difendere l’organismo. Leggi il comunicato EMA qui. - 05/05/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, anche a soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni. Comirnaty è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 ed è attualmente autorizzato per essere usato nelle persone a partire da 16 anni di età. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina, nota come proteina spike, che è naturalmente presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Il vaccino predispone l’organismo a difendersi contro il SARS-CoV-2. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Comirnaty, compresi i risultati provenienti da uno studio clinico di grandi dimensioni in corso su adolescenti a partire dai 12 anni di età, per decidere se raccomandare l’estensione di indicazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, che è previsto per giugno, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Comirnaty è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel dicembre 2020. Sono disponibili maggiori informazioni sul vaccino. Leggi qui il comunicato di EMA. - 04/05/2021
- EMA valuta l’uso di Olumiant in pazienti con COVID-19 ricoverati in ospedale che necessitano di ossigenoterapia supplementare L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una domanda di estensione dell’uso di Olumiant (baricitinib) per includere il trattamento di COVID-19 in pazienti a partire da 10 anni di età che necessitano di ossigenoterapia supplementare. Olumiant è un immunosoppressore (un medicinale che riduce l’attività del sistema immunitario) ed è attualmente autorizzato per essere usato negli adulti con artrite reumatoide o dermatite atopica (eczema) da moderate a gravi. Il suo principio attivo, baricitinib, blocca l’azione di enzimi chiamati Janus chinasi che svolgono un ruolo importante nei processi immunitari che portano all’infiammazione. Si pensa che ciò potrebbe anche contribuire a ridurre l’infiammazione e i danni ai tessuti associati alla forma grave di COVID-19. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA condurrà una valutazione accelerata dei dati presentati dall’azienda che commercializza Olumiant, compresi i risultati provenienti da due studi randomizzati di grandi dimensioni in pazienti ricoverati in ospedale con COVID-19, per raccomandare quanto prima l’eventuale autorizzazione dell’estensione di indicazione. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante e applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione, per cui è previsto un parere entro luglio, a meno che non siano necessarie informazioni supplementari. Olumiant è stato autorizzato per la prima volta nell’UE nel febbraio 2017. Maggiori informazioni sul medicinale sono disponibili sul sito web dell’EMA. Leggi qui il comunicato EMA. - 30/04/2021
- Interazioni farmacologiche dei supplementi naturali in dermatologia: una revisione Introduzione I supplementi naturali sono stati un argomento di grande interesse clinico in dermatologia negli ultimi anni. Le loro proprietà terapeutiche coprono diverse condizioni cutanee per la loro gamma di benefici che vanno dalla prevenzione dei tumori cutanei e delle scottature, fino alle proprietà anti-infiammatorie per i pazienti con patologie croniche della pelle, quali acne, psoriasi e insufficienza venosa. Sono stati selezionati 6 supplementi, questi includono l’acido nicotinico (nicotinamide), il polypodium leucotomos, la curcuma, l’estratto di semi di ippocastano, lo zinco e l’N-acetilcisteina. Nonostante siano state pubblicate recenti revisioni e studi clinici sulla loro efficacia, ci sono pochi dati sulle loro potenziali e dannose interazioni farmacologiche. Questa revisione passa in rassegna gli studi che descrivono gli usi clinici e le interazioni farmacologiche di questi 6 supplementi con le quali i dermatologi dovrebbero familiarizzare, specialmente quando hanno a che fare con pazienti complessi con diverse terapie in atto. Metodi Una revisione della letteratura effettuata tramite ricerca nel database di PubMed ha identificato l’uso clinico e l’efficacia dei supplementi in dermatologia. In seguito a ciò, sono state cercate le interazioni farmaco-farmaco tra supplementi naturali utilizzando IBM Micromedex. Le interazioni identificate con IBM Micromedex per ogni supplemento sono state confermate con studi trovati sul database di PubMed. Risultatati IBM Micromedex ha trovato per l’acido nicotinico, lo zinco, l’estratto di semi di ippocastano, l’N-acetilcisteina, 11, 23, 1 e 2 risultati rispettivamente. Per il polypodium leucotomos e la curcuma, IBM Micromedex non ha trovato nessuna interazione tra farmaci. Una revisione della letteratura del database di PubMed ha identificato 2 studi documentanti le interazioni tra farmaci con li polypodium leucotomos, 2 studi che mettono in luce le interazioni con la curcuma, e altri 2 studi che dimostrano le interazioni farmacologiche con lo zinco. Per l’acido nicotinico, l’ippocastano e l’N-acetilcisteina non sono state trovate altre interazioni. Conclusioni Molti supplementi naturali possono essere acquistati al banco da parte dei pazienti senza prescrizione. Anche se questi supplementi possono portare beneficio, possono svilupparsi interazioni farmacologiche. È importante che i dermatologi siano a conoscenza di queste interazioni prima di raccomandare un trattamento. Bibliografia Hadeler EK, Maderal AD. Drug interactions of natural supplements in dermatology: a review. Int J Dermatol. 2020 Dec 23. Leggi qui l’abstract. - 30/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il terzo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. Leggi qui il report sul monitoraggio degli anticorpi monoclonali anti COVID-19. - 28/04/2021
- Nota Informativa Importante sul collegamento tra vaccino COVID-19 Janssen e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia COVID-19 Vaccine Janssen: collegamento tra il vaccino e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia. Elementi chiave Una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnate da sanguinamento, è stata osservata molto raramente in seguito alla vaccinazione con COVID-19 Vaccine Janssen. Un ruolo causale del vaccino è considerato plausibile.Questi casi si sono verificati entro le prime tre settimane successive alla vaccinazione e prevalentemente in donne di età inferiore ai 60 anni.In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia.I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia, dopo la vaccinazione. La trombosi in combinazione con la trombocitopenia richiede una gestione clinica specializzata. Consultare le linee guida applicabili e/o specialisti (ad es. ematologi, specialisti nella coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione clinica. Leggi qui la nota informativa importante AIFA. - 27/04/2021
- Vaccino BNT162b2 mRNA anti COVID-19 (Pfizer): studio sulla vaccinazione di massa in Israele Introduzione I trial clinici randomizzati per i vaccini basati su mRNA mostrano la loro efficacia nel prevenire la comparsa del Covid-19 tra il 94% e il 95%, d’altro canto mostrano numerose limitazioni: bassa numerosità del campione, difficoltà a raggiungere i vari sottogruppi di cui può essere composta una popolazione, criteri restrittivi di inclusione, criteri estremamente rigidi che possono non essere replicati nella vaccinazione di massa. Metodi Gli autori hanno cercato di riproporre il disegno del trial clinico traslandolo in uno studio osservazionale. Sono stati arruolati i cittadini israeliani presenti nel database del Clalit Health Service (CHS), una delle quattro maggiori organizzazioni di assistenza sanitaria in Israele. Sono stati definiti: i criteri di inclusione (periodo compreso tra il 20 dicembre 2020 e il 1° febbraio 2021, età pari o superiore ai 16 anni, assenza di una precedente infezione da SARS-CoV-2 diagnosticata tramite tampone molecolare, presenza nel database CHS da almeno 12 mesi);i criteri di esclusione (appartenenza a gruppi di popolazione la cui probabilità di esposizione al virus era estremamente variabile e difficilmente valutabile, l’assenza del BMI, l’assenza di anamnesi respiratoria, l’assenza di una residenza ben identificata, l’impossibilità di uscire dalla propria casa, aver avuto contatti con il sistema di assistenza sanitaria nei giorni precedenti l’arruolamento);gli esiti (positività per SARS-CoV-2 identificata con tampone molecolare sia nei sintomatici che negli asintomatici, infezioni documentate, ospedalizzazione, infezione severa da SARS-Cov-2, decesso);gli strati in cui è stata suddivisa la popolazione (età, sesso, religione (ebrei, ebrei ultraortodossi, arabi), quartiere di residenza, numero di vaccinazioni antinfluenzali nei precedenti 5 anni, gravidanza, comorbidità);i periodi di osservazione (dal giorno 14 al giorno 17 successivi alla prima dose, dal giorno 21 al giorno 27 successivi alla prima dose, 7 giorni dopo la seconda dose sino alla fine del follow-up);i criteri di fine follow-up (comparsa dell’esiti, morte non correlata ad infezione da Covid-19, vaccinazione (per i controlli) o di vaccinazione del controllo (per il vaccinato associato), fine dello studio) Ogni vaccinato è stato associato con un controllo non vaccinato in un rapporto di 1:1. I principali test di cui si sono avvalsi gli autori per l’indagine statistica sono stati: media della differenza tra i valori delle variabili tra il gruppo dei vaccinati e dei non vaccinati (è stata considerata accettabile una differenza pari o inferiore a 0,1);analisi di sopravvivenza tra vaccinati e non vaccinati, secondo il metodo di Kaplan-Meyer, stimata per ogni periodo di osservazione. L’intervallo di confidenza al 95% è stato calcolato usando la tecnica “bootstrap” per punti percentili, con 500 ripetizioni. Risultati Il campione era costituito da 596618 vaccinati e altrettanti controlli non vaccinati. L’efficacia stimata del vaccino dopo 7 giorni dalla seconda dose è stata del 92% nella riduzione delle infezioni documentate, del 94% nella riduzione delle forme sintomatiche, del 87% nella riduzione delle ospedalizzazioni, del 92% nella riduzione delle forme severe. L’efficacia tra i 14 e i 20 giorni e i 21 e 27 giorni dopo la prima dose è stata, rispettivamente, del 46% e del 60% per la riduzione delle infezioni documentate, del 57% e del 66% per la riduzione delle forme sintomatiche, del 74% e 78% per la riduzione delle ospedalizzazioni, del 62% e del 80% per la riduzione delle forme severe, del 72% e del 84% per la riduzione della mortalità. Conclusioni L’ampio campione dello studio ha permesso di valutare l’efficacia del vaccino nella popolazione generale e in specifiche sottopopolazioni, confermare la riduzione del tasso di ospedalizzazione, dei nuovi casi di infezione severa e della mortalità, stimare l’aumento dell’efficacia al passare del tempo. Una lieve riduzione dell’efficacia è stata riscontrata nei soggetti che presentavano più patologie concomitanti. Premettendo che, al momento della raccolta del campione, le varianti erano rare in Israele, questo studio ha permesso di dire che il vaccino Pfizer è mediamente efficace sulle varianti. Bibliografia Noa Dagan, M.D., Noam Barda, M.D., Eldad Kepten, Ph.D., Oren Miron, M.A., Shay Perchik, M.A., Mark A. Katz, M.D., Miguel A. Hernán, M.D., Marc Lipsitch, D.Phil., Ben Reis, Ph.D., and Ran D. Balicer, M.D. BNT162b2 mRNA Covid-19 Vaccine in a Nationwide Mass Vaccination Setting. N Engl J Med 2021; 384: 1412-1423. PMID: 33626250. DOI: 10.1056/NEJMoa2101765 E’ possibile leggere qui l’articolo - 26/04/2021
- Vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca: benefici e rischi nel contesto di tutte le fasce d’età Vaxzevria (precedentemente denominato COVID-19 Vaccine AstraZeneca) è autorizzato nell’UE per prevenire COVID-19, che può provocare condizione grave e decesso. La malattia può avere anche conseguenze a lungo termine in persone di tutte le età, comprese quelle altrimenti sane. I benefici di Vaxzevria superano i rischi negli adulti di tutte le fasce di età; tuttavia, dopo la vaccinazione si sono verificati casi molto rari di coaguli di sangue associati a bassi livelli di piastrine. Per supportare le autorità nazionali nel decidere come utilizzare al meglio il vaccino nei rispettivi territori, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha ulteriormente analizzato i dati disponibili, mettendo il rischio di rari coaguli di sangue nel contesto dei benefici del vaccino per le diverse fasce di età e i diversi tassi di infezione. L’analisi servirà a orientare le decisioni nazionali in merito all’impiego del vaccino, tenendo conto dell’evoluzione della pandemia e di altri fattori, tra cui la disponibilità dei vaccini. L’analisi può subire modifiche in base ai nuovi dati che diventeranno disponibili.Il comitato ha inoltre esaminato i dati disponibili sull’uso della seconda dose. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/04/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi Nella riunione dell’11 Marzo 2021, il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti ifosfamide in soluzione per infusione, utilizzati nel trattamento di diversi tipi di cancro, inclusi vari tumori solidi e tumori del sangue come i linfomi (cancro dei globuli bianchi), continuano a superare i rischi. La revisione del PRAC era stata avviata perché due recenti studi (1, 2), avevano suggerito che il rischio di encefalopatia (disturbi cerebrali) con ifosfamide fornita in soluzione fosse maggiore rispetto alla forma in polvere. L’encefalopatia indotta da ifosfamide è un rischio noto e molto comune ed è generalmente reversibile. Il PRAC ha considerato tutti i dati disponibili e ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non poteva essere né confermato né escluso, a causa delle limitazioni dei dati. Il PRAC ha raccomandato di aggiornare le attuali avvertenze sull’encefalopatia indotta da ifosfamide presenti nelle informazioni del prodotto con le più recenti informazioni su questo effetto indesiderato, comprese le sue caratteristiche e i fattori di rischio, oltre a sottolineare la necessità di monitorare attentamente i pazienti. Alle aziende che commercializzano l’ifosfamide fornita in soluzione sarà richiesto di effettuare studi per verificare la stabilità dei prodotti medicinali, al fine di stabilire le condizioni di conservazione ottimali. Informazioni per i pazienti L’encefalopatia (disturbi cerebrali) è un effetto indesiderato molto comune e noto dell’ifosfamide ed è generalmente reversibile. Due studi recenti hanno suggerito che l’uso di soluzioni di ifosfamide può aumentare il rischio di questo effetto indesiderato rispetto all’uso della polvere. Tuttavia, una revisione approfondita di tutti i dati disponibili non ha potuto né confermare né escludere questo aumento del rischio.Il foglio illustrativo di questi medicinali sarà aggiornato con le informazioni più recenti sui fattori che possono aumentare il rischio di encefalopatia e su come riconoscere i segni di questo effetto indesiderato.Informi immediatamente il medico se si manifestano confusione, sonnolenza, incoscienza, allucinazioni, visioni (false convinzioni), visione offuscata, disturbi della percezione (difficoltà a comprendere le informazioni trasmesse attraverso gli organi di senso), problemi di movimento come spasmi o contrazioni muscolari, irrequietezza, lentezza o movimenti irregolari, perdita di controllo della vescica e convulsioni (scosse).Si rivolga al medico prima che le venga somministrato un medicinale contenente ifosfamide se è stato precedentemente trattato con un altro medicinale antitumorale chiamato cisplatino.Informi il medico se ha assunto medicinali che agiscono sul cervello, come quelli per il trattamento o la prevenzione del vomito e della nausea, sonniferi, antidolorifici oppioidi o medicinali per l’allergia.In caso di dubbi sul trattamento, è necessario discuterne con il suo medico. Informazioni per gli operatori sanitari La somministrazione di ifosfamide può causare encefalopatia e altri effetti neurotossici; questi effetti indesiderati noti e molto comuni sono generalmente reversibili.Una revisione di tutti i dati disponibili sull’encefalopatia indotta da ifosfamide ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non può essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati.Le attuali avvertenze presenti nella sezione 4.4 (Avvertenze speciali e precauzioni per l’uso) del riassunto delle caratteristiche del prodotto saranno riviste per includere le seguenti informazioni:La tossicità a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) indotta dall’ifosfamide può manifestarsi entro poche ore o pochi giorni dalla somministrazione e, nella maggior parte dei casi, si risolve entro 48-72 ore dall’interruzione di ifosfamide. Se si sviluppa tossicità a carico del SNC, la somministrazione di ifosfamide deve essere interrotta.I pazienti devono essere attentamente monitorati per i sintomi di encefalopatia, in particolare se i pazienti sono a maggior rischio di encefalopatia. I sintomi possono includere confusione, sonnolenza, coma, allucinazioni, visione offuscata, comportamento psicotico, sintomi extrapiramidali, incontinenza urinaria e convulsioni.La tossicità sul SNC sembra essere dose-dipendente. I fattori di rischio favorenti lo sviluppo di encefalopatia associata a ifosfamide comprendono ipoalbuminemia, funzionalità renale compromessa, performance status basso, malattia pelvica e trattamenti nefrotossici precedenti o concomitanti, incluso cisplatino.A causa dei potenziali effetti additivi, i medicinali che agiscono sul SNC (come antiemetici, sedativi, narcotici o antistaminici) devono essere usati con particolare cautela o, se necessario, interrotti in caso di encefalopatia indotta da ifosfamide. Maggiori informazioni sul medicinale Ifosfamide è usata per trattare diversi tumori, inclusi vari tumori solidi e linfomi. Viene somministrata in vena ed è autorizzata come soluzione pronta, concentrato per soluzione e polvere per soluzione per infusione in Germania e Francia. Nella maggior parte degli altri Stati membri dell’UE è disponibile solo come polvere per soluzione per infusione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti ifosfamide era stata avviata su richiesta della Francia, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione era stata condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che ha formulato una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC sono state inoltrate al Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate –settore umano (CMDh), che ha adottato il proprio parere. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile per garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Poiché la posizione del CMDh è stata adottata a maggioranza, la posizione del CMDh sarà ora inviata alla Commissione Europea, che a tempo debito prenderà una decisione giuridicamente vincolante a livello dell’UE. Leggi qui il comunicato EMA. 1) Hillaire-Buys D, Mousset M, Allouchery M, et al. Liquid formulation of ifosfamide increased risk of encephalopathy: A case-control study in a pediatric population. Therapies [Online]. 2019 https://doi.org/10.1016/j.therap.2019.08.0012) Chambord J, Henny F, Salleron J, et al. Ifosfamide‐induced encephalopathy: Brand‐name (HOLOXAN®) vs genericformulation (IFOSFAMIDE EG®). J Clin Pharm Ther. 2019;44:372–380. https://doi.org/10.1111/jcpt.12823 - 26/04/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer e Moderna Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha adottato due importanti raccomandazioni per l’aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 nell’UE. Processi di scale-up per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer L’EMA ha approvato un aumento della dimensione dei lotti e il relativo processo di scale-up presso il sito produttivo del vaccino di Pfizer a Puurs, Belgio. Si prevede che la raccomandazione del CHMP avrà un impatto significativo sulla fornitura di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer, nell’Unione europea. Sulla base della revisione dei dati presentati da BioNTech Manufacturing GmbH, è stata approvata la richiesta di aumentare la dimensione dei lotti del vaccino prodotto presso il sito di Puurs. La decisione dell’EMA ribadisce che l’impianto di Puurs è in grado di produrre sistematicamente vaccini di elevata qualità e consente a Pfizer/BioNTech di ampliare il processo produttivo in tale sito. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. Nuova linea produttiva di riempimento per il vaccino anti-COVID-19 di Moderna Il CHMP ha inoltre raccomandato l’approvazione di una nuova linea di riempimento presso il sito produttivo del vaccino di Moderna per l’UE a Rovi, Spagna. La nuova linea consentirà di intensificare le attività di riempimento del prodotto finito in modo da sincronizzarle con il processo di scale-up del principio attivo presso il sito produttivo di Lonza (Visp), approvato il mese scorso. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative al vaccino, presenti sul sito web dell’EMA. L’EMA è in dialogo costante con tutti i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di espandere la loro capacità produttiva per assicurare la fornitura di vaccini nell’UE. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti o di aumento della capacità di quelli esistenti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/04/2021
- Vaccino contro il COVID-19 Janssen: EMA evidenzia un possibile legame con casi molto rari di trombi inusuali con basso livello di piastrine EMA conferma che il rapporto beneficio-rischio complessivo rimane positivo Nella riunione del 20 aprile 2021, il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che alle informazioni sul prodotto per il vaccino COVID-19 Janssen deve essere aggiunta un’avvertenza inerente trombi inusuali associati a livelli bassi di piastrine. Il PRAC ha anche concluso che questi eventi dovrebbero essere elencati tra gli effetti indesiderati molto rari del vaccino. Per raggiungere le sue conclusioni, il Comitato ha preso in considerazione tutte le prove attualmente disponibili, inclusi otto casi gravi di trombi inusuali associati a livelli bassi di piastrine provenienti dagli Stati Uniti, uno dei quali con esito fatale. Alla data del 16 aprile 2021, oltre 7 milioni di persone hanno ricevuto il vaccino Janssen negli Stati Uniti. Tutti i casi si sono verificati in persone di età inferiore a 60 anni entro tre settimane dalla vaccinazione, principalmente donne. Sulla base delle prove attualmente disponibili, non sono stati confermati fattori di rischio specifici. Il PRAC ha osservato che i trombi si sono verificati principalmente in siti inusuali, come le vene del cervello (trombosi del seno venoso cerebrale – CVST) e dell’addome (trombosi venosa splancnica) e nelle arterie, insieme a bassi livelli di piastrine nel sangue e talvolta a sanguinamento. I casi esaminati erano molto simili ai casi verificatisi con il vaccino COVID-19 sviluppato da AstraZeneca – Vaxzevria. Gli operatori sanitari e le persone che riceveranno il vaccino devono essere informati della possibilità che si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue entro tre settimane dalla vaccinazione. COVID-19 è associato a un rischio di ospedalizzazione e morte. La combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata è molto rara e i benefici complessivi del vaccino COVID-19 Janssen nella prevenzione del COVID-19 superano i rischi degli effetti indesiderati. La valutazione scientifica dell’EMA sostiene l’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. L’uso del vaccino durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale terrà conto della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nei singoli Stati membri. Una spiegazione plausibile per la combinazione di trombi e piastrine basse è una risposta di tipo immunitario, che porta a una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina, chiamata trombocitopenia indotta da eparina – HIT. Il PRAC sottolinea l’importanza di un pronto trattamento medico specialistico. Il riconoscimento tempestivo dei segni indicativi di presenza di trombi e di bassi livelli di piastrine e il trattamento precoce da parte degli operatori sanitari possono aiutare il recupero delle persone colpite da tale condizione ed evitare complicazioni. La trombosi in combinazione con la trombocitopenia richiede una gestione clinica specializzata. Gli operatori sanitari devono consultare le linee guida disponibili e/o consultare specialisti (ad es. ematologi – specialisti in coagulazione) per diagnosticare e trattare questa condizione. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e fornirà al pubblico le informazioni più aggiornate. Una simile valutazione del segnale è stata recentemente finalizzata per un altro vaccino COVID-19 – Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). Informazioni per il pubblico Casi inusuali di trombi associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che hanno ricevuto il vaccino COVID-19 Janssen negli Stati Uniti.La possibilità che ciò si verifichi è molto bassa, ma i vaccinati devono comunque essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni.È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi nelle tre settimane successive alla vaccinazione con il vaccino COVID-19 Janssen:respiro affannosodolore al pettogonfiore alle gambedolore addominale (di pancia) persistente sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente o visione offuscatapiccoli lividi sulla la pelle al di fuori del sito di iniezione.Parlate con il vostro medico o contattate le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel vostro Paese. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA ha esaminato otto casi di trombosi in associazione a trombocitopenia in persone che hanno ricevuto il vaccino COVID-19 Janssen negli Stati Uniti.Questi tipi molto rari di trombosi (con trombocitopenia) includevano trombosi venosa, principalmente in siti inusuali, come la trombosi del seno venoso cerebrale e la trombosi venosa splancnica, nonché trombosi arteriosa, in un caso con esito fatale. Tutti i casi si sono verificati entro tre settimane dalla vaccinazione in persone di età inferiore a 60 anni, per la maggior parte donne. I casi esaminati erano molto simili ai casi verificatisi con il vaccino contro il COVID-19 sviluppato da AstraZeneca, Vaxzevria. Per quanto riguarda il meccanismo, si ritiene che il vaccino possa innescare una risposta immunitaria che porta a un disturbo simile alla trombocitopenia indotta da eparina. Al momento, il meccanismo fisiopatologico non è stato stabilito e, attualmente, non è possibile identificare fattori di rischio predisponenti. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolismo e trombocitopenia in modo da poter trattare prontamente le persone colpite, in linea con le linee guida disponibili.Gli operatori sanitari devono istruire i vaccinati a consultare un medico se sviluppano:sintomi indicativi di trombi quali respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistentesintomi neurologici come mal di testa grave e persistente e visione offuscatapetecchie al di fuori del sito di inoculo dopo pochi giorni dalla vaccinazione.I benefici del vaccino per le persone cui viene somministrato continuano a superare i rischi. Il vaccino è efficace nella prevenzione della malattia da COVID-19 e nella riduzione dei ricoveri e dei decessi. Gli operatori sanitari coinvolti nella somministrazione del vaccino nell’UE riceveranno una nota informativa importante diretta agli operatori sanitari (DHPC). La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicata sul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul vaccino Il Vaccino COVID-19 Janssen è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina del SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 Janssen non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 Janssen sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito web di EMA. Il vaccino COVID-19 Janssen è stato autorizzato nell’UE l’11 marzo 2021; la distribuzione del vaccino nell’UE è stata temporaneamente ritardata dall’azienda. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 Janssen è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale e che richiede ulteriori indagini. La presenza di un segnale di sicurezza non significa necessariamente che un medicinale abbia causato l’evento avverso segnalato. La valutazione dei segnali di sicurezza cerca di stabilire se una relazione causale tra il medicinale e l’evento avverso sia almeno ragionevolmente possibile. La revisione è condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà ulteriori raccomandazioni, se necessario, per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei vaccinati. Il comitato per la medicina umana dell’EMA, CHMP, valuterà quindi rapidamente eventuali modifiche necessarie alle informazioni sul prodotto. La valutazione scientifica dell’EMA è alla base dell’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. Le raccomandazioni dell’EMA sono la base su cui i singoli Stati membri dell’UE progetteranno e implementeranno le proprie campagne di vaccinazione nazionali. Questi possono variare da paese a paese a seconda delle esigenze e delle circostanze nazionali, come i tassi di infezione, le popolazioni prioritarie da vaccinare, la disponibilità dei vaccini e i tassi di ospedalizzazione. Leggi qui il comunicato EMA. - 22/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il secondo report In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). Qui è possibile scaricare il secondo rapporto sui monoclonali anti-COVID-19 che analizza i dati settimanali dal 9 al 15 aprile. I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. - 19/04/2021
- Terzo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il terzo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 marzo 2021 per i tre vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso. Nel periodo considerato sono pervenute 46.237 segnalazioni su un totale di 9.068.349 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 510 ogni 100.000 dosi), di cui il 92,7% sono riferite a eventi non gravi, che si risolvono completamente, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono al 7,1% del totale, con un tasso di 36 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione. La maggior parte delle segnalazioni sono relative al vaccino Comirnaty (81%), finora il più utilizzato nella campagna vaccinale (68% delle dosi somministrate), con un aumento delle segnalazioni per il vaccino Vaxzevria (17%) a seguito dell’incremento dell’uso di questo vaccino (27% delle dosi somministrate). Le segnalazioni relative al vaccino Moderna rappresentano invece il 2% del totale e sono proporzionali al numero più limitato di dosi somministrate (5%). Gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (87% dei casi).Per tutti i vaccini gli eventi avversi più segnalati sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea, in linea con le informazioni note sui vaccini finora utilizzati in Italia. Un focus è dedicato agli eventi tromboembolici dopo la somministrazione di Vaxzevria. Si sono verificati, entro 2 settimane dalla vaccinazione, dei casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Su un totale di 62 casi inseriti in Eudravigilance in Italia sono stati segnalati 7 casi (con due decessi) di trombosi dei seni venosi intracranici (CSVT) fino al 22 marzo 2021 e 4 casi (con due decessi) di trombosi di più vasi sanguigni in sede atipica sui 24 inseriti nello stesso periodo nella rete di sorveglianza europea. L’approfondimento a livello nazionale di queste segnalazioni è condotto con il supporto di un “Gruppo di Lavoro per la valutazione dei rischi trombotici da vaccini anti-COVID-19”, costituito da alcuni dei massimi esperti nazionali di trombosi ed emostasi.Gli eventi avversi non noti sono oggetto di continuo approfondimento a livello nazionale ed europeo. Il Rapporto è consultabile sul sito dell’AIFA alla pagina Farmacovigilanza su vaccini COVID-19 è accessibile qui. - 16/04/2021
- Nota Informativa Importante su Eylea EYLEA 40 mg/mL (aflibercept soluzione per iniezione intravitreale): rischio più elevato di aumento della pressione intraoculare con la presentazione in siringa preriempita. Riassunto Sono stati riportati casi di aumento della pressione intraoculare con maggior frequenza (aumento stimato in circa sette volte) quando viene usata la siringa preriempita di Eylea, rispetto alla somministrazione della soluzione iniettabile di Eylea in fiala con la siringa Luer-lock.Si sospetta che una manipolazione non corretta durante la preparazione e l’iniezione sia la causa più probabile dei casi osservati di aumento della pressione intraoculare con la siringa preriempita di Eylea. Le iniezioni devono essere eseguite da Operatori Sanitari che abbiano familiarità con la manipolazione di questa presentazione.Il corretto utilizzo della siringa preriempita e la formazione sono fondamentali per mitigare questo rischio: utilizzare un ago da iniezione 30G x ½ pollici; controllare sempre che l’eccesso di volume/bolle d’aria nella siringa preriempita venga eliminato prima dell’uso: la base della punta arrotondata dello stantuffo (non l’apice) dev’essere allineata con la linea nera di misurazione sulla siringa (vedi sotto);premere accuratamente l’asta dello stantuffo;somministrare l’esatta dose raccomandata e non iniettare ulteriore volume residuo, poiché un aumento del volume d’iniezione può portare ad un aumento clinicamente rilevante della pressione intraoculare.Valutare il visus del paziente e controllare la pressione intraoculare immediatamente dopo l’iniezione intravitreale. Leggi la nota AIFA qui. - 16/04/2021
- EMA avvia la revisione dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 per il trattamento dei pazienti con COVID-19 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta esaminando i dati attualmente disponibili sull’uso dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 (noto anche come GSK4182136) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione dell’EMA è intesa a supportare le autorità nazionali che potrebbero decidere di impiegare il medicinale per il trattamento di COVID-19 prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio.La revisione riguarderà anche i dati di uno studio che ha messo a confronto l’effetto di VIR-7831 con quello di un trattamento fittizio (placebo) nei pazienti con COVID-19 da lieve a moderata, che erano ad alto rischio di progredire verso la forma più grave della malattia. I risultati preliminari indicano che, rispetto al placebo, VIR-7831 ha ridotto dell’85% il rischio di ricovero in ospedale per più di 24 ore o il rischio di morte.Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA valuterà la capacità del medicinale di prevenire il ricovero e la morte in pazienti affetti da COVID-19 non ricoverati in ospedale che non richiedono ossigenoterapia supplementare. In aggiunta, il CHMP esaminerà i dati sulla qualità e la sicurezza del medicinale.Sebbene sia previsto l’avvio di una rolling review più completa prima di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, la revisione in corso fornirà raccomandazioni valide nell’UE destinate alle autorità nazionali che, sulla base di dati concreti, possono decidere sull’uso precoce del medicinale. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione una volta conclusa. Maggiori informazioni sul medicinaleVIR-7831 (GSK4182136) è un anticorpo monoclonale che agisce contro il SARS-CoV-2, virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina che si lega ad una struttura specifica (chiamata antigene). VIR-7831 è progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, riducendo la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che questo medicinale ridurrà la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti affetti da COVID-19. Maggiori informazioni sulla proceduraLa revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee.La revisione è condotta dal CHMP dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. Leggi la comunicazione qui. - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: continua la valutazione di casi molto rari di trombi inusuali associati a piastrinopenia Come annunciato la scorsa settimana, il comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA sta esaminando casi molto rari di trombi inusuali che si sono verificati negli Stati Uniti a seguito dell’uso del vaccino COVID-19 di Janssen. Il tipo di trombo riportato, la trombosi del seno venoso cerebrale (CVST), si è verificato nella maggior parte dei casi in associazione con bassi livelli di piastrine (trombocitopenia).La FDA degli Stati Uniti e il CDC hanno raccomandato ieri di sospendere l’uso del vaccino mentre vengono esaminati sei casi segnalati negli Stati Uniti. Sono state somministrate più di 6,8 milioni di dosi del vaccino.Janssen ha annunciato la decisione di ritardare in modo proattivo la distribuzione del vaccino nell’UE mentre sono in corso le indagini. Il vaccino è stato autorizzato nell’UE l’11 marzo 2021 ma l’uso generalizzato del vaccino in Europa non è ancora iniziato.L’EMA sta applicando tempistiche accelerate a questa valutazione e attualmente prevede di emettere una raccomandazione la prossima settimana. Mentre la sua revisione è in corso, l’EMA rimane dell’opinione che i benefici del vaccino nella prevenzione del COVID-19 superino i rischi di effetti indesiderati. I pareri scientifici dell’Agenzia forniscono agli Stati membri dell’UE informazioni di cui essi hanno bisogno per prendere decisioni sull’uso dei vaccini nelle loro campagne di vaccinazione nazionali. E’ possibile leggere la comunicazione EMA qui. - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA approfondisce ulteriormente il rischio di casi molto rari di trombi associati a piastrinopenia L’EMA continua a monitorare i casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine che si sono verificati dopo la vaccinazione con Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). In considerazione di una richiesta del Commissario per la Salute e la Sicurezza Alimentare dell’UE, a seguito di una riunione dei ministri della sanità dell’UE, l’EMA sta avviando una revisione dei dati sulle vaccinazioni e dei dati sull’epidemiologia della malattia (compresi i tassi di infezione, ricoveri, morbidità e mortalità). La revisione da parte del Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA consentirà alle autorità di inquadrare i rischi di Vaxzevria nel contesto dei benefici delle campagne di vaccinazione in corso. Il Comitato valuterà anche se aggiornare le raccomandazioni relative alla seconda dose di Vaxzevria per coloro che hanno già ricevuto la prima dose. L’EMA ritiene che i benefici complessivi del vaccino continuino a superare i rischi nelle persone vaccinate. La revisione del CHMP sarà d’aiuto per decidere come impiegare in modo ottimale il vaccino nelle campagne di vaccinazione nazionali in corso. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia di Vaxzevria e fornirà al pubblico informazioni aggiornate. Maggiori informazioni sul vaccino Vaxzevria è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. La malattia da COVID-19 è causata dal virus SARS-CoV-2. Vaxzevria è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina da SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni di Vaxzevria sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Ulteriori informazioni sul vaccino sono disponibili sul sito dell’EMA. Maggiori informazioni sulla procedura La Commissione europea ha richiesto questa revisione ai sensi dell’articolo 5(3) del Regolamento 726/2004 a seguito di una riunione informale dei ministri della salute dell’UE avvenuta il 7 aprile 2021. La revisione sarà effettuata dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, che è responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano. La revisione del CHMP si baserà sul lavoro del Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC). Leggi qui la comunicazione di sicurezza EMA. - 15/04/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco aggiorna gli operatori sanitari sui seguenti punti emersi dalla valutazione del vaccino.Elementi chiave: Una relazione causale tra la vaccinazione con Vaxzevria e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile.Anche se tali reazioni avverse sono molto rare, hanno superato quanto atteso nella popolazione generale. In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia e informare di conseguenza i vaccinati. L’uso di questo vaccino deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali nazionali. Qui è possibile leggere la nota informativa AIFA. - 14/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il primo report AIFA AIFA pubblica il primo rapporto sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali contro il COVID-19 in Italia. In attuazione del Decreto del Ministero della Salute del 6 febbraio 2021 (pubblicato nella G.U. serie generale n.32 dell’8/2/21), l’Agenzia Italiana del Farmaco ha provveduto a sviluppare il registro di monitoraggio degli anticorpi monoclonali per il trattamento del COVID-19. Pertanto, con il presente comunicato si pubblicano i risultati del monitoraggio attraverso il registro AIFA, relativo agli anticorpi attualmente disponibili: bamlanivimab (Determina AIFA nella GU n.58 del 09.03.2021), bamlanivimab ed etesevimab (Determina AIFA nella GU n.66 del 17.03.2021) e casirivimab ed imdevimab (Determina AIFA nella GU n.71 del 23.03.2021). I dati sono stati estratti alle ore 05.00 del 9 aprile 2021 e si riferiscono alla settimana dal 2 aprile all’8 aprile 2021. Leggi il report AIFA sui monoclonali anti-COVID-19 qui. I centri abilitati dalle Regioni alla compilazione del registro AIFA sono disponibili al seguente link. - 13/04/2021
- Nota Informativa Importante su EMOCLOT, KLOTT, PLASMACLOT, UMAN COMPLEX, KEDCOM, AIMAFIX, KEDRIFIX, IXED, ATKED, ATIII KEDRION Nota Informativa Importante sul rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dei dispositivi medici inclusi nel confezionamento secondario di EMOCLOT®, KLOTT®, PLASMACLOT® (Fattore VIII della coagulazione), UMAN COMPLEX®, KEDCOM® (Complesso protrombinico), AIMAFIX®, KEDRIFIX®, IXED® (Fattore IX della Coagulazione), ATKED®, ATIII KEDRION® (Antitrombina III). Sommario: Rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dell’AGO A FARFALLA (DEHP FREE) utilizzato per la somministrazione del medicinale dopo la ricostituzione con il solvente.Rischio potenziale correlato ad una non corretta sterilizzazione dell’AGO FILTRO 16X3/4″ utilizzato per la filtrazione del medicinale ricostituito prima della somministrazione. A scopo precauzionale, si richiede di interrompere l’uso di tali dispositivi medici. Solo gli aghi a farfalla/aghi filtro inclusi nel confezionamento secondario sono coinvolti nella problematica; il medicinale di per sé stesso può essere utilizzato in modo sicuro con un altro dispositivo alternativo.Le farmacie devono assicurare che nessuna confezione contenente del’AGO A FARFALLA (DEHP FREE) e l’AGO FILTRO 16X3/4″ venga consegnata a medici o pazienti Leggi qui la nota informativa. Elenco dei lotti. - 09/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA trova un possibile collegamento con casi molto rari di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine L’EMA conferma che il rapporto rischio-beneficio complessivo rimane positivo Il Comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso oggi che i trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine debbano essere elencati come effetti indesiderati molto rari di Vaxzevria (precedentemente denominato Vaccino COVID-19 AstraZeneca). Per raggiungere la sua conclusione, il Comitato ha preso in considerazione tutti gli elementi attualmente disponibili, compreso il parere di un gruppo di esperti ad hoc. L’EMA richiama l’attenzione degli operatori sanitari e delle persone vaccinate affinché siano consapevoli della possibilità che entro 2 settimane dalla vaccinazione si verifichino casi molto rari di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue. Finora, la maggior parte dei casi segnalati si è verificata entro 2 settimane dalla vaccinazione in donne di età inferiore a 60 anni. Sulla base delle prove attualmente disponibili, non sono stati confermati i fattori di rischio predisponenti. Le persone vaccinate devono cercare immediata assistenza medica se avvertono sintomi indicativi di problemi di coagulazione e piastrine basse (vedere sezione Informazioni per il pubblico). Il PRAC ha osservato che i trombi si sono verificati nelle vene cerebrali (trombosi dei seni venosi cerebrali – CVST) e addominali (trombosi venosa splancnica) e nelle arterie, insieme a bassi livelli di piastrine e talvolta a sanguinamento. Il Comitato ha effettuato un’analisi approfondita di 62 casi di trombosi del seno venoso cerebrale e 24 casi di trombosi venosa splancnica riportati nel database sulla sicurezza dei farmaci dell’UE (EudraVigilance) al 22 marzo 2021, 18 dei quali fatali. I casi provenivano principalmente da sistemi di segnalazione spontanea dell’Area Economica Europea e del Regno Unito, dove circa 25 milioni di persone hanno ricevuto il vaccino. COVID-19 è associato a un rischio di ospedalizzazione e morte. La combinazione caratterizzata da trombi e livelli bassi di piastrine che è stata segnalata è molto rara e i benefici complessivi del vaccino nella prevenzione della malattia da COVID-19 superano i rischi degli effetti indesiderati. La valutazione scientifica dell’EMA sostiene l’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. L’uso del vaccino durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale terrà conto anche della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nel singolo Stato Membro. Una spiegazione plausibile per la combinazione di trombi e piastrine basse è una risposta di tipo immunitario, che porta ad una condizione simile a quella osservata a volte nei pazienti trattati con eparina (trombocitopenia indotta da eparina – HIT). Il PRAC ha richiesto nuovi studi e modifiche a quelli in corso per raccogliere maggiori informazioni e intraprenderà tutte le azioni ulteriori che si rendano necessarie. Il PRAC sottolinea l’importanza di un trattamento medico specialistico tempestivo. Il riconoscimento tempestivo dei segni indicativi di presenza di trombi e di bassi livelli di piastrine e il trattamento precoce da parte degli operatori sanitari possono aiutare il recupero delle persone colpite da tale condizione ed evitare complicazioni. I pazienti devono cercare immediata assistenza medica se presentano i seguenti sintomi:respiro affannosodolore al pettogonfiore alla gambadolore addominale (di pancia) persistente sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave e persistente o visione offuscatapiccoli lividi sulla pelle al di fuori del sito di iniezione Vaxzevria è uno dei quattro vaccini autorizzati nell’UE per la protezione contro COVID-19. Gli studi dimostrano che è efficace nel prevenire la malattia. Esso riduce anche il rischio di ospedalizzazione ed i decessi dovuti a COVID-19. Come per tutti i vaccini, l’EMA continuerà a monitorare la sicurezza e l’efficacia del vaccino e fornirà al pubblico tutti gli aggiornamenti. Informazioni per il pubblico • Casi inusuali di trombi associati a bassi livelli di piastrine si sono verificati in persone che sono state vaccinate con Vaxzevria (precedentemente Vaccino COVID-19 AstraZeneca). • La possibilità che ciò si verifichi è molto bassa, ma si deve comunque essere consapevoli dei sintomi, in modo da poter ricorrere ad un trattamento medico tempestivo per favorire la ripresa ed evitare complicazioni. • È necessario cercare immediatamente assistenza medica se si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi nelle settimane successive alla vaccinazione: – respiro affannoso – dolore al petto – gonfiore alle gambe – dolore addominale (di pancia) persistente – sintomi neurologici, come mal di testa grave e persistente o visione offuscata – piccoli lividi sulla la pelle oltre il sito di iniezione. • Parlate con il vostro medico o contattate le autorità sanitarie nazionali competenti per domande sull’uso del vaccino nel vostro Paese. Informazioni per gli operatori sanitari • L’EMA ha esaminato i casi di trombosi avvenuti in combinazione con trombocitopenia e, in alcuni casi sanguinamento, nelle persone che hanno ricevuto Vaxzevria (precedentemente denominato vaccino COVID-19 AstraZeneca). • Questi tipi molto rari di trombosi (con trombocitopenia) includevano trombosi venosa in siti inusuali come la trombosi del seno venoso cerebrale e la trombosi venosa splancnica, nonché la trombosi arteriosa. La maggior parte dei casi finora segnalati si è verificata in donne di età inferiore ai 60 anni. La maggior parte dei casi si è verificata entro 2 settimane dalla prima dose. L’esperienza con la seconda dose è limitata. • Per quanto riguarda il meccanismo, si ritiene che il vaccino possa innescare una risposta immunitaria che porti a un disturbo atipico simile alla trombocitopenia indotta da eparina. Al momento non è possibile identificare fattori di rischio predisponenti. • Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e sintomi di tromboembolismo e trombocitopenia in modo da poter trattare prontamente le persone colpite, in linea con le linee guida disponibili. • Gli operatori sanitari dovrebbero informare i vaccinati che devono consultare un medico se sviluppano: sintomi indicativi di trombi quali respiro affannoso, dolore al petto, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistentesintomi neurologici come mal di testa grave e persistente e visione offuscatapetecchie al di fuori del sito di inoculo dopo pochi giorni dalla vaccinazione. • I benefici del vaccino per le persone cui viene somministrato continuano a superare i rischi. Il vaccino è efficace nella prevenzione della malattia da COVID-19 e nella riduzione dei ricoveri e dei decessi. • Le autorità regolatorie nazionali possono fornire ulteriori indicazioni sull’uso del vaccino in base alla situazione nel vostro paese. Gli operatori sanitari coinvolti nella somministrazione del vaccino nell’UE riceveranno una nota informativa importante diretta agli operatori sanitari (DHPC). La DHPC sarà anche disponibile su una pagina dedicatasul sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul medicinale Vaxzevria (precedentemente denominato vaccine COVID-19 AstraZeneca) è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina del SARS-CoV-2. Il vaccino non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura Questa revisione è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale come un vaccino e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Il comitato per la medicina umana dell’EMA, il CHMP, valuterà ora rapidamente eventuali modifiche necessarie alle informazioni sul prodotto. La valutazione scientifica dell’EMA è alla base dell’uso sicuro ed efficace dei vaccini COVID-19. Le raccomandazioni dell’EMA sono la base su cui i singoli Stati membri dell’UE progetteranno e implementeranno le proprie campagne di vaccinazione nazionali. Questi possono differire da paese a paese a seconda delle loro esigenze e circostanze nazionali, come i tassi di infezione, le popolazioni prioritarie da vaccinare, la disponibilità dei vaccini e i tassi di ospedalizzazione. Leggi qui il comunicato di EMA. - 08/04/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: nuovi report dell’AIFA I report pubblicati dall’Agenzia Italiana del Farmaco analizzano i trend di consumo e spesa (gennaio 2019 – settembre 2020) e la variabilità regionale (gennaio – settembre 2020) nell’impiego dei biosimilari in Italia. L’incidenza del consumo di questi farmaci varia per tipo di molecola e per regione. A livello nazionale si evidenzia un tendenziale incremento nel consumo, specialmente per le molecole con prodotti di più recente commercializzazione. Il trend dei prezzi è condizionato dalla disponibilità dei diversi medicinali: laddove sono maggiormente presenti, i biosimilari tendono a favorirne una riduzione. Inoltre, la profonda eterogeneità nei prezzi tra le regioni è legata, oltre che alla penetrazione dei biosimilari, anche alla diversa efficacia delle gare d’acquisto. Nelle analisi sono ricomprese complessivamente 12 categorie terapeutiche (IV livello ATC), con approfondimenti specifici su singole molecole a brevetto scaduto e sulle diverse vie di somministrazione. L’andamento dei consumi e dei prezzi dei biosimilari, nazionale e per regione, è comparato a quello del farmaco originator e dei prodotti appartenenti alla medesima categoria terapeutica. L’analisi evidenzia gli scostamenti regionali dai valori medi nazionali in termini di spesa e consumo, e fornisce un’ipotesi del potenziale risparmio che ogni regione potrebbe conseguire allineando il prezzo medio corrisposto al valore medio nazionale. L’obiettivo dei report è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Qui è possibile leggere i report sul consumo dei biosimilari in Italia. - 08/04/2021
- Vaccino AstraZeneca COVID-19: continua la revisione dei casi di trombi molto rari e inusuali Il Comitato per la sicurezza dell’EMA, PRAC, si è riunito mercoledì 31 marzo, nel contesto della sua revisione continua di casi molto rari e inusuali di trombi associati a un basso numero di piastrine in persone vaccinate con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca (ora chiamato Vaxzevria). Lunedì 29 marzo l’EMA ha convocato una riunione del gruppo di esperti ad hocper fornire ulteriori contributi alla valutazione in corso. Le conclusioni di questa riunione saranno discusse dal PRAC e contribuiranno alla valutazione in corso. Attualmente, la revisione dei casi non ha identificato per questi eventi molto rari alcun fattore di rischio specifico quale l’età, il sesso o una precedente storia medica di disturbi della coagulazione. Un nesso causale con il vaccino non è stato dimostrato, ma esso è possibile e ulteriori analisi sono in corso. Come comunicato il 18 marzo, l’EMA ritiene che i benefici del vaccino AstraZeneca nella prevenzione del COVID-19, con il rischio ad esso associato di ospedalizzazione e morte, superino i rischi di effetti indesiderati. Sono disponibili maggiori informazioni e indicazioni per gli operatori sanitari e per il pubblico nelle informazioni sul prodotto del vaccino e nella relativa comunicazione diretta agli operatori sanitari. L’EMA continua a collaborare con le autorità nazionali degli Stati membri dell’UE per garantire che vengano segnalati casi sospetti di trombi inusuali; questi casi continuano ad essere esaminati nella valutazione in corso al PRAC. Leggi qui l’informazione di sicurezza rilasciata da EMA. - 01/04/2021
- L’insonnia nei pazienti anziani: Raccomandazioni per una migliore gestione farmacologica L’insonnia cronica colpisce il 57% degli anziani negli Stati Uniti, con un decremento della qualità di vita, delle funzioni sociali e della salute. L’insonnia cronica pesa sulla società con miliardi di dollari in costi diretti e indiretti sulla spesa sanitaria. Le principali modalità di trattamento dell’insonnia nell’anziano sono terapie psicologiche-comportamentali, un trattamento farmacologico, o una combinazione di entrambi. Varie società scientifiche vedono le terapie psicologiche-comportamentali come trattamento iniziale. La farmacoterapia gioca un ruolo aggiuntivo quando i sintomi dell’insonnia permangono o quando i pazienti sono incapaci di portare avanti una terapia cognitivo-comportamentale. Gli attuali farmaci per l’insonnia appartengono a diverse classi di farmaci: agonisti dell’oressina, antagonisti dei recettori istaminici, agonisti del recettore gamma-aminobutirrico che non siano benzodiazepine, e benzodiazepine. Questa revisione si focalizza sui farmaci per l’insonnia approvati dalla Food and Drug Administration (FDA), inclusi il suvorexant, la doxepina a basso dosaggio, i cosiddetti Z-farmaci (eszopiclone, zolpidem, zaleplon), le benzodiazepine (triazolam, temazepam) e il ramelteon. Si passano in rassegna le indicazioni, il dosaggio, l’efficacia, i benefici e i pericoli dei farmaci nell’anziano, e si discutono i dati sui farmaci che sono comunemente usati off-label per trattare l’insonnia, e quei farmaci che sono in sviluppo clinico. La scelta dell’agente ipnoinducente nell’anziano viene fatta in base ai sintomi. Ramelteon o gli Z-farmaci a breve durata d’azione possono curare l’insonnia nella fase di addormentamento. Suvorexant o la doxepina a basso dosaggio può migliorare il mantenimento del sonno, prevenendo i frequenti risvegli. Eszopiclone o zolpidem a rilascio prolungato possono essere utilizzati sia nell’insonnia da fase di addormentamento, sia nel mantenimento del sonno. Bassi dosaggi di zolpidem sublinguale possono alleviare i risvegli notturni. Le benzodiazepine non dovrebbero essere usate routinariamente. Il trazodone, un farmaco comunemente usato off-label per il trattamento dell’insonnia, migliora la qualità del sonno e la continuità del sonno ma porta con sé dei rischi significativi. La tiagabine, usata qualche volta in modo off-label per il trattamento dell’insonnia, non è efficace e non dovrebbe essere utilizzata. I farmaci ipnoinducenti comunemente utilizzati che non sono approvati dalla FDA includono la melatonina, la difenidramina, il triptofano, la valeriana. Si hanno a disposizione pochi dati sui loro benefici e rischi. La melatonina migliora sensibilmente la fase di addormentamento e la durata del sonno, però la qualità del prodotto e la sua efficacia possono variare. Il triptofano riduce il tempo di addormentamento, ma i dati nell’anziano non sono disponibili. La valeriana è relativamente sicura ma ha dei benefici incerti sulla qualità del sonno. Studi di fase II degli antagonisti del recettore dell’oressina (almorexant, lemborexant, e florexant) hanno dimostrato qualche miglioramento nel mantenimento del sonno e nella sua continuità. La piromelatina può migliorare il mantenimento del sonno. In questa revisione vengono passati in rassegna i benefici e i rischi di ciascun farmaco citato. Bibliografia Abad VC, Guilleminault C. Insomnia in Elderly Patients: Recommendations for Pharmacological Management. Drugs Aging. 2018 Sep;35(9):791-817. Leggi l’abstract dell’articolo qui. - 01/04/2021
- Reazioni avverse sospette conseguenti all’uso di integratori alimentari: segnalazioni spontanee dal Sistema italiano di fitovigilanza In questo studio condotto da Ippoliti et al., pubblicato nel mese di Febbraio 2021 sulla rivista “Phytotherapy Research”, sono state analizzate le reazioni avverse (ARs) correlate all’uso degli integratori alimentari raccolte dall’Istituto Superiore di Sanità tra Marzo 2002 e Settembre 2020. Introduzione In Italia l’industria degli integratori alimentari di origine naturale è la più diffusa tra le nazioni europee (23% contro il 13% della Germania e il 9% della Francia). Tuttavia, vi sono limitate evidenze cliniche che supportano il loro uso e i trial clinici sulla sicurezza ed efficacia sono spesso carenti. Questi integratori vengono considerati sicuri, in quanto di origine naturale, ma sono spesso tossici se assunti ad alte dosi o per periodi prolungati. Metodi Sono state analizzate tutte le segnalazioni spontanee di reazione avversa (ARs) a: integratori alimentari, preparazioni galeniche, prodotti erboristici, preparazioni omeopatiche usati per migliorare la performance fisica e cognitiva presenti nel Sistema Italiano di Fitovigilanza (VigiErbe) dal mese di Marzo 2002 al mese di Settembre 2020. Le ARs sono state codificate usando il dizionario MedDRa e per i casi gravi, quando possibile, è stato richiesto un aggiornamento ai medici ospedalieri. Le ARs da integratori alimentari usati per il miglioramento dalla performance fisica e cognitiva sono state classificate secondo il sistema di classificazione “Anatomico, Terapeutico e Chimico” (ATC). Risultati Il totale delle segnalazioni spontanee è stato pari a 2300, 110 delle quali erano correlate a prodotti usati per migliorare la performance fisica e cognitiva (5% del totale). L’età mediana dei consumatori era di 39 anni, con una maggiore incidenza nel sesso femminile (52%). I sistemi maggiormente interessati sono stati: la cute (21%), il sistema cardiovascolare (21%), l’apparato gastro-intestinale (17%), il fegato (17%), il sistema nervoso centrale (14%) e altri (10%). Nel 40% dei casi le reazioni sono state codificate come gravi. L’integratore è stato sospeso con beneficio nel 69% dei casi, mentre nel 15% vi è stata la ricomparsa della sintomatologia dopo risomministrazione. Tutti i dati sono stati riassunti in due tabelle: nella prima per ogni ARs è indicato il prodotto, l’indicazione, la durata del trattamento, eventuali indagini strumentali, la gravità della reazione, i farmaci concomitanti, l’esito, l’effetto conseguente alla sospensione e alla risomministrazione; nella seconda per ogni integratore è indicata la composizione. Conclusioni Questo studio mette in luce due aspetti importanti: il ruolo chiave delle segnalazioni spontanee per valutare il profilo di sicurezza degli integratori alimentari (ancor più in assenza dell’obbligo della sorveglianza post marketing), la composizione non ben chiara degli integratori (maggiori i componenti, più comune la loro interazione e la comparsa di reazioni avverse), le interazioni conseguenti all’uso contemporaneo di integratori e altri farmaci. Limite dello studio sono le stesse reazioni spontanee, in quanto non permettono di quantificare il rischio, ma danno delle informazioni qualitative che saranno, comunque, utili per generare un segnale d’allarme. Un altro limite è dato dalla sotto segnalazione. La carenza di informazioni rende difficile stabilire un nesso di causalità. Alla luce di questi elementi si rende necessario promuovere l’informazione e la comunicazione tra i consumatori e gli esperti per aumentare la consapevolezza sui potenziali rischi associati ai prodotti di origine naturale. Bibliografia Ilaria Ippoliti, Francesca Menniti Ippolito, Gabriela Mazzanti, Silvia Di Giacomo. Suspected adverse reactions to performance enhancing dietary supplements: Spontaneous reports from the Italian phytovigilance system. Phytotherpy Research. 2021 Febraury. PMID: 33569860. E’ possibile leggere qui l’abstract - 01/04/2021
- Nuova scheda tecnica del Vaccino AstraZeneca che cambia nome in Vaxzevria Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore ai 18 anni. È progettato per preparare il sistema immunitario a identificare e contrastare il coronavirus (SARS-CoV-2) responsabile della malattia COVID-19. Il vaccino è composto da un adenovirus di scimpanzé incapace di replicarsi (ChAdOx1 – Chimpanzee Adenovirus Oxford 1) e modificato per veicolare l’informazione genetica destinata a produrre la proteina Spike del virus SARS-CoV-2. Tra le nuove informazioni di sicurezza presenti nella scheda tecnica è inserito un paragrafo riguardante il rischio di trombosi: Trombocitopenia e disturbi della coagulazione È stata osservata molto raramente una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, in seguito alla vaccinazione con Vaxzevria. Ciò include casi severi che si presentano come trombosi venosa, inclusi siti insoliti come trombosi del seno venoso cerebrale, trombosi della vena mesenterica e trombosi arteriosa, concomitante con trombocitopenia. La maggior parte di questi casi si è verificata entro i primi sette-quattordici giorni successivi alla vaccinazione e si è verificata in donne di età inferiore a 55 anni. Tuttavia ciò potrebbe riflettere l’aumento dell’uso del vaccino in questa popolazione. Alcuni casi hanno avuto esito fatale. Gli operatori sanitari devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia. I soggetti vaccinati devono essere istruiti a consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali respiro affannoso, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque manifesti sintomi neurologici tra cui cefalea severa o persistente o visione offuscata dopo la vaccinazione oppure ecchimosi (petecchie) in una sede diversa da quella della vaccinazione dopo alcuni giorni, deve consultare immediatamente un medico. Qui è possibile scaricare la nuova scheda tecnica del vaccino AstraZeneca/Vaxzevria. - 31/03/2021
- EMA pubblica un aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty, Moderna e AstraZeneca L’EMA prosegue la pubblicazione degli aggiornamenti sulla sicurezza dei vaccini per COVID-19, con il terzo rapporto per Comirnaty e Moderna e il primo per il vaccino AstraZeneca, recentemente denominato Vaxzevria. Tali aggiornamenti riassumono i dati che si sono resi disponibili dopo l’autorizzazione e le informazioni di sicurezza in monitoraggio. Per Vaxzevria le reazioni allergiche gravi sono state identificate come nuovi effetti indesiderati. Inoltre, è stata inserita un’avvertenza su specifici eventi rari associati a trombi, eventi sui quali continuano le valutazioni per stabilire un possibile ruolo causale del vaccino. I vaccinati devono essere informati della necessità di consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi relativi a trombi o sanguinamento. Per Comirnaty e Moderna i dati di sicurezza sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza di tali vaccini. I benefici di Vaxzevria, Comirnaty e Moderna nel prevenire la malattia COVID-19 continuano a superare i rischi e non vi sono raccomandazioni che modifichino le condizioni d’uso di questi vaccini. I rapporti EMA aggiornati sono riportati di seguito: Comirnaty Moderna AstraZeneca - 31/03/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di regdanvimab per il trattamento di COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (CT-P59) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per supportare il processo decisionale nazionale sul possibile uso dell’anticorpo prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che regdanvimab può essere utilizzato per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti adulti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e le condizioni d’uso proposte sono disponibili qui. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati provenienti da uno studio in corso che analizza gli effetti di regdanvimab in pazienti ambulatoriali adulti con sintomi di COVID-19 da lievi a moderati, che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. I risultati della prima parte dello studio indicano che regdanvimab può diminuire il tasso di ospedalizzazione. Tuttavia, tali risultati non sono stati sufficientemente solidi da permettere di trarre conclusioni definitive circa i benefici del medicinale in questo momento. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati segnalati sono stati per la maggior parte lievi o moderati. Non si possono escludere reazioni correlate all’infusione (comprese reazioni allergiche) e gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti per l’eventuale insorgenza di tali reazioni. Nonostante le incertezze, il CHMP ha concluso che regdanvimab può essere considerato un’opzione terapeutica per i pazienti ad alto rischio di progressione verso COVID-19 severa, sulla base di una ragionevole probabilità che il medicinale possa apportare benefici clinici e di una bassa probabilità che possa arrecare un danno. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso dell’anticorpo monoclonale prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Se, da un lato, la valutazione in questione si è conclusa, dall’altro, è ancora in corso la revisione ciclica(rolling review) di regdanvimab, che è stata avviata il 24 febbraio. Una volta ultimata, la rolling reviewcostituirà la base per la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questo medicinale. Maggiori informazioni sul medicinale Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Si prevede che ciò riduca la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di regdanvimab è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. La revisione di regdanvimab è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono prendere in considerazione il parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/03/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura di vaccini anti-COVID-19 di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha adottato una serie di importanti raccomandazioni per l’aumento della capacità produttiva e della fornitura di vaccini anti-COVID-19 nell’UE. Nuovo sito produttivo per il vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca È stato approvato un nuovo sito per la produzione del principio attivo del vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca. Il sito di Halix si trova a Leiden, nei Paesi Bassi, e porterà a quattro il numero totale di siti produttivi che dispongono della licenza per produrre il principio attivo del vaccino. Nuovo sito produttivo e condizioni di conservazione più flessibili per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer È stato approvato un nuovo sito anche per la produzione di Comirnaty, il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da BioNTech e Pfizer. La struttura, che si trova nella città tedesca di Marburgo, produrrà sia il principio attivo che il prodotto finito. Attualmente, sono tre i siti di produzione del principio attivo che si occupano dell’approvvigionamento nell’UE e che sono inclusi nell’autorizzazione all’immissione in commercio. Oltre ad autorizzare il nuovo sito di produzione, il CHMP ha espresso parere positivo per consentire il trasporto e la conservazione delle fiale di questo vaccino a temperature comprese tra -25 °C e -15 °C (ossia la temperatura dei congelatori farmaceutici standard) per un periodo una tantum di due settimane. Si tratta di un’alternativa alla conservazione a lungo termine delle fiale a una temperatura compresa tra -90 °C e -60 °C in congelatori speciali. Si prevede che ciò agevolerà la rapida diffusione e distribuzione del vaccino nell’UE, riducendo la necessità di condizioni di conservazione a temperature estremamente basse lungo tutta la catena di approvvigionamento. Nuovo sito produttivo e aumento graduale per il vaccino anti-COVID-19 di Moderna Già la settimana scorsa il CHMP ha raccomandato l’approvazione di un ulteriore sito di produzione del principio attivo e delle sostanze intermedie del prodotto finito del vaccino anti-COVID-19 di Moderna. L’aggiunta di nuove linee di produzione presso la struttura di Lonza, situata a Visp (Svizzera), unitamente ad altre modifiche apportate ai processi produttivi che sono state approvate dal comitato mirano ad aumentare gradualmente la capacità produttiva nonché incrementare la fornitura di vaccino per il mercato dell’UE. Le modifiche descritte saranno incluse nelle informazioni disponibili al pubblico relative a questi vaccini e presenti sul sito web dell’EMA. L’EMA è in dialogo costante con i titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei vaccini anti-COVID-19, i quali stanno cercando di espandere la loro capacità di produzione per assicurare la fornitura di vaccini nell’UE. L’Agenzia fornisce orientamenti e consulenza sulle evidenze necessarie per supportare e accelerare le domande di aggiunta di nuovi siti per la produzione di vaccini anti-COVID-19 di elevata qualità. Come per qualsiasi medicinale nell’UE, i vaccini anti-COVID-19 possono essere prodotti solo in siti autorizzati che sono indicati nell’autorizzazione all’immissione in commercio successiva alla valutazione del regolatore. Ciò richiede che un produttore sia in possesso di una licenza di produzione rilasciata dall’autorità nazionale competente dello Stato membro in cui è situato il sito di produzione dei prodotti farmaceutici, per garantire che il processo di produzione sia conforme alle norme di buona fabbricazione (good manufacturing standard, GMP). Le autorità nazionali competenti effettuano le ispezioni GMP in coordinamento con l’EMA per verificare che i produttori rispettino le norme dell’UE, le condizioni della licenza e l’eventuale autorizzazione all’immissione in commercio. Inoltre, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio deve presentare evidenze solide per dimostrare che il sito è in grado di produrre costantemente vaccini di elevata qualità in base a specifiche concordate. Una volta disponibili i dati adeguati, l’azienda richiede l’aggiunta del nuovo sito di produzione all’autorizzazione all’immissione in commercio. Ciò avviene tramite una domanda di variazione. L’EMA è pronta a valutare rapidamente tali domande. Leggi qui il comunicato EMA. - 26/03/2021
- Nota Informativa Importante su Xeljanz® (tofacitinib) Xeljanz® (tofacitinib): risultati preliminari degli studi clinici e aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori e di neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma-nmsc) con l’uso di tofacitinib rispetto a inibitori del TNF-alfa. Riepilogo: Dai dati preliminari di uno studio clinico completato su pazienti affetti da artrite reumatoide (A3921133) si evince un maggior rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE – Major Adverse Cardiovascular Events) e neoplasie maligne (escluso il cancro della pelle non melanoma- NMSC – Non Melanoma Skin Cancer) con tofacitinib rispetto ai pazienti trattati con un inibitore del TNF-alfa.Valutare i benefici e i rischi di tofacitinib quando si decide se prescrivere o proseguire il trattamento con questo medicinale. Continuare a seguire le raccomandazioni contenute nelle informazioni del prodotto di tofacitinib.Informare i pazienti che non devono interrompere l’assunzione di tofacitinib senza aver prima consultato il proprio medico e di rivolgersi al proprio medico in caso di domande o dubbi.È attualmente in corso da parte dell’EMA un’ulteriore valutazione dei dati dello studio A3921133 e del relativo impatto potenziale sulle informazioni del prodotto di tofacitinib, le cui conclusioni e raccomandazioni finali saranno comunicate al completamento della valutazione. Leggi la nota informativa qui. - 25/03/2021
- Nota Informativa Importante su TECENTRIQ® (atezolizumab) TECENTRIQ® (atezolizumab): rischio di reazioni avverse cutanee gravi (SCARs). Sintesi: Nei pazienti trattati con Tecentriq (atezolizumab) sono state segnalate reazioni avverse cutanee gravi (severe cutaneous adverse reactions, SCAR), tra cui casi di sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e di necrolisi epidermica tossica (toxic epidermal necrolysis, TEN).I pazienti devono essere monitorati per rilevare sospette reazioni avverse cutanee gravi ed escludere altre cause. In caso di sospetto di SCARs, Tecentriq deve essere sospeso e i pazienti devono essere indirizzati a uno specialista in SCARs per la diagnosi e il trattamento.In caso di conferma di SJS o TEN e in presenza di qualsiasi eruzione cutanea/SCAR di grado 4, il trattamento con Tecentriq deve essere interrotto definitivamente.Si raccomanda cautela quando si prende in considerazione l’uso di Tecentriq in pazienti con anamnesi positiva per SCAR grave o potenzialmente letale durante un precedente trattamento con altri farmaci antitumorali immunostimolanti. Leggi la nota informativa qui. - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca – Aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi con eventi tromboembolici La scorsa settimana, il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso la sua revisione preliminare dei casi di insorgenza di trombi nelle persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca, inclusi casi molto rari di trombi insolitamente associati a un basso numero di piastrine. Il comitato ha confermato che il vaccino non è associato ad un aumento del rischio complessivo di trombi e che i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa del COVID-19 continuano a superare il rischio di effetti indesiderati. Il comitato ha raccomandato un aggiornamento delle informazioni sul prodotto del vaccino per aggiungere maggiori informazioni e consigli per gli operatori sanitari ed il pubblico. Le informazioni sul prodotto aggiornate e la relativa comunicazione diretta agli operatori sanitari sono disponibili sul sito web dell’EMA. Il PRAC sta continuando la valutazione dei casi segnalati. In questo contesto, il 29 marzo l’EMA ha convocato un gruppo di esperti ad hoc per fornire un contributo aggiuntivo alla valutazione. Esperti esterni in ematologia (trombosi ed emostasi), medicina cardiovascolare, malattie infettive, virologia, neurologia, immunologia ed epidemiologia si incontreranno per fornire le loro opinioni al PRAC su aspetti quali: meccanismi d’azione plausibili, possibili fattori di rischio e qualsiasi dato aggiuntivo necessario per acquisire una più profonda comprensione degli eventi osservati e del potenziale rischio. Questo gruppo di esperti includerà anche due rappresentanti della cittadinanza. L’esito della riunione degli esperti, insieme a un’ulteriore analisi dei casi segnalati, confluirà nella valutazione del PRAC attualmente in corso. La raccomandazione aggiornata del PRAC sulla problematica è attesa nella riunione plenaria di aprile (6-9 aprile). Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale – come un vaccino – e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato responsabile per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà tutte le raccomandazioni necessarie per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei vaccinati. Leggi qui la comunicazione EMA. - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: Nota Informativa sul rischio di trombocitopenia e disturbi della coagulazione A seguito della procedura di segnale condotta a livello europeo, l’Agenzia Italiana del Farmaco fornisce gli operatori sanitari informazioni sui seguenti punti emersi dalla valutazione: I benefici del vaccino COVID-19 AstraZeneca superano i rischi nonostante un possibile collegamento con casi molto rari di trombi associati ad un livello basso di piastrine.Una combinazione di trombosi e trombocitopenia, in alcuni casi accompagnata da sanguinamento, è stata osservata molto raramente dopo la vaccinazione con il vaccino COVID-19 di AstraZeneca.Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia.I vaccinati devono essere informati della necessità di consultare immediatamente un medico se sviluppano sintomi quali: mancanza di respiro, dolore toracico, gonfiore alle gambe, dolore addominale persistente dopo la vaccinazione. Inoltre, chiunque abbia sintomi neurologici, inclusi mal di testa grave o persistente e visione offuscata dopo la vaccinazione, o noti lividi cutanei (petecchie) al di fuori del sito di vaccinazione dopo pochi giorni, deve rivolgersi immediatamente ad un medico. Leggi qui la nota AIFA - 25/03/2021
- EMA raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici L’EMA ha esaminato le ultime evidenze sull’uso di ivermectina per la prevenzione e il trattamento di COVID-19 e ha concluso che i dati disponibili non ne sostengono l’uso al di fuori di studi clinici ben progettati. Nell’UE le compresse di ivermectina sono approvate per il trattamento di talune infestazioni parassitarie, mentre le preparazioni cutanee sono approvate per il trattamento di condizioni cutanee quali la rosacea. Ivermectina è altresì autorizzata per uso veterinario in un’ampia gamma di specie animali per contrastare i parassiti interni ed esterni. Nell’UE l’uso dei medicinali a base di questo principio attivo non è autorizzato per COVID-19 e l’EMA non ha ricevuto alcuna domanda per autorizzare tale uso. A seguito di recenti notizie e pubblicazioni sull’uso di ivermectina, l’EMA ha esaminato le ultime evidenze pubblicate tratte da studi di laboratorio, studi osservazionali, studi clinici e meta-analisi. Studi di laboratorio hanno mostrato che ivermectina potrebbe bloccare la replicazione del SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19), ma a concentrazioni molto più elevate rispetto a quelle raggiunte con le dosi attualmente autorizzate. Gli studi clinici hanno prodotto risultati diversificati: alcuni non hanno dimostrato alcun beneficio, mentre altri hanno indicato un beneficio potenziale. La maggior parte degli studi esaminati dall’EMA era di piccole dimensioni e presentava ulteriori limitazioni, tra cui regimi posologici differenti e ricorso a medicinali concomitanti. L’EMA ha pertanto concluso che le evidenze attualmente disponibili non sono sufficienti a supportare l’uso di ivermectina per COVID-19 al di fuori degli studi clinici. Sebbene ivermectina sia generalmente ben tollerata alle dosi autorizzate per altre indicazioni, gli effetti indesiderati potrebbero aumentare se si utilizzassero dosaggi più elevati necessari ad ottenere concentrazioni di medicinale nei polmoni che siano efficaci contro il virus. Non si può pertanto escludere tossicità quando ivermectina è utilizzata a dosi superiori rispetto a quelle approvate. L’EMA ha quindi concluso che l’uso di ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 non può essere al momento raccomandato al di fuori di studi clinici controllati. Sono necessari ulteriori studi randomizzati e ben disegnati per trarre conclusioni in merito all’efficacia e alla sicurezza del medicinale nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19. Questa dichiarazione di salute pubblica dell’EMA è stata approvata dalla task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), alla luce delle discussioni in corso sull’uso di ivermectina nella prevenzione e nel trattamento di COVID-19. Leggi la nota EMA qui. - 23/03/2021
- Nota Informativa Importante su Strimvelis Strimvelis® (frazione cellulare arricchita di cellule autologhe CD34+ contenente cellule CD34+ trasdotte con un vettore retrovirale contenente la sequenza di cDNA che codifica per l’adenosina deaminasi [ADA] umana): primo caso di leucemia linfoide a cellule T dopo oncogenesi inserzionale. Riassunto: E’ stata segnalata l’insorgenza di leucemia linfoide a cellule T in un paziente con ADA-SCID 4,7 anni dopo il trattamento con Strimvelis. Questo primo caso di neoplasia ematologica in seguito al trattamento con Strimvelis viene attribuito ad oncogenesi inserzionale.I pazienti devono essere monitorati a lungo termine, con visite su base almeno annuale per i primi 11 anni e, successivamente, a 13 e 15 anni dopo il trattamento con Strimvelis, che devono includere un emocromo completo con conta differenziale, esami biochimici e il dosaggio dell’ormone stimolante la tiroide. Leggi la nota AIFA qui. - 23/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: i benefici continuano ad essere superiori ai rischi nonostante un possibile collegamento con rari casi di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue Nella riunione straordinaria del 18 marzo 2021 il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) ha concluso la sua revisione preliminare di un segnale inerente l’insorgenza di trombi nelle persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Il Comitato ha confermato che: i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa del COVID19 (che a sua volta provoca problemi di coagulazione e può essere fatale) continuano a superare il rischio di effetti indesiderati;il vaccino non è associato ad un aumento del rischio complessivo di eventi legati a trombi (eventi tromboembolici) in coloro che lo ricevono;non vi è dimostrazione di problematiche relative a lotti specifici del vaccino o a particolari siti di produzione;tuttavia, il vaccino può essere associato a casi molto rari di trombi in presenza di trombocitopenia, cioè bassi livelli di piastrine (elementi del sangue che favoriscono la coagulazione) con o senza sanguinamento, inclusi rari casi di trombi nei vasi che drenano il sangue dal cervello (trombosi cerebrale dei seni venosi CVST). Questi casi sono rari: circa 20 milioni di persone nel Regno Unito e nello Spazio Economico Europeo (EEA) hanno ricevuto il vaccino al 16 marzo 2021 e l’EMA ha riscontrato solo 7 casi di trombi in più vasi sanguigni (coagulazione intravascolare disseminata, CID) e 18 casi di CVST. Un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma esso è possibile e merita ulteriori analisi. Il PRAC ha coinvolto nella sua revisione esperti in malattie del sangue e ha lavorato a stretto contatto con altre autorità sanitarie, tra cui l’MHRA del Regno Unito, che ha esperienza con la somministrazione di questo vaccino a circa 11 milioni di persone. Complessivamente, il numero di eventi tromboembolici riportati dopo la vaccinazione, sia negli studi prima dell’autorizzazione che nelle segnalazioni dopo il lancio delle campagne di vaccinazione (469 segnalazioni, 191 delle quali dall’EEA), è inferiore a quello atteso nella popolazione generale. Ciò consente al PRAC di confermare che non vi è alcun aumento del rischio complessivo di trombi. Tuttavia, permangono alcune preoccupazioni nei pazienti più giovani, legate in particolare a questi rari casi. Gli esperti del Comitato hanno esaminato in modo estremamente dettagliato i casi di CID e CVST segnalati dagli Stati Membri, 9 dei quali sono stati fatali. La maggior parte di questi si è verificata in persone di età inferiore ai 55 anni, per la maggioranza donne. Poiché questi eventi sono rari e lo stesso COVID-19 spesso causa disturbi della coagulazione del sangue nei pazienti, è difficile stimare l’incidenza attesa per questi eventi nelle persone che non hanno ricevuto il vaccino. Tuttavia, sulla base dei dati pre-COVID-19, è stato calcolato che, alla data del 16 marzo 2021, era atteso che si verificasse, tra le persone al di sotto dei 50 anni, meno di 1 caso di CID entro 14 giorni dalla somministrazione del vaccino, mentre sono stati segnalati 5 casi. Allo stesso modo, in questa fascia di età erano attesi in media 1,35 casi di CVST, mentre alla stessa data ne sono stati osservati 12. Una simile differenza non era evidenziabile nella popolazione più anziana a cui era stato somministrato il vaccino. Il Comitato è del parere che la comprovata efficacia del vaccino nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte per COVID-19 superi la probabilità estremamente ridotta di sviluppare CID o CVST. Tuttavia, alla luce dei risultati delle valutazioni, i pazienti devono essere consapevoli della remota possibilità che si verifichino tali sindromi e, nel caso si verificassero sintomi indicativi di problemi di coagulazione, i pazienti devono consultare immediatamente un medico e informare gli operatori sanitari della loro recente vaccinazione. Sono già state prese misure per aggiornare il Riassunto delle caratteristiche del prodotto, per includere maggiori informazioni su questi rischi. Il PRAC intraprenderà un’ulteriore revisione di questi rischi, inclusa l’analisi relativa ad altre tipologie di vaccini COVID-19 (sebbene finora non sia stato identificato alcun segnale dal monitoraggio). Continuerà la stretta sorveglianza delle segnalazioni di disturbi della coagulazione del sangue, mentre sono in corso ulteriori studi per fornire maggiori dati di laboratorio ed evidenze dalla “Real World Evidence”. L’EMA comunicherà ulteriori aggiornamenti appena saranno disponibili. Informazioni per i pazienti Il vaccino COVID19 AstraZeneca non è associato ad un aumento del rischio complessivo di disturbi della coagulazione del sangue.Si sono verificati casi molto rari di disordini inusuali della coagulazione del sangue, accompagnati da bassi livelli di piastrine (componenti che favoriscono la coagulazione del sangue) dopo la vaccinazione. I casi segnalati sono avvenuti quasi tutti in donne di età inferiore ai 55 anni.Poiché il COVID19 può essere estremamente grave ed è così diffuso, i benefici del vaccino nel prevenirlo superano i rischi di effetti indesiderati.Tuttavia, se si verificasse uno dei seguenti sintomi dopo aver ricevuto il vaccino COVID19 AstraZeneca:affannodolore al petto o allo stomacogonfiore o freddo ad un braccio o una gamba;mal di testa grave o in peggioramento, o visione offuscata dopo la vaccinazionesanguinamento persistentepiccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee, o versamenti ematici (flittene) sotto la pelle cercate immediata assistenza medica e menzionate la vostra recente vaccinazione. Informazioni per gli operatori sanitari In soggetti cui era stato recentemente somministrato il vaccino COVID19 AstraZeneca sono stati riportati casi, per lo più verificatisi entro 14 giorni dalla vaccinazione, di trombosi e trombocitopenia, alcuni sotto forma di trombosi delle vene mesenteriche o cerebrali, o come trombosi dei seni venosi cerebrali. La maggior parte delle segnalazioni ha riguardato donne di età inferiore ai 55 anni, sebbene tale dato possa essere influenzato dalla maggiore esposizione di questa popolazione per le popolazioni target individuate nelle campagne di vaccinazione condotte nei diversi Stati membri.Il numero di eventi segnalati supera quelli attesi ed il nesso di causalità, sebbene non confermato, non può nemmeno essere escluso. Tuttavia, data la rarità degli eventi e la difficoltà di stabilirne l’incidenza di base, poiché la stessa malattia da COVID19 sta portando a ricoveri con complicanze tromboemboliche, la forza di qualsiasi associazione causale è incerta.L’EMA ritiene che il rapporto beneficio/rischio del medicinale rimanga positivo e non vi sia alcuna associazione con i disturbi tromboembolici complessivi. Tuttavia, verranno adottate misure per aggiornare il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il foglio illustrativo del vaccino con informazioni sui casi di CID e CVST che si sono verificati.Gli operatori sanitari sono invitati a prestare attenzione a possibili casi di tromboembolia, CID o CVST che si verifichino in soggetti vaccinati.I vaccinati devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente a un medico per i sintomi di tromboembolismo e in particolare per segni di trombocitopenia e trombi cerebrali come: lividi o sanguinamento, mal di testa persistente o grave, in particolare successivamente a 3 giorni dopo la vaccinazione. Verrà inviata una comunicazione diretta agli operatori sanitari (DHPC) che prescrivono, dispensano o somministrano il medicinale. La DHPC sarà anche pubblicata su una pagina dedicata nel sito web dell’EMA. Maggiori informazioni sul medicinale Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina di SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca non contiene il virus SARS-COV-2 e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 AstraZeneca sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dopo la vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è stata effettuata nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato, che è potenzialmente causato da un medicinale – come un vaccino – e che richiede ulteriori indagini. La revisione è stata effettuata dal Comitato responsabile per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, mentre il Comitato per i medicinali ad uso umano dell’EMA, il CHMP, valuterà rapidamente le eventuali modifiche necessarie da apportare alle informazioni sul prodotto. Qui il link alla notizia sul sito AIFA. - 19/03/2021
- Identificazione e caratterizzazione delle Reazioni Avverse Gravi associate all’interazione tra farmaci in un database di segnalazioni spontanee Introduzione L’aumentata presenza di individui con più patologie, soprattutto nella popolazione anziana, ha favorito l’assunzione contemporanea di più farmaci, che possono potenzialmente interagire e i cui effetti clinici sono, ancora, sconosciuti o non ben definiti. In questo studio si vogliono valutare e caratterizzare le reazioni avverse causate dall’interazione tra più farmaci. Metodi Sono state prese in esame le ADRs gravi (2195) inserite tra il primo Gennaio 2015 e il 31 Maggio 2020 nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza della Regione Veneto; criteri di esclusione sono stati: i vaccini, l’assenza di un nesso di causalità definito, probabile o possibile (secondo l’algoritmo di Naranjo), la monoterapia. Lo studio si è avvalso della piattaforma VigiSegn e le potenziali interazioni sono state valutate attraverso la piattaforma DRUGDEX. Risultati La politerapia è una delle cause più comuni di ADRs, tanto maggiore il numero di farmaci in uso, tanto maggiore era il numero di ADRs (95% se in terapia con otto o più farmaci contro il 28% se in terapia con due farmaci). Le interazioni maggiormente riscontrate sono state: aspirina/clopidogrel; aspirina/warfarin; inibitori di pompa protonica/warfarin; antiaggreganti/warfarin. I casi fatali erano rappresentati soprattutto da interazioni tra warfarin con inibitori dell’aggregazione piastrinica e warfarin con antidepressivi. Warfarin era il farmaco più segnalato tra le reazioni avverse di interazione e gli eventi più comuni erano costituiti da emorragie gastrointestinali o cerebrali. È stato notato come l’utilizzo di più farmaci nella popolazione anziana aumenti il rischio di reazioni avverse gravi e la mortalità. Conclusioni Le interazioni tra farmaci sono un importante problema di salute pubblica. La popolazione maggiormente interessata è quella anziana di sesso maschile. Le segnalazioni spontanee possono rappresentare uno strumento utile per un monitoraggio puntuale. Studi futuri dovrannocercare di quantificare le ADRs da interazione farmacologica in modo più sistematico; sarà importante sviluppare delle linee guida e delle strategie di comportamento che aiutino il clinico ad attuare i comportamenti più adeguati conseguentemente la comparsa delle ADRs, infine sarà utile promuovere dei corsi atti a favorire il loro riconoscimento. Bibliografia Lara Magro, Elena Arzenton, Roberto Leone, Marilisa Giustina Stano, Michele Vezzaro, Annette Rudolph, Irene Castagna and Ugo Moretti. Identifying and Characterizing Serious Adverse Drug Reactions Associated With Drug-Drug Interactions in a Spontaneous Reporting Database. Frontiers in Pharmacology. 2021 January. PMID: 33536925. E’ possibile leggere qui l’articolo. - 19/03/2021
- Dopo parere EMA, riprendono le vaccinazioni con AstraZeneca La raccomandazione del Comitato di Valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), nella riunione del 18 marzo 2021, ha confermato il favorevole rapporto beneficio/rischio del vaccino antiCovid19 AstraZeneca, escludendo una associazione tra i casi di trombosi e il vaccino COVID19. Ha inoltre escluso, sulla base dei dati disponibili, problematiche legate alla qualità e alla produzione. Sentito il Ministro della Salute, la Direzione generale della Prevenzione e il Consiglio Superiore di Sanità, l’Agenzia Italiana del Farmaco rende noto che sono venute meno le ragioni alla base del divieto d’uso in via precauzionale dei lotti del vaccino, emanato il 15 marzo 2021. Pertanto, appena il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) rilascerà il proprio parere, AIFA procederà a revocare il divieto d’uso del vaccino AstraZeneca, consentendo così una completa ripresa della campagna vaccinale a partire dalle ore 15.00 di venerdì 19 marzo. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il parere di EMA sul vaccino AstraZeneca contro COVID-19. - 19/03/2021
- Nota Informativa Importante su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile una nota informativa importante su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) e il rischio di microangiopatia trombotica. Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) è indicato per il trattamento della atrofia muscolare spinale (SMA). La microangiopatia trombotica (TMA), una condizione acuta e che mette a rischio la vita caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica e danno renale acuto, è stata riportata in pazienti affetti da SMA trattati con onasemnogene abeparvovec, in particolare durante le prime settimane successive al trattamento. Nei pazienti sottoposti a trattamento con Zolgensma è necessario effettuare un monitoraggio di laboratorio e di eventuali segni o sintomi indicativi di TMA. Sintesi: La microangiopatia trombotica (TMA) è stata riportata in pazienti affetti da atrofia muscolare spinale (SMA) trattati con onasemnogene abeparvovec, in particolare durante le prime settimane successive al trattamento. La TMA è una condizione acuta e che mette a rischio la vita caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica e danno renale acuto.Gli esami della creatinina ed emocromo completo (inclusa l’emoglobina e la conta piastrinica) sono ora necessari prima della somministrazione di onasemnogene abeparvovec, in aggiunta agli esami di laboratorio attualmente raccomandati al basale.La conta piastrinica deve essere monitorata attentamente nella settimana successiva all’infusione e regolarmente a seguire. In caso di trombocitopenia, deve essere effettuata una ulteriore valutazione che include test diagnostici per l’anemia emolitica e la disfunzione renale.Se i pazienti presentano segni, sintomi o risultati di laboratorio indicativi della TMA, è opportuno ricercare una consulenza specialistica diretta e multidisciplinare, e questa condizione deve essere gestita immediatamente secondo indicazione clinica.Chi si prende cura del paziente deve essere informato riguardo ai segni e ai sintomi della TMA (ad es. lividi, convulsioni, oliguria) e deve essere istruito a chiedere assistenza medica urgente se si verificano tali sintomi. Leggi qui la nota informativa di AIFA. - 19/03/2021
- AIFA: sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca L’AIFA ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’EMA, il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19 su tutto il territorio nazionale. Tale decisione è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei. Ulteriori approfondimenti sono attualmente in corso. L’AIFA, in coordinamento con EMA e gli altri Paesi europei, valuterà congiuntamente tutti gli eventi che sono stati segnalati a seguito della vaccinazione. Leggi la notizia sul sito AIFA. - 16/03/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Janssen L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Janssen, per prevenire COVID-19 nei soggetti a partire dai 18 anni di età. A seguito di una valutazione approfondita, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha concluso per consenso che i dati sul vaccino erano solidi e rispondevano ai criteri di efficacia, sicurezza e qualità. COVID-19 Vaccine Janssen è il quarto vaccino raccomandato nell’UE per la prevenzione di COVID-19. Qui il comunicato EMA. - 15/03/2021
- AIFA, ingiustificato allarme sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca I casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L’allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato. AIFA sottolinea che le attività di farmacovigilanza proseguono sia a livello nazionale che europeo in collaborazione con EMA, monitorando con attenzione possibili effetti avversi legati alla vaccinazione. AIFA rassicura fortemente i cittadini sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca per una ottimale adesione alla campagna vaccinale in corso. Qui il comunicato AIFA. - 15/03/2021
- Avviata una revisione del medicinale per la talassemia Zynteglo L’EMA ha avviato una revisione della sicurezza del medicinale Zynteglo, una terapia genica autorizzata per il trattamento della talassemia beta, una rara malattia del sangue. La revisione fa seguito ad un caso di leucemia mieloide acuta, un cancro del sangue, in un paziente trattato con un farmaco sperimentale correlato, bb1111. Questo medicinale utilizza lo stesso virus modificato (noto come vettore virale) di Zynteglo, per veicolare un gene nelle cellule del corpo. Tuttavia, bb1111 è in fase di sviluppo per il trattamento dell’anemia falciforme, piuttosto che della talassemia. Oltre al caso di leucemia, altri 2 pazienti trattati con bb1111 hanno sviluppato un’altra malattia del sangue, la sindrome mielodisplastica, che in uno di essi è progredita in leucemia. Finora non sono stati segnalati casi di leucemia con Zynteglo. Tuttavia, la possibilità che questo tipo di trattamento fosse in grado di causare un cancro del sangue (oncogenesi inserzionale) era stata riconosciuta come un rischio potenziale quando il medicinale è stato autorizzato, e i pazienti che lo ricevono sono seguiti a lungo termine e monitorati in un registro. Alla luce di questo, e poiché bb1111 funziona allo stesso modo, l’Azienda responsabile dello sviluppo di entrambi i medicinali ha sospeso la fornitura di Zynteglo, mentre vengono esaminate le evidenze per capire se il cancro possa essere correlato al trattamento. Nessun altro medicinale autorizzato utilizza lo stesso vettore virale, che si basa su un tipo di virus chiamato lentivirus. Il comitato per la sicurezza dell’EMA, il PRAC, esaminerà ora in dettaglio le evidenze a livello dell’UE, lavorando a stretto contatto con gli esperti del Comitato per le terapie avanzate (CAT) dell’EMA, che è responsabile della valutazione di questa tipologia di medicinale, e deciderà sulle opportune azioni regolatorie pertinenti per Zynteglo. Zynteglo è attualmente disponibile solo presso 2 centri nell’UE e solo un paziente ha ricevuto il medicinale al di fuori del contesto degli studi clinici. Se i pazienti trattati con Zynteglo o bb1111 hanno dubbi, devono contattare il medico che supervisiona il loro trattamento. Maggiori informazioni sul medicinale A causa di un gene alterato, i pazienti con beta talassemia non sono in grado di produrre abbastanza beta globina, un componente dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel corpo. Di conseguenza, questi pazienti hanno bassi livelli di globuli rossi e necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Zynteglo viene prodotto prelevando cellule staminali dal sangue del paziente e utilizzando un virus modificato per inserire copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo dove iniziano a produrre globuli rossi sani in grado di produrre beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata a maggio 2019. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione per aggiornare le informazioni di prodotto e le condizioni d’uso. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di Zynteglo è stata avviata il 18 febbraio 2021, su richiesta della Commissione Europea, ai sensi dell’ Articolo 20 del Regolamento (CE) No 726/2004. La revisione è condotta dal Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni da condividere con il Comitato per le terapie avanzate. Le raccomandazioni verranno quindi inviate al Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le questioni riguardanti i medicinali per uso umano, che adotterà il parere dell’Agenzia. L’opinione del CHMP sarà quindi trasmessa alla Commissione Europea, che emetterà nei tempi dovuti una decisione finale legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Qui è possibile leggere il comunicato di EMA. - 15/03/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi Il Comitato per la Sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti ifosfamide in soluzione per infusione continuano a superare i rischi nel trattamento di diversi tipi di cancro, inclusi vari tumori solidi e tumori del sangue come i linfomi (cancro dei globuli bianchi). La revisione del PRAC è stata avviata perché due recenti studi avevano suggerito che il rischio di encefalopatia (disturbi cerebrali) con ifosfamide in soluzione fosse maggiore rispetto alla forma in polvere. L’encefalopatia indotta da ifosfamide è un rischio noto e molto comune ed è generalmente reversibile. Il PRAC ha considerato tutti i dati disponibili e ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non poteva essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati. Il PRAC ha raccomandato di aggiornare le attuali avvertenze sull’encefalopatia indotta da ifosfamide presenti nelle informazioni del prodotto con le più recenti informazioni su questo effetto indesiderato, comprese le sue caratteristiche e i fattori di rischio, oltre a sottolineare la necessità di monitorare attentamente i pazienti. Alle aziende che commercializzano l’ifosfamide distribuita in soluzione sarà richiesto di effettuare studi per verificare la stabilità dei prodotti medicinali, al fine di stabilire le condizioni di conservazione ottimali. Informazioni per i pazienti L’encefalopatia (disturbi cerebrali) è un effetto indesiderato molto comune e noto dell’ifosfamide ed è generalmente reversibile. Due studi recenti hanno suggerito che l’uso di soluzioni di ifosfamide può aumentare il rischio di questo effetto collaterale rispetto all’uso della polvere. Tuttavia, una revisione approfondita di tutti i dati disponibili non ha potuto né confermare né escludere questo aumento del rischio.Il foglio illustrativo di questi medicinali sarà aggiornato con le informazioni più recenti sui fattori che possono aumentare il rischio di encefalopatia e su come riconoscere i segni di questo effetto indesiderato.Informi immediatamente il medico se si manifestano confusione, sonnolenza, incoscienza, allucinazioni, visioni (false convinzioni), visione offuscata, disturbi della percezione (difficoltà a comprendere le informazioni trasmesse attraverso gli organi di senso), problemi di movimento come spasmi o contrazioni muscolari, irrequietezza, lentezza o movimenti irregolari, perdita di controllo della vescica e convulsioni (scosse).Si rivolga al medico prima che le venga somministrato un medicinale contenente ifosfamide se è stato precedentemente trattato con un altro medicinale antitumorale chiamato cisplatino.Informi il medico se ha assunto medicinali che agiscono sul cervello, come quelli per il trattamento o la prevenzione del vomito e della nausea, sonniferi, antidolorifici oppioidi o medicinali per l’allergia.In caso di dubbi sul trattamento, è necessario discuterne con il medico. Informazioni per gli operatori sanitari La somministrazione di ifosfamide può causare encefalopatia e altri effetti neurotossici; questi effetti indesiderati noti e molto comuni sono generalmente reversibili.Una revisione di tutti i dati disponibili sull’encefalopatia indotta da ifosfamide ha concluso che l’aumento del rischio di encefalopatia con ifosfamide fornita in soluzione non può essere né confermato né escluso a causa delle limitazioni dei dati.Le attuali avvertenze presenti nella sezione 4.4 (Avvertenze speciali e precauzioni per l’uso) del riassunto delle caratteristiche del prodotto saranno riviste per includere le seguenti informazioni:La tossicità a carico del Sistema Nervoso Centrale (SNC) indotta dall’ifosfamide può manifestarsi entro poche ore o pochi giorni dalla somministrazione e, nella maggior parte dei casi, si risolve entro 48-72 ore dall’interruzione di ifosfamide. Se si sviluppa tossicità a carico del SNC, la somministrazione di ifosfamide deve essere interrotta.I pazienti devono essere attentamente monitorati per i sintomi di encefalopatia, in particolare se i pazienti sono a maggior rischio di encefalopatia. I sintomi possono includere confusione, sonnolenza, coma, allucinazioni, visione offuscata, comportamento psicotico, sintomi extrapiramidali, incontinenza urinaria e convulsioni.La tossicità sul SNC sembra essere dose-dipendente. I fattori di rischio favorenti lo sviluppo di encefalopatia associata a ifosfamide comprendono ipoalbuminemia, funzionalità renale compromessa, performance status basso, malattia pelvica e trattamenti nefrotossici precedenti o concomitanti, incluso cisplatino.A causa dei potenziali effetti additivi, i medicinali che agiscono sul SNC (come antiemetici, sedativi, narcotici o antistaminici) devono essere usati con particolare cautela o, se necessario, interrotti in caso di encefalopatia indotta da ifosfamide. Maggiori informazioni sul medicinale Ifosfamide è usata per trattare diversi tumori, inclusi vari tumori solidi e linfomi. Viene somministrata in vena ed è autorizzata come soluzione pronta, concentrato per soluzione e polvere per soluzione per infusione in Germania e Francia. Nella maggior parte degli altri Stati membri dell’UE è disponibile solo come polvere per soluzione per infusione. L’unica specialità autorizzata in Italia è la polvere per soluzione per infusione. La soluzione pronta non è in commercio. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali contenenti ifosfamide è stata avviata su richiesta della Francia, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. La revisione è stata condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il comitato responsabile della valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali per uso umano, che formulerà una serie di raccomandazioni. Le raccomandazioni del PRAC saranno inoltrate al Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate –settore umano (CMDh), che adotterà un parere. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. È responsabile per garantire norme di sicurezza armonizzate per i medicinali autorizzati tramite procedure nazionali in tutta l’UE. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 12/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: il PRAC sta investigando casi di eventi tromboembolici – i benefici del vaccino attualmente superano ancora i rischi – Aggiornamento L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) è venuta a conoscenza del fatto che l’Autorità sanitaria danese ha sospeso la sua campagna di vaccinazione con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Ciò è stato deciso come misura precauzionale mentre è in corso un’indagine completa sulle segnalazioni di eventi tromboembolici nelle persone che hanno ricevuto il vaccino, incluso un caso in Danimarca in cui una persona è deceduta. Anche alcuni altri Stati membri hanno sospeso la vaccinazione con questo vaccino. Non ci sono attualmente indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste patologie, che non sono elencate come effetti indesiderati con questo vaccino. La posizione del Comitato per la Sicurezza dell’EMA – PRAC – è che i benefici del vaccino continuano a superare i suoi rischi e il vaccino può continuare a essere somministrato mentre sono in corso le indagini sui casi di eventi tromboembolici. Il PRAC sta già esaminando tutti i casi di eventi tromboembolici e altre condizioni patologiche correlate a coaguli di sangue, segnalati dopo la vaccinazione con il vaccino COVID-19 AstraZeneca. Il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore al numero osservato nella popolazione generale. Al 10 marzo 2021, sono stati segnalati 30 casi[1] di eventi tromboembolici tra quasi 5 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca nello Spazio Economico Europeo. L’EMA comunicherà ulteriori aggiornamenti man mano che la valutazione procede. Maggiori informazioni sul medicinale Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è un vaccino per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nelle persone di età pari o superiore a 18 anni. COVID-19 è causato dal virus SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato per contenere il gene per la produzione di una proteina da SARS-CoV-2. Il vaccino COVID-19 AstraZeneca non contiene il virus stesso e non può causare COVID-19. Gli effetti indesiderati più comuni del vaccino COVID-19 AstraZeneca sono generalmente lievi o moderati e migliorano entro pochi giorni dalla vaccinazione. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione degli eventi tromboembolici con il vaccino COVID-19 AstraZeneca è in corso nel contesto di un segnale di sicurezza, con un calendario di valutazione accelerato. Un segnale di sicurezza è un’informazione su un evento avverso nuovo o non completamente documentato che è potenzialmente causato da un medicinale e che richiede ulteriori indagini. La revisione è condotta dal Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, il comitato responsabile della valutazione delle questioni di sicurezza per i medicinali per uso umano. Una volta completata la revisione, il PRAC formulerà tutte le raccomandazioni necessarie per ridurre al minimo i rischi e proteggere la salute dei pazienti. [1] Casi segnalati in EudraVigilance, il sistema per la gestione e l’analisi delle informazioni su sospette reazioni avverse a medicinali che sono stati autorizzati o in fase di studio nell’ambito di sperimentazioni cliniche nello Spazio economico europeo (SEE). Qui la notizia sul sito AIFA. Qui il comunicato EMA. - 12/03/2021
- Secondo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il secondo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19, riguardante i dati registrati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) fino al 26 febbraio 2021. Le segnalazioni riguardano soprattutto il vaccino Pfizer/BioNTech Comirnaty (96%), che è stato il più utilizzato e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%) e il vaccino AstraZeneca (3%). Complessivamente al 26 febbraio 2021 nella RNF sono state valutate 30.015 segnalazioni su un totale di 4.118.277 dosi somministrate per tutti i vaccini, con un tasso di segnalazione di 729 ogni 100.000 dosi. Un tasso più elevato di quello che abitualmente si osserva per altre vaccinazioni, per esempio quella antinfluenzale, ma coerente con i risultati degli studi clinici e indicativo della speciale attenzione dedicata a questa vaccinazione. L’età media è di 46 anni coerente con l’età media dei vaccinati, in gran parte operatori sanitari.Il 93,6% delle segnalazioni è riferito a eventi non gravi e risulta in linea con le informazioni già presenti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dei vaccini. Per tutti e tre i vaccini gli eventi avversi più segnalati sono febbre, cefalea, dolori muscolari/articolari, dolore in sede di iniezione, brividi e nausea (il 93% delle segnalazioni). La frequenza cumulativa di segnalazioni non è differente tra prima e seconda dose per i vaccini Pfizer e Moderna, mentre per il vaccino AstraZeneca non vi sono ancora iniezioni di seconde dosi previste dopo 12 settimane. Gli eventi segnalati sono insorti prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (87% dei casi). Le segnalazioni gravi, per le quali è in corso la valutazione del nesso causale con le vaccinazioni, corrispondono al 6,1% del totale, con un tasso di 44 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino e dalla dose somministrata. I dati elaborati e presentati nel Rapporto devono essere considerati come descrittivi di un processo dinamico in continua evoluzione vista l’attuale transizione verso un consistente aumento delle vaccinazioni quotidiane. Si ricorda che un ampio numero di segnalazioni non implica una maggiore pericolosità del vaccino, ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza. Qui è possibile leggere il rapporto AIFA sulla sicurezza dei vaccini contro COVID-19. Qui si trova la pagina del sito AIFA che tratta la Farmacovigilanza dei vaccini per COVID-19. - 11/03/2021
- EMA pubblica il secondo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty e Moderna L’EMA ha pubblicato il secondo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini per COVID-19 Comirnaty e Moderna. In entrambi i casi i dati di sicurezza sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza di tali vaccini. Per Comirnaty sono stati identificati diarrea e vomito come nuove reazioni avverse mentre per il vaccino Moderna non sono stati identificati nuovi effetti indesiderati. L’aggiornamento include la valutazione da parte del comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA dei decessi segnalati dopo vaccinazione con Comirnaty e Moderna e delle reazioni allergiche gravi. Il PRAC ha concluso che i dati non modificano le raccomandazioni esistenti per l’uso di questi vaccini. Ulteriori segnalazioni continueranno ad essere attentamente monitorate. Qui è possibile leggere il report EMA sulla sicurezza del vaccino contro COVID-19 Comirnaty. Qui è possibile leggere il report EMA sulla sicurezza del vaccino contro COVID-19 Moderna. - 11/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: la valutazione preliminare del PRAC non evidenzia alcuna problematica specifica con il lotto utilizzato in Austria L’autorità nazionale austriaca ha sospeso l’uso di un lotto di vaccino COVID-19 AstraZeneca (numero di lotto ABV5300) dopo che a una persona è stata diagnosticata una trombosi multipla (formazione di coaguli di sangue all’interno dei vasi sanguigni) ed è morta 10 giorni dopo la vaccinazione e un’altra è stata ricoverata in ospedale con embolia polmonare (blocco nelle arterie dei polmoni) dopo essere stata vaccinata. Quest’ultima è in fase di miglioramento. Fino al 9 marzo 2021, per questo lotto erano state ricevute altre due segnalazioni di casi di eventi tromboembolici. Non ci sono attualmente indicazioni che la vaccinazione abbia causato queste patologie, che non sono elencate tra gli effetti indesiderati di questo vaccino. Il lotto ABV5300 è stato distribuito in 17 paesi dell’UE[1] e comprende 1 milione di dosi del vaccino. Alcuni paesi dell’UE[2] hanno successivamente sospeso questo lotto come misura precauzionale mentre è in corso un’indagine completa. Sebbene un difetto di qualità sia considerato improbabile al momento, le specifiche di qualità del lotto sono in fase di accertamento. Il comitato per la sicurezza dell’EMA – il PRAC – sta esaminando questa problematica analizzando i casi segnalati con questo lotto, nonché tutti gli altri casi di eventi tromboembolici e altre condizioni patologiche correlate a coaguli di sangue, segnalati dopo la vaccinazione. Le informazioni finora disponibili indicano che il numero di eventi tromboembolici nelle persone vaccinate non è superiore a quello osservato nella popolazione generale. Al 9 marzo 2021, erano stati segnalati 22 casi di eventi tromboembolici tra i 3 milioni di persone vaccinate con il vaccino COVID-19 AstraZeneca nell’Area Economica Europea. Il PRAC continuerà la valutazione di qualsiasi potenziale problematica di sicurezza inerente questo lotto, nonché la revisione degli eventi tromboembolici e delle condizioni correlate. L’EMA fornirà aggiornamenti al procedere della valutazione. [1] Il Lotto ABV5300 non è stato distribuito in Italia. I Paesi nei quali è distribuito sono: Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia. [2] Al 9 marzo 2021: Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lituania Qui il comunicato EMA. - 11/03/2021
- EMA avvia la revisione ciclica degli anticorpi di Eli Lilly, bamlanivimab ed etesemivab, contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sugli anticorpi bamlanivimab ed etesemivab, sviluppati da Eli Lilly e da usare in associazione per il trattamento di COVID-19. La revisione si concentrerà anche su bamlanivimab in monoterapia. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di due studi, uno dei quali ha valutato la capacità del medicinale di curare COVID-19 quando somministrato in associazione, e l’altro quando bamlanivimab era usato come monoterapia. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi dei medicinali. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e valuterà tutti i dati relativi ai medicinali, comprese le evidenze delle sperimentazioni cliniche, non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno delle domande formali di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Bamlanivimab ed etesevimab sono due anticorpi monoclonali che agiscono contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Bamlanivimab ed etesevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Poiché gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina, il loro utilizzo in associazione può avere un effetto maggiore rispetto all’uso in monoterapia. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi. Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui il comunicato EMA. - 11/03/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi (bamlanivimab / etesevimab) Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso degli anticorpi monoclonali bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per orientare il processo decisionale nazionale sull’uso degli anticorpi prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che bamlanivimab ed etesevimab possono essere utilizzati in associazione per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. L’Agenzia ha altresì esaminato l’uso di bamlanivimab da solo e ha concluso che, nonostante le incertezze circa i benefici della monoterapia, può essere considerato un’opzione terapeutica. Qui è possibile leggere la nota EMA. - 08/03/2021
- Una revisione sulla sicurezza del N-acetilcisteina ad alte dosi nelle malattie respiratorie croniche Introduzione La N-acetilcisteina è utilizzata nel mondo da più di 50 anni per la malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO), la fibrosi polmonare idiopatica (IPF), le bronchiectasie e l’influenza; inoltre è usata come antidoto al paracetamolo e alla nefropatia da mezzo di contrasto (con una posologia di 300 mg/kg per uso endovenoso per brevi periodi), nelle malattie psichiatriche e neurologiche e nei comportamenti d’abuso. La N-acetilcisteina nelle malattie respiratorie è autorizzata ad una posologia non superiore ai 600 mg/die, generalmente, in un’unica somministrazione giornaliera. In questa revisione si vuole valutare se dosi superiori a quella autorizzata possano essere più efficaci e altrettanto sicure. Metodi Sono stati ricercati tutti gli studi indicizzati su PubMed sino a Gennaio 2020, che avessero nel titolo o nell’abstract la parola: “N-acetylcysteine”, “NAC”, “Respiratory tract infection”, “Cystic fibrosis”, “COPD”, “Bronchitis” o “Idiopathic pulmonary fibrosis”; criteri di esclusione erano: la lingua, l’utilizzo di posologie inferiori ai 600 mg/die, la mancanza di informazioni di sicurezza sul farmaco, o l’assenza all’arruolamento di una patologia respiratoria cronica. Sono stati selezionati 41 articoli. Risultati Nell’articolo gli studi vengono suddivisi per posologia e patologia respiratoria (bronchite cronica, BPCO, bronchiectasia, fibrosi polmonare idiopatica). Vengono discussi prima i lavori che prendono in considerazione l’utilizzo del N-acetilcisteina ad una posologia di 600 mg/die per os, poi a una posologia di 1200 mg /die per os e in una terza parte ad una posologia superiore ai 1200 mg/die; infine viene considerata la sicurezza e l’efficacia della N-acetilcisteina nella somministrazione endovenosa (viene verificata la sicurezza di dosi pari a 400, 1800, 4800 mg in 500 ml di soluzione glucosata) o inalatoria. Conclusioni Studi condotti sull’utilizzo della N-acetilcisteina ad alte dosi nelle malattie polmonari croniche, hanno evidenziato la sua sicurezza e buona tollerabilità; spesso le reazioni avverse sono da attribuire alla patologia in essere o alle terapie concomitanti. Nella bronchite cronica, BPCO e fibrosi cistica è ben tollerata l’associazione della N-acetilcisteina con la terapia corrente, lo stesso non è adeguato per la fibrosi polmonare idiopatica. Studi futuri dovranno andare a valutare l’efficacia e la sicurezza di queste posologie nell’uso in cronico. Bibliografia Peter Calverley, Paola Rogliani, Alberto Papi. Safety of N‑Acetylcysteine at High Doses in Chronic Respiratory Diseases: A Review. Drug Safety. 2021 March. PMID: 33326056. E’ possibile leggere qui l’articolo - 05/03/2021
- Le interazioni tra farmaci nel trattamento cronico da virus dell’epatite C L’epatite cronica da virus C (HCV) è un problema di salute globale, coinvolgente circa 71 milioni di persone in tutto il mondo. Negli Stati Uniti, si stima che ci siano circa 2.7-3.9 milioni di persone affette da infezione cronica da HCV, che causa più di 19 mila morti l’anno. In Europa, approssimativamente 15 milioni di persone hanno un’infezione cronica da HCV, che porta a 86 mila morti l’anno. Dopo una fase acuta di infezione da HCV, approssimativamente dal 75% all’85% degli individui sviluppa una forma cronica di infezione. Le complicazioni da infezioni cronica da HCV includono la cirrosi epatica e il carcinoma epatocellulare. Negli Stati Uniti, l’HCV rimane una delle maggiori indicazioni per il trapianto di fegato. Prima del 2011, la terapia standard per trattare l’HCV includeva la somministrazione di interferone-pegilato e ribavirina. Questi farmaci erano associati a frequenti reazioni avverse a farmaci e inadeguata efficacia antivirale. Nel 2013 la FDA ha approvato i primi inibitori delle proteasi virale, boceprevir e telaprevir. Da allora sono stati sviluppati numerosi altri farmaci più efficaci e meglio tollerati, tra cui varie combinazioni di inibitori analoghi nucleotidici NS5B, inibitori non nucleotidici NS5B, inibitori NS5A, e inibitori delle proteasi NS3/4. Le combinazioni di farmaci raggiungono oggigiorno una percentuale di successo del 100%. Tuttavia, le potenziali interazioni tra farmaci sollevano preoccupazioni perché questi regimi terapeutici contengono almeno 2 farmaci (ledipasvir/sofosbuvir), fino a 5 farmaci (ombitasvir/paritaprevir/ritonavir plus dasabuvir plus ribavirin). Particolari attenzioni vanno date a quei pazienti con condizioni cliniche croniche come la co-infezione da HIV/HCV, individui che ricevono una terapia immunosoppressiva dopo trapianto di fegato, o pazienti con altre comorbilità che richiedono trattamenti farmacologici. Questa revisione mette in luce la farmacocinetica e le potenziali interazioni tra farmaci per i farmaci utilizzati nella terapia dell’infezione da HCV. In questa revisione sono stati messi a confronto i vari antivirali, e le possibili interazioni con buprenorfina e metadone, farmaci immunosoppressori, contraccettivi orali e terapie antiretrovirali utilizzate per l’infezione da HIV. L’infezione cronica da HCV colpisce diversi soggetti a livello globale ed è una significativa causa di morte prematura da cirrosi epatica e carcinoma epatico. Storicamente i trattamenti erano poco tollerati e inefficaci. I recenti sviluppi della terapia per l’HCV consistono di combinazioni di tutte le terapie orali che includono almeno 2 farmaci, fino a 5. Poiché gli individui affetti da HCV hanno varie altre terapie in atto, è importante pensare alle interazioni tra farmaci per selezionare una terapia sicura. Bibliografia Garrison KL, German P, Mogalian E, Mathias A. The Drug-Drug Interaction Potential of Antiviral Agents for the Treatment of Chronic Hepatitis C Infection. Drug Metab Dispos. 2018 Aug;46(8):1212-1225. E’ possibile leggere l’abstract dello studio qui. - 05/03/2021
- Revisione EMA di regdanvimab per COVID-19 a sostegno delle decisioni nazionali sull’uso precoce L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta conducendo la revisione dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (CT-P59) di Celltrion per supportare le autorità nazionali nella decisione in merito all’uso di questo medicinale per il trattamento di COVID-19, prima dell’autorizzazione. Questa revisione si aggiunge alla rolling review (revisione ciclica) di regdanvimab per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia e/o l’ospedalizzazione. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA esaminerà i dati relativi alla capacità del medicinale di impedire che COVID-19 progredisca verso la forma grave, o di ridurre i ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva. Mentre è in corso la più esauriente rolling review in vista di un’eventuale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, la procedura in questione fornirà il parere condiviso degli esperti dell’UE alle autorità nazionali che, sulla base di dati concreti, possono decidere sull’uso precoce del medicinale, ad esempio nei programmi di uso compassionevole. L’EMA renderà noto l’esito della valutazione una volta conclusa. Maggiori informazioni sul medicinale Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di ricovero ospedaliero nei pazienti con Covid-19COVID-19 di grado da lieve a moderato. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione è stata richiesta dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. La revisione è effettuata parallelamente alla rolling review prima di un’eventuale domanda di autorizzazione se i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità saranno sufficienti. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 05/03/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 Sputnik Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la rolling review (revisione ciclica) di Sputnik V (Gam-COVID-Vac), un vaccino anti-COVID‑19 sviluppato dal Centro nazionale russo di ricerca epidemiologica e microbiologica Gamaleja. Il richiedente dell’Unione europea per questo medicinale è R-Pharm Germany GmbH. La decisione del CHMP di avviare la rolling review si basa sui risultati di studi di laboratorio e di studi clinici negli adulti, che indicano che Sputnik V induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2 e possono contribuire a proteggere contro COVID-19. L’EMA esaminerà i dati nel momento in cui diventano disponibili e stabilirà se i benefici del vaccino superano i rischi. La rolling review proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se Sputnik V rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità dell’UE. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. L’Agenzia europea per i medicinali fornirà un aggiornamento nel momento in cui sarà presentata la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per il vaccino. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Ci si aspetta che Sputnik V predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. Sputnik V è composto da due diversi virus che appartengono alla famiglia degli adenovirus, Ad26 e Ad5. Questi adenovirus sono stati modificati in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. Non sono in gradi di riprodursi nell’organismo e non provocano la malattia. I due adenovirus sono iniettati separatamente: Ad26 è usato nella prima dose mentre Ad5 è usato nella seconda dose per incrementare l’effetto del vaccino. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina spike del virus e sarà pronto a combatterla: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Cos’è una rolling review?La rolling review è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della rolling review, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la rolling review e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 05/03/2021
- “Parliamone”. Dialoghi con AIFA sulla campagna vaccinale Una campagna vaccinale in continua, inevitabile, evoluzione richiede un importante sforzo comunicativo e un confronto altrettanto continuo. Per questo motivo AIFA organizza una serie di appuntamenti periodici, con cadenza quindicinale, dedicati all’approfondimento scientifico e al confronto sulle scelte, uno spazio che offra la possibilità di illustrare più in dettaglio le ragioni e il percorso delle decisioni prese da AIFA e di discuterne le ricadute insieme a chi è chiamato a gestirle e metterle in pratica nel nostro SSN. L’obiettivo è anche quello di fornire un ulteriore strumento, che vada ad integrarsi con quanto già AIFA offre in termini di strumenti informativi (la documentazione pubblicata sul sito istituzionale, le FAQ, il Rapporto mensile sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19), costruendo uno spazio reale di condivisione, di ascolto e dialogo. Saranno comunque affrontati di volta in volta anche i temi di più stretta attualità. Il primo appuntamento è previsto per giovedì 4 marzo 2021 dalle 16 alle 18 e sarà accessibile sul canale YouTube di AIFA attraverso il link https://youtu.be/QfMSzVfFmeU. Il seminario non è aperto alla stampa! Di seguito il programma dei lavori, che saranno coordinati dalla Dott.ssa Eva Benelli (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19): Nicola Magrini (Direttore Generale AIFA) – Perché siamo qui Vittorio Demicheli (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19) – I tre vaccini in ottica di sanità pubblica Maria Rosa Valetto (medico vaccinatore) – Cronache dalla prima linea, tre aspetti affrontati nelle FAQ AIFA: vaccinazione in allattamento, vaccinare i guariti?, perché e fino a quando distanziare il richiamo Discussione: Angela Giusti (Istituto Superiore di Sanità), Guido Forni (Comitato Scientifico per la sorveglianza post-marketing dei Vaccini Covid-19), Patrizia Popoli (Commissione Tecnico Scientifica AIFA) Anna Lisa Mandorino (Cittadinanzattiva) – Storie della società civile Domenico Martinelli (Regione Puglia) – Possiamo dire di aver davvero terminato la prima fase della campagna vaccinale? Discussione e conclusioni - 02/03/2021
- Il litio assunto attraverso l’allattamento al seno inibisce l’assorbimento dello iodio nella tiroide e la produzione dell’ormone tiroideo, che può essere corretto con una supplementazione materna dello iodio Introduzione Oggi la Depressione Bipolare è una delle patologie psichiatriche più rilevanti e il post-partum è un periodo in cui si è riscontrata un’elevata incidenza di recidive (66% senza terapia contro un 38% in terapia con litio). Il litio rappresenta la terapia più adeguata nella maggior parte dei casi; tale terapia, a lungo termine, può provocare delle compromissioni d’organo, come la riduzione della funzione tiroidea e danni al parenchima renale. In assenza di dati consistenti, alcune linee guida scoraggiano la somministrazione del litio durante l’allattamento o, nel caso venga somministrato, pongono l’attenzione sulla necessità di un suo attento monitoraggio mensile; infatti, è stata notata, nel neonato, una transitoria alterazione della stimolazione tiroidea, un aumento dell’azotemia e della creatinina; per questo, alcune madri, preferiscono l’allattamento con latte in formula. Sono pochi i dati ricavati dai neonati allattati da madri in terapia con litio, per cui gli autori hanno costruito un modello animale che potesse essere il più possibile rappresentativo dell’uomo. Metodi Il campione dello studio è costituito da 312 ratti così suddiviso: 26 madri, 12 figli per ogni madre (distribuiti in egual numero tra maschi e femmine, scegliendo quelli di peso maggiore). Le 26 madri sono così suddivise: alla diciottesima giornata post partum furono selezionate 18 madri (7 controlli, 7 in terapia con litio, 4 in terapia con litio che hanno ricevuto una supplementazione di iodio); alla venticinquesima giornata post-partum furono selezionate 6 madri (3 controlli, 3 in terapia con litio); alla sessantesima giornata post-partum furono selezionate due madri (1 controllo, 1 in terapia con litio). Per ogni madre vennero studiati i corrispettivi figli. Lo studio prende in considerazione vari parametri, nelle madri: concentrazione del litio nel sangue (attraverso la spettrometria ad induzione di massa) e nel latte (attraverso la spettroscopia ad emissione laser); nei neonati: concentrazione ematica del litio, funzionalità tiroidea (T4, Ft3, Ft4, TSH, tireoglobulina) e renale (BUN) e l’immunoistochimica furono richiesti al diciottesimo (P18), venticinquesimo (P25) e sessantesimo (P30) giorno post-partum; furono ricercati: litio, iodio, sodio, potassio e calcio nella tiroide e nel cervello, durante e poco dopo il periodo dell’allattamento; fu monitorato il peso corporeo. Nelle madri il litio fu somministrato ad una concentrazione pari a 1000 mg/50 kg di peso corporeo, al fine di raggiungere una concentrazione plasmatica di circa 0,5 mmol/L; lo Iodio fu somministrato ad una concentrazione tra i 2 e i 3 mg al giorno. Risultati Il confronto fra i gruppi mostra come nel torrente ematico il litio scompaia rapidamente dopo la fine dell’allattamento (0.075±0.03 al P18 contro un valore non rilevabile intorno al P21); i topi da madri in terapia con litio ebbero un aumento del peso statisticamente significativo rispetto ai controlli al P18 (42,5 ± 5,51 contro 40,31 ± 3,74 g, p <0,05) mentre sebbene il peso al P25 e P60 fosse superiore nei trattati rispetto ai controlli, questo dato non fu statisticamente significativo. Il BUN misurato al giorno 18 ebbe un incremento statisticamente significativo tra quello misurato nei trattati rispetto ai controlli (6,71 ± 0,27 contro 5,25 ± 0,49 mmol/L, p<0,05); mentre dopo lo svezzamento tale differenza scomparì. Il confronto tra i livelli ematici di T4 tra il gruppo dei trattati e dei non trattati è risultato statisticamente significativo per una riduzione dei suoi valori al P18 (67,2 ± 5,21 contro 93,41 ± 10,60 mmol/L, p<0,05) e al P25 (40,06 ± 5,79 contro 52,61 ± 3,03, p <0,05), mentre la differenza al P60 non fu statisticamente significativa. Non appare statisticamente significativa tra i due gruppi la differenza per Ft3 e Ft4. L’aumento del TSH nei trattati rispetto ai non trattati suggerisce che il litio possa inibire la fuoriuscita degli ormoni tiroidei. Lo studio degli estratti tiroidei con LIBS e XRF ha evidenziato la presenza del litio sia al P18 che al P25 nei trattati; mentre agli stessi tempi le onde di emissione per lo iodio risultarono significativamente ridotte. Il confronto di sezioni di ghiandola tiroidea tra trattati e controlli mostrò una differenza statisticamente significativa tra le concentrazioni di tireoglobulina (più alta nei trattati). Assodato che nel neonato il litio altera la funzionalità di alcuni organi, gli autori vollero vedere se la supplementazione di iodio alla dieta materna, durante l’allattamento, potesse portare qualche beneficio; considerato il gruppo degli esposti al litio e alla supplementazione di Iodio versus i soli esposti al litio si notò un aumento statisticamente significativo del T4 nel primo gruppo rispetto al secondo (85,6 ± 8,32 contro 67,2 ± 5,21 nmol/L, p < 0,05). Sezioni di tessuto tiroideo hanno ricalcato tali dati mostrando al P18, una più alta densità ottica della tireoglobulina rispetto ai controlli e rispetto ai neonati di madri che hanno ricevuto una supplementazione di iodio. Infine, venne studiata la permanenza del Litio nella corteccia frontale, rilevando la sua presenza al P18 e ancora al P25. Conclusioni Questo studio dà nuova luce ai meccanismi con cui il litio interferisce sulla funzione tiroidea, renale e sull’accumulo nel cervello dei neonati allattati da madri che fanno uso del farmaco, quali: ipotiroidismo, compromissione renale, accumulo nel cervello; senza, però, apparenti conseguenze sullo sviluppo. Inoltre, viene verificato come la supplementazione dello iodio, in queste madri, porti beneficio nella prole con un aumento della concentrazione del T4 e una riduzione della tireoglobulina con livelli simili ai controlli. Studi futuri dovranno testare l’efficacia della supplementazione dello iodio nell’uomo. Bibliogafia Irfan Ahmed, Victor Ma, Yuanchao Liu, Muhammad Shehzad Khan, Zhenhui Liu, Chi Zhang, Santosh Kumar Paidi, Francis A. M. Manno, Noreen Amjad, Sinai H. C. Manno, Rafay Ahmed, Alan W. L. Law, Ahmed Ali, Faizan Raza, Yanpeng Zhang, William C. S Cho, Ishan Barman, Martin Alda, Veerle Bergink, Condon Lau. Lithium from breast-milk inhibits thyroid iodine uptake and hormone production, which are remedied by maternal iodine supplementation. Bipolar Disorder 2021 Jan 28 PMID: 33507599 È possibile leggere qui l’abstract dell’articolo. - 26/02/2021
- Interazioni farmacologiche in pazienti anziani o con problemi mentali Introduzione L’uso inappropriato di farmaci nei pazienti anziani o con problemi mentali è stato associato a reazioni avverse a farmaci (ADR), interazioni tra farmaci, maggiore mortalità, aumento del numero delle visite a carico del servizio sanitario, e conseguentemente aumento dei costi sul sistema sanitario. Inoltre, è stato individuato un aumentato rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer a causa di prescrizioni errate di farmaci. Nonostante il problema della sicurezza legata alla prescrizione errata di farmaci sia ben documentata, la prescrizione dei farmaci nei pazienti anziani, in generale, e nei pazienti con disturbi mentali non viene presa in adeguata considerazione. Ci sono diversi strumenti che sono stati sviluppati per identificare farmaci prescritti inappropriatamente e per guidare la pratica clinica, tuttavia poco è noto riguardo alle interazioni tra farmaci e alle reazioni avverse a farmaci (ADR), prescritti a pazienti con problemi mentali e comportamentali, e non ci sono revisioni sistematiche che se ne siano occupate. Perciò, considerando la frequente prescrizione e l’uso inappropriato di farmaci, specialmente riguardanti il sistema nervoso centrale, e considerando che i disturbi mentali possono aumentare l’incidenza delle ADR, è stata condotta una revisione sistematica allo scopo di caratterizzare tali comportamenti prescrittivi nei pazienti anziani e con disturbo mentale. Metodi Questa revisione sistematica ha incluso lavori che hanno studiato e/o validato strumenti (criteria-based tools) basati su specifici criteri per la valutazione della prescrizione di farmaci potenzialmente inappropriati, per persone anziane e con disturbi mentali e del comportamento. La ricerca è stata condotta su PubMed e Scopus a febbraio del 2020. Risultati In questa revisione sistematica sono stati identificati 36 strumenti che hanno evidenziato 151 interazioni tra farmaci potenzialmente inappropriati nei pazienti con disturbi mentali o del comportamento. Inoltre, sono state individuate 132 potenziali prescrizioni errate con potenziali controindicazioni nei soggetti con malattie mentali e disturbi del comportamento. Gli effetti collaterali più frequenti sono stati la demenza e i disturbi cognitivi, mentre le classi di farmaci più riportate aventi avuto interazioni tra farmaci sono stati gli antipsicotici, gli anticolinergici e le benzodiazepine, che potrebbero costituire un rischio di peggioramento dei disturbi cognitivi, del delirium, e della demenza o un aumento della mortalità e dell’incidenza di ictus. Conclusioni In questa revisione si raccomanda ai clinici un processo ragionato di deprescrizione, una revisione dei farmaci prescritti, e un migliore monitoraggio delle possibili reazioni avverse a farmaci (ADR). Bibliografia Forgerini M, Schiavo G, Lucchetta RC, Mastroianni PC. Drug interactions for elderly people with mental and behavioral disorders: a systematic scoping review. Arch Gerontol Geriatr. 2021 Mar-Apr;93:104283. doi: 10.1016/j.archger.2020.104283. Qui è possibile leggere l’abstract dell’articolo originale. - 26/02/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la revisione sull’uso degli anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19. La revisione è stata condotta allo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE per orientare il processo decisionale nazionale sull’uso degli anticorpi prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio. L’Agenzia ha concluso che l’associazione nota anche come REGN-COV2 può essere utilizzata per il trattamento di COVID-19 confermata in pazienti che non necessitano di ossigenoterapia supplementare e che sono ad alto rischio di progredire verso la forma severa della malattia. Il medicinale è somministrato per infusione (flebo) in vena e sono disponibili le condizioni d’uso proposte. Le raccomandazioni dell’EMA fanno seguito alla revisione dei dati, compresi quelli di qualità e uno studio[1] che ha esaminato gli effetti dell’associazione in pazienti ambulatoriali affetti da COVID-19 che non hanno bisogno di ossigenoterapia supplementare. I risultati preliminari indicano che tale associazione ha ridotto la carica virale (quantità di virus presente nella parte profonda del naso e della gola) in misura maggiore rispetto al placebo (trattamento fittizio), con una conseguente diminuzione di visite mediche correlate a COVID-19. In termini di sicurezza, la maggior parte degli effetti indesiderati segnalati sono stati lievi o moderati. Tuttavia sono state osservate reazioni correlate all’infusione (comprese le reazioni allergiche) che devono essere monitorate. Le raccomandazioni dell’EMA possono ora essere utilizzate come base dei pareri nazionali sul possibile uso degli anticorpi prima del rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio. Parallelamente, è in corso la revisione ciclica (rolling review) dell’associazione di anticorpi casirivimab e imdevimab, che è stata avviata il 1° febbraio. Una volta ultimata, costituirà la base per l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE per questa associazione. Maggiori informazioni sul medicinale Il medicinale è costituito da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) è stata avviata su richiesta del direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. È in corso la revisione prevista dall’articolo 5, paragrafo 3, relativamente agli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab, avviata il 4 febbraio in contemporanea a quella degli anticorpi monoclonali casirivimab e imdevimab. La revisione dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) è stata condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha quindi adottato un parere scientifico. Gli Stati membri dell’UE e l’EMA possono tenere conto del parere scientifico del CHMP nella valutazione di questo medicinale per il trattamento di COVID-19. Qui è possibile leggere il comunicato EMA. - 26/02/2021
- Comunicazione EMA – Adattare i vaccini anti-COVID-19 alle varianti del SARS-CoV-2: orientamenti per i produttori di vaccini L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha pubblicato una guida che illustra i requisiti previsti per i produttori che intendano modificare i loro vaccini anti-COVID-19 per far fronte alle varianti del coronavirus SARS-CoV-2. Al momento, i vaccini autorizzati nell’Unione europea sono tre: Comirnaty, COVID-19 Vaccine Moderna e COVID-19 Vaccine AstraZeneca. Generalmente i virus mutano e nel mondo sono già state identificate diverse varianti del SARS-CoV-2. I tre vaccini autorizzati offrono una protezione contro le varianti che sono attualmente diffuse in Europa. Sembra tuttavia che, con il protrarsi delle mutazioni e l’emergere di nuove varianti, i vaccini autorizzati debbano essere adattati in tempo utile per garantire una protezione costante. I dati preliminari indicano che alcune di queste varianti possono avere conseguenze sul livello di protezione offerto dai vaccini anti-COVID-19 contro l’infezione e la malattia. Qui il comunicato EMA. Qui invece il paper completo del Committee for Human Medicinal Products (CHMP) dell’EMA. - 26/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di regdanvimab, anticorpo di Celltrion contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dell’anticorpo monoclonale regdanvimab (noto anche come CT-P59), sviluppato da Celltrion, per il trattamento di COVID-19. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di curare COVID-19. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi di regdanvimab. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e da sperimentazioni cliniche, oltre ai dati sulla qualità del farmaco e valuterà tutti i dati relativi al medicinale non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale?Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di un ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. La decisione di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio in corso che sta valutando la capacità del medicinale di curare COVID-19. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato la serie completa di dati ed è prematuro trarre conclusioni sul rapporto benefici/rischi di regdanvimab. L’EMA ha avviato l’esame della prima serie di dati provenienti da studi sugli animali (dati non clinici) e da sperimentazioni cliniche, oltre ai dati sulla qualità del farmaco e valuterà tutti i dati relativi al medicinale non appena saranno disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il medicinale rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale?Regdanvimab è un anticorpo monoclonale che agisce contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un tipo di proteina progettata per legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Regdanvimab è stato progettato per legarsi alla proteina spike del SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Legandosi alla proteina spike, riduce la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Ciò dovrebbe ridurre la necessità di un ricovero ospedaliero nei pazienti con COVID-19 di grado da lieve a moderato. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nella revisione ciclica il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili, prima della presentazione di una domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale o vaccino in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui il comunicato EMA. - 26/02/2021
- EMA valuta l’uso di Veklury in pazienti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la valutazione di una richiesta di estensione dell’uso di Veklury anche al trattamento di adulti affetti da COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare. Veklury è attualmente autorizzato per essere usato negli adulti e negli adolescenti (di età pari o superiore a 12 anni e di peso pari ad almeno 40 kg) con polmonite che richiede ossigenoterapia supplementare (ossigeno a basso o alto flusso o altro tipo di ventilazione non invasiva all’inizio del trattamento). Qui è possibile leggere il comunicato di EMA. - 23/02/2021
- Manifestazioni cliniche e impatto nella vita quotidiana dell’allergia al glicole polietilenico (PEG) in dieci pazienti. Introduzione Il glicole polietilenico (PEG) è comunemente usato come eccipiente in molti farmaci, cosmetici e prodotti per la casa. Generalmente è considerato a bassa tossicità e biologicamente inerte; è raro sia causa di reazioni allergiche di tipo immediato, che possano causare la morte; anche se nelle ultime due decadi è stato riscontato un aumento della loro incidenza. Metodi Nello studio vengono arruolati dodici pazienti con diagnosi di allergia al PEG, afferenti alla Clinica di Allergologia, presso il Dipartimento di Dermatologia e Allergologia dell’ospedale Gentofte dell’Università di Copenaghen, tra il 1° Settembre 2010 e il 31 Agosto 2019. Di questi, solo dieci parteciperanno allo studio. Di tutti i pazienti sono state studiate le cartelle cliniche ed è stato somministrato un questionario per indagare: esposizione al PEG, possibili cause allergologiche, sintomi e l’impatto nella vita quotidiana; per la valutazione dell’impatto nella vita quotidiana è stata usata la scala di Likert. Risultati In tutti i pazienti sintomi quali: orticaria, prurito, angiodema, rossore, disagio generale, dispnea, sensazione di calore e svenimento, comparvero entro dieci minuti dall’esposizione al PEG e in tutti la prima causa fu rappresentata dall’esposizione ad un farmaco, mentre nessuno ha manifestato sintomi in conseguenza all’esposizione al cibo o ad un vaccino. Il tempo mediano intercorso tra comparsa della sintomatologia e la diagnosi di allergia da PEG fu di due anni; elemento che ci fa capire la difficoltà nel trovare la vera etiologia (molte allergie venivano classificate come idiopatiche o veniva riconosciuta un’etiologia errata). Sette pazienti segnalarono una limitazione nella vita quotidiana (stress, paura di incorrere in una nuova reazione anafilattica), con un valore mediano alla scala di Likert pari a sette, prima della diagnosi, e a quattro dopo la diagnosi. Conclusione La diagnosi di allergia da PEG è spesso misconosciuta, elemento che porta il paziente a non evitare di assumere il composto più volte nella propria vita. La reazione allergica si presenta come severa e porta ad una compromissione della qualità della vita. Causa della riesposizione è, inoltre, rappresentata dalla mancanza di una nomenclatura standardizzata e dunque un’inadeguata etichettatura dei prodotti. Studi futuri dovranno prevedere un aumento della numerosità campionaria, un campione più omogeneo, l’utilizzo di questionari validati. Bibliografia Maria A Bruusgaard-Mouritsen, Jeanne D Johansen, Lene H Garvey. Clin Exp Allergy. 2021 Jan 4. PMID: 33394522. E’ possibile leggere qui l’abstract dell’articolo - 19/02/2021
- Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 Negli USA al 15 Gennaio 2021 il tasso di reazioni anafilattiche ai vaccini sviluppati da Pfizer-BioNTech e Moderna, è pari a 11,1 casi per milione di dosi somministrate, contro 1,3 casi per milione di dosi somministrate del vaccino antinfluenzale, pertanto si tratta di una reazione rara. Il clinico viene accompagnato nella scelta del comportamento maggiormente adeguato attraverso 7 flow-chart di gravità crescente che si fondano su: anamnesi allergologica (flow-chart 1), consulenza allergologica (flow-chart 2), approfondimenti da effettuare in caso di anafilassi idiopatica (flow-chart 4), stratificazione del rischio in caso di mastocitosi (flow-chart 5), comportamenti da attuare in caso di sospetta reazione allergica a PEG/polisorbato (flow-chart 6 e 7); in un’ultima flow-chart viene indicato quale comportamento attuare nel caso il paziente abbia avuto una reazione a medio o ad alto rischio, in conseguenza della somministrazione della prima dose (flow-chart 8). Le linee di indirizzo focalizzano l’attenzione sul glicole polietilenico (PEG), componente del vaccino come possibile causa di alto rischio allergico, e alla sua cross-reattività con i polisorbati. Il PEG è un costituente di medicinali di uso comune (appendice da 1 a 3): di conseguenza i soggetti che sono stati precedentemente sensibilizzati con esso potrebbero sviluppare un evento allergico nei confronti dei vaccini. I soggetti che hanno sviluppato un’allergia all’olio di ricino poliossile 35 (eccipiente di varie formulazioni medicinali e di prodotti di uso comune) potrebbero essere allergici anche al PEG. Conclusioni. I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna causano raramente reazioni allergiche. Non è corretto escludere “tout court” i soggetti allergici dalla vaccinazione, ma è necessaria una gestione più specifica e individualizzata e una particolare attenzione ai presidi di cui dovrà essere fornito il centro vaccinale. Solo nei pazienti con sospetta reazione allergica al PEG o polisorbato, dove i test allergologici cutanei risultassero positivi, deve essere evitata la vaccinazione. In caso di reazione anafilattica grave alla prima dose o sintomi allergici immediati e test cutaneo positivo è preferibile non praticare la seconda dose con lo stesso vaccino. Bibliografia Associazione Allergologi, Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri; Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica. Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19. 15/01/2021 E’ possibile leggere qui l’articolo completo. - 19/02/2021
- Antistaminici: effetti e sicurezza della fexofenadina Introduzione La fexofenadina è stata sviluppata come evoluzione ed alternativa alla terfenadina, un antistaminico purtroppo gravato da alcuni importanti effetti collaterali, tra cui un allungamento dell’intervallo QT e alcune aritmie cardiache. La fexofenadina, come altri antistaminici di seconda generazione attraversa con difficoltà la barriera emato-encefalica, quindi causa sonnolenza con minore incidenza rispetto agli antistaminici di prima generazione. Il farmaco è un antistaminico anti-H1 non sedativo. Ha la caratteristica di essere un metabolita farmacologicamente attivo della terfenadina. Studi sperimentali hanno dimostrato che fexofenadina dopo somministrazione singola e due volte al giorno inibisce per 24 ore le reazioni cutanee (pomfo ed eritema) indotte dall’istamina, che l’effetto antistaminico del farmaco si manifesta nel giro di un’ora, e raggiunge l’apice alla sesta ora. Non sono state osservate alterazioni significative dell’intervallo QTc nei soggetti che sono stati trattati sperimentalmente con fexofenadina cloridrato a dosaggi di 240 mg due volte al giorno per 14 giorni rispetto ai soggetti del gruppo di controllo trattati con placebo. Tuttavia, c’è ancora una mancanza di evidenze riguardo l’efficacia e la sicurezza della fexofenadina rispetto agli altri farmaci antistaminici. Per tale motivo, nella presente revisione sono stati valutati sia gli effetti clinici che la sicurezza della fexofenadina. Metodi Sono stati inclusi nella metanalisi 51 studi clinici comprendenti 14551 partecipanti. Confrontando la fexofenadina con i farmaci antistaminici di prima generazione. La fexofenadina ha causato una frequenza significativamente più bassa di effetti avversi, una frequenza più bassa di sedazione e minori alterazioni delle funzioni cognitive/psicomotorie. Risultati La fexofenadina al confronto con i farmaci antistaminici la seconda generazione, ha prodotto effetti sedativi marginali e un cambiamento significativamente inferiore della maggior parte delle funzioni cognitive/psicomotorie. Confrontata infine con un placebo, la fexofenadina ha prodotto significativi effetti antistaminici. La Fexofenadina ha un effetto antistaminico positivo, che è probabilmente non peggiore dei farmaci antistaminici di seconda generazione. La fexofenadina ha probabilmente un miglior profilo di sicurezza, che è verosimilmente migliore degli antistaminici di prima generazione. C’è una carenza di dati a supporto del fatto che la fexofenadina abbia un miglior profilo di sicurezza globale, confrontato con gli antistaminici di seconda generazione, tuttavia, qualche recente evidenza oggi disponibile sugli effetti sedativi e certi aspetti della funzione psicomotoria, danno credito alla fexofenadina. Perciò la fexofenadina potrebbe essere meritevole di raccomandazione per lavoratori che operano nell’ambito della sicurezza. Basandosi sulla letteratura, questo studio è la prima metanalisi a valutare gli effetti antistaminici e sedativi della fexofenadina. La metanalisi indica che la fexofenadina ha un miglior profilo di sicurezza se confrontato con gli antistaminici di seconda generazione. Gli effetti antistaminici della fexofenadina risultano significativamente più alti rispetto al placebo e non significativamente differenti rispetto agli antistaminici di seconda generazione. Gli effetti sedativi sono uno degli effetti avversi più tipici degli antistaminici. L’attuale studio indica che il rischio di effetti sedativi da parte della fexofenadina sia minore rispetto alla prima e alla seconda generazione di antistaminici. I sintomi cognitivi e psicomotori sono un altro importante effetto collaterale degli antistaminici. Questo studio suggerisce che la fexofenadina abbia minori effetti congnitivi/psicomotori, se confrontato con la prima e la seconda generazione di antistaminici. Inoltre, gli effetti cognitivi della fexofenadina sono simili al placebo. Conclusioni La fexofenadina produce un effetto antistaminico positivo, che è verosimilmente non inferiore a quello degli antistaminici di seconda generazione, e ha un più valido profilo di sicurezza, che è sicuramente migliore rispetto a quello degli antistaminici di prima generazione. Tuttavia, un numero maggiore di studi multicentrici, con un campione maggiore e un follow-up più lungo, sarebbero necessari per capire meglio l’efficacia e la sicurezza della fexofenadina. Bibliografia Huang CZ, Jiang ZH, Wang J, Luo Y, Peng H. Antihistamine effects and safety of fexofenadine: a systematic review and Meta-analysis of randomized controlled trials. BMC Pharmacol Toxicol. 2019;20(1):72. Published 2019 Nov 29. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 19/02/2021
- Nota Informativa Importante su Lojuxta (lomitapide) Si richiama l’attenzione degli operatori sanitari sui seguenti aspetti al fine di minimizzare i rischi di Lojuxta (lomitapide): Lomitapide è controindicato nei pazienti con compromissione epatica moderata o severa e nei pazienti con test di funzionalità epatica anormali persistenti non spiegati.La funzionalità epatica deve essere monitorata prima e durante il trattamento con lomitapide (vedere tabella sottostante per le raccomandazioni specifiche).È necessario eseguire uno screening per steatoepatite/fibrosi prima di iniziare il trattamento con lomitapide e successivamente su base annuale (vedere paragrafo più avanti).Lomitapide è controindicato durante la gravidanza.Prima di iniziare il trattamento con lomitapide in donne in età fertile:deve essere confermata l’assenza di gravidanza,devono essere forniti consigli su metodi contraccettivi efficaci,iniziare e mantenere una contraccezione efficace. Qui è possibile leggere la nota informativa AIFA - 18/02/2021
- Sospensione precauzionale della commercializzazione del medicinale per la talassemia Zynteglo L’azienda titolare dell’autorizzazione del medicinale per terapia genica Zynteglo per il trattamento della beta talassemia, malattia rara del sangue, ha sospeso la commercializzazione in attesa di approfondimenti su un problema di sicurezza. L’azienda, Bluebird Bio, ha notificato all’EMA che un medicinale correlato che utilizza la stessa tecnologia di Zynteglo, attualmente in fase di sviluppo clinico, potrebbe essere associato a un caso di cancro. Sebbene non siano stati segnalati casi di cancro con Zynteglo, l’azienda ne ha sospeso la commercializzazione fino a quando non verrà accertata la possibilità che lo stesso rischio si possa applicare anche a Zynteglo. Il problema di sicurezza è stato evidenziato con il medicinale, bb1111, destinato a trattare un’altra malattia del sangue, l’anemia falciforme. Questo medicinale utilizza lo stesso vettore virale di Zynteglo, basato su un tipo di virus noto come lentivirus, per inserire un gene funzionante nelle cellule del sangue del paziente. Un paziente trattato con bb1111 ha sviluppato leucemia mieloide acuta, un cancro del sangue, che potrebbe essere correlato al trattamento, e in un diverso paziente è stata segnalata la comparsa di un’altra forma di malattia del sangue, la sindrome mielodisplastica. Il cancro causato da questo tipo di trattamento (oncogenesi inserzionale) era già stato identificato come un potenziale rischio con Zynteglo, quindi i pazienti che ricevono il medicinale vengono seguiti e monitorati in un registro. Finora, non sono stati segnalati casi di cancro con il trattamento con Zynteglo. Tuttavia, poiché bb1111 funziona allo stesso modo, si è ritenuto prudente sospendere gli studi clinici con bb1111 e sospendere la commercializzazione di Zynteglo mentre le evidenze vengono esaminate più in dettaglio. L’EMA è in stretto collegamento con l’azienda e con gli esperti del network regolatorio, esaminerà le evidenze disponibili a livello dell’UE e deciderà in merito alle azioni adeguate da intraprendere per Zynteglo o per altri medicinali simili in fase di valutazione. Nessun altro medicinale autorizzato utilizza lo stesso vettore virale, quindi non sono previste implicazioni dirette per altri medicinali autorizzati. Zynteglo ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata il 29 maggio 2019. Attualmente è commercializzato solo in Germania e, a causa della disponibilità limitata e della rarità della condizione patologica per la quale è indicato, solo un numero esiguo di pazienti ha ricevuto o è idoneo a ricevere tale trattamento. Tuttavia, se i pazienti trattati hanno dubbi, devono contattare lo specialista che supervisiona il trattamento con Zynteglo. L’EMA emetterà ulteriori comunicazioni non appena saranno disponibili ulteriori informazioni. Maggiori informazioni sul medicinale I pazienti con beta talassemia non sono in grado di produrre abbastanza beta globina, un componente dell’emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno nel corpo. Di conseguenza, questi pazienti hanno bassi livelli di globuli rossi e necessitano di frequenti trasfusioni di sangue. Zynteglo viene prodotto prelevando cellule staminali dal sangue del paziente e utilizzando un virus modificato per inserire copie funzionanti del gene della beta-globina in tali cellule. Quando queste cellule modificate vengono re-infuse nel paziente, esse vengono trasportate dal flusso sanguigno al midollo osseo, dove iniziano a produrre globuli rossi sani che producono beta-globina. Gli effetti di questo trattamento dovrebbero durare per tutta la vita del paziente. Zynteglo ha ottenuto una autorizzazione all’immissione in commercio condizionata. Ciò significa che devono essere fornite ulteriori prove sul medicinale, che l’azienda è tenuta a presentare. L’EMA esamina regolarmente qualsiasi nuova informazione per aggiornare le informazioni di prodotto e le condizioni d’uso. Qui è possibile leggere il comunicato stampa EMA. - 18/02/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da Janssen-Cilag International N.V. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) si occuperà di valutare il vaccino, denominato COVID-19 Vaccine Janssen, secondo una tempistica più breve. Il CHMP potrebbe formulare un parere entro la metà di marzo 2021, a condizione che i dati presentati dall’azienda relativamente a efficacia, sicurezza e qualità del vaccino siano sufficientemente completi e solidi. La possibilità di procedere secondo tale tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati di qualità e i dati derivanti da studi di laboratorio che hanno analizzato la capacità del vaccino di indurre la produzione di anticorpi e di componenti del sistema immunitario che colpiscono il virus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. L’Agenzia ha altresì esaminato i dati di sicurezza clinica relativi al vettore virale utilizzato nel vaccino. Al momento l’EMA sta valutando ulteriori dati sull’efficacia e la sicurezza del vaccino e sulla sua qualità. Se conclude che i benefici del vaccino superano i rischi, formulerà una raccomandazione per il rilascio di una AIC subordinata a condizioni. A quel punto, la Commissione europea emetterà in pochi giorni una decisione sul rilascio di tale AIC valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE. Si tratta della quarta domanda di autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni di un vaccino anti-COVID-19 dall’inizio della pandemia in corso, dopo la valutazione da parte dell’EMA dei vaccini di BioNTech/Pfizer, Moderna e AstraZeneca. Questi vaccini sono ora autorizzati nell’UE e possono essere impiegati dagli Stati membri come strumento per contrastare COVID-19. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. È costituito da un altro virus (adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del virus SARS-CoV-2. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus e della quale il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene della proteina spike del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzeranno il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo gli anticorpi e attivando le cellule T per contrastarla. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà le proteine spike presenti su di esso e sarà pronto a difendere l’organismo dall’infezione. L’adenovirus presente nel vaccino non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Cos’è l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni? L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni serve a rendere prioritaria una procedura di autorizzazione, in modo da sveltire l’approvazione di trattamenti e vaccini durante situazioni di emergenza per la salute pubblica nell’UE. L’AIC subordinata a condizioni consente di autorizzare medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale o di un vaccino a favore dei pazienti supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Tuttavia, i dati devono dimostrare che i benefici del medicinale o del vaccino superano qualsiasi rischio. Una AIC subordinata a condizioni garantisce che il medicinale o il vaccino autorizzati soddisfino i rigorosi standard europei in materia di sicurezza, efficacia e qualità e siano prodotti in strutture certificate e approvate, nel rispetto degli elevati standard farmaceutici compatibili con la commercializzazione su vasta scala. Una volta concessa una AIC subordinata a condizioni, le aziende devono fornire ulteriori dati provenienti da studi in corso o nuovi entro termini prestabiliti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. Cosa potrebbe succedere dopo? Se il vaccino sarà autorizzato e immesso in commercio, le autorità dell’UE raccoglieranno ed esamineranno su base costante le nuove informazioni e adotteranno provvedimenti ove del caso. In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini anti-COVID-19, il monitoraggio comprenderà attività che si applicano in modo specifico ai vaccini anti-COVID-19. Ad esempio, le aziende dovranno fornire relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi volti a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini anti-COVID-19 dopo la loro autorizzazione. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie per proteggere la salute pubblica. Informazioni chiave sui vaccini anti-COVID-19 e ulteriori dettagli su come sono sviluppati, autorizzati e sottoposti a monitoraggio nell’UE sono reperibili sul sito web dell’EMA. Nella valutazione dei vaccini anti-COVID-19, i comitati scientifici dell’EMA ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee. Leggi qui la notizia dal sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 17/02/2021
- Avvio di una revisione dei medicinali a base di amfepramone L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali per l’obesità a base di amfepramone. Questi medicinali sono autorizzati in alcuni Stati Membri dell’UE per il trattamento di pazienti con obesità (con indice di massa corporea di almeno 30 kg/m2) per i quali altri metodi di riduzione del peso non sono stati efficaci. I medicinali a base di amfepramone sono autorizzati per un periodo di trattamento che va dalle 4 alle 6 settimane, e in ogni caso per non più di 3 mesi. In Italia i medicinali contenenti amfepramone non sono autorizzati e tale sostanza è inclusa nella tabella I della Legge 309/90, che disciplina le sostanze ad azione stupefacente. La revisione dell’ultimo rapporto periodico di sicurezza, condotta dal Comitato dell’EMA che si occupa degli aspetti di sicurezza dei medicinali (il PRAC), ha messo in luce degli aspetti preoccupanti che rendono necessarie ulteriori valutazioni. Tali aspetti preoccupanti includono problemi cardiaci, ipertensione polmonare, utilizzo del medicinale per un periodo maggiore di 3 mesi superando, quindi, la dose massima raccomandata, e l’utilizzo in donne in gravidanza, nonostante la raccomandazione di non utilizzare amfepramone in tale popolazione di pazienti. In considerazione di tali criticità, l’agenzia regolatoria romena ha richiesto che sia condotta una revisione della sicurezza dei medicinali a base di amfepramone, in rapporto ai benefici di tali medicinali. L’EMA comunicherà le Raccomandazioni del PRAC una volta conclusa la revisione. Maggiori dettagli sul medicinale Amfepramone è un simpaticomimetico, ciò significa che agisce a livello cerebrale e causa effetti simili all’adrenalina. Tali medicinali riducono il senso di fame. Nell’UE i medicinali a base di amfepramone sono autorizzati solo in Danimarca, in Germania e in Romania, con vari nomi commerciali, inclusi Regenon e Tenuate Retard. L’EMA ha già revisionato i benefici e i rischi di medicinali come l’amfepramone nel 1996. Maggiori dettagli sulla procedura La revisione dei medicinali a base di amfepramone è stata avviata su richiesta della Romania, ai sensi dell’Articolo 31 della Direttiva 2001/83/EC. Tale revisione è condotta dal Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il Comitato responsabile per la valutazione dei problemi di sicurezza dei medicinali ad uso umano, che adotterà una serie di Raccomandazioni. Dal momento che i medicinali a base di amfepramone sono tutti autorizzati tramite procedure nazionali, le Raccomandazioni del PRAC saranno trasmesse al Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate – umano (CMDh), il quale adotterà una sua posizione. Il CMDh è un organo che rappresenta gli Stati Membri dell’UE, oltre a Islanda, Liechtenstein e Norvegia. È responsabile per garantire standard di sicurezza armonizzati per i medicinali autorizzati nell’UE tramite procedure nazionali. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 16/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di CureVac (CVnCoV) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di CVnCoV, un vaccino anti-COVID-19 sviluppato da CureVac AG. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici sulle persone per valutare la sicurezza, l’immunogenicità (ossia la capacità di innescare una risposta contro il virus) e l’efficacia del vaccino contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità farmaceutica. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Come per gli altri vaccini, si prevede che CVnCoV predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da COVID-19. Il virus SARS-CoV-2 si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. CVnCoV contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. L’mRNA è avvolto da piccole particelle grasse (lipidi) che ne impediscono la degradazione precoce. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T. Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà la proteina e sarà pronto a combattere il virus. L’mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena sono disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Leggi qui la notizia sul sito AIFA. Leggi qui il comunicato EMA. - 16/02/2021
- Nota Informativa Importante su Respreeza CSL Behring non può garantire che la produzione di Respreeza (inibitore dell’alfa-1-proteinasi umana, polvere e solvente per soluzione per infusione, 1.000 mg) abbia, per alcuni lotti, soddisfatto le condizioni asettiche durante le operazioni di riempimento dei flaconcini.A scopo precauzionale, l’azienda ha iniziato il richiamo dal mercato dei lotti interessati.Questo richiamo è effettuato a livello di ospedale e farmacia ospedaliera. L’elenco dei lotti di medicinale interessati dal richiamo è allegato alla presente comunicazione come allegato 1.Le farmacie ospedaliere/ gli ospedali sono pregati di interrompere immediatamente l’uso e la distribuzione dei lotti di medicinale interessati. Eventuali confezioni dei lotti di Respreeza interessati dal richiamo presenti in magazzino devono essere restituite a CSL Behring.Il richiamo dal mercato è stato avviato in data 19/01/2021.In conseguenza del richiamo di alcuni lotti, la disponibilità di medicinale in Italia sarà limitata.CSL Behring è pronta a fornire le quantità di medicinale necessarie per la maggior parte dei pazienti attualmente in cura con Respreeza, ma prevede possibili limitazioni nella possibilità di fornire Respreeza a tutti i pazienti in trattamento con questo medicinale.I pazienti attualmente in cura con Respreeza potrebbero dover passare a un trattamento alternativo autorizzato, se disponibile e ritenuto necessario dal medico prescrittore. In alcune circostanze, i pazienti potrebbero doversi recare presso la struttura sanitaria di riferimento per la somministrazione di una terapia alternativa o potrebbe essere organizzata la somministrazione domiciliare da parte di un operatore sanitario, secondo quanto riportato nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto del medicinale alternativo raccomandato. E’ possibile leggere la nota informativa AIFA qui. - 12/02/2021
- Nota Informativa Importante su Talidomide Accord Talidomide Accord appartiene a un gruppo di farmaci chiamati “immunomodulatori” ed è una terapia orale. La dose iniziale raccomandata di talidomide è di 200 mg per via orale una volta al giorno. Talidomide Accord deve essere assunto come dose singola al momento di coricarsi, per ridurre l’impatto della sonnolenza. È necessario utilizzare un numero massimo di 12 cicli di 6 settimane (42 giorni). Talidomide Accord è utilizzata in associazione con melfalan e prednisone come trattamento di prima linea di pazienti con mieloma multiplo non trattato, di età ≥ 65 anni o non idonei per la chemioterapia ad alte dosi. E’ possibile leggere la nota AIFA qui. - 12/02/2021
- Efficacia e sicurezza dell’idrossiclorochina nella profilassi del Covid-19. Alcune attività lavorative rendono difficile mantenere un adeguato distanziamento sociale, aumentando il rischio di ammalarsi di COVID-19. In questi casi una profilassi farmacologica potrebbe essere utile per ridurre l’incidenza della patologia. Studi in vitro hanno evidenziato l’efficacia dell’Idrossiclorochina contro SARS CoV-2. In questo studio pubblicato su PloS One il 6 Gennaio 2021 si è voluta valutare l’efficacia e la sicurezza dell’Idrossiclorochina versus placebo, nel ridurre il rischio di trasmissione, mortalità e ospedalizzazione se venuti a contatto con SARS CoV-2. La ricerca è stata fatta sui database: EMBASE, MEDLINE, Cochrane COVID-19, Epistemonikos COVID-19 e i registri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Sono stati arruolati 4921 partecipanti (da 4 studi randomizzati, controllati) di età uguale o superiore ai 18 anni, negativi a tampone molecolare per SARS CoV-2 o asintomatici, venuti a contatto con individui positivi o ad alto rischio di esposizione, in cui fosse segnalata: la severità e la durata dei sintomi, l’ospedalizzazione, la mortalità a lungo termine, il ricovero in unità di terapia intensiva, l’adesione alla cura, gli eventi avversi. Negli studi la popolazione è stata suddivisa in due gruppi: uno trattato con idrossiclorochina o clorochina e un gruppo di controllo, che non ricevette alcuna chinina o ha ricevuto il placebo. Non è stata riscontrata una riduzione statisticamente significativa di contrarre l’infezione (RR 0.82, 95% CI 0.65 to 1.04; I2 = 0%, P = 0.90); di ridurre il tasso di ospedalizzazione (RR 0.72, 95% CI 0.34 to 1.50; I2 = 0%, P = 0.80) o di riduzione della mortalità (RR 3.26, 95% CI 0.13 to 79.74); mentre è stato evidenziato un incremento statisticamente significativo degli eventi aversi in terapia (RR 2.76, 95% CI 1.38 to 5.55; I2 = 95%, P<0.00001), quali nausea, dispepsia, vomito, diarrea. Questi dati mostrano come la terapia con idrossiclorochina sia inefficace nella profilassi della malattia da Covid-19 e sia associata ad un maggior rischio di reazioni avverse. Bibliografia Kimberley Lewis, Dipayan Chaudhuri, Fayez Alshamsi, Laiya Carayannopoulos, Karin Dearness, Waleed Alhazzani. The efficacy and safety of hydroxychloroquine for COVID-19 prophylaxis: A systematic review and meta-analysis of randomized trials. PLoS One. 2021; 16(1): e0244778. E’ possible leggere qui l’articolo completo - 12/02/2021
- Sicurezza ed efficacia della terapia con statine Introduzione Le statine, anche note come inibitori della HMG-CoA reduttasi, sono una classe di farmaci ipolipemizzanti che riducono la morbilità e la mortalità in chi è ad alto rischio di malattia cardiovascolare. Sono i più comuni farmaci usati per ridurre I livelli di colesterolo e per questo sono largamente usate nella prevenzione primaria in persone ad alto rischio di malattia cardiovascolare, e anche nella prevenzione secondaria in coloro che già hanno sviluppato la malattia cardiovascolare. Gli effetti collaterali ad oggi conosciuti delle statine includono il dolore muscolare, l’incremento del rischio di diabete mellito e un aumento anomalo dei livelli ematici degli enzimi epatici. Inoltre questi farmaci sembrano provocare gravi effetti collaterali, in particolare rabdomiolisi. Nonostante il sostanziale beneficio delle terapie con statine in entrambe le prevenzioni primaria e secondaria della malattia cardiovascolare, la loro sicurezza a lungo termine ha posto domande diverse domande.I potenziali effetti dannosi della terapia con statine su muscoli e fegato sono conosciuti da tempo, ma nuovi timori sono emersi riguardanti il rischio di insorgenza di diabete mellito, deficit cognitivo e ictus emorragico associato all’uso di statine e, inoltre, il rischio di ottenere livelli estremamente bassi di colesterolo LDL, una condizione considerata dannosa. La crescita dell’interesse mediatico riguardo le reazioni avverse associate alle statine ha sfortunatamente portato all’interruzione della terapia con statine da parte della popolazione, mancata compliance alla terapia o comunque preoccupazioni sull’inizio della terapia. Lo studio clinico In questa review, si indaga la sicurezza della terapia con statine in luce delle ultime evidenze con l’intento di rassicurare i clinici poiché numerose evidenze suggeriscono che i benefici della terapia con statine superano di gran lunga ogni rischio percepito.In questa Review, si discute inoltre del beneficio derivante dalla terapia con statine con raccomandazioni aggiornate sulla terapia che non preveda l’uso di statine e l’uso di soglie di colesterolo LDL-C per ridurre il rischio di aterosclerosi. Vengono discusse nel dettaglio le evidenze base per diversi effetti avversi delle statine, includendo i sintomi associati ai muscoli, il rischio di malattia epatica, diabete mellito, deficit cognitivo e ictus emorragico. Data l’alta prevalenza nella pratica clinica di sintomi associati ai muscoli con la terapia con statine, si esplora ancora l’intolleranza alle statine e i rischi associati nell’ottenere livelli troppo bassi di colesterolo LDL-C. I sintomi muscolari legati alla terapia con statine sono un effetto avverso molto riportato (presente nel 10-29% dei pazienti che assumono la terapia con statine, secondo gli studi osservazionali).Questa osservazione è in netto contrasto con i risultati degli studi controllati randomizzati, che spesso riportano minime differenze nel tasso di sintomi muscolari tra il gruppo trattato con statine e il gruppo trattato con placebo. Questi effetti avversi sono una comune causa di interruzione della terapia con statine, nonostante il ben conosciuto beneficio cardiovascolare. Gli effetti avversi muscolari della terapia con statine si caratterizzano con mialgie, crampi e debolezza. Gli operatori sanitari dovrebbero rendersi conto che nonostante l’incidenza degli eventi avversi delle statine riportati dai pazienti varia dal 10 al 29%, l’incidenza di miopatia con elevazione della creatin-chinasi maggiore di 10 volte il limite superiore di normalità e rabdomiolisi è veramente raro. Le line guida ACC/AHA del 2013, insieme con le linee guida internazionali, stabiliscono il primato delle statine nel ridurre il rischio di malattia aterosclerotica sia nella prevenzione primaria che secondaria.Anche con queste evidenze di beneficio, gli effetti avversi sono stati citati come la maggiore causa che limita i pazienti dall’assumere e dall’aderire alla terapia. Quanto di questi sintomi muscolari sia realmente causato dall’effetto farmacologico delle statine oppure invece un effetto nocebo, o entrambe le cose, è però controverso. Per quanto riguarda gli effetti avversi epatici, nonostante l’epatotossicità fosse precedentemente considerata un effetto avverso associato alle statine, data l’alta frequenza di elevati valori di enzimi epatici nel plasma, evidenze mostrano che le statine sono molto sicure e rispettano il fegato e possono essere utilizzate in un’ampia varietà di malattie epatiche. I livelli di enzimi epatici non hanno bisogno di essere controllati routinariamente nei pazienti che ricevono terapia con statine, a meno che non diventino sintomatici. Le statine si sono mostrate inoltre sicure in una varietà di altre malattie epatobiliari, incluse la steatoepatite non alcolica (NASH) e l’epatite C. Altri effetti avversi delle statine come l’aumentata insorgenza di diabete in un periodo di 5 anni è molto piccola. I rischi sono generalmente più alti in individui già precedentemente a rischio di sviluppo di diabete, come i pazienti con sindrome metabolica e sindrome pre-diabetica. Sarebbe comunque prudente consigliare di mantenere uno stile di vita sano durante la terapia con statine, con enfasi sulla dieta, esercizio e perdita di peso. Nonostante le statine abbiano dimostrato di ridurre il rischio globale di ictus ischemico in molti gruppi di popolazione studiata, lo studio SPARCL è stato il solo studio a dimostrare un incremento significativo di rischio di ictus emorragico. La totalità delle prove suggerisce invece che le statine sono sicure nella maggior parte dei pazienti con precedenti ictus. I dati dalla metanalisi CTT del 2010 suggeriscono che la riduzione dei livelli di colesterolo LDL-C di 39 mg/dL in 5 anni, conducono alla riduzione del 22% dei maggiori eventi cardiovascolari, del 20% di morte da malattia cardiovascolare e del 10% della mortalità in generale. L’ampiezza della riduzione del rischio negli eventi cardiovascolari è direttamente proporzionale al livello assoluto di riduzione ottenuto di colesterolo LDL-C. Questi risultati evidenziano riduzioni del rischio maggiori del 40-50% con un maggiore decremento dei livelli di colesterolo LDL-C di 77-116 mg/dL. Quindi l’obiettivo della terapia è quello di ottenere maggiori riduzioni di colesterolo LDL-C, senza un incremento degli eventi avversi. Evidenze dagli studi IMPROVE-IT5 e FOURIER6 suggeriscono che l’aggiunta di terapia con ezetimibe e inibitori di PCSK9, quindi farmaci che non siano le statine, in aggiunta a terapia con alte dosi di queste ultime risultano in una maggiore riduzione del rischio cardiovascolare. Ci sono timori riguardanti possibili danni dall’ottenere livelli troppo bassi di colesterolo LDL-C. I risultati di questi studi suggeriscono invece che ottenere livelli anche bassi di colesterolo LDL-C è generalmente sicuro e può dare ulteriori benefici cardiovascolari. Conclusioni Considerato l’effetto benefico delle statine nel ridurre gli eventi cardiovascolari, i sanitari dovrebbero lavorare diligentemente insieme ai pazienti per assicurarsi che i pazienti aderiscano alla terapia, con modalità di decisione condivisa, vista anche la scarsa correlazione con gli effetti avversi ingiustamente imputati alla terapia con statine. Bibliografia Adhyaru BB, Jacobson TA. Safety and efficacy of statin therapy. Nat Rev Cardiol. 2018 Dec;15(12):757-769. Qui è possibile leggere l’abstract dell’articolo. - 12/02/2021
- AIFA pubblica parere CTS su anticorpi monoclonali AIFA rende pubblico il parere della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) riunitasi in seduta straordinaria nelle giornate del 2, 3 e 4 febbraio 2021 sull’utilizzo degli anticorpi monoclonali. Come indicato nel parere, adottato il 4 febbraio 2021, “la CTS, pur considerando l’immaturità dei dati e la conseguente incertezza rispetto all’entità del beneficio offerto da tali farmaci, ritiene, a maggioranza, che in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, possa essere opportuno offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati che, pur avendo una malattia lieve/moderata risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di COVID-19 con conseguente aumento delle probabilità di ospedalizzazione e/o morte. Si tratta, in particolare, di un setting a rischio per il quale attualmente non è disponibile alcun trattamento standard di provata efficacia”. Questo parere, consultabile sul portale istituzionale di AIFA, è stato fornito per verificare le possibili modalità di utilizzo di tali farmaci all’interno del SSN. Qui è possibile leggere la notizia originale. Qui si può scaricare il parere completo del CTS di AIFA. - 08/02/2021
- EMA procede alla revisione dei dati sull’uso degli anticorpi monoclonali contro COVID-19 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione dei dati disponibili sull’uso degli anticorpi monoclonali casirivimab, imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 che non richiedono supplementazione di ossigeno e che sono ad elevato rischio di progressione verso la forma severa di COVID-19. Il comitato condurrà due revisioni distinte, una per l’associazione casirivimab/imdevimab e l’altra per bamlanivimab/etesevimab. La revisione dell’EMA ha lo scopo di fornire un parere scientifico armonizzato a livello dell’UE che supporti un’eventuale decisione a livello nazionale di utilizzare gli anticorpi prima che sia concessa un’autorizzazione formale. All’inizio di questa settimana l’EMA aveva già avviato la revisione ciclica (rolling review) dell’associazione di anticorpi casirivimab/imdevimab. Le revisioni in oggetto sono conseguenza di studi recenti che hanno esaminato gli effetti delle associazioni casirivimab/imdevimab e bamlanivimab/etesevimab in pazienti ambulatoriali affetti da COVID-19 che non hanno bisogno di ossigeno supplementare. I risultati preliminari di entrambi gli studi indicano che tali associazioni hanno ridotto la carica virale (quantità di virus presente nella parte profonda del naso e della gola) in misura maggiore rispetto al placebo (trattamento fittizio), con una conseguente diminuzione di visite mediche e ricoveri correlati a COVID-19. Il comitato esaminerà inoltre l’uso di bamlanivimab in monoterapia sulla base di uno studio[3] secondo il quale bamlanivimab in monoterapia è in grado di ridurre la carica virale e di apportare benefici clinici. L’EMA fornirà maggiori informazioni dopo aver esaminato tutti i dati. Maggiori informazioni sul medicinale Casirivimab, imdevimab, bamlanivimab ed etesevimab sono anticorpi monoclonali che agiscono contro COVID-19. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). I quattro anticorpi sono progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in siti diversi. Legandosi alla proteina spike, impediscono al virus di penetrare nelle cellule dell’organismo. Gli anticorpi si legano a diverse parti della proteina e il loro utilizzo in associazione (casirivimab con imdevimab e bamlanivimab con etesevimab) può avere un effetto maggiore rispetto all’uso in monoterapia. Maggiori informazioni sulla procedura Il comitato sta conducendo due revisioni distinte (una per l’associazione casirivimab/imdevimab e l’altra per bamlanivimab/etesevimab). Le revisioni sono state richieste dal direttore esecutivo dell’EMA a norma dell’articolo 5, paragrafo 3, del regolamento 726/2004 a seguito di una discussione preliminare con la task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19. La revisione è condotta dal comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che adotterà un parere scientifico nel più breve tempo possibile. I pareri scientifici sono poi pubblicati per gli Stati membri dell’UE che possono prenderli in considerazione quando prendono decisioni sull’uso di questi medicinali a livello nazionale prima del rilascio delle formali autorizzazioni all’immissione in commercio. Qui è possibile leggere la notizia sul sito AIFA. - 05/02/2021
- Primo rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il primo Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19, che avrà cadenza mensile. I dati raccolti e analizzati riguardano le segnalazioni di sospetta reazione avversa registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza tra il 27 dicembre 2020 e il 26 gennaio 2021 per i vaccini in uso nella campagna vaccinale in corso: Comirnaty di Pfizer/BioNTech (autorizzato dal 22/12/2020 e utilizzato dal 27/12/2020) e COVID-19 Vaccino Moderna (autorizzato dal 07/01/2021 e utilizzato dal 14/01/2021). Le segnalazioni riguardano soprattutto la prima dose del vaccino Comirnaty (99%), che è stato il più utilizzato e solo in minor misura il vaccino Moderna (1%). Nel periodo considerato sono pervenute 7.337 segnalazioni su un totale di 1.564.090 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 469 ogni 100.000 dosi), di cui il 92,4% sono riferite a eventi non gravi, come dolore in sede di iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Con Comirnaty sono state osservate anche cefalea, parestesie, vertigini, sonnolenza e disturbi del gusto mentre con il vaccino Moderna, nausea e dolori addominali. Meno frequenti sono le altre reazioni locali e i dolori articolari diffusi. Come atteso, la febbre è stata segnalata con maggior frequenza dopo la seconda dose rispetto alla prima. Gli eventi segnalati insorgono prevalentemente lo stesso giorno della vaccinazione o il giorno successivo (85% dei casi). Del 7,6% di segnalazioni classificate come “gravi”, per le quali è in corso la valutazione del nesso causale con i vaccini, tre su quattro non hanno richiesto intervento specifico in ambito ospedaliero. Nel periodo sono stati segnalati anche 13 decessi avvenuti nelle ore successive alla vaccinazione che, nelle segnalazioni più dettagliate e complete di dati, non sono risultati correlati alla vaccinazione e sono in larga parte attribuibili alle condizioni di base della persona vaccinata. Le analisi condotte sui dati fin qui acquisiti confermano quindi un buon profilo di sicurezza di questi due vaccini a mRNA. L’ampio numero di segnalazioni non implica che siano emerse criticità inattese, ma è indice dell’elevata capacità del sistema di farmacovigilanza nel monitorare la sicurezza. Qui è possibile scaricare il primo rapporto sulla sorveglianza dei vaccini contro COVID-19. Qui il comunicato stampa dal sito AIFA. - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su Alkindi Alkindi idrocortisone granuli in capsule da aprire è indicato come terapia sostitutiva nell’insufficienza surrenalica nei neonati, bambini e adolescenti (dalla nascita fino a 18 anni). È stato segnalato un episodio di crisi surrenalica in un neonato la cui terapia è stata modificata da compresse solubili di idrocortisone ad Alkindi. L’insufficienza surrenalica acuta può verificarsi in seguito al passaggio ad Alkindi granuli a causa del rischio potenziale di dosaggio inaccurato, possibile con altre formulazioni di idrocortisone orale. Per prevenire crisi surrenaliche a seguito del passaggio ad Alkindi, si deve raccomandare a chi si prende cura del bambino di monitorarlo attentamente durante la prima settimana di trattamento, e se necessario di somministrare dosi supplementari di Alkindi granuli in accordo a quanto riportato nel foglio illustrativo e di rivolgersi immediatamente a un medico. Qui la notizia nel sito di AIFA. Qui la nota informativa su Alkindi idrocortisone. - 05/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di Novavax (NVX-CoV2373) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di NVX-CoV2373, un vaccino anti-COVID‑19 sviluppato da Novavax CZ AS (una controllata di Novavax, Inc.). La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio (dati non clinici) e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e componenti del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2, responsabile di COVID-19. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici sulle persone per valutare la sicurezza, l’immunogenicità (ossia la capacità di innescare una risposta contro il virus) e l’efficacia del vaccino contro la malattia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità farmaceutica. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del vaccino? Come per gli altri vaccini, si prevede che NVX-CoV2373 predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione. Si tratta di un vaccino a base proteica contenente minuscole particelle ottenute da una versione prodotta in laboratorio della proteina spike (S) presente sulla superficie del coronavirus SARS-CoV-2. Contiene anche un “adiuvante”, una sostanza che contribuisce a rafforzare le risposte immunitarie al vaccino. Una volta iniettato il vaccino, il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà le particelle proteiche come estranee e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il sistema immunitario riconoscerà la proteina spike presente sulla superficie del virus e sarà pronto a combatterla. Anticorpi e cellule immunitarie possono proteggere contro COVID-19, lavorando insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno strumento regolatorio di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale o di un vaccino e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda può presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi.Durante la revisione ciclica e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici ricevono il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per fornire consulenza sullo sviluppo, l’autorizzazione e il monitoraggio della sicurezza di medicinali e vaccini anti-COVID-19, oltre ad agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata. Qui la notizia nel sito di AIFA. - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su EUTIROX (levotiroxina) E’ stata approvata e sarà commercializzata da maggio 2021 una nuova formulazione del medicinale EUTIROX (levotiroxina) per tutti i dosaggi. Il passaggio dalla vecchia formulazione di EUTIROX alla nuova prevede un’attenzione particolare in quanto, considerato il ristretto indice terapeutico del medicinale, anche la sola modifica degli eccipienti potrebbe determinare squilibri tiroidei con conseguente necessità di valutazione clinica e di laboratorio, per verificare che il dosaggio individuale resti appropriato. Sono stati predisposti una Nota Informativa Importante destinata agli operatori sanitari e un documento informativo per i pazienti, in forma di domande e risposte, per informare sulle modifiche della formulazione e sulla corretta gestione dei pazienti che passano alla formulazione modificata. Riassunto: Una nuova formulazione di EUTIROX compresse sarà disponibile a partire da Maggio 2021.Si raccomanda uno stretto monitoraggio dei pazienti che passano alla nuova formulazione di EUTIROX poiché il passaggio può determinare squilibri tiroidei a causa del ristretto intervallo terapeutico della levotiroxina. Ciò include una valutazione clinica e di laboratorio per assicurare che la dose individuale del paziente rimanga appropriata.Un’attenzione particolare dovrebbe essere rivolta ai gruppi vulnerabili (ad esempio pazienti con carcinoma tiroideo, malattie cardiovascolari, donne in gravidanza, bambini e anziani).La nuova formulazione rende il principio attivo più stabile e non contiene il lattosio come eccipiente.Le modalità con cui EUTIROX viene assunto rimangono invariate. Qui la nota informativa AIFA sulla nuova formulazione di EUTIROX. Qui un documento di domande e risposte sulla nuova formulazione di EUTIROX. - 03/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati relativi a un farmaco noto come associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab), sviluppato in collaborazione da Regeneron Pharmaceuticals, Inc. e F. Hoffman-La Roche, Ltd (Roche) per il trattamento e la prevenzione di COVID-19. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di uno studio che indica un effetto benefico del medicinale nel ridurre la quantità di virus presente nel sangue (carica virale) in pazienti con COVID-19 non ospedalizzati. Tuttavia, l’EMA non ha ancora valutato lo studio completo ed è troppo presto per trarre conclusioni sul rapporto beneficio/rischio del medicinale. L’EMA ha iniziato a valutare il primo blocco di dati sul medicinale provenienti da studi di laboratorio e da studi sugli animali (dati non clinici). Il CHMP valuterà tutti i dati relativi a questo medicinale, comprese le prove di uno studio condotto su pazienti con COVID-19 ospedalizzati e di altri studi clinici non appena saranno disponibili. La revisione ciclica continuerà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA valuterà la conformità del medicinale agli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Qual è il meccanismo d’azione previsto del medicinale? Questo medicinale è composto da due anticorpi monoclonali, casirivimab e imdevimab. Un anticorpo monoclonale è un anticorpo (un tipo di proteina) progettato per riconoscere e legarsi ad una struttura specifica (chiamata antigene). Casirivimab e imdevimab sono stati progettati per legarsi alla proteina spike di SARS-CoV-2 in due diversi siti. Quando i principi attivi sono legati alla proteina spike, il virus non è in grado di penetrare nelle cellule dell’organismo. Cos’è una revisione ciclica?La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui l’EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutta la documentazione richiesta devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima della presentazione della domanda formale. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda deve presentare una domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare un parere sull’autorizzazione di un medicinale in tempi più brevi. Leggi qui la notizia dal sito AIFA - 02/02/2021
- AIFA: autorizzato vaccino AstraZeneca AIFA autorizza il vaccino AstraZeneca per la prevenzione della malattia COVID-19 nei soggetti al di sopra dei 18 anni, come da indicazione EMA. “L’arrivo di un terzo vaccino rappresenta un importante contributo alla campagna vaccinale in corso”, commenta il DG di AIFA Nicola Magrini e “AIFA ha fornito indicazioni per ottimizzare l’utilizzo dei vaccini esistenti sfruttandone al meglio le diverse caratteristiche”. La Commissione tecnico-scientifica (CTS) dell’Agenzia, riunitasi oggi, 30 gennaio 2021, ha confermato la valutazione dell’EMA sull’efficacia (59,5% nella riduzione delle infezioni sintomatiche da COVID-19) e sul rapporto beneficio/rischio favorevole del vaccino. Abbiamo quindi una valida opzione aggiuntiva nel contrasto della pandemia, anche in considerazione della maggiore maneggevolezza d’uso di questo vaccino. Si tratta di uno strumento che rafforza la campagna vaccinale in Italia e, seppure i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili, la comparazione tra i tre vaccini è difficile, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate e della necessità di completare gli studi. In particolare, i dati degli studi registrativi del vaccino AstraZeneca mostrano un livello di incertezza nella stima di efficacia nei soggetti sopra i 55 anni, in quanto tale popolazione (nella quale tuttavia si è osservata una buona risposta anticorpale) era scarsamente rappresentata. Nel tentativo di contestualizzare le migliori condizioni di utilizzo di questo vaccino rispetto agli altri vaccini disponibili (BioNTech/Pfizer e Moderna) e sottolineando che una valutazione conclusiva potrà avvenire solo al termine degli studi clinici in corso, la CTS ha suggerito: Un utilizzo preferenziale dei vaccini a RNA messaggero nei soggetti più anziani e/o più fragili. Per la definizione di specifiche categorie di rischio si rimanda a quanto previsto dal piano strategico per la vaccinazione anti SARS-CoV2/COVID-19 del Ministero della Salute.Un utilizzo preferenziale del vaccino AstraZeneca, in attesa di acquisire ulteriori dati, in soggetti tra i 18 e i 55 anni, per i quali sono disponibili evidenze maggiormente solide. La Commissione si è riservata infine di fornire indicazioni puntuali su aspetti più specifici, quali l’intervallo tra la somministrazione delle due dosi, a seguito di ulteriori approfondimenti. “Abbiamo una ulteriore arma contro la pandemia – osserva in conclusione il Presidente Giorgio Palù – Altre presto se ne aggiungeranno. È auspicabile un approccio integrato tra vaccini e terapie anti COVID-19 attualmente in uso e in sperimentazione”. Qui la notizia dal sito AIFA. - 01/02/2021
- Primo aggiornamento EMA sulla sicurezza di Comirnaty Il Comitato per i Medicinali per uso Umano dell’EMA ha pubblicato il primo aggiornamento sulla sicurezza del vaccino per il COVID-19, Comirnaty. I dati raccolti nelle campagne di vaccinazione sull’uso di Comirnaty sono coerenti con l’attuale profilo di sicurezza del vaccino e non sono stati identificati nuovi effetti indesiderati. EMA pubblicherà mensilmente degli aggiornamenti di sicurezza per tutti i vaccini autorizzati, in linea con le misure eccezionali di trasparenza in atto per COVID-19. L’aggiornamento include la valutazione, da parte del Comitato per la sicurezza (PRAC) dell’EMA, dei decessi segnalati dopo la vaccinazione con Comirnaty, compresi quelli avvenuti in persone fragili e anziane. Il PRAC ha concluso che i dati non mostrano una correlazione con la vaccinazione con Comirnaty e che i casi non costituiscono una problematica di sicurezza. Ulteriori segnalazioni continueranno ad essere attentamente monitorate. Qui la notizia dal sito AIFA. Report EMA “COVID-19 vaccine safety update – Comirnaty” - 01/02/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca nell’UE L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine AstraZeneca per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni. Si tratta del terzo vaccino anti-COVID-19 a cui l’Agenzia ha raccomandato il rilascio di una AIC. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha condotto una rigorosa valutazione dei dati sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino e ha raccomandato, per consenso, il rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni da parte della Commissione europea. Ciò assicurerà ai cittadini dell’UE che il vaccino rispetta gli standard europei e introduce le garanzie, i controlli e gli obblighi su cui fondare le campagne di vaccinazione a livello dell’Unione. “Grazie a questo terzo parere favorevole, abbiamo ulteriormente ampliato il numero di vaccini a disposizione degli Stati membri dell’UE e del SEE per fronteggiare la pandemia e proteggere i cittadini”, ha dichiarato Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA. “Come avvenuto in precedenza, il CHMP ha condotto una rigorosa valutazione del vaccino, e le basi scientifiche del nostro lavoro corroborano il nostro strenuo impegno a favore della salvaguardia della salute dei cittadini dell’UE”. I risultati congiunti di 4 studi clinici condotti nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica hanno dimostrato che COVID-19 Vaccine AstraZeneca era sicuro ed efficace nella prevenzione di COVID-19 in soggetti a partire dai 18 anni di età. Questi studi hanno coinvolto complessivamente circa 24.000 persone, metà delle quali ha ricevuto il vaccino, mentre l’altra metà ha ricevuto un’iniezione di controllo (iniezione fittizia o un altro vaccino non-COVID). I soggetti non erano a conoscenza di aver ricevuto il vaccino di studio o l’iniezione di controllo. La sicurezza del vaccino è stata dimostrata in tutti e quattro gli studi. Tuttavia, l’Agenzia ha calcolato l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati dello studio COV002 (condotto nel Regno Unito) e dello studio COV003 (condotto in Brasile). Gli altri due studi presentavano meno di 6 casi di COVID-19 ciascuno, e questo dato non è stato sufficiente per misurare l’effetto preventivo del vaccino. Inoltre, poiché il vaccino deve essere somministrato in due dosi standard e la seconda dose deve essere somministrata dalle 4 alle 12 settimane dopo la prima, l’Agenzia si è concentrata sui risultati che riguardavano persone che avevano ricevuto questo regime di somministrazione standard. È emerso che il numero di casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 59,5 % nei soggetti a cui era stato somministrato il vaccino (64 su 5.258 presentavano COVID-19 con sintomi), rispetto a quelli che avevano ricevuto l’iniezione di controllo (154 su 5.210 presentavano COVID-19 con sintomi). Ciò significa che negli studi clinici il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 60% circa. La maggior parte dei partecipanti agli studi in questione aveva tra i 18 e i 55 anni di età. Non sono ancora disponibili dati sufficienti relativi a partecipanti più anziani (oltre i 55 anni di età) per stabilire il grado di efficacia del vaccino in questa popolazione. Tuttavia, ci si aspetta la protezione, essendo stata osservata una risposta immunitaria in questa fascia di età e sulla base dell’esperienza ottenuta con altri vaccini. Poiché esistono informazioni affidabili sulla sicurezza in questa popolazione, gli esperti scientifici dell’EMA hanno ritenuto che il vaccino possa essere usato negli adulti più anziani. Sono attese maggiori informazioni dagli studi in corso che comprendono una percentuale più elevata di partecipanti anziani. COVID-19 Vaccine AstraZeneca è somministrato come ciclo di due iniezioni nel braccio, a distanza di 4-12 settimane l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati osservati più frequentemente con COVID-19 Vaccine AstraZeneca sono stati in genere di entità lieve o moderata e si sono risolti entro alcuni giorni dalla vaccinazione. Gli effetti indesiderati più comuni sono dolore e dolorabilità nel sito di iniezione, mal di testa, stanchezza, dolori muscolari, sensazione generale di malessere, brividi, febbre, dolore alle articolazioni e nausea. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate durante l’utilizzo in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE e gli ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per COVID-19 Vaccine AstraZeneca contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione con i dettagli della valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca da parte dell’EMA e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati entro pochi giorni. I dati degli studi clinici presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical datadell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, compresa una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Meccanismo d’azione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca Ci si aspetta che COVID-19 Vaccine AstraZeneca predisponga l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia COVID-19 Vaccine AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. L’adenovirus di per sé non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea accelererà il proprio processo decisionale in modo da emettere una decisione sull’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine AstraZeneca, e consentire di effettuare le campagne vaccinali nell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni è uno degli strumenti previsti dalla legislazione dell’UE per rendere prioritaria la procedura di autorizzazione per la rapida approvazione di trattamenti e vaccini durante situazioni di emergenza per la salute pubblica. Un’AIC subordinata a condizioni garantisce che il vaccino è conforme ai rigorosi standard dell’UE in materia di sicurezza, efficacia e qualità e che è prodotto e controllato in impianti certificati approvati, in linea con gli elevati standard farmaceutici compatibili con la commercializzazione su vasta scala. Le AIC subordinate a condizioni consentono di autorizzare i medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta sulla base di dati meno completi di quelli normalmente richiesti. Ciò accade se il beneficio per il paziente derivante dall’immediata disponibilità di un medicinale o di un vaccino supera il rischio inerente al fatto che non tutti i dati sono ancora disponibili. Tuttavia, i dati devono dimostrare che i benefici del medicinale o del vaccino superano i rischi. Una volta rilasciata l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni, AstraZeneca dovrà fornire ulteriori dati dagli studi in corso entro termini predefiniti per confermare che i benefici continuano a superare i rischi. L’azienda condurrà inoltre studi volti a fornire garanzie aggiuntive sulla qualità farmaceutica del vaccino in seguito all’aumento della produzione. Monitoraggio della sicurezza di COVID-19 Vaccine AstraZeneca In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, COVID-19 Vaccine AstraZeneca sarà sottoposto ad attento monitoraggio e sarà oggetto di una serie di attività relative specificamente ai vaccini anti-COVID19. Sebbene nell’ambito degli studi clinici un numero elevato di persone abbia ricevuto i vaccini COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono emergere solo quando si saranno vaccinate milioni di persone. Le aziende dovranno forniranno relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. In aggiunta, studi indipendenti sui vaccini anti-COVID-19 , coordinati dalle autorità dell’UE, forniranno informazioni aggiuntive sulla sicurezza e sui benefici a lungo termine del vaccino per la popolazione in generale. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca Durante la valutazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca, il CHMP ha ricevuto il supporto del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di COVID-19 Vaccine AstraZeneca, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini anti-COVID-19. Qui la notizia dal sito AIFA. Qui il documento dell’EMA - 01/02/2021
- Nota Informativa Importante su Ulipristal acetato 5 mg (Esmya) La Nota Informativa Importante ha lo scopo di informare sulle nuove restrizioni d’uso delle indicazioni nei fibromi uterini di ulipristal acetato 5 mg, a causa del rischio di grave danno epatico. Ulipristal acetato 5 mg deve essere ora impiegato solo per il trattamento intermittente dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini, nelle donne che non hanno raggiunto la menopausa, e quando l’embolizzazione dei fibromi uterini o il trattamento chirurgico non risultano appropriati, o non abbiano funzionato. Sommario: Sono emersi casi di grave danno epatico (compresi quelli che necessitano di trapianto di fegato) conseguenti all’uso di ulipristal acetato 5 mg per il trattamento dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini.Ulipristal acetato 5 mg deve essere ora impiegato solo per il trattamento intermittente dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini, nelle donne che non hanno raggiunto la menopausa, e quando l’embolizzazione dei fibromi uterini o il trattamento chirurgico non risultano appropriati, o non abbiano funzionato.Il medico deve discutere con le pazienti i rischi e i benefici delle alternative terapeutiche disponibili di modo che esse possano prendere una decisione più consapevole.I rischi derivanti dal trattamento con ulipristal acetato 5 mg devono essere spiegati in maniera esaustiva alle pazienti, in particolare il rischio di danno epatico che potrebbe, in rari casi, portare al trapianto di fegato.Le pazienti devono essere informate sui possibili segni e sintomi di danno epatico e che, all’insorgenza di tali sintomi, devono interrompere il trattamento e contattare immediatamente il proprio medico. Qui la notizia dal sito AIFA. Qui la nota si sicurezza emanata dalle agenzie regolatorie. - 01/02/2021
- Eventi avversi dei radiofarmaci segnalati dai pazienti: uno studio prospettico su 1002 pazienti Gli eventi avversi dei radiofarmaci possono essere sottostimati o non essere rilevati. I pazienti possono fornire informazioni su questi eventi avversi per consentire agli operatori sanitari di rilevarli, comprenderli e gestirli in modo più efficiente. In questo studio, pubblicato su Drug Safety a settembre 2020, è stato determinato il tipo, la causalità e la frequenza degli eventi avversi dei radiofarmaci riferiti dai pazienti e valutato l’inizio, l’esito e il follow-up di questi eventi avversi dal punto di vista del paziente. È stato eseguito uno studio prospettico di coorte su 1002 pazienti sottoposti a un esame di medicina nucleare. Utilizzando un questionario validato, sono state raccolte le informazioni riportate dai pazienti sugli eventi avversi verificatisi immediatamente dopo la somministrazione del radiofarmaco e su quelli verificatisi successivamente. Gli eventi avversi sono stati analizzati, codificati e valutati per il nesso di causalità da due ricercatori indipendenti. Un totale di 187 (18,7%) pazienti ha riportato 379 eventi avversi. La maggior parte degli eventi avversi riferiti dai pazienti erano codificati dalla SOC “disturbi generali e condizioni relative alla sede di somministrazione” (42,0%) e “disturbi del sistema nervoso” (16,9%). Nel 43,0% dei casi, la correlazione tra l’evento avverso e il radiofarmaco è stata valutata possibile o probabile. È stato riscontrato che la frequenza delle reazioni avverse ai radiofarmaci diagnostici era del 2,8% e nessun evento medico importante è stato correlato alla somministrazione di questa classe di farmaci. La maggior parte degli eventi avversi (80,0%) si è verificata subito dopo la somministrazione del radiofarmaco e si è risolta entro poche ore. Alcuni eventi (20,0%) sono emersi dopo che i pazienti avevano lasciato il reparto di medicina nucleare, impiegando più tempo per risolversi. Possono verificarsi reazioni avverse ai radiofarmaci diagnostici e la frequenza riportata dai pazienti è risultata essere del 2,8%, una percentuale superiore a quella riportata nella letteratura esistente. Leggi qui l’articolo completo. - 29/01/2021
- Chiarimento EMA sull’intervallo di somministrazione di Comirnaty Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha aggiornato le informazioni sul prodotto per il vaccino contro il COVID-19 Comirnaty (di Pfizer-BioNTech), chiarendo la questione riguardo all’intervallo fra la prima e la seconda dose. Qui è possibile leggere la comunicazione di EMA su Comirnaty. Qui invece il link alla notizia sul sito AIFA. - 29/01/2021
- Reazioni allergiche e anafilattiche a vaccino contro COVID-19 di Pfizer-BioNTech L’11 dicembre 2020 l’agenzia americana Food and Drug Administration ha autorizzato l’uso in emergenza del vaccino Pfizer-BioNTech nei confronti della malattia da coronavirus COVID-19, che si somministra in 2 dosi a distanza di 21 giorni. In seguito all’inizio delle somministrazioni sono emerse segnalazioni di anafilassi dopo la prima dose del vaccino. L’anafilassi è una reazione allergica rischiosa per la vita che si verifica molto raramente dopo vaccinazione, con un’insorgenza nell’arco di minuti o poche ore. Il sistema di segnalazione degli eventi avversi dopo vaccinazione (Vaccine Adverse Event Reporting System – VAERS) è un sistema nazionale che raccoglie segnalazioni spontanee, tramite il quale sono state notificate sospette reazioni allergiche gravi e anafilassi in seguito alla somministrazione del vaccino. I medici del Centri per il Controllo e la Prevenzione delle malattie (CDC) hanno valutato tali segnalazioni e hanno applicato i criteri per la definizione di caso redatti dalla Brighton Collaboration per classificare i casi clinici come anafilassi oppure no. Sono stati esclusi eventi avversi non allergici, principalmente di tipo vasovagale o correlati all’ansia. Sono inoltre state escluse reazioni allergiche o anafilattiche che si sono verificate successivamente in seguito al giorno della vaccinazione a causa della difficoltà di attribuire chiaramente alla vaccinazione le reazioni allergiche con esordio ritardato. Nel periodo tra il 14 e il 23 dicembre 2020, è stata somministrata la prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech per COVID-19 a 1 893 360 persone. I CDC hanno identificato 21 casi clinici sottomessi al VAERS che corrispondono ai criteri per la definizione di anafilassi della Brighton Collaboration con un tasso stimato di 11,1 casi per milione di dosi somministrate. 4 pazienti sono stati ospedalizzati, mentre 17 sono stati trattati in un pronto soccorso; infine è noto che 20 di questi sono stati dimessi a casa o sono guariti al momento della segnalazione nel VAERS. Non sono stati segnalati decessi dovuti ad anafilassi. L’intervallo medio di tempo tra la somministrazione del vaccino e l’esordio dei sintomi è stato di 13 minuti (range 2-150 minuti); 15 pazienti (71%) hanno avuto un esordio entro 15 minuti; 18 (86%) hanno avuto un esordio entro 30 minuti. I segni e i sintomi più comuni sono stati orticaria, angioedema, rash cutaneo e un senso di costrizione alla gola. 17 (81%) su 21 pazienti che ha sperimentato anafilassi aveva una storia documentata di allergie o reazioni allergiche, tra cui allergie a farmaci, cibi e punture di insetti. 7 (33%) aveva manifestato un episodio di anafilassi nel passato, tra cui uno in seguito al vaccino per la rabbia e un altro dopo aver ricevuto il vaccino per l’influenza a (H1N1). Nello stesso periodo il VAERS ha identificato 83 casi di reazioni allergiche non anafilattiche dopo vaccinazione con il vaccino Pfizer-BioNTech. I sintomi più comunemente riportati nelle reazioni allergiche non anafilattiche includevano prurito, rash, prurito e irritazione alla gola e lievi sintomi respiratori. La mortalità da COVID-19 è elevata nelle popolazioni ad alto rischio e le opzioni terapeutiche sono limitate. La vaccinazione di massa con vaccini altamente efficaci rappresenta uno strumento importante per controllare la pandemia. Sono disponibili linee guida dei CDC per l’uso dei vaccini per COVID-19 e per il trattamento dell’anafilassi. In particolare, le sedi di vaccinazione devono assicurare le risorse per gestire un caso di anafilassi, specialmente quantità sufficienti di adrenalina in siringhe pre-riempite o per auto-iniezione. I soggetti che riceveranno il vaccino dovranno essere interrogati per identificare persone con controindicazioni e che necessitano precauzioni. Deve essere garantito un periodo di osservazione di 15 o 30 minuti dopo la vaccinazione a seconda della storia pregressa del paziente di reazioni allergiche. Inoltre, i medici e gli operatori sanitari devono saper riconoscere i segni e i sintomi di anafilassi precocemente e trattare immediatamente una sospetta anafilassi con adrenalina intramuscolo (a causa della natura acuta e pericolosa per la vita dell’anafilassi). I pazienti dovrebbero essere istruiti per ricercare cure mediche immediate se sviluppano segni o sintomi di una reazione allergica dopo il periodo di osservazione e una volta che hanno lasciato il luogo della vaccinazione. I clinici hanno un ruolo importante per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini e devono essere vigilanti nel riconoscere e riportare gli eventi avversi ai sistemi nazionali di Farmacovigilanza. Bibliografia Shimabukuro T, Nair N. Allergic Reactions Including Anaphylaxis After Receipt of the First Dose of Pfizer-BioNTech COVID-19 Vaccine. JAMA. 2021 Jan 21. L’articolo completo può essere letto qui. - 28/01/2021
- Sicurezza sull’utilizzo degli Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC) in gravidanza: uno studio retrospettivo di coorte. Introduzione Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) hanno ampiamente rimpiazzato gli antagonisti della vitamina K per molte indicazioni terapeutiche. Sono attualmente prescritti a milioni di pazienti, incluse donne in età riproduttiva. L’esposizione ai DOAC nelle prime fasi della gravidanza non è comune, tuttavia i dati sui rischi di tossicità embrionale sono scarsi. Gli autori hanno valutato il rischio teratogeno in un ampio campione di casi riportati. Metodi In questo studio di coorte retrospettivo gli autori hanno raccolto segnalazioni di casi clinici di esposizione ai DOAC in gravidanza ottenuti da ginecologi, ematologi e specialisti vascolari a partire dal maggio 2015. Gli autori hanno poi esportato i dati dai database di farmacovigilanza dei produttori di DOAC, dell’Agenzia Europea del Farmaco, dall’Autorità tedesca sui farmaci e dall’americana Food and Drug Administration, cercando segnalazioni di esposizione in gravidanza. Sono stati ottenuti dati dal registro dell’International Society of Thrombosis and Haemostasis (ISTH) e dal Teratology Information Service (TIS) di Ulm in Germania. È stata poi condotta una ricerca sistematica in letteratura nel luglio 2020 per individuare casi di esposizione ai DOAC. I dati sono stati confrontati con quelli già in possesso dagli autori del 2016 e sono stati esclusi duplicati. Le anomalie fetali o neonatali sono state classificate come difetti maggiori alla nascita secondo la classificazione European Concerted Action on Congenital Anomalies and Twins (EUROCAT) e giudicati in quattro categorie in relazione all’esposizione ai DOAC come probabile, possibile, improbabile o non correlato. Risultati Gli autori hanno identificato 1193 segnalazioni di esposizione ai DOAC durante la gravidanza; 49 riportate dai medici, 48 dal registro ISTH, 29 dal TIS, 62 dall’Autorità tedesca dei farmaci, 536 da Bayer (estratti dal sistema di farmacovigilanza della Bayer, da VigiBase dell’OMS e dal Sistema di Segnalazione degli eventi avversi di FDA), 87 da Boehringer Ingelheim, 16 da Daiichi Sankyo, 98 dalla ricerca in letteratura, 2 dalla FDA, 10 dal Risk Evaluation Strategy Review, e 256 dalle segnalazioni dell’EMA. Dopo aver escluso i potenziali duplicati, sono stati identificati 614 casi unici di esposizione ai DOAC in gravidanza che si sono verificate tra il 1° febbraio 2007 e il 9 luglio 2020. Esse riguardavano il rivaroxaban in 505 (82%) gravidanze, dabigatran in 36 (6%), apixaban in 50 (8%) e edoxaban in 23 (4%) gravidanze. La durata dell’esposizione mediana ai DOAC in gravidanza è stata di 5,3 settimane (IQR 4,0 – 7,0). Le informazioni sull’esito delle gravidanze erano disponibili per 336 (55%) su 614 gravidanze: 188 (56%) di neonati nati vivi, 74 (22%) di aborto spontaneo, 74 (22%) di aborto indotto. Tra le 336 gravidanze di cui era noto l’esito, 21 (6%; CI 4-9) hanno manifestato anomalie fetali, tra le quali 12 (4%; 2-6) sono state giudicate come difetti congeniti maggiori, che potrebbero essere potenzialmente correlati all’esposizione ai DOAC in gravidanza. Interpretazione Sebbene le segnalazioni di eventi avversi in seguito all’esposizione in gravidanza ai DOAC siano carenti per quanto riguarda importanti dettagli e si riferiscono principalmente all’esposizione al rivaroxaban, i dati al momento disponibili non suggeriscono che l’utilizzo degli anticoagulanti DOAC in gravidanza determini un maggior rischio di patologie embrionali. Le linee guida ISTH del 2016 sconsigliano l’induzione dell’aborto in caso di esposizione ai nuovi anticoagulanti orali in gravidanza, in quanto la paura di una possibile tossicità embrionale non è giustificata. Viene invece raccomandata una stretta sorveglianza della gravidanza. Infine, i dati sull’esito delle gravidanze provenienti dai database di farmacovigilanza sono insufficienti perciò vi è la necessità di un miglior sistema di segnalazione. Bibliografia Beyer-Westendorf J, Tittl L, Bistervels I, Middeldorp S, Schaefer C, Paulus W, Thomas W, Kemkes-Matthes B, Marten S, Bornhauser M. Safety of direct oral anticoagulant exposure during pregnancy: a retrospective cohort study. Lancet Haematol. 2020 Dec;7(12): e884-e891. PMID: 33242445. E’ possibile leggere l’abstract originale dell’articolo qui. - 22/01/2021
- Dichiarazione delle Autorità Regolatorie dei Farmaci sul processo di approvazione dei vaccini per il COVID-19. L’Agenzia Italiana del Farmaco riporta una pubblicazione della Coalizione Internazionale delle Autorità Regolatorie dei Farmaci sui processi di approvazione dei vaccini per il COVID-19. Poiché la vaccinazione sarà determinante per porre fine alla pandemia globale e salvare vite umane, la dichiarazione ha lo scopo di spiegare i processi regolatori associati alla revisione dei vaccini contro il Covid-19 per determinarne sicurezza, efficacia e qualità e approfondisce le disposizioni adottate a livello nazionale e mondiale per il monitoraggio della sicurezza dei diversi vaccini contro il Covid-19 una volta immessi sul mercato. E’ possibile leggere la dichiarazione qui. - 22/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Bollettino del secondo semestre 2020. Il Bollettino News di dicembre 2020 continua a occuparsi del COVID-19 così come già è stato fatto nel Bollettino del semestre precedente. Il primo articolo analizza il tema dei vaccini contro SARS-CoV-2 nelle loro fasi di sviluppo, focalizzando l’attenzione sulla sicurezza, in modo particolare nell’attuale fase post-registrativa. Il secondo articolo propone un aggiornamento sulla terapia per il COVID-19 nelle sue varie fasi, a partire dalle linee guida AIFA e del Ministero della Salute pubblicate a inizio dicembre.Vi è poi una sintesi dell’andamento della segnalazione in Sardegna nel secondo semestre del 2020. Infine, il Bollettino si conclude con la campagna promossa dall’EMA e dall’AIFA per la segnalazione di ADR correlate a farmaci e vaccini contro Covid-19. È possibile leggere liberamente il Bollettino cliccando al seguente link. - 15/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Report annuale di attività del 2020. Viene riportata un’analisi della segnalazione a reazioni avverse a farmaci e vaccini in Sardegna che include il confronto con gli anni precedenti.È presente una descrizione di tutte le attività formative che sono continuate anche durante la pandemia.Infine, sono presenti anche le statistiche del sito.È possibile leggere liberamente il report cliccando al seguente link. - 15/01/2021
- AIFA pubblica le FAQ di Farmacovigilanza su vaccini COVID-19 L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica sul portale istituzionale una serie di domande e risposte frequenti (FAQ) sulla farmacovigilanza per chiarire dubbi e incertezze sul tema. Con cadenza mensile, saranno pubblicati inoltre i Report sui risultati dell’attività di farmacovigilanza. Si è scelta la cadenza mensile al fine di avere dati sufficienti che assicurino robustezza nelle analisi, nei confronti e nella valutazione. Questi Report saranno prioritariamente dedicati a illustrare i risultati delle analisi di associazione degli eventi segnalati con la vaccinazione e, ove possibile, riporteranno valori di riferimento e valori attesi che agevolino il giudizio sulla sicurezza dei diversi vaccini. Le FAQ di sono consultabili al link: https://www.aifa.gov.it/domande-e-risposte-farmacovigilanza-vaccini-covid-19 I Report saranno pubblicati nella pagina: https://www.aifa.gov.it/farmacovigilanza-vaccini-covid-19 - 14/01/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine AstraZeneca – 12 gennaio 2021 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino anti-COVID-19 sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford. La valutazione del vaccino, conosciuto come COVID-19 Vaccine AstraZeneca, si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato il 29 gennaio, in occasione della riunione del comitato scientifico per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA, purché i dati su qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino presentati siano sufficientemente solidi e completi e che eventuali informazioni aggiuntive richieste per completare la valutazione siano trasmesse tempestivamente. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati derivanti da studi di laboratorio (dati preclinici), i dati sulla qualità del vaccino (le informazioni sui componenti e il processo di produzione) nonché alcune evidenze su sicurezza ed efficacia provenienti dall’analisi aggregata di dati clinici intermedi di quattro studi in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. Su richiesta del CHMP, l’azienda ha altresì presentato ulteriori dati scientifici su questioni legate alla qualità, alla sicurezza e all’efficacia del vaccino, che al momento sono in fase di valutazione. Durante la revisione e per tutta la durata della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il supporto della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che riunisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini anti-COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 12/01/2021
- Dose extra dai flaconcini del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty – 8 gennaio 2021 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto di Comirnaty, per specificare che ogni flaconcino contiene 6 dosi di vaccino. Per prelevare sei dosi da un singolo flaconcino, è necessario utilizzare siringhe e/o aghi a basso volume morto. Il volume morto dell’insieme siringa-ago a basso volume morto non deve superare i 35 microlitri. Se si utilizzano siringhe e aghi standard, la quantità di vaccino potrebbe non essere sufficiente per ricavare una sesta dose dal flaconcino. Se dal vaccino rimasto nel flaconcino dopo la quinta dose non è possibile prelevare una dose completa (0,3 mL), il flaconcino e il suo contenuto devono essere smaltiti dall’operatore sanitario. Non si devono cumulare le dosi avanzate da più flaconcini per ricavare una dose completa, e il vaccino non utilizzato deve essere eliminato 6 ore dopo la diluizione. Maggiori dettagli su tutte le fasi da seguire per l’utilizzo di Comirnaty sono disponibili nelle informazioni sul prodotto aggiornate. Comirnaty è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. È stato autorizzato nell’UE il 21 dicembre 2020. Informazioni per gli operatori sanitariDopo la diluizione, è possibile ottenere sei dosi di vaccino da un flaconcino usando siringhe e/o aghi a basso volume morto (≤35 μL) per tutte le dosi.Smaltire il flaconcino e il relativo contenuto se la quantità di vaccino rimasta nel flaconcino non è sufficiente per ricavare una sesta dose completa (0,3 mL).Non cumulare le dosi avanzate da più flaconcini per ricavare una dose completa.Smaltire l’eventuale vaccino non utilizzato dopo 6 ore dalla diluizione.Leggere le informazioni sul prodotto per le istruzioni complete. Maggiori informazioni sul vaccino Comirnaty è un vaccino indicato per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 16 anni. Contiene una molecola denominata RNA messaggero (mRNA) con le istruzioni per produrre una proteina presente sul SARS-CoV-2, il virus responsabile di COVID-19. Comirnaty predispone l’organismo a difendersi contro la proteina spike presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2. Per maggiori informazioni consultare la pagina relativa al vaccino sul sito web dell’EMA. Visualizza il documento in formato PDF. - 08/01/2021
- Sicurezza dei vaccini nei bambini e nella popolazione generale. Introduzione. Le preoccupazioni riguardo agli eventi avversi in seguito a immunizzazione (Adverse Events Following Immunization – AEFI) e i movimenti contrari alle vaccinazioni, che mancano del supporto di evidenze scientifiche, potrebbero ridurre l’accettazione dei vaccini nella popolazione generale. Per tali motivi, gli scopi del presente studio erano di caratterizzare gli AEFI nella popolazione generale (in tutte le fasce d’età), in termini di frequenza, prevedibilità e gravità e definire le variabili che prevedono la loro gravità nei bambini. Metodi. É stato condotto uno studio retrospettivo sulle segnalazioni di sospette AEFI per I bambini e gli adulti che hanno ricevuto qualsiasi tipo di vaccinazione, riportate in Toscana tra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2017. Sono state raccolte le caratteristiche dei pazienti, il tipo di vaccini sospetti e la descrizione degli AEFI. Il nesso di causalità e la possibilità di prevenzione sono state valutate usando rispettivamente gli algoritmi dell’OMS e di Schumock e Thornton. È stata usata la regressione logistica per stimare il tasso di rischio (odds ratio) delle variabili potenzialmente predittive della gravità degli AEFI nei bambini. Risultati. Sono state raccolte un totale di 223 schede di sospetta reazione avversa AEFI, la maggior parte delle quali è stata giudicata non grave (76.7%). Le schede di segnalazione erano principalmente correlate ad un vaccino, e con una media da due a cinque tossoidi. Il numero totali di tossoidi somministrati simultaneamente e la presenza di allergeni non correlava con la gravità degli AEFI. Considerando I vaccini con un alto numero di dosi somministrate (≥60,000 dosi), il tasso stimato di segnalazioni per gravi AEFI era sempre molto basso, oscillando tra 0.01 e 0.2/1,000 dosi. 24 vaccini (8,993 dosi) non era correlato a nessun AEFI. Conclusioni I risultati del presente studio hanno mostrato che gli AEFI erano molto rari. La maggior parte di essi è stato classificato non grave e, nonostante le preoccupazioni dei movimenti contrari alle vaccinazioni, la somministrazione simultanea di vaccini è risultata sicura e non influenzava il rischio di manifestare un evento avverso AEFI grave, in modo particolare nei bambini. BibliografiaLombardi N, Crescioli G, Bettiol A, Tuccori M, Rossi M, Bonaiuti R, Ravaldi C, Levi M, Mugelli A, Ricci S, Lippi F, Azzari C, Bonanni P, Vannacci A. Vaccines Safety in Children and in General Population: A Pharmacovigilance Study on Adverse Events Following Anti-Infective Vaccination in Italy. Front Pharmacol. 2019 Aug 30; 10:948.E’ possibile leggere l’articolo liberamente al seguente link. - 08/01/2021
- Position paper dell’Accademia Europea di Allergologia sulle reazioni allergiche a vaccino Pfizer/BioNTech per COVID-19 Il vaccino Pfizer/BioNTech BNT162b2 contro la malattia da Coronavirus 2019 ha ricevuto l’approvazione in Europa a fine dicembre e nel corso dei primi giorni di vaccinazione pubblica si sono verificati vari casi di grave anafilassi. È in corso uno studio per approfondire i singoli casi e i fattori scatenanti. Il vaccino sarà somministrato ad un gran numero di individui nel mondo e sono insorte delle preoccupazioni sul fatto che possano verificarsi gravi eventi avversi. Con le informazioni al momento disponibili, l’Accademia Europea di Allergologia e Immunologia Clinica (EAACI) rende pubblica la sua posizione con delle raccomandazioni preliminari che saranno aggiornate non appena saranno disponibili nuovi dati. Per minimizzare il rischio di gravi reazioni allergiche negli individui che devono essere vaccinati è urgente comprendere la natura specifica delle gravi reazioni allergiche riportate. Le informazioni da conoscere includono la storia medica precedente degli individui affetti e il meccanismo implicato. Per raggiungere tale obiettivo tutte le informazioni cliniche e di laboratorio dovrebbero essere raccolte e riportate. I pazienti allergici di grado lieve e moderato non dovrebbero essere esclusi dalla vaccinazione poiché l’esclusione di tutti questi pazienti dalla somministrazione del vaccino potrebbe avere un impatto significativo per raggiungere l’obiettivo dell’immunità di gregge (di popolazione). Gli operatori sanitari che vaccinano contro il COVID-19 devono essere sufficientemente preparati a riconoscere e trattare l’anafilassi in maniera appropriata ed avere la capacità di somministrare adrenalina. È indispensabile che venga effettuato un periodo di osservazione di almeno 15 minuti dopo la somministrazione del vaccino per tutti gli individui I dati al momento disponibili non hanno dimostrato un più alto rischio per i pazienti che soffrono di rinite allergica o asma e tale messaggio dovrebbe essere chiaramente riportato dai medici ai propri pazienti per incoraggiarli alla vaccinazione. Il beneficio della vaccinazione supera chiaramente il rischio nei confronti dello sviluppo di una forma grave di COVID-19 che riguarda anche il 30% della popolazione che soffre di malattie allergiche. Bibliografia Klimek L, Jutel M, Akdis CA, Bousquet J, Akdis M, Torres-Jaen M, Agache I, Canonica GW, Del Giacco S, O’Mahony L, Shamji MH, Pawankar R, Untersmayr E, Ring J, Bedbrook A, Worm M, Zuberbier T. ARIA-EAACI statement on severe allergic reactions to COVID-19 vaccines – an EAACI-ARIA position paper. Allergy. 2020 Dec 30. È possibile leggere liberamente l’articolo qui. - 08/01/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Moderna – 6 gennaio 2021 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Moderna per la prevenzione della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti di età pari o superiore a 18 anni. Si tratta del secondo vaccino COVID-19 a cui l’EMA ha raccomandato il rilascio di una AIC. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha condotto una rigorosa valutazione dei dati sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino e ha raccomandato, per consenso, il rilascio di una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni da parte della Commissione europea. Ciò assicurerà ai cittadini dell’UE che il vaccino rispetta gli standard europei e introduce le garanzie, i controlli e gli obblighi su cui fondare le campagne di vaccinazione a livello dell’Unione. Secondo quanto dichiarato da Emer Cooke, direttore esecutivo dell’EMA, “Questo vaccino rappresenta un nuovo strumento per superare l’emergenza in corso. La raccomandazione positiva del secondo vaccino ad appena un anno da quando l’OMS ha dichiarato lo stato di pandemia testimonia gli sforzi e l’impegno profusi da tutte le parti coinvolte”. “Come per tutti i medicinali, monitoreremo attentamente i dati sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino per garantire la protezione costante di tutte le persone. Il nostro lavoro sarà sempre fondato su prove scientifiche e sull’impegno a salvaguardare la salute dei cittadini dell’UE”. Uno studio clinico di dimensioni molto ampie ha dimostrato che COVID-19 Vaccine Moderna è efficace nella prevenzione di COVID-19 nei soggetti a partire dai 18 anni di età. Lo studio ha coinvolto un totale di circa 30.000 persone, metà delle quali ha ricevuto il vaccino, mentre l’altra metà ha ricevuto un’iniezione fittizia. Ai soggetti non è stato comunicato se avevano ricevuto il vaccino o un’iniezione fittizia. L’efficacia è stata calcolata su circa 28.000 persone di età compresa tra 18 e 94 anni, che non presentavano segni di precedente infezione. Lo studio ha mostrato che il numero dei casi sintomatici di COVID-19 si è ridotto del 94,1% nei soggetti che avevano ricevuto il vaccino (su 14.134 persone vaccinate 11 presentavano COVID-19 con sintomi), rispetto a quelli che avevano ricevuto un’iniezione fittizia (su 14.073 persone a cui era stata somministrata un’iniezione fittizia 185 presentavano COVID-19 con sintomi). Ciò significa che il vaccino ha dimostrato di essere efficace al 94,1% nello studio. È stata altresì dimostrata un’efficacia del 90.9% nei partecipanti a rischio di COVID-19 grave, compresi i soggetti affetti da malattia polmonare cronica, cardiopatia, obesità, malattia del fegato, diabete o infezione da HIV. L’efficacia si è mantenuta elevata a prescindere dal sesso, dalla popolazione e dall’etnia. COVID-19 Vaccine Moderna è somministrato come ciclo di due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di 28 giorni l’una dall’altra. Gli effetti indesiderati di COVID-19 Vaccine Moderna osservati più frequentemente sono stati in genere di entità lieve o moderata e si sono risolti entro pochi giorni dalla vaccinazione. Gli effetti indesiderati più comuni sono dolore e gonfiore nel sito di iniezione, stanchezza, brividi, febbre, gonfiore o dolorabilità dei linfonodi delle ascelle, mal di testa, dolore ai muscoli e alle articolazioni, nausea e vomito. La sicurezza e l’efficacia del vaccino continueranno ad essere monitorate durante l’utilizzo in tutti gli Stati membri, attraverso il sistema di farmacovigilanza dell’UE nonché gli ulteriori studi condotti dall’azienda e dalle autorità europee. Dove reperire maggiori informazioni Le informazioni sul prodotto approvate dal CHMP per COVID-19 Vaccine Moderna contengono informazioni sulla prescrizione destinate agli operatori sanitari, il foglio illustrativo per il pubblico e dettagli sulle condizioni dell’autorizzazione del vaccino. La relazione di valutazione, contenente i dettagli della valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna, condotta dall’EMA, e il piano di gestione del rischio completo saranno pubblicati entro pochi giorni. I dati dello studio clinico presentati dall’azienda nella domanda di autorizzazione all’immissione in commercio saranno pubblicati a tempo debito sulla pagina web Clinical datadell’Agenzia. Maggiori informazioni sono disponibili in un documento generale sul vaccino destinato al pubblico, compresa una descrizione dei benefici e dei rischi del vaccino e dei motivi per cui l’EMA ne ha raccomandato l’autorizzazione nell’UE. Qual è il meccanismo d’azione di COVID-19 Vaccine Moderna COVID-19 Vaccine Moderna predispone l’organismo a difendersi contro COVID-19. Contiene una molecola denominata mRNA che porta con sé le istruzioni per produrre la proteina spike. Si tratta di una proteina presente sulla superficie del virus SARS-CoV-2 e di cui il virus si serve per penetrare all’interno delle cellule umane. Una volta iniettato il vaccino, le cellule dell’organismo umano leggeranno le istruzioni dell’mRNA e produrranno temporaneamente la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali, ossia gli anticorpi e le cellule T (globuli bianchi). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo. L’mRNA del vaccino non rimane nell’organismo, ma si degrada poco dopo la vaccinazione. Autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni La Commissione europea accelererà il proprio processo decisionale in modo da emettere una decisione sull’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per COVID-19 Vaccine Moderna, in modo da consentire l’avvio delle campagne vaccinali nell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni è uno degli strumenti regolatori dell’UE per agevolare l’accesso precoce ai medicinali che rispondono a un’esigenza medica non soddisfatta, comprese situazioni di emergenza come la pandemia in corso. Un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni rappresenta un’autorizzazione formale del vaccino che riguarda tutti i lotti prodotti per l’Unione europea e fornisce una solida valutazione su cui fondare le campagne vaccinali. Poiché per COVID-19 Vaccine Moderna è stato raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni, il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino continuerà a fornire i risultati dello studio principale, che è in corso, per i prossimi 2 anni. Questo studio clinico e altri studi aggiuntivi forniranno informazioni sulla durata della protezione, sulla capacità del vaccino di prevenire la forma grave di COVID-19, sulla misura in cui il vaccino protegge le persone immunocompromesse, i bambini e le donne in gravidanza, e sulla capacità di prevenire i casi asintomatici. L’azienda condurrà inoltre studi per fornire ulteriori garanzie sulla qualità farmaceutica del vaccino, man mano che la produzione continuerà ad aumentare. Monitoraggio della sicurezza di COVID-19 Vaccine Moderna In linea con il piano di monitoraggio della sicurezza dell’UE per i vaccini COVID-19, COVID-19 Vaccine Moderna sarà sottoposto ad attento monitoraggio e sarà oggetto di attività relative specificamente ai vaccini COVID19. Sebbene nell’ambito degli studi clinici un numero elevato di persone abbia ricevuto i vaccini COVID-19, alcuni effetti indesiderati possono emergere solo quando si saranno vaccinate milioni di persone. Le aziende dovranno forniranno relazioni mensili sulla sicurezza oltre ad aggiornamenti periodici richiesti dalla legislazione, e condurranno studi per monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini nel momento in cui sono somministrati al pubblico. In aggiunta, studi indipendenti sui vaccini COVID-19, coordinati dalle autorità dell’UE, forniranno informazioni aggiuntive sulla sicurezza a lungo termine e sui benefici del vaccino per la popolazione in generale. Queste misure consentiranno alle autorità regolatorie di valutare rapidamente i dati provenienti da una serie di fonti diverse e di adottare, se necessario, misure regolatorie adeguate per proteggere la salute pubblica. Valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna Durante la valutazione di COVID-19 Vaccine Moderna, il CHMP ha ricevuto il supporto del comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA, che ha esaminato il piano di gestione del rischio di COVID-19 Vaccine Moderna, e della task force EMA contro la pandemia da COVID-19 (COVID-ETF), che unisce gli esperti della rete delle agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 06/01/2021
- Aggiornamento sulla revisione ciclica del vaccino COVID-19 di AstraZeneca – 31 dicembre 2020 La valutazione, da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA), del vaccino COVID-19 sviluppato da AstraZeneca e dall’Università di Oxford ha fatto registrare progressi nelle ultime settimane. Al momento, l’EMA sta esaminando i dati sul vaccino nell’ambito di una revisione ciclica. Finora sono state valutate alcune evidenze su sicurezza ed efficacia derivanti da un’analisi aggregata dei dati clinici provvisori tratti da quattro studi clinici in corso nel Regno Unito, in Brasile e in Sudafrica. L’ultimo pacchetto clinico è stato ricevuto il 21 dicembre ed è in fase di valutazione. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) ha già esaminato di dati provenienti da studi di laboratorio (dati preclinici) e ora è passato ai dati sulla qualità del vaccino (componenti e processo di produzione). Sono necessarie ulteriori informazioni scientifiche su questioni legate a qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per sostenere il rigore previsto per un’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni. Pertanto, all’azienda è stato chiesto di fornire tali informazioni. Ulteriori dati provenienti dagli studi clinici in corso sono attesi a partire da gennaio. Analogamente, i dati provvisori di un ampio studio in corso negli Stati Uniti sono attesi nel primo trimestre del 2021. L’EMA è a conoscenza che l’Agenzia per i medicinali del Regno Unito (MHRA) ha concesso un’autorizzazione temporanea per la fornitura del vaccino nell’ambito dell’uso di emergenza, che è diversa da una AIC. L’EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando affinché si giunga all’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni dei vaccini COVID-19, nel rispetto delle garanzie, dei controlli e degli obblighi previsti. Essa garantisce che i vaccini soddisfino i rigorosi standard europei in materia di sicurezza, efficacia e qualità, e prevede: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;un solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;un piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’EMA completerà la propria valutazione in conformità degli usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. L’AIC garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. Maggiori informazioni sul vaccino Il vaccino, denominato COVID-19 Vaccine AstraZeneca, dovrebbe predisporre l’organismo a difendersi contro l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Il virus si serve delle proteine presenti sulla sua superficie esterna, denominate proteine spike, per penetrare all’interno delle cellule umane e diffondere la malattia. COVID-19 Vaccine AstraZeneca è costituito da un altro virus (della famiglia degli adenovirus) che è stato modificato in modo da contenere il gene responsabile della produzione della proteina spike del SARS-CoV-2. L’adenovirus di per sé non è in grado di replicarsi e non provoca la malattia. Una volta iniettato, il vaccino provvede a diffondere il gene del SARS-CoV-2 nelle cellule dell’organismo. A quel punto, le cellule utilizzano il gene per produrre la proteina spike. Il sistema immunitario della persona vaccinata riconoscerà questa proteina come estranea e risponderà producendo le proprie difese naturali (ossia gli anticorpi e le cellule T). Qualora, in un momento successivo, la persona vaccinata dovesse entrare in contatto con il SARS-CoV-2, il suo sistema immunitario riconoscerà il virus e sarà pronto a combatterlo: anticorpi e cellule T possono lavorare insieme per uccidere il virus, prevenirne l’ingresso nelle cellule dell’organismo e distruggere quelle infette, contribuendo pertanto a proteggere la persona contro COVID-19. Maggiori informazioni sulla revisione ciclica La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui EMA si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutti i documenti richiesti devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nel caso della revisione ciclica, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima che venga presentata la domanda completa. Una volta che il CHMP stabilisce che vi sono dati sufficienti, l’azienda deve essere presentare la domanda formale. Grazie alla possibilità di esaminare i dati quando diventano disponibili, il CHMP può formulare il proprio parere sull’eventuale autorizzazione di un medicinale o di un vaccino in tempi più brevi. Visualizza il documento in formato PDF. - 31/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob (clobazam) – 30 dicembre 2020 Aggiornamento sul rischio di depressione respiratoria e sedazione associato a Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale® (clobazam). Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale non sono bioequivalenti alle compresse di clobazam (una delle forme farmaceutiche di riferimento nell’Unione Europea). Con l’assunzione di Epaclob, clobazam raggiunge concentrazioni plasmatiche più elevate rispetto alla stessa dose assunta sotto forma dicompresse. Quindi deve essere esercitata cautela nel passaggio da una forma farmaceutica all’altra. La stessa cautela deve essere esercitata nell’eventuale passaggio tra la forma farmaceutica in capsule disponibile sul mercato italiano (per una differente indicazione) ed EpaclobCiò può portare a un aumentato rischio di depressione respiratoria e sedazione, che può essere più evidente nel passaggio dalla formulazione in compresse alla sospensione orale. L’assenza di dati di bioequivalenza tra Epaclob e clobazam capsule rigide porta a prendere le stesse precauzioni nel passaggio tra le capsule e la sospensione orale. Visualizza il documento in formato PDF. - 30/12/2020
- Nota Informativa Importante su Kaletra (lopinavir/ritonavir) – 23 dicembre 2020 Kaletra (lopinavir/ritonavir) (80 mg+ 20mg)/ml soluzione orale, 2 flaconi contenenti due siringhe per uso orale da 2 ml: presenza di particelle di natura ammidica nelle siringhe per uso orale da 2 ml. Sintesi del difetto di qualità identificato Nel mese di Novembre 2020 sono state osservate particelle/flocculi di piccole dimensioni nelle siringhe per uso orale da 2 ml utilizzate per la somministrazione di Kaletra (80+20) mg soluzione orale.Il materiale identificato è stato l’erucamide, che è classificato e certificato come additivo alimentare ed è stato accertato durante una valutazione tossicologica. Queste raccomandazioni sono finalizzate a rimuovere queste particelle nel modo più completo possibile.Le particelle/flocculi osservati sono liberi nelle siringhe e potrebbero potenzialmente disperdersi nella soluzione orale.Le particelle/flocculi sono troppo piccoli per bloccare la siringa e causare lesioni fisiche o ostruzioni interne anche se ingerite da bambini molto piccoli.Il rischio di danni derivanti dall’ingestione delle particelle/flocculi con la soluzione orale è trascurabile, pertanto il prodotto è sicuro da usare per somministrazione orale.Questo difetto di qualità riguarda esclusivamente le siringhe per uso orale da 2 ml; la qualità e la sicurezza di Kaletra soluzione orale non sono impattate.In Italia, alla data del 23 dicembre 2020 non sono presenti sul canale distributivo unità di medicinale interessati dal Difetto di Qualità oggetto della presente comunicazione.AbbVie consiglia di lavare la siringa prima del primo utilizzo. Le informazioni riportate nel foglio illustrativo e le istruzioni nel riquadro sottostante raccomandano il lavaggio dopo ogni utilizzo. La stessa istruzione deve essere seguita per lavare la siringa prima del primo utilizzo. E’ importante lasciar asciugare la siringa completamente prima di utilizzarla per il dosaggio. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Zerbaxa – 23 dicembre 2020 Richiamo volontario globale: Zerbaxa 1 g/0,5 g polvere per concentrato per soluzione per infusione a base di ceftolozano solfato / tazobactam sodico. Elementi chiave Sette lotti di Zerbaxa (ceftolozano / tazobactam) non hanno superato i test di sterilità. In base alle analisi effettuate da MSD, cinque di questi lotti sono risultati positivi per Ralstonia pickettii. Nessuno di questi lotti è stato rilasciato sul mercato.Tutti i lotti di prodotto distribuiti sul mercato hanno soddisfatto le specifiche per il rilascio autorizzate, inclusa la sterilità.Tuttavia, in via precauzionale, MSD sta effettuando un richiamo di tutti i lotti di Zerbaxa, in corso di validità. Si tratta di un richiamo volontario condotto a livello delle farmacie ospedaliere. È stato richiesto ai farmacisti ospedalieri di porre immediatamente in quarantena tutte le unità di prodotto disponibili, che saranno poi ritirate da MSD entro 6 mesi.Gli operatori sanitari devono immediatamente interrompere l’uso di Zerbaxa e considerare un piano di trattamento alternativo per i loro pazienti. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Nubriveo (brivaracetam) – 22 dicembre 2020 AIFA rende disponibili nuove e importanti informazioni su Nubriveo (brivaracetam). Un numero esiguo di flaconi di vetro appartenenti a lotti diversi di Nubriveo®10mg/mL (brivaracetam) soluzione orale, 300 mL, hanno un diametro del collo leggermente più stretto, rendendo così difficile l’inserimento dell’adattatore per estrarre la soluzione tramite l’utilizzo della siringa per somministrazione orale.Informi il paziente/chi si prende cura del paziente di tale problema quando dispensa il medicinale e, se possibile, verifichi con il paziente/chi si prende cura del paziente se l’adattatore si inserisce nel flacone dispensato. Se l’adattatore non si inserisce nel flacone dispensato e ci sono difficoltà nell’estrarre la dose, il flacone deve essere sostituito.Il difetto del collo del flacone non impatta la sicurezza di Nubriveo® soluzione orale. Tuttavia, un minimo rischio di errore nel dosaggio dovuto all’utilizzo di un flacone difettoso o all’utilizzo della siringa senza adattatore non può essere escluso.UCB sta lavorando con il produttore dei flaconi di vetro per risolvere tale difetto. I numeri dei lotti potenzialmente coinvolti sono riportati di seguito. Alcuni flaconi appartenenti a tali lotti potrebbero avere periodo di validità fino al 2025. Pertanto, i reclami potrebbero essere ricevuti fino a tale data. I lotti potenzialmente coinvolti sono 296954, 299727, 299736, 299738, 299914, 300505, 301008, 301010, 301918, 302346, 302874, 302960, 302961, 303261, 304171, 304173, 304224, 305150, 305151, 305657, 305708, 306231, 306232, 306233, 306234, 306235, 306236, e 308284 dei quali solamente il lotto 299727 è stato distribuito in Italia. Visualizza il documento in formato PDF. - 22/12/2020
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del primo vaccino COVID-19 – 21 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato il rilascio di un’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per il vaccino Comirnaty, sviluppato da BioNTech and Pfizer, destinato a prevenire la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) nei soggetti a partire dai 16 anni di età. Il parere scientifico dell’EMA apre la strada alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 nell’UE da parte della Commissione europea, nel rispetto delle garanzie, dei controlli e degli obblighi da essa derivanti. Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha completato la rigorosa valutazione di Comirnaty e ha stabilito per consenso che sono ora disponibili dati sufficientemente solidi di qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino per raccomandare una formale autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni. In tal modo si disporrà di un quadro controllato e solido su cui fondare le campagne di vaccinazione nell’UE e grazie al quale proteggere i cittadini dell’Unione. Visualizza il documento in formato PDF. Visualizza caratteristiche del vaccino Comirnaty. - 21/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino a mRNA-1273 per COVID-19 di Moderna – 18 dicembre 2020 Nelle ultime settimane l’EMA ha portato avanti speditamente la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) per il vaccino a mRNA-1273 per COVID-19 di Moderna. Grazie al dialogo continuo, l’azienda ha potuto approfondire e gestire in modo rapido le questioni sorte durante la valutazione. L’ulteriore avanzamento della procedura dipenderà dalla solidità dei dati come pure dalla disponibilità di informazioni aggiuntive fornite dall’azienda per rispondere alle domande sollevate durante la valutazione. Il CHMP concluderà la propria valutazione quanto prima e solo se le evidenze dimostreranno in modo convincente che i benefici del vaccino superano i potenziali rischi. In data odierna e prima del previsto, l’azienda ha presentato l’ultimo pacchetto di dati necessario per la valutazione della domanda e contenente informazioni relative al processo di produzione del vaccino per il mercato dell’UE. Tenuto conto dei progressi compiuti, il comitato ha fissato una riunione straordinaria per il 6 gennaio 2021 per concludere, se possibile, la propria valutazione. La riunione prevista per il 12 gennaio 2021 sarà mantenuta, qualora necessario. Le due riunioni si svolgeranno a distanza poiché i locali di EMA sono chiusi al pubblico e il personale lavora da remoto a causa della pandemia. Secondo quanto dichiarato da Emer Cooke, direttore esecutivo di EMA, è stato possibile rivedere il calendario della valutazione dei vaccini per COVID-19 grazie all’enorme impegno profuso da tutti i soggetti coinvolti nelle valutazioni: i presidenti dei comitati scientifici, i rapporteur e i loro team di valutazione, gli esperti scientifici in tutti gli Stati membri dell’UE e lo staff di EMA. Inoltre, ha sottolineato che, come avviene per tutti i medicinali, i calendari sono provvisori. La pianificazione è stata costantemente rivista al fine di razionalizzare ulteriormente tutti gli aspetti procedurali necessari per una solida valutazione scientifica che porti ad un’autorizzazione all’immissione in commercio in tutti i paesi dell’UE. Poiché il numero di contagi è in aumento in tutta Europa, vi è consapevolezza dell’enorme responsabilità di commercializzare un vaccino il più rapidamente possibile, garantendo nel contempo la solidità della revisione scientifica. Una volta che il CHMP avrà raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio, la Commissione europea velocizzerà il proprio processo decisionale in modo da rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro pochi giorni. EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando perché si giunga alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 che sia immediatamente valida in tutti gli Stati membri dell’UE e rispetti le garanzie, i controlli e gli obblighi imposti, tra cui: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’autorizzazione all’immissione in commercio garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. L’AIC sarà valida contemporaneamente in tutti gli Stati membri dell’UE e consentirà ad essi di beneficiare di un lavoro congiunto svolto a livello europeo e di avviare le rispettive campagne vaccinali nello stesso momento. L’EMA si occupa della valutazione regolatoria indipendente delle evidenze prodotte per i vaccini per COVID-19 e formula raccomandazioni sulla loro autorizzazione e sul loro uso nell’UE. La valutazione scientifica alla base della raccomandazione per l’approvazione dei vaccini sarà indipendente e orientata alle esigenze dei pazienti e della salute pubblica. La raccomandazione dipenderà esclusivamente dalla solidità delle evidenze scientifiche relative alla sicurezza, alla qualità e all’efficacia di un vaccino. Visualizza il documento in formato PDF. - 18/12/2020
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2019 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto Vaccini 2019 che descrive le attività di vaccinovigilanza condotte in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e il Gruppo di Lavoro per la Vaccinovigilanza. Le attività di vaccinovigilanza comprendono il monitoraggio e la valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini, compresa l’analisi riguardante il nesso di causalità. Le segnalazioni possono provenire in modo spontaneo da qualunque operatore sanitario o da cittadino. Inoltre le segnalazioni possono essere stimolate da progetti di farmacovigilanza attiva condotti nelle strutture sanitarie. Tutte le segnalazioni raccolte vengono registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Nell’immagine vengono riassunti i principali risultati della vaccinovigilanza per il 2019. Qui è possibile scaricare il documento completo. - 18/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob – 17 dicembre 2020 Epaclob 1 mg/ml e 2 mg/ml sospensione orale non sono bioequivalenti alle compresse di clobazam e deve essere esercitata cautela nella prescrizione di questi medicinali. Con l’assunzione di Epaclob sospensione orale, clobazam raggiunge concentrazioni plasmatiche più elevate rispetto alla stessa dose assunta sotto forma di compresse. Ciò può portare a un aumentato rischio di depressione respiratoria e sedazione, che può essere più evidente nel passaggio dalla formulazione in compresse alla sospensione orale. Visualizza il documento in formato PDF. - 17/12/2020
- Nota Informativa Importante su Metamizolo – 15 dicembre 2020 Sono stati riportati casi di danno epatico farmaco indotto (DILI drug -induced liver injury) con l’uso del metamizolo. E’ necessario informare i pazienti: Su come riconoscere precocemente i sintomi suggestivi di danno epatico farmaco indotto;di interrompere il trattamento con metamizolo in caso di comparsa di sintomi, e contattare il medico, in modo da valutare e monitorare la funzionalità epatica. Il metamizolo non deve essere ri-somministrato in pazienti con episodi di danno epatico in corso di trattamento con metamizolo, per cui non sia stato possibile determinare altra causa di danno epatico. Visualizza il documento in formato PDF. - 15/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino BNT162b2 di BioNTech e Pfizer – 15 dicembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e i suoi esperti hanno lavorato intensamente nelle ultime settimane per valutare i dati presentati da BioNTech e Pfizer nel contesto della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni. Lo stato di avanzamento dipende da una valutazione solida e completa dei dati di qualità, sicurezza ed efficacia ed è determinato dalla disponibilità di informazioni aggiuntive fornite dall’azienda per rispondere alle domande sollevate durante la valutazione. Dopo che il CHMP ha ricevuto ieri sera dall’azienda i dati supplementari richiesti e in attesa dell’esito della relativa valutazione, è stata fissata una riunione eccezionale del comitato per il 21 dicembre, per giungere a una conclusione ove possibile. Se necessario, sarà mantenuta la riunione prevista per il 29 dicembre. Il CHMP concluderà la propria valutazione quanto prima e solo nel momento in cui i dati di qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino saranno sufficientemente solidi e completi per stabilire se i benefici superano i rischi. Una volta che il CHMP avrà raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio, la Commissione europea velocizzerà il proprio processo decisionale in modo da rilasciare un’autorizzazione all’immissione in commercio valida in tutti gli Stati membri dell’UE e del SEE entro pochi giorni. EMA, gli esperti europei e la Commissione europea stanno lavorando perché si giunga alla prima autorizzazione all’immissione in commercio di un vaccino COVID-19 che rispetti tutte le garanzie, i controlli e gli obblighi che una AIC subordinata a condizioni impone, tra cui: informazioni complete sulla prescrizione e foglio illustrativo con istruzioni dettagliate per un uso sicuro;solido piano di gestione del rischio e di monitoraggio della sicurezza;controlli sui processi di produzione, compresi i controlli sui lotti dei vaccini e le condizioni di conservazione;piano di investigazione per l’uso pediatrico;obblighi giuridicamente vincolanti dopo l’approvazione (ossia, le condizioni) e un quadro giuridico chiaro per la valutazione dei dati emergenti di efficacia e sicurezza. L’autorizzazione all’immissione in commercio garantisce che i vaccini COVID-19 soddisfino gli stessi elevati standard europei di tutti gli altri vaccini e medicinali. L’AIC sarà valida contemporaneamente in tutti gli Stati membri dell’UE e consentirà ad essi di beneficiare di un lavoro congiunto svolto a livello europeo e di avviare le rispettive campagne vaccinali nello stesso momento. Visualizza il documento in formato PDF. - 15/12/2020
- Esketamina: una revisione sui dati di efficacia e sicurezza. L’Esketamina è l’enantiomero S della ketamina racemica. Si tratta di un antagonista non selettivo e non competitivo del recettore N-metil-D-aspartato (NMDA), un recettore ionotropico glutammatergico. L’esketamina è stata approvata per l’uso nella “depressione resistente al trattamento” (definizione che comprende quei pazienti che non hanno risposto a due diversi trattamenti antidepressivi) negli Stati Uniti, in Europa e nel Regno Unito nel 2019. Una notizia che da alcuni è stata accolta con cautela, mentre altri ne hanno elogiato il nuovo impiego. D’altra parte, il National Institute for Health del Regno Unito e Care Excellence (NICE) ha pubblicato una bozza di linee guida nel gennaio 2020 raccomandando di non utilizzare l’esketamina per la depressione resistente al trattamento a causa della mancanza di prove di efficacia clinica e in termini di costi. Per questo è stata condotta una revisione sulle prove di efficacia e di sicurezza dell’esketamina negli studi presentati alla Food and Drug Administration (FDA) e ad altre agenzie regolatorie. Complessivamente cinque studi sono stati presentati dall’azienda farmaceutica Janssen alla FDA per chiedere l’approvazione dell’esketamina come trattamento aggiuntivo per la ” depressione resistente alle terapie “: tre studi di efficacia, ciascuno della durata di 4 settimane, un discontinuation trial e uno studio di sicurezza della durata di 60 settimane. La FDA normalmente richiede due trials di efficacia positiva per concedere in licenza un farmaco, “ciascuno convincente da solo”. Tuttavia, l’esketamina non ha soddisfatto nemmeno questo standard. Dei tre studi a breve termine condotti da Janssen solo uno ha mostrato una differenza statisticamente significativa tra esketamina e placebo. Questo studio ha rilevato una differenza di 4 punti sulla Montgomery – Åsberg Depression Rating Scale (MADRS) – che va da 0 a 60- favore dell’esketamina rispetto al placebo; tuttavia è stato riscontrato che una differenza di 4 punti corrisponde a un cambiamento inferiore al “minimo” sulla scala Clinical Global Impression (CGI) ed è un quarto della dimensione della risposta al placebo, suggerendo una dubbia rilevanza clinica. Poiché la Janssen non è stata in grado di fornire due studi di efficacia positivi, la FDA ha allentato le sue regole e ha consentito un discontinuation trial per fornire prove di efficacia. Questo studio ha assegnato in modo casuale i pazienti che hanno dimostrato una “ remissione stabile ” dopo un trattamento con esketamina di 16 settimane (un gruppo altamente selezionato dei partecipanti) per continuare o interrompere l’esketamina e misurare la successiva ricaduta. Questo disegno di studio ha rilevato notevoli problemi, in primis perché gli effetti di astinenza dal farmaco (da tempo noti) possono essere scambiati per ricaduta della depressione; in secondo luogo il fatto che lo studio non sia stato condotto in cieco; in terzo luogo la presenza di risultati definiti come “non robusti” a supporto di questo studio. Infine, alcuni autori hanno sostenuto che siano stati minimizzati i segnali sulla sicurezza – decessi (inclusi i suicidi), eventi avversi quali dissociazione, vertigini, aumento della pressione sanguigna, ipoestesia, nausea e sedazione, e segni di irritazione della vescica, quali infezioni del tratto urinario, dolore, disagio, cistite e nicturia -. Poiché storicamente non era infrequente che un noto farmaco di uso improprio, associato a danni significativi, venisse sempre più promosso nonostante le scarse prove di efficacia e senza adeguati studi di sicurezza a lungo termine, gli autori concludono augurandosi che non si ripetano gli stessi errori del passato, e che vengano richiesti ulteriori studi di efficacia, che si presti adeguata attenzione ai danni dell’esketamina, e vengano richiesti dati di efficacia a lungo termine e solidi studi di sicurezza. Bibliografia Mark A. Horowitz and Joanna Moncrieff, Are we repeating mistakes of the past? A review of the evidence for esketamine. Br J Psychiatry. 2020 May 27;1-4. doi: 10.1192/bjp.2020.89 - 11/12/2020
- Segnalazione di sospette reazioni avverse ai medicinali nei pazienti con COVID-19. L’Agenzia Italiana del Farmaco di concerto con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e le altre agenzie europee ricordano a tutti gli operatori sanitari e ai pazienti che è necessario segnalare qualsiasi reazione avversa a farmaco, in particolare per quanto concerne i medicinali utilizzati nei pazienti con COVID-19. La segnalazione spontanea può essere fatta in pochi minuti, inserendo le informazioni essenziali richieste, ma è importante per conoscere il profilo di sicurezza dei farmaci. Nel corso della pandemia da COVID-19 sono stati usati e vengono tuttora usati farmaci non approvati specificamente per il trattamento della patologia, così come farmaci sperimentali nel contesto di studi clinici. I farmaci usati in tale contesto possono causare nei pazienti reazioni avverse già note ma anche reazioni avverse inaspettate. Solo con la segnalazione spontanea è possibile ottenere con rapidità e in modo preciso tali informazioni. E’ possibile leggere la notizia originale nel sito dell’AIFA al seguente link. - 10/12/2020
- Nota Informativa Importante su medicinali a base di suxametonio cloruro – 9 dicembre 2020 MUSRELAN (suxametonio cloruro anidro in soluzione iniettabile per uso endovenoso) è indicato come rilassante muscolare per facilitare l’intubazione endotracheale durante l’induzione di anestesia generale o situazioni di emergenza, in adulti e popolazione pediatrica al di sopra dei 12 anni di età. Tale medicinale sarà disponibile a breve sul mercato italiano. In Italia vi è un altro medicinale in commercio a base di suxametonio cloruro (MIDARINE, soluzione iniettabile per uso endovenoso) ma il dosaggio è riferito a suxametonio cloruro nella forma diidrata. Ciò significa che tra le due formulazioni vi è una differenza del 10% nella effettiva quantità di suxametonio somministrata, pertanto la somministrazione di una dose di MUSRELAN pari a 1 mg/kg di peso corporeo comporta una quantità di suxametonio somministrato maggiore del 10 % rispetto a una dose di 1 mg/kg di MIDARINE. Questa differenza non dovrebbe, in linea teorica, influire sulla sicurezza e sull’efficacia, tuttavia non sono stati condotti studi comparativi tra le due formulazioni. Visualizza il documento in formato PDF. - 09/12/2020
- Cardiotossicità associata alla gemcitabina: revisione della letteratura e studio di farmacovigilanza La gemcitabina è un analogo nucleosidico, ampiamente utilizzato da solo o in combinazione, per il trattamento di più tumori. La gemcitabina è generalmente preferita nei pazienti anziani o fragili a causa del profilo di tossicità inferiore rispetto ad altri farmaci antitumorali. Tuttavia, la gemcitabina può anche essere associata a reazioni avverse cardiovascolari (CV-ADR). Infatti, oltre alla mielosoppressione, sono emerse molte altre ADR da quando la gemcitabina è stata approvata dalla Food and Drug Administration (FDA), inclusa la microangiopatia trombotica, polmonite interstiziale e sindrome da perdita capillare (CLS). Un articolo pubblicato recentemente su Pharmaceuticals, fornisce una revisione della letteratura e racconta uno studio di farmacovigilanza osservazionale, retrospettivo, effettuato attraverso Vigibase. Revisione in letteratura È stata effettuata una ricerca dei casi di cardiotossicità associati alla gemcitabina, pubblicati su MEDLINE fino al 30 maggio 2019. Gli autori hanno individuato 23 casi di reazioni avverse cardiovascolari associate a gemcitabina. Di questi: 4 erano casi di infarto del miocardio, 10 casi di insufficienza cardiaca, 6 casi di aritmie sopraventricolari, 8 casi di disturbi associati al pericardio. I pazienti avevano assunto gemcitabina per il trattamento di: cancro al pancreas (12 casi, 52%), cancro al polmone (5 casi, 22%), linfoma (5 casi, 22%). La gemcitabina è stata sospesa definitivamente in 16/23 casi (70%) e in 7 è stata ripresa. La ricomparsa dei sintomi in seguito alla riassunzione del farmaco (rechallenge positivo) si è verificata in 4/7 casi (57%). In questa revisione sono stati esaminati anche i trials clinici sulla gemcitabina. Di 106 studi (per un totale di 14015 pazienti coinvolti), in 17 (pazienti totali 2386) sono state segnalati 33 casi di reazioni avverse cardiovascolari. Da questi dati, sono stati stimati dei tassi di incidenza: 0,24% (33/14015) per tutti i pazienti che hanno ricevuto gemcitabina nei trials clinici e 1,38% (33/2386) per i pazienti che hanno partecipato agli studi nei quali sono state segnalate le ADR cardiovascolari. Delle 33 reazioni cardiovascolari segnalate per gemcitabina, 27 erano gravi e hanno incluso: 8 casi di infarto del miocardio, 2 casi di versamento pericardico, 7 casi di insufficienza cardiaca e 1 caso di aritmia. Studio di farmacovigilanza Tramite VigiBase, il database globale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dei rapporti sulla sicurezza dei singoli casi, sono state confrontate le segnalazioni di ADR cardiovascolari associate alla gemcitabina rispetto alla totalità delle segnalazioni presenti nell’intero database fino al 1 aprile 2019. Questo studio ha permesso di caratterizzare meglio le reazioni avverse cardiovascolari associate a gemcitabina, in particolare le caratteristiche cliniche tra cui il tempo di insorgenza e la gravità di circa 1000 segnalazioni. Al 1 aprile 2019 il numero totale di ADR in VigiBase era 18.908.940, mentre quelle da gemcitabina erano 46.898. La gemcitabina è stata associata a segnalazioni più elevate di ischemia miocardica (IM, n: 119), malattie pericardiche (n: 164), aritmie sopraventricolari (SVA, n: 308) e insufficienza cardiaca (HF, n: 484) rispetto alla totalità delle segnalazioni presenti nell’intero database con IC 025 compreso tra 0,40 e 2,81. Le ADR cardiovascolari segnalate sono state associate a morte fino al 17% dei casi. Il trattamento con gemcitabina è significativamente associato a reazioni avverse cardiovascolari potenzialmente letali, inclusi infarto del miocardio, malattie pericardiche, aritmie sopraventricolari, e insufficienza cardiaca. Questi eventi devono essere considerati nella cura del paziente e nella progettazione degli studi clinici. Leggi l’articolo intero qui. - 04/12/2020
- Raccomandazioni del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell’EMA per il mese di novembre. Durante la riunione che si è svolta tra il 23 e il 26 novembre 2020 sono stati valutati i segnali di sicurezza periodici dei farmaci. Il comitato ha raccomandato un aggiornamento delle informazioni dei prodotti per tutti i medicinali che contengono clorochina e idrossiclorochina. In seguito alla revisione di tutti i dati disponibili è stato confermato un legame tra l’uso di questi farmaci e il rischio di disturbi psichiatrici e comportamento suicida. Tale revisione è stata iniziata nel maggio 2020 dopo che l’EMA era stata informata dall’agenzia spagnola per i medicinali (AEMPS) del verificarsi di 6 casi di disturbi psichiatrici in pazienti con COVID-19 a cui era stata data una dose di idrossiclorochina più alta di quella autorizzata. La clorochina e l’idrossiclorochina sono autorizzati nell’Unione Europea per il trattamento di alcune malattie autoimmuni quali artrite reumatoide e lupus, così come per la profilassi ed il trattamento della malaria. Tali farmaci non sono autorizzati per il trattamento del COVID-19 ma entrambi sono stati utilizzati al di fuori dell’indicazione terapeutica (uso off-label) per la terapia della malattia. In ogni caso sia la clorochina che l’idrossiclorochina non hanno dimostrato nessun effetto benefico nel trattamento della malattia da COVID-19 in ampi studi clinici randomizzati. In considerazione dell’uso di tali farmaci durante la pandemia, l’EMA ne ha ricordato i rischi ai professionisti sanitari in primavera. In ogni caso è già noto che la clorochina e l’idrossiclorochina, persino alle dosi approvate per le indicazioni autorizzate possano causare un ampio spettro di disturbi psichiatrici. Infatti, nel riassunto delle caratteristiche del prodotto delle specialità medicinali che contengono clorochina o idrossiclorochina sono indicati disturbi psichiatrici e comportamenti suicidi come effetti avversi rari o con frequenza sconosciuta. La revisione ha confermato che i disturbi psichiatrici si sono verificati e possono essere talvolta gravi, in pazienti sia con precedenti problemi mentali che senza precedenti anamnestici. Sulla base dei dati disponibili la revisione ha mostrato che per quanto riguarda l’idrossiclorochina, gli effetti avversi possono verificarsi nel primo mese dopo l’inizio del trattamento. Per la clorochina non c’erano dati a sufficienza per stabilire un chiaro tempo d’insorgenza. Il PRAC raccomanda di aggiornare le schede informative per questi medicinali per fornire migliori informazioni ai professionisti sanitari e ai pazienti dei rischi di comportamenti suicidari e disturbi psichiatrici. I pazienti che utilizzano clorochina e idrossiclorochina che sperimentano disturbi mentali (per esempio pensieri irrazionali, ansia, allucinazioni, confusione mentale o umore depresso, inclusi pensieri autolesivi o autosoppressivi) o di altro genere correlati ad essi dovrebbero contattare tempestivamente il proprio medico di fiducia. E’ possibile leggere la notizia originale sul sito dell’EMA, cliccando qui. - 04/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per BNT162b2, vaccino per COVID-19 basato su mRNA – 1 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per BNT162b2, un vaccino per COVID‑19 basato su mRNA, sviluppato da BioNTech e Pfizer. La valutazione di BNT162b2 si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato entro qualche settimana, a seconda che i dati presentati siano sufficientemente solidi e completi da dimostrare la qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati sulla qualità del vaccino (come ad esempio le informazioni sui componenti e il processo di produzione) nonché i risultati degli studi di laboratorio. A questo punto, l’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda formale di AIC subordinata a condizioni. L’Agenzia e i propri comitati scientifici proseguiranno l’attività di valutazione durante il periodo natalizio. Se i dati presentati sono sufficientemente solidi da consentire di trarre conclusioni sulla qualità, sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA perfezionerà la propria valutazione nel corso di una riunione straordinaria prevista per il 29 dicembre, al più tardi. Le tempistiche indicate dipendono dal tipo di dati valutati finora nell’ambito della revisione ciclica e possono subire variazioni con il procedere della revisione. L’EMA renderà noti gli esiti della propria valutazione di conseguenza. Durante la revisione e nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il sostegno da parte della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che raccoglie gli esperti della rete di agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Moderna – 1 dicembre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ricevuto una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) subordinata a condizioni per il vaccino per COVID‑19 basato su mRNA sviluppato da Moderna Biotech Spain, S.L. (una controllata di Moderna, Inc.). La valutazione del vaccino COVID-19 Moderna, conosciuto anche come mRNA1273, si svolgerà secondo una tempistica più breve. Il parere sull’AIC potrebbe essere formulato entro qualche settimana, a seconda che i dati presentati siano sufficientemente solidi e completi da dimostrare la qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino. La possibilità di procedere secondo una tempistica più breve dipende dal fatto che EMA ha già analizzato alcuni dei dati relativi al vaccino nel corso di una revisione ciclica (rolling review). Durante questa fase, infatti, l’EMA ha valutato i dati derivanti da studi di laboratorio e ha anche iniziato a valutare quelli di immunogenicità (ossia il livello di capacità del vaccino di innescare una risposta contro il virus) e di sicurezza provenienti da uno studio preliminare. A questo punto, l’EMA valuterà i dati presentati nell’ambito della domanda formale di AIC subordinata a condizioni. L’Agenzia e i propri comitati scientifici proseguiranno l’attività di valutazione durante il periodo natalizio. Se i dati presentati sono sufficientemente solidi da consentire di trarre conclusioni sulla qualità, sulla sicurezza e sull’efficacia del vaccino, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA perfezionerà la propria valutazione nel corso di una riunione straordinaria prevista per il 12 gennaio, al più tardi. Le tempistiche indicate dipendono dal tipo di dati valutati finora nell’ambito della revisione ciclica e possono subire variazioni con il procedere della revisione. L’EMA renderà noti gli esiti della propria valutazione di conseguenza. Durante la revisione e nel corso della pandemia, l’EMA e i suoi comitati scientifici hanno ricevuto il sostegno da parte della task force EMA contro la pandemia da COVID-19, che raccoglie gli esperti della rete di agenzie regolatorie europee per agevolare un’azione regolatoria rapida e coordinata sui medicinali e i vaccini per COVID-19. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- EMA avvia la revisione ciclica di Ad26.COV2.S, vaccino per COVID-19 di Janssen – 1 dicembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione ciclica (rolling review) di Ad26.COV2.S, il vaccino per COVID-19 sviluppato da Janssen Vaccines & Prevention B.V. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica si basa sui risultati preliminari di studi di laboratorio e di studi clinici preliminari negli adulti, che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule del sistema immunitario che colpiscono il coronavirus SARS-CoV-2. Al momento, l’azienda sta conducendo studi clinici per valutare la sicurezza e l’immunogenicità (ossia il livello di capacità del vaccino di innescare una risposta contro il virus) e di efficacia. L’EMA esaminerà i dati provenienti da questi e da altri studi clinici nel momento in cui diventano disponibili. La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA stabilirà inoltre se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al lavoro già svolto durante la revisione ciclica. Visualizza il documento in formato PDF. - 01/12/2020
- Nota Informativa Importante su Gliolan (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA) – 1 dicembre 2020 Informazioni importanti su Gliolan (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA): cosa fare in caso di intervento chirurgico ritardato e informazioni sulla fluorescenza nel glioma non di grado elevato. In alcune occasioni possono verificarsi ritardi e rinvii dell’intervento chirurgico nonostante 5-ALA sia stato già somministrato. In pratica, non è noto per quanto tempo la fluorescenza utile persista nelle cellule tumorali oltre la finestra definita di contrasto chiaro. Se l’intervento chirurgico viene rimandato di oltre 12 ore, deve essere riprogrammato per il giorno successivo o più tardi. Si può assumere un’altra dose di questo medicinale 2 – 4 ore prima dell’anestesia. La somministrazione ripetuta di 5-ALA nello stesso giorno deve essere evitata perché non sono disponibili dati sulla sicurezza di una dose ripetuta di 5-ALA, o sulla specificità della fluorescenza con somministrazione ripetuta nello stesso giorno. Si ricorda ai neurochirurghi che la fluorescenza può essere riscontrata in metastasi, infiammazioni, infezioni del SNC (ascesso fungino o batterico), linfomi, alterazioni reattive o tessuti necrotici, il che non indica la presenza di cellule di glioma. D’altra parte, il tessuto non fluorescente nel campo chirurgico non esclude la presenza del tumore nella zona di infiltrazione a bassa densità dei pazienti con glioma. Visualizza il documento in PDF. - 01/12/2020
- Impurità di nitrosamina in sartani, ranitidina, nizatidina e metformina: aggiornamenti normativi e metodologie analitiche per il rilevamento Recentemente sono state rilevate impurità di nitrosamina in vari prodotti farmaceutici. Vari sartani, ranitidina, nizatidina e metformina sono stati ritirati dai mercati a causa dell’alto livello di impurità della nitrosamina. Una revisione pubblicata su Critical Reviews in Analytical Chemistry fornisce una breve panoramica sulle impurità nitrosamina: i metodi di rilevamento in dettaglio, il meccanismo d’azione, le tecniche di preparazione del campione e i limiti normativi. Per essere commercializzati, i principi attivi farmaceutici devono contenere meno dello 0,05% di impurità. Le impurità di nitrosamine si possono trovare in tracce in numerosi prodotti finiti, anche nei prodotti alimentari. Diverse autorità regolatorie, come Central Drugs Standard Control Organization (CDSCO), United States Food and Drug Administration (USFDA), e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) monitorano le impurità più comuni e ne fissano il limite massimo, basandosi sui livelli di tossicità. Recentemente, diverse Agenzie regolatorie in tutto il mondo hanno confermato la presenza di impurità di nitrosamina (come la nitroso dimetilamina NDMA) in alcuni farmaci a base di ranitidina, metformina, nizatidina. Inoltre, è emerso che la maggior parte delle nitrosamine sono tossiche e cancerogene e si trovano naturalmente nel cibo, nell’acqua potabile e nel fumo. È stata rilevata la presenza di impurità sopra i livelli consentiti in diversi prodotti finiti. La nitrosodimetilamina (NDMA) e la nitrosodietilamina (NDEA) si trovano in diversi farmaci a base di sartani, ranitidina, metformina, nizatidina. Metodi analitici per identificare e quantificare le impurità di nitrosamine. Per separare proteine/farmaci dalle impurità, la cromatografia liquida ad alta prestazione (HPLC) può essere una tecnica efficace e versatile, basata sulla separazione dei soluti in due fasi. Altre tecniche per l’identificazione e la quantificazione delle nitrosamine sono: la cromatografia liquida associata alla spettrometria di massa LC/MS, che separa le componenti da una miscela complessa e le quantifica con lo spettrometro di massa; e la gascromatografia associata alla spettrometria di massa GC/MS. Meccanismo di formazione delle nitrosamine nella ranitidina e meccanismo di azione delle nitrosamine. L’origine delle nitrosamine può essere esogena o/e endogena. La via endogena è la predominante. Le nitrosamine si possono formare in diversi organi umani: nello stomaco, con la nitrosazione favorita dal pH acido, nel fegato e nelle urine. Un altro percorso importante è dove la nitrosazione catalizzata biologicamente introduce impurità di nitrosamine in distretti corporei come: intestino, vescica, cavità orale, sangue e altri tessuti periferici. La nitrosazione catalizzata produce una serie di metaboliti attivi: nitroso tioli, ferro nitrosili, nitrosamine. Sono due le reazioni della ranitidina che portano alla formazione di nitrosodimetilamina (NDMA): il trasferimento di cloro, attraverso una sostituzione nucleofila, dalla monoclorammina alla ranitidina, e la sostituzione elettrofila sulla porzione amminica della ranitidina. Le nitrosamine sono in grado di reagire con numerose macromolecole cellulari e con il DNA. Da questa interazione si formano prodotti di addizione (alchilazione) in vari siti specifici del DNA. Il sito e la relativa percentuale di alchilazione del DNA varia a seconda della molecola e del tipo di agente alchilante (nistrosammine, nitrosammidi, nitrosamidine). Linee guida regolatorie. Le agenzie regolatorie Central Drugs Standard Control Organization (CDSCO), United States Food and Drug Administration (USFDA), e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), hanno stabilito il limite di esposizione giornaliera di 96ng/die per nitrosodimetilamina (NDMA) e acido nitrosometilaminobutirrico (NMBA), e di 25ng/die per nitrosodietilamina (NDEA). Il limite accettabile per NDMA e NMBA nei diversi farmaci ha un range di 0,3- 1,2 ppm (per valsartan 0,3 ppm). Per NDEA il range è tra 0,083 e 0,66 ppm tra i vari farmaci (per valsartan 0,083). Le nitrosamine sono molecole polari, idrofiliche, neutre, con alta pressione di vapore, e un’altissima solubilità in acqua. Diversi studi si sono occupati delle tecniche di rimozione delle nitrosamine e in particolare della NDMA. La tecnica più efficace si è rivelata la fotolisi atmosferica tramite l’irradiazione di raggi UV. La tecnica più fruttuosa per eliminare le nitrosamine è l’osmosi inversa, con la quale anche il precursore delle nitrosamine (NDMA) può essere efficacemente eliminato. Tecniche di separazione delle impurità di nitrosamine. Nell’articolo sono descritti i diversi metodi di separazione delle nitrosamine: estrazione su fase solida (SPE), estrazione liquido-liquido (LLE), estrazione liquida diretta (DLE), distillazione, estrazione accelerata da solvente (ASE) o estrazione con acqua calda, estrazione con fluidi supercritici. Le più utilizzate sono l’estrazione su fase solida, l’estrazione liquido-liquido e la distillazione. Conclusioni Le nitrosamine sono impurità genotossiche e a causa della loro cancerogenicità, rappresentano una minaccia allarmante per tutti gli esseri viventi. Per alleviare questo problema globale, le agenzie regolatorie si sono impegnate nella determinazione quantitativa delle impurità di nitrosamine presenti negli alimenti e in vari intermedi nella sintesi organica. Tuttavia, esplorare tecniche e metodi innovativi per una stima precisa delle impurità di nitrosamine in vari prodotti farmaceutici è un compito impegnativo per ricercatori e industriali. Il problema principale è il loro basso peso molecolare e l’alta idrofilia. Leggi l’articolo intero qui. - 27/11/2020
- La psicofarmacologia nella gestione dei pazienti con COVID-19 Con la rapida diffusione globale di “Severe Acute Respiratory Syndrome Coronavirus 2 (SARS-CoV-2)”, gli ospedali sono stati inondati di pazienti affetti da infezione da COVID-19. Il diffondersi della pandemia ha visto emergere tra le varie complicanze dei soggetti con COVID-19 anche quelle psichiatriche, cosicché gli psichiatri sono frequentemente chiamati in causa per la gestione delle condizioni di questi pazienti, trovandosi spesso ad affrontare scenari clinici impegnativi di molteplici comorbidità mediche e farmaci sconosciuti. L’unico farmaco approvato dalla agenzia regolatoria americana (Food and Drug Administration, FDA) per il trattamento del COVID-19 è il remdesivir, e altri farmaci off-label usati includono clorochina e idrossiclorochina, tocilizumab, lopinavir / ritonavir, favipiravir, terapia plasmatica di convalescenza, azitromicina, vitamina C, corticosteroidi, interferone, e colchicina. Data la letteratura limitata in questo settore, è stata eseguita una revisione mirata, in cui sono state condotte ricerche di letteratura strutturata su PubMed per identificare articoli che descrivono l’impatto di COVID-19 su diversi sistemi di organi, gli effetti avversi neuropsichiatrici dei trattamenti e qualsiasi potenziale interazione farmacologica con psicotropi, con l’obiettivo di fornire una panoramica delle principali considerazioni sulla sicurezza rilevanti per i medici che prescrivono psicotropi a pazienti con COVID-19, sia in relazione alla malattia che ai trattamenti proposti. Da tale ricerca è emerso che COVID-19 influisce su più organi, inclusi fegato, reni, polmoni e cuore, nonché sui sistemi immunitario ed ematologico. Il danno a questi organi o sistemi può portare a cambiamenti farmacocinetici che influenzano l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e / o l’escrezione di farmaci psicotropi, nonché una maggiore sensibilità a determinati effetti avversi psicotropi. Inoltre, diversi trattamenti proposti per COVID-19 hanno effetti neuropsichiatrici e potenziali interazioni con psicotropi comunemente usati. Ciò può avere implicazioni sulla sicurezza per l’uso di psicotropi, che sono altamente metabolizzati dal sistema epatico del citocromo p450 e portano il loro potenziale di interazioni farmacologiche ed effetti avversi sugli organi terminali. Pertanto, gli psichiatri dovrebbero familiarizzare con il meccanismo d’azione di questi trattamenti, gli effetti collaterali neuropsichiatrici e le possibili interazioni con gli psicotropi. Inoltre, poiché COVID-19 colpisce più sistemi d’organo, gli psichiatri dovranno essere consapevoli dei problemi di sicurezza inerenti alla prescrizione di psicotropi a questi pazienti. Sebbene non ci siano controindicazioni assolute all’uso di psicotropi nei pazienti con COVID-19, gli psichiatri devono tenere conto dei potenziali effetti avversi, nonché della potenziale necessità di apportare modifiche ai regimi terapeutici esistenti o evitare di utilizzare determinati agenti psicotropi se sorgono tali problemi di sicurezza, e condurre un’analisi ponderata del rapporto rischio-beneficio come parte del loro processo decisionale clinico. Altri compiti importanti per lo psichiatra che tratta un paziente con COVID-19 includono la revisione di tutti i farmaci, il monitoraggio degli effetti collaterali neuropsichiatrici di farmaci come l’idrossiclorochina o i corticosteroidi e la differenziazione tra sintomi psichiatrici primari rispetto a quelli secondari a COVID-19 o altri farmaci. È interessante notare che diversi psicotropi, tra cui aloperidolo e acido valproico, sono stati recentemente nominati in un elenco di farmaci approvati dalla FDA con un potenziale di azione in vitro contro SARS-CoV-2. La fluvoxamina è anche oggetto di studio per la sua capacità di ridurre la risposta infiammatoria durante la sepsi inibendo la produzione di citochine e la melatonina per le sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Se saranno disponibili più dati, gli psichiatri potrebbero considerare l’utilizzo preferenziale di questi agenti se clinicamente appropriato. L’articolo illustra nello specifico le possibili complicanze da COVID-19 a livello dei vari organi e apparati, e gli effetti neuropsichiatrici dei vari trattamenti proposti per contrastare l’infezione da SARS-CoV-2, nonchè gli agenti psicotropi su cui occorre prestare cautela nell’eventuale somministrazione in considerazione di tali effetti. In conclusione, i medici dovrebbero essere consapevoli della necessità di aggiustare i dosaggi dei farmaci psicotropi quando presenti in terapia o di evitare l’uso di determinati farmaci in alcuni pazienti con COVID-19, e, d’altra parte, avere familiarità con gli effetti neuropsichiatrici dei farmaci usati per trattare questa malattia. Sono necessarie ulteriori ricerche per identificare strategie per gestire i problemi psichiatrici in questa popolazione. Bibliografia Melanie Bilbul, M.D., C.M., F.R.C.P.(C), Patricia Paparone, M.D., Anna M. Kim, M.D., Shruti Mutalik, M.D., Carrie L. Ernst, M.D., Psychopharmacology of COVID-19. Psychosomatics 2020 September/October, 61(5): 411–427. doi: 10.1016/j.psym.2020.05.006 - 27/11/2020
- Aggiornamento della comunicazione ai CRFV/RLFV sulla gestione delle segnalazioni di Sospette Reazioni Avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del Covid-19 – 27 novembre 2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in seguito all’aggiornamento da parte dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) della Detailed guidance on ICSRs in the context of COVID-19: Validity and coding of ICSRs del 30 ottobre 2020, conseguente il rilascio della versione 23.1 del dizionario MedDRA, intende integrare l’allegato 1 alla “Comunicazione dell’Agenzia Italiana del Farmaco ai CRFV /RLFV sulla gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del COVID-19”, pubblicata sul portale istituzionale in data 4 maggio 2020, con l’aggiunta di ulteriori 61 termini relativi all’infezione da COVID-19. Si rappresenta inoltre che, con la pubblicazione della versione 23.1 del dizionario MedDRA, è stata introdotta un nuova Standard MedDRA Query (SMQ) relativa a COVID-19. Maggiori informazioni sono disponibili nel documento allegato. - 27/11/2020
- Aggiornamento su remdesivir – EMA valuterà i nuovi dati dello studio “Solidarity” – 23 novembre 2020 L’EMA è consapevole che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha aggiornato le sue linee guida sconsigliando l’uso di remdesivir nei pazienti ospedalizzati con COVID-19, indipendentemente dalla severità della malattia sulla base di una recente meta-analisi. Remdesivir è stato autorizzato nell’UE nel luglio 2020 con il nome di Veklury per il trattamento di COVID-19 in adulti e adolescenti a partire da 12 anni di età con polmonite che necessitano di ossigeno supplementare. Veklury è stato autorizzato sulla base dei risultati dello studio NIAID-ACTT-1, uno studio randomizzato controllato che ha coinvolto 1.063 pazienti ospedalizzati con COVID-19 che ha dimostrato un miglioramento dei tempi di recupero, riducendo il tempo trascorso in ospedale o in trattamento. Il resoconto dei dati è stato pubblicato sul sito web dei dati clinici dell’EMA. Visualizza il documento in formato PDF. - 23/11/2020
- Utilizzo di nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza e rischio di malformazioni congenite: uno studio di popolazione italiano. Introduzione. Nimesulide è l’antinfiammatorio non-steroideo più prescritto in Italia ed è al momento in commercio in circa 50 paesi nel mondo. L’associazione tra l’uso di nimesulide nella prima fase della gravidanza e il rischio di difetti alla nascita è stata oggetto di un’indagine che ha considerato un’ampia coorte di donne italiane in gravidanza. Metodi. I dati che sono stati raccolti provenivano dai database sanitari di utilizzazione dei farmaci in possesso della Regione Lombardia. In particolare, sono stati utilizzati i dati contenuti nei database regionali che includevano: (1) dati amministrativi-demografici, (2) schede di dimissione ospedaliera con i codici ICD-9 sulla diagnosi primaria, le malattie concomitanti e le procedure eseguite, (3) le prescrizioni di farmaci ai pazienti esterni all’ospedale che includevano la classificazione ATC per i farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, (4) certificati di assistenza al parto che contenevano una dettagliata descrizione delle informazioni mediche riguardanti la gravidanza, la nascita e la presentazione del bambino al parto. È stato usato un codice identificativo unico per tutti i database: la connessione dei registri ha consentito di avere a disposizione un’ampia e non-predeterminata coorte di nascite e di poter così stabilire tratti rilevanti di madri e bambini. È stata analizzata una coorte di 353,081 neonati nati in Lombardia tra il 2005 e il 2010. Sono stati presi in considerazione un’esposizione alla nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza così come le malformazioni congenite rinvenute alla nascita e durante i primi 90 giorni dopo il parto (esiti). È stata quindi misurata l’associazione tra esposizione ed esito mediante il rapporto tra la prevalenza delle malformazioni congenite tra le utilizzatrici e le non utilizzatrici di nimesulide in gravidanza. La stratificazione del punteggio di tendenza (propensity score) è stata usata per controllare le potenziali variabili di confondimento che includono le comorbidità mediche materne, i farmaci concomitanti e le caratteristiche sociodemografiche. Risultati. Non è stata trovata un’associazione tra l’uso della nimesulide e malformazioni congenite globalmente considerate, o il verificarsi di malformazioni circolatorie, respiratorie, muscolo-scheletriche, genitali, digestive, del sistema nervoso centrale, dell’occhio, dell’orecchio, della faccia e del collo. L’evidenza era debole e non significativa per le malformazioni congenite nel complesso (rapporto di prevalenza aggiustato 1.2, 95% CI 0.9–1.6). Le 627 (0.18%) donne che ricevevano prescrizioni per nimesulide nel primo trimestre di gravidanza avevano un rischio 2.6 volte più elevato di avere un figlio con anomalie congenite del tratto urinario in paragone a coloro che non ricevevano il farmaco (rapporto di prevalenza aggiustato 2.6; 95% CI 1.2–5.7). Conclusioni Lo studio degli autori suggerisce che l’uso di nimesulide nel primo trimestre di gravidanza potrebbe essere associato ad un maggiore rischio di avere figli con anomalie congenite del tratto urinario. Bibliografia Cantarutti A, et al., Use of Nimesulide During Early Pregnancy and the Risk of Congenital Malformations: A Population-Based Study from Italy. Adv Ther. 2018 Jul;35(7):981-992. È possibile leggere l’abstract dello studio qui. - 20/11/2020
- Considerazioni EMA sull’approvazione dei vaccini per Covid-19 – 19 novembre 2020 L’attuale pandemia da SARS-CoV-2 è ancora lungi dall’essere sotto controllo, avendo già fatto registrare oltre 1 milione di morti. Se da un lato lo scenario senza precedenti della pandemia richiede considerazioni specifiche sui requisiti regolatori per l’approvazione dei vaccini, dall’altro, i benefici e i rischi dei vaccini per COVID-19 devono essere adeguatamente valutati sulla base di informazioni dettagliate su produzione, dati non clinici e sperimentazioni cliniche ben designate. Data la natura globale della pandemia e la necessità di garantire che gli sviluppatori di vaccini generino prove solide che soddisfino i requisiti regolatori a livello globale, l’EMA e le agenzie regolatorie internazionali (ICMRA) hanno concordato i principi chiave per il disegno degli studi per COVID-19. Sono state adottate procedure che consentono la revisione ciclica dei dati sulla qualità come pure dei dati non clinici e clinici presentati alle autorità regolatorie dell’UE. L’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) nell’UE può essere concessa ove sia dimostrato che i benefici del vaccino superano i rischi noti o potenziali. Visualizza il documento in formato PDF. - 19/11/2020
- Settimana mondiale di consapevolezza sugli antibiotici. World Antimicrobial Awareness Week (WAAW) 2020: 18-24 November L’Organizzazione Mondiale della Sanità promuove anche quest’anno la Settimana mondiale di consapevolezza sugli antibiotici (World Antimicrobial Awareness Week). L’obiettivo principale di tale iniziativa di comunicazione è quello di aumentare nei cittadini e negli operatori sanitari la conoscenza delle problema della resistenza ai farmaci antimicrobici. La resistenza agli antibiotici è un rilevante problema di salute pubblica causato dall’uso eccessivo e spesso inappropriato dei farmaci contro i batteri, i virus, i funghi e i parassiti. I batteri e altri patogeni cambiano e sviluppano una resistenza alle terapie che rende le infezioni difficili da trattare con i principi attivi al momento disponibili. In tal modo, infezioni che sarebbero invece responsive agli antibiotici presenti nella pratica clinica diventano gravi e intrattabili, talvolta letali. World Antibiotic Awareness Week 2020 social tiles E’ possibile leggere la pagina dell’iniziativa nel sito dell’OMS: clicca qui. - 18/11/2020
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino a base di mRNA per COVID-19 di Moderna Biotech Spain, S.L. – 16 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione ciclica (rolling review) dei dati sul vaccino per COVID-19, noto come mRNA-1273, sviluppato da Moderna Biotech Spain, S.L. (una controllata di Moderna, Inc.). La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica del vaccino mRNA-1273 si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici negli adulti che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Il comitato ha intrapreso la valutazione del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati dovrebbero essere disponibili in tempi brevi. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro COVID-19 e saranno valutati nel momento in cui saranno presentati all’Agenzia. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino e sulla sua qualità (come la composizione, il processo di produzione, la stabilità e le condizioni di conservazione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio. Nell’ambito della sua valutazione, EMA stabilirà se il vaccino rispetta gli usuali standard di efficacia, sicurezza e qualità. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Visualizza il documento in formato PDF. - 16/11/2020
- Nitrosammine: EMA allinea le raccomandazioni per i sartani a quelle per le altre classi di medicinali – 13 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha allineato le raccomandazioni per limitare le impurezze nitrosamminiche nei sartani alle recenti raccomandazioni formulate per le altre classi di medicinali. La modifica principale riguarda i limiti per le nitrosammine che in precedenza venivano applicati ai principi attivi ma che ora si applicheranno ai prodotti finiti (ad es. compresse). Tali limiti, sulla base di norme concordate a livello internazionale (lineaguida ICH M7(R1)), assicurano che l’aumento del rischio di cancro da nitrosammine in qualsiasi sartano sia inferiore a 1 su 100.000 per una persona che assume il medicinale per tutta la vita. Conformemente alle raccomandazioni precedenti, le aziende devono disporre di adeguate strategie di controllo per prevenire o limitare al massimo la presenza di impurezze nitrosamminiche e, se necessario, migliorare i propri processi produttivi. Devono inoltre valutare il rischio di presenza di nitrosammine nei propri medicinali ed effettuare test adeguati. Le nitrosammine sono classificate come probabili agenti cancerogeni per l’uomo (ossia sostanze in grado di provocare il cancro) sulla base di studi condotti sugli animali. Nella maggior parte dei sartani queste impurezze non sono state riscontrate o erano presenti a livelli molto bassi. Il CHMP ha concluso la propria revisione dei sartani nel gennaio 2019 e, successivamente, ha condotto una revisione più ampia, tenendo conto dell’esperienza acquisita con i sartani e altri medicinali in cui è stata rilevata la presenza di nitrosammine. Le nuove condizioni che le aziende devono rispettare per i sartani sono allineate a quelle valide per le altre categorie di medicinali decise nel giugno 2020. L’EMA continuerà a collaborare con le autorità nazionali e con la Commissione europea per garantire che le aziende adottino tutte le misure necessarie. Inoltre, continuerà a lavorare a stretto contatto con la Direzione europea per la qualità dei medicinali e cura della salute (EDQM) e con le agenzie partner a livello internazionale. Visualizza il documento in formato PDF. - 13/11/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato – 13 novembre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato di limitare l’uso di medicinali contenenti ulipristal acetato 5 mg (Esmya e medicinali generici) in seguito a casi di grave danno epatico. Questi medicinali possono quindi essere utilizzati soltanto per il trattamento dei fibromi uterini in donne in pre-menopausa per le quali l’intervento chirurgico (compresa l’embolizzazione dei fibromi uterini) non è adeguato o non si è rivelato efficace. I medicinali non devono essere utilizzati per controllare i sintomi dei fibromi uterini in attesa del trattamento chirurgico. Visualizza il documento in formato PDF. - 13/11/2020
- Ipotensione ortostatica correlata ai farmaci: oltre i farmaci antipertensivi L’ipotensione ortostatica (OH) è una anormale caduta della pressione arteriosa in posizione eretta, definita da un calo della pressione arteriosa sistolica ≥ 20 mmHg o da un valore assoluto della pressione arteriosa sistolica ≤ 90 mmHg e / o da un calo della pressione arteriosa diastolica ≥ 10 mmHg entro 3 minuti in ortostatismo. L’OH è associata a un aumentato rischio di esiti avversi come sincope, cadute, deterioramento cognitivo e mortalità. Numerosi farmaci cardiovascolari possono predisporre all’ ipotensione ortostatica, ed è stato dimostrato che la sospensione dei farmaci antipertensivi può ridurre la caduta della pressione arteriosa associata al cambiamento posturale. Tuttavia, i farmaci potenzialmente ipotensivi includono anche farmaci psicoattivi e oppioidi, che sono frequentemente prescritti negli anziani. I farmaci ipotensivi spesso si sovrappongono ad altri fattori di rischio come età avanzata, disfunzione autonomica neurogena e comorbidità, aumentando così il rischio di sintomi e complicanze. Nei pazienti con ipertensione ortostatica, la revisione della terapia farmacologica dovrebbe essere finalizzata a identificare tutti i farmaci che potenzialmente compromettono la pressione arteriosa ortostatica e rivalutare le loro indicazioni e benefici, al fine di valutare la sospensione o la riduzione della dose. Recentemente è stata pubblicata una revisione narrativa sulla rivista Drugs & Aging, in cui è stata presentata una panoramica dei farmaci che agiscono sul sistema cardiovascolare e nervoso centrale che possono potenzialmente compromettere la risposta ortostatica della pressione arteriosa e fornisce suggerimenti pratici potenzialmente utili per guidare l’ottimizzazione della terapia medica nei pazienti con ipotensione ortostatica (OH). Inoltre, riassume le strategie disponibili per il trattamento farmacologico dell’OH in pazienti con sintomi persistenti nonostante gli interventi non farmacologici. Tra i farmaci che agiscono sul sistema cardiovascolare, esaminati in questa revisione, troviamo: -diuretici, considerati uno dei principali determinanti dell’ipotensione ortostatica correlata al farmaco e per i quali è riportata in diversi studi un’associazione significativa con questa reazione avversa; -bloccanti dei recettori α, noto fattore di rischio per ipotensione ortostatica, che varia in base all’affinità delle singole molecole appartenenti a questa classe per i recettori α1B; -nitrati; -bloccanti dei recettori β, per i quali è dimostrato (in seguito all’analisi dei dati dell’Irish Longitudinal Study on Aging TILDA) un aumento del rischio di ipotensione ortostatica in monoterapia; -clonidina, i cui effetti sulla pressione ortostatica sono finora poco studiati; -calcio antagonisti, per i quali sono disponibili dati contrastanti riguardo all’ipotensione ortostatica, probabilmente a causa della eterogeneità delle molecole appartenenti a questa classe; – inibitori ACE e bloccanti del recettore dell’angiotensina II, per i quali alcuni studi riportano un effetto protettivo. L’articolo ha preso in considerazione i farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale predisponenti all’OH. Per gli antidepressivi, sono stati distinti gli effetti sull’ipotensione ortostatica dei triciclici, per i quali l’OH rappresenta l’effetto avverso cardiovascolare più comune; gli SSRI; i quali causano OH meno frequentemente rispetto ai TCA; gli SNRI e il trazodone, per il quale l’OH è maggiormente associata in pazienti con età avanzata o malattie cardiache. Per le benzodiazepine, le prove sugli effetti emodinamici sono principalmente limitate ai contesti di terapia intensiva, riferendosi alla somministrazione endovenosa di BDZ nel contesto della sedazione o dell’anestesia. È stato dimostrato che le BDZ hanno un impatto significativo sulla risposta ortostatica della PA. Tra gli altri farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale per cui è noto un aumento del rischio di OH sono stati esaminati: antipsicotici, oppioidi, antagonisti NMDA (memantina). Trattamento farmacologico dell’ipotensione ortostatica. Oltre a una revisione della terapia medica, la strategia di prima linea per la gestione dell’OH è rappresentata da interventi non farmacologici tra cui l’idratazione, l’evitamento di fattori precipitanti per la bassa pressione sanguigna, l’applicazione di calze compressive o leganti addominali e il condizionamento fisico. Tra le terapie farmacologiche disponibili, la droxidopa e la midodrina hanno mostrato risultati positivi in studi clinici controllati randomizzati e rappresentano le uniche molecole approvate dalla Food and Drug Administration per il trattamento dell’OH. Il fludrocortisone è comunemente prescritto a pazienti con OH neurogena, poiché è stato dimostrato che migliora la pressione arteriosa in ortostatismo e in clinostatismo. Tra le opzioni di trattamento emergenti gli autori si soffermano su ocreotide, atomoxetina, desmopressina ed eritropoietina. Visualizza l’articolo intero qui. - 13/11/2020
- Terapie avanzate CAR-T: dal laboratorio al paziente. Il primo report realizzato nell’ambito del progetto “Cell Therapy Open Source” frutto della collaborazione tra Osservatorio Terapie Avanzate e l’azienda Gilead Sciences è l’ebook “Le Terapie CAR-T, dal laboratorio al paziente”. Si tratta di un approfondimento tematico che ha coinvolto i maggiori esperti italiani del settore. Viene illustrato che cosa sono le terapie avanzate e numerosi altri aspetti ad essi correlati. Le cellule CAR-T rappresentano una grande opportunità di innovazione sul piano terapeutico: esse rappresentano l’ultima frontiera dell’immunoterapia oncologica. Le terapie CAR-T sono una grande e sostanziale evoluzione nell’ambito della cura ai tumori, tuttavia numerose sono ancora le sfide da affrontare e superare per inserirle stabilmente nella pratica clinica: la complessità nella produzione e nella somministrazione, gli aspetti regolatori, il problema dei costi e la sostenibilità della spesa per il Servizio Sanitario Nazionale senza dimenticare gli aspetti logistici e gestionali. Le CAR-T spingono la medicina oncologica verso approcci sempre più personalizzati, per cogliere l’opportunità di fornire il miglior farmaco al giusto paziente. E’ possibile leggere la notizia completa qui. Per scaricare direttamente l’e-book cliccare qui. - 13/11/2020
- Nota Informativa Importante su Tecfidera® (dimetilfumarato) – 12 novembre 2020 Tecfidera® (dimetilfumarato): Raccomandazioni aggiornate sulla base dei casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) nell’ambito della linfopenia lieve. Riepilogo: Sono stati riportati casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) nell’ambito di linfopenia lieve (conta linfocitaria ≥0,8×109/L e al di sotto del limite inferiore di normalità) in pazienti trattati con Tecfidera; in precedenza, la PML era stata confermata solo nell’ambito di una linfopenia da moderata a severa.Tecfidera è controindicato nei pazienti con PML sospetta o confermata.La terapia con Tecfidera non deve essere iniziata in pazienti con linfopenia grave (conte linfocitarie <0,5×109/L).Se la conta linfocitaria è inferiore all’intervallo di normalità, prima di iniziare il trattamento con Tecfidera deve essere condotta un’approfondita valutazione delle possibili cause.Il trattamento con Tecfidera deve essere interrotto in pazienti con linfopenia grave (conte linfocitarie <0,5 × 109/L) che persiste da più di 6 mesi.Se un paziente sviluppa la PML, la terapia con Tecfidera deve essere interrotta definitivamente.È necessario raccomandare ai pazienti di informare chi vive con lui o chi lo assiste riguardo al loro trattamento e ai sintomi indicativi di PML, poiché potrebbero notare dei sintomi di cui il paziente non è consapevole. Visualizza il documento in formato PDF. - 12/11/2020
- Monitoraggio terapeutico di bambini e adolescenti trattati con aripiprazolo L’aripiprazolo, un antipsicotico di terza generazione che agisce come agonista parziale dei recettori dopaminergici D2 e 5-idrossitriptamina (5-HT) 1A, è approvato in Europa per il trattamento di pazienti con schizofrenia di età superiore ai 15 anni, così come per episodi maniacali negli adolescenti di età superiore ai 13 anni. Nella pratica clinica quotidiana, l’aripiprazolo è anche usato in pazienti con vari altri disturbi psichiatrici come disturbi da tic e sindrome di Tourette, disturbi dello spettro autistico e disturbi dirompenti con spiccato fenotipo comportamentale impulsivo. Sebbene l’aripiprazolo sia uno degli antipsicotici più utilizzati, la conoscenza delle concentrazioni sieriche nei bambini e negli adolescenti è scarsa e non sono stati ancora stabiliti intervalli terapeutici specifici per età. A causa di queste incertezze, il monitoraggio terapeutico dei farmaci (TDM) è fortemente consigliato per il trattamento di bambini e adolescenti con farmaci psicotropi come l’aripiprazolo A tal fine sono stati analizzati i dati di un servizio di monitoraggio di farmaci terapeutici di routine per valutare la relazione tra dose e concentrazione sierica di aripiprazolo in bambini e adolescenti, nonché le caratteristiche dei pazienti che possono influenzarla. Lo studio mirava anche a valutare se l’intervallo terapeutico di riferimento definito per gli adulti con schizofrenia (100–350 ng / ml) fosse valido e applicabile per bambini e adolescenti. Tutti i pazienti che avevano una valutazione TDM durante il trattamento farmacologico con aripiprazolo sono stati inclusi indipendentemente dalla diagnosi o dall’impostazione del trattamento (pazienti ricoverati, ambulatoriali, in unità diurna). I pazienti sono stati esclusi dallo studio se le condizioni allo stato stazionario per il prelievo di sangue non erano soddisfatte, mancavano dati rilevanti (ad es. dosaggio di aripiprazolo, informazioni rilevanti sul paziente) o se sono stati rilevati o non è stato possibile escludere problemi di compliance. Sono stati valutati i dati di 130 pazienti (di età compresa tra 7 e 19 anni) trattati con aripiprazolo per indicazioni diverse a dosi di 2-30 mg / die. Le caratteristiche del paziente, le dosi, le concentrazioni sieriche e il risultato terapeutico sono stati valutati mediante misure standardizzate. È stata trovata una correlazione media positiva tra la dose giornaliera corretta in base al peso corporeo e la concentrazione di aripiprazolo, con un’elevata variabilità interindividuale nei livelli sierici. Le analisi di regressione lineare hanno rivelato che i livelli sierici di aripiprazolo influenzati in modo significativo dal sesso, con concentrazioni sostanzialmente maggiori nelle ragazze rispetto ai ragazzi (244,9 contro 173,4 mg / l). Le concentrazioni sieriche del presente campione pediatrico sono state quindi confrontate con il livello di riferimento per gli adulti. Circa il 70% di tutte le concentrazioni sieriche misurate rientrava nell’intervallo terapeutico raccomandato per gli adulti. Infine, calcolando un intervallo di riferimento terapeutico preliminare di aripiprazolo per bambini e adolescenti, i nostri dati suggeriscono una concentrazione terapeutica simile a quella stabilita per i pazienti adulti con schizofrenia. Le reazioni avverse erano molto comuni e sono state osservate in quasi un paziente su due (48,8%). Tuttavia, la maggior parte delle ADR (55,9%) è stata classificata come “lieve” e solo il 3,4% come “grave”. Sedazione e sonnolenza sono state le reazioni avverse segnalate più frequentemente osservate nel 25,4% dei pazienti e costituivano il 40,7% di tutti i sintomi di ADR segnalati. Altre ADR come l’aumento di peso sono state documentate nel 17,3%, seguite da una sensazione interiore di tensione e agitazione nel 13,6% e sintomi extrapiramidali nel 7,7% dei pazienti affetti da ADR. L’ipersalivazione è stata segnalata nel 6,2%, problemi di adattamento nel 4,9%, disturbi gastrointestinali nel 2,5%, disturbi cardiovascolari e dermatologici nell’1,2% dei pazienti affetti. Nel gruppo di pazienti con ADR, il 55,9% delle ADR è stato classificato come “lieve”, il 40,7% come “moderato” e il 3,4% come “grave”. In conclusione, considerando i parametri farmacocinetici individuali, il TDM fornisce uno strumento di farmacovigilanza efficace nella popolazione pediatrica. Se confermati in campioni più grandi e disegni di studio più controllati, questi dati possono contribuire alla definizione di un intervallo terapeutico delle concentrazioni di aripiprazolo nei bambini e negli adolescenti. Bibliografia Karin Egberts, Su‑Yin Reuter‑Dang, Stefanie Fekete, Christine Kulpok, Claudia Mehler‑Wex, Christoph Wewetzer, Andreas Karwautz, Michaela Mitterer, Kristian Holtkamp, Isabel BoegeRainer Burger, Marcel Romanos, Manfred Gerlach, Regina Taurines, Therapeutic drug monitoring of children and adolescents treate with aripiprazole: observational results from routine patient care. Journal of Neural Transmission, 2020 Sep 30. doi: 10.1007/s00702-020-02253-4 - 11/11/2020
- Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) – 10 novembre 2020 Gilenya (fingolimod) – Aggiornamento delle raccomandazioni per minimizzare il rischio di danno epatico indotto da farmaci (DILI). Sintesi: Sono stati riportati casi di insufficienza epatica acuta che hanno richiesto trapianto di fegato e di danno epatico clinicamente significativo in pazienti trattati con fingolimod.Per minimizzare il rischio di DILI sono state aggiornate le istruzioni per il monitoraggio della funzionalità epatica e i criteri per l’interruzione del trattamento con dettagli aggiuntivi:Gli esami di funzionalità epatica, incluso quello della bilirubina sierica, devono essere effettuati prima di iniziare il trattamento e ai mesi 1, 3, 6, 9 e 12 durante il trattamento e in seguito periodicamente fino a 2 mesi dopo l’interruzione di fingolimod.In assenza di sintomi clinici, se i livelli di transaminasi epatiche sono:maggiori di 3 volte il limite superiore della normalità (ULN) ma inferiori di 5 volte l’ULN senza un aumento della bilirubina sierica, si deve istituire un monitoraggio più frequente, comprendente la bilirubina sierica e la fosfatasi alcalina (ALP).almeno 5 volte l’ULN, o almeno 3 volte l’ULN, se associato ad un qualsiasi aumento della bilirubina sierica, fingolimod deve essere interrotto. Se i livelli sierici ritornano alla norma, il trattamento con fingolimod può essere ripreso sulla base di una valutazione attenta del profilo beneficio-rischio del paziente.In presenza di sintomi clinici indicativi di disfunzione epatica:gli enzimi epatici e la bilirubina devono essere controllati prontamente e il trattamento con fingolimod deve essere interrotto se si conferma il significativo danno epatico. Visualuzza il documento in PDF. - 10/11/2020
- Ototossicità come reazione avversa a farmaci: un’analisi del segnale basata sui dati italiani. Introduzione. Il panorama dell’ototossicità indotta da farmaci si è ampliato negli ultimi decenni. In più, i dati di sorveglianza post-marketing sono necessari per ottenere un più ampio sguardo sulle reazioni avverse di ototossicità. Lo scopo di questo studio era di condurre un’analisi delle segnalazioni di reazione avverse a farmaco (ADR) provenienti dal sistema italiano di segnalazione spontanea descrivendo l’ototossicità farmaco-indotta. Metodi. Come misura di disproporzionalità è stato calcolato il reporting odds ratios (RORs) e il rispettivo intervallo di confidenza al 95% (CI) con una metodologia caso/non caso. I casi erano tutte le schede di segnalazione di sospette ADR che riguardavano l’ototossicità farmaco-indotta raccolte nella rete di sorveglianza spontanea italiana tra il 2001 e il 2017. I non-casi includevano tutte le altre ADR segnalate nello stesso periodo. Risultati. Su un totale di 325,980 segnalazioni, 652 includevano almeno un’ADR di ototossicità, confrontate con 325,328 non-casi. ROR statisticamente significativi sono stati trovati per farmaci dell’apparato cardiovascolare, urologici, teriparatide, amikacina, prulifloxacina, rifampicina, isoniazide, cisplatino, antagonisti ormonali, tacrolimus, pomalidomide, tramadolo, e antidepressivi. ROR significativi in relazioni al tinnito sono stati osservati per doxazosina (ROR 5.55, 95% CI 2.06–14.93), bisoprololo (4.28, 1.59–11.53), nebivololo (8.06, 3.32–19.56), ramipril (3.96, 2.17–7.23), irbesartan (19.60, 9.19–41.80), betametasone (4.01, 1.28–12.52), moxifloxacina (4.56, 1.71–12.34), etambutolo (12.25, 3.89–38.57), efavirenz (16.82, 5.34–52.96), sofosbuvir/ledipasvir (5.95, 1.90–18.61), etoposide (7.09, 2.63–19.12), abatacept (6.51, 2.42–17.53), indometacina (6.30, 2.02–19.72), etoricoxib (5.00, 2.23–11.23), tapentadolo (4.37, 1.09–17.62), e combinazioni di timololo (23.29, 9.53–56.95). In aggiunta, ROR significative per l’ipoacusia riguardavano claritromicina (3.95, 1.86–8.40), azitromicina (10.23, 5.03–20.79), vancomicina (6.72, 2.14–21.11), methotrexate (3.13, 1.00–9.81), pemetrexed (4.38, 1.40–13.76), vincristina (5.93, 1.88–18.70), vinorelbina (21.60, 8.83–52.82), paclitaxel (2.34, 1.03–5.30), rituximab (3.20, 1.19–8.63), interferon alfa-2b (17.44, 8.56–35.53), talidomide (16.92, 6.92–41.38), e deferasirox (41.06, 20.07–84.01). Conclusioni. Questo studio è ampiamente concordante con i dati presenti in letteratura. Nonostante ciò, sono stati rinvenuti farmaci che non erano noti per essere ototossici, in particolare propafenone, antitubercolari, antagonisti ormonali, teriparatide, tramadolo e pomalidomide. Inoltre, l’ipoacusia in seguito all’uso di vinorelbine, methotrexate, e pemetrexed era inaspettata. Allo stesso modo il tinnito correlato con etoposide, nebivololo, betametasone, abatacept, sofosbuvir/ledipasvir, e tapentadolo, ma tali associazioni richiedono ulteriori analisi per definirne meglio il rischio a causa della scarsità dei dati. Infine, i medici dovrebbero essere maggiormente consapevoli della significatività clinica dell’ototossicità e della necessità del loro contributo per la segnalazione spontanea. Bibliografia. Barbieri MA et al., Ototoxic Adverse Drug Reactions: A Disproportionality Analysis Using the Italian Spontaneous Reporting Database. Frontiers in Pharmacology, 10, 2019; 1161. E’ possibile leggere liberamente l’articolo qui. - 06/11/2020
- Segnalazione di eventi di sicurezza durante il trattamento anti-VEGF: farmacovigilanza in uno studio non interventistico Uno studio prospettico non interventistico OCEAN, pubblicato recentemente sulla rivista Journal of Ophtalmology, ha valutato la sicurezza delle iniezioni intravitreali di ranibizumab per il trattamento della degenerazione maculare neovascolare legata all’età, dell’edema maculare diabetico e dell’occlusione della vena retinica in condizioni reali in Germania. Sebbene i farmaci anti-VEGF per il trattamento delle condizioni retiniche siano in generale ben tollerati, è noto che dopo iniezioni intravitreali si verificano una serie di eventi avversi oculari (EA). Lo studio OCEAN prospettico, multicentrico e non interventistico è stato progettato per valutare i risultati delle iniezioni intravitreali di ranibizumab negli adulti con degenerazione maculare neovascolare (nAMD), edema maculare diabetico (DME), occlusione della vena retinica (RVO) o neovascolarizzazione coroideale miope (mCNV) nella pratica clinica di routine in Germania. Lo studio è stato condotto tra dicembre 2011 e dicembre 2016, con un periodo di osservazione fino a 24 mesi per paziente. Gli eventi avversi e le reazioni avverse sono stati differenziati in eventi avversi gravi (SAE) o ADR gravi (sADR) e eventi avversi non gravi (nsAE) o ADR non gravi (nsADR). Il set di valutazione della sicurezza (SES) includeva pazienti con documentazione di almeno un’iniezione di ranibizumab 0,5 mg durante lo studio e per i quali erano disponibili informazioni di follow-up sulla sicurezza (≥1 visita di follow-up o insorgenza di eventi avversi o interruzione prematura). Un totale di 369 oftalmologi (siti di studio) hanno partecipato allo studio OCEAN. Tutti i 5.781 pazienti trattati nello studio sono stati inclusi nel SES per l’analisi corrente. Il SES includeva 3.726 pazienti con nAMD, 1.250 pazienti con DME, 764 pazienti con RVO e 40 pazienti con mCNV. Durante lo studio, sono stati segnalati un totale di 2.687 eventi avversi (non gravi o gravi) per 1.176 dei 5.781 pazienti nella popolazione di sicurezza (20,3%). Di questi, il 27,4% erano eventi avversi non gravi (nsAE), il 30,3% erano eventi avversi gravi (SAE), il 27,3% erano reazioni avverse non gravi (nsADR) e il 15,0% erano reazioni avverse gravi (sADR). Da una prospettiva basata sul paziente, il 7,8% ha riportato eventi avversi non gravi (nsAE), il 7,2% eventi avversi gravi (SAE), l’8,6% ha riportato reazioni avverse non gravi (nsADR) e il 3,7% reazioni avverse gravi (sADR). Nel complesso, la maggior parte dei pazienti non ha riportato eventi avversi (79,7%) o solo 1 evento avverso (10,3%). Sono state somministrate 32.621 iniezioni. Il numero di AE, SAE e nsADR differiva leggermente tra le tre indicazioni principali trattate nello studio. Gli eventi avversi sono stati inoltre analizzati in base al numero di iniezioni di ranibizumab somministrate al rispettivo paziente prima dell’inizio dell’AE. In generale, gli eventi avversi si sono verificati più frequentemente dopo 3 o 4 iniezioni (1.129 eventi avversi su 2.687 per 5.114 pazienti), seguiti da 5 o più iniezioni (859 eventi avversi per 2.912 pazienti) e 1 o 2 iniezioni (596 eventi avversi per 5.781 pazienti). Nel corso dello studio è stata osservata una diminuzione dei tassi complessivi di EA. Il tasso di incidenza di eventi avversi nel SOC MedDRA Disturbi oculari è stato più alto nei primi tre mesi dello studio, ma è rimasto abbastanza costante nel restante periodo di osservazione. I risultati non hanno sollevato nuovi problemi di sicurezza per ranibizumab. I risultati consentono di trarre conclusioni su come raccogliere i dati di farmacovigilanza in modo ancora più efficace negli studi del mondo reale per facilitare la discussione sul rapporto rischio-beneficio. Visualizza l’articolo qui. - 29/10/2020
- Approccio diagnostico alle reazioni da ipersensibilità a mezzi di contrasto iodato: esperienza di un centro italiano. Le reazioni avverse ai mezzi di contrasto iodato sono un problema medico rilevante, sia per i numeri dei pazienti che le sperimentano, sia per la potenziale morbosità di tali gravi eventi. Inoltre, esse rappresentano un costo per i sistemi sanitari. I pazienti con anamnesi positiva per reazioni allergiche sono correntemente sottoposti a una premedicazione con farmaci antistaminici e corticosteroidi, tuttavia le evidenze riguardo alla loro efficacia sono carenti. C’è poi la possibilità che il rischio venga sottostimato nei pazienti sottoposti a premedicazione. Lo studio che viene qui presentato è basato sull’esperienza di un singolo centro allergologico italiano, a Firenze, il quale ha valutato in modo consecutivo 98 pazienti tra il 2015 e il 2018. I dati dei pazienti sono stati revisionati retrospettivamente. Essi sono stati sottoposti ad una valutazione allergologica complessiva che comprendeva test cutanei e test di provocazione con il farmaco (drug provocation tests – DPT), che riguardavano mezzi di contrasto iodato. Nella popolazione considerata il test cutaneo è risultato essere positivo in 10 pazienti, di cui 7 hanno manifestato una reazione di ipersensibilità immediata (IHR) e 3 una reazione di ipersensibilità ritardata (DHR). La scelta del mezzo di contrasto iodato per il test di provocazione col farmaco è stata fatta sulla base dei risultatati del test cutaneo. Dopo aver avuto un risultato negativo al primo test DPT, 7 pazienti hanno accettato di essere sottoposti a un secondo DPT con un differente mezzo di contrasto: la reazione nella maggior parte dei casi risultava in un test di ipersensibilità ritardata. Tutti questi pazienti eccetto uno, hanno tollerato il DPT con un secondo differente mezzo di contrasto. Complessivamente il protocollo allergologico è stato completato da 94 pazienti (95.9%). Il test DPT è stato assunto come gold standard. I test cutanei hanno mostrato un valore predittivo negativo molto alto (NPV) in paragone ai test di provocazione DPT, applicati in pazienti che avevano sperimentato una precedente reazione avversa immediata. Inoltre il valore predittivo negativo per i pazienti che avevano avuto in precedenza una reazione avversa ritardata era più basso. (NVP, 96.2% in IHR vs 58.8% in DHR , rispettivamente; p < 0.0001, test di Fisher). Infine, 90 pazienti sono stati contattati telefonicamente per sapere se essi fossero stati esposti nuovamente a mezzi di contrasto per procedure radiologiche. 39 pazienti sono stati riesposti, senza alcuna premedicazione in 13 casi, 12 dei quali avevano tollerato il mezzo di contrasto iodato e uno ha avuto nuovamente una reazione nonostante un test DPT negativo per lo stesso mezzo di contrasto. Complessivamente, il valore predittivo negativo di questo protocollo era elevato (92.3%) per i pazienti che erano sottoposti a DPT e successivamente esposti allo stesso mezzo di contrasto in un constesto di vita reale. E’ auspicabile una collaborazione tra tutti i sanitari implicati in tali procedure e in particolare un accurato check-up allergologico per assicurare al massimo la sicurezza di tali pazienti e prevenire reazioni avverse evitabili. Bibliografia. Meucci E, Radice A, Fassio F, Sibilio M, Iorno MLC, Testi S, Severino M, Macchia D. Diagnostic approach to hypersensitivity reactions to iodinated contrast media: a single-center experience on 98 patients. Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2020 Sep;52(5):220-229. Leggi l’articolo completo qui. - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Fluorochinoloni ad uso sistemico ed inalatorio – 29 ottobre 2020 Rischio di rigurgito/insufficienza della valvola cardiaca associato ai fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio. Riassunto: I fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio possono aumentare il rischio di rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache.Le condizioni che predispongono al rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache includono patologie congenite o preesistenti delle valvole cardiache, malattie del tessuto connettivo (ad esempio la sindrome di Marfan e la sindrome di Ehlers-Danlos), la sindrome di Turner, la malattia di Behçet’s, l’ipertensione, l’artrite reumatoide e l’endocardite infettiva.Nei pazienti a rischio di rigurgito/insufficienza delle valvole cardiache, i fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio devono essere utilizzati solo dopo attenta valutazione del rapporto beneficio/rischio e dopo aver preso in considerazione altre opzioni terapeutiche.I pazienti devono essere avvisati di rivolgersi immediatamente al medico in caso di dispnea acuta, insorgenza de novo di palpitazioni, o comparsa di edema addominale o degli arti inferiori. Scarica il documento in formato PDF. - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Esbriet (pirfenidone) – 29 ottobre 2020 Esbriet (pirfenidone): importante aggiornamento di sicurezza e nuove raccomandazioni per prevenire il danno epatico farmaco-indotto (DILI) con Esbriet (pirfenidone). Sintesi: Di recente, sono stati segnalati casi severi di danno epatico farmaco-indotto (DILI), anche a esito fatale con Esbriet (pirfenidone)Prima di iniziare il trattamento con Esbriet (pirfenidone) devono essere effettuati test di funzionalità epatica (alanina aminotransferasi [ALT], aspartato aminotransferasi [AST], bilirubina), successivamente ogni mese per i primi 6 mesi e quindi ogni 3 mesi per l’intera durata del trattamento.Devono essere prontamente effettuati una valutazione clinica e test di funzionalità epatica nei pazienti con sintomi indicanti danno epatico farmaco-indotto, quali affaticamento, anoressia, fastidio nella parte superiore destra dell’addome, colorazione scura delle urine o ittero.Livelli elevati delle transaminasi possono richiedere una riduzione della dose, la sospensione del trattamento con Esbriet (pirfenidone) o la sua interruzione definitiva. In caso di innalzamento significativo dei livelli delle aminotransferasi epatiche con iperbilirubinemia o di segni e sintomi clinici di danno epatico farmaco-indotto, il trattamento con Esbriet (pirfenidone) deve essere interrotto definitivamente. La checklist di sicurezza per i medici prescrittori è stata aggiornata di conseguenza. Scarica il documento in formato PDF. - 29/10/2020
- Valutazione della sicurezza cardiovascolare dei farmaci anti-osteoporosi L’osteoporosi è caratterizzata da una riduzione della densità minerale ossea e da un aumento del rischio di fratture. Come per le malattie cardiovascolari, la prevalenza aumenta in età avanzata, cosicché l’osteoporosi e le malattie cardiovascolari (e i fattori di rischio cardiovascolare) spesso coesistono nello stesso paziente. È quindi molto importante comprendere le implicazioni cardiovascolari dei farmaci per l’osteoporosi. Una recensione narrativa pubblicata su Drugs le ha presentate con un gruppo di lavoro di esperti provenienti dalla European Society for Clinical and Economic Aspects of Osteoporosis, Osteoarthritis and Musculoskeletal Disorders (ESCEO) e dalla International Osteoporosis Foundation (IOF). Un consumo inadeguato di calcio è associato a un aumentato rischio di fratture da fragilità e deterioramento della densità minerale ossea. Spesso per questo motivo vengono utilizzati integratori di calcio. Tuttavia, la supplementazione di calcio potrebbe indurre la formazione di ateroma attraverso la deposizione di calcio. In questa recensione sono stati analizzati 15 studi, ed è stato osservato un rischio significativamente aumentato di infarto del miocardio, ma questo dato non è stato replicato. Per concludere, gli integratori di calcio e l’assunzione orale di calcio di 1000 mg al giorno sembrano ridurre il rischio di fratture, in particolare negli individui istituzionalizzati rispetto a quelli che vivono in comunità, ma non ci sono prove di eventi avversi cardiovascolari. Vi è incertezza riguardo al rischio cardiovascolare di un’elevata assunzione giornaliera di calcio. Gli effetti cardiovascolari dell’integrazione di vitamina D è stata ampiamente studiata. Nel sistema cardiovascolare, la vitamina D ha effetti sulla parete vascolare, sul sistema renina-angiotensina e sul muscolo cardiaco. Nel contesto dell’osteoporosi, le attuali linee guida raccomandano la sostituzione della vitamina D di 800 unità internazionali (UI) al giorno nelle donne in postmenopausa a maggior rischio di fratture da fragilità ossea, quelle a maggior rischio di carenza di vitamina D e quelle sintomatiche di bassa vitamina D. Nonostante i risultati all’inizio del 21 ° secolo che la terapia ormonale sostitutiva fosse associata a malattia coronarica e tromboembolia venosa (TEV), questa terapia è ora considerata potenzialmente sicura (dal punto di vista cardiaco) se iniziata entro i primi 10 anni dalla menopausa. Il rapporto rischio / beneficio per la terapia ormonale sostitutiva in menopausa è più favorevole nelle donne più giovani, in menopausa recente (quelle che hanno meno di 60 anni o entro 10 anni dall’inizio della menopausa), relativamente ai i sintomi menopausali , basso rischio di cancro al seno, eventi cardiovascolari e cerebrovascolari e malattia tromboembolica venosa. Gli effetti positivi di questa terapia sulla salute ossea sono da considerarsi un ulteriore e gradito beneficio. I modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM) sono associati ad un aumentato rischio di TEV e possono essere correlati a ictus fatali (un sottoinsieme degli ictus totali). I bifosfonati potrebbero teoricamente fornire protezione contro l’ateroma. Tuttavia, i dati provenienti da studi randomizzati e studi osservazionali non hanno supportato in modo sostanziale ciò né dimostrato in modo coerente la potenziale associazione con la fibrillazione atriale. Denosumab, anticorpo monoclonale completamente umano e inibitore dell’attivatore del recettore del ligando del fattore nucleare κB, impedisce la maturazione e l’attività degli osteoclasti e quindi agisce per ridurre il riassorbimento osseo. Questo farmaco non sembra essere associato a malattie cardiovascolari e, sebbene gli analoghi dell’ormone paratiroideo siano associati a palpitazioni e vertigini, non è stata dimostrata alcuna associazione con una patologia cardiovascolare definita. Romosozumab è un anticorpo monoclonale umanizzato, approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) e dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA), che inibisce la sclerostina. Romosozumab agisce come un agente anabolizzante per la formazione dell’osso e come un inibitore del riassorbimento osseo. Esiste una controversia per quanto riguarda la sicurezza cardiovascolare di questo farmaco. Le attuali linee guida (in alcune regioni) sconsigliano l’uso in quelli con una storia di IM e ictus ischemico e raccomanda un approccio giudizioso in quelli con un alto rischio di base di malattie cardiovascolari. Visualizza l’articolo qui. - 23/10/2020
- Efficacia e sicurezza di glecaprevir / pibrentasvir per il trattamento di pazienti con infezione cronica da HCV: una meta-analisi. Glecaprevir / pibrentasvir è un regime farmacologico antivirale pangenotipico ad azione diretta (DAA), recentemente approvato per il trattamento di adulti con infezione da genotipi 1–6 di HCV. Negli studi clinici multinazionali di fase II e III, il trattamento con glecaprevir / pibrentasvir ha prodotto tassi elevati di risposta virologica sostenuta al post-trattamento alla settimana 12 (SVR12) ed è stato ben tollerato e con un profilo di sicurezza favorevole in un’ampia gamma di pazienti con infezione cronica da HCV. È importante, tuttavia, valutare i trattamenti per il virus dell’epatite C (HCV) nel mondo reale, poiché le popolazioni di pazienti tendono ad essere più diversificate e potenzialmente meno aderenti al trattamento rispetto a quelle negli studi clinici. Per molti regimi DAA, è già stata confermata un’efficacia simile in contesti reali a quella osservata negli studi clinici. Tuttavia, poiché glecaprevir / pibrentasvir è stato approvato per il trattamento di pazienti con HCV cronico nell’ultima parte del 2017, i dati pubblicati sul suo utilizzo nella pratica clinica sono attualmente limitati a un piccolo numero di coorti del mondo reale. Inoltre, attualmente mancano analisi di contesti distinti e un’analisi più ampia che combini contesti e paesi diversi. Per risolvere questo problema, è stata intrapresa una revisione sistematica e una meta-analisi dei dati disponibili nel mondo reale che riportano l’efficacia e / o la sicurezza di glecaprevir / pibrentasvir per il trattamento di adulti con infezione cronica da HCV. I risultati di 18 studi condotti in real life identificati nelle pubblicazioni di riviste dal 1 ° gennaio 2017 al 25 febbraio 2019 e nelle presentazioni al congresso fino al 14 aprile 2019 sono stati raccolti e analizzati per indagare l’efficacia e la sicurezza di una combinazione antivirale ad azione diretta (glecaprevir / pibrentasvir) nella pratica clinica di routine. Sono stati esclusi gli studi clinici, i casi clinici e gli studi che non hanno distinto i pazienti trattati con glecaprevir / pibrentasvir da altri pazienti, ed è stata condotta una meta-analisi random-effects degli outcomes per determinare i tassi di SVR12 utilizzando i dati d i≥ 2 coorti. Gli outcomes di efficacia erano il tasso complessivo di SVR12 nella popolazione ITT (cioè, tutti i pazienti trattati con almeno una dose di glecaprevir / pibrentasvir che avevano dati SVR12 disponibili, interrotti precocemente o persi al follow-up). Queste analisi sono state condotte anche nella popolazione ITT modificata (mITT) (cioè, la popolazione ITT esclusi i pazienti che non hanno raggiunto SVR12 per ragioni diverse dal fallimento virologico). Gli outcomes di sicurezza erano le percentuali di pazienti con eventi avversi (EA; qualsiasi grado), eventi avversi comuni, eventi avversi gravi (SAE), eventi avversi di particolare interesse (scompenso epatico o insufficienza epatica) e interruzione a causa di eventi avversi Complessivamente, 12.531 adulti sono stati trattati con glecaprevir / pibrentasvir, per un totale di 18 coorti. Tra i pazienti con dati post-trattamento alla settimana 12, i tassi di SVR12 erano del 96,7% (95% CI 95,4-98,1) nella popolazione ITT (n = 8.583, 15 coorti) e del 98,1% (95% CI 97,1-99,2) nella popolazione mITT (n = 7.001, 14 coorti). I tassi di SVR12 erano> −95% nei sottogruppi (genotipo HCV, stato di cirrosi, storia del trattamento, durata del trattamento, trattamento su indicazione e sottogruppi di interesse). Gli eventi avversi sono stati riportati nel 17,7% (1.271 / 7.199) dei pazienti (8 coorti). Eventi avversi gravi sono stati riportati nell’1,0% (55 / 5.522) dei pazienti (6 coorti). Gli eventi avversi più frequenti sono stati prurito, affaticamento e mal di testa. Interruzioni del trattamento correlate a eventi avversi sono state riportate nello 0,6% (33 / 5.595) dei pazienti (6 coorti). In conclusione, questa analisi ha mostrato che la combinazione glecaprevir / pibrentasvir è altamente efficace e ben tollerata in tutti i genotipi di HCV e nei gruppi di pazienti studiati, coerentemente con i risultati osservati negli studi clinici, anche nei pazienti storicamente considerati più difficili da trattare. Bibliografia: Pietro Lampertico , Jose A Carrión , Michael Curry , Juan Turnes , Markus Cornberg , Francesco Negro, Ashley Brown, Marcello Persico, Nicole Wick, Ariel Porcalla, Andreas Pangerl, Eric Crown, Lois Larsen, Yao Yu, Heiner Wedemeyer , Real-world effectiveness and safety of glecaprevir/pibrentasvir for the treatment of patients with chronic HCV infection: A meta-analysis. J Hepatol. 2020 Jun;72(6):1112-1121. doi: 10.1016/j.jhep.2020.01.025 - 23/10/2020
- Comunicazione su medicinali contenenti rifampicina – 23 ottobre 2020 Le Autorità dell’Unione Europea stanno indagando in merito alla presenza di un’impurezza nitrosamminica, la 1-nitroso-4 metil piperazina (MeNP), in alcuni lotti di principi attivi usati nei medicinali a base di rifampicina. Il CMDh, che rappresenta gli Stati Membri dell’ Unione Europea, sta lavorando per garantire adeguate analisi dei principi attivi e sta collaborando con le aziende coinvolte. La Rifampicina è un trattamento di prima linea per la tubercolosi. E’ anche utilizzato per trattare diverse altre infezioni gravi, incluse infezioni del sangue e lebbra. Per i pazienti il rischio di non assumere i loro medicinali a base di rifampicina supera di gran lunga qualsiasi possibile rischio da MeNP. Gli operatori sanitari devono quindi continuare a prescrivere i medicinali a base di rifampicina come di norma, in linea con il riassunto delle caratteristiche del prodotto. Le autorità forniranno aggiornamenti, quando necessari. - 23/10/2020
- Le autorità regolatorie dell’UE richiedono di testare le quantità di nitrosammine per i farmaci a base di metformina – 16 ottobre 2020 L’EMA e le autorità nazionali competenti dell’UE contatteranno tutti i titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti metformina, utilizzati per il trattamento del diabete, per chiedere loro di effettuare analisi per verificare la presenza di nitrosammine prima della loro immissione in commercio. Si tratta di una misura precauzionale per garantire la sicurezza del paziente durante il completamento delle indagini in corso su questi medicinali. La richiesta è in linea con il referral di quest’anno secondo l’articolo 5, paragrafo 3, che ha introdotto le misure richieste alle aziende per limitare la presenza di nitrosammine nei medicinali. Le autorità regolatorie controlleranno attentamente le risposte a questa richiesta e prenderanno le misure appropriate, se necessario. La presenza di nitrosammine nei medicinali a base di metformina è in corso di verifica, poiché all’inizio di quest’anno è stata trovata una nitrosammina chiamata N-nitrosodimetilammina (NDMA) in alcuni lotti dell’UE. Per ulteriori informazioni, consultare il sito web EMA. L’EMA consiglia ai pazienti dell’UE di continuare ad assumere farmaci a base di metformina, poiché i rischi di non trattare il diabete superano di gran lunga i possibili effetti dei bassi livelli di NDMA riscontrati nei test. Sebbene l’NDMA sia classificata come probabile sostanza cancerogena per l’uomo (una sostanza che potrebbe causare il cancro) sulla base di studi su animali, non si prevede che possa causare danni se ingerita a livelli molto bassi. L’EMA continuerà a fornire aggiornamenti, se necessario. - 16/10/2020
- Interazioni farmaco-farmaco tra anticoagulanti orali diretti e agenti antivirali ad azione diretta dell’epatite C, una revisione sistematica. Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC), come substrati del citocromo P450 (CYP) 3A4 e / o della P-glicoproteina, sono suscettibili alle interazioni farmaco-farmaco (DDI). Gli agenti antivirali ad azione diretta (DAA) dell’epatite C (HCV), tramite l’inibizione della glicoproteina P o del CYP3A4, possono aumentare l’esposizione a DOAC con un rilevante rischio di sanguinamento. In questo studio è stata eseguita una revisione sistematica sui DDI tra DOAC e DAA. Due revisori hanno identificato in modo indipendente gli studi tramite database elettronici, fino al 7 luglio 2020, integrando la ricerca esaminando gli abstract del congresso EASL (Associazione europea per gli studi sul fegato) e il sito Web ClinicalTrials.gov. Sono stati identificati 1385 riferimenti attraverso una ricerca sistematica nel database. Dopo aver applicato i criteri di inclusione, tre studi erano eleggibili per l’inclusione. Un ulteriore studio è stato identificato attraverso la ricerca manuale degli abstract del congresso EASL. Tre studi clinici di fase I su volontari sani hanno valutato le interazioni tra dabigatran e glecaprevir/pibrentasvir, odalasvir/simeprevir o sofosbuvir/velpatasvir/voxilaprevir, mostrando un aumento dell’area sotto la curva concentrazione-tempo (AUC) di dabigatran del 138%, 103% e 161%, rispettivamente. Nel complesso, la scarsità di dati richiede urgentemente studi dedicati nel mondo reale per verificare l’effettiva rilevanza clinica delle interazioni farmacocinetiche con dabigatran e indagare il rischio reale negli utilizzatori di farmaci anti-fattore Xa, sia in termini di rischio di sanguinamento che di insorgenza di danno al fegato. Infatti, sia rivaroxaban che apixaban sono substrati di P-gp e BCRP, mentre il substrato attivo di edoxaban è anche un substrato di OATP1B1, rendendo così altamente probabili interazioni farmacologiche clinicamente importanti. I nuovi farmaci orali per l’epatite C sono esempi in cui l’interpretazione di una potenziale interazione può essere particolarmente complessa a causa di più farmaci con diversi profili farmacocinetici somministrati contemporaneamente. Conclusioni DOAC e DAA sono sotto-studiati per il rischio di DDI. Sono necessari studi sul mondo reale per valutare la rilevanza clinica delle interazioni farmacocinetiche con dabigatran e descrivere l’effettivo spettro di possibili interazioni farmacologiche tra DAA e altri DOAC. Questa è la prima revisione sistematica che valuta le prove sulle interazioni tra anticoagulanti orali diretti / agenti antivirali ad azione diretta (DOAC / DAA). I DAA aumentano la concentrazione di dabigatran, mentre non erano disponibili studi per altri DOAC. Sono necessari studi nel mondo reale per valutare la rilevanza clinica di questa interazione e per descrivere l’effettivo spettro di possibili interazioni farmacologiche tra agenti ad azione antivirale diretta e altri anticoagulanti orali diretti. Bellesini, M., Bianchin, M., Corradi, C. et al. Drug–Drug Interactions between Direct Oral Anticoagulants and Hepatitis C Direct-Acting Antiviral Agents: Looking for Evidence Through a Systematic ReviewClin Drug Investig (2020). https://doi.org/10.1007/s40261-020-00962-y Visualizza l’articolo intero qui. - 16/10/2020
- La valutazione della sicurezza dei vaccini per il COVID-19: metodologia. I vaccini contro il COVID-19 sono in fase di sviluppo ad una velocità mai vista in precedenza. Ciò pone particolari sfide, che non hanno precedenti, ai sistemi di monitoraggio post-marketing dalla sicurezza. Inoltre, anche la comunicazione sulla sicurezza vaccinale dovrà essere gestita in modo appropriato. Per impiegare velocemente tali nuovi vaccini in popolazioni diverse è essenziale disporre di un robusto sistema di farmacovigilanza e un sistema di sorveglianza attiva. Non tutti i paesi del mondo hanno la capacità o le risorse per mettere in atto un’adeguata sorveglianza e riceveranno i dati da coloro che invece possiedono tali sistemi. Gli strumenti per valutare i vaccini per il COVID-19 esistono già e verranno impiegati così come attualmente viene fatto: si tratta dei sistemi di sorveglianza nazionale, dei dati provenienti da fonti amministrative e la definizione dei casi come eventi avversi di speciale interesse. Tuttavia, tenere insieme tutti questi strumenti e usarli in modo efficace è una sfida che richiede investimenti e collaborazione tra tutti gli attori in gioco. Il presente articolo fornisce una panoramica di alto livello di tutte le sfaccettature della moderna metodologia di valutazione della sicurezza dei vaccini e fornisce indicazioni sul modo con cui questi metodi sono o possono essere applicati ai vaccini nei confronti del COVID-19. Lo sviluppo di un potenziale candidato vaccino deve essere in primo luogo valutato negli animali per quanto riguarda la sicurezza, l’immunogenicità e l’efficacia. Le problematiche di sicurezza identificate in precedenza nei primi vaccini per la SARS non sono state finora osservate negli studi sull’uomo ma sottolineano l’importanza di scegliere degli approcci vaccinali e degli adiuvanti che producano le risposte desiderate. Le tre fasi di sviluppo clinico nell’uomo sono attentamente condotte in modo tale che solamente con la dimostrazione di risultati favorevoli in una fase è possibile passare a quella successiva. Inoltre, le sperimentazioni cliniche sono sottoposte ad un comitato di esperti indipendente. Dal punto di vista regolatorio esiste dal 1999 un Comitato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la sicurezza dei vaccini (World Health Organization Global Advisory Committee on Vaccine Safety) così come un gruppo di esperti (Strategic Advisory Group of Experts) che riceve i risultati portati dall’altro comitato e formula le raccomandazioni. La Brighton Collaboration è una collaborazione internazionale lanciata nel 1999 che ha come compito quello di sviluppare le definizioni e le linee guida per i potenziali eventi avversi successivi ad immunizzazione. Tali strumenti includono anche la definizione degli eventi avversi di speciale interesse, che devono essere rapidamente comunicati alle parti regolatorie. Un ruolo fondamentale di tutela dei consumatori è svolto dalle Agenzie Regolatorie, tra cui l’americana Food and Drug Administration e l’Agenzia Europea del Farmaco. Inoltre, un compito centrale è assegnato ai sistemi nazionali di sorveglianza passiva che riportano in ultima istanza al WHO Pharmacovigilance Centre in Uppsala, Svezia. Esistono poi dei programmi di sorveglianza attiva e studi di fase IV che sono in grado di monitorare in tempo quasi reale la popolazione di interesse oltre che mappare l’esposizione ai vaccini. Esistono numerose sfide in tal senso, per esempio il fatto che ad oggi ancora troppo pochi paesi del mondo possiedono dei sistemi di farmacovigilanza altamente funzionanti. Infine è necessario un forte supporto e una stretta collaborazione tra tutti gli attori implicati nella sfida di monitorare attivamente i vaccini contro il COVID-19 Bibliografia. Petousis-Harris, H. Assessing the Safety of COVID-19 Vaccines: A Primer. Drug Saf (2020). E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 16/10/2020
- Sospensione di farmaci per motivi di sicurezza: una revisione dei dati che supportano la decisione di sospensione. Metodi. Gli autori hanno analizzato i farmaci sospesi dal mercato tra il 1990 e il 2010. Tutte le Agenzie Regolatorie dei farmaci che fanno parte del programma per Monitoraggio Internazionale dei Farmaci (Program for International Drug Monitoring) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono state contattate. Per avere una maggiore completezza dei dati, sono stati analizzati Medline, libri di riferimento e database dei farmaci. Le fonti di informazione sulle quali le autorità basano i motivi della sospensione sono state categorizzate ed è stato poi calcolato il tempo medio tra la data della prima esposizione dei soggetti al farmaco e il momento della sospensione. Risultati. Un totale di 133 farmaci che rispondevano ai criteri di inclusione e di esclusione sono stati sospesi dal mercato per ragioni di sicurezza nel periodo oggetto della presente revisione (1990 – 2010). Le ragioni principali responsabili della sospensione del 69,2 % di tutti i farmaci sono state le seguenti: epatotossicità (n=36, 27.1%), disordini cardiaci (n=25, 18.8%), ipersensibilità (n=17, 12.8%) e nefrotossicità (n=14, 9.8%). Nella maggior parte dei casi, le fonti di informazione determinanti per la sospensione dei farmaci consistevano in segnalazioni spontanee e/o in case reports (n=86, 64.7%), seguite da segnalazioni provenienti da studi clinici (n=24, 18.0%). Il tempo medio tra l’introduzione di un farmaco nel mercato e la sua sospensione definitiva per motivi di sicurezza è stata di circa 20.3 anni (SD±13.8). Discussione e conclusioni. Sulla base delle evidenze disponibili e pubblicate, non esiste un metodo gold standard per identificare i rischi associati all’esposizione ai farmaci. I dati riportati dagli autori sottolineano il ruolo che le differenti fonti di informazione giocano nel contribuire al processo di revisione della sicurezza dei farmaci. Un ruolo fondamentale è rivestito chiaramente dalla segnalazione spontanea e dai case report che contribuiscono alla comunicazione delle informazioni di sicurezza per quasi i 2/3 di tutte le fonti disponibili. Ciò attribuisce nuovamente un ruolo essenziale ai sistemi di farmacovigilanza nazionali nel reperimento di tali informazioni sulla sicurezza dei farmaci. Le principali 10 ragioni di ritiro dei farmaci dal mercato: Bibliografia. Nuno Sales Craveiro*, Bruno Silva Lopes, Lara Tomás and Sofia Fraga Almeida, “Drug Withdrawal Due to Safety: A Review of the Data Supporting Withdrawal Decision”, Current Drug Safety (2020) 15: 4. E’ possibile leggere l’articolo completo qui - 16/10/2020
- Adozione definitiva della Nota 97 su terapia anticoagulante nei pazienti con FANV – 15 ottobre 2020 Si rende noto che in data 15 ottobre 2020, l’AIFA ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana la Determinazione n. 1034 del 14 ottobre 2020, dal titolo “Adozione definitiva della Nota 97 relativa alla prescrivibilità dei nuovi anticoagulanti orali ai pazienti con Fibrillazione Atriale Non Valvolare (FANV)”. Tale provvedimento, efficace a partire dal 16 ottobre 2020, è stato adottato in quanto i procedimenti di rinegoziazione avviati dall’AIFA, aventi ad oggetto le specialità medicinali a base di apixaban, dabigatran, edoxaban, rivaroxaban, si sono conclusi col raggiungimento dei relativi accordi negoziali che prevedono nuove condizioni economiche di ammissione alla rimborsabilità, tali da garantire la sostenibilità del sistema. Ne consegue che la Nota 97, avente dapprima validità temporanea di 120 giorni per effetto della Determinazione AIFA del 12 giugno 2020, n. 653, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 152 del 17 giugno 2020, a partire dal 16 ottobre 2020 assume natura definitiva. Pertanto, i medici specialisti e i medici di medicina generale potranno continuare a prescrivere i nuovi anticoagulanti orali ad azione diretta (NAO/DOAC: apixaban, dabigatran, edoxaban, rivaroxaban) e gli antagonisti della vitamina K (AVK: warfarin e acenocumarolo) nei pazienti con FANV secondo le modalità previste dalla summenzionata Nota 97. Il regime di fornitura dei NAO/DOAC passa quindi definitivamente, solo per l’indicazione FANV, da Ricetta Ripetibile Limitativa (RRL) a Ricetta Ripetibile (RR). La scheda di prescrizione cartacea, che ha sostituito il Piano Terapeutico web AIFA, sarà informatizzata dal 1° dicembre 2020 e, pertanto, a partire da questa data, il monitoraggio attraverso il suddetto Piano Terapeutico non sarà più disponibile. La Determinazione AIFA n. 1034/2020, comprensiva del testo della Nota 97 e dei relativi allegati, è disponibile sul sito istituzionale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, nella sezione “Nota 97”, raggiungibile dal box “Link correlati”. Scarica il file in formato PDF. - 15/10/2020
- Esposizione intrauterina ai farmaci biologici, una revisione sistematica sulla sicurezza Le malattie autoimmuni infiammatorie sono malattie croniche che spesso colpiscono le donne in età fertile. Pertanto, è importante una conoscenza dettagliata del profilo di sicurezza dei farmaci utilizzati per la gestione delle malattie autoimmuni infiammatorie durante la gravidanza. Tuttavia, in molti casi i potenziali effetti dannosi dei farmaci (soprattutto biologici) durante la gravidanza (e l’allattamento) su madre e bambino non sono stati completamente identificati. Obiettivo: Lo scopo dello studio era aggiornare i dati sul verificarsi di aborti spontanei e malformazioni congenite (maggiori) quando si utilizzano farmaci biologici durante la gravidanza sulla base di articoli di recente pubblicazione. Inoltre, sono stati selezionati diversi endpoint secondari che potrebbero essere di interesse per i medici, in particolare le informazioni sugli eventi avversi nell’uso di uno specifico biologico durante la gravidanza. Materiale e metodi: è stata condotta una ricerca dal 1 ° gennaio 2015 al 4 luglio 2019 in Embase.com, Medline Ovid, Web of Science, Cochrane CENTRAL e Google Scholar con termini di ricerca specifici per ciascun database. La selezione delle pubblicazioni era basata sul titolo / abstract e seguita dal testo completo (in doppio cieco, due ricercatori). Risultati: sono state incluse 143 pubblicazioni in totale. Il numero totale di casi variava da 9 per Canakinumab a 4276 per Infliximab. Le percentuali di aborti spontanei e malformazioni congenite maggiori non hanno mostrato differenze rilevanti da quelle percentuali nella popolazione generale (stimate nello studio come 10–20% e 2–5.5% nella popolazione generale). Conclusione: nonostante i limiti dello studio, non sono stati segnalati problemi di sicurezza importanti e non è stato possibile identificare alcuna tendenza nelle malformazioni riportate. È probabile che adalimumab, certolizumab ed etanercept possano essere presumibilmente prescritti in modo sicuro durante la gravidanza, soprattutto considerando gli effetti negativi della malattia attiva sulle madri, gli esiti della gravidanza, e i bambini. Per quanto riguarda infliximab, sono stati rilevati tassi elevati di infezioni nei bambini, principalmente da uno studio, ed è raccomandato un approccio più conservatore, in particolare una terapia di combinazione con le tiopurine. L’interruzione prima del terzo trimestre può ridurre la possibilità di infezioni nella prole. Inoltre, i rischi dell’utilizzo di abatacept, anakinra, canakinumab, golimumab, rituximab, tocilizumab, ustekinumab e vedolizumab non sono ben conosciuti e i dati noti disponibili a riguardo sono scarsi. Questo studio conferma le precedenti revisioni della letteratura effettuate sull’ uso e la sicurezza dei farmaci biologici durante la gravidanza nelle malattie autoimmuni. Leggi l’articolo completo qui. - 09/10/2020
- Il ruolo dei media nella diffusione di fake news sui farmaci I media rappresentano una strada potenzialmente efficace per diffondere l’educazione al benessere. Ad esempio, possono essere utilizzati per la gestione del rischio basata sulla comunità, inclusa la preparazione per eventi pandemici. Un sondaggio dell’Ufficio per la prevenzione e la promozione della salute del Dipartimento della salute e dei servizi umani degli Stati Uniti ha rivelato che nessun singolo tipo di materiale cartaceo sulla salute era efficace quanto le fonti non stampate, comprese TV e radio. Sfortunatamente, non tutte le informazioni fornite dai media radiotelevisivi sono supportate da dati scientifici e, in alcuni casi, vengono fornite informazioni fuorvianti o non fattuali per rendere una particolare storia più attraente o per creare sensazione. Ad esempio, è pratica comune per i media presentare immagini incredibilmente drammatiche e distorte di malattie mentali che enfatizzano la pericolosità, la criminalità e l’imprevedibilità. D’altra parte, studi scientifici mal progettati o valutati possono contribuire alla diffusione di informazioni errate nei mass media, come evidenziato dalla visione pervasiva che i vaccini siano associati all’autismo, una convinzione che da allora è stata confutata molte volte. Con l’aumento del numero di spettacoli medici di fantasia in TV, questo problema ha assunto particolare rilevanza. Molti drammi medici statunitensi e britannici vengono esportati e trasmessi in streaming in tutto il mondo e i consumatori stanno diventando sempre più consapevoli di farmaci specifici e dei loro usi. Per evitare errori nei drammi medici, è stato istituito nel 1994 il programma Hollywood, Health & Society, fornendo consulenza medica gratuita a sceneggiatori e produttori attraverso brevi fatti e suggerimenti. Tuttavia, non sono incluse informazioni specifiche su indicazioni, dosaggi o punti di forza dei farmaci, che portano a raccomandazioni incomplete e forse errate presentate agli spettatori. Per valutare se le informazioni potenzialmente influenti fornite attraverso i media sono accurate, è stata analizzata l’accuratezza delle prescrizioni di farmaci mostrati in spettacoli televisivi fittizi a tema medico trasmessi tra il 1989 e il 2014. Di tutte queste, l’88,1% è stato considerata accurata, con la dose errata come motivo più comune di inesattezza, (44,6% degli errori), seguito da un’indicazione inappropriata (43%). Di recente, un team di ricercatori australiani ha esplorato ulteriormente questo argomento. Dopo aver studiato una serie di episodi casuali dei famosi drammi medici, tra cui dr. House, Grey’s Anatomy, Royal Pains, Doc Martin e Nurse Jackie per l’appropriatezza dei loro consigli sui farmaci, sono state rivelate alcune statistiche interessanti. Sebbene l’indicazione del farmaco fosse corretta nel 71% delle volte per tutti gli spettacoli combinati, l’aderenza alle linee guida basate sull’evidenza era generalmente scarsa, con differenze interessanti tra i diversi programmi TV, omettendo spesso importanti controlli di sicurezza, come la conferma dello stato di allergia ai farmaci e il corretto dosaggio del farmaco; in particolare, Doc Martin e Dr. House hanno dimostrato una migliore aderenza alle linee guida cliniche (41% e 40%, rispettivamente) rispetto a Grey’s Anatomy (25%). Anche per quanto riguarda i media online, l’analisi di più di 300 video su Youtube ha rivelato che per la maggior parte dei farmaci i contenuti spesso non riflettono adeguatamente ciò che si sa sulla sicurezza del loro uso. In conclusione , sebbene nei film e nei drammi televisivi prodotti esclusivamente a scopo di intrattenimento possa non essere richiesto di presentare informazioni accurate, molte persone utilizzano le informazioni presentate nei media per prendere decisioni sulla propria salute; pertanto occorre maturare negli spettatori la consapevolezza che le informazioni mediche e farmaceutiche fornite nei programmi TV potrebbero non essere esatte o pertinenti alla loro situazione personale e dovrebbero essere interpretate con cautela, invitandoli, tramite i loro medici, a confermare qualsiasi informazione sui farmaci in TV utilizzando pubblicazioni, siti Web e professionisti sanitari affidabili. D’altra parte, vista l’entità del problema, si suggerisce una maggiore partecipazione dei professionisti sanitari più qualificati nello spazio dei media, il che impone la necessità di sviluppo da parte delle associazioni mediche professionali e degli organismi di regolamentazione di linee guida e codici di condotta per tutti i contenuti dei media. Bibliografia: 1. Jackson Thomas, Gregory M. Peterson, Erin Walker, Julia K. Christenson, Melissa Cowley, Sam Kosari, Kavya E. Baby and Mark Naunton, Fake News: Medicines Misinformation by the Media. CLINICAL PHARMACOLOGY & THERAPEUTICS 2018 Dec;104(6):1059-1061. doi: 10.1002/cpt.1199 - 09/10/2020
- EMA avvia la seconda revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 6 ottobre 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una revisione ciclica (rolling review) dei dati sul vaccino per COVID-19, noto come BNT162b2, sviluppato da BioNTech in collaborazione con Pfizer. L’avvio della revisione ciclica rappresenta l’inizio della valutazione scientifica, da parte del comitato, del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Tuttavia, ciò non significa che si possano già trarre conclusioni sulla sua sicurezza ed efficacia, dal momento che gran parte dei dati deve ancora essere presentata. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica di BNT162b2o si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici preliminari negli adulti che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati saranno disponibili nelle settimane e nei mesi a venire. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro il COVID-19 e saranno valutati nel momento in cui sono disponibili. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino derivanti dagli studi, nonché i dati sulla sua qualità (come i componenti e il processo di produzione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno di una domanda formale di AIC. EMA completerà la valutazione nel rispetto dei propri usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Scarica il documento in formato PDF. - 06/10/2020
- I regolatori EU ribadiscono pienamente gli standard di trasparenza ed per i trattamenti ed i vaccini anti-COVID-19 – 5 ottobre 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha ribadito oggi che manterrà il suo impegno pluriennale per garantire indipendenza e trasparenza nella valutazione dei trattamenti e dei vaccini anti- COVID-19. In una lettera aperta inviata al Mediatore europeo Emily O’Reilly in riposta ad un’interrogazione sul ruolo dell’Agenzia europea per i medicinali e della sua task force pandemica durante la crisi del Covid-19, l’Agenzia chiarisce che sta applicando ai propri esperti le stesse misure di indipendenza sia che si occupino di trattamenti e vaccini anti-Covid-19 sia che si occupino di tutti gli altri farmaci. Questo include sia gli esperti coinvolti nel fornire pareri sullo sviluppo di questi farmaci, sia gli esperti che li valutano. Queste misure consolidate garantiscono che le raccomandazioni dell’EMA siano guidate solo da esigenze scientifiche e di salute pubblica, e non da altri interessi. La lettera definisce anche i piani di trasparenza dell’Agenzia per i trattamenti e i vaccini anti-COVID-19. L’EMA pubblicherà i dati clinici che costituiscono la base scientifica per le raccomandazioni per tutti i medicinali anti-COVID-19. Ciò rientra nell’ambito della politica di riferimento dell’EMA che garantisce la pubblicazione proattiva dei dati clinici, che l’Agenzia sta reintegrando – al momento esclusivamente per i medicinali anti-COVID-19 – in seguito alla sua sospensione avvenuta nell’agosto 2018 per consentire all’Agenzia di concentrare le risorse sul suo trasferimento dal Regno Unito ai Paesi Bassi. Poiché l’EMA considera la massima trasparenza come una condizione preliminare per promuovere la fiducia nel sistema regolatorio dell’UE, sta anche pianificando una serie di ulteriori misure per fornire al pubblico informazioni immediate sui suoi processi di sviluppo e di monitoraggio della sicurezza. Ciò include, ad esempio, la pubblicazione delle Informazioni sul Prodotto con i dettagli delle condizioni di utilizzo anche prima che sia concessa l’autorizzazione formale all’immissione in commercio, la pubblicazione rapida del Report Pubblico Completo di Valutazione Europea (EPAR) e, per farmaci autorizzati anti-COVID -19, la pubblicazione integrale del piano di gestione del rischio, anziché il solo sommario. L’entità della crisi della salute pubblica del COVID-19 ha portato a sforzi senza precedenti da parte di tutti coloro che sono coinvolti nello sviluppo di farmaci per il trattamento e la prevenzione del COVID-19, comprimendo un processo che in genere richiede svariati anni in uno che dura solo alcuni mesi. L’EMA e le autorità nazionali competenti hanno risposto a queste sfide mobilitando interamente le loro risorse per accelerare gli iter di consulenza scientifica (advice) e valutazione, mantenendo al contempo gli standard di sicurezza ed efficacia e applicando regole di indipendenza e trasparenza consolidate. Scarica il documento in formato PDF. - 05/10/2020
- Apixaban: una revisione sistematica sulle interazioni farmacologiche. Apixaban, un anticoagulante orale diretto, è un farmaco ormai ampiamente prescritto negli ultimi anni. Esso è considerato di interesse in quanto si ritiene sia a basso rischio di interazioni farmaco-farmaco rispetto agli antagonisti della vitamina K. Per caratterizzare meglio queste interazioni, sono stati riesaminati sistematicamente gli studi che valutavano le interazioni farmaco-farmaco che coinvolgono apixaban e sono state analizzate le interazioni farmaco-farmaco risultanti in una reazione avversa sulla base dei casi clinici e dei dati presenti in VigiBase. Gli autori hanno cercato in modo sistematico in Medline, Embase e Google Scholar fino al 20 agosto 2018, articoli che indagassero il verificarsi di una reazione avversa dovuta a un potenziale farmaco che interagisse con apixaban. I dati di VigiBase provenivano da case report recuperati fino al 2 gennaio 2018. In particolare l’identificazione delle potenziali interazioni è stata eseguita considerando due farmaci e almeno tre reazioni avverse, mentre il rilevamento del potenziale segnale è avvenuta utilizzando Omega, una misura di disproporzionalità a tre vie. Sono stati identificati 15 studi e 10 case report. Gli studi hanno mostrato variazioni significative nell’area sotto la curva per apixaban mentre i case report hanno evidenziato un aumento del rischio di emorragia o eventi tromboembolici a causa di un’interazione farmaco-farmaco. Da VigiBase, sono stati analizzati un totale di 1617 farmaci e una tripletta di reazioni avverse ai farmaci. La tripletta più segnalata era apixaban-aspirina-emorragia gastrointestinale. Il 67% delle interazioni farmaco-farmaco riportate in VigiBase non sono state descritte o comprese. Nel restante 34%, la maggior parte erano interazioni farmacodinamiche tra farmaci. Questi dati suggeriscono che Apixaban ha un potenziale significativo di interazioni farmaco-farmaco, sia con modulatori CYP3A / P-gp che con farmaci che possono alterare l’emostasi. Le reazioni avverse a farmaco più descritte sono state reazioni avverse correlate a emorragia o trombosi, principalmente attraverso interazioni farmacodinamiche. Le interazioni farmacocinetiche farmaco-farmaco sembrano essere scarsamente rilevate. Sintesi dei risultati riguardanti la gravità riportati nei case report estratti da VigiBase. Metodologia adottata dagli autori per selezionare gli studi e i case report. Bibliografia. Fernandez S, Lenoir C, Samer C, Rollason V. Drug interactions with apixaban: A systematic review of the literature and an analysis of VigiBase, the World Health Organization database of spontaneous safety reports. Pharmacol Res Perspect. 2020 Oct;8(5):e00647. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 02/10/2020
- Anticoagulanti orali diretti e malattia polmonare interstiziale: dati emergenti di Farmacovigilanza Vi è interesse ad analizzare gli effetti avversi degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) che non implicano sanguinamento. Tali reazioni avverse sono in genere rare e imprevedibili., riguardanti di solito il danno epatico e cutaneo. A tal proposito è stata pubblicata su Drug Safety una lettera all’editore. Vi sono alcune evidenze che i DOAC, dal punto di vista della sicurezza possono essere considerate una classe farmacologica eterogenea. Sono stati descritti casi di malattia polmonare interstiziale (ILD), in particolare in soggetti giapponesi, sebbene non siano stati condotti studi osservazionali di sorveglianza post-marketing sulla tossicità polmonare da DOAC. Gli autori hanno condotto un’analisi del segnale sul database americano di farmacovigilanza (Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System; FDA-FAERS) per indagare il tasso di segnalazione di ILD nei confronti dei DOAC nel periodo 2004–2019. L’analisi è stata condotta calcolando il reporting odds ratio (ROR), ritenendo un segnale significativo se erano presenti almeno 3 casi. ILD è stato definita in base ai preferred term rilevanti presenti come terminologia nel Medical Dictionary for Regulatory Activity (MedDRA). Il farmaco Amiodarone essendo nota la sua capacità di causare ILD è stato usato come controllo positivo. L’analsi principale è stata condotta senza criteri restrittivi specifici, considerando tutti le segnalazioni e paragonando i DOAC con altri farmaci presenti nel database FAERS. L’analisi di disproporzione ha evidenziato le seguenti associazioni, in base al numero di segnali statisticamente significativi emersi nella valutazione complessiva: DOACs: Solida (7/8) Factor-Xa inhibitors: Solida (7/8) Apixaban: Forte (8/8) Edoxaban: Forte (8/8) Rivaroxaban: Moderata (5/8) Dabigatran: Debole (3/8) Warfarin: Solida (6/8) Amiodarone: Forte (3/3) Tale studio pilota ha identificato nuovi segnali che collegano DOAC con ILD, in particolare per quanto riguarda gli inibitori del fattore Xa. Sono necessarie nuove evidenze, in particolare per chiarire la relazione tra fibrosi polmonare e trombosi. Considerando i limiti di tale tipo di analisi, è auspicabile la realizzazione di ampi studi osservazionali e l’implementazione di registri di pratica clinica nella vita reale. Bibliografia: Raschi, E., Fusaroli, M., Diemberger, I. et al. Direct Oral Anticoagulants and Interstitial Lung Disease: Emerging Clues from Pharmacovigilance. Drug Saf (2020). E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 02/10/2020
- Presentato il Rapporto AIFA sull’uso dei Farmaci in Gravidanza “Mi fa molto piacere introdurre questo Rapporto – commenta in apertura il Direttore Generale dell’AIFA Magrini – l’ultimo nuovo arrivato nella storica collana dei rapporti OsMed, l’Osservatorio AIFA sull’impiego dei medicinali che da ormai venti anni rappresenta il principale strumento di monitoraggio dei consumi e della spesa dei medicinali sul territorio nazionale. Il Rapporto sull’uso dei Farmaci in gravidanza – continua il DG – è speciale e segna una svolta nell’utilizzo dei dati, perché interroga e lega database di diversa natura sfruttando un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni, gruppi di lavoro e ricercatori. Un’interazione che auspico possa crescere da questa prima esperienza di successo, per favorire l’evoluzione di un modello standard che grazie all’integrazione e al rafforzamento delle banche dati nazionali e regionali possa consentire studi di esito grazie a dati incrociati e di qualità”. “Gli obiettivi del Rapporto – ha affermato Francesco Trotta, dirigente del settore HTA ed economia del farmaco e dell’Ufficio Monitoraggio della spesa farmaceutica e rapporti con le Regioni di AIFA– sono il monitoraggio e l’analisi delle prescrizioni in gravidanza e della varietà delle pratiche prescrittive tra regioni e in sottogruppi di popolazione. Grazie al Rapporto è nata una rete tra istituzioni centrali, Regioni, accademia e clinici, una infrastruttura che è adesso a disposizione del Servizio Sanitario Nazionale. Lo studio costituisce inoltre un patrimonio informativo da utilizzare sul territorio per modificare pratiche cliniche inappropriate”. I dati del Rapporto sono stati presentati e commentati da Valeria Belleudi (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio), Filomena Fortinguerra (AIFA), Renata Bortolus (Ministero della Salute), Serena Donati (Istituto Superiore di Sanità), Anna Locatelli (Università Milano Bicocca), Antonio Clavenna (IRCCS Mario Negri) e Antonio Addis (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio). Gli interventi sono stati moderati da Marina Davoli (Dipartimento di epidemiologia della Regione Lazio) e Anna Rosa Marra (dirigente Area Vigilanza Post-marketing dell’AIFA). Principali dati del rapporto: I farmaci più prescritti in gravidanza appartengono alla categoria terapeutica del sangue e degli organi emopoietici, seguiti dagli antimicrobici per uso sistemico e dai farmaci del sistema genito-urinario e ormoni sessuali.I quattro principi attivi maggiormente utilizzati sono:– l’acido folico (34,6%)– il progesterone (19%)– il solfato ferroso (18,8%)– l’amoxicillina/acido clavulanico (11,5%).Le prescrizioni risultano tendenzialmente in linea con la scelta di principi attivi compatibili con la gravidanza.L’impiego di acido folico è ancora al di sotto dei livelli raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali.I farmaci a maggior rischio di inappropriatezza sono i progestinici per la prevenzione dell’aborto spontaneo e gli antibiotici.Lombardia e Veneto mostrano le percentuali minori di prescrizioni in gravidanza in tutti i trimestri, e per tutte le Regioni si osserva un trend prescrittivo crescente all’aumentare dell’età materna.Nelle donne con parti plurimi acido folico, preparati a base di ferro ed eparinici, insieme agli ormoni sessuali e agli antimicrobici, sono le prime categorie per frequenza prescrittiva.Le cittadine straniere hanno complessivamente una prevalenza d’uso di farmaci minore rispetto alle italiane, mentre il maggior numero di prescrizioni riguardano le donne del continente africano, indiano e sudamericano. Sul Portale AIFA sono disponibili le presentazioni, il link per rivedere l’evento e il Rapporto completo. Clicca qui. - 01/10/2020
- EMA avvia la prima revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 1 ottobre 2020 Il Comitato per i Medicinali per uso Umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la prima revisione ciclica (rolling review) di un vaccino anti COVID-19, sviluppato dall’azienda farmaceutica AstraZeneca in collaborazione con l’Università di Oxford. L’avvio della revisione ciclica rappresenta l’inizio della valutazione scientifica, da parte del comitato, del primo set di dati sul vaccino provenienti da studi di laboratorio (dati non clinici). Tuttavia, ciò non significa che si possano già trarre conclusioni sulla sua sicurezza ed efficacia, dal momento che gran parte dei dati deve ancora essere presentata. La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori di cui l’Agenzia si serve per accelerare la valutazione di un medicinale o vaccino promettenti durante un’emergenza sanitaria pubblica. Di norma, tutti i dati sull’efficacia, la sicurezza e la qualità di un medicinale e tutti i documenti richiesti devono essere presentati all’inizio della valutazione nell’ambito di una domanda formale di autorizzazione all’immissione in commercio (AIC). Nel caso della revisione ciclica, il CHMP provvede ad esaminare i dati non appena diventano disponibili dagli studi in corso, prima di stabilire se la domanda completa di AIC possa essere presentata dall’azienda. La decisione del CHMP di avviare la revisione ciclica del vaccino si basa sui risultati preliminari di studi non clinici e di studi clinici preliminari che suggeriscono che il vaccino induce la produzione di anticorpi e cellule T (cellule del sistema immunitario, ossia le difese naturali dell’organismo) che colpiscono il virus. Al momento sono in corso studi clinici di grandi dimensioni che coinvolgono diverse migliaia di persone e i cui risultati saranno disponibili nelle settimane e nei mesi a venire. Questi risultati forniranno informazioni sull’efficacia del vaccino in termini di protezione contro il COVID-19 e saranno valutati in cicli successivi di revisione. Saranno inoltre esaminati tutti i dati disponibili sulla sicurezza del vaccino derivanti dagli studi clinici, nonché i dati sulla sua qualità (come i componenti e il processo di produzione). La revisione ciclica proseguirà fino a quando non saranno disponibili sufficienti prove a sostegno della domanda formale di AIC. EMA completerà la valutazione nel rispetto dei propri usuali standard di qualità, sicurezza ed efficacia. Sebbene non sia ancora possibile prevedere la tempistica complessiva della revisione, la procedura dovrebbe essere più breve rispetto a quella ordinaria, grazie al tempo risparmiato durante la revisione ciclica. Recentemente, è stato fatto ricorso alla revisione ciclica per la valutazione di Veklury (remdesivir), un farmaco per il trattamento del COVID-19. Scarica il documento in formato PDF. - 01/10/2020
- EMA ricorda ai medici di usare Tecentriq con nab-paclitaxel per il trattamento del cancro al seno – 1 ottobre 2020 EMA ricorda ai medici di usare Tecentriq (atezolizumab) esclusivamente in associazione con nab-paclitaxel e non con paclitaxel convenzionale per il trattamento di pazienti con cancro al seno triplo-negativo localmente avanzato o metastatico che non può essere rimosso chirurgicamente. Questo richiamo da parte di EMA fa seguito ai risultati dello studio clinico IMpassion131 che non ha mostrato che l’associazione di Tecentriq con paclitaxel convenzionale in queste pazienti rallenti la progressione del cancro o riduca la mortalità. Tecentriq è autorizzato esclusivamente per il trattamento del cancro al seno triplo-negativo in associazione con nab-paclitaxel. Nab-paclitaxel è una formulazione di paclitaxel legato ad una proteina (albumina) che modula l’azione del medicinale nell’organismo. Sebbene non esistano evidenze nell’Unione Europea che i medici usino Tecentriq con paclitaxel anzichè con nab-paclitaxel, il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) di EMA coglie l’opportunità di ricordare agli operatori sanitari di seguire le raccomandazioni approvate nel riassunto delle caratteristiche del prodotto di Tecentriq. Tecentriq è stato approvato nell’Unione Europea per il trattamento del cancro al seno tripo-negativo ad Agosto 2019. Uno studio clinico valutato dal CHMP in quella fase, ha mostrato che le pazienti il cui cancro produceva un certo livello di una proteina chiamata PD-L1, vivevano in media 25 mesi se trattate con Tecentriq somministrato insieme a nab-paclitaxel, rispetto a 18 mesi se trattate con placebo somministrato insieme a nab-paclitaxel. Inoltre, le pazienti trattate con Tecentriq vivevano più a lungo senza peggioramento della patologia (7,5 mesi rispetto a 5,3 mesi). Il cancro al seno triplo-negativo è un tipo di cancro che non esprime i recettori (bersagli) più comuni su cui agiscono altri medicinali antitumorali. Perciò, è a disposizione un numero limitato di medicinali che possono essere utilizzati per trattare pazienti con questo tipo di cancro. EMA valuterà i dati provenienti dallo studio IMpassion131 e deciderà se saranno necessarie modifiche all’uso approvato di Tecentriq con nab-paclitaxel. Scarica in formato PDF. - 01/10/2020
- Segnalazione delle reazioni avverse in Africa Le reazioni avverse da farmaco (ADR, Adverse Drug Reactions) hanno un peso estremamente rilevante sui sistemi sanitari: secondo un sondaggio del 2007 condotto in Europa, Australia, Canada e Stati Uniti, una percentuale variabile tra il 2.5% e il 30% degli accessi al Pronto Soccorso sono ascrivibili ad ADR, mentre uno studio svolto nel Regno Unito ha mostrato un aumento dagli 8 ai 20 giorni dei tempi medi di degenza in ospedale. Le politiche di farmacovigilanza a livello internazionale sono coordinate dal Programme for International Drug Monitoring (PIDM) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui centro operativo è l’Uppsala Monitoring Centre, in Svezia, che ha la responsabilità di gestire il database internazionale (VigiBase) sulle segnalazioni di ADR inoltrate dalle autorità nazionali. Uno dei parametri chiave del monitoraggio della sicurezza dei farmaci è rappresentato dalla partecipazione attiva dei governi, delle aziende farmaceutiche, degli operatori sanitari, degli ambienti accademici, dei consumatori e dei media. Tuttavia, i tassi di segnalazione di moltissimi paesi rimangono estremamente bassi, con percentuali di sotto-segnalazione che rasentano il 94%. La situazione è ancora più drammatica se si prendono in considerazione i paesi in via di sviluppo: di fatto meno dell’1% delle segnalazioni tra il 1992 e il 2015 ha avuto origine nel continente africano, il che non stupisce, se si prendono in considerazione i numerosi fattori in gioco: la mancanza di un’infrastruttura di base, l’inadeguatezza e la scarsa preparazione del personale sanitario, la scarsa conoscenza delle norme di farmacovigilanza e farmacoepidemiologia, gli errori medici e la paura di conseguenze legali, ma anche l’ignoranza dei pazienti, con le rispettive differenze etniche e culturali, e la tendenza a non rivolgersi alle istituzioni sanitarie, l’auto-medicazione, e ancora problemi riguardo la qualità dei prodotti medicali, la contraffazione, la debolezza della struttura amministrativa, delle politiche statali e del contesto legale in genere. La segnalazione da parte dei cittadini/pazienti si è dimostrata un valido strumento per migliorare la sicurezza dei farmaci, perlomeno nei paesi più sviluppati che hanno saputo implementare politiche sanitarie adeguate. Uno studio pubblicato recentemente sull’International Journal of Clinical Pharmacy, è andato a identificare le attuali informazioni disponibili riguardo alla segnalazione di ADR da parte dei “consumatori” in Africa (tassi di segnalazione, confronto con operatori sanitari e aziende farmaceutiche, criticità e opportunità), attraverso una revisione della letteratura e delle linee guida, dal 1992 al 2019. In sintesi, solo 16 Paesi africani hanno implementato politiche sanitarie che accettano segnalazioni da parte dei consumatori, tra cui Algeria, Botswana, Egitto, Etiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Liberia, Marocco, Namibia, Nigeria, Ruanda, Sierra Leone, Tanzania, Zambia e Zimbabwe. In Sud Africa il segnalatore deve necessariamente passare attraverso un operatore sanitario (medico, farmacista, infermiere, dentista, veterinario), mentre in Botswana la segnalazione è permessa ma richiede ulteriori informazioni fornite da un medico. Di fatto, dei 36 stati africani membri del PIDM solo 8 permettono la segnalazione diretta da parte dei cittadini, ovvero il 14.2% del totale C’è una scarsa consapevolezza da parte dei consumatori per quel che riguarda il sistema di farmacovigilanza e la segnalazione; consapevolezza che è aumentata, solo marginalmente, negli ultimi anni. C’è infatti una netta differenza tra il tasso di segnalazione da parte del consumatore nei paesi africani rispetto ai paesi più sviluppati, in rapporto al tasso di segnalazione da parte degli operatori sanitari. Eppure, come dimostra uno studio effettuato in Danimarca, in confronto ai sanitari, i consumatori tendono ad effettuare un maggior numero di segnalazioni quando le ADR riguardano il Sistema Nervoso Centrale, i disturbi psichiatrici, il sistema riproduttivo e mammario. Essi includono inoltre maggiori informazioni riguardo al grado di severità della reazione e l’impatto sulle attività quotidiane come salire le scale, il sonno, il peso corporeo ed altre problematiche generali. Si tratta pertanto di una risorsa di fondamentale importanza. Purtroppo, però, ciò si scontra con la scarsa tendenza delle politiche sanitarie di molti paesi africani ad investire nella farmacovigilanza e nella promozione della partecipazione dei cittadini al buon uso del farmaco. Adedeji-Adenola, H., Nlooto, M. Direct reporting of adverse drug reactions by healthcare consumers in Africa: a narrative review. Int J Clin Pharm (2020). https://doi.org/10.1007/s11096-020-01141-x - 25/09/2020
- Nota Informativa Importante su Nulojix (belatacept)- 23 settembre 2020 A partire dall’11 marzo 2019, Nulojix potrà essere prescritto a nuovi pazienti se verranno soddisfatti i due seguenti criteri: che Nulojix sia la migliore scelta terapeutica per il paziente.dopo conferma della disponibilità delle scorte da parte dell’azienda sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento. Si prevede che il requisito di richiedere la conferma della disponibilità prima di iniziare il trattamento per i nuovi pazienti rimarrà valido fino al 4° trimestre 2021. La carenza di prodotto è correlata a un problema temporaneo di capacità produttiva e non ad un difetto di qualità del prodotto o a un problema di sicurezza. Scarica in formato PDF. - 23/09/2020
- Comunicazione EMA sull’uso del desametasone nei pazienti COVID-19- 18 settembre 2020 Il Comitato per i Medicinali per uso Umano dell’EMA ha completato la revisione dei risultati del braccio dello studio RECOVERY che includeva l’uso del corticosteroide desametasone nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 ricoverati in ospedale, e ha concluso che il desametasone può essere considerato un’opzione di trattamento in adulti e adolescenti (a partire dai 12 anni e con un peso corporeo di almeno 40 kg) che richiedono ossigenoterapia. Scarica in formato PDF. - 18/09/2020
- Vaccino per l’influenza stagionale e rischio sindrome di Guillain-Barré Sono stati analizzati i dati provenienti da una database nazionale francese per stimare il rischio di sindrome di Guillain-Barré (GBS) in seguito alla vaccinazione nei confronti dell’influenza stagionale. Metodi. Sono stati identificati tutti i casi di GBS che si sono verificati in Francia tra il 1 settembre e il 31 marzo dal 2010 al 2014, sulla base di dati provenienti da un database sanitario nazionale. I dati sono stati analizzati secondo il metodo delle serie di casi auto-controllate. Il periodo di rischio iniziava il giorno 1 dopo che il paziente aveva ricevuto il vaccino (D1) fino a 42 giorni dopo la vaccinazione (D42). L’incidenza di GBS durante tale periodo di rischio era comparato al periodo di controllo (D43-31 Marzo). Il tasso di rischio di incidenza (IRR) è stato stimato dopo aver aggiustato per la stagionalità e per la presenza o no di infezioni acute. Risultati. Sono stati inclusi nello studio tutti i casi di GBS (3523 casi) che si sono verificati in Francia tra settembre e marzo, nelle stagioni di vaccinazione anti-influenzale dal 2010/2011 al 2013/2014. Tra questi 3523 casi, il 15% dei pazienti (527) aveva ricevuto una vaccinazione per l’influenza. Un totale di 140 pazienti ha sviluppato la GBS durante i 42 giorni che seguono la vaccinazione per l’influenza. Il rischio globale di sviluppare la GBS non era significativamente aumentato durante i 42 giorni che seguivano la vaccinazione per l’influenza (IRR, 1.02; 95% intervallo di confidenza [CI], 0.83–1.25; p = 0.85). Questo risultato rimaneva non significativo dopo aver aggiustato per i mesi del calendario e l’incidenza di infezioni acute gastroenteriche e del tratto respiratorio (IRR, 1.10; 95% CI, 0.89–1.37; p = 0.38). In contrasto, il rischio di GBS era 4 volte più alto dopo un’infezione del tratto respiratorio (IRR, 3.89; 95% CI, 3.52–4.30; p < 0.0001) o in seguito ad un’infezione gastrointestinale (IRR, 3.64; 95% CI, 3.01–4.40; p < 0.0001). Conclusioni. Non sono state rinvenute associazioni tra la vaccinazione per l’influenza stagionale e la GBS durante i 42 giorni successivi alla vaccinazione. Il rischio di GBS era invece più alto in soggetti che avevano avuto un’infezione del tratto respiratorio o gastrointestinale. Bibliografia.Seasonal influenza vaccine and Guillain-Barré syndrome A self-controlled case series studyClémence G. et al., Neurology May 2020, 94 (20) e2168-e2179. E’ possibile leggere gratuitamente l’articolo qui. - 18/09/2020
- Rischio di ospedalizzazione associato con benzodiazepine e z-drugs in Italia: studio multicentrico nei dipartimenti di emergenza. Introduzione. L’uso inappropriato di benzodiazepine e z-drugs può causare l’insorgenza di eventi avversi che richiedono visite nei dipartimenti di emergenza. Il presente studio ha avuto come obiettivo quello di descrivere le caratteristiche degli eventi avversi correlati all’uso dei BDZ e ZD che hanno condotto a visite e ospedalizzazioni in Italia. Metodi. Sono stati monitorati 92 dipartimenti di emergenza italiani prendendo in considerazione un periodo tra il 2007 e il 2018. E’ stato calcolato il tasso di visita nei dipartimenti di Emergenza e di ospedalizzazione. La regressione logistica multi-variata è stata usata per stimare l’odd ratio di segnalazione (Reporting odds ratios – RORs) riguardante l’ospedalizzazione. La regressione univariata lineare è stata condotta per valutare il ROR di ospedalizzazione secondo l’emivita plasmatica dei farmaci sospetti. Risultati. Sono state raccolte un totale di 3203 schede di segnalazione di eventi avversi. Complessivamente, la regressione logistica multivariata ha mostrato che il rischio di ospedalizzazione era più alto per prazepam (3.26 [1.31–8.11]), flurazepam (1.62 [1.15–2.27]) e lorazepam (1.36 [1.15–1.61]). Tra gli anziani, questo rischio era più alto per il prazepam (3.98 [1.03–15.3]) e lorazepam (1.58 [1.19–2.11]). Formulazioni parenterali e rettali erano associate con un più basso rischio di ospedalizzazione paragonato a formulazioni orali. Conclusioni. I risultati trovati sottolineano il rischio dell’uso di BDZ e ZD in Italia, in particolare in donne e adulti anziani. I clinici dei dipartimenti di emergenza devono sempre tenere in considerazione il più alto rischio in termini di ospedalizzazione correlati all’uso di BDZ e ZD. Il maggior rischio riguarda sopratutto le formulazioni orali, i soggetti esposti a più di un sedativo ipnotico e i pazienti esposti a composti con emivita plasmatica intermedia o lunga. Bibliografia. Lombardi N, Bettiol A, Crescioli G, et al. Risk of hospitalisation associated with benzodiazepines and z-drugs in Italy: a nationwide multicentre study in emergency departments [published online ahead of print, 2020 Apr 24]. Intern Emerg Med. L’abstract dell’articolo è presente qui. - 18/09/2020
- Evidenza attuale sull’abuso e il misuso dei gabapentinoidi. La presente revisione della letteratura riassume l’evidenza attuale riguardo al potenziale di abuso e misuso dei gabapentinoidi, pregabalin e gabapentin. Sono stati raccolti dati provenienti da studi di farmacovigilanza, studi basati sui registri, questionari, studi di tossicologia clinica. Sono stati analizzati con l’obiettivo di definire il problema dell’abuso e misuso dei gabapentinoidi, identificare i fattori di rischio e discutere i possibili metodi per ridurre il potenziale di abuso e misuso. Vi sono studi che hanno trovato che i gabapentinoidi possiedono un potenziale di abuso e misuso e che individui con una storia di disturbo psichiatrico o un disturbo da uso di sostanza sembrano essere ad alto rischio. Inoltre, alcune evidenze supportano la nozione che i pazienti che presentano uno disturbo da uso di oppioidi potrebbero essere a maggior rischio di abusare dei gabapentinoidi. Le evidenze disponibili suggeriscono inoltre che l’abuso o il misuso sono più frequenti in coloro che utilizzano il pregabalin rispetto a quelli che usano gabapentin. I professionisti sanitari e i prescrittori dovrebbero essere consapevoli del rischio di misuso del pregabalin e del gabapentin, che potrebbe portare ad abuso di sostanza, dipendenza da sostanza e intossicazione. I medici prescrittori che trattano pazienti che appartengono a popolazioni a rischio in particolare quelle con disturbi psichiatrici, disturbo da uso di sostanze dovrebbero evitare per quanto possibile di prescrivere pragabalin e gabapentin, e se dovessero prescriverli, dovrebbero monitorare attentamente gli eventuali segni di abuso e misuso in modo da intervenire prontamente per evitare ulteriori danni. Bigliografia. Hägg, S., Jönsson, A.K. & Ahlner, J. Current Evidence on Abuse and Misuse of Gabapentinoids. Drug Saf (2020). Leggi l’articolo completo qui. - 11/09/2020
- Impatto di basse dosi di litio in un contesto di trattamento delle dipendenze. Lo studio ha analizzato l’efficacia di basse dosi di Litio Carbonato (150 mg) in aggiunta o come sostituto dei farmaci antidepressivi e antiansiosi di sintesi in un centro residenziale di trattamento delle dipendenze. L’ipotesi dello studio era che l’aggiunta o l’utilizzo di basse dosi di litio (4.1 mmol/150 mg) potessero migliorare l’esito del trattamento di pazienti con dipendenza su molteplici aspetti misurabili. La logica che sta alla base è che se dosi standard di litio sono così efficaci nel ridurre il comportamento suicidario imminente allora è possibile che dosi sub-terapeutiche di litio possano promuovere un comportamento costruttivo, ridurre un comportamento auto-lesivo quale la dipendenza e avere utilità neuroprotettiva. Vari studi hanno investigato le potenzialità di basse dosi di litio in svariati contesti terapeutici e ciascuno ha tentato di rispondere alla domanda: quanto si può scendere con la dose di litio in modo tale da poter ancora sperimentarne gli effetti benefici evitando allo stesso tempo gli effetti avversi? Risultati. Sono stati registrati gli effetti in termini di uso da parte dei pazienti dei farmaci, sicurezza e progressi insieme al funzionamento clinico. La dose di oppioidi MAT (Medication assisted treatment, buprenorfina-naloxone) è stata ridotta del 50%, l’utilizzo dei benzodiazepine è stato ridotto del 99%, gli antipsicotici atipici sono scesi del 70%, le politerapie si sono ridotte del 79% e la cessazione dal fumo è incrementata del 300 . Dal punto di vista clinico il mantenimento dei pazienti è migliorato del 25%, il tasso di occupazione e di prontezza sono raddoppiati. Il programma complessivo è migliorato del 20% mentre il tasso di completamento di coloro che assumevano basse dosi di litio è migliorato quasi del 100%. Non c’è stato nessun significativo cambiamento nei dati di laboratorio standard indicando la sicurezza dell’uso di basse dosi di litio. Conclusioni. L’introduzione di basse dosi di litio in un contesto di trattamento delle dipendenze dove il trauma, l’ADHD non trattato e le condizioni mediche sono comuni è stato utile nell’aiutare i pazienti a raggiungere e a mantenere i progressi nelle loro vite. Se ulteriori studi randomizzati confermeranno ciò che abbiamo osservato, potrebbero esserci delle implicazioni per un cambiamento di paradigma. Bibliografia. Sudhir Gadh, Low-dose lithium impact in an addiction treatment setting. Personalized Medicine in Psychiatry, Volumes 21–22, 2020, 100059. E’ possibile leggere l’articolo qui. - 11/09/2020
- Nota Informativa Importante su Diosmectal (diosmectite)- 10 settembre 2020 La Nota intende richiamare l’attenzione relativamente ad una importante nuova informazione riguardante l’utilizzo pediatrico di Diosmectal (diosmectite) nella diarrea acuta: il trattamento della diarrea acuta nei neonati e nei bambini di età inferiore ai due anni non è più indicato. Inoltre, Diosmectal non è raccomandato durante la gravidanza e l’allattamento con latte materno. Scarica in formato PDF. - 10/09/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato- 4 settembre 2020 Una revisione del comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha confermato che ulipristal acetato da 5 mg (Esmya e medicinali generici), utilizzato per il trattamento dei sintomi dei fibromi uterini, può causare danni al fegato, compresa la necessità di trapianto di fegato. Pertanto, il PRAC ha raccomandato la revoca delle autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali. Scarica in formato PDF. - 04/09/2020
- Associazione tra la somministrazione di corticosteroidi sistemici e mortalità nei pazienti critici malati di COVID-19. Il gruppo di lavoro WHO Rapid Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies (REACT) ha appena pubblicato una meta-analisi su JAMA in cui si dimostra un risultato importante per la lotta alla malattia da coronavirus 2019 (COVID-19): la somministrazione di corticosteroidi sistemici, paragonata alla terapia standard o al placebo, è risultata associata con una minore mortalità per tutte le cause a 28 giorni nei pazienti critici affetti da COVID-19. La necessità di terapie efficaci per i pazienti con malattia COVID-19 ha portato a sperimentare la somministrazione di basse dosi di dexamethasone dimostrando una ridotta mortalità nei pazienti ospedalizzati che richiedono un supporto respiratorio. E’ stata stimata l’associazione tra la somministrazione di corticosteroidi in paragone alla terapia standard o al placebo per la mortalità per tutte le cause a 28 giorni. Metodi. E’ stata condotta una meta-analisi con dati provenienti da 7 trials randomizzati controllati xche ha valutato l’efficacia dei corticosteroidi in 1703 pazienti critici affetti da COVID-19. Gli studi clinici sono stati condotti in 12 paesi tra il 26 febbraio e il 9 giugno 2020, con un follow-up finale alla data del 6 di lugio 2020. I dati sono stati aggregati da ciascuno studio complessivamente ed in sottogruppi predefiniti. Il rischio di bias è stato valutato usando il Cochrane Risk of Bias Assessment Tool. L’inconsistenza tra i risultati dei trial è stata effettuata usando la statistica I2. L’analisi primaria consisteva in una meta-analisi pesata sulla varianza inversa della mortalità complessiva, con l’associazione tra l’intervento e la mortalità quantificata usando gli odds ratios (ORs). E’ stata anche condotta una meta-analisi random-effects e un’analisi usando il risk ratios. I pazienti sono stati randomizzati a ricevere desametasone sistemico, idrocortisone o metilprednisolone (678 pazienti) o a ricevere uno standard di cura o placebo (1025 pazienti). La misura dell’esito primario era la mortalità per tutte le cause a 28 giorni dopo la randomizzazione. Un esito secondario era rappresentato dagli eventi avversi gravi definiti dagli sperimentatori. Risultati. Un totale di 1703 pazienti (età media 60 anni; 52-68 anni. 488 – 29% – donne) sono stati inclusi nell’analisi. I rischio di bias è stato valutato essere basso per 6 su 7 studi e “con alcune problemi” in 1 studio a causa del metodo di randomizzazione. 5 studi hanno riportato una mortalità a 28 giorni, 1 studio a 21 giorni e 1 studio a 30 giorni. Ci sono state 222 decessi tra i 678 pazienti randomizzati ai corticosteroidi e 425 decessi tra i 1025 pazienti randomizzati allo standard di cura o al placebo (OR, 0.66 [95% CI, 0.53-0.82]; P < .001). Vi era poca inconsistenza tra i risultati dei trial (I2 = 15.6%; P = .31) e il OR sommario era 0.70 (95% CI, 0.48-1.01; P = .053) sulla base di una meta-analisi random-effects. L’OR sommario fixed-effect per l’associazione con la mortalità era 0.64 (95% CI, 0.50-0.82; P < .001) per il dexamethasone comparato allo standard di cura o al placebo (3 trials, 1282 pz., e 527 decessi), l’OR era 0.69 (95% CI, 0.43-1.12; P = .13) per hydrocortisone (3 trials, 374 pz., e 94 decessi), e l’OR era 0.91 (95% CI, 0.29-2.87; P = .87) per methylprednisolone (1 trial, 47 pz., e 26 decessi). Tra i 6 studi che hanno riportato eventi avversi gravi, 64 eventi si sono verificati tra i 354 pazienti randomizzati ai corticosteroidi e 80 eventi si sono verificati tra i 342 pazienti randomizzati allo standard di cura o al placebo. Conclusioni. In questa meta-analisi prospettica di studi clinici di pazienti critici con COVID-19, la somministrazione di corticosteroidi sistemici, paragonata alla terapia standard o al placebo era associata ad una riduzione della mortalità a 28 giorni per tutte le cause. Figura. Associazione tra i corticosteroidi e la mortalità a 28 giorni per tutte le cause in ciascun trial. Bibliografia. The WHO Rapid Evidence Appraisal for COVID-19 Therapies (REACT) Working Group. Association Between Administration of Systemic Corticosteroids and Mortality Among Critically Ill Patients With COVID-19: A Meta-analysis. JAMA. Published online September 02, 2020. E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 04/09/2020
- Dieci anni di vaccinovigilanza in Italia: uno sguardo sui dati di farmacovigilanza dal 2008 al 2017 Un gruppo di ricercatori italiani afferenti all’Università di Verona in collaborazione con l’Agenzia Italiana del Farmaco ha utilizzato il Sistema Italiano di Farmacovigilanza per analizzare le reazioni avverse ai vaccini riportate in un periodo di 10 anni (2008 – 2017). La sorveglianza sulla sicurezza dei vaccini considera tutti gli Eventi Avversi conseguenti ad immunizzazione (Adverse Events Following Immunization – AEFIs) che vengono riportati in Italia e implica la loro analisi mediante la valutazione del nesso di causalità e la rilevazione del segnale. In questo studio è stato calcolato il tasso di segnalazione (reporting rate – RR) per tutte le dosi distribuite. Sono stati descritti tutti gli eventi AEFIs gravi ed è stato effettuato per essi la valutazione del nesso di causalità. Sono qui riportati i risultati principali rivenuti mediante il processo di rilevazione del segnale. Durante il periodo di studio sono stati riportati 46.430 AEFIs con un tasso complessivo di RR pari a 17.2 per 100,000 per dosi distribuite. L’Italia mostra il più alto numero di reports tra i paesi Europei. Solo il 4.4% delle schede di segnalazione proviene dai cittadini. Considerando il totale, 12.7% sono state classificate come gravi con un RR in rapporto al periodo di studio di 2.20 per 100,000 dosi distribuite. La maggior parte delle segnalazioni erano correlate all’iperpiressia e hanno avuto un esito positivo. Gli esiti fatali sono stati riportato nel 0.3% dei casi ed erano primariamente associati con il vaccino per l’influenza nei pazienti anziani. Nessuno di tali esiti aveva un’associazione causale consistente con la vaccinazione. Le convulsioni febbrili associate ai vaccini contro morbillo, parotite, rosolia e varicella e l’intussuscezione associata al vaccino per il rotavirus erano tra i segnali quelli maggiormente evidenziati. Il tasso di segnalazione (RR) e l’analisi degli eventi gravi riportati in un periodo temporale di 10 anni supportano il buon profilo di rischio/beneficio dei vaccini. Figura 1. Distribuzione delle segnalazioni e Reporting Rate di AEFIs per dose distribuita all’anno. Figura 2. Tasso di segnalazione (RR) per 1 milione di abitanti per paese UE nel periodo di studio. Bibliografia. Moretti, F., Gonella, L., Gironi, S. et al. Ten years of vaccinovigilance in Italy: an overview of the pharmacovigilance data from 2008 to 2017. Sci Rep 10, 14122 (2020). E’ possibile leggere l’articolo completo qui. - 04/09/2020
- Percezione del paziente delle reazioni avverse ai farmaci biologici per le malattie infiammatorie immuno-mediate. Sebbene il carico delle reazioni avverse ai farmaci (ADR) abbia un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti, manca una conoscenza approfondita delle prospettive dei pazienti sul peso delle ADR attribuite ai biologici. Questo studio è stato condotto per ottenere informazioni sul carico percepito dal paziente delle ADR sperimentate con l’uso dei farmaci biologici. Metodi. Il Dutch Biologic Monitor è un sistema di coorte prospettico, multicentrico, per il monitoraggio degli eventi, che include le informazioni raccolte da questionari basati sul web da pazienti che utilizzano farmaci biologici, principalmente per malattie infiammatorie immuno-mediate (IMID). Ai pazienti è stato chiesto di completare questionari bimestrali sui farmaci biologici utilizzati, indicazioni per cui il farmaco biologico è stato utilizzato, ADR sperimentate, conseguenze delle reazioni avverse e carico su una scala di tipo Likert a cinque punti, che varia da 1 (nessun peso) a 5 (peso molto elevato). Sono stati valutati i potenziali fattori associati al carico di ADR segnalato dal paziente. Risultati Un totale di 1355 pazienti ha completato 6293 questionari tra il 1 ° gennaio 2017 e il 1 ° maggio 2019. Quasi la metà dei pazienti (665 pazienti, 49%), di cui il 69% con malattie reumatiche e il 31% con altre malattie, hanno riportato collettivamente 1720 ADR uniche. Infezioni e disturbi muscoloscheletrici erano le ADR più gravose e le reazioni al sito di iniezione erano le meno gravose. Le reazioni avverse che hanno portato al contatto con gli operatori sanitari erano più gravose delle reazioni avverse per cui non è stato necessario il contatto con gli operatori sanitari. Il fumo, le comorbidità respiratorie e psichiatriche sono state associate a un maggior carico di ADR. La malattia di Crohn, l’uso di adalimumab e l’uso di sulfasalazina come terapia di associazione sono stati associati a un minor carico di ADR. Conclusioni La prospettiva del paziente fornisce informazioni importanti sul peso delle ADR sperimentate dai soggetti in trattamento con i farmaci biologici. Queste informazioni potrebbero essere utilizzate dagli operatori sanitari per ottimizzare il trattamento con farmaci biologici. Bibliografia van Lint, J.A., Jessurun, N.T., Hebing, R.C.F. et al. Patient-Reported Burden of Adverse Drug Reactions Attributed to Biologics Used for Immune-Mediated Inflammatory Diseases. Drug Saf 43, 917–925 (2020). L’abstract dell’articolo è disponibile qui. - 04/09/2020
- Comunicazione EMA su Dexamethasone Taw – 02 settembre 2020 EMA ha avviato la valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio di Dexamethasone Taw (a base di desametasone per uso iniettabile) nel trattamento di pazienti adulti ospedalizzati affetti da COVID-19. La domanda sarà valutata dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA, tramite una procedura che prevede una tempistica di valutazione accelerata. I risultati dello studio clinico RECOVERY pubblicati a luglio 2020 hanno mostrato che in pazienti ospedalizzati per gravi complicazioni respiratorie da COVID-19 e sottoposti a ventilazione meccanica invasiva è stato osservato un numero inferiore di casi di morte nel gruppo trattato con desametasone. Scarica il documento in formato PDF. - 02/09/2020
- Associazione tra esposizione a inibitori del Tumor Necrosis Factor ed eventi infiammatori del Sistema Nervoso Centrale. Gli inibitori del Tumor necrosis factor (TNF) sono terapie comuni per alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide. E’ stata postulata un’associazione tra l’esposizione agli inibitori del TNF e l’insorgenza di eventi infiammatori del Sistema Nervoso Centrale (SNC), che tuttavia è poco compresa. Obiettivo. È stato valutato se l’esposizione agli inibitori del TNF sia associata con eventi infiammatori demielinizzanti e non demielinizzanti del SNC in pazienti con un’indicazione all’uso di tali farmaci e sono stati descritti tali eventi. Metodi. È stato condotto uno studio caso-controllo usando le cartelle cliniche dei pazienti con malattie autoimmuni trattati presso le strutture della Mayo Clinic (Rochester, Minnesota; Scottsdale, Arizona; and Jacksonville, Florida) tra il 1° gennaio 2003 e il 20 febbraio 2019. I pazienti sono stati inclusi se le loro cartelle riportavano l’International Classification of Diseases (ICD-10), i codici diagnostici per l’indicazione approvata dall’US FDA per l’uso degli inibitori del TNF nelle malattie autoimmuni (artrite reumatoide, spondilite anchilosante, psoriasi, artrite psoriasica, malattia di Crohn e colite ulcerosa) e i codici diagnostici per gli eventi del SNC di interesse. I pazienti sono stati abbinati 1:1 con partecipanti di controllo per età di nascita, tipo di malattia autoimmune e sesso. L’esposizione agli inibitori del TNF è stata derivata dalle cartelle cliniche insieme al tipo di farmaco, la durata cumulativa di esposizione e il tempo di esposizione. Misure di esito principali. L’esito principale era costituito da un evento del SNC infiammatorio demielinizzante (sclerosi multipla e altre malattie come la neurite ottica) o non demielinizzante (meningite, meningo-encefalite, encefalite, neurosarcoidosi e vasculiti del SNC. L’associazione tra gli inibitori del TNF è stata valutata con la regressione logistica e aggiustata per la durata di malattia per determinare gli odds ratios (ORs) e gli intervalli di confidenza (CIs) al 95%. Analisi secondarie includevano la stratificazione degli esiti in base agli eventi del SNC demielinizzanti e non demielinizzanti e in base alla malattia autoimmune (artrite reumatoide e artrite non reumatoide) Risultati. Sono stati inclusi un totale di 212 individui: 106 pazienti con eventi infiammatori del SNC e 106 partecipanti di controllo senza tali eventi. Sul totale, 136 erano femmine (64%); l’età mediana all’esordio della malattia per i pazienti era di 52 (43-62) anni. L’esposizione agli inibitori del TNF si era verificata in 64 pazienti (60%) e in 42 partecipanti di controllo (40%) ed era associata con un maggiore rischio di qualunque evento infiammatorio del SNC (OR aggiustato, 3.01; 95%CI, 1.55-5.82; P = .001). Questi risultati erano simili quando l’esito veniva stratificato per eventi del SNC demielinizzanti e non demielinizzanti. Le analisi secondarie hanno trovato che l’associazione era prevalentemente osservata in pazienti con artrite reumatoide (OR aggiustato, 4.82; 95% CI, 1.62-14.36; P = .005) Conclusioni e rilevanza. Tale studio dimostra che l’esposizione ai farmaci inibitori del TNF in pazienti con malattie autoimmuni sembra essere associata con un maggiore rischio di eventi infiammatori del SNC. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare se tale associazione rappresenti un meccanismo di insorgenza de novo o se invece agisca esacerbando l’attività infiammatoria. Bibliografia Kunchok A, Aksamit AJ Jr, Davis JM 3rd, et al. Association Between Tumor Necrosis Factor Inhibitor Exposure and Inflammatory Central Nervous System Events [published online ahead of print, 2020 May 18]. JAMA Neurol. 2020;77(8):1-11. Leggi l’articolo qui. - 28/08/2020
- E-Learning in Farmacovigilanza: buona ricezione dei moduli sviluppati dall’Uppsala Monitoring Centre Vi è attualmente una crescente necessità globale di formazione in farmacovigilanza che non può essere soddisfatta con i tradizionali corsi in presenza. Per tale motivo l’Uppsala Monitoring Centre (UMC) dell’OMS ha sviluppato vari moduli di e-learning. Lo scopo di tale studio era di valutare come è stato recepito il corso gratuito di e-learning sviluppato dall’Uppsala Monitoring Centre (UMC), centro collaborativo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (OMS-WHO) per il monitoraggio internazionale delle reazioni avverse a farmaci. A causa della distanza fisica dei discenti sono state tenute in considerazione alcune sfide tecnologiche, per esempio lo scarso accesso alla banda larga. Per raggiungere tale obiettivo, l’UMC ha adottato un approccio cosiddetto di microlearning basato su brevi lezioni connesse a specifici obiettivi di apprendimento. Il corso è sviluppato in più moduli: 1 modulo dedicato all’introduzione alla farmacovigilanza, 4 moduli focalizzati sull’analisi del segnale e la valutazione del nesso di causalità e 1 modulo rivolto al ragionamento statistico e agli algoritmi in farmacovigilanza. Metodi. Il corso è stato valutato attraverso i dati di utilizzo e i risultati di 2 questionari agli utenti, uno per i moduli 1-4, rilevamento del segnale e causality assessment e un altro per il modulo 5, rivolto a statistiche e algoritmi in farmacovigilanza. La valutazione del modello è stata basata sulla teoria “Unified Theory of Acceptance and Use of Technology” (UTAUT), un modello universalmente riconosciuto per predire la ricezione tecnologica e pedagogica. Il questionario sviluppato era diviso più sezioni comprendenti i dati demografici, l’aspettativa di performance, l’aspettativa sullo sforzo, la compatibilità educativa e l’intenzione di comportamento. I 2 questionari sono stati sottoposti a 2067 allievi per i moduli 1-4 e 1685 allievi per il modulo 5. Risultati. Hanno partecipato al corso allievi provenienti da 137 paesi del mondo, provenienti prevalentemente dall’industria (36.6%), dai centri nazionali di farmacovigilanza (22.6%) e dal mondo accademico (16.3%). Il livello di soddisfazione complessiva è stato molto alto per tutti i moduli, con più del 90% dei discenti che li ha valutati “eccellenti” o “buoni. La maggior parte era soddisfatta della piattaforma di apprendimento, del contenuto del corso e dalla durata della lezione. La maggior parte dei discenti hanno ritenuto di essere in grado di applicare le conoscenze nella pratica. Quasi il 100% degli allievi avrebbe raccomandato i moduli ad altri e sarebbe disposta a studiare ulteriori moduli. Sono stati suggeriti miglioramenti con un forum interattivo e più esempi pratici nelle lezioni ed esercizi concreti. Conclusioni. Tale corso e-learning in farmacovigilanza basato sul metodo del microlearning è stato ben recepito con alti livelli di soddisfazione e una copertura globale che spaziava tra discipline professionali diverse. Sono stati proposti suggerimenti per il suo miglioramento. Bibliografia Il corso e-learning di Farmacovigilanza dell’Uppsala Monitoring Centre (UMC) è accessibile qui. Hegerius, A., Caduff-Janosa, P., Savage, R. et al. E-Learning in Pharmacovigilance: An Evaluation of Microlearning-Based Modules Developed by Uppsala Monitoring Centre. Drug Saf (2020). L’articolo può essere letto qui. - 28/08/2020
- Farmacovigilanza News Sardegna – Bollettino Luglio 2020 Pubblicato online il Bollettino News del Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna di luglio 2020, in cui si descrive lo stato dell’arte sulla ricerca in corso nell’ambito del COVID-19 in quanto a sperimentazioni cliniche e vaccini. Covid-19 e sperimentazioni cliniche: stato dell’arte Durante la pandemia da COVID-19, AIFA si è occupata di garantire l’accesso alle cure al maggior numero possibile di pazienti e allo stesso tempo di prevenire un uso inappropriato dei farmaci e ridurre il rischio di effetti avversi. Diversi farmaci autorizzati per altre patologie sono entrati in uso off-label nella pratica clinica per trattare i pazienti colpiti da Covid-19, fino a diventarne lo standard di cura, nonostante la scarsità di dati a favore della loro efficacia. Tra questi: l’antireumatico idrossilammina, gli antivirali lopinavir/ritonavir e darunavir/cobicistat, l’antibiotico azitromicina, e le eparine a basso peso molecolare. Tra i farmaci oggetto di studio l’idrossiclorochina ha riscosso molto successo al punto da essere inclusa in ben 5 sperimentazioni in Italia. Tuttavia, nonostante i risultati promettenti in vitro, non ha finora dimostrato maggiore efficacia rispetto al placebo nel ridurre il rischio di ospedalizzazione nei pazienti con sintomi moderati o nell’abbreviare il tempo di risoluzione dei sintomi. Oltre a farmaci che contrastano direttamente l’infezione virale, particolare attenzione è stata posta sulla flogosi, che nell’infezione da SARS-CoV-2 sembra svolgere un ruolo fondamentale. Il virus induce infatti una risposta immunitaria dell’ospite eccessiva e aberrante associata ad una grave polmonite interstiziale potenzialmente letale. In molti pazienti, soprattutto nelle forme gravi di malattia, l’infezione è associata ad una “tempesta citochinica”, un incremento delle concentrazioni plasmatiche di numerose citochine che sembra rappresentare uno dei più importanti fattori prognostici negativi. Fin da subito l’attenzione si è concentrata sul tocilizumab, anticorpo monoclonale diretto contro il recettore umano dell’interleuchina 6 (IL-6), già in uso in ambito reumatologico. Altre potenziali strategie terapeutiche si basano sulla modulazione su più punti delle diverse tappe della cascata citochinica responsabile della tempesta infiammatoria, quali la via dell’interleuchina-1, quella dell’interferone-ɤ e molti altri siti di azione (per una disamina più approfondita si rimanda al testo completo). Covid-19 e vaccini: una nuova sfida per regolatorio e industria La recente pandemia da Covid-19 ha attivato sforzi senza precedenti da parte di istituzioni e aziende per velocizzare la ricerca di un possibile vaccino e sostenerne i costi. Dalla bozza pubblicata dall’OMS il 15 luglio 2020, a pochi mesi dall’isolamento di Covid-19, sono già oltre 140 i vaccini in fase preclinica e ben 23 quelli già arrivati, in tempi record, alla fase clinica. Si tratta di progetti di grandi e piccole industrie, ma anche, per circa un terzo, di gruppi di ricerca no-profit. La corsa ai vaccini anti SARS-CoV-2 ha posto una serie di sfide alla sperimentazione clinica. Problemi etici sono emersi, ad esempio, dai cosiddetti Human Challenge Trials, ossia la strategia di inoculare il virus in volontari sani in seguito alla somministrazione del vaccino, e di cui l’OMS aveva già predisposto linee guida. Inoltre, il percorso che porta alla approvazione di un vaccino è lungo e tortuoso: come ricorda il CEO di Merck, sono solo 7 i veri nuovi vaccini sviluppati negli ultimi 25 anni da aziende private, e tutti hanno richiesto un lungo periodo di tempo prima della approvazione. Il più recente vaccino contro il virus Ebola ha richiesto ben 5 anni e mezzo. L’urgenza di avere un’arma efficace non può prescindere da una rigorosa raccolta e valutazione dei dati: un opinion paper pubblicato su JAMA ci ricorda amaramente come nel 1955, in seguito alle pressioni per un rilascio tempestivo del vaccino anti-polio Salk, la sua produzione accelerata e non supervisionata ha portato alla distribuzione di un vaccino contaminato con poliovirus vivo e alla paralisi di oltre 100 bambini. È inoltre necessario garantire una sufficiente efficacia e una durata dell’immunizzazione nel tempo quando sono ancora poche le conoscenze sul funzionamento di SARS-CoV-2. Se la sfida di sviluppare un vaccino efficace e sicuro entro il 2021 sarà vinta, questo segnerà un traguardo inedito nella sperimentazione clinica, per tempistiche, sforzi e sinergie messe in campo da pubblico e privato. Scarica il Bollettino formato PDF, oppure consulta la pagina con i tutti i bollettini. - 21/08/2020
- Differenze di genere nella farmacocinetica correlano con le reazioni avverse da farmaco nelle donne Le donne vanno incontro a reazioni avverse da farmaco più frequentemente degli uomini. Oltre a differenze fisiologiche nel metabolismo dei farmaci, una spiegazione sta nel fatto che le sperimentazioni cliniche sui farmaci sono state effettuate generalmente prendendo come campione la popolazione maschile. Storicamente, soggetti di sesso femminile sono stati esclusi dalle sperimentazioni cliniche, per via dei rischi potenziali legati ad eventuali gravidanze. Negli ultimi anni, questa problematica è stata effettivamente affrontata dalle agenzie regolatorie, con un conseguente aumento del reclutamento di donne. Purtroppo, però, non sempre questo si è tradotto in articoli che studiassero le differenze di genere. Su questo tema, una revisione di letteratura del 2018 ha preso in considerazione 107 studi sponsorizzati dal National Institutes of Health statunitense, riscontrando che solo il 26% ha riportato risultati basati sulle differenze di genere, mentre nel 72% dei casi l’analisi statistica non ha preso in considerazione alcun parametro che riguardasse il sesso. Le conseguenze di questa inegualità di genere nella ricerca scientifica sono visibili ogni giorno: la maggior parte dei farmaci viene prescritta a uomini e donne con lo stesso dosaggio. Studi statistici dimostrano che le donne hanno un rischio due volte più elevato di andare incontro ad eventi avversi da farmaco (Adverse Drug Reactions, ADR) rispetto agli uomini, oltre che un maggiore rischio di ospedalizzazione per ADR. Inoltre, il picco di incidenza nelle donne avviene della decade di età tra i 30 e il 39 anni, mentre negli uomini ciò avviene tra i 50 e i 59 anni. Le donne più frequentemente fanno uso di 2 o più farmaci contemporaneamente (polifarmacoterapia), e utilizzano più farmaci de novo, ogni anno, rispetto agli uomini (5.0 vs 3.7), tutti fattori che possono contribuire ad aumentare il rischio di ADR. Uno studio pubblicato sulla rivista Biology of Sex Differences, specializzata sulla ricerca che riguarda le differenze fisiologiche tra uomo e donna, ha messo in relazione i parametri di farmacocinetica (PharmacoKinetics, PK), come ad esempio dosaggi seriali del farmaco nel sangue, con le ADR per valutare l’ipotesi che il grado di esposizione ad una sostanza e le reazioni del corpo dovrebbero venir considerate nello sviluppo di protocolli terapeutici che siano tarati sulla base del sesso. Concettualmente, lo studio si basava sui dati di 86 farmaci per i quali è stato possibile estrarre i dati di farmacocinetica per poterli correlare ai dati di farmacovigilanza. Secondo gli autori, la corrispondenza tra le differenze di genere nell’ambito dei parametri PK e le differenze nelle ADR è altissima. Ad esempio, l’88% dei farmaci presentavano parametri PK più elevati nelle donne, e la quasi totalità di questi (96%) presentavano una più elevata incidenza di ADR. Lo studio suggerisce che nelle donne dosaggi più elevati di farmaco nel sangue e ridotta eliminazione sono più frequenti, e soprattutto che questi valori rappresentano un indicatore importante e quantificabile del rischio di ADR. Ciò significa anche che, di fatto, le donne ricevono sistematicamente dosaggi eccessivi di farmaco. Che i dati di questo studio, effettuati su 86 farmaci, siano estendibili alle migliaia di molecole presenti sul mercato è tutto da dimostrare; in ogni caso, questi dati suggeriscono fortemente che il problema non riguarda esclusivamente i farmaci presi in considerazione, ma sia bensì trasversale a tutta la ricerca in ambito farmacologico. Non da ultimo, lo studio suggerisce che una riduzione dei dosaggi di molti farmaci nelle donne rappresenterebbe un passo importante verso la tutela della salute. Zucker, I., Prendergast, B.J. Sex differences in pharmacokinetics predict adverse drug reactions in women. Biol Sex Differ 11, 32 (2020). https://doi.org/10.1186/s13293-020-00308-5 - 21/08/2020
- Nota Informativa Importante su Erwinase (crisantaspase) – 20 agosto 2020 Il medicinale Erwinase® 10,000 Unità Liofilizzato per soluzione iniettabile (crisantaspase). è attualmente in esaurimento scorte. Per assicurare continuità nella fornitura, Jazz Pharmaceuticals France SAS (Titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio) fornirà scorte statunitensi ri-etichettate con etichette del Regno Unito e in confezionamento conforme a quello del Regno Unito con il foglio illustrativo per il Regno Unito per il seguente prodotto: il prodotto americano (numero di lotto 199K120) sarà ri-etichettato con etichette inglesi (numero di lotto 199G220). Scarica in formato PDF. - 20/08/2020
- Ketamina – esketamina, ruolo nella depressione maggiore e profilo di sicurezza Aumentano le informazioni disponibili sugli effetti terapeutici e sulla tollerabilità della ketamina, da decenni utilizzata in ambito anestesiologico, e da poco approvata, nella forma di esketamina, nel trattamento della depressione maggiore resistente al trattamento. La ketamina è un farmaco conosciuto ed utilizzato da decenni in chirurgia per la sua rapida azione anestetica generale, quando somministrata per via intravenosa. Essa è in grado di generare uno stato di “anestesia dissociativa“, caratterizzata da catalessia, catatonia, analgesia e amnesia, con perdita di coscienza a dosi elevate. Oltre all’azione sul Sistema Nervoso Centrale, essa possiede un’attività simpaticomimetica, pertanto può causare broncodilatazione con aumento della secrezione bronchiale, nonché aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa. Può causare inoltre nausea e vomito e, più raramente e più che altro in seguito ad abuso cronico, disturbi a livello del tratto genito-urinario e del rene. È una sostanza nota anche per il suo potenziale di abuso, utilizzata come droga a scopo ricreativo, per la capacità di causare allucinazioni e uno stato dissociativo caratterizzato da depersonalizzazione e derealizzazione: stati psichici ed emotivi per molti aspetti analoghi alla schizofrenia. Negli ultimi anni, la esketamina, un enantiomero della ketamina, ha mostrato effetti terapeutici nel trattamento della depressione: è stata infatti approvata recentemente una formulazione per spray nasale che è indicata negli adulti con disturbo depressivo maggiore resistente al trattamento, che non hanno risposto ad almeno due diversi trattamenti con antidepressivi nel corso dell’attuale episodio depressivo moderato o grave. Sono in corso attualmente sperimentazioni cliniche per valutarne efficacia e sicurezza anche nella popolazione pediatrica, al quale potrà fare seguito una estensione delle indicazioni terapeutiche in questa fascia di popolazione. Per analizzare a fondo la sicurezza e la tollerabilità della ketamina (e di conseguenza dei suoi enantiomeri), ricercatori del Canadian Rapid Treatment Center of Excellence (CRTCE), un centro di cura e ricerca focalizzato sul disturbo depressivo maggiore, hanno analizzato in maniera retrospettiva i dati di pazienti adulti con disturbo depressivo maggiore o disturbo bipolare trattati con infusioni intravenose di ketamina. Lo studio ha inoltre incluso pazienti affetti da disturbo post-traumatico da stress o disturbo ossessivo compulsivo, ammesso che la depressione fosse il motivo di accesso al CRTCE. Il campione di studio consisteva in un totale di 203 pazienti affetti da depressione maggiore resistente alla terapia, trattati tra luglio 2018 e dicembre 2019 con infusioni intravenose di ketamina, ad un dosaggio di circa 0.5 mg/kg. La sicurezza del trattamento è stata valutata sulla base delle alterazioni emodinamiche (frequenza cardiaca e pressione arteriosa), mentre la tollerabilità è stata valutata attraverso la segnalazione di eventi avversi ed il grado di severità dello stato dissociativo, calcolato sulla base del questionario diagnostico Clinician-Administered Dissociative States Scale (CADSS). Risultati Un aumento significativo ma transitorio della pressione arteriosa media e della frequenza cardiaca si è manifestata durante ogni infusione. Il 44.3% dei pazienti è andato incontro a vera e propria ipertensione arteriosa, con valori sistolici e diastolici ≥165/100 mm Hg, il 12% dei quali ha avuto necessità di un intervento farmacologico. Statisticamente, la pressione arteriosa sistolica è aumentata di 17.9 ± 13.4 mm Hg, quella diastolica di 12.9 ± 10.3 mm Hg, mentre la frequenza cardiaca è aumentata di 8.4 ± 10.1 battiti al minuto. Va aggiunto però che 20 minuti dopo il termine dell’infusione i parametri della maggior parte dei pazienti sono tornati a valori molto vicini ai livelli basali. Meno del 5% dei pazienti si è ritirato dallo studio per problemi di tollerabilità. L’evento avverso più segnalato in assoluto è stata la sonnolenza (56.4%), seguita da confusione mentale (45.2%), dissociazione (35.6%) e nausea (13.3%). Conclusioni Sulla base di questi dati, gli Autori concludono che l’infusione intravenosa di ketamina in questa popolazione di pazienti è risultata ben tollerata: nessun paziente ha manifestato episodi psicotici, maniacali, o pensieri di natura suicidaria di nuova insorgenza. Resta il fatto che il trattamento della depressione necessita di un approccio multidisciplinare, e che la ketamina, se si dovesse rivelare una vera e propria opzione terapeutica in futuro, potrà essere somministrata solo in contesti sanitari selezionati. Rodrigues NB et al. (2020) Safety and tolerability of IV ketamine in adults with major depressive or bipolar disorder: results from the Canadian rapid treatment center of excellence, Expert Opinion on Drug Safety, DOI: 10.1080/14740338.2020.1776699 - 14/08/2020
- Tamsulosina e rischio di demenza La tamsulosina, un antagonista dei recettori α1-adrenergici utilizzato principalmente nel trattamento dell’Ipertrofia Prostatica Benigna, potrebbe influenzare negativamente le capacità cognitive. Uno studio di coorte ha studiato la possibile associazione di una terapia a medio-lungo termine con tamsulosina e il rischio di sviluppare demenza. Un’alta percentuale di uomini (fino all’80% nell’ottava decade d’età) presenta disturbi urinari causati dalla cosiddetta Ipertrofia Prostatica Benigna (IPB), una condizione clinica legata ad un ingrossamento della prostata, per opera degli ormoni androgeni, che tende a determinare un restringimento dell’uretra. Il trattamento farmacologico rappresenta l’opzione terapeutica di elezione nella maggior parte delle forme lievi e moderate, mentre la chirurgia diviene necessaria in forme più avanzate. La tamsulosina, un antagonista selettivo dei recettori α1‐adrenergici, è uno dei farmaci più utilizzati, essendo in grado di determinare un rilassamento della muscolatura liscia interna della prostata, riducendo così la pressione esercitata dalla ghiandola sull’uretra. Si tratta di un farmaco considerato sicuro e ben tollerato: gli eventi avversi più comuni sono capogiri, disturbi dell’eiaculazione, astenia. Esistono però evidenze preliminari che la tamsulosina possa influire negativamente sulle funzioni cognitive, presumibilmente per la sua attività nei confronti di un sottotipo del recettore α1‐adrenergico (α1A), presente in molti tessuti cerebrali; si è visto peraltro che essa è in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica, la porta di accesso al Sistema Nervoso Centrale. È stato osservato nel topo di laboratorio che la ridotta espressione α1A è associata a più basse performance cognitive, mentre una stimolazione a lungo termine aumenta la plasticità neuronale, migliora l’apprendimento e la memoria, e induce comportamenti legati ad un effetto antidepressivo, tutti elementi che possono essere ribaltati dalla somministrazione di un inibitore di questo recettore. Nell’uomo, uno studio ha riscontrato una ridotta espressione dei recettori α1‐adrenergici nella corteccia prefrontale in pazienti affetti da demenza. Il fatto che la tamsulosina venga utilizzata prevalentemente nella popolazione anziana, di per sé a rischio di decadimento cognitivo, determina un importante bias nella ricerca di una possibile relazione di causalità, che si aggiunge alla difficoltà oggettiva di riuscire ad osservare tali effetti nella pratica clinica quotidiana. Un gruppo di ricercatori del University of Connecticut Health Center, negli USA, per valutare la possibile associazione tra tamsulosina e il rischio di sviluppare demenza, ha effettuato uno studio retrospettivo prendendo in considerazione le cartelle cliniche di pazienti statunitensi con diagnosi di IPB e in terapia con questo farmaco tra il primo gennaio 2006 e il 31 dicembre 2012. Questi pazienti sono stati messi a confronto con 3 coorti: Pazienti con diagnosi di IPB che non assumevano alcun farmaco da prescrizione, Pazienti in terapia con altri antagonisti α1‐adrenergici (doxazosina, terazosina, alfuzosina) che non possiedono affinità per il sottotipo di recettore α1A, Pazienti in terapia con inibitori della 5α-reduttasi (finasteride, dutasteride), un’alternativa terapeutica in alcuni casi di IPB. Risultati Lo studio ha incluso 253126 pazienti nel gruppo tamsulosina, 180926 nel gruppo drug-naive, 28581 per doxazosina, 23858 terazosina, 17834 alfuzosina, 34027 dutasteride e 38767 finasteride. Il tempo medio di follow-up è stato di 19.8 mesi. I pazienti trattati con tamsulosina hanno mostrato un maggior rischio di sviluppare tutta una serie di patologie: malattie cerebrovascolari, malattie vascolari periferiche, insufficienza cardiaca congestizia, infarto del miocardio, delirio, danno cerebrale di natura traumatica, morbo di Parkinson e depressione. Inoltre, questo gruppo ha effettuato maggiori accessi ai servizi di salute: il 33.6% ha subito un ricovero, rispetto al 25.0% o meno dei gruppi di controllo. L’incidenza assoluta di demenza è risultata significativamente maggiore del gruppo trattato con tamsulosina: 38.8/1000 anni-persona, rispetto ai 24.1-32.8 ogni 1000 anni-persona delle altre coorti, mentre l’Hazard Ratio, che assegna un valore al rischio di sviluppare demenza attraverso un confronto tra due coorti, è risultato di 1.17 per la coppia tamsulosina/drug-naive e nel range di 1.11-1.26 per le altre coorti. Una ulteriore analisi ha stratificato il rischio sulla base della dose di farmaco assunto, prendendo come punto di riferimento il sistema Defined Daily Dose (DDD) messo a punto dall’OMS. In confronto alla doxazosina (presa dagli autori come riferimento, che dichiarano risultati analoghi anche prendendo le altre molecole come paragone), livelli più alti di esposizione a tamsulosina sono risultati chiaramente associati in maniera incrementale ad Hazard Ratio più alti: 1.11 per dosi basse, 1.27 per dosi intermedie, 1.49 per dose elevate. In conclusione, pazienti anziani con diagnosi di IPB potrebbero andare incontro ad un aumentato rischio di sviluppare demenza quando trattati con tamsulosina. Saranno però necessarie ulteriori verifiche per poter raggiungere una ragionevole certezza tale da modificare gli attuali protocolli terapeutici. Duan Y, Grady JJ, Albertsen PC, Helen Wu Z. Tamsulosin and the risk of dementia in older men with benign prostatic hyperplasia Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2018;27(3):340-348. doi:10.1002/pds.4361 - 14/08/2020
- In corsi di sviluppo le linee guida NICE per la gestione del dolore cronico primario Nel Regno Unito, il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) sta sviluppando le linee guida per le gestione del dolore cronico. Stupisce il fatto che l’evidenza scientifica volge a sfavore di tutta una serie di antidolorifici, e non solo, che diamo per scontati e che vengono comunemente utilizzati per trattare il dolore cronico primario. Per dolore cronico si intende un dolore persistente o ricorrente della durata di 3 o più mesi. Per dolore cronico primario si intende un dolore cronico in una o più regione anatomica che si accompagna a significativo stress emotivo (ansia, rabbia/frustrazione o umore depresso) o disabilità funzionale (interferenza con le attività giornaliere e ridotta partecipazione a livello sociale). Si tratta di una condizione per sua natura multifattoriale, che subisce influenze di tipo biologico, psicologico e sociale. In genere la diagnosi si emette nel momento in cui il dolore cronico è presente in assenza di una causa specifica che possa giustificare il quadro clinico, indipendentemente dal contributo di fattori biologici e psicologici. La gestione di questo tipo di dolore è estremamente complessa, deve necessariamente essere tarata individualmente. e si avvale di numerosi interventi sia farmacologici che non. Per quel che riguarda le opzioni farmacologiche, il National Institute for Health and Care Excellence (NICE), nel Regno Unito, ha revisionato la letteratura scientifica riguardo a numerose classi di farmaci comunemente utilizzate per trattare questa condizione, inclusi gli antidepressivi, i cannabinoidi, gli oppiacei, le benzodiazepine, gli antinfiammatori non steroidei, gli antiepilettici, i corticosteroidi, gli anestetici locali e sistemici, e gli antipsicotici. Apprendiamo quindi che tutta una serie di molecole prescritte a questa tipologia di pazienti non presenta una sufficiente evidenza scientifica che ne giustifichi l’utilizzo, una volta messi in relazione ai rischi annessi. In particolare, il paracetamolo, la ketamina, i corticosteroidi (da soli o associati ad anestetici locali), i cannabinoidi e gli antipsicotici non hanno mostrato evidenze a favore del loro utilizzo nel dolore cronico primario. Persino gli antinfiammatori non steroidei hanno mostrato che nel breve periodo essi non hanno alcun impatto sulla qualità di vita, sul dolore o sullo stato emotivo. Da diversi anni alcuni antiepilettici gabapentinoidi vengono utilizzati estensivamente nel trattamento di alcune forme di dolore cronico, spesso laddove è presente un contributo di natura neurogena, Secondo le linee guida, la scarsa evidenza in letteratura suggerisce una mancata efficacia, peraltro in assenza di dati sulla sicurezza a lungo termine, e ad un sempre presente rischio di creare forme di dipendenza e di abuso. Per le altre classi di antiepilettici la commissione non ha trovato alcun tipo di evidenza scientifica né a favore né a sfavore del loro utilizzo, per cui la raccomandazione è di evitare l’uso di qualsiasi tipo di antiepilettico nel dolore cronico primario. In attesa delle linee guida definitive, e della eventuale diffusione anche al di fuori del Regno Unito, possiamo senz’altro fare riferimento alle linee guida per il Dolore Conico in Medicina Generale del Ministero della Salute (anno 2010), oppure le linee guida per la gestione del dolore cronico dell’American Society of Anesthesiology. Fonte: https://www.nice.org.uk/guidance/GID-NG10069/documents/draft-guideline - 07/08/2020
- Accessi al Pronto Soccorso legati a reazioni avverse da farmaco – 12 anni di sorveglianza attiva Uno studio italiano sugli accessi al pronto soccorso dovuti ad eventi avversi da farmaco fa chiarezza sull’entità del problema e sulle possibili strategie per ridurre il fenomeno, quindi migliorare la sicurezza dell’utilizzo dei farmaci. Gli eventi avversi da farmaco (Adverse Drug Events, ADE) rappresentano una fetta importante di causa di accesso al pronto soccorso e successiva ospedalizzazione. L’identificazione e la prevenzione degli ADE rappresenta una questione di sicurezza del paziente e di sanità pubblica in tutto il mondo, perciò è in atto uno sforzo diretto a limitare le cause più frequenti, tra cui l’utilizzo scorretto o l’abuso di farmaci da prescrizione, gli errori in fase di prescrizione, la frequenza di prescrizioni potenzialmente inappropriate, soprattutto in fasce di popolazione particolarmente a rischio di reazioni avverse, quali i bambini e gli anziani in poli-farmacoterapia. Un gruppo di ricercatori nostrani ha effettuato uno studio epidemiologico di farmacovigilanza, andando a valutare i casi di segnalazione di sospetta ADE, tra gennaio 2007 e dicembre 2018, in 94 Dipartimenti di Emergenza-Urgenza (Pronto Soccorso), distribuiti tra Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Campania, che aderirono anzitempo ad un progetto di monitoraggio speciale. Nell’arco di 12 anni, un totale di 61855 ADE sono state valutate in Pronto Soccorso, il 30.6% delle quali sono risultate in ospedalizzazione. Si stima quindi un tasso di visite in PS e ospedalizzazione rispettivamente di 5154 e 1576 all’anno, che messi proporzione al numero totale di accessi e ospedalizzazioni per qualsiasi causa implica una incidenza di 1.4 su 1000 e di 0.4/1000, rispettivamente. Il 49.0% dei casi è stato segnalato come grave, e lo 0.3% è risultato fatale. Il 50.9% è andato incontro a miglioramento, il 31.0% a risoluzione completa. Quasi la metà dei casi (49.2%) è avvenuta in pazienti in polifarmacoterapia, che assumevano cioè almeno 5 farmaci diversi, mentre nel 13.2% dei casi si è trattato di una reazione correlata ad un vaccino. La classe di farmaco più implicata in assoluto (20.86%) è quella facente capo al codice ATC “B”, ovvero sangue e tessuti emopoietici (tra questi si trovano gli anticoagulanti, farmaci salvavita ma anche ad alto rischio di eventi avversi), mentre al secondo posto (20.31%) si trova la classe N, che riguarda il sistema nervoso. Seguono gli antibiotici, gli antinfiammatori non steroidei, insulina e ipoglicemizzanti, oppiacei e analgesici non oppiacei, sedativi. Per quel che riguardo il tipo di disturbi, reazioni di tipo emorragico si sono verificate nel 50.5% degli accessi legati ad anticoagulanti e antipiastrinici; reazioni dermatologiche di entità moderata o grave e reazioni di tipo gastrointestinale sono state le più associate ad antibiotici così come agli antinfiammatori. Fattori di rischio per l’ospedalizzazione sono risultati: età avanzata, maggior numero di farmaci sospetti in terapia, presenza di interazioni tra farmaci, errori terapeutici. In conclusione, per migliorare la sicurezza nell’utilizzo dei farmaci è necessario porre la massima attenzione in fase prescrittiva nelle categorie ad alto rischio, quali gli anziani sopra ai 65 anni, le donne, e in generale tutti i pazienti esposti a due o più farmaci concomitanti. Lombardi N, Crescioli G, Bettiol A, et al. Italian Emergency Department Visits and Hospitalizations for Outpatients’ Adverse Drug Events: 12-Year Active Pharmacovigilance Surveillance (The MEREAFaPS Study) Front Pharmacol. 2020;11:412. Published 2020 Apr 6. doi:10.3389/fphar.2020.00412 - 07/08/2020
- Note Informative Importanti AIFA/EMA – Luglio 2020 Note Informative Importanti Nota Informativa Importante su prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato – 30/07/20 Sono stati riportati errori di manipolazione con i prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato, che potrebbero potenzialmente causare una mancanza di efficacia. Il rischio che si verifichino errori di manipolazione aumenta quando il processo di ricostituzione e somministrazione del medicinale prevede numerosi passaggi. I prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato devono essere preparati, ricostituiti e somministrati solo da operatori sanitari che abbiano dimestichezza con queste procedure. È importante seguire rigorosamente le istruzioni per la ricostituzione e la somministrazione fornite nelle informazioni sul prodotto. Saranno adottate diverse misure, inclusi aggiornamenti dell’RCP e del Foglio Illustrativo. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/chttps://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-prodotti-contenenti-leuprorelina-a-rilascio-prolungatoomunicazione-ai-crfv-rlfv-sulla-gestione-delle-segnalazioni-di-sospette-reazioni-avverse-relative-a-medicinali-utilizzati-nella-terapia-del-covid-19 Nota Informativa Importante su Luxturna (voretigene neparvovec) – 29/07/20 La Nota Informativa Importante ha lo scopo di informare gli operatori sanitari della presenza di etichette in lingua inglese, conformi ai requisiti dell’EU, sul confezionamento primario. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-luxturna-voretigene-neparvovec- Panexcell Clinical Laboratories: sospesi i medicinali a causa di studi inattendibili – 24/07/20 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) dei medicinali generici testati da Panexcell Clinical Laboratories Priv. Ltd nel sito di Mumbai (India). Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/panexcell-clinical-laboratories-sospesi-i-medicinali-a-causa-di-studi-inattendibili Gli usi autorizzati del medicinale per il cancro Yondelis rimangono invariati a seguito di revisione dei nuovi dati – 24/07/20 L’EMA ha raccomandato che l’uso di Yondelis (trabectedina) nel trattamento del carcinoma ovarico rimanga invariato a seguito di una revisione di uno studio che ha valutato Yondelis come trattamento di terza linea in pazienti con carcinoma ovarico. Tuttavia, i risultati dello studio saranno inclusi nelle informazioni sul prodotto del medicinale per fornire agli operatori sanitari le informazioni più aggiornate sugli effetti di Yondelis nelle pazienti con carcinoma ovarico. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sull-uso-di-yondelis-trabectedina- L’EMA avvia la revisione di desametasone per il trattamento degli adulti affetti da COVID-19 che necessitano di supporto alla respirazione – 24/07/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta analizzando i risultati del braccio dello studio RECOVERY che ha previsto l’uso di desametasone nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 ospedalizzati. Questa parte dello studio ha esaminato gli effetti dell’aggiunta di desametasone alla terapia abituale negli adulti sottoposti a ventilazione invasiva, in quelli a cui è stato somministrato ossigeno (ad esempio tramite maschera facciale) e in quelli a cui l’ossigeno non è stato somministrato. La ventilazione invasiva prevede l’uso di un macchinario che, attraverso un tubo, insuffla aria nelle vie respiratorie del paziente. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-avvia-la-revisione-di-desametasone-per-il-trattamento-degli-adulti-affetti-da-covid-19-che-necessitano-di-supporto-alla-respirazione Medicinali contenenti oppioidi: ridefinizione dei tempi di implementazione delle nuove avvertenze da aggiungere sulle etichette – 22/07/20 Comunicazione rivolta alle aziende titolari di AIC dei medicinali oppioidi vendibili al pubblico (con esclusione di quelli ad esclusivo uso ospedaliero) relativa alla ridefinizione dei tempi di implementazione della richiesta di presentazione di variazione delle condizioni dell’AIC. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/847366/tempi_implementazione_etichetta_Oppioidi_21072020.pdf/9840cfbb-080d-7828-20bb-ca1d93b49076 EMA finalizza il parere sulla presenza di nitrosammine nei medicinali – 09/07/20 Il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), ha emesso il parere che impone alle aziende di adottare misure per limitare il più possibile la presenza di nitrosammine nei medicinali ad uso umano e garantire che i livelli di queste impurezze non superino i limiti prestabiliti. Tali misure garantiranno che le nitrosammine non siano presenti o siano presenti al di sotto dei livelli identificati per proteggere la salute pubblica. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/ema-finalizza-il-parere-sulla-presenza-di-nitrosammine-nei-medicinali Mezzi di contrasto e rischio di reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare – 07/07/20 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) riceve regolarmente segnalazioni di reazioni di ipersensibilità immediata con mezzi di contrasto (MdC) utilizzati per fini diagnostici. Tali reazioni, sebbene si verifichino generalmente con frequenza rara, possono avere esiti gravi e talvolta fatali. Al fine di ridurre il rischio di manifestazioni di ipersensibilità immediata, si richiama l’attenzione degli operatori sanitari che eseguono esami diagnostici con MdC sulle precauzioni da osservare e le procedure da seguire. Il documento è stato condiviso con la Società Scientifica SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica) e la Sezione di Studio sui MdC della SIRM. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/documents/20142/1135360/2020-07-07_Comunicazione-AIFA_mdc.pdf/91288f5f-80b9-74f6-3455-6c1e2ac0ef02 Nota Informativa Importante sull’uso di medicinali a base di montelukast– 01/07/20 Rischio di insorgenza di effetti indesiderati di tipo neuropsichiatrico in seguito all’uso di medicinali a base di montelukast. Elementi chiave Gli effetti indesiderati neuropsichiatrici sono noti e menzionati nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) delle specialità a base di montelukast. Questi effetti indesiderati scompaiono generalmente dopo la sospensione del trattamento. Ciò nonostante sono stati riportati dei casi nei quali gli effetti neuropsichiatrici osservati non sono stati prontamente collegati all’uso di montelukast, con conseguente ritardo nella rivalutazione della prosecuzione o meno del trattamento con montelukast. La possibilità che durante il trattamento con montelukast possano verificarsi eventi neuropsichiatrici, anche se rara, deve essere chiaramente comunicata ai pazienti e/o ai genitori/caregiver. I pazienti e/o genitori/caregiver devono essere istruiti sulla necessità di informare prontamente il proprio medico o il medico della persona che si sta assistendo in caso di: cambiamenti nel comportamento e nell’umore, compresi alterazione dell’attività onirica inclusi incubi, insonnia, sonnambulismo, ansia, agitazione comprendente comportamento aggressivo o ostilità, depressione, iperattività psicomotoria (comprendente irritabilità, irrequietezza, tremore), meno frequentemente: alterazione dell’attenzione, compromissione della memoria, tic, allucinazioni, disorientamento, pensieri e comportamento suicida (propensione al suicidio), sintomi ossessivo-compulsivi e disfemia. In caso si verifichino tali disturbi, i medici prescrittori devono valutare attentamente i rischi e i benefici relativi al proseguimento del trattamento con montelukast. I casi vanno valutati singolarmente ed è responsabilità del prescrittore valutare se proseguire il trattamento. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-sull-uso-di-medicinali-a-base-di-montelukast Notizie da EMA Usi autorizzati della medicina oncologica Yondel sono rimasti invariati a seguito della revisione di nuovi dati – 24/07/20 L’EMA ha raccomandato che l’uso di Yondelis (trabectedina) nel trattamento del carcinoma ovarico rimanga invariato a seguito di una revisione di uno studio che ha studiato Yondelis come trattamento di terza linea in pazienti con carcinoma ovarico. Tuttavia, i risultati dello studio saranno inclusi nelle informazioni sul prodotto del medicinale per fornire agli operatori sanitari le informazioni più aggiornate sugli effetti di Yondelis nei pazienti con carcinoma ovarico. È stata condotta un’analisi dello studio OVC-3006 che studiava l’uso di Yondelis più la doxorubicina liposomiale pegilata (PLD, un altro medicinale antitumorale) in pazienti con carcinoma ovarico mentre lo studio era ancora in corso e ha dimostrato che, nel complesso, i pazienti trattati con Yondelis più PLD hanno fatto non vive più a lungo dei pazienti che hanno ricevuto solo PLD. Di conseguenza, lo studio è stato interrotto in anticipo. Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA ( CHMP ) ha ora valutato i dati e ha concluso che i risultati disponibili non sono abbastanza robusti da trarre conclusioni definitive. Le prove disponibili dello studio non mettono in discussione i benefici e i rischi di Yondelis negli usi attualmente autorizzati. Inoltre, ci sono differenze chiave tra OVC-3006 e lo studio che ha supportato l’autorizzazione di Yondelis (OVA-301). La differenza principale è che i pazienti nello studio OVC-3006 avevano una malattia più avanzata ed erano stati trattati più pesantemente di quelli inclusi in OVA-301. Inoltre, una percentuale significativa di pazienti nello studio OVC-3006 presentava un carcinoma ovarico resistente ai medicinali contenenti platino, mentre Yondelis è attualmente autorizzato per il carcinoma ovarico sensibile al platino. Nel considerare la sicurezza di Yondelis, il CHMP ha osservato che nello studio OVC-3006 i pazienti trattati con Yondelis e PLD avevano più effetti collaterali e più gravi di quelli trattati solo con PLD; tuttavia, il comitato ha ritenuto che una maggiore incidenza di effetti collaterali non è inaspettata con i trattamenti combinati rispetto ai trattamenti usati da soli. Il CHMP ha raccomandato di includere i risultati dello studio nel riassunto delle caratteristiche del prodotto di Yondelis in modo che gli operatori sanitari abbiano le informazioni più aggiornate durante la prescrizione del medicinale. Informazioni per i pazienti L’EMA aveva esaminato i risultati di uno studio con Yondelis nel carcinoma ovarico a causa delle preoccupazioni che il medicinale potesse essere meno efficace di quanto si pensasse in precedenza. La revisione dell’EMA ha rilevato che i risultati non hanno influito sugli usi autorizzati del medicinale. Yondelis può quindi continuare ad essere usato normalmente. Yondelis è autorizzato per il trattamento del carcinoma ovarico che è recidivato (ritorna dopo un precedente trattamento) ed è sensibile ai medicinali contenenti platino. In caso di dubbi o domande sul trattamento, si rivolga al medico. Informazioni per gli operatori sanitari OVC-3006 era uno studio di fase 3 che valutava l’ efficacia e la sicurezza di Yondelis più PLD rispetto al solo PLD nelle donne con carcinoma ovarico ricorrente dopo fallimento di due regimi contenenti platino. Lo studio è stato sospeso perché un’analisi provvisoria non pianificata dell’endpoint primario (sopravvivenza globale) ha suggerito che lo studio non avrebbe raggiunto il suo obiettivo primario e che il verificarsi di effetti collaterali era più elevato nel gruppo Yondelis. Non vi era alcuna differenza significativa tra la sopravvivenza globale mediana nel braccio Yondelis più PLD (23,8 mesi) e il braccio PLD (22,2 mesi) (HR = 0,93, 95% Cl: 0,73-1,18; p = 0,52) quando l’analisi di futilità non pianificata è stato eseguito al 45% degli eventi previsti per l’analisi finale (232/514 decessi). Il CHMP ha concluso che questi dati non modificano il rapporto rischi / benefici di Yondelis nelle indicazioni attualmente autorizzate in quanto vi sono alcune differenze tra OVC-3006 e lo studio che ha supportato l’autorizzazione di Yondelis (OVA-301). Lo studio OVA-301 includeva pazienti che erano stati precedentemente trattati per carcinoma ovarico (l’80% in precedenza aveva ricevuto taxani) ma avevano solo un regime di chemioterapia a base di platino e avevano sperimentato recidiva o progressione dopo la chemioterapia a base di platino. L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da progressione. Il CHMP ha osservato che i pazienti in OVA-301 erano in trattamento di seconda linea mentre quelli inclusi in OVC-3006 erano in trattamento di terza linea. Inoltre, un’analisi post hoc ha determinato che il 42% dei pazienti arruolati in OVC-3006 erano resistenti al platino dopo l’ultimo regime contenente platino, mentre Yondelis è attualmente autorizzato per il trattamento di donne con carcinoma ovarico recidivante sensibile al platino. Il comitato ha anche osservato che, poiché lo studio è stato terminato in anticipo, i risultati non forniscono prove cliniche sufficientemente solide da mettere in discussione i risultati dello studio OVA-301 che ha mostrato effetti favorevoli di Yondelis più PLD in termini di sopravvivenza libera da progressione nei pazienti con carcinoma ovarico recidivato sensibile al platino. Per quanto riguarda la sicurezza, c’era una notevole differenza tra i due bracci di trattamento in OVC-3006 in termini di numero e gravità degli eventi avversi . Circa l’85% dei pazienti nel braccio Yondelis più PLD ha avuto eventi avversi gravi rispetto al 64% nel braccio di controllo. Tuttavia, tale differenza non è inaspettata con i trattamenti di combinazione rispetto alla monoterapia. Il riassunto delle caratteristiche del prodotto di Yondelis sarà modificato per includere questi risultati dello studio. Maggiori informazioni sulla medicina Yondelis è usato con doxorubicina liposomiale pegilata per il trattamento del carcinoma ovarico che è ricaduto (è tornato dopo un precedente trattamento) ed è sensibile ai medicinali contenenti platino. Yondelis è anche usato per il trattamento di adulti con sarcoma avanzato dei tessuti molli. Viene usato quando il cancro ha iniziato a diffondersi e il trattamento con antracicline e ifosfamide (altri medicinali antitumorali) ha smesso di funzionare o in pazienti che non possono assumere questi medicinali. Maggiori informazioni sulla procedura Il riesame di Yondelis è stato avviato su richiesta della Commissione europea, a norma dell’articolo 20 del regolamento (CE) n . 726/2004 . La revisione è stata effettuata dal comitato per i medicinali per uso umano ( CHMP ), responsabile per le domande relative ai medicinali per uso umano, che ha adottato il parere dell’Agenzia. Il parere del CHMP sarà ora trasmesso alla Commissione europea, che emetterà una decisione finale legalmente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Fonte: https://www.ema.europa.eu/en/news/authorised-uses-cancer-medicine-yondelis-unchanged-following-review-new-data L’EMA finalizza l’opinione sulla presenza di nitrosammine nei medicinali – 09/07/20 Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA ( CHMP ) ha emesso un parere in base al quale le aziende devono adottare misure per limitare il più possibile la presenza di nitrosammine nei medicinali per uso umano e garantire che i livelli di tali impurità non superino i limiti stabiliti. Le misure garantiranno che le nitrosammine non siano presenti o siano presenti al di sotto dei livelli identificati per proteggere la salute pubblica. Le aziende dovranno disporre di adeguate strategie di controllo per prevenire o limitare la presenza di queste impurità e, se necessario, migliorare i loro processi produttivi. Le aziende dovranno inoltre valutare il rischio di presenza di nitrosammine nei medicinali ed eseguire test appropriati se viene identificato un rischio. Le nitrosammine sono classificate come probabili agenti cancerogeni per l’uomo (sostanze che potrebbero causare il cancro). I limiti per le nitrosammine nei medicinali sono stati stabiliti utilizzando standard concordati a livello internazionale ( ICH M7 (R1) ) basati sull’esposizione a vita. I pazienti non devono generalmente essere esposti a un rischio di cancro a vita superiore a 1 su 100.000 a causa delle nitrosammine nei loro medicinali. Informazioni dettagliate per le aziende, comprese le scadenze, saranno presto disponibili nei documenti aggiornati sulla pagina web sulle impurità di nitrosamina dell’EMA . Nel frattempo, le aziende dovrebbero continuare a seguire le istruzioni correnti. I regolatori dell’UE sono venuti a conoscenza delle nitrosammine nei medicinali a metà del 2018 e hanno intrapreso azioni normative, tra cui il richiamo di medicinali e l’interruzione dell’uso di sostanze attive da parte di determinati produttori. Una successiva revisione del CHMP sui medicinali per la pressione arteriosa sartana nel 2019 ha portato a nuovi requisiti per la produzione di sartani, mentre la sua revisione della ranitidina ha raccomandato nel 2020 una sospensione in tutta l’ UE dei medicinali per la ranitidina. Inoltre, un esercizio recentemente concluso per trarre insegnamenti dalla presenza di nitrosammine nei sartani ha formulato una serie di raccomandazioni per aiutare a prevenire la presenza di impurità nei medicinali. Le raccomandazioni integrano gli ultimi requisiti del CHMP . Nell’elaborare i requisiti, l’EMA ha lavorato a stretto contatto con le autorità nazionali, la direzione europea per la qualità dei medicinali e l’assistenza sanitaria e le agenzie partner internazionali. Le autorità dell’UE, compresa la Commissione europea, lavoreranno insieme per garantire che vengano prese le stesse misure per i medicinali indipendentemente dal modo in cui sono stati autorizzati. Le autorità dell’UE continueranno ad adottare tutte le misure necessarie per proteggere i pazienti e rassicurarli sulla qualità dei loro medicinali. . Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.ema.europa.eu/en/news/ema-finalises-opinion-presence-nitrosamines-medicines - 31/07/2020
- Reazioni avverse immuno-correlate verso inibitori dell’immuno-checkpoint L’introduzione dei farmaci inibitori dell’immuno-checkopoint (ICIs) nella pratica clinica ha cambiato in maniera rilevante la storia naturale di varie patologie. Nonostante la loro efficacia clinica provata, questi farmaci innovativi possono causare reazioni avverse (ADR) immuno-correlate anche gravi. Al momento in Europa sono disponibili sette inibitori dell’immuno-checkopoint: nivolumab, pembrolizumab, atezolizumab, avelumab, durvalumab, cemiplimab, and ipilimumab. Le reazioni avverse immuno-correlate che possono causare hanno un impatto rilevante sui pazienti. Un gruppo di autori italiani ha analizzato i rapporti individuali di sicurezza riguardanti gli ICIs presenti nel database Italiano delle reazioni avverse spontanee, focalizzando l’attenzione sui quei casi che includevano reazioni avverse immuno-correlate. Metodi Gli autori hanno analizzato le ADR immuno-correlate degli ICI inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza [RNF] dal 1 gennaio 2002 al 28 febbraio 2019, focalizzandosi su quelle riportate nella Regione Campania. Hanno recuperato i dati da un sistema italiano di farmacovigilanza ad accesso libero (sistema RAM), per i dati di sicurezza nazionale e dalla RNF, per i dati si sicurezza della Campania. Per quanto riguarda le ADR immuno-correlate hanno effettuato analisi descrittive e di disproporzione per mezzo del reporting odds ratio (ROR) con un intervallo di confidenza del 95%. Risultati Risultati nazionali. Sono stati rinvenuti 2088 rapporti di sicurezza legati agli ICI, tra queste sono state trovate 801 ADR immuno-correlate. La maggioranza di tali ADR si sono verificate in pazienti maschi che hanno sperimentato tossicità di tipo gastrointestinale e cutanea. I farmaci più comunemente riportati come sospetti sono stati Nivolumab e Pembrolizumab. Paragonati ad altri ICI, Pembrolizumab and Ipilimumab presentavano un ROR statisticamente significativo Risultati della Regione Campania. Sono stati riportati 253 rapporti di sicurezza legati agli ICI inviati al Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Campania, tra questi 121 presentavano almeno una ADR immuno-correlata. In particolare 37.2% dei casi erano gravi e hanno avuto un esito sfavorevole nel 32.2% dei casi. Complessivamente, tra gli eventi avversi legati agli ICI si sono verificati 8 decessi, di cui 4 immuno-correlati. Per quanto riguarda le analisi di disproporzione delle Regione Campania, la significatività statistica ROR emergeva solo per Ipilimumab. Conclusioni I risultati degli autori mostrano che durante il periodo di studio sono state riportate gravi reazioni avverse immuno-correlate, alcune delle quali ahnno avuto un esito fatale. Per via della rilevanza clinica delle ADR immuno-correlate, sono necessarie ulteriori indagini nel contesto della vita reale per una migliore caratterizzazione del profilo di sicurezza degli ICI. Infine, gli oncologi dovrebbero ricevere una formazione per riconoscere precocemente e gestire adeguatamente le reazioni avverse immuno-correlare. Allo stesso modo, i pazienti che fanno uso di ICI dovrebbero essere istruiti per riconoscere una reazione avversa immuno-correlata e segnalarla prontamente al proprio medico. Trend del numero delle reazioni avverse legate agli ICI dal 1 gennaio 2002 al 28 febbraio 2019, raccolte nella RNF e pubblicate dal sistema RAM. Bibliografia Ruggiero R, Fraenza F, Scavone C, di Mauro G, Piscitelli R, Mascolo A, Ferrajolo C, Rafaniello C, Sportiello L, Rossi F, Capuano A. Immune Checkpoint Inhibitors and Immune-Related Adverse Drug Reactions: Data From Italian Pharmacovigilance Database. Frontiers in Pharmacology 11, 2020 (830). Per leggere l’articolo clicca qui. - 31/07/2020
- Comunicazione AIFA sulle sulle buone pratiche di somministrazione dei gas medicinali e/o miscele di gas medicinali – 31 luglio 2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) desidera ricordare alcune raccomandazioni sulle buone pratiche di somministrazione dei gas medicinali e/o miscele di gas medicinali, al fine di adottare tutte le misure appropriate per mitigare i rischi legati al virus SARS-COV-2. Il documento è stato condiviso con la Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia Intensiva (SIAARTI). Scarica in formato PDF. - 31/07/2020
- Rapporto AIFA 2020 sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19 È stato presentato il Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19, realizzato grazie ai dati elaborati dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) dell’Agenzia Italiana del Farmaco, che prende in esame i farmaci valutati a vario titolo da AIFA come possibile terapia, ma anche i dati sui farmaci iniettivi, anestetici e l’ossigeno, utilizzati prevalentemente in terapia intensiva. Oltre al Direttore Generale dell’AIFA Nicola Magrini, che ha aperto i lavori, sono intervenuti la Presidente della Commissione Tecnico Scientifica dell’Agenzia Patrizia Popoli, il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Locatelli, il Presidente dell’INMI Spallanzani Giuseppe Ippolito e il Direttore Generale della Direzione Prevenzione del Ministero della Salute Gianni Rezza. Hanno moderato Luca Richeldi, dell’Università Cattolica di Roma e Francesco Trotta, responsabile del Settore HTA ed economia del farmaco dell’AIFA. “Ringrazio i colleghi del Comitato Tecnico Sanitario della Protezione Civile – ha esordito il DG AIFA Magrini – per essere intervenuti, ma soprattutto per la proficua e costante collaborazione instaurata in questi mesi per fronteggiare l’epidemia e l’emergenza sanitaria. Abbiamo lavorato molto e bene, per il bene del Paese”. “Il Rapporto sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19 – ha continuato Magrini – è un prodotto dell’OsMed che definirei il ‘flagship tool’ dell’AIFA, attivo ormai da 20 anni grazie alla collaborazione con l’ISS e altre Istituzioni italiane. La pubblicazione è stata elaborata in tempi record, con la stessa tempestività con cui AIFA ha dato risposta continua e rigorosa alla situazione di emergenza”. Il documento analizza la tipologia e i consumi dei farmaci impiegati nei primi mesi del 2020 per trattare l’infezione da COVID-19, ma anche quelli utilizzati nelle strutture sanitarie pubbliche per fare fronte all’emergenza, con differenze evidenziate tra il periodo pre COVID-19, individuato nel trimestre dicembre 2019-febbraio 2020, e quello successivo, da marzo a maggio 2020. Il Rapporto si compone di tre sezioni che approfondiscono le diverse modalità di erogazione dei farmaci: il canale degli acquisti diretti, cioè dei medicinali direttamente acquistati e dispensati presso le strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN); gli acquisti presso le farmacie territoriali pubbliche e private rimborsati dal SSN tramite ricetta; quelli privati a carico dei cittadini, prevalentemente per i farmaci di classe C. Tra i farmaci impiegati per trattare pazienti affetti da COVID-19, idrossiclorochina e azitromicina fanno registrare i maggiori consumi nel periodo preso in esame. Mentre, tra i medicinali utilizzati in regime ospedaliero, incrementi significativi nei consumi si rilevano per gli iniettivi e l’ossigeno, di prevalente impiego nelle terapie intensive. È evidente il maggior consumo di anestetici generali, sedativi iniettivi e curari a partire dal mese di febbraio 2020. Per tutti questi farmaci sono stati fondamentali i numerosi interventi per calmierare distorsioni distributive ed evitare fenomeni di accaparramento, così da garantirne la disponibilità omogenea e continuativa su tutto il territorio nazionale. Nel periodo pre e post COVID-19, inoltre, si sono mantenuti stabili i consumi per le categorie di farmaci impiegati per le malattie croniche, a testimonianza del buon esito delle strategie poste in atto per favorire la continuità assistenziale per i malati cronici e fragili, tra cui l’estensione della validità dei piani terapeutici, la dematerializzazione della ricetta medica e l’informazione istituzionale. “Soprattutto durante l’emergenza – ha sottolineato ancora Magrini – ci siamo resi conto di come solo gli studi randomizzati devono rappresentare uno standard di ricerca solido in grado di guidare la pratica clinica, come dimostra il caso dell’idrossiclorochina. È fondamentale anche ripensare la ricerca scientifica internazionale, perché solo da una visione sovranazionale è possibile trovare posizioni coerenti e sostanziale consenso sui trattamenti più utili”. “Le pandemie ci sono – ha concluso Magrini – e nei prossimi decenni potranno tornare: sarà quindi importante trattenere nella nostra memoria quello che è successo e possibilmente valutare in modo indipendente la capacità di reazione. Il dolore e i lutti di questi mesi saranno stati inutili se saremo disposti ad accettare le solite ricette”. Scarica il documento in formato PDF. - 31/07/2020
- Nota Informativa Importante su prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato – 30 luglio 2020 Sono stati riportati errori di manipolazione con i prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato, che potrebbero potenzialmente causare una mancanza di efficacia. Il rischio che si verifichino errori di manipolazione aumenta quando il processo di ricostituzione e somministrazione del medicinale prevede numerosi passaggi. I prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato devono essere preparati, ricostituiti e somministrati solo da operatori sanitari che abbiano dimestichezza con queste procedure. È importante seguire rigorosamente le istruzioni per la ricostituzione e la somministrazione fornite nelle informazioni sul prodotto. Saranno adottate diverse misure, inclusi aggiornamenti dell’RCP e del Foglio Illustrativo. Scarica in formato PDF. - 30/07/2020
- Nota Informativa Importante su Luxturna (voretigene neparvovec) – 29 luglio 2020 La Nota Informativa Importante ha lo scopo di informare gli operatori sanitari della presenza di etichette in lingua inglese, conformi ai requisiti dell’EU, sul confezionamento primario. Scarica in formato PDF. - 29/07/2020
- Uppsala Monitoring Center Report n. 82 – Machine learning e reazioni avverse da farmaco L’Uppsala Monitoring Center, autorità incontrastata a livello Europeo nell’ambito della Farmacovigilanza, pubblica nel suo Report n.82 un interessante articolo che ci spiega cosa hanno in comune il processamento del linguaggio, lo “spazio”, e l’analisi dei segnali di farmacovigilanza. Come si può capire se due segnalazioni di eventi avversi da farmaco sono in realtà un duplicato, in quanto riferite entrambe ad un singolo paziente ed una singola reazione? Di fatto, due individui che segnalano una stessa reazione avversa da farmaco spesso utilizzano termini diversi per trasmettere lo stesso messaggio, basti pensare ad esempio a sinonimi quali “innalzamento della pressione arteriosa” da una parte e “ipertensione” dall’altra. Per quanto possano essere entrambe definizioni appropriate, esse generano problemi nel momento in cui è necessario utilizzare dei software per identificare eventuali duplicati all’interno dei database di farmacovigilanza, che altrimenti potrebbero alterare le statistiche rilevanti, in certi casi in maniera anche molto significativa. Per affrontare questo problema, i data scientists dell’Uppsala Monitoring Center (UMC) hanno scovato un parallelismo con la disciplina del Natural Language Processing, la quale, tra le altre cose, ha lo scopo di ottenere una rappresentazione delle parole anzitutto attraverso il loro significato, per rispondere a domande tipo: “Su che base possiamo dire che due frasi sono simili pur utilizzando parole diverse?” Attraverso una rappresentazione numerica dei vocaboli ammessi nelle segnalazioni da evento avverso (cosiddetti codici medDRA) e l’analisi della loro “distrubuzione semantica” (che sfrutta tecniche di machine learning) è stato possibile per ciascun termine generare una lista di vocaboli “simili per significato”, dando la possibilità di restringere enormemente il campo delle possibili segnalazioni-duplicato, riducendo in ultima analisi la quantità di segnalazioni che devono essere ricontrollate “a mano” da un “umano” esperto. Dovendo l’UMC gestire un database di proporzioni “continentali”, con una numerosità intorno ai 17 milioni di casi, si capisce come questo dettaglio possa migliorare significativamente la qualità del servizio, a beneficio di tutti i sistemi sanitari Europei e non solo. Quali sono, ad esempio, i 5 vocaboli più vicini a “ipertensione“? 1.Incremento pressione arteriosa sistolica; 2. Incremento pressione arteriosa; 3. Fluttuazione della pressione arteriosa; 4. Incremento pressiona arteriosa diastolica; 5. Pressione arteriosa anomala. “Reazione anafilattica“? 1. Shock anafilattico 2. Reazione anafilattoide 3. Edema laringeo 4. Broncospasmo 5. Ipersensibilità Tipo 1 “Fluoxetina“? 1. Bupropione 2. Sertralina 3. Venlafaxina 4. Paroxetina 5. Buspirone “Infliximab“? 1. Certolizumab pegol 2. Golimumab 3. Vedolizumab 4. Tocilizumab 5. Abatacept Questo “spazio semantico” rappresenta un campo tutto da esplorare nell’ambito della farmacovigilanza, ed porterà senz’altro ad una trasformazione di questa disciplina, favorendo un avanzamento del sapere, e quindi, in ultima analisi, della sicurezza dei farmaci e del benessere delle persone. Per una descrizione più dettagliata di rimanda all’articolo originale, intitolato “Found in space – New method reveals related drug and reaction terms” presente nel Report n.82 dell’Uppsala Monitoring Center, consultabile gratuitamente qui. - 24/07/2020
- Gli usi autorizzati del medicinale per il cancro Yondelis rimangono invariati a seguito di revisione dei nuovi dati- 24 luglio 2020 L’EMA ha raccomandato che l’uso di Yondelis (trabectedina) nel trattamento del carcinoma ovarico rimanga invariato a seguito di una revisione di uno studio che ha valutato Yondelis come trattamento di terza linea in pazienti con carcinoma ovarico. Tuttavia, i risultati dello studio saranno inclusi nelle informazioni sul prodotto del medicinale per fornire agli operatori sanitari le informazioni più aggiornate sugli effetti di Yondelis nelle pazienti con carcinoma ovarico. Scarica in formato PDF. - 24/07/2020
- Panexcell Clinical Laboratories: sospesi i medicinali a causa di studi inattendibili- 24 luglio 2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) dei medicinali generici testati da Panexcell Clinical Laboratories Priv. Ltd nel sito di Mumbai (India). Scarica in formato PDF. - 24/07/2020
- L’EMA avvia la revisione di desametasone per il trattamento degli adulti affetti da COVID-19 che necessitano di supporto alla respirazione- 24 luglio 2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) sta analizzando i risultati del braccio dello studio RECOVERY che ha previsto l’uso di desametasone nel trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 ospedalizzati. Questa parte dello studio ha esaminato gli effetti dell’aggiunta di desametasone alla terapia abituale negli adulti sottoposti a ventilazione invasiva, in quelli a cui è stato somministrato ossigeno (ad esempio tramite maschera facciale) e in quelli a cui l’ossigeno non è stato somministrato. La ventilazione invasiva prevede l’uso di un macchinario che, attraverso un tubo, insuffla aria nelle vie respiratorie del paziente. Scarica in formato PDF. - 24/07/2020
- Possibile associazione tra integratori a base di curcuma e danno epatico Il numero di casi di tossicità epatica associata ad integratori alimentari, in particolare quelli contenenti curcuma, sembra essere in aumento negli ultimi anni. Analizziamo in dettaglio qual è il rischio effettivo. La curcuma è una spezia molto utilizzata in cucina dai tempi più remoti, ma è nota anche per le sue presunte proprietà terapeutiche, in particolare quella antitumorale, antimicrobica, antinfiammatoria, e antiossidante. Occorre sottolineare, però, che dalle sperimentazioni cliniche effettuate fino ad oggi non sono emerse sufficienti evidenze a favore del ruolo terapeutico della curcuma. Detto questo, essa è presente in numerosi integratori alimentari, ed è considerata fondamentalmente non tossica nell’uomo. Effettivamente, numerosi studi clinici ne hanno valutato il profilo di sicurezza, riportando che con un utilizzo di 6 grammi al giorno per 4-7 settimane non sono stati riscontrati effetti tossici significativi, salvo disturbi minori di natura gastrointestinale. Il principio attivo principale è rappresentato dalla curcumina, la quale ha mostrato a sua volta sicurezza nell’uomo a dosi di 500mg due volte al giorno per 30 giorni, dosi peraltro ben al di sopra dei 3mg al giorno consigliati dalla European Food Safety Administration (EFSA). Negli ultimi anni, sono emerse preoccupazioni in letteratura riguardo ad una possibile associazione tra l’utilizzo di integratori alimentari a base di curcuma e danno epatico o colestasi, ovvero epatiti di tipo non infettivo. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Firenze ha preso in considerazione le segnalazioni di evento avverso da farmaco presenti nel database di fitovigilanza italiana, per poi descrivere più nello specifico i casi avvenuti nella regione Toscana. Su 73 segnalazioni di sospetti eventi avversi da curcuma effettuate in Italia fino a settembre 2019, 37 riportano una forma di danno epatico. In Toscana, tra dicembre 2018 e luglio 2019 sono emersi 7 casi di danno epatico (di cui 6 in pazienti di sesso femminile), in pazienti che assumevano integratori a base di curcuma con dosaggi tra i 250 e i 1812.5 mg al giorno per un periodo tra le 2 settimane e gli 8 mesi. Successivamente, i ricercatori hanno condotto una revisione sistematica della letteratura scientifica, riscontrando 13 articoli per un totale di 23 casi clinici in cui veniva descritta una associazione tra curcuma e danno epatico. In quasi tutti i casi, i pazienti facevano uso di almeno un altro farmaco, parallelamente alla curcuma. In compenso, per 17 di questi pazienti la sospensione dell’integratore ha determinato un miglioramento del quadro clinico (cosiddetto de-challenge positivo), confermando una possibile relazione causale con la curcuma. Secondo gli autori, sulla base di questi risultati, il danno epatico associato a integratori alimentari a base di curcuma rappresenta un rischio concreto, che necessita di particolare attenzione da parte della comunità medica. Inoltre, le autorità regolatorie dovrebbero promuovere percorsi di controllo di qualità e sicurezza prima della commercializzazione di tali prodotti, oltre ad intensificare lo sforzo in fase port-commercializzazione per quel che riguarda la sorveglianza. Anche i pazienti dovrebbero fare la propria parte, comunicando tempestivamente ai propri medici e farmacisti l’eventuale assunzione di integratori alimentari e farmaci da banco. Lombardi N, Crescioli G, Maggini V, et al. Acute liver injury following turmeric use in Tuscany: An analysis of the Italian Phytovigilance database and systematic review of case reports. Br J Clin Pharmacol. 2020;1–13. https://doi.org/10.1111/bcp.14460 - 24/07/2020
- Medicinali contenenti oppioidi: ridefinizione dei tempi di implementazione delle nuove avvertenze da aggiungere sulle etichette -22 luglio 2020 Comunicazione rivolta alle aziende titolari di AIC dei medicinali oppioidi vendibili al pubblico (con esclusione di quelli ad esclusivo uso ospedaliero) relativa alla ridefinizione dei tempi di implementazione della richiesta di presentazione di variazione delle condizioni dell’AIC. Scarica in formato PDF. - 22/07/2020
- Mezzi di contrasto e rischio di reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) riceve regolarmente segnalazioni di reazioni di ipersensibilità immediata con mezzi di contrasto (MdC) utilizzati per fini diagnostici. Tali reazioni, sebbene si verifichino generalmente con frequenza rara, possono avere esiti gravi e talvolta fatali. Al fine di ridurre il rischio di manifestazioni di ipersensibilità immediata, si richiama l’attenzione degli operatori sanitari che eseguono esami diagnostici con MdC sulle precauzioni da osservare e le procedure da seguire. Il documento è stato condiviso con la Società Scientifica SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica) e la Sezione di Studio sui MdC della SIRM. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/mezzi-di-contrasto-e-rischio-di-reazioni-di-ipersensibilita-richiamo-alle-precauzioni-da-adottareScarica in formato PDF. - 20/07/2020
- Nota Informativa Importante sull’uso di medicinali a base di montelukast Rischio di insorgenza di effetti indesiderati di tipo neuropsichiatrico in seguito all’uso di medicinali a base di montelukast. Elementi chiave: Gli effetti indesiderati neuropsichiatrici sono noti e menzionati nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) delle specialità a base di montelukast. Questi effetti indesiderati scompaiono generalmente dopo la sospensione del trattamento. Ciò nonostante sono stati riportati dei casi nei quali gli effetti neuropsichiatrici osservati non sono stati prontamente collegati all’uso di montelukast, con conseguente ritardo nella rivalutazione della prosecuzione o meno del trattamento con montelukast.La possibilità che durante il trattamento con montelukast possano verificarsi eventi neuropsichiatrici, anche se rara, deve essere chiaramente comunicata ai pazienti e/o ai genitori/caregiver.I pazienti e/o genitori/caregiver devono essere istruiti sulla necessità di informare prontamente il proprio medico o il medico della persona che si sta assistendo in caso di:cambiamenti nel comportamento e nell’umore, compresi alterazione dell’attività onirica inclusi incubi, insonnia, sonnambulismo, ansia, agitazione comprendente comportamento aggressivo o ostilità, depressione, iperattività psicomotoria (comprendente irritabilità, irrequietezza, tremore),meno frequentemente: alterazione dell’attenzione, compromissione della memoria, tic, allucinazioni, disorientamento, pensieri e comportamento suicida (propensione al suicidio), sintomi ossessivo-compulsivi e disfemia.In caso si verifichino tali disturbi, i medici prescrittori devono valutare attentamente i rischi e i benefici relativi al proseguimento del trattamento con montelukast. I casi vanno valutati singolarmente ed è responsabilità del prescrittore valutare se proseguire il trattamento. - 20/07/2020
- Campagna FarmacoVigilanza in Sardegna Non si tratta di una prerogativa dei medici o dei farmacisti: chiunque ha la facoltà ed è chiamato ad inviare una segnalazione per una reazione indesiderata ad un farmaco, sia essa grave o meno, agli organi competenti. La si può inviare per noi stessi oppure per una persona di nostra conoscenza. Possono bastare poche informazioni: anagrafica del paziente (iniziali del nome, età, …), data di insorgenza della reazione, durata, azioni intraprese (es. sospensione del farmaco, accesso al pronto soccorso, …), esito della reazione, nonché i dettagli sul farmaco sospetto (nome, dosaggio, modalità di assunzione, …). Esistono due modalità per fare una segnalazione: Collegarsi sul sito web www.vigifarmaco.itCompilare una scheda di segnalazione ADR per il cittadino o per l’operatore sanitario, quindi inviarla al responsabile locale di farmacovigilanza (per la Sardegna consulta l’elenco) Campagna ideata e realizzata dal Servizio Farmaceutico Territoriale – ASSL Sassari con la collaborazione della Dott.ssa Marila Camboni (SSFO – Università degli Studi di Sassari - 17/07/2020
- Pregabalin e peggioramento dell’insufficienza cardiaca La possibile associazione tra utilizzo di pregabalin (indicato per il dolore neuropatico, l’epilessia e il disturbo d’ansia generalizzato) e insufficienza cardiaca è stato valutato in uno studio di coorte effettuato sul database informatizzato del sistema sanitario Danese. Pregabalin è un farmaco utilizzato nel trattamento del dolore neuropatico centrale e periferico, in alcune forme di epilessia e nel disturbo d’ansia generalizzato. Lo spettro terapeutico di questa molecola è legata al suo meccanismo d’azione: esso si lega ai canali del calcio voltaggio-dipendenti presenti nel sistema nervoso centrale; questo legame determina una regolazione dell’eccitabilità neuronale, fattore che spesso è alterato in numerose patologie neurologiche. Questo meccanismo di azione è responsabile, tuttavia, anche di molti degli effetti non desiderati, in quanto l’attivazione di questi canali ionici presenti in vari altri tessuti può disturbare la regolare funzionalità di questi organi. A tal proposito, è emerso recentemente nella comunità scientifica un possibile segnale di sicurezza: con l’aumento costante dell’utilizzo di pregabalin in tutto il mondo, si è ipotizzato un possibile rischio di peggioramento di pregressa insufficienza cardiaca. Per valutare questo effetto sarebbe necessario eseguire uno studio clinico randomizzato, controllato e in doppio cieco su un certo numero di pazienti, ma si tratterebbe di una via difficilmente percorribile per più di un motivo. Un’alternativa, sia pur di inferiore “peso scientifico” dovuto all’impossibilità di determinare un vero e proprio nesso di causalità, è lo studio di coorte, che se effettuato su grandi numeri può quantomeno far emergere una eventuale associazione tra il farmaco e un effetto studiato. Un gruppo di ricercatori danesi, che hanno a disposizione un database informatizzato nazionale ben strutturato sull’intera popolazione della Danimarca. ha quindi selezionato una coorte di pazienti con le seguenti caratteristiche: >50 anni, diagnosi di insufficienza cardiaca negli ultimi 10 anni, almeno una prescrizione di pregabalin o gabapentin (utilizzato nei calcoli come trattamento di controllo), escludendo pazienti con diagnosi di una qualsiasi malattia terminale, pregresso trapianto di cuore, recente ospedalizzazione. L’esito studiato è stato il peggioramento dell’insufficienza cardiaca, definito come una ospedalizzazione o morte dovuta a insufficienza cardiaca nei primi 90 giorni dopo la prescrizione di pregabalin. Risultati Sono stati identificati, tra il 2008 e il 2017, un totale di 1418 pazienti per il gruppo pregabalin e 4819 per il gabapentin. Di questi, dopo opportune valutazioni, sono stati inclusi 1395 pazienti per ognuna delle coorti. Si sono verificati 33 casi di peggioramento di insufficienza cardiaca nel primo gruppo e 43 nel secondo, il che ha generato un Hazard Ratio (HR) di 0.79 (95% CI 0.50-1.23) di pregabalin in confronto a gabapentin. Non si sono notate differenze nel rischio nell’analisi dei sottogruppi quali età, sesso e dose media di diuretici dell’ansa (in quanto possibile indicatore a sua volta del grado di insufficienza cardiaca) nell’ultimo anno. Nell’analisi secondaria, l’HR associato all’uso di pregabalin per “morte per tutte le cause” è stato 1.42 (95% CI 1.11-1.82) e per “mortalità cardiovascolare” di 1.06 (95% CI 0.62-1.83), risultati che suggeriscono una maggiore mortalità rispetto alla popolazione generale dei pazienti che fanno uso di pregabalin, dovuto con ogni probabilità alle patologie sottostanti e non al farmaco in sé, che NON si traduce in aumento della mortalità di natura cardiovascolare. Conclusioni Questo studio di coorte sulla popolazione danese non fornisce evidenze a supporto di una associazione tra utilizzo di pregabalin e aumento del rischio di peggioramento di una condizione preesistente di insufficienza cardiaca. Lund M, Poulsen G, Pasternak B, Worm Andersson N, Melbye M, Svanström H. Use of Pregabalin and Worsening Heart Failure: A Nationwide Cohort Study [published online ahead of print, 2020 Jul 10]. Drug Saf. 2020; 10.1007/s40264-020-00969-6. doi:10.1007/s40264-020-00969-6 - 17/07/2020
- Erenumab nella emicrania cronica refrattaria L’anticorpo monoclonale Erenumab, approvato recentemente dalla Food and Drug Administration per il trattamento dell’emicrania, è stato sperimentato in un contesto reale nell’emicrania cronica refrattaria, una delle forme di cefalea più difficile da trattare. L’emicrania cronica colpisce l’1-2% della popolazione generale, e si caratterizza per il dolore con frequenza spesso giornaliera, oltre che per l’associazione a patologie psichiatriche, disturbi del sonno e altre condizioni associate a dolore. Si tratta di pazienti che tendono ad andare incontro ad abuso di farmaci, data anche la refrattarietà al trattamento di questa condizione, che riguarda sia i farmaci sintomatici (antidolorifici, antinfiammatori) che quelli preventivi (beta-bloccanti, anti-psicotici, etc.). Da un punto di vista della classificazione di questa patologia, rimane dibattuta la definizione della forma cronica refrattaria, la quale si riferisce sostanzialmente ad un sottoinsieme di pazienti particolarmente difficili da trattare, che hanno che non rispondono o hanno sviluppato resistenza ad almeno 2 o 3 classi di farmaci normalmente considerati efficaci nella prevenzione dell’emicrania. Tra le terapie preventive, gli anticorpi monoclonali, al pari di quello che avviene in numerose altre patologie, sono comparsi molto recentemente, ma hanno subito trovato un terreno fertile sul quale inserirsi. La Food and Drug Administration statunitense ha infatti approvato l’utilizzo di anticorpi rivolti contro il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) o il relativo recettore, tra i quali erenumab. Nel Regno Unito, a settembre 2018, questo farmaco è stato reso disponibile per la sperimentazione in pazienti affetti da emicrania cronica con 3 fallimenti pregressi verso trattamenti preventivi, almeno finché, un anno dopo, il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha deciso di non raccomandarne l’utilizzo, avendo evidentemente valutato un rapporto costi/benefici sfavorevole. Lo studio sulla quale si è basato il suddetto giudizio ha arruolato 164 pazienti affetti da emicrania cronica refrattaria; di questi, poco più della metà aveva ricevuto 6 iniezioni, distanziate di un mese ciascuna, di erenumab 70mg o 140mg; l’altro gruppo ne aveva ricevute solo 3. Risultati Il trattamento con erenumab, nell’arco di 3 mesi, ha ridotto il numero di giorni di emicrania mensile da 19.7± 0.7 a 13.7± 0.7, mentre a 6 mesi la riduzione è stata maggiore, pari a 7.5 giorni in meno di emicrania al mese. La proporzione di pazienti con cefalea giornaliera è passata dal 42% iniziale al 22% dopo 3 mesi e al 21% dopo 6 mesi. Dopo solo una somministrazione, al terzo mese si è assistito nel 27% dei pazienti ad una conversione da una forma cronica a una forma episodica. C’è stato inoltre un miglioramento in quanto al ricorso a trattamenti sintomatici dopo 3 mesi, ma non dopo 6 mesi. Dal punto di vista della sicurezza, il 48% dei pazienti ha riportato almeno un evento avverso correlato alla terapia. Il più frequente è stata la costipazione (42%) e sintomi da raffreddamento (32%). Il 12% dei pazienti ha interrotto la terapia per via di eventi avversi gravi. Conclusioni Questo studio prospettico, ad oggi il più ampio e indipendente per lo studio di efficacia e tollerabilità di erenumab in un contesto di reale pratica clinica, ha mostrato che si tratta di un farmaco ben tollerato e con una certa efficacia a 3 e 6 mesi per il trattamento dell’emicrania cronica refrattaria, innescando un certo miglioramento rispetto al basale su tutti i parametri di efficacia studiati, pur essendo lievemente inferiore rispetto a studi eseguiti su pazienti affetti da cefalea cronica non refrattaria. Lambru, G., Hill, B., Murphy, M. et al. A prospective real-world analysis of erenumab in refractory chronic migraine. J Headache Pain 21, 61 (2020). https://doi.org/10.1186/s10194-020-01127-0 - 10/07/2020
- EMA finalizza il parere sulla presenza di nitrosammine nei medicinali – 09 luglio 2020 Il Comitato per i Medicinali per Uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), ha emesso il parere che impone alle aziende di adottare misure per limitare il più possibile la presenza di nitrosammine nei medicinali ad uso umano e garantire che i livelli di queste impurezze non superino i limiti prestabiliti. Tali misure garantiranno che le nitrosammine non siano presenti o siano presenti al di sotto dei livelli identificati per proteggere la salute pubblica. Scarica in formato PDF. - 09/07/2020
- Mezzi di contrasto e rischio di reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare L’Agenzia Italiana del Farmaco richiama l’attenzione sulle reazioni da ipersensibilità associate all’uso dei mezzi di contrasto radiodiagnostici, sottolineando quali siano le categoria maggiormente a rischio e le precauzioni da intraprendere da parte degli operatori sanitari. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) riceve regolarmente segnalazioni di reazioni di ipersensibilità immediata con mezzi di contrasto (MdC) utilizzati per fini diagnostici. Tali reazioni, sebbene si verifichino generalmente con frequenza rara, possono avere esiti gravi e talvolta fatali. Al fine di ridurre il rischio di manifestazioni di ipersensibilità immediata, si richiama l’attenzione degli operatori sanitari che eseguono esami diagnostici con MdC sulle precauzioni da osservare e le procedure da seguire. I pazienti devono essere informati del rischio, in particolare i pazienti asmatici non controllati da terapia, inclusi i soggetti che hanno manifestato in precedenza reazioni di ipersensibilità ad un qualsiasi mezzo di contrasto. Non esistono segnalazioni di reazioni crociate tra MdC a base di iodio (per esami RX/TC/Angiografici) e mdc a base di gadolinio (Risonanza Magnetica) o a base di microbolle (Ecografia). Il rischio di allergia esiste indipendentemente dalla via di somministrazione e dalla quantità di MdC somministrata. Tali reazioni hanno carattere di imprevedibilità e possono verificarsi in pazienti che non hanno mai ricevuto MdC ma anche in soggetti che non hanno mai manifestato alcuna reazione con precedenti esposizioni a mezzi di contrasto. Possono essere di natura allergica o simil-allergica e, in assenza di un trattamento immediato, possono comportare pericolo di vita. Precauzioni generali che devono essere adottate dal personale medico prima della somministrazione di un MdC: La scelta e l’utilizzo di un mezzo di contrasto deve essere giustificato e convalidato dal medico radiologo, dopo una valutazione individuale del rapporto beneficio-rischio Un‘accurata anamnesi è fondamentale per identificare i pazienti ad aumentato rischio di sviluppare una reazione da ipersensibilità quando ricevono un MdC ll rischio di reazioni da ipersensibilità è elevato in caso di: precedente reazione allergica o simil-allergica a mezzi di contrasto della stessa classe (es. a base iodio o gadolinio) anamnesi di asma bronchiale non controllata da terapia anafilassi idiopatica mastocitosi I medici che prescrivono l’utilizzo di tali medicinali diagnostici devono informare i pazienti del rischio e della possibile gravità di una reazione di ipersensibilità e dell’importanza di avvisare immediatamente il medico qualora si verifichi tale reazione La premedicazione con corticosteroidi o antistaminici nei soggetti a rischio di reazioni allergiche non esclude il rischio di comparsa di reazioni gravi con assoluta certezza e potrebbe mascherare la comparsa di segni di allarme e ingenerare una falsa tranquillità negli operatori sanitari; per cui è raccomandata la presenza dell’Anestesista Rianimatore in sala radiologica al momento dell’esame in caso di pazienti con pregressa reazione moderata o grave. In caso di anamnesi positiva per reazione a MdC, il medico radiologo valuta la possibilità di effettuare un esame con metodica radiologica alternativa che abbia medesima efficacia diagnostica e non necessiti di MdC o utilizzi un MdC con molecola di classe differente (es. a base di iodio o di gadolinio). Nell’impossibilità di impiegare metodiche alternative, lo specialista radiologo indirizza il paziente a un centro di riferimento allergologico per una consulenza. Dopo la somministrazione di un MdC, i pazienti devono essere tenuti sotto stretta osservazione, per rilevare segni e sintomi di reazioni di ipersensibilità, almeno per i 30 minuti successivi all’esame. Va avvisato il Paziente che sono possibili reazioni tardive che si possono presentare fino a 7 giorni dopo la somministrazione del MdC, normalmente di tipo orticarioide. Per fronteggiare la rapida insorgenza delle reazioni avverse da MdC il personale sanitario presente, primo soccorritore, deve essere formato sulle procedure di emergenza in modo da prestare all’occorrenza assistenza appropriata al Paziente. L’Anestesista Rianimatore e gli strumenti necessari per il trattamento delle reazioni anafilattiche e la rianimazione di emergenza (carrello per le emergenze) devono essere immediatamente disponibili, in caso di gravi reazioni allergiche Caratteristiche dei pazienti a rischio di una reazione di ipersensibilità immediata di natura allergica Pazienti che hanno presentato una reazione durante una precedente somministrazione di un MdC della stessa classe di quello necessario per l’esame richiesto: essi hanno un rischio aumentato di sviluppare una nuova reazione. Caratteristiche dei pazienti a rischio di reazione di ipersensibilità immediata di natura simil-allergica Il rischio di reazioni che inducono il broncospasmo nei pazienti con asma bronchiale, non controllata da terapia è maggiore dopo la somministrazione di mezzi di contrasto. Particolare attenzione va posta se i pazienti assumono beta-bloccanti. Nel caso di pazienti con asma bronchiale sintomatica è raccomandato rimandare l’esame fino alla stabilizzazione del quadro clinico. Non sono fattori di rischio la pregressa reazione allergica a molluschi, crostacei, pesci o altri alimenti, polveri, metalli, ad altre categorie di farmaci e le reazioni da ipersensibilità ad antisettici iodati. Misure per minimizzare il rischio nei pazienti che hanno manifestato ipersensibilità Nei pazienti che hanno manifestato una reazione di ipersensibilità dopo la somministrazione di un mezzo di contrasto, è raccomandato di effettuare specifiche indagini per identificarne la natura e adottare le misure atte a prevenire il rischio che si possa ripresentare: Indirizzare il paziente a un centro di riferimento per una consulenza allergologica In caso di positività dell’esame allergologico, il MdC responsabile della reazione allergica sarà assolutamente controindicato per il resto della vita del paziente Monitorare durante l’esame le funzioni vitali del Paziente ed essere pronti a gestire l’eventuale emergenza. Informazioni importanti per i pazienti a cui verranno somministrati mezzi di contrasto I mezzi di contrasto vengono utilizzati per eseguire alcuni esami diagnostici (TC, Risonanza magnetica, ultrasuoni, ecc.) e sono impiegati per visualizzare con maggiore accuratezza un organo o una patologia. Possono essere iniettati per via endovenosa, per via intraarteriosa o intracavitaria. Anche per le procedure interventistiche la somministrazione del MdC comporta lo stesso rischio per il Paziente. Tutti i mezzi di contrasto possono causare reazioni di ipersensibilità, caratterizzate da diverso grado di gravità: lievi spesso autorisolventesi o moderate e gravi che necessitano di terapia con una ampia gamma di sintomi dai ponfi alle manifestazioni cardiorespiratorie fino allo shock. Sono imprevedibili e possono verificarsi immediatamente dopo l’iniezione e fino a 30 minuti dalla somministrazione. Sono tuttavia possibili reazioni ritardate (dopo ore e fino a 7 giorni). Se è allergico a un mezzo di contrasto, lo segnali immediatamente al personale sanitario prima di iniziare l’esame. Se si è verificata una reazione anomala in una precedente somministrazione di mezzi di contrasto, avvisi il personale sanitario Se è asmatico o è un soggetto allergico ne parli con il personale sanitario. Dopo l’iniezione, è necessario riferire immediatamente al personale sanitario qualsiasi segno o sintomo ritenga si sia manifestato durante l’esame; per esempio: difficoltà di respirazione, gonfiore al viso o al collo, capogiri, prurito, eritema, orticaria. Agli Operatori Sanitari e ai pazienti si raccomanda di fare riferimento al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e al Foglio Illustrativo autorizzati dei medicinali ad uso diagnostico a base di mezzi di contrasto e alle raccomandazioni e linee guida delle Società Scientifiche. Si raccomanda, inoltre, di riportare sempre nel referto radiologico il tipo di MdC utilizzato (nome della molecola, concentrazione iodio per i mezzi di contrasto a base di iodio), oltre alla quantità e velocità di somministrazione. Nel caso di reazione avversa si raccomanda di riportare il tipo di reazione avversa (le manifestazioni cliniche, l’intervallo di tempo trascorso tra la somministrazione del MdC e la comparsa dei sintomi, la durata della sintomatologia) e le terapie praticate. Questo documento è stato condiviso con la Società Scientifica SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica ed Interventistica) e la Sezione di Studio sui MdC della SIRM. Invito alla segnalazione Gli operatori sanitari sono tenuti a segnalare qualsiasi reazione avversa associata all’uso di medicinali a base di mezzi di contrasto in conformità con il sistema nazionale di segnalazione spontanea, direttamente online sul sito http://www.vigifarmaco.it o seguendo le istruzioni al link www.agenziafarmaco.gov.it/content/come-segnalare-una-sospetta-reazione-avversa. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/mezzi-di-contrasto-e-rischio-di-reazioni-di-ipersensibilita-richiamo-alle-precauzioni-da-adottare - 03/07/2020
- Guida al buon uso degli antibiotici fluorochinolonici Una revisione dei dati di sicurezza, condotta a livello europeo, ha esaminato le più recenti informazioni sull’uso degli antibiotici fluorochinolonici e valutato che il rapporto tra i benefici attesi e i potenziali rischi di questi medicinali rimane positivo soltanto per le infezioni gravi, che non si risolvono facendo ricorso ad antibiotici di altre classi. Di conseguenza sono state limitate le indicazioni e introdotte nuove avvertenze e precauzioni d’uso per questi medicinali. Per chiarire e ribadire le decisioni assunte a livello europeo e promuovere una corretta informazione sulla prescrizione e l’uso dei fluorochinoloni, l’AIFA ha realizzato una guida per gli operatori sanitari, in cui sono riportate le indicazioni raccomandate cui bisogna attenersi per garantire l’appropriatezza prescrittiva e limitare l’insorgenza di effetti indesiderati. AIFA ha inoltre realizzato un documento informativo rivolto ai pazienti, con avvertenze e consigli utili, per aiutare gli operatori sanitari a discutere le misure e le azioni da adottare. Tale classe di antibiotici è largamente utilizzata in numerosi contesti clinici spesso in modo inappropriato o in situazioni in cui sarebbe meglio utilizzare altri antibiotici. L’uso improprio di antibiotici può favorire l’insorgenza del fenomeno della resistenza batterica. L’antibiotico-resistenza sta progressivamente diventando un problema di sanità pubblica rilevante e di difficile soluzione. Bibliografia Breve guida per gli operatori sanitari sugli antibiotici fluorochinolonici Opuscolo informativo per i pazienti sull’uso degli antibiotici fluorochinolonici - 29/06/2020
- Danni al fegato indotti da farmaci e COVID-19 Uno degli aspetti emergenti nella pandemia da COVID-19 è la frequente associazione con anomalie epatiche. L’incremento degli enzimi epatici è stato osservato nel 14-53% dei pazienti con COVID. I motivi possono essere legati sia all’infezione virale che all’uso dei farmaci. Le anomalie degli enzimi epatici nei pazienti con COVID sono generalmente di entità lieve o moderata e consistono in un aumento delle transaminasi. I pazienti interessati da tale aspetto sono sintomatici o con forme gravi di COVID. Il meccanismo patogenetico alla base di tali anomalie è ignoto. Tale fenomeno potrebbe essere dovuto all’infezione diretta del virus, all’infiammazione sistemica indotta dal virus, all’ipossia epatica (in conseguenza del quadro di sindrome da distress respiratorio o per motivi trombotici) e infine potrebbe essere dovuto ai farmaci usati per trattare la patologia. Molti farmaci già in commercio sono stati proposti per essere riposizionati nei confronti del COVID. Di fatto, oltre ai farmaci in sperimentazione clinica, diversi farmaci sono entrati nell’uso off-label dell’infezione. In tale contesto emergente, un network francese per lo studio dell’epatotossicità indotta da prodotti medicinali ha focalizzato la sua attenzione sui danni al fegato che possono derivare dall’utilizzo dei farmaci nei confronti dell’infezione COVID-19. In particolare, andando ad analizzare i singoli farmaci, è stato evidenziato che: Idrossiclorochina è un potenziale ma raro caso di danno epatico indotto da farmaci (DILI) Azitromicina può causare un danno epatico idiosincrasico. Tutte le forme di interferone causano un insulto al fegato Lopinavir è associato ad un elevazione moderata grave dei livelli di transaminasi sieriche (>5 volte il livello normale) nel 3%-10% dei casi Esistono pochi dati riguardo all’epatotossicità del remdesivir Baricitinib può >5 volte il livello delle transaminasi nell’1% dei pazienti Darunavir è associato ad un aumento moderato grave dei livelli di transaminasi sieriche (>5 volte il livello normale) nel 3%-10% dei casi Favipiravir ha prodotti pochi dati riguardo la sua epatotossicità. Infine, è utile ricordare che il danno epatico acuto è stato definito sulla base di criteri biologici tali per cui l’elevazione sierica della concentrazione della transaminasi alanina aminotransferasi (ALT) è maggiore del limite superiore del range di normalità (ULN), così come la concentrazione di bilirubina totale o di fosfatasi alcalina (ALP). aumento di ALT ≥ 5 × ULN o aumento di ALP ≥ 2 ULN (in assenza di patologia ossea) o Combinazione di un aumento di ALT ≥ 3 ULN con aumento simultaneo di bilirubina totale al di sopra di 2 × ULN. L’attenzione e la segnalazione di potenziali reazioni avverse anche ai farmaci per il COVID sono particolarmente da incoraggiare anche in questo periodo per valutare con completa cognizione sia l’efficacia che la sicurezza di tali farmaci nel contesto dell’emergenza pandemica. Un ulteriore approfondimento sull’argomento può essere letto nell’articolo originale Bibliografia Olry, A., Meunier, L., Délire, B. et al. Drug-Induced Liver Injury and COVID-19 Infection: The Rules Remain the Same. Drug Saf (2020). - 19/06/2020
- Lumateperone: antipsicotico con ridotti effetti avversi metabolici di risperidone Un nuovo farmaco antipsicotico atipico, in fase di sperimentazione clinica in Europa per il trattamento della schizofrenia, mostra un miglior profilo di sicurezza rispetto a risperidone in merito alla capacità di causare o peggiorare la sindrome metabolica. Anche se negli USA è già un farmaco approvato da FDA, rimane ancora da stabilire la superiorità rispetto alle cure attuali da parte delle autorità Europee. Il trattamento di prima linea per la schizofrenia si associa spesso a numerosi eventi avversi da farmaco, tra i quali la sindrome metabolica, che implica una disfunzione del metabolismo dei lipidi (fino all’obesità) associata ad ipertensione arteriosa e predisposizione al diabete, condizioni che determinano un elevato rischio cardiovascolare, e che pertanto possono limitare l’utilizzo di alcuni farmaci antipsicotici. Il lumateperone è un antipsicotico atipico approvato negli USA per il trattamento della schizofrenia, ma si trova ancora in fase di sperimentazione clinica in Europa. I dati più recenti che riguardano questo farmaco sono stati presentati recentemente al congresso dell’American Society of Clinical Psychopharmacology, avuto luogo il 29-30 maggio 2020. Due studi clinici randomizzati a breve termine su 511 pazienti e uno studio prospettico open label su 602 pazienti sono stati analizzati; nei primi, veniva utilizzato il risperidone come controllo attivo, mentre nel secondo il lumateperone veniva sostituito a risperidone nell’arco temporale di un anno. Risultati: Negli studi a breve termine (4-6 settimane) si è visto che la prevalenza di sindrome metabolica al momento dell’arruolamento era simile tra i due bracci (16% vs 19%), mentre al termine dello studio la prevalenza risultava del 13% per lumateperone e 25% per risperidone. Una percentuale maggiore di pazienti trattati con lumateperone (46%) rispetto a risperidone (25%) è andata incontro a miglioramento della sinfrome metabolica durante la terapia, mentre invece una percentuale più alta (13% vs 5%, risperidone vs lumateperone) ha sviluppato sindrome metabolica durante il trattamento. Nello studio a lungo termine, in cui i pazienti sono passati da risperidone a lumateperone, il 36% di pazienti affetti da sindrome metabolica all’inizio dello studio (33% del totale) è andato incontro a miglioramento nell’arco di 1 anno. Conclusioni: Il lumateperone ha mostrato un migliore profilo di sicurezza rispetto a risperidone per quel che riguardo l’impatto sul metabolismo dei lipidi e la sindrome metabolica, il che potrebbe renderlo un trattamento particolarmente promettente in pazienti che presentano un elevato rischio cardiovascolare. - 05/06/2020
- Le nitrosammine: un probabile agente carcinogeno presente in alcuni farmaci in commercio Le nitrosammine, sostanze contenute in diverse specialità medicinali, hanno mostrato un potenziale effetto cancerogeno: le autorità regolatorie hanno sospeso l’utilizzo di questi farmaci, in attesa di informazioni più approfondite. La ranitidina è un farmaco anti-acido presente sul mercato da decenni, utilizzata per il trattamento del reflusso gastro-esofageo e delle ulcere gastriche e duodenali. E’ un farmaco ritenuto estremamente sicuro, con pochi e rari effetti collaterali; ciò non toglie che un utilizzo prolungato possa determinare patologie gravi, fino anche al cancro. Quando la ranitidina è metabolizzata dal corpo umano, si generano moderate quantità di N-Nitrosometilammina (NDMA), una sostanza classificata come “probabile carcinogeno” secondo la classificazione della Environmental Protection Agency (EPA) e l’International Agency for Research on Cancer (IARC). Si tratta di una sostanza utilizzata ad esempio nella produzione di combustibile per razzi, e presente in alcuni processi industriali. Secondo le autorità regolatorie, l’esposizione di animali anche a minime quantità di NDMA per alcune settimane ha causato danno epatico fino ad epatocarcinoma e cancro del polmone. A partire dal 1980, i prodotti che contenevano NDMA sono stati progressivamente ritirati dal mercato negli Stati Uniti, per ordine della Food and Drug Administration (FDA). Proprio secondo la FDA i prodotti a base di ranitidina possono, in seguito ad esposizione a fonti di calore per almeno 5 giorni (condizione verosimile nel momento in cui un lotto di farmaci viene trasportato e immagazzinato), andare incontro ad alterazioni strutturali e aumento dei livelli di NDMA. Il limite giornaliero tollerato di esposizione a NDMA è 92 nanogrammi; si ipotizza che una singola dose di ranitidina possa contenere una quantità anche di 30000 volte superiore. Attualmente, in Europa la ranitidina risulta sotto stretta osservazione da parte di EMA, che a settembre 2019 ha avviato una revisione dei prodotti a base di questa molecola, esaminando i dati per valutare se i pazienti che utilizzano questi farmaci sono esposti a qualche rischio legato alla presenza di NDMA. Rimaniamo in attesa di aggiornamenti, ma nel frattempo EMA ha Sospeso l’uso di medicinali a base di ranitidina nell’UE già dal 8 maggio 2020. - 05/06/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – MAGGIO 2020 Note Informative Importanti Comunicazione ai CRFV/RLFV sulla gestione delle segnalazioni di Sospette Reazioni Avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del Covid-19 – 04/05/2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in linea con quanto riportato nella normativa e nelle linee guida vigenti, intende fornire precisazioni sulla gestione all’interno della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) delle schede di segnalazione di sospette reazioni avverse conseguenti l’utilizzo di medicinali per la terapia dell’infezione da Covid-19. Si informa inoltre che a seguito della situazione eccezionale della emergenza COVID-19, a partire dal 4 maggio 2020 all’interno del dizionario MedDRA della RNF, così come anche in Eudravigilance, sono stati inseriti nuovi termini specifici relativi all’infezione da COVID-19 o SARS-COV-2[1] al fine di facilitare la codifica delle specifiche informazioni durante la registrazione delle segnalazioni in RNF. In considerazione del largo uso off-label dei medicinali per il trattamento di tale infezione, infatti, le segnalazioni di sospetta reazione avversa rappresentano in questo momento un’importante fonte di informazioni di sicurezza e pertanto è fondamentale che i dati contenuti in esse siano il più possibile completi soprattutto per i casi di alta rilevanza clinica. L’AIFA, inoltre, intende richiamare l’attenzione di tutti gli operatori sanitari e dei pazienti sull’importanza di segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa riscontrata a seguito dell’uso dei medicinali per il trattamento dell’infezione COVID-19. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ai-crfv-rlfv-sulla-gestione-delle-segnalazioni-di-sospette-reazioni-avverse-relative-a-medicinali-utilizzati-nella-terapia-del-covid-19 COVID-19: in che modo EMA accelera il supporto allo sviluppo e l’approvazione di medicinali e vaccini – 04/05/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha messo in campo una serie di procedure accelerate per velocizzare il processo di sviluppo e autorizzazione dei trattamenti contro il COVID-19. Tali misure sono frutto del piano di emergenza sanitaria attivato nelle scorse settimane in risposta alla pandemia e garantiscono processi regolatori snelli, supportati da evidenze solide e robuste a garanzia della sicurezza, efficacia e alta qualità dei medicinali approvati. Ad occuparsi della revisione flessibile e rapida dei medicinali è la Task Force EMA contro la pandemia (COVID-ETF), che riunisce in un solo gruppo i migliori esperti scientifici del network europeo e che lavora a stretto contatto con il Comitato per i medicinali ad uso umano (CHMP) dell’Agenzia. Nelle fasi iniziali di ricerca e sviluppo di potenziali medicinali o vaccini contro il COVID-19 le misure di sostegno accelerate da parte dell’EMA prevedono una consulenza scientifica fornita gratuitamente entro 20 giorni, anziché 40/70. Sempre 20 giorni, invece di 120, sono impiegati per l’approvazione dei piani di indagine pediatrica (PIP) e sul controllo della loro conformità. Tutti questi meccanismi prevedono che gli sviluppatori presentino dossier accurati e pertanto l’EMA raccomanda sempre di contattare quanto prima l’Agenzia, scrivendo direttamente 2019-ncov@ema.europa.eu Per quanto riguarda le fasi di autorizzazione e post-autorizzazione dei medicinali indicati per il COVID-19 l’EMA potrà avvalersi: della procedura di revisione ciclica (rolling review) per valutare i dati di un potenziale farmaco promettente man mano che diventano disponibili; di valutazioni accelerate che prevedono tempi di revisione dei medicinali di grande interesse per la salute pubblica ridotti da 210 giorni a meno di 150 giorni. Le varie misure accelerate si applicano anche nel caso di estensione di indicazioni terapeutiche di medicinali già approvati, che vengano riposizionati anche il trattamento del COVID-19. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-ciproterone-acetato L’EMA avvia la revisione ciclica dei dati su remdesivir per il trattamento di COVID-19 – 04/05/2020 Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la “revisione ciclica” (rolling review) dei dati sull’uso del medicinale sperimentale remdesivir per il trattamento del COVID-19. La revisione ciclica è uno degli strumenti regolatori a disposizione dell’Agenzia per accelerare l’autorizzazione di un medicinale sperimentale promettente durante un’emergenza sanitaria pubblica, come la pandemia in corso. In condizioni normali, tutti i dati a sostegno della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio devono essere presentati all’inizio della procedura di valutazione. Nel caso di una revisione ciclica, i dati sono presentati ai membri del CHMP responsabili della valutazione, non appena diventano disponibili. Sebbene al momento non sia possibile prevedere le tempistiche per la revisione complessiva di remdesivir, questa procedura dovrebbe consentire all’EMA di completare la propria valutazione in notevole anticipo rispetto a una normale procedura di valutazione, garantendo nel contempo il raggiungimento di un solido parere scientifico. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-avvia-la-revisione-ciclica-dei-dati-su-remdesivir-per-il-trattamento-di-covid-19 Nota Informativa Importante su Zecovir, Brivirac (brivudina) – 12/05/2020 Zecovir, Brivirac (brivudina): tossicità potenzialmente fatale delle fluoropirimidine quando somministrate poco prima o contemporaneamente alla brivudina o usate entro 4 settimane dalla fine del trattamento con brivudina. Sintesi Possono verificarsi casi fatali in seguito all’interazione tra brivudina e fluoropirimidine (ad es. fluorouracile, capecitabina, tegafur, flucitosina). È necessario aspettare almeno 4 settimane dopo la fine del trattamento con brivudina prima di iniziare il trattamento con una fluoropirimidina. In molti casi, si sono verificati decessi quando questo periodo di attesa di 4 settimane non è stato rispettato (ad esempio, la brivudina è stata assunta nell’intervallo tra i cicli di fluorouracile). Pertanto, sono state prese le seguenti misure: Il riassunto delle caratteristiche del prodotto, il foglio illustrativo e l’etichettatura della confezione saranno modificati, per rafforzare l’importanza del rispetto dell’intervallo di 4 settimane tra il trattamento con brivudina e fluoropirimidina; Nella confezione sarà inclusa una scheda di allerta per il paziente, che evidenzierà le informazioni essenziali per i pazienti e gli operatori sanitari; Inoltre, verrà fornita una checklist al medico prescrittore per supportarlo nel verificare l’idoneità del paziente a ricevere il trattamento con brivudina Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-zecovir-brivirac-brivudina- L’EMA raccomanda di estendere l’uso compassionevole di remdesivir ai pazienti non sottoposti a ventilazione meccanica – 12/05/2020 Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha raccomandato di estendere l’uso compassionevole del medicinale sperimentale remdesivir per consentire il trattamento di un maggior numero di persone affette da COVID-19 di grado severo. Oltre ai pazienti sottoposti a ventilazione meccanica invasiva, le raccomandazioni sull’uso compassionevole comprendono ora il trattamento dei pazienti ospedalizzati che necessitano di ossigeno supplementare, ventilazione non invasiva, dispositivi per ossigenoterapia ad alti flussi o ECMO (ossigenazione extracorporea a membrana). Sebbene la commercializzazione di remdesivir non sia ancora stata autorizzata nell’Unione europea, le raccomandazioni per l’uso compassionevole garantiranno l’accesso al medicinale da parte di alcuni pazienti affetti da COVID-19 di grado severo, mentre l’EMA valuterà i dati sui benefici e i rischi del medicinale. Una volta completata la valutazione, l’EMA formulerà una raccomandazione sulla possibilità o meno di concedere a remdesivir l’autorizzazione all’immissione in commercio. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-raccomanda-di-estendere-l-uso-compassionevole-di-remdesivir-ai-pazienti-non-sottoposti-a-ventilazione-meccanica Nota Informativa Importante su Medicinali contenenti 5-fluorouracile (i.v.), capecitabina e tegafur – 25/05/2020 Per identificare i pazienti a rischio di grave tossicità, si raccomanda di eseguire i test pre-trattamento per il deficit dell’enzima diidropirimidina deidrogenasi (DPD). I pazienti con deficit parziale o completo di DPD hanno un rischio maggiore di grave tossicità durante il trattamento con fluoropirimidine (5-FU, capecitabina, tegafur), pertanto si raccomanda il test del fenotipo e/o del genotipo prima di iniziare il trattamento con fluoropirimidine. Il trattamento con i medicinali contenenti 5-FU, capecitabina o tegafur è controindicato nei pazienti con deficit completo noto di DPD. Nei pazienti con deficit parziale identificato di DPD prendere in considerazione una dose iniziale ridotta. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-5-fluorouracile-i-v-capecitabina-e-tegafur Nota Informativa Importante su medicinali a base di flucitosina – 25/05/2020 Flucitosina: raccomandazioni aggiornate per l’uso in pazienti con deficit di diidropirimidina deidrogenasi (DPD). Sommario: Il trattamento con flucitosina è controindicato nei pazienti con deficit noto dell’enzima diidropirimidina deidrogenasi (DPD), a causa del rischio di tossicità potenzialmente letale. I pazienti con un deficit parziale di DPD hanno anche un aumentato rischio di grave tossicità. La determinazione dell’attività della DPD può essere presa in considerazione quando la tossicità da farmaco è confermata o sospettata. In caso di tossicità da farmaci, si deve prendere in considerazione l’interruzione del trattamento con flucitosina. Non sono, tuttavia, necessari test pre-trattamento per il deficit di DPD al fine di evitare ritardi nella terapia antimicotica. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-medicinali-a-base-di-flucitosina COVID-19: EMA ribadisce i rischi di clorochina e idrossiclorochina – 29/05/2020 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ricorda agli operatori sanitari di monitorare attentamente i pazienti affetti da COVID-19 che ricevono clorochina o idrossiclorochina, a causa degli effetti indesiderati gravi che possono derivare dal trattamento con questi medicinali. Scarica il documento in formato PDF. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-raccomanda-di-estendere-l-uso-compassionevole-di-remdesivir-ai-pazienti-non-sottoposti-a-ventilazione-meccanica Notizie da EMA Comunicazione EMA sui medicinali medicinali contenenti leuprorelina – 12/05/2020 Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) raccomanda misure per evitare errori di manipolazione nella preparazione e somministrazione di medicinali contenenti leuprorelina a rilascio prolungato (depot). Una revisione del PRAC ha evidenziato che errori di manipolazione hanno causato in alcuni pazienti l’assunzione di quantità insufficienti di medicinale. Gli errori riportati includevano un uso errato dell’ago e della siringa, che hanno provocato la perdita del medicinale dalla siringa e la mancata somministrazione della giusta quantità di leuprorelina. Il Comitato raccomanda, pertanto, che solo gli operatori sanitari che hanno familiarità con i passaggi necessari alla preparazione e ricostituzione dei medicinali contenenti leuprorelina a rilascio prolungato devono somministrare il medicinale ai pazienti. I pazienti non devono preparare o iniettarsi questi medicinali da soli. Il Comitato ha inoltre formulato raccomandazioni specifiche per alcuni medicinali contenenti leuprorelina a rilascio prolungato (depot). Per il medicinale Eligard, le informazioni sulle caratteristiche del prodotto devono essere aggiornate con avvertenze per seguire rigorosamente le istruzioni per la preparazione e la somministrazione e per monitorare i pazienti se si verifica un errore di manipolazione. Inoltre, l’azienda che commercializza Eligard deve sostituire entro ottobre 2021, l’attuale dispositivo utilizzato per somministrare il medicinale con uno più facile da maneggiare. Per un altro medicinale, il Lutrate Depot, il PRAC ha raccomandato di rivedere le istruzioni per la manipolazione del medicinale per renderle più facili da seguire e di modificare la sua confezione in modo che le istruzioni siano più facili da trovare. Le formulazioni di leuprorelina a lento rilascio sono utilizzate per il trattamento del carcinoma prostatico, del carcinoma mammario, di alcune condizioni che colpiscono il sistema riproduttivo femminile e della pubertà precoce. Diverse formulazioni richiedono passaggi complessi per preparare l’iniezione. Scarica il documento il PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sui-medicinali-medicinali-contenenti-leuprorelina - 31/05/2020
- COVID-19: sospensione d’uso per clorochina e idrossiclorochina A seguito di nuove evidenze emerse sull’utilizzo di clorochina e idrossiclorochina in via sperimentale come trattamento di COVID-19, AIFA ne ha sospeso 0330l’utilizzo. AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento del COVID-19 al di fuori degli studi clinici Fin dall’inizio dell’emergenza COVID-19, l’AIFA e la sua Commissione Tecnico-Scientifica (CTS) sono state costantemente impegnate in un processo di continuo aggiornamento delle evidenze scientifiche, e hanno predisposto delle schede che rendono via via espliciti gli indirizzi terapeutici entro cui è possibile prevedere un uso controllato e sicuro dei farmaci utilizzati nell’ambito di questa emergenza. In particolare l’idrossiclorochina, pur in assenza di indicazione terapeutica specifica per il COVID-19, è stata resa disponibile a carico del SSN tenendo conto di evidenze scientifiche preliminari su pazienti COVID e a fronte di un profilo di tossicità che appariva consolidato sulla base degli usi clinici autorizzati per il trattamento cronico delle malattie reumatiche. La posizione dell’Agenzia è stata pertanto quella di prevederne l’utilizzo, ai dosaggi e per i tempi indicati nelle schede, nel contesto di una accurata valutazione del rapporto rischio/beneficio nei singoli casi, considerando attentamente le patologie concomitanti (sindrome del QT lungo, aritmie maggiori, insufficienza epatica o renale, disturbi elettrolitici), le associazioni farmacologiche (in particolare per i farmaci che aumentano il QT) e l’anamnesi di favismo (deficit di G6PD). Al momento attuale tuttavia, nuove evidenze cliniche relative all’utilizzo di idrossiclorochina nei soggetti con infezione da SARS-CoV-2 (seppur derivanti da studi osservazionali o da trial clinici di qualità metodologica non elevata) indicano un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti. Per tale ragione, in attesa di ottenere prove più solide dagli studi clinici in corso in Italia e in altri paesi (con particolare riferimento a quelli randomizzati), l’AIFA sospende l’autorizzazione all’utilizzo di idrossiclorochina per il trattamento dell’infezione da SARS-CoV-2, al di fuori degli studi clinici, sia in ambito ospedaliero che in ambito domiciliare. Tale utilizzo viene conseguentemente escluso dalla rimborsabilità. Si ribadisce altresì che l’Agenzia non ha mai autorizzato l’utilizzo di idrossiclorochina a scopo preventivo. La medesima restrizione e l’esclusione dalla rimborsabilità riguardano anche la clorochina. L’eventuale prosecuzione di trattamenti già avviati è affidata alla valutazione del medico curante. La scheda AIFA relativa all’utilizzo di idrossiclorochina nella terapia dei pazienti adulti con COVID-19 sarà tempestivamente aggiornata.30 Infine, è opportuno segnalare che, sulla base delle evidenze attualmente disponibili, non sussistono elementi concreti che possano modificare la valutazione del rapporto rischio/beneficio per le indicazioni già autorizzate per idrossiclorochina e clorochina (incluse artrite reumatoide in fase attiva e cronica, e lupus eritematoso discoide e disseminato). I pazienti con patologie reumatiche in trattamento possono pertanto proseguire la terapia secondo le indicazioni del medico curante. Come già premesso, l’Agenzia e la CTS sono impegnate in un processo di continuo aggiornamento delle informazioni relative alle prove di efficacia e sicurezza che si renderanno a mano a mano disponibili. Fonte: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/covid-19-sospensione-d-uso-anche-per-la-clorochina - 30/05/2020
- Clorochina e idrossiclorochina nel trattamento di COVID-19: evidenze a sfavore Clrorochina e Idrossiclorochina sono entrate hanno ricevuto particolari attenzioni per una presunta efficacia come terapia di COVID-19. Non esistono attualmente dati definitivi a riguardo; al contrario, recentemente uno studio di coorte internazionale ha messo in luce un possibile aumento della mortalità intraospedaliera nei pazienti trattati con questi farmaci. L’idrossiclorochina e la clorochina, somministrate spesso in combinazione con un macrolide di seconda generazione, vengono oramai utilizzate ampiamente in tutto il mondo per il trattamento di COVID-19, nonostante la sostanziale assenza, ad oggi, di evidenze conclusive circa l’efficacia terapeutica, a fronte del rischio inerente all’assunzione di questi farmaci. Un’anomalia probabilmente dovuta alla sostanziale assenza di strategie terapeutiche efficaci allo stato attuale delle conoscenze. E’ proprio in questo ambito che si colloca un lavoro recentemente pubblicato su The Lancet, sulla base del quale l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso di sospendere temporaneamente la sperimentazione clinica di clorochina e idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19. Lo studio in questione è basato su un’analisi dei registri di malattia di un campione di pazienti trattati fino ad oggi in 671 ospedali sparsi in 6 continenti, tra il 20 dicembre 2019 e il 14 aprile 2020. Sono stati inclusi pazienti che avevano assunto una delle terapie di interesse (clorochina, clorochina+macrolide, idrossiclorochina, idrossiclorochina+macrolide) entro le 48h dalla diagnosi, ed è stato impostato un gruppo di controllo formato da pazienti che non avevano ricevuto alcuna di queste sostanze. Risultati: Un totale di 96032 pazienti sono stati ospedalizzati nel periodo di studio; di questi, 14888 rispettavano i criteri del gruppo di trattamento, mentre 81144 rientravano nel gruppo di controllo. 10698 risultavano deceduti in ospedale. Rispetto alla mortalità nel gruppo di controllo (9.3%), tutti i trattamenti sono risultati associati ad una più alta mortalità intraospedaliera e un aumento del rischio di aritmia ventricolare de novo. Gli autori concludono quindi che lo studio non ha trovato un beneficio di clorochina e idrossiclorochina, utilizzati da soli o in associazione ad un macrolide, nel trattamento di pazienti ospedalizzati per COVID-19, rilevando invece un incremento del rischio di mortalità intraospedaliera e aritmie ventricolari. Mehra MR et al. Hydroxychloroquine or chloroquine with or without a macrolide for treatment of COVID-19: a multinational registry analysis The Lancet, May 22 2020, DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)31180-6 - 29/05/2020
- Ridurre gli eventi avversi da farmaco selezionando la chiralità di una molecola Una nuova tecnologia di chimica farmaceutica potrebbe permettere in un prossimo futuro di produrre alcune tipologie di farmaci più sicuri per l’uomo, a minor costo, in maniera più rispettosa per l’ambiente. Un team di scienziati dell’Università Battista di Hong Kong ha sviluppato una innovativa tecnologia di chimica farmaceutica che permette di produrre farmaci che non presentano una certa tipologia di effetti avversi. Il concetto consiste nel manipolare la “chiralità” della molecola del farmaco, ovvero controllare l’orientamento spaziale degli atomi che lo compongono, in questo modo eliminando le forme di quello stesso farmaco che producono effetti avversi legati ad una configurazione indesiderata. Dall’enciclopedia Treccani: Chiralità: Proprietà manifestata dai composti chimici che contengono un atomo di carbonio tetraedrico asimmetrico, perché legato a quattro sostituenti diversi, in virtù della quale per ogni molecola esistono due forme isomere speculari e quindi non sovrapponibili, dette enantiomeri. Si tratta di una metodica che si muove verso la produzione di massa di composti molecolari più puri, più sicuri e con un minor costo, quindi con modalità più scalabili e con minor impatto ambientale. Come la chiralità entra in gioco nella sicurezza di un farmaco Molti composti chimici possiedono due configurazioni, o versioni chirali, che sono immagine speculare l’una dell’altra. Anche se la formula chimica è identica, le due versioni hanno un diverso arrangiamento spaziale degli elementi costituenti, il che può determinare in alcuni casi effetti biochimici anche molto diversi. Di fatto, più della metà delle sostanze terapeutiche sono una mistura di molecole “destrorse” e “sinistrorse”, gli enantiomeri, e vengono chiamate tecnicamente composti racemici. Mentre una forma potrebbe essere in grado di legarsi a uno specifico recettore e determinare la cascata di eventi che porta alla guarigione di una malattia, la versione speculare potrebbe invece legarsi altrove e determinare specifici eventi avversi. Potendo separare le due tipologie di molecola, si è in grado di migliorare efficacia e sicurezza di taluni farmaci in cui la distinzione risulta importante. Controllo su grande scala della chiralità molecolare In generale, le molecole hanno peso e struttura che possono variare all’interno di un range estremamente ampio. Ne consegue che risulta estremamente difficile produrre selettivamente un enantiomero su larga scala. Attualmente in chimica per questo scopo si utilizzano particolari sostanze, detti ligandi chirali, in un processo chiamato di sintesi asimmetrica. Si tratta però di tecnologie complesse, costose e con un elevato impatto ambientale. Questa nuova tecnologia si basa sulla manipolazione delle molecole in corso di sintesi attraverso nanostrutture in metallo a forma di elica, della dimensione di circa un millesimo del diametro di un capello. Queste strutture vengono indotte ad assumere un orientamento destrorso o sinistrorso attraverso specifiche reazioni chimiche ed esposizione a raggi ultravioletti, I ricercatori hanno dimostrato che la chiralità di queste nanoeliche, introdotte nel processo di sintesi di un farmaco, determina una tendenza a produrre molecole con la stessa chiralità. Un approccio green per ridurre gli eventi avversi da farmaco L’utilizzo di ligandi chirali, nel metodo tradizionale di sintesi asimmetrica, allo stato attuale è inevitabile, ed è causa di considerevole inquinamento ambientale. Al contrario, mediante questo approccio moderno, le nanoeliche in metallo possono essere utilizzate ripetutamente per produrre enantiomeri senza l’utilizzo di ligandi chirali. Di conseguenza, si tratta di una tecnologia che spalanca le porte verso una produzione in massa di farmaci più sicuri sotto più punti di vista. Fonte: https://cpro.hkbu.edu.hk/en/press_release/detail/HKBU-scientists-eliminate-drug-side-effects-by-manipulating-molecular-chirality/ - 22/05/2020
- Eventi avversi cutanei dei farmaci sperimentali anti COVID-19 Attualmente non esistono farmaci approvati per il trattamento dell’infezione COVID-19, stiamo sperimentando l’efficacia di farmaci approvati per altre indicazioni. Conoscere il profilo di sicurezza e le interazioni con le terapie correnti è di importanza fondamentale. In ambito dermatologico è importante conoscere le lesioni cutanee ascrivibili a questi farmaci, per non confonderle con le manifestazioni cutanee dovute al coronavirus. Tra le manifestazioni a livello cutaneo dell’infezione da COVID-19 si osservano: Rash eritematoso Edema acuto emorragico Petecchie Rash morbilliforme Vescicole simil-varicella Lesioni livedoidi Orticaria localizzata o generalizzata Papule eritematose confluenti Placche Ciò detto, può risultare difficile distinguere se la causa scatenante sia l’infezione virale oppure la relativa terapia farmacologica. Per aiutare il processo di diagnosi differenziale, ci si può basare su alcuni reperti laboratoristici, quali: linfocitosi atipica, neutrofilia, eosinofilina, alti livelli plasmatici elevati di farmaco, istamina, triptasi e beta-triptasi, oltre che esaminare a livello istopatologico le lesioni cutanee per la presenza di: eosinofili, edema, infiammazione, reperti che favorirebbero una diagnosi di reazione avversa dovuta a un farmaco sperimentale per il trattamento di COVID-19. Tutto questo non può prescindere da un’anamnesi farmacologica dettagliata, che include il dosaggio, la data di prima somministrazione, la durata e le eventuali interruzioni del trattamento, il tempo intercorso tra l’inizio del farmaco e la reazione avversa, la presenza di reazioni avverse cutanee ad altre sostanze, oltre che una storia personale o familiare di allergia, atopia o ipersensibilità a farmaci. Ideale, ma difficilmente attuabile in contesti reali, il cosiddetto rechallenge, ovvero il somministrare un farmaco sospetto di aver determinato una reazione avversa una seconda volta in epoca successiva alla risoluzione del quadro clinico, per verificare se le lesioni si ripresentano. Quali sono i farmaci sperimentali per il trattamento di COVID-19 noti per causare reazioni cutanee? Antimalarici: Clorochina e idrossiclorochina possono determinare eruzioni cutanee di varia natura, come pustulosi esantematosa acuta generalizzata, orticaria, prurito, pelle secca, rash, lesioni esfoliative simil-psoriasiche, sindrome di Stevens-Johnson, depigmentazione mucocutanea, alopecia e perdita di capelli. Azitromicina: Non è affatto chiaro il ruolo di questo antibiotico nell’infezione da COVID-19; in ogni caso, è noto indurre manifestazioni cutanee anche gravi associate a febbre, angioedema, bruciore agli occhi, dolore alla pelle, rash generalizzati eritematosi o violacei, vesciche, desquamazione, pustolodermia tossica, anafilassi, sindrome DRESS, vasculite leucocitoblastica cutanea ed eruzion cutanee fisse. Remdesivir: In questo caso i rash cutanei rappresentano l’evento avverso più comune Oseltamivir/favipiravir: Oseltamivir Può causare sindrome di Stevens-Johnson ovvero necrolisi epidermica tossica, angioedema allergico o reazioni cutanee idiosincrasiche. Ribavirin/Interferons: La ribavirina può causare eruzioni acneiformi, alopecia, sclerodermia localizzato, lesioni macupapuose ed exzematose, secchezza della pelle, prurito e rash. L’interferone può causare reazioni sul sito di iniezione, psoriasi, reazioni eczematose, alopecia, sarcoidosi, lupus, lesioni vasculitiche cutanee, psoriasi e reazioni lichenoidi; complessivamente si stima una probabilità per queste reazioni tra il 13% e il 23%. Lopinavir/ritanavir e altri antiretrovirali: Eruzioni maculo papulose, eritroderma esfoliativo, sindrome di Stevens-Johnson, lesioni sul sito d iniezioni quali cisti, noduli, indurimenti o lesioni simil-sclerodermia, eruzioni lichenoidi, lipodistrofia, eritema annulare e fotosensibilità, ipo- e iper- pigmentazione delle unghie, della mucosa orale o della pelle, prurito, alopecia, paronichia, orticaria, ipersensibilità a puntura di insetti. Nitazoxanide: Perdita di capelli, prurito, reazioni di tipo allergico quali orticaria, rash, arrossamenti cutanei. Camostato mesilato/dornase alfa: Rash, prurito, subittero, e porpora. Si tratta di una lista non completa dei farmaci approvati con altre indicazioni e che sono stati testati nell’infezione da COVID-19, ma per i quali ancora non esistono evidenze definitive circa l’efficacia terapeutica in questa malattia. Türsen, Ü., Türsen, B. and Lotti, T. (2020), Cutaneous Sıde‐Effects of the Potentıal Covıd‐19 Drugs. Dermatologic Therapy. Accepted Author Manuscript. doi:10.1111/dth.13476 - 22/05/2020
- La terapia anticoagulante in corso di SARS-CoV2 Il ricorso a terapie sperimentali per il trattamento di COVID-19 ha aperto, tra le altre cose, la questione delle interazioni farmacologiche con terapie per malattie concomitanti. In questo ambito la presenza di coagulopatie o fattori di rischio per tromboembolia rappresentano una sfida importante per il clinico, che deve trovare il giusto equilibrio tra le terapie, in assenza di dati comprovati. Trovare il giusto equilibrio tra coagulopatie e agenti anticoagulanti nei pazienti affetti da COVID-19 è divenuto rapidamente una questione fondamentale per i clinici. Le conoscenze sulle caratteristiche cliniche di questa infezione si stanno accumulando, ma dal punto di vista dei meccanismi fisiopatologici i dati sono ancora scarsi. Di conseguenza, molte terapie farmacologiche prestabilite finiscono per assumere una dimensione del tutto empirica di fronte a questi pazienti, dovendosi basare principalmente su dati retrospettivi, case report e informazioni importate da altre patologie. In questo complesso scenario, è emerso che i pazienti affetti da COVID-19 vanno incontro più frequentemente ad episodi tromboembolici: se da un lato gli esami radiologici hanno dimostrato la presenza di tromboembolia polmonare associata alla polmonite da SARS-CoV-2, dall’altro la presenza di elevati livelli di D-dimero (un marker della coagulazione) risulta fortemente associata ad un aumento della mortalità. A questo va aggiunto che l’infiammazione locale e sistemica che coinvolge anche i vasi sanguigni può contribuire a determinare uno stato di iper-coagulabilità, e, non da ultimo, la prolungata immobilizzazione dei pazienti critici e la conseguente stasi venosa completano il quadro della cosiddetta triade di Virchow (ipercoagulabilità, danno endoteliale, stasi venosa), cardine eziopatogenetico della trombosi. C’è poi ulteriore elemento, non trascurabile, secondo il quale il trattamento anticoagulante si associa ad una riduzione della mortalità nei pazienti gravi affetti da COVID-19. Molte sperimentazioni cliniche sono attualmente in corso riguardo ai potenziali benefici di tutta una serie di agenti farmacologici in pazienti con sospetta o confermata infezione, ma non essendo ancora disponibili prove definitive la gestione del paziente critico è basata su un principio di terapia di supporto. Questo non preclude all’atto pratico il ricorso a terapie off-label (farmaci approvati per altre indicazioni cliniche) oppure di un cosiddetto “uso compassionevole”, invocato quando si sono esaurite le opzioni terapeutiche in corso di gravi malattie, ottenendo così la possibilità di utilizzare con farmaci sperimentali. Molti dei farmaci utilizzati sperimentalmente nel trattamento della SARS-CoV2, essendo metabolizzati a livello epatico, presentano interazioni con terapie di uso corrente. Data l’influenza del coronavirus sull’apparato cardiovascolare, i farmaci anticoagulanti meritano una menzione speciale, in relazione all’elevata prevalenza di malattia coronarica e fibrillazione atriale nella popolazione a rischio, e partendo dal presupposto che non conosciamo quali siano i regimi terapeutici ideali in pazienti affetti da COVID-19. Da un punto di vista prettamente farmacologico, per i farmaci che vengono metabolizzati a livello epatico, l’interazione con gli enzimi del citocromo P450 e con la glicoproteina-P rappresentano i fattori preponderanti sul rischio di andare incontro a reazioni avverse da farmaco dovute a interazioni. Proprio per questo, tra gli agenti anticoagulanti, le eparine frazionate, le eparine a basso peso molecolare e fondaparinux possono essere amministrati in sicurezza in associazione alle terapie sperimentali per COVID-19, data l’assenza di interazioni dimostrate o presunte. Inoltre, il potenziale effetto antinfiammatorio dell’eparina e suoi derivati può determinare un ulteriore beneficio. Gli agenti dicumarolici possono dare adito a interazioni farmacologiche con gli inibitori delle proteasi quali atazanavir, lopinavir/ritonavir e ribavirina. Entrando nello specifico, i livelli degli agenti dicumarolici vengono aumentati dalla contemporanea somministrazione di atazanavir, per via di un meccanismo di inibizione del CYP2C9; al contrario, i livelli vengono ridotti dalla presenza di lopinavir/ritonavir e ribavirina. Possibili interazioni possono avvenire anche in corso di terapia con tocilizumab. Quanto detto impone un controllo serrato dei valori di INR in questi pazienti. Gli anticoagulanti orali non dicumarolici di nuova generazione rappresentano oramai il trattamento preferenziale nella pratica clinica, avendo un migliore profilo di sicurezza. Ciò nonostante, il rischio di interazioni con le terapie per COVID-19 non è trascurabile. Gli inibitori diretti del fattore Xa quali apixaban, rivaroxaban e edoxaban, sono controindicati in cosomministrazione con agenti antivirali. Interazioni possono avvenire inoltre con la cosomministrazione di clorochina/idrossiclorochina. Dabigatran, un inibitore diretto della trombina, è contoindicato in terapia con atazanavir, lopinavir/ritonavir, ma anche clorochina/idrossiclorochina. L’utilizzo di questa serie di anticoagulanti è inoltre fortemente limiatato durante la pandemia da coronavirus in quanto non esiste ancora un approccio standardizzato per il monitoraggio dell’attività del fattore Xa e della trombina. In conclusione, data la presenza di numerose interazioni tra terapie anticoagulanti e farmaci sperimentali contro l’inezione da COVID-19, si suggerisce un monitoraggio attento e un corretto aggiustamento del dosaggio dei farmaci, per evitare gravi reazioni avverse. Tra gli anticoagulanti, le eparine e fondaparinux sembrano essere gli agenti ideali per via del loro basso rischio di interazione con le altre terapie. La Eurpean Scoviety of Cardiology ha messo a disposizione un documento con una serie di indicazioni (si precisa che non si tratta di linee guida) riguardo alle terapie nell’ambito cardiovascolare in corso di pandemia da COVID-19; lo si può scricare in formato PDF qui. Canonico ME, Siciliano R, Scudiero F, Sanna GD, Parodi G. The tug-of-war between coagulopathy and anticoagulant agents in patients with COVID-19 [published online ahead of print, 2020 May 8]. Eur Heart J Cardiovasc Pharmacother. 2020;pvaa048. doi:10.1093/ehjcvp/pvaa048 - 15/05/2020
- Ipomagnesemia indotta da farmaco Numerosi farmaci sono in grado di causare alterazioni dell’equilibrio idro-elettrolitivo. Un articolo sul giornale Drug Safety fa il punto della situazione riguardo alle potenziali cause iatrogene di ipomagnesemia. Il Magnesio (Mg++) è uno ione molto importante per le funzioni cellulari, e rappresenta per quantità il secondo catione (dopo il potassio) nello spazio intracellulare e il quarto carione (dopo calcio, potassio e sodio) in quello extracellulare. Ls quantità totale di magnesio presente in un adulto di 70Kg è pari a circa 24g; di questo, la maggior parte (50-60%) è immagazzinato nelle ossa, mentre il restante si trova nella muscolatura (20-30%) e in altri tessuti molli (20%). La dose giornaliera raccomandata è di 300-350mg. Metabolicamente, il magnesio prende parte in numerosi processi cellulari, in quanto cofattore di 300+ reazioni enzimatiche, molte delle quali si occupano di produzione di energia, trasporto transmembrana di ioni calcio e potassio e stabilizzazione delle molecole di DNA ed RNA. Il magnesio è di conseguenza implicato nella contrazione e nel rilassamento muscolare, ha un ruolo nel regolare la frequenza cardiaca e il tono vascolare, la funzione neuronale e l’iperplasia cellulare. L’omeostasi del magnesio dipende fondamentalmente da: Assunzione con la dieta, sssorbimento intestinale ed escrezione con le feci; Rilascio da parte dell’osso; Scambio tra i compartimenti intra- ed extra- celllulari; Escrezione renale. L’ipomagnesemia è un disturbo elettrolitico che si osserva nel 20% circa dei pazienti ospedalizzati. Questa frequenza varia notevolmente sulla base delle circostanze, con percentuali che possono arrivare al 60% nei reparti di terapia intensiva, dove rappresenta un fattore di aumento della mortalità, soprattutto in pazienti affetti da sindrome da ristposta infiammatoria sistemica (Systemic Inflammatory Response Syndrome, SIRS), insufficienza respiratoria, insufficienza renale acuta, ma anche depressione e diabete mellito di recente insorgenza post-trapianto d’organo. Le manifestazioni cliniche dell’ipomagnesemia sono molto simili a quelle dell’ipocalcemia, essendo a carico del Sistema Nervoso Centrale e della muscolatura. I pazienti lamentano inizialmente nausa, vomito, anoressia e affaticamento, poi in casi più avanzati si possono manifestare atassia, impossibilità a concentrarsi, irritabilità, confusione, allucinazioni, letargia e coma. A livello cardiaco, in caso di gravo ipomagnesemia, si può andare incontro ad aritmie e spasmi coronoarici acuti. Cause di ipomagnesemia iatrogena Numerose classi di farmaci possono determinare uno squilibrio dei livelli plasmatici di magnesio, tra queste i più noti sono: Diuretici: Diuretici dell’ansa Tiazidici, es. idroclorotiazide Inibitori di pompa protonica, detti “gastroprotettori” Antibiotici: amicoglicosidici, es. gentamicina, amikacina, tobramicina Antitubercolari aminoglicosidici, capriomicina e viomicina Antivirali: pentamidina, foscarnet Antimoicotici: amfotericina B Antitumorali: cisplatino, e l’anticorpo monoclonale cetuximab Immunosoppressori: cyclosporina, tacrolimus Cardiovascolari: digossina, noradrenalina, adrenalina, dopamina Agonisti beta-adrenergici: salbutamolo, teofillina Leganti del fosforo Farmaci che agiscono sul metabolismo dell’osso: Vitamina D, bifosfonati Analoghi del paratormone E’ importante quindi sospettare e diagnosticare prontamente un’eventuale carenza di magnesio, che può andare di pari passo ad alterazioni dei livelli plasmatici deli altri elettroliti, e soprattutto conoscere l’infuenza che suddetti famraci possono avere sul metabolismo del magnesio, in modo da trattare o ancora meglio prevenire l’insorgenza di ipomagnesemia, potenziale causa di numerose e pericolose complicazioni. Katopodis, P., Karteris, E. & Katopodis, K.P. Pathophysiology of Drug-Induced Hypomagnesaemia. Drug Saf (2020). https://doi.org/10.1007/s40264-020-00947-y - 15/05/2020
- COVID-19: in che modo EMA accelera il supporto allo sviluppo e l’approvazione di medicinali e vaccini Comunicato stampa 1 maggio 2020 Mentre i ricercatori competono per sviluppare vaccini e terapie contro il COVID-19, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha pubblicato una panoramica delle modalità attraverso le quali accelererà le proprie procedure regolatorie per autorizzare all’immissione in commercio medicinali correlati al COVID19 sicuri, efficaci e di alta qualità quanto prima. Le procedure rapide descritte nel documento (https://www.ema.europa.eu/en/human-regulatory/overview/public-health-threats/coronavirusdisease-covid-19/guidance-medicine-developers-companies-covid-19) possono velocizzare ogni fase del percorso regolatorio di un medicinale, garantendo nel contempo che siano prodotte solide evidenze sull’efficacia, la sicurezza e la qualità per sostenere le decisioni scientifiche e regolatorie. Secondo quanto dichiarato da Guido Rasi, direttore esecutivo dell’EMA, il sostegno tempestivo allo sviluppo e all’autorizzazione all’immissione in commercio di soluzioni terapeutiche e vaccini sicuri, efficaci e di elevata qualità è una delle priorità principali dell’Agenzia nella situazione di emergenza sanitaria pubblica causata dal COVID-19. Insieme ai propri comitati scientifici e gruppi di lavoro, l’EMA ha adattato le procedure al fine di ridurre in modo significativo la tempistica per la revisione di nuovi medicinali e vaccini contro il COVID-19. Tuttavia, l’approvazione rapida di terapie e vaccini sarà possibile solo se le domande saranno supportate da prove scientifiche solide e valide, che consentano all’EMA di concludere che tali prodotti presentano un rapporto beneficio-rischio positivo. Queste procedure rapide derivano dal programma di EMA per le minacce sanitarie emergenti. La revisione flessibile e rapida dei medicinali è favorita dal gruppo di lavoro di EMA sulla pandemia (COVIDETF), che riunisce in un unico team i migliori esperti scientifici del network regolatorio dell’UE. Esso collaborerà strettamente con il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia, per garantire il coordinamento ottimale e rapido delle attività connesse allo sviluppo, all’autorizzazione e al monitoraggio della sicurezza dei medicinali e dei vaccini contro il COVID-19. Sostegno accelerato nella fase di ricerca e sviluppo Per i prodotti in fase di sviluppo, nelle fasi iniziali e/o prima della presentazione di una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio, i meccanismi istituiti dall’EMA comprendono: Parere scientifico rapido, grazie al quale gli sviluppatori possono ricevere assistenza e istruzioni tempestive sui metodi e i disegni di studio più adeguati per generare dati solidi sull’efficacia di un medicinale o di un vaccino, sulla sua sicurezza nonché sul processo di fabbricazione e di controllo per stabilirne la qualità. Nell’ambito del COVID-19 i pareri scientifici sono gratuiti e la procedura è ridotta a 20 giorni, rispetto ai normali 40-70 giorni. Accordo rapido su piani di investigazione pediatrica (PIP) e sul controllo rapido della loro conformità. La durata totale della revisione di un PIP per i prodotti legati al COVID-19 sarà ridotta a 20 giorni, rispetto al normale periodo fino a 120 giorni di revisione attiva. In caso di necessità, l’EMA effettua anche un controllo per garantire che le aziende rispettino le misure concordate elencate in ciascun PIP prima della presentazione di un’autorizzazione all’immissione in commercio, che ora sarà ridotto a 4 giorni. Tutti questi meccanismi accelerati prevedono che gli sviluppatori presentino dossier ben preparati. L’EMA continua pertanto a incoraggiare gli sviluppatori di vaccini o terapie contro il COVID-19 affinché contattino quanto prima l’Agenzia, tramite la casella di posta 2019-ncov@ema.europa.eu, per illustrare la loro strategia di generazione delle evidenze. A seconda del livello di maturità del progetto, saranno esaminati i diversi meccanismi per accelerare lo sviluppo e l’approvazione, e la priorità sarà accordata alle proposte più rilevanti. Valutazione accelerata nelle procedure di autorizzazione e post-autorizzazione Secondo la legislazione farmaceutica dell’UE, le tempistiche standard per la valutazione di un medicinale sono pari a un massimo di 210 giorni attivi. Tuttavia, le domande di autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti legati al COVID-19 saranno trattate in modo rapido: Revisione ciclica (Rolling review). Si tratta di una procedura utilizzata in un contesto di emergenza che consente all’EMA di valutare su base ciclica i dati di un potenziale farmaco promettente man mano che diventano disponibili. In circostanze normali, tutti i dati a sostegno di un’autorizzazione all’immissione in commercio devono essere presentati all’inizio della procedura di valutazione. Nel caso di una revisione ciclica, i dati sono presentati ai membri del CHMP responsabili della valutazione non appena diventano disponibili. Nell’ambito della valutazione di un prodotto, la revisione ciclica può essere effettuata a più riprese, man mano che emergono i dati, e ogni ciclo di revisione dura circa due settimane, a seconda della quantità di dati da esaminare. Una volta che il pacchetto di dati è considerato completo, lo sviluppatore del medicinale presenta all’EMA una formale domanda di autorizzazione all’immissione in commercio che viene poi trattata secondo tempistiche ridotte. Sebbene il calendario per la revisione complessiva dipenda da ogni singolo caso, si prevede che queste procedure consentiranno all’EMA di completare la propria valutazione in notevole anticipo, garantendo nel contempo il raggiungimento di solidi pareri scientifici. Valutazione accelerata. Questa procedura può ridurre i tempi di revisione dei prodotti di grande interesse per la salute pubblica da 210 giorni a meno di 150 giorni. In pratica, qualora vi sia una necessità urgente di sanità pubblica, i tempi di valutazione saranno ridotti al minimo assoluto. L’EMA è pronta ad applicare ulteriore flessibilità laddove sia accertato che la riduzione della durata di qualsiasi altra fase procedurale possa avere un impatto significativo sulla salute pubblica nella gestione della pandemia da COVID-19. Le varie procedure rapide sono disponibili anche nel contesto dell’estensione di indicazioni per i medicinali già approvati, che vengono riposizionati per la lotta al COVID-19. Il documento descrive anche il sostegno che l’EMA può fornire nell’ambito dei programmi di uso compassionevole. Tali programmi sono istituiti a livello dei singoli Stati membri dell’UE per consentire ai pazienti di accedere a trattamenti che sono ancora in fase di sviluppo e che non hanno ancora ricevuto un’autorizzazione all’immissione in commercio. L’EMA può fornire raccomandazioni scientifiche sulle modalità in cui questi medicinali dovrebbero essere utilizzati in questo contesto, in modo da favorire un approccio armonizzato a livello dell’UE. Note 1. Il presente comunicato stampa, unitamente a tutti i documenti correlati, è disponibile sul sito web dell’Agenzia. 2. Per maggiori informazioni sul contributo dell’EMA alla pandemia da COVID-19 fare clic qui. 3. Per maggiori informazioni sul lavoro dell’Agenzia europea per i medicinali, consultare il sito web www.ema.europa.eu Fonte: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/covid-19-in-che-modo-ema-accelera-il-supporto-allo-sviluppo-e-l-approvazione-di-medicinali-e-vaccini - 08/05/2020
- COVID-19 e potenziali terapie farmacologiche: focus sulla azitromicina Non esistono attualmente terapie farmacologiche approvate da AIFA per il trattamento dell’infezione SARS-CoV2, tuttavia alcuni farmaci approvati precedentemente con altre indicazioni terapeutiche hanno mostrato un potenziale effetto anche contro il COVID-19. Vediamo tra questi uno dei più controversi: AZITROMICINA. (Informazioni aggiornate al 5 maggio 2020) In considerazione dell’assenza di terapie di provata efficacia per COVID-19, si ritiene indispensabile fornire ai clinici elementi utili ad orientare la prescrizione e a definire, per ciascun farmaco utilizzato, un rapporto fra i benefici e i rischi sul singolo paziente. Inquadramento Azitromicina (compresse da 500mg o polvere per sospensione orale alla concentrazione di 200 mg/5ml) è un antibiotico della famiglia dei macrolidi, autorizzato per il trattamento di infezioni delle alte e basse vie respiratorie, infezioni odontostomatologiche, infezioni della cute e dei tessuti molli, uretriti non gonococciche, ulcere molli. Il dosaggio indicato è 500 mg al giorno per 3 giorni consecutivi. Perché alcune fonti indicano il farmaco come utile nella cura di COVID-19? La proprietà antibatterica dei macrolidi deriva dalla loro interazione con il ribosoma batterico e la conseguente inibizione della sintesi proteica. Esistono prove che i macrolidi esercitino effetti benefici nei pazienti con malattie polmonari infiammatorie oltre alla loro capacità di inibire la replicazione dei batteri patogeni. Studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che i macrolidi mitigano l’infiammazione e modulano il sistema immunitario; in particolare essi si sono mostrati in grado di causare la downregulation delle molecole di adesione della superficie cellulare, ridurre la produzione di citochine proinfiammatorie, stimolare la fagocitosi da parte dei macrofagi alveolari e inibire l’attivazione e la mobilizzazione dei neutrofili. Il meccanismo con cui i macrolidi esercitano questi effetti antinfiammatori e immunomodulatori non è ben noto. Quali prove di efficacia e sicurezza abbiamo a disposizione? (Studi valutati al 2 aprile 2020, più in basso l’aggiornamento al 5 maggio 2020) Un’analisi retrospettiva su 408 pazienti con batteriemia da pneumococco identificati nel corso di 10 anni a partire dall’isolamento microbiologico ha evidenziato una riduzione della mortalità ospedaliera nei pazienti in cui ad un beta lattamico è stato associato un macrolide (non sono note via di somministrazione, dosaggio e durata del trattamento) rispetto ai trattati senza macrolide. Gli autori evidenziano i numerosi limiti metodologici del confronto e concludono sulla necessità di uno studio prospettico. Nessuna conclusione può essere tratta rispetto al motivo di questa differenza; la possibilità che esista un effetto che va al di là di quello antibatterico è una delle tante ipotesi perseguibili. In un RCT (randomized clinical trial) versus placebo, la claritromicina somministrata per via endovenosa per 3 giorni, in aggiunta alla restante terapia antibiotica, in 200 pazienti con polmonite e sepsi associata al ventilatore meccanico ha ridotto il tempo di ventilazione meccanica, ma non ha avuto alcun impatto sulla mortalità. Un’analisi post hoc dei dati di uno RCT (LARMA trial) su 235 pazienti in ARDS (acute respiratory distress syndrome) con Acute Lung Injury (ALI) ha permesso di osservare che i 47 pazienti che avevano assunto un macrolide (non è noto per quale via, a quale dose e per quanto tempo) presentavano una riduzione della mortalità a 3 mesi rispetto a coloro che assumevano altri antibiotici. Anche in questo caso si tratta di dati preliminari associati ad un elevato numero di confondenti che non consentono di trarre alcuna conclusione. I macrolidi, a causa di possibili effetti antinfiammatori e forse antivirali, sono stati studiati in pazienti con gravi infezioni respiratorie virali (RVI), ma con risultati incoerenti. In un RCT in aperto di pazienti ospedalizzati con influenza (n=107), la terapia di associazione precoce con claritromicina, naprossene e oseltamivir è stata associata alla riduzione della mortalità e della durata del ricovero in ospedale rispetto alla monoterapia con oseltamivir. D’altra parte, in uno studio osservazionale multicentrico (n=733), i macrolidi non sono stati associati a una migliore sopravvivenza in pazienti in condizioni critiche con influenza A (H1N1) pdm09. In un RCT, in cui 50 pazienti adulti ricoverati in ospedale per una infezione da virus influenzale sono stati randomizzati a ricevere oseltamivir e azitromicina o solo oseltamivir, entrambi per 5 giorni, le citochine pro-infiammatorie sono diminuite più rapidamente nel gruppo oseltamivir-azitromicina, ma senza alcuna differenza fra i due gruppi nella clearance virale. In uno studio osservazionale retrospettivo condotto in Arabia Saudita su 349 pazienti con MERS non si è osservata alcuna differenza in termini di mortalità a 90 giorni e di clearance virale fra coloro che hanno assunto macrolidi durante il ricovero rispetto a coloro che non li hanno assunti. Anche in questo caso i dati sono da considerare preliminari per i limiti metodologici del tipo di studio. Per quanto riguarda la COVID-19, l’unica evidenza attualmente disponibile riguarda i risultati preliminari di un recentissimo studio, condotto in Francia su pazienti ricoverati affetti da COVID-19 asintomatici, sintomatici con disturbi a carico delle alte vie respiratorie o sintomatici con disturbi alle basse vie respiratorie con caratteristiche non meglio precisate. Si tratta di uno studio a braccio singolo in cui a 20 pazienti è stata somministrata idrossiclorochina in confronto ad una coorte di controllo costituita da 16 pazienti che avevano rifiutato di assumere idrossiclorochina più altri che non assumevano il farmaco. In alcuni pazienti del gruppo che ha assunto idrossiclorochina, a giudizio clinico, è stata aggiunta azitromicina (6/20 pazienti) per la prevenzione delle sovrainfezioni batteriche. In tale analisi preliminare, gli autori hanno osservato una percentuale più elevata di clearance virale (esito primario dello studio) nei pazienti che avevano assunto azitromicina e idrossiclorochina rispetto a quelli trattati con la sola idrossiclorochina. La forza e l’attendibilità del dato tuttavia vengono messe in discussione da importanti criticità metodologiche: studio non randomizzato, bassa numerosità campionaria complessiva (n=36), numero estremamente piccolo dei soggetti esposti ad azitromicina (n=6), numero relativamente elevato – 6/26 – di persi al follow-up). Infine, un recentissimo report relativo ad un piccolo studio francese, ha mostrato che su 11 pazienti con COVID-19 ricoverati consecutivamente e trattati con idrossiclorochina più azitromicina secondo lo stesso schema posologico usato da Gautret et al., uno è deceduto, 2 sono stati trasferiti in terapia intensiva, in uno il trattamento è stato interrotto per l’allungamento dell’intervallo QT. Dei 10 pazienti sopravvissuti, 8 erano ancora positivi per SARS-CoV2 5-6 giorni dopo l’inizio del trattamento. (Aggiornamento al 5 maggio 2020) Sei studi retrospettivi (per la maggior parte non pubblicati ufficialmente) sull’utilizzo in emergenza dell’HCQ (idrossiclorochina), da sola o in associazione con azitromicina, mostrano alcuni segnali di sicurezza di cui è importante tenere conto. In un primo studio multicentrico internazionale su una coorte di 956.374 pazienti reumatici con uso prevalente di HCQ, il confronto fra coloro in cui è stato rilevato un uso incidente di azitromicina (323.122 casi) e coloro che hanno aggiunto incidentalmente amoxicillina (351.956 casi) mostra che alla combinazione di HCQ+azitromicina è associato un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare a 30 giorni [HR 2,19 IC: 1,22-3,94]. Un secondo studio multi centrico condotto negli USA riporta i risultati di un’analisi retrospettiva su 362 pazienti di sesso maschile ricoverati per infezione da SARSCoV-2 ed esposti a HCQ (97 pz.), a HCQ+azitromicina (113 pz.) o non esposti a HCQ (158 pz.). L’analisi mostra che l’HCQ, con o senza azitromicina, non riduce il rischio di evoluzione verso la ventilazione meccanica, e al contrario si osserva un aumento del rischio di mortalità complessiva [HR 2,61; 95% CI:1,10-6,17; P=0,03] nei pazienti trattati con HCQ da sola rispetto ai pazienti non trattati con HCQ. Inoltre nel sottogruppo dei pazienti in ventilazione meccanica non si è osservata nessuna differenza nella mortalità fra i pazienti esposti e non esposti a HCQ. Un terzo studio osservazionale retrospettivo su 84 pazienti adulti consecutivi ricoverati per COVID-19 in un ospedale di New York e trattati con HCQ+azitromicina ha valutato le modifiche del QTc dopo 4.3+1.7 giorni di trattamento evidenziando come l’11% dei pazienti raggiungeva valori di QTc > 500 ms, valore associato ad alto rischio di aritmia a rischio di vita. Nella casistica studiata non è stato rilevato alcun caso di torsades de points (TdP). Un quarto studio osservazionale retrospettivo che deriva dal sistema di reporting spontaneo degli eventi avversi dell’FDA (FAERS) e che considera gli EA di HCQ/CQ da sole, azitromicina da sola, HCQ/CQ+azitromicina, amoxicillina da sola, HCQ/CQ+amoxicillina. Amoxicillina serve come controllo (antibiotico con indicazioni simili ad azitromicina, ma che non prolunga il QTC). Questo è necessario poiché il sistema di rilevamento degli EA non avendo il denominatore rappresentato dall’utilizzo di ciascun farmaco non si presta ad un confronto di numeri assoluti. Sono stati analizzati 13.3 milioni di segnalazioni, HCQ o CQ non sembrano essere associate a un segnale di sicurezza correlato al prolungamento di TdP/QT quando usate da sole. Azitromicina da sola o associata a HCQ/CQ si associa ad un potenziale segnale di sicurezza. Un quinto studio francese ha incluso tutti i pazienti COVID-19 ricoverati in terapia intensiva e trattati con HCQ (200 mg x2 per 10 giorni) con o senza azitromicina (250 mg al giorno per 5 giorni) dopo aver verificato le controindicazioni/avvertenze d’uso compreso un intervallo di QTc non > 460 ms. L’intervallo QTc è stato monitorato quotidianamente con ECG. Dal 16 al 29 marzo 2020 sono stati inclusi nell’analisi 40 pazienti (75% ventilati, 63% in trattamento con farmaci vasoattivi), HCQ da sola è stata assunta da 18 pazienti (45%), i restanti 22 hanno assunto HCQ+azitromicina (55%); il 50% dei pazienti ha assunto anche altri farmaci che prolungano il QTc. Nessun paziente ha sviluppato aritmie ventricolari gravi, ma l’intervallo QTc è aumentato in oltre il 90% dei casi e in particolare 6 dei 18 paz. (33%) che hanno assunto HCQ+azitromicina hanno sviluppato un aumento del QTc > 500 ms, rispetto a 1 su 22 (5%) di quelli trattati con HCQ da sola (P =.03). Tale risultato non è trasferibile al di fuori del setting della terapia intensiva. Un ulteriore studio osservazionale che ha riguardato 90 pazienti, di cui 37 trattati con HCQ e 53 con HCQ+azitromicina, ricoverati presso il Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston ha evidenziato come in entrambi i gruppi si sia osservato un intervallo QTc ≥ 500 msec in circa il 20 % dei casi e allungamenti ≥ 60 msec rispetto al basale nel 13% nel gruppo di combinazione verso il 3% di HCQ da sola. In un paziente del gruppo HCQ+azitromicina è stata osservata una torsione di punta successivamente all’allungamento del QT. Gli studi presentati sono tutti osservazionali retrospettivi, ognuno di loro quindi presenta una serie di limiti e caratteristiche diverse. Lo studio 1. è di dimensioni rilevanti e metodologicamente robusto, osserva una realtà sostanzialmente extraospedaliera, ma non comprende pazienti COVID; gli studi 2. e 3. e 5. e 6 presentano una numerosità molto limitata, si riferiscono a setting ospedalieri diversi e osservano pazienti COVID. Lo studio 3. è una raccolta di segnalazioni spontanee di eventi avversi con i limiti che tale raccolta presenta e non comprende pazienti COVID. Nessuno studio consente di trarre conclusioni definitive e tutti suggeriscono l’urgente necessità di studi randomizzati. Nell’attesa che ciò avvenga, a fronte delle incertezze in termini di beneficio, si ritiene utile sottolineare il rischio potenziale del prolungamento dell’intervallo QT indotto dall’associazione di HCQ ad azitromicina, in particolare in presenza di fattori di rischio noti o di setting ospedalieri. Per quali pazienti è eventualmente raccomandabile? Linee di indirizzo per l’uso terapeutico La mancanza di un solido razionale e l’assenza di prove di efficacia nel trattamento di pazienti COVID-19 non consente di raccomandare l’utilizzo dell’azitromicina, da sola o associata ad altri farmaci con particolare riferimento all’idrossiclorochina, al di fuori di eventuali sovrapposizioni batteriche. L’uso dell’azitromicina per indicazioni diverse da quelle registrate può essere considerato esclusivamente nell’ambito di studi clinici randomizzati. Gli usi non previsti dalle indicazioni autorizzate e non raccomandati, restano una responsabilità del prescrittore e non sono a carico del SSN. Quali sono le raccomandazioni degli organismi internazionali? EMA: Nell’ambito di una nota informativa pubblicata il 24 Aprile e riguardante i potenziali rischi associati all’uso della CQ e dell’HCQ, l’Agenzia Europea richiama i prescrittori e i pazienti sul fatto che l’associazione con azitromicina può provocare un’esacerbazione delle stesse reazioni avverse. FDA: Il 25 Aprile L’Agenzia USA avverte di essere a conoscenza di segnalazioni di gravi problemi del ritmo cardiaco in pazienti (ospedalizzati e non) con COVID-19 trattati con HCQ o CQ, spesso in associazione con azitromicina e con altri medicinali che prolungano il QT, specialmente in pazienti con insufficienza renale. Tali segnalazioni di reazioni avverse includono tachicardia o fibrillazione ventricolare o torsades de pointes e comprendono alcuni casi fatali. WHO: L’utilizzo di alte dosi HCQ o CQ può essere associato a eventi avversi seriamente negativi per la salute. Gli antibiotici non devono essere usati come mezzo di prevenzione o trattamento di COVID-19. Quali sono i maggiori rischi in termini di reazioni avverse e interazioni farmacologiche? Avvertenze e principali interazioni (da scheda tecnica): Le principali avvertenze riportate in scheda tecnica riguardano: Insufficienza epatica grave Prolungamento dell’intervallo QT. In particolare, nel valutare i rischi-benefici di azitromicina si dovrà tenere in considerazione il rischio del prolungamento dell’intervallo QT, in pazienti: con prolungamento congenito o documentato dell’intervallo QT; in trattamento con altri principi attivi che prolungano l’intervallo QT, quali antiaritmici della classe IA (chinidina e procainamide) e della classe III (amiodarone e sotalolo), cisapride e terfenadina, farmaci antipsicotici come pimozide, antidepressivi come citalopram, fluorochinoloni come moxifloxacina, levofloxacina e clorochina e idrossiclorochina. con alterazioni degli elettroliti, specialmente nei casi di ipopotassiemia e ipomagnesiemia; con bradicardia clinicamente rilevante, aritmia cardiaca o grave insufficienza cardiaca. Le principali interazioni con i farmaci utilizzati per COVID-19 (dal Liverpool Drug Interaction group) sono: https://www.covid19-druginteractions.org/ Atazanavir (potenziale effetto su tratto Q/T) Lopinavir/Ritonavir (potenziale effetto su tratto Q/T) Clorochina (potenziale effetto su tratto Q/T) Idrossiclorochina (potenziale effetto su tratto Q/T) Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/aggiornamento-sui-farmaci-utilizzabili-per-il-trattamento-della-malattia-covid19 - 08/05/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – APRILE 2020 Note Informative Importanti Domande e risposte su “Informazioni per i titolari di autorizzazione all’immissione in commercio riguardo alle nitrosammine” – 01/04/2020 I titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di tutti i medicinali per uso umano contenenti principi attivi farmacologicamente attivi (API) prodotti per sintesi chimica devono collaborare con i produttori di API e dei prodotti finiti al fine di valutare il rischio di presenza di nitrosammine nei loro medicinali e adottare adeguate misure di minimizzazione del rischio. Le valutazioni sono necessarie alla luce del rilevamento di nitrosammine in alcuni medicinali contenenti sartani e della successiva procedura di deferimento secondo Art. 31 conclusasi ad aprile 2019, nonché della fase 1 del riesame del CHMP ai sensi dell’articolo 5 (3) del Regolamento (CE) n. 726 / 2004 sulla presenza di impurezze nitrosaminiche nei medicinali per uso umano contenenti principi attivi farmacologicamente attivi da sintesi chimica. Il documento di domande e risposte destinato alle aziende, già pubblicato il 26 settembre 2019, e aggiornato il 18 ottobre 2019, il 14 novembre 2019 e il 20 dicembre 2019, è stato nuovamente aggiornato da EMA con aggiornamenti alla Q4, Q5, Q6, Q13. fonte: https://www.aifa.gov.it/-/domande-e-risposte-su-informazioni-per-i-titolari-di-autorizzazione-all-immissione-in-commercio-riguardo-alle-nitrosammine- Nota Informativa Importante su Ciproterone acetato– 16/04/20 In seguito all’uso di ciproterone acetato è stata segnalata la comparsa di meningiomi (singoli e multipli), prevalentemente a dosi pari o superiori a 25 mg/die. Tale rischio aumenta con l’aumento della dose cumulativa. L’uso di ciproterone acetato è controindicato nei pazienti con meningioma o con anamnesi di meningioma. Sono state introdotte ulteriori restrizioni all’utilizzo di ciproterone. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-ciproterone-acetato L’EMA mette in guardia contro l’uso di terapie cellulari non validate scientificamente Il Comitato per le Terapie Avanzate (CAT) dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA) consiglia ai pazienti e ai cittadini di non ricorrere a terapie cellulari non regolamentate, che potrebbero non essere sicure o efficaci. Il parere del CAT è stato formulato in risposta a persone, aziende e ospedali che promuovono terapie cellulari non validate scientificamente quali cure per un’ampia gamma di patologie tra cui cancro, malattie cardiovascolari, autismo, paralisi cerebrale, distrofia muscolare e perdita della vista. Questi trattamenti possono esporre i pazienti a gravi rischi, a fronte di benefici ridotti o assenti. I pazienti che ricorrono a terapie cellulari non validate scientificamente o non regolamentate hanno riportato effetti collaterali gravi, a volte fatali, tra cui infezioni, reazioni immunitarie indesiderate, formazione di tumori, perdita della vista ed emorragie cerebrali. Le terapie cellulari sono trattamenti che utilizzano le cellule del paziente o di un donatore. L’uso di sangue e di cellule per il trapianto è una pratica medica consolidata. Tuttavia, se le cellule non sono utilizzate per la stessa funzione essenziale nel paziente ricevente come nel donatore o se queste sono manipolate in modo sostanziale, non si può parlare di trapianti e non è possibile supporne la sicurezza i benefici. Per questo motivo, tali terapie sono regolamentate nell’UE come prodotti medicinali. Il rapido evolvere della tecnologia nel campo delle terapie cellulari offre nuove interessanti opportunità per il trattamento di varie malattie, tra cui molte considerate attualmente incurabili. Il CAT sottolinea che, affinché i pazienti possano beneficiare della promessa delle terapie cellulari, sono essenziali studi clinici ben progettati per la sicurezza e i benefici di queste terapie. Tali studi sono necessari non solo per comprendere la sicurezza e i vantaggi delle terapie innovative, ma anche per tutelare l’incolumità, la dignità e i diritti dei pazienti. Studi clinici ben progettati permettono anche di informare i pazienti circa i benefici e i rischi potenziali dei trattamenti e possono essere utilizzati per sostenere l’autorizzazione nell’Unione Europea, generando così un beneficio per un numero maggiore di pazienti. Nel valutare i dati derivanti dagli studi clinici effettuati con terapie cellulari, il CAT verifica anche che la qualità di tali prodotti sia adeguatamente controllata. Una volta che questi prodotti vengono autorizzati nell’Unione Europa, l’EMA e le agenzie nazionali per i medicinali ne monitorano la sicurezza in modo costante e condividono le informazioni per consentire l’adozione di decisioni rapide a livello dell’UE allo scopo di proteggere la salute dei pazienti. Eludere le procedure di autorizzazione all’immissione in commercio e alla sperimentazione clinica rende difficile comprendere e documentare gli effetti delle terapie cellulari, privando così i futuri pazienti dell’accesso a trattamenti potenzialmente curativi. Il CAT continuerà ad adoperarsi per contribuire allo sviluppo di nuove terapie cellulari e di altre terapie avanzate, con l’obiettivo di aumentare l’accesso tempestivo a trattamenti potenzialmente in grado di cambiare la vita. I pazienti o le loro famiglie, qualora stiano prendendo in considerazione il ricorso a terapie cellulari, devono rivolgersi ai professionisti sanitari per ottenere informazioni sui benefici e i rischi del trattamento e per conoscere l’autorità che le ha approvate. Possono anche contattare direttamente le agenzie nazionali per i medicinali o l’EMA. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-mette-in-guardia-contro-l-uso-di-terapie-cellulari-non-validate-scientificamente Notizie da EMA Comunicazione EMA sull’uso di clorochina e idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19 – 01/04/2020 Nella comunicazione allegata l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ribadisce a pazienti e operatori sanitari che la clorochina e l’idrossiclorochina devono essere utilizzati solo negli studi clinici o nei programmi di utilizzo in emergenza per il trattamento del COVID-19. I due medicinali infatti – attualmente autorizzati per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni – sono oggetto di studio in tutto il mondo poiché potenzialmente in grado di curare la malattia da coronavirus (COVID-19). Tuttavia, l’efficacia nel trattamento del COVID-19 non è ancora stata dimostrata negli studi e sia clorochina che idrossiclorochina possono avere effetti indesiderati gravi, soprattutto a dosi elevate o in associazione ad altri farmaci. A tal proposito si richiama la comunicazione AIFA pubblicata il 31 marzo 2020 contenente informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari sull’uso appropriato di clorochina e idrossiclorochina nell’impiego per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19. Scarica il documento il PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sull-uso-di-clorochina-e-idrossiclorochina-nel-trattamento-del-covid-19 Comunicazione EMA su Picato (ingenolo mebutato) – 17/04/20 Il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha confermato che il medicinale Picato (ingenol mebutate), un gel per il trattamento della cheratosi attinica della pelle, può aumentare il rischio di cancro della pelle e ha concluso che i rischi connessi al suo utilizzo ne superano i benefici. Le conclusioni si sono basate su una revisione di tutti i dati disponibili sul rischio di cancro della pelle nei pazienti che utilizzavano Picato, compresi i risultati di uno studio che confrontava Picato con imiquimod (un altro medicinale per la cheratosi attinica). Lo studio ha mostrato una più elevata incidenza di cancro della pelle nell’area di trattamento, in particolare del carcinoma a cellule squamose, con Picato rispetto a imiquimod. Il Comitato ha inoltre valutato come l’efficacia di Picato non sia mantenuta nel tempo e ha osservato che sono disponibili altre opzioni terapeutiche per il trattamento della cheratosi attinica. Il 17 gennaio 2020 la Commissione europea ha emesso la decisione giuridicamente vincolante di sospendere l’autorizzazione alla commercializzazione. L’11 febbraio 2020, la Commissione Europea ha revocato l’autorizzazione alla commercializzazione del medicinale su richiesta del titolare dell’autorizzazione alla commercializzazione Scarica il documento per intero in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-picato-ingenolo-mebutat-1 COVID-19 – Comunicazione EMA su clorochina e idrossiclorochina – 23/04/20 L’Agenzia Europea per i Medicinali richiama nuovamente l’attenzione sul rischio di gravi effetti indesiderati con clorochina e idrossiclorochina impiegati nel contesto della pandemia in corso per il trattamento di pazienti con COVID-19. Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-comunicazione-ema-su-clorochina-e-idrossiclorochina Comunicazione EMA su Picato (ingenolo mebutato) – 30/04/20 EMA ha completato la revisione di Picato (ingenolo mebutato), un gel per il trattamento della cheratosi attinica, una patologia della pelle, e ha concluso che il medicinale può aumentare il rischio di cancro della pelle e che i rischi connessi al suo uso superano i benefici. La revisione ha esaminato i risultati di uno studio che confrontava Picato con imiquimod (un altro farmaco per la cheratosi attinica). Dopo 3 anni, il 6,3% dei pazienti trattati con Picato (15 pazienti su 240) ha sviluppato un cancro della pelle nella zona trattata, in particolare un carcinoma a cellule squamose, rispetto al 2% dei pazienti trattati con imiquimod (5 pazienti su 244). Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-picato-ingenolo-mebutat-2 Comunicazione EMA sui medicinali fluorouracile, capecitabina, tegafur e flucitosina – 30/04/20 L’EMA ha raccomandato che venga verificata la mancanza di un enzima chiamato diidropirimidina deidrogenasi (DPD) nei pazienti prima di iniziare il trattamento anti-cancro con medicinali contenenti fluorouracile somministrato per iniezione o infusione (flebo) e i medicinali contenenti capecitabina e tegafur. Dal momento che il trattamento con flucitosina (un altro medicinale correlato al fluorouracile) per le infezioni fungine gravi non deve essere ritardato, non è necessario effettuare il test nei pazienti per deficit di DPD prima di iniziare il trattamento. Ai pazienti che hanno un deficit completo di DPD non devono essere somministrati medicinali contenenti fluorouracile. Per i pazienti con deficit parziale, il medico può prendere in considerazione di iniziare il trattamento anticancro a dosaggi ridotti rispetto al normale o l’interruzione del trattamento con flucitosina se si verificano gravi effetti collaterali. Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sui-medicinali-fluorouracile-capecitabina-tegafur-e-flucitosina - 30/04/2020
- COVID-19: trattamento con idrossiclorochina e azitromicina associato ad anomalie elettrocardiografiche In questo momento storico caratterizzato dalla pandemia di COVID-19, prosegue a passo spedito la ricerca su farmaci attivi contro l’infezione, siano essi nuovi così come già approvati per altre patologie. La clorochina, un antimalarico, e l’azitromicina, un antibiotico, sembrano avere un ruolo benefico, ma portano inevitabilmente con sé problematiche di sicurezza legate, tra le altre cose, alla potenziale tossicità cardiaca. La pandemia da SARS-CoV-2 ha causato ad oggi circa 3,2 milioni di casi positivi e circa 230 mila morti accertate a livello mondiale. Non esistono attualmente farmaci approvati per la prevenzione o il trattamento di questa infezione, ma esistono elementi che mostrano una possibile efficacia della combinazione basata su idrossiclorochina e azitromicina (HY/AZ) sugli esiti clinici e il carico virale nei pazienti infetti. Ciò ha portato ad un utilizzo massiccio di questi farmaci in tutto il mondo. Il problema sorge nel momento in cui sappiamo che entrambi i farmaci, singolarmente, hanno dimostrato di aumentare il rischio di prolungamento dell’intervallo QT, di torsioni di punta nonché di morte improvvisa, fattori cioè associati ad aritmie cardiache fatali. Un recente studio basato sui dati di 84 pazienti trattati in un centro COVID-19 facente capo all’Università di New York, che avevano assunto la terapia combinata HY/AZ per 5 giorni (HY: 400mg 2 volte al giorno il primo giorno, poi 200mg due volte al giorno per 4 giorni; AZ 500mg al giorno) ha mostrato un prolungamento del tratto QTc da una valore baseline di 435 ± 24 ms (media ± deviazione standard) a un valore di 463 ± 32 ms tra il secondo e il quinto giorno di terapia. Nell’11% dei casi (9 pazienti) il prolungamento ha portato a valori superiori a 500ms, che rappresentano un noto marker di un alto rischio di aritmie maligne e morte improvvisa. In questa coorte di pazienti, al momento della pubblicazione, non si sono registrate morti dovute a cause cardiache. In ogni caso, questo studio dimostra che in pazienti affetti da COVID-19 la terapia combinata HY/AZ è in grado di aumentare significativamente l’intervallo QTc, laddove studi precedenti su volontari sani avevano mostrato un aumento lieve. Gli autori giustificano questa discrepanza ammettendo che possa essere legata alle caratteristiche di questa categoria di pazienti, quali presenza di comorbidità e gravità dell’infezione. Attualmente, è consigliato eseguire un ECG per lo screening della funzionalità cardiaca e in particolare dell’intervallo QT prima di iniziare terapie sperimentali. Gli autori aggiungono che sarebbe importante continuare il monitoraggio elettrocardiografico anche durante la terapia, in quanto 5 pazienti dei 9 che hanno presentato un prolungamento grave partivano con valori perfettamente nella norma. Tradotto da: https://www.nature.com/articles/s41591-020-0888-2 Chorin, E., Dai, M., Shulman, E. et al. The QT interval in patients with COVID-19 treated with hydroxychloroquine and azithromycin. Nat Med (2020). https://doi.org/10.1038/s41591-020-0888-2 - 30/04/2020
- Informazioni sulla sicurezza del farmaco: quando il paziente non sa che pesci prendere Nell’era dell’informazione, la proliferazione di portali web e app che girano intorno alla salute e ai farmaci porta inevitabilmente con sé il rischio della diffusione di informazioni false o parziali che provengono da fonti non autorevoli. Ecco cosa può e deve fare l’operatore sanitario, medico o farmacista, per migliorare l’aderenza al trattamento dei pripri pazienti, in un’ottica di sicurezza La sicurezza di un farmaco, che può essere identificata con la probabilità di andare incontro ad eventi avversi (Adverse Drug Reactions, ADR), è importante tanto quanto la sua efficacia. Di fatto, la disponibilità e il tipo di informazioni riguardo la sicurezza di un farmaco influiscono pesantemente sull’utilizzo che la persona andrà a fare del farmaco in questione. Oltretutto, i medici tendono a sottovalutare il ruolo del paziente e l’inpatto che esso stesso può avere sulla propria salute: nell’era dell’informazione, non vale più il concetto per cui il paziente rappresenta una sorta di “ricevitore passivo” dei servizi sanitari, ma ne diventa anzi parte attiva, al punto che la sua sicurezza viene spesso minata dalla carenza di adeguate informazioni, e ancor più in presenza di informazioni scorrette. In questa epoca digitale, le persone si rivolgono a internet per informarsi e di conseguenza prendere decisioni sulla propria salute, il che si traduce anche nella decisione di assumere o meno una sostanza, sulla base della propria sensibilità e quindi delle informazioni con cui si è entrati in contatto. Nella maggior parte dei casi le fonti di informazioni in questo ambito sono medici e farmacisti, ma non di rado ci si basa sul “sentito dire”, oppure sui consigli di conoscenti, o su quanto appreso su internet, senza badare troppo al fatto che esiste un palese e pervasivo conflitto di interesse dietro alla pubblicizzazione di molte delle informazioni riguardo ad un farmaco, da parte dell’industria farmaceutica che ha bisogno di vendere il prodotto ma anche del sito web che vuole aumentare il traffico sul proprio portale. L’eccezione sono le fonti autorevoli quali siti istituzionali di agenzie regolatorie come AIFA o EMA, oppure degli ordini professionali dei medici o dei farmacisti. E’ veramente difficile per un non addeetto ai lavori districarsi nel mare di informazioni che si ytovano su internet: se da un lato si è assistito ad una proliferazione di app e portali web sulla salute, dall’altro è spesso impossibile stabilire l’autorevolezza e la qualità dell’informazione presentata. In effetti i pazienti spesso tendono a mettere a confronto quanto appreso su internet e quanto affermato dal proprio medico o farmacista di fiducia, in modo da poter “triangoloare” le informazioni. In ogni caso, rimane difficile interpretare i dati sulla sicurezza di un farmaco, e questo può inficiare sull’aderenza al trattamento. E’ chiaro che l’ideale sarebbe apprendere questo tipo di informazioni direttamente dagli esperti che prescrivono e maneggiano personalmente i farmaci, il che ridurrebbe notevolmente il ricorso ad altre fonti di informazioni molto meno affidabili che potrebbero influenzare negativamente il giudizio del paziente. E’ alltrettanto ovvio che la comunicazione tra medico e paziente non solo deve avvenire, ma deve essere anche efficace, si pensi ad esempio all’effetto nocebo. La soluzione sta nel mantenere il giusto equilibrio tra gli effetti positivi e negativi di una sostanza, nonché nel suggerire specificamente quelle che sono fonti di informazione attendibili, basate sull’evidenza, presenti nel mare di internet . L’operatore sanitario dovrebbe inoltre incoraggiare la discussione con il proprio paziente in merito alla fame di informazione di quest’ultimo, perché spesso non emerge dal colloquio clinico, probabilmente per la paura di essere giudicati. Anche il farmacista, prima di dispensare un farmaco, idealmente dovrebbe capire se il paziente è già in possesso delle adeguate e necessarie informazioni per poter assumere il farmaco in tutta sicurezza. In ogni caso, non si può prescidere, oramai, dai contenuti virtuali, pertanto è importante che le agenzie regolatorie mettano in atto adeguati protocolli atti a migliorare la qualità delle informazioni presenti in rete, nonché promuovere la formazione a riguardo degli operatori sanitari, e non da ultimo la formazione dei cittadini stessi a riguardo. Ciò permetterebbe al paziente di acquisire confidenza nell’assumere decisioni riguardo alla propria salute, il che porterebbe tra le altre cose a un miglioramento della gestione individuale di problematiche di salute minori oppure di malattie di lunga data. In conclusione, non si può negare l’influenza che le informazioni digitali hanno sui pazienti al pari degli operatori sanitari. Per i primi, queste informazioni possono influire pesantemente sulle decisioni prese a riguardo della propria salute, soprattutto in merito ai farmaci che si decide di assumere. Per i secondi, è importante rendersi conto che il paziente inevitabilmente entrerà in contatto con informazioni che giungono da fonti non autorevoli, pertanto è necessaria una certa proattività nell’aiutare la persona a districarsi nel mare di informazioni, in primis fornendo informazione di qualità anche riguardo alla sicurezza del farmaco. In conclusion, online health-related information sources are an inevitable component of today’s healthcare system, and there is no future without acknowledging its influence on patients and HCPs. Information obtained by patients on safety aspects greatly influences patients, especially their medication-taking behaviour. HCPs should acknowledge the potential online health information-seeking behaviour of patients during initiation and follow-ups, and accordingly address their queries using a proactive approach. To ensure that patients receive the available authentic information, HCPs should share important safety-related aspects during interactions. The degree of digital literacy should be considered so that these patients could be directed to find quality and reliable information and accordingly could direct them to access it depending upon the requirement. Pharmacists are primarily responsible in ensuring the safe use of medications, and they should be proactive in understanding the medication safety information-seeking behaviours of patients, the type of information already possessed by them, and consequently should share the necessary information on these aspects. Jose J. Communication on drug safety-related matters to patients: is it even more significant in this digital era? Ther Adv Drug Saf. 2020;11:2042098620915057. Published 2020 Apr 9. doi:10.1177/2042098620915057 - 30/04/2020
- Position Paper della Società Italiana Farmacologia sull’utilizzo degli inibitori del sistema renina-aldosterone-angiotensina nei pazienti affetti da COVID-19 La Società Italiana di Farmacologia assume una posizione, nell’ambito della attuale crisi da COVID-19, riguardo al dibattito corrente sul ruolo dei farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone, per il quale c’è chi sostiene possa avere un ruolo nell’infezione. L’epidemia SARS-CoV-2 si è diffusa a livello globale, sollevando crescenti preoccupazioni su tutti i fronti. Nell’ambito della farmacologia, le decisioni su trattamenti preventivi, sintomatici e potenzialmente salvavita sia nella popolazione generale che nei pazienti con nuova malattia di coronavirus 2019 (COVID-19) devono essere basate su solide evidenze scientifiche. Sono emerse ipotesi controverse sui possibili effetti dannosi e/o protettivi dei farmaci antiipertensivi che agiscono sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) in pazienti affetti da COVID-19. Questo perché attraverso la regolazione della resistenza vascolare periferica e, potenzialmente, del volume di sangue, il RAAS svolge un ruolo cruciale nell’eziologia dell’ipertensione. Inoltre, questo sistema promuove i processi aterogenici per aumento dello stress ossidativo e stimolo della proliferazione delle cellule muscolari vascolari e dei monociti. In base al loro obiettivo biologico, i farmaci che inibiscono il RAAS possono essere distinti come inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACEI), bloccanti del recettore dell’angiotensina II (ARB) e inibitori diretti della renina (DRI). Studi in vitro hanno dimostrato che ACEI e ARB possono aumentare significativamente l’espressione e l’attività dell’enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), molto presente a livello di cuore e polmone. Per coincidenza, ACE2 è il sito di legame per la spike protein di SARS-CoV-2 nella cellula bersaglio. Sulla base di questo, alcuni ricercatori hanno recentemente ipotizzato che i pazienti con malattie cardiache, ipertensione o diabete mellito trattati con farmaci che aumentano l’ACE2 potrebbero essere a rischio più elevato di grave infezione da SARS-CoV-2. Di conseguenza, gli autori hanno suggerito che i bloccanti dei canali del calcio (CCB) potrebbero essere un trattamento antipertensivo alternativo più adatto rispetto agli ARB/ACEI a causa della mancanza di impatto sull’espressione o attività ACE2. D’altro canto, numerosi interventi di altri ricercatori si muovono in direzione opposta, sostenendo che gli inibitori della RAAS possono essere utili nei pazienti con COVID-19, e raccomandando di non sospendere i bloccanti della RAAS, pur essendo a tutt’oggi poco chiari gli effetti di questi farmaci sui livelli e sull’attività dell’ACE2 nell’uomo. In questo senso, ad oggi, non ci sono prove concrete basate su studi clinici che sostengano che gli ACEI/ARB sostituiti con altri farmaci antiipertensivi, inclusi i CCB, siano associati ad effetti benefici sulla prevenzione di COVID-19 o sulla prognosi per i pazienti infetti. I pochi dati disponibili derivano principalmente da studi in vitro, perciò un atteggiamento di cautela, in attesa di ulteriori prove scientifiche, sarebbe più auspicabile. Esistono inoltre studi condotti sulla SARS-CoV e probabilmente generalizzabili alla SARS-CoV-2 che hanno suggerito, paradossalmente, un effetto protettivo degli ARB contro il COVID-19, secondo i quali una maggiore espressione di ACE2 a seguito del trattamento cronico con ARB potrebbe proteggere i pazienti infetti da SARS-CoV-2 da lesioni polmonari acute, anziché aumentare il rischio di sviluppare COVID-19. Va poi ricordato che il passaggio tra diversi farmaci antiipertensivi nei pazienti più anziani con comorbilità rilevanti può mettere questa popolazione molto fragile a rischio di sviluppare eventi cardiovascolari avversi quali ipertensione non controllata / ipotensione sintomatica o persino il deterioramento di altre malattie croniche. Inoltre, considerando i comprovati effetti di ACEI e ARB nel ridurre la mortalità nelle malattie cardiovascolari, l’interruzione di queste terapie potrebbe aumentare il verificarsi di esiti negativi nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari e COVID-19. Inoltre, gli ACEI e gli ARB sono attualmente approvati (con differenze tra i vari composti) per il trattamento di ipertensione, insufficienza cardiaca e nefropatia diabetica e per la prevenzione secondaria dopo infarto miocardico acuto, mentre i CCB e altri farmaci antiipertensivi non sono approvati per tutte le stesse indicazioni. Infine, nessuna delle agenzie di regolamentazione dei farmaci in tutto il mondo raccomanda di passare da ACEI/ARB ad altri farmaci antiipertensivi o viceversa durante l’epidemia di COVID-19. Al contrario, il 17 marzo 2020, l’Agenzia italiana per i farmaci ha emesso un avvertimento contro qualsiasi cambiamento delle terapie antiipertensive in pazienti con ipertensione ben controllata, indipendentemente dagli agenti utilizzati, a causa della mancanza di dati clinici. Dieci giorni dopo, l’Agenzia europea per i medicinali ha informato che, poiché non vi sono prove cliniche che tali farmaci possano peggiorare le infezioni da SARS-CoV-2, è importante che i pazienti non interrompano il trattamento con ACEI o ARB e non è necessario effettuare un passaggio ad altre medicine. Queste raccomandazioni sono in linea con le dichiarazioni di posizione delle società scientifiche nazionali/internazionali (ad es. European Society of Cardiology, Italian Society of Pharmacology, Heart Failure Society of America, American College of Cardiology e American Heart Association, International Society of Hypertension, European Society of Hypertension) che raccomandano di continuare la terapia con inibitori RAAS per i pazienti ai quali sono attualmente prescritti per indicazioni per le quali è noto che si tratta di agenti sicuri ed efficaci. Per quanto riguarda l’effetto protettivo postulato, gli ACEI/ARB non devono mai essere utilizzati in persone sane o pazienti che non sono affetti da malattie con indicazioni approvate specificate come riportato nel riassunto delle caratteristiche del prodotto. Non sono state descritte informazioni specifiche per i DRI. Tuttavia, tutte le raccomandazioni sopra riportate possono essere estese a questa classe di inibitori RAAS. In uno scenario in cui gli studi clinici sperimentali non possono far rapidamente luce sull’associazione tra l’uso di COVID-19 e ACEI/ARB, studi del mondo reale basati su registri di pazienti COVID-19 dedicati, ove disponibili, o richieste di dati da paesi con un’alta incidenza dell’infezione da SARS-CoV-2 sono urgentemente necessari. In assenza di prove cliniche a supporto di qualsivoglia cambiamento nei pazienti trattati con ACEI/ARB, i medici dovrebbero comunque seguire il vecchio principio “primum non nocere“. Trifirò, G., Crisafulli, S., Andò, G. et al. Should Patients Receiving ACE Inhibitors or Angiotensin Receptor Blockers be Switched to Other Antihypertensive Drugs to Prevent or Improve Prognosis of Novel Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)? Drug Saf (2020). https://doi.org/10.1007/s40264-020-00935-2 - 24/04/2020
- Newsletter WHO sulla sicurezza dei farmaci Pubblicata la newsletter N.1 del 2020 da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle tematiche intorno alla sicurezza dei farmaci, dalla regolamentazione ai nuovi segnali di famacovigilanza. Con cadenza bimestrale, la sezione pharmaceuticals dell’Organizzazione Mondiale della Sanità invia agli istritti e interessati il bollettino con le novità di impatto globale sulla sicurezza dei farmaci. Nel numero 1-2020: Notizie sullo stato della regolamentazione dei farmaci: alemtuzumab, atezolizumab, bilastina, estradiolo, ingenol mebutate, ipraglifozin, lamotrigina, levodopa, levotiroxina, mecasermin, metotrexato, modafinil, olmesartan medoxomil, osimertinib mesilato, secukinumab, inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio 2 (SGLT2), tocilizumab; Notizie sulla sicurezza dei farmaci: Gabapentin, pregabalin, ibuprofene, locaserin, prednisone (collirio), inibitori del reuptake della serotonina (SRIs), tamoxifene, tramadolo; Segnali di farmacovigilanza: Colecalciferolo e insonnia Desogestrel e sudorazione notturna, secchezza ulvovaginale e xeroftalmia Speciale: Lancio della App per il la segnalazione di ADR in Botswana Summit Mondiale sulla sicurezza dei vaccini Scarica il PDF. Fonte: https://www.who.int/publications-detail/who-pharmaceuticals-newsletter-978-92-4-000257-9 - 24/04/2020
- Quando il sesso fa la differenza – Differenze legate al sesso nella ricerca in neuropsicofarmacologia L’editoriale della rivista Neuropsychopharmacology ci dà un illuminante spunto di riflessione riguardo alle differenze tra maschi e femmine, e la impellente necessità di includere le donne neile sperimentazioni cliniche sui farmaci. Nel 2015, il National Insitute for Health (NIH, l’equivalente statunitense del nostro CNR) ha richiesto che tutte le borse di studio dovessero considerare il sesso come una variabile biologica (Sex As Biological Variable, SABV) nel loro piano sperimentale. È stato inoltre richiesto di fornire risultati attesi e le relative analisi statistiche per verificare le potenziali differenze tra i sessi. Finalmente ci si è resi conto di quanto possa essere fondamentalmente diversa la risposta biologica tra un uomo e una donna, fino ad obbligare tutti i nuovi ricercatori da un certo momento in poi ad includere sistematicamente lo studio di queste differenze nei loro disegni sperimentali. Facciamo però un passo indietro: quando e come il maschio è diventato il gruppo di controllo standard? Gli studi nell’ambito delle neuroscienze antecedenti al 2009 si erano concentrati solo sugli esiti maschili 5-6 volte più spesso di quelli che includevano le femmine, tasso peraltro invariato rispetto ai precedenti 50 anni. Sebbene non siano immediatamente evidenti i motivi specifici per cui il campo delle neuroscienze è diventato spaventato dall’utilizzo di soggetti femmine, in generale si tende ad assumere che esse siano in qualche modo più “variabili” rispetto ai maschi. La verità è che sembrerebbe vero il contrario, almeno nell’ambito della neurofarmacologia: diverse meta-analisi pubblicate su topi, ratti e umani mostrano chiaramente che in molti casi i maschi sono in realtà più variabili nelle misure di esiti sperimentali. Sulla base di studi pubblicati, pare che tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 i neuroscienziati abbiano radicalmente spostato il loro approccio dall’essere inclusivi del sesso, o per lo meno agnostici sul sesso, al perpetrare un significativo pregiudizio maschile: nel 1969, il 20% degli studi che utilizzavano modelli animali riferiva di esaminare solo i maschi – nel 1979 questo numero era salito al 70%, mentre gli studi incentrati sulle femmine o inclusivi di entrambi i sessi erano scesi a meno del 10%. Non è chiaro se questo drammatico cambiamento nell’arco di un decennio sia stato prodotto da una maggiore consapevolezza da parte del settore di un possibile ruolo degli ormoni gonadici, o se in questo periodo le riviste iniziarono a richiedere agli autori di dichiarare il sesso delle specie che stavano usando, rendendo più evidente lo sbilancio nella ricerca in neuroscienze tra maschi e femmine. Nell’ultimo decennio, si è cominciato ad apprezzare la SABV nella ricerca preclinica e clinica in quanto essenziale per la nostra comprensione dei fattori che contribuiscono al rischio e alla resilienza della malattia. Gli studi incentrati sull’esame delle differenze sessuali hanno dimostrato che per tutta la durata della vita, dallo sviluppo alla maturazione e all’invecchiamento, maschi e femmine possono differire in modo significativo. Fondamentale per enfatizzare l’importanza dell’inclusione dei SABV sono le etichette di avvertimento fin troppo comuni nell’industria farmaceutica per le reali conseguenze di un precedente fallimento nell’inclusione di entrambi i sessi negli studi clinici. Pur sapendo che le donne corrono un rischio maggiore per una vasta gamma di reazioni avverse ai farmaci, negli ultimi anni si è verificata una limitata inclusione delle donne negli studi clinici randomizzati. Un esempio lampante, fra tutti: i risultati dello studio sulla salute dei medici che includeva oltre 20.000 medici maschi negli anni ’80 suggerivano che l’aspirina a basse dosi era associata a un ridotto rischio di infarto del miocardio. Tuttavia, decenni dopo, uno studio di follow-up che ha esaminato 39.000 donne ha mostrato esiti sorprendenti, in cui l’aspirina a basso dosaggio ha prodotto un maggior rischio di ictus e nessun effetto complessivo sul rischio di infarto del miocardio nelle donne. Ancora, la Food and Drug Administration statunitense ha recentemente approvato modifiche all’etichettatura per il dosaggio del farmaco per il sonno a base del principio attivo zolpidem: la dose iniziale raccomandata è stata infatti ridotta nelle donne, nelle quali si è dimostrato un metabolismo del farmaco più lento e pertanto un aumento delle concentrazioni plasmatiche e quindi significative conseguenze cliniche in rapporto alla maggior durata dell’effetto, cosa non altrettanto valida per gli uomini. Infine, di dieci farmaci da prescrizione rimossi dal mercato statunitense tra il 1997 e il 2001, otto hanno avuto effetti avversi più gravi sulle donne rispetto agli uomini. Per quanto riguarda la biologia e l’origine delle differenze sessuali, tutte le cellule hanno un sesso, designato dalla presenza e dal “dosaggio” dei cromosomi X o Y, che nella maggior parte dei casi saranno XX (femmina) o XY (maschio). Tuttavia, il concetto di gender è una variabile sociale descritta esclusivamente nella specie umana. È importante sottolineare che il cervello umano risulta essere sessualmente dimorfico, ovvero assume forme e funzionalità diverse a seconda del sesso, ma, come la maggior parte delle differenze sessuali, non rientra in una categorizzazione binaria, ma piuttosto è in un continuum o spettro con ogni cellula e ogni regione del cervello composta da vari gradi di “mascolinità” e “femminilità” basati su un rapporto medio all’interno di ciascun sesso. Infine, la combinazione di sesso genetico e ormoni gonadici può promuovere drammatici cambiamenti nella traiettoria durante importanti periodi di sviluppo e maturazione del cervello. Man mano che il nostro ambiente diventa sempre più complesso, comprendere come le differenze sessuali influiscono sul rischio di malattia e la resilienza diventerà sempre più critico. Ad esempio, vi è una crescente necessità di comprendere le differenze sessuali nel modo in cui vengono utilizzati i social media e i suoi effetti sul cervello in via di sviluppo e maturazione, dalla frammentaria cura dei genitori alla dipendenza da schermo dell’adolescente, che incidono tutti sulla salute mentale. È importante sottolineare, nell’ambito della ricerca, il valore causale e meccanicistico delle scoperte nei casi in cui si riscontrano differenze sessuali significative, ma anche nel momento in cui non se ne trovano, o ancora nei casi in cui le differenze sessuali possono sorgere in un periodo della vita e scomparire in un altro. Infine, dobbiamo rafforzare il messaggio che i maschi non sono in controllo e che le femmine non sono più variabili. Il valore sta nell’apprezzare la differenza… quando il sesso fa la differenza. Tradotto e riadattato da: https://www.nature.com/articles/s41386-018-0239-x Bale T. L. (2019). Sex matters. Neuropsychopharmacology : official publication of the American College of Neuropsychopharmacology, 44(1), 1–3. https://doi.org/10.1038/s41386-018-0239-x - 17/04/2020
- Le dirigenti donna sono più efficienti nel ritirare una farmaco scadente dal mercato Un ricerca dimostra (ancora una volta) come la presenza di donne nei ruoli dirigenziali delle grandi aziente sia un beneficio. In questo caso, si tratta della sicurezza dei farmaci autorizzati al commercio dalla FDA negli Stati Uniti. La presenza di donne con ruoli dirigenziali all’interno delle case farmaceutiche implica un più alto tasso di segnalazione di difetti minori e un più spedito ritiro dal commercio di prodotti medicinali che presentano problematiche gravi. Negli Stati Uniti, circa 4500 prodotti approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) vengono ritirati dal commercio ogni anno, per via di difetti gravi, che potrebbero cioè portare a morte o gravi conseuenze per il paziente, o talvolta per difetti minori. Un gruppo di ricercatori dell’Uiversità di Notre Dame (negli USA) ha preso in rassegna 4721 prodotti approvati dalla FDA tra il 2002 e il 2013, appartenenti a 92 case farmaceutiche maggiori. È emerso che più donne erano presenti nel board of directors di suddette aziende, più efficienti risultavano essere le procedure di ritiro dal commercio di un prodotto. In confronto ai consigli d’amministrazione a prevalenza maschile, quelli con più donne agivano 28 giorni in anticipo, una riduzione dei tempi pari al 35%. “È sufficiente una dirigente donna per spingere le aziende a ritirare un prodotto che presenta problematiche gravi più rapidamente – dicono i ricercatori – Ci vogliono due dirigenti per influenzare la rapidità del ritiro e una terza aumenta ulteriormente la tempestività dell’azione” Anche nel caso di problematiche minori, che possono venir “nascoste” dall’azienda alle agenzie regolatorie, l’avere una direttrice donna fa la differenza, con un aumento del 120% delle segnalazioni di problematiche minori, quelle che, per intendersi, rimangono generalmente a discrezione dell’azienda. Gli autori concludono che gli effetti della presenza di donne negli alti livelli dirigenziali di un’azienda sono vividi e decisamente importanti, e si allineano con un bisogno sempre più impellente di dare risposte chiare e tempestive quando si tratta della17 salute dei consumatori. Fonte: https://www.europeanpharmaceuticalreview.com/news/116069/female-directors-are-quicker-to-recall-defective-medicinal-products-finds-study/ - 17/04/2020
- Gli effetti cognitivi delle statine dipendono anche dell’età Uno recente studio di coorte aggiunge un nuovo tassello al dibattito riguardo agli effetti delle statine sulle capacità cognitive. A quanto pare, età e durata del trattamento giocano un ruolo fondamentale. Le statine rappresentano il farmaco di prima scelta nel controllo dei livelli plasmatici di colesterolo, che si associano alle malattie cardiovascolari. Non a caso, sono tra i farmaci maggiormente prescritti in assoluto, tanto che si stima che il 25& della popolazione mondiale sopra i 65 anni ne faccia uso. E’ in corso un grande dibattito riguardo alla possibilità che le statine siano in grado di influire sulle capacità cognitive, e l’evidenza scientifica fino ad oggi ha dato risultati contraddittori, con studi che dimostrano un effetto benefico accanto ad altri che sostengono il contrario. Recentemente, un gruppo di internazionale di farmacologi, ipotizzando che questa discrepanza possa essere legata a fattori confondenti ni grado di modulare gli effetti delle statine ha effettuato uno studio osservazionale di coorte su 55000 individui in terapia con statine, mettendoli a confronto con 245000 controlli. Hanno quindi analizzato parametri cognitivi quali tempo di reazione, working memory e fluid intelligence in due momenti separati da 5-10 anni, classificando i soggetti in base all’età (sotto o sopra i 65 anni) e alla durata del trattamento (1-4 anni, 5-10 anni, 10+ anni), e aggiustando l’analisi sulla base di parametri concomitanti correlati alla salute e allo stato cognitivo. Risultati In linea generale, i soggetti hanno mostrato un miglioramento tra la prima e la seconda valutazione cognitiva, e i soggetti di mezza età hanno avuto punteggi migliori rispetto ai più anziani. L’effetto delle statine variava considerevolmente tra le due fasce d’età, con un effetto benefico sui tempi di reazione nel gruppo sopra i 65 anni, un miglioramento della fluid intelligence in entrambi i gruppi, e un effetto negativo sulla working memory nei soggetti sotto ai 65 anni. Conclusioni Questo studio indica che l’età potrebbe modificare l’effetto delle statine sulle diverse funzioni cognitive. Si tratta di risultati interessanti in quanto evidenziano che la natura complessa natura delle interazioni tra statine e cervello e offrono una possibile spiegazione ai risultati discrepanti ottenuti finora in letteratura scientifica. Inoltre, emerge la necessità di studiare più approfonditamente la variabile età nelle ipercolesterolemie, in modo da creare linee guida sull’uso delle statine che siano specifiche per fascia d’età, in quanto nei soggetti più giovani è necessario che la valutazione da parte dei clinici sia maggiormente ponderata. Alsehli, A.M., Olivo, G., Clemensson, L.E. et al. The Cognitive Effects of Statins are Modified by Age Sci Rep 10, 6187 (2020). https://doi.org/10.1038/s41598-020-63035-2 - 10/04/2020
- Predire la tossicità cardiaca di un nuovo farmaco grazie a modelli computazionali Sempre più vicino è il momento in cui la simulazione In Silico spiazzerà i modelli classici di sperimentazione clinica per lo sviluppo di nuovi farmaci. Ecco un esempio di come l’analisi del Big Data e il Machine Learning possano essere utilizzati per predire la tossicità cardiaca di una molecola prima ancora che questa venga testata In Vivo La tossicità cardiaca è uno degli scogli da superare durante lo sviluppo di molti nuovi agenti farmacologici. L’aritmia indotta da farmaco è così strettamente associata a livello elettrocardiografico con il prolungamento dell’intervallo QT che quest’ultimo viene comunemente accettato come marcatore surrogato per valutare il rischio di aritmie cardiache. Sfortunatamente, l’intervallo QT come marcatore è troppo sensibile e poco specifico, il che significa che per quanto sia in grado di scovare un’alta percentuale di cuori malati, allo stesso tempo può essere presente anche in cuori sani. Ciò determina il fatto che molti farmaci nelle prime fasi di sviluppo possano venire accantonati in seguito al riscontro di un QT alterato, molti dei quali sarebbero invece risultati altrimenti utili. Nell’eterna ricerca di metodi migliori per stimare l’impatto di una nuova molecola – potenziale farmaco, i modelli computerizzati basati sul bog data e le simulazioni virtuali stanno lentamente ma inesorabilmente prendendo sempre più piede. Un gruppo di ricercatori della University of California Davis ha messo a punto un nuovo approccio in grado di predire l’impatto di una sostanza sul ritmo cardiaco a partire dalla struttura chimica per classificarla come potenzialmente sicura o meno. L’idea è quella di simulare tutte le possibili interazioni tra la struttura atomica del farmaco ed il suo target, in questo caso canale del potassio hERG, che più spesso è associato al prolungamento del tratto QT e al rischio di aritmie cardiache. Il modello è stato validato prendendo in esame due farmaci di cui è ben noto il meccanismo di azione a livello cardiaco, la moxifloxacina e il dofelitide, dimostrando che i risultati emersi dall’analisi computazionale erano di fatto sovrapponibili e quindi predittivi di quelli elettrocardiografici. La potenza di tale modella sta anche nel fatto che sarebbe in grado di simulare gli effetti di una sostanza non solamente a livello del singolo sito di interazione, in quasto caso specifico il canale ionico del potassio, ma anche a livello cellulare e tissutale. Gli autori preludono che attraverso l’integrazione del solo metodo con i modelli già noti di farmacocinetica e farmacodinamica, ovvero integrando le informazioni sul metabolismo dei farmaci ed eventuali altre interazioni farmacologiche, saremo presto in grado di creare una simulazione dell’attività del farmaco ancora più ottimale, e, chissà, forse un giorno non molto lontano potremo produrre molecole in laboratorio e somministrarle al paziente “giusto”, sulla base del profilo proteomico individuale, senza dover prima passare da mesi e anni di sperimentazione clinica. Yang PC et al. “A Computational Pipeline to Predict Cardiotoxicity – From the Atom to the Rhythm” Circulation Research, 126(8) 947-964, Feb 2020. https://doi.org/10.1161/CIRCRESAHA.119.316404 - 10/04/2020
- Utilizzo degli antimalarici Clorochina e Idrossiclorochina nella terapia del COVID-19 Pubblicato da AIFA un documento che chiarisce le informazioni di sicurezza sull’utilizzo di Clorochina e Idrossiclorochina nel trattamento del COVID-19. L’Agenzia Italiana del farmaco (AIFA) intende richiamare l’attenzione degli operatori sanitari sull’uso appropriato di clorochina ed idrossiclorochina nell’ impiego per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19. Introduzione La clorochina e l’idrossiclorochina, sono medicinali autorizzati fin dalla seconda metà del XX secolo come antimalarici, ma attualmente sono utilizzati principalmente nel trattamento di malattie autoimmuni come il lupus eritematosus o l’artrite reumatoide. Negli studi di laboratorio essi hanno dimostrato di possedere un’attività contro i coronavirus, incluso SARS-CoV-2 (il virus che causa COVID-19). Osservazioni cliniche preliminari suggeriscono che questi farmaci potrebbero offrire benefici nel trattamento di pazienti affetti da infezione da SARS-CoV2, ma sono necessari studi clinici per raccogliere prove definitive sulla reale efficacia di questi trattamenti. In Italia, il loro utilizzo per il trattamento dei pazienti affetti da infezione da SARS-CoV2 è stato autorizzato a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale con Determinazione Aifa del 17 marzo 2020. L’utilizzo approvato è da intendersi unicamente per il trattamento e non per la profilassi di COVID-19. Sono stati riportati recentemente casi di cardiotossicità, con particolare riguardo al prolungamento dell’intervallo QT, un effetto avverso noto per questa categoria di medicinali, osservati durante l’utilizzo nella terapia dei pazienti affetti da COVID-19 a livello mondiale. Prima della prescrizione si richiama l’attenzione ad una attenta valutazione del paziente, in particolare nei casi di disturbi della conduzione cardiaca, la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (favismo) o la presenza di altre terapie concomitanti. Pertanto, si raccomanda a tutti i prescrittori di attenersi alle seguenti avvertenze e precauzioni riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Clorochina Bayer (clorochina) e di Plaquenil (idrossiclorochina), alla cui versione integrale, pubblicata nel sito dell’ AIFA, si rimanda per un’informazione completa. Scarica il documento integrale redatto da AIFA. Fonte: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/comunicazione-aifa-sull-utilizzo-di-clorochina-e-idrossiclorochina-nella-terapia-dei-pazienti-affetti-da-covid-19-informazioni-di-sicurezza - 03/04/2020
- Farmaci sperimentali per il trattamento di COVID-19 e loro interazioni farmacologiche Un gruppo di studio dell’Università di Liverpool ha creato un database che raccoglie tutte le informazioni conosciute sulle interazioni tra farmaci. Recentemente hanno creato un focus group per le interazioni tra i farmaci che potrebbero rivelarsi utili nella cura del COVID-19 Il Liverpool Drug Interaction Group, appartenente all’Università di Liverpool, in collaborazione con gli Ospedali Universitari di Basel (Svizzera) e Radboud UMC (Olanda), ha prodotto numerosi articoli in formato PDF con lo scopo di facilitare l’utilizzo dei farmaci sperimentali che stanno mostrando potenzialità nel trattamento del COVID-19. La lista di farmaci attualmente in fase di sperimentazione è in continuo aggiornamento, sulla base delle informazioni riguardo all’efficacia e alla tossicità, che emergono strada facendo. Ad oggi, i farmaci sperimentali per il trattamento di COVID-19 sono: Atazanavir, farmaco antiretrovirale, indicato nella cura dell’HIV Lopinavir/ritonavir, farmaco antiretrovirale associato ad un inibitore delle proteasi dell’HIV Remdesivir, utilizzato nel trattamento dell’Ebola virus Favipiravir, farmaco contro diversi virus dell’influenza Clorochina per il trattamento della malaria Idrossiclorochina, trattamento della malaria Nitazoxamide, un anti-protozoario, utilizzato nel trattamento della diarrea da Giardia lamblia e da Cryptosporidium parvum Ribavirina, indicato nel trattamento dell’epatite C cronica Tocilizumab, anticorpo monoclonale utilizzato nel trattamento dei alcune firme di Artrite Reumatoide dell’adulto e giovanili Raccomandazioni dettagliate riguardo alle interazioni tra farmaci di queste terapie sperimentali e altre classi di farmaci utilizzati in co-somministrazione si trovano nel seguente documento in PDF. Il sommario delle interazioni, con oltre 400 farmaci potenzialmente in co-somministrazione, si trova invece qui. Fonte: https://www.covid19-druginteractions.org/ - 03/04/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – MARZO 2020 Note Informative Importanti COVID-19: l’EMA esorta i ricercatori UE a dare priorità a grandi studi controllati randomizzati – 19/03/2020 Il Comitato per i medicinali ad uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha pubblicato una dichiarazione (accessibile nel box documenti correlati) che esorta la comunità scientifica dell’UE a dare priorità a grandi studi multicentrici randomizzati e controllati, che più verosimilmente potranno generare le prove di efficacia necessarie per consentire lo sviluppo rapido e l’approvazione di potenziali trattamenti contro il COVID-19. La dichiarazione del CHMP promuove un approccio armonizzato alla raccolta dei dati e una robusta metodologia per gli studi clinici sul nuovo coronavirus in tutta l’UE, così da sfruttare al meglio i dati disponibili degli studi sui principi attivi al momento in sperimentazione. In particolare, stressa la necessità di includere in tali sperimentazioni cliniche tutti gli Stati membri. Al momento, non esistono medicinali approvati per prevenire o trattare l’infezione da coronavirus. Il CHMP ha discusso della pandemia in corso e sottolinea la necessità fondamentale di dati affidabili per determinare quali medicinali sperimentali o impiegati per diverse indicazioni terapeutiche possano risultare sicuri ed efficaci per il trattamento dell’infezione da coronavirus. Il Comitato teme che le sperimentazioni cliniche con un numero limitato di pazienti arruolati o i programmi di uso compassionevole non siano in grado di generare i dati richiesti per trarre conclusioni solide sugli effetti di determinate terapie e supportare adeguatamente gli operatori sanitari e i pazienti. L’Agenzia europea è attualmente impegnata con le diverse parti interessate in grado di supportare lo svolgimento di studi clinici su COVID-19 in tutta Europa, così come gli sviluppatori di nuovi farmaci potenzialmente efficaci contro il nuovo coronavirus, mettendo in campo tutti gli strumenti normativi disponibili e procedure accelerate. Gli sviluppatori di potenziali terapie o vaccini contro il COVID-19 sono invitati a contattare l’EMA il prima possibile fornendo tutte le informazioni sul prodotto in sviluppo, scrivendo al seguente indirizzo e-mail: 2019-ncov@ema.europa.eu. L’Agenzia sostiene inoltre gli Stati membri dell’UE segnalando loro tutti gli aggiornamenti utili sui farmaci in sperimentazione per il trattamento o la prevenzione dell’infezione da coronavirus. L’EMA ha mobilitato un team al suo interno per lavorare su questo e sugli strumenti normativi disponibili per accelerare l’approvazione dei nuovi trattamenti contro il COVID-19. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-l-ema-spinge-i-ricercatori-ue-a-dare-priorita-a-grandi-studi-controllati-randomizzati Nota Informativa Importante su Ulipristal acetato– 23/03/20 L’EMA sta rivalutando il rapporto rischio/beneficio di ulipristal acetato 5 mg, autorizzato per il trattamento dei fibromi uterini, in seguito ad un nuovo caso di grave danno epatico, che ha comportato trapianto epatico in una paziente trattata con il medicinale. Per la gravità del caso e per la sua insorgenza, nonostante l’aderenza alle misure di minimizzazione del rischio implementate nel 2018, il farmaco a base di ulipristal acetato 5 mg non deve essere utilizzato mentre la revisione del suo rapporto rischio/beneficio è in corso a livello europeo. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-ulipristal-acetato COVID-19: attenzione ai medicinali falsificati provenienti da siti web non registrati – 27/03/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) esorta tutti i cittadini a non acquistare medicinali da siti web non autorizzati e da altri venditori che stanno facendo leva sui timori e sulle preoccupazioni legati alla pandemia in corso. Tali venditori potrebbero sostenere che i loro prodotti siano in grado di curare o prevenire la malattia da COVID-19 o dare l’impressione di garantire un facile accesso a medicinali legali che altrimenti non sarebbero direttamente disponibili. Potrebbe infatti trattarsi di medicinali falsificati. Si ribadisce che al momento non esistono medicinali autorizzati per curare la malattia da COVID-19. Per medicinali falsificati si intendono farmaci contraffatti che gli esercizi commerciali online spacciano per autentici o autorizzati. Possono contenere il principio attivo sbagliato oppure nessun principio attivo o ancora il principio attivo corretto, ma in quantità errate. Possono inoltre contenere sostanze molto dannose che non dovrebbero essere impiegate nei medicinali. L’assunzione di questi prodotti può causare gravi problemi di salute o peggiorare una condizione in corso. Per proteggersi dai venditori fraudolenti occorre acquistare i medicinali solo da farmacie o rivenditori locali oppure da farmacie online registrate presso le autorità nazionali. Tramite il sito web di EMA – o per l’Italia direttamente sul sito del Ministero della Salute – è possibile reperire un elenco delle farmacie online registrate dei paesi UE. Si ricorda che in Italia è possibile acquistare farmaci on line solo dai venditori nazionali registrati presso il Ministero della Salute. Tutte le farmacie online registrate presentano un logo comune che serve a confermare che si tratta di un sito registrato. Il logo è composto da un rettangolo a strisce orizzontali con una croce bianca posizionata sulla parte sinistra, vicino alla linea mediana. Nella parte sottostante è inserita la bandiera dello Stato membro dell’UE in cui è registrata la farmacia online. Prima di acquistare un farmaco da un sito, è necessario verificare la presenza del logo e poi cliccarci. Si aprirà in tal modo la pagina del Ministero della Salute e si potrà accedere all’elenco di tutte le farmacie online legali. E’ importante assicurarsi che la farmacia online visitata sia presente in questo elenco prima di procedere con l’ordine. In caso contrario, è raccomandato non acquistare alcun medicinale da quel sito. Acquistare i farmaci in sicurezza I medicinali falsificati possono provocare gravi danni Quando acquisti farmaci sul web rivolgiti solo a venditori online registrati Controlla che la farmacia/parafarmacia online riporti il logo comune Clicca sul logo e verifica che sia registrata nell’elenco di quelle autorizzate dal Ministero della Salute Non esistono medicinali autorizzati per curare o prevenire la malattia da COVID-19. Non acquistare medicinali online pubblicizzati per questo scopo! In caso di sintomi, consulta il tuo medico o segui le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie. Nel caso si riscontri una possibile carenza di medicinali, è possibile reperire le informazioni sui farmaci attualmente carenti visitando il sito web di EMA o dell’AIFA al seguente link https://www.aifa.gov.it/farmaci-carenti. Scarica il documento in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-attenzione-ai-medicinali-falsificati-provenienti-da-siti-web-non-registrati L’EMA consiglia di continuare a usare i farmaci per ipertensione, malattie cardiache o renali durante la pandemia da COVID-19 – 27/03/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) è a conoscenza delle recenti notizie diffuse dai media e delle pubblicazioni che si interrogano sulla capacità di alcuni farmaci, come gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) e i bloccanti del recettore per l’angiotensina (ARB o sartani), di peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19). Gli ACE-inibitori e gli ARB sono più comunemente usati per il trattamento di pazienti affetti da pressione alta, insufficienza cardiaca o malattia renale. È importante che i pazienti non interrompano il trattamento con gli ACE-inibitori o gli ARB e non è necessaria la modifica della terapia. Attualmente, non vi sono evidenze di studi clinici o epidemiologici che stabiliscano un legame tra gli ACE-inibitori o gli ARB e il peggioramento della malattia da COVID-19. Esperti nel trattamento di patologie cardiache e di disturbi della pressione arteriosa, tra cui la Società europea di cardiologia, hanno già rilasciato dichiarazioni in tal senso[2],[3]. Per raccogliere evidenze aggiuntive, l’EMA sta contattando in modo proattivo i ricercatori al lavoro per generare ulteriori prove negli studi epidemiologici. Poiché l’emergenza di salute pubblica si sta diffondendo rapidamente in tutto il mondo, sono stati avviati studi scientifici finalizzati a stabilire come il coronavirus 2 che causa la sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV-2) si riproduce nell’organismo, interagisce con il sistema immunitario e provoca la malattia, e se il trattamento in corso con medicinali quali gli ACE-inibitori e gli ARB possa influire sulla prognosi della malattia da COVID-19. L’ipotesi secondo cui il trattamento con ACE-inibitori o ARB possa peggiorare le infezioni nell’ambito della malattia da COVID-19 non è supportata da alcuna evidenza clinica. Questi medicinali funzionano interagendo con il sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS). Poiché il virus utilizza un bersaglio denominato enzima di conversione dell’angiotensina 2 (ACE2), che fa parte di questo sistema, per penetrare nelle cellule umane, e visto che i medicinali possono aumentare l’ACE2, una delle ipotesi è che i suddetti medicinali possano aumentare l’attività del virus. Tuttavia, le interazioni del virus con il sistema RAAS nell’organismo sono complesse e non completamente note. L’EMA monitora strettamente la situazione e collabora con le parti interessate per coordinare gli studi epidemiologici sugli effetti degli ACE-inibitori e degli ARB nei pazienti affetti da COVID-19. L’Agenzia europea contribuisce inoltre a coordinare ricerche urgenti in corso ed è pienamente impegnata a informare i cittadini in merito a qualsiasi sviluppo in questo ambito. L’EMA è anche a conoscenza di notizie secondo cui altri farmaci come i corticosteroidi e gli antinfiammatori non steroidei (FANS) potrebbero aggravare la malattia da COVID-19, e ha recentemente pubblicato una comunicazione sui FANS. È importante che, in caso di dubbi o incertezze sui farmaci, i pazienti si rivolgano al loro medico o farmacista e non interrompano la consueta terapia senza aver prima consultato un operatore sanitario. I medicinali devono essere prescritti e utilizzati conformemente alla valutazione clinica, tenendo debitamente conto delle avvertenze e delle altre informazioni presenti nel riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) e nel foglio illustrativo, nonché delle indicazioni fornite dall’OMS e dagli organismi nazionali e internazionali competenti. Nell’ambito del network europeo di regolamentazione dei medicinali, necessità sull’uso sicuro dei farmaci sono esaminate nel momento in cui emergono. Ogni nuovo parere emesso è opportunamente divulgato attraverso l’EMA e le autorità nazionali competenti. L’EMA fornirà ulteriori informazioni, se del caso. Maggiori informazioni sui medicinali Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) sono medicinali usati per il trattamento di pazienti con pressione alta, problemi cardiaci e altre condizioni. I nomi dei principi attivi da cui sono composti terminano generalmente per “pril”. Gli ACE-inibitori impediscono che un enzima presente nell’organismo produca l’angiotensina II, un ormone che restringe i vasi sanguigni. Questo restringimento può causare ipertensione e sottoporre il cuore a uno sforzo maggiore. L’angiotensina II rilascia anche altri ormoni che sono responsabili dell’aumento della pressione arteriosa. I bloccanti del recettore per l’angiotensina (ARB, noti anche come antagonisti del recettore per l’angiotensina II o sartani) sono impiegati per il trattamento dei pazienti affetti da pressione alta e da alcune patologie cardiache o renali e complicazioni come la nefropatia diabetica. Il loro meccanismo di azione consiste nel blocco dell’attività dell’angiotensina II così impedendo la costrizione dei vasi sanguigni e perciò evitare l’aumento della pressione arteriosa. I corticosteroidi, spesso conosciuti come steroidi, sono farmaci antinfiammatori prescritti per curare un’ampia gamma di patologie quali asma, rinite allergica, malattia polmonare ostruttiva cronica, malattia di Crohn, colite ulcerosa e molte altre. I corticosteroidi funzionano allo stesso modo degli ormoni normalmente prodotti dalle ghiandole surrenali (due piccole ghiandole che si trovano sopra i reni) e sono usati in particolare per ridurre l’infiammazione e l’attività del sistema immunitario. L’ibuprofene, un antinfiammatorio non steroideo, è un farmaco antidolorifico e antipiretico (antifebbrile). A seconda della formulazione, l’ibuprofene orale è utilizzato negli adulti, nei bambini e nei neonati a partire dai tre mesi di età per il trattamento a breve termine di febbre e/o dolori quali mal di testa, dolori influenzali, dolori dentali e dismenorrea (dolori mestruali). L’ibuprofene è prescritto anche per il trattamento dell’artrite e delle condizioni reumatiche. Scarica il documento correlato. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/l-ema-consiglia-di-continuare-a-usare-i-farmaci-per-ipertensione-malattie-cardiache-o-renali-durante-la-pandemia-da-covid-19 Studio finanziato dall’EMA: nessuna modifica nell’uso degli anticoagulanti orali diretti– 27/03/20 A seguito della revisione dei risultati di uno studio europeo su dati di pratica clinica, non è necessario modificare le condizioni d’uso degli anticoagulanti orali diretti Eliquis (apixaban), Pradaxa (dabigatran etexilato) e Xarelto (rivaroxaban). Lo studio, commissionato dall’Agenzia europea per i medicinali (EMA) e basato su dati provenienti dalla pratica clinica da Danimarca, Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito, ha valutato il rischio di gravi emorragie associate a questi tre medicinali quando sono utilizzati per prevenire la coagulazione del sangue in pazienti con fibrillazione atriale di tipo non valvolare (contrazioni rapide e irregolari del cuore), e ha confrontato i risultati con altri anticoagulanti orali chiamati antagonisti della vitamina K. I risultati sono stati esaminati dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, in accordo con il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia, e sono stati confrontati con dati provenienti da altri studi simili pubblicati in letteratura. In base alle conclusioni della revisione dell’EMA, le gravi emorragie osservate nei pazienti che assumevano Eliquis, Pradaxa e Xarelto presentavano un pattern simile a quello riscontrato negli studi clinici su cui era basata l’autorizzazione dei medicinali. I dati non sono stati sufficienti per poter consentire di trarre robuste evidenze sui confronti tra i tre farmaci. Lo studio si è inoltre interessato a stabilire se l’uso dei medicinali nella pratica clinica fosse in linea con gli usi autorizzati e ha tenuto conto delle controindicazioni, delle avvertenze e delle indicazioni sulle interazioni con altri medicinali esistenti. L’EMA ha concluso che la modifica delle informazioni sul prodotto non è giustificata, in quanto i dati non avevano fornito un alto livello di evidenze della mancata conformità alle informazioni sul prodotto autorizzate. I risultati dello studio hanno fornito ulteriori dati sul noto aumento del rischio di sanguinamento nei pazienti più anziani (>75 anni). Le aziende che commercializzano questi farmaci anticoagulanti per via orale diretta saranno invitate ad approfondire questo aspetto e ad indagare se modifiche alle dosi raccomandate potrebbero essere benefiche per questi pazienti. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/studio-finanziato-dall-ema-nessuna-modifica-nell-uso-degli-anticoagulanti-orali-diretti I benefici dei medicinali contenenti l’associazione di metocarbamolo e paracetamolo continuano a superare i rischi– 27/03/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha concluso che i benefici dei medicinali contenenti metocarbamolo e paracetamolo continuano a superare i rischi nel trattamento a breve termine degli spasmi muscolari dolorosi. La revisione di EMA è stata avviata dopo che recenti pubblicazioni[1],[2] avevano sollevato dubbi circa l’efficacia dell’associazione di queste sostanze nel trattamento di condizioni, quali il dolore dorso-lombare, ai dosaggi in cui sono presenti nei medicinali. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha preso in esame tutti i dati disponibili sui medicinali contenenti metocarbamolo 380 mg e paracetamolo 300 mg e ha concluso che le evidenze disponibili non sono sufficienti a mettere in dubbio la loro efficacia nel trattamento degli spasmi muscolari dolorosi. Inoltre, il Comitato ha considerato che il profilo di sicurezza di ciascuna sostanza contenuta in questi medicinali è ben conosciuto e non è stato individuato alcun nuovo problema di sicurezza per l’associazione a dose fissa. Tuttavia, sono stati segnalati alcuni casi di secchezza della bocca e diarrea che possono essere provocati dal metocarbamolo. Pertanto, il Comitato ha raccomandato di includere questi effetti indesiderati nelle informazioni sul prodotto. Informazioni per i pazienti Può continuare ad utilizzare i medicinali contenenti 380 mg di metocarbamolo e 300 mg di paracetamolo per alleviare gli spasmi muscolari dolorosi, come gli spasmi lombari. Come per tutti i medicinali, deve attenersi alla dose e alla durata del trattamento raccomandati e indicati nel foglio illustrativo. Se desidera maggiori informazioni o consigli, si rivolga al medico o al farmacista. Informazioni per gli operatori sanitari Il CHMP di EMA ha considerato tutti i dati disponibili sul farmaco in associazione a dose fissa, provenienti dagli studi clinici, dalla letteratura e dai report post-marketing. Il Comitato ha concluso che i dati disponibili non costituiscono sufficienti evidenze per mettere in dubbio l’efficacia di metocarbamolo/paracetamolo 380 mg/300 mg nel trattamento sintomatico a breve termine di spasmi muscolari dolorosi associati a disturbi muscolo-scheletrici acuti. In aggiunta, non è stata identificata alcuna nuova informazione significativa nel profilo generale di sicurezza del farmaco in associazione a dose fissa. Sebbene entrambe le sostanze attive siano metabolizzate nel fegato, non vi è evidenza di una possibile interazione tra le due sostanze che possa portare a epatotossicità. Casi di secchezza della bocca e diarrea sono considerati presumibilmente associati al metocarbamolo, pertanto il CHMP raccomanda di includere questi effetti indesiderati, con frequenza non nota, nelle informazioni sul prodotto. Maggiori informazioni sul medicinale Robaxisal compuesto è al momento l’unico medicinale autorizzato nell’Unione europea contenente metocarbamolo e paracetamolo. Il metocarbamolo è un medicinale che allevia gli spasmi muscolari, mentre il paracetamolo è un antidolorifico. Robaxisal compuesto è disponibile in compresse ed è utilizzato per il trattamento degli spasmi muscolari dolorosi associati a disturbi muscolari a breve termine, come gli spasmi lombari. Entrambe le sostanze attive del farmaco sono autorizzate come medicinali separati in altri paesi dell’UE. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali a base di metocarbamolo e paracetamolo è stata avviata il 29 maggio 2019 su richiesta della Germania ai sensi dell’articolo 31 della direttiva 2001/83/CE. La revisione è stata condotta dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha adottato il parere dell’Agenzia. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. [1] Saragiotto BT, Machado GC, Ferreira ML, Pinheiro MB, Abdel Shaheed C, Maher CG. Paracetamol for low back pain. Cochrane Database Syst Rev. 2016 Jun 7;(6):CD012230. [2] Emrich OM, Milachowski KA, Strohmeier M. Methocarbamol in acute low back pain. A randomized double-blind controlled study. MMW Fortschr Med. 2015 Jul;157 Suppl 5:9-16 Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/i-benefici-dei-medicinali-contenenti-l-associazione-di-metocarbamolo-e-paracetamolo-continuano-a-superare-i-rischi#_ftnref2 Raccomandazioni alla limitazione dell’uso di antibiotici a base di fosfomicina– 27/03/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) raccomanda l’utilizzo di medicinali a base di fosfomicina, somministrati per infusione (flebo) in vena, soltanto per il trattamento di infezioni gravi quando altri antibiotici non si rivelano adeguati. I medicinali a base di fosfomicina somministrati per via orale possono invece continuare ad essere utilizzati per curare le infezioni non complicate delle vie urinarie nelle donne e nelle adolescenti. Possono inoltre essere usati per prevenire l’infezione negli uomini che sono sottoposti a una procedura che prevede il prelievo di un campione di tessuto dalla prostata (biopsia). L’EMA raccomanda altresì di interrompere la somministrazione dei medicinali a base di fosfomicina per via orale nei bambini (di età inferiore ai 12 anni) e le formulazioni intramuscolari (medicinali a base di fosfomicina per iniezione intramuscolare), poiché i dati disponibili non sono sufficienti a confermare i benefici per i pazienti. Queste raccomandazioni fanno seguito a una revisione, condotta dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, della sicurezza e dell’efficacia di questi antibiotici. Gli antibiotici a base di fosfomicina sono stati introdotti per la prima volta negli anni ’60, ma il loro uso è diminuito rapidamente a favore di altri antibiotici che presentano un minor numero di potenziali effetti indesiderati. Probabilmente a causa anche del loro uso limitato, gli antibiotici a base di fosfomicina sono ancora oggi impiegati nella lotta contro alcuni batteri divenuti resistenti agli antibiotici di uso comune. Negli ultimi anni si è quindi assistito a un maggiore impiego di fosfomicina nei pazienti con ridotte opzioni di trattamento alternative. Scopo della revisione era stabilire l’importanza di fosfomicina nel trattamento delle infezioni, tenendo conto delle ultime evidenze disponibili. Le conclusioni sono state le seguenti: fosfomicina somministrata per via endovenosa deve essere utilizzata solo per il trattamento di alcune infezioni cardiache, polmonari, ematiche e cerebrali gravi o quelle che sono difficili da trattare, come le infezioni complicate dell’addome, delle vie urinarie o della pelle e dei tessuti molli; fosfomicina per uso orale può continuare ad essere utilizzata per il trattamento della cistite non complicata nelle donne e nelle adolescenti. Fosfomicina granulato (che contiene fosfomicina trometamolo) può continuare ad essere utilizzata anche negli uomini sottoposti a biopsia della prostata. L’EMA ha chiesto alle aziende di fornire ulteriori dati che giustifichino l’uso continuato di medicinali per via orale contenenti fosfomicina trometamolo e fosfomicina calcica; fosfomicina intramuscolare e fosfomicina granulato per bambini (2 g) devono essere sospesi in quanto non vi sono solide evidenze della loro efficacia per gli usi attualmente autorizzati. Informazioni per i pazienti Gli antibiotici a base di fosfomicina somministrati per via endovenosa saranno ora utilizzati solo per curare infezioni gravi, qualora altri antibiotici non si dimostrino adeguati. Le infezioni gravi includono quelle che interessano il cuore, i polmoni, il sangue, il cervello, l’addome, le vie urinarie e la pelle e i tessuti molli. Fosfomicina somministrata sotto forma di granuli disciolti in acqua e assunti per via orale continuerà ad essere usata nelle donne e nelle adolescenti per curare le infezioni non complicate delle vie urinarie, e negli uomini che sono sottoposti al prelievo di un campione di tessuto dalla prostata (biopsia). Alcuni medicinali a base di fosfomicina (somministrati per via intramuscolare e sotto forma di granulato per i bambini) presto non saranno più disponibili in quanto non ci sono evidenze che funzionino correttamente. Se ha dubbi sul trattamento, si rivolga al medico o al farmacista. Informazioni per gli operatori sanitari L’EMA ha formulato le proprie raccomandazioni sull’uso delle diverse formulazioni di fosfomicina: Fosfomicina per uso endovenoso Fosfomicina per via endovenosa deve essere utilizzata solo per il trattamento delle seguenti infezioni severe, qualora altri trattamenti antibiotici si rivelino non adeguati: infezioni complicate delle vie urinarie, endocardite infettiva, infezioni osteoarticolari, polmonite contratta in ospedale, compresa la polmonite associata al ventilatore, infezioni complicate della pelle e dei tessuti molli, meningite batterica, infezioni intra-addominali complicate, batteremia presumibilmente associata a una delle infezioni sopra elencate. Fosfomicina per uso orale Il granulato per sospensione orale da 3 g (fosfomicina trometamolo) e le capsule per uso orale (fosfomicina calcica) possono continuare ad essere utilizzati per il trattamento della cistite acuta non complicata nelle donne e nelle adolescenti. Affinché le preparazioni a base di fosfomicina calcica possano continuare ad essere autorizzate, l’EMA ha chiesto ulteriori informazioni sui benefici e sui rischi per aumentare le evidenze alla base del loro utilizzo. Fosfomicina trometamolo può continuare ad essere utilizzata anche come profilassi negli uomini che si sottopongono a biopsia prostatica transrettale. L’EMA ha chiesto ulteriori informazioni a sostegno del dosaggio raccomandato per questa indicazione. Fosfomicina non è più indicata per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie nei bambini; pertanto la formulazione pediatrica (2 g, granulato) non sarà più commercializzata. Fosfomicina per uso intramuscolare Poiché non vi sono evidenze sufficienti a sostegno della somministrazione dei medicinali a base di fosfomicina per via intramuscolare, anche questi farmaci saranno ritirati dal mercato. Le informazioni sul prodotto per i medicinali contenenti fosfomicina saranno aggiornate come richiesto per tenere conto di queste raccomandazioni. Maggiori informazioni sul medicinale Fosfomicina è un antibiotico utilizzato da molti anni nell’UE per curare varie infezioni. È somministrato per via orale sotto forma di granulato (contenente fosfomicina trometamolo) o di capsule e di polvere per sospensione orale (fosfomicina calcica), per infusione (flebo) in vena o per iniezione intramuscolare. In caso di somministrazione orale, è usato principalmente per il trattamento di infezioni non complicate delle vie urinarie nelle donne, causate da batteri che sono vulnerabili agli effetti antibatterici della fosfomicina. In alcuni paesi dell’UE è anche utilizzato per prevenire le infezioni delle vie urinarie associate a procedure chirurgiche o diagnostiche. Fosfomicina per infusione è autorizzata per il trattamento di pazienti di tutte le età con infezioni gravi come l’osteomielite (infezione dell’osso), infezioni complicate delle vie urinarie, infezioni delle vie respiratorie contratte in ospedale, meningite e infezioni batteriche nel sangue derivanti dalle altre infezioni. Fosfomicina per infusione è utilizzata quando altri antibiotici non possono essere usati o non sono efficaci. Fosfomicina per iniezione intramuscolare è autorizzata per il trattamento o la prevenzione di varie infezioni, comprese quelle dell’apparato urinario e riproduttivo. I medicinali contenenti fosfomicina sono disponibili nella maggior parte dei paesi dell’UE e sono commercializzati con diversi nomi: Afastural, Berny Adulti, Danifos Adulti, Fomicyt, Fosfocin, Fosfocina, Fosfocine, Fosfopharm, Fosfuro, Fosmol, Fostrofemge, Gynofostrome, Infectofos, Infeur Adulti, Interfos, Monural, Monuril, Monurol, Rapidnorm, Solufos, Symural, Uridoz, Urifos, Urinex, Urofast, Uromaste e Uroseptic. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione dei medicinali a base di fosfomicina è stata avviata il 7 dicembre 2018 su richiesta della Germania ai sensi dell’articolo 31 della direttiva 2001/83/CE. La revisione è stata condotta dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA, responsabile delle questioni relative ai medicinali per uso umano, che ha adottato il parere dell’Agenzia. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione europea, la quale adotterà una decisione finale giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/raccomandazioni-alla-limitazione-dell-uso-di-antibiotici-a-base-di-fosfomicina COVID-19: Aggiornamento EMA sui trattamenti e i vaccini in fase di sviluppo– 31/03/20 Nelle ultime settimane e negli ultimi mesi l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato un dialogo con numerosi sviluppatori di farmaci con finalità terapeutiche e una serie di sviluppi sono già in corso. Tuttavia, al momento e sulla base dei dati preliminari presentati all’EMA, nessun farmaco ha ancora dimostrato la sua efficacia nel trattamento del COVID-19. Il team di risposta al COVID-19 di EMA è in contatto con gli sviluppatori di circa 40 terapie farmacologiche per consentire una migliore comprensione dei potenziali trattamenti. Quelli attualmente sottoposti a sperimentazione clinica includono: remdesivir (medicinale sperimentale) lopinavir/ritonavir (al momento autorizzato come medicinale anti-HIV<https://www.ema.europa.eu/en/medicines/human/EPAR/kaletra>) clorochina e idrossiclorochina (al momento autorizzate a livello nazionale per il trattamento della malaria e di alcune malattie autoimmuni, come l’artrite reumatoide) interferoni sistemici e in particolare interferone beta (al momento autorizzato per il trattamento di malattie come la sclerosi multipla) anticorpi monoclonali con attività contro componenti del sistema immunitario. Nella pagina “Sperimentazioni cliniche – COVID-19” della sezione dedicata all’emergenza sanitaria del Portale AIFA sono disponili le informazioni sugli studi clinici in corso in Italia. L’Agenzia è inoltre in contatto con gli sviluppatori di circa dodici potenziali vaccini contro COVID-19. Per due di questi sono già stati avviati gli studi clinici di fase I, che rappresentano i primi studi necessari e sono condotti su volontari sani. L’EMA stima che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino contro il COVID-19 sia pronto per essere approvato e sia disponibile in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso. L’EMA continuerà a interagire con gli sviluppatori di potenziali terapie o vaccini contro il COVID-19. L’obiettivo è fornire assistenza sui requisiti regolatori affinché ogni medicinale potenzialmente efficace possa essere messo a disposizione dei pazienti il più rapidamente possibile, prima nel contesto della sperimentazione clinica e poi, una volta autorizzato, anche sul mercato. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/covid-19-aggiornamento-ema-sui-trattamenti-e-i-vaccini-in-fase-di-sviluppo Comunicazione AIFA sull’utilizzo di Clorochina e Idrossiclorochina nella terapia dei pazienti affetti da COVID-19 – Informazioni di sicurezza– 31/03/20 L’Agenzia Italiana del Farmaco intende richiamare l’attenzione degli operatori sanitari sull’uso appropriato di clorochina e idrossiclorochina nell’impiego per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19. A tal fine è stata pubblicata una nota informativa in cui sono riportate le informazioni di sicurezza e le principali interazione farmacologiche. Prima della prescrizione si richiama l’attenzione ad una attenta valutazione del paziente, in particolare nei casi di disturbi della conduzione cardiaca, la carenza di glucosio-6-fosfato deidrogenasi (favismo) o la presenza di altre terapie concomitanti. Pertanto, si raccomanda a tutti i prescrittori di attenersi alle avvertenze e precauzioni riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Scarica il documento il formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-aifa-sull-utilizzo-di-clorochina-e-idrossiclorochina-nella-terapia-dei-pazienti-affetti-da-covid-19-informazioni-di-sicurezza Notizie da EMA Comunicazione EMA su nitrosammine nei medicinali dell’UE – 03/03/2020 L’Unione Europea e le autorità nazionali stanno continuando le attività di prevenzione e gestione della presenza di impurezze nitrosamminiche nei medicinali disponibili sul territorio europeo. L’EMA ha pubblicato un aggiornamento sulle attività in corso a livello dell’Agenzia e degli Stati membri, compreso lo stato della procedura che ha lo scopo di fornire alle aziende una guida su come gestire tale problema. Scarica il documento il PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-nitrosammine-nei-medicinali-dell-ue Comunicazione EMA sul potenziale impatto della nuova malattia da coronavirus (COVID-19) sulla fornitura di medicinali nell’UE – 10/03/20 L’EMA e il network delle agenzie regolatorie nazionali stanno monitorando attentamente il potenziale impatto dell’epidemia della nuova malattia da coronavirus (COVID-19) sulle catene di approvvigionamento farmaceutiche nell’Unione europea (UE). E’ stato istituito un gruppo direttivo esecutivo presieduto dalla Commissione europea il cui mandato è fornire una leadership strategica per un’azione urgente e coordinata con le Agenzie Nazionali e con le industrie farmaceutiche all’interno dell’UE nel caso in cui una crisi causata da eventi rilevanti, come l’epidemia COVID-19, rischi di avere un impatto sulla fornitura di medicinali per uso umano e veterinario. Scarica il documento per intero in formato PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sul-potenziale-impatto-della-nuova-malattia-da-coronavirus-covid-19-sulla-fornitura-di-medicinali-nell-ue Comunicazione EMA sui medicinali contenenti fluorouracile, capecitabina, tegafur e flucitosina – 13/03/20 Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato che nei pazienti deve essere verificata la mancanza di un enzima chiamato diidropirimidina deidrogenasi (DPD) prima di iniziare il trattamento anti-cancro con medicinali contenenti fluorouracile somministrato per iniezione o infusione (flebo) e i medicinali contenenti capecitabina e tegafur, che vengono trasformati in fluorouracile nell’organismo. Dal momento che il trattamento con flucitosina (un altro medicinale correlato al fluorouracile) per le infezioni fungine gravi non deve essere ritardato, non è necessario effettuare il test nei pazienti per deficit di DPD prima di iniziare il trattamento. Non sono necessari test pre-trattamento per i pazienti trattati con fluorouracile topico (applicato sulla cute per trattare varie patologie della pelle). Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-fluorouracile-capecitabina-tegafur-e-flucitosina Comunicazione EMA su medicinali contenenti ifosfamide – 13/03/20 L’EMA ha avviato una revisione di alcuni medicinali contenenti ifosfamide per esaminare se esiste un rischio più elevato di encefalopatia (disturbo cerebrale) con ifosfamide disponibile come soluzione pronta o concentrato per soluzione rispetto alla forma in polvere. Ifosfamide è usata per trattare diversi tumori, inclusi vari tumori solidi e linfomi. Viene somministrata in vena ed è disponibile come soluzione pronta, concentrato per soluzione e polvere per soluzione per infusione in Germania e Francia. Nella maggior parte degli altri Stati membri dell’UE è disponibile solo come polvere per soluzione per infusione. Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-ifosfamide Comunicazione EMA su ulipristal acetato – 13/03/20 Il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato alle pazienti di interrompere l’assunzione di ulipristal acetato 5 mg (Esmya e medicinali equivalenti) per i fibromi uterini mentre la revisione di sicurezza è in corso. Nessuna nuova paziente deve iniziare il trattamento con tali medicinali, che saranno temporaneamente sospesi nell’Unione Europea durante la revisione. Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-ulipristal-acetato Comunicazione EMA sull’uso di anti-infiammatori non steroidei per COVID-19 – 18/03/20 L’EMA è venuta a conoscenza di segnalazioni, in particolare dai social media, che sollevano dubbi sul fatto che l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, potrebbe peggiorare la malattia da coronavirus (COVID-19). Attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19. L’EMA sta monitorando attentamente la situazione e valuterà tutte le nuove informazioni che saranno disponibili su questo problema nel contesto della pandemia. A Maggio del 2019, il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) ha iniziato una revisione dei farmaci antinfiammatori non steroidei ibuprofene e ketoprofene, a seguito di un’indagine dell’Agenzia Nazionale Francese per la Sicurezza dei Medicinali e dei Prodotti Sanitari (ANSM) che ha suggerito che l’infezione dovuta alla varicella e alcune infezioni batteriche potrebbero essere aggravate da questi medicinali. Nelle informazioni sul prodotto di molti medicinali FANS sono presenti già delle avvertenze che gli effetti degli anti-infiammatori non steroidei possono mascherare i sintomi di un peggioramento dell’infezione. ll PRAC sta rivedendo tutti i dati disponibili per verificare se siano necessarie misure aggiuntive. All’inizio del trattamento della febbre o del dolore in corso di malattia da COVID-19 i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, incluso il paracetamolo e i FANS. Ogni medicinale ha i suoi benefici e i suoi rischi come descritto nelle informazioni del prodotto e che devono essere prese in considerazione insieme alle linee guida Europee, molte delle quali raccomandano il paracetamolo come opzione di primo trattamento nella febbre e nel dolore. In accordo alle linee guida nazionali di trattamento, i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare FANS (come l’ibuprofene) come riportato nelle informazioni del prodotto approvate. Le raccomandazioni attuali prevedono che questi medicinali vengano utilizzati alla dose minima efficace per il periodo più breve possibile. I pazienti che hanno qualsiasi dubbio devono rivolgersi al proprio medico o al farmacista. Attualmente non ci sono ragioni per interrompere il trattamento con ibuprofene, in base a quanto riportato sopra. Ciò è particolarmente importante per i pazienti che assumono ibuprofene o altri FANS per malattie croniche. A seguito della revisione dei dati di sicurezza dell’ibuprofene e del ketoprofene, l’EMA sottolinea la necessità di condurre tempestivamente studi epidemiologici, al fine di fornire adeguate evidenze sugli effetti dei FANS sulla prognosi della malattia da COVID-19. L’Agenzia sta contattando le sue controparti ed è pronta a supportare attivamente tali studi, che potrebbero essere utili per formulare eventuali raccomandazioni terapeutiche future. Una volta conclusa la revisione del PRAC, l’EMA fornirà ulteriori informazioni come opportuno. Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-sull-uso-di-anti-infiammatori-non-steroidei-per-covid-19 Comunicazione EMA su ciproterone – 31/03/20 In data 13 febbraio 2020, il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato che i medicinali con un dosaggio giornaliero di 10 mg o superiore di ciproterone debbano essere usati solo per condizioni androgeno-dipendenti come irsutismo (eccessiva crescita di peli), alopecia (caduta di capelli), acne e seborrea (pelle eccessivamente oleosa) quando, hanno fallito le alternative terapeutiche, incluse quelle a più basso dosaggio. Una volta che dosaggi più alti hanno iniziato ad agire, il dosaggio deve essere gradualmente ridotto alla più bassa dose efficace. I medicinali devono essere usati per la riduzione dell’istinto sessuale in uomini con deviazioni sessuali quando non vi sono adeguate le alternative terapeutiche. Non ci sono modifiche nell’utilizzo di tali medicinali in uomini in trattamento per cancro della prostata. Le raccomandazioni fanno seguito alla revisione del rischio di un tumore raro, il meningioma, con ciproterone. Complessivamente, questo effetto indesiderato è raro: esso potrebbe riguardare da 1 a 10 persone su 10000, in base al dosaggio ed alla durata del trattamento. Il rischio aumenta all’aumentare delle dosi cumulative (il quantitativo totale di medicinale che il paziente ha assunto nel tempo). I dati disponibili non indicano un rischio per i medicinali a basso dosaggio contenenti 1 o 2 milligrammi di ciproterone in combinazione con etinilestradiolo o estradiolo valerato usati per acne, irsutismo, contraccezione o terapia ormonale sostitutiva. Tuttavia, come precauzione, essi non devono essere usati in persone che hanno o hanno avuto un meningioma. Questa restrizione è già in atto per i medicinali ad alto dosaggio. I medici devono monitorare i pazienti per i sintomi di meningioma, che possono includere disturbi della vista, perdita di udito o tinnito, perdita dell’olfatto, mal di testa, perdita di memoria, convulsioni o debolezza nelle gambe e nelle braccia. Se ad un paziente viene diagnosticato un meningioma, il trattamento con medicinali contenenti ciproterone deve essere interrotto in modo permanente. Come parte della sorveglianza in corso sulla sicurezza dei medicinali, alle aziende titolari all’immissione in commercio dei medicinali contenenti un dosaggio di 10 mg o superiore di ciproterone sarà richiesto di condurre uno studio per valutare la consapevolezza dei medici sul rischio di meningioma e su come evitarlo. Il meningioma è un tumore raro delle membrane che coprono il cervello e il midollo spinale. E’ solitamente non maligno e non è considerato un cancro, ma a causa della loro localizzazione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono causare gravi problemi. Le raccomandazioni del PRAC sono state adottate dal CMDh[1] all’unanimità e saranno implementate direttamente a livello nazionale. [1] Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrato – Umano Scarica il documento in PDF. Fonte: https://www.aifa.gov.it/-/comunicazione-ema-su-ciprotero-1 - 31/03/2020
- Cosa succede quando assumiamo due o più farmaci insieme? TED è un’organizzazione no-profit il cui obiettivo è la diffusione di idee per il progresso di tutte le persone, in ogni ambito del sapere umano. Vediamo cosa ci può insegnare riguardo alla sicurezza dei farmaci, e in particolare alle interazioni tra due o più farmaci. Quando assumiamo due farmaci per due diverse patologie, dobbiamo tenere a mente una fatto: il nostro medico, ovvero la comunità scientifica, potrebbe conoscere perfettamente il meccanismo di azione e gli effetti collaterali di ogni singola molecola, ma ciò non significa che conosca quali siano gli effetti combinati dei due farmaci in questione, poiché le interazioni sono incredibilmente difficili da studiare. Un’interessante presentazione del Prof. Russ Altman, un medico internista alla Stanford University ed esperto di informatica e “big data“, tenuta durante un convegno organizzato da TED, dimostra come il metodo scientifico, applicato in maniera originale da menti geniali, possa permettere dei progressi davvero notevoli, tra le altre cose, anche nel campo della sicurezza dei farmaci. Il suo gruppo di ricerca ha infatti escogitato un sistema per sfruttare dati estratti dai motori di ricerca per identificare potenziali segnali di farmacovigilanza a partire dalle ricerche effettuate sul web dai pazienti. Il video è in inglese con sottotitoli anche in italiano. Guardalo qui. - 27/03/2020
- Farmaci contrafatti e farmacie non autorizzate ai tempi del COVID-19 L’Agenzia Europea del Farmaco mette in guardia contro gli innumerevoli siti malevoli di presunte farmacie online che sfruttano l’attuale crisi da COVID-19 per vendere prodotti contraffatti. EMA raccomanda la popolazione generale di non comprare medicine da siti internet non autorizzati o altri commercianti che puntano a sfruttare la paura e le preoccupazioni imperanti in questa fase di pandemia da COVID-19. Alcuni di questi siti asseriscono che i loro prodotti siano in grado di trattare o prevenire COVID-19, oppure potrebbero paventare di aver accesso a farmaci altrimenti difficilmente reperibili. Si tratta con tutta probabilità di farmaci contraffatti. Si tratta di medicine che vengono vendute come ufficiali ed autorizzate, ma, al contrario, non contengono alcun principio attivo, oppure contengono un principio attivo differente, o ancora il principio giusto ma in quantità scorrette. Possono anche contenere sostanze estremamente nocive. Assumere questi farmaci può determinare gravi problemi di salute o il peggioramento di una condizione preesistente. Per proteggerci da venditori fraudolenti, è necessario comprare prodotti farmaceutici presso una farmacia locale oppure siti di farmacie online regolarmente registrate presso le autorità nazionali competenti. La lista delle farmacie online registrate in tutto il territorio europeo è disponibile sia consultando il sito della European Medicines Agency che quello delle agenzie nazionali. Tutte le farmacie online autorizzate hanno un logo che può essere cliccato per confermare che si tratti di un venditore regolarmente registrato. Si tratta di un rettangolo con righe orizzontali e una croce bianca posta nella metà di sinistra. Sotto questo logo è presente la bandiera del Paese europeo dove la farmacia online risulta registrata. Prima di comprare un farmaco da un sito web, verifica sempre che sul sito sia presente tale logo e cliccaci. Verrai indirizzato a un sito istituzionale nazionale dove saranno presenti tutte le farmacie online legalmente autorizzate. Controlla che la farmacia online che hai visitato sia presente nella lista prima di procedere con un acquisto. Se non è presente nella suddetta lista, non comprare nessun farmaco su quel sito. Si ricorda che attualmente non esiste alcun farmaco autorizzato per il trattamento di COVID-19. I farmaci a disposizione servono per curare i sintomi, come ad esempio la febbre, sempre e solo su consiglio medico. Sono invece in fase di sperimentazione una serie di farmaci approvati per altre indicazioni terapeutiche, ulteriori informazioni qui. Nel caso di carenza di medicine di qualsiasi tipo, è importante seguire il consiglio del proprio medico, farmacista o autorità competente nazionale. E’ possibile inoltre reperire informazioni su eventuali carenze di farmaci allo stato attuale sul sito di EMA: Fonte: https://www.ema.europa.eu/en/news/covid-19-beware-falsified-medicines-unregistered-websites Scarica l’articolo originale in inglese in formato PDF. - 27/03/2020
- La prevenzione degli avvelenamenti nei bambini La settimana della prevenzione degli avvelenamenti chiama in causa tutti i pediatri degli Stati Uniti per aumentare la consapevolezza sui rischi per i più piccoli. La American Academy of Pediatrics, nell’ambito della settimana di prevenzione degli avvelenamenti negli Stati Uniti, ha prodotto delle raccomandazioni per la sicurezza dei bambini, insistendo su un messaggio forte e chiaro: anche una sola pillola può uccidere. Di fatto, anche medicine da banco, senza prescrizione medica, possono essere estremamente nocive nelle mani di un bambino. Adam e MaryBeth Gillan si trovavano a una festa a cena da amici il 5 gennaio 2019, assieme alla figlia di 9 mesi, Masie. Durante le serata, Masie aveva passato un po’ di tempo gattonando sul pavimento in cucina, dove un invitato aveva sbadatamente fatto cadere una pillola di metadone, prescittogli come antidolorifico. “Eravamo a casa dei vicini con Masie, non è mai stata lontana dalla mia supervisione. L’abbiamo messa a terra per 5 minuti in cucina, poi più tardi abbiamo deciso di portarla a casa perché era molto assonata, non avevamo idea che fosse in pericolo” dice MaryBeth Gillan. “La mattina dopo, alle 6, sono entrata nella sua stanza e l’ho trovata immobile, fredda. L’ambulanza è arrivata rapidamente ma non sono riusciti a risvegliare Maisie.” Adam Gillan ha aggiunto: “Ci sono volute settimane per scoprire che la pillola di metadone era fuoriuscita da una confezione durante la festa dai nostri vicini. Adesso desideriamo solamente che tutti conoscano le dovute precauzioni per poter proteggere i bambini da simili tragedie” Ogni anno, negli Stati Uniti, più di 50,000 bambini sotto i 6 anni accedono al Pronto Soccorso per via di un avvelenamento da farmaci. “Molte medicine di uso comune, come ad esempio gli antidolorifici oppiacei, i farmaci cardiologici, ma anche alcune vitamine da utilizzare in gravidanza possono essera fatali per i neonati anche in minuscole dosi, una o due pillole – Dice un portavoce della American Academy of Pediatrics. “Inoltre, gli adolescenti potrebbero avere delle pessime intenzioni quando vedono delle pasticche, anche solo farmaci da prescrizione. I medici del pronto soccorso vedono moltissimi casi che sarebbero facilmente prevenibili, peraltro si tratta di storie spesso tragiche. Così come proteggiamo i bambini in macchina con gli strumenti più idonei, dobbiamo anche proteggerli a casa tenendo sotto chiave i farmaci e altre sostanze potenzialmente pericolose come i prodotti per la pulizia.” Se trovi un bambino in casa insosciente o in preda a crisi convulsive è importante sospettare immediatamente un possibile avvelenamento da farmaci, in modo da allertare immediatamente i servizi di emergenza e garantire le cure più tempestive. Fonte: https://www.aap.org/en-us/about-the-aap/aap-press-room/Pages/American-Academy-of-Pediatrics-Promotes-Medicine-Safety-to-Prevent-Poisonings.aspx - 20/03/2020
- Le reazioni avverse da farmaco: il punto di vista del paziente Il vissuto del paziente che va incontro ad una reazione avversa da farmaco viene spesso preso in scarsa considerazione dal medico o altro personale sanitario che si trova a fronteggiarla. Tuttavia, la conoscenza di certi aspetti potrebbe migliorare la gestione di un evento avverso sia prima che dopo la prescrizione medica. L’andare incontro ad una reazione avversa da farmaco (Adverse Drug Reaction, ADR) può avere un grande impatto non solo sulla salute di un individuo, ma anche sulla percezione e sulle opinioni che questa persona avrà sulle medicine da quel momento in poi. E’ importante perciò capire come un paziente vive la ADR a cui va incontro e la sua personale percezione della gravità della stessa, il che potrebbe chiarire quali possano essere le ADR per le quali i pazienti hanno più bisogno di informazioni e chiarimenti a riguardo. Un gruppo di farmacologi ed epidemiologi olandese è andato a studiare i punteggi che i pazienti stessi avevano inserito nelle proprie segnalazioni di evento avverso da farmaco in merito alla gravità della reazione subita. Su una scala di gravità da 1 a 5, i disturbi del comportamento hanno ricevuto il punteggio più alto (mediamente 4.7), seguiti dai comportamenti autolesivi e suicidari. Dall’altro lato dello spettro, le reazioni sul sito di iniezione e i disturbi della sfera sessuale femminile sono risultati, a detta di chi ne ha fatto esperienza, i meno gravi (2.9 e 3.0 rispettivamente). Inaspettatamente, coloro che non recuperavano pienamente la condizione clinica antecedente più spesso classificavano la reazione con punteggi inferiori a 5; al contrario, coloro che recuperavano del tutto più spesso assegnavano un punteggio massimo alla gravità della reazione. QUesto potrebbe essere legato ad una diversa percezione da parte dei pazienti, ma anche essere legato ad un bias di selezione dovuto alla diversa motivazione a segnalare una ADR che dipende dall’andamento clinico della stessa. Questa analisi, tra le altre cose, evidenzia come l’esperienza dei pazienti differisca notevolmente rispetto a ciò che si considera rilevante da un punto di vista prettamente medico. Inoltre, le reazioni classificate come “non gravi” dagli addetti ai lavori, quelle cioè, che non hanno portato a ospedalizzazione o coseguenze permanenti o fatali, determinano conseguenze nel paziente che spesso non vengono prese sufficientemente in considerazione. Sarebbe quindi auspicabile sviluppare, all’interno delle reti nazionali e internazionali di farmacovigilanza, un metodo di raccolta delle informazioni obiettivo e standardizato che tenga conto di quello che la reazione avversa significa per il paziente e di conseguenza aiuti a capire quale tipo di informazione passare al paziente, perché tutte le reazioni, gravi o non gravi che siano, ricevino la giusta risposta da parte degli operatori sanitari competenti. Rolfes L et al. Insight into the Severity of Advers Drug Reactions as Experienced by Patients Drug Safety, Mar 2019, https://doi.org/10.1007/s40264-019-00890-7 - 20/03/2020
- Sicurezza ed efficacia dei probiotici vaginali Le infezioni vaginali ricorrenti sono un problema sentito da un’ampia fetta di popolazione femminile. Antibiotici ed antimicrobici non sempre rappresentano lo strumento ideale per eradicare le infezioni: talvolta può essere sufficiente andare a modificare la flora batterica dell’ambiente vaginale. Una delle ragioni comuni per la consultazione del ginecologo è rappresentata dalla secrezione vaginale, dovuta nella maggior parte dei casi a vaginosi batterica o candidosi. Si tratta spesso di pazienti che presentano frequentemente problemi dovuti a infezioni ricorrenti, effetti collaterali e resistenza ai farmaci, pertanto rappresentano una categoria di pazienti che necessita di farmaci alternativi. Uno studio randomizzato, controllato con placebo e in doppio cieco, è andato a valutare la sicurezza e la tollerabilità dei ceppi probiotici di Lactobacillus crispatus in donne volontarie che si consideravano in salute, monitorando nel contempo gli effetti di questi ceppi sui parametri di salute vaginale e sulla conta dei lattobacilli nella vagina e nell’intestino. Risultati Trenta soggetti hanno completato il processo. Le capsule di probiotici sono risultate ben tollerate. L’assunzione di probiotici ha comportato una significativa riduzione del punteggio di Nugent (una misura che valuta la presenza di alcuni ceppi batterici con tampone vaginale) e una riduzione dei conteggi di Gardnerella vaginalis (una delle più frequenti cause di infezioni). In conclusione, i ceppi vaginali selezionati di Lactobacillus crispatus sono ben tollerabili e in alcune formulazioni efficaci nel ridurre la presenza di batteri patogeni. Pertanto, questi ceppi sembrano essere candidati promettenti per lo sviluppo di nuovi probiotici ben focalizzati basati sull’evidenza per colpire i disturbi del tratto urogenitale femminile. Rostok M, Hütt P, Rööp T, et al. Potential vaginal probiotics: safety, tolerability and preliminary effectiveness. Benef Microbes. 2019;10(4):385–393. doi:10.3920/BM2016.0123 - 13/03/2020
- La fragilità dell’anziano e la sicurezza dei farmaci Il concetto di “fragilità” del paziente, condizione che si manifesta e spesso si identifica con l’erà avanzata, ma legata anche a numerose altre condizioni patologiche e ambientali, ha una natura sfuggevole: tutti sappiamo di cosa si tratta, ma ancora non è stato trovato un sistema per integrarlo nella pratica clinica. Le persone di età superiore agli 80 anni rappresentano la fascia di popolazione a più rapida crescita nella maggior parte dei paesi ad alto reddito. Questo pone sfide significative, tra le tante cose, anche in tema di sicurezza dei farmaci. Gli anziani sono altamente esposti ai rischi legati alle terapie farmacologiche: il 40% degli anziani non istituzionalizzati negli Stati Uniti assumono cinque o più farmaci da prescrizione, spesso per periodi di tempo significativi. La percentuale aumenta considerevolmente nelle persone che necessitano di assistenza domiciliare. Purtroppo, l’evidenza scientifica riguardo alla sicurezza dei farmaci nelle persone più anziane sono generalmente più scarse, poiché le persone di età avanzata non vengono generalmente incluse nelle sperimentazioni cliniche sui farmaci. Molti studi hanno dimostrato che almeno il 30–40% dei medicinali risulterebbe impropriamente prescritto nell’età avanzata, e, come diretta conseguenza, questa categoria va incontro ad un aumentato rischio di reazioni avverse e interazioni farmacologiche avverse. È importante in questo contesto comprendere il concetto di “fragilità” dell’individuo, che insorge nel momento in cui un sistema corporeo perde la propria riserva funzionale, ovvero quella naturale “ridondanza” biologica che permette al fisico di reclutare risorse altrimenti sopite, per far fronte ad un problema particolarmente impegnativo. Fattori quali malattie concomitanti, o più semplicemente l’età, portano ad una condizione di vulnerabilità, predisponendo allo squilibrio omeostatico. In questa condizione, una sia pur lieve perturbazione, come ad esempio una prescrizione farmacologica, può avere effetti sproporzionati sul funzionamento e sul benessere di un individuo fragile, con un aumentato rischio di conseguenze avverse, tra cui cadute, fratture, ricoveri ospedalieri e mortalità. Il concetto di fragilità si è rivelato difficile da tradurre in termini obiettivi nella pratica clinica. In effetti, non è chiaro se la fragilità debba essere considerata come uno stato di cose oggettivo o come tratto latente che può essere valutato solo indirettamente. Sono stati proposte numerose definizioni di fragilità, una delle quali si basa su un criterio “fenotipico”, ovvero di apparenza effettiva; in tal caso sarebbe caratterizzata da bassa velocità di camminata, debolezza, affaticamento, scarsa attività fisica e perdita di peso immotivata. Queste caratteristiche non specifiche caratterizzano collettivamente una sindrome di fragilità, ed effettivamente si associano ad un aumento della mortalità. Purtroppo, questa definizione risulta essere, di fatto, poco significativo, non potendo basare decisioni di natura terapeutica sulla base del riscontro di questi elementi. Una definizione alternativa di fragilità segue il modello del “deficit cumulativo”, un approccio che porterebbe a calcolare un “indice di fragilità” basato sul numero di deficit osservati nell’individuo, intesi come sintomi, segni, disabilità, patologie o test laboratoristici. Anche questo approccio, però, ha i suoi limiti: esistono difficoltà nella raccolta dei dati necessaria per valutare lo stato e il grado di fragilità di un individuo, essendo spesso percepiti come ambigui oppure eccessivamente inclusivi. Oltretutto siamo molto lontani dal riuscire a calcolare quanto queste valutazioni sia sensibili, specifiche, o in ogni caso quantomeno affidabili. Ciò nonostante, molti studi recenti hanno dimostrato che il concetto di fragilità può essere utile sia nella pratica clinica che negli studi epidemiologici, perciò gli addetti ai lavori potrebbero trovare dei vantaggi nell’implementare questo strumento di valutazione, pur dovendo riconoscerne le inerenti limitazioni. Gulliford, M. Frailty and Drug Safety at Older Ages. Drug Saf 42, 699–700 (2019). https://doi.org/10.1007/s40264-019-00796-4 - 13/03/2020
- Errori di prescrizione dopo dimissione ospedaliera: quanto è frequente il fenomeno? Non esistono chiari dati epidemiologici riguardo agli errori di prescrizione e problematiche legate ai farmaci specificamente nel periodo successivo ad una dimissione ospedaliera. Una revisione sistematica della letteratura pubblicata recentemente mette luce sulle evidenze disponibili attualmente, andando ad identificare la frequenza e la tipologia di questi errori.. Fin troppo spesso la mancanza di coordinamento tra ospedali e cure territoriali rappresenta un terreno fertile per l’innesco di meccanismi potenzialmente lesivi per quei pazienti che si trovano a dover proseguire una terapia farmacologica in seguito ad un ricovero in ambito ospedaliero. Persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto la sfera della “transizione delle cure” tra le priorità nell’ambito dell’obiettivo riguardante il corretto e sicuro utilizzo dei farmaci. D’altronde questa transizione rappresenta un periodo critico per il paziente, anche perché, per vari motivi, qui si possono concentrare modifiche e aggiustamenti delle terapie farmacologiche, oltre ad una possibile ridotta aderenza a quest’ultime da parte del paziente stesso. Una revisione sistematica della letteratura pubblicata recentemente ha preso in considerazione gli articoli presenti in numerosi database del settore tra il 1990 e il 2019, ponendo il focus sugli errori prescrittivi, le “discrepanze non intenzionali sulle terapie farmacologiche”, e gli eventi avversi da farmaco. Risultati Nei pazienti adulti, il tasso medio di errori prescrittivi e discrepanze farmacologiche è risultato pari al 53% e 50% rispettivamente. Il tasso di eventi avversi da farmaco si è attestato intorno al 27%. Nei pazienti pediatrici, uno studio ha riportato un tasso di errori prescrittivi pari a 66,3% e un tasso di eventi avversi da farmaco pari a 9%. I farmaci più frequentemente implicati sono stati: antibiotici, ipoglicemizzanti, analgesici e cardiovascolari. Conclusioni Gli errori prescrittivi sono relativamente comuni in seguito a dimissione ospedaliera, il che dimostra la necessità di mettere in atto nuove importanti misure di sicurezza nell’ambito della continuità terapeutica territoriale. Alqenae et al. Prevalence and Nature of Medication Errors and Medication-Related Harm Following Discharge from Hospital to Community Settings: A Systematic Review. Drug Saf (2020). https://doi.org/10.1007/s40264-020-00918-3 - 06/03/2020
- I glucocorticoidi nell’artrite reumatoide possono causare riduzione della massa muscolare? I pazienti con artrite reumatoide che sono in trattamento con glucocorticoidi al dosaggio medio ≥3,25 mg/die presentano rischi maggiori di andare incontro a sarcopenia, ovvero riduzione della massa muscolare, stando ai risultati di uno studio pubblicato su Clinical Rheumatology. In letteratura è noto da tempo che i pazienti con artrite reumatoide (AR) sono a maggior rischio di andare incontro a sarcopenia, a causa di disfunzioni articolari e infiammazione cronica. Lo studio appena pubblicato si è proposto di individuare gli elemento predittori o i fattori di rischio di sviluppo di sarcopenia in pazienti con AR, ipotizzando un ruolo per l’età avanzata, l’elevata attività di malattia, la ridotta attività fisica e l’impiego di glucocorticoidi a lungo termine. Lo studio ha incluso 95 pazienti con AR (di cui 78 donne) che soddisfacevano i criteri di classificazione congiunti ACR/EULAR 2010, con età mediana pari a 66 anni durata mediana di malattia pari a 5,7 anni. Ventisette pazienti erano affetti da sarcopenia già al reclutamento; quasi un terzo si caratterizzava per la presenza di processi di distruzione articolare avanzata (stadio Steinbrocker 3 o 4) e quasi tutti mantenevano un’attività funzionale elevata (classe funzionale Steinbrocker 1 o 2) e attività di malattia moderata. La maggior parte dei pazienti (89,6%) effettuava terapia con metotressato, il 29,4% con glucocorticoidi e il 33,8% con DMARDs (golimumab, tocilizumab, infliximab, abatacept, etanercept, adalimumab e certolizumab pegol) o DMARDts. Risultati 9 pazienti su 68 senza sarcopenia iniziale hanno sviluppato questa condizione nell’arco di un anno. Rispetto ai pazienti senza sarcopenia, quelli sarcopenici si caratterizzavano per l’età più avanzata (66 vs 76 anni), un BMI e una massa corporea grassa ridotta. Non solo: i pazienti affetti da sarcopenia erano stati trattati più frequentemente con glucocorticoidi (25,4% vs. 55,6%). Dall’analisi univariata è emerso che l’età, la dose media di glucocorticoidi, la massa grassa corporea e il gradiente di concentrazione di proteina C reattiva erano associati in modo statisticamente significativo con lo sviluppo di sarcopenia, anche se la forza di queste associazioni non risultava particolarmente elevata. La dose media di glucocorticoidi emersa come soglia dall’analisi statistica è pari a 3,25 mg/die, e in effetti si è potuto dimostrare che l’impiego di dosaggi di glucocorticoidi ≥ 3,25 mg/die rappresenta un fattore di rischio significativo di sviluppo di sarcopenia. In conclusione la riduzione della posologia o l’interruzione del trattamento con GC insieme al controllo dell’attività di malattia, concorrono alla prevenzione dello sviluppo di sarcopenia in questi pazienti. Yamada Y et al. Glucocorticoid use is an independent risk factor for developing sarcopenia in patients with rheumatoid arthritis: From the CHIKARA study. Clin Rheumatol. doi:10.1007/s10067-020-04929 https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10067-020-04929-4 - 06/03/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – FEBBRAIO 2020 Note Informative Importanti XELJANZ (tofacitinib) – 11/02/2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni sulla specialità medicinale Xeljanz (tofacitinib) e l’aumentato rischio di tromboembolismo venoso e di infezioni gravi e fatali. Xeljanz deve essere usato con cautela nei pazienti ad alto rischio di sviluppare coaguli di sangue. Il trattamento di mantenimento con dosi di 10 mg due volte al giorno non è raccomandato nei pazienti con colite ulcerosa ad alto rischio di sviluppare coaguli di sangue a meno che manchi la disponibilità di un trattamento alternativo adeguato. Per il trattamento dell’artrite reumatoide e dell’artrite psoriasica, non deve essere superata la dose raccomandata di 5 mg due volte al giorno. Inoltre, i pazienti di età superiore ai 65 anni devono essere trattati con Xeljanz solo quando non sia disponibile un trattamento alternativo. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-xeljanz-tofacitini-2 TRISENOX (triossido di arsenico) – 20/02/20 Nuove e importanti informazioni su TRISENOX (triossido di arsenico). Nuovo dosaggio: flaconcino da 2 mg/ml che sostituisce l’attuale fiala approvata da 1 mg/ml. Riassunto Esiste un rischio di errore terapeutico dovuto all’introduzione di un nuovo dosaggio di TRISENOX con una concentrazione doppia rispetto alla precedente formulazione) e che andrà a sostituire il precedente dosaggio. 1 mg/ml fiala da 10 ml monouso (contenente 10 mg di triossido di arsenico) verrà sostituito da: 2 mg/ml flaconcino da 6 ml monouso (contenente 12 mg di triossido di arsenico). Le due diverse concentrazioni coesisteranno temporaneamente sul mercato e questo potrebbe creare confusione tra i due prodotti e quindi portare ad errori terapeutici tra cui “sovradosaggio” con esito potenzialmente fatale o “sottodosaggio” con potenziale mancanza di efficacia (vedere la sezione sottostante). Controllare sempre attentamente il calcolo dei volumi di diluizione ed infusione di TRISENOX, al fine di assicurarsi che il paziente riceva la dose corretta di triossido di arsenico. Al fine di differenziare correttamente i due dosaggi, le confezioni avranno caratteristiche distinte come riportato nella tabella sottostante. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-trisenox-triossido-di-arsenico- MEPACT 4 mg (mifamurtide) – 21/02/20 MEPACT 4 mg (mifamurtide): Potenziale perdita o malfunzionamento del filtro. Riassunto: Mepact è disponibile nella formulazione flaconcino contenente polvere per ricostituzione e un filtro monouso. È stato segnalato un numero limitato di casi di perdita o malfunzionamento del filtro durante la ricostituzione di Mepact, verificatisi prima dell’infusione di Mepact. Per proteggere i pazienti, se si osservano perdite o malfunzionamenti del filtro durante la ricostituzione, non somministrare Mepact e segnalare il malfunzionamento a Takeda. Deve essere utilizzata una nuova confezione di Mepact (flaconcino e filtro). Mepact deve essere ricostituito utilizzando esclusivamente il filtro fornito nella confezione. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-mepact BCG – Bacillo Calmette Guérin – 28/02/20 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni su BCG – Bacillo Calmette Guérin e l’implementazione della Scheda di allerta per il paziente. Le segnalazioni hanno mostrato che c’è il rischio di una riacutizzazione di infezioni latenti da BCG con esito potenzialmente fatale. Il trattamento adeguato della riacutizzazione di infezioni latenti da BCG è di estrema importanza. Nel confezionamento di BCG medac verrà presto inclusa una scheda di allerta per il paziente al fine di garantire che i pazienti e i medici siano a conoscenza del rischio continuo che possa verificarsi un’infezione da BCG anche anni dopo il trattamento. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-bcg-bacillo-calmette-guerin Notizie da EMA Comunicazione EMA su Ciproterone – 14/02/2020 Il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato che i medicinali, con un dosaggio giornaliero uguale o superiore a 10 mg di ciproterone, devono essere utilizzati solo per condizioni androgeno-dipendenti come l’irsutismo (crescita eccessiva di peli), alopecia (caduta di capelli), acne e seborrea (pelle eccessivamente oleosa), quando altre alternative terapeutiche, incluso il trattamento con dosaggi più bassi, hanno fallito. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-ciproterone Comunicazione EMA sulla revisione riguardante la conduzione di studi presso Panexcell Clinical Laboratories Priv. Ltd, India – 28/02/20 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali per i quali sono stati condotti studi da Panexcell Clinical Laboratories Priv. Ltd nel suo sito a Mumbai, in India. Ciò fa seguito ad un’ispezione di buona pratica clinica (GCP) che ha sollevato preoccupazioni riguardo ai dati degli studi utilizzati a supporto delle domande di autorizzazione all’immissione in commercio di alcuni medicinali nell’UE (Unione Europea). Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sulla-revisione-riguardante-la-conduzione-di-studi-presso-panexcell-clinical-laboratories-priv-ltd-india Comunicazione EMA su revisione del medicinale antitumorale Yondelis (trabectedina) – 28/02/20 Il comitato per i medicinali umani dell’EMA (CHMP) ha avviato una revisione del medicinale antitumorale Yondelis (trabectedina), usato per il trattamento del carcinoma ovarico (tumore delle ovaie) e del sarcoma dei tessuti molli (un tipo di tumore che si sviluppa dai tessuti molli e dai tessuti molli di supporto dell’organismo). La revisione è iniziata dopo che uno studio clinico (OVC-3006) che ha esaminato l’uso di Yondelis in pazienti con carcinoma ovarico è stato interrotto in anticipo, perché un’analisi intermedia dei risultati ha mostrato che, complessivamente, i pazienti trattati con Yondelis più doxorubicina liposomiale pegilata (PLD, un altro medicinale antitumorale) non hanno vissuto più a lungo dei pazienti che hanno ricevuto solo PLD. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-revisione-del-medicinale-antitumorale-yondelis-trabectedina- - 28/02/2020
- Desogestrel e attacchi di panico Desogestrel, ingrediente di numerose pillole anticoncezionali, è noto per essere comunemente associato a cambiamenti dell’umore, umore depresso e diminuzione della libido, ma una nuova associazione con ansia e attacchi di panico è emersa dall’analisi dei dati sulla farmacovigilanza. [Tradotto dall’originale] In questa lettera, desideriamo mettere in evidenza la potenziale relazione tra desogestrel e attacchi di panico, che è stata descritta principalmente da pazienti e alcuni operatori sanitari in rapporti spontanei (rapporti di sicurezza di singoli casi, ICSR) inviati a VigiBase, il database globale di farmacovigilanza dell’OMS. I farmaci contraccettivi sono comunemente usati in tutto il mondo. Desogestrel è un progestinico ormonale usato in monoterapia o in associazione con etinilestradiolo. L’effetto contraccettivo è, a differenza delle tradizionali pillole a base di soli progestinici, ottenuto principalmente mediante l’inibizione dell’ovulazione. Un attacco di panico è definito come un periodo discreto di intensa paura o disagio, spesso accompagnato da sintomi fisici come palpitazioni e tremore. L’esperienza di attacchi di panico ripetuti e coerenti che ostacolano il funzionamento quotidiano è considerata un sintomo determinante del disturbo di panico. In VigiBase, ci sono, tra il 2003 e ottobre 2017, un totale di 25 segnalazioni di attacchi di panico e disturbi di ansia per desogestrel usato come monoterapia. Questi rapporti sono stati identificati concentrandosi sui rapporti ricevuti principalmente da pazienti consumatori o comunque da non professionisti sanitari (19 su 25). Le relazioni ben descritte provengono tutte dall’Europa e riguardano donne di età compresa tra 18 e 48 anni (età media 30). In 17 casi, desogestrel è l’unico farmaco segnalato ad essere stato utilizzato. Degli altri otto rapporti che avevano riportato ulteriori farmaci, solo tre rapporti sospettavano un altro farmaco oltre a desogestrel. L’etinilestradiolo/levonorgestrel è stato sospettato congiuntamente, contribuendo all’attacco di panico in due casi, mentre nel terzo caso, il farmaco sospettato, la linficiclina, risulta di fatto improbabile come causa. Solo una paziente aveva una storia medica documentata di attacchi di panico, pur non avendone subiti negli ultimi cinque anni. Per contro, quindici giorni dopo aver iniziato a desogestrel, ha subito un attacco di panico. In 11 rapporti, è stato documentato che gli attacchi di panico si sono verificati entro 2 mesi dall’inizio del farmaco contraccettivo. Il tempo mediano dall’inizio del’assunzione del farmaco al verificarsi delle reazioni di panico, nei rapporti in cui tali informazioni erano disponibili, era di 15 giorni. Termini comunemente riportati in comune erano ansia (15 segnalazioni) e depressione (7 segnalazioni). In 17 casi, è stato riportato che le pazienti hanno recuperato le condizioni di salute ottimali dopo l’interruzione del farmaco, e in un caso si sono verificati problemi psichiatrici (non ulteriormente specificati) quando il farmaco è stato ripreso. Il legame con il farmaco come causa degli attacchi di panico veniva spesso identificato solo dopo che la paziente aveva smesso di assumere desogestrel. Questa associazione non è stata precedentemente evidenziata come sospetta ADR nella letteratura scientifica. Tuttavia, un progestinico strutturalmente simile, il levonorgestrel, è stato descritto per causare disturbo di panico in due casi. In entrambi i casi, il disturbo da panico si è verificato entro 1-2 mesi dall’inserimento di un dispositivo contraccettivo a base di di levonorgestrel. Risulta perciò importante comunicare i potenziali rischi di ansia e attacchi di panico durante l’utilizzo di desogestrel, dato che potrebbe avere un impatto notevole sul funzionamento quotidiano di una persona. Poiché i consumatori di farmaci contraccettivi sono principalmente donne in buona salute, l’accettazione di reazioni avverse indesiderabili è bassa. Con la presente lettera, vorremmo chiedere ai medici prescrittori e ai consumatori di desogestrel di considerare la possibilità che questo farmaco possa essere una possibile causa per qualsiasi ansia o attacco di panico sperimentato durante l’uso del farmaco. Watson, S., and Härmark, L. ( 2018) Desogestrel and panic attacks – a new suspected adverse drug reaction reported by patients and health care professionals on spontaneous reports. Br J Clin Pharmacol, 84: 1858– 1859. https://doi.org/10.1111/bcp.13617. - 28/02/2020
- Amoxicillina e meningite asettica: maschi più a rischio La meningite asettica è un evento avverso da farmaco che pur essendo raro risulta essere correlato a numerose terapia anche di uso comune. Tra questi l’amoxicillina/acido clavulanico, un antibiotico utilizzatissimo nella cura di numerose patologie di natura infettiva. La meningite asettica indotta da farmaci (Drug Induced Aseptic Meningitis, DIAM) è un’infiammazione delle membrane che rivestono il sistema nervoso centrale causata da numerosi fattori, tra cui l’assunzione di alcuni farmaci. È un’entità clinica rara i cui fattori di rischio non sono ancora completamente chiariti, e spesso per fare diagnosi è necessario muoversi per esclusione. Un modello statistico basato sulla analisi di disproporzionalità applicato a VigiBase, un database globale di sospette reazioni avverse da farmaco (Adverse Drug Reactions, ADR), ha rivelato una relazione tra meningite asettica e amoxicillina/acido clavulanico (AC), in special modo nei maschi. L’analisi di disproporzionalità è stata eseguita per tutte le coppie di eventi avversi da farmaco (AE) nell’intero database e per i sottogruppi di maschi e femmine. La meningite asettica da AC è stata evidenziata per una maggiore sproporzionalità nel sottogruppo maschile in assenza di una misura sproporzionata elevata per il database in generale. È stata intrapresa quindi una revisione dei casi clinici sottostanti, che ha rivelato differenze di genere che suggeriscono come meccanismo alla base: Una reazione di ipersensibilità di tipo 4 ritardata con cellule Th1, l’esistenza di differenze sessuali nelle risposte immunitarie (Th1 / Th2), un analogo aumento del rischio di danno epatico indotto da AC nei maschi. Conclusioni Il ritrovamento di un numero di segnalazioni di meningite asettica associata ad amoxicillina/acido clavulanico nei maschi più alta dell’atteso risulta effettivamente supportato dall’analisi dei dati a disposizione. Saranno necessarie ulteriori valutazioni più mirate per caratterizzare approfonditamente questa possibile associazione, in un’ottica di “famracovigilanza di precisione”, sulla scia della moderna e oramai imprescindibile medicina di precisione. Chandler, RE. Increased risk for aseptic meningitis after amoxicillin or amoxicillin‐clavulanic acid in males: A signal revealed by subset disproportionality analysis within a global database of suspected adverse drug reactions. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2019; 28: 389– 395. https://doi.org/10.1002/pds.4707 - 28/02/2020
- Anticorpi anti-TNFalfa nelle malattie infiammatorie intestinali pediatriche: reazioni avverse neurologiche I farmaci biologici inibitori del TNF-alfa (es. infliximab, adalimumab, certolizumab, golimumab) hanno rivoluzionato la terapie di molte malattie di natura infiammatoria, anche nella popolazione pediatrica. Eccco quali sono le possibili complicanze di natura neurologica associate a questi anticorpi monoclonali. Gli effetti avversi neurologici (Neurologic Adverse Event, NAE) indotti da farmaci biologici sono stati riportati in letteratura principalmente in pazienti adulti con malattia infiammatoria intestinale (Inflammatori Bowel Disease, IBD), malattie reumatiche o psoriasi, mentre limitati sono i dati nella popolazione pediatrica. Un team di farmacologi francesi ha raccolto retrospettivamente tutte le segnalazioni di NAE in IBD pediatrica trattate con anticorpi anti-TNFα registrati nel database di farmacovigilanza francese. RISULTATI: Tra il 2000 e il 2018, 231 eventi avversi nell’IBD pediatrica esposti ad anticorpi anti-TNFα sono stati riportati, di cui 17 NAE (7,36%): 8 NAE gravi (una neuropatia demielinizzante, una neurite ottica, una mielite trasversa acuta, una poliradicoloneurite, una perdita uditiva neurosensoriale, un attacco epilettico, un ictus e un glioma), 7 NAE moderate (mal di testa) 2 eventi neuropsichiatrici. Il tempo medio trascorso tra l’inizio dell’anti-TNFα e il verificarsi di NAE era di 6 mesi (intervallo: da 13 giorni a 26 mesi). 9 pazienti su 17 pazienti sono andati incotro a risoluzione completa (inclusi 2 NAE gravi), mentre 8 su 17 a risoluzione parziale (inclusi 6 NAE gravi). CONCLUSIONI: Sulla base di questi dati, si può stimare una incidenza di NAE grave nell’IBD pediatrica trattata con anticorpi anti-TNFα pari a in 1 caso per 10.000 pazienti all’anno. Si tratta peratanto di eventi avversi rari, per i quali può essere sufficiente la sospensione del farmaco in questione. Bertrand V et al. Neurological Adverse Effects Associated with anti-TNF Alpha Antibodies in Pediatric Inflammatory Bowel Diseases. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2020 Feb 7. doi: 10.1097/MPG.0000000000002654 - 21/02/2020
- Differenze legate al sesso sulla sicurezza di metformina Uno studio longitudinale basato sull’esperienza di pazienti diabetici cui veniva prescritta metformina per la prima volta mostra differenze tra uomini e donne in merito agli effetti collaterali. In generale, le donne manifestano più spesso reazioni avverse al farmaco (Adeverse Drug Reaction, ADR) associate alla metformina rispetto agli uomini. Un team di farmacologi olandese ha valutato la presenza di differenze legate al sesso nelle ADR segnalate per la metformina, uno dei farmaci di prima linea più utilizzati nelle fasi iniziali del diabete, stratificando la popolazione in studio sulla base della dose e del tempo dall’inizio della terapia. Si tratta di risultati molto utili per guidare eventuali studi futuri mirati a valutare quali possano essere i meccanismi alla base della risposta alla metformina, oltre a migliorare la gestione delle ADR specifiche per sesso nella pratica clinica. Il disegno dello studio è di tipo longitudinale, valutando i dati all’inizio della terapia e in epoche successive ad intervalli predeterminati. Sono stati presi in esame dati raccolti dal Centro nazionale di farmacovigilanza olandese Lareb, attraverso il loro programma di monitoraggio intensivo. Ai pazienti è stato chiesto di compilare un questionario web in sei momenti diversi (2 settimane, 6 settimane, quindi 3, 6, 9 e 12 mesi) dopo la prima dose di metformina. Le variabili analizzate sono state 1) la percentuale di pazienti che riportava una qualsiasi ADR (primaria) e 2) la dose di metformina (secondaria). Lo studio ha incluso un totale di 1712, di cui 40,9% donne. Le donne hanno riportato ADR più spesso degli uomini, dato statisticamente significativo alla valutazione a 2 settimane (34% vs 25%, p <0,001) e 6 settimane (37% vs 28%, p = 0,001) dopo l’inizio. In generale, alle donne è stata prescritta una dose inferiore rispetto agli uomini. Differenze sessuali nelle ADR segnalate sono state osservate nelle prime settimane dopo l’inizio della metformina, mentre differenze statisticamente significative auto-riportate nella dose prescritta, sono state osservate dopo diversi mesi. In conclusione, le pazienti di sesso femminile potrebbero trarre beneficio dall’assunzione di dosi più basse di metformina nelle prime fasi del trattamento. de Vries, S.T., Denig, P., Ekhart, C. et al. Sex Differences in Adverse Drug Reactions of Metformin: A Longitudinal Survey Study. Drug Saf (2020). https://doi.org/10.1007/s40264-020-00913-8 - 21/02/2020
- L’effetto dei corticosteroidi sulla mortalità dei pazienti con polmonite influenzale. L’effetto dei corticosteroidi sull’esito clinico dei pazienti con polmonite influenzale rimane controverso. Gli autori dell’articolo qui presentato hanno condotto una revisione sistematica e una metanalisi mirate a valutare in modo approfondito il ruolo dei corticosteroidi sulla mortalità nei pazienti adulti con polmonite influenzale confrontando i pazienti trattati con corticosteroidi e trattati con placebo. La ricerca è stata condotta interrogando i database PubMed, Embase, Medline, Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) e le banche dati Web of Science dell’Institute Sciences Institute (ISI). Sono stati ricercati tutti gli studi controllati che hanno confrontato gli effetti dei corticosteroidi e del placebo nei pazienti adulti con polmonite influenzale. L’endpoint primario era la mortalità, e gli endpoint secondari erano i giorni di ventilazione meccanica (MV), la durata della degenza in terapia intensiva (ICU LOS) e il tasso di infezione secondaria. Risultati. Nell’analisi finale sono stati inclusi dieci studi condotti su 6548 pazienti. È stata riscontrata una eterogeneità significativa di tutti gli esiti, eccetto ICU LOS (I 2 = 38%, P = 0,21). Rispetto al placebo nei pazienti con polmonite influenzale i corticosteroidi sono stati associati a mortalità più elevata (rapporto di rischio [RR] 1,75, intervallo di confidenza al 95% [CI] 1,30 ~ 2,36, Z = 3,71, P = 0,0002), ad una durata della degenza in terapia intensiva più lunga (ICU LOS) (differenza media [MD] 2,14, 95 % CI 1,17 ~ 3,10, Z = 4,35, P <0,0001) e ad un tasso più elevato di infezione secondaria (RR 1,98, IC 95% 1,04 ~ 3,78, Z = 2,08, P = 0,04) ma non ad aumento dei giorni con ventilazione meccanica MV (MD 0,81, 95 % CI – 1,23 ~ 2,84, Z = 0,78, P = 0,44). Le conclusioni di questa importante revisione evidenziano in maniera più che significativa che i corticosteroidi possono aumentare la mortalità nei pazienti con polmonite influenzale. Gli autori auspicano che vengano svolti ulteriori studi randomizzati controllati per verificare questo dato. Nella figura viene mostrato l’effetto dei corticosteroidi sulla mortalità. (CI, intervallo di confidenza; RR, rapporto di rischio) Bibliografia Ni YN, Chen G, Sun J, Liang BM, Liang ZA. The effect of corticosteroids on mortality of patients with influenza pneumonia: a systematic review and meta-analysis. Crit Care. 2019;23(1):99. Leggi l’articolo qui. - 14/02/2020
- Linee guida per le misure di prevenzione del Coronavirus di tipo non farmacologico L’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha pubblicato le linee guida per l’applicazione di contromisure – di tipo non farmacologico – per minimizzare la diffusione del Coronavirus nella popolazione, basate sulle evidenze attuali riguardo al virus e ad altri agenti patogeni in ambito respiratorio (es. SARS, MERS). Da quando è stato identificato all’inizio del 2019 a Wuhan, Cina, migliaia di casi di infezione da Coronavirus si sono verificati nel paese, e non solo. Il coronavirus si trasmette solitamente in seguito a contatto umano diretto mediante goccioline di muco provenienti dall’albero respiratorio, ma esistono anche ulteriori modalità di trasmissione. Anche se non esistono chiare evidenze che dimostrino una trasmissione aerea, si raccomanda in ogni caso un approccio precauzionale. Altre possibili vie di contagio sono rappresentate da materiali contaminati o l’inalazione di aerosol prodotti da macchinari sanitari. È stato inoltre riscontrato il DNA del virus nelle feci di un paziente con sintomi di tipo gastrointestinale, pertanto non si può escludere persino una via di trasmissione oro-fecale. Per ridurre l’impatto dell’infezione da coronavirus, il Centro Europeo per la prevenzione e controllo delle malattie (ECDC) ha stilato delle linee guida, redatte precedentemente nell’ambito del virus dell’influenza, riadattandole per l’emergenza attuale. Si tratta di misure di tipo non farmacologico che possono essere implementate in qualsiasi stadio dell’epidemia, a partire da azioni di prevenzione standard, come il lavaggio delle mani e l’igiene respiratoria e ambientale, che possono essere attuate dal singolo individuo, ad azioni che richiedono la partecipazione di intere comunità e l’intervento delle autorità locali, regionali o nazionali. Si distinguono, nell’ambito delle misure precauzionali individuali, le seguenti procedure: Igiene personale: lavaggio delle mani, “etichetta” dello starnuto, mascherine respiratorie e altri dispositivi di protezione individuale Misure ambientali: si intende pulire frequentemente le superfici di lavoro, vestiti e oggetti; ridurre al minimo la condivisione degli oggetti; assicurare una adeguata ventilazione degli ambienti. Il tempo di sopravvivenza del coronavirus nell’ambiente non è noto. Sappiamo che il coronavirus che ha causato la SARS in passato poteva sopravvivere per diversi giorni fuori dall’organismo, mentre quello che ha prodotto la MERS più di 48h. Esiste quindi tutta una serie di misure di contenimento della mobilità delle persone: Quarantena e auto-isolamento per un periodo ben definito, utile soprattutto nelle primissime fasi dell’epidemia. La durata della quarantena deve dipendere dal tempo di incubazione del virus, che si pensa sia intorno ai 5 giorni, il che significa che 14 giorni di isolamento dovrebbero essere efficaci per evitare il contagio di altre persone. Interventi rivolti alla popolazione scolare/pediatrica: I bambini sono considerati il principale vettore dei virus respiratori circolanti in comunità, tuttavia non sappiamo fino a che punto l’attuale coronavirus si trasmetta nei bambini. Sappiamo comunque che per l’influenza la chiusura preventiva delle scuole nel periodo subito precedente al picco di infezioni può essere un intervento efficace. Misure nell’ambito dei trasporti/viaggi, come lo screening della temperatura corporea dei viaggiatori provenienti da zone coinvolte, restrizioni di viaggio, fino alla chiusura delle frontiere. Per ulteriori dettagli si rimanda al documento integrale, in inglese, che può essere scaricato in formato PDF. - 14/02/2020
- Studio italiano sulle interazioni farmacocinetiche di interesse clinico tra anticoagulanti orali diretti e farmaci antiepilettici Un rilevante studio italiano ha valutato in modo originale le interazioni farmacocinetiche tra anticoagulanti orali diretti e farmaci antiepilettici suggerendo che esistono ragioni a sufficienza per dover conoscere tali meccanismi nella pratica clinica con i pazienti che li utilizzano. Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC), in particolare apixaban, dabigatran, edoxaban e rivaroxaban vengono sempre più prescritti tra la popolazione generale, poiché sono considerati associati a un rischio di sanguinamento inferiore rispetto agli anticoagulanti classici e non richiedono il monitoraggio della coagulazione. Allo stesso modo, i DOAC sono sempre più frequentemente prescritti in pazienti con epilessia che assumono, quindi, farmaci antiepilettici (DAE), soprattutto tra gli anziani. Di conseguenza, potenziali interazioni possono causare un aumentato rischio di sanguinamento correlato al DOAC o una ridotta efficacia antitrombotica. L’obiettivo della review qui presentata è descrivere le interazioni farmacocinetiche tra DAE e DOAC di rilevanza clinica. Gli autori hanno osservato che ci sono solo poche segnalazioni cliniche in cui tali interazioni sono state descritte nei pazienti.Inoltre, sono disponibili ulteriori dati sulla farmacocinetica di entrambe le classi di farmaci che consentono di speculare sulle loro potenziali interazioni. I DAE più vecchi, che agiscono sugli isoenzimi del citocromo P450, e in particolare sul CYP3A4, come fenobarbital, fenitoina e carbamazepina, hanno maggiori probabilità di ridurre in modo significativo l’effetto anticoagulante dei DOAC (in particolare rivaroxaban, apixaban ed edoxaban). I DAE più recenti che non influiscono in modo significativo sul CYP o sulla P-gp, come la lamotrigina o il pregabalin, non influiscono sull’efficacia del DOAC. Zonisamide e lacosamide, che non influiscono in modo significativo sull’attività del CYP in vitro , potrebbero avere un profilo abbastanza sicuro, anche se i loro effetti sulla P-gp non sono ancora ben noti. Levetiracetam esercita solo un potenziale effetto sull’attività della P-gp, e quindi potrebbe anche essere sicuro. In conclusione, ci sono solo pochi casi clinici e prove limitate sulle interazioni tra DOAC e DAE nei pazienti. Tuttavia, l’evidenza complessiva suggerisce che l’interazione tra queste classi di farmaci potrebbe essere di elevata rilevanza clinica e pertanto ulteriori studi in coorti di pazienti più grandi sono giustificati per il futuro al fine di chiarire meglio la loro farmacocinetica e definire il comportamento clinico più appropriato. Caratteristiche farmacocinetiche dei DOAC: Bibliografia Galgani A, Palleria C, Iannone LF, DeSarro G, Giorgi FS, Maschio M and Russo E (2018) Pharmacokinetic Interactions of Clinical Interest Between Direct Oral Anticoagulants and Antiepileptic Drugs. Front. Neurol. 9:1067. Leggi l’articolo qui. - 07/02/2020
- Psoriasi dopo esposizione a inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Uno studio condotto sui dati di farmacovigilanza francese ha mostrato l’insorgenza di psoriasi dopo un’esposizione a inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACEi) possono indurre o aggravare la psoriasi. Questo rischio non è specificato nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) di alcuni farmaci di questa classe, come captopril o enalapril. Gli autori hanno recuperato i dati di farmacovigilanza francese e si sono indirizzati a studiare l’associazione tra la psoriasi ed l’esposizione ACEi. Hanno analizzato i rapporti spontanei registrati nel database nazionale francese sulla farmacovigilanza (FPVD) dal 1985 al 31 dicembre 2018. L’associazione tra psoriasi ed esposizione ACEi è stata valutata utilizzando il metodo statistico caso/controllo. Hanno anche esaminato i casi pubblicati nella letteratura scientifica. Risultati. Un centinaio di segnalazioni di psoriasi dopo esposizione ACEi sono state registrate nel FPVD. Il rapporto di probabilità di segnalazione (ROR) era 2,40 (IC 95% 1,96–2,95). Il tempo di insorgenza era <1 anno nel 67% dei rapporti. Il risultato è stato positivo nel 73% delle segnalazioni dopo l’interruzione dell’ACEi. Quasi tutti gli ACEI erano coinvolti. In letteratura, sono stati trovati 21 rapporti pubblicati di psoriasi con ACEi. Il tempo di insorgenza variava da 1 settimana a 4 mesi. Il risultato è stato positivo dopo l’interruzione dell’ACEi in oltre la metà dei rapporti di letteratura. Conclusioni. Gli autori affermano di aver trovato un’associazione statisticamente significativa tra la psoriasi e l’ACEi, che costituisce un potenziale segnale di sicurezza. Il rischio di psoriasi è un effetto di classe, il tempo di insorgenza è inferiore a 1 anno e l’esito è favorevole dopo l’interruzione dell’ACEi. La psoriasi dovrebbe essere menzionata negli RCP di tutti gli ACEi e gli operatori sanitari dovrebbero essere informati di questo rischio. Bibliografia Azzouz, B., Morel, A., Kanagaratnam, L. et al. Psoriasis After Exposure to Angiotensin-Converting Enzyme Inhibitors: French Pharmacovigilance Data and Review of the Literature. Drug Saf (2019) 42: 1507. Leggi l’articolo qui. - 07/02/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – GENNAIO 2020 Note Informative Importanti Zomacton (somatropina) – 13/01/2020 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile una Nota Informativa Importante che fornisce ai medici un aggiornamento circa la modifica della denominazione del dispositivo utilizzato per la somministrazione del medicinale Zomacton (somatropina). La denominazione del dispositivo senza ago utilizzato per la somministrazione di Zomacton 4 mg è stata modificata, pertanto il dispositivo “ZomaJet® 2 Vision” sarà ora denominato “ZomaJet® 4”. La denominazione del dispositivo senza ago utilizzato per la somministrazione di Zomacton 10 mg è stata modificata, pertanto il dispositivo “ZomaJet Vision X®” sarà ora denominato “ZomaJet® 10”. Zomacton 10 mg non è attualmente commercializzato in Italia. I dispositivi vengono modificati solo nella denominazione, la quale richiama il dosaggio del farmaco per il quale il dispositivo è destinato in modo da ridurre il rischio di confusione. Non sono state apportate altre modifiche ai dispositivi, né nell’aspetto né nel funzionamento, e non sono stati modificati i dosaggi dei medicinali. Pertanto dispositivo e medicinale devono continuare ad essere utilizzati nello stesso modo, come indicato nelle istruzioni per l’uso. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-zomacton-somatropina- Nexplanon (etonogestrel) – 15/01/20 Sono stati riportati casi di danno neurovascolare e migrazione dell’impianto dal sito di inserimento nel braccio o in rari casi nell’arteria polmonare, che possono essere correlati ad un inserimento in profondità o non corretto di Nexplanon. Al fine di minimizzare ulteriormente il rischio di danno neurovascolare e di migrazione dell’impianto, sono state aggiornate le istruzioni di inserimento e di rimozione dell’impianto. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-nexplanon-etonogestrel- Lemtrada (alemtuzumab) – 23/01/20 L’EMA ha riesaminato il rapporto beneficio/rischio di Lemtrada alla luce delle nuove evidenze di reazioni avverse gravi, a volte fatali, riportate nell’uso post-marketing. Le misure di minimizzazione del rischio già esistenti non sono risultate essere adeguate per la gestione di tali rischi. L’EMA ha concluso che ischemia miocardica, infarto miocardico, emorragia cerebrale, dissezione delle arterie cervico-cefaliche, emorragia alveolare polmonare e trombocitopenia possono verificarsi raramente in stretta associazione temporale con l’infusione di Lemtrada. In molti casi, l’insorgenza delle reazioni è avvenuta entro pochi giorni dall’infusione e i pazienti non presentavano fattori di rischio classici per tali eventi. La revisione di EMA ha concluso che è necessario limitare l’indicazione terapeutica di Lemtrada e introdurre nuove controindicazioni e misure di minimizzazione del rischio. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-lemtrada-alemtuzuma-2 Picato (ingenolo mebutato) – 27/01/20 Picato (ingenolo mebutato): Sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio a causa del rischio di tumori cutanei maligni. Riassunto L’autorizzazione all’immissione in commercio di Picato (ingenolo mebutato) è sospesa a scopo precauzionale a causa delle crescenti preoccupazioni sul possibile rischio di tumori cutanei maligni, mentre l’EMA continua la sua valutazione. I risultati finali di uno studio per il confronto di Picato con un altro farmaco per la cheratosi attinica (imiquimod) hanno mostrato una maggiore incidenza di tumori cutanei nell’area di pelle trattata con Picato. Gli operatori sanitari non devono più prescrivere Picato e devono considerare opzioni di trattamento appropriate. Gli operatori sanitari devono consigliare ai pazienti di prestare attenzione all’eventuale presenza di lesioni cutanee e di rivolgersi tempestivamente a un medico nel caso in cui ciò si verifichi. Con Determinazione aDV-1/2020-4368 del 23 Gennaio 2020 è vietata la vendita del medicinale Picato in tutte le confezioni autorizzate. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/web/guest/-/nota-informativa-importante-su-picato-ingenolo-mebutat-1 Ecalta (anidulafungina) – 28/01/20 ECALTA (anidulafungina) 100 mg polvere per concentrato per soluzione per infusione: la soluzione per infusione non deve essere più congelata. Riepilogo: Le attuali informazioni del prodotto del medicinale Ecalta (anidulafungina) consentono di congelare la soluzione per infusione (ricostituita), ma un recente studio condotto dal produttore ha indicato che queste condizioni di conservazione richiedono una revisione. Il congelamento del prodotto può portare alla formazione di particelle visibili a causa della mancanza di solubilità del principio attivo di Ecalta (anidulafungina) nella soluzione per infusione, a seguito della conservazione in condizioni di congelamento e al successivo scongelamento. Istruzioni per gli operatori sanitari: contrariamente a quanto indicato nella versione attuale delle informazioni sul prodotto, la soluzione per infusione (ricostituita) non deve essere congelata. La soluzione per infusione può essere conservata a 25° C per 48 ore. Gli stampati di Ecalta (Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e Foglio Illustrativo) saranno aggiornati al più presto per includere le istruzioni corrette. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/web/guest/-/nota-informativa-importante-su-ecalta-anidulafungina- Notizie da EMA Comunicazione EMA sull’uso di creme ad alto dosaggio di estradiolo – 17/01/2020 Il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha confermato la raccomandazione di limitare l’uso di creme ad alto dosaggio, contenenti 100 microgrammi di estradiolo per grammo (0,01%), ad un unico ciclo di trattamento della durata massima di 4 settimane. Ciò fa seguito ad un riesame della raccomandazione di ottobre 2019 che è stata richiesta da una delle aziende che commercializzano creme a base di estradiolo ad alto dosaggio. Il PRAC ha revisionato i dati disponibili sulla sicurezza e sull’efficacia delle creme contenenti un alto dosaggio di estradiolo usate per trattare i sintomi dell’atrofia vaginale in donne che hanno superato la menopausa. I dati su queste creme mostrano che nelle donne in post menopausa che usano tali creme, i livelli di estradiolo nel sangue si sono rilevati più alti dei livelli normali per il periodo post menopausale. Il PRAC ha concluso che l’assorbimento di estradiolo nel sangue solleva preoccupazione e potrebbe comportare effetti indesiderati simili a quelli osservati con la terapia ormonale sostitutiva (TOS). Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sull-uso-di-creme-ad-alto-dosaggio-di-estradio-2 Comunicazione EMA su Picato (ingenol mebutato) – 17/01/20 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) raccomanda ai pazienti di smettere di usare il medicinale Picato (ingenol mebutato), un gel per il trattamento della cheratosi attinica della pelle, mentre continua la revisione della sicurezza del medicinale da parte dell’Agenzia. Il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) sta attualmente esaminando i dati sul cancro della pelle nei pazienti che hanno utilizzato Picato. I risultati finali di uno studio che confronta il Picato con l’imiquimod (un altro farmaco per la cheratosi attinica) indicano una maggiore incidenza di cancro della pelle nell’area di trattamento con Picato rispetto all’imiquimod Sebbene permangano incertezze, c’è la preoccupazione di un possibile legame tra l’uso di Picato e lo sviluppo di cancro della pelle. Il PRAC ha pertanto raccomandato di sospendere l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale a titolo precauzionale ed ha fatto presente che sono disponibili trattamenti alternativi. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-picato-ingenol-mebutato- - 31/01/2020
- Esposizione a Infliximab durante la gravidanza: esperienza post-marketing Un grande studio ha condotto un’analisi cumulativa delle gravidanze in cui vi è stata un’esposizione gestazionale all’Infliximab utilizzando il database di sicurezza globale della casa farmaceutica Janssen. Si stima che 2,9 milioni di pazienti siano stati trattati con Infliximab [IFX] (Remicade) in tutto il mondo fino al 23 agosto 2018. Tuttavia, nonostante il suo uso diffuso, l’effetto dell’IFX nelle donne in gravidanza non è ancora del tutto chiaro. Le donne in età fertile sono spesso trattate con anticorpi monoclonali per controllare le malattie infiammatorie croniche e debilitanti. Infliximab può attraversare la placenta dopo il primo trimestre di gravidanza. Pertanto, sono necessarie prove per ottimizzare il trattamento, valutando attentamente benefici e rischi per la madre e il bambino. Sono state identificate dal database di sicurezza, 1850 gravidanze in cui è nota un’esposizione a IFX con esiti noti. Di queste 1526 (82,5%) hanno dato esito positivo con bambini nati vivi. La maggior parte delle donne presentava la malattia di Crohn (67,7%) o la colite ulcerosa (18,4%). L’82,8% dei nati vivi era stato esposto all’IFX nel primo trimestre. Sono stati documentati: aborto spontaneo / morte intrauterina / gravidanza ectopica / gravidanza molare (12,1%), nascite pretermine (9,2%), neonati a basso peso alla nascita (3,6%), anomalie congenite (2,0%) e infezioni infantili (1,2%). Il tipo di anomalie congenite e la frequenza delle infezioni infantili gravi osservate erano comparabili con la popolazione generale. Le frequenze di anomalie congenite e altri esiti avversi erano simili nelle donne esposte all’IFX nel primo trimestre e in quelle esposte nel terzo trimestre. Sono state segnalate più nascite pretermine (13-18,8%) e complicanze infantili (8,7-12,5%) con l’uso concomitante di immunosoppressori. Conclusioni Sulla base di questa analisi, la prevalenza di esiti avversi in gravidanza nel parto e nel neonato è coerente con quella della popolazione generale e con i dati pubblicati sulle terapie del TNFi. I nostri risultati forniscono un riassunto descrittivo dettagliato dell’esposizione materna all’IFX e agli esiti clinici avversi del bambino, come anomalie congenite e infezioni, che possono aiutare i medici e le donne in età fertile nei loro piani di trattamento e nel processo decisionale. Bibliografia Geldhof, A., Slater, J., Clark, M. et al. Exposure to Infliximab During Pregnancy: Post-Marketing Experience. Drug Saf (2019). Leggi l’articolo qui. - 31/01/2020
- Valutazione delle reazioni avverse agli anticoagulanti orali diretti registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza mediante un indice di rischio. L’introduzione degli anticoagulanti orali diretti (DOAC) nella pratica clinica ha aperto nuovi scenari nella prevenzione e nel trattamento del tromboembolismo, tuttavia mancano studi comparativi tra i vari farmaci. I DOAC presentano un rapporto rischio/beneficio complessivamente più vantaggioso rispetto a quello della terapia con antagonisti della vitamina K e permettono di superare molte limitazioni associate alla terapia anticoagulante orale tradizionale. Tuttavia, il bilancio tra rischio trombotico ed emorragico resta uno snodo clinico delicato nella scelta della terapia anticoagulante. Non esistendo studi di confronto tra i diversi DOAC, ma solo studi di comparazione tra i singoli DOAC e warfarin, sono state condotte numerose metanalisi e network metanalisi nel tentativo di confrontare tra loro in modo indiretto i quattro nuovi anticoagulanti. In generale, in merito all’efficacia, i DOAC risultano non inferiori e talvolta superiori rispetto alla terapia anticoagulante tradizionale con warfarin, mentre per quanto riguarda la sicurezza, a fronte di una comune riduzione altamente significativa del rischio di emorragia intracranica, i dati forniscono riscontri non omogenei, probabilmente legati alle differenze farmacologiche delle singole molecole e alle differenti modalità di somministrazione. Alla luce delle limitazioni e della variabilità negli aspetti metodologici dei trial di fase III sui DOAC, risulta in sostanza particolarmente importante la valutazione della robustezza delle metanalisi relative a questi studi. La farmacovigilanza è effettuata in Italia per mezzo della Rete Nazionale di Farmacovigilanza. La disponibilità dei dati per ciascuna delle quattro molecole classificate come DOAC (dabigatran, rivaroxaban, apixaban, edoxaban) ha permesso di effettuare un’analisi della situazione di “real-life” delle segnalazioni di ADR registrate per ciascun principio attivo. Il lavoro successivo è stato quello di incrociare il dato AIFA con le quantità di dosi giornaliere normalizzate (fonte IQVIA) utilizzate nel medesimo periodo di tempo, con l’obiettivo di interpretare il dato alla luce degli studi registrativi. L’analisi delle rilevazioni di sospette ADR registrate nella RNF per ciascuno dei DOAC, per tutte le indicazioni per le quali sono approvati, ha incluso il periodo compreso tra gli anni 2013-2017. In questo arco temporale sono state registrate 5850 segnalazioni di ADR per i quattro DOAC considerati complessivamente. Concentrandosi sulle segnalazioni di ADR gravi riportate negli anni 2016-2017, i dati descrivono una situazione interessante. Si evidenzia un marcato aumento del tasso di ADR gravi per apixaban (dal 53% nel 2016 al 65% nel 2017) e dabigatran (dal 34% nel 2016 al 52% nel 2017) e un più modesto incremento per rivaroxaban (dal 47% nel 2016 al 53% nel 2017). Il tasso di segnalazioni di ADR gravi rispetto al totale è un valore correlato al tasso di impiego di ciascun DOAC, a partire dai dati IQVIA. Disponendo dei tassi di ADR segnalate per ciascun principio attivo e dei tassi di impiego di ciascun principio attivo, è stato possibile determinare un indice di rischio (IR), ottenuto dal rapporto tra il tasso di ADR gravi e il tasso di impiego relativo del DOAC. Bibliografia Valutazione delle reazioni avverse agli anticoagulanti orali diretti registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza mediante uno specifico indice di rischio. M Uguccioni, A. Terranova, L. Di Lullo, G Ital Cardiol 2018;19(10 Suppl 1):3S-11S. Leggi l’articolo completo qui. - 31/01/2020
- Studio sull’associazione tra anticorpi monoclonali e idee e comportamento suicidari. Numerosi anticorpi monoclonali (mAb) sono stati collegati ad effetti avversi neuropsichiatrici nei pazienti, tra cui depressione, idea e comportamento suicidari. Lo scopo di questo studio era di quantificare e caratterizzare le reazioni avverse al farmaco (ADR) segnalate spontaneamente di depressione, ideazione e comportamento suicidario relativi agli utilizzatori di mAb, e valutare una possibile associazione con il loro meccanismo d’azione. Sono stati considerate ADR nei confronti di mAb sulla base dei dati presenti in VigiBase, in particolare quelli correlati a depressione, ideazione e comportamento suicidari. Sono stati stimati rapporti di probabilità di segnalazione (ROR) per ciascun mAb (utilizzando bevacizumab come riferimento) e in base alla loro influenza sul sistema immunitario (stimolatori o inibitori). I farmaci che sopprimono il sistema immunitario sono stati ulteriormente suddivisi per indicazione, in base al loro codice ATC (malattie autoimmuni, cancro). Risultati Complessivamente, sono stati incluse 2.924.319 ADR per 44 mAbs. 9455 ADR erano correlate alla depressione e 1770 erano correlati all’idea e al comportamento suicidari. L’associazione era più forte per natalizumab e belimumab, sia per la depressione (ROR 5.7, intervallo di confidenza al 95% [CI] 5.0–6.4; e ROR 5.1, IC al 95% 4.2–6.2) che per ideazione e comportamento suicidari (ROR 12.0, IC al 95% 7,9-18,3; e ROR 20,2, IC 95% 12,4–33,0). Gli inibitori del sistema immunitario hanno mostrato un ROR più elevato (1,9 (IC 95% 1,8-2,0) per la depressione e 3,6 (IC 95% 3,0–4,4) per ideazione e comportamento suicidari) rispetto a mAbs che non mirano direttamente al sistema immunitario. Questa differenza è stata osservata solo per mAbs usati per il trattamento di malattie autoimmuni, non per quelli utilizzati nel trattamento del cancro. Conclusione Eventi di depressione e ideazione e comportamento suicidari sono riportati per mAb, in particolare per mAb che sopprimono il sistema immunitario utilizzati per il trattamento di malattie autoimmuni. Ciò supporta ulteriormente il legame tra i fattori infiammatori e l’insorgenza di depressione, ideazione e comportamento suicidari. Il presente studio fornisce importanti conoscenze per la ricerca futura e per lo studio della relazione tra i diversi fattori infiammatori e il verificarsi di questi sintomi. Bibliografia Exploring the Association between Monoclonal Antibodies and Depression and Suicidal Ideation and Behavior: A VigiBase Study Lotte A. Minnema Thijs J. Giezen Patrick C. Souverein Toine C. G. Egberts Hubert G. M. Leufkens Helga Gardarsdottir. Drug Saf (2019) 42: 887. Leggi qui. - 24/01/2020
- Reazioni di ipersensibilità sistemica ai nuovi anticoagulanti orali: review della letteratura. Gli anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NOAC) sono una categoria di farmaci ormai molto usata in pazienti ospedalieri e ambulatoriali come valide e sicure alternative al walfarin. Sono state descritte varie reazioni di ipersensibilità sistemica di cui sono responsabili, che possono essere classificate secondo la classificazione di Gell e Coombs. Nella review qui presentata sono riportati descrizioni di singoli casi di possibili reazioni da ipersensibilità con una prevalenza di reazioni da ipersensibilità ritardata (sia di media che di grave entità). Viene inoltre segnalata un’assenza di cross-reazione con il walfarin e con le eparine a basso peso molecolare. L’esperienza internazionale sui test diagnostici è carente. La maggior parte degli autori si riferisce a score di probabilità e fa affidamento sulla biopsia cutanea per classificare i vari tipi di vasculiti e escludere altre diagnosi differenziali. Gli autori propongono di adattare i test disponibili per confermare la reattività dei pazienti ai nuovi anticoagulanti. Considerando i test in vivo disponibili, i patch test rivelano un valore promettente nelle reazioni ritardate. Nei primi trials clinici sui nuovi anticoagulanti orali (NAO) le reazioni cutanee sono state menzionate come effetti avversi. Inoltre, sono presenti recenti descrizioni di casi clinici isolati che mettono in luce il possibile ruolo di questi farmaci nell’induzione di una specifica categoria di reazioni avverse immuno-mediate. I farmaci anticoagulanti orali non vitamina K attualmente in commercio sono rivaroxaban, apixaban, edoxaban e dabigatran. I primi 3 sono inibitori del fattore X attivato, l’ultimo inibitore diretto della trombina. Con l’eccezione di edoxaban che è indicato solamente per il trattamento del tromboembolismo venoso (VTE) e della fibrillazione atriale non valvolare (NVAF), gli altri 3 sono indicati sia per la prevenzione che per il trattamento del VTE e per la terapia della NVAF. L’articolo presenta un sommario delle reazioni di ipersensibilità finora descritte ai NAO. Tutti e 4 possono dare reazioni di ipersensibilità di tipo I (per esempio il rivaroxaban, ortiacaria-angioedema). Sono state descritte reazioni di ipersensibilità di tipo III per rivaroxaban, apixaban e dabigatran, del tipo vasculiti leucocitoclasiche. Mentre tutti e 4 possono dare reazioni di ipersensibilità ritardata di tipo IV, cellulo-mediata. In particolare, per rivaroxaban sono state descritte reazioni del tipo DRESS (reazione avversa a farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici) o sindrome iper-eosinofilica, esantema maculopapulare, eritema multiforme, Sindrome di Stevens Johnson e pustolosi generalizzata acuta esantematosa. Il dabigatran invece è stato finora implicato in casi di esantema maculo-papulare e necrolisi epidermica tossica. L’edoxaban è stato implicato in rash cutenei e l’apixaban in esantemi psoriasiformi e dermatiti eczematose. L’articolo poi propone un algoritmo diagnostico per inquadrare meglio le reazioni di ipersensibilità sistemica, tramite vari test, in particolare con i patch tests per le reazioni avverse da ipersensibilità ritardata. Bibliografia Carli G, Farsi A, Chiarini F, Lippolis D, Cortellini G. Hypersensitivity reactions to Non-vitamin K Oral Anticoagulants – a review of literature and diagnostic work-up proposal. Eur Ann Allergy Clin Immunol. 2019; 51: 7-14. Leggi l’articolo qui. Per approfondimento: Cortellini G, Rossi F, Lippolis D, Cortellini F, Gavioli B, Ballardini G. Delayed hypersensitivity to new oral anticoagulants. Demonstration of cross reactivity for the drug category and definition of non-irritant concentrations for patch tests. Eur Ann Allergy Immunol. 2019; 51:42-44. - 24/01/2020
- Efficacia e sicurezza del cambio tra originatore e biosimilare di Epoetine in pazienti con insufficienza renale cronica: studio italiano di coorte. Uno studio di coorte italiano su larga scala ha valutato l’efficacia e la sicurezza del cambio di epoetine di origine con epoetine biosimilari in pazienti con malattia renale cronica. I dati del mondo reale sull’efficacia comparativa e la sicurezza del passaggio tra diverse epoetine (inclusi i creatori e i biosimilari) sono limitati. Alla luce dell’attuale dibattito sull’intercambiabilità, i medici prescrittori, alcuni gruppi di pazienti e responsabili delle decisioni chiedono ulteriori prove post-marketing sugli effetti clinici del passaggio tra epoetine originatore e biosimilare nei pazienti con malattia renale cronica (CKD). Gli agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) svolgono un ruolo importante nella gestione dell’anemia in diversi contesti terapeutici. In particolare, i benefici con questi farmaci per il trattamento dell’anemia indotta dalla chemioterapia o associati alla malattia renale cronica (CKD) sono ben documentati. In generale, l’assunzione di biosimilari è eterogenea tra paesi e aree terapeutiche, evidenziando le differenze nella fiducia dei medici nella prescrizione di questi farmaci biologici. In effetti, l’accettazione dei biosimilari nella comunità medica continua ad essere limitata in alcuni paesi e aree terapeutiche anche se rappresentano una grande opportunità per la sostenibilità dei servizi sanitari nazionali (SSN). Una recente revisione sistematica, basata su dati di studi clinici randomizzati (RCT) che valuta le prove sul passaggio tra diversi ESA, ha evidenziato un’equivalenza terapeutica complessiva in quelli che passano a qualsiasi ESA. Per questo motivo, questo studio osservazionale su larga scala era finalizzato a valutare l’efficacia comparativa e la sicurezza del passaggio dall’ESA α (sia originatore che biosimilare) ad altri ESA rispetto ai non-switcher nei pazienti con insufficienza renale cronica. In quattro aree geografiche italiane è stato condotto uno studio di coorte retrospettivo osservazionale, multi-database, multi-database. Sono stati recuperati tutti i soggetti con almeno un’erogazione dell’ESA α tra il 1 ° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2015. Il passaggio (switching) è stato definito come qualsiasi transizione tra l’originatore/ESA biosimilare a qualsiasi altra epoetina in una serie di due prescrizioni consecutive fino a 2 anni. Gli switcher sono stati abbinati 1:1 con non-switcher in base al punteggio di propensione al basale e alla durata del trattamento dell’ESA α. I commutatori e i non commutatori sono stati seguiti dalla data di commutazione a un massimo di 1 anno. La mancanza di efficacia e sicurezza della commutazione rispetto alla non commutazione sono state valutate attraverso modelli di regressione di Cox (hazard ratio [HR], intervallo di confidenza al 95% [CI]). Risultati Complessivamente, 14.400 utilizzatori di incidenti di ESA α per anemia dovuta a CKD (61,4% originatore, 38,6% biosimilare) erano disponibili per l’analisi. Durante il follow-up, non sono state rilevate differenze in termini di efficacia (HR 1.02, IC 95% 0,79–1,31 originatori; HR 1,16, IC 955 0,75-1,79 biosimilari) e esiti di sicurezza (HR 1,08, IC 95% 0,77-1,50 originatore; HR 1,20, IC 95% 0,66–2,21 biosimilari) tra switcher e non-switcher dell’ESA α. Le probabilità cumulative di registrare un evento avverso, in termini di mancanza di efficacia o problemi di sicurezza, erano le stesse per due categorie di commutazione Conclusioni In questo studio osservazionale italiano su larga scala basato su più database, il passaggio versus il non-passaggio così come il passaggio dall’ESA-biosimilare / originatore α a qualsiasi altra epoetina nei pazienti con insufficienza renale cronica non è associato ad alcuna differenza di efficacia e sicurezza. Bibliografia Belleudi, V., Trotta, F., Addis, A. et al. Effectiveness and Safety of Switching Originator and Biosimilar Epoetins in Patients with Chronic Kidney Disease in a Large-Scale Italian Cohort Study. Drug Saf 42, 1437–1447 (2019). Leggi l’articolo qui. - 17/01/2020
- Studio post-marketing sui rischi della quetiapina Uno studio retrospettivo condotto su registri svedesi, ha valutato un aumento delle reazioni avverse (suicidio, autolesionismo, ictus) in pazienti trattati con antidepressivi e quetiapina. Si tratta di uno studio di sorveglianza dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio richiesto dall’EMA, che ha studiato la quetiapina utilizzata nel trattamento della depressione, con particolare riguardo a: rischio di mortalità per qualsiasi causa, autolesionismo e suicidio, infarto miocardico acuto, ictus, diabete mellito, disturbi extrapiramidali e sonnolenza. Sono stati inclusi gli utilizzatori di quetiapina e antidepressivi (nel periodo 2011-2014) che avevano cambiato il trattamento nell’ultimo anno. Sono stati utilizzati modelli di regressione logistica condizionale per calcolare i rapporti di probabilità (OR) e i loro intervalli di confidenza al 95% (EC) per ciascun risultato in studi caso-controllo nidificati per: la quetiapina somministrata in combinazione e in monoterapia; monoterapia con antidepressivi e nessun farmaco, rispetto all’uso di combinazioni di antidepressivi (gruppo di riferimento). Risultati. Complessivamente, sono stati inclusi 7421 pazienti utilizzatori di quetiapina e 281.303 pazienti in trattamento con antidepressivi. Per i pazienti che assumevano la quetiapina in associazione con antidepressivi, i rischi di mortalità per tutte le cause erano aumentati [OR aggiustato (aOR) 1,31, IC 95% 1,12–1,54] rispetto all’uso esclusivo di antidepressivi in combinazione. Tuttavia, solo i pazienti di età ≥ 65 anni presentavano un aumento della mortalità e, in un’analisi post hoc escludendo i pazienti con malattia di Parkinson, non si è evidenziato alcun aumento di mortalità. Inoltre, il rischio di autolesionismo e suicidio è aumentato in coloro che usavano quetiapina in associazione con antidepressivi (aOR 1,53, IC 95% 1,31-1,79), ma l’aumento del rischio è stato riscontrato solo tra i pazienti di età compresa tra 18 e 64 anni. I rischi di ictus erano aumentati per i soggetti di età ≥ 65 anni che usavano quetiapina in associazione (aOR 1,47, IC 95% 1,01–2,12), mentre per i soggetti tra 18 e 64 anni la quetiapina aumentava il rischio in monoterapia. Infine, vi era un aumento di disturbo extrapiramidale (aOR 6,15, IC 95% 3,57-10,58) e di sonnolenza (aOR 2,41, IC 95% 1,42-4,11) per coloro che usavano quetiapina e antidepressivi, rispetto ai soli antidepressivi. Conclusioni. Il rischio di autolesionismo e suicidio è aumentato con la quetiapina in monoterapia o in associazione con antidepressivi nella fascia di età 18-64 anni. Ciò potrebbe essere spiegato con la prescrizione selettiva di questi trattamenti a pazienti ad alto rischio per questi esiti. Quando la quetiapina è stata usata in associazione con antidepressivi, è stato riscontrato un rischio più elevato di ictus e mortalità per tutte le cause nella fascia di età più avanzata (≥ 65 anni), sebbene l’aumento della mortalità non risultasse quando i pazienti con malattia di Parkinson sono stati esclusi. Non sono state trovate associazioni significative tra l’uso di quetiapina (sia in monoterapia che in associazione) e infarto miocardico o diabete. Bibliografia Reutfors J, Brenner P, Brody B, Wray H, Andersen M, Brandt L. A Post-Authorization Safety Study of Quetiapine as Antidepressant Treatment in Sweden: Nested Case-Control Analyses of Select Outcomes. Drug Saf. 2019 Dec 17. Leggi l’articolo qui. - 17/01/2020
- Lamotrigina e rischio di linfoistiocitosi: rara ma fatale Un esempio di come l’analisi statistica dei segnali emergenti dalle banche dati sulle segnalazioni di reazione avversa da farmaco possa permetterci di approfondire le conoscenze riguardo a farmaci, come la lamotrigina, in commercio da decenni. Lamotrigina è un farmaco indicato nelle crisi convulsive parziali e generalizzate nell’epilessia giovanile e dell’adulto; è indicato inoltre nel disturbo bipolare dell’adulto con prevalente componente depressiva. In corso di terapia con lamotrigina un evento avverso da farmaco (Adverse Drug Reaction, ADR) molto comune è rappresentato dall’eruzione cutanea, che si manifesta in genere entro i due mesi dall’inizio del trattamento, e che talvolta nei bambini viene scambiata per un episodio infettivo. In ogni caso nella maggior parte dei casi è un disturbo lieve e transitorio, e solo una piccola percentuale porta ad ospedalizzazione o alla cosiddetta sindrome di Stevens-Johnson (epidermolisi tossica). Inoltre è spesso causa di cefalea. sonnolenza, stanchezza e dolori muscolari e articolari. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha pubblicato a fine 2018 una nota sulla sicurezza di lamotrigina riguardo ad una ADR che, per quanto rara, è importante conoscere e sospettare il prima possibile, in quanto potenzialmente fatale se non trattata in tempo. Si tratta della linfoistiocitosi emofagocitica, una condizione clinica legata ad una dis-regolazione della risposta immunitaria dell’organismo, che si presenta tipicamente con febbre, spesso elevata, e può portare a gravi problematiche a livello delle cellule ematiche e complicanze d’organo a carico di fegato, reni e polmoni. Per la diagnosi è necessario riscontrare 5 tra questi elementi: Febbre Fegato ingrossato Linfonodi ingrossati Rash cutaneo Ittero o sub-ittero Sanguinamenti atipici Problematiche a carico del SNC, tra cui convulsioni, atassia, alterazioni della vista C’è da dire che dal momento della commercializzazione di lamotrigina negli Stati Uniti, nel 1994, ad oggi sono stati accertati in totale 8 casi, tra letteratura e segnalazioni da parte dei sanitari, anche se è possibile che ne esistano numerosi altri, mai segnalati. In ogni caso, è proprio grazie alla segnalazione sistematica degli eventi avversi associati ad un farmaco, anche da parte dei cittadini, che possiamo conoscere a fondo il profilo di sicurezza di un farmaco, sia esso di recente introduzione in commercio oppure già presente da anni. - 10/01/2020
- Utilizzo potenziale del nilotinib nel morbo di Parkinson: effetti sulla sicurezza, tollerabilità e biomarker Si è concluso recentemente uno studio di fase II volto a sperimentare l’utilizzo del nilotinib, utilizzato attualmente esclusivamente nella terapia della leucemia mieloide cronica, nell’ambito del morbo di Parkinson, il che potrebbe aprire le porte a ulteriori ricerche e future opzioni terapeutiche. Nilotinib è un inibitore della proteina chinasi, ed è indicato in Europa e negli Stati Uniti per il trattamento della jeucemia mieloide cronica con cromosoma Philadelphia positivo, per la sua capacità di inibire la proliferazione e indurre l’apoptosi delle cellule leucemiche. Esistono studi sia in modelli animali che in piccoli campioni umani che suggeriscono un ruolo di questa molecola nel morbo di Parkinson, in quanto sembrerebbe in grado di: aumentare la degradazione della α-synucleina, una proteina che tende ad accumularsi patologicamente nel tessuto cerebrale, e aumentare il metabolismo della dopamina, potenzialmente migliorando i sintomi, sia motori che non, presenti nel morbo di Parkinson. Per quel che riguarda la sperimentazione sull’uomo, è terminato recentemente uno studio di fase II volto a valutare innanzitutto la sicurezza, la tollerabilità e la farmacocinetica di nilotinib in 75 pazienti affetti da morbo di Parkinson. In secondo luogo avrebbe misurato i livelli di alcuni potenziali biomarker nel liquido cefalorachidiano e nel plasma, quali dopamina e suoi metaboliti, nonché α-synucleina e proteina Tau, le proteine patologicamente alterate in questa malattia.I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of American Medical Association, sezione Neurology. Gli autori affermano che l’utilizzo di nilotinib nei pazienti affetti da morbo di Parkinson si è rivelato relativamente sicuro, anche se non sono mancati gli eventi avversi, anche gravi, in confronto al placebo. Si è registrato un aumento significativo del metabolismo della dopamina sia nel liquido cefalorachidiano che nel plasma, specialmente a dosaggi più elevati. Inoltre, le proteine patologiche, α-synucleina e tau, sono risultate in concentrazioni ridotte, dimostrando in questo modo anche nell’uomo ciò che era stato ipotizzato in precedenti ricerche basate su modelli animali di neurodegenerazione. Detto ciò, anche se dal punto di vista laboratoristico questi risultati sono interessanti e meritano ulteriori approfondimenti, dal punto di vista clinico non si è visto alcun risultato, né per quel che riguarda la sintomatologia motoria né per quella cognitiva. È verposimile, tuttavia, che il campione di studio fosse troppo piccolo per riuscire ad evidenziare variazioni per quel che riguarda l’efficacia, in ogni caso questo studio apre la pista a tutta una serie di ulteriori indagini sul potenziale effetto di nilorinib, o altri farmaci inibitori della proteina chinasi, nella malattia di Parkinson. Pagan FL et al. “Nilotinib Effects on Safety, Tolerability, and Potential Biomarkers in Parkinson Disease” JAMA Neurology, dicembre 2019, doi:10.1001/jamaneurol.2019.4200 - 10/01/2020
- Prodotti a base di Cannabidiolo (CBD): possono davvero essere assunti in sicurezza? Dagli estratti oleosi, alle tisane e ai sali da bagno, i prodotti a base di Cannabidiolo (CBD) stanno lentamente entrando nell’uso comune, senza però la dovuta base di studi sulla sicurezza e appropriatezza d’uso nell’uomo. Sono tante le persone che per ogni sorta di disturbo cercano rimedi a base di Cannabidiolo, o CBD, data la facile reperibilità di questi prodotti, sia online che nei negozi specializzati nel settore, sulla base di una sostanziale assenza di regolamentazione da parte delle autorità competenti. Per avere un’idea dell’entità del fenomeno, le statistiche dicono che negli Stati Uniti la vendita di prodotti a base di CBD nel 2018 è triplicata rispetto all’anno precedente. La cannabis contiene più di 500 principi attivi, di cui circa 100 appartengono alla categoria dei cannabinoidi. Il cannabidiolo, in particolare, e al contrario del più noto tetra-idro-cannabinolo (THC), non ha specifici effetti psicoattivi, ciò nonostante chi ne usufruisce sostiene che aiuti a ridurre il dolore, dormire meglio e calmare gli stati d’ansia. Al di là delle mode e delle prese di posizione, alcune domande dovrebbero guidare un sano dibattito sul tema: È una sostanza sicura? È efficace? È davvero legale? Si tratta di un farmaco o di un integratore alimentare? Sicurezza del CBD È necessario fare innanzitutto una netta distinzione tra a) gli innumerevoli prodotti da banco e b) i farmaci ufficiali prodotti dalle case farmaceutiche. Nel caso dei prodotti in commercio senza regolamentazione, gli eventi avversi non sono prevedibili, spesso anche perché gli ingredienti effettivamente presenti non sono quelli dichiarati sull’etichetta. Un caso clinico ci può aiutare a comprendere rapidamente la questione: Bambino di 8 anni, affetto da una forma di epilessia, viene trattato dai genitori con un olio a base di CBD comprato online. Dopo 9 settimane senza crisi epilettiche, accede in pronto soccorso in seguito a 14 crisi tonico-cloniche avvenute nell’arco di 24 ore. L’analisi dell’olio dimostra tra gli altri la presenza di AB-FUBINACA, un cannabinoide sintetico i cui eventi avversi riportati sono compatibili con la sindrome clinica manifestata dal bambino. Ancora, una azienda Californiana di analisi laboratoristiche ha testato 20 prodotti a base di CBD in commercio negli Stati Uniti: solo 3 di questi contenevano effettivamente quello che veniva riportato in etichetta. 8 su 20 contenevano meno del 20% del quantitativo dichiarato di principio attivo, tra cui un paio che non ne contenevano affatto. Come se non bastasse, le analisi hanno riportato anche alti livelli di solventi e gas dannosi in alcuni dei prodotti. C’è da dire che in linea di massima la regolamentazione all’interno dell’Unione Europea è più stringente rispetto agli Stati Uniti, sia per quel che riguarda i limiti massimi di THC accettabili, sia per la produzione delle piante di canapa industriale. Venendo ai prodotti dell’industria farmaceutica, un farmaco come Epidiolex, approvato recentemente dall’Agenzia Europea del Farmaco e indicato in alcune forme rare di epilessia, tra gli eventi avversi ha mostrato un innalzamento degli enzimi epatici, diarrea, sonnolenza e ridotto appetito, il che ha peraltro indotto la Food and Drug Administration a richiedere studi ulteriori per definire il grado di compromissione epatica indotta dal farmaco. Detto questo, i pazienti che ne fanno uso sanno a cosa vanno incontro, data la qualità di livello industriale con cui viene prodotto il farmaco: ogni pillola è identica alla precedente. Efficacia del CBD Sarebbe auspicabile avere a disposizione studi clinici sull’efficacia del CBD: purtroppo, il mercato in questo settore è avanti di anni rispetto alla scienza. La maggior parte della letteratura è basata su ricerche pre-cliniche, ovvero su animali, tessuti o cellule. Gli studi clinici randomizzati su esseri umani sono scarsi e in genere su campioni di piccole dimensioni. Una meta-analisi che ha preso in considerazione 40 piccoli studi randomizzati nell’ambito di diversi disturbi psichici ha concluso che l’evidenza sull’efficacia è tuttalpiù scarsa. Dovrebbe risultare ovvio è che i bambini, le donne incinte e gli anziani (che assumono numerosi farmaci) dovrebbero stare alla larga dal cannabidiolo. Non resta che attendere che la scienza possa fare maggiore chiarezza sulle proprietà del cannabidiolo. Fino ad allora, l’atteggiamento più prudente è certamente evitare di assumere questa sostanza ovvero alimentare al contempo un mercato poco regolamentato. Rubin R. “Cannabidiol Products Are Everywhere, but Should People Be Using Them?” JAMA, Medical News and Perspectives, nov 2019. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2756099 - 03/01/2020
- Rischio di tumori cutanei in soggetti che utilizzano ace-inibitori, bloccanti del recettore dell’angiotensina e diuretici tiazidici. Lo studio qui presentato ha mostrato un’associazione significativa tra esposizione a sartani, ACE-inibitori o diuretici tiazidici e carcinoma baso-cellulare o carcinoma a cellule squamose, oltre a un aumento del rischio di evoluzione in melanoma maligno per gli esposti ai diuretici tiazidici. Tuttavia, nell’analisi di sensibilità per i casi diagnosticati oltre 12 mesi dopo l’esposizione, l’associazione non è stata confermata. L’associazione tra inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-I), bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB) e tiazidi (TZ) e il rischio di melanoma maligno (MM), tumore della pelle non melanoma, carcinoma delle cellule basali (BCC) e carcinoma a cellule squamose (SCC) è un argomento dibattuto e controverso. Lo scopo dello studio qui presentato era quello di determinare se esiste un’associazione tra l’esposizione ad ACE-I, ARB o TZ e insorgenza di tumori della pelle. La metodologia con cui è stato condotto lo studio ha riguardato l’utilizzo di una coorte ottenuta da una grande banca dati elettronica americana di dati medici, il Northwestern Medicine Data Warehouse Enterprise (NMEDW). La popolazione esposta era composta da pazienti con una prescrizione documentata per ACE-I, ARB o TZ senza precedenti anamnestici di tumori della pelle. La popolazione di controllo era composta da pazienti appaiati, senza esposizione documentata ad ACE-I, ARB o TZ e nessuna precedente diagnosi di cancro della pelle. L’incidenza di MM, BCC o SCC è stata diagnosticata tramite codici ICD-9. Gli odds ratio (OR) sono stati ottenuti tramite un’analisi di regressione logistica. Risultati. Tra i 27.134 pazienti esposti a un ACE-I, sono stati rilevati 87 MM, 533 BCC e 182 SCC. Tra i 13.818 pazienti esposti ad ARB, sono stati rilevati 96 MM, 283 BCC e 106 SCC. Tra i 15.166 pazienti esposti a TZ, sono stati rilevati 99 MM, 262 BCC e 130 SCC. Sono state individuate associazioni significative per MM e TZ (OR 1,82; IC 95% 1,01-3,82); per BCC e ARB (OR 2,86; 2,13-3,83), ACE-I (OR 2,23; 1,78-2,81) e TS (OR 2,11; 1,60-2,79); per SCC e ARB (OR 2,22; 1,37-3,61), ACE-I (OR 1,94; 1,37-2,76) e TZ (OR 4,11; 2,66-6,35). Conclusioni. È stato rilevato un segnale di sicurezza per ACE-I, ARB e TZ e BCC e SCC, nonché per TZ e MM. Maggiori consapevolezza e educazione, specialmente per coloro che sono ad alto rischio di cancro della pelle, sono raccomandate tra i pazienti e gli operatori sanitari. Ad ogni modo, sono necessarie ulteriori indagini riguardo a tali associazioni per queste classi di farmaci comunemente usati. Bibliografia: Nardone B, Majewski S, Kim AS, et al. Melanoma and non-melanoma skin cancer associated with angiotensin-converting-enzyme inhibitors, angiotensin-receptor blockers and thiazides: a matched cohort study. Drug Safety 2017; 40:249–255 E’ possibile leggere l’abstract dello studio qui. http://www.sefap.it/ - 03/01/2020
- AIFA – Monitoraggio e consumi spesa biosimilari 2019 Disponibili sul sito AIFA i report sul monitoraggio dei consumi e spesa dei biosimilari In particolare, i Report disponibili riportano: il trend del consumo di farmaco biologico distinguendo il farmaco originator dal rispettivo/i biosilmilare/i; la variabilità regionale dell’incidenza del biosimilare nel periodo oggetto di analisi (cumulato per l’anno in corso) o relativamente al mese più recente. sintesi dell’incidenza (%) regionale del consumo di farmaci biosimilari. prezzo medio (ex-factory lordo IVA) per confezione riferito all’ultimo mese disponibile per l’anno 2019 e riferito al periodo cumulato 2019 Tutte le analisi sono costruite considerando l’arco temporale gennaio 2018-ultimo mese disponibile per l’anno 2019. Tali analisi si prefiggono lo scopo di fornire utili informazioni agli operatori al fine di promuovere l’uso di tali medicinali, valutare l’efficacia delle gare regionali, di individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte. Vai sul sito AIFA. - 20/12/2019
- Le frontiere della scienza medica: riprodurre la tossicità epatica dei farmaci sin dalle prime fasi di sviluppo Una nuova tecnologia potrebbe permettere di determinare il grado di tossicità epatica dei nuovi farmaci già dalle prime fasi di sviluppo, riducendo notevolmente i tempi e i costi, ma anche, potenzialmente, il numero di molecole scartate nelle fasi di sperimentazione pre-clinica. La European Medicines Agency e la US Food and Drug Administration richiedono che la sicurezza dei nuovi farmaci venga testata su modelli animali, murini e non (in genere ratti e cani), prima di poter spostare la ricerca sull’essere umano. La sperimentazione su animali è un tema dolente, estremamente dibattuto, che mette spesso in contrapposizione la comunità scientifica e il vasto pubblico; purtroppo, però, si tratta, ad oggi, di un passo strettamente necessario per permettere lo sviluppo di nuove molecole e garantire la sicurezza dei farmaci, dei cosmetici e qualsivoglia sostanza ad uso umano. Numerose sono le criticità emerse nel tempo: si calcola che i test su ratti e cani siano in grado di predire correttamente solo il 71% delle tossicità nell’uomo. Inoltre, laddove i danni a carico del sistema gastrointestinale, ematologico e cardiovascolare trovano generalmente una alta concordanza tra le varie specie, lo stesso non si può dire per la tossicità epatica. La tecnologia Organ-on-Chips permette di ricreare il microambiente tridimensionale degli organi umani, riproducendo l’architettura multicellulare, l’interfaccia tra due tessuti, la perfusione vascolare e il flusso dei fluidi, e altre caratteristiche importanti della fisiologia di un organo. Ad oggi, questa tecnologia è stata in grado di simulare piuttosto fedelmente la fisiopatologia di tessuti quali polmone, intestino e rene. Un team composta da ricercatori universitari e appartenenti ad aziende farmaceutiche ha messo a punto un chip il grado di riprodurre il microambiente epatico, su tre modelli specie-specifici: umano, ratto e cane. Per verificarne l’efficacia e l’applicabilità nella sperimentazione clinica, il gruppo ha testato l’epatotossicità da bosentan, un noto agente tossico in grado di danneggiare il fegato umano ma non quello murino e canino. L’impresa ha avuto buon esito: come c’era da aspettarsi, il chip umano, inserito in un contesto con concentrazioni di bosentan analoghe a quelle plasmatiche in vivo, ha subito un danno citotossico, al contrario delle altre due tipologie. Ulteriori test, eseguiti con altre sostanze, hanno confermato la capacità di questi chip di mettere in evidenza la tossicità specifica a livello di fegato umano. Gli autori concludono che questa tecnologia potrà essere utilizzata in futuro per testare la sicurezza dei farmaci sin dalle prime fasi di sviluppo pre-clinico, oltre che contribuire a creare modelli patogenetici e patofisiologici per le malattie e determinare meccanismi d’azione. Jang K-J et al.”Reproducing human and cross-species drug toxicities using a Liver-Chip” Science Translational Medicine, 2019. doi: 10.1126/scitranslmed.aax5516 - 20/12/2019
- Metformina e rischio di acidosi lattica Sebbene la metformina sia un farmaco di scelta nel trattamento del diabete mellito di tipo 2, alcuni pazienti non dovrebbero riceverla a causa del rischio di causare loro un’acidosi lattica. La principale controindicazione è costituita dalla disfunzione renale e in questo caso è necessario ridurre la dose come indicato nel foglietto illustrativo del farmaco. La metformina, assieme ad altri farmaci della classe dei biguanidi, incrementa i livelli di lattati plasmatici in modo concentrazione dipendente, inibendo la respirazione mitocondriale principalmente nel fegato. I fattori che precipitano l’instaurarsi di un’acidosi lattica implicano elevate concentrazioni plasmatiche di metformina (quali quelle che si generano in individui con disfunzione renale) e un evento secondario o una condizione che dis-regola la produzione di lattati o la loro clearance (es, cirrosi, sepsi, ipoperfusione, insufficienza cardiaca). Poiché tali eventi secondari sarebbero imprevedibili e la mortalità associata con l’acidosi lattica da metformina si avvicina al 50%, il farmaco è stato controindicato in coloro che hanno una disfunzione renale moderata o grave fin dalla sua approvazione per minimizzare il rischio di concentrazioni plasmatiche tossiche di metformina. Le concentrazioni plasmatiche di metformina che vengono usualmente rinvenute nei soggetti in cui si è sviluppata l’acidosi lattica sono >5 μg/mL (range terapeutico <2 μg/mL). L’attuale incidenza di acidosi lattica nella pratica clinica è assai bassa e si aggira intorno a <10 casi per 100,000 pazienti-anno. La metformina è stata usata nella pratica clinica per almeno 50 anni ed è ritenuto essere un farmaco piuttosto sicuro, probabilmente anche grazie alle restrizioni di utilizzo imposte fin dall’inizio sul suo uso nei pazienti con disfunzione renale, senza esporre così numerosi soggetti ad un rischio eccessivo. Introduzione. Vi sono evidenze che suggeriscono che dosi terapeutiche di metformina causino con difficoltà acidosi lattica. Lo ricerca presentata nel presente articolo ha focalizzato l’attenzione sui case reports pubblicati di associazione tra uso della metformina e acidosi lattica, ha determinato la frequenza dei fattori di rischio indipendenti pre-esitenti nei casi suddetti, ha esplorato l’associazione tra i fattori di rischio e la mortalità nei casi di acidosi lattica e ha esplorato la relazione tra le dosi prescritte di metformina, le concentrazioni plasmatiche elevate e lo sviluppo di acidosi lattica in soggetti con disfunzione renale. Metodi. È stata condotta una review sistematica per identificare i casi di acidosi lattica. Il nesso di causalità è stato valutato usando il sistema del World Health Organisation-Uppsala Monitoring Centre e l’algoritmo di Naranjo. È stata considerata l’aderenza della dose alle linee guida per i casi con disfunzione renale e l’associazione tra concentrazioni di metformina plasmatica allo stato stazionario prima dell’ammissione allo studio. Risultati. Gli autori hanno identificato 559 casi di acidosi lattica associata alla metformina. La maggior parte dei casi revisionati presentava un fattore di rischio indipendente per acidosi lattica. La dose di metformina prescritta eccedeva quella consigliata nelle linee guida nel 60% dei casi in pazienti con ridotta funzione renale. Le concentrazioni plasmatiche iniziali di metformina allo stato stazionario erano predittive di essere al di sotto il limite superiore previsto del range terapeutico di 5 mg/L. Conclusioni. Quasi tutti i casi di acidosi lattica associata alla metformina revisionati presentavano fattori di rischio indipendenti per acidosi lattica, supportando l’idea che la metformina giocasse un ruolo additivo. La dose di metformina prescritta, in media, eccedeva la dose raccomandata di 1000 mg/die in pazienti con vari gradi di disfunzione renale ma le concentrazioni plasmatiche iniziali non eccedevano il range terapeutico. Bibliografia Metformin-associated lactic acidosis: Current perspectives on causes and risk. R. DeFronzo a, G. A. F. b, K. Chenc, T. A. Bicsak. Metabolism clinical and experimental 65 (2016) 20-29. The Association between Metformin Therapy and Lactic Acidosis. Kuan IHS1, Savage RL2,3, Duffull SB1, Walker RJ4, Wright DFB5. Drug Saf. 2019 Dec;42(12):1449-1469. Leggi l’abstract qui. - 13/12/2019
- Vitamina D: le nuove modalità prescrittive nella scheda AIFA Pubblicato da AIFA una scheda rivolta agli operatori sanitari che sintetizza le nuove modalità prescrittive basate sull’evidenza scientifica per i farmaci a base di Vitamina D. Nel documento, indirizzato agli operatori sanitari, le risposte alle domande: Quali sono le indicazioni dei farmaci contenenti vitamina D? Quali sono le molecole più impiegate? Quando eseguire la misurazione dei livelli di vitamina D? Quali sono i valori di normalità? Sintesi delle evidenze scientifiche dei più recenti studi Dati di letteratura sulla socurezza della supplementazione di vitamina D. Quali novità per il prescrittore? Scarica il documento. - 13/12/2019
- Giornata Mondiale per l’AIDS – La comunità fa la differenza Ogni primo dicembre ha luogo il World AIDS Day, un’opportunità per le persone di tutto il mondo di fare unione nella lotta contro l’HIV, prestare supporto alle persone che convivono con questa infezione, e commemorare coloro che sono morti a causa dell’AIDS. Istituito nel 1988, il World AIDS Day è stato in assoluto il primo giorno per la salute globale mai concepito. Lavorare con i portavoce e le persone che convivono con l’HIV ha avuto un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle politiche, le linee guida e i processi regolatori. Molti pazienti vengono coinvolti negli studi clinici precoci per lo sviluppo di farmaci per fornire punti di vista basati sulla loro esperienza di vita vissuta con la malattia e il trattamento. Essi partecipano e contribuiscono agli incontri delle commissioni dell’European Medicines Agency o ai comitati scientifici per revisionare i documenti informativi destinati alla comunicazione. Le linee guida e la consulenza scientifica prodotta da EMA fanno da supporto ai produttori di farmaci che traducono i progressi scientifici in medicine che portano benefici reali alle persone affette da HIV. Le strategie di prevenzione sono un elemento importante della lotta contro l’HIV La terapia profilattica basata sulla pre-esposizione (pre-exposure prophylaxis, prEP) sono rivolte alle persone non infette che presentano un alto rischio. In Europa esistono 4 di questi farmaci, di cui 3 sono medicinali equivalenti. L’EMA ha fornito la consulenza scientifica per facilitare lo sviluppo di nuovi vaccini contro l’HIV per garantire alle persone ad alto rischio maggiori opzioni per la terapia preventiva. Tutti i farmaci antiretrovirali all’interno dell’UE devono essere autorizzati centralmente da parte di EMA per garantire un rapido accesso al farmaco da parte dei malati 68 farmaci anti-HIV sono stati autorizzati nella UE in seguito a raccomandazione a partire dal 1995, uno dei quali mediante il processo di validazione accelerata. I trattamenti semplificato, come i farmaci a dosaggio fisso, oppure basati su formulazioni a lento rilascio, migliorano l’aderenza dei pazienti alla terapia e la qualità di vita. EMA aiutoa a ridurre il rischio di infezioni, il carico di malattia, la mortalità nei gruppi più vulnerabili, tra cui i bambini egli adolescenti. EMA stimola la ricerca e lo sviluppo di farmaci antiretrovirali per il bambini affetti e l’inclusione di adolescenti nelle sperimentazioni cliniche chiave per facilitare un accesso più rapido ai farmaci. Ad oggi sono 43 i farmaci approvati per bambini e adolescenti. Scarica l’opuscolo originale, oppure vai sul sito worldaidsday.org - 06/12/2019
- Rischi ed eventi avversi collegati all’automedicazione La pratica dell’automedicazione è un fenomeno assai diffuso, che attualmente sta attraversando un rapido sviluppo. Mentre i rischi teorici dell’automedicazione sono stati ampiamente discussi in letteratura in realtà esistono pochi dati dettagliati sulla farmacovigilanza riguardanti le caratteristiche e le conseguenze di questo utilizzo nella vita reale. Uno studio francese si è occupato di descrivere i pochi dati disponibili, nonchè la direzione da seguire al fine di ridurre al minimo i rischi terapeutici, che ovviamente non sono ben noti e chiaramente non sufficientemente segnalati. Il termine automedicazione si presta a numerose definizioni, ma in primo luogo per essa si intende il ricorso a uno o più farmaci senza il parere di un medico. Si tratta di un fenomeno in aumento, che non riguarda soltanto i comuni “farmaci da banco”, ma anche quelli soggetti a prescrizione medica, prescritti ad esempio per un’altra patologia o per un’altra persona. In questo caso si tratta di un riutilizzo di farmaci che si trovano spesso nell’armadietto dei medicinali della famiglia o oggi acquistati frequentemente su Internet. I farmaci con prescrizione medica facoltativa comprendono farmaci di consumo pubblicizzati dai media, prodotti venduti su consulenza per i quali la pubblicità è limitata al negozio di farmacia e, infine, un gran numero di farmaci per i quali non è consentita la pubblicizzazione. Questa pratica risulta diffusa anche tra le donne in gravidanza, il che sottolinea il fatto che anch’esse non sono adeguatamente informate sulle caratteristiche dei farmaci e i rischi legati al loro uso durante la gestazione. I motivi principali per la scelta dell’automedicazione sono diversi, sia legati all’organizzazione del sistema sanitario (difficoltà nell’ottenere un appuntamento con un medico, situazione finanziaria sfavorevole, facile accesso ai farmaci), sia strettamente legate al livello educativo e al profilo psicologico dell’individuo (convinzione che la patologia abbia un’importanza secondaria, la sensazione di aver avuto sintomi simili che lui / lei sa come trattare, la paura di sentirsi dire che si tratta di una malattia grave, una paura che tuttavia non mina il desiderio del paziente di curarsi). I rischi teorici dell’automedicazione sono numerosi: innanzitutto, l’automedicazione implica l’autodiagnosi, col rischio quindi che il paziente possa ritardare il trattamento medico per una malattia che potrebbe essere anche grave; in secondo luogo la scelta del farmaco per automedicazione può essere inadatta, portando a un rischio di inefficienza e alla progressione della malattia; ancora, vi è il rischio di sovradosaggio dovuto all’accumulo dello stesso componente attivo; il rischio di interazione e di effetti collaterali del farmaco che possono diventare “gravi”; infine, l’abuso di sostanze o addirittura dipendenza. Esempio tipico sarebbero i decongestionanti nasali, a causa delle loro proprietà simpaticomimetiche dirette (“simili all’anfetamina”) Mentre numerosi articoli discutono ampiamente dei pericoli dell’automedicazione in generale, è sorprendente vedere che pochi sondaggi e studi pubblicati forniscono dati effettivi sugli effetti avversi dell’automedicazione, le sue caratteristiche, le caratteristiche dei pazienti coinvolti e i farmaci implicati. In considerazione dell’assenza di altri dati sugli effetti avversi dell’automedicazione, un team di ricercatori francesi si è occupato di esplorare gli effetti avversi delle pratiche di automedicazione registrate nel Midi- Banca dati sulla farmacovigilanza dei Pirenei per un periodo di 7 anni (dal 2008 al 2014). Tra le oltre 12.000 notifiche durante questo periodo, l’1,3% era correlato all’automedicazione, coinvolgendo 286 farmaci diversi e 275 eventi avversi correlati ai farmaci. In più di tre quarti dei casi (122 eventi), l’evento avverso è stato “grave”, ad esempio 91 ricoveri e 6 effetti avversi potenzialmente letali. Si è verificato solo un evento avverso fatale, riguardante una donna incinta che andò incontro ad aborto spontaneo in seguito all’utilizzo di oli essenziali. L’età media di questi pazienti era di circa 50 anni, con una leggera prevalenza per questo tipo di evento tra le donne (56%). Gli effetti avversi più frequenti sono stati gastrointestinali (21%, in particolare nausea, vomito, dolore), neuropsichiatrici (21%, in particolare sedazione e confusione), generalizzati (11%, in particolare cadute o svenimenti) e infine cutanei (11 %). Tra le sostanze “incriminate”, quasi la metà era stata precedentemente prescritta e riutilizzata secondariamente senza consultare un medico. Tuttavia, gli autori hanno sottolineato difficoltà di confronto, poiché gli studi sono stati condotti in condizioni diverse e avevano vari metodi e obiettivi, e sono stati usati criteri diversi per definire e misurare l’automedicazione. È tuttavia possibile affermare che gli eventi avversi derivanti dall’automedicazione possono essere “seri”, e che vi sia un’insufficiente notificazione di eventi avversi risultanti dall’automedicazione. Nel complesso gli studi concordano su tre classi di farmaci che sono le più frequentemente implicate: i FANS prima di tutto, antidolorifici e benzodiazepine. Vale la pena ricordare che le benzodiazepine sono disponibili solo su prescrizione medica, sottolineando la portata del riutilizzo di farmaci con effetti avversi. Infine, non va sottovalutato il ruolo svolto dalle fitoterapie e dei prodotti omeopatici. Alla luce di questi rischi, sono state suggerite diverse linee di approccio per minimizzare i rischi e ottimizzare i benefici dell’automedicazione: rafforzare i sistemi di sorveglianza, favorire la notifica spontanea dell’automedicazione agli organismi di farmacovigilanza, stabilire partenariati paziente-medico-farmacista per educare e informare il grande pubblico sull’automedicazione, sensibilizzando sui rischi e sui pericoli di uso improprio e abuso. Gli operatori sanitari dovrebbero svolgere un ruolo predominante nel guidare i comportamenti di automedicazione nel pubblico in generale. In conclusione, da questa revisione dei risultati della farmacovigilanza sull’automedicazione emerge la necessità di altri studi farmaco-epidemiologici in contesti di vita reale per valutare il rischio – buon equilibrio di questa pratica in entrambe le sue forme – l’uso di sostanze non prescritte e il riutilizzo di sostanze prescritte in precedenza. Montastruc J-L, et al. “Pharmacovigilance, risks and adverse effects of self-medication.” Therapie (2016), http://dx.doi.org/10.1016/j.therap.2016.02.012 - 06/12/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – NOVEMBRE 2019 Note Informative Importanti Contraccettivi ormonali – 15/11/2019 Informazioni di sicurezza sui contraccettivi ormonali: nuova avvertenza relativa al comportamento suicidario e al suicidio come possibili conseguenze della depressione. Riassunto: L’umore depresso e la depressione sono effetti indesiderati noti associati all’uso dei contraccettivi ormonali. La depressione può essere grave ed è un noto fattore di rischio per l’insorgenza di comportamento suicidario e suicidio. A conclusione della valutazione del segnale di sicurezza condotta a livello europeo, relativo al rischio di comportamento suicidario e suicidio, associati a depressione, in pazienti che utilizzano contraccettivi ormonali, è stato deciso l’aggiornamento delle informazioni sul prodotto dei contraccettivi ormonali con una nuova avvertenza. Le pazienti devono essere informate sulla necessità di contattare il proprio medico in caso di cambiamenti d’umore e sintomi depressivi, anche se questi si verificano poco dopo l’inizio del trattamento. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-sui-contraccettivi-ormonali Metotrexato usato per il trattamento di malattie infiammatorie– 22/11/19 Raccomandazioni per evitare errori di dosaggio potenzialmente fatali quando si usa metotrexato per il trattamento di malattie infiammatorie: sono stati segnalati errori di dosaggio con gravi conseguenze, inclusi decessi, quando il metotrexato destinato a un utilizzo una volta alla settimana per il trattamento delle malattie infiammatorie è stato invece impiegato quotidianamente. Solo i medici con esperienza nell’uso di medicinali contenenti metotrexato devono prescriverli. Gli operatori sanitari che prescrivono o dispensano metotrexato per malattie infiammatorie devono: fornire al paziente / persona che fornisce assistenza le istruzioni di dosaggio complete e chiare sul suo impiego una volta alla settimana; verificare attentamente in occasione di ogni nuova prescrizione / somministrazione che il paziente / persona che fornisce assistenza comprenda che il medicinale deve essere usato una volta alla settimana; decidere insieme al paziente / persona che fornisce assistenza in quale giorno della settimana il paziente assumerà metotrexato; informare il paziente / persona che fornisce assistenza dei segni di sovradosaggio e istruirlo/a a rivolgersi immediatamente al medico in caso di sospetto sovradosaggio. Verranno introdotte ulteriori misure per prevenire errori di dosaggio, incluse avvertenze ben evidenti sul confezionamento esterno e interno e aggiornamenti del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto e del Foglio Illustrativo. Per le formulazioni orali, gli operatori sanitari riceveranno materiali educazionali e in ogni confezione sarà presente una scheda per il paziente. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-metotrexato-usato-per-il-trattamento-di-malattie-infiammatorie Notizie da EMA Aggiornamento EMA per le aziende sulle impurezze da nitrosammine – 14/11/2019 L’EMA ha nuovamente aggiornato – con alcune precisazioni alle domande Q5 e Q12 – il documento di domande e risposte (pubblicato il 26 settembre 2019 e aggiornato il 18/10/2019) destinato ai titolari di AIC che stanno revisionando i loro farmaci per la possibile presenza di nitrosammine e testando i prodotti a rischio. Il documento aggiornato è disponibile nella sezione “Revisione nitrosammine” raggiungibile dal box “Link correlati”. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/aggiornamento-ema-per-le-aziende-sulle-impurezze-da-nitrosammi-1 Comunicazione EMA su Xeljanz (tofacitinib) – 15/11/19 L’ EMA ha concluso che Xeljanz (tofacitinib) può aumentare il rischio di sviluppare coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde in pazienti già ad alto rischio. Di conseguenza, l’Agenzia raccomanda che Xeljanz debba essere usato con cautela nei pazienti ad alto rischio di sviluppare coaguli di sangue. Inoltre, il trattamento di mantenimento con dosi di 10 mg due volte al giorno non è raccomandato nei pazienti con colite ulcerosa ad alto rischio di sviluppare coaguli di sangue a meno che manchi la disponibilità di un trattamento alternativo adeguato. Inoltre, l’ EMA raccomanda che i pazienti di età superiore ai 65 anni debbano essere trattati con Xeljanz solo quando non sia disponibile un trattamento alternativo. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-xeljanz-tofacitini-6 Comunicazione EMA su Lemtrada (alemtuzumab) – 15/11/19 L’EMA raccomanda di limitare l’uso del medicinale per la sclerosi multipla Lemtrada (alemtuzumab) a causa di segnalazioni di effetti collaterali rari ma gravi, compresi decessi. Si raccomandano anche nuove misure per identificare e gestire i gravi effetti collaterali. Gli effetti collaterali includono disturbi cardiovascolari (che interessano il cuore, la circolazione e il sanguinamento, nonché l’ictus) e disturbi immuno-correlati (causati dal sistema di difesa dell’organismo che non funziona correttamente). Lemtrada ora deve essere usato per trattare la sclerosi multipla recidivante-remittente, se la malattia è altamente attiva nonostante il trattamento con almeno una terapia modificante la malattia o se la malattia sta peggiorando rapidamente. Inoltre Lemtrada non deve più essere usato in pazienti con determinate patologie cardiache, circolatorie o emorragiche o in pazienti con patologie autoimmuni diverse dalla sclerosi multipla. Il medicinale deve essere somministrato solo in ospedali che hanno un accesso immediato ai reparti di terapia intensiva e con specialisti in grado di gestire gravi reazioni avverse. L’EMA ha anche raccomandato di aggiornare la guida per il medico e il pacchetto informativo per il paziente con avvertenze su come ridurre al minimo il rischio di gravi disturbi cardiovascolari, che possono verificarsi poco dopo l’infusione di Lemtrada (flebo) e condizioni immunitarie, che possono verificarsi molti mesi e forse anni dopo l’ultimo trattamento. Queste raccomandazioni sono state emesse dal comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) e ora sono state approvate dal comitato per i medicinali umani (CHMP) dell’Agenzia. Sostituiranno le misure temporanee introdotte nell’aprile 2019 mentre era in corso la revisione di Lemtrada. Le modifiche entreranno in vigore quando la Commissione europea emetterà la sua decisione. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-lemtrada-alemtuzuma-4 - 29/11/2019
- RAPPORTO NAZIONALE AIFA: L’USO DEGLI ANTIBIOTICI IN ITALIA NEL 2018 Ogni assunzione di antibiotici concorre a sviluppare l’antimicrobico-resistenza. Pertanto, utilizzare gli antibiotici con consapevolezza e solo quando necessario è una condizione essenziale per contrastare il fenomeno sempre più preoccupante dell’antibiotico-resistenza e fare in modo che questi farmaci possano continuare ad essere efficaci nel tempo. Monitorare i dai dati di consumo e analizzare l’appropriatezza d’uso ci consente di identificare le aree di maggiore criticità su cui agire con strategie mirate per promuovere un uso più appropriato di questi farmaci”. È quanto ha affermato il Direttore Generale di AIFA Luca Li Bassi presentando a Roma il secondo Rapporto sull’uso degli antibiotici in Italia. Quanti antibiotici consumiamo e chi li prescrive. Complessivamente nel 2018 il consumo totale di antibiotici (comprensivo dell’acquisto privato) è stato di 21,4 dosi ogni mille abitanti (DDD/1000 ab die). Le prescrizioni sono così distribuite: Medici di Medicina Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS): 16,1 DDD/1000 ab die (75,2%). Si intendono antibiotici dispensati in farmacia a carico del SSN (ex ricetta rossa). Strutture sanitarie pubbliche: 1,9 DDD/1000 ab die (8,9%). Si intendono antibiotici acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche il loro uso all’interno delle stesse o al domicilio del paziente. Acquisto privato: 3,4 DDD 1000 ab die (15,9%). Si intendono antibiotici acquistati dal cittadino in farmacia (non a carico del SSN). Note: Il 90% delle prescrizioni a carico del SSN proviene dai MMG e dai PLS. La Medicina Generale rappresenta il punto focale del monitoraggio del consumo di questa classe di farmaci, nonché il punto su cui è importante agire per migliorarne l’appropriatezza prescrittiva. (1 DDD/1.000 ab.die – Dosi Definite Die: numero medio di dosi di farmaco consumate giornalmente da 1000 abitanti). Consumo e spesa per antibiotici in rapporto a tutti i farmaci Il consumo di antibiotici corrisponde all’1,6% dei consumi totali. La spesa per antibiotici è pari al 6,5% della spesa convenzionata (antibiotici erogati dalle farmacie pubbliche e private). Il trend di consumo e spesa 2014-2018 rivela una riduzione dei consumi in assistenza convenzionata del -10,1% e della spesa convenzionata del -12,0%. Profili di inappropriatezza nell’uso degli antibiotici L’impiego inappropriato di antibiotici supera il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta), a eccezione della bronchite acuta. Tutti i tassi d’inappropriatezza d’uso degli antibiotici sono comunque in calo. È generalmente inappropriato l’uso di: – amoxicillina e acido clavulanico nei bambini (al posto della sola amoxicillina); – qualunque antibiotico a seguito di una diagnosi di influenza, raffreddore comune o laringotracheite acuta; – l’impiego di fluorochinoloni e cefalosporine in presenza di una diagnosi di faringite e tonsillite acuta; – l’impiego di macrolidi come prima linea di trattamento della faringite e tonsillite acuta (a causa dell’elevato rischio di sviluppare resistenze); – nella cistite non complicata l’uso in prima linea di qualsiasi antibiotico appartenente alla classe di fluorochinoloni. Note: Le attitudini prescrittive dei medici e differenze socio-demografiche e culturali dei diversi contesti geografici incidono in maniera significativa sui consumi, rivelando margini di miglioramento nell’uso appropriato di questi farmaci. L’uso inappropriato degli antibiotici concorre ad aggravare il problema della resistenza batterica agli antibiotici, rendendo sempre meno efficaci farmaci che in molte situazioni rappresentano dei veri e propri salvavita. Variazioni stagionali nell’uso di antibiotici: possibile indice di inappropriatezza d’uso Il consumo di antibiotici varia in modo significativo dalla stagione invernale a quella estiva. Si passa da un consumo di 11,4 DDD/1000 ab die nel mese di agosto a un massimo di 24,5 DDD/1000 ab die nel mese di gennaio. L’utilizzo più frequente di antibiotici nei mesi invernali è correlato con i picchi di sindromi influenzali osservati nei diversi anni. Note: Considerato che le sindromi influenzali non richiedono nella maggior parte dei casi l’impiego di antibiotici per la loro origine di natura virale (salvo casi clinici particolari e eventuali complicanze batteriche), l’aumento così significativo delle prescrizioni di antibiotici in coincidenza con i picchi influenzali è una spia di una inappropriatezza nei consumi. Variabilità regionale non del tutto giustificata dall’epidemiologia: indice di possibile inappropriatezza d’uso Maggior consumo al Sud e nelle Isole (20,4 DDD/1000 ab die) e al Centro (16,9 DDD/1000 ab die), rispetto al Nord (12,7 DDD/1000 ab die). Progressiva tendenza a un uso più attento di tali medicinali con particolari riduzioni dei consumi proprio nelle aree di maggior utilizzo. Note: Questi dati confermano che, al di là della possibile incidenza dell’epidemiologia delle malattie infettive, esistono altri fattori che causano un uso non sempre appropriato di questi farmaci. Gli antibiotici sono i farmaci più prescritti nella popolazione pediatrica: 4 volte su 10 non vengono scelti antibiotici di prima linea Nei primi sei anni di vita, un bambino su due ha ricevuto, nel corso del 2018, almeno una prescrizione di antibiotici Oltre il 40% delle prescrizioni nella popolazione pediatrica non ha riguardato un antibiotico di prima scelta Note: Un utilizzo così frequente è in parte dovuto all’elevata incidenza delle malattie infettive in questa fascia d’età. Vi possono essere diversi fattori che contribuiscono a un uso eccessivo e spesso inappropriato degli antibiotici nella popolazione pediatrica, tra i quali la difficoltà a effettuare una diagnosi microbiologica dell’infezione, la preoccupazione da parte dei pediatri di una scarsa compliance per antibiotici che richiedono 2 o 3 somministrazioni giornaliere e infine le pressioni da parte dei genitori, che inducono spesso il pediatra a una scarsa aderenza alle raccomandazioni delle linee guida esistenti. Gli antibiotici di prima linea sono quelli da utilizzare in prima istanza per una specifica condizione clinica, anche perché consentono di ridurre il rischio di reazioni avverse e lo sviluppo di resistenze batteriche. Differenze nei consumi per fasi della vita e genere Maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato nei primi sei anni di vita e dopo i 75 anni Utilizzo più frequente di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie e per gli uomini in quelle estreme. Note: La più alta prevalenza d’uso degli antibiotici nei bambini e negli anziani è dovuta alla maggiore incidenza di malattie infettive. Il più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d’età intermedie è verosimilmente correlato al trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Il più frequente utilizzo per gli uomini in quelle estreme può essere ricondotto al trattamento di sovrainfezioni batteriche nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Fonti: Notizia AIFA Rapporto: “L’uso degli antibiotici in Italia 2018” - 29/11/2019
- Efficacia della triplice terapia Elexacaftor–Tezacaftor–Ivacaftor nella Fibrosi Cistica – genotipo a funzione minima Una recente sperimentazione clinica dimostra una buona sicurezza ed efficacia della triplice terapia elexacaftor-tezacaftor-ivacaftor nei pazienti con fibrosi cistica eterozigoti per la mutazione CFTR Phe508del e una mutazione a funzione minima, in cui i precedenti regimi modulatori CFTR erano inefficaci. La Fibrosi Cistica è una malattia autosomica recessiva letale, ereditaria, che colpisce circa 80.000 persone in tutto il mondo ed è causata da mutazioni del gene che codifica per la proteina del regolatore di conduttanza transmembrana della fibrosi cistica (CFTR). CFTR codifica per un canale anionico epiteliale che trasporta sia Cl- sia HCO3- attraverso le superfici epiteliali del tratto respiratorio, del pancreas, del sistema gastrointestinale e delle ghiandole sudoripare, tra gli altri organi. Mutazioni di questo gene portano ad una ridotta funzione di CFTR. Sebbene esistano centinaia di mutazioni che causano malattie, quasi il 90% delle persone con fibrosi cistica ha almeno una copia della mutazione più comune, la mutazione CFTR Phe508del. L’avvento dei farmaci modulatori CFTR ha determinato un miglioramento dei risultati clinici nelle persone con specifiche mutazioni CFTR. Per le persone con Fibrosi Cistica che sono omozigoti per la mutazione Phe508del CFTR, la combinazione di un singolo modulatore, lumacaftor o tezacaftor, con il potenziatore ivacaftor migliora gli esiti clinici, inclusa la funzione polmonare e il tasso di esacerbazioni polmonari. Tuttavia, nessuna di queste doppie combinazioni è sufficientemente efficace nelle persone con fibrosi cistica che hanno un singolo allele Phe508del e una seconda mutazione CFTR che non risponde all’attuale terapia con modulatore CFTR. Si parla in questo caso di genotipi “a funzione minima” a causa della completa assenza di produzione di proteine o della mancanza di reattività in vitro a ivacaftor e tezacaftor – ivacaftor. In una precedente sperimentazione clinica di fase 2 che ha coinvolto pazienti eterozigoti per la mutazione CFTR Phe508del e una mutazione a funzione minima (Phe508del – genotipo a funzione minima), si era visto che il modulatore di nuova generazione elexacaftor, in combinazione con tezacaftor ed ivacaftor, produceva un miglioramento della funzione di CFTR e dei risultati clinici, in pazienti con fibrosi cistica con un singolo allele Phe508del. Per confermare l’efficacia e la sicurezza in questa popolazione, un gruppo di ricercatori del Texas si è occupato di studiare l’effetto di un regime modulatore CFTR a tripla combinazione (elexacaftor–tezacaftor— ivacaftor) in pazienti con fibrosi cistica che hanno un singolo allele Phe508del, tramite uno studio di fase 3 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di elexacaftor– tezacaftor – ivacaftor in pazienti di età pari o superiore a 12 anni con fibrosi cistica con genotipi a funzione minima Phe508del. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale in rapporto 1:1 a ricevere elexacaftor in tripla combinazione con tezacaftor e ivacaftor o placebo per 24 settimane. L’end point primario era la variazione assoluta rispetto al basale in percentuale del volume espiratorio forzato previsto in 1 secondo (FEV1) alla quarta settimana. Complessivamente 405 pazienti sono stati sottoposti a randomizzazione e 403 hanno ricevuto almeno una dose del regime di sperimentazione. Il trattamento con elexacaftor – tezacaftor – ivacaftor , rispetto al placebo, ha determinato una percentuale di FEV1 previsto che era di 13,8 punti in più a 4 settimane e 14,3 punti in più in 24 settimane, un tasso di esacerbazioni polmonari che era del 63% più basso, un punteggio del dominio respiratorio sul questionario sulla fibrosi cistica – Rivisto (intervallo da 0 a 100, con punteggi più alti che indicano una qualità di vita più alta riportata dal paziente riguardo ai sintomi respiratori; differenza minima clinicamente importante, 4 punti) che era 20,2 punti più alta e una concentrazione di cloruro del sudore che inferiore di 41,8 mmol per litro (P <0,001 per tutti i confronti), ed erano generalmente sicuri con un profilo accettabile di effetti collaterali, risultati coerenti con quelli dello studio di fase 2 di elexacaftor – tezacaftor– ivacaftor. La maggior parte dei pazienti ha avuto eventi avversi lievi o moderati. Eventi avversi che hanno portato all’interruzione del regime di sperimentazione si sono verificati nell’1% dei pazienti nel gruppo elexacaftor – tezacaftor – ivacaftor. In conclusione, questi risultati forniscono prove dell’efficacia della triplice terapia elexacaftor – tezacaftor – ivacaftor nei pazienti con fibrosi cistica con genotipo con funzione minima Phe508del, in cui i precedenti regimi modulatori CFTR erano inefficaci, affrontando così la causa sottostante della malattia nella grande maggioranza dei pazienti. Sono tuttavia indispensabili ulteriori ricerche per estendere il beneficio della modulazione CFTR a pazienti con mutazioni sensibili diverse dalla mutazione PTR di Phe508del. - 29/11/2019
- Comunicato AIFA: la segnalazione dei farmaci biologici e biosimilari A tutti i Centri Regionali di FarmacoVigilanza, i responsabili locali di farmacovigilanza e gli operatori sanitari: l’Ufficio Gestione dei Segnali di FarmacoVigilanza dell’AIFA sottolinea l’importanza, nonché l’obbligo, di specificare il numero di lotto nella segnalazione di sospetti eventi avversi da farmaci biologici e biosimilari. Oggetto: Comunicato per i responsabili della FarmacoVigilanza sull’importanza della tracciatura del numero di lotto nelle segnalazioni di sospetta reazione avversa a prodotti biologici e biosimilari. Nel corso di alcuni approfondimenti sulle segnalazioni relative a medicinali biologici, in particolare a biosimilari, inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, è stata evidenziata la frequente assenza del numero di lotto dei medicinali utilizzati nelle segnalazioni e spesso l’impossibilità di recuperare tale informazione anche in fase di follow-up. I medicinali biologici comprendono un’ampia gamma di prodotti che includono ad esempio plasma-derivati, farmaci prodotti con biotecnologie, biosimilari e vaccini. A differenza dei medicinali di sintesi chimica, i medicinali biologici presentano delle variabilità di produzione con possibili differenze non solo tra prodotti ma anche a livello di lotti di uno stesso prodotto che possono impattare sulla sicurezza e sull’efficacia. Pertanto il numero di lotto è una informazione necessaria ai fini di eventuali controlli e dovrebbe essere riportata nelle segnalazioni relative ai medicinali biologici come previsto dal Regolamento di esecuzione UE 520/2012, dalle GVP e dalle Procedure operative per i responsabili locali di farmacovigilanza. Rientra inoltre nei compiti dell’AIFA, ai sensi del DM 30/04/2015 art 15 comma 1 lettera g garantire attraverso i metodi per la raccolta delle informazioni e, se necessario, attraverso il monitoraggio delle segnalazioni di sospette reazioni avverse, che sono adottate le misure adeguate per individuare chiaramente qualsiasi medicinale di origine biologica prescritto, distribuito o venduto nel territorio nazionale e che è oggetto di una segnalazione di sospetta reazione avversa, tenendo debito conto della denominazione del medicinale, a norma dell’art. 1, lettera v), del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219 e successive modificazione, e del numero del lotto di fabbricazione. Tutto ciò premesso si invia in allegato un comunicato, richiedendo la collaborazione dei Centri Regionali di Farmacovigilanza, affinché vengano attivate tutte le misure necessarie alla tracciatura estensiva dei lotti utilizzati dei prodotti biologici e biosimilari a livello territoriale ed ospedaliero, al fine di migliorare la qualità e la completezza delle relative segnalazioni della Rete Nazionale di Farmacovigilanza. - 28/11/2019
- OMS, 18-24 novembre 2019: Settimana Mondiale per la Consapevolezza sugli Antibiotici Si sta per concludere la settimana per la consapevolezza sull’antibiotico, organizzata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che mira a mettere in luce le migliori strategie per affrontare l’emergenza globale della diffusione di specie batteriche multi-antibiotico resistenti. A partire dalla loro scoperta, gli antibiotici sono diventati presto un pilastro portante della medicina moderna. Purtroppo un utilizzo persistente e spesso fuori luogo negli esseri umani e negli animali ha indotto l’emergere e la diffusione di antibiotico-resistenza, che avviene nel momento in cui i microrganismi acquisiscono la capacità di sopravvivere e moltiplicarsi nonostante la terapia farmacologica. Per raggiungere questo obiettivo, durante la 68sima assemblea mondiale per la salute, ha messo in atto un piano d’azione globale, composto da 5 punti strategici: Migliorare la consapevolezza e la comprensione del fenomeno dell’antibiotico-resistenza; Rafforzare le conoscenze attraverso la sorveglianza e la ricerca; Ridurre l’incidenza delle infezioni; Ottimizzare l’utilizzo degli agenti antimicrobici; Sviluppare una griglia economica di investimenti sostenibili che prenda in considerazione i bisogni di tutti i Paesi, aumentando gli investimenti sulle nuove medicine, gli strumenti diagnostici, i vaccini e non solo. Come possiamo ridurre il diffondersi del fenomeno dell’antibiotico-resistenza? La vaccinazione: I vaccini proteggono da oltre 25 malattie debilitanti, tra cui morbillo, tetano, meningite, tifo. Ogni vaccino in grado di prevenire una malattia evita al contempo di dover ricorrere ad agenti antimicrobici Rapporti sessuali protetti: Se utilizzati correttamente e sistematicamente, i preservativi rappresentano una protezione molto efficiente nei confronti di infezioni a trasmissione sessuale, tra cui ad esempio HIV e gonorrea, che stanno mostando dei livelli allarmanti di resistenza al trattamento a livello globale. Igiene del cibo: Una igiene inadeguata del cibo può portare a malattie anche mortali. È necessaria quindi una maggiore educazione nei settori che si occupano del processamento dei cibi. Lavaggio delle mani: Soprattutto negli ambienti sanitari, dove pazienti malati e vulnerabili hanno una maggior suscettibilità nello sviluppo di infezioni resistenti al trattamento. Disinfezione delle riserve idriche: La carenza di acque pulite compromette i livelli di salute. Anche lo scarico di acque non trattate o le perdite di acqua specialmente nei siti ospedalieri può determinare il rilascio di antibiotici o microrganismi antibiotico-resistenti nell’ambiente. Utilizzo prudente dei farmaci: Tra le pratiche di cattivo utilizzo ci sono anche il prescrivere antibiotici per infezioni virali come l’influenza o il raffreddore, oppure somminsitrare antibiotici ad animali sani per promuovere la crescita e prevenire malattie. Scopri di più sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. - 22/11/2019
- Il ruolo della farmacovigilanza nella valutazione della pancreatite acuta farmaco-indotta Alla luce del recente incremento dell’incidenza della pancreatite acuta indotta da farmaci, ci si è focalizzati sullo studio delle associazioni tra eventi avversi da farmaco, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza da parte dei medici sulla gestione dei farmaci implicati nello sviluppo della pancreatite. La pancreatite acuta (PA) è una patologia caratterizzata da un’infiammazione acuta del pancreas e viene classificata in pancreatite edematosa interstiziale e pancreatite necrotizzante. I sintomi clinici più comuni sono dolore addominale superiore, nausea, vomito, febbre, associati ad elevati livelli degli enzimi pancreatici sierici. Le cause più frequenti di pancreatite acuta sono calcoli biliari ed eccessivo consumo di alcol. Nel 5% dei casi la PA è imputabile a farmaci, tuttavia, l’incidenza è recentemente aumentata rispetto a quanto tradizionalmente riportato in letteratura. Classicamente, sono stati condotti diversi studi sui farmaci che inducono pancreatite acuta, ma sono disponibili poche informazioni su quelli più frequentemente imputati nella pratica clinica reale. La farmacovigilanza è un campo in crescita e può rivelarsi uno strumento utile per lo screening di potenziali associazioni tra farmaci ed eventi avversi, tuttavia pochi studi in letteratura si sono focalizzati sulla PA. Un team di ricercatori giapponesi ha passato in rassegna il database JADER (Japanese Adverse Drug Event Report) andando ad analizza le segnalazioni di eventi avversi inviati tra aprile 2004 e gennaio 2017, e calcolando il Reporting Odds Ratio (ROR) per ciascun farmaco coinvolto. Un totale di 3443 casi segnalati di PA sono stati identificati, associati a 431 diversi farmaci. Più frequentemente la pancreatite acuta è stata segnalata negli uomini (58,5%) intorno ai 60 anni (19,1%) e nel 40,6% dei pazienti si ha manifestata entro 4 settimane dall’inizio del trattamento.e il 36,5% delle segnalazioni non ha specificato un tempo di insorgenza. I farmaci più frequentemente riportati sono stati prednisolone, ribavirina, sitagliptin, mesalazina e tacrolimus e L-asparaginasi, cause già note di pancreatite acuta. Telaprevir, donepezil e ustekinumab non sono noti come farmaci che inducono pancreatite acuta,ma hanno ricevuto ciascuno una segnalazione, cosa che potrebbe fornire nuove e preziose intuizioni. Per quanto riguarda i farmaci con alti ROR, questi includevano L-asparaginasi, alogliptin, liraglutide, sitagliptin, mesalazina e linagliptin; in particolare L-Asparaginasi e mesalazina sono stati spesso segnalati come associati a pancreatite acuta indotta da farmaci. In conclusione la maggior parte dei farmaci identificati erano già noti per indurre pancreatite acuta, ma la probabilità di segnalazione della patologia variava tra i farmaci. I risultati ottenuti dovrebbero aumentare la consapevolezza dei medici sui farmaci associati alla pancreatite acuta, spingendo gli operatori sanitari ad un maggiore interesse in tal senso, in quanto la diagnosi precoce e l’interruzione del farmaco implicato possono ridurre le complicanze; inoltre l’identificazione dei farmaci più frequentemente implicati nell’insorgenza della pancreatite acuta potrebbe migliorare la pratica di prescrizione. Sono tuttavia necessari ulteriori studi per confermare le associazioni identificate in questo studio. Niinomi I et al. “Pharmacovigilance Assessment of Drug-Induced Acute Pancreatitis Using a Spontaneous Reporting Database” International Journal of Toxicology, agosto 2019. doi: 10.1177/1091581819870717 - 22/11/2019
- AIFA: Modalità di somministrazione del medicinale vancomicina polvere per concentrato per soluzione per infusione AIFA: comunicazione importante sulla sicurezza della vancomicina. Nel corso di alcuni approfondimenti effettuati nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza sono state evidenziate delle segnalazioni di sospette reazioni avverse gravi riconducibili a anafilassi/reazioni anafilattoidi (tra le reazioni riportate angioedema, broncospasmo, vasodilatazione, ipotensione), osservate a seguito dell’uso di vancomicina endovenosa. Da un approfondimento delle segnalazioni è risultato che in tutti i casi la vancomicina era stata ricostituita ma non ulteriormente diluita. Le reazioni sono note per la vancomicina, per questo medicinale sono infatti descritti due tipi di reazione di ipersensibilità: reazioni anafilattiche e reazioni anafilattoidi (reazioni simil-istaminiche tra cui un rash maculo papulare o eritematoso detto “sindrome dell’uomo rosso” o “sindrome del collo rosso”). Le reazioni più comuni sono le reazioni anafilattoidi, le reazioni anafilattiche sono rare ma possono verificarsi. Per minimizzare le reazioni anafilattoidi ed evitare reazioni correlate ad un’infusione rapida esempio ipotensione, rossore, eritema e prurito è importante che la vancomicina sia ulteriormente diluita dopo la ricostituzione e somministrata lentamente. Nel dettaglio l’infusione deve essere della durata di almeno un’ora o ad una velocità massima di 10 mg/min (il più lungo tra i due) e la diluizione deve essere almeno 100 ml per 500 mg o 200 ml per 1000 mg. I pazienti la cui assunzione di liquidi deve essere limitata possono anche ricevere una soluzione di 500 mg/50 ml o 1000 mg/100 ml, sebbene il rischio di effetti indesiderati correlati all’infusione possa essere aumentato con queste concentrazioni più alte. La somministrazione in bolo rapido (cioè nel corso di alcuni minuti) può essere associata ad ipotensione esagerata (compreso shock e, raramente, arresto cardiaco), risposte simil-istaminiche e rash maculo papulare o eritematoso (“sindrome dell’uomo rosso” o “sindrome del collo rosso”). Si invitano, pertanto, i Centri Regionali di Farmacovigilanza a mettere in atto tutte le azioni possibili per richiamare l’attenzione degli operatori sanitari su una corretta somministrazione endovenosa del farmaco, al fine di minimizzare il rischio di insorgenza di reazioni avverse legate all’infusione. - 19/11/2019
- Rischio di mortalità correlata all’uso di oppioidi La prescrizione di oppioidi e le morti per overdose correlate al loro uso sono un problema preminente di salute pubblica in Nord America, i cui costi sociali sono imponenti e non del tutto quantificati. Il problema in Europa e in Italia non è altrettanto sentito che negli USA, tuttavia il rischio di aumento di decessi correlati a overdose di oppioidi è reale e potrebbe crescere in futuro senza che l’opinione pubblica ne sia adeguatamente consapevole. Obiettivo: lo studio qui presentato ha esaminato il rischio di mortalità correlata agli oppiodi negli USA nel tempo utilizzando un disegno trasversale (cross-sectional). Sono stati esaminati i decessi correlati all’uso di oppioidi in differenti momenti tra il 1 gennaio 2001 e il 31 dicembre 2016. Metodi: Sono state considerate tutte le morti correlate agli oppioidi, definite dal fatto che una prescrizione medica o l’uso illecito di oppioidi abbia contribuito sostanzialmente a una causa individuale di morte in base alle informazioni presenti nei cerficati di decesso. Gli autori hanno comparato la percentuale di morti attribuite agli oppioidi e gli anni di vita persi per persona in base ad ogni gruppo di età. Risultati: tra il 2001 e il 2016, il numero di morti correlate agli oppioidi negli USA è aumentato del 345%, passando da 9489 a 42 245 morti (da 33.3 a 130.7 morti per milione di popolazione). Dal 2016, gli uomini rendevano conto del 67.5% per tutti I decessi correlate all’uso di oppioidi e l’età mediana della morte era 40 (30-52) anni. La percentuale di morti attribuite agli oppiodi incrementava in maniera simile. Nel 2001, 0,4% dei decessi (1 su 255) era correlato agli oppioidi, crescendo a 1.5% dei decessi (1 su 65) nel 2016, che corrisponde ad un incremento del 292%. Il rischio era più alto tra gli adulti di età tra i 24 e i 35 anni. In questo gruppo di età, 20% dei decessi era attribuibile agli oppioidi nel 2016. Tra coloro di età compresa tra i 15 e i 24 anni, 12,4% dei decessi era attribuibile agli oppioidi nel 2016. Complessivamente i decessi correlati agli oppiodi risultavano in 1 681 359 anni di vita persi (5.2 per 1000 individui/popolazione) negli USA nel 2016, la maggior parte dei quali (1 125 711 anni di vita persi) era da attribuire agli uomini. Gli adulti di età compresa tra i 25 e i 34 anni avevano 12.9 anni di vita persi per 1000 individui/popolazione, mentre quelli di età tra i 35 e i 44 anni avevano perso 9.9 anni di vita per 1000 individui/popolazione. Conclusioni: le morti premature correlate all’uso di oppioidi hanno imposto un enorme peso sociale e di salute pubblica negli Stati Uniti. Il recente incremento nei decessi attribuiti agli oppioidi nei soggetti di età tra i 15 e 34 anni evidenzia la necessità di programmi indirizzati a quella fascia di età e delle politiche di salute pubblica che migliorino l’assistenza nel settore della dipendenza in modo da implementare misure atte alla riduzione del rischio in questa fascia d’età particolarmente vulnerabile. Sopra, una dose letale di eroina; sulla destra una dose letale di fentanyl. Tratto da NEW HAMPSHIRE STATE POLICE FORENSIC LAB. L’aumento del rischio di mortalità correlato al’’uso di oppiodi negli USA è incrementato in una misura così rilevante a causa del crescente utilizzo illecito dell’oppiode di sintesi Fentanyl e dei suoi analoghi. Il Fentanyl è 50 volte più potente dell’eroina e 100 volte più potente della morfina. Esso viene sintetizzato illegalmente e talvolta utilizzato in associazione ad altre droghe. Nel 2017 più di 28,000 decessi coinvolgevano oppioidi sintetici negli USA (differenti rispetto al metadone), e risultando in più decessi di quelli derivanti da altre categorie di oppiodi. (Fonte CDC, Atlanta). L’enorme rischio di intossicazione e overdose da oppioidi, in particolare per quelli di sintesi quale il Fentanyl e i suoi analoghi, deve essere considerato attentamente per i soggetti che ne fanno utilizzo e deve essere prevenuto in ogni modo. Bibliografia: Gomes, T., Tadrous, M., Mamdani, M. M., Paterson, J. M., & Juurlink, D. N. (2018). The Burden of Opioid-Related Mortality in the United States. JAMA network open, 1(2), e180217. Scarica l’articolo qui. https://www.cdc.gov/drugoverdose/data/fentanyl.html - 15/11/2019
- Farmaci e suicidio: quali aumentano e quali riducono il rischio di suicidalità Una recente analisi ha confermato alcune delle associazioni tra farmaci e suicidio già note, scoprendone al contempo di nuove, ma anche una sostanza che, sorprendentemente, sembra avere un ruolo protettivo. La maggior parte dei suicidi avviene nel contesto di malattie psichiatriche, perciò si tratta spesso di persone che assumono terapie farmacologiche di vario genere, motivo per cui c’è un dibattito sempre aperto sul rischio di suicidalità eventualmente indotto, o altrimenti ridotto, dal i farmaci in uso. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti richiede per circa 130 farmaci in commercio che sia presente nell’etichettatura un paragrafo riguardo al rischio di suicidalità, lasciando però l’onere ai medici, ai pazienti e ai familiari di fare le opportune valutazioni riguardo ai possibili rischi associati a suddette terapie, data la sostanziale carenza di evidenze definitive riguardo alla effettiva magnitudine del problema. La sorveglianza post-marketing di stampo tradizionale si basa su studi di farmacovigilanza che si avvalgono delle segnalazioni spontanee di eventi avversi presentate alle agenzie regolatorie o alle case farmaceutiche. Nonostante l’utilizzo di approcci statistici anche creativi per l’analisi di questi dati, permane tutta una serie di limitazioni: La popolazione a rischio è sconosciuta, perciò non è possibile stimare precisamente il tasso di eventi avversi Si conoscono in genere pochi elementi riguardo alle diagnosi, le indicazioni del trattamento, i trattamenti precedenti e quelli concomitanti Effetto confondente legato all’indicazione: il suicidio è più frequente nei malati di depressione, i malati di depressione fanno uso di antidepressivi, quindi risulta un’associazione non causale tra antidepressivi e suicidio. Altri elementi quali il basso tasso di segnalazione, scarsa rappresentatività dei pazienti, influenze da parte dei media, segnalazioni duplicate, segnalazioni incomplete. Come se non bastasse, gli studi di farmacovigilanza non danno alcuna informazione sull’eventuale abilità di un farmaco di ridurre il rischio di suicidio. Cercando di ovviare a questi problemi, un team di ricercatori ha preso in rassegna un database contenente i dati di 922 farmaci prescritti e ritirati in farmacia perlomeno 3000 volte nell’anno 2014 negli Stati Uniti, andando ad analizzare simultaneamente i rischi e benefici in termini di eventi suicidali, intesi come suicidio fatale e non, o autolesionismo intenzionale (codici ICD-9 dal E950 al E959). Come affermano gli autori, si tratta pur sempre di un’analisi osservazionale, utile per identificare potenziali segnali di sicurezza (o efficacia), ciascuno dei quali deve però essere confermato attraverso studi clinici randomizzati o altre metodiche in grado di stabilire un nesso causale. Farmaci associati ad aumento significativo di suicidio 10 sono i farmaci che hanno superato la soglia di significatività: Due ansiolitici benzodiazepinici, alprazolam e diazepam; La combinazione di oppioide/analgesico paracetamolo/idrocodone e oppioide/narcotico-antistaminico codeina/prometazina; La combinazione barbiturico/stimolante paracetamolo/butalbital/caffeina; I miorilassanti ciclobenzaprina e carisoprodol (non in commercio in Europa); Il corticosteroide prednisone; La prometazina; L’antibiotico azitromicina. Farmaci associati a riduzione significativa di suicidio 44 farmaci hanno superato la prova. Un grosso gruppo è rappresentato da: Antidepressivi Selective Serotonine Reuptake Inhibitors (SSRIs): citalopram, escitalopram, fluoxetina, sertralina; Serotonine-Norepinephrine Reuptake Inhibitors (SNRIs): venlafaxina, desvelafaxina, duloxetina; Bupropione, mirtazapina, trazodone, doxepina; Antipsicotici: aloperidolo, perfenazina, aripiprazolo, asenapina, clozapina, quetiapina, risperidone, lurasidone, paliperidone, ziprasidone, olanzapina. Stabilizzanti dell’umore, inclusi alcuni antiepilettici (utilizzati per il disturbo bipolare o per il dolore cronico): litio, carbamazepina, gabapentin, lamotrigina, oxcarbazepina, acido valproico; Altri farmaci includono: Terapie per il trattamento dell’abuso di alcool: acamprosato, buprenorfina/naloxone, naltrexone, disulfiram; Guanfacina idrocloride, un farmaco per il disturbo da deficit di attenzione/iperattività; Benzatropina mesilato, usato nel Morbo di Parkinson; Idrossizina, un antistaminico; Buspirone, un ansiolitico; Antipertensivi: amlodipina, clonidina, prazosina, lisinopril; Pantoprazolo, un inibitore di pompa protonica (cd. gastroprotettori); Propranololo, un beta-bloccante. La vitamina acido folico. La riduzione maggiore del rischio è stata riscontrata con la mirtazapina, che potrebbe rivelarsi uno dei migliori candidati nella terapia dei pazienti con ideazione suicidaria, vista anche la sua nota capacità di innescare una risposta piuttosto rapida, al contrario di altri antidepressivi che necessitano di alcune settimane di trattamento per agire. L’associazione di prednisone, prometazina (utilizzata generalmente per il controllo della nausea) e l’antibiotico azitromicina con un aumento del rischio di suicidio è un dato del tutto originale, che apre a interessanti disquisizioni e potrebbe meritare ulteriori verifiche. Il caso dell’acido folico, che in questo studio risulta essere un fattore protettivo, è altrettanto interessante, in primis per l’utilizzo che se ne fa come integratore durante la gravidanza, e quindi il potenziale effetto benefico che potrebbe avere sulla depressione ad essa associata. Esistono inoltre in letteratura studi che hanno ipotizzato una relazione tra livelli di acido folico e fattori legati alla depressione o al suicidio in altri contesti, il che a maggior ragione ci induce a voler capire meglio il meccanismo alla base, dato che, se confermato, potrebbe trattarsi di un’opportunità a basso costo per nuove strategie di prevenzione. Gibbons, R., Hur, K., Lavigne, J., Wang, J., & Mann, J. J. (2019). Medications and Suicide: High Dimensional Empirical Bayes Screening (iDEAS). Harvard Data Science Review, 1(2). https://doi.org/10.1162/99608f92.6fdaa9de - 15/11/2019
- Farmaci Biosimilari: valore e vantaggi I farmaci biosimilari sono medicinali “simili” per qualità, efficacia e sicurezza ai farmaci biologici di riferimento e non soggetti a copertura brevettuale. Un biosimilare e il suo prodotto di riferimento, pur essendo di fatto la stessa sostanza biologica, possono presentare differenze minori dovute a un certo grado di variabilità naturale, alla loro natura complessa e alle tecniche di produzione. A differenza dei farmaci tradizionali, che sono ottenuti da materiale non vivente tramite reazioni chimiche standardizzate e riproducibili in modo preciso grazie alle metodiche attuali, i farmaci biologici vengono sintetizzati a partire da sistemi viventi (microrganismi o cellule animali) mediante processi molto elaborati. Funzionando in modo analogo a quello di sostanze prodotte dal nostro organismo, i farmaci biologici consentono in alcuni casi di “spegnere” un processo patologico e/o di mantenere il paziente in una remissione prolungata, migliorandone conseguentemente la qualità di vita. Hanno dunque fornito nuove possibilità e nuove metodiche per trattare in maniera più mirata e con maggiore efficacia malattie gravi, inclusi cancro, attacco cardiaco, diabete, epatite, sclerosi multipla, artrite reumatoide e malattie autoimmuni, e hanno favorito la diagnosi precoce di numerose malattie per potere intervenire nelle prime fasi, prima che si verifichino danni gravi e/o irreversibili per i pazienti. Sebbene capaci di fornire risposte fondamentali alla crescente domanda di salute della popolazione e di migliorare la gestione di malattie gravi e debilitanti, le terapie biologiche sono gravate da enormi sforzi e investimenti nel corso dell’intero sviluppo, dalle fasi di ricerca al complesso processo di produzione, fino all’introduzione sul mercato e alla dispensazione delle cure. Ciò determina problematiche rilevanti in termini di sostenibilità economica per definire la migliore allocazione delle risorse disponibili. Partendo da questi presupposti la casa editrice Edra pubblica il fascicolo “Valori e Vantaggi dei farmaci biosimilari”, con l’obiettivo di fornire un contributo alla migliore comprensione, da parte dei pazienti e dei loro caregiver, delle complesse caratteristiche dei medicinali biosimilari e del loro corretto impiego. La pubblicazione è stata realizzata grazie al contributo non condizionato di Italian Biosimilars Group nell’ambito della manifestazione FarmacistaPiù tenutasi ai primi di ottobre. Scarica qui il Fascicolo - 08/11/2019
- Farmaci usati per il trattamento della malattia di Alzheimer e rischio di mortalità e ospedalizzazione La Malattia di Alzheimer (MA) per la sua crescente incidenza e prevalenza è una priorità di salute pubblica. I suoi effetti sociali sono di grande rilevanza in tutto il mondo. Gli autori del presente studio hanno cercato di identificare le opzioni terapeutiche che effettivamente riducono il rischio di mortalità e ospedalizzazione in un contesto di reale pratica clinica. Metodi: gli autori hanno comparato donepezil, galantamina, memantina, rivastigmina orale e rivastigmina transdermica riguardo al rischio di tutte le cause di mortalità e tutte le cause di ospedalizzazioni. Lo studio è stato condotto negli USA (2011–2015) tra i pazienti beneficiari del programma di assistenza sanitaria Medicare con MA (età >/= 65 anni) utilizzando un disegno dello studio con coorte retrospettiva. L’analisi primaria ha coinvolto 21,558 anziani ed era basata sull'”intention to treat” (ITT), ma è stata anche condotta l’analisi “as-treated” ovvero “per-protocol” (PP). Per entrambe le analisi, i soggetti sono stati seguiti fino all’evento (ricovero o mortalità) o fino al termine del periodo di osservazione. Gli endpoint primari erano la mortalità e l’ospedalizzazione per tutte le cause dopo l’inizio del trattamento con i farmaci summenzionati. Risultati: nel campione finale in studio sono state osservate differenze significative per quanto riguarda la sopravvivenza tra gli individui trattati con differenti farmaci. In particolare donepezil era associata ad una migliore sopravvivenza rispetto a memantina, e alle forme orali e transdermiche della rivastigmina sia per quanto riguarda l’analisi ITT che per quanto riguarda quella PP. Sono state osservate differenze per quanto riguarda il rischio di tutte le cause di ospedalizzazione tra i gruppi in terapia utilizzando l’analisi ITT ma non con l’analisi PP. Nell’analisi ITT, il numero totale di decessi durante il follow-up è stato di 7.249; in quella PP, invece, il numero totale di decessi durante il follow-up è stato di 1.015. Il tempo mediano di sopravvivenza è stato più lungo per donepezil (1.330 giorni) nell’analisi ITT. Conclusioni Esistono significative differenze in termini di rischio di mortalità e ospedalizzazione tra i differenti farmaci approvati per la MA in un contesto clinico real-world. Bibliografia: Bhattacharjee et al. Alzheimer’s disease medication and risk of all-cause mortality and all-cause hospitalization: A retrospective cohort study Alzheimer’s & Dementia: Translational Research & Clinical Interventions 5 (2019) 294-302. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6626065/ - 08/11/2019
- Medicinali Equivalenti: qualità, sicurezza ed efficacia Il medicinale equivalente (noto comunemente come generico) viene spesso (a torto) percepito dai medici e dai farmacisti, ancor prima che dai pazienti, come un mero strumento finalizzato al “risparmio” non solo in termini economici ma anche di qualità, sicurezza ed efficacia del medicinale. L’ebook informativo che viene qui presentato è stato redatto dall’AIFA – Agenzia Italiana del Farmaco allo scopo di fornire ulteriori elementi di conoscenza che permettessero di comprendere le complesse verifiche sottese a qualsiasi Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) a prescindere che si tratti di un medicinale di marca o di un medicinale equivalente. La legge 28 dicembre 1995, n. 549, ha introdotto nell’ordinamento italiano la “nozione di medicinale generico”, prevedendo la possibilità di immettere sul mercato medicinali equivalenti, vale a dire medicinali copia di altri medicinali il cui brevetto sia scaduto (questi’ultimi propriamente detti “medicinali di riferimento”). Per medicinale equivalente si intende un medicinale che, oltre a contenere nella propria formulazione la stessa quantità di principio attivo, ha anche una bioequivalenza, dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità, con un altro medicinale di riferimento (noto come medicinale “di marca” , “griffato” o “brand”) con brevetto scaduto. L’adozione del “Generic medicinal product” rappresenta in tutti i Paesi del mondo uno strumento in grado di garantire la presenza sul mercato di validi strumenti terapeutici e, contestualmente, la possibilità di liberare risorse economiche da investire nell’ingresso di nuovi medicinali (biologici, biotecnologici, terapie avanzate), destinati ad eradicare patologie ad oggi incurabili. Il medicinale equivalente va pertanto visto in un ottica di garanzia, dato che la verifica della sua sicurezza ed efficacia si arricchisce della grande quantità di dati aggiuntivi ottenuti dall’uso consolidato del medicinale di riferimento nel corso degli anni, consentendo quindi di valutare il profilo rischio/beneficio in modo più definito e delineato di quanto sia possibile per qualsiasi nuovo medicinale. Scarica il documento completo. Bibliografia: https://www.aifa.gov.it/web/guest/farmaci-equivalenti1 - 01/11/2019
- Il primo vaccino contro l’ebola “Un importante passo verso la riduzione dei danni dovuti a questa malattia mortale” La Human Medicines Committee (CHMP) dell’Agenzia Europea del Farmaco ha fornito raccomandazioni per l’autorizzazione condizionale al commercio di Ervebo, il primo vaccino per l’immunizzazione attiva di individui sopra i 18 anni a rischio di infezione con il virus dell’ebola. Si tratta del risultato di molti anni di sforzi collaborativi a livello globale per scoprire e sviluppare nuovi farmaci e vaccini contro l’ebola. Attualmente viene utilizzato con modalità ad “uso compassionevole” per proteggere persone ad alto rischio di contrarre l’infezione, come gli operatori sanitari e le persone che sono entrate in contatto con individui infetti. In pratica si tratta di un vaccino vivo attenuato, capace di replicazione, geneticamente ingegnerizzato. I dati a disposizione indicano che Ervebo è in grado di proteggere contro l’infezione del virus dopo una singola dose. È stato testato su circa 16000 persone nell’ambito di numerosi studi clinici svolti in Africa, Europa e USA, ed è stato ritenuto sicuro ed efficace contro il virus Zaire Ebola, il ceppo che ha circolava tra il 2014 e il 2016 in West Africa, e le osservazioni preliminari suggeriscono che sia efficace anche contro il ceppo attualmente in circolo nella Repubblica Democratica del Congo. Scarica l’articolo completo redatto da EMA. - 01/11/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – OTTOBRE 2019 Note Informative Importanti Abrogazione del decreto 12/12/2003 “Nuovo modello di segnalazione di reazione avversa a farmaci e vaccini” – 04/10/19 E’ stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute 31 maggio 2019 sulla G.U. n. 216 del 14 settembre 2019 “Abrogazione del decreto 12 dicembre 2003 recante “Nuovo modello di segnalazione di reazione avversa a farmaci e vaccini”. I nuovi modelli di schede di segnalazione di sospetta reazione avversa (ADR) a farmaci o vaccini per il paziente, nonché la scheda di segnalazione di sospetta reazione avversa (ADR) per i medici e altri operatori sanitari e le relative guide alla compilazione, predisposte dall’AIFA, saranno pubblicate sul sito istituzionale contestualmente al rilascio della nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) e sostituiranno i modelli attualmente in uso. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/abrogazione-del-decreto-12-12-2003-nuovo-modello-di-segnalazione-di-reazione-avversa-a-farmaci-e-vaccini- Barbesaclone – 23/10/19 Nuove e importanti informazioni relative alla produzione e alla distribuzione del medicinale a denominazione generica Barbesaclone 100 mg compresse rivestite – PROROGA SCADENZA. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-aifa-su-barbesaclone Notizie da EMA Aggiornamento per le aziende sulle impurezze da notrosammine – 18/10/19 L’EMA ha aggiornato il documento di domande e risposte (già pubblicato il 26 settembre 2019) destinato ai titolari di AIC che stanno revisionando i loro farmaci per la possibile presenza di nitrosammine e testando i prodotti a rischio. Il documento aggiornato elenca le potenziali fonti di contaminazione da nitrosammine che sono state identificate fino a oggi. Queste informazioni possono essere di supporto alle aziende nella revisione in corso dei processi di produzione. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/aggiornamento-ema-per-le-aziende-sulle-impurezze-da-nitrosammine Creme ad alto dosaggio di estradiolo – 31/10/19 Il Comitato per la Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato di limitare l’utilizzo di creme ad alto dosaggio di estradiolo, contenenti 100 microgrammi di estradiolo per grammo (0,01%), ad un unico ciclo di trattamento della durata massima di 4 settimane. Questa misura ha lo scopo di minimizzare il rischio di effetti indesiderati causati dall’assorbimento sistemico di estradiolo derivante dall’utilizzo di queste creme nelle donne in post-menopausa. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sull-uso-di-creme-ad-alto-dosaggio-di-estradiolo Xeljanz (tofacitinib) – 31/10/19 La revisione del comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha concluso che Xeljanz (tofacitinib) può aumentare il rischio di sviluppare coaguli di sangue nei polmoni e nelle vene profonde in pazienti già ad alto rischio. Di conseguenza, il PRAC raccomanda di usare Xeljanz con cautela nei pazienti ad alto rischio di sviluppare coaguli di sangue. Inoltre, il trattamento di mantenimento con dosi di 10 mg due volte al giorno non deve essere usato nei pazienti con colite ulcerosa ad alto rischio a meno che manchi la disponibilità di un trattamento alternativo adeguato. Inoltre, il PRAC raccomanda che i pazienti di età superiore ai 65 anni debbano essere trattati con Xeljanz solo quando non sia disponibile un trattamento alternativo. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-xeljanz-tofacitini-4 Lemtrada (alemtuzumab) – 31/10/19 Il Comitato per la Sicurezza dei medicinali dell’ EMA (PRAC) ha raccomandato restrizioni all’uso di Lemtrada (alemtuzumab) per il trattamento di pazienti con sclerosi multipla recidivante remittente. Le raccomandazioni riflettono le conclusioni della revisione condotta dal PRAC sulle segnalazioni riguardanti effetti rari ma gravi, inclusi decessi, dovuti a patologie immuno-mediate (causate dal sistema di difesa dell’organismo che non funziona correttamente) e gravi patologie del cuore, della circolazione e emorragiche, incluso l’infarto. Le patologie immuno-mediate possono verificarsi molti mesi dopo il trattamento, mentre gravi disordini del cuore, della circolazione e emorragici si possono sviluppare entro pochi giorni dalla somministrazione di Lemtrada. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-lemtrada-alemtuzuma-2 - 31/10/2019
- OMS: Giornata mondiale per la sicurezza della terapia 17 settembre 2019: Prima giornata mondiale per la sicurezza della terapia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica un opuscolo per migliorare la consapevolezza dei pazienti riguardo alle proprie terapie. Scarica il documento. - 25/10/2019
- Farmaci antitumorali orali: valutazione della sicurezza e modificazioni del dosaggio nella pratica clinica Il profilo di sicurezza degli agenti antineoplastici orali è migliore della chemioterapia classica, ma la frequenza degli eventi avversi da farmaco è pur sempre alta. Un articolo delucida le motivazioni che possono portare ad aggiustamenti della terapia nei primi 100 giorni di trattamento. Negli ultimi anni la maggior parte delle innovazioni nel campo dei trattamenti farmacologici è avvenuto nell’ambito dell’onco-ematologia, e attualmente sono in fase di sviluppo circa 2000 molecole, potenziali futuri farmaci. Negli ultimi 10 anni c’è stato un aumento del 45% nel numero di agenti antitumorali, e circa 600 sono in fase di sperimentazione avanzata; le terapie cosiddette mirate (targeted therapies), in special modo gli antitumorali orali (AO), vivono un momento di crescita esponenziale e rappresentano già il 30-50% dei trattamenti per il cancro in uso. Gli AO hanno il vantaggio di permettere una maggiore autonomia per il paziente e non presentano gli svantaggi legati ai farmaci con somministrazione parenterale (es. frequenti visite in ospedale, cateteri venosi permanenti), tuttavia sono considerati farmaci ad alto rischio per via del loro ridotto indice terapeutico, il che significa che la dose attiva di farmaco è molto vicina alla dose tossica. Di fatto, più del 50% delle reazioni avverse segnalate per questa eterogenea classe di farmaci sono state classificate come gravi. Di conseguenza le modificazioni dei dosaggi, o la totale sospensione del farmaco, durante la terapia, sono estremamente frequenti. Per questa ragione un gruppo di ricercatori dell’Ospedale Universitario Gregorio Marañón di Madrid ha effettuato uno studio prospettico, della durata di 2 anni, su 443 pazienti trattati con antitumorali orali per i primi 100 giorni dall’inizio delle rispettive terapie a base di AO, in modo da identificare le criticità più importanti e studiare le modificazioni della terapia e i profili di sicurezza dei singoli agenti in uso. Risultati Il 53% dei pazienti (n=237) ha richiesto un aggiustamento della terapia. Tra questi, il 48.7% ha visto una riduzione del dosaggio, il 35.4% ha interrotto temporaneamente la terapia, il 51.1% ha sospeso il farmaco. La principale causa è stata l’insorgenza di eventi avversi (203 in totale), soprattutto in corso di mieloma multiplo, nefrocarcinoma ed epatocarcinoma, mentre nel caso del tumore alla prostata la ragione sottostante è stata principalmente la progressione di malattia. In linea di massima, farmaci quali sorafenib, everolimus, lenalidomide, suritinib, pazopanib, e imatinib avevano una probabilità più alta di indurre eventi avversi; al contrario le terapie ormonali possono essere considerate generalmente più sicure. Conclusioni Sulla base di questi risultati, si evince che il monitoraggio e la gestione delle tossicità dovrebbero essere considerati una priorità all’interno dei programmi di follow-up nel campo della onco-ematologia, al pari della farmacovigilanza, dato che i farmaci, prima di essere introdotti sul mercato, vengono generalmente testati su un numero limitato (da poche centinaia a poche migliaia) di pazienti, perciò gli eventi avversi più rari o complessi non sempre sono emersi. Escudero-Villaplana V et al. “Oral antineoplastic agents: assessment of safety and dose adjustments in clinical practice” Expert Opinion on Drug Safety, 2019. https://doi.org/10.1080/14740338.2019.1641197 - 25/10/2019
- Ministero della Salute: Guida all’uso sicuro dei farmaci In occasione del primo World Patient Safety Day, organizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il Ministero della Salute ha pubblicato un opuscolo con 10 suggerimenti per l’uso dei farmaci in sicurezza, per educare i cittadini verso una serie di comportamenti corretti nel momento in cui assumono una terapia farmacologica prescritta dal medico. Si è svolto il 17 settembre 2019 il primo World Patient Safety Day, un’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per promuovere la consapevolezza sulle tematiche dei danni collaterali causati dai sistemi sanitari e inserire tra le priorità della salute mondiale la sicurezza del paziente. Nessuno dovrebbe venire danneggiato da un trattamento sanitario, eppure: 134 milioni di eventi avversi accadono ogni anno per via dalla scarsa sicurezza delle cure messe in atto negli ospedali di Paesi a basso e medio reddito, il che provoca la morte di 2.6 milioni di persone annualmente; Il 15% delle spese degli ospedali dei Paesi OECD è attribuibile alla mancata applicazione dei protocolli di sicurezza; 4 pazienti su 10 subiscono danni negli ambulatori di primo accesso per le cure di base: fino all’80% di questi danni sarebbero evitabili. È importante che anche i pazienti facciano la propria parte, ed è per questo che il Ministero della Salute ha pubblicato un opuscolo in cui si elencano 10 suggerimenti per utilizzare i farmaci in sicurezza: Assumo i farmaci solo su indicazione del medico Voglio essere informato e consapevole della cure che sto facendo Parlo apertamente con il medico Informo il medico se sono allergico ai farmaci Riferisco al medico i disturbi apparsi durante la cura Rispetto le indicazioni fornite dal medico “Farmaco giusto, al paziente giusto, nella dose giusta, nel momento giusto” Presto attenzione se devo assumere più farmaci Non sostituisco i farmaci né modifico la cura prescritta di mia iniziativa Conservo i farmaci in modo sicuro Se assisto qualcuno, non esito a chiedere aiuto Scarica la Guida all’Uso Sicuro dei Farmaci. - 18/10/2019
- L’uso di benzodiazepine e oppioidi nella BroncoPneumopatia Cronico-Ostruttiva (BPCO) Benzodiazepine e oppioidi sono valide opzioni terapeutiche per trattare talune frequenti comorbidità nel paziente affetto da broncopneumopatia cronico-ostruttiva, tuttavia i clinici sono giustamente preoccupati che queste sostanze possano determinare eventi avversi che peggiorano la funzionalità polmonare, e non solo. Ancora non sono disponibili evidenze conclusive a riguardo, ma è verosimile che in alcune situazioni i benefici sulla qualità di vita surclassano di gran lunga i possibili rischi aggiunti sul rischio di ospedalizzazione e mortalità. La dispnea, o mancanza di fiato, è una delle principali cause di riduzione della tolleranza allo sforzo e della qualità di vita al di sopra dei 65 anni. La broncopneumopatia cronico ostruttiva (BPCO), a sua volta, è la principale causa di dispnea, la quale è correlata sia al grado di severità della patologia sia alla mortalità. Le sperimentazioni cliniche randomizzate hanno mostrato che le formulazioni a rilascio prolungato di morfina sono in grado di migliorare la dispnea cronica refrattaria. La stessa cosa non si può affermare con certezza a proposito delle benzodiazepine, per le quali l’evidenza clinica in tal senso non è definitiva. Ad ogni modo, entrambe queste categorie di farmaco hanno importanti indicazioni terapeutiche, quali il dolore cronico nel caso degli oppiacei e l’ansia nel caso delle benzodiazepine, entrambe condizioni cliniche che hanno un’alta prevalenza nei pazienti affetti da BPCO. È importante, quindi, conoscere bene il profilo di sicurezza di questi farmaci: in effetti molti clinici sono frenati dal fatto che essi possano determinare numerosi eventi avversi, tra cui depressione respiratoria, confusione mentale, cadute accidentali, e probabilmente anche morte precoce in quei pazienti con un alto grado di compromissione polmonare. Una recente meta-analisi ha stimato il rischio di ospedalizzazione e di morte nei pazienti con insufficienza respiratoria da BPCO e in terapia con benzodiazepine e/o oppioidi. In questo studio sono stati acquisiti i dati clinici di 2249 pazienti (di cui 59% femmine), sopra i 45 anni, che avevano iniziato terapia a lungo termine con ossigeno tra il 2005 e il 2009, in Svezia. Di questi, il 24% faceva uso di benzodiazepine, il 23% di oppioidi, ed il 9% di entrambi. Come si può osservare dal grafico seguente, che traccia la variazione dell’Hazard Ratio: il trattamento a basse dosi (<30mg/die di equivalenti-morfina) con oppiacei non influisce né sul tasso di ospedalizzazione né sulla mortalità in pazienti affetti da BPCO ossigeno-dipendenti, indipendentemente dal fatto che questi fossero naive al trattamento con oppiacei, utilizzassero contemporaneamente benzodiazepine, o avessero ipercapnia. Il trattamento con benzodiazepine non influisce sull’ospedalizzazione ma porta con sé un modesto incremento della mortalità. Data la natura osservazionale dello studio in oggetto, non si può affermare che l’incremento del rischio sia la rappresentazione di un rapporto causa-effetto. In effetti, i pazienti che fanno uso di queste sostanze, mediamente, hanno un grado più severo di malattia e un numero maggior di comorbidità, perciò presentano “naturalmente” un maggior rischio di ospedalizzazione e mortalità. In ogni caso, gli autori sostengono che l’associazione rimane valida anche normalizzando per tutta una serie di fattori confondenti noti (età, sesso, etc.). In conclusione, questo studio, pur non potendo dimostrare la sicurezza delle benzodiazepine e degli oppiacei nei pazienti affetti da BPCO severa, lascia pensare che non è strettamente necessario evitare questi trattamenti sulla base del rischio di causare depressione respiratoria e altre complicazioni, pertanto è importante valutare l’impatto sulla qualità di vita di eventuali comorbidità quali dolore cronico e ansia nel paziente affetto da BPCO, e intervenire quando necessario. Ekström MP et al. “Safety of benzodiazepines and opioids in very severe respiratory disease: national prospective study” British Medical Journal, 2014. doi: 10.1136/bmj.g445 - 18/10/2019
- “Naturale” non significa “sicuro”! – La sicurezza dei prodotti di bellezza Un editoriale del Journal of American Medical Association ci apre gli occhi sulla diatriba in corso nel campo dei prodotti per la cura della pelle riguardo alla presunta tossicità di alcuni conservanti industriali e la presunta sicurezza delle sostanza di origine naturale. Negli Stati Uniti il mercato dei prodotti per la bellezza sta vivendo un momento di grande espansione, specialmente nel caso dei prodotti “naturali”, il cui segmento di mercato, nel 2017, è cresciuto del 23%, e rappresentano adesso più del 25% delle vendite annuali nel settore dei prodotti per la cura della pelle. La mancanza di una precisa definizione da parte delle autorità regolatorie delle parole “pulito” e “naturale” fa sì che le aziende si sbizzarriscono nell’arricchire le descrizioni dei propri prodotti, lasciando ampio spazio anche a coloro che, direttamente o indirettamente, sono parte attiva nel processo di sponsorizzazione dei prodotti in commercio. L’altro lato della medaglia vede invece l’emergere di un movimento di influencers che spesso demonizzano più o meno arbitrariamente prodotti etichettati come “non naturali”, per la presenza di questa o quella sostanza che in quanto sintetica “deve essere certamente dannosa”. Gli aggettivi “pulito” e “naturale”, applicati arbitrariamente, non rendono un prodotto più sicuro per i consumatori. Ciò nonostante, le aziende cavalcano l’onda, e alcune hanno stilato una copiosa lista di sostanze ritenute non adatte al mercato dei prodotti per la pelle. Tra queste il petrolato, una sostanza non allergenica, ottima come umettante e a basso costo, che i dermatologi raccomandano in quei pazienti con problemi “di barriera” – quando la pelle, cioè, non fa il suo dovere nel proteggere l’organismo da agenti chimici, fisici, biologici. Anche i parabeni sono finiti nella lista nera, nonostante il plauso da parte della American Contact Dermatitis Society, legato alla sua bassissima allergenicità. Un ulteriore esempio sono le creme solari, per il presunto rischio di assorbimento di alcune sostanze che le compongono, nonostante non esistano dati che mettano in correlazione l’assorbimento sistemico di tali molecole con effetti tossici ed eventi avversi; certa invece è la protezione che queste creme conferiscono nei confronti del cancro della pelle! In generale, le sostanze più bersagliate sembrano essere: solfati, parabeni, formaldeide, creme solari, fragranze, idrossitoluene butilato, ftaleni, glicole propilenico. Spesso si chiamano in causa rischi teorici di alterazioni endocrinologiche, quando non il cancro, nonostante non esista alcuna relazione causale dimostrata da studi scientifici. Entrando nel merito delle sostanze contenute nei prodotti cosiddetti naturali, esistono numerosi estratti vegetali che hanno una forte capacità di causare dermatite irritativa e/o allergica, così come fotosensibilizzazione. Secondo uno studio dell’Università di Ferrara, il 6.22% dei prodotti erboristici topici sono stati segnalati come causa di uno o più eventi avversi, con una più alta prevalenza nelle donne rispetto all’uomo. In pratica l’intolleranza del movimento nei confronti dei parabeni e altri conservanti relativamente sicuri determina l’utilizzo da parte dell’industria di sostanze ben più allergeniche, es. gli isotiazolinoni. Così come il movimento anti-vaccinista spesso ignora a piè pari la capacità dei vaccini di promuovere la salute pubblica, è altrettanto facile tralasciare il fatto che i conservanti sicuri quali parabeni e formaldeide utilizzati in taluni prodotti sono necessari per prevenire infezioni gravi e complicazioni varie, tra cui, esempio lampante, le ulcere corneali dovute allo Psaudomonas riportante negli anni ’70 con l’utilizzo di mascara non ben conservati. C’è chiaramente una profonda scissura tra le conoscenze scientifiche in campo dermatologico e le informazioni disseminate ai e dai consumatori dai movimenti in favore delle sostanze di origine naturale (in inglese: clean beauty movements). A tal proposito, esiste un organo semi-istituzionale, denominato The Cosmetic Ingredient Review (CIR), composto da esperti del settore inclusi dermatologi e tossicologu, le cui pubblicazioni sono fondate su dati scientifici, in piena trasparenza e fruibili al pubblico. In ogni caso è importante che i dermatologi stessi siano quanto più educati su questi temi, secondo una solida formazione di stampo scientifico, in modo da rispondere ai dubbi degli assistiti, ma anche per evitare che la disinformazione diffusa porti ad una maggior incidenza di dermatiti da contatto e un’inutile evitamento di prodotti sicuri ed efficaci per la cura della pelle. Parallelamente, le agenzie regolatorie dovrebbero rendere più stringenti le regole per l’etichettatura, anche attraverso una seria definizione di cosa significa essere un prodotto “naturale” o “pulito”. Infine, bisognerebbe pretendere che i movimenti a favore o sfavore di questa o quella sostanza siano in grado di produrre evidenze scientifiche che supportino le loro affermazioni. Courtney Blair Rubin, MD, MBE; Bruce Brod, MD “Natural Does NotMean Safe—The Dirt on Clean Beauty Products” JAMA Dermatology, 2019. doi:10.1001/jamadermatol.2019.2724 - 11/10/2019
- Summit globale per la vaccinazione L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Commissione Europea hanno organizzato il Global Vaccination Summit, per fare il punto sulla situazione dei vaccini a livello globale, identificare le criticità e programmare gli interventi per gli anni a venire. Dieci azioni verso una vaccinazione universale Tutti dovrebbero beneficiare del potere della vaccinazione. Nonostante la disponibilità di vaccini sicuri ed efficaci, sono molte le criticità da affrontare: la mancanza di accesso, le carenze territoriali, la disinformazione, la noncuranza nei confronti dei rischi legati a certe malattie infettive, la ridotta fiducia da parte del pubblico nei confronti dei vaccini, la mancanza di investimenti, sono tutti fattori che stanno minando i tassi di vaccinazione a livello globale. La vaccinazione è senza ombra di dubbio uno degli interventi di salute pubblica più efficaci in assoluto. Dobbiamo proseguire gli sforzi per mantenere i benefici conquistati a fatica, ma anche puntare a fare di più e di meglio, verso la promozione di sistemi sanitari equi e sostenibili e la riduzione del danno alla persona causato da problematiche affrontabili e prevenibili. Tutto questo include anche gli investimenti in Ricerca e Sviluppo necessari per affrontare tutta una serie di bisogni sanitari finora rimasti orfani, sviluppando nuovi vaccini e migliorando quelli esistenti. Lezioni da portare a casa emerse dalla giornata: Promuovere la l’impegno politico a livello globale e costruire collaborazioni e accordi internazionali, nazionali, regionali e locali con tutte le autorità sanitarie e gli operatori, la società civile, le comunità, gli scienziati e l’industria, per proteggere chiunque e in ogni luogo attraverso alti tassi di vaccinazione Assicurarsi che tutti i Paesi abbiano implementato strategie di immunizzazione, promuovendo e rafforzando la sostenibilità economica, in un’ottica di copertura sanitaria universale che non lasci nessuno indietro Costruire sistemi di sorveglianza solidi nei confronti delle malattie prevenibili con vaccino, specialmente quando l’obiettivo finale è la totale eradicazione dell’agente patogeno. Affrontare i fattori alla base dell’esitazione a vaccinarsi, aumentando la fiducia nei confronti delle vaccinazioni e progettando interventi basati sull’evidenza. Sfruttare il potere delle tecnologie digitali, in modo da rafforzare il monitoraggio dei programmi vaccinali. Sostenere la ricerca per generare dati sull’efficacia e la sicurezza dei vaccini, oltre all’impatto dei programmi di vaccinazione Proseguire con gli sforzi e gli investimenti, includendo nuovi modelli di finanziamento e incentivi per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione di nuovi e sempre migliori vaccini. Mitigare i rischi delle carenze territoriali di vaccini attraverso una maggior disponibilità ed efficienza del sistema di monitoraggio, di previsione d’utilizzo, di fornitura. di consegna, di immagazzinamento delle merci e collaborazione con i produttori e tutti i partecipanti nella catena di distribuzione. Fornire gli strumenti ai professionisti del settore sanitario a tutti i livelli, ma anche ai media, perché siano in grado di trasmettere informazioni al pubblico che siano trasparenti, oggettive ed efficaci, e nel contempo combattere le informazioni false ed ingannevoli, attraverso anche l’utilizzo delle piattaforme digitali sociali e le nuove tecnologie. Allineare ed integrare le vaccinazioni nei programmi sulla salute globale e sullo sviluppo, implementando un nuovo piano di immunizzazione per il 2030. Link: https://ec.europa.eu/health/vaccination/ev_20190912_it - 11/10/2019
- Sigaretta elettronica: analisi di sicurezza in ambito dermatologico Da quando ha cominciato a diffondersi l’uso della sigaretta elettronica, il dibattito è sempre più acceso in merito alla sua sicurezza. Vediamo quali sono le possibili manifestazioni cutanee riportate in letteratura. Si pensa comunemente che la sigaretta elettronica sia uno strumento valido e sicuro per smettere di fumare. Si stanno però accumulando evidenze riguardo alla possibile associazione con lesioni e manifestazioni cutanee di vario genere. Per dare un’idea dell’entità della questione, secondo un questionario online a cui hanno partecipato 481 utilizzatori di sigarette elettroniche, il 13.9% degli utenti ha segnalato un sintomo di natura dermatologica, tra cui dermatite, bruciature, acne, bolle, vesciche e altro. Studi epidemiologici sulla popolazione degli Stati Uniti mostrano che nel 2016 il 3.2% degli adulti utilizzava la sigaretta elettronica, a fronte di un 15.5% di fumatori “regolari”. Dato che le e-sigarette non contengono né catrame né sostanze cancerogene, si pensa che il loro utilizzo sia sicuro al 100%. Esistono però studi che suggeriscono la possibile insorgenza di problematiche a livello dei sistemi polmonare e cardiovascolare, che possono portare ad indurimento delle arterie, aumento della pressione arteriosa, battiti cardiaci irregolari, infiammazione dei polmoni e in rari casi persino morte. In questo articolo ci focalizzeremo sulle manifestazioni di tipo dermatologico. In primo luogo, sono in aumento le dermatiti da contatto legate all’emissione di particelle di nickel presenti nella bobina utilizzata per vaporizzare il liquido, che coinvolgono la mano utilizzata per impugnare la e-sigaretta. In qualche caso si è assistito anche ad una reazione eritematosa e gonfiore a livello delle labbra. È ovvio che le sigarette elettroniche sono sconsigliate nei pazienti con nota allergia al nickel, fatto salvo per i dispositivi prodotti specificamente per questa tipologia di consumatori. Le e-sigarette sono alimentate con batterie al litio. I dispositivi di scarsa qualità, difetti di produzione, materiali a basso costo, possono tutti avere manchevolezze nel controllo interno della temperatura delle batterie: capita che questi dispositivi possano prendere fuoco, oppure scoppiare, o anche solo scottare al punto di provocare lesioni da contatto termiche. Lesioni della mucosa orale sono frequenti con il fumo di tabacco. La letteratura non evidenzia una riduzione del rischio di sviluppare lesioni orali, ma anzi risultano almeno 3 tipologie di lesioni infiammatorie della cavità orale più comuni con la e-sigaretta, esse sono: stomatite da nicotina, candidosi iperplastica, lingua nera villosa. Possibile anche l’insorgenza di reazioni lichenoidi di natura allergica. In conclusione, la sigaretta elettronica può causare lesioni dermatologiche di vario tipo. Siamo ancora in una fase in cui non è possibile trarre conclusioni riguardo al profilo di sicurezza di questi dispositivi: saranno necessari molti anni di osservazione per avere un’idea precisa riguardo alle possibili complicanze associate all’uso della sigaretta elettronica, sia in ambito dermatologico che non. Visconti MJ & Kurt AA “Dermatologic manifestations associated with electronic cigarette use” Journal of American Academy of Dermatology, 2019 https://doi.org/10.1016/j.jaad.2019.03.088. - 04/10/2019
- La sicurezza dei farmaci biologici per la psoriasi I dati sulla sicurezza dei farmaci biologici per il trattamento della psoriasi (etanercept, infliximab, adalimumab, ustekinumab) sono piuttosto rassicuranti. Passati quasi 10 anni dall’approvazione di alcune terapie, possiamo adesso cominciare a tirare le somme anche riguardo alla sicurezza a lungo termine. La psoriasi è un disturbo cronico e disabilitante caratterizzato da un’infiammazione immuno-mediata che coinvolge la pelle e/o le articolazioni, spesso accompagnato da problematiche di carattere metabolico e non. Le terapie convenzionali (ciclosporina, metotressato, retinoidi) sono associate ad effetti collaterali abbastanza importanti, soprattutto nel lungo periodo, a fronte di una efficacia tutt’altro che impeccabile, e spesso non duratura. I farmaci biologici hanno modificato radicalmente la gestione della psoriasi, soprattutto nelle forme da moderate a gravi, e già rappresentano uno strumento terapeutico eccellente per il controllo a lungo termine di questi pazienti. Purtroppo, le statistiche indicano che ogni anno dal 10% al 30% dei pazienti va incontro ad una perdita di efficacia del farmaco. Più che l’insorgenza di eventi avverso da farmaco, si tratta della ragione principale per cui questi farmaci vengono interrotti. Alcuni ricercatori del Politecnico delle Marche hanno effettuato una meta analisi dei dati presenti in letteratura riguardo ai farmaci biologici etanercept, infliximab, adalimumab e ustekinumab, con particolare riguardo alla sicurezza a lungo termine. Etanercept Gli eventi avversi più segnalati riguardano le infezioni, per la grande maggioranza classificate come non gravi, a carico delle vie respiratorie e meno spesso dell’intestino. Possiamo per ora concludere che questo farmaco è sicuro all’interno di un lasso di tempo di 4 anni. Si tratta dell’unica molecola approvata per la psoriasi nell’età giovanile. Infliximab Anche in questo caso le infezioni rappresentano un evento avverso molto comune, ma raramente di grave entità. Nella maggior parte dei casi si tratta di una nasofaringite. Si possono osservare anche: dolore lombare, artralgie, micosi del piede, alterazioni della funzionalità epatica e cefalea. Dalla letteratura possiamo desumere che un trattamento fino a 78 settimane è generalmente ben tollerato. Adalimumab L’associazione con le infezioni è più bassa rispetto ai farmaci precedenti: circa una persona su 10 va incontro ad infezioni delle vie aeree superiori e 1 su 8 a nasofaringite. D’altro canto, però, si ritiene opportuna una valutazione dermatologica periodica per ricercare la possibile insorgenza di carcinomi della pelle (non melanomi), seppur nel complesso rari. Riassumendo i dati si può affermare che il profilo di sicurezza di adalimumab rimane stabile per almeno 3 anni di terapia. Ustekinumab Nella terapia di mantenimento con questa molecola, le ADR più frequenti sono state: infezioni delle vie aeree superiori (13.7%), nasofaringite (9.9%), cefalea (3.7%) e artralgia (1.9%); con la prosecuzione della terapia il numero di eventi avversi sembra ridursi negli anni. Si può concludere sulla base dei dati a disposizione che ustekinumab è ben tollerato per almeno 4 anni di terapia. In conclusione, dato che la psoriasi è una malattia cronica, la sicurezza a lungo termine dei farmaci è una variabile che guida necessariamente le decisioni terapeutiche. Per il momento, nel caso di pazienti affetti da psoriasi da moderata a severa che non rispondono alle terapie convenzionali, gli inibitori del TNF-alfa rappresentano i farmaci biologici di prima linea. Per adesso i dati sono incoraggianti, con il passare del tempo non tarderemo ad aggiornare i dettagli sulla sicurezza a lungo termine. Campanati A. et al. “Biologic Therapy in Psoriasis: Safety Profile” Current Drug Safety, 2016. http://www.eurekaselect.com/135784/article - 04/10/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – SETTEMBRE 2019 Note Informative Importanti Gilenya (fingolimod) – 02/09/19 A causa del rischio di malformazioni congenite in feti esposti a fingolimod (Gilenya), fingolimod è ora controindicato nelle: donne in gravidanza donne in età fertile che non usano misure contraccettive efficaci I dati post-marketing suggeriscono che neonati nati da madri che erano state esposte a fingolimod durante la gravidanza presentano un aumento del rischio di malformazioni congenite di 2 volte rispetto al tasso osservato nella popolazione generale (2-3 %; EUROCAT). Nel “Pacchetto Informativo per il Medico” che comprende: Checklist per il medico, Guida per il paziente / genitore / persona che assiste il paziente, Promemoria per la paziente specifico per la gravidanza, sono fornite informazioni per facilitare la regolare consulenza alle pazienti sul rischio di tossicità riproduttiva. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-gilenya-fingolimo-1 Medicinali per nutrizione parenterale – 02/09/19 Durante la somministrazione a neonati e bambini al di sotto dei 2 anni di età, i prodotti per nutrizione parenterale contenenti aminoacidi e/o lipidi, devono essere protetti dalla luce (contenitori e set di infusione). L’utilizzo di prodotti per nutrizione parenterale esposti alla luce contenenti amminoacidi e/o lipidi, in particolare addizionati con vitamine e/o oligoelementi, può portare a gravi effetti indesiderati nei neonati prematuri. Questo perché l’esposizione di tali soluzioni alla luce causa la formazione di perossidi e altri prodotti di degradazione. I neonati prematuri sono considerati ad alto rischio di stress ossidativo legato a molteplici fattori di rischio tra cui ossigenoterapia, fototerapia, sistema immunitario immaturo e risposta infiammatoria con ridotta capacità antiossidante. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-medicinali-per-nutrizione-parenterale Blincyto (blinatumomab) – 03/09/19 È stata riscontrata nel paragrafo 4.2 del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di Blincyto, una frase potenzialmente ambigua, che ha causato un problema di traduzione in merito alla seconda somministrazione di desametasone, come premedicazione, nei pazienti pediatrici. Il sottoparagrafo ‘Raccomandazioni per la premedicazione e ulteriori medicazioni’ riporta: In pazienti pediatrici deve essere somministrato desametasone 10 mg/m2 (non superiore a 20 mg) per via orale o endovenosa da 6 a 12 ore prima dell’inizio della terapia con BLINCYTO (giorno 1, ciclo 1). In seguito deve essere somministrato desametasone 5 mg/m2 per via orale o endovenosa entro 30 minuti dall’inizio di BLINCYTO (giorno 1, ciclo 1). La traduzione corretta è: In pazienti pediatrici deve essere somministrato desametasone 10 mg/m2 (non superiore a 20 mg) per via orale o endovenosa da 6 a 12 ore prima dell’inizio della terapia con BLINCYTO (giorno 1, ciclo 1). In seguito deve essere somministrato desametasone 5 mg/m2 per via orale o endovenosa entro 30 minuti PRIMA dell’inizio della terapia con BLINCYTO (giorno 1, ciclo 1). Lo stesso errore di traduzione riportato sopra, è presente anche nel Materiale Educazionale per i Medici. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-blincyto-blinatumomab- Ondansetron – 23/09/19 Sono stati recentemente pubblicati due nuovi studi epidemiologici condotti negli Stati Uniti relativi all’uso di ondansetron in gravidanza. Sulla base dei dati clinici, si sospetta che ondansetron possa provocare malformazioni orofacciali se somministrato durante il primo trimestre di gravidanza, mentre le evidenze disponibili sulle malformazioni cardiache mostrano risultati contrastanti. Ondansetron non deve essere utilizzato durante il primo trimestre di gravidanza. Le donne in età fertile devono prendere in considerazione l’utilizzo di misure contraccettive. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-ondansetron Picato (ingenolo mebutato)– 23/09/19 In accordo con l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta titolare dell’Autorizzazione all’ Immissione in Commercio del medicinale a base di ingenolo mebutato informa che: Sono stati segnalati casi di carcinoma a cellule squamose in pazienti trattati con ingenolo mebutato e alcuni studi clinici mostrano un aumento dell’incidenza di cancro della pelle Gli operatori sanitari devono consigliare ai pazienti di prestare attenzione all’eventuale sviluppo di lesioni cutanee e di rivolgersi immediatamente al medico nel caso in cui si sviluppino tali lesioni Pertanto, ingenolo mebutato deve essere usato con cautela nei pazienti con anamnesi di cancro della pelle Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-picato-ingenolo-mebutato- Notizie da EMA Picato (ingenolo mebutato) – 06/9/19 L’EMA sta rivedendo i dati sul cancro della pelle in pazienti che utilizzano Picato (ingenolo mebutato), un gel per il trattamento della cheratosi attinica, una lesione della pelle causata da un’eccessiva esposizione al sole. La revisione è stata avviata sulla base di dati provenienti da diversi studi che mostrano un numero più elevato di casi di cancro della pelle, compresi casi di carcinoma a cellule squamose, in pazienti che utilizzano Picato. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Picato contiene già un’avvertenza relativa alle segnalazioni per una tipologia di tumore della pelle (Cheratoacantoma) e, a seguito di un riesame separato, questa avvertenza è attualmente in fase di aggiornamento per menzionare i tumori della pelle noti come carcinoma a cellule basali, il morbo di Bowen ed il carcinoma a cellule squamose. Si consiglia agli Operatori Sanitari di usare Picato con cautela nei pazienti che in passato hanno avuto un cancro della pelle. Inoltre, i pazienti devono continuare a prestare attenzione ad eventuali lesioni cutanee e informare immediatamente il medico se notano qualcosa di insolito. I pazienti che hanno domande o dubbi sul loro trattamento devono contattare il proprio medico. Al fine di stabilire se Picato aumenti o meno il rischio di cancro della pelle, il comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) effettuerà ora una revisione approfondita di tutti i dati disponibili, anche sulla base degli studi in corso. Il Comitato valuterà l’impatto dei dati sul rapporto rischio/beneficio di Picato e raccomanderà se l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale nell’UE debba essere modificata. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-picato-ingenolo-mebutato- Medicinali a base di ranitidina – 13/9/19 Su richiesta della Commissione Europea, l’EMA sta iniziando una revisione dei medicinali a base di ranitidina dopo che dei test hanno rilevato la presenza in alcuni di questi prodotti medicinali di un’impurezza denominata N-nitrosodimetilammina (NDMA), sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo. I medicinali a base di ranitidina sono utilizzati ampiamente per ridurre la produzione di acido nello stomaco in pazienti affetti da condizioni quali bruciore e ulcera gastrica. L’EMA sta esaminando i dati per valutare se i pazienti che utilizzano ranitidina siano esposti a qualche rischio a causa della NDMA, e fornirà informazioni in merito a questo non appena disponibili. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sui-medicinali-a-base-di-ranitidina Comunicazione sulle impurezze nitrosamminiche – 13/9/19 Il direttore esecutivo dell’EMA ha chiesto al Comitato per i medicinali ad uso umano (CHMP) di fornire indicazioni per evitare la presenza di impurezze nitrosamminiche nei medicinali per uso umano contenenti principi attivi sintetizzati chimicamente. Le nitrosammine sono classificate come probabili agenti cancerogeni per l’uomo (sostanze che potrebbero causare il cancro) sulla base di studi sugli animali. Nel 2018, le nitrosammine sono state trovate in una serie di medicinali per il controllo della pressione sanguigna noti come “sartani”, portando a un richiamo dal mercato di numerosi prodotti e a una revisione nell’UE, che ha stabilito nuovi e rigorosi requisiti di produzione per questi medicinali. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sulle-impurezze-nitrosamminiche Presenza di nitrosammine nei medicinali per uso umano – 26/9/19 Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano dell’EMA (CHMP) sta richiedendo a titolo di precauzione che i titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio (AIC) dei medicinali per uso umano a base di principi attivi prodotti per sintesi chimica revisionino i propri medicinali per la possibile presenza di nitrosammine e testino tutti i prodotti a rischio. In caso le nitrosammine siano rilevate in qualunque medicinale di cui detengono l’AIC, i titolari devono informare prontamente le autorità in modo che possano essere intraprese le appropriate azioni regolatorie. Nei documenti allegati sono disponibili inoltre un documento di informazioni sulle nitrosammine per i titolari di Autorizzazioni all’Immissione in Commercio e di Domande e risposte sulle informazioni per i titolari di AIC riguardo alle nitrosammine. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sulla-presenza-di-nitrosammine-nei-medicinali-per-uso-umano - 27/09/2019
- La sicurezza dei radiofarmaci I radiofarmaci, utilizzati dalla medicina nucleare nella diagnosi e cura dei tumori e non solo, possono causare eventi avversi al pari di ogni altro farmaco. Si tratta di evenienze piuttosto rare e nella maggior parte dei casi di lieve entità, ciò nonostante è utile conoscere i potenziali rischi per poterli sospettare senza ritardi nel momento in cui si dovessero verificare. I radiofarmaci sono sostanze che contengono isotopi radioattivi utilizzati per scopi diagnostici o terapeutici. Nel primo caso, la radiazione emessa dal farmaco viene captata da uno strumento che produce immagini, come ad esempio la Tomografia ad Emissione di Positroni (PET) o la Tomografia Computerizzata ad Emissione di Fotone Singolo (SPECT) o la Scintigrafia Polmonare. Nel secondo caso le radiazioni ionizzanti vengono sfruttate per distruggere un tessuto patologico, come nel caso di alcuni tipi di cancro alla tiroide. La maggior parte dei radiofarmaci utilizzati a scopo diagnostico vengono somministrati in quantità irrisorie – nell’ordine dei microgrammi – perciò non sono in grado di produrre effetti farmacologici. Possono comunque determinare eventi avversi a tutti gli effetti, che spesso non sono correlati con il meccanismo di azione della sostanza, perciò risultano per la maggior parte imprevedibili. Gli eventi avversi da radiofarmaci sono considerati rari. Forse anche per questo motivo le informazioni a riguardo non sono di facile reperimento per i professionisti sanitari nel momento in cui si richiede una consultazione. Per rimediare a questa situazione, alcuni ricercatori dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, hanno pubblicato recentemente una revisione sistematica della letteratura scientifica per descrivere le caratteristiche degli eventi avversi – frequenza, gravità, meccanismo d’azione – causati da radiofarmaci per scopi diagnostici. La frequenza generale è stata calcolata in 1.63 eventi avversi ogni 100000 somministrazioni di radiofarmaco. C’è da dire, però, che la frequenza varia molto a seconda della sostanza coinvolta, da un minimo di 0.125% a un massimo di 40.9%. In totale sono state prese in considerazione 2447 ADR, avvenute in 1804 pazienti. In ordine di coinvolgimento abbiamo: pelle e tessuto sottocutaneo (26.6%), con (in ordine di frequenza) rash, prurito, eritema, orticaria, iperidrosi; disturbi sistemici o del sito di somministrazione (24.4%) – febbre, “altri eventi non specificati”, “malessere” apparato gastrointestinale (9.8%) – nausea, vomito sistema nervoso (8.5%) – capogiri, cefalea, presincope alterazioni laboratoristiche (7.9%) – variazioni della pressione arteriosa sistema immunitario (7.2%) – ipersensibilità Sono stati segnalati in tutto 9 decessi: 5 in seguito a scintigrafia polmonare con I-131 o Tc-99m macrosalb, ma in tutti i casi si è trattato di pazienti con una pregressa grave compromissione della capacità polmonare; 2 morti sono avvenute con Tc.99m fanolesomab, peraltro ritirato dal commercio; 2 morti dovute a F-18 fluorodesossiglucosio, tracciante utilizzate nella PET. C’è stato infine un caso di convulsioni e stress cardiorespiratorio, e un caso di shock settico 24 ore dopo l’iniezione. Si rimanda all’articolo per le informazioni dettagliate per le singole sostanze, associate agli isotopi Iodio-131 e -123, Indio-111, Tecnezio-99m, Selenio-75, Tallio-201, Gallio-67, Fluoro-18, e altri. Schreuder N et al. “Adverse Events of Diagnostic Radiopharmaceuticals: A Systematic Review” Seminars in Nuclear Medicine, 2019. https://doi.org/10.1053/j.semnuclmed.2019.06.006 - 27/09/2019
- La sicurezza dei farmaci dermatologici durante la gravidanza e l’allattamento Durante la gravidanza e l’allattamento spesso è difficile reperire informazioni precise ed autorevoli riguardo alla sicurezza dei farmaci, anche nel caso di sostanze utilizzate molto comunemente nella popolazione generale. Grazie all’American Academy of Dermatology abbiamo adesso un piccolo vademecum per quelli che sono i farmaci, ad uso topico e sistemico, più utilizzati in ambito dermatologico. I dermatologi, così come i medici di medicina generale e i pediatri, si trovano spesso di fronte a donne in stato di gravidanza o in fase di allattamento che hanno bisogno di sapere quanto sia sicuro nel loro caso utilizzare creme, polveri, unguenti, oppure la fototerapia, ma anche farmaci sistemici per la cura di patologie croniche come ad es. della psoriasi, gli antibiotici, gli antimicotici… Per colmare un vuoto letterario, non esistendo un unico testo consolidato dove reperire tutte queste informazioni, la American Academy of Dermatology ha pubblicato due articoli che forniscono un rapido sommario dei punti chiave riguardo alla sicurezza dei più comuni farmaci prescritti nella pratica clinica dermatologica in corso di gravidanza e lattazione. Vediamo alcuni tra i farmaci più prescritti, rimandando al testo per una trattazione più dettagliata. Farmaci dermatologici in gravidanza: Corticosteroidi topici Numerosi studi di coorte e revisioni della letteratura hanno escluso un aumento del rischio di malformazioni congenite, inclusa la palatoschisi (o labbro leporino) o gravidanze pretermine. È stato però riportato un ritardo dell’accrescimento durante il terzo trimestre nel caso dei corticosteroidi più potenti usati ad alte dosi, ovvero sopra i 300g. Aumenta anche il rischio di smagliature della pelle. Le linee guida consigliano pertanto di utilizzare farmaci a bassa e media potenza, per periodi brevi. Antistaminici sistemici Un elevato numero di gravidanze esposte ad antistaminici di prima generazione sono state studiate, senza che sia emersa una teratogenicità conclamata. Sia la clorfenidramina che la difenidramina vengono considerate sicure nel primo trimestre di gravidanza e rappresentano agenti di prima linea. Si tende sempre a preferire le molecole di prima generazione perché c’è una netta preponderanza dei dati sulla sicurezza, in ogni caso la loratidina e la cetirizina rimangono la prima scelta come antistaminici di seconda generazione. Antibiotici topici In generale gli antibiotici in forma di crema utilizzati per le infezioni cutanee, l’acne vulgaris e la rosacea sono considerati sicuri durante la gravidanza. Viene assorbito circa il 5% del perossido di benzoile presente in questi preparati: questo viene metabolizzato rapidamente a benzoato, un comune additivo alimentare. Antimicotici sistemici L’esposizione nel primo trimestre a fluconazolo, ketoconazolo e itraconazolo aumenta il rischio di difetti cardiovascolari, scheletrici, cranio-faciali e del neurosviluppo. Quando l’esposizione è per brevi periodi e a bassi dosaggi, come per la cura della candidosi vaginale, non si è riscontrato alcun aumento del rischio, perciò in tal caso sarà sufficiente eseguire una ecografia transuterina. Farmaci dermatologici durante l’allattamento: Corticosteroidi topici I corticosteroidi sono una normale componente del latte materno e gli steroidi topici possono essere utilizzati in tutta sicurezza, poiché l’esposizione per il bambino è minima. Esiste un caso descritto di ipertensione arteriosa nel bambino dovuto a corticosteroidi ad elevata potenza applicati dalla madre direttamente sul capezzolo prima della poppata. Di conseguenza, si consiglia di non applicare cortisone sul capezzolo durante la lattazione. Antistaminici sistemici Gli antistaminici di prima generazione sono noti per i loro effetti sedativi dovuti alla capacità di attraversare la barriera emato-encefalica. Esiste un rischio teorico che questi effetti sedativi nel bambino possano aumentare il rischio di sindrome da morte improvvisa nella culla, ma dalla letteratura attuale non è emersa alcuna associazione. Tuttalpiù sono state riscontrate irritabilità di breve durata e sonnolenza. Per questo motivo durante la lattazione sono consigliati gli antistaminici di seconda generazione, che sono meno attivi sul Sistema Nervoso Centrale. In ogni caso, ad alte dosi possono provocare anch’essi irritabilità e sonnolenza, nel qual caso sarà sufficiente interrompere l’assunzione. Antibiotici sistemici Penicilline e cefalosporine possono essere utilizzate in sicurezza durante l’allattamento, dato che le concentrazioni nel latte materno non raggiungono l’1% della dose efficace per la madre. I macrolidi, quali azitromicina, claritromicina ed eritromicina, sono considerati generalmente sicuri, ad ogni modo si raccomanda nel caso della eritromicina un utilizzo a breve termine, mentre non esistono controindicazioni specifiche nel caso di azitromicina e claritromicina; quest’ultima infatti è utilizzata come terapia sistemica nei bambini a dosaggi molto più elevati rispetto al quantitativo presente nel latte materno. Per una completa trattazione riguardo a sostanze quali tacrolimus, calcipotriolo (analogo della Vit. D), farmaci sistemici per la psoriasi quali metotressato, ciclosporina e inibitori del TNF-alfa (etanercept, adalimumab, infliximab), e molti altri farmaci topici e non, si rimanda alla trattazione completa. Murase JE, Butler DC, et al. “Safety of dermatologic medications in pregnancy and lactation” Journal of American Academy of Dermatology, marzo 2014. doi: 10.1016/j.jaad.2013.09.010. - 27/09/2019
- Sicurezza di macrolidi e fluorochinoloni in ambito cardiovascolare La tossicità cardiovascolare associata all’uso di macrolidi e fluorochinoloni impone un’attenta valutazione della popolazione a rischio, aumentando l’incidenza di aritmie fatali, torsioni di punta, infarto miocardico. Gli antibiotici macrolidi (azitromicina, eritromicina, claritromicina) e fluorochinoloni (ciprofloxacina, levofloxacina) sono tra i più utilizzati a livello globale, in virtù del loro ampio spettro d’azione, che conferisce loro la capacità di eradicare infezioni in molti distretti corporei e causate da numerose specie batteriche. Data la loro ampia diffusione, si rende particolarmente essenziale una corretta e precisa valutazione del rapporto rischi-benefici, per garantire un utilizzo sicuro di questi farmaci. Particolare riguardo necessitano le complicanze di natura cardiovascolare correlate a questi farmaci. Negli anni si sono infatti susseguiti numerosi aggiornamenti delle schede tecniche dei prodotti, alcuni dei quali ritirati dal commercio, nonché linee guida che ne restringessero l’uso per casi specifici. Si stanno accumulando evidenze a favore di una associazione con infarto miocardico ed aritmie dovute al prolungamento del tratto QT. Si parla di un aumento del 76% del rischio di andare incontro a morte cardiaca nei primi 7 giorni di terapia a base di claritromicina, in confronto alla penicillina V. Anche l’azitromicina assunta per 5 giorni ha mostrato di aumentare di circa 5 volte il rischio di morte da cause cardiovascolari rispetto a coloro che non assumevano antibiotici oppure coloro che assumevano amoxicillina (che non sembra causare eventi avversi di natura cardiovascolare). Anche i chinoloni sono noti per la loro interferenza con l’apparato cardiovascolare, tanto che la grepafloxacina e la sparfloxacina sono state ritirate dal mercato per ragioni legate alla cardiotossicità. Uno studio dell’Unità di Farmacologia dell’Università di Bologna è andato a valutare la sicurezza in ambito cardiovascolare di macrolidi e fluorochinoloni basandosi sulle segnalazioni da evento avverso presenti nel database internazionale VigiBase. Le statistiche dicono che il 62% delle segnalazioni veniva classificato come evento avverso severo, di queste il 15% avevano un esito fatale. Molti degli eventi avversi presi in considerazione, come aritmia, fibrillazione atriale, disturbo cardiaco, extrasistolia ventricolare, tachicardia ventricolare e torsioni di punta raggiungevano la significatività statistica per entrambe le classi di antibiotici in confronto alla amoxicillina. Le torsioni di punta sono risultate particolarmente significative in associazione all’uso di levofloxacina; al contrario, la ciprofloxacina sembra essere la più sicura in tal senso. In conclusione, i risultati dell’analisi suggeriscono che azitromicina, claritromicina e levofloxacina sono verosimilmente associati ad aritmie potenzialmente letali, perciò dovrebbero essere evitate nei pazienti a rischio. Bonaldo G et al. “Cardiovascular safery of macrolide and fluoroquinolone antibiotics: an analysis of the WHO database of adverse drug reactions” Pharmacoepidemiology and Drug Safety, 2019. DOI: 10.1002/pds.4873 - 20/09/2019
- La farmacogenomica e i farmaci biologici: la prospettiva delle agenzie regolatorie La medicina di precisione può essere definita come la personalizzazione di un trattamento sulla base delle caratteristiche individuali del paziente. Con questo approccio si possono migliorare significativamente gli esiti di un trattamento, perfezionando al contempo efficacia e sicurezza dei farmaci in uso. Non solo: la medicina di precisione si può applicare anche nelle fasi di sviluppo e sperimentazione di un potenziale farmaco, riducendo tra le altre cose tempi e costi di produzione. La farmacogenomica rappresenta un componente chiave della medicina di precisione: grazie alla essa si possono stabilire dosaggi ottimali per le terapie farmacologiche oppure identificare a priori quali pazienti risponderanno alla terapia e quali andranno incontro a tossicità importanti. Un esempio fra tutti: nel caso di farmaci metabolizzati da enzimi epatici, si può andare a studiare il polimorfismo genetico del singolo individuo, che si traduce in una maggiore o minore efficacia dell’azione enzimatica; con questa informazione si può modificare il dosaggio del farmaco in modo da massimizzare l’efficacia e minimizzare la tossicità della terapia. Nell’ultimo decennio hanno avuto un grande sviluppo le cosiddette “targeted therapies“, terapie mirate, che funzionano spesso solo all’interno di sottogruppi di pazienti con specifiche caratteristiche biochimiche e molecolari. Va da sé che esse richiedono uno studio preliminare di farmacogenetica per identificare i pazienti candidabili alla terapia. Anche se attualmente le terapie mirate vengono prevalentemente impiegate in campo oncologico, il settore è in rapidissima espansione anche in altri settori della medicina. Parallelamente, i test farmacogenetici sono diventati, soprattutto nel caso dei farmaci “classici”, così importanti da essere discussi negli ambienti delle agenzie regolatorie, per poi trovare spazio all’interno delle schede informative di numerosi farmaci, guidando così le scelte del medico prescrittore. Il Center for Drug Evaluation and Research della Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha pubblicato un interessante revisione sulla farmacogenomica che riguarda il product labeling, cioè l’informazione da inserire nella scheda tecnica di un farmaco, dei farmaci biologici. Ci sono infatti notevoli differenze nella tipologia di informazioni ritenute utili nei biologici rispetto ai farmaci classici, date le sostanziali differenze nei meccanismi di azione e nelle caratteristiche biochimiche che separano concettualmente e fisicamente le due classi di farmaci. Anzitutto, i biologici vengono somministrati principalmente per via parenterale, data la rapida degradazione che subirebbero se venissero assunti per via orale. In secondo luogo, essi vengono inattivati ed eliminati dall’organismo mediante processi alternativi rispetto alla metabolizzazione epatica o renale tipica delle piccole molecole, processi che per le nostre conoscenze attuali non vengono influenzate da polimorfismi genetici. Di conseguenza, non abbiamo informazioni sufficienti, nella maggior parte dei casi, che ci permettano di modificare il dosaggio su base individuale. Quello che possiamo conoscere, però, sono eventuali predisposizioni genetiche nell’ambito della risposta del sistema immunitario, ovvero l’immunogenicità o la capacità di produrre anticorpi anti-farmaco che possono impattare sulla distribuzione nell’organismo e la funzionalità di questi ultimi. Sono comunque in fase di studio numerosi biomarker farmacogenetici che potrebbero in futuro guidare la formulazione dei farmaci biologici Dato l’enorme sviluppo che ci si aspetta nel campo delle terapie mirate e dei farmaci biologici, risulta di fondamentale importanza l’inclusione dei dati di farmacogenetica nella descrizione dei prodotti medicinali che stanno entrando sempre più numerosi nella pratica clinica, spesso per condizioni cliniche “di nicchia”. Il processo di aggiornamento messo in atto dalle agenzie regolatorie, siano esse Statunitensi o Europee, rappresenta un cardine indissolubile del miglioramento delle terapie farmacologiche. Schuck RN & Grillo JA, “Pharmacogenomic Biomarkers: an FDA Perspective on Utilization in Biological Product Labeling” The AAPS Journal, maggio 2016. DOI: 10.1208/s12248-016-9891-4 - 20/09/2019
- Terapia ormonale sostitutiva per la menopausa e rischio di carcinoma mammario – elementi per una scelta consapevole Alla luce di osservazioni sempre più dettagliate riguardo all’associazione tra terapia ormonale sostitutiva per i sintomi della menopausa e il rischio di sviluppare carcinoma mammario, scegliere se trattare o meno diviene un processo meno aleatorio. Per alcune donne la menopausa è una fase di transizione tutto sommato serena; per altre significa notti insonni, vampate di calore, e/o una riduzione dello stato di benessere generale. Per molti anni si sono prescritti farmaci che andassero a controbilanciare la riduzione dei livelli circolanti di estrogeni persi con la funzione ovarica, in modo da mitigare i sintomi menopausali. Nei primi anni 2000 furono poi pubblicati i risultati di due importanti studi longitudinali che mostravano un aumento dell’incidenza di carcinoma mammario nelle donne in terapia ormonale sostitutiva, a cui peraltro ha fatto seguito una relativa riduzione negli anni successivi, nel momento in cui la terapia ha perso di popolarità. Altri studi che si sono susseguiti nel tempo hanno caratterizzato questo rischio facendo emergere alcuni dettagli interessanti: Iniziare la terapia sostitutiva subito dopo l’insorgere della menopausa porta ad un aumento significativo del rischio di sviluppare carcinoma mammario invasivo, in special modo con terapie combinate estrogeni-progestinici più che con terapie esclusivamente a base di estrogeni. Con l’aumentare dell’esposizione alla terapia ormonale sostitutiva, negli anni, aumenta proporzionalmente il rischio di carcinoma mammario. Il rischio nelle donne che hanno fatto uso di estro-progestinici nel loro passato è più basso rispetto alle utilizzatrici attuali, ma rimane comunque più alto, per almeno 10 anni, rispetto a chi non ne ha fatto mai uso. In termini numerici l’incidenza è del 6.3% nelle donne che non hanno mai utilizzato estro-progestinici contro l’8.3% in coloro che ne hanno fatto uso per 5 anni. In termini assoluti significa un aumento del rischio del 2%, che si traduce in 1 caso di cancro in più per ogni 50 donne trattate. Caratteristicamente, nelle donne obese l’effetto deleterio della terapia non è rilevante, probabilmente in relazione al fatto che il tessuto adiposo è di per sé un noto produttore di estrogeni; in pratica sia l’obesità che la terapia ormonale sostitutiva sono fattori di rischio per carcinoma mammario, ma i loro effetti non sono additivi. Detto questo, i medici devono senz’altro tenere in considerazione le statistiche, senza però abbandonare un approccio decisionale che sia razionale e omnicomprensivo quando si tratta della gestione delle sintomatologia peri-menopausale, attraverso un attento esame dei rischi e dei benefici per la paziente. Perciò la gravità dei sintomi, le controindicazioni alla terapia ormonale sostitutiva (es. pregresso carcinoma mammario, malattie cardiovascolari, ictus), l’indice di massa corporea (BMI), nonché le preferenze della diretta interessata devono tutte rientrare nel processo decisionale. Nel caso di candidate ideali, si dovrebbe utilizzare la terapia a base di solo estrogeni, iniziandola nel momento della menopausa naturale, e protraendola per non più di 5 anni. Joanne Kotsopoulos “Menopausal hormones: definitive evidence for breast cancer” The Lancet, agosto 2019. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(19)31901-4 - 13/09/2019
- La terapia anti-androgenica e il rischio di malattie cardiovascolari La terapia anti-androgenica rappresenta un trattamento di elezione molto efficace nel cancro alla prostata, ma l’abbassamento dei livelli circolanti di testosterone può avere un impatto significativo sulla funzionalità cardiovascolare. Il cancro alla prostata è il più frequente tumore nella popolazione maschile, diagnosticato principalmente nella settima decade di vita. Si tratta di un tumore curabile, con un tasso di sopravvivenza a 5 anni eccellente, pari al 98%, e anche quando non si riesce a curare del tutto l’andamento della malattia è spesso lento e indolente. Uno dei cardini della terapia è il trattamento anti-androgenico (Androgen Deprivation Therapy, ADT), data la dipendenza delle cellule tumorali dallo stimolo proliferativo legato agli ormoni sessuali maschili. È importante conoscere l’impatto della ADT sul rischio cardiovascolare in quanto molti dei fattori di rischio che determinano il cancro prostatico stanno alla base anche delle malattie cardiovascolari (es. età, fumo, dieta, obesità). Ciò nonostante, gli effetti diretti della ADT sul sistema cardiovascolare non sono ancora stati elucidati del tutto. Sappiamo da uno studio del 2006 basato su circa 25000 pazienti trattati con gli analoghi del GnRH (es. leuprolide, goserelin, triptorelin), che essi presentavano un hazard ratio di 1.44 per diabete mellito, 1.16 per malattia coronarica, 1.11 per infarto miocardico, e 1.16 per morte cardiaca improvvisa. Si tratta di piccole ma significative alterazioni dei fattori di rischio CV che sono state riscontrate in alcuni studi, oppure confermate all’interno di sotto-popolazioni particolari (es. ad alto rischio CV), ma anche confutate, per certi aspetti, in altri studi clinici. Ciò che è certo è che la ADT porta a modificazioni metaboliche tra cui iperinsulinemia, ipercolesterolemia, aumento del grasso corporeo e riduzione della massa magra: tutti elementi correlati alle malattie cardiovascolari. Sulla base di ciò furono emesse dalle maggiori società cardiologiche americane raccomandazioni per la riduzione di suddetti fattori di rischio e l’avvio della terapia antiaggregante piastrinica in questi pazienti. Non possiamo affermare che i dati siano conclusivi, però le supposizioni sono piuttosto fondate, il che impone come minimo un attento monitoraggio dei fattori di rischio cardiovascolare nei pazienti che ricevono la terapia anti-androgenica, ovvero: uso dell’aspirina, misuramento della pressione arteriosa sistemica, livelli di colesterolo, abitudine al fumo di sigaretta, dieta, diabete, esercizio fisico, ma anche monitoraggio elettrocardiografico dell’intervallo QTc. Tali valutazioni dovrebbero essere eseguite ogni 6 mesi. Una maggiore attenzione va posta per quei pazienti in terapia con i più nuovi farmaci abiraterone e enzalutamide, dove si rende necessario un controllo più serrato della pressione arteriosa nei primi mesi dopo l’inizio della terapia. Meijers WC & Jahangir E. “Androgen Deprivation Therapy and Cardiovascular Disease” American College of Cardiology, Expert Analysis, luglio 2019 https://www.acc.org/latest-in-cardiology/articles/2019/07/25/08/34/androgen-deprivation-therapy-and-cvd - 13/09/2019
- Raccomandazioni per l’arruolamento di donne in stato di gravidanza nelle sperimentazioni cliniche Un annoso dibattito con profonde implicazioni di natura etica e di salute pubblica ha luogo tra le agenzie regolatorie, le case farmaceutiche, gli ambienti accademici, i comitati etici, e tutti gli organi coinvolti nella sperimentazione clinica… È giusto sperimentare farmaci su donne in stato di gravidanza? Da un punto di vista scientifico ed etico, questa popolazione è caratterizzata da una complessità legata all’inter-dipendenza dello stato di salute tra madre e feto, nonché dalla necessità, per qualsiasi decisione di natura medica, di prendere in considerazione i rischi e i benefici di entrambi. Nell’interesse di promuovere la salute materno-fetale e indurre la prescrizione di farmaci in maniera informata durante la gravidanza, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha pubblicato delle raccomandazioni sul tema, un position paper in corso di evoluzione intitolato “Pregnant Women: Scientific and Ethical Considerations for Inclusion in Clinical Trials – Guidance for Industry“. il documento affronta tutte le problematiche correlate all’inclusione di donne in stato di gravidanza negli studi clinici per lo sviluppo di nuovi farmaci. Di fatto, sono numerose le donne incinte che necessitano di trattamenti farmacologici, siano questi per patologie croniche preesistenti oppure per problematiche acute. Tuttavia, le informazioni riguardo alla sicurezza dei farmaci in questa fascia di popolazione sono spesso scarse o assenti, basate più che altro su sperimentazioni non cliniche (es. studi effettuati su animali o su cellule), oppure studi osservazionali post-commercializzazione. Questo lascia la persona, assieme al medico curante, in una situazione di “limbo”, in cui si è spesso riluttanti a trattare la condizione clinica sottostante. Talvolta, però, la scelta di non trattare può portare a conseguenze ben più gravi rispetto alla terapia farmacologica. Il documento chiarisce tutta una serie di punti rilevanti sul dibattito, fornendo di fatto delle raccomandazioni per chi progetta studi clinici (es. le case farmaceutiche), nonché buone pratiche per gli sperimentatori dei centri clinici che partecipano all’arruolamento dei soggetti. Scarica il Documento. - 06/09/2019
- Associazione tra tramadolo e ipoglicemia Una possibile associazione di tramadolo (e metadone) con ipoglicemia potrebbe, se dimostrata, portare a dover escludere dal trattamento alcune categorie di pazienti a rischio. Il tramadolo, un oppioide sintetico ad azione centrale, è stato approvato nel 1995, e nel corso degli anni ha acquisito un ruolo molto importante nella terapia del dolore di intensità da moderata a severa. Questa relativa popolarità deriva dal fatto che, se messo a confronto con gli altri farmaci oppiacei a disposizione, il suo profilo di sicurezza risulta essere migliore, dato il minor potenziale di indurre depressione respiratoria, ma anche grazie al minor rischio di sviluppare dipendenza. C’è da dire però a tal proposito che nel 2014 la Drug Enforcement Agency degli Stati Uniti, rivalutando il potenziale d’abuso di questo farmaco, lo ha ri-categorizzato inserendolo in tabelle più restrittive all’interno del Controlled Substance Act, forse anche in relazione alla “epidemia da oppiacei” (su prescrizione medica) che sta avvenendo in USA. Gli eventi avversi più tipici sono gli stessi della classe degli oppiacei, come ad esempio: capogiri/vertigini, nausea, stipsi, cefalea, sonnolenza, vomito, prurito. Più rari e più gravi sono invece la sindrome serotoninergica e le convulsioni. Esistono numerosi casi in letteratura che riportano un ulteriore, singolare, evento avverso: l’ipoglicemia. Essa sembra essersi verificata sia in pazienti diabetici che non. risolvendosi comunque con la sospensione del farmaco. Anche se a prima vista potrebbe sembrare un evento avverso minore, l’ipoglicemia può portare ad alterazioni cognitive, danno retinico e quindi calo della vista, rischio di cadute, e numerose altre condizioni che possono peggiorare lo stato di salute e/o la qualità di vita. Per indagare a fondo sul problema, alcuni ricercatori statunitensi hanno preso in considerazione un totale di 145404 segnalazioni di eventi avversi che riguardavano tutta una serie di farmaci oppiacei (tramadolo, codeina, idrocodone, ossicodone, ossimorfone, idromorfone, morfina, fentanyl, metadone, destropropossifene, tapentadolo) somministrati in monoterapia (57,53% del totale), inibitori selettivi della noradrenalina (duloxetina, venlafaxina, desvelafaxina, milnacipran) in monoterapia (31.08% del totale), inibitori dell’N-metil-D-aspartato (atomoxetina, destrometorfano, ketamina, memantina) (11.37% del totale). Tutto questo in modo da prendere in considerazione i tre meccanismi biochimici che si attribuiscono agli effetti del tramadolo. L’analisi statistica ha permesso quindi di concludere che il tramadolo e il metadone sono le uniche sostanze associate significativamente all’ipoglicemia, suggerendo che potrebbero esistere meccanismi biochimici specifici alla base di questa alterazione che differiscono dai classici target molecolari degli oppiacei. Purtroppo, basandosi questo studio sulle segnalazioni spontanee di evento avverso, questi risultati forniscono un risultato che non necessariamente si può estendere alla popolazione generale, in ogni caso, potrebbe essere ragionevole, se in futuro questa associazione dovesse essere dimostrata con maggiore evidenza, evitare la somministrazione di tramadolo nelle persone a rischio di andare incontro ad ipoglicemia o che già presentano complicanze cliniche legate ad essa. Makuns T. et al. “Retrospective analysis reveals significant association of hypoglycemia with tramadol and methadone in contrast to other opioids” Nature – Scientific Reports, 2019. https://doi.org/10.1038/s41598-019-48955-y - 06/09/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Agosto 2019 Note Informative Importanti Mitomycin C 40 mg – 29/8/19 A seguito dell’osservazione dell’aumento di particelle sub-visibili nel prodotto durante la conservazione, sono state modificate le indicazioni e la via di somministrazione del prodotto medicinale Mitomycin C 40 mg polvere per soluzione iniettabile. L’indicazione terapeutica del prodotto medicinale Mitomycin C 40 mg è stata pertanto limitata al solo trattamento di tumori superficiali della vescica (vedere il riassunto delle caratteristiche del prodotto). La denominazione del prodotto è stata modificata in “Mitomycin C 40 mg, polvere per soluzione endovescicale” per riflettere la restrizione nella via di somministrazione alla sola via endovescicale. Il prodotto medicinale Mitomycin C 40 mg, polvere per soluzione endovescicale non deve essere somministrato in alcuna altra via di somministrazione. La posologia approvata relativa alla somministrazione endovescicale non è stata modificata Le indicazioni terapeutiche e le vie di somministrazione di Mitomycin C 10 mg rimangono invariate Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-mitomycin-c-40-mg Notizie da EMA Medicinali contenenti Metotrexato – 23/8/19 L’EMA ha raccomandato nuove misure per prevenire errori gravi e potenzialmente fatali con il dosaggio di metotrexato usato per il trattamento di malattie infiammatorie come l’artrite reumatoide, la psoriasi e la malattia di Crohn. Le raccomandazioni derivano da una revisione delle segnalazioni che indicano che i pazienti usano il metotrexato in modo errato nonostante le precedenti misure adottate per prevenire gli errori. Per le condizioni infiammatorie, il metotrexato deve essere usato solo una volta alla settimana. L’uso del metotrexato più frequentemente del previsto può provocare gravi effetti collaterali. La revisione ha rilevato che l’errore nella frequenza di dosaggio può verificarsi in qualsiasi fase dalla prescrizione del medicinale all’assunzione da parte del paziente. Le nuove misure per prevenire gli errori includono una limitazione su chi può prescrivere questi medicinali, le avvertenze sulla confezione rese più evidenti e la distribuzione di un materiale educazionale per i pazienti e gli operatori sanitari. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-sui-medicinali-a-base-di-metotrexato - 30/08/2019
- Cosa succede dopo la mia segnalazione di sospetta reazione avversa a farmaco? Segnalare una reazione avversa da farmaco è un atto fondamentale per il miglioramento della sicurezza dei farmaci e quindi la salute dei pazienti. Quando un farmaco entra in commercio sappiamo molto, ma non tutto, riguardo al suo profilo di efficacia e sicurezza. È attraverso l’analisi statistica su grandi casistiche che si possono identificare anche le reazioni avverse più rare nella pratica clinica. Quando un cittadino o un operatore sanitario fa una segnalazione di sospetta reazione avversa da farmaco (Adverse Drug Reaction, ADR), ad es. attraverso il sito VigiFarmaco, oppure compilando la scheda di segnalazione da consegnare ai responsabili regionali di farmacovigilanza, questa entra in un database nazionale gestito da AIFA, nell’ambito della Rete Nazionale di FarmacoVigilanza. In alcuni casi le autorità competenti avranno la necessità di approfondire la questione, motivo per cui è importante fornire i propri recapiti per essere ricontattati, o in alternativa quelli di un medico di riferimento. In ogni caso non è un passo strettamente obbligatorio: è sempre possibile fare una segnalazione in maniera anonima. Gli eventi avversi classificati come gravi vengono analizzati prioritariamente da parte degli uffici AIFA, ma la segnalazione verrà inviata anche ad un database Europeo, chiamato EudraVigilance, dove i report da tutti i paesi dell’Unione vengono raccolti e analizzati, generalmente ad intervalli di 2 e 4 settimane. Vengono discussi i seguenti punti: La segnalazione riguarda un evento già presente nel database oppure si tratta di una nuova reazione avversa? Si tratta di un caso isolato oppure esistono altre segnalazioni della stessa natura? Quanto è frequente? Quanti sono i pazienti che vanno incontro alla ADR rispetto al totale dei trattati? È effettivamente verosimile che l’evento avverso sia stato causato dal farmaco sospetto? Se una nuova ADR viene confermata, quali sono le misure da intraprendere? Informare i pazienti e gli operatori sanitari (es. modificando il foglietto illustrativo del prodotto) Ridurre il rischio di insorgenza (es. riducendo il dosaggio nei pazienti ad alto rischio) Ispezionare i luoghi dove il farmaco viene prodotto, se necessario Avviare nuovi studi di sorveglianza per migliorare la conoscenza dell’evento avverso. Tutti questi passi vengono messi in atto tempestivamente, ma può comunque passare del tempo tra la segnalazione da parte del paziente e le decisioni delle agenzie regolatorie. Queste discussioni hanno luogo sia nel Paese dove è avvenuta la reazione sia a livello Europeo, in maniera che le informazioni, i punti di vista e le decisioni siano condivise con tutti gli Stati membri. Di seguito alcuni punti chiave tratti dalle linee guida della Europe Medicines Agency: I case report delle sospette reazioni avverse raramente sono sufficienti per confermare che un certo effetto in un paziente sia effettivamente causato da un farmaco specifico. Il fatto che una ADR sia stata segnalata non significa necessariamente che il farmaco abbia causato l’effetto osservato; quest’ultimo potrebbe essere stato causato dalla malattia che si voleva curare o una malattia di nuova insorgenza oppure altre medicine assunte in concomitanza. Questo è il motivo per cui i rapporti devono sempre essere esaminati da esperti del settore ed eventualmente integrati. Una singola segnalazione dovrebbe essere considerata come una tessera di un puzzle, in quanto, più volte che non, altre informazioni sono necessarie per avere un quadro completo. Il numero di reazioni segnalate per un particolare farmaco non correla necessariamente alla frequenza reale di una ADR, in quanto potrebbe dipendere dalla modalità di utilizzo della sostanza, la natura della reazione, così come la consapevolezza del pubblico nei suoi riguardi. Mettere a confronto numeri grezzi di ADR tra case report di farmaci diversi può trarre in inganno riguardo al loro effettivo profilo di sicurezza. - 30/08/2019
- L’utilizzo di biomarker nelle sperimentazioni cliniche pre-marketing per una migliore valutazione del profilo di sicurezza dei farmaci candidati Un’idea per valutare e migliorare la sicurezza dei farmaci ab initio: utilizzare biomarker di farmacocinetica e farmacodinamica nel design delle sperimentazioni cliniche di fase I e II, per identificare precocemente gli eventi avversi da farmaco. Il paradigma attuale dello sviluppo di nuovi farmaci permette di identificare solo gli eventi avversi (Adverse Drug Reactions, ADR) più comuni negli studi clinici che precedono l’immissione in commercio. Il motivo risiede principalmente nel fatto che queste sostanze vengono somministrate a coorti di persone talvolta di poco superiori a 500 unità e raramente superiori alle 5000. Inoltre, le caratteristiche cliniche della malattia sottostante e delle eventuali comorbidità dei pazienti arruolati nelle sperimentazioni rappresentano una gamma molto ristretta e selezionata rispetto al contesto della popolazione generale. Una volta che il farmaco viene approvato ed entra in commercio. ovviamente emerge tutta una serie di segnali ADR, inclusi quelli poco comuni o rari, grazie al fatto che la sostanza viene somministrata a migliaia e talvolta milioni di persone. Esiste la maniera di migliorare questo paradigma, nel campo della farmacovigilanza, per scoprire le ADR meno comuni prima della commercializzazione di un farmaco? Certamente, aumentare il numero di pazienti arruolati nelle sperimentazioni cliniche sarebbe molto utile. Purtroppo, questo approccio ridurrebbe notevolmente la fattibilità e aumenterebbe a dismisura le tempistiche. Attualmente, di fatto, i partecipanti vengono scelti sulla base dei dati demografici, dei sintomi, delle comorbidità e dei precedenti regimi terapeutici, tra le altre cose. Anche se questi elementi possono effettivamente essere correlati alla farmacocinetica e farmacodinamica (che descrivono l’interazione tra farmaco e corpo umano), inter-individuale e di popolazione, essi non sono in grado di spiegare nello specifico il motivo “meccanicistico” per cui l’esposizione al farmaco e la sua attività variano tanto considerevolmente. In pratica ciò significa che i malati che si trovano “statisticamente” agli estremi, per via di varianti geniche o condizioni pato-fisiologiche relativamente rare, vengono in contatto con il nuovo farmaco solo in fasi tardive della ricerca clinica, se non dopo la commercializzazione del farmaco, il che implica una identificazione altrettanto tardiva di tutta una serie di ADR che per la loro bassa frequenza non sono emerse in precedenza. Un esempio può aiutare ad inquadrare la questione: si prenda un farmaco che il quale esiste una variante genica, presente nello 0.1% della popolazione, che determina un ridotto metabolismo, quindi una più lenta eliminazione del farmaco e da ultimo una maggior tossicità. Di fatto le sperimentazioni cliniche risultano sistematicamente “sotto-tarate” in quanto a numerosità del campione per rilevare le ADR derivanti dalla lenta metabolizzazione. Essa emergerà solamente in seguito all’utilizzo clinico, quando la popolazione di pazienti esposti al farmaco sarà sufficientemente elevata. Un articolo pubblicato su “OMICS, A Journal of Integrative Biology” propone un nuovo approccio per l’arruolamento dei soggetti che prendono parte agli studi clinici di fase I e II, in un’ottica di “farmacovigilanza di nuova generazione“. C’è che sostiene che viviamo nell’epoca d’oro dei biomarker. Eppure la loro introduzione nell’ambito delle sperimentazioni cliniche per lo sviluppo dei farmaci è piuttosto recente. Gli impieghi sono molteplici in questo ambito; ad esempio potrebbero aiutare a stabilire quelli che sono i limiti di variabilità, all’interno di una popolazione di riferimento, delle caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche di una nuova molecola candidata a diventare prodotto medicinale. Il punto è che se venissero arruolati soggetti con specifiche caratteristiche genetiche o positivi per biomarker ben selezionati, si potrebbe migliorare la capacità predittiva del campione statistico, andando ad includere nelle analisi di sicurezza ed efficacia anche quelle fasce di popolazione come dicevamo prima “agli estremi” della curva statistica. Una volta conosciuti gli effetti della sostanza nei soggetti più estremi. si potrebbero inoltre predire con più facilità e precisione gli effetti sulla popolazione con caratteristiche meno estreme. Si potrebbe fare un parallelismo: così come automobili e aeroplani vengono testati in condizioni “di stress” ben al di fuori del normale utilizzo previsto, anche il farmaco dovrebbe, prima di essere commercializzato, venir caratterizzato in condizioni altrettanto estreme. Gli autori hanno battezzato questo approccio con l’acronimo EDB clinical trial design, che sta per extremely discordant biomarkers. Ipotizzano che grazie ad esso si potrebbero risolvere alcuni “colli di bottiglia” nell’ambito dello sviluppo di nuovi farmaci, potendo fornire preziose informazioni per gli studi clinici di fase III di tipo dose-finding, oltre che migliorando il rilevamento di potenziali segnali di farmacovigilanza. Ozdemir V, Endrenyi L “Toward Panvigilance for Medicinal Product Regulation: Clinical Trial Design Using Extremely Discordant Biomarkers” OMICS, 2019. DOI: 10.1089/omi.2019.0013 - 30/08/2019
- Le interazioni tra farmaci nelle unità di terapia intensiva Nelle Unità di Terapia Intensiva in problema delle interazioni farmacologiche si percepisce più che altrove, dato l’elevato numero di farmaci che si utilizzano nelle cure del paziente in condizioni critiche. Una review della letteratura mette in luce le attuali conoscenze sulle reazioni avverse da farmaco legate ad interazioni farmacologiche. Le interazioni tra farmaci si verificano quando numerosi farmaci, somministrati per indicazioni terapeutiche diverse oppure per sfruttare un loro effetto sinergico, portano a conseguenze cliniche non desiderate. Rappresentano un sottoinsieme di eventi avversi da farmaco (Adverse Drug Reaction, ADR). Si stima che tra il 58% e il 67% dei pazienti ammessi in Unità di Terapia Intensiva sia a rischio di una potenziale interazione farmacologica, ma solo il 5% va incontro ad un vero e proprio ADR. Di questi, il 16.2% risulta essere clinicamente rilevante. Un certo numero di questi casi sarebbe facilmente prevenibile se venissero messe in atto tutte le procedure codificate in questo ambito, tra cui l’implementazione di alert specifici che siano di supporto alla decisione del medico riguardo alla terapia farmacologica da instaurare. Purtroppo, si stima che il 90% di questi alert, laddove esistono, vengano ignorati. I pazienti in condizioni critiche sono sottoposti a regimi terapeutici molto complessi che richiedono l’utilizzo, mediamente, di 25-35 farmaci durante la loro degenza. Come se non bastasse, quando si verifica una ADR, in genere viene somministrata una media di ulteriori 7 farmaci, il che aumenta del 23% il rischio di eventi avversi e interazioni. Si è calcolato che per ogni farmaco somministrato per via endovenosa il rischio di ADR aumenta del 3%. Le sostanze maggiormente implicate nelle ADR da interazione farmacologica possono essere suddivise in due categorie: Di uso comune: aspirina, clopidogrel, eparina, insulina, omeprazolo e furosemide; Ad alto rischio di interazione: amiodarone, fluconazolo, fenitoina, midazolam. Purtroppo, l’importanza clinica di una ADR da interazione farmacologica, così come la frequenza con cui viene segnalata, non seguono una vera e propria regola. I database esistenti a riguardo fanno fatica a classificare le reazioni per gravità, il che ostacola lo sviluppo di algoritmi specifici che supportino il medico nel processo decisionale. Saranno necessari ulteriori studi e nuovi sforzi per ridurre significativamente l’incidenza delle reazioni avverse da interazione farmacologica nelle Unità di Terapia Intensiva. Fitzmaurice MG et al. “Evalutation of Potential Drug-Drug Interactions in Adults in the Intensive Care Unit: A Systematic Review and Meta-Analysis” Drug afety, 2019. https://doi.org/10.1007/s40264-019-00829-y - 23/08/2019
- EMA – Pubblicato l’aggiornamento del QPPV Pubblicata da EMA la newsletter dei responsabili di farmacovigilanza (QPPV, Qualified Person Responsible for PharmacoVigilance) con aggiornamenti riguardo al sistema informatico di EudraVigilance, le attività della Pharmacovigilance Risk Assessment Commettee (PRAC), il ruolo del Big Data nella valutazione e supervisione dei prodotti medicinali e altro ancora. Nel 2018, EudraVigilance è stato un pilastro centrale nelle attività di sorveglianza farmacologica a livello Europeo. Gli ultimi aggiornamenti del sistema hanno permesso un monitoraggio molto accurato delle segnalazioni di reazioni avverse da farmaco in tutta l’Unione, portando ad una più rapida identificazione di quelli che sono i cosiddetti segnali nell’ambito della farmacovigilanza, legati al sospetto di reazioni avverse da farmaco non precedentemente note. Inoltre, le ampie possibilità di integrazione dei dati a livello internazionale rendono sempre più efficiente le attività di monitoraggio, portando ad un miglioramento della qualità delle informazioni, quindi ad aggiornamenti più rapidi delle caratteristiche di un prodotto medicinale e, in ultima analisi, della sicurezza dei farmaci. È giunto a 1500 il numero di sperimentazioni cliniche post-autorizzazione registrate in Unione Europea. Questo segna un traguardo nello sforzo ininterrotto di aumentare le conoscenze sui farmaci immessi sul mercato, dimostrazione dell’attenzione da parte della autorità regolatorie in merito alla qualità dei prodotti medicinali in circolazione. Il progetto Innovative Medicines Initiative WEB-RADR (Web-Recognizing Adverse Drug Reactions) mira ad utilizzare le nuove tecnologie e i social media nell’ambito della farmacovigilanza. Grazie a questi strumenti, ci auguriamo, si può migliorare il sistema di monitoraggio della sicurezza dei farmaci senza contemporaneamente sovraccaricare i già oberati sistemi istituzionali attivi. Tre app sono state sviluppate ad oggi nell’ambito di questo progetto. Ancora dobbiamo aspettare per avere risultati sull’effettiva usufruibilità e utilità di queste ultime. Scarica il documento in formato PDF. - 23/08/2019
- Profilo di sicurezza degli ipoglicemizzanti orali: focus sulle gliptine Una review della letteratura rivaluta le problematiche legate alla sicurezza delle gliptine, una classe di ipoglicemizzanti orali. I farmaci inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (sitagliptina, vildagliptin, saxagliptina, linagliptin), noti anche come gliptine, agiscono come facilitatori della secrezione di incretine. Il loro meccanismo di azione si basa sulla stimolazione della secrezione post-prandiale di insulina, associata all’inibizione della secrezione di glucagone. In monoterapia o come aggiunta ad altri farmaci ipoglicemizzanti, migliorano il controllo della glicemia nei pazienti con diabete tipo 2, senza indurre ipoglicemia, e senza determinare un aumento del peso corporeo, evento avverso associato a diverse classi di ipoglicemizzanti. Sono indicati come terapia di seconda o terza linea nelle linee guida sul diabete, ma possono essere utilizzati anche in prima linea in caso di intolleranza o controindicazioni alla metformina. Uno dai vantaggi principali di questa classe di farmaci è rappresentata dall’eccellente profilo di sicurezza, se messo a confronto con altri ipoglicemizzanti. Qualche preoccupazione esiste riguardo ad un possibile effetto a livello del pancreas, in termini di pancreatite acuta e carcinoma. Inoltre, si è notato un aumento delle ospedalizzazioni per insufficienza cardiaca nei pazienti diabetici cardiopatici. Una recente review ha preso in considerazione la letteratura disponibile (studi clinici randomizzati, studi osservazionali, meta-analisi) riguardo alla sicurezza e tollerabilità delle gliptine in commercio. Secondo gli autori, la sicurezza di questi farmaci è stata ampiamente dimostrata in numerosi studi clinici controllati con placebo e con altri farmaci ipoglicemizzanti, oltre che in studi osservazionali con coorti di dimensioni ragguardevoli, sia a livello cardiovascolare che non. Quando confrontati con le sulfaniluree, le gliptine hanno mostrato minore rischio di ipoglicemia, nessun aumento del peso corporeo e un minor numero di eventi cardiovascolari. Per quel che riguarda il pancreas, gli autori hanno confermato un minimo incremento del rischio di andare incontro a pancreatite acuta (stimato in 1-2 casi ogni 1000 pazienti trattati per 2 anni), ma nessuna correlazione con il cancro pancreatico. Infine, un ulteriore fattore a favore dell’utilizzo di questi farmaci riguarda le popolazioni tipicamente più fragili, come gli anziani e i pazienti affetti da insufficienza renale o epatica, dove il profilo di sicurezza rimane ottimale. Sono però necessari ulteriori studi per verificarne la sicurezza nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca. Scheen AJ, “The safety of gliptins : updated data in 2018” Expert Opinion On Drug Safety, 2018. https://doi.org/10.1080/14740338.2018.1444027 - 16/08/2019
- La farmacovigilanza in ambito oncologico Gli eventi avversi associati alla chemioterapia rappresentano una tra le più importanti problematiche da affrontare per i malati di cancro. In questo ambito la farmacovigilanza rappresenta una risorsa fondamentale per migliorare significativamente la qualità di vita durante questo difficile periodo per il paziente. Nel campo dell’oncologia, la ricerca farmaceutica produce con una certa regolarità nuove sostanze che entrano rapidamente a far parte dei protocolli terapeutici. Negli ultimi anni la diffusione delle terapie mirate, ad es. gli anticorpi monoclonali, ha alzato le aspettative per quel che riguarda la tossicità indotta da farmaco. In effetti il profilo di sicurezza di molti di questi farmaci biologici differisce significativamente rispetto alle tossicità normalmente riscontrate nei farmaci convenzionali. È fondamentale, quindi, un monitoraggio molto attento dei pazienti che assumono queste molecole in modo da identificare prontamente qualsiasi nuovo evento avverso emergente. La farmacovigilanza si basa fondamentalmente sulla identificazione e la segnalazione spontanea degli eventi avversi che occorrono durante una terapia farmacologica. Per raggiungere il proprio obiettivo – la sicurezza dei farmaci – è necessario che venga applicato un metodo molto scrupoloso, in maniera costante nel tempo. Per questa ragione è necessaria la partecipazione di tutte le figure sanitarie che ruotano intorno al paziente oncologico, senza tralasciare l’educazione del paziente stesso ed il suo coinvolgimento nel processo di segnalazione. Ci sono numerosi scogli da affrontare per rendere fluida la comunicazione tra la base della piramide – il paziente – e il vertice – le autorità regolatorie – passando per il medico prescrittore e i responsabili di farmacovigilanza. Si parte dalla terminologia, che deve essere basata su un lessico comune e internazionale, in modo da evitare duplicati ed eventi che non corrispondono fedelmente alla realtà. In oncologia esiste un testo di riferimento, il Common Terminology Criteria for Adverse Events (CTCAE, ultima versione novembre 2017), che presenta anche una sezione per la raccolta delle informazioni dalla prospettiva del paziente (Patient Reported Outcomes – PRO-CTCAE). In secondo luogo bisogna considerare che gli eventi avversi associati alle terapie con farmaci biologici sono sostanzialmente diversi rispetto ai farmaci convenzionali. Benché in linea di massima i biologici presentano un miglior profilo di sicurezza, essi causano effetti che sono meno specifici (in contrapposizione ai classici sintomi gastrointestinali, ematologici e neurologici dei chemioterapici comuni) ma si manifestano molto rapidamente e in maniera acuta, per via dell’attivazione di reazioni auto-immuni o processi infiammatori e di ipersensibilità imprevedibili. Particolare attenzione va posta nei casi un cui la radioterapia entra a far parte del protocollo terapeutico in associazione alla chemioterapia, poiché gli effetti tossici si possono sommare; è necessario pertanto conoscere approfonditamente e segnalare i disturbi emergenti in questo sottogruppo di pazienti. Un ulteriore elemento di complicazione è rappresentato dal fatto che nella maggior parte dei casi i protocolli terapeutici prevedono l’utilizzo di numerosi farmaci in combinazione. Questo aumenta il rischio di reazioni legate alle interazioni, soprattutto in relazione al fatto che il profilo genetico del singolo individuo, materia di studio della farmacogenetica, può contribuire a determinare differenze anche molto significative in merito alla tossicità e all’efficacia dei farmaci in uso, e alla loro inter-compatibilità. La scarsa attitudine alla segnalazione degli aventi avversi si avverte in particolar modo nel campo oncologico: spesso le condizioni cliniche dei pazienti sono tali per cui risulta facile confondere un sintomo di malattia con un evento avverso. Oltretutto la tossicità dei chemioterapici è considerata “normale” (o inevitabile), data anche la ridotta finestra terapeutica (ovvero l’intervallo tra la dose terapeutica e la dose tossica) di questi farmaci. Eppure l’identificazione precoce dei potenziali rischi è di fondamentale importanza a maggior ragione nel campo dell’oncologia, dato che spesso i farmaci subiscono un percorso accelerato nell’iter di approvazione per la commercializzazione. Per concludere, le direttive europee obbligano gli operatori sanitari a segnalare qualsiasi evento non desiderato associato con alta probabilità all’uso di un farmaco; anche la mancanza di efficacia viene considerata un evento avverso, in quanto potrebbe, in teoria, derivare dall’immissione in commercio di un lotto difettoso oppure errori nella modalità di somministrazione del farmaco. Baldo P. et al.:”Pharmacovigilance in oncology” International Journal of Clinical Pharmacy, 2018. https://doi.org/10.1007/s11096-018-0706-9 - 16/08/2019
- Perdita di mineralizzazione ossea e osteoporosi indotta da farmaco La perdita di massa ossea e l’osteoporosi sono eventi avversi che riguardano diverse classi di farmaci. Tenere sotto controllo la mineralizzazione ossea in pazienti ad alto rischio che fanno uso di questi medicinali è di fondamentale importanza. La demineralizzazione ossea, che sta alla base dell’osteoporosi, è una condizione molto comune negli anziani, soprattutto di sesso femminile, mentre risulta poco frequente negli adulti al di sotto dei 60 anni di età privi di fattori predisponenti, questi ultimi legati principalmente alla componente genetica. Numerose sono le condizioni cliniche che determinano alterazioni significative a livello della microstruttura dell’osso, tra le quali disturbi dell’alimentazione, immobilizzazione prolungata, disturbi dell’apparato gastrointestinale, patologie nefrologiche, endocrinologiche, e cancro. Non da ultimo, anche alcune categorie di farmaci sono associate ad una significativa riduzione della mineralizzazione ossea. Un articolo pubblicato sul giornale Expert Opinion on Drug Safety propone una revisione dei datti in letteratura a riguardo. Corticosteroidi e terapie ormonali Glucocorticoidi: Rappresentano la causa principale di osteoporosi indotta da farmaco. Di fatto gli studi clinici dimostrano che essi sono in grado di danneggiare lo scheletro anche a dosi giornaliere molto basse, pari a 2.5mg di prednisone, determinando un aumento del rischio di fratture vertebrali e del bacino di 5 volte per dosi sopra i 7.5mg e fino a 15 volte per dosi superiori a 10mg. Inibitori dell’aromatasi: Sono spesso prescritti come terapia adiuvante nelle donne post-menopausa che sviluppano carcinoma mammario (con recettori degli estrogeni positivi), ma la loro capacità di ridurre i livelli circolanti di estrogeni, oltre ad inibire la crescita tumorale, determina parallelamente una riduzione della mineralizzazione ossea. Inibitori dell’attività ovarica: Gli agonisti del GnRH (leuprolide, gosereline) si utilizzano per trattare i carcinomi ormono-dipendenti (prostata, mammella), per la loro capacità di sopprimere la produzione di ormoni sessuali da parte delle gonadi. Gli effetti di questi farmaci sul tessuto osseo sono visibili dopo 3-12 mesi di terapia. Contraccezione ormonale: Fra tutti i farmaci disponibili, solo il medrossiprogesterone è associato a perdita di massa ossea, essendo in grado di ridurre la Bone Mineral Density (BMD) fino all’8% nei primi due anni di terapia. Farmaci psicotropi e antiepilettici Antiepilettici: Si pensa che questi farmaci abbiano un ruolo diretto nello stimolare il turnover osseo. La frequenza di osteopenia nei bambini dopo due anni di monoterapia è stata calcolata pari al 6.7%. Il rischio relativo di fratture in questa popolazione aumenta dalle due alle sei volte rispetto ai bambini sani; bisogna però considerare che alcune di queste fratture potrebbero essere legate alla malattia stessa, nonché alla presenza di altri eventi avversi legati a questi farmaci come sedazione, capogiri e atassia, tutti elementi che aumentano il rischio di cadute accidentali. Inibitori selettivi del re-uptake della serotonina (SSRIs): Molti studi hanno trovato un’associazione con fratture, con un rischio relativo pari a 1.61, che è più alto rispetto a quanto riportato per gli antidepressivi triciclici. Pare che questo aumento avvenga già dopo 6 mesi di terapia. In questo caso bisogna considerare che la depressione può essere essa stessa associata a un basso BMD, cadute accidentali, fratture ossee, dato che questi pazienti hanno spesso comorbidità e si trovano talvolta in condizioni fisiche peggiori rispetto alla popolazione generale. Farmaci che agiscono sull’apparato cardiocircolatorio Eparine: L’uso a lungo termine (24 mesi) di eparine a basso peso molecolare è associato a riduzione del BMD, per la loro capacità di agire sulla differenziazione e sulla funzionalità degli osteoblasti, cellule deputate ad aumentare la mineralizzazione ossea. Problemi a livello scheletrico sono stati riscontrati nel 30% di donne in stato di gravidanza trattate con eparina, anche se l’effetto sembra essere reversibile dopo sospensione della terapia. Anticoagulanti orali: Non ci sono evidenze conclusive riguardo agli effetti del warfarin sullo scheletro. Diuretici dell’ansa (furosemide, torasemide): Usati comunemente in molte patologie cardiache, questi farmaci inibiscono il riassorbimento del calcio e ne aumentano l’escrezione a livello renale. L’effetto di riduzione del BMD è stato calcolato intorno al 2% annuo in donne post-menopausa. Farmaci che agiscono sul sistema immunitario Inibitori della calcineurina: La perdita di massa ossea e le fratture da fragilità nei pazienti sottoposti a trapianto d’organo dipendono dalla dose, la durata, l’età e le comorbidità, ma avviene in ogni caso nei primi mesi di trattamento. Anti-retrovirali: Questa classe di farmaci aumenta il riassorbimento osseo attraverso la proliferazione degli osteoclasti, causano danno mitocondriale, riducono l’attività degli osteoblasti e la formazione di nuovo tessuto osseo, portando quindi a una riduzione del BMD. Tuttavia, i dati a disposizione sono limitati, anche per la carenza di studi randomizzati. Altri farmaci Inibitori di pompa protonica: Essi inibiscono l’assorbimento del calcio e determinano una riduzione del BMD, in special modo nel caso di terapie a lungo termine e/o ad alte dosi. Fortunatamente, sembra ce la perdita di osso sia reversibile in seguito a sospensione del farmaco. Chemioterapici: Il metotressato, utilizzato a basse dosi in numerose patologie reumatologiche e dermatologiche e ad alte dosi nella terapia del cancro, determina un aumento di fratture in segmenti corporei insoliti nei bambini che ricevono alte dosi. Questo effetto è verosimilmente legato all’inibizione della sintesi del DNA negli osteoblasti. Anche in questo caso la perdita di massa ossea è reversibile dopo sospensione della terapia. Morfina e oppioidi: Esistono studi che associano l’uso cronico di questa classe di antidolorifici con un aumento del rischio di fratture non vertebrali (hazard ratio = 1,4). Tuttavia, questo aumento potrebbe essere legato alle patologie sottostanti, pertanto i dati non sono conclusivi. Ormoni tiroidei: La L-tiroxina ad alte dosi induce la produzione di citochine che aumentano il riassorbimento osseo, sopprime la secrezione dell’ormone paratiroideo (PTH) e riduce la biotrasformazione verso la forma attiva della vitamina D. I dati sul rischio di osteoporosi e fratture non sono però conclusivi: alle dosi utilizzate per sopprimere l’attività della tiroide si è visto un aumento di 3 o 4 volte del rischio di andare incontro a fratture vertebrali e del bacino in donne post-menopausa. A dosi più basse, sostitutive, non si è osservato un aumento del rischio di fratture. Alcuni antiaritmici (amiodarone, digossina), l’alluminio, il ferro e il litio carbonato possono causare perdita di minieralizzazione ossea, ma sono necessari studi specifici per trarre delle vere e proprie conclusioni a riguardo. Khac-Dung et al. “Drug-induced bone loss: a major safety concern in Europe” Expert Opinion on Drug Safety, 2018. https://doi.org/10.1080/14740338.2018.1524868 - 09/08/2019
- Meningite asettica indotta da farmaco La meningite asettica indotta da farmaco è un evento avverso relativamente raro che deve essere conosciuto e sospettato in seguito a somministrazione di tutta una serie di farmaci talvolta anche di uso comune. La meningite asettica indotta da farmaco è stata descritta per la prima volta intorno agli anni ’80 come evento avverso associato ai farmaci antinfiammatori non steroidei e all’antibiotico trimetoprim-sulfametossazolo. Da allora sono emersi altri casi in relazione a numerosi farmaci. Ben nota è la meningite da causa batterica; esistono numerose altre forme, chiamate asettiche, associate a neoplasie, malattie autoimmuni o per cause iatrogene, come ad esempio la possibile complicazione a seguito di puntura lombare o somministrazione di farmaci. La sintomatologia della meningite asettica indotta da farmaco è del tutto analoga alla forma batterica, includendo febbre, cefalea, fotofobia, rigidità nucale, nausea, vomito, artralgie, mialgie, rash cutanei e dolori addominali. I sintomi emergono dopo un tempo molto variabile dalla somministrazione del farmaco, da poche ore a mesi, ma in genere la sindrome si risolve spontaneamente nel momento in cui il farmaco viene sospeso. È necessario, pertanto, oltre ad escludere le cause infettive al momento della diagnosi, conoscere quali sono i farmaci che possono causare la meningite asettica. FANS: I farmaci antinfiammatori non steroidei (soprattutto ibuprofene, naprossene, diclofenac e sulindac) sono la principale classe associata a questo evento avverso. I pazienti affetti da Lupus Eritematoso Sistemico, sindrome di Sjogren e connettivite mista sembrano avere un rischio aumentato rispetto alla popolazione generale, un fatto legato verosimilmente a uno dei meccanismi della patogenesi della malattia (attivazione del sistema immunitario) nonché al fatto i FANS rappresentano un cardine della terapia per questi pazienti. Immunoglobuline per via intravenosa: Questo tipo di terapia si utilizza per una vasta serie di patologie, tra cui immunodeficienze e malattie infiammatorie e autoimmuni (es. sindrome di Kawasaki). Esistono alcuni marchi specifici di farmaci che sembrano associati maggiormanente a meningite asettica, fatto che sembra essere in relazione al contenuto relativo di IgA. In genere l’evento si manifesta entro 24-48 ore dalla prima infusione, anche se sono state riportate reazioni dopo 4 minuti così come dopo 4 mesi. Si tratta comunque di un evento poco comune, che affligge circa l’1% dei pazienti. Sembra ci sia una certa predisposizione da parte di chi soffre di emicrania, ipertensione arteriosa o disidratazione. Agenti antimicrobici: Trimetoprim sulfametossazolo è l’antibiotico che più comunemente causa meningite asettica. Sono state segnalate reazioni anche ad amoxicillina, cefalosporine, rifampicina, valaciclovir, ornidazolo. Anticorpi monoclonali: Muromomab, cetuximab, infliximab, efalizumab, adalimumab sono tutti segnalati. In genere la reazione avviene dopo pochi giorni dalla prima iniezione, altrimenti dopo la terza o quarta dose. Antiepilettici: Tra tutti i farmaci lamotrigina è stata chiamata in causa in 30 casi in letteratura, mentra la carbamazepina in 4 casi. Vaccini: La maggior parte dei casi si è verificata con il vaccino trivalente MPR (morbillo-parotite-rosolia); alcuni ceppi specifici di virus della parotite sembrano essere più pericolosi in tal senso, oltretutto in alcuni casi il virus è stato riscontrato nel liquido cefalo-rachidiano dei pazienti. Pare che l’incidenza di questo evento avverso aumenti con l’aumentare dell’età, perciò c’è chi suggerisce di eseguire questa vaccinazione prima dei 3 anni di età, per ridurre il rischio di andare incontro a meningite asettica. Sono stati descritti casi anche in seguito alla somministrazione del vaccino anti HBV e della tossina difterica. Altri farmaci: Allopurinolo, azatioprina, citarabina, salazopirina, metotrexato sono stati tutti chiamati in causa almeno una volta in letteratura. Esiste poi la forma di meningite asettica associata a somministrazioni intratecali di una lunga serie di farmaci, tra cui corticosteroidi, aminoglicosidici., bupivacaina, morfina, interferone, baclofene. Yelehe-Okouma M et al. “Drug-induced aseptic meningitis: a mini-review” Fundamental and Clinical Pharmacology, 2018. https://doi.org/10.1111/fcp.12349 - 09/08/2019
- AIFA: Rapporto sui vaccini del 2018 Pubblicato da AIFA il rapporto sulla sicurezza dei vaccini dell’anno 2018, che mette in evidenza la sostanziale assenza di nuove problematiche. Il Rapporto Vaccini 2018 descrive le attività di vaccinovigilanza condotte in Italia dall’Agenzia Italiana del Farmaco in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con il Gruppo di Lavoro per la Vaccinovigilanza. Tali attività consistono nel monitoraggio e nella valutazione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai vaccini, sia spontanee (farmacovigilanza passiva) che stimolate da opportuni studi indipendenti (farmacovigilanza attiva), condotti dalle Regioni in collaborazione con AIFA. Tutte queste segnalazioni sono inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza e provengono sia da figure professionali del settore sanitario che da cittadini. Rispetto ai rapporti precedenti, quest’anno è stato possibile utilizzare, per il calcolo dei tassi di segnalazione (rapporto tra il numero di segnalazioni e i dati di esposizione), le dosi effettivamente somministrate a livello nazionale, fornite dal Ministero della Salute e dai Dipartimenti della Prevenzione delle Regioni e delle Provincie Autonome. Ciò ha consentito di calcolare i tassi di segnalazione generale e delle reazioni avverse gravi correlabili per dosi somministrate su scala nazionale. Complessivamente, su un totale di circa 18 milioni di dosi somministrate in Italia nel 2018 per tutte le tipologie di vaccino, sono state effettuate 31 segnalazioni ogni 100.000 dosi, che corrispondono a circa 12 segnalazioni ogni 100.000 abitanti. La frequenza delle segnalazioni relative a reazioni avverse gravi correlabili è di 3 eventi ogni 100.000 dosi. Le reazioni correlabili segnalate sono tutte note e quindi, già riportate nelle informazioni sul prodotto dei vaccini autorizzati in Italia. L’andamento crescente del numero delle sospette reazioni avverse è indicativo di una sempre maggiore attenzione alla vaccinovigilanza da parte sia degli operatori sanitari che dei cittadini. Dall’analisi dei dati nazionali, non sono emerse informazioni che possano influenzare il rapporto beneficio-rischio per le varie tipologie di vaccino correntemente utilizzate, confermando quindi la loro sicurezza. Oltre all’analisi approfondita delle sospette reazioni avverse per singola tipologia di vaccino, come ogni anno, è stato dedicato un focus ai vaccini anti-influenzali e alcuni approfondimenti che, in questa edizione, riguardano le vaccinazioni internazionali per i viaggiatori e le vaccinazioni raccomandate in gravidanza. - 02/08/2019
- AIFA: Report sulle segnalazioni di eventi avversi da farmaci biosimilari AIFA ha pubblicato un report basato sulle segnalazioni da evento avverso riguardo ai medicinali biosimilari a partire dalla data di commercializzazione fino a novembre 2018 “Medicinali biosimilari – Analisi di sicurezza” è un approfondimento che l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dedica agli aspetti di sicurezza dei medicinali biosimilari, partendo dall’analisi dei dati di farmacovigilanza disponibili. Il documento fornisce informazioni sull’uso nella pratica clinica dei biosimilari in commercio in Italia con l’obiettivo di contribuire a una migliore comprensione dell’efficacia terapeutica e della sicurezza, utilizzando gli strumenti della farmacovigilanza. Per ciascun medicinale (originatore e biosimilari) sono state prese in esame le segnalazioni delle sospette reazioni avverse raccolte nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) e della revisione dei Rapporti Periodici di Sicurezza (PSURs), alla data del 15 novembre 2018. I biosimilari oggetto della presente analisi sono quelli che contengono i seguenti principi attivi: adalimumab, etanercept, infliximab, rituximab, filgrastrim, epoietina alfa, follitropina, insulina glargine, somatropina, enoxaparina sodica. Il documento fornisce inoltre informazioni più generali sui biosimilari, tratte in parte dalla normativa nazionale ed europea, e indicazioni sullo stato autorizzativo. Sono infine presenti un focus sui dati di farmacovigilanza condivisi a livello europeo e una revisione della letteratura scientifica sullo switch dall’originatore al corrispondente biosimilare, che confermano l’efficacia e la sicurezza di questi medicinali. Scarica il documento. - 02/08/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Luglio 2019 Note Informative Importanti Elmiron (polisolfato di pentosano sodico) – 18/7/19 Sono stati segnalati rari casi di maculopatia pigmentosa con il polisolfato di pentosano sodico, soprattutto in seguito all’utilizzo a lungo termine Durante il trattamento, i pazienti devono essere sottoposti a esami oculistici regolari per l’individuazione precoce di una maculopatia pigmentosa. Ciò vale in particolare per coloro che assumono polisolfato di pentosano sodico a lungo termine I pazienti devono essere avvisati di consultare tempestivamente un medico in caso di alterazioni visive, quali difficoltà di lettura e lentezza nell’adattamento ad ambienti scarsamente illuminati o a luce ridotta Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-odomzo-sonidegib-15-07-201-1 ODOMZO (sonidegib) – 15/7/19 L’Agenzia italiana del farmaco rende disponibili importanti informazioni di sicurezza relative agli effetti teratogeni di Odomzo® (sonidegib) e al Programma di Prevenzione della Gravidanza da implementare per ridurre al minimo questo rischio. Odomzo® può provocare morte embriofetale o gravi malformazioni alla nascita e NON DEVE essere utilizzato durante la gravidanza. Alle donne in età fertile è richiesto di effettuare un test di gravidanza nei 7 giorni precedenti il trattamento con Odomzo® e mensilmente per tutta la durata del trattamento. Le donne in età fertile DEVONO utilizzare due metodi contraccettivi raccomandati durante la terapia con Odomzo® e per i 20 mesi successivi all’ultima dose, a meno che non si astengano dai rapporti sessuali. I pazienti di sesso maschile DEVONO usare il preservativo (con spermicida, se disponibile) durante i rapporti sessuali con una donna mentre assumono Odomzo® e per 6 mesi dopo la fine del trattamento. Assicurarsi che TUTTI i pazienti: Siano adeguatamente informati sugli effetti teratogeni di Odomzo® Ricevano l’opuscolo per il paziente che comprende la scheda promemoria per il paziente e il modulo di verifica delle avvertenze Compilino e firmino il modulo di verifica delle avvertenze come prova di essere stati informati adeguatamente sul rischio di teratogenicità e sulle misure per ridurre al minimo tale rischio Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-odomzo-sonidegib-15-07-2019- ADENURIC (febuxostat) – 3/7/19 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni sull’aumento del rischio di morte cardiovascolare e mortalità per qualsiasi causa nei pazienti trattati con febuxostat nell’ambito dello studio CARES. Febuxostat è un inibitore selettivo non purinico della xantina ossidasi che manifesta un’attività anti-iperuricemica riducendo la formazione di acido urico. In uno studio clinico di fase IV (lo studio CARES), condotto su pazienti affetti da gotta con un’anamnesi di malattia cardiovascolare (CV) importante, è stato osservato un rischio significativamente maggiore di mortalità per qualsiasi causa e di morte per cause cardiovascolari nei pazienti trattati con febuxostat rispetto ai pazienti trattati con allopurinolo. Il trattamento con febuxostat nei pazienti con malattia CV importante preesistente (ad esempio infarto miocardico, ictus o angina instabile) deve essere evitato, tranne quando non siano disponibili altre opzioni terapeutiche adeguate. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-adenuric-febuxosta-1 RoActemra® (tocilizumab) – 2/7/19 L’Agenzia Italiana del Farmaco informa che in pazienti trattati con tocilizumab sono stati osservati episodi di grave danno farmaco-indotto al fegato, tra cui: insufficienza epatica acuta, epatite e ittero che in alcuni casi hanno richiesto un trapianto di fegato. La frequenza dell’epatotossicità grave è considerata rara. Nei pazienti trattati con tocilizumab sono stati osservati episodi di grave danno farmaco-indotto al fegato, tra cui: insufficienza epatica acuta, epatite e ittero che in alcuni casi hanno richiesto un trapianto di fegato. La frequenza dell’epatotossicità grave è considerata rara. Occorre avvisare i pazienti di rivolgersi subito a un medico qualora manifestino segni e sintomi di danno epatico. Nei pazienti con indicazioni reumatologiche, i livelli di alanina aminotransferasi (ALT) e aspartato aminotransferasi (AST) devono essere monitorati ogni 4-8 settimane per i primi 6 mesi di trattamento e, successivamente, ogni 12 settimane. È necessario prestare cautela nel momento in cui si valuta l’inizio del trattamento nei pazienti con livelli di ALT o AST > 1,5 volte l’ULN (limite superiore della norma). Il trattamento non è raccomandato nei pazienti con i livelli di ALT o AST >5 volte l’ULN. Nel caso in cui vengano identificate anomalie nei livelli degli enzimi epatici, potrebbero rendersi necessarie modifiche della dose di tocilizumab (riduzione della dose, sospensione o interruzione della terapia). Le modifiche raccomandate della dose rimangono invariate (consultare le raccomandazioni riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto approvato). Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/nota-informativa-importante-su-roactemra-tocilizumab- Notizie da EMA Gilenya (fingolimod) – 26/7/19 L’EMA ha raccomandato che il medicinale per la sclerosi multipla Gilenya (fingolimod) non deve essere usato in donne in gravidanza e in donne fertili che non usano misure contraccettive efficaci. Se una donna rimane incinta durante l’uso di Gilenya, l’uso del medicinale deve essere interrotto e la gravidanza dovrà essere attentamente monitorata. Questo perché il principio attivo di Gilenya, il fingolimod, può danneggiare il feto e causare difetti alla nascita. Per ridurre al minimo questo rischio, le donne fertili devono sottoporsi a un test di gravidanza prima di iniziare il trattamento con Gilenya per assicurarsi che non siano in gravidanza e devono usare misure contraccettive efficaci durante il trattamento e per due mesi dopo l’interruzione del medicinale Queste raccomandazioni fanno seguito a una revisione che deriva da segnalazioni che suggeriscono che il rischio di difetti alla nascita nei neonati che sono stati esposti a Gilenya durante la gravidanza è due volte più elevato del rischio, dal 2 al 3%, osservato nella popolazione generale. I difetti alla nascita riportati più frequentemente nei neonati esposti a Gilenya sono stati quelli a carico del cuore, dei reni, delle ossa e dei muscoli. Medici, pazienti e operatori sanitari riceveranno del materiale didattico aggiornato con informazioni su questo rischio e su quali azioni e precauzioni devono essere prese per garantire l’uso sicuro di Gilenya. Informazioni per i pazienti Non deve assumere il medicinale per la sclerosi multipla Gilenya in caso di gravidanza o se è in grado di avere figli ma non sta utilizzando una contraccezione efficace. Questo perché Gilenya può danneggiare il feto se usato durante la gravidanza. Se usa Gilenya durante la gravidanza, suo figlio potrebbe essere esposto a un rischio maggiore di manifestare difetti alla nascita, in particolare quelli a carico del cuore, dei reni, delle ossa e dei muscoli. È necessario utilizzare una contraccezione efficace durante l’assunzione di Gilenya. Se sta assumendo Gilenya e sta pianificando di avere un bambino, si rivolga prima al medico. Prima di provare ad avere un bambino, deve interrompere l’assunzione di Gilenya e attendere almeno due mesi. Durante questi due mesi, è ancora necessario utilizzare la contraccezione. Se rimane incinta durante l’assunzione di Gilenya, informi immediatamente il medico. Il medico interromperà il trattamento con Gilenya ed eseguirà ulteriori esami per monitorare la gravidanza. Il medico le parlerà di questo rischio prima e durante il trattamento con Gilenya e le fornirà una scheda con le informazioni sul motivo per cui non deve rimanere incinta durante l’assunzione di Gilenya e su cosa dovrà fare per evitare di rimanere incinta durante l’assunzione di questo medicinale. Se lei è una paziente in grado di avere figli e ha appena iniziato il trattamento con Gilenya, dovrà prima fare un test di gravidanza per assicurarsi di non essere incinta. In caso di domande su Gilenya o sui rischi che comporta per il feto, consulti il medico, l’infermiere o il farmacista Informazioni per gli operatori sanitari A causa del rischio di malformazioni congenite nei feti esposti al fingolimod in utero, Gilenya è ora controindicato nelle donne in gravidanza e nelle donne in età fertile che non usano misure contraccettive efficaci. Per le donne in età fertile, assicurarsi che: i pazienti siano informati del rischio di effetti dannosi per il feto associati al trattamento con fingolimod; sia disponibile un risultato negativo del test di gravidanza prima dell’inizio del trattamento; venga utilizzata una contraccezione efficace durante il trattamento e per 2 mesi dopo l’interruzione del trattamento; il trattamento con fingolimod venga interrotto 2 mesi prima di pianificare una gravidanza. Se una donna rimane incinta durante il trattamento, il trattamento con Gilenya deve essere interrotto e il paziente deve ricevere una consulenza medica sul rischio di effetti dannosi per il feto. La gravidanza deve essere attentamente monitorata e devono essere eseguiti esami ecografici. Queste raccomandazioni aggiornate fanno seguito a una revisione dei dati disponibili derivanti dai rapporti post-marketing che suggeriscono che i bambini nati da madri trattate con fingolimod durante la gravidanza hanno un rischio maggiore di manifestare malformazioni congenite rispetto al tasso osservato nella popolazione generale (che è 2 -3%, secondo EUROCAT – la rete europea dei registri di popolazione per la sorveglianza epidemiologica delle anomalie congenite). Le principali malformazioni più frequentemente riportate nei neonati esposti a fingolimod in utero sono malattie cardiache congenite (come difetti del setto atriale e ventricolare, tetralogia di Fallot), anomalie renali e anomalie muscoloscheletriche. Saranno resi disponibili materiali educazionali aggiornati per aiutare a consigliare i pazienti sul rischio di tossicità riproduttiva e questi includeranno una lista di controllo del medico, una guida per pazienti, genitori e caregiver e una scheda di promemoria per pazienti specifica per la gravidanza. Maggiori informazioni sul medicinale Gilenya è una tipologia di medicinale nota come “terapia modificante la malattia” che viene utilizzata per il trattamento di adulti e bambini di età superiore ai 10 anni con sclerosi multipla recidivante-remittente (SM) altamente attiva, una malattia in cui l’infiammazione distrugge la guaina protettiva circostante le cellule nervose. ” Recidivante remittente ” significa che il paziente presenta delle riacutizzazioni dei sintomi (ricadute) seguite da periodi di recupero (remissioni). Gilenya viene usato quando la malattia rimane attiva nonostante il trattamento appropriato con almeno un’altra terapia modificante la malattia, oppure è grave e peggiora rapidamente. Gilenya contiene il principio attivo fingolimod. Maggiori informazioni su Gilenya sono disponibili sul sito dell’EMA. Maggiori informazioni sulla procedura La revisione di Gilenya è stata condotta dal comitato per la sicurezza dell’EMA (PRAC) e dal comitato per i medicinali ad uso umano (CHMP) nel contesto di una procedura nota come “variazione di tipo II”. La Commissione Europea emetterà una decisione giuridicamente vincolante valida in tutta l’UE a tempo debito. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/web/guest/-/comunicazione-ema-su-gilenya-fingolimod- Metotrexato – 12/7/19 Il Comitato di Sicurezza dell’EMA (PRAC) sta raccomandando nuove misure per evitare il rischio di errori di dosaggio che hanno portato alcuni pazienti a prendere in maniera errata i medicinali contenenti metotrexato una volta al giorno invece che una volta a settimana. Le nuove misure comprendono delle restrizioni di chi può prescrivere questi medicinali, l’ inserimento di avvertenze ben visibili sulla confezione e la fornitura di materiali educazionali per i pazienti e gli operatori sanitari. Inoltre, per aiutare i pazienti a seguire la somministrazione una volta alla settimana, le compresse contenenti metotrexato per la somministrazione settimanale saranno fornite in confezione blister e non in flaconi( o tubi) Il metotrexato è utilizzato per trattare sia malattie infiammatorie che il cancro. Quando è utilizzato per le malattie infiammatorie, come l’artrite e la psoriasi, è assunto una volta alla settimana, mentre quando usato per alcuni tipi di cancro, il medicinale è somministrato più frequentemente e la dose utilizzata è più elevata. Errori nella prescrizione o nella dispensazione di metotrexato hanno portato i pazienti a prendere il farmaco una volta al giorno invece che una volta a settimana per le malattie infiammatorie, con gravi conseguenze, compresi casi fatali. Il rischio di errori di dosaggio con i medicinali contenenti metotrexato è ben noto. Tuttavia, nonostante diverse misure già in atto, questi errori continuano a essere segnalati. Il PRAC ha esaminato le evidenze disponibili e ha raccomandato misure addizionali per ridurre il rischio di errore di dosaggio cosi che i benefici dei medicinali contenenti metotrexato continuano a superare i loro rischi. Le misure sono state concordate dopo consultazione dei pazienti e degli operatori sanitari. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/comunicazione-ema-su-metotrexato-12-07-2019- Ciproterone – 12/7/19 EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti ciproterone, che è utilizzato per trattare diverse condizioni, incluse l’eccessiva crescita dei peli, il cancro alla prostata, l’acne, e nella terapia ormonale sostitutiva. La revisione esaminerà il rischio di meningioma, un tumore raro, solitamente non canceroso, dei tessuti che circondano la parte esterna del cervello e del midollo spinale. Il rischio di meningioma con ciproterone con dosi giornaliere di 10 mg o più, è ben noto dal 2008 e le informazioni sono state incluse nelle informazioni del prodotto di questi medicinali insieme a un’avvertenza di non utilizzarlo in persone che hanno o che hanno avuto un meningioma. Tuttavia, l’ informazioni sull’entità del rischio e su come il rischio potesse cambiare a secondo del dosaggio non era ben documentata. Un recente studio in Francia ha ora evidenziato che il rischio di meningioma , sebbene sia ancora basso, può essere maggiore in coloro che assumono alte dosi di ciproterone per un lungo periodo. Lo studio ha anche mostrato che dopo che i pazienti avevano interrotto il trattamento con ciproterone per almeno un anno, il rischio di sviluppare questi tumori era molto ridotto ma rimaneva leggermente più alto rispetto all’atteso. A causa della loro posizione all’interno e intorno al cervello e al midollo spinale, i meningiomi possono causare seri problemi. L’autorità regolatoria francese ha chiesto all’EMA di indagare su questo rischio, tenendo conto di tutti i dati più recenti. Il comitato di Sicurezza dell’EMA (PRAC) esaminerà le evidenze disponibili e formulerà delle raccomandazioni se le autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali contenenti ciproterone debbano essere modificate in tutta l’UE. Fonte: https://www.aifa.gov.it/iw/-/registri-aifa-l-agenzia-fornisce-informazioni-sui-dati-dei-trattamenti-con-i-nuovi-farmaci-per-la-cura-dell-epati-260 - 31/07/2019
- La prevenzione della cardiotossicità nella terapia del carcinoma mammario L’American College of Cardiology pubblica un update su una sperimentazione clinica in corso negli Stati Uniti riguardo alla prevenzione della cardiotossicità da chemioterapia nel carcinoma mammario. Come riportato sul Journal of the American College of Cardiology, la cardiotossicità associata a chemioterapia nel carcinoma mammario ERBB2 (in precedenza chiamato HER+) può essere prevenuta mediante terapia combinata a base di un ACE inibitore o un beta-bloccante. La sperimentazione clinica in questione ha arruolato 468 donne in terapia con 12 mesi di terapia con trastuzumab in associazione ad altri chemioterapici. La popolazione è stata stratificata sulla base dell’utilizzo di antracicline e quindi randomizzata in 3 gruppi di trattamento: placebo, lisinopril (un ACE inibitore) o carvedilolo (un beta-bloccante). Nel caso di pazienti in terapia con l’associazione antraciclina-trastuzumab, l’incidenza di complicazioni cardiache è risultata più bassa nel gruppo lisinopril (37%) e carvedilolo (31%) rispetto al placebo (47%). Entrambi i farmaci erano associati anche a un aumento della sopravvivenza libera da malattia cardiaca rispetto al placebo. Inoltre, in entrambi i bracci di trattamento, il tasso di interruzione della terapia con trastuzumab è risultato più basso rispetto al placebo. JAMA July 23/30, 2019 Volume 322, Number 4 - 26/07/2019
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2018 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia per l’anno 2018, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali. Sintesi Nel 2018 la spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata pari a 29,1 miliardi di euro, di cui il 77% rimborsato dal SSN. In media, per ogni cittadino italiano, la spesa ammonta a 482 euro. La spesa a carico dei cittadini, comprendente la spesa per compartecipazione, per i medicinali di classe A acquistati privatamente e quella dei farmaci di classe C ha registrato un aumento del +3,8% rispetto al 2017. Tutte le componenti hanno registrato un incremento della spesa, con le maggiori variazioni nella spesa per i medicinali di automedicazione (+7,6%), per la compartecipazione (+3,8%) e per l’acquisto privato di medicinali di fascia A (+3,2%), mentre un variazione più contenuta è stata registrata per la spesa dei farmaci di classe C con ricetta (+2,2%) Oltre 4,8 milioni di bambini e adolescenti hanno ricevuto almeno una prescrizione farmaceutica (49,1% della popolazione pediatrica generale). La prevalenza della prescrizione registra un picco nel primo anno di vita del bambino (77%), per poi diminuire progressivamente negli anni successivi fino a quasi dimezzarsi nella fascia di età 12-17 anni (39,4%); nel complesso la prevalenza è maggiore nei maschi rispetto alle femmine (49,9% vs 48,3%). Il 98% degli anziani, nel corso del 2018, ha ricevuto almeno una prescrizione farmacologica, senza differenze significative di prevalenza d’uso tra i due generi; sono state dispensate, ogni giorno, per ogni utilizzatore oltre 3 dosi con una spesa di 656 euro pro capite. I farmaci antineoplastici e immunomodulatori rappresentano la prima categoria in termini di spesa farmaceutica pubblica (5.659 milioni di euro), seguiti dai farmaci dell’apparato cardiovascolare (3.240 milioni di euro). Seguono i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (181,8 DDD/1000 ab die) e i farmaci del sangue ed organi emopoietici (129,9 DDD/1000 ab die). Le statine, tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa, tra quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo, e gli antiepilettici, tra quelli del sistema nervoso centrale, sono le categorie a maggior impatto sulla spesa convenzionata. Scarica il Rapporto_OsMed_2018. - 26/07/2019
- Rischio-beneficio di Vedolizumab nel trattamento di morbo di Crohn e Colite Ulcerosa Dal 2014 è disponibile un secondo farmaco biologico della classe delle anti-integrine per il trattamento delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: vedolizumab. A distanza di 5 anni dalla commercializzazione siamo in grado fare una prima stima del rapporto rischio/beneficio. La malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), che comprendono la Colite Ulcerosa (CU) e il morbo di Crohn (MC), interessano fasce di popolazione relativamente giovani, e incidono pesantemente sulla qualità di vita. Non esiste un trattamento eziologico, pertanto attualmente la terapia è volta principalmente a tenere sotto controllo il processo infiammatorio alla base della malattia, quindi trattare le eventuali complicanze e comorbidità. Nella CU si utilizza un approccio terapeutico sequenziale a base di agenti antinfiammatori quali aminosalicilati, corticosteroidi, antagonisti del tumor necrosi factor α (TNF-α) e l’inibitore di JAK1/3 tofacitinib. Parallelamente, le linee guida raccomandano l’utilizzo precoce, nei pazienti ad alto rischio, dei trattamenti più recenti e mirati, a base di farmaci biologici quali antagonisti del TNF, anti-integrine, oppure l’antagonista di IL-12/23, ustekinumab, in monoterapia oppure associati ad altri immunosoppressori quali tiopurine o metotressato. Purtroppo, il 40% dei pazienti non risponde agli anti-TNF, mentre un 46% dei pazienti con iniziale risposta finiscono secondariamente per perderla. Oltretutto tutti questi agenti che agiscono sul sistema immunitario, inclusi i farmaci tradizionali, sono associati ad un importante rischio di infezioni gravi. Da ciò è nata la necessità di agenti alternativi, come ad esempio i farmaci anti-integrine, tra cui natalizumab e vedolizumab. Il primo risulta però associato a un evento avverso piuttosto raro ma molto grave: la leucoencefalopatia multifocale progressiva (LMP), una malattia di origine virale innescata dal fatto che il farmaco, inibendo la risposta immunitaria delle cellule T, determina una proliferazione incontrollata del virus a livello del SNC. Vedolizumab, al contrario, grazie a un meccanismo d’azione leggermente diverso, legato a un diverso sito di ancoraggio sulle proteine di membrana delle cellule T, non è in grado di alterare quei meccanismi che sottendono alla genesi della LMP, pur mantenendo analoga efficacia terapeutica. Vedolizumab è stato approvato nel 2014 dall’European Medicines Agency per il trattamento di CU e MC da moderati a gravi. È attualmente raccomandato come farmaco biologico di prima linea nel pazienti che non rispondono agli antagonisti del TNF. Una recente review ha preso in considerazione tutti gli studi effettuati su vedolizumab, sia in fase pre- che post-marketing, volti a valutarne efficacia e/o sicurezza. Emerge che vedolizumab è efficace nell’induzione e nel mantenimento della remissione clinica sia nella CU che nel MC, come terapia di prima linea così come in seguito al fallimento di altri agenti terapeutici. Dato che la sicurezza di questo farmaco è comparabile al placebo, esso presenta un indice terapeutico migliore rispetto ad altre terapie avanzate per le MICI. Questo farmaco risulta quindi estremamente promettente, saranno però necessari ulteriori studi per valutare l’efficacia di vedolizumab ponendolo in confronto con le altre terapie disponibili; mancano inoltre dati riguardo al ruolo di vedolizumab somministrato in combinazione con altro farmaci biologici, così come nel trattamento di specifici sottotipi clinici del morbo di Crohn. Battat R. et al. “Benefit–Risk Assessment of Vedolizumab in the Treatment of Crohn’s Disease and Ulcerative Colitis” Drug Safety, 2019. https://doi.org/10.1007/s40264-018-00783-1 - 19/07/2019
- Modesta associazione tra finasteride/dutasteride e diabete mellito tipo II La terapia anti-ormonale basata sugli inibitori della 5α-reduttasi (finasteride, dutasteride) per l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) sembra avere conseguenze anche sul metabolismo glucidico. Un articolo pubblicato sul British Medical Journal rileva un modesto aumento dell’incidenza di diabete tipo II rispetto alla terapia con tamsulosina, farmaco di prima linea nel trattamento dell’IPB. I farmaci inibitori della 5α-reduttasi, un enzima coinvolto nella conversione dal testosterone al più potente diidrotestosterone, sono utili nell’ipertrofia prostatica benigna (IPB) quando il trattamento di prima linea a base di tamsulosina, un antagonista dei recettori adrenergici α2, risulta inefficace o parzialmente efficace. Il razionale della terapia risiede nel fatto che gli ormoni androgeni stimolano l’ingrossamento della prostata, pertanto la riduzione dei livelli circolanti di diidrotestosterone determina un blocco della stimolazione e quindi l’arresto della proliferazione cellulare. Esistono attualmente due molecole in commercio: finasteride e dutasteride. Una sottile ma importante differenza tra i due farmaci risiede in una diversa selettività per le due isoforme di 5α reduttasi attualmente note: finasteride inibisce esclusivamente l’isoforma 2, presente maggiormente nel tessuto prostatico e nella cute, mentre dutasteride inibisce sia la forma 2 che la forma 1, attiva metabolicamente anche a livello del fegato, del tessuto adiposo e della muscolatura scheletrica. Questa diversa specificità del meccanismo d’azione rende conto del fatto che dutasteride ha mostrato di indurre da un lato insulino-resistenza, uno dei processi alla base del diabete mellito di tipo II, dall’altro steatosi epatica, cioè l’accumulo di grasso nel fegato. Lo studio osservazionale di coorte in oggetto ha esaminato un database sanitario di più di 4 milioni di pazienti inglesi, prendendo in considerazione soggetti sopra i 40 anni di età con diagnosi di IPB e una prescrizione di tamsulosina o finasteride o dutasteride. Gli autori hanno suddiviso il campione in 3 coorti: Almeno 2 prescrizioni di dutasteride, n=8231; Almeno due prescrizioni di finasteride in associazione o meno a tamsulosina, n=30774; Almeno 2 prescrizioni di tamsulosina, n=16270. Hanno quindi studiato l’incidenza delle nuove diagnosi di diabete mellito tipo II in ognuna delle popolazioni in studio. Risultati A livello basale, i pazienti in terapia con dutasteride o finasteride risultavano mediamente più anziani, con maggiori comorbidità, facevano più uso di corticosteroidi orali e farmaci per l’apparato cardiovascolare; Con una media di follow-up di circa 5.2 anni, il tasso di incidenza è stato: 76.2/10000 anni-persona per dutasteride, 76.6/10000 anni-persona per finasteride, 60.3/10000 anni-persona per tamsulosina; Tassi di incidenza analoghi sono stati riscontrati dagli stessi autori, parallelamente, in una coorte di pazienti con le stesse caratteristiche prelevati da un database Taiwanese; Conclusioni I pazienti trattati con inibitori della 5α-reduttasi per l’ipertrofia prostatica benigna presentano un moderato aumento del rischio di sviluppare diabete mellito di tipo II. Ciò impone una attenta valutazione dei fattori di rischio per diabete mellito al momento della prescrizione di questi farmaci, seguito eventualmente da un monitoraggio della glicemia. Wei Li et al. “Incidence of type 2 diabetes mellitus in men receiving steroid 5α-reductase inhibitors: population based cohort study” British Medical Journal, aprile 2019. http://dx.doi.org/10.1136/bmj.l1204 - 19/07/2019
- Gli eccipienti “inattivi” dei farmaci orali I farmaci assunti per via orale contengono eccipienti di varia natura necessari per alterare le caratteristiche chimico-fisiche dei principi attivi. Un’alta percentuale di tali sostanze non è affatto “inerte”, essendo in grado di causare eventi avversi. Ogni prodotto farmaceutico contiene uno o più principi attivi associati ad una miscela di eccipienti; ci si aspetta che questi ultimi non abbiano alcun effetto biologico o terapeutico se non quello di alterare le proprietà fisico-chimiche del farmaco per migliorarne l’assorbimento, la stabilità, la palatabilità, oppure l’aspetto. Le case farmaceutiche hanno a disposizione una lunga lista di sostanze inerti per mettere a punto le formulazioni dei propri medicinali; d’altronde il processo per chiedere l’approvazione di nuovi eccipienti richiederebbe tutta una serie di prove tossicologiche molto stringenti e onerose. Ciò nonostante, alcuni effetti sulla salute che possono essere indotti da queste sostanze non sempre emergono dagli screening tossicologici imposti dalle autorità regolatorie. Sono sempre più numerose le segnalazioni di evento avverso attribuite agli ingredienti inattivi dei farmaci. Nella maggior parte dei casi si tratta di forme di allergia, es. orticaria, angioedema, broncospasmo e reazione anafilattica, oppure di intolleranza, es. sindromi gastrointestinali da malassorbimento. Analizzando nel dettaglio la composizione chimica dei farmaci in commercio, emerge subito una questione banale quanto importante: gli eccipienti rappresentano nella maggior parte dei casi la percentuale in peso più significativa di ciò che viene ingerito. In termini di massa, mediamente una capsula contiene 280 mg di ingredienti inattivi e 164 mg di principio attivo. Il 41.3% di tutti i farmaci orali in commercio contengono più di 250 mg di eccipienti. Se si considera poi che molti pazienti assumono diverse tipologie di farmaci anche più volte al giorno, si capisce che la quantità di ingredienti supplementari aumenta rapidamente. In effetti, un paziente in politerapia con 10 farmaci ne ingerisce mediamente 2.8 grammi. La questione si fa ancora più interessante se si considera poi che ogni singola compressa contiene una media di 8.8 sostanze distinte. Dal punto di vista tossicologico, tra gli eccipienti approvati, esistono 38 sostanze note per causare razioni allergiche in seguito ad assunzione orale, sia per un potenziale allergenico diretto, sia per una possibile contaminazione introdotta da suddetti ingredienti. Di fatto, solo il 12% dei farmaci in circolazione è privo di sostanze che causano reazioni allergiche. Tra i più comuni allergeni troviamo: Lattosio: Usato comunemente nel 45% delle formulazioni orali, con un contenuto per singola compressa che può raggiungere anche i 600 mg. Si può facilmente calcolare che un paziente affetto da ipertensione e ipercolesterolemia, in terapia con farmaci molto comuni quali amlodipina, simvastatina e losartan, arriva ad assumere 1 g di lattosio al giorno. Questa dose è sufficiente per determinare in alcuni soggetti effetti che riducono la compliance oppure portano alla sospensione della terapia, cosa che spesso finirebbe per essere attribuita erroneamente ai principi attivi. Olio di arachidi: Data l’elevata prevalenza di allergia agli arachidi (negli USA intorno al 4%) farmaci importanti quali ad esempio progesterone o alcune formulazioni di acido valproico non sono accessibili a una certa fetta di popolazione. Glutine: Può causare reazioni gravi nei pazienti celiaci anche in basse quantità, se assunte cronicamente. Coloranti artificiali: il 33% dei medicinali contiene almeno un colorante che causa reazioni allergiche; un esempio è la tartrazina, che si sospetta sia associata a reazioni atopiche anche gravi, soprattutto in pazienti allergici o asmatici. Conclusioni Con l’accumulo delle conoscenze e delle informazioni sui pazienti, si dovrebbero ideare in futuro studi che vadano ad allineare oltre al giusto principio attivo anche il giusto eccipiente con la specifica tipologia di paziente, da un lato migliorando il profilo di sicurezza dei farmaci, dall’altro tarando al meglio la terapia in un ottica di medicina personalizzata. Reker D et al. “Inactive ingredients in oral medications” Science Translational Medicine, 2019. https://stm.sciencemag.org/content/11/483/eaau6753 - 12/07/2019
- I farmaci biosimilari spiegati ai pazienti L’Agenzia Italiana del Farmaco, in collaborazione con l’European Medicines Agency, si rivolge ancora una volta ai cittadini per fare informazione riguardo ai farmaci biosimilari, che rappresentano l’alternativa ai farmaci biologici (tra cui gli anticorpi monoclonali) non coperti da brevetto. I farmaci biologici sono per definizione medicinali che contengono uno o più principi attivi prodotti o estratti da un sistema biologico. Appartengono alla categoria dei farmaci biologici ormoni, enzimi, emoderivati, sieri e vaccini, immunoglobuline, allergeni, anticorpi monoclonali. I farmaci biosimilari sono medicinali simili per qualità, efficacia e sicurezza ai farmaci biologici di riferimento e non soggetti a copertura brevettuale. Un biosimilare e il suo prodotto di riferimento, pur essendo di fatto la stessa sostanza biologica, possono presentare differenze minori dovute a un certo grado di variabilità naturale, alla loro natura complessa e alle tecniche di produzione. Un biosimilare viene approvato dall’Agenzia Europea per i medicinali (EMA) quando è stato dimostrato, attraverso un “esercizio di comparabilità”, che tale variabilità naturale e le differenze rispetto al medicinale di riferimento non influiscono sulla sua sicurezza ed efficacia. L’esercizio di comparabilità è basato su un robusto confronto “testa a testa” che procede per stadi e secondo specifici standard. Eventuali differenze presenti tra il farmaco biologico e il suo biosimilare non devono essere clinicamente rilevanti. Per tale motivo, l’Agenzia Italiana del Farmaco, come espresso nel secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari, considera i biosimilari prodotti intercambiabili con i corrispondenti originatori (cosiddetto “switch”), tanto per i pazienti avviati per la prima volta al trattamento (naïve) quanto per quelli già in terapia. A differenza di quanto avviene per i farmaci equivalenti, non è invece consentita la sostituibilità automatica tra farmaco biologico di riferimento e un suo biosimilare né tra biosimilari, pertanto la sostituzione da parte del farmacista dovrebbe avvenire solo dopo consultazione con il medico prescrittore. La scelta di trattamento rimane infatti una decisione clinica affidata al medico e concordata con il paziente che, a sua volta, non può modificare la prescrizione ricevuta. I biosimilari costituiscono, rispetto ai loro originatori, un’opzione terapeutica aggiuntiva e consentono il trattamento di un numero maggiore di pazienti garantendo più salute a parità di risorse. Decalogo sui farmaci biosimilari 1) Che cos’è un farmaco biologico? È un medicinale derivato da fonti biologiche, come micro-organismi, cellule animali o cellule umane. I medicinali biologici hanno una struttura molecolare più complessa di un medicinale non biologico prodotto chimicamente e sono approvati per la cura o la prevenzione di molte malattie quali, ad esempio, malattie infiammatorie, autoimmuni, neurologiche e degenerative, insufficienza renale cronica, tumori, ecc. 2) Che cos’è un farmaco biosimilare? Un medicinale biosimilare è un medicinale biologico altamente simile a uno già approvato di cui è scaduto il brevetto. 3) I biosimilari hanno un profilo di qualità, efficacia e sicurezza simile al medicinale di riferimento? Assolutamente sì. Per essere autorizzato, un medicinale biosimilare deve dimostrare qualità, efficacia e di sicurezza sovrapponibili a quelle del medicinale di riferimento. 4) La modalità di somministrazione di un biosimilare è la stessa di quella del suo prodotto di riferimento? Sì. Un medicinale biosimilare deve avere la stessa modalità di somministrazione del biologico originatore. 5) Perché i biosimilari sono simili e non identici al medicinale di riferimento? Tutti i medicinali biologici (quindi anche i biosimilari) sono molecole proteiche complesse, prodotte in laboratorio all’interno di sistemi viventi (come le cellule): pertanto, il processo di produzione può determinare minime differenze che si rilevano anche tra i diversi lotti di uno stesso medicinale biologico, sia originatore sia biosimilare. Tuttavia, queste differenze non ne modificano l’efficacia e la sicurezza. 6) È possibile sostituire un biologico con un biosimilare (cosiddetto “switch”)? Sì, il medico può decidere sia di avviare una nuova terapia direttamente con il farmaco biosimilare, sia di sostituire in corso di trattamento il biologico con il suo rispettivo biosimilare (e viceversa), fornendo sempre al paziente le informazioni necessarie. Non ci sono basi scientifiche per ritenere che potrebbero verificarsi reazioni avverse a causa del passaggio da un medicinale all’altro. 7) Il farmacista può sostituire il medicinale prescritto dal medico con un suo biosimilare (sostituibilità automatica) come avviene per i medicinali equivalenti? No, né il farmacista né il paziente possono cambiare la prescrizione del medico. 8) I farmaci biosimilari possono causare reazioni avverse diverse rispetto a quelle dei biologici di riferimento? No. Le possibili reazioni avverse previste sono simili a quelle associate al medicinale di riferimento. 9) Sul foglio illustrativo di ogni biologico, sia originatore sia biosimilare, è presente un “triangolo nero” rovesciato: cosa significa? I medicinali contrassegnati dal triangolo nero sono sottoposti a un monitoraggio ancora più attento rispetto agli altri medicinali, al fine di raccogliere ulteriori dati di farmacovigilanza. 10) Perché utilizzare i biosimilari? Perché l’uso dei biosimilari consente a un maggior numero di pazienti di beneficiare delle terapie con medicinali biologici, a parità di risorse. Risorse: Decalogo sui farmaci biosimilari (versione PDF) Commissione Europea: Farmaci Biologici (PDF) AIFA: Secondo Position Paper sui farmaci biosimilari (2018) - 12/07/2019
- Identificare e de-prescrivere i farmaci potenzialmente inutili nei pazienti con insufficienza renale Spesso i pazienti anziani con insufficienza renale assumono un gran numero di farmaci. Non esistono specifiche linee guida per la de-prescrizione in questa categoria di pazienti, pertanto è necessario un approccio individualistico per valutare l’appropriatezza delle prescrizioni. I pazienti anziani affetti da insufficienza renale sono molto vulnerabili agli effetti dei farmaci, per via delle alterazioni del metabolismo che avvengono sistematicamente con l’avanzare dell’età. Essi sono spesso affetti da patologie multiple e complesse che richiedono un gran numero di terapie farmacologiche, in genere gestite da diversi specialisti. Per avere un’idea dell’entità della questione, un’analisi statunitense del 2009 indicava che il 25% dei pazienti in emodialisi ricevono più di 25 farmaci distinti. Va da sé che le problematiche associate a queste terapie aumentano proporzionalmente al numero di farmaci assunti dall’individuo, con l’ulteriore complicazione legata all’età avanzata nonché alla riduzione della funzionalità renale. È chiaro inoltre che l’identificazione delle terapie potenzialmente inappropriate e la successiva de-prescrizione potrebbe migliorare significativamente la qualità di vita di questa tipologia di pazienti. Certi studi stimano che il 30-45% dei pazienti con funzione renale ridotta assume farmaci a dosaggi troppo elevati, nonostante la presenza di specifiche controindicazioni; inoltre la quasi totalità (97%) dei pazienti ricoverati con ridotta funzionalità renale riceve 2 o più farmaci che espongono a rischi a livello nefrologico, con un 62% di questi che presenta effettivamente un problema correlato a questi farmaci. Tra i farmaci maggiormente suscettibili di inappropriatezza prescrittiva troviamo gli oppiacei, gli antipsicotici e le benzodiazepine. Ci sono poi tutta una serie di farmaci che andrebbero evitati o quantomeno assunti a dosaggio ridotto: Classe Farmaci Azioni da intraprendere Rischi Anticoagulanti apixaban, edoxaban, rivaroxaban, dabigatran, fondaparinux Evitare Sanguinamento enoxaparina Ridurre dosaggio Diuretici risparmiatori di potassio amiloride, spironolattone, triamterene Evitare Aumento potassiemia e/o riduzione natriemia Anti Iperuricemia colchicina Ridurre dosaggio Tossicità gastrointestinale, neuromuscolare, midollo osseo probenecid Evitare Perdita di efficacia Farmaci attivi su SNC duloxetina Evitare Eventi avversi gastrointestinali levetiracetam, gabapentin/pregabalin, oppioidi, tramdolo Ridurre dosaggio Eventi avversi SNC Anti H2 cimetidina, famotidina, nizatidina, ranitidina Ridurre dosaggio Demenza FANS Evitare Progressione del danno renale e lesioni acute, ritenzione di sodio, edema, ipertensione, iperkaliemia Anche gli inibitori di pompa protonica (cosiddetti gastroprotettori) sono spesso prescritti senza una chiara indicazione terapeutica. Nonostante la lieve entità degli eventi avversi acuti associati a questi farmaci (es. dolore addominale, diarrea), il loro uso dovrebbe essere limitato ad un massimo di 8 settimane per evitare complicazioni a lungo termine quali progressione del danno renale, fratture ossee e alterazione dell’assorbimento di micro-nutrienti (es. magnesio). Sarà necessario ridurre il dosaggio in maniera progressiva, in quanto l’interruzione brusca può causare ipersecrezione acida e disturbi ad essa correlati. Le statine possono essere interrotte, anche bruscamente, nei pazienti in emodialisi, in quanto, parallelamente all’aumento del rischio di miopatia, non si nota un beneficio significativo sul prolungamento dell’aspettativa di vita. Per contro, nei pazienti con insufficienza renale non terminale l’evidenza è poco chiara; alcuni studi hanno trovato una riduzione degli eventi cardiovascolari negli stadi meno avanzati, associata a un lieve effetto nefro-protettivo legato alla riduzione della proteinuria e dell’infiammazione; in assenza di linee guida specifiche, l’interruzione della terapia ipocolesterolemizzante può essere indicata soprattutto nei pazienti sintomatici o di età molto avanzata. In conclusione I pazienti più anziani con insufficienza renale vengono spesso trattati con numerosi farmaci, alcuni dei quali potenzialmente inappropriati, e sono particolarmente vulnerabili agli eventi avversi da farmaco Questi pazienti vanno valutati su base individuale con un approccio sistematico per identificare i farmaci de-prescrivibili I dosaggi degli inibitori di pompa protonica e degli ipoglicemizzanti vanno ridotti in maniera progressiva, cosa non necessaria per le statine Importante ottenere la collaborazione del paziente per garantire il successo del processo di de-prescrizione Adis Medical Writers – “Identify potentially inappropriate medcations in older adults with chronic kidney disease and deprescribe when possible” Drugs & Therapy Perspectives, 2019. https://doi.org/10.1007/s40267-019-00639-3 - 05/07/2019
- Report sulla sicurezza del vaccino ricombinante per l’Herpes Zoster (Shingrix©) Il Centers of Disease Control and Prevention del dipartimento per la salute degli Stati Uniti ha pubblicato il report sulla sicurezza post-autorizzazione di Shingrix©, un vaccino ricombinante per l’Herpes Zoster (virus che causa il cosiddetto fuoco di Sant’Antonio), approvato recentemente anche in Europa. Il vaccino ricombinante per l’herpes zoster, nome commerciale Shingrix©, è raccomandato dall’EMA negli adulti al di sopra dei 50 anni di età per la prevenzione dell’Herpes Zoster e della nevralgia post-erpetica. Viene somministrato per via intramuscolare con due dosi distanziate l’una dall’altra di 2-6 mesi. Nelle sperimentazioni cliniche antecedenti all’autorizzazione al commercio, l’85% dei soggetti vaccinati riportava reazioni avverse locali o sistemiche, con circa il 17% che andava incontro a reazioni di terzo grado (equivalenti ad eritema di dimensioni superiori a 9cm oppure reazione sistemica che interferisce con le attività quotidiane). Ciò nonostante, gli eventi avversi gravi (nello specifico ricovero ospedaliero, prolungamento del ricovero, rischio per la vita, disabilità permanente, malformazioni congenite o morte) non differivano statisticamente rispetto al gruppo trattato con placebo. In seguito all’immissione in commercio, l’FDA ha riportato che dopo 8 mesi di utilizzo e 3,2 milioni di dosi somministrate sono sopraggiunte 4381 (126/100000) segnalazioni di evento avverso, di cui il 3.0% (4/100000) di entità grave. Tra gli eventi avversi più comuni, la cui insorgenza avveniva mediamente un giorno dopo la somministrazione, risultavano: Febbre (23,6%) Dolore nella sede di inoculo (22,5%) Eritema nella sede di inoculo (20,1%) Brividi, mal di testa, affaticamento, dolori muscolari L’infezione da herpes zoster (indice di inefficacia terapeutica) rappresentava il 4,5% delle segnalazioni, mentre la nevralgia post-erpetica l’1,1%. Sono avvenuti precisamente 7 decessi nell’arco di 6 ore – 6 settimane. Di questi, 4 sono avvenuti per cause cardiovascolari, 3 dei quali presentavano fattori di rischio cardiovascolare multipli; 2 sono avvenuti per shock settico in pazienti immunocompromessi; 1 è avvenuto per una caduta accidentale di una paziente molto anziana. Conclusioni I dati ottenuti finora sulla sicurezza del vaccino ricombinante per l’herpes zoster sono rassicuranti, in ogni caso ci troviamo ancora in una fase iniziale di utilizzo del farmaco: saranno necessari ancora molti anni di vigilanza post-marketing per poter stabilire con maggiore precisione il profilo di sicurezza di Shingrix. Hesse EM et al. “Postlicensure Sagety Surveilance of Recombinant Zoster Vaccine (Shingrix)” Morbidity and Mortality Weekly Report, US Department of Health and Human Services – Centers for Disease Control and Prevention, Febbraio 2019 - 05/07/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Giugno 2019 Note Informative Importanti DARZALEX (doratumumab) – 7/6/19 Rischio di riattivazione del virus dell’epatite B In pazienti trattati con Darzalex (daratumumab) sono stati riportati casi di riattivazione del virus dell’epatite B (HBV), alcuni con esito fatale Prima di iniziare il trattamento con daratumumab in tutti i pazienti deve essere eseguito lo screening per l’HBV. I pazienti già in trattamento con daratumumab e per i quali la sierologia dell’HBV è sconosciuta, devono anch’essi essere sottoposti al test per l’HBV. In pazienti con evidenze di positività sierologiche per HBV deve essere eseguito un monitoraggio dei segni clinici e di laboratorio di riattivazione dell’HBV durante il trattamento con daratumumab e per almeno sei mesi dopo la fine del trattamento con daratumumab. Gli esperti nel trattamento dell’infezione dell’HBV devono essere consultati, se necessario Nei pazienti che sviluppano la riattivazione dell’HBV, il trattamento con daratumumab deve essere sospeso e si devono consultare gli esperti nel trattamento dell’infezione dell’HBV. La ripresa del trattamento con daratumumab nei pazienti in cui la riattivazione dell’HBV viene adeguatamente controllata deve essere discussa con medici esperti nella gestione dell’HBV. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-darzalex-daratumumab-07062019 Modafinil – 11/6/19 Informazioni di sicurezza relative al principio attivo modafinil (disponibile anche come farmaco equivalente) a seguito di una revisione annuale dei dati provenienti dal Registro di Gravidanza Statunitense di Nuvigil® e Provigil® (NCT01792583; clinicaltrials.gov). Sulla base dei dati post-marketing, l’uso di modafinil durante la gravidanza è sospettato di aver causato malformazioni congenite. Modafinil non deve essere utilizzato durante la gravidanza. Si assicuri che tutte le sue pazienti attualmente in trattamento (o che devono iniziare il trattamento) siano informate e abbiano compreso quanto segue: il potenziale rischio per il feto associato all’uso di modafinil durante la gravidanza; la necessità di utilizzare un contraccettivo efficace; il fatto che modafinil può ridurre l’efficacia della contraccezione orale e che pertanto sono richiesti metodi contraccettivi alternativi o aggiuntivi. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-modafinil-11062019 Dantrolene (DANTRIUM) – 12/6/19 Dantrolene 20 mg (DANTRIUM®) polvere per soluzione per infusione: un nuovo dispositivo di filtrazione sarà fornito con le nuove confezioni del prodotto al fine di ridurre il rischio di reazioni al sito di iniezione. Alcuni flaconcini di dantrolene sodico per uso endovenoso, dopo la ricostituzione, potrebbero contenere particelle visibili. Tali particelle sono costituite da acido dantrolenico libero. Se la soluzione non viene filtrata, le particelle somministrate potrebbero determinare un aumento del rischio di reazioni al sito di iniezione, inclusi eritema, rash, gonfiore, dolore localizzato, tromboflebite e necrosi tissutale. La filtrazione non ha un impatto rilevante sulla quantità di dantrolene in soluzione e non è prevista una riduzione dell’efficacia della soluzione filtrata. Dal 2014, come misura di emergenza, tutti i flaconcini di DANTRIUM sono stati forniti con un ago bottonuto con filtro per rimuovere le particelle non disciolte, e con un’etichetta adesiva recante le istruzioni di utilizzo dell’ago bottonuto con filtro. Nel 2014 è stata distribuita una nota informativa importante per informare gli operatori sanitari della necessità di utilizzare l’ago bottonuto con filtro e di applicare l’etichetta adesiva ai kit di emergenza per l’ipertermia maligna. Un nuovo dispositivo di filtrazione, mini-spike BBraun (vedere figura 1), sarà fornito con le nuove confezioni di DANTRIUM per aumentare la velocità di somministrazione ai pazienti (vedere Allegato 1); il foglio illustrativo e le informazioni destinate agli operatori sanitari sono in fase di aggiornamento. Il mini-spike BBraun è monouso. Le confezioni di DANTRIUM già presenti sul mercato non saranno ritirate e dovranno essere utilizzate con gli aghi bottonuti presenti nelle confezioni. È necessario seguire le istruzioni per la ricostituzione fornite con ciascun flaconcino. Con la fornitura del nuovo dispositivo di filtrazione, mini-spike BBraun, l’etichetta adesiva per il kit di emergenza per l’ipertermia maligna non sarà più valida, e dovrà essere pertanto rimossa una volta sostituito il vecchio stock con il nuovo. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-dantrolene-dantrium-12062019 Biotina – 24/6/19 Informazioni di sicurezza sul rischio d’interferenza della biotina con alcune indagini di laboratorio clinicamente rilevanti. Sono stati segnalati casi di interferenza della biotina con alcuni test di laboratorio. In particolare è stato osservato che nei pazienti che assumono biotina si possono riscontrare risultati erroneamente alti oppure erroneamente bassi per alcune indagini di laboratorio clinicamente rilevanti. Tali risultati non attendibili possono portare a una gestione inappropriata del paziente o ad una diagnosi errata. Ad esempio, un risultato falsamente basso per la troponina può portare a una mancata diagnosi di infarto, con implicazioni cliniche potenzialmente gravi. La biotina può anche determinare dei risultati per i test della tiroide che mimano la malattia di Graves, e comportare quindi un trattamento non necessario con farmaci antitiroidei. È necessario chiedere regolarmente ai pazienti se stanno assumendo biotina prima di effettuare indagini di laboratorio. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-biotina-24062019 RoActemra® (tocilizumab) – 27/6/19 RoActemra®(tocilizumab): raro rischio di grave danno epatico, compresa insufficienza epatica acuta che ha richiesto il trapianto. Nei pazienti trattati con tocilizumab sono stati osservati episodi di grave danno farmaco-indotto al fegato, tra cui: insufficienza epatica acuta, epatite e ittero che in alcuni casi hanno richiesto un trapianto di fegato. La frequenza dell’epatotossicità grave è considerata rara. Occorre avvisare i pazienti di rivolgersi subito a un medico qualora manifestino segni e sintomi di danno epatico. Nei pazienti con indicazioni reumatologiche, i livelli di alanina aminotransferasi (ALT) e aspartato aminotransferasi (AST) devono essere monitorati ogni 4-8 settimane per i primi 6 mesi di trattamento e, successivamente, ogni 12 settimane. È necessario prestare cautela nel momento in cui si valuta l’inizio del trattamento nei pazienti con livelli di ALT o AST > 1,5 volte l’ULN (limite superiore della norma). Il trattamento non è raccomandato nei pazienti con i livelli di ALT o AST >5 volte l’ULN. Nel caso in cui vengano identificate anomalie nei livelli degli enzimi epatici, potrebbero rendersi necessarie modifiche della dose di tocilizumab (riduzione della dose, sospensione o interruzione della terapia). Le modifiche raccomandate della dose rimangono invariate (consultare le raccomandazioni riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto approvato). Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-roactemra%C2%AE-tocilizumab-27062019 ADENURIC (febuxostat) – 27/6/19 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni sull’aumento del rischio di morte cardiovascolare e mortalità per qualsiasi causa nei pazienti trattati con febuxostat nell’ambito dello studio CARES. Febuxostat è un inibitore selettivo non purinico della xantina ossidasi che manifesta un’attività anti-iperuricemica riducendo la formazione di acido urico. In uno studio clinico di fase IV (lo studio CARES) condotto su pazienti affetti da gotta con un’anamnesi di malattia cardiovascolare (CV) importante, è stato osservato un rischio significativamente maggiore di mortalità per qualsiasi causa e di morte per cause cardiovascolari nei pazienti trattati con febuxostat rispetto ai pazienti trattati con allopurinolo. Il trattamento con febuxostat nei pazienti con malattia CV importante preesistente (ad esempio infarto miocardico, ictus o angina instabile) deve essere evitato, tranne quando non siano disponibili altre opzioni terapeutiche adeguate. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-adenuric-febuxostat-27062019 Notizie da EMA Leuprorelina – 14/6/19 L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti leuprorelina a seguito di segnalazioni di errori di manipolazione durante la preparazione e la somministrazione di questi medicinali che indicano che alcuni pazienti possono ricevere quantità insufficienti del farmaco, riducendo così i benefici del trattamento. Questa revisione riguarda le formulazioni chiamate formulazioni a lento rilascio (depot) che vengono somministrate per iniezione sotto la cute o in un muscolo e rilasciano il principio attivo lentamente per 1-6 mesi. Questi includono sia impianti, sia polveri e solventi per la preparazione di iniezioni. Molte di queste formulazioni richiedono passaggi complessi per preparare le iniezioni. Secondo quanto riferito, errori di manipolazione con queste formulazioni hanno portato a problemi come perdite del farmaco dalla siringa o mancato rilascio dell’ impianto dall’applicatore. Il comitato per la sicurezza dell’EMA, il PRAC, valuterà ora tutti i dati disponibili e determinerà se sono necessarie misure per garantire che i medicinali siano preparati e somministrati in modo appropriato. Mentre la revisione è in corso, gli operatori sanitari devono seguire attentamente le istruzioni per la preparazione dei medicinali contenenti leuprorelina in formulazione a lento rilascio (depot). I pazienti cui sono stati prescritti medicinali contenenti leuprorelina che hanno dubbi devono rivolgersi al proprio medico. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-leuprorelina-14062019 Lisati Batterici – 28/6/19 EMA raccomanda che i medicinali a base di lisati batterici autorizzati per le malattie respiratorie siano utilizzati soltanto per la prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, con l’esclusione della polmonite. Tale decisione è stata presa a seguito di una revisione da cui è emerso che non ci sono dati robusti che dimostrino l’efficacia di tali medicinali nel trattare le affezioni respiratorie in corso o nella prevenzione della polmonite, pertanto essi non devono essere utilizzati a tali scopi. In questa revisione, il Comitato per i Medicinali per uso Umano dell’EMA (CHMP) ha preso in considerazione i risultati di studi clinici, i dati sugli effetti avversi segnalati per questi medicinali e il parere di un gruppo di esperti sulle malattie infettive. Sebbene i dati siano limitati, dalla loro rivalutazione sono emerse alcune evidenze di efficacia di tali prodotti nella prevenzione delle infezioni ricorrenti delle vie respiratorie ed il profilo di sicurezza è in linea con l’atteso per questa tipologia di prodotti. Il CHMP, pertanto, raccomanda che l’uso di questi medicinali nella profilassi venga mantenuto, tuttavia le ditte dovranno fornire ulteriori dati sulla sicurezza ed efficacia attraverso nuovi studi clinici entro il 2026. Fonte: http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-lisati-batterici-28062019 - 28/06/2019
- Possibile associazione tra contraccettivi orali e rischio di suicidio Un’analisi sul registro del sistema sanitario nazionale Danese mette in evidenza un’associazione tra l’utilizzo di farmaci contraccettivi e il rischio di suicidio o tentato suicidio nelle donne più giovani. Alcuni studi in letteratura mettono in relazione l’utilizzo di farmaci contraccettivi con i disturbi dell’umore, in particolare la depressione. Tuttavia, data la sostanziale assenza di sperimentazioni cliniche progettate specificamente per indagare questo aspetto, non possiamo trarre vere e proprie conclusioni a riguardo. Il sistema sanitario della Danimarca è stato uno dei primi ad ultimare un processo sistematico di informatizzazione e registrazione delle informazioni cliniche dei propri cittadini. Grazie a ciò, i ricercatori danesi hanno a disposizione una grande mole di informazioni facilmente accessibili e analizzabili, che non mancano di scandagliare alla ricerca di associazioni statisticamente significative. Lo studio in oggetto ha preso in esame i dati di mezzo milione di giovani donne (età media 21 anni, età minima 15 anni), seguite per una media di 8 anni tra il 1996 e il 2013, che avevano fatto uso di farmaci contraccettivi, andando a contare il numero di tentati suicidi e suicidi per porli in rapporto alla frequenza nella popolazione generale. Gli autori fanno notare che in letteratura esiste una piccola serie di studi che hanno cercato una relazione tra uso di farmaci contraccettivi e morte per tutte le cause, suicidi inclusi, senza però evidenziare alcuna associazione. Risultati Dalla popolazione in esame sono state escluse donne con una storia passata di tentato suicidio, utilizzo di farmaci antidepressivi, diagnosi psichiatriche, diagnosi di cancro, diagnosi di trombosi venose, in quanto fattori che possono influenzare sia l’utilizzo dei contraccettivi sia il rischio di suicidio. I soggetti sono quindi stati stratificati per età, durata dell’esposizione ai farmaci, grado di istruzione. 475,802 donne sono state incluse nello studio, totalizzando 3,920,818 di anni-persona. Globalmente, si sono verificati 6999 tentati suicidi e 71 suicidi. In confronto a donne che non hanno mai fatto uso di contraccettivi, il rischio relativo (RR) è risultato di 1.97 per il tentativo di suicidio e 3.08 per il suicidio. Il rischio appare massimo un mese dopo l’inizio della terapia, quindi tende a decadere dopo un anno. In generale, il rischio è più marcato nelle adolescenti, tuttavia sappiamo che si tratta della fascia d’età più suscettibile a tutta una serie di fattori di rischio per suicidio estranei all’utilizzo di farmaci, fatto che potrebbe da solo giustificare questi risultati. Il cerotto, l’anello vaginale e i prodotti a base di solo progestinici hanno mostrato un rischio più alto rispetto alle formulazioni orali combinate. Un dato insolito riguarda le donne che hanno assunto farmaci contraccettivi nel proprio passato, che presentano il rischio relativo più alto. Gli autori ipotizzano che all’interno di questa categoria rientrano pazienti che di fatto hanno interrotto la terapia in seguito allo sviluppo di disturbi dell’umore: queste donne, in quanto costituzionalmente suscettibili nei confronti della depressione, rappresentano un bias, in quanto aumentano sistematicamente il rischio di suicidio nella popolazione in studio. In conclusione, l’aumento in termini assoluti di eventi nella popolazione in studio è stato di 1400 primi tentativi di suicidio e 12 suicidi per un milione di anni-persona. Si tratta quindi di un effetto non del tutto marginale, che dovrebbe essere preso in considerazione nel momento in cui una donna, soprattutto se particolarmente giovane, decide di intraprendere una terapia contraccettiva. Skovlund et al. “Association of Hormonal Contraception With Suicide Attempts and Suicides” American Journal of Psychiatry, aprile 2018; https://doi.org/10.1176/appi.ajp.2017.17060616 - 28/06/2019
- Brevi cicli di corticosteroidi orali quanto possono far male? È molto comune che il nostro medico di medicina generale, così come lo specialista, ci prescriva un breve ciclo di cortisone: in moltissimi casi ciò migliora notevolmente il decorso clinico di numerose patologie di natura infiammatoria. Si tratta di una terapia generalmente considerata sicura, se si escludono talune categorie di pazienti a rischio; sta di fatto, però, che c’è poca chiarezza riguardo agli effetti dannosi di un breve ciclo di corticosteroidi. I corticosteroidi sono potenti farmaci antinfiammatori utilizzati da ben 70 anni nel trattamento di una grande varietà di patologie. Uno dei motivi per cui viene prescritto è la notevole capacità di alleviare, se non altro, la sintomatologia della malattia. Ciò detto, si tende ad evitare il più possibile l’uso cronico di questi farmaci di natura ormonale, sia per il rischio di eventi avversi acuti quali infezioni, tromboembolia, necrosi avascolare e fratture, sia per il rischio di sviluppare patologie croniche quali diabete mellito, ipertensione, osteoporosi. In effetti, pare che gli eventi avversi da corticosteroidi rappresentino una causa piuttosto comune di ammissione in ospedale, e si è sempre fatto un grande sforzo per produrre delle linee guida volte ad ottimizzare l’utilizzo di questi farmaci nelle numerose discipline mediche. Conosciamo molto bene le conseguenze a lungo termine delle terapie a base di corticosteroidi; non possiamo dire lo stesso riguardo all’utilizzo a breve termine di questi farmaci, dato che l’evidenza a disposizione è molto scarsa a riguardo. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal si è prefissato di studiare l’incidenza di alcune reazioni avverse da farmaco tipiche dei corticosteroidi (sepsi, tromboembolia venosa, fratture) in una popolazione di pazienti non ospedalizzati. Per ciascun soggetto, oltre alle informazioni demografiche di base, sono state calcolate le dosi standard giornaliere per le prescrizioni di cortisonici per terapie di durata inferiore ai 30 giorni. Risultati Su circa un milione e mezzo di pazienti nella coorte di studio, il 21.1% aveva ricevuto almeno una prescrizione per un ciclo breve a base di corticosteroidi; la durata media della terapia è stata di 6 giorni; la dose media è stata equivalente a 20mg di prednisone al giorno; il 20.7% circa di pazienti ha eseguito 2 cicli; un altro 8.8% ha eseguito 3 o più cicli; Le indicazioni terapeutiche più comuni sono state: Infezioni delle vie aeree superiori, Problematiche legate alla colonna vertebrale, Allergie, Bronchite e infezioni delle vie aeree inferiori; L’incidenza di eventi avversi, confrontata con la popolazione che non fa uso di cortisonici, è stata, globalmente: per la sepsi: 1.8 vs 1.0; per la tromboembolia: 4.6 vs 2.4; per le fratture: 21.4 vs 14.3. Gli eventi avversi erano generalmente più frequenti nei pazienti più anziani, nelle donne, nei bianchi e in coloro affetti da patologie multiple. Conclusione Purtroppo gli autori hanno preso in considerazione solo tre tipologie di evento avverso, inoltre la popolazione di studio aveva un’età inferiore ai 64 anni; in ogni caso, emerge chiaramente un aumento del rischio di andare incontro a determinate patologie; oltretutto, considerando la frequenza con cui vengono prescritti brevi cicli di corticosteroidi per una lunga serie di condizioni cliniche, si capisce che si tratta di un problema sanitario che riguarda non solo l’individuo ma il sistema sanitario in toto. Saranno necessari ulteriori studi più dettagliati per permettere la formulazione di linee guida specifiche in modo da ottimizzare la prescrizione di corticosteroidi anche per brevi periodi. Waljee A. et al. “Short term use of oral corticosteroids and related harms among adults in the United States: population based cohort study” British Medical Journal, 2017. http://dx.doi.org/10.1136/bmj.j1415 - 28/06/2019
- Interazioni tra farmaci e fitoterapici Nel corso degli ultimi anni, sono stati pubblicati numerosi studi che hanno valutato le possibili interazioni tra farmaci e fitoterapici. Tuttavia non è ancora chiaro l’impatto che queste interazioni possono avere sulla salute dei pazienti. Una meta-analisi e una revisione della letteratura pubblicata su Phamacological Research ci aiuta a riassumere le attuali evidenze. I fitoterapici hanno fatto registrare, negli ultimi anni, un incremento importate nella loro vendita e utilizzo. Si stima infatti che il 20-35% dei pazienti che assumono terapie farmacologiche fanno concomitante uso di prodotti fitoterapici, condizione che predispone quindi all’insorgenza di possibili interazioni farmacologiche. Il presente studio si è focalizzato sulla ricerca delle interazioni farmaci-fitoterapici di tipo farmacocinetico e che quindi interferiscono sulla biodisponibilità del farmaco. In letteratura sono oltre 4000 gli articoli che hanno valutato nei volontari sani l’effetto di queste interazioni. Gli autori hanno condotto sia una revisione della letteratura (su 32 articoli) sia una meta-analisi (su 11 studi clinici per un totale di 152 volontari sani). In base ai risultati degli studi inclusi nella revisione della letteratura, gli autori suggeriscono che alcuni fitoterapici e, in particolare il the verde, possono determinare una riduzione significativa (di circa 85%) delle concentrazioni ematiche del beta-bloccante nadololo. Il meccanismo di interazione sembra essere legato alla capacità di alcuni cataboliti del the verde di competere con il trasportatore OATP1A2, proteina coinvolta nel uptake del nadololo. Gli studi inclusi nella meta-analisi hanno permesso di valutare l’effetto dell’erba di San Giovanni (Iperico), l’Echinacea Purpurea, il Ginko Biloba e Il Cardo Mariano (Silybum marianum) sul midazolam e, in generale, sui farmaci soggetti a metabolismo da parte del citocromo epatico CYP3A4. In dettaglio, le evidenze attuali indicano che l’erba di San Giovanni riduce la biodisponibilità, accelera la clearance, riduce l’emivita e il picco di concentrazione del midazolam. L’Echinacea purpurea induce un incremento della clearence e una riduzione dell’emivita del midazolam. Nessun interazione farmacocinetica significativa è stata invece descritta tra midazolam e Ginko Biloba o Cardo Mariano. E’ utile ricordare che il citocromo CYP3A4 è uno dei principali enzimi epatici di fase I deputato alla detossificazione dei farmaci. Molti xenobiotici possono indurre o inibire la sua sintesi e quindi modificare il metabolismo i numerosi farmaci, determinando reazioni potenzialmente gravi. I risultati dello studio indicano che i preparati contenenti the verde o l’erba di San Giovanni possono interagire con farmaci metabolizzati dal CYP3A4 o che competono con il trasportatore OATP1A2 e per tanto l’uso concomitante dovrebbe essere ritenuto non sicuro. Ulteriori studi clinici sono necessari per comprendere meglio l’impatto clinico di queste interazioni. Awortwe C, Bruckmueller H, Cascorbi I. Interaction of herbal products with prescribed medications: A systematic review and meta-analysis. Pharmacol Res. 2019 Mar;141:397-408. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30660822 - 21/06/2019
- Qualcuno ancora crede che Il vaccino morbillo-parotite-rosolia sia causa di autismo? A distanza di 20 anni dalla pubblicazione dell’articolo, poi ritirato, che metteva in relazione i vaccini con l’autismo, esiste ancora chi decide di non vaccinare i propri figli per questa ingiustificata paura. Uno studio sul database informatico del sistema sanitario danese, effettuato su 650000 bambini, dimostra ancora una volta, e con un peso statistico schiacciante, la totale assenza di relazione causa-effetto tra vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia e autismo. L’ipotetica associazione tra il vaccino MMR (measles, mumps, rubella – morbillo, parotite, rosolia) e l’autismo continua a causare preoccupazioni e ridurre l’accettazione dei vaccini nonostante la mole di studi osservazionali e meta-analisi accumulatesi nel tempo, delle quali nessuna è stata in grado di verificare un nesso di causalità. In un recente studio pubblicato su Annals of Internal Medicine, sono state prese in considerazione le cartelle sanitarie di 657461 bambini a partire da un anno di vita e fino ad un massimo di 14 anni di follow-up. La popolazione è stata stratificata sulla base di fattori di rischio ambientali e familiari, in modo da valutare l’ipotesi che l’autismo possa verificarsi soprattutto nel contesto di bambini suscettibili piuttosto che nella popolazione generale; inoltre sono stati presi in considerazione diversi intervalli di tempo dal momento della vaccinazione, in modo da valutare l’ipotesi che esista una possibile clusterizzazione dei casi di autismo nel primo periodo che segue la vaccinazione. Risultati Nelle bambine e nella popolazione dei nati tra il 1999 e il 2001 l’aver ricevuto il vaccino MMR ha mostrato un lieve effetto protettivo. Il vaccino non ha aumentato il rischio di autismo nelle popolazioni considerate a rischio, i vaccinati in età molto precoci, chi possiede un fratello o sorella affetti da autismo. Riguardo al possibile criterio cronologico, gli autori non hanno trovato un periodo maggiormente a rischio nel seguito della vaccinazione MMR. Conclusioni Nelle parole degli autori: “Non abbiamo trovato nessuna evidenza a supporto dell’ipotesi di un maggior rischio di autismo dopo il vaccino MMR, nessun supporto per l’ipotesi che il vaccino MMR possa scatenare l’autismo nei bambini particolarmente suscettibili per via di fattori ambientali e familiari, e nessun supporto di autismo che si manifesta nei periodi subito seguenti la vaccinazione”. Inoltre: “Data la numerosità del nostro campione [6417 casi di disturbi dello spettro autistico], possiamo concludere che persino piccole variazioni del rischio di autismo in seguito alla vaccinazione MMR sono improbabili“. Hviid A. et al. “Measles, Mumps, Rubella Vaccination and Autism: A Nationwide Cohort Study” Annals of Internal Medicine, 2019. doi: 10.7326/M18-2101 - 21/06/2019
- L’uso eccessivo di antibiotici nell’arco della vita è associato a malattie cardiovascolari? Uno studio di coorte pubblicato sull’European Heart Journal mette luce sulla associazione tra uso di antibiotici per lunghi periodi di tempo nelle fasce di età più avanzate e il rischio di andare incontro a malattie cardiovascolari. È un dato di fatto che gli antibiotici vengono prescritti spesso in maniera inappropriata. Oltre a contribuire al fenomeno dell’antibiotico-resistenza, ciò significa anche esporre inutilmente i pazienti ad eventi avversi da farmaco. La Società Europea di Cardiologia ha commissionato un articolo con l’obiettivo di valutare le conseguenze a livello cardiovascolare di un uso prolungato di antibiotici nell’arco della vita. Lo studio è stato eseguito in una coorte composta da 36000 donne, inizialmente non affette da patologie cardiovascolari. Alcune classi di antibiotici sono associate al prolungamento dell’intervallo QT e torsioni di punta, potenziali cause di aritmie fatali; altri ancora stimolano la proliferazione e l’attività dei macrofagi, il che potrebbe indurre aterosclerosi. Inoltre, l’uso di antibiotici tende a modificare il cosiddetto microbiota intestinale, aumentando la prevalenza di batteri patogeni e riducendo contestualmente il numero di batteri probiotici, elementi associati ad anomalie di tipo cardio-metabolico. Alcuni studi (ma non tutti) hanno evidenziato un’associazione tra macrolidi e morte cardiaca improvvisa, soprattutto in pazienti con preesistenti malattie quali coronaropatia, arteriopatia periferica, infezioni o polmonite. Nello studio in oggetto, è stato preso in esame un periodo di follow-up di 8 anni per ciascun soggetto; la popolazione è stata stratificata sulla base dell’esposizione agli antibiotici (nessuna, meno di 15 giorni, dai 15 giorni ai 2 mesi, più di 2 mesi) e secondo le fasce d’età 20-39 anni, 40-59 anni, >60 anni. Risultati Le donne che avevano utilizzato antibiotici per periodi più lunghi avevano una probabilità più alta di appartenere a profili di rischio cardiovascolare più sfavorevoli, avendo in genere una familiarità per infarto miocardico, un body mass index più elevato, anomalie metaboliche (es. ipertensione, ipercolesterolemia e diabete); inoltre, questi soggetti facevano più spesso uso di altri farmaci. Le tre cause più comuni per la prescrizione dell’antibiotico sono state le infezioni respiratorie, le infezioni urinarie e le procedure dentali. L’esposizione agli antibiotici per lunghi periodi nella seconda e terza fascia d’età è associata ad aumento di malattie cardiovascolari, con un hazard ratio nel caso di esposizioni superiori ai 2 mesi di 1.44 per l’età avanzata e 1.39 per l’età adulta. Heianza Y. et al. “Duration and life-stage of antibiotic use and risk of cardiovascular events in women” European Heart Journal, 2019 doi:10.1093/eurheart/ehz231 - 14/06/2019
- Eventi avversi 2.0 – le raccomandazioni SERIO Una lettera indirizzata al direttore della rivista European Journal of Cancer, illustra le 5 raccomandazioni che devono essere seguite per migliorare la segnalazione di ADR da farmaci inibitori del checkpoint. Il numero di pazienti che ricevono una chemioterapia con gli inibitori del check-point immunitario (ICI), da sola o in combinazione con altri chemioterapici, è in continuo aumento, quindi è fondamentale riconoscere e gestire in maniera appropriata le ADR derivanti dall’utilizzo di questi medicinali, al fine di ridurre la morbilità associata alla terapia e la possibile mortalità. Un gruppo di oncologi ha sviluppato 5 raccomandazioni per la segnalazione di effetti avversi in ImmunoOncologia (SERIO), con lo scopo di aumentare le conoscenze sugli eventi avversi correlati all’utilizzo di queste terapie. Gli eventi avversi che si sviluppano a seguito del trattamento con gli inibitori del check-point, possono interessare tutti gli organi e tutti gli apparati, e possono determinare danni permanenti anche a distanza di mesi dopo l’ultimo ciclo terapeutico; per questo è fondamentale cercare di creare un percorso standardizzato per la segnalazione delle ADR derivanti da questi medicinali. le 5 raccomandazioni: 1. Documentare gli Eventi Avversi (EA) che cambiano la vita Le segnalazioni di tossicità registrate durante i trial clinici hanno analizzato anche la frequenza delle ADR permanenti indotte dalla terapia. Quando viene scelta una terapia per un paziente, solitamente si opta per un inibitore del check-point ben tollerato, con danni permanenti rari (ad esempio, inibitore combinato BRAF/MEK per il trattamento nel melanoma). Ciò è molto importante per i pazienti con un basso rischio di recidiva dove la bassa probabilità di avere una patologia dovuta al trattamento come il diabete mellito di tipo 1 o le tossicità neurologiche che portano a una disabilità permanente, è rilevante. 2. Analizzare gli Eventi Avversi rari e fatali Gli eventi avversi, correlati al trattamento, rari e fatali devono essere documentati e analizzati in modo dettagliato nei report degli studi clinici; essi non vengono inseriti nelle tabelle degli RCP se non raggiungono una frequenza superiore al 5%. È importante sottolineare che la frequenza non corrisponde alla gravità di un dato effetto collaterale e che gli EA rari potrebbero manifestarsi solo con il trattamento di coorti più ampie, per questo motivo è necessario un registro di monitoraggio. 3. Acquisire dati prospettici sulla tossicità I dati sugli effetti avversi devono essere raccolti prospetticamente perché la loro gestione determina in modo critico la morbilità e la mortalità nei pazienti che ricevono queste terapie. Le valutazioni fatte durante gli studi clinici in merito a fattori di rischio, incidenza, caratterizzazione patogena e gestione degli effetti collaterali sono molto carenti e scarse; lo studio degli EA è cruciale, specialmente in casi gravi, rari e quando la terapia viene somministrata in concomitanza ad altri farmaci come ad esempio steroidi, infliximab o micofenolato. Il Giappone ha condotto uno studio prospettico post-marketing, dove sono stati analizzati i dati degli esami di più di 10.000 pazienti trattati con ICI e sono stati dati importanti indizi sugli effetti collaterali neurologici immuno-correlati a queste terapie. 4. Assistere i sottogruppi di pazienti con particolari patologie I dati sui pazienti con malattie autoimmuni, infezione da HIV, epatite B 0 C e i pazienti con trapianti di organi solidi sono stati esclusi dai trial clinici; negli ultimi anni molti studi stanno focalizando l’attenzione anche su questi sottogruppi di pazienti, al fine di aiutare il medico curante a prevenire le possibili interazioni tra gli inibitori del check-point e i farmaci già assunti dal paziente, e essere in grado di anticipare l’esacerbazione dell’autoimmunità o il rigetto del trapianto. 5. Riportare risultati a lungo termine Infine, è necessario il follow-up a lungo termine degli effetti avversi e della qualità della vita nei pazienti che vengono inclusi nelle sperimentazioni cliniche. L’immunoterapia ha aperto una nuova era di “sopravvivenza”, in particolare nelle neoplasie come il melanoma avanzato, tuttavia, gli effetti collaterali possono manifestarsi a lungo dopo il completamento della terapia con inibitori del checkpoint. La valutazione della morbilità e della mortalità associata a queste terapie è fondamentale per ottimizzarne il beneficio. Ciò richiede dati di elevata qualità per analizzare la patogenesi e la gestione degli effetti collaterali per aumentare la sicurezza dei pazienti. Le raccomandazioni SERIO hanno lo scopo di migliorare la segnalazione degli effetti collaterali dell’immunoterapia nell’ambito di studi clinici, la sorveglianza postmarketing e di ottenere informazioni sui fattori di rischio e sulla gestione degli effetti collaterali rari e gravi. Link: Adverse events 2.0—Let us get SERIOs - 14/06/2019
- Le reazioni avverse cutanee gravi Le reazioni avverse della cute sono numerose, con una gravità variabile e spesso sono imprevedibili. ABSTRACT Le reazioni avverse cutanee gravi (severe cutaneous adverse reactions-SCAR) comprendono la pustolosi esantematica generalizzata acuta, la sindrome da ipersensibilità indotta da farmaci o sindrome da ipersensibilità, la sindrome di Stevens-Johnson e la necrolisi epidermica tossica. Sono tutte reazioni di ipersensibilità ritardate di tipo IV in cui la risposta immunitaria farmaco-specifica, mediata da cellule T, è la causa della malattia; inoltre, si sviluppano specifiche sotto-popolazioni di cellule T, in risposta a determinate condizioni ambientali, che producono citochine che caratterizzano i vari fenotipi (i linfociti T citotossici, T-helper di tipo 1 (Th1), Th2, Th17 e le cellule T regolatorie (Treg) partecipano allo sviluppo dei fenotipi di SCAR). I vari fenotipi derivano dalle complesse interazioni tra le diverse linee cellulari, i loro prodotti, i mediatori solubili e i fattori genetici e ambientali. Negli ultimi anni, la ricerca ha determinato l’incidenza che le varie linee cellulari e i mediatori hanno nella variabilità dei fenotipi di SCAR, ma ancora molto rimane da scoprire. Nell’articolo vengono analizzate nel dettaglio le principali reazioni cutanee gravi e i meccanismi fisiopatologici che le determinano. Link: https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-019-00825-2 - 07/06/2019
- Alemtuzumab ed emorragia intracranica Alcuni indizi identificano alterazioni della pressione arteriosa quali possibili cause di emorragie intracraniche nei pazienti affetti da Sclerosi Multipla Recivante-Remittente in terapia con Alemtuzumab Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale che si lega al CD52, una proteina di membrana espressa ad alti livelli nei linfociti T e B, a bassi livelli in altre cellule del sistema immune innato. Si tratta di un potente farmaco utilizzato nel trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente, capace di esercitare effetti positivi anche a distanza di anni dal termine della terapia. Purtroppo, nonostante l’efficacia, il suo utilizzo è limitato da importanti e talvolta fatali eventi avversi. Un esempio sono le reazioni da infusione, probabilmente innescate dal rilascio di citochine, che si verificano in più del 90% dei pazienti. L’emorragia intracranica è una tra le complicanze rare ma certamente di grande rilevanza clinica. In una lettera pubblicata su The Lancet Neurology, si fa il punto sulle informazioni cliniche disponibili riguardo a una piccola coorte di pazienti andate incontro ad emorragia intracranica in seguito all’infusione di alemtuzumab. Si trattava di donne con una lunga storia di sclerosi multipla (8-21 anni), senza precedenti cardiovascolari ischemici né disturbi della coagulazione o altre patologie che predispongono ad eventi cerebrovascolari. Le emorragie nella maggior parte dei casi si erano verificate nell’arco di poche ore e fino a un giorno dopo l’infusione. Sulla base della sede e delle caratteristiche delle emorragie, gli autori hanno ipotizzato che si trattasse di conseguenze legate all’ipertensione arteriosa. In effetti, durante l’infusione del farmaco, ad alcune di queste pazienti erano stati riscontrati valori pressori significativamente alterati. Sappiamo che l’infusione di alemtuzumab può alterare la pressione arteriosa, nella maggior parte dei casi riducendola. Nel caso di queste pazienti, invece, è stato riscontrato un aumento dei valori pressori basali in media di 20 mmHg, oppure, in alcuni casi, una notevole oscillazione dei valori. Gli autori ipotizzano quindi che alemtuzumab possa causare in alcuni pazienti delle fluttuazioni notevoli della pressione arteriosa, anche a distanza di diverse ore dall’infusione. Per questa ragione, raccomandano che i pazienti affetti da sclerosi multipla in cui viene riscontrata ipertensione arteriosa durante l’infusione di alemtuzumab vengano monitorati strettamente, possibilmente in ambiente ospedaliero, per diverse ore dopo la somministrazione del farmaco. Azevedo C. et al. “Intracerebral haemorrhage during alemtuzumab administation” The Lancet Neurology, Aprile 2019. http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(19)30076-6 - 07/06/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Maggio 2019 Note Informative Importanti sull’uso dei medicinali a base di domperidone – 2/5/19 Promemoria sulle raccomandazioni per la minimizzazione dei rischi cardiaci ed eliminazione dell’indicazione in pediatria. L’uso di domperidone è associato ad un aumento del rischio di eventi avversi cardiaci gravi, tra cui prolungamento dell’intervallo QTc, torsioni di punta, grave aritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa. I medicinali a base di domperidone sono controindicati: nei pazienti con insufficienza epatica da moderata a grave nei pazienti che presentano un prolungamento noto degli intervalli nel sistema di conduzione cardiaco (QTc in particolare) e nei pazienti con disturbi elettrolitici significativi o malattie cardiache quali ad esempio l’insufficienza cardiaca congestizia in caso di somministrazione concomitante dei farmaci che inducono il prolungamento del QT in caso di somministrazione concomitante di potenti inibitori di CYP3A4 (a prescindere dai relativi effetti di prolungamento del QT) Domperidone deve essere usato alla minima dose efficace per il minor tempo possibile. La durata massima del trattamento solitamente non deve eccedere una settimana. A seguito di nuove evidenze sull’uso di domperidone in pediatria, l’indicazione nei bambini di età inferiore a 12 anni o peso inferiore a 35 kg è stata eliminata*. Il rapporto beneficio/rischio di domperidone rimane positivo per alleviare i sintomi di nausea e vomito negli adulti e adolescenti a partire dai 12 anni di età e dai 35 kg di peso. Fonte:http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-sulluso-dei-medicinali-base-di-domperidone-02052019 su Lartruvo (olaratumab) – 6/5/19 Revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio europea DI Lartruvo (olaratumab) a causa di mancanza di efficacia terapeutica. Lo studio di fase 3 (ANNOUNCE) di Lartruvo in combinazione con doxorubicina in pazienti con sarcoma dei tessuti molli (STS) in fase avanzata o metastatica non ha confermato il beneficio clinico di Lartruvo. Di conseguenza, il rapporto beneficio – rischio di Lartruvo non è favorevole e l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea sarà revocata. Nessun nuovo paziente deve iniziare l’assunzione di Lartruvo al di fuori di una sperimentazione clinica. Per i pazienti attualmente in trattamento con Lartruvo, devono essere prese in considerazione le opzioni di trattamento disponibili. Se ritiene che continuare il trattamento con Lartruvo sia nel miglior interesse di uno specifico paziente, può valutare le opzioni per continuare la fornitura del medicinale con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), utilizzando il seguente contatto usocompassionevole@aifa.gov.it Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-lartruvo-olaratumab-06052019 su Lapatinib (Tyverb) – 16/5/19 Importante aggiornamento del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto DI Lapatinib (Tyverb). Le Indicazioni terapeutiche (paragrafo 4.1 del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di lapatinib) sono state corrette per reinserire l’informazione che non sono disponibili dati sull’efficacia di lapatinib rispetto a trastuzumab entrambi usati in associazione con un inibitore dell’aromatasi, nelle donne in post-menopausa con malattia metastatica positiva per il recettore ormonale, precedentemente trattate con trastuzumab o con un inibitore dell’aromatasi. E’ stata anche cancellata la corrispondente informazione relativa ai risultati dello studio EGF114299, nel paragrafo 5.1 del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Queste modifiche sono dovute al rilevamento di errori nei risultati di efficacia dello Studio EGF114299. Questo studio ha valutato l’efficacia e la sicurezza di lapatinib in associazione con un inibitore dell’aromatasi nelle donne in post-menopausa con carcinoma mammario HR+/HER2+ metastatico in progressione dopo un precedente regime chemioterapico contenente trastuzumab e terapie endocrine. Per le pazienti attualmente in trattamento con lapatinib in associazione con un inibitore dell’aromatasi, in progressione dopo precedente terapia contenente trastuzumab, la decisione di continuare la terapia deve essere presa caso per caso. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-lapatinib-tyverb-16052019 su anticoagulanti Orali ad Azione Direttta (DOAC) – 20/5/19 Gli anticoagulanti Orali ad Azione Direttta (DOAC): Apixaban (Eliquis), dabigatran etexilato (Pradaxa), edoxaban (Lixiana/Roteas) e rivaroxaban (Xarelto) non sono raccomandati nei pazienti con sindrome antifosfolipidica a causa del possibile aumento del rischio di eventi trombotici ricorrenti. Nei pazienti con una storia di trombosi accertata con sindrome antifosfolipidica (APS), l’uso di rivaroxaban è stato associato ad un aumento del rischio di eventi trombotici ricorrenti rispetto al warfarin. Altri DOAC (Anticoagulanti Orali ad azione diretta apixaban, edoxaban e dabigatran etexilato) potrebbero essere associati ad un analogo aumento del rischio di eventi trombotici ricorrenti, rispetto ad un antagonista della vitamina K come il warfarin. I DOAC non sono raccomandati nei pazienti con APS, in particolare nei pazienti ad alto rischio (quelli che risultano positivi a tutti e tre i test per la determinazione degli anticorpi antifosfolipidi: lupus anticoagulante, anticorpi anti-cardiolipina e anticorpi anti-beta 2 glicoproteina I). Valuti se sia appropriato continuare il trattamento nei pazienti con APS che attualmente ricevono un DOAC per prevenire eventi tromboembolici, in particolare nei pazienti ad alto rischio, e consideri il passaggio a un antagonista della vitamina K. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-anticoagulanti-orali-ad-azione-direttta-doac-20052019 su Androcur (ciproterone acetato) – 20/5/19 Informazioni di sicurezza sul rischio di meningioma nei pazienti in trattamento con Androcur (ciproterone acetato). L’Agenzia Sanitaria Francese (ANSM) ha pubblicato nel settembre-ottobre 2018, sul proprio sito, due note informative importanti (NII) dirette ai professionisti sanitari per informarli dei risultati di uno studio farmaco-epidemiologico sul rischio di meningioma durante l’uso prolungato di ciproterone acetato (Androcur 50 e medicinali equivalenti) nelle donne. I risultati di tale studio non sono ancora stati pubblicati. A livello nazionale, si ricorda ai prescrittori di Androcur (ciproterone acetato) di attenersi alle seguenti informazioni di sicurezza riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e rilevanti in merito al rischio di meningioma: in Italia l’uso di Androcur non è indicato nelle donne; Androcur è controindicato e non deve essere somministrato ai pazienti con meningioma o con anamnesi di meningioma; tale valutazione deve essere effettuata prima dell’inizio del trattamento. se ad un paziente trattato con Androcur viene diagnosticato un meningioma, il trattamento deve essere interrotto. è stata segnalata la comparsa di meningiomi (singoli e multipli) in associazione all’uso prolungato (anni) di ciproterone acetato a dosi pari o superiori a 25 mg/die; il meningioma rientra tra gli effetti indesiderati di Androcur che si verificano con frequenza non nota. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-androcur-ciproterone-acetato-20052019 su XELJANZ (tofacitinib) – 28/5/19 L’EMA sta effettuando una revisione del rapporto beneficio/rischio di Xeljanz (tofacitinib) in tutte le indicazioni autorizzate, a seguito dei risultati dello studio clinico A3921133 attualmente in corso che ha mostrato un aumento del rischio di embolia polmonare con tofacitinib alla dose di 10 mg due volte al giorno. Sono state concordate le seguenti misure fino al completamento di questa revisione. Tofacitinib 10 mg due volte al giorno è controindicato nei pazienti affetti da una o più delle seguenti condizioni: Uso di contraccettivi orali combinati o terapia ormonale sostitutiva Scompenso cardiaco Tromboembolia venosa pregressa, sia trombosi venosa profonda sia embolia polmonare Disturbo ereditario della coagulazione Neoplasia Pazienti sottoposti a un intervento chirurgico maggiore. I fattori di rischio aggiuntivi che devono essere tenuti in considerazione per determinare il rischio che il paziente sviluppi embolia polmonare sono: età, obesità, status di fumatore e immobilizzazione. I pazienti che sono correntemente trattati con la dose da 10 mg due volte al giorno e che sono ad alto rischio di embolia polmonare devono essere spostati su trattamenti I pazienti in trattamento con tofacitinib, a prescindere dall’indicazione, devono essere monitorati per l’individuazione di segni e sintomi di embolia polmonare, e bisogna consigliare loro di consultare immediatamente un medico nel caso si manifestino. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xeljanz-tofacitinib-28052019 Notizie da EMA fenspiride – 17/5/19 Il Comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato di revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali a base di fenspiride, in modo che non possano più essere commercializzati nell’UE. Ciò fa seguito ad un riesame che ha confermato che questi medicinali per la tosse potrebbero causare disturbi del ritmo cardiaco. Il PRAC ha tenuto conto di tutte le evidenze disponibili nel suo riesame. Ciò includeva casi di prolungamento del QT e torsades de pointes (anomalie dell’attività elettrica del cuore che possono portare a disturbi del ritmo cardiaco) in pazienti che utilizzavano questi medicinali, risultati di studi di laboratorio, dati della letteratura pubblicata e input degli stakeholder I disturbi del ritmo cardiaco possono essere gravi e verificarsi improvvisamente, e non è possibile identificare in anticipo i pazienti che possono essere a rischio di questi problemi con fenspiride. Per contro, i medicinali a base di fenspiride sono usati per trattare una patologia non grave, la tosse. Pertanto, il PRAC ha ritenuto che questi medicinali non debbano più essere commercializzati. La raccomandazione PRAC sarà ora inviata al CMDh per prendere una decisione in merito alla sua attuazione. Il CMDh è un organismo che rappresenta gli Stati membri dell’UE, nonché l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-fenspiride-17052019 le restrizioni nell’uso di Xeljanz mentre l’EMA esamina il rischio di embolia nei polmoni – 17/5/19 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha raccomandato che i medici non devono più prescrivere Xeljanz (tofacitinib) nel dosaggio di 10 mg due volte al giorno in pazienti che sono ad alto rischio di embolia polmonare. Tale categoria include i pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca, cancro, malattie ereditarie della coagulazione del sangue o storia di coaguli di sangue, così come i pazienti che assumono contraccettivi ormonali combinati, terapia ormonale sostitutiva o sono sottoposti a un intervento chirurgico maggiore. Inoltre i medici devono considerare altri fattori che possono aumentare il rischio di coaguli di sangue nei polmoni, compresi l’età, l’obesità, il fumo o l’immobilità. Xeljanz è attualmente autorizzato per il trattamento dell’artrite reumatoide, dell’artrite psoriasica e della colite ulcerosa grave. La raccomandazione del PRAC è conseguente ai risultati di uno studio in corso (studio A3921133) condotto in pazienti con artrite reumatoide. Tale studio ha mostrato un aumentato rischio di coaguli di sangue nei polmoni e di morte quando è stata utilizzata la dose di 10 mg per due volte al giorno, che è il doppio del dosaggio raccomandato per l’artrite reumatoide. La nuova raccomandazione chiarisce che, poiché 10 mg è l’unica dose iniziale raccomandata per la colite ulcerosa, i pazienti con questa condizione che sono ad alto rischio di coaguli di sangue non devono iniziare la terapia con Xeljanz. I pazienti ad alto rischio che attualmente assumono questo dosaggio per qualsiasi condizione devono passare a trattamenti alternativi. I pazienti non devono interrompere o modificare il dosaggio di Xeljanz senza parlarne al proprio medico. I pazienti devono consultare immediatamente un medico se manifestano sintomi come difficoltà respiratorie, dolore al petto o alla parte superiore della schiena e tosse con sangue, che potrebbe indicare la presenza di un coagulo di sangue nei polmoni. Le nuove raccomandazioni sono temporanee e seguono la precedente raccomandazione del PRAC di non superare la dose raccomandata di 5 mg due volte al giorno nel trattamento dell’artrite reumatoide. Il PRAC effettuerà ora una revisione di tutte le evidenze disponibili e una volta completata la revisione verranno fornite indicazioni aggiornate ai pazienti e agli operatori sanitari. Vedi allegato EMA/267216/2019 Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xeljanz-tofacitinib-17052019 fenspiride – 30/5/19 Il 16 Maggio 2019, il comitato di sicurezza dell’EMA (PRAC) ha raccomandato di revocare le autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali a base di fenspiride, in modo che non possano più essere commercializzati nell’UE. Ciò fa seguito ad un riesame che ha confermato che questi medicinali per la tosse potrebbero causare disturbi del ritmo cardiaco. Il PRAC ha tenuto conto di tutte le evidenze disponibili nel suo riesame. Ciò includeva casi di prolungamento del QT e torsades de pointes (anomalie dell’attività elettrica del cuore che possono portare a disturbi del ritmo cardiaco) in pazienti che utilizzavano questi medicinali, risultati di studi di laboratorio, dati della letteratura pubblicata e input degli stakeholder I disturbi del ritmo cardiaco possono essere gravi e verificarsi improvvisamente, e non è possibile identificare in anticipo i pazienti che possono essere a rischio di questi problemi con fenspiride. Per contro, i medicinali a base di fenspiride sono usati per trattare una patologia non grave, la tosse. Pertanto, il PRAC ha ritenuto che questi medicinali non debbano più essere commercializzati. La raccomandazione PRAC è stata adottata dal CMDh per consenso e sarà attuata direttamente a livello nazionale nei paesi nei quali il medicinale è autorizzato. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-fenspiride-30052019 medicinali a base metocarbamolo e paracetamolo – 30/5/19 L’EMA ha avviato una rivalutazione dell’efficacia dei medicinali a base della combinazione metocarbamolo e paracetamolo nel trattamento degli spasmi muscolari dolorosi. La rivalutazione è condotta su richiesta dell’agenzia tedesca dei medicinali, BfArM, la quale ha ricevuto una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per un medicinale generico basata sul prodotto di riferimento Robaxisal compuesto, un medicinale autorizzato in Spagna per il trattamento degli spasmi muscolari dolorosi associati a diversi disturbi muscolari a breve termine, come la lombalgia. Robaxisal compuesto, che è autorizzato da molti anni, contiene metocarbamolo, un medicinale che riduce gli spasmi muscolari, e paracetamolo, un antidolorifico. Tuttavia evidenze più recenti suggeriscono che questi due principi attivi, nelle dosi in cui sono associati nel medicinale, potrebbero non essere efficaci in condizioni come la lombalgia, indicazione per la quale la combinazione è attualmente utilizzata. Pertanto l’agenzia tedesca ha chiesto all’EMA di rivalutare l’efficacia della combinazione. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-su-medicinali-base-metocarbamolo-e-paracetamolo-30052019 - 31/05/2019
- Reazioni di fotosensibilità farmaco-indotte: un update sui farmaci coinvolti, sulla prevenzione e gestione delle reazioni avverse Le manifestazioni cutanee da fotosensibilità sono reazioni avverse (ADR) che si manifestano in risposta all’associazione di due fattori: l’assunzione di un farmaco e l’esposizione a radiazioni ultraviolette o dello spettro visibile. Oltre all’esposizione a radiazioni ultraviolette (UV) anche le caratteristiche del farmaco sono cruciali nella genesi di questo tipo di reazioni. Le reazioni da fotosensibilità sono frequenti e rappresentano circa 8% di tutte le ADR cutanee. In base al meccanismo di azione, possono essere classificate in reazioni fotoallergiche o fototossiche. La patogenesi delle prime è basata su risposte da ipersensibilità di tipo IV (o cellulo-mediata), hanno bassa incidenza e insorgono in soggetti suscettibili, e sensibilizzati, sotto forma di eruzioni eczematose simili istologicamente a quelle della dermatite da contatto. Le reazioni fototossiche, invece, sono più frequenti, insorgono rapidamente (<24 h dall’esposizione solare) e non sono su base immuno-mediata, bensì sono il risultato di un danno cellulare diretto. Le reazioni da fototossicità si manifestano in tutti gli individui esposti (a dosi sufficienti di farmaco e radiazioni UV) e sono clinicamente simili alle ustioni solari e caratterizzate da eritema, bruciore e prurito. Inoltre le reazioni da fotosensibilità, possono essere un fattore di rischio per l’insorgenza di alcune malattie maligne come melanoma e carcinoma cheratinocitico. La maggior parte delle reazioni può essere diagnosticata sulla base della storia clinica (anamnesi farmacologica e relazione temporale con esposizione a radiazioni) e dell’esame obiettivo e solo raramente sono necessari test di fotosensibilità. I distretti corporei coinvolti con più frequenza sono il viso, il collo, le estremità distali degli arti superiori. Aree normalmente risparmiate sono invece la regione auricolare posteriore, la regione sotto-mandibolare del collo e le regioni retro-articolari. Come verrà descritto nel dettaglio nei paragrafi successivi, particolare attenzione deve essere prestata ai pazienti che assumo: tetracicline, amiodarone, clorpromazina, voriconazolo, idroclorotiazide, naprossene, piroxicam. In presenza di questi trattamenti è utile sconsigliare l’esposizione solare e suggerire l’applicazione delle dovute protezioni per via topica. Nei pazienti con lesioni gravi e sintomatiche l’uso di cortisonici topici e sistemici può essere utile alla risoluzione del quadro clinico, sebbene la prevenzione secondaria (non esposizione al sole) deve essere la prima opzione terapeutica da attuare. Antibiotici e i farmaci antimicrobici sono le classe farmacologica che si associa con maggiore frequenza a reazioni da fotosensibilità. In particolare, tetraciclina e doxiciclina determinano generalmente reazioni su base fototossica e le reazioni cutanee da doxiciclina sono dose dipendente, come descritto da Layton A.M. e colleghi in uno studio pubblicato nel 1993, e si manifesterebbero con le dosi di 100, 150 e 200 mg/die a frequenza di 3, 20 e 42%, rispettivamente. L’acido nalidixico, il capostipite dei fluorochinolonici, e i suoi derivati sono molecole fotosensibilizzanti che si associno a reazioni sia di tipo fotoallergico che fototossico. I derivati che contengono in posizione 8 un gruppo alogeno, come la lomefloxacina, hanno maggiore potere fototossico, mentre molecole come la levofloxacina e la ciprofloxacina si assocerebbero con meno frequenza a reazioni avverse cutanee. Generalmente le reazioni da fotosensibilità prodotte dai fluorochinolonici tendono a scomparire entro 1 settimana dalla sospensione del farmaco, normalmente con restitutio ad integrum. Ulteriori studi sono invece necessari per poter affermare una relazione diretta tra uso di fluorochinolonici e incremento del rischio di melanoma. Reazioni da fotosensibilità sono descritte anche per gli antimicotici e in particolare per il voriconazolo. Sebbene sia tipicamente ben tollerato, effetti avversi gravi, incluse le reazioni di fotosensibilità, sono state riportate in letteratura e il variconazolo è considerato il secondo farmaco per frequenza ad associarsi a reazioni da fotosensibilità. In letteratura, oltre alle classiche reazioni, si riportano anche cheliti, pseudoporfiria e foto-onicolisi. Il rischio di sviluppare manifestazioni avverse è proporzionale al tempo di esposizione al farmaco e le reazioni tendono ad insorgere a lungo termine, dopo mesi di terapia. La sospensione della terapia si associa a completa risoluzione delle manifestazioni cutanee. Fotodermatiti sono descritte anche per itraconazolo e ketoconazolo, ma non per il fluconazolo. Reazioni di fotosensibilità sono state descritte anche per farmaci antimalarici come la chinidina e per l’efavirez, farmaco ampiamente utilizzato per il trattamento delle infezioni da HIV. Reazioni da fotosensibilità sono descritte per quasi la totali dei FANS, ma i report più numerosi sono per il naproxene, il piroxicam e il benoxaprofen, molecola revocata dal commercio per l’elevata incidenza di reazioni severe cutanee. L’ibuprofene, invece, non è considerato un potente fotosensibilizzante e sarebbe presente in letteratura solo un case report. Inoltre, sono presenti in letteratura casi di fotosensibilizzazione associati ad inibitori COX-2 come il celecoxib. Sono 60 i casi pubblicati in letteratura che descrivono fototossicità, prevalentemente sotto forma di eczemi e reazioni da ustioni solari, indotta dal diuretico idroclorotiazide. E’ importante sottolineare che reazioni di fotosensibilità possono comparire anche a distanza di anni dalla sospensione del farmaco. L’uso del diuretico furosemide determinerebbe, invece, con meno frequenza eruzioni cutanee e produrrebbe prevalentemente lesioni di tipo bolloso. Tra gli ACE inibitori, il ramipril, quinapril e enalapril sono i farmaci con proprietà fototossiche. Amlodipina e nifedipena, calcio antagonisti diidropiridinici, possono causare teleangectasie facciali nelle aree fotoesposte. Tra i farmaci anti-aritmici, l’amiodarone è probabilmente il principale responsabile di queste reazioni. Infatti l’amiodarone si accompagna a lesioni fototossiche con una prevalenza dal 7 al 50% a seconda della studio. Clinicamente si manifestano come eritema e eczema nelle sedi fotoesposte, spesso precedute da dolore urente e parestesie. Nel 2% dei casi l’amiodarone può produrre lesioni pigmentate di colore grigio-bluastro e che tendono a risolversi dopo la sospensione del farmaco. Reazioni di fotosensibilità, sebbene con frequenza inferiore rispetto all’amiodarone, si registrano anche per l’antiaritmico dronedarone. Reazioni di fotosensibilità sono descritte anche per alcuni chemioterapici oncologici. Il vemurafenib, inibitore del BRAF e indicato per il trattamento del melanoma avanzato, è uno dei principali farmaci a causare lesioni a carico del distretto cutaneo e le reazioni da fotosensibilità sono le manifestazioni avverse più frequenti (fino al 60% di tutte le reazioni a carico cutaneo). Inoltre esistono evidenze in letteratura anche per il fluorouracile, la dacarbazina, il paclitaxel, la doxorubicina e la vinblastina. Gli antipsicotici fenotiazinici, come la clorpromazina e la tioridaziona, causano frequentemente reazioni cutanee. La clorpromaziona può determinare fotosensibilità con manifestazioni caratterizzata da eritemi solari, reazioni lichenoidi, eruzioni bollose e lesioni pigmentate (da grigio a violaceo). Reazioni da ipersensibilità cutanea sono descritte anche per l’aloperidolo, mentre gli antipsicotici atipici si associarebbero con meno frequenza a queste reazioni. Anche gli antidepressivi triciclici correlati chimicamente alle fenotiazione sono farmaci fotosensibilizzanti, così come gli ansiolitici benzodiazepinici come l’alprazolam. Sebbene le evidenze in letteratura siano deboli e talvolta contrastanti, è utile ricordare che anche i farmaci estroprogestinici a scopo anticoncezionale, i retinoidi, la metformina, le statine, i fenofibrati e la carbamazepina possono determinare reazioni da ipersensibilità. Blakely KM, Drucker AM, Rosen CF. “Drug-Induced Photosensitivity-An Update: Culprit Drugs, Prevention and Management.” Drug Saf. 2019 Mar 19. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-019-00806-5 - 31/05/2019
- Come ridurre al minimo l’uso inappropriato dei farmaci La politerapia e l’impiego inappropriato dei farmaci, negli anziani con comorbidità, può determinare l’aumentare di reazioni avverse e l’incremento delle ospedalizzazioni non necessarie. Questo articolo pubblicato sul Therapeutic Advances in Drug Safety, illustra i criteri che devono essere presi in considerazione dai medici per la gestione dei pazienti poli-trattati, in maniera da ridurre al minimo le interazioni o l’insorgere di reazioni avverse da farmaco nei soggetti anziani. In generale, nelle linee guida pubblicate, i farmaci presenti per la cura di una determinata patologia, vengono inseriti sulla base dei risultati ottenuti durante gli studi clinici controllati randomizzati; nella maggior parte degli studi non vengono inclusi i pazienti anziani, e in particolare i pazienti anziani con comorbidità. La conseguenza principale è che, applicando le linee guida, per la singola malattia, su pazienti anziani con comorbidità e quindi poli-trattati, si ha un aumento del rischio di interazioni farmaco-farmaco, interazioni farmaco-malattia e scarsa aderenza alla terapia. In Europa, quasi il 25% dei residenti nelle case di cura assume 10 o più farmaci quotidianamente; la poli-terapia, definita come l’uso contemporaneo di cinque o più farmaci giornalieri, può naturalmente essere appropriata e giustificata per trattare pazienti anziani affetti da più patologie; tuttavia, quando questa è inappropriata, è associata a una serie di conseguenze avverse tra cui cadute, fratture dell’anca, declino cognitivo e ospedalizzazioni evitabili. E’ sopratutto in questi soggetti che bisogna ridurre al minimo le terapie potenzialmente inappropriate e eliminare i farmaci non necessari Gli eventi avversi da farmaco (ADR) causano o contribuiscono significativamente al 6-17% di tutti i ricoveri ospedalieri negli anziani. Questo dato è sottostimato in questa popolazione, perché si manifestano con una sintomatologia comune per l’età avanzata come la stanchezza, le vertigini, le cadute, la stitichezza o la confusione. Negli ultimi 30 anni, sono stati sviluppati numerosi strumenti, per la prescrizione di terapie potenzialmente inappropriate, che aiutano i medici nella gestione dei farmaci delle persone anziane clinicamente complesse, anche se la grande maggior parte delle persone anziane viene curata da medici che non hanno esperienza nel campo della medicina geriatrica e pertanto è necessario sviluppare metodi validi ed efficaci per assistere questi medici nella gestione di pazienti con comorbidità. All’interno dell’articolo vengono illustrati il metodo STOPP&START e il metodo FORTA, che permettono di valutare l’inappropriatezza prescrittiva; questi due strumenti sono utili per il medico in fase prescrittiva, perchè sono in grado di rilevare le potenziali prescrizioni inappropriate e allertare il clinico, migliorando l’appropriatezza prescrittiva e riducendo al minimo il rischio di gravi ADR. - 31/05/2019
- Montelukast nei bambini asmatici: rischio di eventi neuropsichiatrici Uno studio canadese cerca di fare luce sulla possibile associazione tra montelukast, terapia di mantenimento per l’asma, e il rischio di eventi di natura neuropsichiatrica. Si stima che Il 13% dei bambini soffra di asma. Il trattamento farmacologico in questa patologia si pone due obiettivi: da un lato il controllo delle crisi acute, la cosiddetta terapia a breve termine, dall’altro la riduzione dell’infiammazione bronchiale a lungo termine, ovvero la terapia di mantenimento. Appartenenti a quest’ultima categoria, gli antagonisti dei recettori per i leucotrieni (leukotriene receptor antagonists, LTRA), tra cui montelukast, agiscono attraverso il blocco dei mediatori dell’infiammazione che provocano broncocostrizione, e sono prescritti principalmente in associazione ai corticosteroidi per via inalatoria nell’asma da moderata a grave. Già nel 2009 alcuni studi di sorveglianza post-marketing avevano evidenziato che i bambini a cui si prescrive montelukast vanno incontro ad episodi di depressione, ansia, disturbi del sonno, aggressione o agitazione, ideazione suicidaria e tentativi di suicidio. In effetti, scandagliando i database della farmacovigilanza nazionali così come quello dell’OMS si trovano numerose segnalazioni di eventi avversi di natura neuropsichiatrica attribuiti a montelukast. Ciò detto, molti studi eseguiti finora non sono stati in grado di definire univocamente la relazione tra montelukast ed eventi neuropsichiatrici. In un articolo pubblicato sul Journal of Pediatrics, alcuni ricercatori canadesi hanno raccolto i dati di 898 bambini affetti da asma e in terapia di mantenimento al momento del loro primo evento neuropsichiatrico, cercando una correlazione con l’esposizione a montelukast e confrontando i dati con una popolazione di controllo (bambini asmatici non esposti a montelukast). Secondo i loro calcoli l’esposizione a montelukast aumenta di due volte la probabilità di andare incontro ad eventi neuropsichiatrici rispetto ad altre terapie di mantenimento per l’asma (es. cortisonici). Nella loro popolazione, l’evento più comune era rappresentato da ansia (48,6%), seguivano in ordine di frequenza i disturbi del sonno (26,1%), disturbi dell’umore (17%), disturbi legati all’uso di sostanze (11%). Quasi la metà dei casi avveniva entro 90 giorni dalla prescrizione del farmaco, mentre un ulteriore 22,2% avveniva tra i 90 e i 180 giorni. Dresden Glockler-Lauf et al. “Montelukast and Neuropsychiatric Events in Children with Asthma: a Nested Case-Control Study” The Journal of Pediatrics, 2019. https://doi.org/10.1016/j.jpeds.2019.02.009 - 31/05/2019
- IO EQUIVALGO Conferenza stampa di presentazione del progetto IO EQUIVALGO Mercoledì 22 maggio, presso l’assessorato della Sanità è stata convocata la conferenza stampa di presentazione della campagna “Io Equivalgo”. Sono intervenuti l’assessore dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza sociale della Regione Sardegna, Mario Nieddu, il direttore del Servizio Qualità dei servizi e Governo clinico della Regione Sardegna, Donatella Garau, la vice presidente nazionale di Cittadinanzattiva, Anna Rita Cosso, il segretario regionale e il coordinatore della Rete Tribunale per i Diritti del Malato di Cittadinanzattiva Sardegna, Giorgio Vidili e Salvatore Piu e i rappresentanti dei partner che collaborano alla campagna. I dati di spesa presentati durante la conferenza stampa, hanno evidenziato che a fronte di una spesa di € 300.000.000 sostenuta dalla regione per l’acquisto dei farmaci di fascia A, il cittadino ha speso € 30.000.000 per avere il farmaco branded, piuttosto che il farmaco equivalente. Talvolta preferire il farmaco di “marca” piuttosto che il farmaco equivalente, può portare il cittadino a non aderire correttamente alla terapia per le difficoltà economiche derivanti dalla quota di acquisto dei medicinali. La campagna ha l’obiettivo di sensibilizzare, coinvolgere e informare i cittadini sul tema dei farmaci equivalenti, attraverso una serie di iniziative che vedono la partecipazione di: tutte le aziende ospedaliere del territorio regionale (ATS, AOU di Cagliari e Sassari, AO Brotzu), il Centro Regionale di Farmacovigilanza Sardegna, AMSI (Associazione Medici di origine Straniera in Italia), CGIL SPI (Sindacato Pensionati Italiani) nazionale e della Sardegna, COMAI (Comunità del Mondo Arabo in Italia), SIMG (Società Italiana di medicina generale e delle cure primarie), UMEM (Unione Medica Euro Mediterranea), Uniti per unire, Federfarma, FOFI (Federazione Ordini Farmacisti Italiani), Ordine interprovinciale dei Farmacisti di Sassari e Olbia-Tempio, Ordine dei Farmacisti di Cagliari, Carbonia-Iglesias e Medio Campidano, FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia), FNOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche), Ordine delle Professioni Infermieristiche di Carbonia-Iglesias, INMP (Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà), SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende sanitarie), CTM S.p.A. Il Centro Regionale di Farmacovigilanza parteciperà attivamente alla campagna, attraverso una serie di attività che coinvolgeranno i cittadini, gli studenti e gli operatori sanitari della nostra regione. http://www.ioequivalgo.it/ - 27/05/2019
- FARMACOVIGILANZA CON E PER IL CITTADINO – I FARMACI EQUIVALENTI Mercoledì 15 maggio, presso l’aula rossa dell’università della terza età di Quartu Sant’Elena, il centro Regionale di Farmacovigilanza, grazie alla collaborazione di Cittadinanzattiva Sardegna ha tenuto un incontro dal titolo “Farmaci Equivalenti”. Il seminario ha visto la partecipazione di 40 persone durante il quale, le Dott.sse Maria Erminia Stochino e Arianna Deidda, Farmacologhe Cliniche presso il Centro Regionale di Farmacovigilanza e la Dott.ssa Donatella Garau, Direttore del Servizio Qualità dei servizi e Governo clinico della Regione Sardegna, hanno spiegato in maniera semplice, ma chiara, cosa sono i farmaci equivalenti, sfatando alcuni falsi miti che rendono l’utilizzo di questi farmaci ancora molto limitato a livello regionale. - 27/05/2019
- La sicurezza dei farmaci antipsicotici: focus sulla clozapina Scoperta nel 1961, la clozapina rimane tutt’oggi il farmaco di scelta nella schizofrenia farmaco-resistente, pur presentando numerosi eventi avversi che possono in alcuni casi mettere in pericolo di vita il paziente. È importante che gli specialisti conoscano a fondo il profilo di sicurezza del farmaco, per poterlo maneggiare con sicurezza nei pazienti in cui questa terapia è indicata. La schizofrenia è un disturbo cronico e debilitante che interessa lo 0,5% della popolazione. Il trattamento si basa sui farmaci antipsicotici, anche se una percentuale tra il 20% e il 60% dei pazienti non risponde adeguatamente alle terapie convenzionali. La clozapina è un antipsicotico cosiddetto atipico approvato per il trattamento della schizofrenia farmaco-resistente, che tuttavia presenta un profilo di sicurezza non particolarmente favorevole. Nonostante l’ampio spettro di eventi avversi che può causare, alcuni dei quali molto pericolosi, ha comunque dimostrato una notevole efficacia nel controllare sintomi quali deliri e allucinazioni, oltre che ridurre la suicidalità, in circa il 65% di quei pazienti che non rispondono alle terapie con antipsicotici di prima linea. In sostanza, la clozapina è un farmaco molto efficace nella pratica clinica e molti pazienti che sono in grado di tollerarla otterranno un buon controllo della sintomatologia che spesso è protratto nel tempo, determinando un notevole miglioramento della qualità di vita. Volendosi focalizzare sul profilo di sicurezza, ci si rende conto che la clozapina non può essere utilizzata come farmaco di prima linea in quanto presenta un elevato rischio di causare agranulocitosi, una condizione clinica grave legata alla sostanziale drastica riduzione dei globuli bianchi nel sangue, elemento che predispone a tutta una serie di malattie potenzialmente fatali. Per tale motivo il monitoraggio del sangue con l’esame emocromocitometrico è obbligatorio per tutta la durata della terapia. Ci sono poi eventi avversi che, pur non essendo pericolosi per la vita, per la loro frequenza hanno un forte impatto sulla qualità; tra questi: la sedazione, l’aumento di peso – fino alla sindrome metabolica, la scialorrea, la costipazione – fino all’occlusione intestinale, l’ipotensione ortostatica, la disfunzione erettile, le convulsioni. Inoltre la clozapina interagisce con il metabolismo di numerosi altri farmaci. Di fatto si rende necessario un controllo dei livelli plasmatici del farmaco in concomitanza di terapie a base di: inibitori degli enzimi epatici, come ad esempio gli antimicotici, i contraccettivi orali, antidepressivi come la fluvoxamina, antibiotici quali la ciprofloxacina o la eritromicina, antitumorali come la cimetidina, ma anche la caffeina; induttori degli enzimi epatici, come ad esempio il gastroprotettore omeprazolo, antiepilettici quali la fenitoina e il fenobarbital, ma anche il fumo di tabacco. A proposito del fumo di sigaretta, si è visto che una eventuale cessazione brusca può causare un aumento dei livelli plasmatici di clozapina del 50-70%, inducendo una potenziale tossicità. Di fatto, uno scarso controllo dei livelli plasmatici di farmaco, come anche una scarsa aderenza alla terapia da parte dei pazienti, aumenta il rischio di crisi psicotiche, che può peggiorare il quadro di adattamento funzionale e sociale, oltre che portare a ospedalizzazioni e tentativi di suicidio. Parallelamente si possono sviluppare più facilmente eventi avversi, che possono portare alla sospensione del farmaco. Per quel che riguarda altri eventi avversi meno comuni, si segnalano: vasculite, rash cutaneo, pigmentazione oculare, priapismo, ingrossamento della ghiandola parotide, rabdomiolisi. Tra gli eventi rari si annoverano: colpo di calore, insufficienza epatica acuta, colite, pancreatite, polmonite e insufficienza respiratoria. Viene colpito anche il sistema cardiovascolare, a partire dal prolungamento del tratto QT (generalmente in misura minore rispetto ad altri farmaci psichiatrici usati più comunemente), che può indurre le cosiddette torsioni di punta e portare a morte cardiaca improvvisa. Cardiomiopatia, miocardite e pericardite sono altre eventualità da tenere in considerazione e diagnosticare rapidamente. In conclusione, nonostante la presenza di eventi avversi anche fatali che necessitano attenzioni speciali, la clozapina rappresenta tutt’oggi il gold standard nel trattamento della schizofrenia farmaco-resistente. Purtroppo, nonostante l’evidenza di efficacia, rimane poco prescritta in alcuni contesti psichiatrici, probabilmente in relazione alla necessità di tenere monitorato costantemente il sangue, oltre alla paura di taluni psichiatri nei confronti degli eventi avversi più gravi. Nonostante il rischio di fatalità, e quindi delle potenziali conseguenze legali, è importante enfatizzare il concetto che la clozapina riduce la mortalità grazie all’effetto positivo sul rischio di suicidio, ma non solo: si è osservata una vera e propria riduzione della mortalità da cause naturali in una grossa coorte di individui con patologie psichiatriche gravi. Infine, bisogna tenere bene a mente il fatto che la clozapina in alcuni casi rappresenta davvero l’unica strategia terapeutica possibile, quindi è necessario che venga prescritta nei pazienti che ne hanno più bisogno. A tal proposito, una conoscenza approfondita degli effetti della clozapina può contribuire a ridurre la naturale e condivisibile apprensione da parte degli specialisti, incentivandoli a prescrivere il farmaco in contesti appropriati. De Berardis et al. “Safety of antupsychotics for the treatment of schizophrenia: a focus on the adverse effects of clozapine” Ther Adv Drug Saf. Maggio 2018. doi: 10.1177/2042098618756261 - 24/05/2019
- Caso clinico: Uomo di 62 anni con Fibrillazione Atriale, Depressione, Ansia – Prolungamento intervallo QT Un interessante caso clinico pubblicato sul New England Journal of Medicine ci fa riflettere sulle sovrapposizioni tra patologie psichiatriche, cardiopatie, ed eventi avversi da farmaco. Paziente di 62 anni in valutazione presso la clinica psichiatrica per depressione associata a sindrome ansiosa. La diagnosi di depressione maggiore risale a 15 anni fa, epoca in cui alla moglie, durante la gravidanza, veniva diagnosticato un cancro. Si trattò di un esordio depressivo brusco, mentre i sintomi di ansia generalizzata crebbero di pari passo con l’aggravamento delle condizioni della moglie, fino alla sua morte. Le terapie a base di buspirone, sertralina ed escitalopram risultarono inefficaci, mentre citalopram e clonazepam furono in grado di tenere sotto controllo i sintomi a lungo, finché si decise, dopo diversi anni, di interrompere il citalopram. Passato un anno, ovvero 20 mesi prima della attuale presentazione, il paziente si rivolse al medico curante lamentando una ricaduta dell’ansia e della depressione, associate a letargia, perciò fu deciso di reintrodurre citalopram in terapia. 3 settimane dopo i sintomi di natura psichiatrica migliorarono, al contrario della letargia. Alla visita medica si registrarono i seguenti parametri: Pressione arteriosa 108/75 mmHg, Ritmo cardiaco irregolare, circa 130 battiti per minuto. L’elettrocardiogramma mise in evidenza una fibrillazione atriale con risposta ventricolare rapida. Fu quindi instaurata terapia con metoprololo succinato, un beta-bloccante, e dabigatran, anticoagulante orale. Fu eseguito inoltre un ecocardiogramma trans-toracico che evidenziava dilatazione a carico di atrio sinistro e ventricolo sinistro, normale frazione di eiezione sinistra, lieve ipertrofia del ventricolo sinistro, valvole cardiache nella norma per morfologia e funzione. Dopo 4 settimane, ovvero 18 mesi prima della presentazione odierna, alla visita di controllo cardiologica il paziente lamentava episodi giornalieri di palpitazioni. Pressione arteriosa: 140/60 mmHg, frequenza cardiaca 60 bpm, regolare. All’ECG: ritmo sinusale con un lieve prolungamento del tratto QTc, pari a 466 msec. Si decise quindi di eseguire un monitoraggio Holter ECG per 24h, risultato sostanzialmente nella norma. Circa un anno dopo (5 mesi prima della attuale presentazione), il paziente lamentava un peggioramento dell’ansia e della depressione, legati in parte a problematiche personali di natura economica e in parte al fatto che alla compagna era stata diagnosticata una recidiva di cancro. In quel periodo il paziente abusava di alcolici in maniera intermittente; accusava attacchi di panico settimanali caratterizzati da tachicardia, confusione mentale, irrequietezza e tremore; questi attacchi avevano una durata di 30 minuti ed erano in qualche modo correlati all’assunzione di alcool. Dopo 4 mesi in queste condizioni, il paziente si rivolgeva alla clinica psichiatrica. Alla visita di controllo psichiatrica, dopo un altro mese, il paziente si descriveva di umore depresso ed ansioso. Continuava ad avere attacchi di panico, e anche la depressione andava peggiorando; lamentava scarsa capacità di concentrazione, bassa energia, bassa autostima e una tendenza a dormire 2 o 3 ore in più del normale la notte. Dichiarava di avere appetito, ma aveva perso 6.4 kg nell’arco di un anno e mezzo. Non aveva allucinazioni né pensieri di lesionismo auto- o etero- diretto. Gli attacchi di panico si presentavano sempre con tachicardia, confusione, irrequietezza, tremore e debolezza generale, ma alcuni episodi duravano anche diverse ore. Non c’erano eventi scatenanti, gli episodi potevano accadere in qualsiasi ora del giorno ma anche della notte, destandolo dal sonno. Il paziente dichiarava di non avere dolore toracico né dispnea. All’anamnesi erano presenti: fibrillazione atriale, ipertensione, iperlipidemia, asma, malattia da reflusso gastro-esofageo, osteoartrite, poliposi intestinale, carenza di vitamina D. Pregresso intervento di appendicectomia e artroplastica del ginocchio. Nessuna ospedalizzazione per cause psichiatriche. In terapia attuale con citalopram, clonazepam, dabigatran, metoprololo succinato, fluticasone e albuterolo. Montelukast gli aveva causato reazioni avverse, mentre la setralina gli aveva causato parestesie. All’anamnesi familiare abuso di alcool da parte dei genitori. Diversi parenti da parte di padre avevano sofferto di depressione, mentre una zia materna aveva commesso suicidio mediante overdose da farmaco. La madre del paziente soffriva di enfisema polmonare, morta di cancro alla mammella. Il padre era iperlipidemico, morto di asbestosi. Il paziente, diplomato, lavorava da 20 anni presso l’università; nell’ultimo anno, per ragioni economiche, aveva cominciato un secondo lavoro nell’ambito commerciale. Nessun uso di tabacco né sostanze illegali, mentre assumeva in media 4-6 bicchieri di whisky a settimana con occasionali binge. Alla visita psichiatrica la pressione era 112/67 mmHg, frequenza cardiaca 64 bpm, regolare. Il paziente si presentava ben curato, vigile, orientato e cooperante, con eloquio fluente. Umore triste e disforico, emotività piatta. L’insight nei confronti della malattia psichiatrica buono. Gli esami di laboratorio degli ultimi 5 mesi buoni. La terapia con clonazepam e citalopram venne confermata, veniva però introdotto aripiprazolo. Tre settimane dopo il paziente ha presentato astenia, numerosi episodi di palpitazioni seguiti da una pre-sincope. Nessun dolore toracico né dispnea. Al pronto soccorso: temperatura corporea 36.6°C, pressione arteriosa 163/92 mmHg, frequenza cardiaca aritmica con 120 bpm di media. L’analisi delle urine, lo screening tossicologico, la funzione renale, gli elettroliti e la troponina T erano tutti normali. L’ECG mostrava fibrillazione atriale e alterazioni aspecifiche del tratto ST. Veniva somministrato diltiazem, un antiaritmico, per via intravenosa e successivamente orale. Durante il monitoraggio cardiaco il paziente ha avuto due episodi di pre-sincope, in concomitanza con pause sinusali di 6 e 7 secondi. Ricoverato in cardiologia, riceve l’impianto di un pace-maker cardiaco bicamerale, per poi essere dimesso due giorni dopo. Dopo altre 2 settimane il paziente si reca alla visita di controllo psichiatrica, riportando un notevole miglioramento dell’umore e dei livelli di energia in seguito alla terapia con aripiprazolo, senza nuovi attacchi di panico. Presenti invece ipersonnia, astenia, e una forma di annebbiamento mentale a fine giornata. Tre giorni dopo. in seguito a rivalutazione da parte della clinica cardiologica, il metoprololo veniva interrotto perché ritenuto responsabile dell’astenia. Dopo altre 3 settimane, il paziente riferisce allo psichiatra di non essere andato a lavoro per via di un incremento dell’ansia e della preoccupazione, accompagnati da cardiopalmo e tachicardia. Sosteneva che aripiprazolo non stava più tenendo sotto controllo i sintomi ansiosi. L’umore era buono così come l’energia, il sonno e l’appetito, però aveva cominciato a notare debolezza alle gambe, irrequietezza e una difficoltà a respirare associata ai sintomi di ansia. È stata aumentata la dose di aripiprazolo. Diagnosi differenziale Questo paziente ha un lungo passato di problematiche di natura psichiatrica, al contrario i problemi cardiaci sono piuttosto recenti; questo ci offre la possibilità di fare delle considerazioni sulle complesse interazioni tra i due sistemi. I sintomi riferiti dal paziente – tra cui ansia, tachicardia, palpitazioni, irrequietezza, affaticamento – non sono specifici né dell’ambito psichiatrico né di quello cardiologico, il che ci impone di prendere in considerazione entrambe le categorie per impostare una diagnosi differenziale. Possiamo tentare di suddividere la diagnosi tra le due discipline, tenendo però bene a mente il fatto che la distinzione tra le categorie si sta facendo sempre più sottile, tanto che si parla di “asse cuore-cervello”, influenzato sia da meccanismi psicologici che comportamentali. Bisogna inoltre considerare che alcuni dei farmaci che assume regolarmente possono determinare reazioni avverse e quindi essere essi stessi causa di alcuni dei sintomi lamentati dal paziente. In questa sede ci concentreremo sugli aspetti farmacologici; per una discussione completa sulla diagnosi differenziale in merito alle cause cardiache e psichiatriche si rimanda all’articolo di riferimento. Fibrillazione atriale ricorrente Il metoprololo è stato interrotto 3 settimane prima che il paziente si fosse presentato dallo psichiatra lamentando un aumento dell’ansia, debolezza, dispnea e palpitazioni. I farmaci che interagiscono con il nodo atrio-ventricolare, come i beta-bloccanti e i calcio-antagonisti, sono usati routinariamente nel controllo della frequenza cardiaca in pazienti con fibrillazione atriale. Coloro che accanto alla tachicardia hanno anche disturbi di tipo psichiatrico in genere rispondono meglio ai beta-bloccanti rispetto che ai calcio-antagonisti. L’interruzione del metoprololo potrebbe aver innescato la recidiva in questo paziente. Un pace-maker cardiaco bicamerale ci assicura che la frequenza di contrazione ventricolare non scenda sotto la norma; d’altra parte, però, la fibrillazione atriale può anche portare a una tachicardia che raggiunge i 120 o 130 bpm, inducendo sintomi soggettivi di sofferenza, tra cui palpitazioni, cardiopalmo e dispnea. Intossicazione da sostanze L’assunzione di sostanze stimolanti, come cocaina o amfetamine, può generare sintomi da attivazione del sistema simpatico, inclusi ansia e irrequietezza. In ogni caso, il paziente non presentava alcun segno di intossicazione da sostanza stimolante, come ad esempio insonnia, anoressia, tachicardia o allucinazioni. Oltretutto il paziente stesso dichiarava di non fare uso di sostanze illegali, dato confermato dall’esame tossicologico delle urine. Sindrome da astinenza L’astinenza da alcool o da sedativi (es. benzodiazepine) può contribuire a creare uno stato di iperattività o instabilità del sistema nervoso autonomo, accompagnato da ansia e panico. Mancano però in questo caso altri sintomi associati quali tremore, l’insonnia, l’agitazione psicomotoria o le convulsioni. La storia clinica del paziente, inoltre, non è suggestiva di una dipendenza da sostanze, oltre al fatto che non c’è stata una cessazione brusca nell’assunzione di alcool o benzodiazepine. C’è da dire però che il paziente abusa saltuariamente di alcoolici, e spesso è difficile stabilire correttamente un vero abuso di sostanze sulla base di misure cliniche, siano esse oggettive o soggettive. Piuttosto, l’utilizzo di alcool da parte del paziente sembra venir scatenato da fattori stressanti di natura psicologica, il che fa emergere ancor più le complesse interrelazioni tra l’ansia, l’abuso di alcool e la disfunzione cardiaca. Torsioni di punta e prolungamento del QT Le torsioni di punta rappresentano una condizione potenzialmente letale di tachicardia ventricolare, causate da una ripolarizzazione anomala del miocardio associata a ipokaliemia, ipomagnesemia e prolungamento dell’intervallo QT. Quest’ultimo è di particolare interesse nel nostro caso, in quanto è presente un fattore di rischio specifico rappresentato dal citalopram, che rappresenta l’inibitore selettivo del reuptake della serotonina (SSRI) maggiormente associato a prolungamento del QT. Inoltre, al momento della presentazione, questo paziente stava assumendo aripiprazolo e albuterolo, anch’essi associati al prolungamento del QT. Tutti gli agenti antipsicotici sono stati associati ad un prolungamento dell’intervallo QT, ma questo effetto sembra essere più grave con l’uso di fenotiazine. D’altra parte l’aripiprazolo, un antipsicotico atipico in quanto presenta la singolare proprietà di agire da agonista parziale dopaminergico, mostra il minor grado di alterazione del QT. Esistono in letteratura due episodi che legano l’aripiprazolo con torsioni di punta o prolungamento del QT, ma in entrambi i casi si trattava di pazienti con numerosi fattori di rischio ed altri elementi confondenti. Risulta complicato stratificare precisamente il rischio dei singoli farmaci antipsicotici, ma in ogni caso aripiprazolo sembra essere tra i più sicuri all’interno di questa classe. Tra gli altri farmaci antidepressivi, i triciclici sono i più associati al prolungamento del QT per la loro capacità di bloccare i canali del sodio. Gli SSRI sono considerati relativamente sicuri, oltre ad essere stati estensivamente studiati in popolazioni affette da cardiopatie. L’uso del citalopram, il quale presenta il maggior potenziale in quanto a prolungamento del QT, non è raccomandato sopra i 40 mg al giorno nella popolazione generale o sopra i 20 mg nella popolazione oltre i 60 anni di età o con ridotta funzionalità epatica. Nonostante l’evidenza dell’azione sul QT, non è dimostrato che questo aumenti il rischio di torsioni di punta e morte cardiaca improvvisa. Tra l’altro l’atto di ridurre la dose di citalopram in risposta alle problematiche cardiache sembra portare ad un aumento di ospedalizzazioni psichiatriche, aumento nelle prescrizioni di farmaci sedativi e ipnotici, senza un miglioramento netto degli outcome cariaci o della mortalità per tutte le cause. Sommario del caso clinico Data la recente interruzione della terapia con metoprololo, una riesacerbazione della fibrillazione atriale è la spiegazione più probabile. I pazienti affetti da sindrome ansiosa e depressione possono subire i sintomi in maniera più accentuata, probabilmente in relazione ad una aumentata “consapevolezza interocettiva”. Le analisi da eseguire in questo caso si dovrebbero quindi focalizzare sulla valutazione della funzionalità cardiaca, inclusi il ritmo, la struttura e la funzione contrattile. Utile ripetere gli ormoni tiroidei. Potrebbe essere utile inoltre discutere a riguardo dell’abitudine all’alcool, il quale potrebbe venir utilizzato come auto trattamento per l’ansia, aumentando nel contempo l’instabilità del sistema nervoso autonomo e i sintomi cardiaci. Chen et al. “Case 9-2019: A 62-Year-Old Man with Atrial Fibrillation, Depression, and Worsening Anxiety.” New England Journal of Medicine, March 21, 2019; DOI: 10.1056/NEJMcpc1900140 - 24/05/2019
- Ipoglicemia, malattie cardiovascolari e mortalità nel diabete: epidemiologia, patogenesi e gestione L’ipoglicemia è un pericoloso effetto collaterale del trattamento con l’insulina che può determinare alterazioni delle funzioni cerebrali, con importanti ripercussioni sulla vita delle persone. I risultati di questo studio hanno suggerito che l’ipoglicemia è associata ad un aumentato rischio di eventi cardiovascolari e di mortalità. L’ipoglicemia è stata definita dall’American Diabetes Association (ADA) come una bassa concentrazione, anormale, di glucosio plasmatico che espone l’individuo a potenziali danni; essa è associata a diverse conseguenze negative, con ripercussioni sulle attività quotidiane e sulla qualità della vita sia dei pazienti che dei loro familiari. Dal 1979, è stato stimato che, nel Regno Unito, l’ipoglicemia ha causato il 4% dei decessi di tutte le persone con diabete di età inferiore ai 50 anni; tuttavia questo rapporto potrebbe essere stato sottostimato, poiché non sono state considerate le morti per infarto miocardico e altre cause che potrebbero derivare da aritmie cardiache ipoglicemiche, studi più recenti hanno infatti dimostrato una maggiore prevalenza di decessi causati dall’ipoglicemia. La review ha esaminato l’epidemiologia dell’ipoglicemia e delle malattie cardiovascolari sia in generale che in particolari sottogruppi di popolazioni come ad esempio: Anziani e persone con comorbilità Gravidanza Bambini e adolescenti Ha identificato i potenziali meccanismi che il corpo umano mette in atto come risposta a un episodio ipoglicemico. L’organismo attiva una risposta di difesa contro-regolatoria che coinvolge più sistemi e porta all’attivazione del sistema nervoso simpatico, ciò determina un elevato stress sistemico, con effetti emodinamici, pro-infiammatori e pro-aterotrombotici, che potrebbero causare aritmie cardiache. Infine ha posto le basi su come affrontare il problema nella normale pratica clinica; i medici che prescrivono insulina e sulfoniluree devono spiegare e preparare i pazienti ad un eventuale episodio di ipoglicemia che potrebbe verificarsi quando questi farmaci vengono utilizzati, essi devono essere in grado di riconoscere, anticipare e trattare l’ipoglicemia. Un rigoroso controllo dei livelli di glucosio nel sangue, sin dall’esordio della patologia, riduce la mortalità, nonostante un aumento del rischio di ipoglicemia. Link: https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S2213858718303152 - 24/05/2019
- Alzheimer e integratori alimentari – Il rischio di ignorare l’evidenza scientifica La FDA parte all’attacco contro i falsi claim di molti integratori alimentari che pretendono di “curare” la demenza. Recentemente, negli USA, la FDA ha emesso provvedimenti nei confronti di 17 aziende che vendevano integratori alimentari pubblicizzati come cura del morbo di Alzheimer. Questa azione rappresenta un primo passo da parte dell’agenzia americana per inasprire le politiche sull’immissione in commercio degli integratori. La comunità medica che si occupa di Alzheimer ha visto di buon grado questo intervento, che dovrebbe meritare il plauso e supporto da parte di tutti i professionisti nel campo delle malattie cerebrali. Nel nostro paese, per fortuna, un intervento di questo genere non è necessario: i produttori di integratori alimentari, infatti, sono tuttalpiù liberi di affermare che il loro prodotto apporta benefici sulla salute (es. “migliorare la memoria”), ma mai di rivendicare efficacia nella prevenzione o trattamento di una malattia. Ciò non toglie che queste sostanze possono anche causare danni, ad esempio interagendo con farmaci da prescrizione, oltre che portare taluni pazienti ad evitare o ritardare il contatto col medico al momento del bisogno. In tal senso i medici hanno il dovere di informare i pazienti riguardo a ogni tipo di terapia in modo che questi possano operare una scelta informata; questo include certamente anche fare chiarezza sulla sostanziale carenza di basi scientifiche intorno a tutta una serie di medicine alternative. A sua volta l’industria degli integratori alimentari, che ha un giro d’affari gigantesco, sarebbe perfettamente in grado di investire nei eventuali trial clinici randomizzati necessari per comprovare gli effetti clinici dei loro prodotti; il problema è che spesso queste sostanze non possono essere coperte da brevetto, pertanto mancano gli incentivi economici per tenere alti gli standard scientifici, e, sfortunatamente, a quanto pare l’integrità scientifica non rappresenta un valore cardine di questo settore. Sempre negli Stati Uniti, un questionario nazionale del 2018 sulla conoscenza del cancro ha messo in evidenza che quasi il 40% degli intervistati crede che il cancro possa essere curato con terapie alternative. Questo la dice molto lunga sul livello di disinformazione presente attualmente nella popolazione generale: evidentemente la cultura dominante rappresenta un ottimo substrato per l’attecchimento della pseudo-medicina. Gli scenari futuri riguardo al morbo di Alzheimer ci devono mettere seriamente in guardia: il numero di malati è raddoppiato tra il 1990 e il 2016, e ci si aspetta che raddoppi ulteriormente nell’arco di pochi decenni. Considerando che attualmente nella popolazione over 65 degli Stati Uniti una persona su 10 è affetta, è facile rendersi conto dell’entità del problema. Tutto questo implica anche che le industrie farmaceutiche faranno i salti mortali per spartirsi questa fetta di clienti, il che impone sin da subito una stretta vigilanza sulle pratiche commerciali così come il miglioramento e l’implementazione dei protocolli di sicurezza a disposizione, cosa che, in effetti, le autorità regolatorie hanno già cominciato a fare, come nel caso del sito internet per segnalare le reazioni avverse legate a prodotti erboristici (www.vigierbe.it). In conclusione, per ora non abbiamo alcuna cura per la demenza, però possiamo utilizzare tutta una serie di medicine che migliorano i sintomi e la gestione di questi pazienti, oltre che le cure palliative eventuali. È importante che i medici mantengano alto il livello di diffusione della cultura scientifica, screditando quando doveroso le illusioni fornite dalla pseudo-medicina, oltre che denunciarne i rischi. L’evidenza scientifica attuale mostra che le modifiche dello stile di vita quali esercizio fisico, dieta sana e interazione sociale migliorano la salute del cervello e possono prevenire l’insorgenza del declino cognitivo. Diffondiamo il verbo. Editoriale – “The risk of ignoring scientific evidence”, The Lancet Neurology, maggio 2019 https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(19)30089-4/fulltext - 17/05/2019
- La gestione del dolore acuto nei pazienti intolleranti al lattosio L’intolleranza al lattosio è estremamente comune e colpisce circa il 70% della popolazione mondiale; questo zucchero è uno degli eccipienti più comunemente utilizzati nell’industria farmaceutica, pertanto è necessario prendere in considerazione il suo contenuto e quindi la sicurezza dei preparati farmaceutici prescritti per i pazienti che sono intolleranti. Questo articolo riassume le attuali evidenze scientifiche che esaminano la probabilità di indurre effetti avversi indesiderati attraverso la somministrazione di preparati farmaceutici contenenti lattosio in pazienti che ne hanno precedentemente segnalato l’intolleranza. Descrive come valutare questo rischio su base individuale e rivede le opzioni analgesiche appropriate per questa popolazione. Viene presentato un case study che descrive una paziente, intollerante al lattosio, che insiste sul proseguire il trattamento con l’associazione codeina/ibuprofene senza lattosio (Nurofen Plus) piuttosto che con altri analgesici senza codeina. È importante, in questi casi, valutare la probabilità che il lattosio, usato come eccipiente, possa indurre i sintomi dell’intolleranza, poiché la riluttanza a cessare la codeina potrebbe suggerire la dipendenza dalla codeina stessa, problema che sta diventando sempre più comune in paesi come Australia e Canada. Dato che la dipendenza dalla codeina è associata a gravi sequele che includono ospedalizzazione e morte, il paziente deve essere rassicurato sul fatto che il componente del lattosio negli analgesici prescritti non induca sintomi o che sia necessario confermare una strategia terapeutica alternativa. Vengono discusse le raccomandazioni generali che applicano la teoria, tratta dalla letteratura, alla gestione del dolore acuto nei pazienti intolleranti al lattosio e vengono delineate le opzioni terapeutiche specifiche. Sebbene sia riportata un’ampia variabilità inter-individuale, la maggior parte dei pazienti intolleranti al lattosio può tollerare le piccole quantità presenti nelle preparazioni farmaceutiche. L’esposizione, cumulativa, al lattosio può essere valutata in pazienti che assumono più farmaci e che consumano il lattosio anche nella dieta; mentre in quelli sensibili alle piccole quantità, potrebbero essere necessari i supplementi di lattasi. Infine, per le classi di farmaci analgesici impiegati per la gestione del dolore acuto, sono disponibili in commercio diverse formulazioni prive di lattosio, tra queste: la maggior parte delle soluzioni orali, le compresse oro-dispersibili e alcune compresse e capsule orali. Link: Managing acute pain in patients who report lactose intolerance: the safety of an old excipient re-examined - 17/05/2019
- Il contributo della cannabis sull’incidenza di episodi psicotici in Europa L’associazione tra uso di cannabis ed episodi psicotici, specialmente nella popolazione giovanile, è un fatto conclamato. Quali sono, nello specifico, i fattori che incidono maggiormente su questo fenomeno? Si può affermare che la cannabis aumenta l’incidenza di disturbi psicotici nella popolazione generale? Molti Paesi hanno legalizzato o quantomeno depenalizzato la cannabis, il che fa quantomeno emergere il dubbio che questo possa farne aumentare il consumo, determinando un incremento dei danni nelle persone particolarmente sensibili, primi su tutti i giovanissimi. Gli studi epidemiologici e le meta-analisi presenti in letteratura sottolineano un nesso causale tra utilizzo di cannabis e disturbi psicotici, in misura proporzionale all’entità del consumo. Se a livello individuale, quindi, si può ragionevolmente affermare che taluni individui vanno incontro ad episodi psicotici in seguito all’esposizione alla cannabis, a livello di popolazione globale non sappiamo fino a che punto il tasso di incidenza di tali disturbi venga alterato. Un articolo pubblicato recentemente su The Lancet Psychiatry punta a descrivere le differenze nell’utilizzo di cannabis in diverse aree geografiche europee, per poi identificare l’elemento di maggior impatto sull’incidenza del disturbo psicotico, calcolare la population attributable factor (una stima del numero di episodi che sarebbero stati evitati in caso di non esposizione) e verificare in che misura i diversi pattern di utilizzo della sostanza modificano l’incidenza del disturbo nei vari siti di indagine. Metodi e partecipanti Sono stati acquisiti i dati di 901 individui di età compresa tra 18 e 64 anni al loro primo episodio di natura psicotica che si sono presentati nei centri di psichiatria di 17 città europee; un numero adeguato di controlli sani è stato aggiunto al campione. Per caratterizzare il consumo di sostanze sono state prese in considerazione 6 misure sull’esposizione alla cannabis: 1-utilizzo almeno una volta nella vita, 2-utilizzo corrente, 3-età di esordio, 4-frequenza di utilizzo, 5-soldi spesi in una settimana per il consumo, 6-stima della potenza (percentuale di THC) della sostanza sulla base dell’area geografica, basato sul report del 2016 redatto dal Centro Europeo per il monitoraggio delle droghe e delle dipendenze. In confronto ai controlli, i pazienti risultavano generalmente più giovani, più spesso maschi e provenienti da minoranze etniche. I controlli avevano una più alta probabilità di possedere un titolo di studio superiore e di aver lavorato nell’anno precedente all’acquisizione dei dati. Più casi che controlli hanno dichiarato di aver fatto uso almeno una volta di cannabis, di aver fumato più di 10 sigarette al giorno e di aver provato altre droghe; il consumo di alcool, invece, risultava paragonabile tra i due gruppi. Risultati Chi ha fatto uso di cannabis almeno una volta presenta un modesto aumento della probabilità di sviluppare un episodio psicotico; il rischio è leggermente superiore in coloro che hanno iniziato prima dei 15 anni. Chi fa un uso giornaliero ha un rischio maggiore, così come chi spende più di 20€ a settimana, e chi utilizza sostanze ad elevata potenza (>10% THC). Globalmente, un utilizzo giornaliero di cannabis ad alto THC porta con sé un rischio quattro volte superiore di andare incontro ad episodi psicotici rispetto alla popolazione generale. Amsterdam, dove la percentuale di episodi prevenibili raggiunge il 50%, è la città più colpita; seguono Londra e Parigi. Una piccola “nota di merito” che emerge dalle statistiche riguarda invece le nostre Bologna e Palermo, probabilmente in relazione al fatto che le varietà di cannabis ad alta potenza sono meno diffuse. In conclusione, questo studio conferma i risultati precedenti riguardo agli effetti nocivi sulla salute mentale della cannabis, perciò accanto al ben noto e valido utilizzo terapeutico è bene tenere in conto il fatto che l’utilizzo giornaliero di cannabis ad alto contenuto di THC rappresenta un problema di salute pubblica non indifferente. Di Forti M et al.:”The contribution of cannabis use to variation in the incidence of psychotic disorder across Europe (EU-GEI): a multicentre case-control study.” The Lancet Psychietry, 2019. DOI: https://doi.org/10.1016/S2215-0366(19)30048-3 - 10/05/2019
- Le complicanze emergenti delle terapie biologiche nella sclerosi multipla Gli anticorpi monoclonali mostrano una buona efficacia nel trattamento della fase infiammatoria della Sclerosi Multipla, tuttavia le perturbazioni indotte sul sistema immunitario sono associate ad importanti eventi avversi. La Sclerosi Multipla (SM) è una malattia infiammatoria cronica demielinizzante del SNC, tra le cause principali di disabilità acquisita nella popolazione giovanile. L’eziologia di questa malattia rimane tutt’ora ignota, tuttavia ne conosciamo il decorso clinico, che segue una serie di pattern caratteristici, manifestandosi con disfunzioni neurologiche transitorie che nelle prime fasi della malattia tendono a guarire completamente (SM recidivante-remittente), per poi lasciare reliquati nelle fasi più tardive (SM secondariamente progressiva) o nelle forme più gravi (SM primariamente progressiva). Completano il quadro le forme clinicamente isolata e radiologicamente isolata. Gli agenti biologici Con l’avvento degli agenti biologici quali proteine ricombinanti e anticorpi monoclonali siamo entrati in una nuova era nel trattamento della SM, considerata precedentemente una malattia refrattaria alle terapie immunologiche. Ad oggi sono stati approvati da EMA 5 farmaci biologici, che presentano svariati meccanismi bersaglio, tra cui la deplezione linfocitaria (alemtuzumab, ocrelizumab), l’immunomodulazione (interferone beta, daclizumab – quest’ultimo ritirato dal commercio per questioni di sicurezza), l’inibizione della mobilità delle popolazioni linfocitarie (natalizumab). L’efficacia nel breve periodo di alcuni di questi farmaci è talvolta davvero impressionante, inoltre si stanno accumulando prove sulla capacità di modificare gli esiti anche a lungo termine. C’è persino un agente biologico non facente parte della terapia per la SM che viene usato in maniera off-label: rituximab, che induce una deplezione dei linfociti B, si dimostra efficace sia nei trial clinici che nell’utilizzo reale. Le complicanze immunologiche L’efficacia terapeutica ha un prezzo: tutte le suddette terapie biologiche presentano eventi avversi gravi, principalmente associate al fatto che queste molecole interagiscono col sistema immunitario. In primis, questi farmaci sono immunogenici: il corpo tende cioè a produrre anticorpi nei loro confronti. Tipicamente questi anticorpi riducono la biodisponibilità dei farmaci, ma in alcuni casi possono essere a loro volta direttamente dannosi, potendo innescare l’insorgenza di: Immunodeficienza, come ad esempio la Laucoencefalopatia Multifocale Progressiva associata a natalizumab o la ipogammaglobulinemia dovuta a rituximab. Possono quindi verificarsi: Infezioni opportunistiche quali meningite da Listeria monocytogenes, polmonite da Pneumocystis o Citomegalovirus, infezioni da Herpes virus; Tumori: melanoma, displasia della cervice, adenocarcinoma tiroideo; Autoimmunità, es. tiroidite autoimmune e porpora idiopatica trombocitopenica associata a alemtuzumab; Sindrome da rilascio di citochine, che si può accompagnare a deterioramento neurologico acuto. Come accennato precedentemente, daclizumab è stato rimosso dal mercato in seguito a gravi e imprevedibili conseguenze a livello immunologico, il che fa da monito anche nei confronti delle altre terapie di questa categoria. Una considerevole limitazione dei dati sulla sicurezza a nostra disposizione riguarda le conseguenze a lungo termine delle terapie biologiche. La SM è una malattia cronica che richiede terapie farmacologiche di lungo corso; per contro, i farmaci biologici sono in uso da relativamente pochi anni. Siamo quindi in una fase piuttosto nebulosa per quel che riguarda l’effettiva capacità di queste terapie di modificare la progressione della malattia: se da un lato possiamo verificare come certi farmaci riducano sostanzialmente le placche, patognomoniche della malattia, a livello del SNC, dall’altro non sappiamo se ciò implica un miglioramento degli outcome a lungo termine. Oltretutto, se anche fosse, rimarrebbe da valutare fino a che punto gli eventi avversi abbiano impatto sul rapporto rischio/beneficio. Infine, esistono notevoli problematiche comuni a tutti i farmaci biologici, in relazione alle metodologie con cui vengono fabbricati e alla tracciabilità delle alterazioni (per design come anche variabilità naturale) cui vanno incontro, alle criticità che riguardano i farmaci biosimilari, nonché la sostanziale assenza (ad oggi) nell’ambito della SM di registri osservazionali che catturino le informazioni cliniche sull’uso di questi farmaci nella reale pratica clinica, in modo da facilitare una visione d’insieme. In conclusione, i farmaci biologici offrono una prospettiva senza precedenti nel trattamento della Sclerosi Multipla, ma portano con sé tutta una serie di rischi legati alla loro interazione con il sistema immunitario del paziente. Non è chiaro se gli attuali sistemi di farmacovigilanza siano configurati in maniera ottimale per cogliere la complessità dei profili di sicurezza di queste terapie. Babak Soleimani, Katy Murray, David Hunt: “Established and Emerging Immunological Complications of Biological Therapeutics in Multiple Sclerosis” Drug Saferty, 2019. DOI: 10.1007/s40264-019-00799-1 - 10/05/2019
- Il ruolo del farmacista per la sicurezza dei pazienti geriatrici Ormai da tempo stiamo assistendo a progressivo invecchiamento della popolazione con conseguente aumento dei pazienti geriatrici che soffrono di comorbidità e che per questo assumono una politerapia. E’ stato dimostrato che maggiore è il numero di farmaci assunti, maggiore è la probabilità di andare incontro a un interazione farmacologica; questo studio, condotto in Germania, dimostra come la figura del farmacista, durante la degenza del paziente geriatrico, ottimizza la gestione della terapia da parte del paziente e riduce la probabilità di andare incontro a una reazione avversa da farmaco (ADR). Gli individui con età superiore a 65-70 anni rappresentano una percentuale crescente della popolazione, nella maggior parte dei paesi industrializzati, e soffrono frequentemente di comorbidità che li porta ad assumere una politerapia (convenzionalmente definita come l’assunzione di 5 o più farmaci al giorno). Con l’avanzare dell’età si verificano dei cambiamenti fisiologici che possono portare a un cambiamento nel metabolismo di molti farmaci; questo in aggiunta alla politerapia, seguita dalla maggior parte dei soggetti anziani, determina una maggiore probabilità di incorrere in un effetto indesiderato, rispetto a un soggetto più giovane. È stato dimostrato che all’aumentare del numero di farmaci assunti, aumenta la probabilità di: andare incontro a un interazione farmaco-farmaco, assumere farmaci non appropriati o non assumere alcuni farmaci e avere una reazione avversa a farmaco (ADR); tutto ciò può determinare un aumento delle morbilità, in particolare di cadute, e un aumento della mortalità. Questo studio è stato condotto in un reparto di geriatria di un ospedale universitario in Germania; sono stati inclusi i pazienti di ambo i sessi, con un’età minima di 70 anni e un’assunzione regolare di almeno cinque farmaci al giorno. L’out-come primario ha valutato la percentuale di pazienti con “problemi legati alla terapia” (DPR -drug-related problem) al momento del ricovero e della dimissione. Il DRP è stato definito come una prescrizione senza indicazione o un’interazione farmaco-farmaco rilevante o la prescrizione di un farmaco potenzialmente inappropriato o la presenza di una reazione avversa al farmaco. Durante 12 mesi sono stati arruolati 411 pazienti con un’età media di 82 anni e sono stati randomizzati 1:1 (gruppo intervento: il paziente veniva seguito da un farmacista ospedaliero per la corretta assunzione della terapia, gruppo controllo no). Il numero mediano di farmaci assunti al momento del ricovero era di 10 (range 5-24), mentre alla dimissione 9 (range 3-21). Nel gruppo di intervento, la percentuale di pazienti con DRP è stata ridotta dall’86,6% al 56,0%; nel gruppo di controllo, dal 76,7% al 76,2%; il punteggio dell’indice di adeguatezza del farmaco è stato ridotto del 56% nel gruppo di intervento e dello 0,2% nel gruppo di controllo; la percentuale di pazienti che ha seguito le raccomandazioni del farmacista è stata dell’80%. Conclusione: questo studio prospettico controllato ha dimostrato che l’intervento di un farmacista ottimizza la gestione della terapia in un paziente geriatrico politrattato. link:https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/2042098619843365 - 10/05/2019
- Sicurezza e efficacia dei derivati della cannabis nelle patologie neurologiche. Negli ultimi 20 anni si è registrato un crescente interesse verso i potenziali effetti terapeutici dei derivati della cannabis per alcune patologie neurologiche come epilessia, sclerosi multipla e dolore. Le evidenze attuali, ancora limitate, sono riassunte in questo articolo pubblicato sulla rivista Lancet Neurology. La cannabis, o canapa, è stata utilizzata nella medicina popolare come rimedio naturale per diversi sintomi e patologie. L’introduzione di normative nazionali che stanno progressivamente portando alla legalizzazione dell’uso ricreativo e medico di questi composti, associato all’identificazione di alcuni target farmacologici specifici, ha fatto nascere negli ultimi anni un interesse rilevante verso le possibili proprietà terapeutiche dei derivati di questa pianta. Tuttavia è importante sottolineare che non sono ancora noti molti dei meccanismi d’azione alla base dei composti estratti dalla cannabis, così come non sono ancora chiari gli effetti a lungo termine di una esposizione a questi composti e le possibili conseguenze sulla salute. La ricerca clinica in questo specifico contesto è resa ancora più difficile dalla presenza di un’eccessiva variabilità relativa alla composizione farmaceutica dei derivati della cannabis che non permette una adeguata replicabilità degli studi e la conseguente difficoltà nella valutazione dell’efficacia e sicurezza di questa composti. Oltre 110 molecole potenzialmente attive sono stati isolate dalla pianta della cannabis e vengono identificate con il nome di fitocannabinoidi o cannabinoidi. Tra queste, la maggior parte degli studi preclinici e clinici si sono focalizzati sul cannabidiolo, singolarmente o in associazione con tetraidrocannabidiolo (THC). Dal punto di vista farmacologico, questi composti sono inibitori allosterici negativi dei recettori presinaptici CB1 e CB2. Cannabidiolo e THC interagiscono quindi con il sistema endocannabioide endogeno, modulando la sua funzione e l’eccitabilità neuronale con meccanismi complessi e attualmente non completamente chiariti. Non è ancora chiaro inoltre se parte degli effetti che verranno descritti in questo articolo possano essere riconducibili all’azione su altri sistemi recettoriali come canali non selettivi per i cationi o altri recettori presinaptici associati a proteine G. Cannabidiolo nel trattamento dell’epilessia Il cannabidiolo, somministrato come soluzione orale purificata, è stato recentemente testato in un trial randomizzato controllato (RCT) su 120 pazienti (2-18 anni di età) affetti da una forma di epilessia rara e severa, chiamata Sindrome di Dravet. L’efficacia del cannabidiolo è stata valutata come terapia di associazione ai comuni trattamenti antiepilettici e al dosaggio di 20 mg/die. Dai risultati dello studio si evince che il trattamento ha prodotto una riduzione di circa il 50% delle crisi convulsive mensili rispetto al gruppo di controllo trattato con placebo (da 12.4 crisi/mese a 5.9 crisi/mese). I possibili effetti terapeutici del cannabidiolo sono stati inoltre valutati nella Sindrome di Lennox-Gastaut in due trial che hanno arruolato 225 e 170 pazienti rispettivamente (2-55 anni di età). In entrambi gli studi l’aggiunta di cannabidiolo alla terapia antiepilettica, al dosaggio di 20 mg/die, ha determinato una riduzione di circa il 40% delle crisi toniche, atoniche e tonico-cloniche, determinando in alcuni soggetti la completa remissione delle crisi nelle 12 settimane di mantenimento della terapia. L’esito di questi studi ha portato, nel 2018, all’approvazione da parte dell’agenzia americana Food and Drug Administration (FDA) del cannabidiolo per il trattamento delle crisi epilettiche nei pazienti con Sindrome di Dravet e Sindrome di Lennox-Gastaut. In aggiunta ai trial descritti, il cannabidiolo è attualmente in corso di valutazione in un RCT per il trattamento delle crisi epilettiche associate a sclerosi tuberosa e per il trattamento dell’epilessia focale resistente ai trattamenti farmacologici. Sebbene il cannabidiolo si sia dimostrato efficace per il controllo delle crisi in alcune forme di epilessia, ci sono alcuni aspetti critici da sottolineare e che dovranno essere valutati nei prossimi studi. In primo luogo, il cannabidiolo è un potente inibitore degli enzimi epatici CYP2C19, 2D6 e 2C9, citocromi largamente coinvolti nella detossificazione dei farmaci. Questa caratteristica può determinare quindi la comparsa di interazioni farmacologiche e portare a modificazione del metabolismo degli altri farmaci antiepilettici. Questo aspetto è particolarmente importante per i soggetti affetti da forme resistenti di epilessia, come la sindrome di Dravet e la Sindrome di Lennox-Gastaut, che assumono politerapie complesse e che quindi sono soggetti alle possibili conseguenze di un modificazione dell’effetto di queste farmaci. Un esempio è offerto dal clobazam, farmaco frequentemente assunto come terapia antiepilettica nell’infanzia e nell’adulto. Il suo metabolismo è infatti ridotto durante l’assunzione di cannabidiolo e diverse evidenze indicano che il co-trattamento porti a un aumento significativo delle concentrazioni ematiche e dell’emivita del clobazam e la conseguente comparsa di effetti collaterali, quali la sedazione. In secondo luogo, è utile riportare che gli effetti a lungo termine del trattamento con cannabidiolo in queste sindromi non è noto ed è in corso di valutazione in uno studio open-label di estensione. Cannabinoidi nel trattamento della Sclerosi Multipla Il Nabiximols (commercializzato in Italia con il nome di Sativex) è uno soluzione spray costituita da cannabidiolo e THC che è stata ampiamente testata per il trattamento di alcuni sintomi della Sclerosi Multipla. Il primo trial clinico che ha valutato l’efficacia del Nabiximols è stato condotto, con un disegno sperimentale randomizzato e controllato con placebo, su 160 pazienti affetti da sclerosi multipla. Lo studio ha descritto un miglioramento significativo della spasticità nei pazienti trattati rispetto al gruppo placebo e il suo effetto a lungo termine è stato confermato in uno studio di estensione di follow-up di oltre 1 anno. Tuttavia, in un RCT condotto successivamente su 337 pazienti, l’efficacia contro la spasticità non è stata confermata. La presenza di dati contrastanti ha quindi promosso, sotto l’incentivo dell’American Accademy of Neurology, la realizzazione di altri due studi clinici. In questi trial, la risposta al Nabiximols è stata valutata in una prima fase con disegno a singolo cieco della durata di 4 settimane (fase A). Successivamente i pazienti sono stati assegnati random a uno dei due bracci di trattamento con il farmaco o il placebo (fase B). Circa la metà dei pazienti arruolati in fase A (nello specifico il 42% per il primo trial, e il 55% nel secondo) ha preso parte alla seconda fase. In entrambi gli studi, Nabiximols ha prodotto una riduzione significativa della spasticità di oltre il 30% rispetto al gruppo di controllo. Nabiximols è stato inoltre testato per il trattamento del dolore associato a sclerosi multipla in un trial clinico, con un disegno a due fasi simile a quello utilizzato negli studi descritti in precedenza. Sono stati arrualati 339 pazienti in fase A e 58 in fase B. Dai risultati dello studio tuttavia non è stato possibile identificare alcuna efficacia nei confronti del sintomo dolore rispetto al gruppo con placebo. I risultati contrastanti degli studi su spasticità e dolore suggeriscono che probabilmente solo un sotto gruppo di pazienti è responsivo al cannabidiolo in questo contesto patologico. E’ inoltre necessario sottolineare che gli studi a supporto dell’efficacia nei confronti della spasticità potrebbero essere alterati per la presenza di bias legati alla perdita della cecità dello studio dovuta alla presenza di una fase A a singolo cieco. Sulle base di queste evidenze, sembra ragionale destinare la terapia con Nabiximols ai soli pazienti che non rispondono o non tollerano le terapie di prima linea. Cannabidiolo per il trattamento di altre malattie neurologiche Oltre che nell’epilessia e nella sclerosi multipla, i cannabinoidi sono stati testati per il trattamento sintomatico del dolore neuropatico. Facendo riferimento ad una revisione Cochrane della letteratura, sono 16 gli RCT condotti fino al 2018 che hanno valutato l’efficacia del cannabidiolo, da solo o in associazione con il THC, in questo contesto patologico. Dai risultati della review si evince che 1750 soggetti sono stati complessivamente arruolati in questi studi clinici e che si è registrata un moderato miglioramento del dolore associato a una maggiore incidenza di effetti avversi in seguito a sospensione della terapia. La qualità delle evidenze è considerata bassa a causa della presenza di bias di pubblicazione e per le dimensioni ridotte del campione in studio. Non esistono quindi, secondo gli autori, sufficienti dati per sostenere la raccomandazione all’utilizzo dei derivati della cannabis per il dolore di tipo neuropatico. Son inoltre ancora limitate le evidenze che potrebbero suggerire un efficacia terapeutica di questi composti per la Corea di Hungtington, per la demenza e per il trattamento del disturbo da iperattività e deficit dell’attenzione (ADHD). Aspetti clinici e problematiche inerenti la sicurezza e sensibilità dei derivati dalle cannabis Sia il cannabidiolo che il THC sono molecole ad alta liposolubilità e soggette ad elevato metabolismo di primo passaggio. A causa di queste proprietà, i cannabinoidi presentano una bassa e variabile biodisponibilità orale che può essere responsabile della ridotta e incostante efficacia di queste molecole nei contesti patologici descritti. Tra gli effetti avversi che si riscontrano con più frequenza sono da annoverare: nausea, debolezza, alterazioni dell’umore, capogiro, astenia e rischio di intossicazioni. Negli studi clinici condotti sui pazienti affetti da epilessia, l’uso di cannabinoidi si è dimostrato sufficientemente sicuro e tollerabile nei trattamenti a breve termine. Tra gli aventi avversi gravi, gli autori riportano: esacerbazioni delle crisi epilettiche, stato epilettico, trombocitopenia, alterazioni sierologiche degli enzimi epatici e diarrea severa. L’incremento delle transaminasi è un evento relativamente frequente e descritto da almeno tre trial clinici. Infatti circa il 13% dei soggetti trattati con derivati della cannabis mostrerebbe un incremento delle transaminasi epatiche di almeno tre volte il limite della norma. Si è ipotizzato che la sofferenza epatica descritta in questa pazienti potrebbe essere conseguente ad un potenziamento da parte dei cannabinoidi del danno epatico indotto da acido valproico. Sebbene siano ancora limitate le evidenze sulla sicurezza dei trattamenti cronici con derivati della cannabis, in uno studio con un campione di 20 pazienti con sclerosi multipla, l’uso a lungo a termine della cannabis si è accompagnato a riduzione delle performances cognitive ed a diminuzione dei volumi corticali, subcorticali evidenziati all’indagine con Risonanza Magnetica. In conclusione le evidenze attuali indicano che cannabinoidi potrebbero essere sicuri ed efficaci per il trattamento di alcune sindromi epilettiche e di alcuni sintomi della sclerosi multipla. I dati a supporto dei cannabinoidi per il trattamento di altre patologie neurologiche sono deboli e ancora sotto investigazione. Friedman D, French JA, Maccarrone M. Safety, efficacy, and mechanisms of action of cannabinoids in neurological disorders. Lancet Neurol. 2019 May;18(5):504-512. https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(19)30032-8/fulltext - 03/05/2019
- L’uso della tamsulosina oltre l’ipertrofia prostatica benigna La tamsulosina viene utilizzata routinariamente non solo nell’ipertrofia prostatica benigna, ma anche “off-label” i numerosi altri disturbi urologici Un’alta percentuale di uomini (fino all’80% nell’ottava decade d’età) presenta disturbi urinari causati dalla cosiddetta ipertrofia prostatica benigna (IPB). Si tratta di una condizione legata alla stimolazione ormonale androgenica ad opera del testosterone e suoi analoghi, che, col passare degli anni, determinano un aumento del volume della prostata, spesso a carico di quella specifica porzione che entra in rapporto con l’uretra. Ne consegue un restringimento del canale uretrale e quindi difficoltà a iniziare la minzione, mantenere un flusso adeguato, svuotare completamente la vescica. La tamsulosina è un farmaco indicato per alleviare i sintomi delle basse vie urinarie legati all’IPB: agendo da antagonista dei recettori alfa-adrenergici è in grado di determinare un rilassamento della muscolatura liscia della prostata e dell’uretra, in questo modo facilitando il flusso di urina. Trattandosi di un farmaco considerato generalmente sicuro, viene utilizzato in maniera off-label dagli urologi in numerose altre patologie, quali: Calcolosi urinaria: aumenta la probabilità di espellere un calcolo anche di dimensioni medie (5-10 mm di diametro), in concomitanza o meno di litotrissia extracorporea; Ritenzione urinaria acuta: riduce la necessità di ricorrere alla cateterizzazione urinaria; Prostatite cronica: riduce la sintomatologia; Cancro prostatico: in associazione alla terapia anti-ormonale migliora i sintomi urinari nel cancro avanzato, inoltre sembra migliorare la morbidità nei pazienti candidati alla prostatectomia transuretrale; Vescica neurologica: utile nei pazienti con sintomi urinari secondari a lesioni del midollo spinale; Disfunzione dello svuotamento vescicale nelle donne; Contraccezione maschile: alcuni studi mostrano come la progressione degli spermatozoi viene ridotta o persino bloccata durante l’attività sessuale, il che potrebbe porre le basi per una eventuale terapia farmacologica contraccettiva nell’uomo; Disorgasmia: riduce il dolore legato allo spasmo della muscolatura liscia della regione pelvica. Le principali avvertenze sulla sicurezza di tamsulosina riguardano l’apparato cardiovascolare e l’occhio: Come con altri antagonisti degli adrenorecettori α1, si può verificare una riduzione della pressione arteriosa, specialmente in pazienti in terapia antipertensiva; raramente, si può arrivare alla sincope, ovvero lo svenimento con perdita di coscienza; Non è raccomandato cominciare la terapia con tamsulosina in pazienti per i quali è stato programmato un intervento chirurgico di cataratta o glaucoma, in quanto può aumentare il rischio di complicazioni oculari durante e dopo l’intervento chirurgico. In conclusione, la tamsulosina è un farmaco sicuro e certamente molto utile, non solo nell’ambito delle indicazioni terapeutiche per le quali è approvata, ma anche in numerose altre patologie di stampo urologico nelle quali viene utilizzata in maniera off-label. Saranno però necessari ulteriori studi per confermare l’efficacia e valutare il rapporto costi-benefici per queste nuove eventuali indicazioni terapeutiche. Prabhu et al.: “Tamsulosin in urology: beyond benign prostatic hyperplasia” Drugs & Therapy Perspectives, 2019. https://doi.org/10.1007/s40267-019-00611-1 - 03/05/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Aprile 2019 Note Informative Importanti su medicinali contenenti fluorochinoloni – 8/4/19 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le ditte titolari di specialità medicinali contenenti fluorochinoloni (ciprofloxacina – levofloxacina – moxifloxacina – pefloxacina – prulifloxacina – rufloxacina – norfloxacina – lomefloxacina) e chinoloni comunicano importanti informazioni di sicurezza: Sono state segnalate con gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso. Di conseguenza, sono stati rivalutati i benefici ed i rischi di tutti gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici e le loro indicazioni nei paesi dell’UE. I medicinali contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico verranno ritirati dal commercio. Non prescriva questi medicinali: per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti (quali faringite, tonsillite e bronchite acuta); per la prevenzione della diarrea del viaggiatore o delle infezioni ricorrenti delle vie urinarie inferiori; per infezioni non batteriche, per esempio la prostatite non batterica (cronica); per le infezioni da lievi a moderate (incluse la cistite non complicata, l’esacerbazione acuta della bronchite cronica e della broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO, la rinosinusite batterica acuta e l’otite media acuta), a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati ; ai pazienti che in passato abbiano manifestato reazioni avverse gravi ad un antibiotico chinolonico o fluorochinolonico. Prescriva questi medicinali con particolare prudenza agli anziani, ai pazienti con compromissione renale, ai pazienti sottoposti a trapianto d’organo solido ed a quelli trattati contemporaneamente con corticosteroidi, poiché il rischio di tendinite e rottura di tendine indotte dai fluorochinoloni può essere maggiore in questi pazienti. Dev’essere evitato l’uso concomitante di corticosteroidi con fluorochinoloni. Informi i pazienti d’interrompere il trattamento ai primi segni di reazione avversa grave quale tendinite e rottura del tendine, dolore muscolare, debolezza muscolare, dolore articolare, gonfiore articolare, neuropatia periferica ed effetti a carico del sistema nervoso centrale, e di consultare il proprio medico per ulteriori consigli. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-fluorochinoloni-08042019 su Lemtrada® (alemtuzumab) – 23/4/19 Ema ha avviato una rivalutazione dei benefici e i rischi di Lemtrada (alemtuzumab) nel trattamento della sclerosi multipla in seguito a segnalazioni di gravi reazioni cardiovascolari e ai nuovi eventi identificati: epatite autoimmune e linfoistiocitosi emofagocitica. Le seguenti misure temporanee sono state concordate fino a quando la revisione non sarà completata. Il trattamento di nuovi pazienti deve essere iniziato solo in adulti con sclerosi multipla recidivante remittente (SM RR) altamente attiva, nonostante sia stato effettuato un ciclo di trattamento adeguato con almeno altri due trattamenti modificanti la malattia o in pazienti con SM RR altamente attiva in cui qualsiasi altro trattamento modificante la malattia è controindicato o comunque non adeguato. I pazienti che sono trattati con alemtuzumab devono essere monitorati per i parametri vitali, compresa la misura della pressione arteriosa, prima e periodicamente durante l’infusione di alemtuzumab. Se si osservassero cambiamenti clinicamente significativi nelle funzioni vitali, si deve prendere in considerazione l’interruzione dell’infusione e il monitoraggio aggiuntivo, incluso l’ECG. La funzionalità epatica deve essere valutata prima e durante il trattamento. In caso si manifestassero sintomi di danno epatico, o di altre reazioni gravi immuno-mediate, il trattamento deve essere somministrato nuovamente solo dopo un’attenta valutazione. I pazienti devono essere informati di richiedere immediatamente supporto medico nel caso in cui dovessero manifestare sintomi che si presentino nei giorni successivi all’infusione o in caso di sintomi correlati a danno epatico. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-lemtrada%C2%AE-alemtuzumab-23042019 Notizie da EMA le creme ad alto dosaggio di estradiolo – 12/4/19 L’EMA ha avviato una nuova revisione delle creme ad alto dosaggio di estradiolo (0,01% p/p) per uso intravaginale, utilizzate per il trattamento dell’atrofia vaginale in donne in post menopausa. La revisione valuterà il rischio legato all’assorbimento sistemico (all’interno dell’organismo) dell’estradiolo derivante dall’uso di queste creme. L’assorbimento sistemico è fonte di preoccupazione perché può comportare effetti indesiderati simili a quelli associati all’uso di estradiolo nella terapia ormonale sostitutiva sistemica (TOS), che includono tromboembolia venosa (formazione di coaguli di sangue nelle vene), ictus e cancro dell’endometrio (cancro del rivestimento dell’utero). Fonte:http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-sulle-creme-ad-alto-dosaggio-di-estradiolo-12042019 Latruvo (olaratumab) – 26/4/19 L’ Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha completato la valutazione dei risultati dello studio ANNOUNCE[1] e ha concluso che il medicinale Latruvo (olaratumab) in associazione con doxorubicina non prolunga la vita dei pazienti con tumore dei tessuti molli più della sola doxorubicina. L’Agenzia raccomanda, pertanto, di revocare l’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale. Nel gennaio 2019, quando i risultati preliminari dello studio ANNOUNCE sono divenuti disponibili, l’Agenzia ha raccomandato che nessun nuovo paziente dovesse iniziare il trattamento con il medicinale. Avendo ora valutato tutti i dati dello studio, l’Agenzia ha concluso che il beneficio di Lartruvo in combinazione con doxorubicina non è confermato. Per quanto riguarda il profilo di sicurezza, i dati non hanno mostrato nuovi problemi di sicurezza. Lartruvo è stato autorizzato a novembre 2016 per il trattamento del sarcoma avanzato dei tessuti molli, una condizione per la quale vi è una limitata disponibilità di medicinali con tale indicazione. Al momento della sua approvazione, i dati sull’efficacia di Lartruvo erano limitati a causa dei pochi pazienti inclusi nello studio principale a supporto dell’autorizzazione. Il medicinale ha quindi ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata alla presentazione di ulteriori dati provenienti dallo studio ANNOUNCE. [1] https://www.clinicaltrialsregister.eu/ctr-search/search?query=2015-000134-30 Fonte:http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-latruvo-olaratumab-26042019 le impurezze appartenenti alla classe delle nitrosamine – 26/4/19 A seguito di una rivalutazione della sicurezza effettuata nell’UE, che ha fornito un’opinione rigorosamente vincolante dal punto di vista legale, sui limiti di impurezze della classe delle nitrosamine nei medicinali a base di principi attivi appartenenti alla famiglia dei sartani, utilizzati per la pressione sanguigna elevata, l’EMA continua a lavorare per garantire che i produttori adottino appropriate misure per evitare le impurezze, o mantenerle al di sotto dei limiti accettabili. Sulla base dell’esperienza acquisita con la rivalutazione dei sartani, l’EMA sta avviando un esercizio insieme ad esperti afferenti alla rete di attività regolatorie dell’UE, comprese le autorità nazionali, il Direttorato Europeo per la Qualità dei Medicinali e l’Assistenza Sanitaria (EDQM) e la Commissione Europea, per valutare sia come prevenire tali incidenti in futuro, sia se la loro gestione possa essere migliorata, in caso si dovessero verificare. L’EMA pubblicherà i risultati della valutazione a tempo debito, incluse le informazioni su eventuali ulteriori azioni che potrebbero essere richieste. Nell’ambito del rafforzamento del monitoraggio della produzione, l’EMA e le autorità nazionali chiedono, inoltre, come misura precauzionale, che le Aziende, che utilizzano determinati reagenti per produrre il medicinale antidiabetico pioglitazone, testino i loro prodotti e controllino i loro processi per escludere la presenza di impurezze della classe delle nitrosamine, in particolare la nitrosodimetilammina (NDMA). La richiesta fa seguito al rilevamento di bassi livelli di NDMA in alcuni lotti di pioglitazone prodotti da Hetero Labs in India, che erano entro i limiti rigorosi stabiliti in precedenza per i sartani e non rappresenterebbero un rischio per i pazienti. Fonte:http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-impurezze-appartenenti-alla-classe-delle-nitrosamine-26042019 L’azione delle Autorità Europee lavorano per evitare la carenza di medicinali per effetto di Brexit – 29/4/19 Il 29 marzo 2017 il Regno Unito (UK) ha notificato all’Unione Europea (UE) la sua volontà di recedere dall’UE (Brexit). Ai sensi dell’Articolo 50 del Trattato sull’Unione Europea il Regno Unito (UK) avrebbe dovuto lasciare l’Unione Europea entro il 29 marzo 2019. Tuttavia, la data di recesso è stata posticipata a seguito dell’accoglimento da parte del Consiglio Europeo della richiesta di proroga di UK[1]. Al momento, non è ancora chiaro a quali condizioni il Regno Unito lascerà l’UE. Se un accordo di recesso verrà approvato ed entrerà in vigore, ci sarà un periodo di transizione durante il quale la normativa dell’UE continuerà ad applicarsi nel Regno Unito. Ciò significa che l’accesso ai medicinali non verrà influenzato. Se invece, il Regno Unito lascerà l’UE senza un patto o un accordo di recesso (“scenario di no-deal”), il diritto dell’UE cesserà di essere applicato nel Regno Unito. In questo caso, per poter continuare a fornire alcuni medicinali nell’UE, le Aziende che svolgono determinate attività nel Regno Unito dovranno apportare modifiche per conformarsi alla legislazione dell’UE. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), la Commissione Europea (CE) e gli Stati membri dell’UE/EEA[2] stanno lavorando a stretto contatto da maggio 2017 per consigliare le imprese su come implementare i necessari cambiamenti e hanno incoraggiato l’industria a pianificare in anticipo e ad attuare tali cambiamenti prima della Brexit[3]. L’obiettivo di questo lavoro è di minimizzare l’impatto sulla fornitura di medicinali, se il Regno Unito lascerà l’UE senza un accordo di ritiro. In allegato la Comunicazione EMA (documento di domande e risposte aggiornato al 29/04/2019) [1] Un’estensione è stata concessa in origine fino al 12 aprile 2019. Il 10 aprile 2019, il Consiglio Europeo, d’intesa con il Regno Unito, ha concesso un’ulteriore estensione al 31 ottobre 2019. Se l’accordo di recesso sarà ratificato prima del 31 ottobre 2019, la data di recesso sarà il primo giorno del mese successivo. Se il Regno Unito sarà ancora membro dell’UE tra il 23 e il 26 maggio 2019, ma non riuscirà a tenere le elezioni del Parlamento europeo, lascerà l’UE il 1 ° giugno 2019. [2] Islanda, Liechtenstein e Norvegia [3] https://www.ema.europa.eu/en/about-us/united-kingdoms-withdrawal-european-union-brexit Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/aggiornamento-le-autorit%C3%A0-europee-lavorano-evitare-la-carenza-di-medicinali-effetto-di-brexi Tyverb – 30/4/19 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) sta aggiornando le informazioni sul medicinale Tyverb (lapatinib) in seguito al rilevamento di errori nei risultati di uno studio che ha coinvolto donne in post-menopausa con carcinoma mammario “HR+/HER2+” e la cui malattia era peggiorata nonostante il precedente trattamento con trastuzumab. I risultati avevano indicato un beneficio di Tyverb rispetto a trastuzumab quando tali medicinali venivano somministrati insieme ad un inibitore dell’aromatasi. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-tyverb-30042019 - 30/04/2019
- Le Statine – aderenza e mortalità nei pazienti con aterosclerosi Le statine riducono la mortalità dei pazienti con malattia cardiovascolare aterosclerotica (ASCVD), ma l’aderenza alla terapia è subottimale. Nel 2013 due società scientifiche americane “College of Cardiology” (ACC) e “American Heart Association” (AHA) hanno raccomandato nelle principali linee guida americane, per il trattamento del colesterolo elevato, l’uso delle statine ad alto dosaggio, a seguito delle numerose prove della loro efficacia nel ridurre il rischio di eventi cardiovascolari e mortalità. Nel 2018 le linee guida sul trattamento del colesterolo elevato sono state aggiornate, le statine rimangono sempre la terapia di prima scelta, tuttavia è fondamentale verificare periodicamente l’aderenza terapeutica ed eseguire delle visite di follow-up. In questo studio è stato evidenziato come molti pazienti in trattamento con le statine (tutti i dosaggi), ad alto rischio di eventi cardiovascolari, non aderiscano completamente alla terapia; dall’analisi dei registri è emerso che le statine sono sottoutilizzate e sotto-dosate rispetto alla scheda tecnica dei medicinali stessi e che nonostante le linee guida rilasciate dalle società scientifiche, ACC e AHA, persistono disparità per alcuni gruppi di pazienti, in particolare gli anziani, le donne e alcune minoranze etniche. Lo studio, pubblicato su Jama Cardiolgy ha determinato la correlazione tra l’aderenza terapeutica del paziente alle statine e la mortalità nei pazienti, con aterosclerosi (atherosclerotic cardiovascular disease – ASCVD), che avevano prescrizioni stabili di statine. Attraverso il Veterans Affairs Health System sono state analizzate le prescrizioni stabili di statine inserite tra il 1 ° gennaio 2013 e l’aprile 2014, su pazienti di età compresa tra 21 e 85 anni, con un codice patologia per ASCVD. L’aderenza è stata definita, attraverso l’analisi delle prescrizioni, dal rapporto di possesso del farmaco; i livelli di aderenza sono stati classificati come inferiori al 50%, dal 50% al 69%, dal 70% all’89% e al 90% o superiore. L’outcome primario ha valutato la mortalità per tutte le cause; mentre quelli secondari hanno verificato la mortalità ad 1 anno, l’ospedalizzazione ad 1 anno per eventi cardiovascolari (ischemia, malattie cardiache o ictus ischemico), la correlazione tra i livelli di aderenza alla terapia e l’ospedalizzazione per sanguinamento gastrointestinale e polmonite. Risultati Lo studio ha analizzato i dati di 347.104 adulti con ASCVD con una prescrizione stabile di statine, di questi 5.472 (1,6%) erano donne, 284 150 (81,9%) erano bianchi, 36 208 (10,4%) erano afroamericani, 16 323 (4,7%) erano ispanici, 4093 (1,2%) erano Pacific Islander, 1293 (0,4%) erano nativi americani, 1145 (0,3%) erano asiatici e 1794 (0,5%) erano altre razze. I pazienti con una prescrizione di statine a basso dosaggio erano più aderenti alla terapia rispetto ai pazienti con prescrizioni di dosaggi più elevati (OR 1,18, IC 95%, 1,16-1,20). Dai vari sottogruppi analizzati è emerso che le donne erano meno aderenti rispetto agli uomini (OR, 0,89, IC 95%, 0,84-0,94), così come i gruppi di minoranza. I pazienti più giovani e quelli più anziani erano meno aderenti alla terapia rispetto agli adulti di età compresa tra 65 e 74 anni. Durante una media di 2,9 anni di follow-up, ci sono stati 85 930 decessi (24,8%). Rispetto ai pazienti più aderenti (+90%), i pazienti con aderenza inferiore al 50% presentavano un hazard ratio (aggiustato per le caratteristiche cliniche e l’aderenza ad altri farmaci cardiaci) di 1.30 (IC 95%, 1.27-1.34) , quelli con un aderenza compresa tra il 50% e il 69% avevano un HR di 1,21 (IC al 95%, 1,18-1,24) e quelli con un aderenza compresa tra il 70% e l’89% avevano un HR di 1,08 (IC al 95%, 1,06-1,09 ). In CONCLUSIONE è emerso che, una scarsa aderenza alla terapia con statine era associata a un maggior rischio di morte, la minore aderenza si è riscontrata tra le donne, alcune minoranze etniche, i giovani e gli anziani. Rodriguez F, Maron DJ, Knowles JW, Virani SS, Lin S, Heidenreich PA. “Association of Statin Adherence With Mortality in Patients With Atherosclerotic Cardiovascular Disease.” JAMA Cardiol. 2019;4(3):206–213. doi:10.1001/jamacardio.2018.4936 - 26/04/2019
- Settimana Mondiale per l’Immunizzazione – 24-30 aprile 2019 Dal 24 al 30 aprile si tiene la campagna promozionale per la diffusione della vaccinazione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Si celebra in questi giorni la settimana mondiale per l’immunizzazione, che promuove l’utilizzo dei vaccini per proteggere le persone di tutte le età verso le malattie infettive. I vaccini salvano milioni di vite ogni anno e sono riconosciuti globalmente come l’intervento sanitario col miglior rapporto costi-benefici (a tal proposito, per ogni dollaro speso per le vaccinazioni pediatriche, si stima vi sia un ritorno in benefici sanitari e sociali 44 volte superiore). Nonostante ciò, nel mondo rimangono ancora circa 20 milioni di bambini non vaccinati. Il tema della campagna di quest’anno è “Protetti insieme: i vaccini funzionano!”. Si celebrano gli “Eroi dei Vaccini” di tutto il mondo, ovvero coloro che hanno fatto della promozione dei vaccini una filosofia di vita, a partire da genitori, membri delle comunità, operatori sanitari e ricercatori, persone che si assicurano che siamo tutti protetti, a tutte le età, grazie al potere dei vaccini. Grandi progressi ma scarsi rialzi Nel 2017 il numero di bambini immunizzati – 116,2 milioni – è stato il più alto mai registrato. Dal 2010, 113 Paesi hanno introdotto nuovi vaccini e più più di 20 milioni di bambini sono stati vaccinati. Nonostante questi numeri, gli obiettivi riguardanti l’eliminazione di talune malattie – morbillo, rosolia, tetano materno e neonatale – sono ancora lontani; negli ultimi due anni abbiamo infatti assistito a numerose epidemie di morbillo, difterite e diverse altre malattie prevenibili con vaccino. La maggior parte dei bambini fuori dal contesto delle vaccinazioni vivono nei paesi più poveri, marginalizzati e/o colpiti da conflitti armati. Per fare il modo che tutti, dovunque, possano sopravvivere e prosperare, i Paesi dovranno intensificare gli sforzi per estendere il beneficio dei vaccini a tutti gli individui. Nondimeno, i Paesi che hanno già ottenuto buoni progressi devono impegnarsi affinché questi rimangano tali. Perché l’immunizzazione è così importante Incrementare l’accesso ai vaccini è necessario per raggiungere gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, la riduzione della povertà e la copertura sanitaria universale. L’immunizzazione di routine genera un momento di contatto tra il sistema sanitario e i primissimi, importantissimi, mesi della vita di un bambino, aumentando la sua probabilità di poter condurre una vita lunga e in salute. L’immunizzazione è inoltre una strategia fondamentale per ottenere altri vantaggi, tra cui il controllo dell’epatite virale, la riduzione del fenomeno della resistenza agli antibiotici, creare una piattaforma per la salute degli adolescenti e migliorare le cure nel periodo perinatale. Anche noi, nel nostro piccolo, in quanto medici impegnati nell’ambito della sicurezza dei farmaci, mai ci stancheremo di promuovere la cultura della vaccinazione e limitare il fenomeno dell’esitazione vaccinale, che si diffonde soprattutto tramite i social media. Presto la poliomielite sarà definitivamente debellata, e in futuro altre malattie apparentemente banali quali il morbillo e la rosolia saranno solo un paragrafo nei libri di testo. Ricade su tutti noi operatori sanitari la responsabilità di informare e istruire le persone più suscettibili di finire vittima della disinformazione. https://www.who.int/campaigns/world-immunization-week/world-immunization-week-2019 - 26/04/2019
- Le uova e il colesterolo… un dibattito sempre aperto Il colesterolo è un nutriente comune nella dieta umana e le uova ne sono una delle fonti principali. Tuttavia il consumo di cibi ricchi di colesterolo, e sopratutto delle uova, potrebbe essere associato a un aumento delle malattie cardiovascolari (CVD) e della mortalità. Si parla spesso di alimenti ricchi di colesterolo e di trattamenti del colesterolo elevato, dagli integratori al riso rosso fermentato ai più recenti farmaci di origine biologica. Un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica Jama ha evidenziato la correlazione tra una dieta ricca di alimenti contenenti colesterolo alimentare, come le uova, e il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e la mortalità per tutte le cause. Lo studio ha visto la partecipazione di 29.615 persone, di entrambi i sessi e di diverse etnie e ha avuto una durata di oltre 17 anni; i ricercatori hanno evidenziato come aumenta la probabilità di sviluppare un evento cardiovascolare (infarto, ictus, insufficienza cardiaca e morte derivante da un evento cardiovascolare) e la morte per tutte le cause, quando si aumenta la quantità di colesterolo alimentare assunto giornalmente con la dieta attraverso alimenti ricchi di colesterolo (mg/die) o il consumo di uova (numero/giorno). Alla fine dello studio si sono verificati 5400 eventi cardiovascolari e 6132 decessi per tutte le cause; è stato osservato che con un consumo giornaliero di 300 mg di colesterolo alimentare si aveva una maggiore probabilità di sviluppo degli eventi (malattie cardiovascolari incidenti +17% e mortalità per tutte le cause +18%). Le uova sono un alimento ricchissimo di colesterolo alimentare, con un apporto di 370 mg per ogni 100g di uova. Un uovo sgusciato ha un peso di circa 50g, quindi un consumo giornaliero di 2 uova è risultato significativamente associato a un più alto rischio di incidenti cardiovascolari e mortalità per tutte le cause. Inoltre, un altro dato emerso nello studio è che tra i partecipanti con indice di massa corporea inferiore a 25 – normopeso – il rischio aumenta del 25% rispetto ai pazienti in sovrappeso +5% o agli obesi + 14% e che le donne hanno un rischio maggiorato del 28% rispetto agli uomini. Link:https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2728487 - 19/04/2019
- Il diabete insulino-dipendente indotto da un inibitore del check-point È stata riconosciuta una nuova forma di diabete insulino-dipendente, questa si verifica in pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia con farmaci inibitori del check-point. Gli inibitori del checkpoint sono anticorpi monoclonali che bloccano le molecole di checkpoint – come la proteina CTLA-4 (Cytotoxic T-Lymphocyte Antigen 4) e il PD-1 (programmed cell death 1) – e che hanno rivoluzionato il trattamento del cancro grazie alla loro capacità di migliorare la sopravvivenza, in un numero sempre maggiore di neoplasie. Sebbene gli anticorpi monoclonali contro CTLA-4 e PD-1 aumentino la distruzione delle cellule tumorali, consentendo l’attivazione di cellule T reattive ai tumori, possono anche provocare eventi avversi correlati al sistema immunitario che coinvolgono organi come la ghiandola pituitaria, la tiroide, le ghiandole surrenali e le cellule β produttrici di insulina del pancreas. Il diabete indotto da inibitori del checkpoint rappresenta un diabete insulino-dipendente di nuova insorgenza, che è spesso acuto e si verifica più comunemente dopo il trattamento con anticorpi monoclonali anti-PD-1 (es. nivolumab). Attraverso i dati di due studi clinici è stato osservato che l’incidenza del diabete in soggetti trattati con gli inibitori del checkpoint è pari allo 0,9%, tuttavia il crescente aumento dell’utilizzo di questi farmaci porterà anche a un aumento di casi di diabete nei soggetti trattati. Il diabete indotto da inibitori del checkpoint è stato segnalato in pazienti affetti da 13 differenti tipologie di tumore e più frequentemente in pazienti con melanoma maligno (prima indicazione approvata per gli inibitori del check-point), L’insorgenza clinica del diabete indotto da questi farmaci è tipicamente acuta, con un aumento precipitoso e marcato della concentrazione di glucosio nel sangue; il tempo mediano di insorgenza del diabete è circa 11 settimane dopo l’inizio del trattamento chemioterapico, con un valore di HbA1c medio, alla diagnosi, di 9,10. La chetoacidosi diabetica è stata osservata nel 75% dei pazienti e il peptide C era inferiore al normale o non rilevabile nel 91% dei pazienti. Valori elevati di lipasi o amilasi sono stati riportata nel 32% dei pazienti, senza altri segni clinici di pancreatite, suggerendo che i processi infiammatori nel pancreas esocrino potrebbero avere un ruolo nell’insorgenza della malattia. La terapia insulinica è necessaria per quasi tutti i pazienti con diabete indotto da inibitori del checkpoint, pertanto, sarà importante avvertire i pazienti circa il rischio di questo effetto collaterale permanente prima dell’inizio della chemioterapia. Obiettivo degli studi futuri sarà quello di capire la correlazione tra una buona risposta antitumorale agli inibitori del check-point e lo sviluppo di eventi avversi correlati al sistema immunitario. Link: https://doi.org/10.1016/S2213-8587(19)30072-5 - 19/04/2019
- NOTA INFORMATIVA IMPORTANTE – Antibiotici chinolonici e fluorochinolonici per uso sistemico e inalatorio NOTA INFORMATIVA IMPORTANTE CONCORDATA CON LE AUTORITA’ REGOLATORIE EUROPEE E L’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO (AIFA) Fonte: AIFA Di seguito riportiamo il testo del comunicato e la nota informativa importante che l’AIFA, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha pubblicato sul proprio sito a seguito delle segnalazioni di sospette reazioni avverse relative agli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici: Comunicato AIFA del 8 aprile 2019 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le ditte titolari di specialità medicinali contenenti fluorochinoloni (ciprofloxacina – levofloxacina – moxifloxacina – pefloxacina – prulifloxacina – rufloxacina – norfloxacina – lomefloxacina) e chinoloni comunicano importanti informazioni di sicurezza: Riassunto Sono state segnalate con gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici reazioni avverse invalidanti, di lunga durata e potenzialmente permanenti, principalmente a carico del sistema muscoloscheletrico e del sistema nervoso. Di conseguenza, sono stati rivalutati i benefici ed i rischi di tutti gli antibiotici chinolonici e fluorochinolonici e le loro indicazioni nei paesi dell’UE. I medicinali contenenti cinoxacina, flumechina, acido nalidixico e acido pipemidico verranno ritirati dal commercio. Non prescriva questi medicinali: per il trattamento di infezioni non gravi o autolimitanti (quali faringite, tonsillite e bronchite acuta); per la prevenzione della diarrea del viaggiatore o delle infezioni ricorrenti delle vie urinarie inferiori; per infezioni non batteriche, per esempio la prostatite non batterica (cronica); per le infezioni da lievi a moderate (incluse la cistite non complicata, l’esacerbazione acuta della bronchite cronica e della broncopneumopatia cronica ostruttiva – BPCO, la rinosinusite batterica acuta e l’otite media acuta), a meno che altri antibiotici comunemente raccomandati per queste infezioni siano ritenuti inappropriati ; ai pazienti che in passato abbiano manifestato reazioni avverse gravi ad un antibiotico chinolonico o fluorochinolonico. Prescriva questi medicinali con particolare prudenza agli anziani, ai pazienti con compromissione renale, ai pazienti sottoposti a trapianto d’organo solido ed a quelli trattati contemporaneamente con corticosteroidi, poiché il rischio di tendinite e rottura di tendine indotte dai fluorochinoloni può essere maggiore in questi pazienti. Dev’essere evitato l’uso concomitante di corticosteroidi con fluorochinoloni. Informi i pazienti d’interrompere il trattamento ai primi segni di reazione avversa grave quale tendinite e rottura del tendine, dolore muscolare, debolezza muscolare, dolore articolare, gonfiore articolare, neuropatia periferica ed effetti a carico del sistema nervoso centrale, e di consultare il proprio medico per ulteriori consigli. Nota informativa AIFA - 16/04/2019
- L’uso degli antibiotici in Italia – Rapporto Nazionale anno 2017 Il rapporto nazionale “L’uso degli antibiotici in Italia 2017” fornisce dati di consumo e spesa degli antibiotici a livello nazionale e regionale. Fonte: AIFA Il rapporto consente di individuare aree di potenziale inappropriatezza e promuovere un confronto tra regioni finalizzato a migliorare le prescrizioni e l’uso di antibiotici. Propone inoltre un confronto europeo dei consumi sia in ambito territoriale che ospedaliero. L’aumento delle resistenze (il fenomeno per cui i batteri resistono a quegli antibiotici che una volta erano in grado di sconfiggerli), favorito dal consumo inappropriato e dall’abuso degli antibiotici, rappresenta un problema di salute pubblica molto rilevante a livello mondiale, essendo causa di un incremento della mortalità, degenze ospedaliere prolungate e costi sanitari e sociali molto elevati. L’Italia è tra i Paesi europei con i maggiori consumi (sebbene da alcuni anni il trend sia decrescente) e con i tassi più elevati di resistenza e multi-resistenza (resistenza di un batterio ad almeno quattro antibiotici di classi diverse). Il rapporto AIFA contribuisce alla sorveglianza dei consumi degli antibiotici nell’uomo, un’attività prevista dal primo Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020. Il PNCAR è il documento d’indirizzo di cui l’Italia si è dotata per contrastare il fenomeno dell’antimicrobico-resistenza a livello nazionale, regionale e locale con un approccio globale one health (ambiti umano, veterinario e ambientale) secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Link: http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto-L’uso_degli_antibiotici_in_Italia_2017_0.pdf - 12/04/2019
- Depressione, antidepressivi e rischio di fibrillazione atriale non valvolare L’European Journal of Preventive Cardiology ha pubblicato un articolo in cui si evidenzia la correlazione tra depressione e aumentato di rischio di malattie cardiovascolari; lo scopo dello studio è quello di determinare l’associazione tra depressione, trattamento antidepressivo e rischio di fibrillazione atriale. La fibrillazione atriale è l’aritmia cardiaca più comune, colpisce circa una persona su tre e l’incidenza è in aumento; è associata a una ridotta qualità della vita correlata alla salute, maggiori costi sanitari e maggiori rischi di sviluppare demenza, insufficienza cardiaca, ictus e morte. La depressione è un disturbo psichiatrico molto diffuso ed è la principale causa di disabilità in tutto il mondo. È importante notare che la depressione è stata associata ad un aumentato rischio, nonché a un aumento della morbilità e della mortalità a seguito dell’insorgenza di malattie cardiovascolari. Questo studio è stato condotto in Danimarca e ha confrontato il rischio di sviluppare fibrillazione atriale in tutti i soggetti di ambo i sessi che hanno iniziato un trattamento antidepressivo, rispetto alla popolazione in generale (rapporto 1:5). End-point primario l’incidenza di fibrillazione atriale o flutter (AF) registrata durante un controllo ambulatoriale attraverso determinati codici identificativi per la patologia (ICD-8 427,93 o 427,94 o ICD-10 codice I48). Risultati Premessa: i pazienti che hanno iniziato il trattamento con antidepressivi nella maggior parte dei casi erano single e presentavano altre patologie concomitanti rispetto al gruppo di controllo. Il primo mese di trattamento con antidepressivi è stato associato a un aumento del 218% di rischio di fibrillazione atriale (HR 3.18 (IC 95%: 2.98-3.39)); associazione che si attenua gradualmente durante il resto dell’anno (HR 1,37 (IC 95%: 1,31-1,44) 2-6 mesi dopo l’inizio della terapia antidepressiva e HR 1,11 (IC 95%: 1,06-1,16) 6-12 mesi dopo). Tale rischio era ancora più alto nel mese precedente l’inizio del trattamento antidepressivo (HR 7,65 (IC 95%: 7,05-8,30) da 30 a 15 giorni prima e HR 4,29 (IC 95%: 3.94-4.67) gli ultimi 15 giorni prima). L’inizio del trattamento antidepressivo è stato associato a un rischio, 3 volte maggiore, di sviluppare fibrillazione atriale rispetto al gruppo controllo; il rischio osservato era ancora più alto nelle settimane precedenti il trattamento. Se davvero esistesse una relazione causale tra depressione e fibrillazione atriale non possiamo che aspettarci notevoli conseguenze per la salute pubblica. link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/30452291 - 12/04/2019
- Esposizione prenatale ad acido valproico e rischio di ADHD Un articolo pubblicato sulla rivista JAMA approfondisce gli effetti derivanti dall’esposizione prenatale a farmaci anticonvulsivanti e il rischio di sviluppare un disturbo da deficit attenzione/iperattività (ADHD) nella prole esposta. L’acido valproico è un farmaco anticonvulsivante con indicazione per il trattamento dell’epilessia e di altre patologie neurologiche e psichiatriche. Attualmente l’acido valproico è controindicato in gravidanza, ad eccezione dei casi in cui non siano disponibili trattamenti alternativi adeguati. Infatti, questo farmaco è in grado di attraversare la barriera emato-placentare e il suo utilizzo in gravidanza si associa ad incremento del rischio di sviluppare anomalie congenite nella prole esposta. L’ assunzione durante la gravidanza può quindi determinare la comparsa di alterazioni gravi a carico del sistema nervoso centrale e associarsi a patologie del neurosviluppo come il disturbo da deficit attenzione/iperattività (ADHD). L’obiettivo dello studio è stato valutare se l’esposizione prenatale ad acido valproico e altri farmaci anticonvulsivanti può associarsi ad un aumento del rischio di ADHD nella prole. Lo studio è stato condotto su una coorte di soggetti nati tra il primo gennaio 1997 e il 31 dicembre del 2011 in Danimarca. I dati concernenti l’esposizione ai trattamenti anticonvulsivanti (acido valproico, carbamazepina, oxcarbazepina, clonazepam, lamotrigina) sono stati ottenuti dalla banca dati dei farmaci prescritti in Danimarca (Danish National Prescription Registry); i soggetti con diagnosi di ADHD sono stati identificati attraverso i registri clinici danesi (Danish Psychiatric Central Research Register) o attraverso l’identificazione delle prescrizioni di farmaci per trattamento di questa malattia. L’analisi dei dati è stata condotta con il modello della regressione di COX e il rischio connesso all’esposizione con farmaci anticonvulvivanti è stato valutato come Hazard Ratio corretto per i fattori confondenti (aHR). Lo studio ha arruolato 913.302 soggetti (età media 10.1 anni, 51.3% maschi). Sono stati identificati 580 adolescenti/preadolescenti esposti ad acido valproico durante la vita intrauterina; tra questi, 49 soggetti avevano una diagnosi di ADHD (8.4%). Tra i soggetti inclusi nello studio, non esposti ad acido valproico in gravidanza (912.722), la prevalenza di ADHD è stata del 3.2%. L’esposizione intrauterina ad acido valproico ha incrementato del 48% il rischio di contrarre di ADHD (aHR, 1.48; intervallo di confidenza [CI] 95%, 1.09-2.00) rispetto ai controlli non esposti. Il rischio assoluto di riceve una diagnosi di ADHD è stato del 4.6% (CI 95%, 4.5-4.6%) nei bambini non esposti e del 11.0% (CI 95%, 8.2-14.2%) nei figli di madri in trattamento con acido valproico. Non è stata registrata alcuna associazione significativa tra ADHD ed uso in gravidanza degli altri farmaci anticonvulsivanti (carbamazepina, oxcarbazepina, clonazepam, lamotrigina). In conclusione, il presente studio descrive, per la prima volta, che l’esposizione in utero ad acido valproico, ma non ad altri anticonvulsivanti, si associa ad un incremento del rischio di sviluppare ADHD nella prole. Lo studio inoltre rafforza l’utilità di una attenta valutazione della terapia con acido valproico e l’importanza della condivisione delle scelte terapeutiche per mezzo del consenso informato durante la gravidanza e in generale nelle donne in età fertile. Christensen J. et al. Association of Prenatal Exposure to Valproate and Other Antiepileptic Drugs With Risk for Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder in Offspring. JAMA Network Open. doi: 10.1001/jamanetworkopen.2018.6606 - 05/04/2019
- Psicosi nei pazienti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) trattati con metilfenidato e amfetamine Una meta-analisi valuta il rischio di sviluppare episodi psicotici nei giovani in terapia con metilfenidato o amfetamine per la cura del disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Attention Deficit-Hyperactivity Disorder, ADHD) è una della condizioni più diagnosticate nei bambini e adolescenti nell’ambito psichiatrico. Farmaci ad azione psicostimolante quali metilfenidato e amfetamine sono indicati per questa condizione. Tra le due tipologie di farmaco il metilfenidato è il più ampiamente prescritto nella maggior parte dei Paesi, con l’eccezione degli USA, dove le amfetamine sono prescritte più frequentemente. L’efficacia di questi farmaci nel ridurre i sintomi dell’ADHD è ben comprovata, perlomeno nel breve termine. Al contrario, il dibattito è ancora aperto in merito al profilo di sicurezza, in particolare riguardo al rischio di sviluppare episodi psicotici, che rappresentano un’eventualità potenzialmente molto traumatica sia per il paziente che per la famiglia. Una recente meta-analisi ha preso in considerazione 221846 pazienti tra i 15 e i 23 anni con diagnosi di ADHD a cui veniva prescritto metilfenidato o amfetamine, con lo scopo di valutare la prevalenza di nuovi episodi psicotici, identificati sulla base di eventuali prescrizioni di farmaci antipsicotici nel periodo di studio, successivamente all’inizio della terapia psicostimolante. Si sono verificati un totale di 343 episodi (1 caso ogni 660, altrimenti 2.4 per 1000 anni-persona), di cui 106 (0.10%) nel gruppo metilfenidato e 237 (0.21%) nel gruppo amfetamine. Questi risultati, tuttavia, non vanno considerati come definitivi: si tratta di uno studio di natura osservazionale, il che significa che certamente è valido per fornire dati statistici riguardo agli eventi avversi di un farmaco nella pratica clinica, però difficilmente è in grado di valutare il peso di eventuali altri elementi confondenti (bias). A tal proposito, alcuni autori ipotizzano l’esistenza di una specifica vulnerabilità individuale nell’andare incontro ad episodi psicotici, il che rende difficile capire quando la psicosi è dovuta al farmaco, ad una tendenza costituzionale o all’interazione tra i due fattori. Su questa stessa linea, un altro studio ha messo in evidenza una sostanziale differenza nel numero di episodi psicotici a seconda del medico prescrivente: quando si trattava di uno psichiatra si verificavano molti meno eventi (con una frequenza paragonabile alla popolazione generale) rispetto a quando i farmaci venivano prescritti da un medico di un’altra disciplina. Si può ipotizzare che gli psichiatri sarebbero in grado di identificare caratteristiche predisponenti nei propri pazienti, tali da indurli ad evitare la somministrazione di psicostimolanti laddove è presente un rischio maggiore. Al di là di quanto detto, la Food and Drug Administration ha rilevato che i sintomi psicotici in questi casi sono di breve durata e si risolvono con la sospensione della terapia psicostimolante nella quasi totalità dei casi, anche senza ricorso a farmaci antipsicotici. In conclusione, esiste una certa correlazione tra farmaci psicostimolanti e sviluppo di episodi psicotici, in special modo in corso di terapia con amfetamine. Nonostante questo, gli effetti benefici di queste terapie, come ad esempio la capacità di ridurre la tendenza alla criminalità, ne giustificano ampiamente l’utilizzo. Cortese S., “Psychosis during Attention Deficit-Hyperactivity Disorder Treatment with Stimulants” The New England Journal of Medicine, Marzo 2019, https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMe1900502 - 05/04/2019
- Effetti dell’esposizione prenatale alla terapia antiretrovirale con Efavirenz Efavirenz è uno dei farmaci cardine per la terapia dell’infezione da HIV. In questo articolo viene analizzato il profilo di sicurezza di questo farmaco prestando particolare attenzione al suo utilizzo durante la gravidanza. Efavirenz è il farmaco antiretrovirale che con maggiore frequenza viene assunto durante la gravidanza da donne HIV-positive. Diversi studi, sia clinici che preclinici, indicano che l’utilizzo di efavirenz è sicuro sia durante il concepimento che nella gestazione. Tuttavia due studi di coorte hanno recentemente segnalato che il suo utilizzo durante il primo trimestre di gravidanza si accompagna ad un incremento del rischio di sviluppare anomalie congenite nei nascituri. Il presente studio ha valutato se l’esposizione prenatale a efavirenz possa associarsi a complicanze teratogene nella prole. Lo studio, osservazionale e basato sul modello dell’analisi pooled, è stato condotto in Europa e Thailandia e ha coinvolto 24.963 bambini e 21.093 donne. Al momento del concepimento, il 30% delle donne (7537) era in trattamento con terapia antiretrovirale, il 4.8% (1200) in trattamento con efavirenz e il restante 65% (12.226) non stava assumendo alcuna terapia per l’infezione da HIV. Tra tutti i neonati inclusi nello studio, l’1,65% (412) presentava almeno un difetto congenito (Intervallo di Confidenza al 95%, IC95: 1,5-1,82). Tra le anomalie congenite più frequenti gli autori hanno riportato le alterazioni a carico dell’apparato muscolo/scheletrico e le anomalie cardiache. Inoltre, almeno un’anomalia congenita era presente nel 2,4% dei bambini esposti durante la gravidanza a terapia antiretrovirale, nel 1,6% dei bambini esposti a efavirenz e nel 1,3% di quelli non esposti ad alcun tipo di terapia antiretrovirale durante il concepimento e nel primo trimestre di gravidanza. L’associazione tra esposizione a terapia antiretrovirale e rischio teratogeno è risultata non significativa (P=0,135). Allo stesso modo, lo studio non ha messo in luce un incremento del rischio teratogeno tra esposti ad efavirenz e non esposti (Odds Ratio 0,61; IC95: 0,36-1,03, P=0.067). In conclusione, la terapia con efavirenz durante la gravidanza può continuare ad essere considerata sicura in quanto, nel presente studio, non è stato identificato alcun incremento significativo del rischio di anomalie congenite nei nascituri esposti a questa terapia. Martinez de Tejada B. European Pregnancy and Paediatric HIV Cohort Collaboration Study Group. “Birth Defects After Exposure to Efavirenz-Based Antiretroviral Therapy at Conception/First Trimester of Pregnancy: A Multicohort Analysis.” Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes, doi: 10.1097/QAI.0000000000001922 - 05/04/2019
- Sistemi di FarmacoVigilanza nell’era delle informazioni I sistemi di FarmacoVigilanza nazionali vogliono incrementare la partecipazione da parte dei cittadini riguardo alla segnalazione degli aventi avversi da farmaco, di conseguenza anche la gestione dei database informatici richiede la dovuta attenzione. La possibilità di segnalare le sospette reazioni avverse da farmaco (adverse drug reactions, ADR) da parte del cittadino è un’acquisizione relativamente recente dei sistemi di farmacovigilanza nazionali. Ci si è resi infatti conto che si tratta di un’importante fonte di informazione riguardo alla sicurezza dei farmaci, e che il paziente tende a descrivere in maniera più circostanziata la propria esperienza rispetto all’operatore sanitario che fa da tramite. Ci sono notevoli differenze tra i vari Stati riguardo alle modalità con cui il cittadino può compiere una segnalazione al centro di FarmacoVigilanza di riferimento (via telefono, moduli cartacei, noduli online, applicazioni per smartphone), al pari di differenze nei criteri con cui vengono stilati i suddetti moduli, nonché il tipo di risposta che si richiede a chi li compila (ad es. testo libero o scelta tra risposte multiple). Laddove esiste un sistema online di raccolta delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da farmaco (in Italia: VigiFarmaco), nella maggior parte dei casi si richiede una descrizione dell’evento avverso in forma di testo libero. In altri casi, come ad esempio il sistema Yellow Card scheme nel Regno Unito, si è sperimentato l’uso di una lista di termini medici che rappresentano i più comuni segni e sintomi (es. dolore, diarrea, vomito, mal di testa), in modo da facilitare tra le altre cose anche il compito dell’operatore che dovrà poi inserire le informazioni pervenute all’interno del database pertinente. Si è però visto in quest’ultimo caso che i pazienti sembrano preferire la forma di testo libero, così da poter descrivere in maniera precisa la propria sintomatologia. Secondo un’analisi sul registro di farmacovigilanza inglese soltanto il 20% dei pazienti utilizzava la lista di termini medici disponibili, e solo quando si trattava di parole facilmente fruibili, dal significato univoco. In sostanza, si può concludere che la forma di raccolta delle segnalazioni da parte del cittadino in testo libero non può mancare. Saranno eventualmente necessari sforzi in altre direzioni da parte degli addetti ai lavori per migliorare la qualità del servizio. de Vries, S.T., Harrison, J., Revelle, P. et al. Drug Saf (2019). https://doi.org/10.1007/s40264-019-00800-x - 29/03/2019
- AIFA: notizie di marzo 2019 sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti Ozurdex® 700 microgrammi impianto intravitreale (desametasone) – 1/3/19 Ozurdex® 700 microgrammi impianto intravitreale (desametasone): aggiornamento sul difetto di qualità relativo alla particella di silicone: Fornitura di nuove scorte di prodotto (prive di difetto) e ritiro delle rimanenti scorte dal mercato. Nel mese di Ottobre 2018, Allergan ha ritirato dal mercato alcuni lotti del medicinale OZURDEX a causa del potenziale rischio di impianto all’interno dell’occhio di una particella di silicone proveniente dal manicotto dell’ago durante la somministrazione del prodotto. In seguito all’implementazione di diverse azioni preventive Allergan ha ora rifornito il mercato con nuove scorte di medicinale. Allergan ha effettuato controlli approfonditi su questi lotti confermando che le azioni intraprese sono efficaci nel prevenire la formazione della particella di silicone dal manicotto dell’ago. Le rimanenti confezioni dei lotti di OZURDEX elencati nell’Allegato 1 vengono ora ritirate e sostituite con nuove scorte. OZURDEX può essere ora prescritto ai pazienti come richiesto sulla base del reintegro delle scorte con lotti privi del difetto riscontrato. Il monitoraggio degli eventi avversi deve essere segnalato e gestito come di consueto. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ozurdex%C2%AE-700-microgrammi-impianto-intravitreale-desametasone- Medicinali contenenti tiocolchicoside – 14/3/19 Le aziende titolari delle Autorizzazioni all’Immissione in Commercio (AIC) di medicinali a base di tiocolchicoside per uso sistemico, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), rendono disponibili importanti informazioni riguardanti l’indicazione, il regime terapeutico, le controindicazioni e le avvertenze di questi medicinali. I risultati preclinici hanno mostrato un rischio di genotossicità associato all’uso sistemico di tiocolchicoside, vale a dire per la soluzione iniettabile per uso intramuscolare, le capsule rigide e le compresse orodispersibili. L’uso di tiocolchicoside è controindicato, e pertanto, non deve essere prescritto a donne in gravidanza o in allattamento, e a donne potenzialmente fertili, a meno che adottino metodi contraccettivi efficaci. Le donne potenzialmente fertili devono essere attentamente allertate della necessità di una contraccezione efficace durante l’assunzione del medicinale, così da evitare una gravidanza e qualsiasi conseguente rischio per il feto. Si ricorda agli operatori sanitari che l’uso di tiocolchicoside per via sistemica è limitato al trattamento adiuvante a breve termine di contratture muscolari dolorose nelle patologie acute della colonna vertebrale negli adulti e negli adolescenti dai 16 anni in poi. Le dosi massime giornaliere e la durata del trattamento raccomandate devono essere rispettate, ovvero 16 mg al giorno fino a 7 giorni per l’uso orale e 8 mg al giorno per un massimo di 5 giorni per via intramuscolare. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-tiocolchicoside-14032019 Sulla temporanea carenza (iniziata a marzo 2017) di Nulojix (belatacept) – 15/3/19 A partire dall’11 marzo 2019, Nulojix potrà essere prescritto a nuovi pazienti se verranno soddisfatti i due seguenti criteri: che Nulojix sia la migliore scelta terapeutica per il paziente che Bristol Myers Squibb s.r.l Italia confermi che le scorte siano sufficienti sia per i nuovi pazienti che per quelli già in trattamento. Prima di iniziare il trattamento con Nulojix in nuovi pazienti, lo staff del centro trapianti dovrà contattare il servizio Medical Information di Bristol Myers Squibb (vedere sotto), per confermare che il prodotto sia disponibile. Si prevede che tale procedura rimarrà operativa fino a settembre 2020. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-nulojix-belatacept-15032019 su elvitegravir e cobicistat – 26/3/19 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta titolare dell’Autorizzazione all’ Immissione in Commercio di medicinali a base di elvitegravir/cobicistat, rende note nuove importanti informazioni su nuovi dati di farmacocinetica che hanno mostrato valori di bassa esposizione a elvitegravir e cobicistat durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Una bassa esposizione a elvitegravir può essere associata a un aumentato rischio di fallimento del trattamento e a un aumentato rischio di trasmissione da madre a figlio dell’infezione da HIV. La terapia con elvitegravir/cobicistat non deve essere iniziata durante la gravidanza. Le donne che rimangono incinte durante la terapia con elvitegravir/cobicistat devono passare a un regime alternativo. Questo perché i dati di farmacocinetica hanno mostrato una minore esposizione a cobicistat ed elvitegravir durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Un’esposizione più bassa a elvitegravir può essere associata a un aumento del rischio di fallimento del trattamento e a un aumento del rischio di trasmissione dell’infezione da HIV da madre a figlio. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-elvitegravir-e-cobicistat-26032019 Belimumab (Benlysta) – 27/3/19 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuovi ed importanti aggiornamenti su Belimumab (Benlysta) sul rischio aumentato di eventi psichiatrici gravi (depressione, ideazione o comportamento suicidari o autolesionismo). Nel corso di sperimentazioni cliniche, è stato osservato un aumentato rischio di eventi psichiatrici (depressione, ideazione o comportamento suicidari, inclusi suicidi, o autolesionismo) in pazienti con lupus eritematoso sistemico (LES) in trattamento con belimumab in aggiunta alla terapia standard. Questo include i risultati recentemente ottenuti da uno studio della durata di un anno, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo (BEL115467) di 4.003 pazienti con LES. I Medici prescrittori devono valutare attentamente il rischio di depressione, di ideazione o comportamento suicidari o di autolesionismo tenendo conto dell’anamnesi del paziente e del suo stato psichiatrico corrente, prima dell’inizio del trattamento con Benlysta. I pazienti devono essere monitorati durante il trattamento. I Medici prescrittori devono inoltre monitorare il paziente durante il trattamento per identificare nuovi segni/sintomi di questi rischi. I Medici prescrittori devono avvertire i pazienti/chi li assiste di rivolgersi immediatamente al Medico nel caso della comparsa, o del peggioramento, di depressione, ideazione o comportamento suicidari o autolesionismo. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-belimumab-benlysta-27032019 XELJANZ (tofacitinib) – 27/3/19 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove informazioni su XELJANZ (tofacitinib) sull’aumento del rischio di embolia polmonare e di mortalità in pazienti affetti da artrite reumatoide trattati con il dosaggio di 10 mg due volte al giorno in uno studio clinico. Un aumento del rischio di embolia polmonare e della mortalità generale è stato segnalato in uno studio clinico in corso in pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) in trattamento con tofacitinib 10 mg due volte al giorno. Lo studio includeva pazienti >50 anni di età con almeno un fattore di rischio cardiovascolare aggiuntivo. In questo studio clinico, l’incidenza generale dell’embolia polmonare è stata 5 volte più elevata nel braccio di studio con tofacitinib 10 mg due volte al giorno rispetto al braccio con l’inibitore del TNF, e circa 3 volte più elevata di tofacitinib in altri studi clinici con tofacitinib. La dose di 10 mg due volte al giorno non è approvata per l’artrite reumatoide nell’Unione Europea. I prescrittori devono attenersi alla dose autorizzata nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di tofacitinib, che è di 5 mg due volte al giorno per l’indicazione artrite reumatoide. I pazienti trattati con tofacitinib, a prescindere dall’indicazione, devono essere monitorati per l’individuazione di segni e sintomi di embolia polmonare, e bisogna consigliare loro di consultare immediatamente un medico nel caso si manifestino. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xeljanz-tofacitinib-27032019 Notizie da EMA fluorouracile, capecitabina, tegafur e flucitosina – 15/3/19 L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti fluorouracile (noto anche come 5-fluorouracile o 5-FU) e i medicinali capecitabina, tegafur e flucitosina, che possono essere convertiti in fluorouracile nell’organismo. La revisione esaminerà i metodi di screening esistenti e il loro valore nell’identificazione dei pazienti ad aumentato rischio di gravi effetti collaterali. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-fluorouracile-capecitabina-tegafur-e-flucitosina-15032019 Xeljanz (tofacitinib) – 20/3/19 L’EMA raccomanda agli operatori sanitari e ai pazienti di non superare la dose raccomandata di Xeljanz (tofacitinib) nel trattamento dell’artrite reumatoide. La raccomandazione deriva dall’esame dei primi risultati di uno studio in corso (studio A3921133) in pazienti con artrite reumatoide che ha mostrato un aumento del rischio di coaguli di sangue nei polmoni e morte quando la dose normale di 5 mg due volte al giorno è stata raddoppiata. Nell’UE, 5 mg due volte al giorno è la dose autorizzata per l’artrite reumatoide e l’artrite psoriasica. La dose più alta di 10 mg due volte al giorno è stata approvata per il trattamento iniziale dei pazienti con colite ulcerosa. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xeljanz-tofacitinib-20032019 su medicinali a base di acidi grassi omega-3 – 29/3/19 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha confermato che i medicinali a base di acidi grassi omega-3 contenenti un’associazione di un estere etilico di acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA) alla dose di 1 g al giorno non sono efficaci nel prevenire la ricorrenza di problemi cardiaci e circolatori in pazienti che hanno avuto un infarto. Questa è la conclusione di una procedura di riesame richiesta da alcune Aziende farmaceutiche che commercializzano i medicinali in questione, a seguito della raccomandazione originale dell’EMA del dicembre 2018. Ciò significa che questi medicinali non devono più essere usati in questa indicazione. Tuttavia, possono ancora essere utilizzati per ridurre i livelli di alcuni tipi di grassi nel sangue chiamati trigliceridi. I medicinali a base di acidi grassi omega-3 sono stati autorizzati per l’uso dopo infarto del miocardio, in associazione con altri medicinali, in diversi paesi dell’UE fin dal 2000, ad una dose di 1 g al giorno. Al momento della loro autorizzazione, i dati disponibili avevano mostrato alcuni benefici nel ridurre i gravi problemi cardiaci e circolatori. Il comitato per i medicinali per uso umano dell’EMA, il CHMP, ha riesaminato le evidenze accumulate negli anni su questi medicinali per questo specifico uso e ha consultato altri esperti nel campo. Il CHMP ha concluso che, sebbene non vi siano nuovi problemi di sicurezza, l’efficacia di questi medicinali nel prevenire la ricorrenza dei problemi cardiaci e circolatori non è stata confermata. L’EMA ha concluso che le autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali devono essere aggiornate per rimuovere questa indicazione. Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-acidi-grassi-omega-3-29032019 - 29/03/2019
- Effetto nocebo: quando anche il placebo provoca reazioni avverse Il fatto che un placebo possa “causare” eventi avversi ha conseguenze pratiche e teoriche nell’ambito delle sperimentazioni cliniche. Una sperimentazione clinica su farmaco che si rispetti necessita, tra le altre cose, di un braccio di controllo: un gruppo di individui con caratteristiche paragonabili ai pazienti in trattamento che non assumano il farmaco in studio oppure assumano (senza saperlo) un placebo. Si definisce sostanza placebo un farmaco inerte, ovvero non in grado di causare effetti farmacologici in quanto privo di principio attivo. Si definisce invece effetto placebo l’eventuale reazione psicologica o fisiologica legata alla somministrazione di un placebo. Nocebo rappresenta il caso in cui la reazione conseguente all’assunzione di un placebo sia sostanzialmente negativa. Numerose revisioni sistematiche in letteratura suggeriscono che anche coloro che assumono placebo vanno incontro ad eventi avversi, incluse reazioni attribuite a presunte interazioni tra farmaci. Non potendo questi fenomeni essere causati direttamente dal placebo, siamo portati a teorizzare sulle vere cause. Esistono almeno due spiegazioni: La persona potrebbe avere una condizione clinica sottostante che determina il sintomo (ad es. mal di testa) che viene attribuito erroneamente al placebo; Pur appartenendo al braccio di controllo, avendo ricevuto informazioni riguardo agli eventi avversi tipici del farmaco in studio, la persona potrebbe aspettarsi un evento avverso: questa aspettativa negativa potrebbe determinare una reazione. Ci sono delle evidenze empiriche a supporto del secondo punto: in uno studio nel quale (per errore) alcuni pazienti del gruppo placebo erano stati informati riguardo agli eventi avversi di natura gastrointestinale mentre altri no, si è notato un aumento del tasso di uscita anticipata dallo studio superiore di 6 volte nei pazienti informati, che lamentavano appunto disturbi gastrointestinali (minori). Una meta-analisi recente ha fatto emergere che quasi metà dei pazienti che assumono placebo vanno incontro ad eventi avversi attribuiti al farmaco in studio. Una persona su 20 circa arriva ad uscire dalla sperimentazione per via di tali disturbi. La cosa interessante è che c’è una grande variabilità che appare legata alla patologia in studio: le percentuali sono massime per pazienti affetti da morbo di Parkinson, disturbi del motoneurone, alcune forme di epilessia, sclerosi multipla, Alzheimer, depressione e fibromialgia. Le percentuali sono invece ai limiti inferiori nelle patologie generalmente trattate con antinfiammatori non steroidei, quali osteoartrosi e cefalea. Per quanto riguarda le tipologie di disturbo più frequentemente chiamate in causa, l’evento avverso più comune è il mal di testa (18%); seguono nausea/vomito (7,7%), affaticamento (7,1%), stitichezza (6,4%), pirosi gastrica (5,9%), insonnia (5,7%) e sonnolenza (5,6%). Ci sono una serie di implicazioni legate a questi risultati: Sarebbe importante studiare come ridurre le aspettative negative dei pazienti che si generano nell’essere informati sugli eventi avversi. Bisognerebbe quindi trovare una modalità ideale per la procedura di raccolta del consenso informato che rispetti l’autonomia di scelta del paziente pur limitando i potenziali danni; È necessario modificare la procedura di raccolta degli eventi avversi in modo che non vengano confusi con la storia naturale della malattia; Se è vero che gli eventi avversi nel braccio di controllo risultano sostanzialmente sovrastimati, ne consegue che si rischia di sottostimare gli eventi avversi nel braccio di trattamento. Emerge perciò un paradosso di natura etica: da una parte vige il rispetto dell’autonomia del paziente e il suo diritto di ottenere informazioni complete anche riguardo ai potenziali eventi avversi, dall’altra è altrettanto prioritario ridurre i rischi, limitando quindi in qualche misura l’esposizione a talune informazioni. Howick et al. “Rapid overview of systematic reviews of nocebo effects reported by patients taking placebos in clinical trials” Trials, 201819:674 https://doi.org/10.1186/s13063-018-3042-4 - 22/03/2019
- Abatacept come prima terapia biologica per l’artrite reumatoide e il rischio di sviluppare il cancro Rischio di cancro e prima terapia con un bDMARDS (biological Disease modifying antirheumatic drugs). Questo studio ha verificato l’aumento di rischio di sviluppare qualsiasi tipo di carcinoma a seguito della prima terapia con un bDMARDS Questo studio ha valutato se l’abatacept, usato come prima terapia biologica per il trattamento dell’artrite reumatoide (AR), sia associato a un aumento del rischio di sviluppo di cancro rispetto all’utilizzo di un altro bDMARDS. I DMARD biologici (bDMARD) approvati nel trattamento dell’AR sono noti per determinare una parziale immunosopressione che si pensa sia associata all’aumento del rischio di sviluppare un carcinoma negli individui che li assumono; tuttavia questa ipotesi non è avvalorata da sufficienti prove che la dimostrino. Abatacept, una proteina in grado di bloccare l’attivazione delle cellule T, ha un meccanismo d’azione leggermente diverso rispetto agli altri bDMARDS che verranno citati in questo articolo, e questo potrebbe determinare un profilo di rischio diverso. Metodi Lo studio, condotto negli Stati Uniti, ha analizzato i dati di una coorte di pazienti che dal 1° gennaio 2007 fino al 31 dicembre 2014 hanno ricevuto, per la prima volta, la prescrizione di un farmaco biologico per il trattamento dell’artrite reumatoide. Per l’end-point primario la coorte in studio è stata divisa in due gruppi, pazienti che hanno ricevuto come primo bDMARD abatacept e pazienti che hanno ricevuto come primo bDMARD un altro biologico (TNF-a – infliximab, etanercept, adalimumab, certolizumab pegol e golimumab); per l’end-point secondario, invece, la coorte è stata divisa in pazienti che hanno ricevuto il primo bDMARD (incluso abatacept) in associazione a MTX (metotrexato) e pazienti che hanno ricevuto il primo bDMARD (incluso abatacept) in monoterapia. End-Point Primario: l’aumento del rischio di sviluppo di un qualsiasi tipo di cancro; Secondario: l’aumento del rischio di sviluppo di cancro al seno, al polmone, linfoma, cancro della pelle (melanoma e non melanoma). Risultati Tra il 2007 e il 2014 84 453 soggetti hanno assunto per la prima volta un bDMARD; in seguito all’applicazione dei criteri di esclusione la dimensione è stata ridotta a 64 188 pazienti, per l’end-point primario 4328 hanno assunto abatacept vs 59 860 hanno assunto altri bDMARD; per l’end-point secondario la coorte di studio ha incluso 2426 pazienti che hanno iniziato il trattamento con bDMARD + MTX e 61 092 pazienti che hanno iniziato il trattamento con bDMARD in monoterapia. I pazienti che hanno iniziato il trattamento con abatacept hanno mostrato un aumento del 17% del rischio complessivo di cancro, rispetto ai pazienti che hanno iniziato il trattamento con altri bDMARD. Non ci sono differenze statisticamente significative per i tumori sito specifici (seno, polmone, linfoma pelle), ad eccezione del tumore non-melanoma. Non vi erano differenze tra i pazienti che hanno iniziato il trattamento con bDMARD + MTX o quelli in che hanno iniziato il trattamento con bDMARD in monoterapia. In conclusione l‘uso di abatacept come primo BDMARD nel trattamento della RA è associato a un lieve aumento del rischio di cancro generale e in particolare del tumore della pelle non melanoma, rispetto ad altri bDMARD. link: https://academic.oup.com/rheumatology/advance-article-abstract/doi/10.1093/rheumatology/key352/5232676?redirectedFrom=fulltext - 22/03/2019
- La vitamina D per la prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari Un articolo pubblicato su NEJM ci mostra il ruolo del supplemento di Vitamina D nella prevenzione del cancro invasivo e delle malattie vascolari. Negli ultimi anni è aumentata la prescrizione di colecalciferolo (Vit.D) per trattare le patologie del sistema scheletrico, tuttavia non è chiaro se l’integrazione con vitamina D riduca il rischio di cancro o di malattie cardiovascolari e i dati provenienti dagli studi randomizzati sono limitati. Alcuni studi osservazionali hanno dimostrato che la percentuale di morte per cancro o per una malattia cardiovascolare sia inferiore nelle persone maggiormente esposte alla luce solare, mentre persone con bassi livelli di 25 idrossi-vitamina D avevano un maggiore rischio di sviluppare il cancro o una malattia cardiovascolare. Tuttavia, non vi sono studi diretti che dimostrano come il supplemento di vitamina D riduca l’incidenza di tali patologie, trattandosi infatti di studi osservazionali devono essere considerati dei fattori confondenti come l’attività fisica (che può determinare una maggiore esposizione ai raggi solari), la percentuale di tessuto adiposo (che riduce la biodisponibilità di 25 idrossivitamina) e altri fattori. Questo studio pubblicato sul NEJM ha dimostrato quali sono i benefici del supplemento di Vitamina D e Omega 3 per ridurre l’incidenza di questi due gruppi di patologie in una grande coorte di persone. Si tratta di uno studio randomizzato, doppio cieco, in cui sono stati somministrati giornalmente o 2000 UI di vitamina D e/o 1g di Omega 3 o placebo a una coorte di 25.871 persone, di entrambi i sessi (età minima per gli uomini 50 anni, per le donne 55), di cui almeno 5000 afroamericani. Per essere eleggibili, i partecipanti non dovevano aver avuto in precedenza né il cancro (escluso tumore della pelle non melanoma), né una malattia cardiovascolare. Gli endpoint primari hanno valutato l’incidenza di cancro invasivo di qualsiasi tipo e gli eventi cardiovascolari maggiori (infarto miocardico, ictus e morte per cause cardiovascolari) nei 4 bracci; mentre gli endpoint secondari hanno valutato l’incidenza, nello specifico, di cancro del colon-retto, della mammella e della prostata e la morte per cancro, per gli eventi cardiovascolari la rivascolarizzazione coronarica e le singole componenti dei principali eventi cardiovascolari. Endpoint Cancro invasivo di qualsiasi tipo si è sviluppato in 1617 partecipanti, con tassi di eventi simili nel gruppo vitamina D e nel gruppo placebo (rispettivamente 793 e 824 partecipanti, hazard ratio, 0,96; 95% intervallo di confidenza [CI], da 0.88 a 1.06; P = 0.47). Non sono state osservate differenze significative tra i due gruppi per quanto riguarda l’incidenza di cancro al seno, alla prostata o al colon-retto. Durante il follow-up, 341 pazienti sono morti per cancro, con 154 di questi decessi nel gruppo vitamina D e 187 nel gruppo placebo (hazard ratio, 0,83, IC 95%, 0,67-1,02). Malattie cardiovascolari e mortalità per tutte le cause Ci sono stati 805 eventi cardio-vascolari maggiori (infarto miocardico, ictus o morte cardiovascolare), con eventi in 396 partecipanti alla vitamina Gruppo D e 409 partecipanti nel gruppo placebo (hazard ratio, 0,97, IC 95%, 0,85-1,12, P = 0,69). Anche l’integrazione con vitamina D non ha influenzato il rischio di endpoint cardiovascolari secondari. Si sono verificati 978 morti per qualsiasi causa; il numero di questi decessi era simile nel gruppo vitamina D e nel gruppo placebo (485 e 493 morti, rispettivamente, hazard ratio 0,99, IC 95%, 0,87-1,12). Eventi avversi Non ci sono state differenze significative tra i due gruppi rispetto alla diagnosi di incidenti di ipercalcemia, calcoli renali o sintomi gastrointestinali. Conclusioni Lo studio, della durata ≥5 anni, ha esaminato l’effetto della vitamina D ad alte dosi sul rischio di cancro e di eventi cardiovascolari. L’integrazione giornaliera non ha determinato né una minore incidenza di cancro invasivo di qualsiasi tipo, né di eventi cardiovascolari maggiori (infarto miocardico, ictus, e morte per cause cardiovascolari) rispetto al placebo. L’intervento, inoltre, non ha portato ad una minore incidenza di decessi totali per cancro o una minore incidenza di cancro alla mammella, alla prostata, o al colon-retto rispetto al placebo. Link: http://N Engl J Med 2019;380:33-44. - 22/03/2019
- Inibitori della pompa protonica e rischio di malattia renale acuta e cronica Alcuni studi hanno evidenziato la correlazione tra l’utilizzo di inibitori della pompa protonica (PPI) e il danno renale acuto o la malattia renale cronica; tuttavia, questi hanno coinvolto un piccolo numero di soggetti per periodi brevi di follow-up. Questo studio ha esaminato l’associazione tra uso di PPI e danno renale acuto o la malattia renale cronica in un’ampia coorte di pazienti. Gli inibitori della pompa protonica (PPI), detti comunemente gastroprotettori, sono ampiamente usati per trattare i disturbi gastrointestinali; tuttavia si stima che il 25%-70% delle prescrizioni non hanno un indicazione appropriata. Un esempio è la malattia da reflusso gastroesofageo, che richiede solo un trattamento a breve termine (cioè fino a 4-8 settimane), ma dove l’uso cronico sembra essere molto diffuso. Circa il 40% -55% dei pazienti in assistenza primaria e oltre il 65% dei pazienti ospedalizzati non hanno una prescrizione con un indicazione appropriata. Di conseguenza,i pazienti spesso prendono gastroprotettori senza beneficio e sono quindi soggetti a eventi avversi non necessari. Gli inibitori della pompa protonica sono generalmente considerati una classe di farmaci sicura; tuttavia, una prescrizione inappropriata può portare a un aumento di tutti i rischi associati alla poli-terapia, quali: ridotta aderenza terapeutica, aumento delle reazioni avverse, errori terapeutici, interazioni con altri farmaci, aumento delle visite al pronto soccorso e delle ospedalizzazioni. Inoltre, diversi studi osservazionali hanno collegato gli inibitori di pompa protonica a fratture dell’anca, infezioni enteriche, nefrite interstiziale acuta e polmonite acquisita in comunità, nonché a un aumento del rischio di mortalità. Una preoccupazione crescente è che l’uso di PPI possa essere un fattore di rischio per la malattia renale cronica (cronic kidney disease, CKD), potenzialmente mediata da una recidiva di danno renale acuto (acute kidney injury, AKI). Il meccanismo per questa relazione è attualmente sconosciuto, tra le ipotesi vi sono lo sviluppo di nefrite interstiziale acuta, una reazione di ipersensibilità che può portare a un declino della velocità di filtrazione glomerulare e l’inibizione della pompa protonica lisosomiale, che potrebbe portare ad un aumento della secrezione di marcatori infiammatori. L’obiettivo di questo studio è quello di determinare l’associazione tra l’uso di PPI e l’incidenza di danno renale acuto (AKI) o di malattia renale cronica (CKD) nella popolazione americana generale attraverso l’uso del database della local health-maintenance organization (HMO) – il sistema delle assicurazioni sanitarie degli USA. Sono stati esaminati i dati dei pazienti di età pari o superiore a 18 anni inseriti nel database HMO tra luglio 1993 e settembre 2008, per un totale di 192.936 persone alle quali erano state erogate prestazioni ambulatoriali, ospedaliere, esami di laboratorio e prescrizioni. Sono stati eseguiti due studi di coorte retrospettivi per valutare l’associazione tra la prescrizione di PPI e lo sviluppo successivo di danno renale (AKI e CKD), escludendo i pazienti che presentavano una malattia renale nei 12 mesi precedenti la data della prima prescrizione del PPI. Sono state tenute in considerazione un certo numero di fattori covarianti come ad esempio l’assunzione di altri farmaci in grado di indurre danno renale. L’endpoint primario per la coorte AKI è stato definito come malattia renale acuta o diminuzione della velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) inferiore a 60 ml/min/1,73 mq (codice malattia ICD-9-CM 584.X) entro 90 giorni dalla data di inizio della terapia con PPI; mentre per la coorte CKD definito come una visita ospedaliera o ambulatoriale con malattia renale cronica o un eGFR inferiore a 60 ml/min/1,73 mq (codice malattia ICD-9-CM 585.X). Anche la malattia renale allo stadio terminale (end-stage renal disease, ESRD) è stata inclusa come esito della CKD, che è stata definita sulla base della presenza del codice ICD-9-CM 585.6 o della documentazione relativa alla dialisi. Risultati Sono stati valutati 93.335 pazienti nella coorte AKI e 84.600 pazienti nella coorte CKD, con un follow-up mediano di 6,8 anni nella corte CKD e di 90 giorni nella coorte AKI. In entrambe le coorti, al momento dell’arruolamento basale, la popolazione era prevalentemente anziana con comorbidità e aveva assunto più frequentemente altri farmaci (antibiotici, antivirali, FANS, ACE-inibitori, diuretici, antistaminici ecc.) nei 12 mesi precedenti la data d’inizio, rispetto alla popolazione che non aveva assunto PPI. Associazione tra uso di PPI e rischio di AKI Nella coorte AKI, ci sono stati 148 eventi (0,89%) tra i 16.593 pazienti esposti a PPI e 67 eventi (0,09%) tra 76.742 pazienti non esposti. Il tasso di incidenza di AKI era più alto nel gruppo PPI rispetto ai non utilizzatori (36,4 vs 3,54 per 1000 persone-anno, p <0,0001, rispettivamente). Nel modello aggiustato per età, diabete, insufficienza cardiaca, ipertensione e assunzione di altri medicinali, l’uso di PPI era associato ad un significativo aumento del rischio di AKI (OR 4,35; IC 95% 3,14-6,04; p <0,0001). Associazione tra uso PPI e rischio di CKD Nella coorte CKD, ci sono stati 2370 eventi (15,3%) tra i 14.514 pazienti esposti a PPI e 4501 (6,42%) eventi tra 70.086 pazienti non esposti. Il tasso di incidenza della CKD era significativamente più alto nei pazienti esposti a PPI rispetto ai non utilizzatori (34,3 vs 8,75 per 1000 persone-anno, p <0,0001, rispettivamente). Nel modello aggiustato per età, diabete, ipertensione, iperlipidemia assunzione di altri farmaci, l’uso di PPI era associato a un rischio 1,2 volte maggiore di malattia renale cronica rispetto ai non utilizzatori (OR 1,20; 95% CI 1.12-1.28; p<0.0001). Conclusioni I PPI sono farmaci frequentemente usati che possono causare AKI e CKD. Sarà necessario incrementare gli sforzi per educare gli operatori sanitari sul corretto utilizzo dei PPI in modo da ridurre la sovrautilizzazione di questi farmaci. Hart, E. et al. “Proton pump inhibitors and risk of acute and chronic kidney disease: a retrospective cohort study” Pharmacotherapy. doi:10.1002/phar.2235 - 15/03/2019
- Osteoporosi, denosumab, necrosi della mandibola e procedure odontoiatriche Sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism un articolo descrive il rischio di sviluppare necrosi della mandibola in relazione agli interventi odontoiatrici subiti durante la terapia con denosumab. L’osteonecrosi della mandibola nel paziente in terapia per osteoporosi è un evento avverso ben conosciuto che riguarda alcuni farmaci in grado di controllare il rimodellamento osseo, quali i bifosfonati e il denosumab. Con gli anni si è arrivati a categorizzare alcuni dei fattori che aumentano il rischio di sviluppare necrosi della mandibola, tra cui la chirurgia orale (in special modo estrazioni dentarie), protesi dentarie, patologie infiammatorie del cavo orale (es. parodontite), ma anche l’età avanzata, il fumo di tabacco e l’uso di corticosteroidi (cortisone e derivati). Il trattamento raccomandato per questa condizione va dall’approccio conservativo (ovvero l’attesa) nei casi più lievi, alla prescrizione di antibiotici fino alla chirurgia riparativa nei casi più complessi. Lo studio internazionale FREEDOM (Fracture REduction Evaluation of Denosumab in Osteoporosis every 6 Months) ha dimostrato l’efficacia del denosumab rispetto a placebo in termini di riduzione del rischio di fratture vertebrali, non vertebrali e del bacino in donne in menopausa affette da osteoporosi nell’arco di 3 anni di terapia. Un’estensione di questo studio ne ha invece descritto la sicurezza con riguardo al rischio di sviluppare osteonecrosi mandibolare nell’arco di 7 anni di terapia, stratificando il rischio sulla base di eventuali procedure odontoiatriche e chirurgiche orali subite. Dei 4450 pazienti arruolati nell’estensione dello studio, il 78,9% (3591) ha compilato un questionario sugli interventi odontoiatrici intercorsi (igiene dentale, estrazioni, impianti, caduta di un dente o chirurgia mandibolare): 1621 pazienti (45,1%) hanno riportato almeno un intervento: 11 i casi di necrosi mandibolare, ovvero lo 0,68%; 1970 pazienti (54,9%) non avevano subito alcun tipo di intervento: 1 solo caso, incidenza pari allo 0,05%. Nessun evento è avvenuto in relazione alla semplice igiene dentale, mentre l’estrazione dentale è risultato l’intervento maggiormente chiamato in causa, verosimilmente data la sua relativa frequenza (circa il 25% dei pazienti che hanno dato risposta affermativa al questionario). Ciò nonostante, a fronte di una alta frequenza di procedure interventistiche, l’incidenza di necrosi mandibolare è risultata sostanzialmente bassa. La maggior parte dei casi era di lieve o moderata entità e si è risolta con le appropriate terapie nell’arco di 3-20 mesi, spesso nonostante la scelta di proseguire la somministrazione di denosumab. Questi risultati suggeriscono che la terapia con denosumab non deve essere necessariamente interrotta nel momento in cui ci si sottopone ad intervento di chirurgia orale di routine, in special modo nei casi in cui il rischio di progressione dell’osteoporosi e quindi di andare incontro a fratture è particolarmente elevato. Nelson B Watts et al. “Invasive Oral Procedures and Events in Women With Postmenopausal Osteoporosis Treated With Denosumab for up to 10 Years” The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, https://doi.org/10.1210/jc.2018-01965 - 15/03/2019
- L’uso del fluconazolo per via orale in gravidanza Il fluconazolo orale è un farmaco che viene spesso usato durante la gravidanza. Questo studio ha valutato l’esposizione al farmaco durante la gravidanza e l’incidenza di aborti spontanei, gravi malformazioni congenite e bambini nati morti. Il Fluconazolo è un antimicotico, appartenente alla famiglia degli azoli, in grado di inibire l’enzima fungino del citocromo P451 (CYP51 umano), essenziale per la sintesi dell’ergosterolo e la formazione delle pareti cellulari fungine. Negli esseri umani il CYP51 è necessario per la sintesi di colesterolo dei tessuti embrionali-fetali umani. Questo farmaco viene solitamente prescritto, per via orale, a basso dosaggio (< 150 mg) per trattare la candida vulvovaginale e a dosi più elevate (> 150 mg) per il trattamento delle infezioni fungine sistemiche. Circa il 10% delle donne in gravidanza è affetta da candida vulvovaginale: il rischio di contrarre questa infezione è da 2 a 10 volte superiore rispetto alle donne non gravide. Gli azoli applicati per via topica sono raccomandati come trattamento di prima linea durante la gravidanza; tuttavia, il fluconazolo orale al dosaggio di 150mg viene spesso utilizzato durante la gestazione, sopratutto quando l’infezione da candida è più grave e non si riesce a trattarla per via topica. Ciò detto, il trattamento con fluconazolo ad alte dosi in gravidanza è associato a difetti scheletrici, cardiaci e malformazioni congenite del feto e pertanto risulta controindicato. Lo studio in oggetto, condotto utilizzando il registro delle gravidanze del Quebec, ha valutato la correlazione tra esposizione al fluconazolo orale a basso ed alto dosaggio durante la gravidanza e l’incidenza di aborti spontanei, gravi malformazioni congenite e bambini nati morti. Sia per la valutazione degli aborti spontanei che per la valutazione dei nati morti, sono state considerate tutte le prescrizioni di fluconazolo che venivano fatte tra l’ultima mestruazione e la data dell’evento (aborto o nascita), mentre per quanto riguarda le malformazioni la finestra temporale maggiormente rilevante era quella relativa al primo trimestre di gravidanza, periodo di maggiore criticità per lo sviluppo fetale. Risultati Sono state incluse 320868 gravidanze che hanno avuto come esito malformazioni congenite, 226599 un aborto spontaneo e 7832 un bambino nato morto. L’uso di fluconazolo a basse o ad alte dosi (> 150 mg) all’inizio della gravidanza era associato ad un aumentato rischio di aborto spontaneo rispetto al non uso; parallelamente anche l‘esposizione ad altri antibiotici durante lo stesso periodo era associato ad un aumento del 14% del rischio di aborto spontaneo. L’analisi stratificata per età ha mostrato che il rischio di aborto spontaneo era più alto tra le gravidanze nelle madri più anziane, tra le fumatrici e tra le donne che hanno fatto uso (abuso) di alcol durante la gestazione. Una nota positiva invece riguarda l’acido folico: l’assunzione nei 6 mesi precedenti all’ultimo periodo mestruale fino alla data dell’evento è associata ad un rischio ridotto di aborto spontaneo. L’uso di fluconazolo a basse dosi durante il primo trimestre di gravidanza non ha aumentato il rischio di malformazioni congenite o malformazioni congenite maggiori rispetto ai controlli. Tuttavia, l’uso alte dosi durante il primo trimestre era associato ad un aumentato rischio di anomalie della chiusura del setto cardiaco. Non è stata trovata alcuna associazione tra l’esposizione a fluconazolo e il rischio di nati morti. Conclusioni Questo studio ha dimostrato che l’esposizione materna al fluconazolo (sia basse che alte dosi) durante l’inizio della gravidanza è associato ad un aumentato rischio di aborto spontaneo; l’assunzione durante il primo trimestre potrebbe aumentare il rischio di anomalie della chiusura del setto cardiaco; mentre non c’è correlazione tra l’esposizione al fluconazolo e la nascita del bambino morto. Vanessa Cristine Paquette and Chelsea Elwood CMAJ February 19, 2019 191 (7) E177-E178; DOI: https://doi.org/10.1503/cmaj.190079 Link: http://www.cmaj.ca/content/191/7/E177 - 15/03/2019
- Rischio di infezioni associate a tocilizumab nell’artrite reumatoide La nuova frontiera dei farmaci biologici nella cura della malattie infiammatorie croniche: ruolo del tocilizumab nell’artrite reumatoide. I farmaci biologici, definiti come sostanze prodotte a partire da esseri viventi o sistemi biologici, sono in circolazione da decenni. Appartengono a questa classe l’insulina, i vaccini, il sangue e gli emo-derivati, le proteine ricombinanti e altro ancora. L’ultima e certamente sensazionale categoria di farmaci che sta prendendo piede trasversalmente in ogni ambito della medicina è rappresentata dagli anticorpi monoclonali: proteine con struttura in tutto analoga agli anticorpi prodotti dal nostro sistema immunitario, con la speciale caratteristica di riconoscere e legare “a nostra scelta” specifici bersagli nell’organismo allo scopo di modificarne l’attività biologica. Nell’ambito dell’Artrite Reumatoide (AR) i farmaci biologici hanno acquisito un ruolo importante grazie alla loro capacità di controllare efficacemente l’infiammazione articolare e rallentare significativamente la progressione della malattia anche quando le terapie standard non sono efficaci. Ciò avviene attraverso l’interazione con proteine o cellule implicate nella cascata biochimica dell’infiammazione che sta alla base di questa malattia. La classe più nota è rappresentata dagli inibitori del Tumor Necrosis Factor (TNFi), una proteina prodotta da alcune tipologie di globuli bianchi implicata tra le altre cose nell’induzione dell’infiammazione sistemica. Ad essi hanno fatto seguito tutta una serie di molecole in grado di colpire cellule (linfociti B o T) o altri fattori (le interleuchine) responsabili in qualche misura del processo infiammatorio. In quest’ultimo ambito si inserisce il farmaco tocilizumab, inibitore dell’InterLeuchina 6 (IL-6), che in Italia è disponibile come terapia in associazione a metotrexato (MTX) con le seguenti indicazioni: trattamento dell’AR grave, attiva e progressiva negli adulti non precedentemente trattati con MTX; trattamento dell’AR attiva da moderata a grave in pazienti adulti che non abbiano risposto adeguatamente o siano intolleranti a precedente terapia con uno o più farmaci antireumatici modificanti la malattia (DMARD) o antagonisti del TNF; trattamento dell’artrite idiopatica giovanile sistemica (AIGs) attiva in pazienti di età uguale o superiore ai 2 anni che non abbiano risposto adeguatamente a precedente terapia con farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e corticosteroidi sistemici; trattamento della poliartrite idiopatica giovanile (AIGp) in pazienti di età uguale o superiore ai 2 anni che non abbiano risposto adeguatamente a precedente terapia con MTX. Tra gli eventi avversi più importanti di questa classe di farmaci, data la loro natura di immunosoppressori, emergono senza dubbio le infezioni, che in questi pazienti tendono ad essere gravi e a volte fatali. Si è sempre data quindi molta importanza, nell’ambito della sicurezza dei farmaci biologici, al confronto con le terapie convenzionali (synthetic disease modifying antirheumatic drugs, sDMARDs) in merito alla valutazione del rischio di infezioni. Le revisioni sistematiche finora disponibili suggeriscono che i TNFi determinano un maggior rischio di infezioni batteriche, infezioni gravi e tubercolosi rispetto sia ai sDMARDs che ai biologici non-TNFi. Uno studio di coorte multi-database pubblicato recentemente su Annals of Rheumatic Diseases ha esaminato il tasso di infezioni batteriche, virali e opportunistiche, in pazienti affetti da AR, in terapia con tocilizumab a confronto con TNFi o l’inibitore dei linfociti T abatacept. I ricercatori concludono che il rischio di andare incontro ad infezioni gravi (che richiedono ospedalizzazione) con tocilizumab è maggiore sia rispetto ai TNFi che ad abatacept. Il rischio è invece simile ai pazienti in terapia con TNFi con un precedente fallimento di una terapia con farmaci biologici. Questi risultati stupiscono fino a un certo punto: stiamo parlando di un farmaco usato generalmente come trattamento di seconda linea. Perché scegliere una terapia con tocilizumab? Nell’ambito della targeted therapy, ovvero la nuova strategia terapeutica che si avvale degli anticorpi monoclonali, non siamo ancora in grado di stabilire a priori quale sia la molecola “giusta” per il singolo paziente: innumerevoli sono i fattori alla base della malattia individuale, e altrettanto numerosi sono i determinanti della risposta alle terapie; perciò non esistono, per adesso, test diagnostici in grado di predire la risposta nel singolo paziente. Pawar A, Desai RJ, Solomon DH, et al. “Risk of serious infections in tocilizumab versus other biologic drugs in patients with rheumatoid arthritis: a multidatabase cohort study” Annals of the Rheumatic Diseases Published Online First: 24 January 2019. doi: 10.1136/annrheumdis-2018-214367 - 08/03/2019
- La terapia con statine nelle persone anziane Una meta-analisi, pubblicata di recente su The Lancet, ha analizzato 28 studi clinici per confrontare i dati di efficacia e sicurezza del loro uso in tutte le fasce d’età e in particolare nella popolazione anziana (over 75). Per ipercolesterolemia si intende l’aumento nel sangue dei livelli di colesterolo, il quale, depositandosi lungo le pareti delle arterie, ne determina il progressivo ispessimento e indurimento (aterosclerosi), portando in certi casi alla formazione di vere e proprie placche che ostacolano il regolare flusso sanguigno, fino a bloccarlo. Le conseguenze più gravi di questo processo sono l’ infarto del miocardio (a livello cardiaco) e l’ictus (a livello cerebrale). Una delle terapie farmacologiche più utilizzate, quando i livelli di colesterolo nel sangue sono elevati e non si riesce a tenerli sotto-controllo con una dieta adeguata e l’attività fisica, è quella con le statine. Esse agiscono bloccando la produzione del colesterolo endogeno, riducendone di conseguenza i livelli nel sangue. Negli anni la terapia con statine ha dimostrato di ridurre i principali eventi vascolari e la mortalità vascolare in una popolazione vasta ed eterogenea, ma vi è incertezza sulla sua efficacia e sicurezza tra le persone di età particolarmente avanzata (over 75). Un’articolo pubblicato sul The Lancet ha confrontato 28 studi randomizzati con statine nei quali venivano arruolati complessivamente 186.854 individui stratificati in base all’età. L’8% (14 483) dei partecipanti aveva più di 75 anni. Attraverso una meta-analisi gli autori hanno valutato gli effetti delle statine sui principali eventi vascolari (eventi coronarici maggiori, ictus e rivascolarizzazione coronarica), la mortalità causa-specifica e l’incidenza del cancro, stimando il grado di riduzione del rischio nelle diverse fasce d’età associato all’abbassamento dei livelli di LDL (il “colesterolo cattivo“) nel sangue. Complessivamente, la terapia con statine da sole o in associazione ha determinato una riduzione del 21% di probabilità di sviluppare un primo evento cardiovascolare maggiore, rispetto al braccio di controllo, in tutte le fasce di età; si è osservata inoltre una diminuzione, con l’aumentare dell’età, del numero di eventi cardiovascolari, tuttavia questo dato non è risultato statisticamente significativo. Si è notato che la riduzione del rischio cardiovascolare è massima nei pazienti con una storia di malattia cardiovascolare (statine usate nella prevenzione secondaria), mentre invece nella popolazione sana (prevenzione primaria) il vantaggio tende a ridursi con l’aumentare dell’età. Ridotto del 25% anche il rischio di andare incontro a procedure di rivascolarizzazione coronarica. Per quel che riguarda la mortalità da cause cardiovascolari si è notata una riduzione del 12%, con una tendenza verso minori riduzioni proporzionali all’aumentare dell’età. Non è stata osservata alcuna differenza sull’incidenza di mortalità per eventi non vascolari o per lo sviluppo di neoplasie. Tra i principali eventi avversi noti delle statine vi è la miopatia (definita come dolore o debolezza muscolare dovuta all’aumento delle concentrazioni ematiche dell’enzima creatina chinasi); la stima è di circa 1 caso ogni 10.000 pz/anno trattati con statine, tuttavia questo rischio potrebbe aumentare a causa delle interazioni farmacologiche nei soggetti con comorbidità. I dati della meta-analisi evidenziano come tra i pazienti più anziani (in questo caso dai 65 anni in su) non è stato registrato un aumento del rischio di eventi avversi muscolari. In conclusione la terapia con le statine determina una significativa riduzione del rischio di andare incontro ad eventi vascolari maggiori, sia in prevenzione primaria che secondaria, indipendentemente dall’età. Armitage, Jane et al. “Efficacy and safety of statin therapy in older people: a meta-analysis of individual participant data from 28 randomised controlled trials” The Lancet , Volume 393 , Issue 10170 , 407 – 415. doi: 10.1016/S0140-6736(18)31942-1. - 01/03/2019
- Rischio di malformazioni congenite associate a farmaci antiepilettici Uno studio prospettico di coorte pubblicato su Lancet Neurology descrive la prevalenza di malformazioni congenite maggiori in neonati di madri in terapia per epilessia. Il rischio di teratogenicità associato ai farmaci antiepilettici rappresenta un motivo di interesse per molti professionisti di diverse discipline, anche perché in certi casi si tratta di farmaci che hanno acquisito un ruolo all’infuori del contesto specifico delle sindromi epilettiche. Un esempio di questi è il valproato, il cui potenziale teratogeno è noto al punto da indurre l’Agenzia Europea del Farmaco a sconsigliarne l’uso non solo in gravidanza ma anche in tutte le donne in età fertile. Nondimeno, il suo utilizzo nel trattamento dei disturbi dell’umore si fa sempre più frequente, il che non sempre va di pari passo con la consapevolezza dei rischi ad esso associati da parte di chi lo prescrive. Lo studio si prefissa come obiettivo primario il calcolo del rischio di malformazioni congenite maggiori (definite come anomalie anatomiche di importanza chirurgica, medica, funzionale o estetica), entro un anno dalla nascita, di bambini esposti durante la vita intrauterina a una tra otto comuni terapie per l’epilessia: carbamazepina, lamotrigina, levetiracetam, oxcarbazepina, fenobarbital, fenitoina, topiramato e valprato. Quando possibile i dati sono stati stratificati sulla base del dosaggio. 6393 donne incluse nello studio hanno contribuito a un totale di 7555 gravidanze. Nella tabella seguente vengono riassunti i risultati in termini di prevalenza assoluta per ogni farmaco: Farmaco N° gravidanze Prevalenza di malformazioni lamotrigina 2514 2,9% carbamazepina 1957 5,5% valproato 1381 10,3% levetiracetam 599 2,8% oxcarbazepina 333 3,0% fenobarbital 294 6,5% topiramato 151 3,9% fenitoina 125 6,4% Si tenga conto che una recente meta-analisi ha evidenziato un rischio di sviluppare malformazioni congenite nei feti non esposti a farmaci antiepilettici pari al 2,6%. Si evince come la lamotrigina risulti uno dei farmaci più sicuri durante la gravidanza, tanto che spesso lo si è utilizzato come gruppo di controllo negli studi che comparano gli effetti teratogeni tra i diversi farmaci per l’epilessia a disposizione. Per quattro dei farmaci sopra citati è stato possibile stratificare il rischio sulla base della dose: Farmaco Dosaggio (mg/die) Prevalenza di malformazioni lamotrigina <325 >325 2,5% 4,3% carbamazepina <700 >700 4,5% 7,2% valproato <650 >650 & <1450 >1450 6,3% 11,3% 25,2% fenobarbital <80 >80 & <130 >130 2,7% 6,2% 11,7% Sono state identificate malformazioni congenite di varia entità e natura, in ogni caso i difetti cardiaci si sono rivelati i più comuni, seguiti da ipospadia, malformazioni multiple, difetti renali, quindi difetti del tubo neurale. Solo in 76 casi (19,8%), su un totale di 383 nati con malformazioni, la diagnosi è stata prenatale, mediante ecografia. In conclusione, questo studio costituisce la più esauriente analisi di confronto tra diversi farmaci antiepilettici con riguardo al potenziale teratogeno. Di fatto fornisce informazioni essenziali per il clinico non solo per valutare le diverse strategie terapeutiche nel trattamento dell’epilessia di donne in età fertile ma anche nell’ambito delle altre indicazioni terapeutiche possibili. Tomson et al. Comparative risk of major congenital malformations with eight different antiepileptic drugs: a prospective cohort study of the EURAP registry The Lancet Neurology , Volume 17 , Issue 6 , 530 – 538. https://doi.org/10.1016/S1474-4422(18)30107-8 - 28/02/2019
- AUR DERM CREMA: prodotto privo di autorizzazione alla commercializzazione L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato lo scorso 20 febbraio dei chiarimenti, con particolare riguardo agli aspetti connessi alla sicurezza dei pazienti, in merito al prodotto AUR DERMA CREMA. AUR DERM CREMA è promosso e venduto online come crema “miracolosa” per la cura di psoriasi, dermatiti e di altri problemi della pelle. Nonostante gli vengano attribuite proprietà terapeutiche tipiche dei medicinali, il prodotto è in realtà privo di autorizzazione alla commercializzazione, sia in Italia che negli altri Stati Membri dell’Unione Europea, e pertanto commercializzato in violazione della normativa vigente (D.Lgs. 219/2006), secondo cui nessun medicinale può essere immesso in commercio sul territorio nazionale senza aver ottenuto un’autorizzazione dell’AIFA o un’autorizzazione comunitaria a norma del Regolamento CE/726/2004 in combinato disposto con il Regolamento CE/1394/2007. Sulla base degli accertamenti analitici effettuati presso laboratori privati, AUR DERM CREMA non è riconducibile a prodotti aventi una composizione a base di soli ingredienti naturali, contenendo invece ben quattro diverse sostanze farmacologicamente attive quali clobetasolo propionato, procaina, benzocaina e lidocaina, ad azione immunomodulante o immunosoppressoria. Attualmente, non sono state presentate richieste di autorizzazione alla commercializzazione per AUR DERM CREMA e non risultano autorizzati prodotti con la stessa composizione. Risultano autorizzati soltanto prodotti contenenti i singoli principi attivi, o con combinazioni che contengano al massimo due sole di queste sostanze. È importante sottolineare che, lungi dal rappresentare un mero adempimento formale, il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio di un medicinale si articola in un complesso iter procedimentale, condotto dalle autorità competenti nazionali degli Stati Membri dell’Unione e dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), che comprende diverse fasi di valutazione dei dati presentati dalle aziende farmaceutiche. Non disponendo di tali dati e in assenza di un processo di valutazione da parte delle autorità preposte, non è possibile in nessun modo garantire la qualità, la sicurezza e l’efficacia di AUR DERM CREMA, che quindi non può essere commercializzato. Sulla base della normativa vigente in Italia e negli altri Paesi dell’Unione Europea, dunque, tale prodotto è classificato come medicinale illegale. Per questo l’AIFA ha inoltrato ad eBay formale richiesta di rimozione degli annunci commerciali relativi ad AUR DERM CREMA. Anche laddove si fosse trattato di un prodotto legalmente autorizzato, infine, la sua reale composizione, accertata attraverso analisi di laboratorio, avrebbe comunque reso necessaria una prescrizione medica ai fini della fornitura al paziente. Di conseguenza non sarebbero state possibili né la vendita né l’acquisto online, ai sensi della normativa vigente, che vieta la vendita a distanza al pubblico di farmaci con obbligo di prescrizione (D.Lgs. 219/2006, Titolo VII bis “Vendita a distanza al pubblico”, Art. 112-quater, comma 1). LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/chiarimenti-su-aur-derm-crema-prodotto-privo-di-autorizzazione-alla-commercializzazione - 28/02/2019
- AIFA: notizie di febbraio 2019 sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti Soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES) – ulteriori misure per rafforzare le restrizioni esistenti Fonte: AIFA, 15 febbraio 2019 AMIDOLITE AIC: 036617 – B.Braun Melsungen Ag TETRASPAN AIC: 037596 – B.Braun Melsungen Ag VOLULYTE AIC: 038473 – FRESENIUS KABI ITALIA S.r.l. VOLUVEN AIC: 034660 – FRESENIUS KABI ITALIA S.r.l. VONTEN AIC: 040747 – FRESENIUS KABI ITALIA S.r.l. Nonostante le restrizioni introdotte nel 2013, i risultati di due studi sull’utilizzazione del medicinale, (DUS) relativi a soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES), hanno indicato che non c’è completa aderenza alle restrizioni raccomandate per l’uso di HES. Questi risultati hanno rimesso in discussione le conoscenze circa il loro uso sicuro. Pertanto, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha richiesto nel giugno 2018 l’implementazione di misure aggiuntive di minimizzazione del rischio per ridurre il rischio che le soluzioni di HES siano utilizzate al di fuori delle informazioni sul prodotto approvate in Europa e in caso di controindicazioni. Tali misure sono, tra l’altro, basate su un programma di accesso controllato con un sistema di accreditamento che richiede una formazione finalizzata a migliorare la prescrizione delle soluzioni per infusione contenenti HES. In tale contesto, una Nota Informativa Importante (NII) relativa all’esito della procedura di riesame di farmacovigilanza dei medicinali contenenti HES, recentemente condotta dall’EMA, è già stata diffusa in agosto 2018. Il programma di accesso controllato sarà efficace dal 16 aprile 2019. Dopo tale data, gli ospedali e gli Operatori Sanitari non potranno acquistare soluzioni per infusione contenenti HES 130 senza essere stati accreditati, cioè tutto il personale che prescrive e somministra il prodotto dovrà essere formato all’uso appropriato delle soluzioni per infusione contenenti HES in accordo alle informazioni del prodotto approvate in Europa e non dovrà utilizzare le soluzioni di HES senza accreditamento, che sarà ottenuto dopo il completamento della formazione obbligatoria. Il materiale didattico contiene gli elementi chiave richiesti dall’EMA. La formazione sarà disponibile all’inizio del 2019, dopo essere stata approvata dalle autorità nazionali competenti nei Paesi dell’Unione Europea (UE). Fonte: http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-soluzioni-infusione-contenenti-amido-idrossietilico-hes-15022 - 28/02/2019
- Eventi avversi da farmaco nei bambini Un articolo pubblicato su IntechOpen ci mostra le statistiche riguardo alle reazioni avverse da farmaco nell’ambito della popolazione pediatrica, con particolare riferimento ai neonati e ai bambini fino ai 5 anni di età. La farmacovigilanza nell’ambito della popolazione pediatrica richiede delle accortezze speciali: la carenza di studi clinici in questa fascia di età porta spesso a prescrizioni off-label, al di fuori cioè delle indicazioni terapeutiche ufficiali, determinando un sostanziale incremento della frequenza di reazioni avverse (ADR, Adverse Drug Reaction). Un articolo pubblicato da due ricercatrici della Universitad del Norte di Baranquilla, Colombia, che hanno preso in rassegna il Global Individual Case Safety Report Database dell’OMS e condotto uno studio osservazionale nel loro Paese, descrive le reazioni avverse più comuni tra gli 0 e i 5 anni. La notevole variabilità biologica tra le diverse fasce d’età nella popolazione pediatrica determina una maggior suscettibilità alle ADR. Per questo motivo è anzitutto importante e necessario tenere in considerazione non solo il peso, l’altezza e le informazioni sul farmaco in questione ma anche l’età esatta del bambino. Nella tabella seguente vengono sintetizzate le caratteristiche biologiche che alterano, spesso significativamente, la farmacocinetica. Caratteristiche fisiologiche Effetti Assorbimento pH gastrico Ridotta biodisponibilità delle sostanze debolmente acide Aumentata biodisponibilità delle sostanze debolmente basiche Motilità gastrointestinale Ritardato assorbimento Assorbimento percutaneo Aumentata biodisponibilità Assorbimento intramuscolare Variabile (ignoto) Distribuzione Fluidi corporei Maggior volume di distribuzione per sostanze idrosolubili Legame con proteine plasmatiche Aumento della frazione libera nel plasma Metabolismo Enzimi di fase I (citocromi CYP-450) Ridotta clearance epatica Enzimi di fase II (UGT) Ridotta clearance epatica. La glucuronizzazione raggiunge livelli adulti dopo i 3 anni di età Eliminazione Escrezione renale Ridotta clearance renale. Il filtrato glomerulare (VFG) raggiunge livelli adulti dopo i 2 anni di età VFG: velocità di filtrazione glomerulare; UGT: UDP-glucuronosiltransferasi. Emerge quindi l’importanza di mettere in atto una forma di farmacovigilanza intensiva in riferimento alla popolazione pediatrica; qualcuno suggerisce persino di implementare un sistema obbligatorio di segnalazione delle ADR, e c’è chi sostiene che le autorità competenti dovrebbero obbligare le industrie farmaceutiche ad includere nelle sperimentazioni cliniche anche una componente pediatrica; dopotutto: se risulta poco etico sperimentare farmaci sui bambini, perché dovrebbe esserlo somministrare loro farmaci non adeguatamente testati? Scendendo nel dettaglio dei numeri, il Global Individual Case Safety Report (ICSR) Database dell’OMS (VigiBase®) riporta una frequenza di ADR nei pazienti dagli 0 ai 17 anni pari al 7,7%. Altri studi condotti in diversi Paesi riportano una frequenza variabile dallo 0,36% in India al 21,31% in Colombia. Tra i differenti criteri metodologici alla base di questa notevole variabilità, un inconveniente non da poco riguarda la definizione stessa di ADR, che può essere “certa” solo nel caso in cui il farmaco sia stato somministrato nuovamente dopo la sospensione e i livelli plasmatici siano stati registrati. Va da sé che da un punto di vista etico si tratta di un protocollo non praticabile, trattandosi di bambini. In linea generale, il farmaco maggiormente segnalato è l’antinfiammatorio ibuprofene, probabilmente per il fatto che si tratta di uno dei farmaci più prescritti in assoluto. Segue un farmaco usato nelle sindromi da raffreddamento, la difenidramina, quindi l’anti-tussivo non oppioide destrometorfano. In aumento le segnalazioni nei confronti della codeina, un oppioide utilizzato anch’esso per l’effetto anti-tussigeno. Lo studio colombiano in oggetto, prospettico, osservazionale, basato sul principio della farmacovigilanza intensiva, ha seguito una popolazione di 1056 pazienti pediatrici tra gli 0 e i 5 anni ai quali veniva prescritto almeno un farmaco durante un periodo di degenza ospedaliera. 225 bambini (il 21,31% del totale) hanno subito un totale di 271 ADR. Stratificando la popolazione per fascia di età, il tasso di incidenza nei neonati è stato del 27,4%, mentre per i bambini fino a 5 anni di età del 19%. Colpito maggiormente nei neonati il sistema ematologico, negli altri l’apparato digerente. Riguardo al criterio di gravità: per i neonati segnalato il 9,75% di reazioni gravi, 31,71% moderate, 58,74% lievi; per l’altra fascia di popolazione: 66,03% moderate, 33,97% lievi. Questi numeri fanno certamente riflettere. Data l’alta incidenza di eventi avversi legati ai farmaci nella popolazione pediatrica, sarà necessario uno sforzo maggiore nel promuovere la cultura della farmacovigilanza in ambito pediatrico, in parallelo allo sviluppo di programmi per la sicurezza dei pazienti. Questi dovranno articolarsi intorno alle figure sanitarie che si occupano del paziente pediatrico, ed in particolar modo al personale infermieristico, il quale, per il ruolo che ha nella somministrazione e nel controllo delle terapie, si trova in una posizione di rilievo per osservare gli effetti dei farmaci, inclusi gli ADR. Roxana De Las Salas and Claudia Margarita Vásquez Soto (February 9th 2019). Pharmacovigilance in Pediatric Population [Online First] IntechOpen, DOI: 10.5772/intechopen.82253. Available from: https://www.intechopen.com/online-first/pharmacovigilance-in-pediatric-population - 22/02/2019
- L’uso del litio in gravidanza Teratogenicità, complicanze alla mamma e al nascituro, sono le principali limitazioni sull’utilizzo del litio in gravidanza per il trattamento dei disturbi dell’umore Una meta-analisi pubblicata su The Lancet Psychiatry ha valutato l’associazione tra assunzione di litio durante la gravidanza e rischio di complicanze sia della gravidanza stessa sia per il nascituro in termini di morbilità neonatale e malformazioni congenite. Il litio è un efficace trattamento farmacologico di prima linea per i pazienti con disturbo bipolare, essendo in grado di agire sia sulla fase acuta che sul mantenimento, sui sintomi depressivi e maniacali, riducendo inoltre il rischio di suicidio; è usato anche come terapia aggiuntiva nei pazienti con depressione unipolare, perché in grado di ridurre i sintomi affettivi nella schizofrenia e nel disturbo schizo-affettivo. Il disturbo bipolare colpisce circa il 2% della popolazione, comprese le donne in età riproduttiva, pertanto è fondamentale conoscere i benefici e i rischi del trattamento con litio durante la gravidanza. Mantenere la terapia in questo momento delicato riduce il rischio di recidiva sia durante la gestazione stessa sia nel post-partum; tuttavia la possibile teratogenicità (sopratutto durante il primo trimestre, periodo in cui l’embrione è più vulnerabile agli agenti chimici) e le complicanze che possono svilupparsi sia sulla madre che sul nascituro (es. problemi renali, problemi tiroidei, nascita pretermine ecc.) ne limitano il suo uso. La meta-analisi in oggetto ha analizzato i dati di 6 studi internazionali in cui venivano arruolate donne affette da un disturbo dell’umore (disturbo bipolare o disturbo depressivo maggiore) che tra il 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 2015 avevano una gravidanza concomitante a terapia con sali litio. I risultati ottenuti sono stati divisi in quattro sottocategorie: complicanze della gravidanza, sia durante la gravidanza (diagnosi di pre-eclampsia, diabete durante la gravidanza), sia subito dopo il parto (emorragia post-partum e sofferenza fetale) che nei 42 giorni successivi; complicanze del parto quali taglio cesareo, parto pretermine (<37 settimane di gestazione), basso peso alla nascita (<2500 g) e piccolo per l’età gestazionale (cioè, un peso alla nascita inferiore al 10 ° percentile del peso alla nascita per età gestazionale e sesso); ricovero del neonato entro 28 giorni dalla nascita; malformazioni congenite nel bambino, escluse le anomalie cromosomiche. Risultati 22 124 gravidanze, avvenute tra il 1 gennaio 1997 al 31 dicembre 2015, sono risultate idonee allo studio, di queste 727 sono state identificate per il gruppo di donne esposte al litio. L’esposizione al litio durante la gravidanza non è risultata associata a una maggiore incidenza né di complicanze durante la gravidanza stessa né durante il parto. Tuttavia sono state considerate solo gravidanze che hanno portato alla nascita di un neonato vivo, escludendo per mancanza di dati sia gli aborti che la nascita di bambini morti in utero, elementi che di fatto rappresentano dei possibili bias per gli outcome relativi alla gestazione. Per quanto riguarda gli outcome relativi ai nescituri è stato registrato un aumento del rischio di ricovero del neonato entro le prime 4 settimane dopo il parto. Entro il primo anno di vita sono state diagnosticate delle malformazioni congenite nel 7,2% dei bambini del gruppo esposto al litio vs il 4,3% del gruppo non esposto; tuttavia l’esposizione al litio non è stata associata all’aumento del rischio di malformazioni gravi. Di 727 bambini esposti al litio in utero, 654 (90%) lo erano già dal primo trimestre; 47 di questi sono andati incontro ad una malformazione congenita. In conclusione i dati raccolti evidenziano quanto segue: l’esposizione del feto al litio durante la gravidanza determina un aumento della probabilità di ricovero dello stesso entro 28 giorni dal parto; l’esposizione nel primo trimestre aumenta la probabilità di indurre malformazioni congenite. Pertanto è importante da parte del clinico valutare attentamente, caso per caso, la terapia con il litio nelle donne in età fertile che intendono iniziare una gravidanza, essendo il primo trimestre di gestazione quello più “ad alto rischio” per lo sviluppo di malformazioni congenite. link: .https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(18)30180-9/fulltext - 22/02/2019
- Nuove strategie per ottimizzare la prescrizione degli antibiotici Il Journal of American Medical Association ci descrive il modello di processo decisionale ideato dalla Agency for Healthcare Research and Quality per l’utilizzo appropriato degli antibiotici, specialmente in ambito ospedaliero, da parte dei medici prescrittori Fonte: JAMA Gli antibiotici salvano un numero incalcolabile di vite umane, ma possono anche essere causa di danni importanti, tra i quali: reazioni avverse, comunemente denominate ADR (Adverse Drug Reactions); infezioni da Clostridium difficile; aumento dell’antibiotico-resistenza; alterazione del microbioma (le cui implicazioni stiamo cominciando a intuire da tempi recenti). C’è un’attenzione crescente all’interno dei sistemi sanitari di tutto il mondo rivolta verso programmi mirati al miglioramento della gestione ospedaliera dell’utilizzo degli antibiotici, ma spesso questi fanno affidamento su azioni di natura restrittiva (es. imponendo una forma di pre-approvazione su ogni singola prescrizione) o di persuasione (es. discussioni con i clinici riguardo alla effettiva necessità di terapie prolungate). Nonostante il relativo successo di queste strategie, spesso esse dipendono dalla presenza di “motivatori” esterni, ovvero personale addetto, perciò la loro effettiva capacità di influenzare il medico prescrittore al di fuori di specifici contesti rimane quantomeno incerta. All’interno di questo framework si inserisce il piano per la sicurezza e miglioramento nell’utilizzo di antibiotici sviluppato dalla Agency for Healthcare Research and Quality del governo degli Stati Uniti, che combina teorie basate sul “cambiamento adattativo” (Adaptive Change Theories) con le pratiche di diagnosi e terapia basate sull’evidenza (Evidence Based Medicine). Questo programma suggerisce di scomporre il processo decisionale del medico prescrittore in 4 fasi distinte, implementando così un approccio strutturato, facile da ricordare, volto a favorire un utilizzo più appropriato dell’antibiotico. Lo schema è il seguente: Fase 1: “Questo paziente presenta un’infezione che richiede il trattamento antibiotico?“ Fase 2: “Ho fatto richiesta di un antibiogramma prima di somministrare l’antibiotico? Qual è la terapia empirica più appropriata?“ Fase 3: “È passato qualche giorno. Posso interrompere l’antibiotico? Posso circostanziare la terapia, rendendola più selettiva? Posso passare dalla somministrazione intravenosa alla via orale?“ Fase 4: “Qual è la durata della terapia più appropriata per questo paziente?“ L’ottimizzazione dell’uso di antibiotici rappresenta un passo essenziale per ridurre il danno correlato alle terapie e limitare il diffondersi dell’antibiotico-resistenza. I medici in prima linea dovrebbero assumersi il ruolo e la responsabilità di gestire nella maniera più opportuna la somministrazione di antibiotici, anche grazie ad un approccio strutturato, quello appena delineato, che adottato sistematicamente potrebbe migliorare significativamente l’impalcatura alla base dell’antibiotico-terapia. Grazie a questo genere di linee guida possiamo garantire che i clinici, nonché medici prescrittori, siano forniti delle migliori informazioni disponibili, basate sulle più recenti evidenze scientifiche, in ogni fase della cura del paziente. Tamma PD, Miller MA, Cosgrove SE. Rethinking How Antibiotics Are Prescribed: Incorporating the 4 Moments of Antibiotic Decision Making Into Clinical Practice. JAMA. 2019;321(2):139–140. doi:10.1001/jama.2018.19509 https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2719862 - 15/02/2019
- Valutazione e gestione dell’allergia alla penicillina Siamo davvero certi che sia un allergia alla penicillina? Sentiamo spesso parlare di allergia alle penicilline, ma non sempre si tratta di una reazione avversa a farmaco Facendo seguito all’articolo “SIAMO DAVVERO ALLERGICI ALLA PENICILLINA?” il Journal of American Medical Association ha pubblicato una review sulla VALUTAZIONE E GESTIONE DELL’ALLERGIA ALLA PENICILLINA. La Penicillina e più in generale gli antibiotici β-lattamici sono tra i gli antimicrobici più sicuri e più efficaci, tuttavia molti pazienti segnalano allergie a questi farmaci che di fatto ne limitano il loro utilizzo. La penicillina è comunemente associata a reazioni di ipersensibilità, molto spesso però tali reazioni non dipendono dal farmaco, ma sono correlate all’infezione stessa, come, ad esempio, un paziente che sviluppa un’eruzione maculo-papulare dal virus Epstein-Barr. Una percentuale compresa tra lo 0,5% e il 2,0% delle somministrazioni di penicillina provoca, tuttavia, una reazione che potrebbe essere classificata come reazione di ipersensibilità, il più delle volte un’eruzione cutanea, ma potrebbe anche non essere una reazione allergica e questo determina il successivo utilizzo da parte di quel paziente di altre classi di antibiotici ad ampio spettro che portano ad un aumentano del rischio di resistenza antimicrobica e di eventi avversi. Esempi di reazioni cutanee IgE-mediate Circa il 10% della popolazione statunitense ha riportato allergie alla penicillina, con tassi più elevati nella popolazione anziana e tra i pazienti ospedalizzati; tuttavia nonostante molti pazienti dichiarino di essere allergici alla penicillina, l’ipersensibilità alla penicillina mediata da IgE è molto rara (<5%). Attualmente, il tasso di allergia alla penicillina mediata dalle IgE è in diminuzione, sia perché si ricorre sempre meno alle penicilline somministrate per via parenterale, sia perché le reazioni anafilattiche gravi dovute all’uso dell’amoxicillina orale sono rare. L’allergia alla penicillina IgE-mediata diminuisce nel tempo, con l’80% dei pazienti che diventa tollerante dopo un decennio. Gli individui con un’allergia ad un antibiotico beta-lattamico possono reagire ad altri beta-lattamici strutturalmente simili. Come accade nella reattività crociata tra penicilline e cefalosporine, infatti, nel sottogruppo di pazienti con anamnesi di reazione allergica dopo l’assunzione di penicillina, quasi il 40% ha dimostrato reattività crociata con una cefalosporina, questo è dovuto alle catene laterali simili che possono causare reazioni immuno-mediate. La reattività crociata tra penicilline e carbapenemici è inferiore a 1% e non c’è reattività crociata tra penicilline e monobactami. La scelta dell’antibiotico più adatto per la gestione di un infezione microbica è spesso guidata dalla segnalazione da parte del paziente di una precedente reazione allergica alla penicillina che determina l’uso di altre classi di antibiotici ad ampio spettro che aumentano il rischio di resistenza antimicrobica, incluso un aumento del rischio di resistenza allo Staphylococcus aureus meticillino-resistente e al Enterococcus vancomicina-resistente. Gli agenti antimicrobici ad ampio spettro aumentano anche il rischio di sviluppare infezioni da Clostridium difficile. La storia clinica dei pazienti che hanno avuto una possibile reazione allergica alla penicillina o un antibiotico β-lattamico permette di classificarli all’interno di una delle 3 categorie di rischio: a basso rischio, cioè coloro che a seguito dell’assunzione di un antibiotico β-lattamico hanno manifestato sintomi isolati non allergici, come sintomi gastrointestinali, prurito senza eruzione cutanea, o reazioni sconosciute remote avute da più di 10 anni senza caratteristiche indicative di una reazione IgE- mediata o pazienti con una storia familiare di allergia alla penicillina; a medio rischio comprende pazienti che a seguito dell’assunzione dell’antibiotico hanno manifetsto orticaria o altri rash pruriginosi e reazioni con caratteristiche di reazioni IgE-mediate ma non reazioni anafilattiche; ad alto rischio include pazienti che hanno avuto anafilassi, test cutaneo positivo alla penicillina, reazioni ricorrenti alla penicillina o ipersensibilità a più antibiotici β-lattamici. Per i pazienti classificati a basso rischio l’uso dell’amoxicillina, sotto controllo medico, può essere appropriato; per i pazienti classificati a medio rischio devono essere eseguiti i test cutanei di conferma dell’allergia alla penicillina. Molti pazienti riferiscono di essere allergici alla penicillina, ma pochi hanno reazioni clinicamente significative. La valutazione dell’allergia alla penicillina prima di decidere di non usare penicillina o altri antibiotici β-lattamici è uno strumento importante per la gestione delle infezioni microbiche. Fonte: JAMA: The Journal of the American Medical Association – Evaluation and Management of Penicillin Allergy: A Review – ES Shenoy, E Macy, T Rowe, KG Blumenthal JAMA 2019 Jan 15;321(2)188-199, - 15/02/2019
- Sistema nazionale di sorveglianza sentinella dell’antibiotico-resistenza (AR-ISS)-Protocollo 2019. L’antibiotico-resistenza (AR) è uno dei principali problemi di sanità pubblica e, negli ultimi anni, ha raggiunto proporzioni tali da indurre istituzioni internazionali a lanciare l’allarme a livello mondiale e a promuovere iniziative finalizzate al suo controllo. Il 18 gennaio 2019 il Ministero della Salute ha pubblicato la circolare “Sistema nazionale di sorveglianza sentinella dell’antibiotico-resistenza (AR-ISS) – Protocollo 2019”. Dal 2001 nel nostro paese è attiva, presso l’Istituto Superiore di Sanità, la sorveglianza nazionale AR-ISS (Antibiotico-Resistenza–Istituto Superiore di Sanità), che attraverso una rete di laboratori ospedalieri di microbiologia ogni anno raccoglie i dati di sensibilità agli antibiotici per alcuni patogeni rilevanti dal punto di vista epidemiologico e clinico. L’obiettivo generale di questa sorveglianza è quello di descrivere le caratteristiche epidemiologiche dell’antibiotico-resistenza in un gruppo selezionato di specie batteriche isolate da infezioni di rilevanza clinica (batteriemie e meningiti) che rappresentano sia infezioni associate all’assistenza sanitaria che infezioni acquisite in ambito comunitario. Tali dati sono essenziali per sostenere le azioni di contrasto dell’antibiotico-resistenza e monitorare nel tempo il loro impatto. Nel 2017 il ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, fissando il percorso che le istituzioni nazionali, regionali e locali devono compiere per un miglior controllo della resistenza agli antibiotici nei prossimi anni. In esso viene ribadita l’importanza della sorveglianza che ha il compito di fornire dati validi e rappresentativi per il monitoraggio delle resistenze nel tempo. L’aggiornamento del protocollo AR-ISS rappresenta il primo passo per migliorare la performance della sorveglianza nazionale. link utili: http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2019&codLeg=67715&parte=1%20&serie=null http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2660 - 08/02/2019
- Aspirina nella prevenzione primaria del rischio cardiovascolare: analisi di efficacia e sicurezza. Una recente meta-analisi sistematica mette in luce efficacia e sicurezza dell’aspirina nell’ambito della prevenzione primaria Fonte: JAMA Negli ultimi anni la curva di riduzione della mortalità per infarto miocardico e ictus cerebrovascolare ha raggiunto un plateau. Lo sforzo delle società internazionali di cardiologia si sta quindi concentrando sulla prevenzione primaria, il che implica programmare interventi di sanità pubblica, sulla popolazione sana, andando ad ottimizzare in primis l’esposizione ai fattori di rischio cardiovascolari. Nell’ambito della prevenzione secondaria, laddove cioè il paziente presenta diagnosi di malattia cardiovascolare, il valore protettivo dell’aspirina è fuori discussione; tuttavia, ad oggi i trial clinici su pazienti sani non sono riusciti a chiarire fino a che punto i benefici del trattamento con aspirina siano in grado di giustificare il rischio inerente di reazioni avverse, tipicamente legate all’insorgenza di sanguinamenti. Conseguenza diretta di questa incertezza è la sostanziale assenza di linee guida univoche e condivise riguardo all’utilizzo di aspirina nel paziente sano, il che potrebbe stare alla base del calo di prescrizioni (in questa fascia di popolazione) cui si sta assistendo da alcuni anni. Sulla base di queste considerazioni, gli autori dell’articolo in oggetto hanno impostato una metanalisi di 13 trial clinici presenti in letteratura, totalizzando 164 225 pazienti, seguiti per una media di 5 anni, e analizzando perciò in termini statistici, globalmente, 1 050 511 anni di follow-up. Come c’era da aspettarsi, i risultati dimostrano ancora una volta che l’aspirina riduce il rischio di mortalità cardiovascolare, di infarto miocardico non fatale e di ictus non fatale, aumentando nel contempo il rischio di sanguinamenti maggiori quali emorragie intracraniche e gastro-intestinali, in ciascuna sotto-popolazione presa in esame (basso rischio cardiovascolare, alto rischio cardiovascolare, diabetici). C’è da notare però che a fronte della ridotta mortalità cardiovascolare, gli eventi avversi fatali siano tuttalpiù rari. Lo studio non fa altro che confermare, pur autorevolmente, il fatto che il rapporto rischio/beneficio sia sostanzialmente alla pari. Ciò significa che rimane al medico la decisione di consigliare, caso per caso, ad una persona sostanzialmente sana di assumere aspirina giornalmente, sulla base della propria esperienza, della percezione del rischio individuale o delle proprie convinzioni. In teoria la prescrizione concomitante di inibitori di pompa protonica (cosiddetti gastroprotettori) potrebbe spostare l’equilibrio a favore dei benefici; tuttavia, a parte il fatto che non esistono trial clinici randomizzati che abbiano affrontato specificamente la questione, quale persona sana vorrebbe assumere farmaci, giornalmente, per prevenire un rischio ipotetico? Sembra proprio che abbiamo raggiunto un plateau anche nella capacità di fare miracoli con l’acido salicilico. Zheng SL, Roddick AJ. Association of Aspirin Use for Primary Prevention With Cardiovascular Events and Bleeding Events: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA. 2019;321(3):277–287. doi:10.1001/jama.2018.20578 - 08/02/2019
- AIFA: le notizie di gennaio 2019 sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti CONTRACCETTIVI ORMONALI COMBINATI Fonte AIFA 02.01.2019 L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali, rende disponibili nuove ed importanti informazioni concernenti il rischio di tromboembolia venosa (TEV) nelle donne che utilizzano Contraccettivi ormonali combinati (COC) a base di dienogest/etinilestradiolo. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-sui-contraccettivi-ormonali-combinati-02012019 BELKYRA (ACIDO DESOSSICOLICO) Fonte AIFA 11.01.2019 In accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta Allergan Pharmaceuticals International Limited la informa sul rischio di sviluppo di necrosi del sito di iniezione, inclusa necrosi delle arterie, attorno all’area di trattamento sotto-mentoniera in seguito alla somministrazione di BELKYRA (acido desossicolico). http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/DHPC_Belkyra_IT_11.01.2019.pdf MEDICINALI A BASE DI CARBIMAZOLO/TIAMAZOLO Fonte: AIFA 16.01.2019 In accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta Teofarma la informa sul rischio di pancreatite acuta e un’avvertenza rafforzata sulla contraccezione in seguito all’assunzione di carbimazolo/tiamazolo. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-base-di-carbimazolo-o-tiamazolo-16012019 INIBITORI del SGLT2 Fonte: AIFA 21.01.2019 L’Agenzia Italiana del Farmaco desidera richiamare l’attenzione degli operatori sanitari sul rischio di gangrena di Fournier (fascite necrotizzante del perineo) associato all’impiego di inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT2i) Nota Informativa Importante sul rischio di gangrena di Fournier associato all’uso di inibitori del SGLT2 http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-sul-rischio-di-gangrena-di-fournier-associato-all%E2%80%99uso-di-inibito LARTRUVO (olaratumab) Fonte: AIFA 28.01.2019 In accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta Eli Lilly and Company la informa sul risultato dello studio post-autorizzativo richiesto, il quale non ha confermato il beneficio clinico di olaratumab nell’indicazione approvata. Lo studio di fase 3 (ANNOUNCE) di Lartruvo in combinazione con doxorubicina in pazienti con sarcoma dei tessuti molli (STS) in fase avanzata o metastatica non ha confermato il beneficio clinico di Lartruvo in combinazione con doxorubicina rispetto a doxorubicina, uno standard di trattamento. Di conseguenza, a nessun nuovo paziente deve essere prescritto Lartruvo. Non sono stati identificati nuovi problemi di sicurezza durante lo studio e il profilo di sicurezza era comparabile tra i bracci di trattamento. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-lartruvo-olaratumab-28012019 - 01/02/2019
- Benzodiazepine e rischio polmonite: un dibattito aperto Una recente meta-analisi su 10 studi osservazionali e 120 mila casi di polmonite evidenzia un’associazione tra uso di benzodiazepine e aumento del rischio di sviluppare polmonite. Fonte: International Journal of Geriatric Psychiatry Le benzodiazepine e i suoi derivati (es. diazepam, lorazepam, clonazepam, alprazolam, midazolam, ecc.) sono una classe di composti molto diffusi, specialmente nella popolazione geriatrica, che presentano varie indicazioni d’uso nel trattamento di numerose patologie psichiatriche e non, quali: insonnia, disturbo d’ansia, attacchi di panico, epilessia, e molte altre. Si tratta di farmaci in commercio da più di 50 anni, dei quali si conosce a fondo il meccanismo d’azione e le problematiche associate alla terapia, come l’assuefazione (che determina la necessità di aumentare le dosi per ottenere gli stessi effetti) nonché il rischio di sviluppare dipendenza e sintomi d’astinenza. Sono altrettanto ben note le reazioni avverse, legate principalmente ad un eccesso dell’effetto sedativo. Esistono inoltre evidenze che riguardano un possibile decadimento cognitivo legato all’utilizzo cronico, come anche una depressione del sistema immunitario. Questi rappresentano una vera e propria sfida per i ricercatori, in quanto la presenza di innumerevoli elementi confondenti, legati alla multifattorialità di tali condizioni cliniche, limitano la capacità di attribuire un ruolo netto e univoco alle benzodiazepine. Il dibattito rimane aperto riguardo alla possibile associazione causale con la polmonite. Recentemente, un articolo pubblicato sull’International Journal of Geriatric Psychiatry ha analizzato 6 studi caso-controllo e 4 studi di coorte, totalizzando più di 120 mila casi di polmonite avvenuti in USA, in Europa e in Asia, in una popolazione di adulti e anziani. Sia l’analisi statistica cumulativa (sull’intera popolazione) che su specifici sottogruppi (stratificati, ad esempio, per studio di provenienza, per sostanza in uso, per età o per finestra temporale di esposizione al farmaco) hanno mostrato che i pazienti esposti alle benzodiazepine, in special modo gli utilizzatori attuali – definiti come pazienti a cui è stata fatta una prescrizione negli ultimi 30 giorni – e in misura minore gli utilizzatori recenti – prescrizione datata tra i 31 e i 90 giorni antecedenti – avevano un maggior rischio di andare incontro a polmonite. Questo studio presenta certamente numerose limitazioni, a partire dalla natura osservazionale, per proseguire con l’eterogeneità degli studi presi in esame, differenti per disegno dello studio, criteri di arruolamento, età dei pazienti, farmaci in uso, definizione della finestra di esposizione e non da ultimo la definizione stessa di esposizione. In ogni caso, gli autori concludono che nonostante il rischio relativo di contrarre polmonite in seguito all’uso di benzodiazepine sia tuttalpiù modesto, il fatto che i maggiori utilizzatori di benzodiazepine siano gli anziani, popolazione particolarmente vulnerabile, deve mettere in guardia il medico clinico, imponendogli un utilizzo scrupoloso e circoscritto a coloro che presentano chiare e specifiche indicazioni terapeutiche. Sun G, Zhang L, Zhang L, Wu Z, Hu D. Benzodiazepines or related drugs and risk of pneumonia: A systematic review and meta‐analysis. Int J Geriatr Psychiatry. 2019;1–9. https://doi.org/10.1002/gps.5048 - 31/01/2019
- I farmaci oppiacei possono peggiorare l’esito di un infarto miocardico acuto? Una recente review su Drug Safety mette in guardia sul possibile aumento di eventi avversi nei pazienti affetti da Infarto Miocardico Acuto (STEMI) in seguito alla somministrazione di farmaci oppiacei per il controllo del dolore. fonte: Drug Safety Le linee guida Europee raccomandano l’utilizzo di farmaci oppiacei per il controllo del dolore nei pazienti affetti da infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI). Negli anni sono emerse evidenze riguardo alla possibilità che questa associazione sia in grado di provocare un aumento di eventi avversi, sia durante le procedure di riperfusione che nel periodo post-operatorio. Sottesi a questi fenomeni troviamo gli stessi meccanismi che danno origine agli eventi avversi tipici di questa classe di farmaci: a livello cardiovascolare: riduzione della contrattilità miocardica, della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa; a livello respiratorio: induzione di ipoventilazione ovvero riduzione dei livelli di ossigeno nel sangue (ipossiemia); a livello gastro-intestinale: rallentamento della motilità, che determina vomito, costipazione, nonché riduzione dell’assorbimento di altri farmaci (tra cui gli antiaggreganti piastrinici, indicati sin dai primi minuti nell’infarto miocardico acuto); rischio di overdose. Uno studio osservazionale, non randomizzato, su 276 pazienti in corso di STEMI riceventi farmaci oppiacei, ha evidenziato un aumento dell’area infartuata, un maggior grado di ostruzione a livello micro-vascolare coronarico, uno score più basso (calcolato con risonanza magnetica) indice dello stato del tessuto cardiaco in seguito a riperfusione. Tuttavia, esistono anche articoli che non confermano questi dati; inoltre i limiti tecnici di suddetti studi ovvero la mancanza di trial randomizzati su larga scala ci impongono di considerare il dibattito ancora aperto: non sappiamo se la morfina riduce il successo delle procedure di riperfusione cardiaca. Tavenier, A.H., Hermanides, R.S., Ottervanger, J.P. et al. Drug Safety (2018) 41: 1303. https://doi.org/10.1007/s40264-018-0710-y - 25/01/2019
- Vaccinarsi: una scelta combattuta – Gli Obiettivi 2019 dell’OMS Tra i 10 obiettivi della salute per l’anno 2019 identificati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità emergono anche i vaccini e la cosiddetta Vaccine Hesitancy: la scelta di non vaccinarsi. fonte: OMS L’avversione nei confronti dei vaccini, la riluttanza o il rifiuto a vaccinarsi nonostante la disponibilità e la possibilità di accesso ai vaccini, rischiano di invertire il progresso compiuto fino ad oggi nell’ambito delle malattie infettive prevenibili. La vaccinazione è una delle modalità più opportune dal punto di vista del rapporto costo-efficacia per evitare il diffondersi di malattie – al giorno d’oggi previene 2-3 milioni di morti all’anno, con un ulteriore 1,5 milioni che potrebbe essere evitato qualora migliorasse la copertura vaccinale a livello globale. Il morbillo, ad esempio, ha visto un aumento del 30% dei casi, globalmente. Le ragioni dietro a questo aumento sono complesse, e non tutte hanno a che fare con la riluttanza a vaccinarsi. In ogni caso, alcuni Paesi che si trovavano vicino alla totale eradicazione del morbillo oggi stanno vivendo una ripresa della malattia. Le ragioni per cui le persone scelgono di non vaccinarsi sono varie e complesse; una team consultivo dell’OMS ha identificato tra le cause alla base di questo fenomeno: la falsa sicurezza dettata dall’apparente “scarso rilievo” di talune malattie; la non disponibilità di accesso ai vaccini; la mancanza di fiducia in questi ultimi. Gli operatori sanitari, specialmente coloro che agiscono all’interno delle comunità, rimangono i consulenti più affidabili nonché gli influencer principali delle decisioni riguardo alla vaccinazione, e pertanto vanno sostenuti perché possano fornire un’informazione fondata, affidabile e credibile riguardo ai vaccini. Nel 2019, la OMS intensificherà gli sforzi per eradicare il cancro alla cervice a livello mondiale, attraverso, tra gli altri interventi, una miglior copertura del vaccino contro l’HPV. Il 2019 potrebbe anche essere l’anno in cui la trasmissione del poliovirus in Afghanistan e Pakistan avrà termine. L’OMS e i suoi partner hanno preso impegni nei confronti di questi due Paesi per vaccinare l’intera popolazione infantile in modo da eradicare completamente questa malattia devastante. Lo scorso anno sono riportati meno di 30 casi, il che rappresenta una riduzione del 99,9% rispetto alle stime del 1988, quando venne intrapresa la campagna di vaccinazione a livello globale. Si stima che senza questo sforzo più di 16 milioni di persone vivrebbero oggi in condizioni di paralisi; inoltre 1,5 milioni di morti infantili sono state prevenute grazie alla sistematica somministrazione di vitamina A nel corso delle attività di vaccinazione. https://www.who.int/emergencies/ten-threats-to-global-health-in-2019 Leggi anche: 10 dati di fatto sui vaccini affrontare il fenomeno della Vaccine Hesitancy - 25/01/2019
- XXVII Seminario Nazionale – LA VALUTAZIONE DELL’USO E DELLA SICUREZZA DEI FARMACI: ESPERIENZE IN ITALIA Il 10 e 11 dicembre 2018 si è svolto a Roma presso l’Istituto Superiore di Sanità il XXVII Seminario Nazionale su “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci: esperienze in Italia”. Sin dai suoi esordi il Seminario Nazionale – “La valutazione dell’uso e della sicurezza dei farmaci”, giunto alla XXVII edizione, pone l’accento su una serie di interventi volti a valutare il profilo beneficio/rischio dei trattamenti farmacologici sul territorio italiano. In occasione dei 40 anni dall’istituzione del nostro Sistema Sanitario Nazionale, il seminario è stato aperto da una relazione dell’epidemiologo Marco Geddes da Filicaia, tratta dal suo libro “La salute sostenibile – Perché possiamo permetterci un Servizio Sanitario equo ed efficace”. In seguito si sono alternati i relatori nell’ambito delle due tradizionali sessioni del convegno: “L’uso e l’appropriatezza dei farmaci“, “La valutazione della sicurezza dei farmaci“. Una terza sessione, oggetto di notevole interesse, ha riguardato le “Questioni aperte sull’uso della vitamina D“, tema di grande attualità, affrontato da esperti del settore quali il Dott. Emilio Maestri – Ospedale di Guastalla, ASL Reggio Emilia e il Dott. Stefano Gonnelli – Società Italiana dell’Osteoporosi del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro, Siena. (Link alla presentazione: http://www.epicentro.iss.it/farmaci/pdf/fep2018/Maestri%20Emilio.pdf) Un’altra relazione da segnalare, “Sclerosi Multipla e Farmacovigilanza Attiva”, della Dott.ssa Giulia Gatta – ASST Spedali Civili, Regione Lombardia, ha riportato i dati di uno studio di Farmacovigilanza attiva a livello regionale, mostrando come, grazie a un’opera sistematica di segnalazione degli eventi avversi nella terapia della Sclerosi Multipla, si siano ottenute sufficienti evidenze per innescare il processo di aggiornamento degli RCP dei farmaci in uso. (Link alla presentazione: http://www.epicentro.iss.it/farmaci/pdf/fep2018/Gatta%20Giulia.pdf) Infine, il nostro Centro Regionale di Farmacovigilanza ha presentato un poster dal titolo “Inibitori di TNF e neoplasie: segnalazioni dal centro regionale di farmacovigilanza Sardegna” in cui venivano analizzate le segnalazioni di tumori, pervenute al nostro centro, associate all’uso degli inibitori del TNF (infliximab, etanercept, adalimumab, certolizumab, golimumab). Link alla pubblicazione del Seminario: http://old.iss.it/publ/?lang=1&id=3144&tipo=6 - 25/01/2019
- Siamo davvero allergici alla penicillina? Un’interessante articolo dalle “pagine del paziente” del Journal of American Medical Association riguardo alle allergie nei confronti della penicillina e suoi derivati. Fonte: JAMA Molti dei pazienti che riferiscono di essere allergici alla penicillina, di fatto, non lo sono. La penicillina è uno degli antibiotici più utilizzati in assoluto. Si tratta di un gruppo di farmaci correlati dal punto di vista chimico, denominati beta-lattamici, che possono essere somministrati per via orale o iniettiva nel trattamento di numerose infezioni di natura batterica. Le reazioni allergiche alla penicillina sono molto comuni? Circa un paziente su dieci presenta una diagnosi di allergia nei confronti della penicillina. Molte di queste diagnosi vengono fatte durante l’infanzia, quando, in seguito alla comparsa di rash (arrossamenti) cutanei, si rischia di attribuire la reazione a un’allergia verso un antibiotico piuttosto che, ad esempio, al naturale evolversi di una malattia esantematica di natura virale. In ogni caso, il più delle volte anche i bambini effettivamente allergici cessano di esserlo nell’arco di una decina di anni. L’importanza di valutare la presenza di allergia alla penicillina Le penicilline, così come altri antibiotici beta-lattamici, sono tra i farmaci più sicuri ed efficaci per numerosissime infezioni, perciò è estremamente importante conoscere l’effettivo stato allergico della persona. Rimanere in una situazione di allergia non verificata significa che in caso di bisogno verranno utilizzati altri tipi di antibiotici, il che potrebbe aumentare il rischio di: Fallimento del trattamento per alcune infezioni che sarebbero meglio trattate con penicillina o altri antibiotici beta-lattamici Infezioni correlate a procedure mediche, come ad esempio il Clostridium difficile o infezioni della ferita chirurgica Eventi avversi dovuti ad antibiotici che potrebbero avere un profilo di sicurezza meno favorevole Come si esegue la diagnosi di allergia? Prima di tutto occorre raccogliere le informazioni cliniche riguardo ai segni e sintomi di eventuali reazioni passate. Si possono utilizzare test cutanei, soprattutto in pazienti che hanno nel loro passato affezioni quali prurito, orticaria, rash, gonfiore sottocutaneo (edema) o mancanza del respiro (stridore laringeo). Una valutazione iniziale si esegue ponendo varie sostanze di natura penicillinica a contatto con la cute, pizzicandola con una minuscola puntina. Un secondo test, in caso di negatività del primo, è la puntura intradermica, in cui si inocula la sostanza reagente nello strato sottocutaneo. Dopo ogni test si attendono 15-20 minuti, ricercando eventuali reazioni locali o generali. Questi test possono essere anche ripetuti una seconda volta, dopodiché in assenza di reazioni si può escludere lo stato allergico. In tal caso si effettua il challenge (una riprova) assumendo una dose standard di penicillina per via orale, sotto osservazione medica. Qualora fossimo in presenza di sintomi allergici “a basso rischio”, es. mal di testa, nausea, vomito. prurito, o anche solo familiarità per reazioni allergiche, i test cutanei possono essere evitati, eseguendo direttamente il challenge per via orale, sempre sotto osservazione medica. Se la dose intera viene tollerata bene, da quel momento in poi la penicillina potrà essere utilizzata nel trattamento delle infezioni. Va comunque sottolineato che una reazione allergica alla penicillina, così come per qualsiasi altro farmaco o sostanza, può avvenire in qualsiasi momento: le prove allergiche non sono in grado di rilevare tutte le forme possibili di allergia, così come non sono efficaci nel prevedere eventuali intolleranze o effetti collaterali. Blumenthal KG, Shenoy ES. Am I Allergic to Penicillin? JAMA. 2019;321(2):216. doi:10.1001/jama.2018.20470 - 18/01/2019
- European Medicines Agency: gli Highlights del 2018 L’Agenzia Europea del Farmaco ha pubblicato il resoconto annuale delle attività di regolamentazione e raccomandazione sull’uso di farmaci nell’ambito dell’Unione Europea fonte: European Medicines Agency L’Agenzia Europea del Farmaco (European Medicines Agency. EMA) ha pubblicato una panoramica delle raccomandazioni più importanti emesse nell’anno 2018 riguardo all’autorizzazione e al monitoraggio dei farmaci ad uso umano. Le nuove medicine sono essenziali per la salute pubblica, in quanto possono migliorare il trattamento di determinate malattie. Nel 2018, l’EMA ha emesso raccomandazioni per l’autorizzazione all’immissione in commercio di 84 farmaci. Di questi, 42 rappresentano principi attivi originali, precedentemente mai autorizzati all’interno dell’Unione Europea. Molte di queste sostanze rappresentano un miglioramento significativo nelle rispettive aree terapeutiche: Farmaci destinati alla popolazione pediatrica, per il trattamento degli spasmi infantili (Sindrome di West), del diabete mellito neonatale, dell’insonnia giovanile; Nell’ambito delle malattie rare, trattamento di alcune forme di alfa-mannosidosi, della mucopolisaccaridosi di tipo VII, della miotonia dell’adulto; Advanced therapy medicinal products (ATMPs), terapie avanzate che si basano su geni, cellule o tessuti, spesso foriere di opportunità sensazionali nella cura delle malattie, con l’introduzione all’interno dell’UE delle prime due terapie basate su recettori chimerici per l’antigene di cellule-T, utilizzabili in ambito onco-ematologico, nonché una nuova cura per la distrofia retinica ereditaria, una condizione genetica spesso causa di cecità. Dal momento in cui un farmaco viene immesso su mercato, l’EMA e gli stati membri dell’UE monitorano in maniera continuativa la qualità e il rapporto rischio/beneficio di queste medicine, all’interno dell’indicazione per cui ne è autorizzato l’uso. Nel 2018, l’EMA ha emesso nuove raccomandazioni anche riguardo la sicurezza e il contenimento dei rischi per tutta una serie di farmaci già in commercio nell’UE. Le misure regolatorie spaziavano da una modifica del fascicolo informativo del prodotto fino alla sospensione o al ritiro del farmaco. Tra queste figurano: la revoca dal commercio di farmaci contenenti daclizumab, un anticorpo monoclonale utilizzato nel trattamento della sclerosi multipla; la sospensione di alcuni antibiotici di tipo chinolonico e fluoro-chinolonico, per via di alcune reazioni avverse causa di disabilità gravi potenzialmente permanenti; la restrizione d’uso nelle donne in stato di gravidanza di farmaci quali l’acido valproico e i retinoidi, in quanto ritenuti rischiosi per il feto; si è inoltre stabilito come le medicine a base di acidi grassi omega-3 non siano efficaci nella prevenzione del rischio cardiovascolare in pazienti con pregresso infarto del miocardio. In seguito al rinvenimento di impurità (N-nitrosodimetilammina, NDMA e N-nitrosodietilammina, NDEA, entrambe classificate come probabili agenti carcinogeni) in lotti di farmaci di provenienza extra-europea, l’EMA ha dato inizio ad una revisione sistematica di un’intera categoria di farmaci utilizzati nella cura dell’ipertensione arteriosa, denominati sartani. L’obiettivo è valutare le cause della presenza di tali sostanze contaminanti, così come il loro impatto sulla salute umana nonché le misure da intraprendere per eliminare queste impurità a livello di produzione. Contemporaneamente alla richiesta di ispezione dei siti chiamati in causa, la Commissione per i prodotti medicinali ad uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP) ha ordinato campionamento e dosaggio anche dei prodotti di origine europea, oltre che il ritiro di determinati prodotti. All’interno del programma Medicines for All, una collaborazione con l’OMS per incentivare lo sviluppo e la diffusione di talune medicine chiave in Stati extra europei, l’EMA ha emesso parere positivo per un farmaco attivo contro la tripanosomiasi Africana, comunemente nota come malattia del sonno, endemica in numerose regioni sub-Sahariane, allo scopo di permettere un accesso rapido ed esteso al trattamento anche nelle regioni più remote dell’Africa. Scarica il documento integrale. https://www.ema.europa.eu/en/news/human-medicines-highlights-2018 - 18/01/2019
- EMA: Comunicazioni sulla sicurezza dei farmaci settembre-dicembre 2018 Comunicazioni dell’Eropean Medicines Agency riguardo alla sicurezza dei farmaci La rivalutazione dei medicinali a base di valsartan fonte: EMA, 13/9/18 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha aggiornato il calcolo del rischio derivante dai medicinali a base di valsartan contenenti N-nitrosodimetilammina (NDMA), tenendo conto dei risultati degli ultimi test sul principio attivo di Zhejiang Huahai. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-sulla-rivalutazione-dei-medicinali-base-di-valsartan-13092018 I medicinali a base di valsartan fonte: EMA, 21/9/18 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha esteso la revisione delle impurezze rilevate nel valsartan a seguito della rilevazione di livelli molto bassi di N-nitrosodietilammina (NDEA) in un’altra sostanza attiva, losartan, prodotta da Hetero Labs in India. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-valsartan Il valsartan fonte: EMA. 28/9/18 Un’ispezione condotta dalle autorità europee in collaborazione con l’EDQM ha accertato che il sito Zhejiang Huahai non opera in conformità alle Good Manufacturing Practices (GMP) nella produzione di valsartan presso il suo stabilimento di Channan a Linhai, China. Come risultato, è stato emesso il certificato di non conformità alla GMP per la produzione di valsartan e il sito non è più autorizzato alla produzione di valsartan (e dei suoi intermedi) per i medicinali europei. Ciò significa che è proibito ai titolari AIC europei l’utilizzo di valsartan prodotto da tale sito produttivo per la produzione di medicinali. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-valsartan-28092018 Gli Antibiotici Fluorochinolonici e chinolonici – 5/10/18 fonte: EMA. 5/10/18 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), ha raccomandato restrizioni dell’uso di antibiotici fluorochinoloni e chinoloni (somministrati per bocca, per iniezione o per via inalatoria) a seguito di una revisione degli effetti indesiderati potenzialmente di lunga durata e invalidanti riportati con questi medicinali. La revisione ha tenuto conto delle opinioni dei pazienti, degli operatori sanitari e degli accademici presentate durante l’audizione pubblica dell’EMA sugli antibiotici fluorochinolonici e chinolonici a giugno 2018. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-antibiotici-fluorochinolonici-e-chinolonici-05102018 La revisione dei sartani – 15/10/18 fonte: EMA. 15/10/18 Le autorità dell’Unione Europea stanno sottoponendo la società cinese Zheijiang Huahai a una più stretta supervisione a seguito di ispezioni europee e statunitensi che hanno rivelato carenze nella gestione della qualità presso il sito Chuannan dell’azienda a Linhai, in Cina. I risultati dell’ispezione hanno rilevato lacune nel modo in cui la società investigava le impurezze nel prodotti a base di valsartan e hanno portato le autorità dell’UE a rilasciare una dichiarazione di non conformità con la Good Manufacturing Practice (GMP), vietando l’uso del suo valsartan nei medicinali dell’UE. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-sulla-revisione-dei-sartani-15102018 Gli Antibiotici Fluorochinolonici e chinolonici – 16/11/18 fonte: EMA. 16/11/18 Il Comitato dei Medicinali per Uso Umano dell’ EMA (CHMP) ha confermato la raccomandazione del comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) e ha concluso che l’autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali chinolonici deve essere sospesa. Il CHMP ha inoltre concluso che l’uso dei rimanenti antibiotici fluorochinolonici debba essere ristretto. Le informazioni del prodotto saranno aggiornate per descrivere gli effetti indesiderati invalidanti e potenzialmente permanenti e avviseranno i pazienti di interrompere il trattamento con un antibiotico fluorochinolonico al primo segno di un effetto indesiderato che coinvolge il sistema muscolare, i tendini o le articolazioni e il sistema nervoso. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-antibiotici-fluorochinolonici-e-chinolonici-16112018 Il principio attivo Valsartan fonte: EMA. 19/11/18 Le Autorità nell’UE stanno adottando dei provvedimenti, dopo che un’impurezza, la N-nitrosodietilammina (NDEA), è stata trovata in alcuni lotti di valsartan prodotti da Mylan Laboratories Limited a Hyderabad, in India. L’EDQM ha sospeso il CEP del produttore (un certificato di conformità con gli standard europei per i test di qualità), vietando di fatto l’uso del valsartan di tale produttore nei medicinali dell’UE. Inoltre, le autorità nazionali nell’UE hanno iniziato il ritiro dei lotti interessati dei medicinali contenenti valsartan di Mylan e stanno conducendo ulteriori test per determinare il grado di contaminazione. L’NDEA e il relativo composto N-nitrosodimetilammina (NDMA), che sono stati osservati nei “sartani” di altri produttori, sono classificati come probabili cancerogeni per l’uomo (sostanze che potrebbero causare il cancro). Come con i precedenti rilevamenti di NDEA e NDMA, non vi è alcun rischio immediato per i pazienti. È più rischioso per i pazienti interrompere improvvisamente l’assunzione di medicinali per la pressione alta. Pertanto, i pazienti non devono interrompere alcun trattamento senza consultare il proprio medico o il farmacista. Si ritiene che la presenza di impurezze nei medicinali a base di valsartan e di altri sartani sia legata alla sintesi di una specifica struttura ad anello (tetrazolo) che è presente in alcuni medicinali della classe dei sartani. La revisione da parte dell’EMA dei sartani con la struttura ad anello continua e l’Agenzia sta lavorando a stretto contatto con le autorità nazionali, i partner internazionali e l’EDQM. Alle aziende che commercializzano medicinali a base di sartani nell’UE è stato chiesto di testare i loro prodotti per la ricerca di queste impurezze. Test aggiuntivi sono in corso nei laboratori dell’UE. L’EMA aggiornerà il pubblico non appena saranno disponibili nuove informazioni. L’EMA sta collaborando con i produttori per determinare quali misure possono essere adottate per ridurre o eliminare le impurezze dai lotti futuri dei loro prodotti. Maggiori informazioni sul medicinale: valsartan è un antagonista del recettore dell’angiotensina II usato per trattare l’ipertensione (pressione arteriosa elevata), infarto cardiaco recente e insufficienza cardiaca. È disponibile come monocomponente o in combinazione con altri principi attivi. I medicinali contenenti valsartan come unica sostanza attiva sono stati autorizzati in EU tramite le Autorità nazionali. Nove medicinali contenenti valsartan in associazione con altre sostanze attive sono stati autorizzati con procedura centralizzata. Maggiori informazioni sulla procedura: la revisione dei medicinali contenenti valsartan è stata avviata il 5 luglio 2018 su richiesta della Commissione Europea, ai sensi dell’ Articolo 31 della Direttive 2001/83/EC. Il 20 settembre 2018 il riesame è stato esteso ai medicinali contenenti candesartan, irbesartan, losartan and olmesartan. La revisione è effettuata dal Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP), responsabile per le problematiche relative ai medicinali per uso umano, che adotterà il parere dell’Agenzia. Il parere del CHMP sarà quindi trasmesso alla Commissione Europea, che emetterà una decisione finale giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-sul-principio-attivo-valsartan-19112018 Gli acidi grassi omega-3 – 14/12/18 fonte: EMA. 14/12/18 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso che i medicinali a base di acidi grassi omega-3 non sono efficaci nel prevenire la ricorrenza di problemi cardiaci e circolatori in pazienti che hanno avuto un infarto. La conclusione, basata su una rivalutazione dei dati raccolti nel corso degli anni, è che questi medicinali non saranno più autorizzati per tale uso. I medicinali a base di acidi grassi omega-3 sono stati autorizzati per l’uso dopo infarto miocardico, in combinazione con altri medicinali, in diversi paesi dell’Unione Europea dal 2000, ad una dose di 1 g al giorno. Al momento della loro autorizzazione, i dati disponibili hanno mostrato alcuni benefici nel ridurre gravi problemi cardiaci e circolatori, sebbene tali benefici fossero considerati modesti. Ulteriori dati, che si sono resi disponibili successivamente, non hanno confermato gli effetti benefici di questi medicinali per tale uso. Sebbene non siano sorti nuovi problemi di sicurezza, il comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’ EMA ha concluso che il rapporto rischio/beneficio di questi medicinali nel prevenire la recidiva di malattie cardiache o ictus è ora negativo. Questi medicinali possono ancora essere utilizzati per ridurre i livelli di alcuni tipi di grassi presenti nel sangue, chiamati trigliceridi. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-acidi-grassi-omega-3-14122018 I medicinali contenenti fosfomicina (14/12/2018) fonte: EMA. 14/12/18 L’EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti l’antibiotico fosfomicina, che è utilizzato in alcuni stati membri dell’ EU per il trattamento di una serie di infezioni batteriche. La fosfomicina, un antibiotico in uso da decenni, agisce con un meccanismo unico e, quindi, batteri resistenti ad altri antibiotici hanno meno probabilità di essere resistenti alla fosfomicina. Ci sono significative differenze tra gli Stati Membri riguardo gli usi e i dosaggi autorizzati dei medicinali contenenti fosfomicina. L’autorità tedesca dei medicinali ha richiesto una rivalutazione del ruolo della fosfomicina nel contesto di una crescente resistenza agli antibiotici. In particolare, le indicazioni e il dosaggio della fosfomicina e l’adeguatezza delle informazioni sulla sua sicurezza e sulle proprietà farmacologiche saranno rivalutati alla luce delle conoscenze aggiornate sulla terapia antibatterica. Il comitato per i medicinali umani dell’ EMA (CHMP) valuterà pertanto le evidenze disponibili e formulerà raccomandazioni in merito all’eventuale modifica delle autorizzazioni all’immissione in commercio dei medicinali contenenti fosfomicina in tutta l’UE. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-fosfomicina-14122018 I medicinali contenenti metamizolo – 14/12/18 fonte: EMA. 14/12/18 A seguito di una revisione dei medicinali contenenti l’antidolorifico metamizolo, l’EMA raccomanda che la dose massima giornaliera del medicinale e le controindicazioni relative al suo utilizzo durante la gravidanza o nelle donne che allattano al seno siano armonizzate per tutti i prodotti sul mercato dell’UE. La raccomandazione affronta le discrepanze nelle informazioni sul prodotto per i medicinali contenenti metamizolo, che sono commercializzati in molti stati membri dell’UE per il trattamento del dolore severo e della febbre che non possono essere controllati con altri trattamenti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-metamizolo-14122018 - 16/01/2019
- AIFA: le notizie di settembre-dicembre 2018 sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti LYNPARZA (Olaparib) fonte: AIFA, 28/09/18 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) rende disponibili nuove importanti informazioni di sicurezza riguardanti il rischio di errore terapeutico con la nuova forma farmaceutica del medicinale LYNPARZA (olaparib). La formulazione in compresse del medicinale LYNPARZA (olaparib) è stata approvata dalla Commissione Europea in data 08/05/2018. Le capsule e le compresse di LYNPARZA non devono essere sostituite sulla base del milligrammo per milligrammo, a causa delle differenze di dosaggio e biodisponibilità di ciascuna formulazione. Per evitare errori terapeutici, i medici prescrittori devono specificare la formulazione e il dosaggio di LYNPARZA in ogni prescrizione e il farmacista deve assicurarsi che la corretta formulazione e dosaggio siano dispensati alle pazienti. Istruire le pazienti sulla dose corretta da prendere per le capsule o per le compresse. Per ogni paziente che passa dalle capsule alle compresse (o viceversa), spiegare come le dosi in milligrammi per le due formulazioni sono differenti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/comunicazione-ema-su-valsartan-28092018 Rivaroxaban (Xarelto) fonte: AIFA, 3/10/18 Uno studio clinico di fase III, 17938 (GALILEO), in pazienti sottoposti a impianto valvolare aortico transcatetere (TAVI), è stato interrotto prematuramente sulla base di risultati preliminari che mostrano un aumento della mortalità per tutte le cause, di eventi tromboembolici e di sanguinamento nei pazienti trattati con rivaroxaban. Le analisi sono attualmente in corso. Rivaroxaban non è approvato per la tromboprofilassi nei pazienti con protesi valvolari cardiache, compresi i pazienti sottoposti a TAVI, e non deve essere impiegato in tali pazienti. Il trattamento con rivaroxaban nei pazienti sottoposti a TAVI deve essere interrotto e sostituito con la terapia standard. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-rivaroxaban-xarelto-03102018 Ozurdex (Desametasone) fonte: AIFA, 8/10/18 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), la ditta titolare dell’Autorizzazione all’ Immissione in Commercio del medicinale Ozurdex 700 microgrammi impianto intravitreale comunica nuove importanti informazioni e azioni correttive da intraprendere a seguito del rilevamento, durante uno dei consueti controlli di produzione in-process, di una particella di silicone libera in una campionatura di impianti di Ozurdex. La particella risulta provenire dal manicotto in silicone dell’ago che è parte intrinseca del medicinale Ozurdex e non è un contaminante esterno. Come misura precauzionale, i lotti di OZURDEX identificati come difettosi sono stati ritirati dal mercato europeo. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ozurdex-desametasone-08102018 Sildenafil – 11/10/18 fonte: AIFA, 11/10/18 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e con l’EMA (European Medicines Agency), Pfizer, congiuntamente con le aziende titolari di autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti sildenafil la informa su quanto segue: Lo studio clinico STRIDER, sull’uso di sildenafil nel trattamento della restrizione della crescita intrauterina (IUGR), è stato prematuramente interrotto per la maggiore incidenza di ipertensione polmonare persistente nel neonato (PPHN) e per il dato complessivo sul decesso neonatale nel braccio trattato con sildenafil nello studio. Sildenafil non è approvato nel trattamento della IUGR. I medicinali contenenti sildenafil non devono essere impiegati nel trattamento della IUGR. I medicinali contenenti sildenafil devono essere impiegati solo secondo quanto approvato negli attuali Riassunti delle Caratteristiche dei Prodotti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-sildenafil-11102018 Idroclorotiazide fonte: AIFA, 17/10/18 Studi farmacoepidemiologici hanno evidenziato un aumento del rischio di tumore cutaneo non melanoma (TCNM) (carcinoma a cellule basali, carcinoma a cellule squamose) con esposizione a dosi cumulative crescenti di idroclorotiazide (HCTZ). I pazienti che assumono HCTZ da sola o in associazione con altri farmaci devono essere informati del rischio di TCNM e devono essere avvisati di controllare regolarmente la loro cute per identificare eventuali nuove lesioni o modifiche di quelle esistenti e a segnalare al medico ogni lesione cutanea sospetta. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-idroclorotiazide-17102018 Medicinali contenenti fluorochinoloni fonte: AIFA, 23/10/18 In accordo con l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), le ditte titolari di specialità medicinali contenenti fluorochinoloni (ciprofloxacina – levofloxacina – moxifloxacina – pefloxacina – prulifloxacina – rufloxacina – norfloxacina – lomefloxacina) informano sull’ introduzione di una nuova avvertenza riguardante il rischio di aneurisma e dissezione dell’aorta associato a fluorochinoloni per uso sistemico e inalatorio. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-fluorochinoloni-23102018 Medicinali iniettabili a base di idarubicina cloridrato fonte: AIFA, 25/10/18 Comunicazione atta a evitare possibili errori di calcolo del dosaggio con l’idarubicina cloridrato, per tutte le formulazioni iniettabili di idarubicina cloridrato (polvere per soluzione iniettabile per uso endovenoso, soluzione iniettabile per uso endovenoso, concentrato per soluzione per infusione), da parte degli Operatori Sanitari. I calcoli per la ricostituzione dell’idarubicina cloridrato effettuati considerando la base libera del principio attivo (idarubicina) possono portare ad un sovradosaggio. Gli Operatori Sanitari devono sempre eseguire i calcoli per la ricostituzione del medicinale tenendo in considerazione la forma salificata “idarubicina cloridrato”. Al fine di minimizzare ulteriormente il rischio di errori nel calcolo del dosaggio, i Titolari dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio di medicinali a base di idarubicina cloridrato aggiorneranno il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) riportando “idarubicina cloridrato” negli opportuni paragrafi. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-sui-medicinali-iniettabili-base-di-idarubicina-cloridrato-251020 Medicinali a base di cefepime fonte: AIFA, 26/11/18 L’Agenzia Italiana del Farmaco desidera richiamare l’attenzione degli operatori sanitari sull’aumentato rischio di reazioni avverse neurologiche gravi, in pazienti con insufficienza renale che hanno ricevuto dosi differenti da quelle consigliate dei medicinali a base di cefepime. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-sui-medicinali-base-di-cefepime-26112018 Xyrem® (sodio oxibato) fonte: AIFA, 21/12/18 Xyrem® (Sodio oxibato) 500 mg/ml soluzione orale presenta un rischio di sovradosaggio o sottodosaggio a causa di scolorimento delle tacche graduate sulla siringa dosatrice. UCB Pharma SA ha ricevuto segnalazioni di scolorimento dell’inchiostro delle tacche graduate sulla siringa dosatrice fornita con Xyrem®, le quali sono diventate illegibili o mancanti dopo molteplici utilizzi. Lo scolorimento delle tacche graduate potrebbe portare ad un sovradosaggio o sottodosaggio, con la possibilità di eventi avversi o mancanza di efficacia, sebbene ad oggi non siano stati segnalati tali eventi. Durante la dispensazione di Xyrem®, informi il paziente sulla possibilità di scolorimento dell’inchiostro sulla siringa dosatrice e la necessità di restituire la siringa presso il luogo dove il farmaco le è stato consegnato per richiederne una nuova qualora le tacche iniziassero a sbiadirsi. In caso di segnalazione da parte di un paziente dello scolorimento delle tacche della siringa, richieda una nuova siringa dosatrice direttamente a UCB Pharma S.p.A., effettuando un ordine gratuito. Una nuova siringa verrà spedita all’indirizzo della farmacia il prima possibile. Se possibile, ritiri la siringa difettosa dopo aver fornito al paziente la nuova e la invii a UCB Pharma S.p.A. per ulteriori indagini. Una nuova tipologia di siringa dosatrice dovrebbe essere disponibile per i pazienti a partire da giugno 2019 nelle nuove confezioni di Xyrem®. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xyrem%C2%AE-sodio-oxibato-21122018 JETREA (ocriplasmina) fonte: AIFA, 28/12/18 Nessuna diluizione è necessaria prima dell’iniezione della nuova soluzione iniettabile JETREA 0,375 mg/0,3 ml. JETREA 0,375 mg/0,3 ml soluzione iniettabile è una nuova formulazione che sostituirà JETREA 0,5 mg/0,2 ml concentrato per soluzione iniettabile. La nuova formulazione non necessita di diluizione prima dell’iniezione. Durante la somministrazione della nuova formulazione soluzione iniettabile, ai medici professionisti viene richiesto di prelevare il volume di iniezione raccomandato di 0,1 ml direttamente dal flaconcino. Una diluizione accidentale della nuova formulazione comporterà che il paziente riceva una dose pari alla metà della dose raccomandata, risultando potenzialmente in un effetto terapeutico inferiore a quello ottimale. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-jetrea-ocriplasmina-28122018 - 16/01/2019
- Infliximab e biosimilare a confronto Sicurezza ed efficacia per il trattamento del morbo di Crohn, in uno studio di bioequivalenza. CT-P13 è il biosimilare del farmaco di riferimento infliximab, con efficacia dimostrata per alcuni tipi di artrite. Su questa base, è stato approvato per il trattamento del morbo di Crohn, senza studi specifici sugli effetti in questa malattia. Obiettivi Confrontare sicurezza ed efficacia di CT-P13 ed infliximab, in pazienti naïve con morbo di Crohn. Metodi Disegno: studio di coorte di bioequivalenza. Setting: dati di una grande assicurazione sanitaria francese (Système National des Données de Santé – SNDS) dal 1° marzo 2015 al 30 giugno 2017. Pazienti: 5.050 pazienti naïve all’infliximab ≥15 anni e con morbo di Crohn hanno cominciato il trattamento con il farmaco di riferimento (n = 2.551) o con il biosimilare CT-P13 (n = 2.499). Principali esiti e misure L’esito primario era un composito di morte, interventi chirurgici correlati al morbo di Crohn, ospedalizzazione per tutte le cause e rimborso di un’altra terapia biologica. L’equivalenza è stata definita come l’Intervallo di Confidenza al 95% dell’Hazard Ratio (HR) del CT-P13 rispetto all’Infliximab, in un modello di analisi multivariata Cox, entro un intervallo prespecificato (0.80 – 1.25). Risultati Complessivamente, l’end-point composito si è verificato in 1.147 pazienti del gruppo infliximab e 952 del Gruppo CT-P13; dato che comprende le ospedalizzazioni, rispettivamente 838 e 719. Nell’analisi multivariata dell’esito primario, il biosimilare è risultato equivalente al farmaco di riferimento (HR, 0.92 [IC 95% 0.85-0.99]). Non sono state osservate differenze trai due gruppi, negli esiti di sicurezza: infezioni gravi (HR, 0.82 [IC, 0.61-1.11]), tubercolosi (HR, 1.10 [IC, 0.36 -3.34]) e tumore solido o ematologico (HR, 0.66 [IC, 0.33- 1.32]). Limitazioni: il data-base assicurativo utilizzato non comprende dati clinici rilevanti sulla malattia. Conclusioni Questa analisi sui dati del mondo reale indica che l’efficacia del CT-P13 è equivalente a quella dell’infliximab, in pazienti naïve con morbo di Crohn. Non sono state osservate differenze negli esiti di sicurezza. Finanziamento: Caisse Nationale de l’Assurance Maladie. Ann Intern Med. 2018 Dec 11. doi: 10.7326/M18-1512. [Epub ahead of print] Effectiveness and Safety of Reference Infliximab and Biosimilar in Crohn Disease: A French Equivalence Study. Meyer A, Rudant J, Drouin J, Weill A, Carbonnel F, Coste J. http://annals.org/aim/article-abstract/2718685/effectiveness-safety-reference-infliximab-biosimilar-crohn-disease-french-equivalence-study - 11/12/2018
- Farmacovigilanza con e per il cittadino Formazione in Farmacovigilanza per gli studenti degli Istituti superiori di Sassari e Provincia. Il Centro Regionale di Farmacovigilanza (CRFV) della Sardegna, istituito nel 2013 presso l’Unità Complessa di Farmacologia Clinica della Azienda Ospedaliero Universitaria di Cagliari, è parte integrante del sistema nazionale di Farmacovigilanza, che fa capo all’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Trai suoi compiti istituzionali, c’è lo svolgimento di attività di formazione/informazione indipendente sulla sicurezza di farmaci e vaccini, rivolte ad operatori sanitari e cittadini. La necessità di un maggiore coinvolgimento del cittadino nel percorso della Farmacovigilanza è sottolineata anche dalla nuova normativa europea. In questo quadro e in attuazione degli obiettivi annuali assegnati dall’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Sardegna, il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna ha organizzato la seconda edizione dell’evento formativo Farmacovigilanza con e per il cittadino, rivolto agli studenti degli Istituti Superiori, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale della Sardegna. La prima edizione si è svolta a Cagliari, presso la Cittadella Universitaria di Monserrato. Quest’anno, l’incontro si è tenuto a Sassari, martedì 4 dicembre 2018 presso l’Auditorium dell’Istituto d’Istruzione Superiore Devilla, in Via Monte Grappa 2 ed ha visto la partecipazione di 400 studenti della Provincia di Sassari. Sono intervenuti i professori dell’Università di Sassari Paolo G. Castiglia, Ordinario di Igiene e Giovanni Sotgiu, Epidemiologo Ordinario di Statistica medica, che hanno spiegato ai ragazzi come i vaccini sono in grado di debellare le malattie; il prof. Marco Pistis, Ordinario di Farmacologia clinica dell’Università di Cagliari, ha spiegato gli antibiotici e la dott.ssa Rossella Mura, Primario della SC di Oncoematologia Pediatrica dell’Ospedale Pediatrico Microcitemico A. Cao dell’AO Brotzu Cagliari e Presidente della Società Italiana di Pediatria –sez. Sardegna, che ha sfatato i falsi miti sui vaccini. Maria Erminia Stochino, Farmacologo Clinico Responsabile scientifico del CRFV Sardegna, ha spiegato ai ragazzi il percorso della sperimentazione sul farmaco; Arianna Deidda, Farmacologo Clinico del CRFV Sardegna, ha parlato del ruolo del cittadino in Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza e Maria Vittoria Sanna, Comunicazione e Formazione CRFV Sardegna, di Disinformazione e informazione sul web. Nella seconda parte della manifestazione, le scolaresche hanno partecipato ad un quiz di verifica dell’apprendimento e sono state premiate con libri sugli argomenti trattati durante la mattinata. La Dott.ssa Maria Giovanna Cossu è intervenuta in rappresentanza dell’Ufficio Scolastico Regionale. La Dott.ssa Donatella Garau, dell’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale della Regione Sardegna, Responsabile regionale di Farmacovigilanza, ha premiato gli elaborati dei ragazzi, che hanno partecipato al concorso collegato con la manifestazione. Il poster Circonda d’amore i più deboli della 5A bio Tecnico Ruju-Sassari, vincitore del concorso. - 05/12/2018
- Vigierbe La piattaforma di segnalazione on-line delle reazioni avverse ai prodotti di origine naturale. Nel 2002, Istituto Superiore di Sanità (ISS), Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e Ministero della Salute hanno dato vita ad un sistema di Fitosorveglianza, per il monitoraggio delle reazioni avverse ai prodotti di origine naturale, in Italia. La sorveglianza post-marketing di questi prodotti è particolarmente importante, poiché si tratta di un mercato in continua espansione, che comprende anche i prodotti omeopatici. Il tema dei rischi correlati all’uso di farmaci di origine naturale ed integratori è stato trattato nel N. 9 (luglio 2018) del bollettino “Farmacovigilanza News Sardegna” del Centro Regionale di Farmacovigilanza ( http://www.farmaci-fc.it/files/2018/09/9_FNS-luglio-2018.pdf ). Le segnalazioni delle sospette reazioni avverse a prodotti di origine naturale possono essere fatte sia dagli operatori sanitari che dai cittadini, inviando la scheda di segnalazione ( http://www.epicentro.iss.it/focus/erbe/pdf/scheda_fito.pdf ) al n. fax 06-49904248 dell’ISS. Ora, viene messa a disposizione la piattaforma di segnalazione on-line VigiErbe, di uso molto più semplice e immediato, come già era stato fatto per i farmaci con VigiFarmaco. Le segnalazioni inviate a vigierbe vengono, comunque, trasmesse all’Istituto Superiore di Sanità e valutate da un Comitato Scientifico composto da esperti di farmacologia, farmacognosia, fitoterapia, botanica, tossicologia ed omeopatia e contribuiscono, in questo modo, alla migliore conoscenza del profilo di rischio di questi prodotti. https://www.vigierbe.it/ - 04/12/2018
- Biosimilari Precisazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco. I primi biosimilari sono stati introdotti, in Europa, nel 2006 e, da allora, ne sono stati autorizzati oltre 25. L’Aifa ricorda che la loro approvazione segue elevati standard di qualità, sicurezza ed efficacia, come per gli altri farmaci e per nessun biosimilare sono stati adottati provvedimenti di revoca o sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio per motivi di sicurezza o di mancanza di efficacia. Le evidenze ad oggi disponibili provenienti da studi clinici e dall’esperienza acquisita nel corso di oltre 10 anni di pratica clinica supportano l’equivalenza dei biosimilari, in termini di qualità, efficacia e sicurezza, rispetto ai prodotti di riferimento. Dai dati disponibili in letteratura scientifica internazionale, provenienti da studi clinici e revisioni sistematiche, non si evidenziano rischi associati allo switch da biologico di riferimento a biosimilare. L’Agenzia regolatoria ricorda, inoltre, che la sicurezza dei biosimilari è costantemente monitorata attraverso tutte le attività di farmacovigilanza e dalle segnalazioni spontanee, nonché dagli studi di farmacovigilanza post autorizzativi, da cui non emerge un aumento statisticamente significativo di reazioni avverse da biosimilari, per i quali peraltro ad oggi esiste una consistente casistica d’impiego, rispetto ai medicinali di riferimento. Pertanto, ribadisce quanto indicato nel Secondo Position Paper AIFA sui Farmaci Biosimilari: “Pur considerando che la scelta di trattamento rimane una decisione clinica affidata al medico prescrittore, a quest’ultimo è anche affidato il compito di contribuire a un utilizzo appropriato delle risorse ai fini della sostenibilità del sistema sanitario e la corretta informazione del paziente sull’uso dei biosimilari. Come dimostrato dal processo regolatorio di autorizzazione, il rapporto rischio-beneficio dei biosimilari è il medesimo di quello degli originatori di riferimento. Per tale motivo, l’AIFA considera i biosimilari come prodotti intercambiabili con i corrispondenti originatori di riferimento. Tale considerazione vale tanto per i pazienti naïve quanto per i pazienti già in cura”. http://www.aifa.gov.it/content/precisazioni-aifa-sui-medicinali-biosimilari - 23/11/2018
- Nuovi anticoagulanti orali (NAO) Uno screening condotto mediante analisi di simmetria individua gli effetti avversi. La conoscenza degli effetti avversi ai nuovi anticoagulanti orali non antagonisti della vitamina K (NAO) nelle popolazioni del mondo reale è ancora scarsa. Obiettivi Individuare segnali di potenziali effetti avversi in pazienti con fibrillazione atriale (FA) che avevano iniziato il trattamento con i NAO, facendo uno screening senza ipotesi di base. Metodi Gli autori hanno individuato, nei registri nazionali della Danimarca, i pazienti con FA che avevano iniziato dabigatran, rivaroxaban o apixaban tra il 2011 ed il 2015 (n = 50.627). Applicando un’analisi di simmetria, sono stati selezionati gli effetti avversi ai NAO, come riflesso di nuovi trattamenti, diagnosi o procedure. Per i segnali con il NNH (Number Needed to Harm), numero necessario da trattare per ottenere un effetto avverso, è stato valutato se fosse probabile che si trattasse di veri effetti avversi o di altri tipi di associazione. I segnali valutati come potenziali effetti avversi sono stati raggruppati in cinque categorie per l’analisi della modificazione dell’effetto, in base alle caratteristiche del paziente e del farmaco. Risultati Dei segnali individuati, 61 sono stati classificati come potenziali effetti avversi e, per la maggior parte, potevano essere classificati come: sanguinamento, sintomi gastrointestinali diversi dal sanguinamento, malattia mentale, disturbi del tratto urinario e sintomi muscoloscheletrici. L’età avanzata e il primo uso di anticoagulanti era associato a rafforzamento di tutte le associazioni NAO-effetto avverso. Al contrario, nel caso di uso di NAO a bassi dosaggi e di uso di apixaban, la maggior parte delle associazioni risultavano attenuate. Conclusioni Mediante uno screening di un grande data-base sanitario con analisi di simmetria senza ipotesi iniziale, gli autori sono stati in grado di confermare gli effetti avversi correlati alla terapia con NAO nella pratica clinica e di individuare altri tipi di eventi avversi che meritano ulteriori approfondimenti. Drug Saf. 2018 Jul;41(7):685-695. doi: 10.1007/s40264-018-0650-6. Using the Symmetry Analysis Design to Screen for Adverse Effects of Non-vitamin K Antagonist Oral Anticoagulants. Hellfritzsch M, Rasmussen L, Hallas J, Pottegård A. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0650-6 - 23/10/2018
- Ace inibitori e rischio di cancro al polmone Uno studio di coorte basato sulla popolazione. Obiettivi Determinare se l’uso di ACE inibitori (angiotensin converting enzyme inhibitors) sia correlato ad aoumentato rischio di cancro polmonare, rispetto all’uso di bloccanti del recettore per l’angiotensina (angiotensin receptor blockers ARB). Metodi Disegno: studio di coorte basato sulla popolazione. Setting: United Kingdom Clinical Practice Research Datalink. Partecipanti: è stata individuata nel database una coorte di 992.061 pazienti, che hanno iniziato il trattamento con antipertensivi tra il gennaio 1995 ed il 31 dicembre 2015 ed è stata seguita fino al 31 dicembre 2016. Principali esiti e misure: sono stati usati modelli di rischio proporzionale Cox per stimare gli hazard ratio con Intervallo di Confidenza al 95% dell’incidenza del cancro associata all’uso di ACE inibitori, rispetto all’uso di ARB, generale, per durata d’uso cumulativa e per tempo dall’inizio. Risultati La coorte è stata seguita per una media di 6.4 anni, si sono verificati 7.952 casi di tumore al polmone, con incidenza grezza 1.3 (IC 95% 1.2- 1.3) per 1000 anni persona. In generale, l’uso di ACE inibitori è risultato associato ad aumentato rischio di cancro al polmone (tasso di incidenza 1.6 v 1.2 per 1000 anni persona; hazard ratio 1.14, IC 95% 1.01- 1.29), rispetto all’uso di ARB. Gli hazard ratio aumentavano con la durata d’uso, con un’associazione evidente per uso ≥5 anni (hazard ratio 1.22, 1.06 – 1.40) e un picco per uso ≥ 10 anni (1.31, 1.08- 1.59). Simili risultati sono stati osservati per il tempo dall’inizio. Conclusioni In questo studio di coorte basato sulla popolazione, l’uso di Ace inibitori è risultato associato ad aumentato rischio di cancro al polmone. Questa associazione è risultata particolarmente evidente per durata d’uso ≥ 5 anni. Sono necessari ulteriori studi con follow-up prolungati, per approfondire gli effetti di questi farmaci sull’incidenza del cancro al polmone. BMJ. 2018 Oct 24;363:k4209. doi: 10.1136/bmj.k4209. Angiotensin converting enzyme inhibitors and risk of lung cancer: population based cohort study. Hicks BM, Filion KB, Yin H, Sakr L, Udell JA, Azoulay L. https://www.bmj.com/content/363/bmj.k4209.long - 22/10/2018
- Atezolizumab + Nab-Paclitaxel I risultati del trial clinico multicentrico Impassion 130, su pazienti con tumore mammario avanzato triplo negativo, che valuta l’efficacia dell’immunoterapia in combinazione con la chemioterapia. Il carcinoma mammario inoperabile localmente avanzato o metastatico a triplo negativo (negativo ai recettori ormonali e negativo al recettore del fattore di crescita epidermico umano 2 [HER2]) è una malattia aggressiva con esiti spesso infausti. Nanoparticelle di paclitaxel legate all’albumina (nab-paclitaxel) possono aumentare l’attività antitumorale di atezolizumab. Metodi In questo studio di fase III, pazienti con carcinoma mammario triplo negativo, metastatico, non trattato sono state assegnate casualmente (1:1) a ricevere l’immunoterapico atezolizumab in combinazione con il chemioterapico nab-paclitaxel oppure placebo più nab-paclitaxel; le pazienti hanno continuato il trattamento finché c’è stata progressione della malattia o si è registrato un livello inaccettabile degli effetti tossici. Sono state stratificate in base all’aver ricevuto o meno chemioterapia adiuvante o neoadiuvante con taxani (paclitaxel, docetaxel o cabazitaxel), alla presenza o all’assenza di metastasi epatiche al basale e all’espressione del ligando di morte cellulare programmata 1 (PD-L1) al basale (positivo o negativo). I due endpoint primari erano la sopravvivenza libera da progressione (nella popolazione intention to treat e nel sottogruppo PD-L1 positivo) e la sopravvivenza generale (testata nella popolazione intention to treat; se il risultato era significativo, veniva testata nel sottogruppo PD-L1 positivo). Risultati Ogni gruppo comprendeva 451 pazienti (follow-up medio 12,9 mesi). Nell’analisi intention to treat, la sopravvivenza media libera da progressione della malattia è stata di 7,2 mesi con atezolizumab più nab-paclitaxel, rispetto a 5,5 mesi con placebo più nab-paclitaxel (hazard ratio per progressione o morte 0,80, intervallo di confidenza al 95% [IC] 0,69-0,92; P = 0,002); tra i pazienti con tumori PD-L1 positivi, la sopravvivenza media libera da progressione è stata rispettivamente di 7,5 mesi e 5,0 mesi (hazard ratio 0,62, IC 95%, 0,49-0,78; P <0,001). Nell’analisi intention to treat, la sopravvivenza globale media è stata di 21,3 mesi con atezolizumab più nab-paclitaxel e 17,6 mesi con placebo più nab-paclitaxel (hazard ratio per morte 0,84, IC 95%, 0,69-1,02, P = 0,08 ); tra i pazienti con tumori PD-L1-positivi, la sopravvivenza globale media è stata rispettivamente di 25,0 mesi e 15,5 mesi (hazard ratio 0,62, IC 95% 0,45-0,86). Non sono stati individuati nuovi effetti avversi. Eventi avversi che hanno portato alla sospensione del trattamento si sono verificati nel 15,9% dei pazienti che hanno ricevuto atezolizumab più nab-paclitaxel e nell’8,2% di quelli che hanno ricevuto placebo più nab-paclitaxel. Conclusioni Il trattamento con atezolizumab più nab-paclitaxel ha prolungato la sopravvivenza libera da progressione della malattia, in pazienti con carcinoma mammario triplo negativo metastatico, sia nella popolazione intention to treat che nel sottogruppo PD-L1-positivo. Gli eventi avversi erano coerenti con i profili di sicurezza noti di ciascun agente. Studio finanziato da F. Hoffmann–La Roche/Genentech IMpassion 130 ClinicalTrials.gov n. NCT02425891 N Engl J Med. 2018 Oct 20. doi: 10.1056/NEJMoa1809615. [Epub ahead of print] Atezolizumab and Nab-Paclitaxel in Advanced Triple-Negative Breast Cancer. Schmid P, Adams S, Rugo HS, Schneeweiss A, Barrios CH, Iwata H, Diéras V, Hegg R, Im SA, Shaw Wright G, Henschel V, Molinero L, Chui SY, Funke R, Husain A, Winer EP, Loi S, Emens LA; IMpassion130 Trial Investigators. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1809615?query=featured_home - 20/10/2018
- Calcio-antagonisti e rischio di cancro polmonare Una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali. I risultati degli studi sull’associazione tra l’uso di farmaci bloccanti i canali del calcio ed il rischio di cancro al polmone sono contrastanti. Considerando l’importanza per la Salute Pubblica della prevenzione del cancro al polmone e le crescenti evidenze di un significativo ruolo biologico della regolazione dei canali del calcio nello sviluppo del cancro al polmone, è stata condotta una meta-analisi con l’obiettivo di valutare il rischio di cancro polmonare nei pazienti trattati con calcio-antagonisti, rispetto ai non utilizzatori. Metodi È stata condotta una ricerca completa e sistematica dei principali data-base medici, per individuare gli studi osservazionali, pubblicati fino al dicembre 2017, sulla correlazione tra uso di farmaci bloccanti i canali del calcio e rischio di cancro polmonare. È stato utilizzato un modello ad effetti casuali per raggruppare i risultati. L’impatto della durata d’uso sulla dimensione dell’effetto stimato è stato indagato con una meta-regressione ad effetti casuali. Risultati Sono stati inclusi nell’analisi 10 studi (6 studi di coorte e 4 casi-controllo) di valutazione del rischio generale di cancro in 38.758 utilizzatori di calcio antagonisti. Il risk ratio (RR) generale per uso di calcio-antagonisti e cancro polmonare era 1.15 (IC 95% 1.01-1.32). L’analisi dei sottogruppi per durata d’uso suggerisce che l’aumento del rischio di cancro polmonare osservato sia dovuto, principalmente, ai risultati di 5 studi con esposizione prolungata, ≥ 4 anni, (RR 1.18; IC 95% 1.08-1.30). Conclusioni L’analisi suggerisce che l’esposizione ai farmaci bloccanti i canali del calcio sia associata ad aumentato rischio del cancro al polmone. Considerando l’ampio uso di questi farmaci e la scarsità dei dati sugli effetti a lungo termine dell’esposizione cronica, questi risultati sono motivo di preoccupazione e gli autori ritengono necessarie ulteriori indagini di approfondimento. Registrazione dello studio: PROSPERO registry of systematic reviews (registry number: CRD42017056362). Drug Saf. 2018 Jun;41(6):555-564. doi: 10.1007/s40264-018-0644-4. The Risk for Lung Cancer Incidence with Calcium Channel Blockers: A Systematic Review and Meta-Analysis of Observational Studies. Rotshild V, Azoulay L, Zarifeh M, Masarwa R, Hirsh-Raccah B, Perlman A, Muszkat M, Matok I. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0644-4 - 18/10/2018
- La Farmacovigilanza per la promozione del buon uso del farmaco e la sicurezza del paziente Corso ECM per i Medici di Medicina Generale Sabato 27 ottobre e sabato 17 novembre 2018 P.O. Binaghi Aula didattica – I piano ATS Sardegna – Area Socio Sanitaria Locale di Cagliari Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna, in collaborazione con l’Area Socio Sanitaria Locale di Cagliari, ha organizzato il corso ECM La Farmacovigilanza per la promozione del buon uso del farmaco e la sicurezza del paziente, rivolto espressamente ai Medici di Medicina Generale. Il corso è accreditato come ECM e garantisce 15 crediti. L’iscrizione è gratuita. La formazione sarà articolata in 2 moduli di 3 ore ciascuno, più 4 ore di lavoro individuale e/o di gruppo nell’intervallo trai due moduli, per un totale di 10 ore. È prevista una parte teorica e lo svolgimento di attività a piccoli gruppi su problemi e casi clinici rilevati dai partecipanti nella pratica clinica e sui quali verterà la prova finale di apprendimento ECM. Per venire incontro alle esigenze dei MMG, il corso si svolgerà nelle giornate di sabato 27 ottobre e sabato 17 novembre 2018, presso l’Aula didattica al I piano del P.O. Binaghi ATS Sardegna – Area Socio Sanitaria Locale di Cagliari. Sono previste due edizioni (massimo 30 partecipanti per edizione): è possibile scegliere tra la prima (10.00 – 13.00) e la seconda (14.00-17.00). Le ISCRIZIONI sono raccolte dalla Responsabile di Farmacovigilanza della Assl Cagliari, Dott.ssa Tonina Sau Tel. 0706093715 / 0706096828 farmacodispositivovigilanza.cagliari@atssardegna.it. Programma ed 10 -13 Programma ed 14 -17 Locandina ed 10-14 Locandina ed 14- 17 - 16/10/2018
- Antibiotici La campagna della FIMP per promuoverne il corretto uso. La Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), riunita a Riva del Garda per XII Congresso Nazionale, presenta la campagna per il corretto uso degli antibiotici. Gli antibiotici costituiscono il 44% dei farmaci prescritti in età pediatrica. Nel 2017, il 38% dei bambini residenti in Italia ha utilizzato antibiotici, una percentuale tra le più alte in Europa, anche se lievemente in calo negli ultimi anni. La campagna raccomanda ai genitori di somministrare ai bambini gli antibiotici solo su prescrizione del pediatra e rispettando le modalità e le dosi indicate. La campagna vuole sensibilizzare anche il personale medico. Nei bambini, infatti, circa l’80% delle infezioni è di origine virale, tuttavia l’antibiotico viene impiegato in otto casi su dieci. Questo contribuisce a determinare un aumento esponenziale delle resistenze batteriche con conseguente fallimento terapeutico. Promuovere l’appropriatezza prescrittiva e combattere l’utilizzo non ragionato delle terapie antibiotiche serve anche ad arginare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, in forte crescita in tutto il mondo. La campagna (realizzata con il supporto non condizionante di Menarini) vuole raggiungere milioni di famiglie, grazie all’aiuto di tre mascotte: Mio, Mia e Meo. Nelle prossime settimane verranno distribuiti negli studi dei pediatri di famiglia opuscoli e volantini con informazioni utili, che derivano dalle evidenze scientifiche, sagomati da terra raffiguranti le tre mascotte con i messaggi della campagna e uno speciale game kit con un mini album di figurine. Mio, Mia e Meo compariranno, inoltre, in brevi video di animazione che verranno diffusi on line. Tutto il progetto sarà supportato da una forte attività sui principali social media. https://www.fimp.pro/news/news-1/360-al-via-la-campagna-fimp-“i-consigli-di-mio,-mia-e-meo” - 11/10/2018
- Antidepressivi e dipendenza Una revisione sistematica su incidenza, gravità e durata degli effetti della sospensione valuta se le attuali Linee Guida sulla depressione siano evidence-based. Le attuali Linee Guida sulla depressione del National Institute for Health and Care Excellence (NICE) e della American Psychiatric Association dicono che le reazioni avverse da sospensione di antidepressivi sono autolimitanti e si risolvono in 1 o 2 settimane. Obiettivo di questa revisione sistematica è verificare tale affermazione. Metodi È stata condotta una revisione sistematica della letteratura per accertare incidenza, gravità e durata della dipendenza da antidepressivi. Sono stati individuati 24 studi rilevanti, con diverse metodologie e diverse dimensioni dei campioni. Risultati L’incidenza della dipendenza (14 studi) andava dal 27% all’86%, con una media ponderata del 56%. Il 46% dei pazienti che sperimentavano sintomi di astinenza da antidepressivi proveniva da 4 grandi studi sulla gravità della dipendenza. Sette, su dieci studi con dati sulla durata della dipendenza, contraddicono l’affermazione delle Linee Guida di USA e Gran Bretagna, perché hanno trovato che, trai pazienti che manifestano sintomi da astinenza, una percentuale significativa continua ad averli per più di 2 settimane e alcuni per diversi mesi. I soli 4 studi che hanno calcolato la durata media della dipendenza sono pervenuti a risultati diversi: 5 giorni, 10 giorni, 43 giorni e 79 settimane, perché basati su popolazioni eterogenee. Conclusioni Gli autori raccomandano che le Linee Guida di Gran Bretagna e USA sulla dipendenza da antidepressivi siano aggiornate urgentemente, dal momento che sono chiaramente in disaccordo con le evidenze su incidenza, gravità e durata della dipendenza da antidepressivi e stanno, probabilmente, portando ad un diffuso mancato riconoscimento della dipendenza, al conseguente prolungamento dell’uso di antidepressivi, alla prescrizione di antidepressivi non necessari e all’aumento dei tassi generali di prescrizione di antidepressivi. Gli autori raccomandano anche che i prescrittori informino i pazienti del rischio di dipendenza da antidepressivi. Addict Behav. 2018 Sep 4. pii: S0306-4603(18)30834-7. doi: 10.1016/j.addbeh.2018.08.027. [Epub ahead of print] A systematic review into the incidence, severity and duration of antidepressant withdrawal effects: Are guidelines evidence-based? Davies J, Read J. https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0306460318308347 - 09/10/2018
- Terapia endocrina adiuvante a lungo termine Una revisione sistematica stima il rischio cardiovascolare in donne sopravvissute al cancro al seno. Obiettivi Investigare l’effetto delle terapie endocrine su alcuni esiti specifici cardiovascolari, in donne con storia di cancro al seno non metastatico. Metodi Disegno: revisione sistematica e meta-analisi di trial controllati e randomizzati e studi osservazionali. Fonti dei dati: Medline ed Embase fino a giugno 2018. Criteri di eleggibilità: sono stati inclusi gli studi che indagavano il rischio di una specifica patologia cardiovascolare associata a tamoxifene o ad inibitori dell’aromatasi o confrontavano i due trattamenti tra loro, in donne con storia di cancro al seno non metastatico. Stima ed estrazione dei dati: sono stati individuati gli studi rilevanti e i risultati sono stati estratti da un ricercatore; due diversi ricercatori hanno ripetuto la procedura in maniera indipendente. È stato utilizzato lo strumento della Cochrane Collaboration per stimare il rischio di bias nei trial randomizzati e controllati e lo strumento è stato adattato per stimare il rischio di bias negli studi osservazionali. Risultati Sono stati individuati 26 studi con risultati per 7 diverse patologie cardiovascolari: tromboembolismo venoso, infarto miocardico, ictus, angina, insufficienza cardiaca, aritmia e malattia vascolare periferica. I risultati suggeriscono un aumentato rischio di tromboembolismo venoso negli utilizzatori di tamoxifene, sia rispetto ai non utilizzatori che agli utilizzatori di inibitori dell’aromatasi. I risultati erano coerenti anche con il più alto rischio di malattie cardiovascolari, infarto miocardico ed angina negli utilizzatori di inibitori dell’aromatasi, rispetto agli utilizzatori di tamoxifene; ma c’era anche il sospetto che questo fosse parzialmente dovuto ad un effetto protettivo del tamoxifene su questi esiti. I dati erano limitati e l’evidenza era generalmente in contrasto con tutti gli altri esiti cardiovascolari. Conclusioni In generale, la totalità delle evidenze da studi randomizzati e controllati e osservazionali suggerisce un minor rischio di tromboembolismo venoso negli utilizzatori di inibitori dell’aromatasi, rispetto agli utilizzatori di tamoxifene. L’evidenza suggerisce anche che il tamoxifene possa avere un effetto protettivo nei confronti delle malattie vascolari e cardiovascolari, che può portare al risultato di un maggior rischio di questi esiti negli utilizzatori di inibitori dell’aromatasi, quando si fa un confronto diretto trai due farmaci. Per alcuni esiti cardiovascolari, i risultati delineano un’immagine ancora confusa, molti degli studi esistenti sono a rischio di bias. Sono necessarie ulteriori evidenze di alta qualità per diverse patologie cardiovascolari. Sebbene la scelta tra inibitori dell’aromatasi e tamoxifene si basi, soprattutto, sulla loro efficacia contro le recidive del cancro al seno, il rischio individuale dei pazienti per patologie vascolari è un altro fattore importante che dovrebbe essere preso in considerazione. Le evidenze presentate in questo lavoro possono aiutare ad effettuare una scelta, al momento della prescrizione. Systematic review registration Prospero CRD42017065944. BMJ 2018; 363 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.k3845 (Published 08 October 2018) Long term adjuvant endocrine therapy and risk of cardiovascular disease in female breast cancer survivors: systematic review Matthews A, Stanway S, Farmer RE, Strongman H, Thomas S, Lyon AR, Smeeth L, Bhaskaran K. https://www.bmj.com/content/363/bmj.k3845 - 08/10/2018
- Ibuprofene versus paracetamolo Uno studio di coorte sul data-base francese di Farmacovigilanza li confronta per il rischio di eventi avversi coronarici. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) sono associati a rischio coronarico dipendente da dose e durata del trattamento. Questo lavoro fornisce informazioni aggiuntive sull’uso analgesico dell’ibuprofene, uno dei farmaci più usati nel mondo. Obiettivi Misurare il rischio di sindrome coronarica acuta dopo trattamento con ibuprofene, rispetto al trattamento con paracetamolo. Metodi Sono state confrontate coorti combinate (1:2) per propensity score di ibuprofene o paracetamolo, confrontando i dati dell’Echantillon Généraliste de Bénéficiaires (EGB), una banca dati sanitaria che costituisce un campione rappresentativo (1/97) della banca dati sanitaria nazionale francese (Système National des Données de Santé SNDS) ed il data-base francese delle segnalazioni di reazioni avverse a farmaco, dal 2009 al 2014. Esiti: ricoveri ospedalieri per sindrome coronarica acuta nei tre mesi successivi alla dispensazione di ibuprofene o paracetamolo. Sono stati calcolati gli Hazard Ratio (HR) e gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95%, sia generali che stratificati per bassi dosaggi di aspirina. Risultati In totale, 315.269 episodi di trattamento con ibuprofene in 168.400 pazienti sono stati combinati con 630.457 trattamenti con paracetamolo in 395.952 pazienti. I tassi degli eventi erano 50-100 volte più alti negli utilizzatori di aspirina a basso dosaggio (27 vs 0.28 per 1000 anni paziente). In generale non c’era differenza di rischio di sindrome coronarica acuta a tre mesi (HR 0.94, IC 95% 0.74-1.20), nonostante un aumento transitorio nelle prime due settimane nei pazienti trattati con ibuprofene (HR 1.70, IC 95% 1.11-2.59). Nell’analisi stratificata, questo rischio a breve termine è stato osservato solo nei pazienti trattati con aspirina (5% della popolazione, HR 1.84, IC 95% 1.24-3.24), ma non nei pazienti non trattati con aspirina (HR 1.09, IC 95% 0.40-2.94). Conclusioni Non è risultata evidenza di aumento del rischio di sindrome coronarica acuta nei pazienti trattati con ibuprofene, rispetto a quelli trattati con paracetamolo. Drug Saf. 2018 May 24. doi: 10.1007/s40264-018-0686-7. [Epub ahead of print] Coronary Events After Dispensing of Ibuprofen: A Propensity Score-Matched Cohort Study Versus Paracetamol in the French Nationwide Claims Database Sample. Duong M, Abouelfath A, Lassalle R, Droz C, Blin P, Moore N. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0686-7 - 04/10/2018
- AIFA: le notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci Nota Informativa Importante su medicinali contenenti retinoidi. Nota Informativa Importante su medicinali contenenti retinoidi Fonte: AIFA 03/09/2018 I medicinali contenenti retinoidi sono disponibili in forme orali e topiche e sono ampiamente utilizzati per trattare varie forme di acne, eczema cronico grave delle mani che non risponde ai corticosteroidi, forme gravi di psoriasi e disturbi della cheratinizzazione. La tretinoina può anche essere usata per il trattamento della leucemia promielocitica e il bexarotene è utilizzato nel trattamento delle manifestazioni cutanee dello stadio avanzato del linfoma cutaneo a cellule T. A seguito di una recente revisione approfondita di tutti i dati pertinenti, il Comitato Europeo per la Valutazione dei Rischi nell’ambito della Farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee PRAC) ha rafforzato le avvertenze sulla teratogenicità ed il rischio di disturbi neuropsichiatrici, destinate ai pazienti ed agli operatori sanitari (mediante le informazioni sul medicinale e i materiali educazionali). I retinoidi orali (acitretina, alitretinoina, bexarotene, isotretinoina e tretinoina) sono altamente teratogeni. Pertanto, l’uso di acitretina, alitretinoina e isotretinoina in donne potenzialmente fertili deve essere conforme alle condizioni previste dal Programma di Prevenzione della Gravidanza (PPP). Per il bexarotene e la tretinoina orale, alla luce delle rispettive indicazioni oncologiche che richiedono cure specialistiche in ambito ospedaliero e della popolazione a cui sono destinati, si ritiene che le attuali misure siano appropriate e pertanto non è necessaria l’implementazione di un PPP. Insorgenza/aggravamento della depressione psichica, ansia ed alterazioni dell’umore sono stati riportati in pazienti trattati con retinoidi orali. Si raccomanda che i pazienti che assumono retinoidi orali siano allertati sulla possibilità di soffrire di cambiamenti d’umore e del comportamento e che essi informino il proprio medico, se questo avviene. I pazienti che mostrino segni di depressione devono essere indirizzati ad un trattamento appropriato, se necessario. Si deve prestare particolare attenzione ai pazienti trattati con retinoidi orali con anamnesi di depressione e tutti i pazienti devono essere monitorati per i segni di questa patologia psichica. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-retinoidi-03092018 - 29/09/2018
- I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) Il Ministero della Salute pubblica i risultati del monitoraggio per il 2016. L’Accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2005 prevede che il Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) valuti le Regioni in base a 33 indicatori, che vengono aggiornati annualmente. Le Regioni che risultano adempienti possono accedere alla quota premiale di finanziamento, che era del 3% ed è scesa al 2% nell’ultimo triennio. Sono in piano di rientro le Regioni: Lazio, Abruzzo, Campania, Molise, Puglia, Calabria e Sicilia. Le Regioni sottoposte a verifica sono risultate tutte adempienti, con l’eccezione di Campania e Calabria. Non sono state sottoposte a valutazione, in quanto non accedono alla quota premiale di finanziamento (dal 2010) le Regioni Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Sardegna, nonché le due Provincie Autonome di Bolzano e Trento, ma il documento riporta anche i loro dati, ove disponibili, poiché i Livelli Essenziali di Assistenza devono essere comunque garantiti a tutti i cittadini italiani, come previsto dalla Costituzione. Per quanto riguarda la prevenzione, l’indicatore 1.1 corrisponde alla copertura del 95%, nei bambini a 24 mesi, per il ciclo base (3 dosi) dei vaccini anti polio, difterite, tetano, epatite B, pertosse e Hib; è stata raggiunta solo da Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna. Livelli di copertura ≤ 92% e non in miglioramento sono stati registrati in Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Sicilia e nella Provincia Autonoma di Bolzano. L’indicatore 1.2. è la copertura vaccinale del 95%, nei bambini a 24 mesi per una dose di vaccino contro morbillo, parotite, rosolia (MPR), livello che non è stato raggiunto da nessuna Regione. La Lombardia è quella che si è avvicinata maggiormente all’obiettivo, con il 93,3%, i livelli più bassi di copertura sono stati registrati nella PA di Bolzano (67,5%) e in Molise (73,5%), nel resto d’Italia la copertura è ≤ 92% ma in miglioramento. La Sardegna è al 90,3 nel 2016 (87,7 nel 2015 e 88,6 nel 2014). L’obiettivo (indicatore 1.3) della copertura ≥75% per la vaccinazione antinfluenzale nell’anziano (≥65 anni) non è stato raggiunto da nessuna Regione: hanno tutte valori ≤60% ma in leggero aumento. La Sardegna è al 41,6 %. Per quanto riguarda la proporzione di persone che hanno effettuato test di screening di primo livello, in un programma organizzato, per cervice uterina, mammella e colon retto (indicatore 2), hanno raggiunto l’obiettivo (score ≥9) tutte le Regioni centro-settentrionali più la Basilicata. La Sardegna ha uno score di 5, nel triennio 2014-2016. Relativamente all’assistenza territoriale, la Sardegna è in linea con i valori indicati per · Tasso ospedalizzazione standardizzato (per 100.000 ab.) in età pediatrica (< 18 anni) per: asma e gastroenterite (indicatore 7.1; valore normale ≤141,00; Sardegna 108,79); · Tasso ospedalizzazione standardizzato (per 100.000 ab.) in età adulta (≥ 18 anni) per: complicanze (a breve e lungo termine per diabete), BPCO e scompenso cardiaco (indicatore 7.2; valore normale ≤409,00; Sardegna 296,5). Tutte le Regioni sono in linea con i valori di riferimento, tranne PA di Bolzano e Campania. · Numero di posti in strutture residenziali che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti (indicatore 10.2.1; valore normale ≥0,60; Sardegna 0,68). · Posti letto attivi in hospice sul totale dei deceduti per tumore per 100 (indicatore 11; valore normale >1), la Sardegna ne ha 4,47, il valore più alto in Italia. · Percentuale del consumo annuo (espresso in DDD – Dosi Definite Die) dei farmaci appartenenti al PHT, il Prontuario della distribuzione diretta per la continuità assistenziale H (Ospedale) – T (Territorio) (indicatore 12; valore normale > 80,00%; Sardegna 95,76%). Ha registrato scostamenti minimi dai valori di riferimento per · Numero di posti equivalenti residenziali in strutture che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti (indicatore 10.1.1; valore normale ≥ 0,50; Sardegna 0,43). · Numero prestazioni specialistiche ambulatoriali di risonanza magnetica per 100 residenti (indicatore 13; valore normale 5,10 – 7,50; Sardegna 4,82). Ha registrato scostamenti rilevanti per · Percentuale di anziani (≥ 65 anni) trattati in ADI; (indicatore 8; valore normale ≥1,88; Sardegna 0,2 nel 2016; non definito nel biennio precedente); · Numero di posti per assistenza agli anziani (≥ 65 anni) in strutture residenziali per 1.000 anziani residenti; (indicatore 9.2 valore normale ≥10; Sardegna 2,17, in miglioramento rispetto al biennio precedente); · Numero assistiti presso i Dipartimenti di salute mentale per 1.000 residenti (indicatore 14; valore normale≥ 10,82; Sardegna 1,76 nel 2016, non si hanno dati per gli anni precedenti). Per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera, la tendenza generale è una diminuzione dei ricoveri e un aumento dell’appropriatezza in tutte le Regioni. La Sardegna, in particolare, è allineata ai valori di riferimento per · Tasso di ospedalizzazione (ordinario e diurno) standardizzato per età per 1.000 residenti (indicatore 15.1; valore normale ≤160,00; Sardegna 147,94). Questo obiettivo è stato rispettato da tutte le Regioni, solo la Campania registra un lieve scostamento. · Tasso di ricovero diurno di tipo diagnostico per 1.000 residenti (15.2; valore normale ≤7,00; Sardegna 4,54). Registra uno scostamento minimo per · Tasso di accessi di tipo medico (standardizzato per età) per 1.000 residenti (indicatore 15.3; valore normale ≤90,00; Sardegna 92,17). · Rapporto tra ricoveri attribuiti a DRG (Diagnosis Related Groups) ad alto rischio di inappropriatezza (alleg. B Patto per la Salute 2010-2012) e ricoveri attribuiti a DRG non a rischio di inappropriatezza in regime ordinario (indicatore 17; valore normale ≤0,21; Sardegna 0,22). È un indicatore di inappropriatezza del setting assistenziale, basato sull’elenco dei 108 DRG ad alto rischio di inappropriatezza se erogati in regime ordinario, di cui all’ Intesa del 3 dicembre 2009. Sono in regola quasi tutte le Regioni, lievi scostamenti, oltre che in Sardegna, in Emilia Romagna e Lombardia e scostamento rilevante, ma in miglioramento, in Campania. · Percentuale di pazienti (≥65) con diagnosi principale di frattura del collo del femore operati entro 2 giornate in regime ordinario (indicatore 19; valore normale ≥60,00%; Sardegna 51,12%). La Sardegna registra uno scostamento rilevante dal valore di riferimento per la percentuale dei parti cesarei primari (indicatore 18.1; valore normale ≤20,00%), con il 29,99% nel 2016, in miglioramento rispetto al 31,22 del 2015 e al 30,36 del 2014. La percentuale di parti fortemente pre-termine avvenuti in punti nascita senza Unità Terapia Intensiva Neonatale (indicatore 18.2) ha uno scostamento dal valore di riferimento considerato non accettabile (con un valore ≥26,00% e non in diminuzione). La Sardegna ha registrato il 51,58% nel 2016, valori peggiori solo in Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, con il 100%. Infine, riguarda l’emergenza l’indicatore 21, che misura l’intervallo Allarme-Target, che intercorre tra la chiamata e l’intervento dei mezzi di soccorso. È una valutazione della funzionalità e della rapidità dell’organizzazione sanitaria deputata all’emergenza territoriale e, in particolare, della performance del sistema “118”. Il valore normale è ≤ 18 minuti; la Sardegna ha registrato 23 minuti nel 2015, nel 2016 non è stato registrato. Ministero della Salute, Monitoraggio dei LEA attraverso la Griglia LEA – Metodologia e risultati dell’anno 2016 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2783_allegato.pdf - 27/09/2018
- Piperacillina e tazobactam vs meropenem Un trial clinico randomizzato di non inferiorità valuta la mortalità a 30 giorni, su pazienti con infezioni del flusso sanguigno da Escherichia coli o Klebsiella pneumoniae e resistenza al ceftriaxone. Numerose infezioni causate da Escherichia coli o Klebsiella pneumoniae sono trattate con carbapenemi; ma è possibile che insorga resistenza alle cefalosporine di terza generazione (es. ceftriaxone) mediata da beta-lattamasi a spettro esteso (extended-spectrum β-lactamase ESBL). Piperacillina e tazobactam potrebbero essere un’alternativa per trattare i produttori di ESBL. Obiettivi Valutare la non inferiorità della terapia con piperacillina e tazobactam rispetto al meropenem (un antibiotico beta-lattamico appartenente alla classe dei carbapenemi) in pazienti con infezioni del flusso sanguigno causate da Escherichia coli e Klebsiella pneumoniae resistenti al ceftriaxone. Metodi Disegno, setting e partecipanti. Trial clinico randomizzato a gruppi paralleli, di non inferiorità, che ha incluso pazienti ospedalizzati arruolati in 26 centri di 9 Paesi, dal febbraio 2014 al luglio 2017. I pazienti adulti erano eleggibili se avevano almeno una emocoltura positiva con Escherichia coli o Klebsiella pneumoniae non suscettibile a ceftriaxone ma suscettibile a piperacillina -tazobactam. Su 1.646 pazienti esaminati, 391 sono stati inclusi nello studio. Interventi: i pazienti sono stati assegnati casualmente a ricevere (1:1) piperacillina e tazobactam, 4.5 g endovena ogni 6 ore (n = 188) o meropenem, 1 g ogni 8 ore (n = 191), per un tempo minimo di 4 giorni ed un massimo di 14, con durata del trattamento decisa dal medico curante. Esito primario: mortalità per tutte le cause a 30 giorni dalla randomizzazione. Margine di non inferiorità: 5%. Risultati Su 379 pazienti (età media 66.5 anni; 47.8% donne), che sono stati randomizzati, hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio e sono stati inclusi nell’analisi primaria della popolazione, 378 (99.7%) hanno completato il trial e sono stati valutati per l’esito primario. L’esito primario della mortalità a 30 giorni si è verificato in 23 pazienti su 187 (12.3%) del gruppo piperacillina-tazobactam, rispetto a 7 su 191 (3.7%) del gruppo meropenem (differenza di rischio 8.6% [IC unilaterale al 97.5%, da −∞ a 14.5%]; P = .90 per la non inferiorità). Gli effetti erano coerenti con l’analisi della popolazione pre-protocollo. Eventi avversi gravi non fatali si sono verificati in 5 su 188 pazienti (2.7%), nel gruppo piperacillina – tazobactam e in 3 su 191 (1.6%) del gruppo meropenem. Conclusioni In pazienti con infezioni del sangue da E coli o K pneumoniae e resistenza al ceftriaxone, il trattamento con piperacillina e tazobactam non ha soddisfatto il margine di non-inferiorità nella mortalità a 30 giorni, rispetto al meropenem. I risultati non supportano l’uso di piperacillina e tazobactam in questo contesto. Registrazioni del trial anzctr.org.au: ACTRN12613000532707 e ACTRN12615000403538 ClinicalTrials.gov: NCT02176122 JAMA. 2018;320(10):984-994. doi:10.1001/jama.2018.12163 Effect of Piperacillin-Tazobactam vs Meropenem on 30-Day Mortality for Patients With E coli or Klebsiella pneumoniae Bloodstream Infection and Ceftriaxone Resistance A Randomized Clinical Trial Patrick N. A. Harris, Paul A. Tambyah, David C. Lye, et al. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2702145 - 20/09/2018
- Statine per la prevenzione primaria di eventi cardiovascolari e mortalità Uno studio di coorte retrospettivo su anziani con o senza diabete di tipo 2. Obiettivi Valutare se il trattamento con statine sia associato a riduzione della malattia aterosclerotica cardiovascolare e della mortalità, in anziani con e senza diabete. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo. Fonte dei dati: database del Sistema delle cure primarie della Catalogna (SIDIAP), Spagna, 2006-15. Partecipanti: anziani (≥75 anni) senza diagnosi di malattia aterosclerotica cardiovascolare. I partecipanti sono stati stratificati per la presenza di diabete di tipo 2 e per essere non utilizzatori o nuovi utilizzatori di statine. Principali esiti e misure Incidenza della malattia cardiovascolare aterosclerotica e mortalità per tutte le cause, confrontate usando il modello Cox di rischio proporzionale, aggiustato per propensity score del trattamento con statine. La correlazione dell’età con l’effetto delle statine è stata valutata sia stratificando per fasce di età, anziani (75-84 anni) e molto anziani (≥85 anni), che usando un modello ulteriore di rischio proporzionale Cox. Risultati La coorte ha incluso 46.864 partecipanti (età media 77 anni; 63% donne; follow-up medio 5.6 anni). Nei partecipanti senza diabete, gli hazard ratio dell’uso di statine nella fascia di età 75-84 anni erano 0.94 (IC 95% 0.86-1.04) per la malattia cardiovascolare aterosclerotica e 0.98 (0.91-1.05) per la mortalità per tutte le cause; nei partecipanti ≥ 85 anni, erano rispettivamente 0.93 (0.82-1.06) e 0.97 (0.90 -1.05). Nei partecipanti con diabete gli hazard ratio dell’uso di statine nella fascia di età 75-84 anni erano 0.76 (0.65-0.89) per la malattia cardiovascolare aterosclerotica e 0.84 (0.75-0.94) per la mortalità per tutte le cause; nei partecipanti ≥ 85 anni, erano rispettivamente 0.82 (0.53-1.26) e 1.05 (0.86 -1.28). Allo stesso modo, l’analisi dell’effetto dell’età in una scala continua ha confermato la mancanza di effetti benefici delle statine per malattia cardiovascolare aterosclerotica e mortalità per tutte le cause, nei partecipanti senza diabete ≥ 74 anni. Nei partecipanti con diabete, le statine hanno mostrato un effetto protettivo per malattia cardiovascolare aterosclerotica e mortalità per tutte le cause; quest’effetto si riduceva in maniera consistente dopo gli 85 anni e spariva dopo i 90. Conclusioni Nei partecipanti ≥ 74 anni e senza diabete di tipo 2, il trattamento con statine non è risultato associato a riduzione della malattia cardiovascolare aterosclerotica o della mortalità per tutte le cause, neanche al di sopra della soglia di rischio oltre la quale è consigliato l’uso di statine. In presenza di diabete, l’uso di statine è risultato associato a riduzioni dell’incidenza della malattia cardiovascolare aterosclerotica e della mortalità per tutte le cause. Quest’effetto diminuiva dopo gli 85 anni e scompariva dopo i 90. BMJ. 2018 Sep 5;362:k3359. doi: 10.1136/bmj.k3359. Statins for primary prevention of cardiovascular events and mortality in old and very old adults with and without type 2 diabetes: retrospective cohort study. Ramos R, Comas-Cufí M, Martí-Lluch R, Balló E, Ponjoan A, Alves-Cabratosa L, Blanch J, Marrugat J, Elosua R, Grau M, Elosua-Bayes M, García-Ortiz L, Garcia-Gil M. https://www.bmj.com/content/362/bmj.k3359.long - 19/09/2018
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale L’AIFA ha pubblicato i dati relativi al periodo gennaio – aprile 2018. La spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del SSN nel periodo gennaio-aprile 2018 è stata di 2.642,1 ml di €, che corrispondono ad un -5,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parallelamente, è aumentata del 5,7% la compartecipazione a carico del cittadino, attraverso i ticket. Nella Regione Sardegna, la spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del SSN nel periodo gennaio-aprile 2018 è diminuita del 6%. La Sardegna non applica il ticket fisso per ricetta. I consumi, in termini di dosi definite giornaliere (DDD) sono aumentati del 2,2% a livello nazionale e in maniera più contenuta (+1,6%) in Sardegna. Il tetto della spesa farmaceutica convenzionata (7,96% del fabbisogno sanitario nazionale FSN) è stato rispettato a livello nazionale (7,38%), ma è stato superato in 6 Regioni (Abruzzo, Campania, Puglia, Calabria, Sardegna e Lazio). La spesa per i medicinali innovativi non oncologici che accedono al fondo del Ministero della Salute è stata pari a 322,3 milioni di euro e quella per i medicinali innovativi oncologici è stata di 185,2 milioni. Le Regioni Friuli Venezia Giulia, Valle d’Aosta e Sardegna e le provincie autonome di Bolzano e Trento non aderiscono al fondo per i farmaci innovativi, la Sicilia solo al 50%. La spesa farmaceutica per acquisti diretti ha raggiunto il 9,31% del FSN, mentre era stato programmato un tetto del 6,89%, in Sardegna è arrivata all’11,99% del FSR. Questo tetto programmato non è stato raggiunto in nessuna Regione. La spesa farmaceutica complessiva (convenzionata + acquisti diretti) ha superato i 6 miliardi di euro, a livello nazionale, pari al 16,7% del FSN. Il tetto programmato del 14,85% è stato rispettato solo dalla Valle d’Aosta e dalle Province Autonome di Trento e Bolzano. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Monitoraggio_Spesa_gennaio-aprile-2018.pdf - 18/09/2018
- Aspirina: nuove prospettive per la cura dell’Alzheimer? I risultati di uno studio americano su modello animale. I lisosomi svolgono un ruolo centrale nell’omeostasi cellulare, regolando il meccanismo della degradazione. Dal momento che anomalie nella funzionalità dei lisosomi sono state associate ad accumulo lisosomiale e a disordini neurodegenerativi, il rafforzamento della clearence lisomiale è emerso come strategia terapeutica promettente. Il fattore di trascrizione EB (transcription factor EB – TFEB) è conosciuto come il principale regolatore della biogenesi dei lisosomi. La somministrazione orale di aspirina a basso dosaggio ha ridotto la patologia delle placche amiloidi su modello animale (topi 5XFAD maschi e femmine con morbo di Alzheimer familiare) in maniera dipendente dal PPARα (peroxisome proliferator-activated receptor alpha). Conclusioni Sviluppare farmaci per la riduzione delle placche senili di beta-amiloide, uno dei tratti caratteristici dell’Alzheimer, è un’importante area di ricerca. Secondo questo lavoro, l’aspirina, uno dei farmaci più usati al mondo, attiva il PPARα e, per suo tramite, induce l’incremento del TFEB e della biogenesi lisosomiale nelle cellule cerebrali. Questi risultati potrebbero aprire nuove prospettive d’uso dell’aspirina per combattere l’accumulo di lisosomi e l’Alzheimer. J Neurosci. 2018 Jul 25;38(30):6682-6699. doi: 10.1523/JNEUROSCI.0054-18.2018. Epub 2018 Jul 2. Aspirin Induces Lysosomal Biogenesis and Attenuates Amyloid Plaque Pathology in a Mouse Model of Alzheimer’s Disease via PPARα. Chandra S, Jana M, Pahan K. http://www.jneurosci.org/content/38/30/6682.long - 17/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 1 Il trial ASPREE (Aspirin in Reducing Events in the Elderly) valuta gli effetti sulla sopravvivenza senza disabilità, in anziani sani. Le informazioni sull’uso dell’aspirina per aumentare la durata della vita in buona salute, in persone anziane, sono limitate. Non è chiaro se 5 anni di terapia con aspirina a basso dosaggio possano allungare la vita senza disabilità, in anziani sani. Metodi Tra il 2010 ed il 2014, sono stati arruolati uomini e donne residenti in comunità in Australia e negli Stati Uniti, di età ≥70 anni (≥65 per ispanici e afro-americani, negli USA) senza malattie cardiovascolari, demenza o disabilità fisiche. I partecipanti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 100 mg di aspirina (compresse rivestite) o placebo. L’endpoint primario era composto da morte, demenza e disabilità fisica persistente. Gli endpoint secondari erano costituiti dai singoli componenti dell’endpoint primario e dall’emorragia maggiore. Risultati Sono stati arruolati 19.114 anziani, con età media di 74 anni, 9.525 dei quali sono stati assegnati casualmente a ricevere aspirina e 9.589 a ricevere placebo. Il 56.4% dei partecipanti era costituito da donne, i non caucasici erano l’8.7% e l’11.0% riferiva il precedente uso regolare di aspirina. Il trial è stato interrotto, in media, dopo 4.7 anni di follow-up, quando è risultato evidente che la continuazione della terapia con aspirina non avrebbe apportato ulteriori benefici, riguardo all’esito primario. Il tasso dell’esito composito di morte, demenza e disabilità fisica persistente è stato di 21.5 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 21.2 nel gruppo placebo (hazard ratio, 1.01; IC 95% 0.92-1.11; P=0.79). Il tasso di aderenza all’intervento assegnato è stato del 62.1% nel gruppo aspirina e del 64.1% nel gruppo placebo, nell’ultimo anno di partecipazione al trial. Per quanto riguarda l’endpoint secondario, il tasso di emorragia maggiore è risultato più alto nel gruppo aspirina, rispetto al gruppo placebo (3.8% vs 2.8%; hazard ratio 1.38; IC 95% 1.18 – 1.62; P<0.001); il tasso di morte per tutte le cause è stato di 12.7 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 11.1 nel gruppo placebo, mentre le differenze trai due gruppi per demenza e disabilità fisica persistente non erano sostanziali. Conclusioni La terapia preventiva con aspirina in persone sane non ha prolungato la durata della vita in buona salute, ma ha portato ad un più alto tasso emorragia maggiore, rispetto al placebo. Finanziamento: National Institute on Aging ed altri; ASPREE ClinicalTrials.gov n. NCT01038583 N Engl J Med. 2018 Sep 16. doi: 10.1056/NEJMoa1800722. Effect of Aspirin on Disability-free Survival in the Healthy Elderly. McNeil JJ, Woods RL, Nelson MR, Reid CM, Kirpach B, Wolfe R, Storey E, Shah RC, Lockery JE, Tonkin AM, Newman AB, Williamson JD, Margolis KL, Ernst ME, Abhayaratna WP, Stocks N, Fitzgerald SM, Orchard SG, Trevaks RE, Beilin LJ, Donnan GA, Gibbs P, Johnston CI, Ryan J, Radziszewska B, Grimm R, Murray AM; ASPREE Investigator Group. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1800722 - 12/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 2 I risultati del trial ASPREE su anziani sani: la sicurezza cardiovascolare. L’aspirina è una terapia consolidata nella prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari. Il suo ruolo nella prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari non è chiaro, specialmente negli anziani, che hanno un rischio aumentato. Metodi Dal 2010 al 2014, sono stati arruolati uomini e donne residenti in comunità in Australia e negli Stati Uniti, di età ≥70 anni (≥65 tra gli ispanici e afro-americani, negli USA) senza malattia cardiovascolare, demenza o disabilità fisiche. I partecipanti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 100 mg di aspirina (compresse rivestite) o placebo. L’endpoint primario era un combinato di morte, demenza e disabilità fisica persistente. Gli endpoint secondari includevano emorragia maggiore e malattia cardiovascolare (malattia coronarica fatale, infarto miocardico non fatale, ictus fatale o non fatale e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca) Risultati Sono stati arruolati 19.114 anziani; di questi, 9.525 sono stati assegnati a ricevere aspirina e 9.589 a ricevere placebo. Dopo un follow-up medio di 4.7 anni, il tasso di malattia cardiovascolare era 10.7 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 11.3 nel gruppo placebo (hazard ratio 0.95; IC 95% 0.83-1.08). Il tasso di emorragia maggiore era di 8.6 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 6.2 nel gruppo placebo (hazard ratio 1.38; IC 95% 1.18 – 1.62; P<0.001). Conclusioni L’uso di aspirina a basso dosaggio come strategia di prevenzione primaria negli anziani ha aumentato in modo significativo il rischio di emorragia maggiore, mentre non ha ridotto il rischio cardiovascolare in maniera significativa, rispetto al placebo. Finanziamento: National Institute on Aging ed altri; ASPREE ClinicalTrials.gov n. NCT01038583 N Engl J Med. 2018 Sep 16. doi: 10.1056/NEJMoa1805819. [Epub ahead of print] Effect of Aspirin on Cardiovascular Events and Bleeding in the Healthy Elderly. McNeil JJ, Wolfe R, Woods RL, Tonkin AM, Donnan GA, Nelson MR, Reid CM, Lockery JE, Kirpach B, Storey E, Shah RC, Williamson JD, Margolis KL, Ernst ME, Abhayaratna WP, Stocks N, Fitzgerald SM, Orchard SG, Trevaks RE, Beilin LJ, Johnston CI, Ryan J, Radziszewska B, Jelinek M, Malik M, Eaton CB, Brauer D, Cloud G, Wood EM, Mahady SE, Satterfield S, Grimm R, Murray AM; ASPREE Investigator Group. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1805819 - 11/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 3 Il trial ASPREE valuta gli effetti sulla mortalità per tutte le cause, in anziani sani. Nell’analisi primaria del trial di valutazione dell’aspirina nella prevenzione primaria in anziani sani (Aspirin in Reducing Events in the Elderly ASPREE) è risultato che l’uso quotidiano di aspirina a basso dosaggio non apporta benefici, per quanto riguarda la sopravvivenza senza disabilità negli anziani. Un tasso numericamente più elevato dell’endpoint secondario di morte per tutte le cause è stato osservato nel gruppo aspirina, rispetto al gruppo placebo. Metodi Tra il 2010 ed il 2014, sono stati arruolati uomini e donne residenti in comunità in Australia e negli Stati Uniti, di età ≥70 anni (≥65 per ispanici e afro-americani, negli USA) senza malattie cardiovascolari, demenza o disabilità fisiche. I partecipanti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere 100 mg di aspirina (compresse rivestite) o placebo. I decessi sono stati classificati, in base alla causa che ha avviato il processo conclusosi con la morte, da valutatori all’oscuro dell’assegnazione ai gruppi del trial. Sono stati calcolati gli hazard ratio per confrontare la mortalità trai due gruppi e sono state condotte analisi post hoc per indagare le cause di morte specifiche. Risultati Sono stati arruolati 19.114 anziani; di questi, 9.525 sono stati assegnati a ricevere aspirina e 9.589 a ricevere placebo. In totale, si sono verificati 1.052 decessi, durante un follow-up medio di 4.7 anni. Il rischio di morte per tutte le cause era 12.7 eventi per 1000 anni-persona nel gruppo aspirina e 11.1 nel gruppo placebo (hazard ratio 1.14; IC 95% 1.01-1.29). Il cancro è stata la causa che ha contribuito maggiormente alla più mortalità per tutte le cause del gruppo aspirina, con 1.6 morti in più per 1000 anni-persona. Morti correlate al cancro si sono verificate nel 3.1% dei partecipanti del gruppo aspirina e nel 2.3% del gruppo placebo (hazard ratio 1.31; IC 95% 1.10-1.56). Conclusioni È stata osservata una più alta mortalità per tutte le cause in anziani apparentemente sani che ricevevano quotidianamente aspirina a basso dosaggio, rispetto a quelli che ricevevano placebo ed è stata attribuita soprattutto a cause cancro-correlate. Rispetto agli studi precedenti, questo risultato è inaspettato e deve essere valutato con cautela. Finanziamento: National Institute on Aging ed altri; ASPREE ClinicalTrials.gov n. NCT01038583 N Engl J Med. 2018 Sep 16. doi: 10.1056/NEJMoa1803955. [Epub ahead of print] Effect of Aspirin on All-Cause Mortality in the Healthy Elderly. McNeil JJ, Nelson MR, Woods RL, Lockery JE, Wolfe R, Reid CM, Kirpach B, Shah RC, Ives DG, Storey E, Ryan J, Tonkin AM, Newman AB, Williamson JD, Margolis KL, Ernst ME, Abhayaratna WP, Stocks N, Fitzgerald SM, Orchard SG, Trevaks RE, Beilin LJ, Donnan GA, Gibbs P, Johnston CI, Radziszewska B, Grimm R, Murray AM; ASPREE Investigator Group. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1803955 - 10/09/2018
- Statine e miopatia Una revisione completa e meta-analisi dei fattori di rischio. Obiettivo del lavoro è fornire ai prescrittori elementi utili nella valutazione del rischio di miopatia indotta da statine. Metodi Gli autori hanno condotto una revisione completa dei fattori di rischio noti ed hanno calcolato gli odds ratio aggregati per ogni singolo fattore, mediante una meta-analisi. La meta-analisi si è svolta in quattro fasi: 1) Individuazione della letteratura primaria rilevante; 2) selezione degli abstract mediante criteri di inclusione ed esclusione; 3) revisione dettagliata ed estrazione dei dati; 4) sintesi ed analisi statistica. Risultati Su MEDLINE sono stati trovati 836 lavori, dei quali ne sono stati selezionati 44; sono stati individuati 18 differenti fattori potenziali di rischio, appartenenti a 3 diverse categorie: 3 fattori demografici (in 11 lavori), 10 clinici (31 lavori) e 5 biomarker o fattori farmacogenetici (12 lavori). Trai fattori di rischio significativi per la miopatia e/o la rabdomiolisi c’erano: età, sesso, diabete, insufficienza renale, patologie cardiovascolari, l’interazione tra alcuni farmaci e mutazioni del gene SLCO1B1, che codifica il trasportatore di soluti organici anionici 1B1 nel fegato. Alcuni fattori, come sesso, etnia, patologie cardiovascolari ed il gene GATM, che codifica la proteina per la sintesi della creatina, sembrano essere protettivi per gli esiti di interesse. Conclusioni Questa valutazione dei fattori di rischio può aiutare i clinici nel ridurre i rischi di miopatia nei pazienti trattati con statine. Eur J Clin Pharmacol. 2018 Sep;74(9):1099-1109. doi: 10.1007/s00228-018-2482-9. Epub 2018 May 22. A comprehensive review and meta-analysis of risk factors for statin-induced myopathy. Nguyen KA, Lu D, Yazdanparast A, Wang L, Kreutz RP, Whipple EC, Schleyer TK. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-018-2482-9 - 10/09/2018
- Biosimilari Cosa c’è da sapere. Informazioni per i pazienti. L’EMA e la Commissione Europea hanno pubblicato un documento a domande e risposte sui biosimilari, rivolto ai pazienti e disponibile in 23 lingue comunitarie, tra cui l’Italiano. Il documento è stato redatto in collaborazione con il Forum Europeo dei pazienti, la Federazione Europea del morbo di Crohn e Associazioni della Colite Ulcerosa (EFCCA), il Comitato permanente dei medici europei (CPME), la Federazione europea delle industrie e delle associazioni farmaceutiche (EFPIA), l’Associazione europea per le bioindustrie (EuropaBio) e Medicines for Europe. In precedenza, era stata pubblicata una guida sui biosimilari rivolta agli operatori sanitari, della quale ora è disponibile la versione italiana. EMA e Commissione Europea, Cosa c’è da sapere riguardo ai medicinali biosimilari_Informazioni per i pazienti EMA e Commissione Europea, Medicinali biosimilari nell’UE. Guida informativa per gli operatori sanitari - 06/09/2018
- I farmaci biosimilari nell’Unione Europea L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha pubblicato un video rivolto ai pazienti, con lo scopo di migliorare la conoscenza di questi farmaci, in Europa. Un biosimilare è un farmaco biologico altamente simile in tutti gli aspetti essenziali al farmaco biologico di riferimento già autorizzato. L’animazione spiega i punti chiave sui biosimilari e come l’EMA lavora per assicurare che siano altrettanto efficaci e sicuri dei farmaci biologici di riferimento. Il messaggio: Ad, oggi quando ci si rivolge a un medico per malattie come l’artrite, il morbo di Crohn o alcuni tipi di cancro, è probabile che egli scelga fra una varietà di farmaci innovativi detti medicinali biologici, ma non è sempre stato così. Fino a poco tempo fa, i medicinali biologici erano molti meno. Parte del cambiamento è iniziato nel 2006, quando l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha approvato il primo medicinale biosimilare. Un biosimilare è un medicinale altamente simile ad un medicinale biologico esistente e che agisce nello stesso modo. I biosimilari facilitano ai pazienti l’accesso alle cure di cui hanno bisogno, in quanto rendono i medicinali biologici più convenienti e accessibili. Ma qual è la particolarità dei biosimilari? E… non sono la stessa cosa dei generici? No. Non esattamente. I generici sono copie esatte di piccole, semplici molecole, come l’aspirina o l’ibuprofene. I biosimilari, invece, sono versioni di molecole biologiche più complesse, il tipo di molecole con migliaia di atomi presenti naturalmente nel nostro corpo, come gli ormoni, gli anticorpi e altre proteine. E, dato che i medicinali biologici possiedono una naturale variabilità, persino le molecole di uno stesso medicinale possono essere leggermente diverse fra loro. Ed è per questo che i medicinali biologici non possono essere copiati come gli altri medicinali. All’Agenzia Europea per i Medicinali abbiamo sviluppato un approccio rigoroso per garantire che i biosimilari siano altamente simili ai medicinali biologici originali e che agiscano in modo altrettanto efficace. In pratica, come procediamo? Confrontiamo le molecole del medicinale biosimilare con quelle del medicinale biologico originale e ci assicuriamo che non presentino differenze significative fra loro, che possano influenzare il modo in cui agiscono nei pazienti. Analizziamo i dati di test di laboratorio e sugli esseri umani e li confrontiamo con quelli del medicinale originale. Possiamo fare affidamento su alcuni dati degli studi clinici del medicinale originale, ma se necessario chiediamo all’azienda che ha sviluppato il biosimilare di effettuare nuovi studi. Monitoriamo costantemente la sicurezza di tutti i medicinali sul mercato, inclusi quelli biosimilari, per assicurarci che non vi siano effetti collaterali inaspettati. Se necessario, possiamo intervenire in qualsiasi momento per proteggere i pazienti e, grazie al lavoro svolto negli anni, l’Unione Europea è il luogo dove i pazienti hanno accesso al maggior numero di medicinali biosimilari, al mondo. Ciò significa più medicinali biologici per i pazienti che ne hanno bisogno e più opzioni per loro e il loro medico. Per maggiori informazioni sui medicinali biosimilari, inclusi quelli che già state assumendo, visitate il nostro sito web www.ema.europa.eu Il video è stato realizzato in otto lingue: oltre che in italiano, in inglese, francese, tedesco, olandese, polacco, portoghese e spagnolo. - 05/09/2018
- Morbillo Una valutazione dell’impatto dei tagli alla spesa sanitaria sulle coperture vaccinali nelle diverse regioni d’Italia, dal 2000 al 2014. A partire dal 2015, l’Italia sta sperimentando una ripresa del morbillo. Il fenomeno viene, generalmente, analizzato in relazione al rifiuto vaccinale. Questo lavoro valuta l’ipotesi che anche i tagli alla spesa sanitaria possano aver contribuito al calo della copertura vaccinale. Metodi Sono stati usati modelli statistici multi-variabile per valutare la relazione tra la copertura del vaccino contro morbillo, rosolia e varicella (measles, mumps and rubella MMR) e spesa sanitaria reale pro-capite nelle regioni italiane, nel periodo 2000- 2014. Risultati Tra il 2010 ed il 2014, in Italia, la spesa sanitaria pubblica è diminuita di oltre il 2%, pur con differenze a livello regionale. I modelli ad effetti fissi hanno stimato che ogni riduzione dell’1% nella spesa sanitaria pubblica pro-capite è associata a una riduzione di circa lo 0.5% (IC 95% 0.36–0.65 %) nella copertura del vaccino anti MMR, dopo aver aggiustato per tempo e trend temporali specifici regionali. Ai primi posti, per numero di casi di morbillo, sono Lazio e Piemonte. In entrambe le regioni, si è registrata una diminuzione della spesa sanitaria pro-capite di circa il 5%, cui è risultato associato un calo della copertura del vaccino anti MMR del 2.5% nel Lazio e del 3% in Piemonte. In Valle d’Aosta, un calo di oltre il 6% nella spesa sanitaria è associato a – 11% nella copertura; in Friuli Venezia Giulia, un – 3% di spesa sanitaria è correlato a -6.65% nella copertura del vaccino anti MMR. In Sardegna, si è avuto un aumento della spesa sanitaria pubblica di circa il 3% fino al 2008 e di circa il 2% dopo il 2008, correlato ad un aumento della copertura del vaccino anti MMR del 3.8%. Conclusioni I risultati di questo lavoro evidenziano i rischi correlati al disinvestimento nei servizi sanitari pubblici. L’Italia ha iniziato a contrastare il calo dei tassi di vaccinazione mediante una combinazione di interventi legislativi riguardanti l’obbligo vaccinale e incrementi della spesa in bilancio. Sarà importante monitorare gli sviluppi, non solo in Italia ma in tutta Europa, dove altri paesi stanno affrontando problemi simili. Toffolutti V, McKee M, Melegaro A, Ricciardi W, Stuckler D. Austerity, measles and mandatory vaccination: cross-regional analysis of vaccination in Italy 2000–14 European Journal of Public Health, cky178, https://doi.org/10.1093/eurpub/cky178 https://academic.oup.com/eurpub/advance-article/doi/10.1093/eurpub/cky178/5090999 - 05/09/2018
- Cannabis ad uso medico L’Osservatorio sui farmaci dell’Istituto Superiore di Sanità pubblica la relazione semestrale (gennaio-giugno 2018) sulla sorveglianza delle sospette reazioni avverse. La relazione descrive le segnalazioni di sospette reazioni a cannabis, inserite nel sistema di fitosorveglianza ed è prevista dal decreto del 9 novembre 2015 sull’uso medico della cannabis. I dati: al 30 giugno 2018 nel sistema di fitosorveglianza sono state registrate 76 segnalazioni di sospette reazioni avverse associate a uso medico di cannabis, di cui 19 pervenute nel primo semestre 2018. L’età mediana dei pazienti era di 62 anni (range: 22-91), le donne rappresentavano il 76% del totale delle segnalazioni. La maggior parte delle segnalazioni (68%) sono state inviate da operatori sanitari della regione Toscana, hanno segnalato anche operatori sanitari di Piemonte, Liguria, Veneto, Lombardia, Abruzzo ed Emilia-Romagna. I prodotti utilizzati erano Bedrocan, Bediol, FM2 e Pedanios. Il motivo d’uso prevalente era il dolore neuropatico, seguito da: terapia di supporto e palliativa; inappetenza e dolore oncologico, cefalea. In 58 casi (76%) era indicato l’uso concomitante di farmaci. Sono state riportate reazioni di tipo psichiatrico (disforia, crisi di panico, allucinazioni visive, stordimento, sopore, depressione maggiore, confusione mentale, ecc.); sintomi dermatologici e/o allergici (dermatite, prurito, rossore e gonfiore delle palpebre e del volto, laringospasmo); gastrointestinali (vomito incoercibile, gastroenterite, dissenteria), inefficacia. In 13 segnalazioni le reazioni sono state definite gravi (ospedalizzazione, osservazione breve o visita al Pronto Soccorso). Segnalazioni di sospette reazioni avverse a preparazioni magistrali di cannabis per uso medico http://www.epicentro.iss.it/farmaci/pdf/Relazione%20semestrale%20ADR%20Cannabis%20(ISS)%20I%20semestre%202018.pdf Progetto pilota per la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis. Sistemi di monitoraggio delle prescrizioni e delle sospette reazioni avverse http://www.epicentro.iss.it/farmaci/CannabisUsoMedico.asp - 04/09/2018
- Inibitori della pompa protonica e rischio di demenza Uno studio osservazionale di coorte sui dati di una grande assicurazione sanitaria tedesca. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono largamente usati nel trattamento di varie patologie gastrointestinali, ma hanno anche mostrato di essere potenzialmente coinvolti nel declino cognitivo. Obiettivo di questo lavoro è esaminare l’associazione tra l’uso di IPP ed il rischio di demenza, negli anziani. Metodi Disegno, setting e partecipanti È stato condotto uno studio osservazionale di coorte, usando i dati 2004 – 2011 della maggiore assicurazione sanitaria tedesca (Allgemeine Ortskrankenkassen AOK). I dati delle diagnosi dei pazienti esterni e ricoverati (codificati con la versione tedesca della International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, Tenth Revision) e delle prescrizioni, per classe ATC (Anatomical Therapeutic Chemical Classification System) erano disponibili trimestralmente. L’analisi dei dati è stata eseguita da agosto a novembre 2015. Esposizioni: omeprazolo, pantoprazolo, lansoprazolo, esomeprazolo o rabeprazolo. Principali esiti e misure L’esito pricipale era la diagnosi di demenza e problemi correlati. L’associazione tra uso di IPP e demenza è stata analizzata con la regressione di Cox tempo-dipendente. Il modello è stato aggiustato per potenziali fattori confondenti, come età, sesso, comorbidità e trattamenti concomitanti. Risultati In totale, sono stati esaminati 73.679 partecipanti ≥ 75 anni, inizialmente senza demenza. I pazienti che ricevevano regolarmente un trattamento con IPP (n = 2.950; età media [SD] 83.8 [5.4] anni; 77.9% donne) avevano un rischio di demenza aumentato in maniera significativa, rispetto ai pazienti che non ricevevano IPP (n = 70.729; età media [SD] 83.0 [5.6] anni; 73.6% donne) (hazard ratio, 1.44 [IC 95% 1.36-1.52]; P < .001). Conclusioni Evitare il trattamento con inibitori della pompa protonica (IPP) può contribuire a prevenire lo sviluppo di demenza. Questi risultati sono supportati da una recente analisi farmacoepidemiologica su dati primari e sono in linea con i risultati della sperimentazione animale, dove è stato osservato che l’uso di IPP aumenta i livelli della proteina betamiloide, associata alla malattia, nel cervello dei topi. Sono necessari trial clinici prospettici per approfondire la correlazione. Gomm W, von Holt K, Thomé F, Broich K, Maier W, Fink A, Doblhammer G, Haenisch B. Association of Proton Pump Inhibitors With Risk of Dementia: A Pharmacoepidemiological Claims Data Analysis. JAMA Neurol. 2016 Apr;73(4):410-6. doi: 10.1001/jamaneurol.2015.4791. https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2487379 - 03/09/2018
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sui medicinali a base di valsartan prodotto dall’azienda Zhejiang Tianyu. Note Informative importanti su farmaci contenenti valproato, soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES), Zinbryta, Xofigo ed Esmya. Comunicazione EMA sui medicinali a base di valsartan prodotto dall’azienda Zhejiang Tianyu Fonte: AIFA 20/08/2018, 10/08/2018 e 02/08/2018 Come parte della revisione in corso dei medicinali a base di valsartan, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) è venuta a conoscenza che bassi livelli di N-nitrosodimetilammina (NDMA), classificato come probabile cancerogeno per l’uomo, sono stati rilevati nella sostanza attiva prodotta dall’azienda cinese Zhejiang Tianyu. Di conseguenza, l’European Directorate for the Quality of Medicines and Healthcare (EDQM) ha sospeso il CEP, il certificato di qualità europeo e l’azienda Zhejiang Tianyu non è più autorizzata a produrre il principio attivo valsartan per i medicinali dell’UE. Nessun medicinale contenente valsartan approvato in Italia contiene il principio attivo prodotto da Zhejiang Tianyu. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-valsartan-prodotto-dall%E2%80%99azienda-zhejiang-tianyu-200 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-4-0 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sulla-rivalutazione-dei-medicinali-base-di-valsartan-oggetto-di-richiamo-0 Nota Informativa importante su farmaci contenenti valproato Fonte: AIFA 08/08/2018 A seguito dell’ultima revisione condotta a livello europeo, i medicinali contenenti valproato (sodio valproato, magnesio valproato, acido valproico, semisodio valproato e valpromide) sono controindicati in gravidanza, nelle donne affette da disturbo bipolare e, salvo il caso in cui non fosse disponibile un trattamento alternativo, nelle donne affette da epilessia. In tutte le donne in età fertile, indipendentemente dall’indicazione, il valproato è controindicato salvo il caso in cui vengano garantite le condizioni previste dal Programma di prevenzione delle gravidanze. È necessario garantire che tutte le pazienti di sesso femminile siano informate e abbiano compreso i rischi associati all’uso del valproato in gravidanza, la necessità di adottare un programma di prevenzione della gravidanza, la necessità di un controllo regolare del trattamento, la necessità di una consulenza immediata in caso di pianificazione di una gravidanza o in caso di gravidanza. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-farmaci-contenenti-valproato-08082018 Nota Informativa Importante su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES) Fonte: AIFA 07/08/2018 Nonostante le restrizioni introdotte nel 2013, studi sull’uso del medicinale hanno dimostrato che le soluzioni per infusione contenenti HES hanno continuato a essere utilizzate in popolazioni controindicate, inclusi pazienti con sepsi, compromissione renale o in condizioni critiche. Inoltre, le restrizioni alle indicazioni d’uso non sono state correttamente seguite. Le soluzioni per infusione contenenti HES saranno soggette ad un programma di accesso controllato che sarà implementato dai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Questi medicinali saranno forniti solo agli ospedali/centri che saranno accreditati. Per ottenere l’accreditamento, gli operatori sanitari che li prescrivono o li somministrano dovranno seguire una formazione obbligatoria sul loro uso sicuro ed efficace. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-soluzioni-infusione-contenenti-amido-idrossietilico-hes-07082 Nota Informativa Importante su Zinbryta (Daclizumab beta) Fonte: AIFA 07/08/2018 Sono stati segnalati casi di encefalite immunomediata, tra cui encefalite da anticorpi contro il recettore N-metil-D-aspartato (NMDA), in pazienti durante il trattamento con Zinbryta e anche diversi mesi dopo l’interruzione di Zinbryta. Tutti i pazienti che hanno interrotto il trattamento con Zinbryta e le persone che li assistono, devono contattare immediatamente il loro medico qualora compaiano sintomi prodromici o sintomi precoci comuni di natura comportamentale, neurologica, cognitiva o disturbi del movimento. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-zinbryta-daclizumab-beta-07082018 Nota Informativa Importante su Xofigo (radio 223 dicloruro) Fonte: AIFA 06/08/2018 L’uso di Xofigo (radio 223 dicloruro) è associato ad un aumentato rischio di fratture. In uno studio clinico che ha valutato il radio 223 dicloruro in associazione con abiraterone acetato e prednisone/prednisolone è stato anche osservato un possibile aumento del rischio di decesso nei pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione, asintomatico o lievemente sintomatico Il radio 223 deve essere utilizzato esclusivamente in monoterapia o in associazione con un analogo dell’ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante (LHRH) per il trattamento di pazienti adulti affetti da carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione e con metastasi ossee sintomatiche e senza metastasi viscerali note, in progressione dopo almeno due precedenti linee di terapia sistemica (diverse dagli analoghi dell’LHRH) o non eleggibili ai trattamenti sistemici disponibili per il mCRPC. Il radio 223 è controindicato in associazione con abiraterone acetato e prednisone/prednisolone, e non è raccomandato nei pazienti con basso livello di metastasi ossee osteoblastiche, in pazienti con solo metastasi ossee asintomatiche e in associazione con altre terapie antitumorali sistemiche diverse dagli analoghi del LHRH. Nei pazienti con metastasi ossee lievemente sintomatiche occorre valutare con attenzione che il beneficio del trattamento sia superiore ai rischi. Lo stato di salute dell’osso e il rischio basale di fratture devono essere valutati prima dell’inizio del trattamento e devono essere strettamente monitorati per almeno 24 mesi. Deve essere preso in considerazione l’uso di bifosfonati o denosumab. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xofigo-radio-223-dicloruro-06082018 Nota Informativa Importante su Esmya (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 03/08/2018 L’EMA ha concluso che per ragioni di sicurezza la popolazione per cui è indicato l’uso di Esmya deve essere limitata e che sono necessarie misure per minimizzare il rischio di danno epatico. E’ importante informare le pazienti su tale rischio e dei possibili segni e sintomi di danno epatico. Se le pazienti osservano tali sintomi, devono interrompere il trattamento e contattare immediatamente il medico. Le pazienti devono anche essere informate della necessità di eseguire i test di controllo della funzionalità epatica prima, durante e dopo i cicli di trattamento. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-esmya-ulipristal-acetato-03082018 - 31/08/2018
- Infliximab biosimilare Lo studio di coorte PROSIT ne testa efficacia e sicurezza nelle malattie infiammatorie intestinali. Il presente lavoro riporta i risultati dello studio di coorte prospettico di valutazione di efficacia e sicurezza del CT-P13, il biosimilare di infliximab, condotto in tutta Italia. Metodi È stato utilizzato un data-base strutturato per registrare eventi avversi gravi, risposta/guarigione clinica, biomarker infiammatori (CRP e calprotectina) e risultati endoscopici. Risultati Sono stati arruolati 810 pazienti con malattie infiammatorie intestinali (inflammatory bowel disease IBD), 452 dei quali con morbo di Crohn (Crohn’s disease CD); 459 pazienti erano naïve agli anti-TNFα (gruppo A), 196 avevano avuto una precedente esposizione (gruppo B) ed i restanti 155 avevano fatto lo switch verso il CT-P13 (gruppo C). Tutti i pazienti sono stati inclusi nella valutazione della sicurezza, con follow-up medio di 345 ± 215 giorni e 6.501 infusioni totali. In totale, sono stati segnalati 154 (19%) eventi avversi gravi, che hanno portato all’interruzione del biosimilare in 103 pazienti (12.7%). Le reazioni all’infusione sono state 71, hanno portato all’interruzione del biosimilare in 53 pazienti (6.5%) e sono state più frequenti nei pazienti precedentemente esposti agli anti-TNFα (P = 0.017). L’efficacia della terapia è stata valutata in 754 pazienti con IBD, con follow-up medio di 329 ± 202 giorni; 48 pazienti hanno avuto un fallimento primario (6.4%) e 188 (25.6%) hanno smesso di rispondere durante il follow-up. Il follow-up a 6 mesi è stato completato da 628 pazienti con IBD (364 CD) e quello a 12 mesi da 360 pazienti con IBD (222 CD). Ai 12 mesi, i pazienti che continuavano a rispondere alla terapia erano il 71%, 64% e 82%, rispettivamente, nei gruppi A, B e C (log rank P = 0.01). I punteggi clinici/endoscopici dei biomarker sono calati drasticamente nei pazienti con morbo di Crohn e colite ulcerosa (P = 0.01 e P < 0.0001), rispetto al livello basale. Conclusioni In questo grande studio di coorte prospettico, condotto a livello nazionale italiano, non sono stati individuati segnali di differenze nella sicurezza ed efficacia dell’Infliximab biosimilare, rispetto all’originator, nel trattamento delle malattie infiammatorie intestinali. Inflamm Bowel Dis. 2018 Aug 18. doi: 10.1093/ibd/izy264. [Epub ahead of print] The PROSIT Cohort of Infliximab Biosimilar in IBD: A Prolonged Follow-up on the Effectiveness and Safety Across Italy. Armuzzi A, Fiorino G, Variola A, Manetti N, Fries W, Orlando A, Maconi G, Bossa F, Cappello M, Biancone L, Cantoro L, Costa F, D’Incà R, Lionetti P, Principi M, Castiglione F, Annunziata ML, Di Sabatino A, Di Girolamo M, Terpin MM, Cortelezzi CC, Saibeni S, Amato A, Ardizzone S, Guidi L, Danese S, Massella A, Ventra A, Rizzuto G, Massari A, Perri F, Annese V; PROSIT Investigators. https://academic.oup.com/ibdjournal/advance-article-abstract/doi/10.1093/ibd/izy264/5076184?redirectedFrom=fulltext - 27/08/2018
- Biosimilari e originator a confronto Un’analisi trasversale dei piani europei di gestione del rischio. I biosimilari sono disponibili in Europa dal 2006, ma il loro uso non è omogeneo nei diversi paesi. Obiettivo del presente lavoro è confrontare la sicurezza di ogni biosimilare col suo originator, in base alle informazioni dello European risk management plan (RMP). Metodi È stata condotta un’analisi trasversale dei dati regolatori pubblici, RMP e riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP), di biosimilari ed originator corrispondenti, fino al 1 novembre 2015. I problemi di sicurezza sono stati estratti ed aggregati e ne è stata valutata la rilevanza clinica. La frequenza e la descrizione delle singole questioni di sicurezza è stata fatta confrontando RMP e RCP di biosimilare e farmaco di riferimento, se disponibili entrambi, altrimenti confrontando RMP e RCP. Risultati Sono stati esaminati 19 biosimilari e 6 originator. Complessivamente, sono stati individuati 55 problemi di sicurezza (rilevanza clinica: 12 bassa, 21 media e 22 alta). Per tutte le sostanze attive, i problemi di sicurezza erano sostanzialmente gli stessi (nessuna o al massimo 1 questione di sicurezza di differenza). Solo per infliximab sono stati trovati 3 problemi di sicurezza generale, mediamente rilevanti dal punto di vista clinico, per il biosimilare non presenti per l’originator e, d’altra parte, due problemi di sicurezza generale per l’originator, non presenti per il biosimilare. Conclusioni Sulla base dei documenti presentati per l’autorizzazione, non sono state trovate differenze sostanziali nelle informazioni sulla sicurezza dei biosimilari e dei corrispondenti originator. È, comunque, necessario un confronto diretto attraverso studi postmarketing per valutare le specifiche questioni di sicurezza che possono emergere durante il ciclo di vita del prodotto. Br J Clin Pharmacol. 2018 Apr;84(4):738-763. doi: 10.1111/bcp.13454. Epub 2018 Jan 18. Comparing safety information of biosimilars with their originators: a cross-sectional analysis of European risk management plans. Lepelaars LRA, Renda F, Pani L, Pimpinella G, Leufkens HGM, Trifirò G, Tafuri G, Mantel-Teeuwisse AK, Trotta F. https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/bcp.13454 - 27/08/2018
- NAO versus warfarin Uno studio di coorte, basato sui dati delle cure primarie del Regno Unito, stima rischi e benefici nel mondo reale. Obiettivi Indagare le associazioni tra l’uso dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) e rischio di sanguinamento, ictus ischemico, tromboembolismo venoso e mortalità per tutte le cause, rispetto al warfarin. Metodi Disegno: studio di coorte prospettico. Setting: dati delle cure primarie della Gran Bretagna delle banche- dati QResearch e Clinical Practice Research Datalink. Partecipanti: 132.231 pazienti trattati con warfarin, 7.744 con dabigatran, 37.863 con rivaroxaban e 18.223 con apixaban, senza prescrizioni di anticoagulanti nei 12 mesi precedenti l’entrata nello studio. Sottogruppi: 103.270 pazienti con fibrillazione atriale e 92.791 senza fibrillazione atriale , tra il 2011 ed il 2016. Principali esiti e misure: sanguinamento maggiore che ha causato ricovero ospedaliero o morte. Sono stati anche valutati i siti specifici di sanguinamento e la mortalità per tutte le cause. Risultati Nei pazienti con fibrillazione atriale, rispetto a warfarin, apixaban era associato a minor rischio di sanguinamento (adjusted hazard ratio 0.66, IC 95% 0.54-0.79) e sanguinamento intracranico (0.40, 0.25-0.64); dabigatran era associato a minor rischio di sanguinamento intracranico (0.45, 0.26-0.77). Un aumentato rischio di mortalità per tutte le cause è stato osservato in pazienti che assumevano rivaroxaban (1.19, 1.09- 1.29) o apixaban a dosi più basse (1.27, 1.12- 1.45). Nei pazienti senza fibrillazione atriale, rispetto a warfarin, apixaban era associato a minor rischio di sanguinamenti maggiori ( 0.60, 0.46- 0.79), qualunque tipo di sanguinamento gastrointestinale (0.55, 0.37- 0.83) e sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore (0.55, 0.36- 0.83); rivaroxaban era associato a minor rischio di sanguinamento intracranico (0.54, 0.35- 0.82). Aumentato rischio di mortalità per tutte le cause è stato osservato in pazienti trattati con rivaroxaban (1.51, 1.38- 1.66) e in quelli trattati con dosaggi più bassi di apixaban (1.34, 1.13 – 1.58). Conclusioni In generale, apixaban è risultato essere il farmaco più sicuro, con ridotti rischi di sanguinamenti maggiori, intracranici e gastrointestinali, rispetto al warfarin. Rivaroxaban e apixaban a basso dosaggio erano, comunque, associati ad aumentato rischio di mortalità per tutte le cause, rispetto a warfarin. BMJ. 2018 Jul 4;362:k2505. doi: 10.1136/bmj.k2505. Risks and benefits of direct oral anticoagulants versus warfarin in a real world setting: cohort study in primary care. Vinogradova Y, Coupland C, Hill T, Hippisley-Cox J. https://www.bmj.com/content/362/bmj.k2505.long - 23/08/2018
- La profilassi con emicizumab nell’emofilia A I risultati dello studio HAVEN 3 su pazienti senza inibitori del fattore VIII. Emicizumab è un anticorpo monoclonale bispecifico, che collega il fattore IX attivato ed il fattore X, in sostituzione della funzione del fattore VIII mancante e, in questo modo, rende possibile l’emostasi. Il suo uso come profilassi è stato indagato in un trial multicentrico di fase 3, in pazienti con emofilia A e senza inibitori del fattore VIII. Metodi Partecipanti di età ≥ 12 anni, che avevano ricevuto trattamenti episodici col fattore VIII, sono stati assegnati casualmente (in un rapporto 2:2:1) a ricevere una dose di mantenimento di emicizumab di 1.5 mg per kg di peso corporeo 1 volta a settimana (gruppo A) o 3.0 mg per kg ogni 2 settimane (gruppo B) o nessun trattamento (gruppo C). Esito primario era la differenza nei tassi di sanguinamento trattati (gruppo A versus gruppo C e gruppo B vs gruppo C). I partecipanti che avevano ricevuto la profilassi col fattore VIII ricevevano emicizumab alla dose di mantenimento di 1.5 mg per kg per settimana (gruppo D); sono stati fatti anche confronti individuali trai pazienti che avevano partecipato ad uno studio non interventistico. Risultati In totale, sono stati arruolati 152 partecipanti. Il tasso annuo di sanguinamento era di 1.5 eventi (IC 95% 0.9-2.5) nel gruppo A e 1.3 eventi (IC 95% 0.8-2.3) nel gruppo B, in confronto con 38.2 eventi (IC 95% 22.9- 63.8) nel gruppo C; pertanto il tasso era del 96% più basso nel gruppo A e del 97% più basso nel gruppo B (P<0.001 per entrambi i confronti). In totale, il 56% dei partecipanti del gruppo A ed il 60% del gruppo B non ha avuto sanguinamenti che hanno avuto necessità di trattamento, mentre nel gruppo C tutti hanno avuto sanguinamenti con necessità di trattamento. Nei confronti individuali, che hanno riguardato 48 partecipanti, la profilassi con emicizumab ha dato un tasso di sanguinamento annuo del 68% più basso, rispetto alla precedente profilassi col fattore VIII (P<0.001). L’evento avverso più frequente era una lieve reazione nel sito di iniezione. Non ci sono stati eventi trombotici o di microngiopatie trombotiche, né sviluppo di anticorpi contro il farmaco o di inibitori del fattore VIII. Conclusioni In pazienti con emofilia A senza inibitori, la profilassi con emicizumab per via sottocutanea 1 volta a settimana o ogni 2 settimane ha abbassato in maniera significativa il tasso di sanguinamento, rispetto a nessuna profilassi. Oltre la metà dei partecipanti che hanno ricevuto la profilassi non ha avuto episodi di sanguinamento che hanno richiesto trattamento. Nel confronto individuale, la terapia con emicizumab ha portato ad un tasso di sanguinamento notevolmente inferiore, rispetto alla precedente terapia con fattore VIII. Lo studio HAVEN 3 è stato finanziato da F. Hoffmann-La Roche e Chugai Pharmaceutical Registrazione ClinicalTrials.gov n. NCT02847637 N Engl J Med. 2018 Aug 30;379(9):811-822. doi: 10.1056/NEJMoa1803550. Emicizumab Prophylaxis in Patients Who Have Hemophilia A without Inhibitors. Mahlangu J, Oldenburg J, Paz-Priel I, Negrier C, Niggli M, Mancuso ME, Schmitt C, Jiménez-Yuste V, Kempton C, Dhalluin C, Callaghan MU, Bujan W, Shima M, Adamkewicz JI, Asikanius E, Levy GG, Kruse-Jarres R. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1803550 - 22/08/2018
- Agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) Uno studio osservazionale italiano confronta il profilo rischio/beneficio di biosimilari ed originator, in nefrologia. Obiettivo: valutare efficacia e sicurezza dei biosimilari degli agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) rispetto agli originator, in base ai dati della pratica clinica, in pazienti con malattia renale cronica (chronic kidney disease CKD). Metodi Sono stati raccolti i dati di pazienti con diagnosi di malattia renale cronica, in trattamento conservativo in nove strutture sanitarie italiane. I pazienti sono stati arruolati applicando diversi criteri di esclusione e, all’inizio, sono stati registrati numerosi parametri per l’analisi descrittiva. I pazienti sono stati trattati con epoetina alfa, beta e darbepoetina come originator ed epoetina zeta come biosimilare. I livelli di emoglobina sono stati analizzati al livello basale e dopo 3, 6 e 12 mesi. Sono state usate statistiche descrittive per analizzare i risultati. Risultati Al livello basale, c’erano 47 pazienti nel gruppo biosimilare e 57 nel gruppo originator; il livello dell’emoglobina era simile nei due gruppi (media Hb 9.4 e 9.3 g/dL, rispettivamente). Età media, peso e comorbidità erano comparabili. Dopo 3 mesi, nel gruppo biosimilare rimanevano 44 pazienti e nel gruppo originator 48; l’aumento dell’emoglobina era significativamente maggiore nei pazienti trattati col biosimilare [incremento assoluto 1.6 vs 1.0 g/dL, p < 0.001]. Dopo 6 e 12 mesi il numero dei pazienti è diminuito ulteriormente. I livelli di emoglobina sono aumentati maggiormente nel gruppo trattato col biosimilare, dopo 6 mesi (2.1 vs 1.1 g/dL, p < 0.001) e dopo 12 mesi (2.0 vs 1.0 g/dL, p < 0.001). Conclusioni I biosimilari degli agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) hanno profilo rischio/ beneficio simile agli originator. I risultati di questo studio sono in accordo con la più rilevante letteratura scientifica e confutano l’opinione che i biosimilari siano meno efficaci dei loro farmaci di riferimento. Eur J Clin Pharmacol. 2018 Jun;74(6):805-810. doi: 10.1007/s00228-018-2428-2. Epub 2018 Feb 10. Comparative risk/benefit profile of biosimilar and originator erythropoiesis-stimulating agents (ESAs): data from an Italian observational study in nephrology. Motola D, Vaccheri A, Roncadori A, Donati M, Bonaldo G, Covezzoli A, Polidori P, Bianchi S. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-018-2428-2 - 21/08/2018
- NAO VS aspirina Una revisione sistematica e meta-analisi li confronta per il rischio di emorragia intracranica. I nuovi anticoagulanti orali (NAO) o Non-vitamin K oral anticoagulant (NOAC) sono un’opzione per la prevenzione dell’ictus in persone senza fibrillazione atriale, ma non se comportano rischi di emorragia intracranica maggiori dell’aspirina. Obiettivi Condurre una revisione sistematica e meta-analisi di trial clinici randomizzati di valutazione del rischio di emorragia intracranica con i singoli NAO rispetto all’aspirina, per tutte le indicazioni. Metodi È stata condotta una ricerca su PubMed, Embase, CENTRAL e ClinicalTrials.gov, dalle origini al 28 maggio 2018, usando i termini: novel oral anticoagulants, non-vitamin K antagonist oral anticoagulants, direct oral anticoagulants, dabigatran, rivaroxaban, apixaban, edoxaban, warfarin, Coumadin, vitamin K antagonist, aspirin, acetylsalicylic acid, ASA, major bleeding, fatal bleeding e intracranial hemorrhage, senza restrizioni di lingua. Sono stati selezionati i trial clinici randomizzati ≥ 3 mesi che includessero un confronto degli esiti dell’uso di NAO rispetto all’uso di aspirina. Estrazione dei dati e sintesi: due ricercatori, in maniera indipendente, hanno estratto i dati dagli studi eleggibili. È stata calcolata una stima ad effetti fissi col metodo Mantel-Haenszel. Principali esiti e misure: sono stati usati gli odds ratio con Intervalli di Confidenza al 95% come misura dell’associazione del rischio di emorragia intracranica ai NAO, rispetto all’aspirina. Risultati L’analisi principale ha incluso 5 trial clinici di confronto di ≥ 1 NAO con l’aspirina, con 39.398 pazienti arruolati. Il raggruppamento dei risultati dal modello ad effetti fissi ha evidenziato che dosaggi di rivaroxaban dai 15 ai 20 mg/ die erano associati ad amentato rischio di emorragia intracranica (2 trial; OR, 3.31 [IC 95% 1.42-7.72]) rispetto all’aspirina, mentre rivaroxaban alle dosi di 10-mg/die o 5-mg due volte al giorno (3 trial; OR, 1.43 [IC 95%, 0.93 – 2.21]) e apixaban a 5-mg due volte al giorno (1 trial; OR, 0.84 [IC 95%, 0.38-1.88]) non erano associati ad aumento di rischio. Conclusioni Rivaroxaban a dosaggi di 15-20 mg/ die è risultato associato ad aumento di rischio di emorragia intracranica, rispetto all’aspirina; mentre lo stesso rivaroxaban e apixaban a dosi minori non sono associati ad aumento di rischio. Ciò implica che l’aumento del rischio sia dose-dipendente. Potrebbero, quindi, essere utili trial di confronto dei NAO con l’aspirina a dosaggi specifici, in pazienti senza fibrillazione atriale, ma con fattori di rischio per l’ictus. JAMA Neurol. 2018 Aug 13. doi: 10.1001/jamaneurol.2018.2215. [Epub ahead of print] Association of Intracranial Hemorrhage Risk With Non-Vitamin K Antagonist Oral Anticoagulant Use vs Aspirin Use: A Systematic Review and Meta-Analysis. Huang WY, Singer DE, Wu YL, Chiang CE, Weng HH, Lee M, Ovbiagele B. https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/fullarticle/2696416 - 20/08/2018
- Sulfaniluree come farmaci di seconda linea nel diabete di tipo 2 Uno studio di coorte basato sulla popolazione valuta il rischio di eventi cardiovascolari ed ipoglicemici. Obiettivi Valutare se, per i pazienti con diabete di tipo 2 in terapia con metformina, l’aggiunta o il passaggio alle sulfaniluree sia associato ad aumentato rischio di infarto miocardico, ictus ischemico, morte cardiovascolare ed ipoglicemia grave, rispetto alla monoterapia con metformina. Metodi Disegno: studio di coorte basato sulla popolazione. Setting: dati dei medici di base della Gran Bretagna, raccolti nella banca dati UK Clinical Practice Research Datalink. Partecipanti: pazienti con diabete di tipo 2, che hanno iniziato la metformina in monoterapia tra il 1998 and 2013. Principali esiti e misure: i pazienti che aggiungevano sulfaniluree o passavano alla terapia con sulfaniluree sono stati appaiati 1:1, a quelli che continuavano la metformina in monoterapia, per propensity score, emoglobina A1c e numero di precedenti prescrizioni di metformina. I due gruppi sono stati confrontati usando i modelli Cox di rischio proporzionale per stimare gli hazard ratio aggiustati e gli Intervalli di Confidenza al 95% degli esiti dello studio. Risultati Su 77.138 pazienti che hanno iniziato la metformina, 25.699 hanno aggiunto o sono passati alle sulfaniluree durante il periodo dello studio. In un follow-up medio di 1.1 anni, le sulfaniluree sono risultate associate ad aumentato rischio di infarto miocardico (incidence rate 7.8 v 6.2 per 1.000 persone anni, hazard ratio 1.26, IC 95% 1.01-1.56), mortalità per tutte le cause (27.3 v 21.5, 1.28, 1.15 -1.44) e ipoglicemia grave (5.5 v 0.7, 7.60, 4.64 -12.44), rispetto ai pazienti che hanno continuato la metformina in monoterapia. È stato osservato un trend crescente del rischio di ictus ischemico (6.7 v 5.5, 1.24, 0.99 – 1.56) e morte cardiovascolare (9.4 v 8.1, 1.18, 0.98 – 1.43). Rispetto all’aggiunta di sulfaniluree, il passaggio alle sulfaniluree era associato ad aumentato rischio di infarto miocardico (hazard ratio 1.51, IC 95% 1.03 – 2.24) e mortalità per tutte le cause (1.23, 1.00 – 1.50), mentre non sono state osservate differenze per ictus ischemico, morte cardiovascolare e ipoglicemia grave. Conclusioni Le sulfaniluree, come farmaco di seconda linea, sono associate ad aumentato rischio di infarto miocardico, mortalità per tutte le cause e ipoglicemia grave, rispetto alla metformina in monoterapia. Il proseguimento della metformina, quando si introducono le sulfaniluree sembra essere più sicuro dello switching. BMJ. 2018 Jul 18;362:k2693. doi: 10.1136/bmj.k2693. Sulfonylureas as second line drugs in type 2 diabetes and the risk of cardiovascular and hypoglycaemic events: population based cohort study. Douros A, Dell’Aniello S, Yu OHY, Filion KB, Azoulay L, Suissa S. https://www.bmj.com/content/362/bmj.k2693.long - 10/08/2018
- Asma: LABA e/o glucocorticoidi inalatori Un’analisi combinata dei trial sulla sicurezza. Preoccupazioni riguardo alla sicurezza dei β2-agonisti a lunga durata d’azione (long-acting β-agonist LABA) nella gestione dell’asma erano emerse da un grande trial postmarketing, nel quale il rischio di morte risultava aumentato. Nel 2010 la Food and Drug Administration (FDA) ha richiesto alle 4 industrie farmaceutiche, che commercializzano i LABA per l’asma negli USA, di condurre studi prospettici controllati e randomizzati di confronto della terapia combinata con LABA più un glucocorticoide inalatorio, rispetto alla terapia col solo glucocorticoide inalatorio, in adolescenti (12-17 anni) e adulti. In accordo con la FDA, le ditte produttrici hanno armonizzato i metodi di sperimentazione, in modo da permettere ad un comitato congiunto indipendente di controllo di condurre un’analisi finale combinata dei 4 trial. Metodi Gli autori, come membri del comitato congiunto di controllo, hanno condotto un’analisi combinata dei 4 trial di confronto della terapia combinata (glucocorticoide inalatorio + LABA) rispetto al glucocorticoide inalatorio da solo. Esito primario era un composito di intubazione o morte correlata all’asma. Gli esiti secondari post hoc includevano gli eventi gravi correlati all’asma e le esacerbazioni dell’asma. Risultati Sui 36.010 pazienti dello studio intention-to-treat, ci sono state 3 intubazioni correlate all’asma (2 nel gruppo glucocorticoidi inalatori e 1 nel gruppo terapia combinata) e 2 morti correlate all’asma (entrambe nel gruppo terapia combinata) in 4 pazienti. Nell’analisi secondaria degli eventi gravi correlati all’asma (un composito di ospedalizzazione, intubazione o morte), 108 su 18.006 pazienti (0.60%) del gruppo glucocorticoidi inalatori e 119 su 18.004 pazienti (0.66%) del gruppo terapia combinata hanno avuto almeno un evento composito (rischio relativo del gruppo terapia combinata 1.09; IC 95% 0.83-1.43; P=0.55); 2.100 pazienti nel gruppo glucocorticoidi inalatori (11.7%) e 1.768 nel gruppo terapia combinata (9.8%) hanno avuto almeno un’esacerbazione dell’asma (rischio relativo 0.83; IC 95% 0.78-0.89; P<0.001). Conclusioni La terapia combinata con β2-agonisti a lunga durata d’azione + glucocorticoidi inalatori non è risultata a più alto rischio di eventi gravi correlati all’asma, rispetto al trattamento con i soli glucocorticoidi inalatori ed è risultata correlata ad un numero di esacerbazioni dell’asma notevolmente inferiore. N Engl J Med. 2018 Jun 28;378(26):2497-2505. doi: 10.1056/NEJMoa1716868. Combined Analysis of Asthma Safety Trials of Long-Acting β2-Agonists. Busse WW, Bateman ED, Caplan AL, Kelly HW, O’Byrne PM, Rabe KF, Chinchilli VM. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1716868 - 09/08/2018
- Inibitori della pompa protonica e rischio di danno renale acuto Uno studio di coorte retrospettivo su pazienti con artrite reumatoide. Recenti studi osservazionali hanno suggerito che gli inibitori della pompa protonica (IPP) possano essere associati ad effetti avversi renali. Obiettivo di questo studio è indagare se l’uso di IPP aumenti il rischio di danno renale acuto, nei pazienti con artrite reumatoide. Metodi È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo, che ha incluso pazienti con artrite reumatoide di 30-84 anni, nel periodo 2004-2015. Tra questi, sono stati individuati i casi di uso di IPP e combinati per propensity score con casi di non-uso (come controlli) in proporzione 1:4; complessivamente, 24.579 casi di uso di IPP e 98.230 controlli. Esito primario era una prima diagnosi di danno renale acuto e l’esito secondario qualunque evento renale grave (danno renale acuto o malattia renale cronica). La data di riferimento per l’analisi era 120 giorni dopo l’entrata nello studio. Risultati Il tasso di incidenza del danno renale acuto era 2.2 per 1000 persone-anni per l’uso di IPP e 0.9 per il non-uso. L’uso di IPP era associato a rischio di danno renale acuto aumentato in maniera significativa (hazard ratio 2.30, IC 95% 1.26-4.20). La differenza assoluta di rischio era 40 (IC 95% 8-99) eventi di danno renale acuto per 100.000 casi di uso di IPP. L’uso di IPP era associato anche ad aumento significativo del rischio dell’esito secondario di qualunque evento renale grave (hazard ratio 2.61, IC 95% 1.80-3.80). Conclusioni Questo studio di coorte su pazienti con artrite reumatoide ha trovato un aumento significativo del rischio di danno renale acuto associato all’uso di inibitori della pompa protonica. Tali risultati possono essere utili nella pratica clinica per valutare costi e benefici dell’uso di IPP in pazienti con artrite reumatoide. Drug Saf. 2018 Aug;41(8):817-826. doi: 10.1007/s40264-018-0663-1. Use of Proton Pump Inhibitors and the Risk of Acute Kidney Injury Among Patients with Rheumatoid Arthritis: Cohort Study. Svanström H, Lund M, Melbye M, Pasternak B. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0663-1 - 08/08/2018
- Farmaci & Estate I consigli di AIFA per utilizzare i farmaci in sicurezza nella stagione calda. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) rinnova, anche quest’anno, la campagna Farmaci & Estate per sensibilizzare i pazienti ad un uso corretto e sicuro dei medicinali durante la bella stagione. Sono stati realizzati un opuscolo e 6 pillole video, che l’AIFA pubblica sul suo sito istituzionale, sui suoi canali social e su YouTube, con lo scopo di ricordare a tutti i pazienti, in particolare a quelli che si accingono a partire per le ferie, che in estate è necessario dedicare ancora maggiore attenzione alla conservazione, al trasporto e all’utilizzo dei farmaci. Il sole e le alte temperature mettono a rischio la conservazione dei medicinali; per non ridurne l’efficacia, la qualità e la sicurezza basta seguire pochi semplici ma utili accorgimenti. Questi i messaggi chiave della campagna: 1. In estate è preferibile usare formulazioni solide, meno suscettibili alle alte temperature. 2. I farmaci vanno conservati in luogo fresco e asciutto, ad una temperatura mai superiore a 25 gradi. 3. Alcuni farmaci possono indurre reazioni cutanee con l’esposizione al sole, è utile informarsi con il proprio medico, evitare l’esposizione tra le 11 e le 16 e utilizzare sempre la protezione solare. 4. Ogni farmaco va tenuto nella sua confezione originale per sapere la data di scadenza e avere a disposizione il foglio illustrativo. 5. In auto i farmaci non vanno esposti al sole, è importante usare un contenitore termico e non metterli nel bagagliaio ma nell’abitacolo. 6. Se si viaggia in aereo bisogna ricordarsi di mettere i farmaci nel bagaglio a mano e portare con se le prescrizioni, in particolare se si tratta di farmaci salvavita. AIFA invita gli operatori sanitari e tutti i soggetti della filiera a diffondere i materiali della campagna, che sono strumenti innovativi e coinvolgenti per sensibilizzare il paziente. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Farmaci&Estate_stampabile.pdf http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Farmaci&Estate_web.pdf http://www.aifa.gov.it/content/farmaci-estate - 07/08/2018
- Efficacia e tollarabilità di 21 antidepressivi a confronto Una revisione sistematica e meta-analisi a rete. La depressione maggiore è uno dei disturbi psichiatrici degli adulti più comuni, gravosi e costosi, nel mondo. Sono disponibili trattamenti farmacologici e non; ma, a causa delle risorse inadeguate, i trattamenti farmacologici sono usati con maggior frequenza di quelli psicologici. La prescrizione dovrebbe uniformarsi alle migliori evidenze disponibili. Obiettivo di questo lavoro è aggiornare e ampliare la precedente ricerca degli stessi autori per confrontare e classificare gli antidepressivi per il trattamento degli adulti con disturbo depressivo maggiore. Metodi È stata effettuata una revisione sistematica e meta-analisi a rete. È stata condotta una ricerca su Cochrane Central Register of Controlled Trials, CINAHL, Embase, LILACS database, MEDLINE, MEDLINE In-Process, PsycINFO, i siti delle Agenzie regolatorie ed i registri internazionali di trial in doppio cieco controllati e randomizzati, pubblicati e non, dalle origini al gennaio 2016. Sono stati inclusi i trial controllati con placebo o testa a testa su 21 antidepressivi usati per il trattamento di adulti ((≥18 anni) di entrambi i sessi con depressione maggiore diagnosticata secondo criteri operativi standard. Sono stati esclusi i trial quasi-randomizzati ed i trial che erano incompleti o includevano ≥ 20% dei partecipanti con disturbo bipolare, depressione psicotica, depressione resistente al trattamento o pazienti con gravi malattie concomitanti. I dati sono stati estratti seguendo una gerarchia predefinita. Nella meta-analisi a rete, sono stati usati dati aggregati. Sono stati valutati i rischi di bias degli studi secondo il Cochrane Handbook for Systematic Reviews of Interventions e la solidità delle evidenze usando il Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation framework. Gli esiti primari erano l’efficacia (tasso di risposta) e la tollerabilità (interruzione del trattamento per qualsiasi causa). Sono stati calcolati odds ratio (OR) sintetici utilizzando meta-analisi a effetti random a coppie e a rete. Lo studio è stato registrato con PROSPERO n. CRD42012002291. Risultati Sono state individuate 28.552 citazioni e queste includevano 522 trial, che comprendevano 116.477 partecipanti. Per quanto riguarda l’efficacia, tutti gli antidepressivi sono risultati più efficaci del placebo, con OR da 2.13 (Intervallo di Credibilità ICr 95% 1.89-2.41) per amitriplina a 1.37 (1.16-1.63) per reboxetina. Per la tollerabilità, solo agomelatina (OR 0.84 ICr 95% 0.72-0.97) e fluoxetina (0.88, 0.80-0.96) erano associate a minor numero di dropout del placebo, mentre clomipramina era peggiore del placebo (1.30, 1.01-1.68). Prendendo in esame tutti i trial, le differenze negli OR avevano range 1.15-1.55 per l’efficacia e 0.64-0.83 per la tollerabilità, con ampio ICr per la maggior parte delle analisi comparative. Nei confronti testa a testa, agomelatina, amitriplina, escitalopram, mirtazapina, paroxetina, venlafaxina e vortioxetina sono risultati più efficaci degli altri antidepressivi (range OR 1.19-1.96), mentre fluoxetina, fluvoxamina, reboxetina e trazodone sono risultati essere i farmaci meno efficaci (0.51-0.84). Per tollerabilità, agomelatina, citalopram, escitalopram, fluoxetina, sertralina e vortioxetina erano più tollerabili degli altri antidepressivi (range OR 0.43-0.77), mentre amitriplina, , clomipramina, duloxetina, fluvoxamina, reboxetina, trazodone e venlafaxina avevano i tassi più alti di abbandono (1.30-2.32). Dei 522 trial, 46 (9%) erano a rischio di bias alto, 380 (73%) a rischio moderato e 96 (18%) a rischio basso; la certezza delle evidenze andava da moderata a molto bassa. Conclusioni Tutti gli antidepressivi sono risultati più efficaci del placebo, negli adulti con depressione maggiore. Nei trial controllati con placebo, sono state osservate solo piccole differenze di efficacia trai farmaci attivi; mentre nei confronti testa a testa si è vista una maggiore variabilità nell’efficacia e nella tollerabilità. I risultati del confronto trai diversi antidepressivi dovrebbero essere tenuti in considerazione per la pratica clinica basata sulle evidenze, per informare pazienti e clinici, per mettere a punto linee guida e come riferimento per le autorità regolatorie. Finanziamento National Institute for Health Research Oxford Health Biomedical Research Centre e the Japan Society for the Promotion of Science. Lancet. 2018 Apr 7;391(10128):1357-1366. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32802-7. Epub 2018 Feb 21. Comparative efficacy and acceptability of 21 antidepressant drugs for the acute treatment of adults with major depressive disorder: a systematic review and network meta-analysis. Cipriani A, Furukawa TA, Salanti G, Chaimani A, Atkinson LZ, Ogawa Y, Leucht S, Ruhe HG, Turner EH, Higgins JPT, Egger M, Takeshima N, Hayasaka Y, Imai H, Shinohara K, Tajika A, Ioannidis JPA, Geddes JR. https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)32802-7/fulltext - 06/08/2018
- Integratori a base di riso rosso fermentato Un’analisi comparativa delle segnalazioni di sospette reazioni avverse nei sistemi statunitensi. Gli integratori alimentari contenenti riso rosso fermentato sono proposti come alternativa ai pazienti intolleranti alle statine, sebbene contengano statine naturali e la loro sicurezza nella pratica clinica non sia completamente nota. Obiettivo di questo lavoro è descrivere e confrontare le reazioni avverse associate ai prodotti a base di riso rosso fermentato, inviate ai sistemi di segnalazione gestiti dall’Agenzia regolatoria statunitense Food and Drug Administration (FDA), con particolare attenzione agli eventi avversi riguardanti muscoli e fegato. Metodi Sono state estratte le segnalazioni di reazioni avverse riguardanti integratori a base di riso rosso fermentato (dall’inizio del 2004 alla metà del 2016) presenti nel FDA Adverse Event Reporting System (FAERS), la banca dati della FDA per le reazioni avverse a farmaco (ADR) e quelle (2004 – primo quadrimestre 2017) del Center for Food Safety and Applied Nutrition Adverse Event Reporting System (CAERS), il data-base, sempre gestito dalla FDA, che contiene le segnalazioni di reazioni avverse relative ad alimenti, integratori e cosmetici. È stata calcolata la disproporzionalità tramite l’odds ratio di segnalazione (reporting odds ratio ROR) con Intervallo di Confidenza (IC) al 95% ed è stata fatta una verifica caso per caso, con particolare attenzione alle reazioni avverse epatiche e muscolari. Risultati Dalla banca dati FAERS, sono state estratte 1.300 ADR a riso rosso fermentato, in genere segnalato come agente concomitante; mentre nella banca dati CAERS sono state trovate solo 159 segnalazioni di reazioni avverse (con il riso rosso fermentato segnalato principalmente come agente sospetto). Nel FAERS, un gran numero di segnalazioni erano relative a disturbi generali e reazioni nel sito di somministrazione, mentre il CAERS ha ricevuto anche un alto numero di segnalazioni per disturbi del tessuto connettivo e muscoloscheletrico. L’analisi di disproporzionalità ha confermato la maggiore segnalazione di gravi danni epatici e muscolari: nel sistema FAERS, 5 casi di danno epatico (ROR = 13.71; IC 95% 5.44-34.57); nel CAERS, 27 casi di rabdomiolisi/miopatia (8.44; 5.44-13.10). Conclusioni Nonostante alcuni limiti, questi risultati confermano l’importanza di confrontare i dati di più data-base, per valutare la sicurezza degli integratori a base di riso rosso fermentato. Questi dovrebbero essere monitorati dai clinici per la sicurezza epatica e muscolare ed è urgente una revisione da parte dalle autorità regolatorie al fine di armonizzare le normative. Drug Saf. 2018 Aug;41(8):745-752. doi: 10.1007/s40264-018-0661-3. Adverse Events to Food Supplements Containing Red Yeast Rice: Comparative Analysis of FAERS and CAERS Reporting Systems. Raschi E, Girardi A, Poluzzi E, Forcesi E, Menniti-Ippolito F, Mazzanti G, De Ponti F. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0661-3 - 03/08/2018
- Disturbo da deficit di attenzione e iperattività Una revisione sistematica e meta-analisi a rete confronta le terapie e ne stima efficacia e tollerabilità comparative in bambini, adolescenti e adulti. I benefici e la sicurezza delle terapie disponibili per il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (Attention-Deficit Hyperactivity Disorder ADHD) rimangono controversi e le linee guida non sono concordi su quale sia il trattamento più adatto nelle differenti fasce di età Obiettivo di questo lavoro è stimare l’efficacia e la tollerabilità comparative dei trattamenti orali per l’ADHD in bambini, adolescenti e adulti. Metodi Sono stati selezionati i trial randomizzati e in doppio cieco (pubblicati e non) di confronto di anfetamine (inclusa lisdexamfetamina), atomoxetina, bupropione, clonidina, guanfacina, metilfenidato e modafinil, tra di loro e con placebo. Sono stati contattati gli autori degli studi ed i produttori dei farmaci per ulteriori informazioni. Esiti primari: efficacia (variazione della gravità dei principali sintomi dell’ADHD, in base alla valutazione degli insegnanti e dei clinici) e tollerabilità (percentuale di pazienti che hanno abbandonato gli studi a causa degli effetti collaterali) alla data più vicina alle 12, 26 o 52 settimane. Sono stati stimati odds ratio (OR) e differenze medie standardizzate (standardised mean difference SMD) mediante meta-analisi a effetti random a coppie e a rete. È stato valutato il rischio di bias dei singoli studi con lo strumento Cochrane e l’attendibilità delle stime con l’approccio GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation) per le meta-analisi a rete. Studio registrato con PROSPERO n. CRD42014008976. Risultati Sono stati inclusi 133 trial randomizzati in doppio cieco (81 su bambini e adolescenti, 51 su adulti e 1 su entrambi). L’analisi di efficacia più vicina alle 12 settimane era basata su 10.068 bambini e adolescenti e 8.131 adulti; l’analisi di tollerabilità era basata su 11.018 bambini e adolescenti e 5.362 adulti. L’attendibilità andava da alta a moderata (per alcuni confronti) a bassa o molto bassa (per la maggior parte dei confronti indiretti). Per i sintomi principali di ADHD valutati dai clinici su bambini ed adolescenti alle 12 settimane, tutti i farmaci presi in considerazione erano superiori al placebo (es. SMD -1·02, IC 95% da -1·19 a -0·85 per anfetamine, -0.78, da -0.93 a -0·62 per metilfenidato, -0·56, da -0·66 a -0·45 per atomoxetina). Al contrario, per i confronti disponibili basati sulle valutazioni degli insegnanti, solo metilfenidato (SMD -0.82, IC 95% da -1.16 a -0.48) e modafinil (-0.76, da -1.15 a -0.37) erano più efficaci del placebo. Negli adulti (valutazione dei clinici) anfetamine (SMD -0.79, IC 95% da -0.99 a -0.58), metilfenidato (-0.49, da -0.64 a -0.35), bupropione (-0.46, da -0.85 a -0.07) e atomoxetina (-0.45, -0.58 a -0.32), ma non modafinil (0.16, da -0.28 a 0.59) erano migliori del placebo. Quanto alla tollerabilità, le anfetamine erano inferiori al placebo sia in bambini e adolescenti (odds ratio [OR] 2.30, IC 95% 1.36-3.89) che negli adulti (3.26, 1.54-6.92); la guanfacina era inferiore al placebo solo in bambini e adolescenti (2.64, 1.20-5.81) e atomoxetina (2.33, 1.28-4.25), metilfenidato (2.39, 1.40-4.08) e modafinil (4.01, 1.42-11.33) erano meno tollerati del placebo solo negli adulti. Nel confronto testa a testa, sono state trovate solo differenze di efficacia (valutazione dei clinici) a favore delle anfetamine rispetto a modafinil, atomoxetina e metilfenidato, sia in bambini e adolescenti (SMD da -0.46 a -0.24) che negli adulti (da -0.94 a -0.29). Non c’erano dati a sufficienza per valutare i farmaci a 26 e 52 settimane. Conclusioni Questa è la revisione più esaustiva delle evidenze disponibili e può essere utile per sviluppare linee guida, definire politiche sanitarie, informare i pazienti, le loro famiglie ed i clinici per la scelta dei farmaci nelle diverse fasce di età. Tenendo conto di efficacia e sicurezza, i risultati di questa meta-analisi supportano la scelta del metilfenidato in bambini e adolescenti e delle anfetamine negli adulti, come prima scelta nel trattamento a breve termine dell’ADHD. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare gli effetti di questi farmaci nel medio e lungo termine. Finanziamento: Stichting Eunethydis (European Network for Hyperkinetic Disorders) e the UK National Institute for Health Research Oxford Health Biomedical Research Centre. Lancet Psychiatry. 2018 Aug 7. pii: S2215-0366(18)30269-4. doi: 10.1016/S2215-0366(18)30269-4. [Epub ahead of print] Comparative efficacy and tolerability of medications for attention-deficit hyperactivity disorder in children, adolescents, and adults: a systematic review and network meta-analysis. Cortese S, Adamo N, Del Giovane C, Mohr-Jensen C, Hayes AJ, Carucci S, Atkinson LZ, Tessari L, Banaschewski T, Coghill D, Hollis C, Simonoff E, Zuddas A, Barbui C, Purgato M, Steinhausen HC, Shokraneh F, Xia J, Cipriani A. https://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(18)30269-4/fulltext - 02/08/2018
- ISSalute Il portale di informazione dell’Istituto Superiore di Sanità rivolto ai cittadini. Secondo l’ultimo rapporto Censis, un italiano su tre naviga in rete per ottenere informazioni sulla salute. Di questi, oltre il 90,4% effettua ricerche su specifiche patologie. Crescono i contatti dei quotidiani online (+2,6%) e degli altri portali web di informazione (+4,9%). In aumento la diffusione dei Social Network: a Facebook è iscritto il 50,3% dell’intera popolazione (il 77,4% dei giovani under 30), YouTube raggiunge il 42% di utenti (il 72,5% tra i giovani) e Twitter il 10,1%. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha creato il sito ISSalute, rivolto ai cittadini e con la finalità di rendere disponibili informazioni affidabili e aggiornate, redatte in un linguaggio comprensibile a tutti. Il portale Issalute è stato costruito per promuovere nei cittadini scelte consapevoli e corrette in materia di salute, perché coerenti con le evidenze scientifiche disponibili. Vuole essere anche uno strumento nelle mani dei cittadini, perché possano diffondere e condividere i contenuti scientifici all’interno di canali disintermediati come blog e social network. Il progetto è stato voluto dal Presidente dell’ISS Walter Ricciardi ed è stato realizzato da ricercatori e tecnici dell’ISS in collaborazione con un team di esperti italiani e con Sir Muir Gray, professore di Knowledge Management all’Università di Oxford, consulente del Ministero della Sanità inglese e presidente del servizio NHS Health and Social Care Digital, oltre che ideatore del sito NHS Choices. L’homepage di Issalute si apre con tre sezioni: La salute dalla A alla Z, Stili di vita e ambiente (con oltre 1700 schede sulle cause, i disturbi, le cure, la prevenzione delle malattie) e Falsi miti e bufale, con 150 false notizie corredate dalle spiegazioni scientifiche che ne dimostrano l’infondatezza. A queste, si aggiunge una quarta sezione costituita dalle notizie sui temi di attualità in medicina e ricerca, che viene aggiornata quotidianamente. www.ISSalute.it - 01/08/2018
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su Xofigo; medicinali a base di valsartan; lisati batterici e amido idrossietilico (HES). Note Informative Importanti su Spinraza; Finasteride; filgrastim, lenograstim, lipegfilgrastim e pegfilgrastim; Keytruda; levetiracetam e Tecentriq. Nota Informativa Importante su Spinraza (nusinersen) Fonte: AIFA 31/07/2018 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili importanti segnalazioni di casi di idrocefalo comunicante, non correlati a meningite o emorragia, in pazienti trattati con Spinraza. Alcuni dei pazienti sono stati trattati con l’impianto di una derivazione ventricolo-peritoneale (DVP). I pazienti che presentano segni e sintomi indicativi di idrocefalo devono essere sottoposti a ulteriori accertamenti. I pazienti/le persone che li assistono devono essere informati della mancanza di informazioni sui rischi e i benefici di Spinraza nei pazienti con derivazione ventricolo-peritoneale. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-spinraza-nusinersen-31072018 Nota Informativa Importante su medicinali contenenti Finasteride Fonte: AIFA 30/07/2018 Si è conclusa la revisione periodica europea (procedura PSUSA) dei medicinali contenenti finasteride, indicati per il trattamento degli stati precoci di alopecia androgenetica. Il profilo beneficio/rischio rimane positivo. Tuttavia, sono state segnalate reazioni avverse (ADR) quali disfunzione sessuale e disordini psichiatrici, correlate all’uso di medicinali contenenti finasteride 1 mg. Prima di intraprendere una decisione terapeutica per il trattamento dell’alopecia androgenetica, i pazienti devono essere informati sui rischi di tali ADR, che possono persistere anche dopo l’interruzione della terapia. Gli operatori sanitari devono monitorare attentamente i pazienti durante il trattamento con finasteride 1 mg per la comparsa di sintomi psichiatrici (inclusi ansia, depressione e ideazione suicidaria) e, se questi si dovessero verificare, il trattamento deve essere interrotto. Ulteriori informazioni sono disponibili all’interno del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto del relativo medicinale. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-finasteride-30072018 Nota Informativa Importante su filgrastim, lenograstim, lipegfilgrastim e pegfilgrastim Fonte: AIFA 30/07/2018 Nuove e importanti informazioni su tutti i medicinali contenenti i fattori stimolanti le colonie granulocitarie (G-CSF) e del rischio di aortite in pazienti trattati con gli G-CSF: filgrastim, pegfilgrastim, lenograstim e lipegfilgrastim. Sono stati segnalati casi rari di aortite in seguito a somministrazione di G-CSF in soggetti sani e in pazienti oncologici. Tra i sintomi vi sono febbre, dolore addominale, malessere, dolore dorsale e aumento dei marcatori dell’infiammazione (per es., proteina C-reattiva e conta dei leucociti). Nella maggior parte dei casi, l’aortite è stata diagnosticata con tomografia computerizzata (TC) e si è generalmente risolta dopo l’interruzione del G-CSF. Informare il paziente dei segni e dei sintomi dell’aortite e istruirli sulla necessità di informare il medico se accusano febbre, dolore addominale, malessere e dolore alla schiena. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-filgrastim-lenograstim-lipegfilgrastim-e-pegfilgrastim-300720 Comunicazioni EMA su Xofigo Fonte: AIFA 27/07/2018 e 13/07/2018 L’Agenzia Europea per i medicinali ha concluso la revisione del medicinale antitumorale Xofigo (radio-223 dicloruro) e ha raccomandato di limitarne l’uso ai pazienti che sono stati sottoposti a due precedenti trattamenti per il carcinoma prostatico metastatico o che non possono ricevere altri trattamenti. Xofigo non deve inoltre essere utilizzato in associazione con Zytiga (abiraterone acetato) e con i corticosteroidi prednisone o prednisolone. Il medicinale non deve essere usato con altre terapie oncologiche sistemiche, ad eccezione dei trattamenti per mantenere ridotti i livelli di ormone maschile. Inoltre Xofigo non deve essere usato in pazienti che non presentano sintomi, in linea con l’indicazione attuale e l’uso non è raccomandato nei pazienti con un limitato numero di metastasi ossee. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xofigo-27072018 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xofigo-13072018 Comunicazioni EMA su medicinali contenenti il principio attivo valsartan Fonte: AIFA 17/07/2018 e 06/07/2018 E’ attualmente in corso la revisione da parte dell’ Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) dei medicinali a base di valsartan in relazione a un’impurezza riscontrata nella sostanza attiva prodotta da Zhejiang Huahai Pharmaceuticals. L’impurezza, N-nitrosodimetilammina (NDMA), è classificata come probabile cancerogeno per l’uomo, in base ai risultati di test di laboratorio e potrebbe causare il cancro nell’uso a lungo termine. Nelle ultime due settimane, le autorità sanitarie nazionali hanno richiamato i medicinali contenenti valsartan prodotti da Zhejiang Huahai e questi medicinali non devono essere più disponibili nelle farmacie di tutta l’Unione Europea. Anche se è necessaria un’ulteriore valutazione, non vi è un rischio immediato e i pazienti che assumono valsartan sono invitati a non interrompere i trattamenti a meno che non siano stati consigliati di farlo dal loro farmacista o dal medico. Gli operatori sanitari devono seguire i consigli specifici delle autorità sanitarie nazionali in merito ai medicinali nel loro paese. È ancora troppo presto per fornire informazioni sul rischio a lungo termine che NDMA potrebbe avere comportato per i pazienti. L’EMA considera questo aspetto della revisione una priorità e aggiornerà il pubblico non appena saranno disponibili nuove informazioni. L’EMA consulterà esperti di tossicologia per meglio comprendere l’impatto che l’uso dei medicinali contenenti l’impurezza NDMA potrebbe avere sui pazienti. La revisione cercherà anche di stabilire per quanto tempo e a quali livelli i pazienti potrebbero essere stati esposti a NDMA. NDMA è un’impurezza imprevista che non è stata rilevata dai test di routine effettuati da Zhejiang Huahai. EMA sta ora raccogliendo i dettagli dei processi di produzione dell’azienda, a seguito di modifiche introdotte nel 2012, che si ritiene abbiano prodotto NDMA come prodotto secondario. L’EMA sta anche lavorando a stretto contatto con le autorità nazionali per valutare se altri medicinali a base di valsartan (diversi da quelli già richiamati) possano contenere la stessa impurezza. Ulteriori informazioni sulla revisione di valsartan, comprese le domande rivolte alle aziende, sono disponibili sul sito web dell’EMA. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-il-principio-attivo-valsartan-17072018 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-il-principio-attivo-valsartan-06072018 Nota Informativa Importante su Keytruda (pembrolizumab) Fonte: AIFA 09/07/2018 I dati preliminari derivanti da uno studio clinico in corso (KEYNOTE-361) mostrano una ridotta sopravvivenza con KEYTRUDA in monoterapia rispetto alla chemioterapia standard, quando utilizzato come trattamento di prima linea in pazienti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, il cui tumore presenta una bassa espressione del ligando 1 della proteina della morte programmata (PD-L1). Di conseguenza, l’indicazione terapeutica di KEYTRUDA per il trattamento del carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico è stata ristretta ai pazienti adulti non eleggibili alla chemioterapia contenente cisplatino e il cui tumore esprime PD-L1 con combined positive score (CPS) ≥ 10. L’indicazione terapeutica di KEYTRUDA per il trattamento del carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, negli adulti che hanno ricevuto una precedente chemioterapia contenente platino rimane invariata. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-keytruda-pembrolizumab-09072018 Nota Informativa Importante su levetiracetam (Keppra®) Fonte: AIFA 09/07/2018 Da una rivalutazione cumulativa dei dati su donne in gravidanza esposte a levetiracetam (Keppra®) in monoterapia (più di 1.800, tra le quali in oltre 1.500 l’esposizione si è verificata durante il 1° trimestre) non è emerso un aumento nel rischio di malformazioni congenite maggiori. Tuttavia, questi dati non sono sufficienti per escludere completamente un rischio teratogeno. Il trattamento con levetiracetam (Keppra®) deve essere sempre riconsiderato da uno specialista nel momento in cui una paziente con epilessia sta pianificando una gravidanza e le pazienti devono essere informate dei rischi noti. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-levetiracetam-keppra®-09072018 Nota Informativa Importante su Tecentriq (atezolizumab) Fonte: AIFA 09/07/2018 I dati preliminari provenienti da uno studio clinico in corso (IMvigor130) mostrano una ridotta sopravvivenza con Tecentriq in monoterapia rispetto alla chemioterapia a base di platino, quando usato come trattamento di prima linea in pazienti affetti da carcinoma uroteliale con bassa espressione della proteina PD-L1. Di conseguenza, si applica una restrizione dell’indicazione terapeutica di Tecentriq come trattamento di prima linea per il carcinoma uroteliale. Tecentriq in monoterapia è indicato nel trattamento di pazienti adulti con carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, dopo una precedente chemioterapia contenente platino o che sono considerati non eleggibili al cisplatino e il cui tumore presenta un’espressione di PD-L1 ≥ 5%. L’uso di Tecentriq dopo una precedente chemioterapia rimane invariato. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-tecentriq-atezolizumab-09072018 Comunicazione EMA sui medicinali a base di lisati batterici Fonte: AIFA 02/07/2018 L’EMA ha avviato una revisione sui medicinali a base di lisati batterici, su richiesta dall’ Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), a seguito della pubblicazione di recenti studi che hanno sollevato dubbi sull’efficacia dei lisati batterici nella riduzione del numero e della gravità delle infezioni respiratorie negli adulti e nei bambini che soffrono di infezioni ripetute. Inoltre, in casi molto rari, è noto che questi medicinali causano gravi effetti collaterali legati al sistema immunitario. L’EMA revisionerà tutte le informazioni disponibili e raccomanderà se mantenere, variare o sospendere l’autorizzazione al commercio di questi medicinali in tutta l’UE. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-lisati-batterici-02072018 Comunicazione EMA sui medicinali a base di amido idrossietilico (HES) Fonte: AIFA 02/07/2018 Il CMDh ha stabilito che le soluzioni per infusione a base di amido idrossietilico (HES) debbano rimanere sul mercato a condizione che sia implementata una combinazione di misure aggiuntive per proteggere i pazienti. Ciò fa seguito ad ulteriori riflessioni, in consultazione con gli Stati membri dell’Unione Europea, sull’opportunità di introdurre nuove misure che possano ridurre efficacemente i rischi associati a questi medicinali. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-amido-idrossietilico-hes-02072018 - 31/07/2018
- Carbetocina termostabile versus ossitocina Un trial di non inferiorità, randomizzato e in doppio cieco, condotto dall’Organizzazione mondiale della Sanità li confronta nella prevenzione delle emorragie post-partum. L’emorragia post-partum è la più frequente causa di morte materna. L’ossitocina è la terapia standard nella prevenzione dell’emorragia post-partum, ma richiede la conservazione al freddo (2-8° C), che non è possibile in molti paesi del mondo. Un grande trial ha confrontato una nuova formulazione termostabile della carbetocina con l’ossitocina. Metodi È stato condotto un trial di non inferiorità, randomizzato e in doppio cieco, che ha confrontato la carbetocina termostabile (alla dose di 100 μg, iniezioni intramuscolo) con l’ossitocina (dose di 10 IU), somministrate subito dopo il parto naturale alle donne che hanno partorito in 23 centri di 10 paesi. Per mantenere il doppio cieco, entrambi i farmaci sono stati conservati al freddo. Esiti primari: la percentuale di donne con perdita ematica ≥ 500 ml o l’uso di agenti uterotonici aggiuntivi e la percentuale di donne con perdita ematica ≥ 1000 ml. I margini di non inferiorità per i rischi relativi di questi esiti erano, rispettivamente, 1.16 e 1.23. Risultati In totale, sono state arruolate nello studio 29.645 donne. La frequenza della perdita ematica ≥ 500 ml o l’uso di agenti uterotonici aggiuntivi è stata 14.5% nel gruppo carbetocina e 14.4% nel gruppo ossitocina (rischio relativo 1.01; IC 95% 0.95-1.06), un risultato coerente con la non inferiorità. La frequenza della Perdita ematica ≥1000 ml era 1.51% nel gruppo carbetocina e 1.45% nel gruppo ossitocina (rischio relativo 1.04; IC 95% 0.87-1.25), con l’Intervallo di Confidenza che ha superato il margine di non inferiorità. Uso di agenti uterotonici aggiuntivi, interventi per arrestare l’emorragia ed eventi avversi non differivano trai gruppi. Conclusioni La carbetocina termostabile è risultata non inferiore all’ossitocina nella prevenzione delle emorragie post-partum ≥ 500 ml o l’uso di agenti uterotonici aggiuntivi. La non inferiorità non è stata dimostrata per le perdite ematiche ≥1000 ml; il basso tasso di eventi per questo esito ha ridotto la potenza del trial. Finanziato da Merck Sharpe & Dohme; CHAMPION Australian New Zealand Clinical Trials Registry N. ACTRN12614000870651 ; EudraCT N. 2014-004445-26 ; Clinical Trials Registry-India N. CTRI/2016/05/006969. N Engl J Med. 2018 Jun 27. doi: 10.1056/NEJMoa1805489. [Epub ahead of print] Heat-Stable Carbetocin versus Oxytocin to Prevent Hemorrhage after Vaginal Birth. Widmer M, Piaggio G, Nguyen TMH, Osoti A, Owa OO, Misra S, Coomarasamy A, Abdel-Aleem H, Mallapur AA, Qureshi Z, Lumbiganon P, Patel AB, Carroli G, Fawole B, Goudar SS, Pujar YV, Neilson J, Hofmeyr GJ, Su LL, Ferreira de Carvalho J, Pandey U, Mugerwa K, Shiragur SS, Byamugisha J, Giordano D, Gülmezoglu AM; WHO CHAMPION Trial Group. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1805489 http://www.who.int/news-room/detail/27-06-2018-who-study-shows-drug-could-save-thousands-of-women’s-lives - 25/07/2018
- Rivaroxaban versus aspirina Lo studio NAVIGATE ESUS li confronta nella prevenzione dell’ictus embolico di origine indeterminata. Gli ictus embolici di origine indeterminata costituiscono il 20% degli ictus ischemici e sono associati ad un alto tasso di recidiva. Obiettivi Verificare se il trattamento anticoagulante con rivaroxaban, un inibitore orale del fattore Xa, sia correlato a minor rischio di recidiva, rispetto all’aspirina. Metodi Sono state confrontate l’efficacia e la sicurezza di rivaroxaban (15 mg/ die) rispetto all’aspirina (100 mg/ die) per la prevenzione dell’ictus ricorrente in pazienti con ictus ischemico recente, presumibilmente da embolia cerebrale, ma senza stenosi arteriosa o causa individuata della cardioembolia. Esito primario di efficacia: prima recidiva di ictus ischemico o emorragico o embolia sistemica, in un’analisi time-to-event. Esito primario di sicurezza: tasso di sanguinamento maggiore. Risultati Sono stati arruolati 7.213 partecipanti, in 459 centri; 3.609 pazienti sono stati assegnati casualmente a ricevere rivaroxaban e 3.604 a ricevere aspirina. Il trial è stato interrotto anticipatamente a causa della mancanza di beneficio per il rischio di ictus e del rischio di sanguinamento associato a rivaroxaban. A quella data, i pazienti erano stati seguiti, in media, per 11 mesi. L’esito primario di efficacia si è verificato in 172 pazienti del gruppo rivaroxaban (tasso annuo 5.1%) e in 160 del gruppo aspirina (tasso annuo 4.8%; hazard ratio 1.07; IC 95% 0.87-1.33; P=0.52). La recidiva di ictus ischemico si è verificata in 158 pazienti del gruppo rivaroxaban (tasso annuo 4.7%) e in 156 del gruppo aspirina (tasso annuo 4.7%). Si sono verificati episodi di sanguinamento maggiore in 62 pazienti del gruppo rivaroxaban (tasso annuo 1.8%) e in 23 del gruppo aspirina (tasso annuo 0.7%; hazard ratio 2.72; IC 95% 1.68- 4.39; P<0.001). Conclusioni Rivaroxaban non è risultato superiore all’aspirina nella prevenzione dell’ictus ricorrente, dopo un primo ictus embolico di origine indeterminata ed era associato a maggior rischio di sanguinamento. Studio finanziato da Bayer e Janssen; NAVIGATE ESUS (New Approach Rivaroxaban Inhibition of Factor Xa in a Global Trial versus ASA to Prevent Embolism in Embolic Stroke of Undetermined Source). ClinicalTrials.gov N. NCT02313909 N Engl J Med. 2018 Jun 7;378(23):2191-2201. doi: 10.1056/NEJMoa1802686. Epub 2018 May 16. Rivaroxaban for Stroke Prevention after Embolic Stroke of Undetermined Source. Hart RG, Sharma M, Mundl H, Kasner SE, Bangdiwala SI, Berkowitz SD, Swaminathan B, Lavados P, Wang Y, Wang Y, Davalos A, Shamalov N, Mikulik R, Cunha L, Lindgren A, Arauz A, Lang W, Czlonkowska A, Eckstein J, Gagliardi RJ, Amarenco P, Ameriso SF, Tatlisumak T, Veltkamp R, Hankey GJ, Toni D, Bereczki D, Uchiyama S, Ntaios G, Yoon BW, Brouns R, Endres M, Muir KW, Bornstein N, Ozturk S, O’Donnell MJ, De Vries Basson MM, Pare G, Pater C, Kirsch B, Sheridan P, Peters G, Weitz JI, Peacock WF, Shoamanesh A, Benavente OR, Joyner C, Themeles E, Connolly SJ; NAVIGATE ESUS Investigators. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1802686 - 23/07/2018
- L’aspirina nella prevenzione di eventi cardiovascolari e cancro colonrettale Una valutazione dell’efficacia in base a peso corporeo e dose, nei pazienti di trial randomizzati. L’aspirina, utilizzata nella prevenzione a lungo termine degli eventi cardiovascolari ad un dosaggio standard per tutti i pazienti, può risultare sottodosata nei pazienti a maggiore peso corporeo e sovradosata in altri e produrre scarsi benefici e questo si può verificare anche per altri esiti. Metodi Utilizzando i dati individuali dei pazienti, è stata analizzata l’influenza di peso corporeo (per fasce di 10 kg) e altezza (per fasce di 10 cm) sull’efficacia del basso dosaggio (≤100 mg) e delle dosi maggiori (300–325 mg o ≥500 mg) di aspirina, nella prevenzione cardiovascolare. I risultati sono stati stratificati per età, sesso e fattori di rischio cardiovascolare e sono stati validati in trial sull’aspirina nella prevenzione secondaria dell’ictus. Inoltre, è stato valutato se qualche dipendenza da peso e altezza fosse evidente nell’effetto protettivo dell’aspirina dal rischio a 20 anni del cancro colon-rettale o di qualsiasi altro tipo di cancro . Risultati Su 10 trial eleggibili dell’aspirina nella prevenzione primaria (che includevano 117.279 partecipanti), il peso corporeo variava di 4 volte ed il peso medio del trial variava da 60 kg ad 81.2 kg (p<0.0001). La capacità dell’aspirina di ridurre gli eventi cardiovascolari diminuiva con l’aumento del peso (P per l’interazione =0.0072), con benefici visti per persone con peso 50–69 kg (hazard ratio [HR] 0.75 [IC 95% 0.65–0.85]) ma non in quelli che pesano ≥70 kg (0.95 [0.86–1.04]; 1.09 [0.93–1.29] per morte vascolare). Inoltre, il tasso di letalità di un primo evento cardiovascolare era aumentato dalla bassa dose dell’aspirina in persone ≥70 kg (odds ratio 1.33 [IC 95% 1.08–1.64], p=0.0082). Le dosi più alte (≥325 mg) avevano l’interazione opposta con il peso corporeo (differenza P interazione =0.0013), riducendo gli eventi cardiovascolari solo a pesi maggiori (P interazione =0.017). I risultati erano simili negli uomini e nelle donne, nei pazienti diabetici, nei trial dell’aspirina nella prevenzione secondaria e in relazione all’altezza (P interazione =0.0025 per gli eventi cardiovascolari). Anche le riduzioni nel rischio a lungo termine di cancro del colon-retto, mediate dall’aspirina, erano dipendenti dal peso (P interazione =0.038). La stratificazione per dimensione corporea ha rivelato danni causati dal dosaggio eccessivo: il rischio di morte improvvisa era aumentato dall’aspirina in persone a basso peso per dose (P interazione =0.0018) ed il rischio di morte per tutte le cause era aumentato nelle persone che pesavano ≤ 50 kg e ricevevano 75–100 mg di aspirina (HR 1.52 [IC 95% 1.04–2.21], p=0.031). Nei partecipanti ≥ 70 anni, anche il rischio di cancro a 3 anni era aumentato dall’aspirina (1.20 [1.03–1.47], p=0.02), in particolare, in quelli con peso ≤ 70 kg (1.31 [1.07–1.61], p=0.009) e di conseguenza nelle donne (1.44 [1.11–1.87], p=0.0069). Conclusioni L’aspirina a basso dosaggio (75–100 mg) è risultata efficace nella prevenzione degli eventi vascolari solo nei pazienti con peso ≤ 70 kg e non dava benefici nell’80% degli uomini e circa nel 50% delle donne con peso ≥ 70 kg. Al contrario, dosi più alte di aspirina erano efficaci solo in pazienti ≥ 70 kg. Dal momento che gli effetti dell’aspirina anche su altri esiti, incluso il cancro, hanno mostrato di variare con la dimensione corporea, la pratica di usare un unico dosaggio per tutti i pazienti è improbabile che possa costituire l’approccio ottimale: sarebbe opportuna una strategia tagliata su misura del paziente. Published Online July 12, 2018 http://dx.doi.org/10.1016/ S0140-6736(18)31133-4. Effects of aspirin on risks of vascular events and cancer according to bodyweight and dose: analysis of individual patient data from randomised trials. Rothwell PM, Cook NR, Gaziano JM, Price JF, Belch JFF, MD, Roncaglioni MC, Morimoto T, Mehta Z. https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(18)31133-4/fulltext - 23/07/2018
- Reazioni avverse a farmaco in età pediatrica Uno studio di Farmacovigilanza attiva analizza le cause di accesso al Pronto Soccorso dell’Ospedale Universitario pediatrico Meyer di Firenze. Obiettivi Descrivere la frequenza, prevenibilità e gravità delle reazioni avverse a farmaco (adverse drug reaction ADR) nei bambini, come causa di accesso al Pronto Soccorso e valutare l’associazione tra determinati fattori specifici e ADR. Metodi È stata condotta un’analisi retrospettiva delle segnalazioni di sospette ADR raccolte, tra il 1° gennaio 2012 ed il 31 dicembre 2016, nel Pronto Soccorso dell’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Sono stati valutati dati demografici, condizioni cliniche, farmaci sospetti, descrizione dell’ADR e gravità. È stata utilizzzata la regressione logistica per stimare gli odds ratio di segnalazione (ROR), con Intervallo di Confidenza al 95%, dei potenziali predittori di gravità. Risultati In 5 anni, sono state osservate 834 ADR (1.100 coppie farmaco-ADR), 239 gravi, 224 delle quali hanno causato ricovero. I pazienti erano, generalmente, trattati con 1 farmaco. Trai pazienti trattati con ≥ 1 farmaco, 78 ADR potevano essere dovute ad interazioni farmacologiche. Le ADR segnalate con maggiore frequenza erano relative al sistema gastrointestinale. La classe di farmaci più frequentemente interessata era la classe ATC J Antinfettivi ad uso sistemico, esclusi i vaccini J07. Il rischio di reazioni avverse gravi era significativamente più basso nei bambini e nei neonati, rispetto agli adolescenti (ROR 0.41 [IC 95% 0.27-0.61] e 0.47 [0.32-0.71], rispettivamente) ed aumentava in maniera significativa nei soggetti esposti a ≥ 1 farmaco (ROR 1.87 [1.33-2.62] e 3.01 [2.07-4.37] per i soggetti esposti rispettivamente a 2 farmaci e ≥ 3). Genere, interazioni ed uso off-label non influenzavano il rischio di ADR gravi. Conclusioni Le reazioni averse gravi (adverse drug reaction ADR) sono eventi clinici rilevanti, nei bambini e costituiscono una sfida per i pediatri e per tutto il sistema sanitario. Questo lavoro ha approfondito i fattori che possono aumentare il rischio di reazioni avverse gravi in età pediatrica. In futuro, studi multicentrici su grandi campioni possono indagare specifici contesti pediatrici a rischio, come l’oncologia, l’ematologia, la neurologia, ecc. per valutare meglio l’impatto delle ADR e l’effetto di interventi preventivi programmati. In questo contesto, la sorveglianza attiva in Farmacovigilanza può costituire una strategia efficace per stimare e caratterizzare il carico clinico delle ADR nei bambini, con l’obiettivo finale di migliorare l’appropriatezza prescrittiva nella fragile popolazione pediatrica. BMC Pharmacol Toxicol. 2018 Apr 16;19(1):16. doi: 10.1186/s40360-018-0207-4. Characterization of serious adverse drug reactions as cause of emergency department visit in children: a 5-years active pharmacovigilance study. Lombardi N, Crescioli G, Bettiol A, Marconi E, Vitiello A, Bonaiuti R, Calvani AM, Masi S, Lucenteforte E, Mugelli A, Giovannelli L, Vannacci A. https://bmcpharmacoltoxicol.biomedcentral.com/articles/10.1186/s40360-018-0207-4 - 19/07/2018
- Warfarin e rischio di sanguinamento Meta-analisi e indagine su una coorte italiana di anziani politrattati ad alto rischio. Obiettivi Stimare la quota degli episodi di sanguinamento verificatisi tra gli utilizzatori di warfarin e attribuibili all’uso concomitante di altri farmaci. È descritto un approccio generale per misurare l’impatto dell’inappropriatezza prescrittiva sulle reazioni avverse a farmaco (ADR), nella popolazione. Metodi È stata condotta una meta-analisi per calcolare il rischio relativo di sanguinamento associato all’uso concomitante di warfarin e altri farmaci, rispetto al warfarin da solo. È stata condotta una ricerca sulla popolazione, su una coorte italiana di pazienti cardiopatici ≥ 65 anni, per stimare la prevalenza dell’uso concomitante di warfarin e altri farmaci. La frazione attribuibile alla popolazione è stata calcolata combinando i dati sul rischio relativo e la prevalenza dell’uso concomitante. Risultati L’uso concomitante di warfarin e bactrim, amiodarone, chinoloni, macrolidi, inibitori dell’aggregazione piastrinica, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, FANS e ipolipemizzanti era associato ad aumentato rischio di sanguinamento. Le corrispondenti frazioni attribuibili erano 3% (IC 95% 2-4%), 21% (1-41%), 21% (17-25%), 9% (8-10%), 14% (12-16%), 6% (5-8%), 10% (1-20%) e 8% (0-18%), rispettivamente. Conclusioni Oltre la metà degli eventi di sanguinamento verificatisi tra pazienti fragili trattati con warfarin è attribuibile all’uso concomitante di determinati farmaci. Poiché alcuni di questi sono essenziali per il trattamento o la prevenzione di condizioni cardiovascolari e l’uso concomitante col warfarin può essere accettabile in determinati casi, è necessario un adeguato monitoraggio del Rapporto Internazionale Normalizzato (International Normalized Ratio INR) e l’aggiustamento della dose del warfarin. Eur J Clin Pharmacol. 2018 May 7. doi: 10.1007/s00228-018-2467-8. [Epub ahead of print] Bleeding events attributable to concurrent use of warfarin and other medications in high-risk elderly: meta-analysis and Italian population-based investigation. Comoretto RI, Rea F, Lucenteforte E, Mugelli A, Trifirò G, Cascini S, Roberto G, Chinellato A, Filippelli A, Corrao G; Italian Group for Appropriate Drug prescription in the Elderly (I-GrADE). https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-018-2467-8 - 18/07/2018
- Modernizzare la formazione in Farmacovigilanza per gli operatori sanitari Una revisione della letteratura. Obiettivi La formazione in Farmacovigilanza è necessaria, dal momento che le reazioni avverse a farmaco (Adverse Drug Reaction ADR) costituiscono un grave problema sanitario e causano ai pazienti patologie, che potrebbero essere evitate e ricoveri ospedalieri. Gli operatori sanitari hanno scarsa consapevolezza della Farmacovigilanza e della segnalazione delle ADR e solo pochi interventi hanno effetti durevoli sulla loro conoscenza. È necessario che i futuri operatori sanitari acquisiscano un adeguato set di competenze per prescrivere, dispensare e monitorare i farmaci in maniera appropriata. Gli autori hanno voluto verificare le competenze in Farmacovigilanza e nella segnalazione delle ADR degli studenti in materie sanitarie, per individuare interventi educativi efficaci. Metodi È stata condotta una ricerca sui data-base PubMed, EMBASE, Cochrane, CINAHL, PsycINFO ed ERIC usando i termini “pharmacovigilance“, “students” ed “education“. Risultati Sono stati inclusi 5 studi trasversali e 14 interventistici su studenti perlopiù di medicina e farmacia. Le intenzioni e l’atteggiamento nei confronti della segnalazione di ADR erano generalmente positivi, sebbene gli studenti, per la maggior parte, non si sentissero adeguatamente preparati, avessero perso il corso su questo argomento e non avessero nozioni di base. Benché quasi tutti gli studenti avessero osservato delle ADR durante il giro di visite cliniche, solo pochi le avevano realmente segnalate. Gli interventi educativi erano costituiti principalmente da lezioni, talvolta accompagnate da piccoli gruppi di lavoro interattivi. La maggior parte degli interventi ha prodotto un aumento immediato delle conoscenze, cui si può aggiungere un effetto a lungo termine non noto. Le iniziative di apprendimento nella vita reale hanno mostrato che gli studenti sono capaci di contribuire alla cura dei pazienti e contemporaneamente accrescere la preparazione e le competenze nella segnalazione delle ADR. Conclusioni C’è un urgente bisogno di migliorare ed innovare la formazione in Farmacovigilanza degli studenti in materie sanitarie. L’organizzazione di training di Farmacovigilanza nella vita reale può servire ad aumentare le competenze degli studenti su queste tematiche e, contemporaneamente, fornire un aiuto agli operatori sanitari per l’adempimento dell’obbligo di segnalazione delle sospette ADR, che osservano. Eur J Clin Pharmacol. 2018 Jun 20. doi: 10.1007/s00228-018-2500-y. [Epub ahead of print] Urgent need to modernize pharmacovigilance education in healthcare curricula: review of the literature. Reumerman M, Tichelaar J, Piersma B, Richir MC, van Agtmael MA. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-018-2500-y - 18/07/2018
- IPP nei pazienti con cirrosi Una guida all’uso sicuro basata sulla letteratura e le informazioni sul prodotto. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono trai farmaci più usati, anche nei pazienti con cirrosi epatica. Sono metabolizzati ampiamente nel fegato, ma mancano indicazioni pratiche sulla prescrizione nei pazienti cirrotici. Obiettivo di questo lavoro è definire indicazioni pratiche per l’uso sicuro degli IPP nei pazienti con cirrosi. Metodi Una ricerca sistematica della letteratura ha identificato gli studi sulla sicurezza (per esempio sugli eventi avversi) e la farmacocinetica degli IPP nei pazienti cirrotici. Le evidenze provenienti da questi lavori e i dati dalle informazioni del prodotto sono stati revisionati da un gruppo di esperti, che ha classificato i farmaci in base al livello di sicurezza (sicuro; nessun rischio aggiuntivo noto; rischi aggiuntivi noti; non sicuro; non conosciuto). La guida all’uso sicuro riguarda l’uso orale degli IPP e tiene conto della gravità della cirrosi, secondo la classificazione Child-Turcotte-Pugh (CTP). Risultati Sono stati inclusi 69 studi. Esomeprazolo, omeprazolo e rabeprazolo sono stati messi nella categoria senza rischi aggiuntivi noti. Per i pazienti con cirrosi A e B della classificazione CTP, è consigliata una riduzione della dose massima. Per i pazienti con cirrosi C della classificazione CTP, l’unico IPP consigliato è l’esomeprazolo ad un dosaggio massimo di 20 mg/ die. Pantoprazolo e lansoprazolo sono stati classificati come non sicuri, perché l’esposizione è dalle 4 alle 8 volte maggiore. L’uso degli inibitori della pompa protonica nei pazienti cirrotici è stato associato allo sviluppo di infezioni ed encefalopatia epatica e deve essere considerato attentamente. Conclusioni Questo lavoro suggerisce l’uso di esomeprazolo, omeprazolo o rabeprazolo nei pazienti con cirrosi A o B della scala Child-Turcotte-Pugh e solo l’esomeprazolo nei pazienti con livello C. È importante tenere conto anche dei cambiamenti nella farmacocinetica, prima di prescrivere inibitori della pompa protonica ai pazienti cirrotici, che sono particolarmente fragili. Br J Clin Pharmacol. 2018 Aug;84(8):1806-1820. doi: 10.1111/bcp.13615. Epub 2018 Jun 7. Safe use of proton pump inhibitors in patients with cirrhosis. Weersink RA, Bouma M, Burger DM, Drenth JPH, Harkes-Idzinga SF, Hunfeld NGM, Metselaar HJ, Monster-Simons MH, van Putten SAW, Taxis K, Borgsteede SD. https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/bcp.13615 - 17/07/2018
- L’uso dei farmaci in Italia L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto OsMed 2017. Il Rapporto delinea un quadro dell’uso dei farmaci in Italia, mediante i dati del flusso OsMed, per i consumi in assistenza convenzionata; utilizza i dati del flusso della Tracciabilità del Farmaco per analizzare i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie e la spesa a carico del cittadino, nelle farmacie territoriali. L’analisi delle prescrizioni per età e genere è, invece, basata sui dati provenienti dal flusso della Tessera Sanitaria di 6 Regioni (Lombardia, Veneto, Lazio, Toscana, Campania e Puglia), che costituiscono un campione di oltre il 55% della popolazione italiana. Nel 2017, la spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata di 29,8 miliardi di euro (per il 75% rimborsata dal SSN) in media, circa 492 euro per ogni cittadino italiano. La spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica e privata, è stata di 21.715 milioni di euro, -1,4% rispetto all’anno precedente. La spesa territoriale pubblica è stata di 12.909 milioni di euro (-6,5% rispetto al 2016) e costituisce il 59,4% della spesa farmaceutica territoriale. La spesa a carico dei cittadini ha, invece, registrato un aumento del 7,1%, rispetto al 2016. La spesa territoriale media è stata di 249 euro pro capite, a livello nazionale. Il valore più basso si è registrato nella Provincia di Bolzano (176,5 euro), quello più alto nella Regione Campania e nella Regione Puglia (297,9 euro). In regime di assistenza convenzionata, la spesa lorda pro capite è stata di 171,96 euro, i consumi giornalieri in termini di dosi sono stati 972,7 DDD/1000 abitanti/ die; in Sardegna, rispettivamente 181,58 euro e 1.010,4 DDD/1000 ab/ die. La spesa farmaceutica delle strutture sanitarie pubbliche è stata pari a 12,1 miliardi di euro (-0,7% rispetto al 2016) in media, 194,58 euro pro capite a livello nazionale, con il valore più basso in Valle d’Aosta (139,40) e quello più alto in Sardegna (239,64). Si è registrata una prevalenza d’uso dei farmaci del 66,1%, in media, del 61,8% per gli uomini e del 70,2% per le donne. Per quanto riguarda la distribuzione nelle diverse fasce di età, la prevalenza d’uso dei farmaci passa da circa il 50% nella popolazione fino ai 54 anni a oltre il 95% nella popolazione anziana con età superiore ai 74 anni. Analoga distribuzione per fascia d’età hanno spesa e consumi: i consumi passano da circa 400 dosi nella fascia compresa tra i 40 e i 50 anni a oltre 3.000 nella popolazione ultrasettantacinquenne. Nella popolazione geriatrica si registra, complessivamente, l’assunzione di un numero medio di 9,7 sostanze diverse per utilizzatore. Le categorie terapeutiche maggiormente prescritte in questa popolazione sono quelle dei farmaci per l’apparato cardiovascolare, dei medicinali antimicrobici per uso sistemico e dei medicinali per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo. Nella popolazione pediatrica, dove sono state registrate 2,1 prescrizioni e 2,2 confezioni di farmaci per assistibile, le categorie maggiormente prescritte sono state gli antimicrobici per uso sistemico e i farmaci dell’apparato respiratorio. La prima categoria di farmaci, in termini di spesa, è quella degli antineoplastici e immunomodulatori con 5.064 milioni di euro, seguono i farmaci dell’apparato cardiovascolare con 3.548 milioni. In termini di consumo, si confermano al primo posto i farmaci dell’apparato cardiovascolare con 484,2 DDD/1000 ab/ die, seguono i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo (183 DDD/1000 ab/ die) e i farmaci del sangue ed organi emopoietici (125,4 DDD/1000 ab/ die). I farmaci equivalenti hanno rappresentato il 15,2% della spesa e il 27,7% dei consumi, con Pantoprazolo, colecalciferolo, atorvastatina e amoxicillina in associazione con acido clavulanico primi principi attivi a brevetto scaduto in termini di spesa convenzionata. La spesa per farmaci orfani a carico del SSN è stata nell’anno 2017 di circa 1,6 miliardi di euro, corrispondente al 7,2% della spesa complessiva. L’area terapeutica in cui si concentra maggiormente è quella delle leucemie, seguita da linfomi e mielomi. Nell’anno 2017, la spesa per i farmaci innovativi è stata pari a 1,6 miliardi di euro con una riduzione del 38,0% rispetto al 2016 . Sul versante dei consumi, nel 2017 sono state dispensate 13,4 milioni di dosi giornaliere, +11,7% rispetto al 2016. Il rapporto fornisce anche dati sui registri di monitoraggio. Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2017. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2018. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto_OsMed_2017_AIFA.pdf - 17/07/2018
- Paracetamolo nella prevenzione del danno renale acuto Uno studio di coorte retrospettivo su pazienti pediatrici sottoposti a chirurgia cardiaca. Il danno renale acuto (Acute Kidney Injury AKI) è una complicazione grave e frequente, nei pazienti pediatrici sottoposti a chirurgia cardiaca ed è associata ad aumentata morbilità, mortalità e a prolungamento del ricovero ospedaliero. Le attuali strategie sono focalizzate sulla riduzione del rischio e sulla diagnosi precoce, poiché non si conoscono, al momento, farmaci che possano essere utilizzati con successo per la prevenzione o per il trattamento. La chirurgia cardiaca e il bypass cardiopolmonare causano la lisi degli eritrociti, il rilascio di emoglobina libera e contribuiscono a causare lesioni ossidative. Il paracetamolo può prevenire il danno renale acuto riducendo lo stato di ossidazione dell’emoglobina libera. Obiettivi Verificare l’ipotesi che l’esposizione post-operatoria precoce al paracetamolo sia associata a ridotto rischio di danno renale acuto, nei pazienti pediatrici sottoposti a chirurgia cardiaca. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo. Setting: due ospedali pediatrici terziari di riferimento. Partecipanti: 2 coorti (primaria e di validazione), che includevano bambini ≥ 28 giorni, ricoverati per un intervento cardiaco tra il 1 luglio 2008 ed il 1 giugno 2016. Criteri di esclusione erano l’ossigenazione extracorporea a membrana e una misurazione della creatinina sierica non adeguata per diagnosticare la condizione di danno renale acuto. Esposizioni: paracetamolo entro 48 ore dall’intervento. Principali esiti e misure Danno renale acuto: aumento della creatinina sierica ≥0.3 mg/dL dal livello basale o almeno 1.5 volte in più del livello basale [per convertire a micromoli per litro (µmol/L) moltiplicare per 88.4] nella prima settimana dopo l’intervento. Risultati La coorte primaria (n = 666) aveva un’età media di 6.5 mesi (range interquartile [IQR], 3.9-44.7) e 341 (51.2%) avevano AKI. Nell’analisi non aggiustata, i bambini con AKI avevano dosi medie di paracetamolo più basse di quelli senza AKI (47 [IQR, 16-88] vs 78 [IQR, 43-104] mg/kg, P < .001). Nell’analisi aggiustata (per età, tempo dal bypass cardiopolmonare, ampiezza della distribuzione degli eritrociti, ipotensione post-operatoria, esposizione a nefrotossine e aggiustamento del rischio per punteggio per chirurgia su cardiopatie congenite) l’esposizione al paracetamolo è risultata protettiva contro il danno renale acuto post-operatorio (odds ratio, 0.86 [IC 95% 0.82-0.90] per ogni dose aggiuntiva di 10 mg/kg). I risultati sono stati replicati nella coorte di validazione (n = 333), che aveva un’età media di 14.1 mesi (IQR, 3.9-158.2), dove 162 (48.6%) avevano AKI. Le dosi di paracetamolo erano 60 mg/kg (IC 95% 40-87) nei bambini con AKI vs 70 mg/kg (IC 95% 45-94) in quelli senza (P = .03), con odds ratio aggiustato 0.91 (IC 95% 0.84-0.99) per ogni dose aggiuntiva di 10 mg/kg. Conclusioni I risultati indicano che la precoce esposizione post-operatoria al paracetamolo può essere associata a minor rischio di danno renale acuto (Acute Kidney Injury AKI), nei pazienti pediatrici sottoposti a chirurgia cardiaca. Sono necessarie ulteriori indagini, possibilmente un trial prospettico randomizzato, per confermare l’efficacia del paracetamolo nella prevenzione del danno renale acuto. JAMA Pediatr. 2018 May 14. doi: 10.1001/jamapediatrics.2018.0614. [Epub ahead of print] Association Between Early Postoperative Acetaminophen Exposure and Acute Kidney Injury in Pediatric Patients Undergoing Cardiac Surgery. Van Driest SL, Jooste EH, Shi Y, Choi L, Darghosian L, Hill KD, Smith AH, Kannankeril PJ, Roden DM, Ware LB. https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2680948 - 16/07/2018
- Vaccino anti-HPV Prove di efficacia, profilo di sicurezza e copertura vaccinale in Italia, nel Position Statement della Fondazione Gimbe. In Italia, il carcinoma della cervice uterina colpisce ogni anno circa 3.500 donne, causa 1.000 decessi e rappresenta il 9° tumore per frequenza (2%), nel genere femminile. Negli ultimi vent’anni, grazie ai programmi di screening, la mortalità per carcinoma della cervice si è drasticamente ridotta. L’eziologia infettiva del carcinoma della cervice uterina consente di adottare una strategia preventiva non utilizzabile per nessun tumore e ridurne ulteriormente l’impatto, grazie a tre diversi vaccini (bivalente, quadrivalente e 9-valente), che contribuiscono a prevenire anche le patologie HPV-correlate. Il vaccino anti-HPV non sostituisce lo screening per il carcinoma della cervice uterina, previsto in Italia per le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. La Fondazione Gimbe pubblica un Position Statement, che ha l’obiettivo di valutare prove di efficacia della vaccinazione anti-HPV su tutte le patologie HPV-correlate e le popolazioni specifiche, i dati sulla sicurezza dei vaccini ed il livello della copertura vaccinale in Italia. La copertura vaccinale (ciclo completo) anti-HPV è andata calando, dal 70% circa delle ragazze delle coorti di nascita 1997-2000 al 53% della coorte 2004. Per quanto riguarda i maschi, i dati sono relativi solo alle coorti di nascita 2003 e 2004 e largamente incompleti, tanto che il Ministero non riporta un tasso di copertura nazionale. In Sardegna, i maschi che hanno completato il ciclo di vaccinazione sono solo il 2.7% nella coorte di nascita 2003 ed il 3% nella coorte 2004. Il documento evidenzia come, negli ultimi anni, la copertura vaccinale sia crollata nonostante le prove di efficacia si siano progressivamente consolidate e il monitoraggio degli eventi avversi abbia dimostrato che i vaccini anti-HPV hanno un profilo di sicurezza adeguato. Fondazione GIMBE. Vaccino anti-HPV: prove di efficacia, profilo di sicurezza e copertura vaccinale in Italia. Evidence 2018;10(7): e1000184. https://www.evidence.it/articoli/pdf/e1000184.pdf - 12/07/2018
- Alteplasi versus aspirina I risultati di PRISMS, trial clinico multicentrico randomizzato, in doppio cieco e doppio placebo, su pazienti con ictus ischemico acuto. Oltre la metà dei pazienti con ictus ischemico acuto presenta deficit neurologici minori (con punteggio National Institutes of Health Stroke Scale [NIHSS] da 0 a 5). Sebbene precedenti trial sull’alteplasi abbiano incluso pazienti con basso punteggio NIHSS, in realtà hanno arruolato pochi pazienti senza deficit chiaramente disabilitanti. Obiettivi Valutare l’efficacia e la sicurezza di alteplasi in pazienti con punteggio NIHSS 0-5 e deficit non chiaramente disabilitanti. Metodi Disegno, setting e partecipanti PRISMS è un trial clinico multicentrico randomizzato di fase 3b, in doppio cieco e doppio placebo, di confronto di alteplasi con aspirina per l’ictus acuto. Erano eleggibili, e sono stati arruolati tra il 30 maggio 2014 ed il 20 dicembre 2016, i pazienti con ictus ischemico acuto, deficit con punteggio NIHSS 1-5 giudicati non chiaramente disabilitanti e nei quali il trattamento in studio poteva essere iniziato entro 3 ore dall’attacco. Interventi I partecipanti son stati randomizzati per ricevere alteplasi endovena alla dose standard (0.9 mg/kg) con placebo orale o aspirina orale (325 mg) con placebo endovena. Principali esiti e misure L’esito primario era la differenza negli esiti funzionali positivi, definiti come punteggio modificato della Rankin Scale di 0 o 1 a 90 giorni, misurato col test Cochran-Mantel-Haenszel stratificato per punteggio NIHSS pre trattamento, età e tempo dall’ictus all’inizio del trattamento. A causa della conclusione anticipata del trial, prima dell’analisi in aperto o ad interim, il piano è stato revisionato per esaminare la differenza di rischio dell’esito primario, con un modello lineare aggiustato per gli stessi fattori. Gli end-point primari di sicurezza era l’emorragia intracranica sintomatica entro le 36 ore dal trattamento endovena in studio. Risultati Su 313 pazienti arruolati in 53 stoke-unit, (età media 62 [SD, 13] anni; 144 [46%] donne; punteggio NIHSS medio 2 [range interquartile {IQR}, 1-3]; tempo medio all’inizio del trattamento 2.7 ore [IQR, 2.1-2.9]), 281 (89.8%) hanno completato il trial. A 90 giorni, 122 pazienti (78.2%) del gruppo alteplasi vs 128 (81.5%) del gruppo aspirina hanno raggiunto un esito favorevole (differenza di rischio aggiustata −1.1%; IC 95% da −9.4% a 7.3%). Si è avuta emorragia intracranica sintomatica in 5 pazienti trattati con alteplasi (3.2%) vs 0 trattati con aspirina (differenza di rischio 3.3%; IC 95% 0.8%-7.4%). Conclusioni In pazienti con ictus ischemico minore non disabilitante, il trattamento con alteplasi non ha aumentato la probabilità di esiti funzionali favorevoli a 90 giorni, rispetto all’aspirina. L’interruzione dello studio anzitempo non permette di trarre conclusioni definitive e sono necessarie ulteriori ricerche. Registrazione del trial: ClinicalTrials.gov Identifier: NCT02072226 JAMA. 2018;320(2):156-166. doi:10.1001/jama.2018.8496 Effect of Alteplase vs Aspirin on Functional Outcome for Patients With Acute Ischemic Stroke and Minor Nondisabling Neurologic Deficits The PRISMS Randomized Clinical Trial Pooja Khatri, Dawn O. Kleindorfer, Thomas Devlin et al. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2687354?utm_source=silverchair&utm_medium=email&utm_campaign=article_alert-jama&utm_content=etoc&utm_term=071018 - 11/07/2018
- La misura della Performance dei SSR – VI edizione (2018) Il progetto ha l’obiettivo di fornire una valutazione dei livelli di tutela della salute realizzati nelle Regioni. È stato pubblicato il documento elaborato dal gruppo di ricerca del C.R.E.A. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità, promosso dall’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”) in collaborazione con un gruppo di circa 100 esperti, afferenti a cinque categorie di stakeholder: utenti, istituzioni, professioni sanitarie, management aziendale e industria medicale. Scopo del lavoro non è quello di misurare il raggiungimento degli obiettivi di Sanità pubblica, compito svolto dagli Enti istituzionali, ma produrre una misura sintetica di valutazione (Performance) delle opportunità di tutela e promozione della Salute a livello Regionale. Il gruppo di ricerca ha proposto 15 indicatori di Performance, 3 per ognuna delle cinque dimensioni di valutazione (esiti, sociale, appropriatezza, innovazione, economico-finanziaria), sui quali ogni membro del Panel ha espresso individualmente il proprio livello di accordo. Si è pervenuti, quindi, ad una sintesi, utilizzando il metodo Delphi. Nel gruppo con Sistemi Sanitari sani, si sono confermate le Province Autonome di Trento e di Bolzano, le Regioni Toscana, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Veneto; in area critica sono risultate le Regioni: Sicilia, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna. Si è registrato l’indice complessivo di Performance più elevato (51%) nella Provincia Autonoma di Trento e quello più basso (19%) nella Regione Sardegna. In termini di ranking, la Performance è risultata allineata alla Griglia dei LEA, ma i risultati qualitativi sono anche correlati ai livelli di spesa sanitaria totale (pubblica e privata). Il rapporto registra differenze di valutazione tra chi opera in Regioni in equilibrio e chi in Regioni in Piano di Rientro, fatto evidente, in particolare per la Dimensione Economico-Finanziaria. Fra gli stakeholder delle Regioni in Piano di Rientro, è ancora presente un atteggiamento di rassegnazione verso Performance peggiori, ma il fenomeno è in netta diminuzione. Il rapporto pubblica i risultati in dettaglio e le schede descrittive dei diversi indicatori adottati. C.R.E.A. Sanità, La misura della Performance dei SSR, VI edizione (2018) http://www.creasanita.it/images/performancessr/La_misura_della_Perf_SSR_2018_C_R_E_A_-Sanita.pdf - 11/07/2018
- Rapporto Vaccini 2017 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato, sul portale istituzionale, il documento che descrive e analizza le sospette reazioni avverse inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza durante il 2017. Non emergono problematiche di sicurezza, che possano modificare il rapporto beneficio/rischio dei vaccini utilizzati. Quest’anno, la descrizione delle sospette reazioni avverse non è più rappresentata per classe sistemico-organica (SOC) del dizionario MedDRA ma per termine preferito (PT), per una maggiore comprensibilità della tipologia di eventi avversi segnalati. Inoltre, in considerazione dell’entrata in vigore della nuova legge 119/2017 sull’obbligatorietà vaccinale, sono state approfondite le segnalazioni ai vaccini obbligatori nella fascia d’età 0-16 anni. Le segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR) relative a vaccini, inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) durante il 2017, sono state 6.696 (pari al 16% del totale delle segnalazioni a farmaci e vaccini), ma solo 4.821 (72%) di queste si riferiscono a casi insorti nel 2017. Il tasso di segnalazione per i vaccini è passato da 7,9 segnalazioni per 100.000 abitanti del 2016 a 11,1 del 2017, con un aumento significativo nei mesi successivi alla discussione parlamentare e all’entrata in vigore della legge 119/2017. L’incremento riguarda in particolare i vaccini dell’obbligo ed è attribuibile, principalmente, a segnalazioni di cittadini riferite a casi verificatisi negli anni precedenti al 2015 e inviate anche tramite Vigifarmaco, il sistema di segnalazione on-line, lanciato dall’AIFA ad ottobre 2017. Le segnalazioni provengono per il 57% da personale sanitario non medico, per il 21,4% da medici e per il 13,2% da cittadini/pazienti. Le segnalazioni di pazienti/cittadini sono aumentate del 2,3%, rispetto al 2016. Considerando solo i vaccini dell’obbligo, il tasso di segnalazione da cittadini/pazienti raggiunge il 19%, ma quasi 7 eventi segnalati su 10 risalgono agli anni precedenti al 2017. Circa l’80% delle segnalazioni sono state classificate come “non gravi” (75% per i soli vaccini dell’obbligo), in linea con gli anni precedenti. Le segnalazioni di sospette reazioni avverse considerate gravi sono state rare e, nella maggior parte dei casi, sono risultate a carattere transitorio, con risoluzione completa dell’evento segnalato e non correlabili alla vaccinazione. Delle reazioni classificate come “gravi”, 2 su 10 si riferiscono a eventi verificatisi prima del 2016 (3 su 10 se si considerano i soli vaccini obbligatori). Nel 2017, sono state inserite 10 segnalazioni di sospetta reazione avversa con esito fatale, 3 delle quali riferite ad eventi verificatisi in anni precedenti (2001, 2015 e 2016) e 1 da un evento verificatosi in data non nota. È stato valutato il nesso di causalità con l’algoritmo specifico per i vaccini proposto dall’OMS ed è risultato che, per 8 segnalazioni su 10, l’evento fatale segnalato non è correlabile alla vaccinazione, mentre negli altri 2 casi il nesso di causalità è risultato “indeterminato”. Le ADR segnalate con maggiore frequenza (>1.000 casi) sono state: febbre (temperatura corporea ≥38°), reazioni locali (sito di inoculazione), reazioni cutanee generalizzate e iperpiressia (temperatura corporea ≥39,5°). Per la maggior parte dei vaccini, queste reazioni avverse sono descritte nel riassunto delle caratteristiche del prodotto come molto comuni e comuni. Meno comuni (> 500 e < 1.000 casi) sono risultate le reazioni avverse agitazione/irritabilità, condizioni allergiche, vomito, dolore, pianto e cefalea, in genere riportate nel riassunto delle caratteristiche del prodotto con frequenza compresa tra comune e non comune. Le condizioni allergiche e le reazioni cutanee generalizzate sono state descritte con minore frequenza per i vaccini obbligatori. Per quanto riguarda i vaccini antinfluenzali, nella stagione influenzale (ottobre 2017 – marzo 2018) sono pervenute 155 segnalazioni, pari a un tasso di segnalazione di 1,6 per 100.000 dosi. Più di 8 segnalazioni su 10 sono state classificate come non gravi e rientrano tra le reazioni note riportate nel riassunto delle caratteristiche del prodotto. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto_Vaccini_2017_0.pdf - 10/07/2018
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina Differenze legate al sesso/genere nelle reazioni avverse del data-base di Farmacovigilanza dei Paesi Bassi. Numerosi studi hanno indagato il sesso come fattore di rischio per le reazioni avverse a farmaco (Adverse Drug Reaction ADR) ed è risultato che la probabilità che si verifichi una ADR è più alta nelle donne che non negli uomini. Obiettivi Verificare se esistono differenze legate al sesso, nelle reazioni avverse agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors SSRI) del data-base del Centro di Farmacovigilanza dei Paesi Bassi, Lareb. Metodi È stato calcolato il rapporto delle segnalazioni di ADR da SSRI, riguardanti le donne e gli uomini, corretto col numero degli utenti. Risultati Gli autori hanno trovato che 16 ADR statisticamente significative erano più segnalate dalle donne che non dagli uomini e 4 più dagli uomini che dalle donne. Conclusioni Le reazioni avverse agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina più segnalate dalle donne erano, solitamente, ADR frequenti o ADR dose-correlate. Le differenze tra uomo e donna, nella farmacocinetica degli SSRI, possono spiegare perché le segnalazioni di ADR farmaco-correlate riguardino più le donne che non gli uomini. Drug Saf. 2018 Jul;41(7):677-683. doi: 10.1007/s40264-018-0646-2. Sex Differences in Reported Adverse Drug Reactions of Selective Serotonin Reuptake Inhibitors. Ekhart C, van Hunsel F, Scholl J, de Vries S, van Puijenbroek E. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0646-2 - 05/07/2018
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Cetrotide, Darunavir /Cobicistat, contraccettivi intrauterini, Noradrenalina tartrato Aguettant, Dolutegravir, Vectibix e Diftetall. Comunicazioni EMA su Esmya, medicinali contenenti metamizolo, Keytruda e Tecentriq. Nota Informativa Importante su Cetrotide (cetrorelix acetato) Fonte: AIFA 22/06/2018 Cetrotide® (cetrorelix acetato) 0.25 mg polvere e solvente per soluzione iniettabile: rischio di estrazione completa dello stantuffo con l’uso della nuova siringa, nella fase di aspirazione del medicinale ricostituito, con conseguente perdita di sterilità. Se ciò accade, la dose non deve essere utilizzata e i pazienti devono contattare il proprio medico o farmacista e chiedere la sostituzione della dose di farmaco. Gli stampati del medicinale saranno aggiornati con le istruzioni per evitare l’estrazione completa dello stantuffo, quando si utilizzano le nuove siringhe Becton Dickinson Hypak. Merck sta lavorando per risolvere il problema tecnico. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-cetrotide-cetrorelix-acetato-22062018 Nota Informativa Importante su Darunavir e Cobicistat Fonte: AIFA 22/06/2018 La terapia con Darunavir/Cobicistat non deve essere iniziata durante la gravidanza. Le donne che rimangono in stato di gravidanza durante la terapia con Darunavir/Cobicistat devono passare ad un regime antiretrovirale alternativo: Darunavir/Ritonavir può essere considerata un’alternativa. Questo perché i dati di farmacocinetica hanno mostrato valori di bassa esposizione a Darunavir e Cobicistat durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza. Una bassa esposizione a Darunavir può essere associata ad aumentato rischio di fallimento terapeutico e di trasmissione da madre a figlio dell’infezione da HIV. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-darunavir-e-cobicistat-22062018 Nota Informativa Importante su contraccettivi intrauterini Fonte: AIFA 20/06/2018 I risultati dello studio europeo di sorveglianza attiva sui dispositivi intrauterini EURAS-IUD (European Active Surveillance Study for Intrauterine Devices) hanno dimostrato che i benefici della Intra Uterine Contraception (IUC) continuano a superare i rischi per la maggior parte delle donne, incluse quelle che stanno allattando o che hanno partorito di recente. L’AIFA fornisce agli operatori sanitari le indicazioni necessarie per identificare segni e sintomi di un’eventuale perforazione uterina. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-contraccettivi-intrauterini-20062018 Nota Informativa Importante su Noradrenalina tartrato Aguettant Fonte: AIFA 15/06/2018 Laboratoire Aguettant ha rilasciato il primo lotto di Noradrenalina tartrato Aguettant (norepinefrina) in flaconcini da 50 ml. Il prodotto è pronto per l’uso. Si tratta di una nuova concentrazione e di una nuova forma farmaceutica rispetto ai prodotti già in commercio e pertanto esiste la possibilità di incorrere in errori terapeutici. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-noradrenalina-tartrato-aguettant-15062018 Nota Informativa Importante su Dolutegravir Fonte: AIFA 07/06/2018 In accordo con l’AIFA, la ditta titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio di medicinali a base di Dolutegravir, rende note nuove importanti informazioni su casi di difetti del tubo neurale osservati in bambini nati da donne che, al momento del concepimento, erano in trattamento con Dolutegravir come parte della terapia antiretrovirale di combinazione, durante uno studio condotto in Botswana (studio Tsepamo). Vengono inoltre comunicate le misure da adottare per il trattamento con Dolutegravir di donne potenzialmente fertili. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-dolutegravir-07062018 Nota Informativa Importante sul medicinale Vectibix Fonte: AIFA 04/06/2018 Nell’Unione Europea, Vectibix è indicato per il trattamento di pazienti adulti con cancro colorettale metastatico (mCRC) RAS wild-type. Vectibix deve essere somministrato per via endovenosa, mediante pompa per infusione e con linea periferica o catetere a permanenza, dotato di filtro in linea di 0,2 o 0,22 micrometri a basso legame proteico. Amgen ha ricevuto una serie di reclami relativi al tappo di gomma e alla capsula di metallo aggraffata dei flaconcini di Vectibix, che si staccano in seguito alla rimozione della capsula protettiva. Gli operatori sanitari all’interno dell’UE devono ispezionare i flaconcini di Vectibix con i seguenti numeri di lotto: 1082836A, 1082836B, 1082838B, 1082839A, 1083219, 1083472, 1082833A, 1083687A, 1083950A, 1084104A, 1084296, 1084610A, 1084610B, 1085738A, 1085738B, 1084671, 1084739, 1085378, 1085742A, 1085742B, 1087026A, 1087026C, 1087026D, 1087027A e 1087026B. Si stima che il 5,5% dei flaconcini di questi lotti potrebbe essere difettoso. A metà marzo 2018, Amgen ha iniziato a distribuire nuovi lotti di Vectibix non difettosi. Non utilizzare Vectibix se il flaconcino è difettoso o se il tappo di gomma si stacca quando si rimuove la capsula protettiva. Restituire i flaconcini difettosi ad Amgen. Per le istruzioni di restituzione/ rimborso, contattare Amgen al seguente indirizzo e-mail: complaint@amgen.com www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-sul-medicinale-vectibix-04062018 Nota Informativa Importante sul vaccino Diftetall Fonte: AIFA 01/06/2018 Astro-Pharma GmbH ha riscontrato la presenza di lattice di gomma naturale (NRL) nel copriago usato per proteggere l’ago fisso, nelle siringhe preriempite con vaccino DIFTETALL. Questa presenza di NRL non è segnalata nei foglietti illustrativi. Successivamente alle valutazioni mediche di sicurezza e di beneficio/rischio, si è concluso che, poiché il copriago non è in contatto diretto con il prodotto, il rischio di esposizione al lattice presente nel copriago è molto basso. Il rischio potenziale per i pazienti e gli operatori sanitari, associato alla presenza di NRL nel copriago, viene ritenuto minimo per la popolazione in generale e limitato solo agli individui sensibili al lattice. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-sul-vaccino-diftetall-01062018 Comunicazione EMA su Esmya (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 01/06/2018 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha concluso la revisione di Esmya (ulipristal acetato), usato per il trattamento dei sintomi da moderati a gravi dei fibromi uterini. Il medicinale ha dimostrato essere efficace nel ridurre il sanguinamento e l’anemia associati a tale condizione, così come le dimensioni dei fibromi. A seguito della revisione, l’EMA ha raccomandato che debbano essere messe in atto misure per minimizzare il rischio di rari, ma gravi, danni epatici. Le misure includono: controindicazione d’uso nelle donne con noti problemi al fegato; test della funzionalità epatica prima, durante e dopo l’interruzione del trattamento; una scheda per informare le pazienti sulla necessità di monitoraggio della funzionalità epatica e sulla necessità di contattare il loro medico nel caso di insorgenza di sintomi relativi al danno epatico. Inoltre, l’uso del medicinale per più di un ciclo di trattamento è stato limitato alle donne che non hanno i requisiti per sottoporsi ad un intervento chirurgico. Una volta implementate le nuove misure alcune donne possono ricominciare il trattamento con Esmya. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-esmya-ulipristal-acetato-01062018 Comunicazione EMA su medicinali contenenti metamizolo Fonte: AIFA 01/06/2018 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) comunica che ha avviato una revisione dei medicinali contenenti l’antidolorifico metamizolo, che viene utilizzato in diversi Stati membri dell’UE per il trattamento del dolore severo e della febbre, che non possono essere controllati con altri trattamenti. La revisione è stata avviata su richiesta dell’Agenzia Polacca dei medicinali a causa delle differenze sostanziali tra gli Stati membri nelle dosi massime giornaliere raccomandate del medicinale e nelle controindicazioni relative al suo uso durante la gravidanza o nelle donne che allattano al seno. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-metamizolo-01062018 Comunicazione EMA sull’uso di Keytruda (pembrolizumab) e Tecentriq (atezolizumab) nel cancro uroteliale Fonte: AIFA 01/06/2018 I dati preliminari di due studi clinici mostrano una ridotta sopravvivenza con Keytruda (pembrolizumab) e Tecentriq (atezolizumab), nei pazienti con cancro uroteliale e bassi livelli della proteina PD-L1. Di conseguenza, l’EMA ha raccomandato di limitare l’uso di questi medicinali solo al trattamento di prima linea del cancro uroteliale in pazienti con alti livelli di PD-L1. Non ci sono modifiche nell’uso di questi medicinali in pazienti con tumore uroteliale, che sono già stati sottoposti alla chemioterapia o in pazienti con altri tumori per i quali questi medicinali sono approvati. I due studi clinici sono in corso, ma nessun nuovo paziente con bassi livelli di PD-L1 sarà trattato solo con Keytruda o Tecentriq. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sulluso-di-keytruda-e-tecentriq-nel-cancro-della-vescica-01062018 - 28/06/2018
- Contraccettivi ormonali combinati (COC) L’AIFA pubblica documenti informativi rivolti alle donne e ai medici, per favorire un uso sicuro e consapevole. L’Agenzia Italiana del Farmaco intende dare adeguata rilevanza ai documenti già disponibili su benefici e rischi dei contraccettivi ormonali combinati (COC) allo scopo di fornire agli operatori sanitari e alle donne che utilizzano questi medicinali strumenti e informazioni utili, per prevenire e gestire il rischio di coaguli di sangue. Nel 2014 l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha condotto una rivalutazione dei benefici e dei rischi dei COC, in particolare, del rischio di formazione di coaguli di sangue associato al loro uso. Il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha poi concluso che i benefici dei COC continuano a superare i rischi e che il rischio di tromboembolismo venoso associato all’uso di tutti i COC è basso. Data l’importanza dell’argomento, l’AIFA ritiene opportuno fornire nuovamente agli operatori sanitari e alle donne gli strumenti utili per la prescrizione e l’assunzione consapevole, oltre che per il riconoscimento e la gestione dei segni e dei sintomi di un eventuale coagulo di sangue. Agli operatori sanitari sono rivolte la Nota Informativa Importante, già pubblicata nel 2014, relativa al rischio di tromboembolismo venoso (TEV o coaguli di sangue nelle vene) in associazione all’uso dei contraccettivi ormonali combinati (COC) e la lista di controllo per i prescrittori da utilizzare, insieme al Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, durante ogni consulto relativo ai COC. Per le donne sono disponibili un documento di domande e risposte (COC – per saperne di più), una carta e una scheda informativa. Leggere in allegato: · Nota Informativa Importante · Lista di controllo per i prescrittori · Carta informativa per la donna · Scheda informativa per la donna · Documento di domande e risposte sui COC http://www.aifa.gov.it/content/contraccettivi-ormonali-combinati-coc-informazioni-corrette-un-uso-consapevole - 27/06/2018
- Glucocorticoidi e rischio di sanguinamento dell’ulcera peptica Uno studio caso-controllo basato su dati assicurativi svizzeri. È controverso se i glucocorticoidi (GC) siano ulcerogenici di per sé e possano causare sanguinamento dell’ulcera peptica, indipendentemente dall’uso concomitante di anti-infiammatori non steroidei (FANS). Obiettivi Indagare l’associazione tra uso di glucocorticoidi e sanguinamento dell’ulcera peptica, con o senza uso concomitante di FANS. Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo usando i dati amministrativi dell’assicurazione svizzera Helsana. Sono stati individuati 1.191 casi di sanguinamento dell’ulcera peptica, tra il 2012 ed il 2016. Ciascun caso è stato combinato (per età, sesso, regione e numero di anni di assicurazione con la compagnia) con un numero di controlli fino a 10. È stata confrontata la precedente esposizione a GC, tra casi e controlli, usando la regressione logistica condizionale multivariata e aggiustando per potenziali confondenti. I pazienti con o senza uso concomitante di FANS sono stati analizzati separatamente. Risultati I pazienti con precedente esposizione ad entrambi, GC e FANS, avevano una probabilità 5 volte maggiore di sanguinamento dell’ulcera peptica, rispetto ai pazienti che non avevano usato né GC, né FANS (odds ratio aggiustato [adj. OR] 4.80, IC 95% 3.55-6.71). Il rischio di sanguinamento dell’ulcera peptica trai pazienti che avevano usato FANS, ma non GC, era 3 volte maggiore (adj. OR 3.20, IC 95% 2.59-3.95), mentre nei pazienti che avevano usato glucocorticoidi da soli, senza FANS, è stato osservato solo un moderato aumento di rischio (adj. OR 1.63, IC 95% 1.20-2.42). Conclusioni L’uso di FANS, con o senza glucocorticoidi, è risultato associato ad un rischio notevolmente più alto di sanguinamento dell’ulcera peptica, rispetto ai glucocorticoidi in monoterapia. L’uso di glucocorticoidi da soli è risultato associato a moderato aumento del rischio di sanguinamento, che potrebbe essere anche casuale o dovuto a fattori confondenti per l’indicazione. Drug Saf. 2018 Jul;41(7):725-730. doi: 10.1007/s40264-018-0645-3. Glucocorticoids and the Risk of Peptic Ulcer Bleeding: Case-Control Analysis Based on Swiss Claims Data. Reinau D, Schwenkglenks M, Früh M, Signorell A, Blozik E, Meier CR. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0645-3 - 26/06/2018
- Supplementazione di vitamina D in gravidanza Una revisione sistematica e meta-analisi ne valuta l’associazione con crescita, morbilità e mortalità del bambino. Non è chiaro se la supplementazione materna di vitamina D in gravidanza apporti benefici e sia sicura per il bambino. Obiettivi Revisionare in maniera sistematica gli studi riguardanti gli effetti della supplementazione di vitamina D in gravidanza su crescita, morbilità e mortalità del bambino. Metodi Sono state condotte ricerche su Medline, Embase e Cochrane Database of Systematic Reviews, fino al 31 ottobre 2017, usando le parole chiave vitamina D, gravidanza, trial controllati e randomizzati ed esiti nei bambini. Sono stati selezionati i trial clinici randomizzati sulla supplementazione di vitamina D in gravidanza e gli esiti nei neonati. Due autori, in maniera indipendente, hanno estratto i dati e valutato la qualità degli studi. Sono stati calcolati il risk ratio (RR), la differenza di rischio (risk difference RD), la differenza media (MD) e l’Intervallo di Confidenza (IC ) al 95%, tramite meta-analisi ad effetti fissi o ad effetti casuali. I principali esiti erano la mortalità fetale o neonatale, neonato piccolo per l’età gestazionale (small for gestational age SGA), malformazioni congenite, ricovero in un reparto di terapia intensiva neonatale, peso alla nascita, punteggi di Apgar, livelli di 25-idrossivitamina D (25(OH)D) e calcio, età gestazionale, nascita pretermine, parametri antropometrici neonatali e morbilità respiratoria durante l’infanzia. Risultati Hanno soddisfatto i criteri di inclusione 24 trial clinici, con 5.405 partecipanti. La supplementazione di vitamina D durante la gravidanza è risultata associata a minor rischio di ritardo di accrescimento del bambino (RR 0.72; IC 95% 0.52 – 0.99; RD -5.60%; IC 95% da -0.86% a -10.34%) senza rischio di mortalità fetale o neonatale (RR 0.72; IC 95% 0.47 – 1.11) o anomalie congenite (RR 0.94; IC 95% 0.61-1.43). I bambini, che avevano ricevuto supplementazione prenatale di vitamina D avevano livelli più alti di 25(OH)D (MD 13.50 ng/mL; IC 95% 10.12-16.87 ng/mL), calcio (MD, 0.19 mg/dL; IC 95% 0.003 – 0.38 mg/dL) e peso alla nascita (MD 75.38 g; IC 95% 22.88 – 127.88 g), a 3 mesi (MD 0.21 kg; IC 95% 0.13 – 0.28 kg), a 6 mesi (MD 0.46 kg; IC 95% 0.33 – 0.58 kg), a 9 mesi (MD 0.50 kg; IC 95% 0.01 – 0.99 kg) e a 12 mesi (MD 0.32 kg; IC 95% 0.12 – 0.52 kg). L’analisi per sottogruppi ha evidenziato che bassi dosaggi di vitamina D (≤2000 UI/die) erano associati a ridotto rischio di mortalità fetale o neonatale (RR, 0.35; IC 95% 0.15 – 0.80), ma dosaggi più alti (>2000 UI/die) non riducevano il rischio (RR, 0.95; IC 95% 0.59 – 1.54). Conclusioni La supplementazione di vitamina D in gravidanza è risultata associata a minor rischio di neonati piccoli per l’età gestazionale e ha aumentato l’accrescimento del bambino, senza rischio di mortalità fetale o neonatale o anomalie congenite. La supplementazione di vitamina D a dosi di 2000 UI/die o minori può ridurre il rischio di mortalità fetale o neonatale. JAMA Pediatr. 2018 May 29. doi: 10.1001/jamapediatrics.2018.0302. [Epub ahead of print] Association Between Vitamin D Supplementation During Pregnancy and Offspring Growth, Morbidity, and Mortality: A Systematic Review and Meta-analysis. Bi WG, Nuyt AM, Weiler H, Leduc L, Santamaria C, Wei SQ. https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/2681636 - 26/06/2018
- Vareniclina, bupropione e cerotti alla nicotina Un trial clinico multicentrico randomizzato ne valuta la sicurezza cardiovascolare, nei fumatori. Sono stati sollevati dubbi sulla sicurezza cardiovascolare delle terapie di sostegno alla disassuefazione dal fumo. Obiettivi Confrontare il rischio cardiovascolare relativo dei trattamenti per la cessazione dell’abitudine al fumo di sigaretta. Metodi Disegno In 140 centri di diversi paesi, è stato condotto un trial randomizzato e controllato con placebo e con controllo attivo, in doppio cieco e triplo dummy, che ha valutato gli eventi avversi durante il trattamento di sostegno alla cessazione del fumo (Global Smoking Cessation Study – EAGLES) e nello studio di estensione senza trattamento. Partecipanti Lo studio ha arruolato 8.058 fumatori, con o senza diagnosi psichiatriche, che hanno ricevuto almeno 1 dose di un trattamento in studio; di questi 4.595 che hanno completato il trattamento di ≥ 12 settimane, hanno accettato di essere seguiti per ulteriori 28 settimane. Interventi Vareniclina 1 mg due volte al giorno; bupropione idrocloride 150 mg 2 volte al giorno e terapia sostitutiva della nicotina in cerotti 21-mg/d. Principali esiti e misure Esito primario era il tempo allo sviluppo di eventi avversi cardiovascolari maggiori (major adverse cardiovascular event MACE): morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale durante il trattamento. End point secondari: MACE + malattia vascolare periferica peggiorata o di nuova insorgenza che richiede intervento, rivascolarizzazione coronarica o ospedalizzazione per angina instabile. Risultati Degli 8.058 partecipanti, 3.553 (44.1%) erano maschi (età media [SD] 46.5 [12.3] anni). L’incidenza degli eventi cardiovascolari durante il trattamento ed il follow-up è stato basso (<0.5% per MACE; <0.8% per MACE+) e non differiva per trattamento. Non si sono osservate differenze significative per i diversi trattamenti neanche per tempo agli eventi cardiovascolari, pressione cardiaca o pulsazioni. Non si sono osservate differenze nel tempo all’insorgenza di MACE per il trattamento con vareniclina o con bupropione, rispetto al placebo (vareniclina: hazard ratio, 0.29; IC 95% 0.05-1.68 e bupropione: hazard ratio, 0.50; IC 95% 0.10-2.50). Conclusioni I risultati del trial EAGLES e del trial di estensione forniscono ulteriori evidenze che i trattamenti di supporto per la cessazione del fumo non aumentano il rischio di eventi cardiovascolari maggiori, né durante, né dopo il trattamento, nella popolazione generale dei fumatori. Registrazione del trial: clinicaltrials.gov Identifier: NCT01574703. JAMA Intern Med. 2018 May 1;178(5):622-631. doi: 10.1001/jamainternmed.2018.0397. Cardiovascular Safety of Varenicline, Bupropion, and Nicotine Patch in Smokers: A Randomized Clinical Trial. Benowitz NL, Pipe A, West R, Hays JT, Tonstad S, McRae T, Lawrence D, St Aubin L, Anthenelli RM. https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2677060 - 21/06/2018
- Bollettini sulle ondate di calore Sono pubblicati sul portale del Ministero della Salute, dal 15 maggio al 15 settembre 2018. I bollettini sono elaborati dal Dipartimento di Epidemiologia SSR Regione Lazio (dal lunedì al venerdì), nell’ambito del Sistema operativo nazionale di previsione e prevenzione degli effetti del caldo sulla salute, coordinato dal Ministero. Il sistema è dislocato in 27 città italiane (Ancona, Bari, Bologna, Bolzano, Brescia, Cagliari, Campobasso, Catania, Civitavecchia, Firenze, Frosinone, Genova, Latina, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Pescara, Reggio Calabria, Rieti, Roma, Torino, Trieste, Venezia, Verona, Viterbo) e consente di individuare, giornalmente, per ogni specifica area urbana, le condizioni meteo-climatiche a rischio per la salute, soprattutto dei soggetti vulnerabili (anziani, malati cronici, bambini, donne in gravidanza). www.salute.gov.it/portale/caldo/bollettiniCaldo.jsp?lingua=italiano&id=4542&area=emergenzaCaldo&menu=vuoto&btnBollettino=BOLLETTINI - 21/06/2018
- Statine e reazioni avverse muscolo-scheletriche Uno studio di coorte retrospettivo. Le patologie muscolo-scheletriche, come l’osteoartrite, causano notevoli disabilità e costi economici. Le statine sono trai farmaci maggiormente prescritti ed il loro uso per la prevenzione primaria, in individui altrimenti sani e fisicamente attivi, è in aumento. Ci sono evidenze contrastanti sulla correlazione tra l’uso di statine e patologie muscoloscheletriche. Data la disabilità associata alle condizioni muscolo-scheletriche, individuare i fattori predisponenti, compresa l’esposizione a farmaci, merita maggiore attenzione. Obiettivi Esaminare l’associazione tra l’uso di statine ed il rischio di artropatie non traumatiche e lesioni, con conseguente necessità di riabilitazione, in una coorte con follow-up longitudinale. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo, che ha valutato i pazienti seguiti in un sistema sanitario militare, tra il 2003 ed il 2012. È stato sviluppato un propensity score per combinare gli utilizzatori di statine e i non utilizzatori, per 115 caratteristiche di base. Esiti primari: diagnosi con codici ICD-9 dell’Agency for Healthcare Research and Quality per artropatie non traumatiche, lesioni e riabilitazione. L’analisi primaria ha esaminato gli esiti nei pazienti trattati e nei non trattati con statine, dopo averli combinati per propensity score, mediante analisi condizionale di regressione logistica. Risultati Sono stati individuati 60.455 pazienti; quindi, sono stati combinati 6.728 pazienti trattati con statine con altrettanti controlli non trattati con statine (età media 52 anni, 47% donne). Nella coorte combinata per propensity score, le artropatie non traumatiche si sono verificate nel 59.8% dei pazienti trattati con statine e nel 56.0% dei non trattati [odds ratio (OR) 1.17, IC 95% 1.09-1.25] e le lesioni si sono verificate nel 31.9% dei pazienti trattati con statine e nel 29.8% dei non trattati (OR 1.11, IC 95% 1.03-1.19). Non si è osservata differenza significativa, trai pazienti trattati e non trattati, per quanto riguarda la necessità di sottoporsi a riabilitazione: 22.6% per i pazienti trattati con statine e 21.9% per i pazienti non trattati (OR 1.04, IC 95% 0.96-1.13). Conclusioni L’uso di statine è risultato associato a rischio di artropatie e lesioni aumentato in maniera significativa. I risultati di questo studio forniscono dati aggiuntivi che possono essere utili a clinici e pazienti, nel valutare rischi e benefici della terapia. Drug Saf. 2018 May 24. doi: 10.1007/s40264-018-0682-y. [Epub ahead of print] Association of Statin Use with Increased Risk of Musculoskeletal Conditions: A Retrospective Cohort Study. Makris UE, Alvarez CA, Mortensen EM, Mansi IA. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0682-y - 19/06/2018
- Farmaci anticolinergici e rischio di demenza Uno studio caso-controllo. Obiettivi Stimare l’associazione tra la durata ed il livello dell’esposizione a differenti classi di anticolinergici ed il successivo insorgere di demenza. Metodi Disegno: studio caso-controllo Setting: medici di base del Regno Unito, che fanno parte del Clinical Practice Research Datalink. Partecipanti: 40.770 pazienti di età 65-99 con diagnosi di demenza tra l’aprile 2006 ed il luglio 2015 e 283.933 controlli senza demenza. Interventi: dosi definite giornaliere (Daily Defined Doses – DDD) di anticolinergici codificate usando la scala del carico cognitivo anticolinergico (Anticholinergic Cognitive Burden scale – ACB), in totale e suddivise per classi, prescritte da 4 a 20 anni prima della diagnosi di demenza. Principali esiti e misure: Odds Ratio (OR) per demenza incidente, aggiustati per una serie di covariate demografiche e sanitarie. Risultati A 14.453 (35%) casi e 86.403 (30%) controlli è stato prescritto almeno un anticolinergico con punteggio 3 della scala ACB, durante il periodo di esposizione. L’OR aggiustato per qualunque farmaco anticolinergico con punteggio ACB di 3 era 1.11 (IC 95% 1.08- 1.14). La demenza era associata a punteggio ABC medio crescente. Considerando separatamente le diverse classi di anticolinergici, è risultato che i farmaci gastrointestinali non erano associati a rischio di demenza. Il rischio di demenza aumentava con l’aumento dell’esposizione agli anticolinergici antidepressivi, urologici, e anti-parkinson con punteggio ACB di 3. Questo risultato è stato osservato anche per esposizione precedente la diagnosi di demenza di 15-20 anni. Conclusioni È stata osservata una solida associazione tra alcune classi di anticolinergici e lo sviluppo successivo di demenza. Questo potrebbe essere dovuto ad uno specifico effetto di classe o ai farmaci usati per i sintomi precoci di demenza. Future ricerche dovrebbero approfondire gli effetti delle singole classi di anticolinergici o dell’esposizione cumulativa ai diversi anticolinergici. Trial registrato nell’European Union electronic Register of Post-Authorisation Studies n. EUPAS8705. BMJ. 2018 Apr 25;361:k1315. doi: 10.1136/bmj.k1315. Anticholinergic drugs and risk of dementia: case-control study. Richardson K, Fox C, Maidment I, Steel N, Loke YK, Arthur A, Myint PK, Grossi CM, Mattishent K, Bennett K, Campbell NL, Boustani M, Robinson L, Brayne C, Matthews FE, Savva GM. https://www.bmj.com/content/361/bmj.k1315.long - 18/06/2018
- Clozapina ed eventi avversi Un’analisi delle sospette reazioni avverse segnalate in Australia (1993-2014). La clozapina è utilizzata nelle forme di schizofrenia resistenti ad altri trattamenti, ma può causare reazioni avverse (Adverse Drug Reaction ADR) gravi. Obiettivi Analizzare i tassi degli eventi avversi cardiovascolari segnalati in Australia. Metodi Gli autori hanno esaminato tutte le sospette ADR da clozapina, segnalate in Australia, nel periodo 1993-2014, con particolare riguardo a neutropenia, miocardite e cardiomiopatia. Le segnalazioni di ADR sono state incrociate con i dati della dispensazione di clozapina nel Queensland, proiettati per l’intera Australia. Risultati Sono state fatte 8.561 segnalazioni di eventi avversi: neutropenia (13.7%), miocardite (9.3%) e cardiomiopatia (3.8%). I tassi di segnalazione di miocardite e cardiomiopatia sono aumentati dopo il 1999, in seguito ad una serie di casi di cardiomiopatia registrati a Sidney. Dopo di allora, i tassi di segnalazione di cardiomiopatia sono rimasti stabili, ma sono aumentati sensibilmente i tassi di segnalazione di miocardite. La neutropenia è più comune nelle donne, mentre cardiomiopatia e miopatia sono più frequenti negli uomini. Ci sono stati 5, 13 e 2 decessi, segnalati rispettivamente per neutropenia, miocardite e cardiomiopatia. Conclusioni I tassi di segnalazione delle sospette reazioni avverse gravi da clozapina, inclusa la morte, risultano bassi e sono, probabilmente, una sottostima del fenomeno reale. Questo andrebbe tenuto presente dai clinici, quando fanno un bilancio dei possibili rischi e benefici, al momento di prescrivere il farmaco. È essenziale una formazione continua sul monitoraggio ed il trattamento di queste reazioni avverse, rivolta agli operatori sanitari ed ai pazienti, com’è cruciale che vengano segnalate le possibili reazioni avverse al sistema nazionale di Farmacovigilanza. Psychopharmacology (Berl). 2018 Mar 27. doi: 10.1007/s00213-018-4881-0. [Epub ahead of print] Clozapine-related neutropenia, myocarditis and cardiomyopathy adverse event reports in Australia 1993-2014. Hollingworth SA, Winckel K, Saiepour N, Wheeler AJ, Myles N, Siskind D. https://link.springer.com/article/10.1007/s00213-018-4881-0 - 14/06/2018
- Depressione da farmaci Uno studio statunitense a sezione incrociata stima la correlazione tra la depressione e l’uso di farmaci che possono dare depressione, come potenziale effetto avverso. I farmaci soggetti a prescrizione medica sono usati in maniera crescente, tra gli adulti negli USA e alcuni di essi possono causare depressione. Obiettivi Descrivere l’uso dei farmaci soggetti a prescrizione medica, che possono causare depressione, come reazione avversa (Adverse Drug Reaction ADR) e valutare la correlazione tra il loro uso e l’insorgenza di depressione. Metodi Disegno, setting e partecipanti Sono stati esaminati cinque cicli di 2 anni (dal 2005-2006 al 2013- 2014) della National Health and Nutrition Examination Survey, indagine a campionamento trasversale rappresentativa della popolazione adulta USA (≥ 18 anni), per individuare l’uso di farmaci che avessero la depressione come potenziale effetto avverso. La regressione logistica multivariata ha esaminato le associazioni tra l’uso di questi farmaci e la depressione concomitante. L’analisi è stata condotta sia nella popolazione adulta generale, sia escludendo quelli che facevano uso di antidepressivi, che tra gli adulti trattati con antidepressivi, che in quelli con ipertensione. Esposizioni: farmaci soggetti a prescrizione medica (presenti in Micromedex) e che hanno la depressione trai possibili effetti avversi. Principali esiti e misure: prevalenza di qualunque uso ed uso concomitante di farmaci che possono causare depressione e prevalenza della depressione (con punteggio del Patient Health Questionnaire -9 PHQ-9 ≥10). Risultati Sono stati inclusi nello studio 26.192 adulti (età media, 46.2 anni [IC 95% 45.6-46.7]; 51.1% donne) ed il 7.6% (IC 95% 7.1%-8.2%) ha segnalato depressione. La prevalenza generale stimata dell’uso di farmaci con la depressione come possibile effetto avverso era del 37.2% e aumentava negli anni dal 35.0% (IC 95% 32.2%-37.9%) del biennio 2005-2006 al 38.4% (IC 95% 36.5%-40.3%) del 2013-2014 (P per il trend = .03). Una stima del 6.9% (IC 95% 6.2%-7.6%) ha riferito l’uso concomitante di ≥ 3 farmaci con la depressione come potenziale effetto avverso nel 2005-2006 ed il 9.5% (IC 95% 8.4%-10.7%) ha riferito tale uso nel 2013-2014 (P per il trend = .001). Nell’analisi aggiustata, che escludeva i pazienti che facevano uso di antidepressivi, il numero di farmaci con la depressione come possibile effetto avverso era associato ad aumentata prevalenza di depressione. La prevalenza stimata della depressione era del 15% per quelli che riferivano l’uso di ≥3 farmaci con la depressione come possibile effetto avverso, rispetto al 4.7% per quelli che non usavano tali farmaci (differenza 10.7% [IC 95% 7.2%-14.1%]). Questi modelli sono risultati validi anche nelle analisi ristrette agli adulti trattati con antidepressivi, agli adulti con ipertensione e anche escludendo i pazienti trattati con farmaci psicotropi. Conclusioni In questo studio a sezione incrociata, l’uso di farmaci che richiedono prescrizione medica e che hanno la depressione trai possibili effetti avversi è risultato comune. L’uso concomitante di più farmaci è risultato associato a maggiore probabilità di depressione. JAMA. 2018;319(22):2289-2298. doi:10.1001/jama.2018.6741 Prevalence of Prescription Medications With Depression as a Potential Adverse Effect Among Adults in the United States Mazen Qato D., Ozenberger K., Olfson M., https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2684607 - 14/06/2018
- Nuovi anticoagulanti orali Una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali ne confronta efficacia e sicurezza per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale non valvolare. I nuovi anticoagulanti orali (NAO), o Non-vitamin K oral anticoagulants (NOACs), vengono prescritti in maniera crescente, nella pratica clinica, per la prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica nella fibrillazione atriale non valvolare (FANV). I trial clinici di confronto diretto sono scarsi e questo costituisce uno svantaggio, al momento di prendere una decisione clinica. Obiettivi Condurre una revisione sistematica e meta-analisi per sintetizzare le evidenze derivanti da studi osservazionali di confronto diretto di efficacia e sicurezza dei NAO, in pazienti con FANV. Metodi È stata condotta una ricerca sistematica su atti di convegni e su database elettronici come MEDLINE, CINAHL, EMBASE e PUBMED. Sono stati inclusi studi osservazionali di confronto diretto trai NAO per la prevenzione dell’ictus, in pazienti ≥ 18 anni con FANV. L’esito primario era composto da esito di efficacia (ictus o embolia sistemica) ed esito di sicurezza (sanguinamento maggiore). I dati sono stati estratti in duplicato da due revisori, in maniera indipendente. È stata condotta una meta-analisi ad effetti casuali per sintetizzare i dati dagli studi osservazionali inclusi. È stato usato l’approccio GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation) per valutare la qualità generale delle evidenze per ciascun esito. Risultati Sono stati inclusi 15 lavori di sintesi qualitativa, 12 meta-analisi. Rivaroxaban e dabigatran sono risultati simili per quanto riguarda il rischio di ictus o embolia sistemica (Hazard ratio [HR] = 1.00, IC 95% 0.91–1.10; qualità dell’evidenza: bassa), ma rivaroxaban è risultato associato a più alto rischio di sanguinamento maggiore (HR = 1.39, IC 95% 1.28–1.50; qualità dell’evidenza: moderata). È stato osservato un rischio di sanguinamento maggiore notevolmente più alto con rivaroxaban, rispetto ad apixaban (HR = 1.71, IC 95% 1.51–1.94; qualità dell’evidenza: bassa). Apixaban era associato a minor rischio di sanguinamento maggiore, rispetto a dabigatran (HR = 0.80, IC 95% 0.68–0.95; qualità dell’evidenza: bassa). Non sono state osservate differenze tra apixaban e dabigatran per rischio di ictus o embolia sistemica Conclusioni In questo lavoro, apixaban ha mostrato di avere il profilo di sicurezza più favorevole, trai tre nuovi anticoagulanti orali. Non sono state osservate differenze significative tra apixaban, dabigatran e rivaroxaban, per quanto riguarda il rischio di ictus o embolia sistemica. Questi risultati possono fornire supporto ai clinici, al momento di decidere quale anticoagulante orale prescrivere ai pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. Registration PROSPERO (identifier: CRD42016052908). Eur J Epidemiol (2018). https://doi.org/10.1007/s10654-018-0415-7 Direct comparative effectiveness and safety between non-vitamin K antagonist oral anticoagulants for stroke prevention in nonvalvular atrial fibrillation: a systematic review and meta-analysis of observational studies Li, G., Lip, G.Y.H., Holbrook, A. et al. https://link.springer.com/article/10.1007/s10654-018-0415-7 - 13/06/2018
- EudraVigilance: il data base europeo delle segnalazioni di sospette reazioni avverse Una revisione dei lavori pubblicati, che ne utilizzano i dati a fini di ricerca e a tutela della Salute Pubblica. L’analisi dei dati di sicurezza provenienti dal sistema delle segnalazioni spontanee ha dimostrato la sua utilità per la rilevazione e l’analisi dei rischi correlati all’uso dei farmaci nella pratica clinica, dopo la loro immissione in commercio. Gli autori hanno condotto una ricerca nella letteratura con l’obiettivo di verificare come i dati di EudraVigilance siano stati utilizzati, quali i temi di ricerca ed i farmaci coinvolti. EudraVigilance (EV) è il database di Farmacovigilanza (FV) utilizzato per raccogliere e analizzare le segnalazioni di sospette reazioni avverse (Adverse Drug Reaction ADR) ai farmaci autorizzati nell’area economica europea (EEA). Il sistema è operativo dal 2001 ed è gestito dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency EMA). La segnalazione delle sospette ADR è obbligatoria dal 2005, nell’ EEA. A fine 2017, la banca dati ha superato i 12 milioni e mezzo di segnalazioni, relative a quasi 8 milioni di casi (ogni caso può dare luogo a ≥1 segnalazione). In totale, 402.690 casi provenienti da studi clinici interventivi e 7.546.183 dalla sorveglianza post-autorizzazione dei prodotti medicinali; le segnalazioni di pazienti/cittadini sono 84.372. Al primo posto, per numero di segnalazioni, sono i Paesi Bassi, seguono Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia. Questi 5 Paesi contribuiscono per il 77% alle segnalazioni di ADR fatte da operatori sanitari, presenti in EV. L’utilizzo dei dati di EV da parte del sistema europeo di FV include la rilevazione e valutazione di possibili segnali da parte del PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee). Nel 2017, sono stati valutati 82 segnali, la cui fonte era costituita per il 63% dai dati di EV. I dati non vengono utilizzati solo dal sistema europeo di FV, ma anche da operatori sanitari e pazienti per ottenere informazioni sulle ADR, attraverso il sito web, che nel 2017 ha registrato una media di 17 mila visite al mese. Gli autori di questo lavoro hanno ricercato, su EMBASE, PubMed e PubMed Central, le pubblicazioni (dal 2001 al 31 dicembre 2016) basate sui dati di EV. Sono stati individuati 105 lavori scientifici con dati estratti da EV, per il 90% provenienti da paesi dell’EEA e per il rimanente 10% dal resto del mondo. Nel 50% delle pubblicazioni, i dati sono stati usati per descrivere questioni di sicurezza, nel 44% per analizzare le metodologie usate nelle attività di Farmacovigilanza e nel 6% per supportare posizioni cliniche. Le pubblicazioni sono state classificate per paese del primo autore (a) e per tipo di pubblicazione (b). Il 61% dei lavori della Gran Bretagna è di personale EMA. L’Italia è al secondo posto, per produzione, dopo la Gran Bretagna. I 53 (50%) lavori, che analizzano questioni di sicurezza sono stati classificati anche per classe Anatomica Terapeutica e Chimica (ATC) dei farmaci analizzati, con l’eccezione delle ultime tre classi. Classificazione MedDRA SOC (System Organ Classes) dei lavori. La nuova normativa europea, adottata nel 2010 ed in vigore dal 2012, ha introdotto significativi cambiamenti nella gestione delle segnalazioni di sospette ADR e reso EV il punto di accesso e interscambio europeo dei dati. Trai principali cambiamenti, vanno ricordate la segnalazione da parte dei pazienti, la segnalazione delle ADR non gravi e la segnalazione di ADR derivanti da ogni tipologia d’uso del medicinale, non solo dagli usi autorizzati. L’accesso ad EudraVigilance è stato ampliato con l’obiettivo di aumentare la trasparenza e facilitare il monitoraggio e la ricerca, pur nel rispetto della protezione e riservatezza dei dati. Gli Istituti di Ricerca possono accedere direttamente al livello 1 dei dati, tramite il sito web, ma possono anche richiedere ulteriori set di dati (livello 2A), tramite il sito dell’EMA (http:// www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/about_us/ landing/ask_ema_landing_page.jsp&mid=) In particolar modo dal 2011, si è registrato un costante aumento del numero dei lavori scientifici, che utilizzano i dati di EudraVigilance e questo è probabile che rifletta la crescente considerazione del ruolo che il database può svolgere per la sicurezza dei farmaci. Fino al novembre 2017, le informazioni provenienti da EudraVigilance potevano essere considerate accettabili per la sicurezza dei pazienti, ma non ottimali ai fini della ricerca. La nuova versione potenziata di EudraVigilance, lanciata a novembre 2017, mette a disposizione della ricerca fonti di dati più ricche e, di conseguenza, maggiori opportunità di condurre studi di Farmacovigilanza per promuovere la Salute Pubblica. Drug Saf. 2018 Jul;41(7):665-675. doi: 10.1007/s40264-018-0647-1. EudraVigilance Medicines Safety Database: Publicly Accessible Data for Research and Public Health Protection. Postigo R, Brosch S, Slattery J, van Haren A, Dogné JM, Kurz X, Candore G, Domergue F, Arlett P. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0647-1 - 12/06/2018
- Sulfametoxazolo e trimetoprim in gravidanza Uno studio caso-controllo nidificato sulla coorte delle gravidanze del Quebec valuta il rischio di aborto spontaneo. Obiettivi I dati disponibili sulla sicurezza fetale dell’esposizione a sulfametoxazolo e trimetoprim in gravidanza sono scarsi e non conclusivi. Uno studio precedente, che valutava la correlazione tra l’esposizione a sulfametoxazolo e trimetoprim durante la gravidanza ed il rischio di aborto spontaneo, non controllava bias protopatico (causalità inversa) e bias di indicazione. Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo nidificato sulla coorte delle gravidanze del Quebec (n = 77.429 gravidanze, nelle quali erano inclusi 7.039 casi di aborto spontaneo e 70.390 controlli). Per ogni caso di aborto spontaneo, sono stati selezionati 10 controlli alla data indice, combinati per età gestazionale e anno di gravidanza. L’esposizione a sulfametoxazolo e trimetoprim era definita dall’aver avuto una prescrizione tra il 1° giorno di gravidanza e la data indice o una prescrizione precedente la gravidanza ma con una durata della terapia che si sovrapponesse al primo giorno di gestazione (102 gravidanze esposte: 25 casi di aborto spontaneo e 77 controlli). Risultati Aggiustando per potenziali confondenti, l’esposizione a sulfametoxazolo e trimetoprim è risultata associata ad aumentato rischio di aborto spontaneo (AOR 2.94, IC 95% 1.89-4.57, 25 casi esposti). Simili risultati si sono avuti dopo controllo per bias protopatico e bias di indicazione. Conclusioni Questo farmaco è ampiamente usato, nei pazienti affetti da HIV, per prevenire infezioni opportunistiche e malaria. Ne deriva un’urgente necessità di individuare potenziali fonti di dati in Africa, per valutare le conseguenze dell’esposizione a sulfametoxazolo e trimethoprim in gravidanza. Br J Clin Pharmacol. 2018 Jun;84(6):1198-1205. doi: 10.1111/bcp.13542. Epub 2018 Mar 25. Use of trimethoprim-sulfamethoxazole during pregnancy and risk of spontaneous abortion: a nested case control study. Muanda FT, Sheehy O, Bérard A. https://bpspubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/bcp.13542 - 11/06/2018
- Aimovig Il Comitato per i Farmaci per uso umano dell’EMA ha raccomandato l’autorizzazione, nell’UE, del primo anticorpo monoclonale per la prevenzione dell’emicrania. Il Comitato per i Farmaci per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato l’autorizzazione di Aimovig (erenumab), il primo anticorpo monoclonale per la prevenzione dell’emicrania, recentemente autorizzato negli USA. Aimovig appartiene ad una classe di farmaci che blocca l’attività del peptide correlato al gene della calcitonina (calcitonin gene-related peptide CGRP), una molecola coinvolta negli attacchi di emicrania. Si stima che circa il 15% della popolazione europea soffra di emicrania. I pazienti sperimentano episodi ricorrenti di mal di testa intenso e pulsante, in genere solo da un lato della testa. Talvolta, il dolore è preceduto da disturbi visivi o sensori noti come ‘aura’. Numerosi pazienti sperimentano anche nausea, vomito e aumentata sensibilità alla luce o ai suoni. L’emicrania può compromettere in maniera sostanziale le funzionalità del paziente. L’emicrania, la cui causa precisa non è nota, è da ritenersi un disturbo neurovascolare con meccanismi che interessano sia il cervello che i vasi sanguigni della testa. È più frequente nelle donne ed ha una forte componente genetica. Non esiste cura per l’emicrania, ma ci sono diversi trattamenti disponibili sia per gestire i sintomi che per ridurre la frequenza dei giorni di emicrania. I trattamenti di profilassi esistenti sono spesso associati ad efficacia variabile e scarsa sicurezza e tollerabilità. C’è, quindi, la necessità di nuove opzioni di trattamento. I benefici e la sicurezza di Aimovig sono stati studiati in due trial di 667 pazienti con emicrania cronica e 955 con emicrania episodica. Dopo tre mesi di trattamento, i pazienti con emicrania cronica hanno mostrato una riduzione di 2.5 giorni di emicrania al mese, in media, rispetto al placebo. Per i pazienti con emicrania episodica, la riduzione è stata di 1.3 o 1.8 giorni, a seconda della dose assunta. Le reazioni avverse più comuni erano reazioni nel sito di iniezione, costipazione, dolori muscolari e prurito. Aimovig dovrebbe essere indicato per i pazienti con almeno 4 giorni di emicrania al mese. È una soluzione iniettabile da somministrarsi una volta al mese. I pazienti possono essere formati a fare l’autosomministrazione. Dopo il parere positivo del CHMP, la Commissione Europea deciderà l’autorizzazione all’immissione in commercio di Aimovig, nell’area economica europea; le decisioni relative a prezzo e rimborsabilità saranno, invece, prese dai singoli Stati membri, tenendo conto del possibile ruolo del farmaco nel quadro di ciascun Sistema Sanitario Nazionale. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2018/06/news_detail_002965.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 01/06/2018
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico, Zinbryta, Dolutegravir, Esmya e sul rischio di interazione tra ritonavir e levotiroxina. Comunicazione AIFA sul rischio di errore terapeutico con il prelievo dell’insulina da cartucce e penne preriempite. Note Informative Importanti su vaccino Anatetall e XGEVA. Nota Informativa Importante sul vaccino Anatetall Fonte: AIFA 25/05/2018 La ditta GSK ha riscontrato la presenza di lattice di gomma naturale (NRL) nel copriago delle siringhe preriempite con ago fisso del vaccino Anatetall. La relativa avvertenza non risulta però nel materiale informativo attualmente in uso. A seguito delle valutazioni mediche di sicurezza e di beneficio/rischio, si è concluso che esiste un rischio molto basso di esposizione al lattice, poiché il copriago non è a contatto diretto con il prodotto. Il rischio potenziale per i pazienti e gli Operatori Sanitari, associato alla presenza di NRL nel copriago, viene ritenuto minimo per la popolazione in generale e limitato solo agli individui sensibili al lattice. La comunicazione ha lo scopo di fornire informazioni trasparenti riguardo alla presenza di lattice di gomma naturale nel prodotto considerato e non è stata causata da alcun segnale di sicurezza correlabile all’ipersensibilità al lattice. www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-sul-vaccino-anatetall-25052018 Comunicazione EMA sulle soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico Fonte: AIFA 18/05/2018 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA conferma la raccomandazione di sospendere le autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico in tutta l’Unione Europea http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sulle-soluzioni-infusione-contenenti-amido-idrossietilico-18052018 Comunicazione EMA su Zinbryta (daclizumab beta) Fonte: AIFA 18/05/2018 Il PRAC ha confermato che il medicinale per la sclerosi multipla Zinbryta (daclizumab beta) presenta un rischio di reazioni immunitarie gravi e potenzialmente fatali che colpiscono il cervello, il fegato e altri organi. Il medicinale non è più autorizzato ed è stato ritirato dagli ospedali e dalle farmacie. www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-zinbryta-daclizumab-beta-18052018 Comunicazione EMA su Dolutegravir Fonte: AIFA 18/05/2018 Risultati preliminari da uno studio osservazionale hanno individuato un aumento del rischio di difetti del tubo neurale, in bambini nati da donne che hanno assunto dolutegravir al momento del concepimento. Non sono stati riportati casi in bambini nati da donne che hanno iniziato dolutegravir più tardi, durante la gravidanza. Come precauzione, gli operatori sanitari nell’UE devono essere informati di quanto segue: − Non prescrivere dolutegravir per le donne in età fertile che pianificano una gravidanza. − Escludere la gravidanza prima di iniziare il trattamento con dolutegravir nelle donne in età fertile. − Informare le donne in età fertile che stanno assumendo dolutegravir di utilizzare un metodo contraccettivo efficace durante il trattamento. − Se la gravidanza è confermata nel primo trimestre, mentre la donna sta assumendo dolutegravir, passare ad un trattamento alternativo, a meno che non manchi un’alternativa adeguata. L’EMA aggiornerà le raccomandazioni quando concluderà la sua valutazione. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-dolutegravir-18052018 Comunicazione EMA su Esmya (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 18/05/2018 Il PRAC ha completato la revisione del medicinale Esmya (ulipristal acetato), in seguito a segnalazioni di grave danno al fegato. Dopo aver considerato tutte le evidenze, il PRAC ha concluso che il medicinale non deve essere utilizzato nelle donne con problemi epatici, mentre può essere iniziato nei pazienti con funzionalità epatica nella norma. www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-esmya-ulipristal-acetato-18052018 Nota Informativa Importante su XGEVA (denosumab) Fonte: AIFA 16/05/2018 Potenziale rischio di insorgenza di nuovo tumore maligno primitivo, in seguito al trattamento con XGEVA® (denosumab). Negli studi clinici condotti su pazienti affetti da tumori in stadio avanzato trattati con Xgeva (denosumab), sono stati riportati nuovi tumori maligni primitivi con maggiore frequenza, rispetto all’acido zoledronico. L’incidenza cumulativa dei nuovi tumori maligni primitivi a un anno è stata dell’1,1% per i pazienti trattati con denosumab e dello 0,6% per i pazienti trattati con acido zoledronico. Non è stato rilevato alcun pattern correlato al trattamento né per tumori singoli né per raggruppamenti di tumori. ▼ Xgeva è sottoposto a monitoraggio addizionale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta. Dal momento che Xgeva è un prodotto biologico, dovranno essere indicati anche il nome del prodotto e i dettagli del lotto. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xgeva-denosumab-16052018 Comunicazione AIFA sul rischio di interazione tra ritonavir e levotiroxina Fonte: AIFA 04/05/2018 Sono stati segnalati casi post –marketing indicativi di una potenziale interazione tra medicinali contenenti ritonavir e levotiroxina. Il ritonavir è impiegato come booster nei regimi antivirali per il trattamento dell’HIV e dell’epatite C cronica e induce la glucuronidazione della levotiroxina, ne risulta pertanto una diminuita esposizione sistemica alla levotiroxina. Sebbene la glucuronidazione non sia la principale via di eliminazione della levotiroxina, bisogna considerare che gli effetti di induzione presentano una variabilità individuale molto ampia e questo aspetto riveste un ruolo importante per medicinali con stretto indice terapeutico, come la levotiroxina. I pazienti trattati con levotiroxina, che assumono medicinali a base di ritonavir devono informare il medico. Il PRAC ha raccomandato a tutti i titolari di AIC una variazione dei termini di autorizzazione all’immissione in commercio, concernente l’aggiornamento del RCP e del Foglio Illustrativo per aggiungere informazioni sull’interazione tra ritonavir e levotiroxina, dove non riportato. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-aifa-sul-rischio-di-interazione-tra-ritonavir-e-levotiroxina-04052018 Comunicazione AIFA sul rischio di errore terapeutico con il prelievo dell’insulina da cartucce e penne preriempite Fonte: AIFA 04/05/2018 L’Agenzia Italiana del Farmaco richiama l’attenzione degli Operatori Sanitari e dei Pazienti diabetici sulle misure da adottare per ridurre il rischio di errori terapeutici associati all’estrazione di insulina con una siringa da cartucce e penne pre-riempite, in aderenza alla raccomandazione del PRAC sul segnale di sicurezza EMA/PRAC/610978/2017. • L’estrazione di insulina dalle cartucce e dalle penne comporta un rischio di errore di dosaggio. • E’ sconsigliato l’impiego di siringhe per prelevare la dose necessaria da cartucce e penne pre-riempite • In caso di malfunzionamento di una penna pre-riempita per insulina, è opportuno utilizzare una penna sostitutiva • Le conseguenze degli errori di dosaggio espongono a rischio la vita del paziente http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-aifa-sul-rischio-di-errore-terapeutico-con-il-prelievo-dell’insulina-da-cartuc Nota Informativa Importante su azitromicina Fonte: AIFA 02/05/2018 Nuove e importanti informazioni riguardo l’aumento del tasso di recidive delle neoplasie ematopoietiche e della mortalità nei pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche (HSCT) che assumono azitromicina. Lo studio clinico ALLOZITHRO, che ha esaminato l’azitromicina a lungo termine per prevenire la sindrome da bronchiolite obliterante in pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali ematopoietiche allogeniche (HSCT) per neoplasia ematologica è stato interrotto prematuramente in seguito all’aumento del rischio di recidive nei pazienti trattati con azitromicina, rispetto al gruppo trattato con placebo. Sebbene non sia chiaro in che modo l’azitromicina possa aver contribuito all’aumento del tasso osservato di recidive ematologiche, nello studio si conclude che l’esposizione ad azitromicina a lungo termine in seguito a HSCT potrebbe comportare rischi che superano i benefici previsti. L’azitromicina non è autorizzata per la profilassi della sindrome da bronchiolite obliterante (BOS) in pazienti sottoposti a trapianto di cellule staminali emopoietiche. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-azitromicina-02052018 - 31/05/2018
- Canakinumab Un trial clinico ne valuta l’efficacia per il trattamento di sindromi autoinfiammatorie con febbri ricorrenti. La febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina, il deficit di mevalonato chinasi (o sindrome da iperimmunoglobulinemia D) e la sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale (TRAPS) sono malattie monogeniche autoinfiammatorie caratterizzate da febbri ricorrenti. Metodi Pazienti affetti da una delle tre malattie sopra menzionate, confermate con test genetico, sono stati randomizzati a ricevere 150 mg di canakinumab sottocutaneo o placebo, ogni 4 settimane. I pazienti che non avevano risoluzione ricevevano un’ulteriore iniezione di 150 mg di canakinumab. L’esito primario era la risoluzione completa e nessuna ricaduta entro 16 settimane. Nella fase successiva fino alla 40° settimana, i pazienti che avevano avuto una risposta completa venivano sottoposti ad una seconda randomizzazione per ricevere canakinumab o placebo ogni 8 settimane. I pazienti sottoposti alla seconda randomizzazione, che avevano una ricaduta e tutti gli altri ricevevano canakinumab open-label. Risultati Alla 16° settimana, i pazienti che ricevevano canakinumab hanno avuto una risposta significativamente superiore rispetto ai pazienti che ricevevano placebo: 61% vs 6% dei pazienti con febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina (P<0.001), 35% vs 6% di quelli con deficit di mevalonato chinasi (P=0.003) e 45% vs 8% di quelli con TRAPS (P=0.006). L’inclusione di pazienti la cui dose è stata aumentata fino a 300 mg ogni 4 settimane ha prodotto una risposta completa nel 71% dei pazienti con febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina, nel 57% di quelli con deficit di mevalonato chinasi e nel 73% di quelli con TRAPS. Dopo la 16° settimana, un regime di somministrazione esteso (ogni 8 settimane) ha mantenuto il controllo della malattia nel 46% dei pazienti con febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina, nel 23% di quelli con deficit di mevalonato chinasi e nel 53% di quelli con TRAPS. Gli eventi avversi più frequentemente registrati nei pazienti trattati con canakinumab erano le infezioni (173.3, 313.5 e 148.0 per 100 pazienti-anno, rispettivamente trai pazienti con febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina, deficit di mevalonato chinasi e TRAPS) e alcune infezioni gravi (6.6, 13.7 e 0.0 per 100 pazienti-anno). Conclusioni In questo trial, canakinumab è risultato efficace nel controllo della malattia e nella prevenzione delle ricadute, nei pazienti con febbre mediterranea familiare resistente alla colchicina, deficit di mevalonato chinasi e sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale. Lo studio è stato finanziato da Novartis. ClinicalTrials.gov n. NCT02059291 https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT02059291 N Engl J Med. 2018 May 17;378(20):1908-1919. doi: 10.1056/NEJMoa1706314. Canakinumab for the Treatment of Autoinflammatory Recurrent Fever Syndromes. Benedetti F, Gattorno M, Anton J, Ben-Chetrit E, Frenkel J, Hoffman HM, Koné-Paut I, Lachmann HJ, Ozen S, Simon A, Zeft A, Calvo Penades I, Moutschen M, Quartier P, Kasapcopur O, Shcherbina A, Hofer M, Hashkes PJ, Van der Hilst J, Hara R, Bujan-Rivas S, Constantin T, Gul A, Livneh A, Brogan P, Cattalini M, Obici L, Lheritier K, Speziale A, Junge G. https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1706314 - 29/05/2018
- Vitamina B6 e neuropatia Il Centro Olandese di Farmacovigilanza Lareb valuta le segnalazioni di sospette reazioni avverse. Nella letteratura, la vitamina B6 è stata associata allo sviluppo di polineuropatia. Questo evento avverso è stato osservato con l’assunzione di alte dosi di vitamina B6 per lunghi periodi, ma non è chiaro se anche dosi più basse di vitamina B6 (< 50 mg/die) possano indurre neuropatie. Obiettivi Descrivere in maniera esauriente i casi di neuropatia associati a vitamina B6, segnalati al Centro Olandese di Farmacovigilanza Lareb e valutare le serie di casi riguardanti l’uso di vitamina B6 e neuropatia. Metodi Gli autori hanno descritto i casi riportati nelle segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR), il farmaco sospetto (con dose e durata d’uso) ed i livelli sierici di vitamina B6. Hanno, inoltre, valutato il nesso di causalità di ogni singolo caso coll’algoritmo di Naranjo e della serie di casi completa con i criteri di Bradford Hill. Risultati In totale, 90 segnalazioni di sospette ADR relative a prodotti contenenti vitamina B6 comprendevano almeno una reazione codificata col termine MedDRA (standardized Medical Dictionary for Regulatory Activities) ‘peripheral neuropathy‘. La vitamina B6 contenuta nei diversi prodotti variava da 1.4 a 100 mg per compressa. Il livello sierico della vitamina B6 era noto in 36 casi (88-4338 nmol/l) ed il livello medio era 907 nmol/l. Non è stata trovata alcuna correlazione statistica tra dosaggio e livelli ematici della vitamina B6. Conclusioni Dalla valutazione del nesso di causalità delle 90 segnalazioni di neuropatia della banca dati di Lareb, è risultato plausibile che la supplementazione di vitamina B6 abbia causato neuropatie. Questo è il caso, in particolare, per dosaggi elevati ed uso prolungato, ma non può essere escluso per dosi < 50 mg/die. Drug Saf. 2018 May 8. doi: 10.1007/s40264-018-0664-0. [Epub ahead of print] Vitamin B6 in Health Supplements and Neuropathy: Case Series Assessment of Spontaneously Reported Cases. van Hunsel F, van de Koppel S, van Puijenbroek E, Kant A. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-018-0664-0 - 28/05/2018
- Trombocitopenia da eparina Uno studio basato sulla popolazione statunitense stima carico della malattia e costi per il sistema sanitario. La trombocitopenia è una complicazione grave della terapia con eparina, può causare compromissione degli arti e portare anche al decesso. L’incidenza ed i tassi di complicazione di questa condizione, finora, sono stati estrapolati da studi con campioni di dimensioni modeste e gli esiti della trombocitopenia da eparina non sono stati ancora ben compresi. Obiettivo del lavoro è stimare il carico della malattia, i tassi di complicazione ed i costi della trombocitopenia indotta da eparina, negli USA. Metodi Questo studio basato sulla popolazione analizza i dati dal 2009 al 2013 del National Inpatient Sample (NIS), un grande data-base sanitario dei pazienti ricoverati negli USA. Per validare il codice della trombocitopenia indotta da eparina (cod. 289.84) della Classificazione Internazionale delle Malattie, nona revisione (International Classification of Diseases, Ninth Revision, Clinical Modification – ICD-9-CM), ne sono state definite sensibilità e specificità usando i dati 2013 di un ospedale locale (Froedtert Memorial Lutheran Hospital, Milwaukee, WI, USA). Gli esiti primari valutati erano l’incidenza delle dimissioni con codice per trombocitopenia da eparina e delle dimissioni con codice per trombocitopenia da eparina associato a bypass cardiopolmonare, emodialisi, artroplastica dell’anca o del ginocchio, traumi o lesioni (o entrambi), malattie gengivali o parodontali (o entrambe). È stata anche valutata l’incidenza di trombosi, sanguinamento, amputazione di arti o dita, mortalità, durata del ricovero e spese ospedaliere associate. Risultati Tra il 2009 ed il 2013, sono state analizzate 97.566 dimissioni con codice ICD-9-CM per trombocitopenia indotta da eparina e 149.911.247 con codice per trombocitopenia non indotta da eparina. In totale, la trombocitopenia indotta da eparina era diagnosticata in 97.566 fogli di dimissioni (0.065%; errore standard [SE] 0.0012) su 150.008.813, corrispondenti approssimativamente ad 1 su 1500 ricoveri. I pazienti sottoposti a bypass cardiopolmonare avevano i tassi più alti di trombocitopenia indotta da eparina (7.702 [0.63%; SE 0.03] su 1.230.362), seguivano i pazienti sottoposti ad emodialisi (23.012 [0.47%; 0.01] su 4.908.100), quelli con malattie gengivali o parodontali o entrambi (106 [0.12%; 0.03] su 88.621) e quelli con traumi o lesioni o entrambi (541 [0.09%; 0.01] su 602.944); i pazienti con artroplastica dell’anca (845 [0.04%; 0.004] su 1.943.353) o del ginocchio (676 [0.02%; 0.002] su 3.022.602) avevano i tassi più bassi di trombocitopenia indotta da eparina. La trombosi (29.079 [29.8%; SE 0.4] su 97.566) ed il sanguinamento (6.044 [6.2%; 0.2] su 97.566) erano complicazioni frequenti della trombocitopenia da eparina; 1.446 (23.9%; 1.2) pazienti su 6.044 con trombocitopenia da eparina ed emorragia sono morti; 742 (0.76%; SE 0.06) su 97.566 pazienti dimessi con trombocitopenia da eparina hanno subito amputazioni, rispetto a 173.043 (0.12%; 0.001) su 149.911.247 con trombocitopenia non indotta da eparina (odds ratio aggiustato 5.095 [IC 95% 4.309-6.023]; p<0.0001). In totale, la mortalità ospedaliera era 9.842 (10.1%; SE 0.2) su 97.508 dimissioni con codifica di trombocitopenia da eparina, rispetto a 3.206.700 (2.1%; 0.01) su 149.811.891 dimissioni per trombocitopenia non indotta da eparina (odds ratio aggiustato 4.075 [IC 95% 3.846-4.317]; p<0.0001). La durata media dei ricoveri trai pazienti dimessi vivi era 8.9 giorni (differenza interquartile [IQR] 4.6-17.1) con una spesa ospedaliera totale di $ USA 83.072 (IQR 37.240-188.419) per la trombocitopenia indotta da eparina e 2.6 giorni (1.4-4.8) e $ 21.360 (11.426-41.917) per le dimissioni con trombocitopenia non indotta da eparina (p<0.0001 per entrambi). Per valutare la sensibilità e specificità diagnostica del codice ICD-9-CM per la trombocitopenia indotta da eparina, sono state analizzate 333 dimissioni di un ospedale locale; la sensibilità era 90.9% (IC 95% 57.1-99.5) e la specificità era 94.4% (91.1-96.6). Conclusioni I tassi di trombocitopenia indotta da eparina rimangono alti e sarebbero necessari prevenzione e trattamenti più efficaci. Lancet Haematol. 2018 May;5(5):e220-e231. doi: 10.1016/S2352-3026(18)30046-2. Disease burden, complication rates, and health-care costs of heparin-induced thrombocytopenia in the USA: a population-based study. Dhakal B, Kreuziger LB, Rein L, Kleman A, Fraser R, Aster RH, Hari P, Padmanabhan A. https://www.thelancet.com/journals/lanhae/article/PIIS2352-3026(18)30046-2/fulltext - 21/05/2018
- Gli effetti indesiderabili da cosmetici e la Cosmetovigilanza L’applicazione in Italia del Regolamento europeo n.1223/2009 sui prodotti cosmetici. Il Regolamento CE n.1223/2009 (Regolamento cosmetico), in vigore dal luglio 2013, disciplina la produzione e distribuzione dei cosmetici nella Comunità Europea. Definisce «prodotto cosmetico» (art. 2, Definizioni, par. 1 a) «qualsiasi sostanza o miscela destinata ad essere applicata sulle superfici esterne del corpo umano (epidermide, sistema pilifero e capelli, unghie, labbra, organi genitali esterni) oppure sui denti e sulle mucose della bocca allo scopo esclusivamente o prevalentemente di pulirli, profumarli, modificarne l’aspetto, proteggerli, mantenerli in buono stato o correggere gli odori corporei». Rientrano, quindi, nella categoria numerosi prodotti di uso quotidiano, come sapone, dentifricio, schiuma da barba, creme e profumi. Questi possono causare un «effetto indesiderabile», cioè «una reazione avversa per la salute umana derivante dall’uso normale o ragionevolmente prevedibile di un prodotto cosmetico» (art. 2 par. 1 o) o anche un «effetto indesiderabile grave: un effetto indesiderabile che induce incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali immediati o decesso» (art. 2 par. 1 p). Non trattandosi di farmaci, non rientrano nel percorso della Farmacovigilanza, ma gli effetti indesiderati possono essere comunque segnalati ed il Ministero consiglia di farlo, in modo che si posa arrivare, se necessario, a modificare le avvertenze d’uso riportate sulla confezione o modificare la composizione stessa del cosmetico. A questo scopo, il Ministero della Salute ha creato, sul suo sito, una sezione dedicata ai cosmetici e alla cosmetovigilanza, dalla quale è possibile scaricare la scheda di segnalazione e le istruzioni per la compilazione e l’invio al Ministero. Purtroppo, questa opportunità è ancora pressoché inutilizzata, come risulta dai dati pubblicati dal Ministero, visto che dal 2013 al 2016 sono state inviate solo 82 segnalazioni, delle quali solo 75 valide, in quanto in 7 non erano riportate le informazioni necessarie (segnalatore, cronologia dell’evento e prodotto cosmetico) per valutare la scheda. Per quanto riguarda la gravità, 21 schede riguardavano effetti indesiderabili gravi, che in 7 casi hanno comportato ospedalizzazione; in 73 casi su 75, gli effetti indesiderabili consistevano in reazioni cutanee. Ministero della Salute, Segnalazione di effetti indesiderabili http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3846&area=cosmetici&menu=vigilanza Ministero della Salute, La cosmetovigilanza nel regolamento CE n.1223/2009 sui prodotti cosmetici. L’applicazione in Italia (2017) http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_342_allegato.pdf Ministero della Salute, Belli sì ma senza sorprese. Usa i cosmetici correttamente, segui sempre le indicazioni e segnala eventuali effetti indesiderabili (2017) http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_341_allegato.pdf Regolamento CE n.1223/2009 (Regolamento cosmetico) http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pagineAree_145_listaFile_itemName_0_file.pdf - 16/05/2018
- Gli antagonisti dopaminergici negli episodi acuti di disturbo dell’umore Una meta-analisi di trial randomizzati e controllati, in doppio cieco. Obiettivi: valutare efficacia e sicurezza del trattamento completo o parziale con antagonisti dopaminergici degli episodi acuti del disturbo dell’umore. Metodi Nelle banche dati MEDLINE e PsycINFO, sono stati individuati e inclusi nella meta-analisi i trial randomizzati e controllati in doppio cieco sugli antagonisti dopaminergici, nel trattamento degli episodi acuti dei disturbi dell’umore. Risultati Nel trattamento della mania in monoterapia, sono stati trovati tassi aumentati di remissione per la cariprazina (odds ratio (OR): 2.08, P <0.01) e per l’aripiprazolo ad alto dosaggio (OR: 3.00; ; P = 0.05), ma non per l’aripiprazolo a basso dosaggio. Nella depressione bipolare, non è stato osservato miglioramento dei tassi di remissione o di risposta per l’aripiprazolo in monoterapia, mentre un migliorato tasso di risposta (OR: 10.27, P < 0.01) è stato trovato per il pramipexolo, ma solo come terapia addizionale ad un altro stabilizzatore dell’umore. Nei disordini depressivi maggiori, simili miglioramenti dei tassi di remissione sono stati trovati per l’aripiprazolo ad alto dosaggio (OR: 1.96, p < 0.01) e a basso dosaggio (OR: 1.68, P = 0.01), come pure per il brexpiprazolo [non autorizzato in Italia NdR] (OR: 1.52, P = 0.05), come terapia antidepressiva addizionale. Conclusioni Questa meta-analisi evidenzia che la terapia parziale con agonisti della dopamina ad alto dosaggio è efficace nel trattamento degli episodi maniacali acuti. Nella depressione maggiore, che è resistente agli antidepressivi classici, gli agonisti dopaminergici a basso dosaggio possono costituire un’alternativa relativamente sicura ed efficace. J Psychopharmacol. 2018 Apr;32(4):385-396. doi: 10.1177/0269881118760661. Epub 2018 Mar 15. Meta-analysis and review of dopamine agonists in acute episodes of mood disorder: Efficacy and safety. Romeo B, Blecha L, Locatelli K, Benyamina A, Martelli C. http://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/0269881118760661 - 16/05/2018
- Inibitori del SGLT-2/ analoghi del GLP-1/ inibitori della DPP-4 Una revisione sistematica e meta-analisi li confronta (tra loro, rispetto a placebo e a nessun trattamento), in pazienti con diabete di tipo 2. L’efficacia clinica comparativa di inibitori del co-trasportatore sodio-glucosio di tipo 2 (SGLT-2), analoghi del GLP-1 (Glucagon-like peptide-1) e inibitori della Di-Peptidil-Peptidasi IV (DPP-4) non è nota. Obiettivi Confrontare l’efficacia di inibitori del SGLT-2, analoghi del GLP-1 e inibitori della DPP-4 su mortalità ed end point cardiovascolari, mediante una meta-analisi di rete. Metodi Fonti dei dati: MEDLINE, Embase, Cochrane Library Central Register of Controlled Trials e meta-analisi pubblicate fino all’11 ottobre 2017. Selezione degli studi: sono stati inclusi i trial clinici di pazienti con diabete di tipo 2 e follow-up di almeno 12 settimane, di confronto tra inibitori del SGLT-2, analoghi del GLP-1 e inibitori della DPP-4, tra loro, con placebo o con nessun trattamento. Estrazione dei dati e sintesi: i dati sono stati analizzati da 1 ricercatore ed estratti in duplicato da 2 ricercatori. È stata condotta una meta-analisi di rete bayesiana. Principali esiti e misure Esito primario: mortalità per tutte le cause. Esiti secondari: mortalità cardiovascolare, arresto cardiaco, infarto miocardico, angina instabile e ictus. End-point di sicurezza: eventi avversi ed ipoglicemia. Risultati Sono stati inclusi nella meta-analisi 236 trial randomizzati con 176.310 partecipanti. Inibitori del SGLT-2 (differenza di rischio assoluta [RD] -1.0%; hazard ratio [HR] 0.80, intervallo di credibilità al 95% [ICr] 0.71- 0.89) e analoghi del GLP-1 (rischio assoluto RD, -0.6%; HR, 0.88 [ICr 95%, 0.81-0.94]) sono risultati associati a mortalità per tutte le cause significativamente più bassa, rispetto ai gruppi di controllo. Inibitori del SGLT-2 (RD -0.9%; HR 0.78 [ICr 95% 0.68-0.90]) e analoghi del GLP-1 (RD -0.5%; HR 0.86 [ICr 95% 0.77-0.96]) sono risultati associati a mortalità più bassa, rispetto agli inibitori della DPP-4. Gli inibitori della DPP-4 non erano associati in maniera significativa a minore mortalità per tutte le cause (RD 0.1%; HR 1.02 [ICr 95% 0.94-1.11]), rispetto ai gruppi di controllo. Inibitori del SGLT-2 (RD -0.8%; HR 0.79 [ICr 95% 0.69-0.91]) e analoghi del GLP-1 (RD -0.5%; HR 0.85 [ICr 0.77-0.94]) erano associati in maniera significativa a più bassa mortalità cardiovascolare, rispetto ai gruppi di controllo. Gli inibitori del SGLT-2 erano associati a tassi significativamente più bassi di casi di arresto cardiaco (RD -1.1%; HR 0.62 [ICr 95% 0.54-0.72]) e infarto miocardico (RD -0.6%; HR 0.86 [ICr 95% 0.77-0.97]), rispetto ai gruppi di controllo. Gli analoghi del GLP-1 erano associati a maggior frequenza di eventi avversi che hanno portato al ritiro dal trial, rispetto agli inibitori del SGLT-2 (RD 5.8%; HR 1.80 [ICr 95% 1.44-2.25]) e agli inibitori della DPP-4 (RD 3.1%; HR 1.93 [ICr 95% 1.59-2.35]). Conclusioni In questa meta-analisi di rete, l’uso di inibitori del SGLT-2 o analoghi del GLP-1 è risultato associato a mortalità più bassa, rispetto agli inibitori della DPP-4, al placebo o a nessun trattamento. L’uso di inibitori della DPP-4 non è risultato associato a più bassa mortalità, rispetto al placebo o a nessun trattamento. JAMA. 2018 Apr 17;319(15):1580-1591. doi: 10.1001/jama.2018.3024. Association Between Use of Sodium-Glucose Cotransporter 2 Inhibitors, Glucagon-like Peptide 1 Agonists, and Dipeptidyl Peptidase 4 Inhibitors With All-Cause Mortality in Patients With Type 2 Diabetes: A Systematic Review and Meta-analysis. Zheng SL, Roddick AJ, Aghar-Jaffar R, Shun-Shin MJ, Francis D, Oliver N, Meeran K. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2678616?redirect=true - 15/05/2018
- Elbasvir-grazoprevir Uno studio clinico valuta efficacia e sicurezza della combinazione fissa nella vita reale, in pazienti con epatite C politrattati. Il trattamento dell’epatite cronica da virus C (Hepatitis C Virus – HCV) costituisce un problema di rilevanza mondiale, per la Sanità Pubblica. Recentemente, sono stati autorizzati nuovi farmaci. Obiettivo di questo studio è valutare l’efficacia clinica e la sicurezza della combinazione in dose fissa di elbasvir e grazoprevir, su pazienti con HCV. Metodi È stato condotto uno studio prospettico in doppio cieco, su pazienti ricoverati nel Centro Regionale per l’HCV della Sicilia (istituito presso l’Università di Catanzaro) tra il 1 marzo ed il 31 dicembre 2017. Sono stati considerati eleggibili i pazienti >30 anni e con storia di epatite C cronica. Durante il periodo di studio, sono stati arruolati 29 pazienti con HCV (18 donne e 11 uomini; età 62.5 ± 14 anni, range 36-82; HCV-RNA: 2.384.859 ± 2.487.747 IU/mL, range, 60.400 – 8.930.000 IU/mL genotipo 1b). Risultati In 28 dei 29 pazienti (96.5%) è stata documentata una rapida e complete remissione dell’infezione da HCV in 4 settimane dopo l’inizio del trattamento, mentre in un paziente la remissione è stata raggiunta in 8 settimane. Durante lo studio, non sono state segnalate reazioni avverse gravi a farmaco o interazioni farmacologiche e nessun paziente ha interrotto il trattamento. Comunque, 4 pazienti (13.8%) hanno sviluppato un aumento asintomatico delle transaminasi, che si è manifestato 8 settimane dopo l’inizio del trattamento ed è scomparso 4 settimane dopo, in 3 pazienti e 8 settimane dopo in 1 paziente. Conclusioni Nella vita reale, è stato documentato un aumento delle transaminasi in 4 donne di >70 anni, cosa che suggerisce la necessità di una maggiore attenzione per la popolazione di questa fascia di età. J Clin Pharmacol. 2018 May 10. doi: 10.1002/jcph.1135. [Epub ahead of print] Efficacy and Safety of Elbasvir-Grazoprevir Fixed Dose in the Management of Polytreated HCV Patients: Evidence From Real-Life Clinical Practice. Caroleo B, Colangelo L, Perticone M, De Sarro G, Gallelli L. https://accp1.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/jcph.1135 - 15/05/2018
- Una bufala ci seppellirà? La campagna della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCEO) contro le fake news. La FNOMCEO continua la sua battaglia contro la disinformazione presente in rete, iniziata con l’apertura del sito “Dottore, ma è vero che?”. L’ufficio stampa della federazione ha ideato una serie di manifesti contro le principali false notizie: “Non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo”, “Avevo acquistato sul web un farmaco miracoloso”, “Ho curato il cancro con il bicarbonato di sodio”, sono alcuni degli epitaffi che, campeggiano su lapidi di tombe. Il messaggio è “Diffidate delle bufale sul web. Chiedete sempre al medico”. Una campagna shock per far comprendere al cittadino quali possono essere i rischi per la salute, se si affida a fonti non autorevoli. Una bufala ci seppellirà? Ecco i manifesti - 14/05/2018
- Febuxostat vs allopurinolo Uno studio multicentrico in doppio cieco li confronta per la sicurezza cardiovascolare, in pazienti con gotta. Il rischio cardiovascolare è maggiore, nei pazienti con gotta. Obiettivi Confrontare gli esiti cardiovascolari associati a febuxostat, un inibitore della xantina ossidasi non purinico con quelli associati all’allopurinolo, un analogo purinico della ipoxantina, in pazienti con gotta e malattia cardiovascolare. Metodi È stato condotto uno studio multicentrico di non inferiorità in doppio cieco, che ha arruolato pazienti con gotta e malattia cardiovascolare. I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere febuxostat o allopurinolo e sono stati stratificati in base alla funzionalità renale. Il trial aveva un margine di non inferiorità prespecificato di 1.3 per l’hazard ratio per l’end point primario (un composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale, ictus non fatale o angina instabile con rivascolarizzazione urgente). Risultati In totale, 6.190 pazienti sono stati randomizzati e hanno ricevuto febuxostat o allopurinolo, con follow-up medio di 32 mesi (max 85). Il 56.6% dei pazienti ha interrotto il trial ed il 45% ha interrotto il follow-up. Nell’analisi intention-to-treat modificata, un end-point primario si è verificato in 335 pazienti (10.8%) nel gruppo febuxostat ed in 321 (10.4%) nel gruppo allopurinolo (hazard ratio 1.03; limite superiore dell’Intervallo di Confidenza unilaterale al 98.5% [IC] 1.23; P=0.002 per la non inferiorità). La mortalità cardiovascolare e per tutte le cause era maggiore nel gruppo febuxostat, rispetto al gruppo allopurinolo (hazard ratio per morte per tutte le cause 1.22 [IC 95% 1.01 – 1.47]; hazard ratio per morte cardiovascolare 1.34 [IC 95% 1.03 – 1.73]). Per quanto riguarda l’end point primario e la mortalità per tutte le cause e cardiovascolare, l’analisi degli eventi verificatisi durante il trattamento ha dato risultati simili all’analisi intention-to-treat modificata. Conclusioni In pazienti con gotta e con condizioni cardiovascolari maggiori, febuxostat ha dimostrato la non inferiorità all’allopurinolo, per quanto riguarda gli eventi avversi cardiovascolari. La mortalità per tutte le cause è risultata più elevata con febuxostat, che con l’allopurinolo. N Engl J Med. 2018 Mar 29;378(13):1200-1210. doi: 10.1056/NEJMoa1710895. Epub 2018 Mar 12. Cardiovascular Safety of Febuxostat or Allopurinol in Patients with Gout. White WB, Saag KG, Becker MA, Borer JS, Gorelick PB, Whelton A, Hunt B, Castillo M, Gunawardhana L; CARES Investigators. Collaborators (518) https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1710895 - 10/05/2018
- Carenza di vitamina D e prognosi a lungo termine di BPCO Uno studio di coorte prospettico. Il ruolo e l’importanza della carenza di vitamina D nella prognosi a lungo termine della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) rimane ancora non definito. Obiettivi Verificare l’ipotesi che, fra gli individui con BPCO, quelli con bassa concentrazione di 25-idrossivitamina D abbiano una prognosi peggiore, rispetto a quelli con concentrazione normale. Metodi Sono stati selezionati 35.153 individui di età 20-100 anni con misurazione della concentrazione di 25-idrossivitamina D e spirometria, nella popolazione generale, nel Copenhagen City Heart Study [follow-up medio 21 anni; range 13 giorni-36 anni] e nel Copenhagen General Population Study [7.1 anni; 3 giorni-13 anni]. La BPCO spirometrica (n = 5.178; 15%) era definita come volume espiratorio forzato in 1s (FEV1)/capacità vitale forzata (FVC) ) < 0.70 in individui senza asma; la BPCO clinica (n = 2.033; 6%) era definita come FEV1/FVC < 0.70 e FEV1 < 80% dei predetti in fumatori di età > 40 anni senza asma e con consumo cumulativo di tabacco ≥ 10 pacchetti-anno. Risultati Nella BPCO spirometrica, l’età media alla morte era 70.2 (Intervallo di Confidenza [IC] al 95% 64.4-71.2) per gli individui con 25-idrossivitamina D < 12.5 nmol/L e 80.3 (74.4-83.4) per quelli con concentrazioni ≥ 50 nmol/L. Nella BPCO clinica, i corrispondenti valori erano 69.0 (63.3-70.9) e 76.2 (73.8-78.0). Nella BPCO spirometrica, gli hazard ratio multivariabile aggiustati per gli individui con 25-idrossivitamina D < 12.5 nmol/L rispetto a quelli con ≥ 50 nmol/L erano 1.35 (IC 95% 1.09-1.67) per la mortalità per tutte le cause, 1.63 (1.00-2.64) per la mortalità respiratoria, 1.14 (0.76-1.70) per la mortalità cardiovascolare, 1.37 (0.90-2.06) per la mortalità da cancro e 1.61 (1.04-2.49) per la mortalità per altre cause. Nella BPCO clinica, i corrispondenti valori erano 1.39 (1.07-1.82), 1.57 (0.91-2.72), 0.88 (0.51-1.53), 1.63 (0.99-2.67) e 2.00 (1.12-3.56). Basse concentrazioni di 25-idrossivitamina D erano associate ad aumentato rischio di morte, negli individui con BPCO. Conclusioni Non sono stati osservati chiari modelli di associazione con le cause di morte, anche se ci può essere un aumentato rischio di morte per cause respiratorie, cancro ed altre cause. È probabile che basse concentrazioni di 25-idrossivitamina D siano un marker di cattive condizioni di salute, nella BPCO. Eur J Epidemiol. 2018 Apr 24. doi: 10.1007/s10654-018-0393-9. [Epub ahead of print] Low concentrations of 25-hydroxyvitamin D and long-term prognosis of COPD: a prospective cohort study. Færk G, Çolak Y, Afzal S, Nordestgaard BG. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10654-018-0393-9 - 10/05/2018
- EMA 2017 annual report L’agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha pubblicato il Report dell’attività svolta nel 2017. Il documento illustra alcuni dei principali progetti dell’Agenzia, come il lancio del nuovo sistema EudraVigilance e PriMe (PRIority MEdicines), pubblica le statistiche relative alle attività e riflessioni sulle questioni di maggiore interesse per la Medicina e la Sanità pubblica, come la medicina personalizzata ed il ruolo della Farmacovigilanza. Nel 2017, sono stati autorizzati 92 farmaci, 35 dei quali basati su nuove sostanze attive, mai autorizzate in precedenza nell’Unione Europea (EU). Ha compiuto il primo anno di vita PriMe, il percorso preferenziale inaugurato nel marzo 2016 per l’approvazione di trattamenti innovativi riguardanti patologie per le quali non esistono ancora terapie adeguate. Dal marzo 2016 a tutto il 2017, l’EMA ha ricevuto e revisionato 154 domande di PriMe, ma ha ammesso alla procedura solo 34, 12 delle quali per nuovi farmaci antitumorali. Una volta che un farmaco è autorizzato, l’EMA e le Agenzie regolatorie degli Stati membri dell’UE attuano il monitoraggio post-marketing del suo profilo rischio/beneficio, attraverso la rete e le attività di Farmacovigilanza. Questo permette che vengano rilevati e gestiti tempestivamente eventuali problemi di sicurezza. Possono essere adottate azioni che vanno dalla modifica delle informazioni sul prodotto a alla sospensione o al ritiro dal mercato o al richiamo di alcuni lotti. Oltre 1.4 milioni di segnalazioni di reazioni avverse a farmaco (ADR) sono state inserite nella banca-dati europea EudraVigilance, nel 2017, con un incremento del 19% rispetto al 2016. Le segnalazioni da parte dei pazienti, che sono incoraggiate dalla nuova normativa europea in Farmacovigilanza, sono state oltre 90 mila, quasi il doppio del 2016. Sono stati rilevati 2.062 potenziali segnali di sicurezza, i due terzi dei quali originati dal monitoraggio del data-base di EudraVigilance. Il PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee) ne ha confermato 82. Sono stati emessi avvisi di sicurezza riguardanti gli inibitori SGLT2 (canagliflozin, dapagliflozin e empagliflozin), per il diabete di tipo 2, a causa del rischio di amputazione degli arti inferiori; la raccomandazione di sospendere alcuni mezzi di contrasto contenenti gadolinio e la restrizione d’uso di altri, poiché producono un accumulo di piccole quantità di gadolinio nei tessuti cerebrali, per quanto non ci siano evidenze di danno a lungo termine; restrizioni d’uso del farmaco Zinbryta per la sclerosi multipla, per il rischio di danno epatico in alcuni pazienti; raccomandazioni di sospendere le formulazioni di paracetamolo a rilascio prolungato (non in commercio in Italia) per il rischio di sovradosaggio. Sono state individuate nuove controindicazioni per Uptravi (selexipag), che non deve essere assunto in concomitanza con medicinali come gemfibrozil, che sono forti inibitori dell’enzima epatico CYP2C8; aggiornate e rese meno stringenti le raccomandazioni alla contraccezione per i pazienti di sesso maschile trattati con farmaci a base di micofenolato e le loro compagne, a causa del rischio di aborto e malformazioni. Sono state aggiornate le informazioni di 397 medicinali, sulla base dei nuovi dati di sicurezza. EMA annual report 2017 http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2018/05/news_detail_002951.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 08/05/2018
- Oppiacei per il trattamento del dolore cronico in Italia La SIF ha pubblicato un Position Paper, che affronta le questioni dell’appropriatezza terapeutica, del rischio di dipendenza e confronta la situazione italiana con quella statunitense. Con il nome di analgesici oppiacei o oppioidi ci si riferisce agli alcaloidi naturali dell’oppio (morfina, codeina e tebaina) e ai loro derivati semisintetici, nonché ai derivati di sintesi, le cui azioni sono bloccate dall’antagonista non selettivo per gli oppioidi naloxone. In Europa, il dolore cronico da moderato a grave interessa, mediamente, il 19% degli adulti. L‘Italia si pone al terzo posto in Europa con un 26% della popolazione, che ha dovuto ricorrere a trattamento farmacologico per il dolore cronico almeno una volta nella vita. Nel 2010, in Italia è stata approvata la legge 38/2010 finalizzata a garantire una presa in carico adeguata dei pazienti affetti da dolore di origine oncologica o da dolore cronico non-oncologico attraverso una rete integrata di servizi. L’uso degli oppioidi nella gestione del dolore oncologico è pienamente giustificato da un rapporto rischio/ beneficio positivo. Al contrario, l’uso degli oppioidi per il trattamento a lungo termine del dolore non oncologico è oggetto di controversie. In primo luogo, perché può indurre dipendenza fisica e psichica, nonché un disordine da uso di sostanze oppioidi (substance use disorder o SUD). L’Europa guarda con preoccupazione il caso degli Stati Uniti, dove oltre il 3% della popolazione adulta è in terapia cronica con oppioidi e si registrano casi di abuso e overdose da farmaci oppioidi prescritti per il controllo del dolore non oncologico in quasi tutte le fasce d’età, con un picco del tasso di mortalità (per entrambi i sessi) trai 45 e i 54 anni. Si tenga presente che, nel 2014 più di 10 milioni di americani hanno dichiarato di aver fatto uso illecito di oppioidi da prescrizione e che l’80% di 125.000 consumatori abituali di eroina ha dichiarato di avere iniziato con l’uso di oppioidi da prescrizione. E’ quindi probabile che l’epidemia di morti da overdose e i fenomeni di dipendenza e abuso, registrati negli USA, siano principalmente correlati all’uso non-medico degli oppioidi, mentre il reale rischio nel paziente con dolore cronico rimane ancora da definire. In Europa e in Italia le evidenze cliniche nel campo della terapia del dolore, al momento, suggerirebbero che il fenomeno di abuso si presenti abbastanza raramente. L’uso di oppioidi da prescrizione in Italia Nell’ultimo rapporto disponibile dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (Rapporto OsMed Gennaio-Dicembre 2016), viene riferito un incremento (2016 vs 2015) nelle prescrizioni degli oppioidi in termini di dosi (defined daily dose DDD) per gli alcaloidi oppiacei, per gli oppioidi derivati dalla fenilpiperidina (come il fentanyl) e per gli altri oppioidi. Una crescita è stata osservata anche per i farmaci usati nella terapia del disordine da uso di sostanze oppioidi, come il metadone e la buprenorfina . Nel rapporto OsMed del 2015, che ha valutato il periodo compreso tra il 2007 e il 2015, era stato documentato un aumento delle prescrizioni di oppioidi di circa 4 volte, potenzialmente correlabile alla riduzione della prescrizione dei FANS, che si è osservata (da 25 DDD nel 2007 a 20 DDD nel 2015). Tra i farmaci più prescritti, risultano esserci l’ossicodone in associazione (ad esempio ossicodone/naloxone) e il tapentadolo, per i quali occorre ricordare che i numeri italiani di consumo in partenza erano molto bassi, vicini allo zero. Tuttavia, in Italia l’incremento nelle prescrizioni degli oppioidi maggiori è modesto, rispetto ad altri paesi europei come per esempio la Germania e l’utilizzo di analgesici oppiacei rimane di gran lunga inferiore al Nord Europa e agli USA. Il ruolo della farmacovigilanza Secondo i dati aggregati della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), dal 2001 ad oggi, i farmaci appartenenti alla classe degli “oppiacei ed altri farmaci per il trattamento del dolore” maggiormente segnalati per sospetta ADR in Italia, sono risultati l’analgesico non oppiaceo paracetamolo, seguito da tramadolo, paracetamolo in associazione ad oppiacei, fentanyl, codeina, ossicodone, tapentadolo, buprenorfina e morfina. La farmacovigilanza e la farmacoepidemiologia possono rappresentare un ottimo strumento al fine di valutare al meglio il rischio in materia di appropriatezza prescrittiva e prevenzione dell’abuso degli oppioidi da prescrizione, nei pazienti affetti da dolore cronico. Strategie per controllare e prevenire il problema dell’abuso Le strategie che si stanno adottando per diminuire il rischio di abuso, mal uso e diversione degli oppioidi da prescrizione includono lo sviluppo di nuove formulazioni con proprietà “abuso deterrente”, alcune già in commercio, altre in fase registrativa o preclinica. Sebbene sia stato suggerito che lo sviluppo delle formulazioni abuso-deterrenti sia in realtà un metodo per estendere i brevetti sulle molecole oppioidi, i primi dati che arrivano dagli USA sulle preparazioni antimanipolazione di ossicodone sembrano indicare la presenza di un trend in diminuzione degli abusi. L’obiettivo di una buona pratica clinica nel contrasto del dolore cronico è essenzialmente basato sull’appropriatezza prescrittiva e su un accurato counseling prima e durante la terapia. Appare quindi di fondamentale importanza l’aspetto comunicativo medico-paziente che deve accompagnare tutte le fasi del percorso terapeutico concorrendo in tal modo a ridurre il rischio della diversione, del misuso e dell’abuso. Il prescrittore è tenuto ad informare il paziente riguardo gli effetti terapeutici e collaterali che la terapia potrà determinare, cercando di coinvolgerlo e responsabilizzarlo. Potrebbe inoltre essere molto utile coinvolgere la figura dell’infermiere professionale nel ruolo di counselor. Di fondamentale importanza è anche la condivisione del piano terapeutico con il paziente e con il suo medico di medicina generale o con altri eventuali specialisti coinvolti nel processo di cura. Conclusioni Il Positon Paper della Società italiana di Farmacologia conclude che, benché l’utilizzo di analgesici oppiacei in Italia sia di gran lunga inferiore al Nord Europa e agli USA, grande attenzione debba essere posta nell’evitare il rischio di abuso, pur garantendo a tutti i pazienti con dolore il diritto all’accesso alle cure, come previsto dalla legge 38/2010. Viene considerato sicuramente utile l’utilizzo di strumenti come l’Opioid Risk Tool (ORT), il questionario proposto dal National Institute of Drug Abuse (NIDA) (https://www.drugabuse.gov/sites/default/files/files/OpioidRiskTool.pdf) o altri questionari disponibili nella rete italiana, per una precoce identificazione dei pazienti a più alto rischio, ai quali rivolgere una maggiore attenzione e quindi una più efficace presa in carico con un programma di monitoraggio più intenso cui associare il counseling motivazionale, ovvero una strategia per prevenire la diversione. In tal modo il trattamento del dolore cronico assumerebbe una maggiore sicurezza senza minare l’alleanza terapeutica, la conformità del comportamento dei pazienti alle norme ed il miglioramento dell’aderenza al piano terapeutico. Il Position Paper indica anche dei punti chiave, che sarebbe opportuno seguire quando si inizia una terapia con oppiacei per il trattamento del dolore cronico, soprattutto se si tratta di dolore non oncologico. http://www.sifweb.org/documenti/PositionPaper/position_paper_2018-04-03 - 03/05/2018
- Reazioni avverse ad antidolorifici Una ricerca sul data-base dell’Agenzia regolatoria statunitense Food and Drug Administration (FDA). Un terzo degli adulti, negli Stati Uniti, sperimenta dolore cronico ed utilizza antidolorifici come antinfiammatori non steroidei (FANS), paracetamolo ed oppioidi. È stato dimostrato che alcuni eventi avversi gravi, come eventi cardiovascolari, overdose o morte, sono correlati agli antidolorifici. Metodi Sono state utilizzate le segnalazioni del 2015 e 2016 presenti nella banca dati delle reazioni avverse a farmaco (ADR) della FDA, per condurre un’analisi esplorativa delle caratteristiche demografiche di chi ha riportato ADR correlate ad antidolorifici, esaminare le ADR più frequentemente correlate ai differenti tipi di antidolorifici e rilevare potenziali segnali di sicurezza. Sono stati calcolati indici sintetici descrittivi ed i proportional reporting ratio (PRR). Risultati Su un totale di oltre 2 milioni di segnalazioni di sospette ADR inviate alla FDA nel 2015 e 2016, 64.354 erano relative ad antidolorifici. Le segnalazioni di ADR da oppioidi provenivano, prevalentemente, da pazienti giovani e di sesso maschile (età media 47.6 anni). Il maggior numero di ADR era relativo all’uso di FANS ed oppioidi e le ADR più comuni erano relative ad inefficacia terapeutica, somministrazione, abuso e overdose. La morte è stata riportata nel 20% delle segnalazioni e le ADR gravi, inclusa la morte, erano riportate nel 67%; entrambi gli esiti erano maggiori trai pazienti trattati con oppioidi o combinazioni di antidolorifici ed erano associati a PRR di 2.12 e 1.87, rispettivamente. Conclusioni Lo studio ha esaminato le reazioni avverse a farmaco (ADR) più comunemente associate a diverse classi di antidolorifici, tramite l’analisi del data-base delle ADR della FDA. Risultati e metodi sono rilevanti per future analisi secondarie su grandi numeri e per ulteriori approfondimenti delle ADR da antidolorifici. Reported Adverse Events with Painkillers: Data Mining of the US Food and Drug Administration Adverse Events Reporting System Drug Saf. 2018 Mar;41(3):313-320. doi: 10.1007/s40264-017-0611-5. Reported Adverse Events with Painkillers: Data Mining of the US Food and Drug Administration Adverse Events Reporting System. Min J, Osborne V, Kowalski A, Prosperi M. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0611-5 - 03/05/2018
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su medicinali contenenti metotrexato. Comunicazione EMA su medicinali contenenti metotrexato Fonte: AIFA 13/04/2018 L’Agenzia Europea dei Medicinali ha avviato una revisione dei medicinali contenenti metotrexato, utilizzati per il trattamento di tumori come la leucemia linfoblastica acuta (LLA) e altre condizioni infiammatorie, tra cui l’artrite reumatoide, l’artrite idiopatica giovanile, la psoriasi e l’artrite psoriasica. Tale revisione si è resa necessaria a seguito delle continue segnalazioni di sovradosaggio, con il verificarsi di eventi avversi gravi, alcuni dei quali fatali. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-metotrexato-13042018 - 30/04/2018
- #VaccinesWork / I vaccini funzionano World Immunization Week 24-30 aprile 2018. La vaccinazione salva milioni di vite ed è ampiamente riconosciuta come uno dei più efficaci interventi di Sanità pubblica. Ciononostante, ci sono ancora nel mondo 19 milioni di bambini non vaccinati o non adeguatamente vaccinati e, per questo, a rischio di contrarre malattie potenzialmente fatali. Dei bambini non vaccinati, 1 su 10 è probabile che non riceva mai una vaccinazione e non abbia mai accesso al sistema sanitario, nella sua vita. La settimana mondiale della vaccinazione, che si celebra ogni anno l’ultima settimana di aprile, ha l’obiettivo di accendere i riflettori sulle azioni necessarie per fare in modo che tutti siano protetti dalle malattie prevenibili mediante vaccinazione. Il tema di quest’anno è “Protetti insieme, i vaccini funzionano”. Nel 2012, 194 Stati Membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità hanno adottato il Global Vaccine Action Plan (GVAP), con l’obiettivo di prevenire milioni di decessi causati da malattie prevenibili con la vaccinazione, entro il 2020, garantendo a tutti l’accesso alle vaccinazioni disponibili. In Italia, il documento di riferimento è Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (PNPV), che si allinea agli obiettivi fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nonostante i progressi fatti in numerosi paesi, gli obiettivi posti dal GVAP, di debellare malattie come morbillo, rosolia e tetano sono ancora lontani dall’essere raggiunti. Le vaccinazioni di routine sono la base di un sistema sanitario solido ed efficiente ed offrono ai bambini l’opportunità di una vita sana, fin dalla nascita. La vaccinazione è una strategia fondamentale anche per priorità sanitarie come il controllo dell’epatite virale e dell’antibiotico-resistenza. L’accesso alle vaccinazioni è, inoltre, cruciale per il raggiungimento degli obiettivi dello sviluppo sostenibile. http://www.who.int/campaigns/immunization-week/2018/campaign-essentials/en/ - 23/04/2018
- Valutazione delle misure di minimizzazione del rischio Una revisione degli studi sottoposti all’Agenzia Europea dei Medicinali, secondo la nuova normativa europea di Farmacovigilanza. Nel luglio 2012, con l’entrata in vigore della nuova legislazione europea di Farmacovigilanza, è diventato obbligatorio un piano europeo di gestione del rischio (Risk Management Plan RMP) per ogni nuovo prodotto autorizzato. L’obiettivo è quello di assicurare che il profilo rischio/beneficio rimanga ottimale per tutto il ciclo di vita del farmaco, che siano colmate le lacune di conoscenza esistenti al momento dell’approvazione e si chiariscano e quantifichino i rischi, nel tempo. I pilastri dell’EU RMP sono tre: 1) la descrizione di sicurezza (safety specification) sui problemi di sicurezza e le informazioni mancanti, che potrebbero modificare il profilo rischio/beneficio del farmaco o avere implicazioni per la salute pubblica; 2) il piano di Farmacovigilanza con la sorveglianza di routine e/o addizionale; 3) il piano di minimizzazione del rischio. Nella fase post-marketing, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) richiede alle case farmaceutiche studi che valutino l’efficacia delle misure di minimizzazione del rischio. Questi studi sono un’importante fonte di dati per un ampio ventaglio di prodotti medicinali e questioni di sicurezza. Obiettivo di questo lavoro è revisionare le misure di minimizzazione del rischio (obiettivi, disegno e questioni regolatorie associate) al fine di trarre conclusioni che possano essere utili per migliorare l’efficacia delle attività di Farmacovigilanza, in futuro. Metodi Le informazioni sono state tratte dai piani di gestione del rischio, dai protocolli degli studi e dai report di valutazione di 157 prodotti medicinali, autorizzati per patologie cardiovascolari, endocrinologiche e metaboliche. Sono stati selezionati studi osservazionali che valutassero le misure di minimizzazione del rischio (MMR) e la loro applicazione, in base a parametri come la conoscenza clinica, l’aderenza dei medici alle raccomandazioni, la frequenza o la ridotta gravità delle reazioni avverse a farmaco (ADR), per le quali erano state richieste le misure. Risultati Di 59 studi eleggibili (24 completati e 35 in corso), 44 valutano l’applicazione delle misure di sicurezza, solo 15 valutano gli esiti di sicurezza (1 studio come endpoint singolo e 14 insieme ad altri endpoint); 51 studi hanno un disegno non sperimentale, 25 utilizzano data-base sanitari elettronici, per l’analisi. Dei 24 studi completati, 17 sono stati considerati soddisfacenti e hanno supportato decisioni regolatorie immediate, 6 sono stati considerati non conclusivi e sono state richieste nuove valutazioni. Il rispetto delle scadenze concordate è stato considerato accettabile in 21 su 24 studi completati; il tempo medio dalla richiesta dello studio alla consegna all’EMA è stato di 37 mesi (deviazione standard ± 17), con differenze osservate a seconda del tipo o delle fonti impiegate. Conclusioni Nella valutazione dei piani di minimizzazione del rischio presentati all’EMA dalle case farmaceutiche, sono state individuate delle carenze: la scarsità di informazioni di ritorno tempestive sull’attuazione delle misure, una limitata valutazione degli esiti di sicurezza e l’incapacità di fornire informazioni sull’efficacia, provenienti da una misurazione integrata di differenti elementi. Sono necessarie evidenze più solide per far progredire la Farmacovigilanza e garantire un più rapido aggiustamento delle misure di minimizzazione del rischio, a seconda delle necessità. Drug Saf. 2018 Feb;41(2):191-202. doi: 10.1007/s40264-017-0604-4. Study Design and Evaluation of Risk Minimization Measures: A Review of Studies Submitted to the European Medicines Agency for Cardiovascular, Endocrinology, and Metabolic Drugs. Mazzaglia G, Straus SMJ, Arlett P, da Silva D, Janssen H, Raine J, Alteri E. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0604-4 - 18/04/2018
- Beta-bloccanti in gravidanza Uno studio europeo caso-controllo stima il rischio di specifiche anomalie congenite nel neonato. La prevalenza dell’ipertensione cronica sta aumentando, nelle donne in gravidanza. I beta-bloccanti sono tra gli agenti anti-ipertensivi più utilizzati all’inizio della gravidanza. Obiettivi Indagare se l’uso di beta-bloccanti nel primo trimestre aumenti il rischio di determinate anomalie congenite nei neonati. Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo sulla popolazione, che ha valutato 117.122 registrazioni di anomalie congenite da 17 registri EUROCAT (European Concerted Action on Congenital Anomalies and Twins) che partecipano ad EUROmediCAT e con dati per tutto o parte del periodo 1995-2013. Sono state verificate le associazioni riportate in letteratura (segnali) ed è stata condotta un’analisi esplorativa per individuare nuovi segnali. Sono stati calcolati gli odds ratio dell’esposizione ai beta-bloccanti o a loro sottogruppi, per ogni segnale di anomalia, rispetto a due gruppi di controllo (anomalie non cromosomiche, anomalie non-segnale e anomalie cromosomiche). Sono state condotte analisi conoscitive per ogni anomalia non-segnale, rispetto a tutte le altre anomalie non-segnale. Risultati I segnali provenienti dalla letteratura (difetti cardiaci congeniti, palato schisi o labbro leporino, difetti del tubo neurale e ipospadia) non sono stati confermati. L’analisi esplorativa ha rivelato un aumentato rischio di displasia renale multicistica nel neonato, dopo esposizione materna all’associazione di alfa e beta bloccanti (odds ratio aggiustato 3.8; IC 95% 1.3-11.0). Conclusioni L’uso di beta bloccanti nel primo trimestre di gravidanza non è risultato associato a maggiore rischio di specifiche anomalie congenite, precedentemente segnalate in letteratura; mentre è emerso un nuovo segnale dell’associazione tra alfa e beta bloccanti e displasia renale multicistica. Sono necessari studi epidemiologici di grandi dimensioni per confermare o confutare questo risultato. Drug Saf. 2018 Apr;41(4):415-427. doi: 10.1007/s40264-017-0627-x. Beta-Blocker Use in Pregnancy and Risk of Specific Congenital Anomalies: A European Case-Malformed Control Study. Bergman JEH, Lutke LR, Gans ROB, Addor MC, Barisic I, Cavero-Carbonell C, Garne E, Gatt M, Klungsoyr K, Lelong N, Lynch C, Mokoroa O, Nelen V, Neville AJ, Pierini A, Randrianaivo H, Rissmann A, Tucker D, Wiesel A, Dolk H, Loane M, Bakker MK. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0627-x - 16/04/2018
- Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati Il documento redatto dal Ministero della Salute ai sensi della legge quadro n. 125 del 30.3.2001. Il Ministro della Salute ha trasmesso al Parlamento la Relazione del sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati, che fornisce un aggiornamento dei dati epidemiologici sul consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana nel corso del 2016 e descrive le azioni di prevenzione messe in atto dal Ministero e dalle Regioni durante il 2017, per contenere il fenomeno correlato al consumo rischioso e dannoso di alcol. Si riduce il consumo di vino durante i pasti, mentre si registra un progressivo aumento di consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti, condizione ancor più dannosa per le patologie e le problematiche correlate. I dati relativi al 2016 mostrano, infatti, una diminuzione rispetto all’anno precedente dei consumatori giornalieri, mentre cresce la quota dei consumatori occasionali di alcol (dal 42,2% del 2015 al 43,3% del 2016) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (nel 2014 erano il 26,9%, nel 2015 il 27,9%, nel 2016 risultano il 29,2%). La prevalenza dei consumatori a rischio è stata nel 2016 del 23,2% per gli uomini e del 9,1% per le donne di età superiore a 11 anni, per un totale di circa 8.600.000 individui (M=6.100.000, F=2.500.000) che nel 2016 non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica. Le fasce di popolazione più a rischio per entrambi i generi sono quella dei 16-17enni (M=49,3%, F=40,0%), che non dovrebbero consumare bevande alcoliche e quella dei “giovani anziani” (65-75 anni). Circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni, infatti, sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate. Le quote percentuali di consumatori a rischio di sesso maschile sono superiori a quelle delle donne per tutte le classi di età, ad eccezione di quella dei minorenni, dove invece le differenze non raggiungono la significatività statistica. Nella fascia giovanile, il binge drinking (assunzione di numerose unità alcoliche al di fuori dei pasti e in un breve arco di tempo) rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata. Nel 2015 il fenomeno riguardava il 15,6% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età, di cui il 22,2% maschi e il 8,6% femmine. Nel 2016 il fenomeno riguarda il 17% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età, di cui il 21,8% maschi e l’11,7% femmine. Si conferma la tendenza già registrata negli ultimi 10 anni che vede una progressiva riduzione della quota di consumatori che bevono solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumenta la quota di chi consuma, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, aumento che si registra nei giovani e giovanissimi, ma in misura percentuale maggiore negli adulti oltre i 44 anni e negli anziani. Nel 2016 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati (n=496) 71.219 soggetti. Il 27,0% dell’utenza complessiva è rappresentato da utenti nuovi. Il buon funzionamento dei servizi alcologici viene favorito da una diffusa collaborazione con la rete dei gruppi di auto-mutuo aiuto, grande risorsa per il Sistema Sanitario Nazionale ed espressamente prevista dalla legge 125/2001. I Gruppi di auto-mutuo aiuto svolgono attività che riguardano prevalentemente la riabilitazione degli alcol dipendenti, ma spesso anche la sensibilizzazione e informazione della popolazione generale. Si osserva che nel 2016 il 50,0% dei Servizi ha collaborato con i Club Alcologici Territoriali (CAT), il 38,7% con gli Alcolisti anonimi (A.A.) e il 13,1% con altri gruppi. Le attività di collaborazione con le comunità terapeutiche residenziali e semiresidenziali e con le cooperative sociali per la gestione dei servizi sociosanitari ed educativi riguardano rispettivamente il 43,8% e il 23,6% dei servizi; la percentuale dei servizi impegnati, insieme alle cooperative sociali, nell’inserimento lavorativo di persone in condizioni di svantaggio è pari al 35,7%. Nettamente inferiori sono le percentuali di collaborazione dei Servizi o gruppi di lavoro rilevati con gli Enti privati cioè con case di cura convenzionate (21,0%) o private (0,8%). Il consumo a carico del SSN dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica, erogati dalle farmacie aperte al pubblico e acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, ammonta nel 2016 a circa 6,4 milioni di dosi. Il 73% di tale consumo è attribuibile ai farmaci acquistati dalle Strutture sanitarie pubbliche (comprendente sia i consumi interni alla struttura sia tramite la distribuzione diretta e la distribuzione per conto) e il restante 27% è relativo al canale delle farmacie aperte al pubblico. La spesa farmaceutica SSN dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica, erogati dalle farmacie aperte al pubblico e acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche, ammonta nel 2016 a circa 8,2 milioni di euro. L’88% di tale valore è attribuibile agli acquisti effettuati dalle strutture sanitarie pubbliche (comprendente sia i consumi interni alla struttura che tramite la distribuzione diretta e la distribuzione per conto) e il restante 12% è relativo al canale delle farmacie aperte al pubblico. L’andamento generale dei consumi e della spesa per questa categoria di farmaci è pressoché stabile nell’ultimo triennio. Relazione del Ministro della Salute sugli interventi realizzati in materia di alcol e problemi correlati http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2724_allegato.pdf - 12/04/2018
- Terapia SMART (corticosteroidi inalatori + LABA) Una revisione sistematica e meta-analisi ne valuta l’efficacia nel controllo dell’asma, come terapia unica di mantenimento e di rapido sollievo. Un potenziale regime terapeutico per la gestione dell’asma persistente è costituito dalla nuova strategia, indicata con l’acronimo SMART (single maintenance and reliever therapy), che utilizza, sia per il mantenimento che per il rapido sollievo dell’asma persistente, corticosteroidi inalatori e β2-agonisti a lunga durata d’azione (long-acting β-agonists LABA) e, in particolare, un’associazione fissa di budesonide e formoterolo in inalatore unico di polvere secca. Obiettivi Condurre una revisione sistematica e meta-analisi degli effetti della terapia SMART in pazienti con asma persistente. Metodi Fonti dei dati e selezione degli studi: la ricerca è stata condotta sui database: MEDLINE (tramite OVID), EMBASE, the Cochrane Central Register of Controlled Trials e Cochrane Database of Systematic Reviews, fino al 28 novembre 2017. Due revisori hanno selezionato trial clinici o studi osservazionali che valutassero la terapia SMART rispetto ai corticosteroidi inalatori, con o senza LABA, come terapia di mantenimento e β2-agonisti a breve durata d’azione, come farmaci di rapido sollievo, in pazienti ≥ 5 anni con asma persistente e che riferissero su un esito di interesse. Estrazione dei dati e sintesi: è stata condotta una meta-analisi usando un modello ad effetti casuali per calcolare risk ratio (RR), differenze di rischio (RD) e differenze medie con i corrispondenti Intervalli di Confidenza al 95%. Lo screening della letteratura, la valutazione del rischio e del livello di evidenza sono stati fatti da due revisori indipendenti. Principali esiti e misure: esacerbazioni dell’asma. Risultati L’analisi ha incluso 16 trial clinici randomizzati (N = 22.748 pazienti), 15 dei quali valutavano la terapia SMART, associazione fissa di budesonide e formoterolo in inalatore unico di polvere secca. In pazienti ≥ 12 anni (n = 22.524; età media 42 anni; 14.634 [65%] donne ), SMART è risultata associata a ridotto rischio di esacerbazioni dell’asma, rispetto alla terapia di mantenimento con la stessa dose di corticosteroidi inalatori e LABA, (RR, 0.68 [IC 95% 0.58- 0.80]; RD, -6.4% [IC 95% da -10.2% a -2.6%]) o con una dose più alta di corticosteroidi inalatori e LABA (RR, 0.77 [IC 95% 0.60 – 0.98]; RD, -2.8% [IC 95% da -5.2% a -0.3%]). Simili risultati sono stati osservati anche quando la terapia SMART è stata confrontata a terapia di mantenimento con corticosteroidi da soli. In pazienti dai 4 agli 11 anni (n = 341; età media, 8 [range, 4-11] anni; 69 [31%] femmine), SMART era associata a ridotto rischio di esacerbazioni dell’asma, rispetto a terapia di mantenimento con dosi più alte di corticosteroidi inalatori (RR, 0.55 [IC 95% 0.32 – 0.94]; RD, -12.0% [IC 95% da -22.5% a -1.5%]) o con la stessa dose di corticosteroidi e LABA (RR, 0.38 [IC 95% 0.23 – 63]; RD, -23.2% [IC 95% da -33.6% a -12.1%]). Conclusioni In questa meta-analisi di pazienti con asma persistente, l’uso di un’unica terapia, sia per il mantenimento che per il rapido sollievo, al bisogno, è risultato associato a minor rischio di esacerbazioni, rispetto all’uso di due diverse terapie: corticosteroidi con o senza β2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA) per il mantenimento e β2-agonisti a breve durata d’azione, per il rapido sollievo. Le evidenze per i pazienti da 4 a 11 anni sono, invece, limitate. JAMA. 2018 Apr 10;319(14):1485-1496. doi: 10.1001/jama.2018.2769. Association of Inhaled Corticosteroids and Long-Acting β-Agonists as Controller and Quick Relief Therapy With Exacerbations and Symptom Control in Persistent Asthma: A Systematic Review and Meta-analysis. Sobieraj DM, Weeda ER, Nguyen E, Coleman CI, White CM, Lazarus SC, Blake KV, Lang JE, Baker WL. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2675737?redirect=true - 12/04/2018
- Corticosteroidi inalatori, LAMA e/o LABA Una revisione sistematica e meta-analisi su pazienti con asma persistente non controllato. Gli antagonisti muscarinici a lunga durata d’azione (long-acting muscarinic antagonists LAMA) costituiscono una potenziale terapia aggiuntiva ai corticosteroidi inalatori, nella gestione dell’asma persistente. Obiettivi Condurre una revisione sistematica e meta-analisi degli effetti associati a LAMA rispetto a placebo o ad altri controlli, come terapia aggiuntiva ai corticosteroidi inalatori e della tripla terapia, composta da LAMA, corticosteroidi inalatori e β2-agonisti a lunga durata d’azione (long-acting β-agonists LABA), rispetto alla terapia con corticosteroidi inalatori e LABA, in pazienti con asma persistente non controllato. Metodi Fonti dei dati: MEDLINE, EMBASE, Cochrane databases e clinical trial registries fino al 28 novembre 2017. Selezione degli studi: due revisori hanno selezionato trial clinici randomizzati o studi osservazionali di valutazione di LAMA rispetto a placebo o ad altro controllo, come terapia aggiuntiva ai corticosteroidi inalatori o di valutazione della tripla terapia rispetto a corticosteroidi inalatori e LABA, in pazienti con asma persistente non controllato e che riferiscono su esiti di interesse. Estrazione dei dati e sintesi: è stata condotta una meta-analisi utilizzando un modello a effetti casuali per calcolare i risk ratio (RR), le differenze di rischio (RD) e le differenze medie (MD) con i corrispondenti Intervalli di Confidenza (IC) al 95%. Lo screening della letteratura, la valutazione del rischio e del livello di evidenza sono stati fatti da due revisori indipendenti. Principali esiti e misure: esacerbazioni dell’asma. Risultati Sono stati inclusi nella meta-analisi 15 trial randomizzati (N = 7.122 pazienti), su 1.326 lavori individuati. La maggior parte di essi valutava LAMA rispetto a placebo o LAMA vs LABA, in aggiunta ai corticosteroidi inalatori. LAMA vs placebo era associato a rischio di esacerbazioni dell’asma che richiedono corticosteroidi sistemici ridotto in maniera significativa (RR, 0.67 [IC 95% 0.48 – 0.92]; RD, -0.02 [IC 95% da -0.04 a 0.00]). La terapia aggiuntiva con LAMA vs LABA non era associata a miglioramenti significativi nel rischio di esacerbazioni (RR, 0.87 [IC 95% 0.53 – 1.42]; RD, 0.00 [IC 95% da -0.02 a 0.02]) o in altri esiti di interesse. La tripla terapia non era associata in maniera significativa a riduzione del rischio di esacerbazioni, rispetto a corticosteroidi più LABA (RR, 0.84 [IC 95% 0.57 – 1.22]; RD, -0.01 [IC 95% da -0.08 a 0.07]). Conclusioni In questa revisione sistematica, la terapia aggiuntiva ai corticosteroidi inalatori con antagonisti muscarinici a lunga durata d’azione (LAMA) è risultata associata a più basso rischio di esacerbazioni dell’asma, rispetto alla terapia aggiuntiva con placebo. I benefici associati alla terapia con LAMA non sono risultati maggiori di quelli associati alla terapia con β2-agonisti a lunga durata d’azione (LABA). La tripla terapia (LAMA, LABA e corticosteroidi) non è risultata associata a minore rischio di esacerbazioni. JAMA. 2018 Apr 10;319(14):1473-1484. doi: 10.1001/jama.2018.2757. Association of Inhaled Corticosteroids and Long-Acting Muscarinic Antagonists With Asthma Control in Patients With Uncontrolled, Persistent Asthma: A Systematic Review and Meta-analysis. Sobieraj DM, Baker WL, Nguyen E, Weeda ER, Coleman CI, White CM, Lazarus SC, Blake KV, Lang JE. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2675736?redirect=true - 11/04/2018
- Canagliflozin versus altre classi di farmaci antidiabetici Uno studio di coorte basato sulla popolazione li confronta per gli esiti cardiovascolari. Obiettivi Valutare la sicurezza cardiovascolare di canagliflozin, un inibitore del cotrasportatore sodio-glucosio 2, (SGLT2) a diretto confronto con inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DPP-4) o gliptine, agonisti del recettore del GLP-1 (GLP-1 RA) e sulfaniluree (o sulfoniluree), come usati nella pratica clinica di routine. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione. Setting: campione di pazienti con diabete di tipo 2 da un grande data-base sanitario statunitense anonimizzato (Optum Clinformatics Datamart). Partecipanti: tre coorti appaiate (1:1) per propensity score di pazienti (≥18 anni) con diabete di tipo 2, che hanno iniziato canagliflozin o altro farmaco antidiabetico ≠ canagliflozin (DPP-4, GLP-1RA o sulfanilurea), tra aprile 2013 e dicembre 2015. Principali esiti e misure Gli esiti primari erano il ricovero ospedaliero per arresto cardiaco ed un endpoint composito cardiovascolare (costituito da essere stati ricoverati in ospedale per infarto miocardico acuto, ictus ischemico o emorragico). Sono stati stimati gli hazard ratio e gli Intervalli di Confidenza al 95% in ogni coorte appaiata per propensity score per oltre 100 caratteristiche di base. Risultati Durante un periodo di 30 mesi, l’hazard ratio per ricovero per arresto cardiaco associato a canagliflozin era 0.70 (IC 95% 0.54-0.92) rispetto a DPP-4 (n=17.667 coppie), 0.61 (0.47-0.78) rispetto a GLP-1RA (20.539) e 0.51 (0.38 – 0.67) rispetto a sulfaniluree (17.354 ). L’hazard ratio per l’endpoint cardiovascolare composito associato a canagliflozin era 0.89 (0.68-1.17) rispetto a DPP-4, 1.03 (0.79-1.35) rispetto a GLP-1RA e 0.86 (0.65 – 1.13) rispetto a sulfaniluree. I risultati erano simili nell’analisi di sensitività aggiustata per i livelli basali di emoglobina A1c ed in sottogruppi di pazienti con o senza storia di malattia cardiovascolare o arresto cardiaco. Conclusioni In questo grande studio di coorte, canagliflozin è risultato associato ad un minor rischio di ricovero ospedaliero per arresto cardiaco e ad un rischio simile di infarto miocardico o ictus, rispetto a tre diverse classi di antidiabetici usate di routine nella pratica clinica. BMJ. 2018 Feb 6;360:k119. doi: 10.1136/bmj.k119. Cardiovascular outcomes associated with canagliflozin versus other non-gliflozin antidiabetic drugs: population based cohort study. Patorno E, Goldfine AB, Schneeweiss S, Everett BM, Glynn RJ, Liu J, Kim SC. https://www.bmj.com/content/360/bmj.k119.long - 10/04/2018
- Antibiotici: chinoloni e fluorochinoloni Il 13 giugno 2018 si terrà l’audizione pubblica presso l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Il 9 febbraio 2017, su richiesta dell’Agenzia regolatoria tedesca, il PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee), comitato dell’EMA per la Farmacovigilanza, ha iniziato la revisione di chinoloni e fluorochinoloni. Al termine, indirizzerà delle raccomandazioni al CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use), che adotterà una decisione. La procedura di revisione si concluderà con l’adozione di una decisione applicabile in tutti gli Stati Membri, da parte della Commissione Europea. L’attività di revisione del PRAC prevede anche l’analisi delle segnalazioni di reazioni avverse (ADR) gravi, che riguardano principalmente muscoli, articolazioni e sistema nervoso. Alcune di queste ADR sono state riportate da pazienti con infezioni non gravi, che avrebbero potuto essere trattate anche con altri antibiotici. Nel quadro della procedura di revsione, l’EMA ha aperto la registrazione per la prossima audizione pubblica di cittadini, operatori sanitari e ricercatori, che si terrà presso la sua sede, a Londra, il prossimo 13 giugno. Scopo dell’iniziativa è sentire la voce di chi ha esperienza di questi antibiotici, che sono largamente prescritti nell’Unione Europea. Il PRAC vuole sentire dal pubblico cosa pensa riguardo ai rischi e capire se possano essere adottate ulteriori misure per aumentare la sicurezza d’uso. Chiunque sia interessato a partecipare all’audizione pubblica, come relatore o come osservatore, deve presentare domanda all’EMA entro il 30 aprile 2018. Per garantire che siano proficui, gli interventi dovranno vertere sui seguenti punti: Qual è la tua opinione sul ruolo di chinoloni e fluorochinoloni nel trattamento delle infezioni? Qual è la tua visione del rischio associato al loro uso? Quali ulteriori misure potrebbero essere adottate per massimizzare la sicurezza di questi farmaci? L’EMA selezionerà le domande tenendo conto dell’esperienza dei relatori su chinoloni e fluorochinoloni e cercando di garantire una rappresentanza alle diverse categorie e ai diversi paesi dell’UE. Chi non potrà partecipare di persona, potrà seguire l’audizione dal sito web dell’EMA, dove sono presenti anche video con le informazioni pratiche per i partecipanti. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2018/04/news_detail_002936.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 10/04/2018
- Le vaccinazioni pediatriche e degli adulti: i più recenti aggiornamenti Congresso SITI. – Cagliari, 14 aprile 2018. Si svolgerà a Cagliari, il 14 aprile, presso il T Hotel via dei giudicati 66, il congresso della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SITI). Introdurranno i lavori G. Mereu, Presidente SITI Sardegna; R. Ibba, Presidente dell’ordine dei Medici della Sardegna; F. Francia, Presidente nazionale SITI ed il Presidente regionale del Tribunale del Malato, S. Piu. Interverranno, fra gli altri, A. Rossanese con una Lezione Magistrale dedicata alla profilassi del Viaggiatore Internazionale, P. Castiglia sulla vaccinazione anti HPV ed E. Franco sulla Vaccinazione anti HZ. L‘evento è gratuito per i soci SItI e sono previsti crediti ECM. programma - 10/04/2018
- Acido-soppressori o antibiotici nel primo semestre di vita Uno studio di coorte retrospettivo valuta il rischio conseguente di sviluppare malattie allergiche, nella prima età pediatrica. Le malattie allergiche sono diffuse, in età pediatrica. La precoce esposizione a farmaci, che alterano il microbioma può aumentare il rischio di sviluppare allergie. Obiettivi Determinare si ci sia un’associazione tra l’uso di farmaci acido-soppressori o antibiotici nel primo semestre di vita ed il rischio di sviluppare malattie allergiche, nella prima età pediatrica. Metodi Disegno, setting e partecipanti: studio di coorte retrospettivo su 792.130 bambini beneficiari dell’assistenza sanitaria TRICARE del Dipartimento della Difesa USA e registrati nel Military Health System database tra il 1 ottobre 2001 ed il 30 settembre 2013. Sono stati esclusi dallo studio i bambini che hanno avuto il ricovero iniziale alla nascita di ≥ 7 giorni o con una diagnosi di qualunque condizione allergica nei primi sei mesi di vita. L’analisi dei dati è stata condotta tra il 15 aprile 2015 ed il 4 febbraio 2018. Esposizioni: qualunque prescrizione di un antagonista del recettore H2 dell’istamina (H2RA), un inibitore della pompa protonica (IPP) o un antibiotico. Esito primario: malattia allergica, definita come allergia alimentare, anafilassi, asma, dermatite atopica, rinite allergica, congiuntivite, orticaria, dermatite da contatto, allergia da farmaco o altra allergia. Risultati Su 792.130 bambini (395.215 [49.9%] femmine) arruolati, 60.209 (7.6%) hanno avuto una prescrizione di un H2RA, 13.687 (1.7%) di IPP e 131.708 (16.6%) di un antibiotico, durante i primi sei mesi di vita. I dati erano disponibili per una media di 4.6 anni, per ciascun bambino. Gli hazard ratio aggiustati nei bambini che avevano avuto prescrizioni di H2RA e IPP erano, rispettivamente, 2.18 (IC 95% 2.04-2.33) e 2.59 (IC 95% 2.25-3.00) per le allergie alimentari, 1.70 (IC 95% 1.60-1.80) e 1.84 (IC 95% 1.56-2.17) per le allergie da farmaco, 1.51 (IC 95% 1.38-1.66) e 1.45 (IC 95% 1.22-1.73) per l’anafilassi, 1.50 (IC 95% 1.46-1.54) e 1.44 (IC 95% 1.36-1.52) per la rinite allergica e 1.25 (IC 95% 1.21-1.29) e 1.41 (95% CI, 1.31-1.52) per l’asma. Gli hazard ratio aggiustati dopo prescrizione di antibiotici nel primo semestre di vita erano 2.09 (IC 95% 2.05-2.13) per l’asma, 1.75 (IC 95% 1.72-1.78) per la rinite allergica, 1.51 (IC 95% 1.38-1.66) per l’anafilassi e 1.42 (IC 95% 1.34-1.50) per la congiuntivite allergica. Conclusioni Lo studio ha trovato un’associazione tra l’uso di farmaci acido-soppressori o antibiotici durante i primi sei mesi di vita ed il successivo sviluppo di malattie allergiche. Di conseguenza, gli acido-soppressori e gli antibiotici andrebbero usati, durante la prima infanzia, solo nei casi di chiaro beneficio clinico. JAMA Pediatr. 2018 Apr 2:e180315. doi: 10.1001/jamapediatrics.2018.0315. [Epub ahead of print] Association Between Use of Acid-Suppressive Medications and Antibiotics During Infancy and Allergic Diseases in Early Childhood. Mitre E, Susi A, Kropp LE, Schwartz DJ, Gorman GH, Nylund CM. https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/2676167 - 09/04/2018
- Tripla terapia inalatoria extrafine versus terapia broncodilatatoria doppia Tribute: un trial randomizzato e controllato, in doppio cieco e in gruppi paralleli sulla broncopneumopatia cronica ostruttiva. Sono disponibili pochi dati sul rischio/beneficio relativo della tripla terapia inalatoria (un corticosteroide inalatorio, un antagonista muscarinico a lunga durata d’azione e un β2-agonista a lunga durata d’azione), rispetto alla duplice broncodilatazione, per la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Obiettivi Confrontare la tripla combinazione (in unico inalatore) di beclometasone dipropionato, formoterolo fumarato e glicopirronio (BDP/FF/G) rispetto alla doppia combinazione (sempre in inalatore unico) di indacaterolo più glicopirronio (IND/GLY), in termini di tasso di esacerbazioni della BPCO da moderate a gravi, in 52 settimane di trattamento. Metodi È stato condotto uno studio randomizzato a gruppi paralleli in doppio cieco, double-dummy, in 187 siti di 17 paesi. I pazienti eleggibili avevano BPCO sintomatica, limitazione del flusso aereo grave o molto grave, almeno una esacerbazione moderata o grave nell’anno precedente e stavano ricevendo trattamento inalatorio di mantenimento. Dopo un periodo iniziale di 2 settimane con 1 inalazione die di IND/GLY (85 μg/43 μg), i pazienti sono stati assegnati casualmente (1:1) a ricevere 52 settimane di trattamento con 2 inalazioni della triplice terapia extrafine (BDP/FF/G, 87 μg/5 μg/9 μg) due volte al giorno o 1 inalazione della broncodilatazione doppia (IND/GLY, 85 μg/43 μg) die. La randomizzazione è stata stratificata per paese e gravità di limitazione del flusso aereo. L’endpoint primario era il tasso di esacerbazioni da moderate a gravi nelle 52 settimane di trattamento, in tutti i pazienti randomizzati che hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio e hanno avuto almeno una valutazione di efficacia, dopo quella basale. La sicurezza è stata valutata in tutti i pazienti che ricevevano almeno una dose del farmaco in studio. Risultati Tra il 29 maggio 2015 ed il 10 luglio 2017, 1.532 pazienti hanno ricevuto BDP/FF/G (n=764) o IND/GLY (n=768). I tassi di esacerbazioni da moderate a gravi erano 0.50 per paziente per anno (IC 95% 0.45-0.57) per BDP/FF/G e 0.59 per paziente per anno (0.53-0.67) per IND/GLY, con un rate ratio di 0.848 (0.723-0.995, p=0.043) in favore della triplice terapia BDP/FF/G. Sono stati segnalati eventi avversi da 490 (64%) su 764 pazienti trattati con BDP/FF/G e 516 (67%) su 768 pazienti trattati con IND/GLY. Si è verificata polmonite in 28 (4%) pazienti trattati con BDP/FF/G versus 27 (4%) pazienti trattati con IND/GLY. Un evento avverso grave correlato al trattamento si è verificato in ogni gruppo: disuria in un paziente trattato con BDP/FF/G e fibrillazione atriale in un paziente trattato con IND/GLY. Conclusioni In pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), limitazione del flusso aereo grave o molto grave e storia di esacerbazioni nonostante la terapia di mantenimento, la triplice terapia extrafine (beclometasone dipropionato/ formoterolo fumarato/ glicopirronio) ha ridotto in maniera significativa il tasso di esacerbazioni da moderate a gravi, rispetto alla broncodilatazione doppia (indacaterolo/ glicopirronio), senza aumentare il rischio di polmonite. Registrazione dello studio: ClinicalTrials.gov, n. NCT02579850. Finanziamento: Chiesi Farmaceutici. Lancet. 2018 Mar 17;391(10125):1076-1084. doi: 10.1016/S0140-6736(18)30206-X. Epub 2018 Feb 9. Extrafine inhaled triple therapy versus dual bronchodilator therapy in chronic obstructive pulmonary disease (TRIBUTE): a double-blind, parallel group, randomised controlled trial. Papi A, Vestbo J, Fabbri L, Corradi M, Prunier H, Cohuet G, Guasconi A, Montagna I, Vezzoli S, Petruzzelli S, Scuri M, Roche N, Singh D. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(18)30206-X.pdf - 05/04/2018
- Aspirina vs rivaroxaban Un trial multicentrico confronta i due farmaci nella prevenzione del tromboembolismo venoso dopo artroplastica dell’anca o del ginocchio. Trial clinici e meta-analisi hanno suggerito che l’aspirina possa essere efficace nella prevenzione del tromboembolismo venoso dopo artroplastica totale dell’anca o del ginocchio, ma sono scarsi i dati di confronto con gli anticoagulanti orali, nella profilassi dopo la dimissione ospedaliera. Obiettivi Confrontare efficacia e sicurezza di aspirina e rivaroxaban nella prevenzione del tromboembolismo venoso, dopo artroplastica totale dell’anca o del ginocchio. Metodi È stato condotto un trial multicentrico controllato e randomizzato in doppio cieco, che ha arruolato pazienti sottoposti ad artroplastica totale dell’anca o del ginocchio. Tutti i pazienti hanno ricevuto una dose di rivaroxaban (10 mg) una volta al giorno fino alla quinta giornata post-operatoria e, quindi, sono stati assegnati casualmente a continuare rivaroxaban o passare all’aspirina (81 mg die) per ulteriori 9 giorni dopo artroplastica totale del ginocchio o per 30 giorni dopo artroplastica totale dell’anca. I pazienti sono stati seguiti per 90 giorni per tromboembolismo venoso sintomatico (esito primario di efficacia) e complicazioni di sanguinamento, compreso sanguinamento maggiore o sanguinamento non-maggiore clinicamente rilevante (esito primario di sicurezza). Risultati In totale, sono stati arruolati nel trial 3.424 pazienti: 1.804 sottoposti ad artroplastica totale dell’anca e 1.620 del ginocchio. Si è verificato tromboembolismo venoso in 11 di 1.707 pazienti (0.64%) del gruppo aspirina e in 12 di 1.717 pazienti (0.70%) del gruppo rivaroxaban (differenza, 0.06%; IC 95% da -0.55 a 0.66; P<0.001 per non inferiorità e P=0.84 per superiorità). Si è avuto sanguinamento maggiore in 8 pazienti (0.47%) nel gruppo aspirina e in 5 (0.29%) del gruppo rivaroxaban (differenza 0.18% IC 95% da -0.65 a 0.29; P=0.42). Si è verificato sanguinamento clinicamente importante in 22 (1.29%) pazienti del gruppo aspirina e in 17 (0.99%) del gruppo rivaroxaban (differenza 0.30%; IC 95% da -1.07 a 0.47; P=0.43). Conclusioni Tra pazienti che hanno ricevuto 5 giorni di profilassi con rivaroxaban dopo artroplastica totale dell’anca o del ginocchio, la profilassi estesa con aspirina non ha dato risultati significativamente diversi da quella con rivaroxaban, per la prevenzione del tromboembolismo venoso. Finanziamento: The Canadian Institutes of Health Research. ClinicalTrials.gov number, NCT01720108 . N Engl J Med. 2018 Feb 22;378(8):699-707. doi: 10.1056/NEJMoa1712746. Aspirin or Rivaroxaban for VTE Prophylaxis after Hip or Knee Arthroplasty. Anderson DR, Dunbar M, Murnaghan J, Kahn SR, Gross P, Forsythe M, Pelet S, Fisher W, Belzile E, Dolan S, Crowther M, Bohm E, MacDonald SJ, Gofton W, Kim P, Zukor D, Pleasance S, Andreou P, Doucette S, Theriault C, Abianui A, Carrier M, Kovacs MJ, Rodger MA, Coyle D, Wells PS, Vendittoli PA. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1712746 - 04/04/2018
- Danno epatico acuto da antidepressivi Uno studio caso-controllo su pazienti ricoverati in nove ospedali italiani. In base ai risultati dei trial pre-clinici, il danno epatico indotto da antidepressivi sembrerebbe essere un evento avverso raro. L’incidenza del danno epatico dovuto all’uso di antidepressivi potrebbe essere sottostimata, a causa della breve durata del follow-up della sperimentazione. Obiettivi Quantificare il rischio di danno epatico acuto associato all’uso di antidepressivi, mediante un’analisi caso-controllo su una popolazione di pazienti ricoverati. Metodi È stato condotto uno studio multicentrico in nove ospedali italiani, da ottobre 2010 a gennaio 2014, nell’ambito del progetto di studio DILI-IT (Drug-Induced Liver Injury in Italy). Dopo l’esclusione di tutti i pazienti con una chiara causa alternativa di danno epatico, sono stati definiti i casi come adulti ricoverati in ospedale con diagnosi di danno epatico acuto, mentre i controlli erano i ricoverati con qualunque altra condizione clinica non correlata al fegato. L’esposizione agli antidepressivi è stata valutata nei 90 giorni precedenti la data del primo segno/sintomo di danno epatico. È stato calcolato l’odds ratio (OR) con intervallo di confidenza al 95% (IC 95%) come misura delle stime di rischio per il danno epatico. Risultati Sono stati inclusi 17 casi esposti agli antidepressivi e combinati con 99 controlli. A seconda della tipologia di danno epatico, tutti i casi avevano sintomi e valori alterati negli esami della funzionalità epatica al momento del ricovero, con i principali sintomi/segni rappresentati da affaticamento, nausea, astenia e urine scure. Citalopram era il farmaco maggiormente coinvolto nell’aumento degli enzimi epatici, principalmente alanina aminotransferasi. Rispetto al non uso, l’uso corrente di antidepressivi era associato a rischio di danno epatico aumentato in maniera significativa (OR aggiustato, ORADJ, 1.84; IC 95% 1.02-3.32). In particolare, è stato osservato un aumentato, ma non significativo, rischio di sviluppare danno epatico con citalopram, un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (ORADJ 1.82; IC 95% 0.60-5.53). Conclusioni L’uso di antidepressivi non è sicuro come ci si aspettava, in termini di danno epatico. Il rischio di danno epatico da antidepressivi è, probabilmente, sottostimato. La carenza di significatività non riflette un’assenza di rischio, ma piuttosto suggerisce la necessità di una più approfondita valutazione su campioni più numerosi di pazienti trattati con antidepressivi. Drug Saf. 2018 Jan;41(1):95-102. doi: 10.1007/s40264-017-0583-5. Antidepressant-Induced Acute Liver Injury: A Case-Control Study in an Italian Inpatient Population. Ferrajolo C, Scavone C, Donati M, Bortolami O, Stoppa G, Motola D, Vannacci A, Mugelli A, Leone R, Capuano A; DILI-IT Study Group. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0583-5 - 03/04/2018
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su: perdita di liquido dalla siringa in alcuni vaccini GSK, Radio-223 dicloruro (Xofigo), ellaOne (ulipristal acetato) e Zinbryta (daclizumab beta). Comunicazioni EMA su: medicinali a base retinoidi, medicinali a base di acidi grassi omega-3, ritiro dal commercio dell’antidolorifico flupirtina, insulina iniettabile Fiasp, valproato, Xofigo e Zinbryta. Nota Informativa Importante su perdita di liquido dalla siringa in alcuni vaccini GSK Fonte: AIFA 30/03/2018 La GlaxoSmithKline Biologicals SA (GSK) ha segnalato rari casi di piccole perdite di liquido nel punto di connessione tra ago e siringa, durante la preparazione o la somministrazione di alcuni suoi vaccini distribuiti in Europa e nel resto del mondo. I vaccini potenzialmente interessati in commercio in Italia sono: Boostrix, Boostrix IPV (PolioBoostrix), Infanrix, Infanrix IPV (PolioInfanrix), Infanrix hexa, Varilrix, Priorix, Priorix-Tetra, Havrix, Engerix, Twinrix (adulto e pediatrico), Fendrix. La frequenza dell’evento in Europa è stimata in 2.6 dosi su 100.000 distribuite. In Italia, su circa 10 milioni di dosi di vaccini vendute negli ultimi 3 anni, le segnalazioni sono state 7, con una frequenza inferiore a quella europea, pari a 0,07 casi su 100.000 dosi vendute. La perdita non rappresenta un problema per la sterilità del vaccino. Il rischio potenziale associato alla fuoriuscita del vaccino dalla siringa è che la perdita possa risultare in un sotto-dosaggio, lasciando i soggetti non adeguatamente protetti dalla malattia dopo l’immunizzazione. Tuttavia, la revisione dei dati di farmacovigilanza condotta da GSK fino al 14 dicembre 2017, non mostra alcuna evidenza che la perdita osservata abbia causato il fallimento della vaccinazione o qualsiasi altra questione di sicurezza per il paziente. SE LA PERDITA VIENE IDENTIFICATA PRIMA DELLA SOMMINISTRAZIONE, la siringa difettosa deve essere scartata. SE LA PERDITA AVVIENE NEL CORSO DELLA SOMMINISTRAZIONE, l’operatore sanitario può decidere se rivaccinare le persone a cui è stata somministrata una dose inferiore alla dose standard. GSK ha messo in atto azioni correttive presso i propri fornitori di siringhe e ha introdotto nuove siringhe nelle operazioni di riempimento fin da gennaio 2018. Sia le nuove siringhe che le precedenti saranno in distribuzione fino alla fine del 2019, con una progressiva diminuzione delle siringhe potenzialmente interessate fino alla fine del 2019, quando si prevede che siano state tutte utilizzate. GSK desidera sottolineare l’importanza di segnalare qualsiasi difetto di prodotto, compresa la perdita di liquido, come elemento importante di riscontro per la sicurezza dei vaccini. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-perdita-di-liquido-dalla-siringa-alcuni-vaccini-gsk-30032018 Comunicazione EMA su medicinali a base retinoidi Fonte: AIFA 23/03/2018 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha completato la revisione dei medicinali a base retinoidi e ha confermato che è necessario l’aggiornamento delle misure di prevenzione della gravidanza. Inoltre, un’avvertenza sul possibile rischio di disordini neuropsichiatrici (quali depressione, ansia e cambiamenti di umore) sarà inserita negli stampati dei retinoidi orali. Le raccomandazioni del PRAC sono state trasmesse al Comitato per i Prodotti Medicinali per uso Umano (CHMP), che ha adottato l’opinione dell’EMA. Il parere del CHMP sarà inoltrato alla Commissione Europea, che emetterà una decisione finale legalmente vincolante che sarà applicata in tutti gli Stati Membri. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-medicinali-base-retinoidi-23032018 Comunicazione EMA su medicinali a base di acidi grassi omega-3 Fonte: AIFA 23/03/2018 L’EMA sta rivalutando l’uso dei medicinali a base di acidi grassi omega-3 in pazienti che hanno avuto un infarto, come seguito di indagini che mostrano che questi medicinali, da assumere per via orale, potrebbero non prevenire la ricorrenza di malattie cardiache o ictus. Una recente analisi di 10 studi, su circa 78,000 pazienti, ha rilevato che l’aggiunta di medicinali a base di acidi grassi omega-3 al trattamento standard non riduceva significativamente l’infarto miocardico, l’ictus o altri problemi cardiaci e circolatori. Questi risultati sono simili a quelli di altri studi pubblicati nel 2012, che non hanno riscontrato significative riduzioni delle malattie cardiache. I medicinali a base di acidi grassi omega-3 sono usati nella maggior parte degli stati europei per prevenire le malattie cardiache e l’ictus dopo infarto miocardico, in combinazione con altri medicinali. Sono anche usati per ridurre i livelli di alcuni tipi di grassi nel sangue. Al momento della loro autorizzazione, i dati disponibili hanno mostrato alcuni benefici nel ridurre infarti, ictus e decessi, sebbene tali benefici fossero considerati limitati. Su richiesta dell’Agenzia Svedese per i medicinali, l’EMA esaminerà ora i dati sui benefici e rischi di questi medicinali, comprese le analisi più recenti, e formulerà una raccomandazione in merito alle loro autorizzazioni in EU. La rivalutazione sarà condotta dal Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’EMA. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-acidi-grassi-omega-3-23032018 Comunicazione EMA sul ritiro dal commercio dell’antidolorifico flupirtina Fonte: AIFA 23/03/2018 Il Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate (CMDh) ha approvato la raccomandazione dell’EMA di revocare l’autorizzazione all’immissione in commercio per il medicinale antidolorifico flupirtina, a causa del rischio di gravi danni epatici. Ciò significa che il medicinale non sarà più disponibile. Nessun medicinale contenente flupirtina è attualmente autorizzato in Italia. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sul-ritiro-dal-commercio-dell’antidolorifico-flupirtina-23032018 Comunicazione EMA su insulina iniettabile Fiasp Fonte: AIFA 23/03/2018 Viene cambiato il colore dell’insulina iniettabile Fiasp per evitare la confusione con Tresiba, in seguito a casi in cui pazienti, che utilizzano entrambi i farmaci, hanno erroneamente iniettato un prodotto, anziché l’altro. Tale sostituzione può causare ipo o iperglicemia. Prima di ogni iniezione è, comunque, importante controllare il nome del medicinale. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-insulina-iniettabile-fiasp-23032018 Comunicazione EMA su valproato Fonte: AIFA 23/03/2018 Il CMDh ha approvato nuove misure per evitare che i bambini siano esposti in utero ai medicinali a base di valproato, perché i bambini esposti sono ad alto rischio di malformazioni e problemi di sviluppo. Le nuove misure includono il divieto dell’uso durante la gravidanza di tali medicinali per l’emicrania o il disturbo bipolare e il divieto di trattare l’epilessia durante la gravidanza, a meno che non sia disponibile un altro trattamento efficace. Inoltre, tali medicinali non devono essere utilizzati in nessuna donna o ragazza in età fertile, a meno che non siano soddisfatte le condizioni del nuovo programma di prevenzione della gravidanza. Il programma è progettato per garantire che le pazienti siano pienamente consapevoli dei rischi e della necessità di evitare una gravidanza. Avvertenze sui rischi saranno inserite sulla confezione dei medicinali e nelle carte paziente, allegate alle confezioni e fornite con il medicinale ogni volta che viene dispensato. Le aziende che commercializzano questi medicinali sono, inoltre, tenute a condurre ulteriori studi sulla natura e l’entità dei rischi e a monitorare l’uso di valproato e gli effetti a lungo termine dell’esposizione in gravidanza. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-valproato-23032018 Nota Informativa Importante e Comunicazione EMA su Radio-223 dicloruro (Xofigo) Fonte: AIFA 19/03/2018 e 09/03/2018 L’analisi ad interim di uno studio clinico randomizzato in pazienti naïve alla chemioterapia, asintomatici/lievemente sintomatici con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione ha messo in evidenza un’aumentata incidenza di mortalità e di fratture nei pazienti trattati con radio-223 dicloruro (Xofigo) in associazione con abiraterone acetato (Zytiga) e prednisone/prednisolone. Xofigo è, pertanto, controindicato in associazione con abiraterone acetato e prednisone/prednisolone, mentre la revisione europea dei benefici e dei rischi è ancora in corso. Il trattamento dei pazienti con l’associazione di Xofigo, l’anti-androgeno Zytiga e prednisone/prednisolone deve essere interrotto e la terapia deve essere rivalutata a livello del singolo paziente. La sicurezza e l’efficacia di Xofigo in associazione con antagonisti dei recettori degli androgeni di seconda generazione come l’enzalutamide (Xtandi) non sono state stabilite. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xofigo-09032018 http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-radio-223-dicloruro-xofigo-19032018 Nota Informativa Importante su ellaOne (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 16/03/2018 L’AIFA ricorda agli operatori sanitari e alle utilizzatrici di segnalare attraverso l’apposito “Registro delle Gravidanze” (www.hra-pregnancy-registry.com) l’eventuale inizio di una gravidanza, se questa insorge dopo l’uso del contraccettivo di emergenza ellaOne. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ellaone-ulipristal-acetato-16032018 Nota Informativa Importante e Comunicazioni EMA su Zinbryta (daclizumab beta) Fonte: AIFA 02/03/2018, 07/03/2018 e 12/03/2018 L’autorizzazione all’immissione in commercio di Zinbryta è sospesa nell’Unione Europea e Zinbryta viene richiamato dal mercato con effetto immediato. Questa sospensione fa seguito a casi di encefalite immuno-mediata e meningoencefalite che si sono verificati in pazienti trattati con Zinbryta. Nessun nuovo paziente deve iniziare il trattamento con Zinbryta. I medici devono contattare immediatamente i pazienti che hanno in trattamento con Zinbryta per discutere le opzioni terapeutiche alternative. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sul-medicinale-zinbryta-02032018 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-zinbryta-07032018 http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-zinbryta-daclizumab-beta-12032018 - 30/03/2018
- Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il documento, che esprime la sua posizione ufficiale. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato sul suo sito il Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari, che presenta la posizione ufficiale dell’Agenzia sull’utilizzo di questi farmaci non equivalenti ma “simili” ai medicinali biologici di riferimento (non più soggetti alla tutela del brevetto) per efficacia, qualità e sicurezza e dei quali hanno lo stesso rapporto beneficio-rischio. Con questo documento, l’AIFA fornisce agli operatori sanitari e ai cittadini informazioni chiare, trasparenti e convalidate riguardo i seguenti aspetti: • definizione e principali criteri di caratterizzazione dei medicinali biologici e biosimilari; • inquadramento delle normative regolatorie vigenti nell’UE in merito ai medicinali biosimilari; • ruolo dei biosimilari nella sostenibilità economica del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Per l’AIFA, i biosimilari costituiscono uno strumento indispensabile per garantire l’accesso tempestivo alle terapie innovative in aree come l’oncologia, la reumatologia, la gastroenterologia e la dermatologia, rispondendo alla sempre crescente domanda di salute. Questi medicinali contribuiscono alla creazione di un mercato dei biologici competitivo e apportano un beneficio nel contribuire al mantenimento dell’equilibrio tra spesa farmaceutica e tutela dei diritti dei pazienti. AIFA, Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/pp_biosimilari_27.03.2018.pdf - 27/03/2018
- Asenapina nella gestione di impulsività e aggressività Uno studio open-label non controllato su pazienti con disturbo bipolare, con o senza concomitante disturbo borderline della personalità. Il disturbo borderline della personalità spesso si verifica in comorbidità col disturbo bipolare. Impulsività e aggressività sono caratteristiche chiave condivise e la loro gestione farmacologica è basata, principalmente, su stabilizzanti dell’umore e antipsicotici, sebbene siano disponibili scarse evidenze per questa tipologia di comorbidità. Obiettivo di questo studio è valutare il ruolo della asenapina come farmaco aggiuntivo per ridurre l’aggressività e l’impulsività in un campione di pazienti ambulatoriali italiani con disturbo bipolare di tipo I, con o senza disturbo borderline di personalità. Metodi Studio clinico osservazionale open-label non controllato di 12 settimane, condotto dall’aprile all’ottobre 2014 in due cliniche psichiatriche della Sicilia. Ogni paziente è stato trattato con asenapina a due differenti dosaggi: 5 mg 2 volte al giorno o 10 mg 2 volte al giorno. Le terapie concomitanti non sono state interrotte. L’impulsività è stata misurata usando la scala Barratt (Barratt Impulsiveness Scale – BIS) e l’aggressività mediante l’Aggressive Questionnaire (AQ). Per l’analisi degli esiti, i pazienti sono stati divisi in due gruppi: con e senza disturbo borderline di personalità. Risultati La terapia aggiuntiva è risultata associata ad una significativa diminuzione dei punteggi generali dell’impulsività e dell’aggressività, nell’intero campione bipolare. Inoltre, non è risultata differenza significativa tra la riduzione dell’impulsività e dell’aggressività nei sottogruppi. Usando un modello di regressione, è stato osservato che il concomitante disturbo borderline di personalità ha svolto un ruolo negativo nelle variazioni nella Hostility subscale e nelle variazioni del punteggio generale AQ; al contrario, era correlato positivamente alla riduzione dell’aggressività fisica. Conclusioni Secondo questa analisi post hoc, i punteggi globali dell’aggressività sono meno propensi a diminuire nei pazienti con la doppia diagnosi, mentre l’aggressività fisica sembra rispondere meglio alla terapia aggiuntiva nei pazienti con comorbidità. Int Clin Psychopharmacol. 2018 May;33(3):121-130. doi: 10.1097/YIC.0000000000000206. Asenapine in the management of impulsivity and aggressiveness in bipolar disorder and comorbid borderline personality disorder: an open-label uncontrolled study. Aguglia A, Mineo L, Rodolico A, Signorelli MS, Aguglia E. https://journals.lww.com/intclinpsychopharm/Fulltext/2018/05000/Asenapine_in_the_management_of_impulsivity_and.1.aspx - 23/03/2018
- Uso di fluorochinoloni e rischio di aneurisma o dissezione dell’aorta Uno studio di coorte sulla popolazione della Svezia. Obiettivi Indagare se l’uso di fluorochinoloni orali sia associato ad aumentato rischio di aneurisma o dissezione dell’aorta. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo sulla popolazione della Svezia, che utilizza i dati incrociati dei registri nazionali con le caratteristiche dei pazienti, le prescrizioni ed i casi di aneurisma o dissezione aortica. Setting: Svezia dal luglio 2006 al dicembre 2013. Partecipanti: 360.088 casi di trattamento con fluorochinoloni (78% ciprofloxacina) e altrettanti casi di trattamento con amoxicillina, come confronto, combinati per propensity score. Principali esiti e misure: è stata usata la regressione Cox per stimare gli hazard ratio (HR) di prima diagnosi di aneurisma o dissezione (definita come ricovero ospedaliero o accesso al pronto soccorso) o morte dovuta ad aneurisma o dissezione, entro 60 giorni dall’inizio del trattamento. Risultati Entro i 60 giorni del periodo di rischio, il tasso di aneurisma aortico o dissezione era di 1.2 casi per 1.000 persone anni, tra gli utilizzatori di fluorochinoloni e 0.7 casi per 1000 persone anni, tra gli utilizzatori di amoxicillina. L’uso di fluorochinoloni era associato ad aumentato rischio di aneurisma aortico o dissezione, con differenza assoluta stimata di 82 (IC 95% 15-181) casi di aneurisma aortico o dissezione entro 60 giorni per 1 milione di casi di trattamento. In un’analisi secondaria, l’hazard ratio per l’associazione con l’uso di fluorochinoloni era 1.90 (1.22- 2.96) per l’aneurisma aortico e 0.93 (0.38- 2.29) per la dissezione. Conclusioni In una coorte combinata per propensity score, l’uso di fluorochinoloni è risultato associato ad aumentato rischio di aneurisma aortico o dissezione. Questa associazione sembra essere largamente trainata dall’aneurisma aortico. BMJ. 2018 Mar 8;360:k678. doi: 10.1136/bmj.k678. Fluoroquinolone use and risk of aortic aneurysm and dissection: nationwide cohort study. Pasternak B, Inghammar M, Svanström H. https://www.bmj.com/content/360/bmj.k678.long - 19/03/2018
- Impatto della terapia ormonale sostitutiva sul cuore I risultati dello UK Biobank imaging enhancement study. Gli effetti della terapia ormonale sostitutiva sulla salute cardiovascolare rimangono ancora non chiari e controversi. Questo studio trasversale ha valutato l’impatto della terapia ormonale sostitutiva (TOS) sulla struttura e la funzione del ventricolo sinistro e dell’atrio sinistro, le cui alterazioni sono segnali di malattie cardiovascolari subcliniche, in una coorte basata sulla popolazione. Metodi Sono state incluse donne in post-menopausa che non hanno mai usato TOS e donne che hanno usato TOS per ≥3 anni, che fanno parte di UK Biobank, sottoposte a risonanza magnetica cardiovascolare e senza malattie cardiovascolari note. È stata usata la regressione lineare multivariata per esaminare la relazione trai parametri cardiaci e l’uso di TOS ≥3 anni. Per verificare se l’uso di TOS su ogni esito cardiovascolare variasse in base all’età, i modelli di regressione multivariata sono stati costruiti con un prodotto vettoriale di età e TOS adattato come termine di interazione. Risultati Su 1.604 donne in post-menopausa, 513 (32%) hanno usato la TOS ≥3 anni. In questa coorte, l’età media alla menopausa era 50 anni (IQR 45-52) e la durata media della terapia era 8 anni. Nella coorte non-TOS, l’età media alla menopausa era 51 anni (IQR 48-53). L’uso di TOS è risultato associato a diminuzione del volume telediastolico del ventricolo sinistro (122.8 ml vs 119.8 ml, ampiezza dell’effetto = -2.4%, IC 95% da -4.2% a -0.5%; p = 0.013) e del volume massimo dell’atrio sinistro (60.2 ml vs 57.5 ml, ampiezza dell’effetto = -4.5%, IC 95% da -7.8% a -1.0%; p = 0.012), mentre non c’erano differenze significative nella massa del ventricolo sinistro. L’uso di TOS ha modificato in maniera significativa l’effetto tra età e parametri della risonanza magnetica cardiovascolare; le donne che utilizzavano la TOS avevano decrementi maggiori del volume telediastolico del ventricolo sinistro, del volume telesistolico del ventricolo sinistro e del volume massimo dell’atrio sinistro, con l’avanzare dell’età. Conclusioni La terapia ormonale sostitutiva non è risultata associata a peggioramento della struttura e della funzione cardiaca. Anzi, sono stati osservati volumi notevolmente inferiori della camera del ventricolo sinistro e dell’atrio sinistro, che sono stati collegati ad esiti cardiovascolari favorevoli. Questi risultati costituiscono un nuovo approccio nell’esaminare gli effetti della terapia ormonale sostitutiva sul sistema cardiovascolare. PLoS One. 2018 Mar 8;13(3):e0194015. doi: 10.1371/journal.pone.0194015. eCollection 2018. The impact of menopausal hormone therapy (MHT) on cardiac structure and function: Insights from the UK Biobank imaging enhancement study. Sanghvi MM, Aung N, Cooper JA, Paiva JM, Lee AM, Zemrak F, Fung K, Thomson RJ, Lukaschuk E, Carapella V, Kim YJ, Harvey NC, Piechnik SK, Neubauer S, Petersen SE. http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0194015 - 14/03/2018
- Anticoagulanti nella popolazione anziana con fibrillazione atriale e malattia renale cronica Uno studio basato sui pazienti delle cure primarie di Inghilterra e Galles. Obiettivi Valutare l’associazione tra terapia anticoagulante, ictus ischemico, emorragia gastrointestinale e cerebrale e mortalità per tutte le cause, in pazienti anziani con fibrillazione atriale e malattia renale cronica. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo (dal gennaio 2006 al dicembre 2016), combinato e basato sulla popolazione. Setting: la popolazione del Royal College of General Practitioners Research and Surveillance Centre database, di quasi 2.73 milioni di pazienti di medici di medicina generale, in Inghilterra e Galles. Partecipanti: pazienti ≥ 65 anni con nuova diagnosi di fibrillazione atriale e tasso di filtrazione glomerulare di <50 mL/min/1.73m2, stimato mediante l’equazione sviluppata dalla chronic kidney disease epidemiology collaboration. Sono stati esclusi i pazienti con precedente diagnosi di fibrillazione atriale o trattati con anticoagulanti nei 120 giorni precedenti. Interventi: prescrizione di anticoagulanti entro 60 giorni dalla diagnosi di fibrillazione atriale. Principali esiti e misure: ictus ischemico, emorragia cerebrale o gastrointestinale, mortalità per tutte le cause. Risultati Sono stati individuati 6.977 pazienti con malattia renale cronica e nuova diagnosi di fibrillazione atriale. Di questi, 2.434 erano sotto terapia con anticoagulanti nei 60 giorni precedenti la diagnosi e 4.543 no. Sono state combinate 2.434 coppie usando i propensity score per l’esposizione agli anticoagulanti o meno e seguendole per una media di 506 giorni. I tassi grezzi per ictus ischemico ed emorragia erano 4.6 e 1.2 nei pazienti trattati con anticoagulanti e 1.5 e 0.4 nei pazienti non trattati, per 100 persone anno, rispettivamente. Conclusioni Il trattamento con anticoagulanti, in anziani con fibrillazione atriale e concomitante malattia renale cronica, è risultato associato ad aumento del tasso di ictus ischemico ed emorragia, ma paradossalmente a diminuito tasso mortalità per tutte le cause. È necessario valutare attentamente se iniziare gli anticoagulanti in pazienti anziani con malattia renale cronica, che hanno sviluppato fibrillazione atriale. Sono necessari trial clinici randomizzati con potenza adeguata, su questa popolazione, per approfondire questi risultati e per fare chiarezza sulla corretta gestione clinica. BMJ. 2018 Feb 14;360:k342. doi: 10.1136/bmj.k342. Ischaemic stroke, haemorrhage, and mortality in older patients with chronic kidney disease newly started on anticoagulation for atrial fibrillation: a population based study from UK primary care. Kumar S, de Lusignan S, McGovern A, Correa A, Hriskova M, Gatenby P, Jones S, Goldsmith D, Camm AJ. https://www.bmj.com/content/360/bmj.k342.long - 13/03/2018
- Budesonide per la displasia broncopolmonare (BPD) Lo Inhaled Steroids Trial Group ne valuta gli effetti a lungo termine. Non è noto quali effetti a lungo termine possano avere, sullo sviluppo neurologico, i glucocorticoidi inalatori, usati nei neonati estremamente pretermine per la prevenzione o il trattamento della displasia broncopolmonare (BPD). Metodi Sono stati assegnati casualmente 863 bambini (età gestazionale da 23 settimane a 27 settimane e 6 giorni) a ricevere precocemente budesonide inalatorio o placebo. L’esito prespecificato a lungo termine era un handicap neurologico nei bambini sopravvissuti, definito come un composito di paralisi cerebrale, ritardo cognitivo (indice dello sviluppo mentale della scala di Bayley dello sviluppo infantile <85) sordità o cecità ad un’età aggiustata di 18-22 mesi. Risultati Dati sufficienti sul’esito prespecificato a lungo termine erano disponibili per 629 bambini. Di questi, 148 (48.1%) su 308 assegnati a budesonide avevano un handicap neurologico, rispetto a 165 (51.4%) su 321 assegnati al placebo (rischio relativo, aggiustato per età gestazionale 0.93; IC 95% 0.80-1.09; P=0.40). Non c’era differenza significativa nelle singole componenti dell’esito prespecificato. I decessi sono stati più numerosi nel gruppo budesonide che nel gruppo placebo (82 [19.9%] di 413 bambini vs. 58 [14.5%] di 400 per i quali era disponibile il dato dell’esistenza in vita o meno; rischio relativo 1.37; IC 95% 1.01 – 1.86; P=0.04). Conclusioni In bambini estremamente pretermine sopravvissuti, il tasso di disabilità intellettive e del neurosviluppo a 2 anni non differiva in maniera significativa trai bambini che avevano ricevuto budesonide inalatorio per la prevenzione della displasia broncopolmonare e quelli che avevano ricevuto placebo, ma il tasso di mortalità era più alto tra quelli trattati con budesonide. Finanziamento: Unione Europea; Chiesi Farmaceutici Registrazione: ClinicalTrials.gov number, NCT01035190 N Engl J Med. 2018 Jan 11;378(2):148-157. doi: 10.1056/NEJMoa1708831. Long-Term Effects of Inhaled Budesonide for Bronchopulmonary Dysplasia. Bassler D, Shinwell ES, Hallman M, Jarreau PH, Plavka R, Carnielli V, Meisner C, Engel C, Koch A, Kreutzer K, van den Anker JN, Schwab M, Halliday HL, Poets CF; Neonatal European Study of Inhaled Steroids Trial Group. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1708831 - 12/03/2018
- Prestazioni in età scolare di bambini esposti in utero al valproato Uno studio di coorte prospettico basato sulla popolazione della Danimarca. Il valproato di sodio è utilizzato per il trattamento dell’epilessia e di altri disturbi neuropsichiatrici, in donne in età fertile. Ci sono preoccupazioni che l’esposizione in utero possa compromettere lo sviluppo cognitivo dei bambini. Obiettivi Valutare l’associazione tra le prestazioni scolastiche a lungo termine e l’esposizione prenatale al valproato e ad altri farmaci antiepilettici. Metodi Disegno, setting e partecipanti: studio di coorte prospettico basato sulla popolazione della Danimarca, condotto dal 1 agosto 2015 al 31maggio 2017. Fonte dei dati: Statistics Denmark. Sono stati individuati tutti i bambini nati vivi in Danimarca, tra il 1997 ed il 2006 (n = 656.496). Da questa coorte, sono stati esclusi 177.469 bambini per carenza di informazioni e sono rimasti 479.027 bambini per l’analisi. I bambini sono stati individuati e collegati nei diversi registri nazionali danesi, che hanno le informazioni su esposizioni, covariate ed esiti. L’esito primario erano i risultati dei test nazionali, esami scolastici sostenuti dagli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. Sono state valutate le prestazioni dei bambini esposti al valproato, in Danese e in matematica nelle diverse classi e sono state confrontate con quelle dei bambini non esposti o esposti alla lamotrigina. I punteggi dei test sono stati standardizzati ed aggiustati per fattori di rischio. Principali esiti e misure: differenze trai punteggi standardizzati dei bambini esposti e quelli dei bambini non esposti o esposti alla lamotrigina. Risultati Su 656.496 bambini individuati, ne sono stati valutati 479.027, che hanno sostenuto gli esami nazionali; in questo numero erano compresi bambini esposti in monoterapia ai seguenti farmaci antiepilettici: valproato, 253; fenobarbitale, 86; oxcarbazepina, 236; lamotrigina, 396; clonazepam, 188 e carbamazepina, 294. L’età media dei 244.095 bambini che hanno completato l’esame di Danese della sesta classe era 12.9 (0.39) anni; 122.774 (50.3%; IC 95%, 50.1% – 50.5%) erano ragazzi e 121.321 (49.7%; IC 95%, 49.5% -49.9%) erano ragazze. I bambini esposti a valproato hanno avuto punteggi peggiori all’esame di Danese del sesto anno (differenza aggiustata media -0.27; IC 95% da -0.42 a -0.12) e all’esame di matematica della sesta classe di matematica (differenza aggiustata, media -0.33; IC 95% da -0.47 a-0.19), rispetto ai bambini non esposti e ai bambini esposti a lamotrigina (differenza aggiustata media -0.33; IC 95% da -0.60 a -0.06). Anche i bambini esposti a clonazepam hanno avuto punteggi peggiori negli esami di Danese della sesta classe (differenza aggiustata media -0.07; IC 95%, da -0.12 a -0.02). Carbamazepina, lamotrigina, fenobarbitale e oxcarbazepina non erano collegati a prestazioni scolastiche inferiori, rispetto alla non esposizione a farmaci. Conclusioni L’uso materno di valproato in gravidanza è risultato associato ad una significativa diminuzione delle prestazioni scolastiche dei bambini, rispetto ai bambini non esposti e ai bambini esposti alla lamotrigina. I risultati di questo studio evidenziano la necessità di usare con cautela il valproato nelle donne in età fertile. JAMA Neurol. 2018 Feb 19. doi: 10.1001/jamaneurol.2017.5035. [Epub ahead of print] Association Between Prenatal Valproate Exposure and Performance on Standardized Language and Mathematics Tests in School-aged Children. Elkjær LS, Bech BH, Sun Y, Laursen TM, Christensen J. https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/article-abstract/2672965?redirect=true - 07/03/2018
- Supplementazione di acidi grassi Omega-3 e rischio cardiovascolare Una meta-analisi di 10 trial randomizzati con 77.917 partecipanti. Le attuali linee guida raccomandano l’uso di supplementi di acidi grassi di origine marina omega-3 per la prevenzione della malattia coronarica ed eventi vascolari maggiori in pazienti con coronaropatia, ma grandi trial sugli omega-3 hanno dato risultati contrastanti. Obiettivi Condurre una meta-analisi di trial di grandi dimensioni, che valutano l’associazione tra la supplementazione con omega-3 ed il rischio di malattia coronarica fatale o non fatale ed eventi vascolari maggiori, nella popolazione generale dello studio ed in sottogruppi prespecificati. Metodi Fonti dei dati e selezione degli studi: la meta-analisi ha incluso trial randomizzati con almeno 500 partecipanti e durata del trattamento di almeno 1 anno, che valutassero l’associazione tra l’uso di omega-3 ed il rischio di eventi vascolari. Estrazione dei dati e sintesi: i dati aggregati sono stati ricavati da 10 grandi trial randomizzati. I rate ratio per ogni trial sono stati sintetizzati usando lo scarto tra valori osservati e quelli attesi e la varianza. Rate ratio di sintesi sono stati stimati con una meta-analisi ad effetti fissi con Intervallo di Confidenza al 95% per le malattie più importanti e al 99% per tutti i sottogruppi. Principali esiti e misure: malattia coronarica e cardiaca fatale, infarto miocardico non fatale, ictus, eventi vascolari maggiori e mortalità per tutte le cause, nei sottogruppi di popolazione in studio. Risultati Dei 77.917 partecipanti ad alto rischio dei 10 trial, 47.803 (61.4%) erano uomini, l’età media all’arruolamento era 64 anni, i trial duravano in media 4.4 anni. L’associazione del trattamento con gli esiti è stata valutata su 6.273 eventi coronarici (2.695 decessi e 2.276 infarti miocardici non fatali) e 12.001 eventi vascolari maggiori. La supplementazione con omega-3 (range della dose di acido eicosapentaenoico 226-1800 mg/d) non ha mostrato associazione significativa con morte per cardiopatia coronarica (rate ratio [RR], 0.93; IC 99% 0.83-1.03; P = .05), infarto coronarico non fatale (RR, 0.97; IC 99% 0.87-1.08; P = .43) o qualsiasi evento coronarico (RR, 0.96; IC 95%, 0.90-1.01; P = .12). La supplementazione con omega-3 non ha mostrato associazioni significative neanche con eventi vascolari maggiori (RR, 0.97; IC 95% 0.93-1.01; P = .10), né a livello di popolazione generale, né nei sottogruppi, inclusi quelli con pazienti con pregressa coronaropatia, cardiopatia, livello dei lipidi elevato o uso di statine. Conclusioni Questa meta-analisi ha dimostrato che gli acidi grassi omega-3 non hanno associazione significativa con malattia cardiaca fatale o non fatale o eventi vascolari maggiori e non fornisce alcun supporto alle attuali raccomandazioni di supplementazione, nei pazienti con storia di coronaropatia. JAMA Cardiol. 2018 Jan 31. doi: 10.1001/jamacardio.2017.5205. [Epub ahead of print] Associations of Omega-3 Fatty Acid Supplement Use With Cardiovascular Disease Risks: Meta-analysis of 10 Trials Involving 77 917 Individuals. Aung T, Halsey J, Kromhout D, Gerstein HC, Marchioli R, Tavazzi L, Geleijnse JM, Rauch B, Ness A, Galan P, Chew EY, Bosch J, Collins R, Lewington S, Armitage J, Clarke R; Omega-3 Treatment Trialists’ Collaboration. https://jamanetwork.com/journals/jamacardiology/fullarticle/2670752 - 06/03/2018
- Effetti dei gastroprotettori nella prevenzione e nel trattamento dell’ulcera peptica Una meta-analisi di trial randomizzati. I gastroprotettori sono usati nella prevenzione e nel trattamento dell’ulcera gastrica e possono ridurne le complicazioni, ma stime affidabili degli effetti dei gastroprotettori nei differenti contesti clinici sono scarse. Obiettivi Esaminare gli effetti di Inibitori di Pompa Protonica (IPP), analoghi delle prostaglandine e antagonisti dei recettori H2 dell’istamina in differenti circostanze cliniche, conducendo una meta-analisi dei dati di tutti i trial randomizzati rilevanti e senza fattori confondenti. Metodi È stata condotta una ricerca su MEDLINE ed Embase dal 1 gennaio 1950 al 31 dicembre 2015 per individuare i trial randomizzati senza fattori di confondimento sui gastroprotettori (IPP, analoghi delle prostaglandine e antagonisti dei recettori H2 dell’istamina) rispetto ad un controllo o verso un altro gastroprotettore. Due ricercatori, indipendentemente, hanno revisionato i risultati della ricerca ed estratto gli esiti prespecificati e le caratteristiche chiave da ogni trial. È stata condotta una meta-analisi degli effetti gastroprotettivi su sviluppo dell’ulcera, sanguinamento e mortalità generale, per classe di gastroprotettore e per singolo farmaco all’interno della classe. Risultati Sono stati individuati confronti di gastroprotettori verso controlli in 849 trial (142.485 partecipanti): 580 sulla prevenzione (110.626 partecipanti), 233 sulla guarigione (24.033 partecipanti) e 36 sul trattamento del sanguinamento acuto del tratto gastrointestinale superiore (7.826 partecipanti). Confronti tra un gastroprotettore ed un altro erano presenti in 345 trial (64.905 partecipanti), che comprendevano 160 di prevenzione (32.959 partecipanti), 167 di guarigione (28.306 partecipanti) e 18 di trattamento del sanguinamento acuto del tratto gastrointestinale superiore (3.640 partecipanti). Il numero medio di pazienti in ogni trial era 78 (Range Inter Quartile – IQR 44.0–210.5) e la durata media era di 1.4 mesi (0.9–2.8). Nei trial sulla prevenzione, i gastroprotettori hanno ridotto lo sviluppo di ulcere endoscopiche (odds ratio [OR] 0.27, IC 95% 0.25–0.29; p<0.0001), ulcere sintomatiche (0.25, 0.22–0.29; p<0.0001) e sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore (0.40, 0.32–0.50; p<0.0001), ma non hanno ridotto la mortalità in maniera significativa (0.85, 0.69–1.04; p=0.11). Maggiori riduzioni del sanguinamento del tratto gastrointestinale superiore sono state osservate con gli IPP piuttosto che con altri gastroprotettori (IPP 0.21, IC 99% 0.12–0.36; analoghi delle prostaglandine 0.63, 0.35–1.12; H2 antagonisti 0.49, 0.30–0.80; p =0.0005). I gastroprotettori erano efficaci nella prevenzione del sanguinamento, indipendentemente dall’uso di FANS (p =0.56). Nei trial sulla guarigione, i gastroprotettori sono risultati aumentare la guarigione dell’ulcera endoscopica (3.49, IC 95% 3.28–3.72; p<0.0001), con IPP più efficaci (5.22, IC 99% 4.00–6.80) di analoghi delle prostaglandine (2.27, 1.91 –2.70) e H2 antagonisti (3.80, 3.44–4.20; p <0.0001). Nei trial su pazienti con sanguinamento acuto, i gastroprotettori hanno dimostrato di ridurre ulteriore sanguinamento (OR 0.68, IC 95% 0.60–0.78; p<0.0001), trasfusioni sanguigne (0.75, 0.65–0.88; p=0.0003), ulteriori interventi endoscopici (0.56, 0.45–0.70; p<0.0001) e chirurgici (0.72, 0.61–0.84; p<0.0001), ma non hanno ridotto la mortalità in maniera significativa (OR 0.90, 0.72–1.11; p=0.31). Gli Inibitori della Pompa Protonica avevano un più vasto effetto protettivo degli antagonisti dei recettori H2 istaminici per ulteriori sanguinamenti (p =0.0107) e trasfusioni (p =0.0130). Conclusioni I gastroprotettori e, in particolare gli Inibitori della Pompa Protonica, riducono il rischio ulcera peptica e delle sue complicazioni e facilitano la guarigione in un numerose condizioni cliniche. Questa meta-analisi potrebbe aver sovrastimato il beneficio a causa di un piccolo bias dello studio. Studio finanziato da: UK Medical Research Council e the British Heart Foundation. DOI: https://doi.org/10.1016/S2468-1253(18)30037-2. Effects of gastroprotectant drugs for the prevention and treatment of peptic ulcer disease and its complications: a meta-analysis of randomised trials. Scally B, Emberson JR, Spata E, Reith C, Davies K, Halls H, Holland L, Wilson K, Bhala N, Hawkey C, Hochberg M, Hunt R, Laine L, Lanas A, Patrono C, Baigent C. http://www.thelancet.com/journals/langas/article/PIIS2468-1253(18)30037-2/fulltext - 05/03/2018
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale L’AIFA rende noti i dati relativi al periodo gennaio-ottobre 2017. La Legge di Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2017 ha definito i due nuovi tetti della spesa farmaceutica a partire dall’anno 2017, mantenendo invariate le risorse complessive al 14,85% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN). In particolare, dall’anno 2017, il tetto della spesa farmaceutica ospedaliera è calcolato al lordo della spesa per i farmaci di classe A in distribuzione diretta e distribuzione per conto, assume la denominazione di «tetto della spesa farmaceutica per acquisti diretti” ed è rideterminato nella misura del 6,89%. Il tetto della spesa farmaceutica territoriale assume la denominazione di «tetto della spesa farmaceutica convenzionata» ed è rideterminato nella misura del 7,96%. Inoltre, la stessa Legge di Bilancio 2017 ha istituito, a decorrere dal 1° gennaio 2017, un Fondo per il concorso al rimborso alle regioni per l’acquisto dei medicinali innovativi non oncologici, con una dotazione di 500 milioni di euro annui e un Fondo per il concorso al rimborso alle regioni per l’acquisto dei medicinali oncologici innovativi, con una dotazione di 500 milioni di euro annui. Nel periodo gennaio-ottobre 2017, la spesa lorda è stata di 8.770 milioni di euro (-0,6 rispetto al 2016). La spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è stata 6.789 milioni di euro (-0,8), in Sardegna 213 milioni (-3,3%). I consumi, in termini di ricette, sono stati di 484 milioni (-0,6%) rispetto al 2016, in Sardegna 15 milioni (-2,4%). In termini di DDD (Dosi Definite Giornaliere), sono aumentati del 3,4%, in Sardegna dell’1,6%. La compartecipazione totale a carico del cittadino (ticket ed eventuale quota di compartecipazione sul prezzo del farmaco a brevetto scaduto rispetto al prezzo di riferimento) è stata di 1.287 milioni di euro (+0,7%), la Sardegna è allineata alla media nazionale (+0,7%). La spesa farmaceutica convenzionata è stata 7.060 milioni di euro, pari al 7,57% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN); è stato, quindi rispettato il tetto di spesa programmato del 7,96%. A livello regionale, non hanno rispettato il tetto Abruzzo, Puglia, Calabria, Sardegna, Campania, Lazio e Marche. Il tetto di spesa programmato della spesa farmaceutica per acquisti diretti era il 6,89% del FSN; a livello nazionale, è stato l’8,39%, in Sardegna il 10,63% del FSR. Il tetto è stato rispettato solo dalla Provincia autonoma di Trento e dalla Valle d’Aosta. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Monitoraggio_Spesa_gennaio-ottobre-2017.pdf - 03/03/2018
- La vaccinazione anti-influenzale nei gruppi a rischio I dati relativi alla regione europea dell’OMS (stagioni 2008/2009 – 2014/2015). La vaccinazione anti-influenzale è raccomandata per le persone a rischio di complicazioni. Nel 2003, l’Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sollecitato gli Stati membri ad incrementare la copertura vaccinale degli anziani fino al 75%, per il 2010. Obiettivo di questo lavoro è valutare i progressi fatti per il raggiungimento della copertura del 75%, fissata per il 2010 e lo stato d’attuazione delle raccomandazioni dell’OMS per la regione europea. Fonti dei dati I dati sulle raccomandazioni relative alla vaccinazione anti-influenzale, la distribuzione delle dosi e la copertura nei gruppi target provengono da due ordini di fonti: per i paesi dell’Unione Europea (UE), The Vaccine European New Integrated Collaboration Effort (VENICE) ed European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC); per i paesi della regione europea dell’OMS non appartenenti all’UE, sono stati utilizzati dati dell’WHO Regional Office for Europe. Le informazioni sulla popolazione ed il reddito dei paesi provengono dalle Nazioni Unite e dalla Banca Mondiale, rispettivamente. Risultati Erano disponibili dati per 49 dei 53 Stati della regione europea dell’OMS; tutti tranne due avevano politiche nazionali di vaccinazione anti-influenzale. I paesi ad alto reddito hanno distribuito un numero di dosi rispetto alla popolazione notevolmente più alto (media 139.2 per 1.000 abitanti), rispetto ai paesi a reddito medio-basso (media 6.1 per 1.000 abitanti). La maggior parte dei paesi ha raccomandato la vaccinazione per gli anziani, persone con malattie croniche, operatori sanitari e donne in gravidanza. I bambini erano inclusi in < 50% dei piani di vaccinazione nazionali. Solo la Scozia (76%) ha raggiunto la copertura programmata (75%); Bielorussia (74%), Irlanda del Nord (73%) e Inghilterra (73%) si sono avvicinati notevolmente. Numerosi paesi hanno registrato un calo della copertura e l’Italia è tra questi: è scesa dal 65% della stagione 2008/9 al 49% del 2014/2015. Questi dati concordano con quelli dei produttori, secondo i quali il numero delle dosi distribuite sul mercato europeo è diminuito del 31.5%, dal 2008 al 2013. La copertura dei gruppi target era generalmente bassa, ma con grande variabilità trai paesi. La copertura vaccinale non era monitorata per molti gruppi. Conclusioni Nonostante le raccomandazioni e le politiche adottate, la copertura vaccinale rimane a livelli sub-ottimali. I bassi livelli di vaccinazione costituiscono un’occasione mancata per la prevenzione nei gruppi più vulnerabili della popolazione e influiscono negativamente sulla capacità di affrontare le pandemie. Comprendere quali sono gli ostacoli alla diffusione della vaccinazione anti-influenzale è fondamentale per aumentarne la copertura e invertire il trend negativo in atto. Inoltre, è cruciale attuare il monitoraggio della copertura per valutare le performance e l’impatto dei programmi di vaccinazione. Vaccine. 2018 Jan 25;36(4):442-452. doi: 10.1016/j.vaccine.2017.12.019. Epub 2017 Dec 26. How close are countries of the WHO European Region to achieving the goal of vaccinating 75% of key risk groups against influenza? Results from national surveys on seasonal influenza vaccination programmes, 2008/2009 to 2014/2015. Jorgensen P, Mereckiene J, Cotter S, Johansen K, Tsolova S, Brown C. https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264410X17317620?via%3Dihub - 02/03/2018
- Dottore, ma è vero che…? Nasce il sito della FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri), dove il cittadino può trovare risposte affidabili alle più frequenti domande sulla salute. Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla crescente circolazione di notizie inesatte e infondate, in particolare sul web, con pericolose ricadute sulla salute della popolazione. La FNOMCeO (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri) ha deciso di scendere in campo, con strumenti nuovi, per arginare questo fenomeno, in difesa dei cittadini e degli operatori. “Dottore, ma è vero che…?” nasce con lo scopo di offrire ai cittadini un’informazione accessibile, scientificamente corretta e trasparente e ai medici gli strumenti più efficaci per comunicare con i loro pazienti. Il sito propone risposte costruite su evidenze scientifiche ed elaborate da esperti divulgatori e giornalisti scientifici, sui temi più dibattuti. Oltre alla sezione delle risposte, contiene “Consigli per la navigazione consapevole” ed alcune Rubriche. Nella Media gallery, sono presenti interviste a Silvio Garattini e Roberto Burioni. Home page www.dottoremaeveroche.it - 01/03/2018
- Terapia addizionale con rifampicina nelle batteriemie da stafilococco aureo ARREST: un trial multicentrico in doppio cieco, controllato con placebo ne verifica i benefici, rispetto alla terapia antibiotica standard. Lo stafilococco aureo (staphylococcus aureus) è causa frequente di infezioni nosocomiali e comunitarie, nel mondo. Obiettivo di questo lavoro è verificare se il trattamento aggiuntivo con rifampicina possa ridurre i casi di fallimento terapeutico, ricaduta o morte. Metodi Disegno: trial multicentrico in doppio cieco, controllato con placebo. In 29 ospedali della gran Bretagna, sono stati reclutati adulti (≥18 anni) con infezione da stafilococco aureo, che avevano ricevuto ≤96 h di terapia antibiotica. I pazienti sono stati assegnati casualmente (1:1) a ricevere una terapia aggiuntiva di rifampicina per 2 settimane (600 mg o 900 mg/die, a seconda del peso corporeo, orali o per vena) o identica dose di placebo, in associazione alla terapia antibiotica standard. La randomizzazione è stata stratificata per centro. Esito primario: il tempo alla conferma del fallimento terapeutico, recidiva o morte per tutte le cause, dalla randomizzazione a 12 settimane, da parte di un comitato indipendente, in cieco. L’analisi è stata intention to treat. Registrazione del trial N. ISRCTN37666216. Risultati Tra il 10 dicembre ed il 25 ottobre 2016, 758 pazienti eleggibili sono stati assegnati casualmente, 370 a rifampicina e 388 a placebo; 485 (64%) avevano infezioni da stafilococco aureo acquisite in comunità e 132 (17%) infezioni ospedaliere, 47 (6%) avevano infezioni meticillina-resistenti, l’infezione iniziale era profonda in 301 (40%). Gli antibiotici standard sono stati dati per 29 giorni (IQR 18-45); 619 (82%) partecipanti hanno ricevuto flucloxacillina. Alla dodicesima settimana, è stato diagnosticato fallimento terapeutico, ricaduta o morte per 62 (17%) partecipanti, che avevano ricevuto rifampicina e 71 (18%) che avevano ricevuto placebo (differenza di rischio assoluta -1.4%, IC 95% da -7.0 a 4.3; hazard ratio 0.96, 0.68-1.35, p=0.81). Dalla randomizzazione alla dodicesima settimana, non ci sono state evidenti differenze nelle reazioni avverse gravi (p=0.17) o di grado 3-4 (p=0.36); comunque, 63 (17%) partecipanti del gruppo rifampicina, rispetto a 39 (10%) del gruppo placebo hanno avuto reazioni avverse all’antibiotico, che hanno richiesto la modifica del farmaco in sperimentazione (p=0.004) e 24 (6%) versus 6 (2%) hanno avuto interazioni farmacologiche (p=0.0005). Conclusioni La terapia aggiuntiva con rifampicina non ha dato benefici complessivi, rispetto alla terapia antibiotica standard, in adulti con batteriemia da stafilococco aureo. Finanziamento UK National Institute for Health Research Health Technology Assessment. Lancet 2018; 391: 668–78. Published Online December 14, 2017 http://dx.doi.org/10.1016/ Adjunctive rifampicin for Staphylococcus aureus bacteraemia (ARREST): a multicentre, randomised, double-blind, placebo-controlled trial. Thwaites GE, Scarborough M, Szubert A, Nsutebu E, Tilley R, Greig J, Wyllie SA, Wilson P, Auckland C, Cairns J, Ward D, Lal P, Guleri A, Jenkins N, Sutton J, Wiselka M, Armando GR, Graham C, Chadwick PR, Barlow G, Gordon NC, Young B, Meisner S, McWhinney P, Price DA, Harvey D, Nayar D, Jeyaratnam D, Planche T, Minton J, Hudson F, Hopkins S, Williams J, Török ME, Llewelyn MJ, Edgeworth JD, Walker AS; United Kingdom Clinical Infection Research Group (UKCIRG). http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(17)32456-X.pdf - 01/03/2018
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su ulipristal acetato (Esmya), amfotericina B per uso parenterale, Ocaliva (acido obeticolico) e mezzi di contrasto contenenti gadolinio. Comunicazioni EMA sull’uso dei medicinali contenenti valproato, retinoidi, flupirtina e su Esmya. Nota Informativa Importante e Comunicazione EMA su ulipristal acetato (Esmya) Fonte: AIFA 09/02/2018 e 19/02/2018 In seguito a segnalazioni di grave danno epatico, è in corso la revisione di rischi e benefici di ulipristal acetato, Esmya compressa da 5 mg, da parte del Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA). Il trattamento con Esmya non deve essere iniziato in nuove pazienti o pazienti che abbiano completato un precedente ciclo di trattamento. Come misura temporanea, il PRAC raccomanda, nelle donne che assumono Esmya per fibromi uterini, il monitoraggio della funzionalità epatica almeno una volta al mese e a 2-4 settimane dall’interruzione del trattamento. Qualora una paziente mostri segni o sintomi compatibili con un danno epatico (nausea, vomito, dolore all’ipocondrio destro, anoressia, astenia, ittero, ecc.), deve essere immediatamente sottoposta ad analisi e test della funzionalità epatica. Le pazienti che presentano livelli di transaminasi 2 volte superiori al limite normale, durante il trattamento con Esmya, devono interrompere il trattamento ed essere sottoposte a stretto monitoraggio. Le pazienti devono essere informate riguardo le misure specifiche da intraprendere in caso di insorgenza di segni e sintomi di danno epatico. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-esmya-09022018 http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ulipristal-acetato-esmya-19022018 Nota Informativa Importante su amfotericina B per uso parenterale Fonte: AIFA 15/02/2018 L’Aifa segnala il rischio di errori di trattamento con le formulazioni di amfotericina B per uso parenterale: Abelcet®, AmBisome® e Fungizone® Le formulazioni parenterali di amfotericina B NON SONO INTERCAMBIABILI: non è possibile sostituire un medicinale a base di amfotericina B con un diverso medicinale sempre contenente amfotericina B. Per la prescrizione, è importante utilizzare il nome commerciale in aggiunta al nome della molecola, per evitare il rischio di confondere le differenti formulazioni di amfotericina B parenterali. In Italia sono attualmente commercializzate le seguenti specialità medicinali a base di amfotericina B: Abelcet® 5 mg/ml concentrato per sospensione per infusione Fungizone® 50 mg polvere per soluzione per infusione AmBisome® 50 mg polvere per concentrato per soluzione per infusione Ricostituzione Fungizone® e AmBisome®: devono essere ricostituiti usando SOLO acqua sterile per preparazioni iniettabili (senza agenti batteriostatici) Abelcet®: nessuna procedura di ricostituzione. Diluizione Abelcet®, Fungizone® e AmBisome® devono essere diluiti SOLO con soluzione glucosata per preparazioni iniettabili, secondo le istruzioni riportate nei rispettivi Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto. Avvertenze L’amfotericina B non è compatibile con il cloruro di Sodio (NaCl) o con soluzioni contenenti qualunque agente batteriostatico. Poiché nessun preservante o agente batteriostatico è presente nell’antibiotico o nei materiali impiegati per prepararlo per la somministrazione, tutte le operazioni per l’allestimento della soluzione per la fleboclisi devono essere effettuate in rigorosa asepsi. Per le informazioni su tempi e temperature di conservazione da rispettare dopo ricostituzione e diluizione fare riferimento alle istruzioni riportate nei rispettivi Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto. E’ essenziale verificare negli archivi elettronici i parametri utilizzati per la prescrizione: le informazioni chiave sopra menzionate dovrebbero apparire sullo schermo quando si digita la ricerca del principio attivo amfotericina B. Non esitare a contattare il produttore del software, qualora necessario. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-amfotericina-b-uso-parenterale-15022018 Nota Informativa Importante su Ocaliva (acido obeticolico) Fonte: AIFA 12/02/2018 Ocaliva è un agonista per il recettore X farnesoide (FXR) e un acido biliare modificato approvato per il trattamento della colangite biliare primitiva (PBC) in combinazione con acido ursodesossicolico (UDCA) negli adulti con risposta inadeguata all’UDCA o come monoterapia negli adulti che non tollerano l’UDCA. La comunicazione, concordata con l’EMA, riguarda informazioni importanti per i prescrittori del medicinale. Sono state rafforzate le raccomandazioni sulla differenziazione dei dosaggi di Ocaliva nei pazienti affetti da colangite biliare primitiva con insufficienza epatica moderata e grave. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ocaliva-acido-obeticolico-12022018 Nota Informativa Importante sull’uso di mezzi di contrasto contenenti gadolinio Fonte: AIFA 12/02/2018) Una revisione condotta dall’EMA ha confermato che, a seguito dell’uso di mezzi di contrasto a base di gadolinio, si ha un accumulo di piccole quantità di gadolinio nei tessuti cerebrali. È stato osservato che vi è un maggior accumulo a seguito dell’uso dei mezzi di contrasto lineari rispetto agli agenti macrociclici. Non esiste attualmente alcuna evidenza che i depositi di gadolinio nel cervello abbiano causato danni ai pazienti, tuttavia, non essendo noti i rischi a lungo termine, l’EMA ha raccomandato che i mezzi di contrasto lineari per uso endovenoso siano sospesi nell’UE ad eccezione dell’acido gadoxetico e dell’acido gadobenico, che continueranno a essere disponibili esclusivamente per l’impiego nelle scansioni epatiche. Tali medicinali verranno sospesi in Italia a partire dal 28 febbraio 2018. Il mezzo di contrasto a struttura lineare acido gadopentetico continuerà a rimanere disponibile esclusivamente per l’uso intra-articolare. I mezzi di contrasto a struttura macrociclica per uso endovenoso ed intra-articolare rimarranno anch’essi disponibili. Gli operatori sanitari dovranno utilizzare i mezzi di contrasto a base di gadolinio solamente quando non sia possibile ottenere le necessarie informazioni diagnostiche con scansioni non intensificate e utilizzare la minor dose possibile in grado di fornire sufficiente intensificazione per la diagnosi. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-sulluso-di-mezzi-di-contrasto-contenenti-gadolinio-12022018 Comunicazione EMA sull’uso dei medicinali contenenti valproato Fonte: AIFA 09/02/2018 Il PRAC raccomanda nuove misure per evitare l’esposizione dei bambini, in utero, ai medicinali contenenti valproato e per garantire un’adeguata informazione alle donne interessate. I bambini esposti sono a rischio di malformazioni e di problemi dello sviluppo. Il PRAC raccomanda, inoltre, che le Aziende produttrici attuino il monitoraggio degli effetti a lungo termine sulle gravidanze esposte, per caratterizzare la natura e la rilevanza dei rischi legati al valproato. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sulluso-dei-medicinali-contenenti-valproato-09022018 Comunicazione EMA su medicinali a base di retinoidi Fonte: AIFA 09/02/2018 Il PRAC ha concluso la revisione dei medicinali a base di retinoidi e ha raccomandato l’aggiornamento delle misure di prevenzione della gravidanza e l’aggiunta di un’avvertenza sul possibile rischio di disordini neuropsichiatrici (quali depressione, ansia e cambiamenti di umore). Le raccomandazioni del PRAC saranno ora inviate al Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP); la fase finale della procedura di rivalutazione è l’adozione da parte della Commissione Europea di una decisione giuridicamente vincolante applicabile in tutti gli Stati membri dell’UE. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-retinoidi-09022018 Comunicazione EMA su flupirtina Fonte: AIFA 09/02/2018 Il PRAC ha raccomandato che l’autorizzazione all’immissione in commercio dell’antidolorifico flupirtina venga revocata. Il medicinale non sarà più disponibile nell’Unione Europea. Nessun medicinale contenente flupirtina è attualmente autorizzato in Italia. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-flupirtina-09022018 - 28/02/2018
- Position statement sull’uso di farmaci da parte della donna che allatta al seno Un documento del Ministero della Salute. Il Ministero lavora da tempo per promuovere l’allattamento al seno, in accordo con le raccomandazioni e gli indirizzi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unicef, per i suoi benefici sulla salute materno-infantile, che implicano anche risparmi economici. La salute della mamma in allattamento è fondamentale per quella del bambino. Si stima che tra il 65% e il 95% delle donne, che allattano assuma farmaci. L’assunzione di medicinali da parte della donna che allatta solleva problemi di sicurezza per il lattante, per i possibili effetti conseguenti al passaggio del farmaco nel latte materno. I dati sui rischi correlati all’uso dei farmaci in allattamento spesso sono limitati e non sempre aiutano a valutare se i benefici materni della terapia superino i rischi di danni per il bambino. Un’informazione non adeguata pertanto può indurre un’inutile sospensione dell’allattamento o la rinuncia alla cura da parte della mamma, oppure il ricorso all’automedicazione ed in particolare a terapie alternative (omeopatici, integratori, fitoterapici), non sempre più efficaci o più sicure. Obiettivo del documento è offrire una guida per la gestione corretta delle informazioni di sicurezza dei farmaci in allattamento, sulla base di comprovate evidenze scientifiche, considerando tuttavia che nella pratica clinica la scelta terapeutica spetta al medico, dopo valutazione clinica del singolo caso. Il position statement raccoglie i dati più recenti di letteratura sulla quantità escreta nel latte e sugli eventi avversi nei neonati allattati al seno, relativamente ad alcuni principi attivi di collaudata esperienza clinica. Le informazioni sull’escrezione dei farmaci nel latte materno sono state desunte dalla banca dati internazionale di riferimento Lactmed e, in mancanza di dati aggiornati, da Medline ed Embase. Per ciascuno dei principi attivi esaminati sono stati riportati, in tabella: • Escrezione nel latte ovvero la percentuale di dose materna assunta dal lattante, stimata come rapporto tra la dose assunta dal lattante attraverso il latte e la dose materna (pro kg) (Relative Infant Dose RID), considerato l’indicatore più affidabile per valutare la compatibilità della terapia farmacologica con l’allattamento; • gli eventi avversi osservati in lattanti allattati da madri che avevano assunto il farmaco, riportati in letteratura (indipendentemente dall’associazione causale con il farmaco stesso); • l’autorizzazione all’uso del farmaco nel neonato in Italia; • la dose autorizzata per l’uso nel neonato. Queste ultime due informazioni sono state derivate dal Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP), documento rivolto agli operatori sanitari che riflette la valutazione dei dati presentati dall’Azienda a sostegno dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) e le informazioni di qualità, efficacia e sicurezza, che emergono durante il ciclo di vita del farmaco. In linea generale, la scelta della terapia dovrebbe ricadere su principi attivi per cui vi è una comprovata esperienza clinica in allattamento, evitando i farmaci con lunga emivita o con lunga durata d’azione. Se possibile, è da preferire la via di somministrazione che riduca al minimo il passaggio nel latte (ad esempio corticosteroidi per via inalatoria anziché orale). Dovrebbero essere scelti i farmaci non assorbiti o poco assorbiti per via gastrointestinale, con il minimo dosaggio terapeutico efficace. Nessun farmaco può essere considerato completamente sicuro. Pertanto, alla mamma che allatta e in terapia farmacologica, va raccomandato di monitorare il bambino per il possibile rischio di insorgenza di reazioni avverse. In tutti i casi di terapia materna, specie in caso di terapia cronica, si suggerirà la valutazione clinica del lattante da parte del pediatra. Va tenuto presente che circa l’80% delle sospette reazioni avverse nei lattanti esposti a medicinali durante l’allattamento vengono registrate nei primi 2 mesi di vita e spesso riguardano il sistema nervoso centrale o l’apparato gastroenterico. Nel caso in cui un neonato o un lattante sia esposto a uno o più farmaci attraverso il latte materno e manifesti una sospetta reazione avversa, agli operatori sanitari è richiesto di inoltrare una segnalazione alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza, descrivendo il caso con modalità “madre/figlio” (nella stessa scheda di segnalazione si dovranno indicare sia le informazioni riguardanti la madre che quelle del bambino). La segnalazione delle reazioni avverse sospette è importante, in quanto permette di identificare nuove informazioni di sicurezza sull’uso dei medicinali durante l’allattamento. Il documento rende disponibili un elenco di farmaci generalmente compatibili con l’allattamento, i riferimenti bibliografici ed i contatti dei Centri italiani di informazione sulla sicurezza d’uso dei farmaci in corso di allattamento al seno, che è possibile contattare nei casi più complessi o nel caso di farmaci di recente autorizzazione. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2715_allegato.pdf - 20/02/2018
- Sovradosaggio di paracetamolo e danno epatico Una revisione della letteratura. Obiettivi Il paracetamolo è uno dei farmaci più usati al mondo. In sovradosaggio, è epatotossico. L’avvelenamento da paracetamolo riguarda il 50% dei casi di avvelenamento in Gran Bretagna ed il 10% negli USA. Nella sola Gran Bretagna, causa ogni anno 82.000–90.000 accessi al pronto soccorso e 150-200 morti. Alle dosi terapeutiche, il rischio di danno epatico è molto basso. Obiettivo della revisione è individuare i fattori che concorrono allo sviluppo di danno epatico, in associazione all’esposizione al paracetamolo e se esistono gruppi più o meno a rischio di altri. Metodi La ricerca dei lavori è stata condotta su Google Scholar e PubMed, tra dicembre 2016 e marzo 2017. Sono stati inclusi gli studi clinici dove era descritto il danno epatico o l’epatotossicità. Degli studi selezionati, è stata esaminata la bibliografia, per includere ulteriori lavori rilevanti. Risultati Sono risultate troppo poche evidenze cliniche di buona qualità, da studi sul sovradosaggio di paracetamolo o sull’uso terapeutico, per poter capire se alcuni gruppi di persone siano relativamente protetti o siano a maggior rischio di danno epatico. I fattori che storicamente venivano usati, in Gran Bretagna, per indicare il rischio più alto, non avevano evidenze cliniche di buona qualità a supporto della loro reintroduzione nella pratica clinica. La dose sicura (ed efficace) di paracetamolo per i pazienti di ≤ 50 kg di peso non è stata ancora stabilita. Conclusioni Sono disponibili pochi dati di buona qualità, nonostante il paracetamolo sia uno dei farmaci più usati al mondo. Non ci sono gruppi di pazienti che siano, in maniera inequivocabile, a maggior rischio di danno epatico da paracetamolo. Per le future ricerche si prospettano due scenari. In primo luogo, è necessario stabilire se la dose di paracetamolo debba essere ridotta, nei pazienti a basso peso corporeo. In secondo luogo, se e quando saranno disponibili le informazioni sul genoma dei singoli pazienti, la questione potrà essere affrontata nuovamente e con studi di maggiore rigore scientifico. Eur J Clin Pharmacol. 2018 Feb;74(2):147-160. doi: 10.1007/s00228-017-2356-6. Epub 2017 Oct 24. Are some people at increased risk of paracetamol-induced liver injury? A critical review of the literature. Caparrotta TM, Antoine DJ, Dear JW. https://link.springer.com/article/10.1007/s00228-017-2356-6 - 15/02/2018
- Trimetoprim per le infezioni urinarie e rischio di ADR Uno studio di coorte. Obiettivi Determinare se l’uso di trimetoprim per le infezioni delle vie urinarie sia associato ad aumentato rischio di danno renale acuto, ipercaliemia o morte improvvisa nella popolazione generale. Metodi Disegno: studio di coorte Setting: registri elettronici di cure primarie, che confluiscono nel Clinical Practice Research Datalink collegato all’Hospital Episode Statistics database. Partecipanti: adulti ( età ≥ 65 anni) con una prescrizione di trimetoprim, amoxicillina, cefalexina, ciprofloxacina o nitrofurantoina nei tre giorni precedenti la diagnosi di infezione del tratto urinario, tra l’aprile 1997 ed il settembre 2015. Principali esiti e misure: danno renale acuto, ipercaliemia e morte entro 14 giorni da un’ infezione del tratto urinario trattata con antibiotici. Risultati In una coorte di 1.191.905 pazienti di età ≥ 65 anni, sono stati arruolati 178.238 pazienti con almeno un’infezione del tratto urinario trattata con antibiotici, che costituivano un totale di 422.514 casi di infezioni urinarie trattate con antibiotici. La probabilità di danno renale acuto nei 14 giorni successivi l’inizio della terapia con antibiotici era maggiore con trimetoprim (odds ratio aggiustato 1.72, IC 95% 1.31- 2.24) e ciprofloxacina (1.48, 1.03- 2.13), rispetto ad amoxicillina. La probabilità di ipercaliemia nei 14 giorni successivi l’inizio degli antibiotici era più alta solo con trimetoprim (2.27, 1.49-3.45), rispetto ad amoxicillina. Comunque, la probabilità di morte nei 14 giorni dopo l’inizio degli antibiotici non era più alta con trimetoprim rispetto ad amoxicillina: nella popolazione generale, l’odds ratio aggiustato era 0.90 (IC 95% 0.76-1.07) mentre, tra gli utilizzatori di inibitori del sistema renina-angiotensina, la probabilità di morte nei 14 giorni dopo l’inizio degli antibiotici era 1.12 (0.80 -1.57). I risultati suggeriscono che, per 1.000 infezioni urinarie trattate con antibiotici in persone di età ≥ 65 anni, trimetoprim, rispetto ad amoxicillina, può causare da 1 a 2 casi di ipercaliemia e 2 ricoveri con danno renale acuto in più, a prescindere dall’inibizione del sistema renina-angiotensina. Nei pazienti che assumevano inibitori del sistema renina-angiotensina e spironolattone con trimetoprim invece di amoxicillina, c’erano 18 casi di ipercaliemia e 11 ricoveri con danno renale acuto in più. Conclusioni Trimetoprim è associato a maggiore rischio di danno renale acuto e ipercaliemia, rispetto ad altri antibiotici usati per le infezioni del tratto urinario, ma non ad un maggior rischio di morte. L’aumento del rischio relativo è simile trai sottogruppi della popolazione, ma il più alto rischio iniziale tra gli utilizzatori di inibitori del sistema renina-angiotensina e diuretici risparmiatori di potassio si traduce in maggior rischio assoluto di danno renale acuto e ipercaliemia, in questi gruppi. BMJ 2018; 360 doi: https://doi.org/10.1136/bmj.k341 (Published 09 February 2018). Trimethoprim use for urinary tract infection and risk of adverse outcomes in older patients: cohort study. Crellin E, Mansfield KE, Leyrat C, Nitsch D, Douglas IJ, Root A, Williamson E, Smeeth L, Tomlinson LA. http://www.bmj.com/content/360/bmj.k341 - 14/02/2018
- Sicurezza dei vaccini anti papillomavirus umano Una revisione aggiornata. I vaccini anti-papillomavirus umano (HPV) sono inclusi nei programmi di vaccinazione di 71 paesi. Purtroppo, in alcuni paesi, la diffusione della vaccinazione è stata frenata da una ridotta fiducia della popolazione nella sicurezza del vaccino anti-HPV. Nel 2013, gli autori di questo lavoro hanno pubblicato un’ampia revisione che mostrava un profilo di sicurezza rassicurante per il vaccino bivalente (2vHPV) e quello quadrivalente (4vHPV). Ora è disponibile anche un vaccino nonavalente (9vHPV) ed i programmi di vaccinazione sono stati estesi anche ai maschi, in 11 paesi. Obiettivi Esaminare l’evidenza della sicurezza del vaccino, con particolare riferimento al 9vHPV, alle popolazioni speciali e agli eventi avversi di particolare interesse (adverse events of special interest AESI). Metodi Sono state aggiornate le precedenti ricerche agli studi fino ad agosto 2016, includendo ulteriori termini di ricerca per AESI. Sono stati individuati 109 studi, compresi 15 basati sulla popolazione e relativi ad oltre 2.5 milioni di vaccinati in 6 paesi. Risultati Tutti i vaccini avevano un profilo di sicurezza accettabile; le reazioni sul sito di iniezione erano leggermente più frequenti per il vaccino 9vHPV, che per il 4vHPV. Non c’erano evidenze coerenti di aumentato rischio di alcun AESI, compresa la sindrome demielinizzante o condizioni neurologiche come la sindrome da dolore regionale complesso o la sindrome da tachicardia posturale ortostatica. Il profilo rischio/beneficio dei vaccini anti-papillomavirus umano rimane largamente positivo. Drug Saf. 2017 Dec 26. doi: 10.1007/s40264-017-0625-z. [Epub ahead of print] Safety of Human Papillomavirus Vaccines: An Updated Review. Phillips A, Patel C, Pillsbury A, Brotherton J, Macartney K. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0625-z - 13/02/2018
- Le passioni di Velo: dalle prostaglandine all’ecofarmacovigilanza Un convegno in ricordo del prof. Giampaolo Velo e le commemorazioni su Focus Farmacovigilanza e Uppsala Reports. Il convegno, patrocinato da SIF e Università di Verona, si terrà venerdì 13 Aprile 2018, presso l’Aula “R. Vecchioni” Lente Didattica, Policlinico G.B. Rossi, Verona. Direttore dell’Istituto di Farmacologia dell’Università di Verona e del reparto di Farmacologia clinica del Policlinico Universitario, il Prof. Giampaolo Velo è stato un padre fondatore della Farmacovigilanza, in Italia. L’Istituto da lui diretto divenne il primo Centro di Farmacovigilanza in Italia e, dal 1995, Centro di Riferimento per la Formazione e Comunicazione, all’interno del Programma di Farmacovigilanza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO Programme for International Drug Monitoring). La sua figura è ricordata nel bollettino “Focus Farmacovigilanza”, da lui fondato nel 1994 e su “Uppsala Reports” n. 77 (dicembre 2017). http://www.sifweb.org/eventi/eventi_SIF/Le_passioni_di_Velo:_dalle_prostaglandine_all’ecofarmacovigilanza_2018-04-13 https://www.farmacovigilanza.eu/content/la-scomparsa-di-giampaolo-velo https://view.publitas.com/uppsala-monitoring-centre/uppsala-reports-77_web/page/34-35 - 13/02/2018
- Farmaci psicotropi ed oppioidi in gravidanza e rischio di sindrome da astinenza nei neonati Uno studio di coorte. Obiettivi Valutare l’impatto dell’esposizione in utero a farmaci psicotropi ed oppioidi sull’incidenza e la gravità delle crisi neonatali da astinenza. Metodi Disegno: studio di coorte osservazionale. Setting: campione nazionale di gravidanze di donne con assicurazione pubblica, negli USA, registrate nel Medicaid Analytic eXtract (2000-10). Partecipanti: 201.275 donne in gravidanza, esposte ad oppioidi nel periodo attorno al parto ed i loro bambini nati vivi. Interventi: esposizione in utero a farmaci psicotropi, in particolare antidepressivi, antipsicotici atipici, benzodiazepine, gabapentin e ipnotici non-benzodiazepine (farmaci z), con prescrizioni compilate nella stessa finestra temporale degli oppioidi. Principali esiti e misure: diagnosi di sindrome da astinenza nei neonati esposti in utero ad oppioidi e farmaci psicotropi, rispetto agli oppioidi da soli. Risultati Il rischio assoluto di sindrome da astinenza neonatale variava da 1.0% nei bambini esposti in utero ai soli oppioidi a 11.4% per quelli esposti agli oppioidi insieme a gabapentin. Trai nenonati esposti in utero agli oppioidi, il rischio relativo aggiustato per propensity score era 1.34 (IC 95% 1.22-1.47) con esposizione concomitante agli antidepressivi, 1.49 (1.35- 1.63) con le benzodiazepine, 1.61 (1.26 – 2.06) con gabapentin, 1.20 (0.95- 1.51) con antipsicotici e 1.01 (0.88 – 1.15) con i farmaci Z. L’esposizione in utero a ≥ 2 farmaci psicotropi insieme ad oppioidi era associata a rischio di sindrome da astinenza neonatale due volte maggiore (2.05, 1.77 – 2.37). La gravità sembrava aumentata nei neonati esposti a farmaci psicotropi ed oppioidi, rispetto quelli esposti solo agli oppioidi. Conclusioni L’uso di farmaci psicotropi in aggiunta agli oppioidi, durante la gravidanza, è comune, nonostante la scarsità di dati di sicurezza. I risultati di questo lavoro suggeriscono che l’uso di farmaci psicotropi aumenti il rischio di sindrome da astinenza nei neonati. BMJ. 2017 Aug 2;358:j3326. doi: 10.1136/bmj.j3326. Risk of neonatal drug withdrawal after intrauterine co-exposure to opioids and psychotropic medications: cohort study. Huybrechts KF, Bateman BT, Desai RJ, Hernandez-Diaz S, Rough K, Mogun H, Kerzner LS, Davis JM, Stover M, Bartels D, Cottral J, Patorno E. http://www.bmj.com/content/358/bmj.j3326.long - 12/02/2018
- NAO, warfarin o nessun anticoagulante orale Un confronto in relazione alla mortalità, fatto da uno studio di coorte retrospettivo, su pazienti ricoverati per emorragia cerebrale. Sebbene i nuovi anticoagulanti orali (NAO) siano usati in maniera crescente per prevenire le malattie trombotiche, ci sono pochi dati disponibili sull’emorragia cerebrale correlata al loro uso. Obiettivi Valutare l’associazione tra il precedente uso di anticoagulanti orali (warfarin, NAO o nessun anticoagulante orale) e la mortalità ospedaliera per emorragia cerebrale. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo su 141.311 pazienti con emorragia cerebrale, ricoverati dall’ottobre 2013 al dicembre 2016 in 1662 ospedali che aderiscono a Get With The Guidelines-Stroke [un programma dell’American Heart Association per il miglioramento della qualità della cura dell’ictus, attraverso la promozione dell’aderenza alle più aggiornate linee guida scientifiche per il trattamento http://www.heart.org/HEARTORG/Professional/GetWithTheGuidelines/GetWithTheGuidelines-Stroke/Get-With-The-Guidelines-Stroke-Overview_UCM_308021_Article.jsp#.WnrA60xFyUk NdR) Esposizioni: terapia anticoagulante prima dell’emorragia cerebrale definita come uso di qualunque anticoagulante orale nei 7 giorni precedenti il ricovero. Principali esiti e misure: mortalità ospedaliera. Risultati Su 141.311 pazienti con emorragia cerebrale (età media [SD] 68.3 [15.3] anni; 48.1% donne), 15.036 (10.6%) assumevano warfarin e 4.918 (3.5%) NAO prima dell’emorragia cerebrale; 39.585 (28.0%) e 5.783 (4.1%) assumevano la terapia antipiastrinica concomitante, rispettivamente singola e duplice. I pazienti con precedente uso di warfarin o NAO erano più anziani e con più alta prevalenza di fibrillazione atriale e ictus precedente. La gravità dell’ictus emorragico acuto (misurata con la National Institutes of Health Stroke Scale) non differiva in maniera significativa frai 3 gruppi (mediana 9 [range interquartile 2-21] per warfarin, 8 [2-20] per NAO e 8 [2-19] per nessun uso). I tassi di mortalità erano 32.6% per warfarin, 26.5% per i NAO e 22.5% per nessun uso. Rispetto al non uso, il rischio di mortalità ospedaliera era più alto nei pazienti con precedente uso di warfarin (differenza di rischio aggiustata [adjusted risk difference – ARD] 9.0% [IC 97.5% 7.9%- 10.1%]; [adjusted odds ratio – AOR] 1.62 [IC 97.5% 1.53-1.71]) e precedente uso di NAO (ARD, 3.3% [IC 97.5% 1.7%-4.8%]; AOR, 1.21 [IC 97.5% 1.11-1.32]). Rispetto ai pazienti con precedente uso di warfarin, i pazienti con precedente uso di NAO avevano un più basso rischio di mortalità ospedaliera (ARD -5.7% [IC 97.5% da -7.3% a -4.2%]; AOR 0.75 [IC 97.5% 0.69- 0.81]). La differenza nella mortalità trai pazienti trattati con NAO ed i pazienti trattati con warfarin era maggiore nei pazienti con precedente duplice terapia antipiastrinica concomitante (32.7% vs 47.1%; ARD -15.0% [IC 95.5% da -26.3% a -3.8%]; AOR 0.50 [IC 97.5% 0.29- 0.86]), rispetto a quelli che non assumevano terapia antipiastrinica (26.4% vs 31.7%; ARD -5.0% [IC 97.5% da -6.8% a -3.2%]; AOR, 0.77 [IC 97.5% 0.70 – 0.85]), sebbene il valore P per l’interazione non fosse statisticamente significativo (.07). Conclusioni Trai pazienti con emorragia cerebrale, il precedente uso di nuovi anticoagulanti orali (NAO) o warfarin era associato ad una più alta mortalità ospedaliera, rispetto al non uso. Il precedente uso di NAO era associato a minore mortalità ospedaliera, rispetto al precedente uso di warfarin. PMID: 29372247 DOI: 10.1001/jama.2017.21917 JAMA. 2018 Jan 25. doi: 10.1001/jama.2017.21917. [Epub ahead of print] Association of Intracerebral Hemorrhage Among Patients Taking Non-Vitamin K Antagonist vs Vitamin K Antagonist Oral Anticoagulants With In-Hospital Mortality. Inohara T, Xian Y, Liang L, Matsouaka RA, Saver JL, Smith EE, Schwamm LH, Reeves MJ, Hernandez AF, Bhatt DL, Peterson ED, Fonarow GC. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2670103?redirect=true - 08/02/2018
- Danno epatico farmaco-indotto e reazioni averse cutanee gravi Uno studio di coorte retrospettivo condotto in due ospedali australiani di cure terziarie. Il danno epatico farmaco-indotto è frequentemente associato a reazioni averse cutanee gravi. Obiettivi Valutare la prevalenza del danno epatico farmaco-indotto in pazienti con reazioni averse cutanee gravi. Esaminare anche gravità e tipologie del danno epatico, fattori di rischio, farmaci sospetti ed esiti. Metodi È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti con reazioni avverse cutanee gravi a farmaco, in due ospedali australiani di cure terziarie. I pazienti sono stati individuati incrociando i dati di diversi database. Risultati Sono stati individuati 104 pazienti con reazioni avverse cutanee gravi a farmaco. Di questi, 33 (31.7%) avevano danno epatico e rappresentavano il 50% dei pazienti con reazione avversa a farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici e il 30.2% dei pazienti con sindrome di Stevens-Johnson/ necrolisi epidermica tossica. La maggior parte dei casi di danno epatico (69.7%) era di colestasi o danno misto, con malattia grave nel 18.2%. Non sono stati osservati fattori di rischio significativi di sviluppare danno epatico, ma la linfocitosi periferica può rappresentare un rischio nei pazienti con sindrome di Stevens-Johnson (OR=6.0, IC 95% 1.8-19.7, p=0.003). Gli antibiotici erano la classe più comune di farmaci implicati in danno epatico farmaco-indotto. La lunghezza media dei ricoveri ospedalieri era maggiore nei pazienti con danno epatico, rispetto a quelli senza (19 vs 11 giorni, p=0.002). Il tasso di mortalità nei pazienti con danno epatico era 15.2%, mentre era 9.9% in quelli senza. Nessun paziente ha avuto necessità di trapianto di fegato. Conclusioni Il danno epatico farmaco-indotto si verifica frequentemente in pazienti con reazioni avverse a farmaco cutanee ed è associata a ricoveri ospedalieri più lunghi. I pazienti con sindrome di Stevens-Johnson/ necrolisi epidermica tossica e linfocitosi periferica sembrano essere a maggior rischio di sviluppare danno epatico associato. Intern Med J. 2018 Jan 8. doi: 10.1111/imj.13734. [Epub ahead of print] Drug-induced Liver Injury is Frequently Associated with Severe Cutaneous Adverse Drug Reactions: Experience from Two Australian Tertiary Hospitals. Fang WC, Adler NR, Graudins LV, Goldblatt C, Goh MS, Roberts SK, Trubiano JA, Aung AK. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/imj.13734/abstract;jsessionid=A50ABA668E5733319FB5708AB3546DA6.f04t01 - 05/02/2018
- Interventi per frenare le prescrizioni ospedaliere di IPP Uno studio longitudinale multicentrico quasi-sperimentale prima e dopo. L’abuso di inibitori della pompa protonica (IPP) può causare numerosi effetti avversi; ciononostante, ha raggiunto livelli allarmanti. Obiettivi Valutare l’efficacia di una strategia articolata, per il raggiungimento di riduzioni significative delle prescrizioni degli Inibitori della Pompa Protonica (IPP), al momento della dimissione dei pazienti. Metodi Disegno: studio longitudinale multicentrico quasi-sperimentale prima e dopo, condotto dal 1° luglio 2014 al 30 giugno 2017. Partecipanti: 44,973 ricoverati in 5 policlinici universitari pubblici della Svizzera italiana. Interventi: continuo e trasparente monitoraggio-benchmarking e formazione capillare applicata ai dipartimenti di medicina interna. Per confermare che i risultati fossero la conseguenza dell’intervento, è stato monitorato il trend delle nuove prescrizioni di IPP nei reparti chirurgici non sottoposti ad intervento, nella stessa rete di ospedali. Principali misure: nuove prescrizioni di IPP alla dimissione dei pazienti. Risultati Nel periodo di 36 mesi in studio, sono stati analizzate 44,973 cartelle cliniche di pazienti. Al ricovero, confrontando i reparti di medicina interna con quelli di chirurgia, 44.9% vs 23.3% dei pazienti erano già trattati con IPP. Il tasso annuo delle prescrizioni dei reparti di medicina interna mostrava un trend decrescente: 19, 19, 18 e 16%, rispettivamente, negli anni 2014, 2015, 2016 e 2017 (p<0.001, 2014 vs 2017; p per il trend <0.001), mentre, nei reparti di chirurgia, è stato osservato un trend crescente, negli stessi anni, rispettivamente 30, 29, 36 e 36% (p<0.001, 2014 vs 2017; p per il trend <0.001). Il case mix era associato in maniera significativa alla probabilità di nuove prescrizioni di IPP in entrambi i reparti (OR 1.35, IC 95% 1.26-1.44 per medicina interna e 1.24, IC 95% 1.19-1.30 per la chirurgia). Conclusioni L’introduzione dell’intervento educativo e di monitoraggio-benchmarking ha ridotto in maniera significativa il trend delle prescrizioni di IPP alla dimissione dall’ospedale, nei reparti di medicina interna. Sono necessari ulteriori studi per confermare se la strategia proposta possa contribuire a migliorare l’appropriatezza prescrittiva anche in altri reparti ospedalieri. Eur J Intern Med. 2017 Dec 20. pii: S0953-6205(17)30433-8. doi: 10.1016/j.ejim.2017.11.002. [Epub ahead of print] Multifaceted intervention to curb in-hospital over-prescription of proton pump inhibitors: A longitudinal multicenter quasi-experimental before-and-after study. Del Giorno R, Ceschi A, Pironi M, Zasa A, Greco A, Gabutti L. http://www.ejinme.com/article/S0953-6205(17)30433-8/fulltext - 05/02/2018
- Farmaci per uso umano L’Agenzia Europea dei Medicinali pubblica i dati del 2017. I progressi nell’autorizzazione dei medicinali sono essenziali per la Sanità pubblica e contribuiscono a migliorare il trattamento delle malattie. Nel 2017, l’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA) ha raccomandato l’autorizzazione di 92 farmaci, 35 dei quali con nuove sostanze attive, mai autorizzate in precedenza, nell’Unione Europea (EU). Molti di questi farmaci costituiscono un significativo avanzamento nella loro area terapeutica; fra questi, vi sono farmaci pediatrici, farmaci per malattie rare e terapie avanzate. Il documento pubblicato fornisce un quadro d’insieme. Dopo l’immissione in commercio, i farmaci vengono continuamente monitorati dall’EMA e dai sistemi di Farmacovigilanza degli Stati membri, per valutarne il profilo di sicurezza nelle reali condizioni d’uso. Nel 2017, l’EMA ha dato avvisi di sicurezza per minimizzare il rischio osservato per un certo numero di farmaci, sul mercato europeo. Le misure regolatorie spaziano dalla modifica delle informazioni sul prodotto alla sospensione o al ritiro di un farmaco o al richiamo di un numero limitato di lotti. Il documento pubblicato dall’EMA riferisce anche delle principali raccomandazioni. Human medicines: highlights of 2017 http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Report/2018/01/WC500242079.pdf - 05/02/2018
- Keeping medicines safe Un video dell’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA) spiega come l’Agenzia svolge l’attività di Farmacovigilanza. L’EMA raccoglie informazioni sulle reazioni avverse a farmaco da medici, farmacisti, infermieri e pazienti, per rendere i farmaci più sicuri. Il testo del video dice: la tua medicina ti sta facendo stare meglio…ma nessuna medicina è sicura al 100% e se osservi qualche reazione avversa, parlane col tuo medico, e lui/lei farà una segnalazione, che sarà inserita nella rete nazionale di Farmacovigilanza e, poi, trasmessa all’EMA e alla rete europea. L’EMA protegge i pazienti garantendo che le medicine che usano siano sicure ed efficaci. Valuta le prove relative ai nuovi medicinali prima che siano immessi in commercio e continua a monitorarli, una volta sul mercato, attraverso la Farmacovigilanza. A questo scopo, l’Agenzia raccoglie informazioni sulle reazioni avverse (Adverse Drug Reaction ADR), attraverso segnalazioni di medici, farmacisti, infermieri e anche pazienti, nuovi studi clinici e pubblicazioni scientifiche. Questi dati vengono analizzati da alcuni trai migliori esperti europei sulla sicurezza dei farmaci e, se loro concludono che un farmaco ha un profilo di sicurezza diverso da quanto precedentemente ipotizzato, possono raccomandare alla Commissione Europea una serie di azioni volte a minimizzare il rischio e si può arrivare anche al ritiro del farmaco dal mercato. Il sistema di sorveglianza post-marketing dell’EMA monitora costantemente i farmaci in commercio e questo aiuta il medico a scegliere il farmaco più adatto e dà serenità al paziente riguardo i medicinali che assume. - 01/02/2018
- Working for every patient in Europe L’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA) spiega il proprio lavoro a tutela della salute dei cittadini europei. La video animazione pubblicata dall’EMA dice: Quando sei malato vuoi cogliere tutte le opportunità per stare meglio. Il tuo medico ti prescrive la migliore medicina che può, che può anche essere un trattamento innovativo. Ma chi ti assicura che la medicina funzioni e sia sicura? C’è l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), che è stata istituita per proteggere i pazienti. Lavorando a stretto contatto con i suoi scienziati e le autorità nazionali valuta, supervisiona e monitora le medicine molto tempo prima che compaiano nelle farmacie e negli ospedali e continua mentre sono sul mercato. Quando un’industria farmaceutica vuole immettere un nuovo farmaco sul mercato, deve mandare all’EMA tutte le informazioni disponibili sul suo meccanismo d’azione. L’Agenzia valuta tutte le prove e, se i benefici sono maggiori dei rischi, raccomanda alla Commissione Europea che quel farmaco sia autorizzato nell’Unione Europea (e anche in Islanda, Lichtenstein e Norvegia). Dalla sua fondazione, l’EMA ha autorizzato oltre 1000 nuovi farmaci, molti dei quali innovativi. Ma il lavoro dell’EMA non si ferma all’autorizzazione: finché una medicina è utilizzata dai pazienti, l’EMA sorveglia che non ci siano effetti avversi, in modo da agire prontamente a tutela della salute delle persone, in Europa. L’Agenzia promuove anche lo sviluppo di nuovi trattamenti. A questo scopo, l’EMA mette insieme le migliori e più brillanti menti in una rete che si estende a tutta l’Unione Europea. Questo vuol dire che ci possiamo fidare della sicurezza dei trattamenti, della loro efficacia ed alta qualità, in qualunque paese dell’Unione Europea viviamo. - 01/02/2018
- From lab to patient Un video dell’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA) descrive il viaggio dei farmaci dai primi esperimenti in laboratorio all’immissione sul mercato europeo. Il testo dice: Buone notizie! È stato approvato una nuovo medicinale per la sua malattia! Com’è accaduto? Portare al paziente gli ultimi ritrovati della scienza richiede anni di lavoro. Prima di tutto, gli scienziati sviluppano un farmaco, che pensano possa curare la tua malattia. Test di laboratorio verificano se può funzionare. Se il farmaco supera questo stadio, si passa alla sperimentazione clinica sugli esseri umani per accertarsi che faccia esattamente quello che ci si aspettava e che sia sicuro. Perché questa medicina possa essere messa a disposizione dei cittadini europei, le case farmaceutiche devono ottenere l’autorizzazione dell’EMA. Tutte le informazione raccolte durante i test di laboratorio e la sperimentazione clinica vengono presentate all’Agenzia. Qui, esperti di paesi membri dell’Unione Europea ne valutano le evidenze. Se il farmaco apporta benefici maggiori dei rischi, l’EMA raccomanda alla Commissione Europea che il farmaco sia immesso sul mercato nell’Unione Europea, Islanda, Lichtenstein e Norvegia. E, mentre il medicinale è sul mercato, l’EMA continua la sua attività di sorveglianza. L’EMA è a capo della rete europea di Farmacovigilanza, che è stata istituita per rendere più sicuri i farmaci disponibili sul mercato europeo. - 01/02/2018
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico. Nota Informativa Importante su medicinali contenenti micofenolato mofetile (MMF)/acido micofenolico (MPA). Comunicazione EMA su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico Fonte: AIFA 26/01/2018 e 12/01/2018 In seguito a revisione, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio per le soluzioni per infusione a base di amido idrossietilico (HES) in tutta l’Unione europea. Questi medicinali sono utilizzati come reintegranti del volume plasmatico a seguito di perdita ematica acuta, quando il trattamento in monoterapia con medicinali alternativi noti come “cristalloidi” non è considerato sufficiente. Il CMDh ha approvato la raccomandazione di sospendere le autorizzazioni all’immissione in commercio delle soluzioni per infusione a base di amido idrossietilico in tutta l’Unione europea. La sospensione è dovuta al fatto che questi medicinali continuano ad essere utilizzati nei pazienti critici e nei pazienti con sepsi, nonostante le restrizioni introdotte nel 2013 per ridurre il rischio di danni renali e mortalità in queste popolazioni. Poiché la posizione del CMDh è stata adottata a maggioranza, sarà ora inviata alla Commissione Europea, che adotterà una decisione vincolante a livello UE. Sono disponibili opzioni di trattamento alternative. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-soluzioni-infusione-contenenti-amido-idrossietilico-12012018 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-soluzioni-infusione-contenenti-amido-idrossietilico-26012018 Nota Informativa Importante su medicinali contenenti micofenolato mofetile (MMF)/acido micofenolico (MPA) Fonte: AIFA 22/01/2018 Le evidenze cliniche disponibili non indicano un aumento del rischio di malformazioni o di aborto spontaneo nelle gravidanze, nel caso in cui il padre abbia assunto medicinali contenenti micofenolato. Tuttavia, MMF e MPA sono genotossici e non è possibile escludere completamente il rischio. Si raccomanda che i pazienti di sesso maschile o le loro compagne utilizzino metodi contraccettivi affidabili durante il trattamento e per almeno 90 giorni dopo l’interruzione del trattamento. Il rischio per le donne è immutato. I medicinali contenenti micofenolato rimangono controindicati nelle donne potenzialmente fertili che non utilizzano metodi contraccettivi affidabili. Questi medicinali sono, inoltre, controindicati nelle donne in gravidanza a meno che manchino valide alternative per la prevenzione del rigetto del trapianto. Le pazienti potenzialmente fertili devono utilizzare almeno un metodo contraccettivo affidabile prima di iniziare la terapia, durante il trattamento e per 6 settimane dopo la sua conclusione. È preferibile, ma non obbligatorio, l’uso di due metodi contraccettivi. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-micofenolato-mofetile-mmfacido-micofeno - 31/01/2018
- Global Antimicrobial Resistance Surveillance System (GLASS) Report Early implementation 2016-17 L’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica il Rapporto del Sistema GLASS di Sorveglianza dell’antibioticoresistenza. Il rapporto rende disponibili i dati della sorveglianza dell’antibioticoresistenza per i batteri Acinetobacter spp., Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Neisseria gonorrhoeae, Salmonella spp., Shigella spp., Staphylococcus aureus e Streptococcus pneumoniae, relativamente ai paesi che hanno aderito al sistema di sorveglianza GLASS (Global Antimicrobial Resistance Surveillance System): quasi sessanta paesi, nel mondo, con diversi livelli di sviluppo. Oltre ai dati aggregati, vengono pubblicate anche schede individuali per i singoli paesi aderenti. L’Italia non ha partecipato a questo sistema di sorveglianza. Global antimicrobial resistance surveillance system (GLASS) report: early implementation 2016-2017. Geneva: World Health Organization; 2017. http://www.who.int/glass/resources/publications/early-implementation-report/en/ - 30/01/2018
- Una reazione avversa grave a 5-fluorouracile topico Case report. Questo lavoro riferisce di una reazione avversa grave, sviluppata da un uomo di 67 anni durante il trattamento con 5-fluorouracile (5-FU), per cheratosi attinica di viso, collo e braccia. L’uomo riceveva 5-FU topico allo 0.5%. Dopo una settimana ha sviluppato letargia grave, affaticamento, febbre e lesioni alla bocca. Diversi giorni dopo e dopo aver interrotto il farmaco, si sono verificati infiammazione dolorosa delle gengive ed effetti collaterali sistemici ed è stata necessaria l’ospedalizzazione a causa di disidratazione e perdita di 6.8 kg di peso. È stato consultato un onco-ematologo, che ha suggerito che si potesse trattare di una reazione sistemica a 5-FU, simile a quelle che si osservano con la chemioterapia per vena in pazienti con carenza di diidropirimidina deidrogenasi (DPD). Il 5-fluorouracile è un chemioterapico usato per il trattamento di diversi tipi di tumori. Dato l’uso comune del 5-fluorouracile crema, è importante che i clinici tengano conto delle reazioni avverse che si possono verificare, specialmente in pazienti con carenza di diidropirimidina deidrogenasi. Drug Saf Case Rep. 2018 Jan 12;5(1):4. doi: 10.1007/s40800-017-0068-6. Life-Threatening Reaction with Topical 5-Fluorouracil. Kishi P, Price CJ. https://link.springer.com/article/10.1007/s40800-017-0068-6 - 29/01/2018
- Multimorbidità, politerapia e rischio di Reazioni Avverse a Farmaco nella broncopneumopatia cronica ostruttiva Uno studio trasversale su UK Biobank. Obiettivi 1) Descrivere multimorbidità e politerapia nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) registrati nella banca dati UK Biobank 2) Individuare quali comorbidità sono associate ad aumentato rischio di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) dovute alla politerapia. Metodi Disegno: studio trasversale. Setting: coorte di comunità. Partecipanti: pazienti registrati in UK Biobank con BPCO autoriferita (n=8.317) e senza BPCO (n=494.323). Esiti: multimorbidità (≥4 condizioni) e politerapia (≥5 farmaci) in partecipanti con BPCO, rispetto a quelli senza. Rischio di ADR (assunzione di ≥ 3 farmaci associata a cadute, costipazione, ritenzione urinaria, depressione del sistema nervoso centrale (SNC), sanguinamento o danno renale) correlati a BPCO e comorbidità individuali. Risultati La multimorbidità era più comune nei partecipanti con BPCO, rispetto a quelli senza (17% vs 4%). La politerapia era altamente prevalente: il 52% dei partecipanti con BPCO prendeva ≥5 farmaci vs il 18% dei partecipanti senza. Aggiustando per età, sesso e condizioni socio-economiche, i partecipanti con BPCO avevano molte più probabilità di assumere ≥3 farmaci e che questi contribuissero a cadute (OR 2.27, IC 95% 2.13-2.42), costipazione (OR 3.42, IC 95% 3.10-3.77), ritenzione urinaria (OR 3.38, IC 95% 2.9-3.87), depressione del SNC (OR 3.75, IC 3.31-4.25), sanguinamento (OR 4.61, IC 95% 3.35-6.19) e danno renale (OR 2.22, IC 95% 1.86-2.62). Le malattie cardiovascolari concomitanti erano associate al maggiore rischio di prescrizione di ≥3 farmaci e cadute/danno renale. Le condizioni mentali concomitanti erano quelle più fortemente associate a farmaci relativi a depressione del SNC/ ritenzione urinaria/ sanguinamento. Conclusioni La multimorbidità è frequente , nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva ed è associata ad alti livelli di politerapia. In presenza di più trattamenti concomitanti, diventano più frequenti le reazioni avverse a farmaco. La futura ricerca dovrebbe esaminarne le conseguenze sui sistemi sanitari e le linee guida cliniche dovrebbero focalizzarsi sulla valutazione della multimorbidità e del rischio di Reazioni Avverse a Farmaco. BMJ Open. 2018 Jan 14;8(1):e018404. doi: 10.1136/bmjopen-2017-018404. Examining patterns of multimorbidity, polypharmacy and risk of adverse drug reactions in chronic obstructive pulmonary disease: a cross-sectional UK Biobank study. Hanlon P, Nicholl BI, Jani BD, McQueenie R, Lee D, Gallacher KI, Mair FS. http://bmjopen.bmj.com/content/8/1/e018404.long - 23/01/2018
- Acido folico e vitamine prima e/o durante la gravidanza Uno studio caso-controllo stima la riduzione del rischio di disturbi dello spettro autistico nei bambini. L’associazione tra l’uso materno di acido folico e vitamine prima e durante la gravidanza ed il rischio di disturbi dello spettro autistico (DSA) nei nati non è nota. Obiettivi Esaminare l’associazione tra l’uso materno di acido folico e integratori multivitaminici prima e durante la gravidanza ed il rischio di disturbi dello spettro autistico nei bambini. Metodi Disegno, setting e partecipanti È stato condotto uno studio caso-controllo su 45.300 bambini nati in Israele tra il 1o gennaio 2003 ed il 31 dicembre 2007. I bambini sono stati seguiti fino al 26 gennaio 2015 per il rischio di DSA. I casi erano tutti i bambini ai quali sono stati diagnosticati DSA e i controlli erano costituiti da un campione casuale del 33% di tutti i bambini nati vivi. Esposizioni Esposizione materna all’acido folico (vitamina B9), a complessi multivitaminici (vitamine A, B, C e D) o altre combinazioni, prima e durante la gravidanza. Principali esiti e misure L’associazione tra la supplementazione materna di vitamina ed il rischio di DSA nei bambini è stata quantificata con i rischi relativi (RR) ed i loro Intervalli di Confidenza (IC) al 95% insieme a modelli di regressione Cox per il rischio proporzionale aggiustati per fattori confondenti. È stata utilizzata l’analisi di sensibilità per stimare la solidità dei risultati. Risultati Dei 45.300 bambini in studio (22.090 femmine e 23.210 maschi; età media [SD] 10.0 [1.4] anni alla fine del follow-up), 572 (1.3%) hanno avuto una diagnosi di DSA. La supplementazione materna di acido folico e/o complessi multivitaminici è risultata associata in maniera statisticamente significativa a minore probabilità di DSA nei bambini, rispetto alla non esposizione prima della gravidanza (RR 0.39; IC 95% 0.30-0.50; P < .001). L’esposizione materna di acido folico e/o vitamine durante la gravidanza è risultata associata in maniera statisticamente significativa a minore probabilità di DSA nei bambini, rispetto alla non esposizione (RR 0.27; IC 95% 0.22-0.33; P < .001). Sono stati stimati anche gli RR per l’esposizione materna solo all’acido folico prima della gravidanza (RR 0.56; IC 95% 0.42-0.74; P = .001) e durante la gravidanza (RR 0.32; IC 95% 0.26-0.41; P < .001), nonché per l’esposizione materna solo alle vitamine prima della gravidanza (RR 0.36; IC 95% 0.24-0.52; P < .001) e durante la gravidanza (RR 0.35; IC 95% 0.28-0.44; P < .001). I risultati sono, generalmente, rimasti statisticamente significativi anche nelle analisi di sensibilità. Conclusioni L’esposizione materna all’acido folico e/o ad integratori multivitaminici prima e durante la gravidanza è risultata associata a ridotto rischio di disturbi dello spettro autistico nei bambini, rispetto ai bambini di madri non esposte. JAMA Psychiatry. 2018 Jan 3. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2017.4050. [Epub ahead of print] Association of Maternal Use of Folic Acid and Multivitamin Supplements in the Periods Before and During Pregnancy With the Risk of Autism Spectrum Disorder in Offspring. Levine SZ, Kodesh A, Viktorin A, Smith L, Uher R, Reichenberg A, Sandin S. https://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2667432?redirect=true - 22/01/2018
- Teriparatide versus risedronato I risultati di VERO: un trial multicentrico randomizzato e controllato, in doppio cieco e double-dummy, su donne in menopausa con osteoporosi grave. Ad oggi, non ci sono trial clinici, che confrontino i farmaci per il trattamento dell’osteoporosi, per quanto riguarda le fratture incidenti, come esito primario. Questo lavoro confronta l’efficacia antifratture di teriparatide e risedronato, in pazienti con osteoporosi grave. Metodi Trial in doppio cieco e double-dummy, che ha arruolato donne in menopausa con almeno due fratture vertebrali lievi o una grave e T score della densità minerale ossea (bone mineral density BMD) ≤ -1.50. Le partecipanti sono state arruolate casualmente a ricevere 20 μg di teriparatide una volta al giorno più una dose settimanale di placebo o 35 mg di risedronato orale una volta a settimana più iniezioni giornaliere di placebo per 24 mesi. Esito primario: nuove fratture documentate con radiografia. Esito secondario: fratture vertebrali documentate con radiografia nuove o peggiorate, fratture cliniche (composito di non vertebrali e vertebrali sintomatiche) e fratture non vertebrali. Risultati Sono state arruolate 680 pazienti in ciascun gruppo. Dopo 24 mesi, si erano verificate nuove fratture vertebrali in 28 (5.4%) su 680 pazienti del gruppo teriparatide e 64 (12.0%) su 680 pazienti del gruppo risedronato (risk ratio 0.44, IC 95% 0.29-0.68; p<0.0001). Si sono verificate fratture cliniche in 30 (4.8%) su 680 pazienti del gruppo teriparatide, rispetto a 61 (9.8%) su 680 del gruppo risedronato (hazard ratio 0.48, IC 95% 0.32-0.74; p=0.0009). Fratture non vertebrali si sono verificate in 25 (4.0%) pazienti del gruppo teriparatide e 38 (6.1%) del gruppo risedronato (hazard ratio 0.66; IC 95% 0.39-1.10; p=0.10). Conclusioni Tra donne in menopausa con osteoporosi grave, il rischio di nuove fratture vertebrali e fratture cliniche è risultato minore tra le donne trattate con teriparatide, rispetto a quelle trattate con risedronato. Registrazione dello studio: ClinicalTrials.gov (NCT01709110) and EudraCT (2012-000123-41). Finanziamento: Lilly. Lancet. 2017 Nov 9. pii: S0140-6736(17)32137-2. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32137-2. [Epub ahead of print] Effects of teriparatide and risedronate on new fractures in post-menopausal women with severe osteoporosis (VERO): a multicentre, double-blind, double-dummy, randomised controlled trial. Kendler DL, Marin F, Zerbini CAF, Russo LA, Greenspan SL, Zikan V, Bagur A, Malouf-Sierra J, Lakatos P, Fahrleitner-Pammer A, Lespessailles E, Minisola S, Body JJ, Geusens P, Möricke R, López-Romero P. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(17)32137-2.pdf - 20/01/2018
- Vaccino meningococcico B multicomponente (4CMenB) Una revisione sistematica e meta-analisi ne valuta immunogenicità e sicurezza in bambini e adolescenti. Il vaccino multicomponente contro il meningococco di sierogruppo B (4CMenB) è stato autorizzato in oltre 35 paesi. Rimangono, comunque, incertezze sul minor numero di dosi necessario per stimolare un’adeguata e persistente risposta immunitaria. Gli autori hanno condotto una revisione sistematica e meta-analisi per ottenere stime quantitative dell’immunogenicità, persistenza dell’immunogenicità e sicurezza del vaccino 4CMenB in bambini e adolescenti. Metodi Sono stati cercati trial randomizzati di confronto dell’immunogenicità o sicurezza del vaccino 4CMenB con il suo vaccino originator anti-meningococco B o sulle vaccinazioni di routine in adolescenti e bambini, su MEDLINE, Scopus, Embase e ClinicalTrials.gov, dall’origine al 30 giugno 2017. Nella meta-analisi di proporzione, sono stati inclusi anche studi a braccio singolo di trial randomizzati e controllati. Erano eleggibili per l’inclusione i trial che valutassero l’immunogenicità contro almeno 1 dei 4 ceppi di riferimento di Neisseria meningitidis sierogruppo B (44-76/SL, 5/99, NZ98/254 e M10713) e includessero partecipanti ≤ 18 anni che avessero ricevuto ≥ 2 dosi del vaccino 4CMenB. Sono stati richiesti agli autori degli studi i dati individuali dei pazienti e sono stati estratti i dati dai report pubblicati e dai registri online dei trial. Sono state condotte meta-analisi per valutare la sicurezza e l’immunogenicità contro i 4 ceppi di riferimento 30 giorni dopo il ciclo di vaccinazione (3 dosi per i bambini, 2 per gli adolescenti), 30 giorni dopo il ciclo primario della vaccinazione più una dose di richiamo (solo per i bambini), ≥ 6 mesi dopo il ciclo primario e ≥ 6 mesi dopo la dose di richiamo. Risultati Sono stati valutati 736 record. Rispondevano ai criteri di inclusione 10 trial randomizzati e 8 trial di estensione sul 4CMenB. Nell’analisi intention-to-treat, la proporzione complessiva dei bambini e adolescenti che raggiungevano la sieroconversione 30 giorni dopo il ciclo primario della vaccinazione con 4CMenB era il 92% (IC 95% 89–95 [I2=95%, p<0.0001]) per il ceppo 44/76-SL, 91% (87–95 [I2=95%, p<0.0001]) per il ceppo 5/99, 84% (77–90 [I2=97%, p<0.0001]) per il NZ98-254 e 87% (68–99 [I2=97%, p<0.0001]) per il M10713. Sei mesi dopo il ciclo primario, l’immunogenicità rimaneva da sufficiente ad alta contro i 3 ceppi (5/99, 44/76-SL e NZ98/254) testati negli adolescenti (≥77%) e contro 2 dei 4 ceppi (5/99 e 44/76-SL) nei bambini (≥67%); la proporzione dei pazienti che ha raggiunto la sieroconversione è declinata in maniera sostanziale per M10713 (<50%) e NZ98/254 (<35%). Una dose di richiamo ha aumentato nuovamente la proporzione di pazienti che ha raggiunto la sieroconversione (≥93% per tutti i ceppi). Comunque, l’immunogenità rimaneva alta 6 mesi dopo la dose di richiamo solo per i ceppi 5/99 (95%) e M10713 (75%), mentre la proporzione di pazienti che ha raggiunto la sieroconversione contro i ceppi 44/76-SL e NZ98/254 è ritornata a proporzioni simili a quelle registrate 6 mesi dopo il ciclo primario (62% per 44/76-SL, 35% per NZ98/254). L’incidenza di reazioni avverse gravi potenzialmente correlate al vaccino 4CMenB era bassa (5.4/1000), ma notevolmente più alta rispetto ai vaccini di routine (1.2/1000). Conclusioni Il vaccino 4CMenB ha un profilo di sicurezza a breve termine accettabile. Il ciclo primario è sufficiente per ottenere una risposta immunitaria soddisfacente entro 30 giorni dalla vaccinazione. È necessaria una dose di richiamo per i bambini, per prolungare la protezione contro il ceppo M10713, ma l’immunogenicità a lungo termine contro il ceppo NZ98/254 rimane subottimale. The Lancet Infectious Diseases , 19 January 2018; DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1473-3099(18)30048-3 Immunogenicity and safety of the multicomponent meningococcal B vaccine (4CMenB) in children and adolescents: a systematic review and meta-analysis Flacco ME, Manzoli L, Rosso A, Marzuillo C, Bergamini M, Stefanati A, Cultrera R, Villari P, Ricciardi W, Ioannidis JPA, Contopoulos-Ioannidis DG. http://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(18)30048-3/fulltext?elsca1=tlxpr - 19/01/2018
- Chi non fuma sta una favola La campagna 2018 contro il tabagismo, promossa dal Ministero della Salute. Il fumo, attivo e passivo, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la salute ed è la principale causa di tumore. I dati raccolti dal Centro nazionale Dipendenza e doping dell’Istituto superiore di sanità evidenziano che, nel 2017, in Italia, i fumatori sono 11,7 milioni vale a dire il 22,3% della popolazione. Tra questi è aumentato il numero delle donne, che da 4,6 milioni del 2016 sono salite a 5,7 milioni; si tratta della differenza minima mai riscontrata tra percentuale di uomini (23,9%) e donne (20,8%). Il 12,2% dei fumatori, inoltre, ha iniziato a fumare prima dei 15 anni. Target e Obiettivi A fronte dell’ampia diffusione all’abitudine al fumo, con questa campagna il Ministero si rivolge direttamente ai fumatori e li invita a modificare un comportamento dannoso per la propria salute, formulando, con il claim della campagna “Chi non fuma sta una favola!” una promessa che prefigura dei vantaggi concreti di salute. Strumenti La campagna prevede la messa in onda di due spot video (della durata di 30”) e due spot radiofonici (della durata di 30”). Oltre alla programmazione televisiva gli spot saranno presenti sul sito del Ministero della salute e sui canali social. Guarda: lo spot campagna contro il tabagismo 2018 – Nino Frassica e il lupo lo spot video campagna contro il tabagismo 2018 – Nino Frassica e la strega Grimilde http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_6_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=campagne&p=dacampagne&id=119 - 15/01/2018
- Comorbidità, politerapia e interazioni farmacologiche Un approccio multidisciplinare per promuovere l’uso razionale dei farmaci, in un contesto neurologico. Obiettivi Nei reparti di Neurologia si verificano numerose Reazioni Averse a Farmaco (Adverse Drug Reaction ADR), principalmente da interazioni farmacologiche, ma sono disponibili pochi dati riguardo la loro incidenza e prevalenza, in questo contesto. Indagare: 1) La prevalenza di interazioni farmaco-farmaco e farmaco-malattia nei pazienti ricoverati in un reparto di Neurologia, in Italia 2) I fattori di rischio per le interazioni farmacologiche 3) Le malattie e le classi di farmaci coinvolte con maggiore frequenza nelle interazioni Metodi Studio osservazionale retrospettivo condotto per 2 mesi nel reparto di Neurologia dell’Ospedale San Bassiano di Bassano del Grappa (VC). Sono stati arruolati 79 pazienti, che hanno avuto una prescrizione al momento della dimissione. Risultati Circa la metà dei pazienti è stata dimessa con ≥ 5 farmaci prescritti e il 72% ha evidenziato interazioni farmacologiche potenzialmente rilevanti, dal punto di vista clinico. Sono state osservate correlazioni lineari tra l’età e il numero di farmaci prescritti ( P < .01) e tra l’età e il numero di interazioni farmacologiche ( P < .01). il numero di farmaci prescritti era associato al numero di interazioni farmacologiche rilevate ( P < .01). L’applicazione di segnali d’allarme e l’uso di criteri di inappropriatezza prescrittiva (come i criteri di Beers) non si sono rivelati adeguati per scegliere la migliore terapia per ciascun paziente. Di conseguenza, sono state necessarie discussioni multidisciplinari di ciascun caso clinico. Conclusioni Lo studio ha dimostrato che il paziente neurologico, specie se anziano, è a grande rischio di Reazioni Avverse a Farmaco e interazioni farmacologiche, che possono essere evitate discutendo il caso clinico in riunioni multidisciplinari, nelle quali è cruciale il contributo del farmacologo clinico. J Pharm Pract. 2018 Feb;31(1):58-65. doi: 10.1177/0897190017699138. Epub 2017 Mar 21. Comorbidity, Polytherapy, and Drug Interactions in a Neurological Context: An Example of a Multidisciplinary Approach to Promote the Rational Use of Drugs. Busa G, Burlina A, Damuzzo V, Chiumente M, Palozzo AC. http://journals.sagepub.com/doi/abs/10.1177/0897190017699138?url_ver=Z39.88-2003&rfr_id=ori:rid:crossref.org&rfr_dat=cr_pub%3dpubmed - 10/01/2018
- Potenziali interazioni farmacologiche dei Nuovi anticoagulanti orali Uno studio osservazionale retrospettivo su pazienti geriatrici. Obiettivi Determinare la prevalenza e la natura delle potenziali interazioni farmacologiche dei Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO) in pazienti anziani ospedalizzati. Metodi Disegno: studio osservazionale retrospettivo. Sono stati inclusi pazienti di età ≥ 65 anni, trattati con apixaban, rivaroxaban o dabigatran, ricoverati nell’ospedale australiano Repatriation General Hospital tra l’aprile 2014 ed il luglio 2015. È stata preparata una lista di farmaci a rischio di interazione, utilizzando le informazioni sul prodotto, l’Australian Medicines Handbook, le Australian National Prescribing Service resources e le linee guida del Sistema sanitario locale. La natura e la prevalenza delle possibili interazioni con i NAO sono state determinate confrontando le prescrizioni dei pazienti con la lista dei farmaci a rischio di interazione. Risultati Sono stati inclusi nello studio 122 pazienti, con età media 82 anni. La maggior parte aveva fibrillazione atriale non valvolare e stava assumendo i NAO per la prevenzione dell’ictus trombotico (83%). Complessivamente, 45 pazienti (37%) avevano un totale di 54 potenziali interazioni farmacologiche: 35 potenziali interazioni farmacodinamiche con antidepressivi, FANS e antipiastrinici (35/122, 29%) e 19 pazienti avevano potenziali interazioni di natura farmacocinetica (19/122, 16%). Il 68% (13/19) di questi stava assumendo farmaci che aumentano la concentrazione plasmatica dei NAO (amiodarone, eritromicina, diltiazem o verapamil) e il 32% (6/19) farmaci che diminuiscono la concentrazione plasmatica dei NAO (carbamazepina, primidone o fenitoina). Non c’erano casi di pazienti che assumevano farmaci controindicati per le interazioni. Conclusioni Le potenziali interazioni farmacologiche dei NAO sono relativamente frequenti, nei pazienti geriatrici; in particolare sono frequenti le interazioni con farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento. Il rapporto rischio/beneficio dei NAO nei pazienti anziani in polterapia dovrebbe essere sempre preso attentamente in considerazione. Therapeutic Advances in Drug Safety; Vol 8, Issue 10, pp. 319 – 328; First Published July 11, 2017. https://doi.org/10.1177/2042098617719815 Potential drug–drug interactions with direct oral anticoagulants in elderly hospitalized patients. Heather L. Forbes, Thomas M. Polasek. http://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/2042098617719815 - 09/01/2018
- Rischio di ricaduta dopo l’interruzione degli antidepressivi Una revisione sistematica e metanalisi di trial di prevenzione delle ricadute. Obiettivi Valutare il rischio ed il tempo alla ricaduta dopo l’interruzione degli antidepressivi in pazienti con disturbi d’ansia, ossessivi-compulsivi e da stress post-traumatico, che rispondevano alla terapia ed indagare se il rischio di ricaduta fosse correlato al tipo di disturbo d’ansia, al tipo di antidepressivo, alle modalità di interruzione, alla durata del trattamento e follow-up, a comorbidità e disponibilità di psicoterapia. Metodi Disegno: revisione sistematica e metanalisi di trial di prevenzione della ricaduta. Fonti dei dati: PubMed, Cochrane, Embase e registri di trial clinici (dall’origine al luglio 2016). Sono stati inclusi gli studi di pazienti con disturbi d’ansia che rispondevano agli antidepressivi, randomizzavano i pazienti in doppio cieco per continuare gli antidepressivi o passare al placebo e confrontavano i tassi di ricaduta o il tempo alla ricaduta. Due valutatori hanno selezionato gli studi ed estratto i dati in maniera indipendente. Sono stati usati modelli ad effetti casuali per stimare gli Odds Ratio per la ricaduta, gli Hazard Ratio per il tempo alla ricaduta e la prevalenza della ricaduta per gruppo. Gli effetti delle diverse variabili discrete e continue sono stati indagati, rispettivamente, con analisi per sottogruppi e analisi di meta-regressione. Il bias è stato valutato usando lo strumento sviluppato dalla Cochrane Collaboration. Risultati La metanalisi ha incluso 28 studi (n=5.233) di valutazione delle ricadute con un periodo massimo di follow-up di un anno. Il rischio di bias era considerato basso. L’interruzione aumentava la probabilità di ricaduta, rispetto al proseguimento degli antidepressivi (Odds Ratio complessivo 3.11, IC 95% 2.48-3.89). L’analisi dei sottogruppi e la meta-regressione non avevano significatività statistica. Il tempo alla ricaduta (n=3002) era più breve quando erano interrotti gli antidepressivi (Hazard Ratio complessivo 3.63, 2.58- 5.10; n=11 studi). La prevalenza complessiva delle ricadute era 36.4% (30.8% – 42.1%; n=28 studi) per il gruppo placebo e 16.4% (12.6% – 20.1%; n=28 studi) per il gruppo antidepressivi, ma la prevalenza variava notevolmente tra gli studi, molto probabilmente a causa delle differenze nella durata del follow-up. I partecipanti che si sono ritirati erano più numerosi nel gruppo placebo (Odds Ratio complessivo 1.31, 1.06-1.63; n=27 studi). Conclusioni Fino ad un anno di follow-up, l’interruzione del trattamento con antidepressivi ha avuto come conseguenza tassi più alti di ricaduta, rispetto alla continuazione del trattamento. La mancanza di evidenze dopo l’anno non deve essere interpretata come un consiglio di interrompere il trattamento, dopo tale periodo. Data la cronicità dei disturbi d’ansia, le decisioni sul trattamento dovrebbero essere guidate da considerazioni di lungo termine, come la prevalenza delle ricadute, gli effetti collaterali e le preferenze dei pazienti. BMJ. 2017 Sep 13;358:j3927. doi: 10.1136/bmj.j3927. Risk of relapse after antidepressant discontinuation in anxiety disorders, obsessive-compulsive disorder, and post-traumatic stress disorder: systematic review and meta-analysis of relapse prevention trials. Batelaan NM, Bosman RC, Muntingh A, Scholten WD, Huijbregts KM, van Balkom AJLM. http://www.bmj.com/content/358/bmj.j3927.long - 08/01/2018
- Corticosteroidi per inalazione e rischio di fratture Uno studio caso-controllo basato sulla popolazione pediatrica dell’Ontario (Canada). L’uso quotidiano di corticosteroidi per via inalatoria è ampiamente raccomandato per l’asma lieve persistente nei bambini, ma c’è la preoccupazione che abbiano effetti avversi sulla salute delle ossa, come i corticosteroidi per uso sistemico. Obiettivi Determinare se c’è un aumentato rischio di fratture, associate all’uso di corticosteroidi inalatori nei bambini con asma. Metodi Studio nested caso-controllo, basato sulla popolazione dell’Ontario (Canada). Sono stati usati i data-base amministrativi per reclutare una coorte di bambini dai 2 ai 18 anni con diagnosi di asma fatta dal 1° aprile 2003 al 31 marzo 2014. Sono stati abbinati i casi di prima frattura dopo diagnosi di asma a controlli senza fratture (1:4), sulla base della data di nascita (entro 1 anno), sesso, età e diagnosi di asma (entro 2 anni). L’uso dei corticosteroidi inalatori è stato accertato per l’anno precedente. È stata usata la regressione logistica condizionale multivariabile per ottenere un Odds Ratio (OR) con Intervallo di Confidenza (IC) al 95% per fratture, di confronto tra l’uso corrente, recente e passato, di corticosteroidi inalatori. Esposizioni: uso di corticosteroidi inalatori durante l’ultimo anno, classificato come uso corrente se la prescrizione era stata fatta ≤ 90 giorni prima della data indice, uso recente (91-180 giorni) e uso passato (181-365 giorni) o non uso. Principali esiti e misure: accesso al Pronto Soccorso per frattura (successiva alla diagnosi di asma) individuata usando la International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems, 10th Revision codes. Risultati Lo studio ha incluso 19.420 bambini (61.0% maschi; il 31.5%, nella fascia di età 6-9 anni alla data indice). L’analisi di regressione non ha evidenziato un’associazione significativa tra prima frattura ed uso corrente (OR, 1.07; IC 95% 0.97-1.17), uso recente (OR, 0.96; IC 95% 0.86-1.07) o uso passato (OR, 1.00; IC 95% 0.91-1.11) di corticosteroidi inalatori, rispetto al non uso, aggiustando per fattori sociodemografici ed uso di altri farmaci. Al contrario, l’uso di corticosteroidi per via sistemica è risultato a maggiore rischio di fratture (OR, 1.17; IC 95% 1.04-1.33). Conclusioni Nella popolazione pediatrica con asma dell’Ontario (Canada), i corticosteroidi per via sistemica sono risultati significativamente associati a maggiore probabilità di fratture, ma non i corticosteroidi per via inalatoria. JAMA Pediatr. 2018 Jan 1;172(1):57-64. doi: 10.1001/jamapediatrics.2017.3579. Association Between Inhaled Corticosteroid Use and Bone Fracture in Children With Asthma. Gray N, Howard A, Zhu J, Feldman LY, To T. https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2661821?redirect=true - 05/01/2018
- Tripla terapia antipiastrinica versus terapia basata sulle linee-guida I risultati di TARDIS: un trial clinico di fase 3, di superiorità, randomizzato e open-label. La tripla terapia antipiastrinica potrebbe essere più efficace del trattamento suggerito dalle linee guida per prevenire eventi ricorrenti in pazienti con ischemia cerebrale acuta. Obiettivi Comparare sicurezza ed efficacia della tripla terapia antipiastrinica (aspirina, clopidogrel e dipiridamolo) con la terapia antipistrinica suggerita dalle linee-guida (clopidogrel da solo o aspirina e dipiridamolo). Metodi È stato condotto un trial prospettico internazionale, randomizzato, open-label ma con endpoint in cieco su partecipanti adulti con ictus ischemico o attacco ischemico transitorio (TIA), entro 48 ore dall’insorgenza. I partecipanti sono stati assegnati in un rapporto 1:1 a ricevere dosi extra e quindi 30 giorni di terapia antipiastrinica intensiva (aspirina 75 mg, clopidogrel 75 mg e dipiridamolo 200 mg due volte al giorno) o la terapia basata sulle linee-guida (clopidogrel da solo o aspirina e dipiridamolo). Risultati Sono stati reclutati 3.096 partecipanti (1.556 nel gruppo terapia antipiastrinica intensiva e 1.540 nel gruppo terapia linee-guida) in 106 ospedali di 4 paesi, tra il 7 aprile 2009 ed il 18 marzo 2016. L’incidenza e la gravità degli ictus ricorrenti o TIA non differivano trai partecipanti trattati con terapia intensiva o secondo le linee-guida (93 [6%] partecipanti vs 105 [7%]; adjusted common odds ratio [cOR] 0.90, IC 95% 0.67-1.20, p=0.47). La terapia antipiastrinica intensiva era, però, associata a maggiori e più gravi sanguinamenti (adjusted cOR 2.54, IC 95% 2.05-3.16, p<0.0001). Conclusioni In pazienti con ischemia cerebrale recente, la terapia antipiastrinica intensiva non ha ridotto l’incidenza e la gravità di ictus ricorrenti o TIA, mentre ha aumentato in maniera significativa il rischio di sanguinamenti maggiori. La tripla terapia antipiastrinica non deve, quindi, essere usata nella pratica clinica di routine. Registrazione del trial: ISRCTN n. ISRCTN47823388. Finanziamento: National Institutes of Health Research Health Technology Assessment Programme, British Heart Foundation. Lancet. 2017 Dec 20. pii: S0140-6736(17)32849-0. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32849-0. [Epub ahead of print] Antiplatelet therapy with aspirin, clopidogrel, and dipyridamole versus clopidogrel alone or aspirin and dipyridamole in patients with acute cerebral ischaemia (TARDIS): a randomised, open-label, phase 3 superiority trial. Bath PM, Woodhouse LJ, Appleton JP, Beridze M, Christensen H, Dineen RA, Duley L, England TJ, Flaherty K, Havard D, Heptinstall S, James M, Krishnan K, Markus HS, Montgomery AA, Pocock SJ, Randall M, Ranta A, Robinson TG, Scutt P, Venables GS, Sprigg N; TARDIS Investigators. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)32849-0/fulltext - 03/01/2018
- I farmaci orfani nell’Unione Europea L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) rende noti i dati del programma europeo. Esistono oltre 6.000 malattie rare e si stima che, su una popolazione europea di circa 510 milioni, 30 milioni siano affetti da una di esse. Curare questi pazienti può essere molto complicato, perché ci sono solo pochi farmaci disponibili. Questo rappresenta un grande bisogno ancora non soddisfatto ed una sfida per la Sanità Pubblica. Nel 2000, l’Unione Europea ha lanciato un programma per i farmaci orfani, al fine di incoraggiare l’industria farmaceutica a fare ricerca e sviluppare farmaci per le malattie rare. Ad oggi, oltre 1.900 farmaci hanno avuto il riconoscimento di “farmaci orfani”, fatto che permette l’accesso ad incentivi specifici che rendono più conveniente per l’industria il loro sviluppo. Alla fine del 2017, oltre 140 di questi erano sul mercato e fornivano opzioni di trattamento a pazienti che, in precedenza, in molti casi non ne avevano nessuna. Gli incentivi includono la consulenza scientifica per i protocolli di studio, la riduzione di varie tariffe e l’accesso a finanziamenti europei. La designazione di un farmaco come orfano non è un’autorizzazione all’immissione in commercio; questa avviene attraverso la procedura standard di valutazione dell’efficacia e della sicurezza applicata dall’EMA a tutti i medicinali. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2017/12/news_detail_002879.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 02/01/2018
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su ELIGARD (leuprorelina acetato), Radio-223 dicloruro (Xofigo), Cladribina (Litak, Leustatin). Comunicazioni EMA su Paracetamolo a rilascio modificato, micofenolato, Esmya, Xofigo. Nota Informativa Importante su ELIGARD (leuprorelina acetato) Fonte: AIFA 19/12/2017 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni su casi di errori nella somministrazione del farmaco ELIGARD (leuprorelina acetato) legati alla fuoriuscita del prodotto dalla siringa. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-eligard-leuprorelina-acetato-19122017 Comunicazioni EMA su Paracetamolo a rilascio modificato Fonte: AIFA 15/12/2017 e 01/12/2017 Dopo la raccomandazione del Comitato per la valutazione dei rischi di farmacovigilanza (PRAC) del 1 Settembre 2017 di sospendere dal commercio i prodotti a rilascio modificato o prolungato di paracetamolo, alcune Aziende titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio interessate in questa revisione hanno richiesto un riesame. Il PRAC ha effettuato il riesame considerando ulteriori pareri di esperti nel campo della gestione del dolore e del trattamento del sovradosaggio ed ha confermato che i vantaggi di avere un prodotto ad azione prolungata non superano gli svantaggi del suo eventuale sovradosaggio, dal momento che le consuete procedure di trattamento del sovradosaggio previste per i prodotti a rilascio immediato non sono appropriate per il paracetamolo a rilascio modificato. Il Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate (CMDh) ha approvato a maggioranza la raccomandazione dell’Agenzia europea per i medicinali di sospendere la commercializzazione dei prodotti contenenti paracetamolo a rilascio prolungato o modificato (progettato per rilasciare il paracetamolo lentamente per un periodo più lungo rispetto agli usuali prodotti a rilascio immediato). La decisione del CMDh verrà ora inviata alla Commissione europea che emetterà una decisione finale giuridicamente vincolante valida in tutta l’UE. In Italia non sono autorizzati prodotti appartenenti a questa tipologia. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sui-sui-medicinali-contenenti-paracetamolo-rilascio-modificato-01122017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-paracetamolo-rilascio-modificato-15122017 Comunicazione EMA su micofenolato Fonte: AIFA 15/12/2017 Sono state aggiornate le raccomandazioni per riflettere il livello di rischio per i nascituri a seguito dell’impiego di micofenolato dopo trapianto di organi. L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha aggiornato le raccomandazioni sulla contraccezione negli uomini e nelle donne che assumono medicinali a base di micofenolato impiegati per prevenire il rigetto degli organi trapiantati. L’EMA ha ora concluso che le evidenze attuali non indicano un rischio di malformazioni o aborti quando il padre ha assunto il micofenolato, sebbene il rischio di genotossicità non possa essere completamente escluso. Per i pazienti di sesso maschile, l’EMA ora raccomanda che il paziente maschio o la sua compagna utilizzino un metodo contraccettivo affidabile durante il trattamento con micofenolato e per almeno 90 giorni dopo l’interruzione del trattamento. Per le pazienti di sesso femminile, il rischio è invariato. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-micofenolato-15122017 Nota Informativa Importante e Comunicazione EMA su Radio-223 dicloruro (Xofigo) Fonte: AIFA 11/12/2017 e 01/12/2017 E’ stato identificato un incremento dell’incidenza di mortalità e di fratture in uno studio clinico randomizzato in pazienti con carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione (CRPC) naïve alla chemioterapia che ricevevano radio-223 dicloruro in combinazione con abiraterone acetato e prednisone/prednisolone (Studio n. 15396/ERA-223). Fino a che non sia stata completata l’analisi complessiva dei dati si raccomanda quanto segue: Non trattare i pazienti affetti da carcinoma prostatico metastatico resistente alla castrazione con radio-223 dicloruro in combinazione con abiraterone acetato e prednisone/prednisolone. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-radio-223-dicloruro-xofigo-11122017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-xofigo-01122017 Comunicazione EMA su Esmya Fonte: AIFA 01/12/2017 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una revisione del medicinale Esmya (ulipristal acetato) utilizzato per il trattamento di fibromi uterini (tumori non cancerosi dell’utero). Tale revisione è stata avviata in seguito alla presenza di quattro segnalazioni di grave danno al fegato, tre dei quali si sono conclusi con un trapianto di fegato, in pazienti trattati con il medicinale. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-esmya-01122017 Nota Informativa Importante su Cladribina (Litak, Leustatin) Fonte: AIFA 01/12/2017 Con l’uso di cladribina sono stati riportati casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), compresi casi fatali. La diagnosi di PML è stata riportata da 6 mesi a diversi anni dopo il trattamento con cladribina. Se si sospetta la PML, i pazienti non devono ricevere ulteriore trattamento con cladribina. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-cladribina-litak-leustatin-01122017 - 31/12/2017
- Inibitori del sistema renina-angiotensina e rischio fratture Uno studio di coorte prospettico e metanalisi di studi di coorte osservazionali pubblicati. Il sistema renina-angiotensina rappresenta un importante target dei farmaci anti-ipertensivi. È stato ipotizzato che gli ACE inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, (Angiotensin II Receptor Blockers ARB) o sartani, farmaci che inibiscono il sistema renina-angiotensina ampiamente usati, abbiano effetti benefici sul tessuto osseo. Obiettivi Valutare l’associazione tra l’uso di ACE inibitori o ARB e rischio fratture, mediante uno studio di coorte prospettico basato sulla popolazione e metanalisi di studi di coorte prospettici pubblicati. Metodi Sono state valutate le informazioni sull’uso di antipertensivi (ACE inibitori e ARB) in 1.743 uomini e donne dello studio di coorte prospettico Kuopio Ischemic Heart Disease. Sono stati calcolati gli Hazard Ratio (HR) e gli IC 95% dell’uso di ACE inibitori o ARB e fratture incidenti. In totale, si sono verificate 203 fratture composite (anca, omero e polso), durante un follow-up medio di 14.8 anni. Compreso il presente studio, sono stati inclusi nella meta-analisi 11 studi di coorte osservazionali, che hanno arruolato 3.526.319 partecipanti e >323.355 fratture. Risultati Nell’analisi multivariata aggiustata, l’HR per fratture composite, di confronto dei pazienti trattati con ACE inibitori o ARB rispetto a non-user, era 1.00 (0.59-1.69). Il corrispondente HR aggiustato per le fratture dell’anca era 0.89 (0.32-2.47). Confrontando i pazienti trattati con ACE inibitori con non-user e quelli trattati con ARB e non-user, gli HR per fratture composite erano 1.09 (0.89-1.33) e 0.87 (0.76-1.01), rispettivamente. I corrispondenti HR per la frattura dell’anca erano 0.91 (0.86-0.95) e 0.80 (0.75-0.85), rispettivamente. Conclusioni L’uso di inibitori del sistema renina-angiotensina non è risultato associato a rischio a lungo termine di fratture composite, nell’analisi primaria e raggruppata. L’analisi raggruppata suggerisce, comunque, un benefico effetto degli inibitori del sistema renina-angiotensina sul rischio di frattura dell’anca. Eur J Epidemiol. 2017 Nov;32(11):947-959. doi: 10.1007/s10654-017-0285-4. Epub 2017 Jul 27. Renin-angiotensin system inhibitors and risk of fractures: a prospective cohort study and meta-analysis of published observational cohort studies. Kunutsor SK, Blom AW, Whitehouse MR, Kehoe PG, Laukkanen JA. https://link.springer.com/article/10.1007/s10654-017-0285-4 - 30/12/2017
- Aripiprazolo e rischio di aborto spontaneo Un’analisi di disproporzionalità sul data-base giapponese delle reazioni avverse a farmaco. Con i progressi fatti dalla medicina, numerose pazienti con schizofrenia sono, oggi, in grado di concepire. Un antipsicotico di seconda generazione dato frequentemente ai pazienti con schizofrenia è l’aripiprazolo. Le informazioni sul prodotto, in Giappone, dicono che, secondo un case report, c’è una segnalazione di aborto in un trial clinico. Obiettivo dello studio è valutare la correlazione tra uso di aripiprazolo e rischio di aborto spontaneo, mediante un’analisi di disproporzionalità su un data-base di reazioni avverse a farmaco. Metodi È stata condotta un’analisi di disproporzionalità dell’esposizione all’antipsicotico di seconda generazione, durante la gravidanza, nel data-base giapponese delle segnalazioni spontanee di reazioni avverse a farmaco. Sono stati studiati l’aripiprazolo e altri antipsicotici di seconda generazione autorizzati in Giappone. È stato creato un set di dati per l’analisi, consistente nelle segnalazioni in gravidanza. Risultati È stato rilevato un potenziale segnale di rischio di aborto spontaneo per l’aripiprazolo [proportional reporting ratio 2.39, χ2: 13.77, reporting odds ratio IC 95% 2.76 (1.62–4.69); n = 18]. Al contrario, non sono stati rilevati segnali di rischio per altri antipsicotici di seconda generazione. Conclusioni Dall’analisi del data-base giapponese delle reazioni avverse a farmaco, è emerso un potenziale segnale per aripiprazolo e aborto spontaneo. Le informazioni di sicurezza sull’uso di questo farmaco in gravidanza sono molto limitate. Di conseguenza, è consigliabile un’ulteriore analisi per confermare il potenziale segnale di rischio. Drug Saf. 2017 Nov;40(11):1141-1146. doi: 10.1007/s40264-017-0560-z. Signal of Miscarriage with Aripiprazole: A Disproportionality Analysis of the Japanese Adverse Drug Event Report Database. Sakai T, Ohtsu F, Mori C, Tanabe K, Goto N. https://link.springer.com/article/10.1007/s40264-017-0560-z - 29/12/2017
- Romosozumab versus teriparatide Un trial randomizzato open-label di fase III su donne in post-menopausa con osteoporosi. Un precedente trattamento con bifosfonati attenua l’efficacia del teriparatide sull’ossificazione. Sono stati confrontati gli effetti di 12 mesi di terapia con romosozumab (AMG 785), un anticorpo monoclonale anti-sclerostina, rispetto alla teriparatide sulla densità minerale ossea (bone mineral density BMD), in donne in post-menopausa con osteoporosi, precedentemente trattate con bifosfonati. Metodi Studio randomizzato di fase III, open-label con controllo attivo, che è stato condotto in 46 centri in Nord e Sud America e in Europa. Sono state arruolate donne di età ≥55 e ≤90 anni, trattate con bifosfonati per almeno tre anni e alendronato l’anno precedente lo screening, con valori ≤ -2.5 per il T score di anca, collo del femore o colonna vertebrale e storia di fratture. Le pazienti sono state randomizzate per ricevere romosozumab sottocutaneo (210 mg una volta al mese) oppure teriparatide sottocutaneo (20 μg una volta al giorno). L’endpoint primario era la percentuale del cambiamento della densità minerale ossea areale dal livello basale a 12 mesi. Risultati Tra il 31 gennaio 2013 ed il 29 aprile 2014, 436 pazienti sono state assegnate casualmente a romosozumab (n=218) o a teriparatide (n=218). Sono stati inclusi nell’analisi primaria di efficacia 206 pazienti del gruppo romosozumab e 209 del gruppo teriparatide. Nel periodo di osservazione di 12 mesi, la percentuale media del cambiamento dal livello basale nel BMD areale dell’anca era 2.6% (IC 95% 2.2-3.0) nel gruppo romosozumab e -0.6% (da -1.0 a -0·2) nel gruppo teriparatide; differenza 3.2% (IC 95% 2.7-3.8; p<0.0001). La frequenza di eventi avversi era equivalente nei due gruppi di trattamento. L’evento avverso più segnalato era nasofaringite (28 [13%] su 218 nel gruppo romosozumab vs 22 [10%] su 214 nel gruppo teriparatide), ipercalcemia (2 [<1%] vs 22 [10%]) e artralgia (22 [10%] vs 13 [6%]). Eventi avversi gravi sono stati segnalati in 17 (8%) pazienti trattati con romosozumab e in 23 (11%) trattati con teriparatide; nessuno è stato considerato correlato al trattamento. Conclusioni Il passaggio ad un farmaco anabolico è frequente nei pazienti trattati con bifosfonati, specie quelli che sperimentano fratture durante la terapia. In questi pazienti, romosozumab ha portato ad aumenti della BMD dell’anca che non sono stati osservati col teriparatide. Finanziamento: Amgen, Astellas e UCB Pharma. Registrazione del trial: ClinicalTrials.gov, numero NCT01796301. Lancet. 2017 Sep 30;390(10102):1585-1594. doi: 10.1016/S0140-6736(17)31613-6. Epub 2017 Jul 26. Romosozumab (sclerostin monoclonal antibody) versus teriparatide in postmenopausal women with osteoporosis transitioning from oral bisphosphonate therapy: a randomised, open-label, phase 3 trial. Langdahl BL, Libanati C, Crittenden DB, Bolognese MA, Brown JP, Daizadeh NS, Dokoupilova E, Engelke K, Finkelstein JS, Genant HK, Goemaere S, Hyldstrup L, Jodar-Gimeno E, Keaveny TM, Kendler D, Lakatos P, Maddox J, Malouf J, Massari FE, Molina JF, Ulla MR, Grauer A. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)31613-6/fulltext - 27/12/2017
- Aspirina a basso dosaggio come trattamento adiuvante delle ulcere venose delle gambe Il trial Aspirin4VLU: pragmatico, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo. Obiettivi Determinare l’effetto di aspirina a basso dosaggio sulla guarigione delle ulcere venose delle gambe. Metodi Disegno: trial pragmatico, in gruppi paralleli, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Setting: cinque ambulatori infermieristici di comunità in Nuova Zelanda. Partecipanti: 251 adulti con ulcerazioni venose delle gambe, trattabili in maniera sicura con aspirina o placebo; 125 sono stati assegnati all’aspirina e 126 al placebo. Interventi: 150 mg di aspirina orale o placebo equivalente, fino a 24 settimane di trattamento, con terapia compressiva come trattamento standard di base. Principali esiti e misure: l’esito primario era la completa guarigione dell’ulcera di riferimento (la maggiore, in caso fossero più di una). L’esito secondario includeva la proporzione di partecipanti guariti, cambiamenti nell’estensione delle ulcere, cambiamento nella qualità della vita ed eventi avversi. L’analisi è stata condotta per intention to treat. Risultati Il numero medio di giorni per la guarigione dell’ulcera di riferimento era 77 nel gruppo aspirina e 69 nel gruppo placebo (hazard ratio 0.85, IC 95% 0.64-1.13, P=0.25). Il numero di partecipanti guariti all’endpoint era 88 (70%) nel gruppo aspirina e 101 (80%) nel gruppo placebo (differenza di rischio -9.8%, IC 95% da -20.4% a 0.9%, P=0.07). Il cambiamento stimato nell’area dell’ulcera era 4.1 cm2 nel gruppo aspirina e 4.8 cm2 nel gruppo placebo (differenza media -0.7 cm2, IC 95% da -1.9 a 0.5 cm2, P=0.25); si sono verificati 40 eventi avversi in 29 partecipanti del gruppo aspirina e 37 in 27 partecipanti del gruppo placebo (incidence rate ratio 1.1, IC 95% 0.7-1.7, P=0.71). Conclusioni I risultati non supportano l’uso di basse dosi di aspirina come trattamento adiuvante delle ulcere venose delle gambe. Trial registration ClinicalTrials.gov NCT02158806. BMJ. 2017 Nov 24;359:j5157. doi: 10.1136/bmj.j5157. Low dose aspirin as adjuvant treatment for venous leg ulceration: pragmatic, randomised, double blind, placebo controlled trial (Aspirin4VLU). Jull A, Wadham A, Bullen C, Parag V, Kerse N, Waters J. http://www.bmj.com/content/359/bmj.j5157.long - 23/12/2017
- La sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia L’AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2016. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato, sul portale istituzionale, il Rapporto sulla Sorveglianza Postmarketing dei Vaccini in Italia 2016, curato dal Gruppo di lavoro per la Vaccinovigilanza di cui fa parte anche il Centro Regionale di Farmacovigilanza – Sardegna. Il rapporto analizza le segnalazioni inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza nel corso del 2016, che possono essere insorte anche in anni precedenti. I dati del 2017 saranno disponibili nei primi mesi del 2018. Le segnalazioni sui vaccini inserite in Rete nel 2016 sono state 4.766 (11% del totale delle segnalazioni di farmaci e vaccini). Di queste, 3.256 segnalazioni (68%) si riferiscono a sospette reazioni avverse, che si sono verificate nel 2016. Le segnalazioni per i vaccini batterici sono state 2.977 (l’85,3% non gravi) e si riferiscono nella quasi totalità ai vaccini meningococcici (n. 1.713) e pneumococcici (n. 1.113). Le segnalazioni per i vaccini virali sono state 1.602 (l’80,8% non gravi), di cui il 74% relative ai vaccini anti-influenzali e morbillosi. Le segnalazioni riguardanti i vaccini batterici e virali in associazione sono state 1.479 (l’85,8% non gravi). Complessivamente, la maggior parte delle reazioni segnalate sono state definite non gravi (circa l’84%). Tra queste, le più comuni sono state febbre, reazioni nel punto di iniezione (come dolore, rossore, tumefazione, eritema), irritabilità, malessere, pianto, cefalea. Le segnalazioni di sospette reazioni avverse considerate gravi sono state rare e nella maggior parte dei casi sono risultate di carattere transitorio, con risoluzione completa dell’evento segnalato e non correlabili alla vaccinazione. Dei sette casi con esito fatale descritti nel Rapporto 2016, nessuno è risultato correlabile alla vaccinazione tra quelli per i quali è stato possibile valutare il nesso di causalità, mentre per gli altri due casi si attendono gli approfondimenti richiesti, non ancora disponibili al momento della pubblicazione del Rapporto. Il 37% delle segnalazioni proviene da specialisti, circa il 28% da altre figure professionali (che non rientrano nelle altre categorie, ad esempio medici vaccinatori), il 20% da medici ospedalieri o infermieri. Il tasso di segnalazione del Nord è risultato superiore a quello del Centro e del Sud, tranne che nella regione Sicilia dove è stato osservato un tasso tra i più elevati in Italia. In un quadro complessivo in cui si registra un trend crescente di segnalazioni su farmaci, la tendenza relativa alle segnalazioni su vaccini, escluso il picco 2014-15, si mantiene costante. L’AIFA sottolinea che un numero elevato di segnalazioni non rappresenta in sé un motivo di allarme, piuttosto è testimonianza di una maggiore attenzione e responsabilità da parte del segnalatore. Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia – Anno 2016 http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto_Vaccini_2016.pdf http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto_Vaccini_2016_vers._acc%20(.pdf - 22/12/2017
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale L’AIFA ha pubblicato il documento relativo al periodo gennaio- agosto 2017. La spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del Sistema Sanitario Nazionale nel periodo gennaio-agosto 2017, calcolata al netto degli sconti, della compartecipazione totale (ticket regionali e compartecipazione al prezzo di riferimento) e del pay-back versato alle Regioni dalle aziende farmaceutiche, è stata di 5.478 ml di €, con un decremento, rispetto all’anno precedente, di 6 ml di € (-0,1%). La compartecipazione totale è stata di 1.028 ml di € (-0,1%). La spesa farmaceutica convenzionata netta della Sardegna è stata 172.371.309 €, (-2,75%), le compartecipazioni a carico del cittadino sono diminuite dello 0,5%. I consumi, espressi in numero di ricette (388 milioni di ricette), mostrano un decremento pari a -0,7% rispetto al 2016, in Sardegna, le ricette sono state 12 milioni (-1%). I consumi di fascia A , espressi in termini di DDD (Dosi Definite Giornaliere) sono aumentati del 3,2% a livello nazionale, dell’1,3% in Sardegna. Per la spesa farmaceutica convenzionata (al netto dei pay-back delle Aziende Farmaceutiche a beneficio delle Regioni) era stato programmato un tetto del 7,96% del Fabbisogno Sanitario Nazionale ed è stato il 7,62%. In Sardegna è stato l’8,41% del Fabbisogno Sanitario Regionale. La Legge di Bilancio 2017 ha istituito dei fondi per farmaci innovativi oncologici e non oncologici e solo la parte di spesa eccedente i fondi concorre al tetto della spesa per acquisti diretti. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Estratto_Monitoraggio_della_Spesa_gen-ago-2017_0.pdf - 19/12/2017
- Associazione tra l’uso di farmaci antitrombotici ed ematuria Uno studio basato sulla popolazione dell’Ontario (Canada). Gli antitrombotici sono trai farmaci prescritti con maggior frequenza. Obiettivi Caratterizzare il tasso delle complicazioni ematuria-correlate trai pazienti trattati con antitrombotici. Metodi Disegno, setting e partecipanti: studio di coorte retrospettivo, che ha arruolato tutti i cittadini dell’Ontario (Canada) di età ≥ 66 anni, tra il 2002 ed il 2014, con follow-up finale al 31 dicembre 2014. Esposizione: anticoagulante orale o antipiastrinico. Principali esiti e misure: ematuria, diagnosticata tramite accesso al pronto soccorso, ricovero o indagini urologiche. Risultati Su 2.518.064 di pazienti, 808.897 (età media [SD] 72.1 [6.8] anni; 428.531 [53%] donne) avevano avuto almeno 1 prescrizione di un farmaco antitrombotico nel periodo in studio. In un follow-up medio di 7.3 anni, i tassi di ematuria e complicazioni correlate sono stati 123.95 eventi per 1000 anni-persona nei pazienti esposti agli agenti antitrombotici vs 80.17 eventi per 1000 anni-persona nei pazienti non esposti a questi farmaci (differenza 43.8; IC 95% 43.0-44.6; P < .001, Incidence Rate Ratio [IRR] 1.44; IC 95% 1.42-1.46). I tassi di complicazioni trai pazienti esposti rispetto ai non esposti (80.17 eventi/1000 anni-persona) erano 105.78 per le procedure urologiche (differenza 33.5; IC 95% 32.8-34.3; P < .001, IRR, 1.37; IC 95% 1.36-1.39), 11.12 per l’ospedalizzazione (differenza 5.7; IC 95% 5.5-5.9; P < .001, IRR, 2.03; IC 95% 2.00-2.06) e 7.05 per l’accesso al pronto soccorso (differenza 4.5; IC 95% 4.3-4.7; P < .001, IRR, 2.80; IC 95%, 2.74-2.86). rispetto ai non esposti, il tasso di complicazioni correlate ad ematuria era 191.61 eventi per 1000 anni-persona (differenza 117.3; IC 95% 112.8-121.8) per i pazienti esposti sia agli anticoagulanti che agli antipiastrinici (IRR, 10.48; IC 95% 8.16-13.45), 140.92 (differenza 57.7; IC 95% 56.9-58.4) per quelli esposti agli anticoagulanti (IRR, 1.55; IC 95% 1.52-1.59) e 110.72 (differenza 26.5; IC 95% 25.9-27.0) per quelli esposti agli antipiastrinici (IRR, 1.31; IC 95% 1.29-1.33). I pazienti esposti agli antitrombotici, rispetto ai non esposti, risultano avere maggiori probabilità di ricevere una diagnosi di cancro alla vescica entro 6 mesi (0.70% vs 0.38%; odds ratio, 1.85; IC 95% CI, 1.79-1.92). Conclusioni Trai pazienti anziani dell’Ontario (Canada), l’uso di terapie antitrombotiche è risultato associato in maniera significativa a più alti tassi di ematuria e complicazioni correlate, rispetto al non uso. JAMA. 2017 Oct 3;318(13):1260-1271. doi: 10.1001/jama.2017.13890. Association Between Use of Antithrombotic Medication and Hematuria-Related Complications. Wallis CJD, Juvet T, Lee Y, Matta R, Herschorn S, Kodama R, Kulkarni GS, Satkunasivam R, Geerts W, McLeod A, Narod SA, Nam RK. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2656169?redirect=true - 07/12/2017
- 16° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia L’AIFA pubblica l’edizione 2017, con i dati relativi al 2016. Nel mercato farmaceutico mondiale, l’Europa si colloca subito dopo USA e Giappone. Nel quadro europeo, l’Italia è al terzo posto, dopo Germania e Francia e prima di Regno Unito e Spagna, con ricavi dell’industria farmaceutica pari a 25.869 mln di euro, che costituiscono il 2,9% del mercato mondiale. Il peso delle sperimentazioni condotte in Italia sul totale europeo è passato dal 17% del 2015 al 20% del 2016. Nel 2016, sono state valutate 747 richieste di autorizzazione alla sperimentazione; 660 sono state autorizzate (88,4%), 80 (10,7%) hanno ricevuto un diniego e 7 (0,9%) sono state ritirate. Le 660 sperimentazioni cliniche autorizzate erano per l’11,2% di fase I, il 36,5% fase II, il 42,4% fase III e il 9,6% fase IV. Per la maggior parte (447; 67,7%) si trattava di sperimentazioni multicentriche internazionali. Quelle su malattie rare erano 164 (24,8%). Per il 97,9% le sperimentazioni sono state condotte su pazienti, nel 90.8% la popolazione in studio era di entrambi i sessi e nel 75,9% era costituita da adulti (18-64 anni) e anziani (≥65 anni). Per quanto riguarda l’area terapeutica, i primi posti vedono neoplasie (35,6%), malattie del sistema nervoso (8,9%) e malattie del sistema ematico e linfatico (6,7%), che da sole costituiscono il 51,2%. I principi attivi di natura chimica costituiscono il 61,5% e quelli di natura biologica/biotecnologica il 33,6%. Delle 660 sperimentazioni autorizzate, 623 (94,4%) specificavano l’ATC di almeno un farmaco in test. La classificazione terapeutica ATC più frequente è quella degli antineoplastici e immunomodulatori col 49,9%. Per quanto riguarda il disegno, il 63,5% è randomizzato e controllato, il 38,9% controllato in doppio cieco. Il 74,2% delle sperimentazioni ha promotore profit. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto-OsSC_16-2017.pdf - 06/12/2017
- Somministrazione precoce di acido tranexamico in donne con emorragia post-partum Woman, un trial internazionale randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, valuta gli effetti su mortalità, isterectomia e altre morbidità. L’emorragia post-partum è la principale causa di morte materna, nel mondo. La somministrazione precoce di acido tranexamico riduce i decessi dovuti ad emorragia da trauma. Obiettivo di questo lavoro è valutare gli effetti di una somministrazione precoce di acido tranexamico su mortalità, isterectomia e altri esiti rilevanti in donne con emorragia post-partum. Metodi Trial randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo, che ha reclutato donne ≥ 16 anni con diagnosi clinica di emorragia post-partum, dopo parto naturale o cesareo in 193 ospedali di 21 paesi. Tra il marzo 2010 e l’aprile 2016 sono state arruolate 20.060 donne e assegnate casualmente a ricevere 1 g endovena di acido tranexamico (n=10.051) o placebo (n=10.009); di queste, sono state incluse nell’analisi, rispettivamente 10.036 e 9.985. Tutte le analisi sono state fatte su base intention-to-treat. Risultati I decessi per emorragia si sono ridotti in maniera significativa, tra le donne che hanno ricevuto acido tranexamico (155 [1.5%] su 10.036 vs 191 [1.9%] su 9.985 del gruppo placebo, risk ratio [RR] 0.81, IC 95% 0.65-1.00; p=0.045), specie nelle donne trattate entro 3 h dal parto (89 [1.2%] nel gruppo acido tranexamico vs 127 [1.7%] del gruppo placebo, RR 0.69, IC 95% 0.52-0.91; p=0.008). tutte le altre cause di morte non differivano in maniera significativa trai gruppi. L’isterctomia non è stata ridotta dall’acido tranexamico (358 [3.6%] nel gruppo acido tranexamico vs 351 [3.5%] nel gruppo placebo, RR 1.02, IC 95% 0.88-1.07; p=0.84). L’endpoint primario composito di morte per tutte le cause o isterectomia non è stato ridotto dall’acido tranexamico (534 [5.3%] decessi o interventi di isterectomia nel gruppo acido tranexamico vs 546 [5.5%] nel gruppo placebo, RR 0.97, IC 95% 0.87-1.09; p=0.65). gli eventi avversi, inclusi quelli tromboembolici, non differivano in maniera significativa nei due gruppi. Conclusioni L’acido tranexamico reduce i casi di morte per emorragia post-partum senza effetti avversi e dovrebbe essere somministrato il più tempestivamente possibile dopo l’insorgenza dell’emorragia. Registrazioni del trial: ISRCTN76912190 (Dec 8, 2008); ClinicalTrials.gov, NCT00872469; PACTR201007000192283. Finanziamenti: London School of Hygiene & Tropical Medicine, Pfizer, UK Department of Health, Wellcome Trust, Bill & Melinda Gates Foundation. Lancet. 2017 May 27;389(10084):2105-2116. doi: 10.1016/S0140-6736(17)30638-4. Epub 2017 Apr 26. Effect of early tranexamic acid administration on mortality, hysterectomy, and other morbidities in women with post-partum haemorrhage (WOMAN): an international, randomised, double-blind, placebo-controlled trial. WOMAN Trial Collaborators. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)30638-4/fulltext - 05/12/2017
- FAQ – Influenza e vaccinazione antinfluenzale Un documento a domande e risposte curato dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute. 1. Che cos’è l’influenza? 2. Quali sono i sintomi dell’influenza? 3. Come si trasmette l’influenza? 4. Da quando e per quanto tempo una persona con influenza è contagiosa per gli altri? 5. Si può allattare con l’influenza? 6. Quali sono le complicanze dell’influenza? 7. È possibile prevedere l’andamento della prossima stagione influenzale? 8. Come si previene l’influenza? 9. In quale periodo è possibile vaccinarsi? 10. Quali tipi di vaccino antinfluenzale sono disponibili in Italia? 11. Per chi è necessaria la vaccinazione antinfluenzale? 12. I bambini devono fare la vaccinazione antinfluenzale? 13. A chi rivolgersi per effettuare la vaccinazione? 14. Quali sono le modalità di somministrazione del vaccino? 15. Se si è già avuta la malattia, si può essere vaccinati lo stesso? 16. I pazienti immunodepressi possono effettuare la vaccinazione? 17. pazienti con malattie autoimmuni possono effettuare la vaccinazione? 18. La vaccinazione antinfluenzale può causare malattie croniche? 19. La vaccinazione antinfluenzale può causare la sindrome di Guillain Barrè (GBS)? 20. Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato contemporaneamente ad altri vaccini? 21. Possono essere usati farmaci per curare le infezioni da virus influenzali nell’uomo? 22. Che differenza c’è tra vaccino e farmaco antivirale? 23. Chi autorizza l’uso dei vaccini? 24. I vaccini antinfluenzali sono sicuri? 25. Che cosa sono gli adiuvanti che si utilizzano nella composizione dei vaccini? 26. Cos’è un evento avverso al vaccino? 27. Cos’è una reazione avversa al vaccino? 28. Gli studi (trial) clinici identificano tutti i possibili effetti collaterali o reazioni avverse? 29. Quali sono gli effetti indesiderati attesi dopo vaccinazione antinfluenzale? 30. C’è il rischio di contrarre l’influenza dal vaccino stesso? 31. Come vengono segnalate le reazioni avverse e gli eventi avversi a vaccinazione? 32. Cosa accade quando viene notificata una reazione o un evento avverso a vaccino? 33. Entro quanto tempo si verificano le reazioni avverse dopo somministrazione di vaccini antinfluenzali? 34. Possono verificarsi reazioni gravi dopo somministrazione di vaccini antinfluenzali? 35. Quali sono le controindicazioni alla somministrazione del vaccino antinfluenzale? 36. Si può effettuare la vaccinazione in gravidanza? A tutte queste domande risponde il documento pubblicato sul sito del Ministero della Salute al link http://www.salute.gov.it/portale/influenza/dettaglioFaqInfluenza.jsp?lingua=italiano&id=103 - 04/12/2017
- Campagna vaccinale contro l’influenza Una videoinfografica del Ministero della Salute spiega che la vaccinazione è il mezzo più efficace e sicuro per prevenire l’influenza e ridurne le complicanze. Il vaccino è gratuito per le persone dai 65 anni in su e quelle in condizioni di rischio. - 02/12/2017
- Nuovi anticoagulanti orali (NAO) e rischio di sanguinamento maggiore Uno studio basato sulla popolazione stima le variazioni del rischio con diversi trattamenti concomitanti, in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. I nuovi anticoagulanti orali (NAO), o Non-vitamin K oral anticoagulants (NOACs), sono talvolta prescritti con altri trattamenti concomitanti, che condividono le stesse vie metaboliche e possono aumentare il rischio di sanguinamento maggiore. Obiettivi Valutare l’associazione tra l’uso di NAO, in presenza o meno di trattamenti concomitanti, ed il rischio di sanguinamento maggiore in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. Metodi Disegno, setting e partecipanti Studio di coorte retrospettivo sui dati della National Health Insurance di Taiwan, che ha incluso 91.330 pazienti con fibrillazione atriale non valvolare, con almeno una prescrizione di dabigatran, rivaroxaban, o apixaban tra il 1° gennaio 2012 ed il 31 dicembre 2016 e follow-up finale al 31 dicembre 2016. Trattamenti NAO con o senza uso conomitante di atorvastatina, digossina, verapamil, diltiazem, amiodarone, fluconazolo, ketoconazolo, itraconazolo, voriconazolo o posaconazolo, ciclosporina, eritromicina o claritromicina, dronedarone, rifampicina o fenitoina. Principali esiti e misure Sanguinamento maggiore, definito come ospedalizzazione o accesso al pronto soccorso con diagnosi di emorragia intracranica o gastrointestinale, urogenitale o altro sanguinamento. Le differenze del tasso di incidenza aggiustato tra trimestri-persona (tempo di esposizione per ogni persona durante ogni trimestre dell’anno) dei NAO con o senza trattamenti concomitanti sono state stimate usando la regressione di Poisson e la probabilità inversa di trattamento, ponderate col propensity score. Risultati Su 91.330 pazienti con fibrillazione atriale (età media 74.7 anni [SD, 10.8]; uomini 55.8%; esposizione a NAO: dabigatran 45.347 pazienti, rivaroxaban 54.006 e apixaban 12.886), si sono verificati 4.770 episodi di sanguinamento maggiore durante 447.037 trimestri-persona con prescrizioni di NAO. I trattamenti concomitanti più frequenti erano atorvastatina (27.6%), diltiazem (22.7%), digossina (22.5%) e amiodarone (21.1%). L’uso concomitante di amiodarone, fluconazolo, rifampicina e fenitoina con i NAO causava un significativo incremento nei tassi di incidenza aggiustati per 1000 anni-persona del sanguinamento maggiore, rispetto ai NAO da soli: 38.09 per NAO da soli vs 52.04 per amiodarone (differenza 13.94 [IC 99% 9.76-18.13]); 102.77 NAO vs 241.92 per fluconazolo (differenza 138.46 [IC 99% 80.96-195.97]); 65.66 per NAO vs 103.14 per rifampicina (differenza 36.90 [IC 99% 1.59-72.22) e 56.07 per NAO vs 108.52 per fenitoina (differenza 52.31 [IC 99% 32.18-72.44]; P < .01 per tutti i confronti). Al contrario, rispetto all’uso di NAO da soli, il tasso di incidenza aggiustato per sanguinamento maggiore era significativamente più basso per l’uso concomitante di atorvastatina, digossina ed eritromicina o claritromicina; mentre non variava in maniera significativa per verapamil, diltiazem, ciclosporina ketoconazolo, itraconazolo, voriconazolo o posaconazolo e dronedarone. Conclusioni In pazienti trattati con NAO per fibrillazione atriale non valvolare, l’uso concomitante di amiodarone, fluconazolo, rifampicina e fenitoina è associato ad aumento del rischio di sanguinamento maggiore, rispetto ai NAO da soli. I clinici che prescrivono NAO devono tenere in considerazione i potenziali rischi associati all’uso concomitante di altri farmaci. JAMA. 2017 Oct 3;318(13):1250-1259. doi: 10.1001/jama.2017.13883. Association Between Use of Non-Vitamin K Oral Anticoagulants With and Without Concurrent Medications and Risk of Major Bleeding in Nonvalvular Atrial Fibrillation. Chang SH, Chou IJ, Yeh YH, Chiou MJ, Wen MS, Kuo CT, See LC, Kuo CF. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2656168 - 01/12/2017
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Misoprostolo (Mysodelle), Finasteride, BUCCOLAM (midazolam), Zinbryta (daclizumab). Comunicazione EMA su medicinale per la sclerosi multipla Zinbryta. Nota Informativa Importante su Misoprostolo (Mysodelle) Fonte: AIFA 30/11/2017 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni su misoprostolo (Mysodelle) circa le segnalazioni di una eccessiva tachisistole uterina, che può non rispondere al trattamento tocolitico. ll misoprostolo (Mysodelle) è indicato per l’induzione del travaglio, a partire dalla 36a settimana di gestazione, in donne con cervice sfavorevole, nelle quali l’induzione è clinicamente indicata. Studi clinici e la sorveglianza post-marketing hanno evidenziato casi di tachisistole uterina che non si sono risolti con l’uso di farmaci tocolitici. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglio Illustrativo sono stati aggiornati per includere queste evidenze e le azioni da intraprendere per garantire che questo rischio sia adeguatamente gestito. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-misoprostolo-mysodelle-30112017 Nota Informativa Importante su Finasteride Fonte: AIFA 29/11/2017 Si è conclusa la revisione periodica europea dei medicinali contenenti finasteride (procedura PSUSA). Il profilo rischio/ beneficio dei medicinali contenenti finasteride rimane positivo; tuttavia, sono stati segnalati casi di depressione e/o ideazione suicidaria con l’uso di medicinali contenenti finasteride 1 mg, indicati per il trattamento degli stati precoci di alopecia androgenetica negli uomini di età compresa tra i 18 e i 41 anni. Il PRAC ha ritenuto che ci fossero sufficienti prove a supporto per concludere su almeno una possibile relazione tra depressione e finasteride 1 mg. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-finasteride-29112017 Nota Informativa Importante su BUCCOLAM (midazolam) Fonte: AIFA 27/11/2017 Sono stati riportati casi di difetto di qualità relativi a BUCCOLAM siringhe preriempite in plastica. In un numero esiguo di casi, il cappuccio protettivo semitrasparente rimane sulla punta della siringa quando il cappuccio rosso viene rimosso, impedendo la somministrazione del prodotto. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-buccolam-midazolam-27112017 Nota Informativa Importante su Zinbryta (daclizumab) e Comunicazione EMA su medicinale per la sclerosi multipla Zinbryta (14/11/2017) Fonte: AIFA 24/11/2017 e 14/11/2017) L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso la revisione del medicinale Zinbryta (daclizumab) per la sclerosi multipla e ha confermato le ulteriori restrizioni per ridurre il rischio di un serio danno epatico. Il riesame ha appurato che durante il trattamento con Zinbryta può verificarsi un danno epatico immuno-mediato imprevedibile e potenzialmente fatale, fino a sei mesi dopo la sospensione del trattamento. Negli studi clinici, l’1,7% dei pazienti che ricevevano Zinbryta presentava una grave reazione epatica. Zinbryta ora deve essere usato solo nei pazienti che hanno avuto una risposta inadeguata ad almeno due terapie che modificano la malattia (DMTs) e non possono essere trattati con altri DMTs. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-zinbryta-daclizumab-24112017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinale-la-sclerosi-multipla-zinbryta-14112017 Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) Fonte: AIFA 06/11/2017 Sono state rafforzate le avvertenze contro l’uso di fingolimod (Gilenya) in pazienti con disturbi cardiaci pregressi. Fingolimod è ora controindicato in: • pazienti con infarto del miocardio, angina pectoris instabile, ictus, attacco ischemico transitorio, insufficienza cardiaca scompensata o insufficienza cardiaca di classe III/IV • pazienti con gravi aritmie cardiache. • pazienti con blocco atrio-ventricolare (AV) di secondo grado tipo Mobitz II o con blocco AV di terzo grado o con sindrome del nodo del seno, se non sono portatori di un pacemaker • pazienti con un intervallo QTc basale ≥500 millisecondi. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-gilenya-fingolimod-06112017 - 30/11/2017
- Il valore della farmacovigilanza: dal caso Talidomide alla sicurezza dei farmaci Un concorso di idee per l’ideazione di un’opera d’arte, indetto dall’Agenzia Italiana del Farmaco. La Talidomide è un farmaco con proprietà ipnotico-sedative commercializzato per la prima volta in Germania nel 1956 per la terapia dell’influenza e, successivamente, in 46 Paesi, per la terapia dell’insonnia. Soprattutto, fu ampiamente utilizzato in donne in gravidanza nella terapia delle nausee, grazie anche a una pubblicità che sottolineava la “sicurezza” del prodotto. Negli USA, la Talidomide non ottenne l’autorizzazione all’immissione in commercio per una presunta associazione tra il farmaco e lo sviluppo di neuropatie periferiche. Fin dall’inizio degli anni Sessanta si osservò un incremento di neonati con malformazioni congenite degli arti e fu ipotizzata una correlazione con l’assunzione materna di Talidomide in corso di gravidanza. Il farmaco venne pertanto ritirato dal commercio nel 1961; l’incidenza di malformazioni degli arti è ritornata nei limiti dopo il ritiro dal commercio, confermando l’effetto teratogeno della Talidomide. A questa drammatica vicenda si deve la nascita della Farmacovigilanza, l’insieme delle attività volte all’individuazione, valutazione e prevenzione di effetti avversi o altri problemi correlati all’utilizzo dei farmaci. La Farmacovigilanza ha l’obiettivo di monitorare costantemente il farmaco durante il suo impiego nella pratica clinica, con lo scopo di individuare la comparsa di reazioni avverse (Adverse Drug Reaction = ADR) e verificare gli effetti terapeutici osservati nella sperimentazione clinica, confermandoli e/o individuandone di nuovi. Consapevole dell’importanza, anche simbolica, che la storia della Talidomide e delle sue vittime ha assunto per chi si occupa di medicinali e della loro efficacia e sicurezza, l’AIFA ha deciso quindi di indire un concorso di idee da cui possa scaturire un’occasione di riflessione e un ulteriore monito per tutti coloro che operano nel mondo del farmaco e della farmacovigilanza. Le proposte, contenenti una relazione esplicativa, bozzetti dell’opera ed i curriculum degli artisti, dovranno pervenire nella sede dell’AIFA (via del Tritone 181, 00187 Roma) entro le h 12 del 29 gennaio 2018, in forma anonima. Per maggiori dettagli si veda il bando di concorso, pubblicato sul sito istituzionale dell’AIFA all’indirizzo http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/CIG-Z2220EDD8_Bando_Concorso_Idee_29.11.2017.pdf AIFA indice un concorso di idee sul “caso Talidomide” e sul valore della farmacovigilanza http://www.aifa.gov.it/content/aifa-indice-un-concorso-di-idee-sul-%E2%80%9Ccaso-talidomide%E2%80%9D-e-sul-valore-della-farmacovigilanza - 29/11/2017
- Doppia terapia antitrombotica con dabigatran vs tripla terapia con warfarin I risultati del trial clinico randomizzato RE-DUAL PCI, condotto su pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica. La tripla terapia antitrombotica con warfarin più due antiaggreganti piastrinici è lo standard dopo intervento coronarico percutaneo (PCI) in pazienti con fibrillazione atriale, ma è associata ad alto rischio di sanguinamento. Metodi In questo trial clinico multicentrico randomizzato, 2.725 pazienti con fibrillazione atriale, sottoposti a intervento coronarico percutaneo, sono stati assegnati casualmente a tripla terapia con warfarin più un antipiastrinico (clopidogrel o ticagrelor) e aspirina (da 1 a 3 mesi) o a doppia terapia con dabigatran (110 mg o 150 mg due volte al giorno) più un antipiastrinico (clopidogrel o ticagrelor) senza l’aspirina. In alcuni centri fuori dagli Stati Uniti, sono stati randomizzati anche pazienti anziani (≥80 anni; ≥70 anni in Giappone), per la doppia o tripla terapia. End point primario: evento di sanguinamento maggiore o clinicamente rilevante durante il follow-up (in media, 14 mesi). Il trial ha anche valutato la non inferiorità della duplice terapia col dabigatran rispetto alla triplice terapia col warfarin per quanto riguarda l’incidenza di un end point composito di eventi tromboembolici di efficacia (infarto miocardico, ictus o embolia sistemica), morte o rivascolarizzazione non programmata. Risultati L’incidenza dell’end point primario è stata del 15.4% nel gruppo duplice terapia 110-mg, rispetto al 26.9% del gruppo triplice terapia (hazard ratio, 0.52; IC 95% 0.42 – 0.63; P<0.001 per la non inferiorità; P<0.001 per la superiorità) e del 20.2% nel gruppo doppia terapia 150-mg, mentre è stato del 25.7% nel corrispondente gruppo tripla terapia, che non includeva i pazienti anziani randomizzati nei centri extrastatunitensi (hazard ratio, 0.72; IC 95% 0.58 – 0.88; P<0.001 per la non inferiorità). L’incidenza dell’end point composito di efficacia era 13.7% nei due gruppi trattati con la duplice terapia e del 13.4% nel gruppo triplice terapia (hazard ratio, 1.04; IC 95% 0.84 -1.29; P=0.005 per la non inferiorità). Il tasso di eventi avversi gravi non differiva in maniera significativa trai gruppi. Conclusioni Tra pazienti con fibrillazione atriale sottoposti ad intervento coronarico percutaneo, il rischio di sanguinamento è risultato minore tra quelli trattati con duplice terapia con dabigatran e un antiaggregante piastrinico, piuttosto che fra quelli trattati con triplice terapia con warfarin, un antiaggregante piastrinico e aspirina. La duplice terapia è risultata non inferiore alla triplice terapia per quanto riguarda il rischio di eventi tromboembolici. Trial finanziato da Boehringer Ingelheim; RE-DUAL PCI ClinicalTrials.gov number, NCT02164864. N Engl J Med. 2017 Oct 19;377(16):1513-1524. doi: 10.1056/NEJMoa1708454. Epub 2017 Aug 27. Dual Antithrombotic Therapy with Dabigatran after PCI in Atrial Fibrillation. Cannon CP, Bhatt DL, Oldgren J, Lip GYH, Ellis SG, Kimura T, Maeng M, Merkely B, Zeymer U, Gropper S, Nordaby M, Kleine E, Harper R, Manassie J, Januzzi JL, Ten Berg JM, Steg PG, Hohnloser SH; RE-DUAL PCI Steering Committee and Investigators. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1708454 - 28/11/2017
- Gli antidepressivi in oncologia Una revisione della letteratura e consigli pratici per gli oncologi. L’uso di farmaci psicotropi e, in particolare, di antidepressivi è una parte tassativa del trattamento integrato dei disordini psichiatrici nei pazienti oncologici. Questo lavoro riassume i dati più rilevanti della letteratura allo scopo di fornire consigli pratici sull’uso degli antidepressivi in oncologia. Metodi Nei principali database (Embase/Medline, PsycLIT, PsycINFO, the Cochrane Library), sono state cercate revisioni della letteratura, revisioni sistematiche e meta-analisi pubblicate negli ultimi 30 anni, che sintetizzassero i risultati di studi osservazionali e trial clinici randomizzati di valutazione di efficacia, sicurezza, interazioni, controindicazioni ed uso degli antidepressivi in oncologia, con riguardo ad entrambi gli aspetti: psichiatrico (disturbi dello spettro depressivo, disturbi da stress e d’ansia) ed oncologico (es. dolore, vampate di calore e spossatezza). Risultati Le evidenze supportano l’efficacia degli antidepressivi nel trattamento della depressione maggiore grave in individui con cancro e come trattamento adiuvante dei sintomi cancro-correlati, sebbene le limitazioni dei trial controllati non consentano di giungere a conclusioni certe. I dati indicano anche la necessità di usare una certa cautela nell’uso degli antidepressivi in pazienti oncologici, sia per il profilo di sicurezza che per le possibili interazioni clinicamente significative con gli altri trattamenti. Conclusioni Gli antidepressivi sono un trattamento relativamente sicuro ed efficace per la depressione maggiore grave, nei pazienti oncologici. Sono, comunque, necessarie ulteriori indagini sull’efficacia degli antidepressivi nelle diverse tipologie di tumore, le interazioni con gli agenti antitumorali ed i benefici aggiuntivi quando integrati con interventi psicosociali. Ann Oncol. 2017 Oct 9. doi: 10.1093/annonc/mdx526. [Epub ahead of print] The use of antidepressants in oncology: a review and practical tips for oncologists. Grassi L, Nanni MG, Rodin G, Li M, Caruso R. https://academic.oup.com/annonc/advance-article/doi/10.1093/annonc/mdx526/4372394?searchresult=1 - 22/11/2017
- Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 Il documento del Ministero della Salute è stato approvato dalla Conferenza Stato- Regioni. L’antimicrobico-resistenza, o antibiotico-resistenza, è il fenomeno per cui un microrganismo risulta resistente all’attività di un antibiotico, originariamente efficace per il trattamento delle infezioni da esso causate. Si possono avere fenomeni di resistenza per i farmaci antibatterici (antibiotici), antifungini, antivirali e antiparassitari. L’antibiotico-resistenza (Anti Microbial Resistance AMR) è in aumento e costituisce, ormai, un serio problema di Salute pubblica, poiché rende problematico il trattamento di molte infezioni e rischia di riportarci indietro all’epoca pre-antibiotici. L’Italia è trai paesi dove l’uso di antibiotici e l’antibiotico-resistenza si attestano a livelli superiori alla media europea, come risulta anche dal rapporto, che elabora i dati delle reti europee di sorveglianza relativi al periodo 2013-15, curato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency EMA), dal Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control ECDC) e dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority EFSA). (Cfr. http://www.farmaci-fc.it/2017/08/11/consumo-di-antimicrobici-e-sviluppo-di-antibiotico-resistenza/ ) Il contrasto dell’AMR richiede un approccio globale, “One Health”, che promuova interventi coordinati nell’ambito della medicina umana e veterinaria, nonché per la sicurezza alimentare. Il 30 giugno 2017, la Commissione Europea ha adottato lo European One Health Action Plan against Antimicrobial Resistance (AMR) Ora, il Ministero della Salute pubblica il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020, con lo scopo di dare un indirizzo coordinato e sostenibile per contrastare il fenomeno dell’AMR a livello nazionale, regionale e locale. Gli obiettivi generali della strategia proposta sono: • ridurre la frequenza delle infezioni da microrganismi resistenti agli antibiotici • ridurre la frequenza di infezioni associate all’assistenza sanitaria ospedaliera e comunitaria Al fine di monitorare i progressi nel raggiungimento di questi obiettivi e, quindi, l’impatto del piano e della strategia nazionale, sono stati selezionati alcuni indicatori sintetici nel settore della sorveglianza del consumo di antibiotici, delle infezioni correlate all’assistenza e della percentuale di microrganismi multiresistenti in ambito umano e veterinario. Il piano è stato sviluppato da un gruppo di lavoro multidisciplinare, che ha utilizzato le migliori esperienze e le evidenze disponibili, oltre ai documenti e alle linee guida delle istituzioni internazionali. http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2660 Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2660_allegato.pdf - 21/11/2017
- Global tuberculosis report 2017 Il rapporto annuale dell’OMS: la tubercolosi rimane tra le principali cause di morte, nel mondo, anche a causa delle forme multiresistenti. Secondo il Rapporto 2017 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla tubercolosi, l’impegno mondiale per combattere la tubercolosi ha salvato circa 53 milioni di vite e ridotto il tasso di mortalità per tubercolosi del 37%, dal 2000 ad oggi. Ciononostante, nel 2016, la tubercolosi rimane la prima, tra le malattie infettive che sono causa di morte, nonché la prima causa di morte, nei decessi correlati ad antibioticoresistenza e trai malati di HIV. Nel 2016, si sono avuti 10.4 milioni di nuovi casi di tubercolosi (TBC) nel mondo, il 10% dei quali in malati di HIV. Si stima che 1.7 milioni di persone siano morte per TBC, 400.000 delle quali già malate di HIV. Questi dati corrispondono ad un calo del 4%, rispetto al 2015. La TBC multiresistente (Multidrug-resistant TB, MDR-TB) costituisce un serio problema di Sanità pubblica: l’OMS stima che siano 600.000 i nuovi casi di TBC resistente alla rifampicina, l’antibiotico di prima linea più efficace e che 490.000 di questi siano casi di TBC multiresistente. Solo 1 caso su 5 di TBC multiresistente viene trattato e, comunque, il successo del trattamento è basso: il 54% a livello mondiale. Per il 2017, sono necessari 9.2 miliardi di dollari gli investimenti nella cura e nella prevenzione della TBC nei paesi a reddito medio e basso, ma si stima che siano necessari ulteriori 1.2 miliardi per accelerare lo sviluppo di nuovi diagnostici, farmaci e vaccini. L’obiettivo è di porre fine all’epidemia di TBC per il 2030. È necessario un approccio globale, dinamico e multisettoriale. A questo scopo, sono state organizzate due grandi manifestazioni: la Prima Conferenza ministeriale mondiale per porre fine alla tubercolosi (first WHO Global Ministerial Conference to End TB), Mosca, 16-17 novembre 2017, cui seguirà la Prima Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata alla tubercolosi, nel 2018. WHO, Global tuberculosis report 2017 http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2017/political-commitment-tb/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=e2b91803e2-EMAIL_CAMPAIGN_2017_09_29&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-e2b91803e2-257110669 - 19/11/2017
- ACE inibitori e statine in adolescenti con diabete di tipo 1 Un trial randomizzato e controllato con placebo. Tra gli adolescenti con diabete di tipo 1, rapidi incrementi nella escrezione dell’albumina durante la pubertà precedono lo sviluppo di microalbuminuria e macroalbuminuria, fattori di rischio a lungo termine per nefropatia e malattia cardiovascolare. Gli autori hanno indagato se gli adolescenti con alti livelli di escrezione dell’albumina possano trarre beneficio da ACE inibitori e statine, farmaci non ancora sufficientemente studiati negli adolescenti. Metodi Sono stati valutati 4.407 adolescenti con diabete di tipo 1 e ne sono stati selezionati 1.287 con valori del rapporto albumina/creatinina nel terzo superiore; 443 sono stati randomizzati in un trial di un ACE inibitore e una statina, controllato con placebo, con disegno fattoriale 2×2 che minimizzava le differenze basali di caratteristiche come età, sesso e durata del diabete. L’esito primario per entrambi gli interventi era la variazione dell’escrezione dell’albumina valutata in base al rapporto albumina/creatinina calcolato su tre campioni di urina mattutina, ogni sei mesi, per la durata di 2-4 anni ed espresso dall’area sottostante la curva. Importanti esiti secondari erano: sviluppo di microalbuminuria, progressione della retinopatia, variazioni del tasso di filtrazione glomerulare, livelli lipidici e misure del rischio cardiovascolare (spessore intima-media carotideo e livelli della proteina C reattiva ad alta sensibilità e della dimetilarginina asimmetrica). Risultati L’esito primario non è stato modificato dalla terapia con ACE inibitori, dalla terapia con statine, né dalla combinazione delle due. L’uso di un ACE inibitore è risultato associato ad una più bassa incidenza di microalbuminuria, rispetto all’uso del placebo, ma questo risultato non è stato considerato significativo, dal momento che i risultati dell’esito primario e dell’analisi statistica erano negativi (hazard ratio, 0.57; IC 95% 0.35 – 0.94). L’uso di statine ha ridotto i livelli del colesterolo totale, LDL e non HDL, ha ridotto i livelli dei trigliceridi ed il rapporto apolipoproteina B/ apolipoproteina A1, mentre nessun farmaco ha avuto effetti significativi su spessore intima-media carotideo, altri marker cardiovascolari, tasso di filtrazione glomerulare o progressione della retinopatia. L’aderenza generale alla terapia è stata del 75% e le reazioni avverse gravi erano simili nei diversi gruppi. Conclusioni L’uso di un ACE inibitore ed una statina non hanno avuto effetti sul tasso albumina/ creatinina. N Engl J Med. 2017 Nov 2;377(18):1733-1745. doi: 10.1056/NEJMoa1703518. ACE Inhibitors and Statins in Adolescents with Type 1 Diabetes. Marcovecchio ML, Chiesa ST, Bond S, Daneman D, Dawson S, Donaghue KC, Jones TW, Mahmud FH, Marshall SM, Neil HAW, Dalton RN, Deanfield J, Dunger DB; AdDIT Study Group. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1703518 - 18/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 Un video dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli antibiotici sono spesso usati per trattare le infezioni, ma non sempre sono la risposta giusta. Ognuno di noi può svolgere un ruolo per ridurre l’antibioticoresistenza. - 17/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 Previeni le infezioni con la corretta igiene. Gli antibiotici devono essere presi solo dalla persona alla quale sono stati prescritti. Chiedi sempre il parere di un operatore sanitario qualificato, prima di assumere un antibiotico. http://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/2017/social-media/checklist.gif?ua=1 - 16/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 Un gioco interattivo dell’OMS per insegnare ai ragazzi il corretto uso degli antibiotici. Nell’ambito della settimana mondiale contro l’antibioticoresistenza, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ideato anche un gioco interattivo rivolto ai ragazzi. Antibiotici: maneggiare con cura. Impara come utilizzare correttamente gli antibiotici e aiuta a bloccare la diffusione dell’antibioticoresistenza. http://apps.who.int/world-antibiotic-awareness-week/activities/en - 14/11/2017
- Prescrizione di NAO e rischio di sanguinamento Uno studio sul database sanitario del Friuli Venezia Giulia. Obiettivo di questo studio è valutare il tasso di prescrizione e indagare se i Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO) siano correlati ad aumento del rischio di sanguinamento, nella regione italiana del Friuli Venezia Giulia. (1.220.000 abitanti). Metodi Fonte dei dati: banca dati del Sistema Sanitario Regionale. Sono stati calcolati i tassi di prescrizione di rivaroxaban, dabigatran e apixaban sulla popolazione locale, nel 2014 e nel 2015 ed è stata condotta una stratificazione per classe di età e genere. Sono state condotte un’analisi case-crossover a intervalli appaiati e un’analisi case-time-control per valutare il rischio di ospedalizzazione con diagnosi di sanguinamento e prescrizione di NAO. Risultati Nella popolazione regionale ≥18 anni, sono state compilate 1.626 prescrizioni di NAO per 100.000 anni-popolazione, nel 2014 e 3.370 nel 2015. Il tasso di prescrizione aumentava con l’età ed era maggiore nella popolazione maschile. In generale, l’uso di NAO non è risultato associato a maggiore rischio di ospedalizzazione per sanguinamento, rispetto al non uso. Un aumento del rischio non significativo è stato osservato trai pazienti con bassa intensità di prescrizione. Conclusioni Lo studio ha evidenziato un un trend crescente delle prescrizioni di NAO, nel Friuli Venezia Giulia. Non si è osservato un aumento del rischio di eventi di sanguinamento, correlato all’uso di NAO, rispetto al non uso. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2017 Oct;26(10):1205-1212. doi: 10.1002/pds.4279. Epub 2017 Jul 31. New oral anticoagulant prescription rate and risk of bleeding in an Italian region. Valent F. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pds.4279/full - 09/11/2017
- Farmaci per l’asma cronica: come e perché ridurli Una revisione dello stato dell’arte valuta come le nuove acquisizioni della ricerca possano essere applicate alla pratica clinica. L’asma è una malattia cronica delle vie aeree piuttosto comune. Obiettivo della gestione dell’asma è controllare i sintomi minimizzando gli effetti collaterali del trattamento. Dopo un periodo di asma stabile, i medici dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di abbandonare il trattamento. Questo approccio è raccomandato dalle linee guida vigenti. È stata studiata la de-prescrizione per diversi tipi di regimi di farmaci per l’asma e alcuni approcci possono avere rischio inferiore rispetto ad altri. Le revisioni sistematiche di studi multipli supportano i seguenti approcci specifici: 1) ottimizzare il dosaggio dei corticosteroidi inalatori, mentre si interrompono i corticosteroidi orali; 2) ridurre il dosaggio dei corticosteroidi inalatori broncodilatatori a lunga durata (ICS-LABA), aggiungendo ICS-LABA al bisogno; 3) aggiungere gli antagonisti recettoriali dei leucotrieni, mentre si riduce la dose dei corticosteroidi per via inalatoria; 4) utilizzare l’immunoterapia allergica mentre si riduce il dosaggio dei corticosteroidi inalatori. Le revisioni sistematiche di studi supportano un aumento del rischio di esacerbazione dell’asma nei pazienti che interrompono completamente l’assunzione di corticosteroidi inalatori o broncodilatatori a lunga durata. Le strategie per la de-prescrizione includono l’uso della previsione del rischio e gli strumenti a sostegno di un processo decisionale condiviso e la comunicazione sul rischio tra medici e pazienti. BMJ. 2017 Oct 16;359:j4438. doi: 10.1136/bmj.j4438. Why and how to step down chronic asthma drugs. Gionfriddo MR, Hagan JB, Rank MA. http://www.bmj.com/content/359/bmj.j4438 - 07/11/2017
- IPP e rischio di cancro gastrico dopo trattamento per Helicobacter pylori Uno studio basato sulla popolazione. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono associati al peggioramento dell’atrofia gastrica, particolarmente nei soggetti con infezione da Helicobacter pylori (HP). Gli autori hanno determinato l’associazione tra l’uso di IPP e cancro gastrico, nei pazienti colpiti da infezione da HP e trattati con terapia per l’eradicazione. Metodi Disegno: studio basato sul database sanitario della popolazione di Hong Kong. Sono stati individuati i pazienti adulti che hanno ricevuto prescrizioni per la triplice terapia a base di claritomicina tra il 2003 ed il 2012. Sono stati esclusi i casi di fallimento terapeutico, di cancro gastrico diagnosticato entro 12 mesi dalla terapia ed i casi di ulcera gastrica. Sono stati esclusi anche i pazienti con prescrizioni di IPP o antagonisti dei recettori H2 dell’istamina nei sei mesi precedenti il tumore gastrico, per evitare un bias protopatico. È stato valutato il rischio di tumore gastrico con IPP con modello di rischio proporzionale di Cox con aggiustamento del propensity score. L’esposizione agli H2 antagonisti è stata usata come controllo. Risultati Su 63.397 soggetti eleggibili, 153 (0.24%) hanno sviluppato un tumore gastrico durante un follow-up medio di 7.6 anni. L’uso di IPP è risultato associato ad aumentato rischio di tumore gastrico (HR 2.44, IC 95% 1.42-4.20). Al contrario, gli antagonisti dei recettori H2 dell’istamina non sono risultati associati ad aumentato rischio di tumore gastrico (HR 0.72, IC 95% 0.48-1.07). Il rischio aumentava con la durata d’uso degli inibitori della pompa protonica (HR 5.04, IC 95% 1.23-20.61; 6.65, IC 95% 1.62- 27.26 e 8.34, IC 95% 2.02-34.41 per ≥1 anno, ≥2 anni e ≥3 anni, rispettivamente). La differenza di rischio assoluta aggiustata dell’uso di IPP rispetto a non-IPP era 4.29 casi di cancro gastrico (IC 95% 1.25- 9.54) per 10.000 persone-anno. Conclusioni L’uso a lungo termine di inibitori della pompa protonica rimane associato ad aumento del rischio di tumore gastrico anche dopo terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori. Gut. 2017 Oct 31. pii: gutjnl-2017-314605. doi: 10.1136/gutjnl-2017-314605. [Epub ahead of print] Long-term proton pump inhibitors and risk of gastric cancer development after treatment for Helicobacter pylori: a population-based study. Cheung KS, Chan EW, Wong AYS, Chen L, Wong ICK, Leung WK. http://gut.bmj.com/content/early/2017/09/18/gutjnl-2017-314605.long - 06/11/2017
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su Zinbryta, farmaci contenenti flupirtina e medicinali a base di amido idrossietilico. Comunicazione EMA su medicinale per la sclerosi multipla Zinbryta Fonte: AIFA 27/10/2017 Una revisione ha evidenziato un rischio di danno epatico immuno-mediato, imprevedibile e potenzialmente fatale, correlato al trattamento con Zinbryta; rischio che permane fino a sei mesi dopo la sospensione del farmaco. Di conseguenza, il Comitato per la valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) raccomanda ulteriori restrizioni all’uso del medicinale. Zinbryta può essere prescritto solo per forme recidivanti di sclerosi multipla, in pazienti che hanno avuto una risposta inadeguata ad almeno due terapie modificanti la malattia (DMT) e non possono essere trattati con altre DMT. È, inoltre, necessario un rigoroso monitoraggio della funzione epatica del paziente. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinale-la-sclerosi-multipla-zinbryta-27102017 Comunicazione EMA su farmaci contenenti flupirtina Fonte: AIFA 27/10/2017 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), su richiesta della Agenzia regolatoria tedesca, inizierà una nuova revisione dei benefici e rischi dei farmaci contenenti flupirtina, indicati per alleviare il dolore. Una precedente revisione dell’EMA, nel 2013, ha introdotto misure per limitare l’uso di questi farmaci a causa del rischio di gravi problemi epatici. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-farmaci-contenenti-flupirtina-27102017 Comunicazione EMA su medicinali a base di amido idrossietilico Fonte: AIFA 27/10/2017 L’Agenzia Europea dei Medicinali ha avviato una nuova revisione delle soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES). La revisione viene avviata a seguito dei risultati di due studi di farmacoutilizzazione i quali hanno evidenziato che i medicinali contenenti HES vengono utilizzati al di fuori delle indicazioni autorizzate, anche in pazienti critici e in quelli con sepsi e lesioni renali, nonostante le restrizioni introdotte nel 2013 per ridurre i rischi di problemi renali e mortalità. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-amido-idrossietilico-27102017 - 31/10/2017
- Enoxaparina in gravidanza Uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione ne valuta la sicurezza fetale. L’enoxaparina è largamente usata in gravidanza, dal momento che la gravidanza è uno stato ipercoagulativo, ma la sicurezza fetale è stata poco investigata. Obiettivi: esaminare la sicurezza fetale dell’esposizione all’enoxaparina, durante la gravidanza. Metodi È stato condotto uno studio retrospettivo basato sulla popolazione, collegando database computerizzati israeliani: i registri di dispensazione dei farmaci dei Clalit Health Services ed i registri materni e infantili ospedalieri, tra il 1998 ed il 2009. Sono stati usati modelli di regressione logistica multivariata per esaminare le associazioni tra l’esposizione all’enoxaparina nel primo e nel terzo trimestre e malformazioni maggiori ed altri esiti avversi neonatali, aggiustati per fattori di confondimento. Risultati Su un totale di 109.473 gravidanze singole, rispettivamente 418 e 572 sono state esposte all’enoxaparina durante il primo ed il terzo trimestre. L’esposizione durante il primo trimestre non è risultata associata ad aumento del rischio di malformazioni congenite maggiori (adjusted odds ratio aOR 1.1,IC 95% 0.8-1.6) e l’esposizione nel terzo trimestre non era associata ad aumento del rischio di basso peso alla nascita (aOR 1.1, IC 95% 0.8-1.4), basso indice di Apgar (aOR 0.9, IC 95% 0.4-1.8) o mortalità perinatale (aOR 0.6, IC 95% 0.1-2.9). Conclusioni L’esposizione all’enoxaparina durante la gravidanza non è risultata associata ad aumento del rischio di malformazioni maggiori, ciononostante il rischio di malformazioni specifiche non può essere escluso completamente. Drug Saf. 2017 Nov;40(11):1147-1155. doi: 10.1007/s40264-017-0573-7. The Fetal Safety of Enoxaparin Use During Pregnancy: A Population-Based Retrospective Cohort Study. Shlomo M, Gorodischer R, Daniel S, Wiznitzer A, Matok I, Fishman B, Koren G, Levy A. https://link.springer.com/article/10.1007/s40264-017-0573-7 - 30/10/2017
- Tossicità gastrointestinale con inibitori selettivi della COX-2 e/o FANS convenzionali Uno studio caso-controllo. Obiettivi Valutare il rischio di perforazione gastrointestinale, ulcere e sanguinamenti, associati all’uso di inibitori selettivi della COX-2, con o senza con inibitori della pompa protonica (IPP) e farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) convenzionali con IPP, rispetto ai FANS convenzionali da soli. Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo su utilizzatori di FANS convenzionali e/o inibitori selettivi della COX-2 nel Dutch PHARMO Record Linkage System, nel periodo 1998-2012. Casi erano i pazienti ≥18 anni con un primo ricovero ospedaliero per perforazione gastrointestinale, ulcera o sanguinamento. Ad ogni caso sono stati appaiati fino a 4 controlli per età e sesso. È stata utilizzata l’analisi di regressione logistica per calcolare gli Odds Ratio (OR). Risultati Alla data indice, 2.634 casi e 5.074 controlli erano utilizzatori abituali di FANS o inibitori selettivi della COX-2. Rispetto ai FANS convenzionali, gli inibitori selettivi della COX-2 con gli IPP avevano il rischio più basso di perforazione gastrointestinale, ulcera o sanguinamento (adjusted OR 0.51, IC 95% 0.35-0.73) seguiti da inibitori selettivi della COX-2 da soli (adjusted OR 0.66, IC 95% 0.48-0.89) e FANS convenzionali con IPP (adjusted OR 0.79, IC 95% 0.68-0.92). Tra gli utilizzatori di FANS convenzionali con IPP, il rischio era più basso per i pazienti ≥75 anni (adjusted interaction OR 0.79, IC 95% 0.64-0.99). Al contrario, tra chi assumeva inibitori selettivi della COX-2, il rischio era più alto per i ≥75 (adjusted interaction OR 1.22, IC 95% 1.01-1.47). Conclusioni Gli inibitori selettivi della COX-2 con o senza IPP e FANS convenzionali con IPP sono risultati associati a minore rischio di perforazione gastrointestinale, ulcera o sanguinamento, rispetto ai FANS convenzionali da soli. Questi effetti erano modificati dall’età. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2017 Oct;26(10):1141-1148. doi: 10.1002/pds.4183. Epub 2017 Mar 31. Gastrointestinal toxicity among patients taking selective COX-2 inhibitors or conventional NSAIDs, alone or combined with proton pump inhibitors: a case-control study. Bakhriansyah M, Souverein PC, de Boer A, Klungel OH. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pds.4183/abstract;jsessionid=F9A6F0946B4509F5942492E6FF026096.f02t03 - 25/10/2017
- SSRI e prolungamento dell’intervallo QT Una ricerca su VigiBase e sulla banca dati della Farmacovigilanza francese. Il prolungamento dell’intervallo QT è descritto con citalopram ed escitalopram, mentre rimangono discussi gli effetti degli altri inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (Selective Serotonin Reuptake Inhibitors – SSRI). Questo lavoro analizza le segnalazioni di prolungamento dell’intervallo QT con gli SSRI, in due database di Farmacovigilanza, al fine di individuare un eventuale segnale anche per gli altri inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina. Metodi Sono stati condotti due tipi di ricerca: 1) uno studio comparativo su VigiBase, la banca dati dell’organizzazione Mondiale della Sanità, dove sono state selezionate le segnalazioni di prolungamento dell’intervallo QT correlate a sei SSRI: citalopram, escitalopram, fluoxetina, fluvoxamina, paroxetina sertralina. Sono stati esclusi i casi di overdose e gravidanza. La correlazione tra SSRI sospetto e prolungamento dell’intervallo QT è stata valutata calcolando il reporting odds ratio (ROR) in un modello di studio caso/non caso; 2) uno studio descrittivo delle segnalazioni di prolungamento dell’intervallo QT con citalopram ed escitalopram presenti nella banca dati della Farmacovigilanza francese. Risultati In VigiBase, sono state individuate 855 segnalazioni (età media 56.2 anni, donne 73%). Tra queste, 172 (20.1%) erano correlate ad escitalopram, 299 (35.0%) a citalopram, 186 (21.8%) a fluoxetina, 94 (11.0%) a sertralina, 66 (7.7%) a paroxetina e 38 (4.4%) a fluvoxamina. È stato trovato un valore significativo di ROR (≥1) solo per citalopram (3.35; IC 95% 2.90-3.87) ed escitalopram (2.50; 2.11-2.95). Nella banca dati della Farmacovigilanza francese, erano presenti 8 segnalazioni di prolungamento dell’intervallo QT con citalopram e 27 con escitalopram, per il 77.1% relative a donne, età media di 73.2 anni. In 23 casi (66%), oltre agli SSRI, erano presenti altri farmaci sospetti, principalmente cardiotropici e psicotropi. In sei pazienti, è stata segnalata anche ipopotassiemia. Conclusioni Questo studio condotto sulle condizioni di vita reale mostra un chiaro segnale di prolungamento dell’intervallo QT solo con due SSRI: citalopram ed escitalopram, cosa che indica che il prolungamento dell’intervallo QT non è un effetto di classe. Psychopharmacology (Berl). 2017 Aug 3. doi: 10.1007/s00213-017-4685-7. [Epub ahead of print] A comparative study of QT prolongation with serotonin reuptake inhibitors. Ojero-Senard A, Benevent J, Bondon-Guitton E, Durrieu G, Chebane L, Araujo M, Montastruc F, Montastruc JL. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00213-017-4685-7 - 24/10/2017
- Le segnalazioni dei pazienti in Farmacovigilanza I risultati di uno studio condotto dai centri collaboratori dell’OMS per la Farmacovigilanza: Netherlands Pharmacovigilance Centre Lareb, il Centro Nazionale di Farmacovigilanza dei Paesi Bassi e Uppsala Monitoring Centre, in Svezia, che ha sviluppato e gestisce VigiBase, la banca dati mondiale delle segnalazioni di ADR. La segnalazione spontanea dei pazienti è possibile fin dagli anni ’60 negli USA, in Canada e in Australia. Nell’UE, è stata introdotta con la nuova legislazione di Farmacovigilanza, nel 2012. La segnalazione dei pazienti in Farmacovigilanza è importante e contribuisce alla rilevazione del segnale. Tuttavia, le descrizioni di metodologie sull’uso delle segnalazioni dei pazienti per la rilevazione del segnale sono scarse e le esperienze di come le segnalazioni dei pazienti siano usate in Farmacovigilanza sono limitate a pochi Paesi. Obiettivi Indagare il contributo della segnalazione dei pazienti alla rilevazione del segnale mondiale, in VigiBase. Metodi I dati sono stati estratti da VigiBase nel settembre 2016. Le serie di combinazioni farmaco-evento sono state ristrette a quelle con oltre il 50% di segnalazioni di pazienti, con segnalatore definito come “consumatore/non professionista sanitario”, nello standard internazionale E2B, utilizzato per la trasmissione dei dati di sicurezza. È stato applicato vigiRank alle segnalazioni dei pazienti, per definire i livelli di priorità delle combinazioni da valutare. Sono stati usati, come fonti di informazioni sulle reazioni avverse a farmaco (ADR), sia il foglio illustrativo che il riassunto delle caratteristiche del prodotto. I ricercatori dello Uppsala Monitoring Centre e del Netherlands Pharmacovigilance Centre Lareb hanno classificato in categorie le combinazioni. I potenziali segnali sono stati, quindi, sottoposti ad una revisione clinica più approfondita per determinare se le questioni di sicurezza dovessero diventare “segnali”. Risultati Delle 212 combinazioni valutate, 20 (9%) hanno originato 8 segnali, comunicati all’interno del programma di Farmacovigilanza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La revisione dei fogli illustrativi e dei riassunti delle caratteristiche del prodotto ha evidenziato una insufficiente descrizione delle ADR per i pazienti ed esempi di scarsa coerenza con le informazioni sul prodotto per i professionisti sanitari. La descrizione dei pazienti forniva dettagli sull’esperienza e l’impatto della ADR e l’evidenza che i pazienti fanno una personale valutazione del rischio e del nesso di causalità. Conclusioni La segnalazione dei pazienti fornisce informazioni uniche e di qualità per la valutazione del segnale. Nuovi approcci per evidenziare le segnalazioni dei pazienti nella rilevazione statistica del segnale possono migliorare ulteriormente il loro contributo alla Farmacovigilanza. Drug Saf. DOI 10.1007/s40264-017-0594-2. Safety Concerns Reported by Patients Identified in a Collaborative Signal Detection Workshop using VigiBase: Results and Reflections from Lareb and Uppsala Monitoring Centre. Watson S., Chandler R. E., Taavola H., Harmark L., Grundmark B., Zekarias A., Star K., van Hunsel F. https://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs40264-017-0594-2.pdf - 23/10/2017
- Nuovi anticoagulanti orali e warfarin a confronto Uno studio osservazionale multicentrico, basato sulla popolazione valuta la sicurezza comparativa, nel trattamento del tromboembolismo venoso. Obiettivi Determinare la sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali (NAO), o anticoagulanti orali diretti (direct oral anticoagulant DOAC), rispetto al warfarin, nel trattamento del tromboembolismo venoso. Metodi Disegno: studio restrospettivo di coorte combinato, condotto dal 1 gennaio 2009 al 31 marzo 2016. Setting: dati di 6 giurisdizioni del sistema sanitario del Canada e degli USA. Partecipanti: 59.525 adulti (12.489 utilizzatori di NAO e 47.036 di warfarin) con nuova diagnosi di tromboembolismo venoso e prescrizione di NAO o warfarin entro 30 giorni dalla diagnosi. Principali esiti e misure: ricovero ospedaliero o accesso al pronto soccorso per sanguinamento maggiore e mortalità per tutte le cause entro 90 giorni dall’inizio del trattamento. Sono stati usati propensity score combinati e modelli comuni di fragilità per stimare gli hazard ratio dei risultati del confronto dei NAO col warfarin. In ogni centro, sono state condotte meta-analisi in maniera indipendente e stimati gli hazard ratio raggruppati di tutti i centri. Risultati Su 59.525 partecipanti, 1.967 (3.3%) hanno avuto un sanguinamento maggiore e 1.029 (1.7%) sono morti, durante un follow-up medio di 85.2 giorni. Il rischio di sanguinamento maggiore era simile per NAO e warfarin (pooled hazard ratio 0.92, IC 95% 0.82-1.03) con direzione generale dell’associazione favorevole all’uso dei NAO. Non sono risultate differenze nel rischio di morte (pooled hazard ratio 0.99, 0.84-1.16) per i NAO rispetto al warfarin. Non c’era evidenza di eterogeneità trai centri, trai pazienti con o senza patologie renali croniche, trai gruppi di età o tra uomini e donne. Conclusioni In questa analisi condotta su adulti con un episodio di trombembolismo venoso, il trattamento con i nuovi anticoagulanti orali, rispetto al warfarin, non è risultato associato ad aumento del rischio sanguinamento maggiore o mortalità per tutte le cause, nei primi 90 giorni. Trial registration Clinical trials NCT02833987. BMJ. 2017 Oct 17;359:j4323. doi: 10.1136/bmj.j4323. Comparative safety of direct oral anticoagulants and warfarin in venous thromboembolism: multicentre, population based, observational study. Jun M, Lix LM, Durand M, Dahl M, Paterson JM, Dormuth CR, Ernst P, Yao S, Renoux C, Tamim H, Wu C, Mahmud SM, Hemmelgarn BR; Canadian Network for Observational Drug Effect Studies (CNODES) Investigators. http://www.bmj.com/content/359/bmj.j4323.long - 18/10/2017
- OKkio alla SALUTE I risultati dell’indagine 2016 sui bambini delle scuole primarie della Sardegna. Okkio alla Salute è nato nel 2007 nell’ambito del progetto “Sistema di indagini sui rischi comportamentali in età 6-17 anni”; è promosso e finanziato dal Ministero della Salute/CCM e coordinato dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) dell’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con le Regioni, il Ministero della Salute e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. È un sistema di sorveglianza del sovrappeso, dell’obesità e dei fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie (6-10 anni), che ha l’obiettivo principale di descrivere la variabilità geografica e l’evoluzione nel tempo dello stato ponderale, delle abitudini alimentari, dei livelli di attività fisica svolta dai bambini e delle attività scolastiche favorenti la sana nutrizione e l’esercizio fisico, al fine di orientare la realizzazione di iniziative utili ed efficaci per il miglioramento delle condizioni di vita e di salute dei bambini delle scuole primarie. Okkio alla Salute è collegato al programma europeo Guadagnare salute e ai Piani di Prevenzione nazionali e regionali e fa parte dell’iniziativa della Regione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Childhood Obesity Surveillance Initiative (COSI). I dati della Sardegna in sintesi La Sardegna è risultata tra le regioni più virtuose d’Italia (al terzo posto dopo la Provincia Autonoma di Bolzano e la Valle d’Aosta) con il 22,7% dei bambini in eccesso ponderale (17,2 % sovrappeso, 4,8% obesi e 0,7% obesi gravi), mentre la media nazionale è del 30,6% (21,3 % sovrappeso, 7,2% obesi e 2,1% obesi gravi). Per quanto riguarda l’alimentazione, però, solo il 53% dei bambini assume un’adeguata colazione e il 27% un’adeguata merenda di metà mattina. Solo il 37% dei bambini consuma frutta 2-3 volte al giorno ed altrettanti una sola porzione al giorno, 1 bambino su 4 mangia frutta meno di una volta al giorno o mai nell’intera settimana. Il 40% dei bambini consuma verdura meno di una volta al giorno o mai nell’intera settimana. Il 64% del totale dei bambini ha giocato all’aperto e il 44% dei bambini ha fatto attività sportiva strutturata il pomeriggio antecedente all’indagine. Infine, è emersa, nei genitori di bambini sovrappeso (oltre 1 su 3), una sottostima dello stato ponderale del proprio figlio, che non coincide con la misura rilevata. Okkio alla Salute, Risultati dell’indagine 2016. Regione Sardegna http://www.epicentro.iss.it/okkioallasalute/ http://www.epicentro.iss.it/territorio/Sardegna/ - 17/10/2017
- Inibitori della pompa protonica e rischio di morte Uno studio di coorte osservazionale sui veterani degli Stati Uniti. Obiettivi Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono largamente utilizzati ed il loro uso è associato ad aumentato rischio di reazioni avverse (ADR), ma non è noto se sia associato anche ad incremento del rischio di morte. Obiettivo di questo lavoro è valutare l’associazione tra l’uso di IPP e mortalità per tutte le cause. Metodi Disegno: studio di coorte longitudinale. Setting: banca dati dell’US Department of Veterans Affairs. Partecipanti: coorte primaria di nuovi utilizzatori di IPP o antagonisti dei recettori H2 dell’istamina (H2 antagonisti) (n=349.312); ulteriori coorti includevano IPP versus non uso di IPP(n=3.288.092) e IPP versus non uso di IPP e non uso di H2 antagonisti (n=2 887 030). Esito primario da valutare: rischio di morte Risultati Durante un follow-up medio di 5.71 anni (IQR 5.11-6.37), l’uso di IPP era associato ad aumentato rischio di morte, rispetto all’uso di H2 antagonisti (HR 1.25, IC 95% 1.23-1.28). Il rischio di morte associato all’uso di IPP era più alto nelle analisi aggiustate per propensity score di grandi dimensioni (HR 1.16, IC 1.13 – 1.18), nella stima dell’inclusione residua a due stadi (HR 1.21, IC 1.16 – 1.26) e nella coorte appaiata 1:1 per propensity score tempo-dipendente (HR 1.34, IC 1.29-1.39). Il rischio di morte aumentava considerando l’uso di IPP rispetto al non uso (HR 1.15, IC 1.14-1.15) e l’uso di IPP verso il non uso di IPP e il non uso di H2 antagonisti (HR 1.23, IC 1.22 -1.24). Il rischio di morte associato all’uso di IPP aumentava trai partecipanti senza patologie gastrointestinali: IPP versus H2 antagonisti (HR 1.24, IC 1.21-1.27), uso di IPP versus non uso di IPP (HR 1.19, IC 1.18-1.20) e uso di IPP versus non uso di IPP e non uso di H2 antagonisti (HR 1.22, IC 1.21-1.23). Tra i nuovi utilizzatori di IPP, vi era un’associazione proporzionale tra durata dell’esposizione e rischio di morte. Conclusioni I risultati suggeriscono un aumento del rischio di morte tra gli utilizzatori di IPP, in particolare, tra quelli senza patologie gastrointestinali e per gli usi prolungati. È consigliabile limitare l’uso degli inibitori della pompa protonica ai casi per i quali sono indicati e solo per il tempo necessario. BMJ Open. 2017 Jul 4;7(6):e015735. doi: 10.1136/bmjopen-2016-015735. Risk of death among users of Proton Pump Inhibitors: a longitudinal observational cohort study of United States veterans. Xie Y, Bowe B, Li T, Xian H, Yan Y, Al-Aly Z. http://bmjopen.bmj.com/content/7/6/e015735.long - 16/10/2017
- Global Handwashing Day La giornata mondiale per l’igiene delle mani (15 ottobre 2017). Il 15 ottobre di ogni anno si celebra il Global Handwashing Day, istituito nel 2008 dalla Global Handwashing Partnership per aumentare la consapevolezza dell’importanza di lavare le mani con il sapone, come metodo efficace e sostenibile di prevenzione delle malattie. Per esempio, diarrea e polmonite, insieme, causano la morte di 3.5 milioni di bambini, ogni anno. Si stima che lavare le mani col sapone possa ridurre i casi di diarrea del 30% e quelli di polmonite del 21% e ridurre i decessi per diarrea del 50% e quelli per polmonite del 25%. Nel quadro di questa campagna, il Ministero della Salute ha pubblicato gli opuscoli Lavare le mani. Ecco come, quando e perché (tradotto da un testo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità) e Previeni le infezioni con il corretto lavaggio delle mani. http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_3_1_1.jsp?menu=dossier&p=dadossier&id=21 www.cdc.gov/features/globalhandwashing/index.html https://globalhandwashing.org/global-handwashing-day/ https://globalhandwashing.org/ http://www.who.int/life-course/news/events/global-handwashing-day-2017/en/ https://en.wikipedia.org/wiki/Global_Handwashing_Day - 15/10/2017
- Liraglutide orale Un trial randomizzato ne valuta l’efficacia sul controllo glicemico, in pazienti con diabete di tipo 2, rispetto alla formulazione sottocutanea e al placebo . Obiettivi Confrontare l’efficacia del liraglutide orale col placebo (primario) e col liraglutide sottocutaneo open label (secondario) sul controllo glicemico in pazienti con diabete di tipo 2. Disegno, setting e pazienti Trial di fase 2, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli, di individuazione della dose, della durata di 26 settimane con 5 settimane di follow-up, condotto in 100 centri di 14 Paesi, tra dicembre 2013 e dicembre 2014. Su 1.106 partecipanti valutati, ne sono stati randomizzati 632 con diabete di tipo 2 e controllo glicemico non sufficiente, con dieta ed esercizio fisico da soli o con dose fissa di metformina. La randomizzazione è stata stratificata per l’uso di metformina. Interventi Liraglutide orale una volta al giorno da 2.5 mg (n = 70), 5 mg (n = 70), 10 mg (n = 70), 20 mg (n = 70), 40 mg a scalare in 4 settimane (riduzione della dose standard; n = 71), 40 mg a scalare in 8 settimane (riduzione lenta; n = 70), 40 mg a scalare in 2 settimane (riduzione rapida, n = 70), placebo orale (n = 71 in doppio cieco) o liraglutide sottocutaneo da 1.0 mg una volta a settimana (n = 70) per 26 settimane. Principali esiti e misure L’endpoint primario era la variazione dell’emoglobina A1c (HbA1c) dal livello basale alla 26° settimana. L’endpoint secondario includeva le variazioni del peso corporeo e gli eventi avversi. Risultati Le caratteristiche di base erano comparabili trai gruppi. Dei 632 pazienti (età media 57.1 anni [SD, 10.6]; uomini 395 (62.7%); durata del diabete 6.3 anni [SD, 5.2]; peso 92.3 kg [SD, 16.8]; BMI, 31.7 [SD, 4.3]), 583 (92%) hanno completato il trial. Variazione media nel livello di HbA1c, dal basale alla 26° settimana: con liraglutide orale (range dose-dipendente) da −0.7% a −1.9%, liraglutide sottocutaneo −1.9%, placebo −0.3%. Le riduzioni con liraglutide orale erano significative verso il placebo (differenza stimata del trattamento [ETD] dose-dipendente per liraglutide orale vs placebo, range da –0.4% a –1.6%; P = .01 per 2.5 mg, <.001 per tutti gli altri dosaggi). Le riduzioni di peso corporeo sono risultate maggiori con liraglutide orale (range dose-dipendente da −2.1 kg a −6.9 kg) e liraglutide sottocutaneo (−6.4 kg) vs placebo (−1.2 kg) e significative per i dosaggi di liraglutide orale ≥ 10 mg vs placebo (ETD dose-dipendente range da –0.9 a –5.7 kg; P < .001). Eventi avversi sono stati segnalati da 63 a 86% (371 pazienti su 490) nei gruppi liraglutide orale, 81% (56/69 pazienti) nel gruppo liraglutide sottocutanea e 68% (48/71 pazienti) nel gruppo placebo. Gli eventi avversi più comuni erano quelli gastrointestinali da leggeri a moderati. Conclusioni In pazienti con diabete di tipo 2, il trattamento con liraglutide orale ha ottenuto un miglior controllo glicemico, rispetto al placebo, in un periodo di 26 settimane. Questi risultati supportano la necessità di uno studio di fase 3 per valutare l’efficacia e gli esiti clinici su un periodo più lungo, nonché la sicurezza. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT01923181 JAMA. 2017;318(15):1460-1470. doi:10.1001/jama.2017.14752. Effect of Oral Semaglutide Compared With Placebo and Subcutaneous Semaglutide on Glycemic Control in Patients With Type 2 DiabetesA Randomized Clinical Trial. Melanie Davies, Thomas R. Pieber, Marie-Louise Hartoft-Nielsen, Oluf K. H. Hansen, Serge Jabbour, Julio Rosenstock. https://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2657376 - 14/10/2017
- Il morbillo nell’Unione Europea Focolai in atto, ultimi dati e tendenze nel Rapporto dell’European Centre for Disease Prevention and Control (EDCD). In alcuni paesi dell’Unione Europea / Spazio Economico Europeo continuano a verificarsi focolai di morbillo. Il rapporto ECDC sulla prevenzione delle malattie trasmissibili (Communicable Disease Threat Report CDTR) rende disponibili i nuovi dati. Dal gennaio 2016 all’ottobre 2017, sono stati segnalati nell’UE circa 19.000 casi di morbillo, 44 dei quali esitati in decesso. Nel 2017, il numero più alto di casi è stato registrato in Romania (7.570), segue l’Italia con 4.617; in entrambi i paesi la copertura vaccinale è ≤ 84% . In Italia, l’incidenza (ultimi 12 mesi) è stata di 67 casi per milione di persone, con i valori massimi nei bambini al di sotto dei 5 anni e nei giovani trai 20 e i 29 anni. Di tutti i casi di morbillo segnalati nell’arco di un anno (1 settembre 2016 – 31 agosto 2017) con stato di vaccinazione noto, l’87% non era vaccinato. Nel 2016, il 25,5% dei casi di morbillo era di età ≥ ai 20 anni; nel 2017, questa percentuale è aumentata al 47%. Le ultime cifre disponibili sulla copertura vaccinale raccolte dall’OMS (2016) mostrano che la copertura per la prima dose di morbillo è stata inferiore al 95% in 18 dei 30 paesi UE / SEE; per la seconda dose di morbillo, è stata inferiore al 95% in 20 paesi sui 27 che riportano i dati di copertura della seconda dose. Per raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione del morbillo, i tassi di copertura vaccinale dei bambini dovrebbero arrivare al 95%, al fine di interrompere la circolazione della malattia e garantire l’immunità di gregge. Ciò è particolarmente importante per proteggere i bambini al di sotto di un anno di età, vulnerabili alle complicanze del morbillo ma troppo piccoli per ricevere la prima dose di vaccino. L’ECDC raccoglie i dati del morbillo, su base mensile, tramite il sistema europeo di sorveglianza: The European Surveillance System TESSy. Inoltre, l’ECDC monitora l’epidemiologia del morbillo e della rosolia e le epidemie. https://ecdc.europa.eu/en/news-events/measles-eueea-current-outbreaks-latest-data-and-trends-october-2017 https://ecdc.europa.eu/sites/portal/files/documents/Bi-annual%20measles%20rubella%20monitoring-OCT-2017.pdf - 13/10/2017
- Supplementazione di vitamina D per prevenire l’esacerbazione dell’asma Una revisione sistematica e meta-analisi dei dati dei partecipanti. Una precedente meta-analisi di trial controllati e randomizzati ha evidenziato che la supplementazione di vitamina D riduce il tasso di esacerbazioni dell’asma che richiedono il trattamento con corticosteroidi per via sistemica, ma non è noto se e questo effetto sia limitato ai pazienti con basso livello basale di vitamina D. Metodi Per questa revisione sistematica e meta-analisi primaria e secondaria dei dati dei partecipanti, sono stati cercati, su MEDLINE, Embase, the Cochrane Central Register of Controlled Trials e Web of Science, trial randomizzati, in doppio cieco e controllati con placebo sulla supplementazione di vitamina D3 o D2 in pazienti asmatici, che riportavano l’incidenza dell’esacerbazione dell’asma e pubblicati fino all’ottobre 2016. Sono stati esaminati i dati dei partecipanti, richiesti all’autore principale di ogni trial eleggibile, aggiustando per età e sesso e raggruppando per studio. L’esito primario era l’incidenza dell’esacerbazione dell’asma che richiede trattamento con corticosteroidi sistemici. Sono stati utilizzati modelli di regressione ad effetto misto per ottenere l’effetto complessivo con Intervalli di Confidenza al 95%. Sono state condotte analisi per sottogruppi per determinare se gli effetti della vitamina D sul rischio di esacerbazione dell’asma variasse a seconda di: livello basale di vitamina D, concentrazione, età, origine etnica, indice di massa corporea, dosaggio, uso di corticosteroidi inalatori o livelli finali di vitamina D. Sono state condotte anche analisi post-hoc dei sottogruppi in base a sesso e durata dello studio. Risultati Sono stati individuati 483 studi, 8 dei quali trial randomizzati e controllati eleggibili (con 1.078 partecipanti, in totale). Sono stati ottenuti i dati solo per 7, per un totale di 955 partecipanti. In tutti i partecipanti, la supplementazione con vitamina D ha ridotto il tasso di esacerbazione dell’asma da trattare con cortisoni sistemici (adjusted incidence rate ratio [aIRR] 0.74, IC 95% 0.56–0.97; p= 0.03; 955 partecipanti in 7 studi con livello di evidenza di elevata qualità). Non sono risultate differenze significative tra vitamina D e placebo nei partecipanti con ≤ 1 esacerbazione. L’analisi per sottogruppo dei tassi delle crisi trattate con corticosteroidi sistemici ha mostrato effetti protettivi nei partecipanti con livello basale di 25(OH)D ≤25 nmol/L (aIRR 0.33, 0.11–0.98; p=0.046; 92 partecipanti in 3 studi; livello di evidenza di qualità moderata) ma non nei partecipanti con livello basale più elevato (aIRR 0.77, 0.58–1.03; p=0.08; 764 partecipanti in 6 studi; qualità dell’evidenza moderata; p interazione =0.25). Anche i valori di p per l’interazione con tutti gli altri sottogruppi erano più elevati di 0.05; di conseguenza, non e stato dimostrato che gli effetti di questo intervento fossero più marcati in un sottogruppo che in un altro. Sei studi sono stati valutati a basso rischio di bias e uno a rischio di bias non chiaro. La meta-analisi secondaria non ha rilevato evidenza di eterogeneità nell’effetto (I2=0.0, p=0.56). Conclusioni La supplementazione di vitamina D ha ridotto il tasso di esacerbazioni dell’asma da trattare con cortocosteroidi sistemici. Non sono state rilevate evidenze definitive di differenze negli effetti degli interventi, trai sottogruppi di pazienti. Finanziamento: Health Technology Assessment Program, National Institute for Health Research (reference number 13/03/25). Studio registrato con PROSPERO, numero CRD42014013953. Lancet Respir Med. 2017 Oct 3. pii: S2213-2600(17)30306-5. doi: 10.1016/S2213-2600(17)30306-5. [Epub ahead of print] Vitamin D supplementation to prevent asthma exacerbations: a systematic review and meta-analysis of individual participant data. Jolliffe DA, Greenberg L, Hooper RL, Griffiths CJ, Camargo CA Jr, Kerley CP, Jensen ME, Mauger D, Stelmach I, Urashima M, Martineau AR. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lanres/PIIS2213-2600(17)30306-5.pdf - 05/10/2017
- Inibitori del sistema renina-angiotensina e rischio fratture Uno studio di coorte prospettico e meta-analisi di studi osservazionali di coorte. Il sistema renina-angiotensina rappresenta un importante target dei farmaci anti-ipertensivi. Gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (Angiotensin Converting Enzyme -ACE) e i bloccanti del recettore per l’angiotensina (Angiotensin Receptor Blockers – ARB) sono farmaci ampiamente usati come inibitori del sistema renina-angiotensina e si è ipotizzato che possano avere effetti benefici sul tessuto osseo. Obiettivi Valutare l’associazione tra l’uso di ACE inibitori o ARB e rischio fratture, tramite una coorte prospettica basata sulla popolazione e una meta-analisi di studi di coorte pubblicati. Metodi Sono state valutate le informazioni sull’uso di anti-ipertensivi (ACE inibitori e ARB) di 1.743 pazienti dello studio di coorte prospettico Kuopio Ischemic Heart Disease. Sono stati calcolati gli Hazard Ratio (HR) con gli Intervalli di Confidenza al 95% (IC) dell’uso di ACE inibitori e/o ARB con fratture incidenti. Risultati In totale, si sono verificate 203 fratture composite (anca, omero e polso) durante un follow-up medio di 14.8 anni. Nell’analisi multivariata, l’HR per fratture composite, che confrontava gli utenti di ACE inibitori o ARB con i non utenti, era 1.00 (0.59-1.69). Il corrispondente HR aggiustato per la frattura dell’anca, che confrontava i pazienti trattati con ACE inibitori o ARB con i non trattati, era 0.89 (0.32-2.47). In totale, compreso il presente studio, sono stati inclusi nella meta-analisi 11 studi di coorte osservazionali con 3.526.319 partecipanti e sono state incluse nella meta-analisi >323.355 fratture. Confrontando i pazienti trattati con ACE inibitori e non trattati e i pazienti trattati con ARB e non trattati, gli HR per fratture composite erano 1.09 (0.89-1.33) e 0.87 (0.76-1.01), rispettivamente. I corrispondenti HR per le fratture dell’anca erano 0.91 (0.86-0.95) e 0.80 (0.75-0.85) rispettivamente. Conclusioni L’uso di inibitori del sistema renina-angiotensina non è risultato associato a rischio a lungo termine di fratture, in entrambe le analisi, primaria e raggruppata. I risultati dell’analisi raggruppata, comunque, suggeriscono effetti benefici dei bloccanti del sistema renina-angiotensina sul rischio di fratture dell’anca. Eur J Epidemiol. 2017 Jul 27. doi: 10.1007/s10654-017-0285-4. [Epub ahead of print] Renin-angiotensin system inhibitors and risk of fractures: a prospective cohort study and meta-analysis of published observational cohort studies. Kunutsor SK, Blom AW, Whitehouse MR, Kehoe PG, Laukkanen JA. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10654-017-0285-4 - 04/10/2017
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su paracetamolo a rilascio modificato, Barbesaclone e medicinali a base di fattore VIII. Note Informative Importanti su epoetina, Dacogen (decitabina) e Flolan (epoprostenolo). Comunicazione EMA su paracetamolo a rilascio modificato Fonte: AIFA 29/09/2017 e 01/09/2017 Dopo la raccomandazione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 1 settembre 2017 di sospendere dal commercio i prodotti a rilascio modificato o prolungato di paracetamolo, alcune aziende titolari di Autorizzazioni all’Immissione in Commercio, interessate a questa revisione, hanno chiesto un riesame. Dopo aver ricevuto le motivazioni per le loro richieste, il PRAC avvierà la procedura di riesame, che dovrebbe concludersi alla riunione del PRAC del 27-30 novembre 2017. In Italia non sono autorizzati prodotti appartenenti a questa tipologia. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-paracetamolo-rilascio-modificato-29092017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-paracetamolo-rilascio-modificato-01092017 Nota Informativa Importante su epoetina Fonte: AIFA 29/09/2017 Sono state segnalate gravi reazioni avverse cutanee in pazienti trattati con epoetine. Tali reazioni comprendevano casi di sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e necrolisi epidermica tossica (NET), alcuni dei quali hanno avuto esito fatale. Le gravi reazioni avverse cutanee sono considerate un effetto di classe per tutte le epoetine. Le reazioni sono state più severe con epoetine a lunga durata d’azione. La frequenza di queste gravi reazioni cutanee non può essere calcolata, ma si verificano molto raramente. I pazienti devono essere informati delle possibili reazioni avverse cutanee, quando iniziano il trattamento con una epoetina: eruzione cutanea diffusa con arrossamento e vescicole della pelle e della mucosa orale, degli occhi, del naso, della gola o della zona genitale, successiva a sintomi simil influenzali, nonché esfoliazione e desquamazione della zona della pelle coinvolta, che appare simile ad una grave ustione. I pazienti, che sviluppano queste reazioni avverse devono contattare immediatamente il medico, interrompere il trattamento con epoetina e non assumerla più. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-epoetina-29092017 Comunicazione AIFA su Barbesaclone Fonte: AIFA 25/09/2017 La scadenza del medicinale a denominazione generica barbesaclone 100 mg compresse rivestite – lotto 1000053264 – è prorogata fino a novembre 2019. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-aifa-su-barbesaclone-25092017 Comunicazione EMA su medicinali a base di fattore VIII Fonte: AIFA 15/09/2017 e 01/09/2017 A seguito di una procedura di rivalutazione, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso che non esistono evidenze chiare e coerenti di una differenza nell’incidenza dello sviluppo degli inibitori tra le due classi di medicinali a base di fattore VIII: quelli derivati dal plasma e quelli ottenuti con la tecnologia del DNA ricombinante. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-fattore-viii-15092017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-fattore-viii-01092017 Nota Informativa Importante su Dacogen (decitabina) Fonte: AIFA 04/09/2017 La soluzione ricostituita di Dacogen (decitabina) deve essere diluita ad una concentrazione finale compresa nell’intervallo tra 0,15 e 1,0 mg/mL in conformità alla Farmacopea Europea. La modifica riduce leggermente l’intervallo autorizzato della concentrazione finale. Questa modifica all’intervallo autorizzato della concentrazione finale di Dacogen deriva da un aggiornamento della Farmacopea Europea (Ph. Eur.) Capitolo 5.1.10. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-dacogen-decitabina-04092017 Nota Informativa Importante su Flolan (epoprostenolo) Fonte: AIFA 04/09/2017 Da settembre 2017, è disponibile una nuova formulazione di FLOLAN (con solvente a pH 12), con notevoli differenze nelle modalità di conservazione e somministrazione rispetto all’attuale formulazione (con solvente a pH 10,5). La nuova formulazione è più termostabile e ciò elimina la necessità di utilizzo di un sacchetto refrigerante durante la somministrazione. Allo scopo di garantire un uso corretto, durante il periodo di transizione in cui entrambi i solventi (con pH 10,5 e con pH 12) saranno disponibili (fino a gennaio 2018), è necessario attenersi alle istruzioni per la ricostituzione, conservazione e somministrazione del prodotto. I medici, nel prescrivere Flolan, devono specificare al farmacista la formulazione richiesta per il paziente. Si raccomanda al farmacista di verificare la formulazione prescritta (se con solvente a pH 10,5 o a pH 12) e, qualora non fosse chiaramente specificato, di accertarsene con il medico prescrittore prima della dispensazione. La modifica nella formulazione del solvente non influenza la posologia di FLOLAN, sia per l’indicazione IPA che per l’indicazione dialisi renale. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-flolan-epoprostenolo-04092017 - 30/09/2017
- Sicurezza dei farmaci approvati con procedura accelerata Uno studio di coorte retrospettivo confronta le modifiche apportate alle informazioni sul prodotto di questi farmaci, durante la sorveglianza post-marketing, con quelle dei medicinali approvati coll’iter normale. Obiettivi Determinare se i farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) con procedura accelerata abbiano livelli diversi di sicurezza, rispetto ai farmaci approvati con procedura standard, attraverso l’analisi delle modifiche delle informazioni sulla sicurezza del farmaco (presenti nell’etichetta, nel Foglio Illustrativo e nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto). [Anche in Europa l’EMA ammette la procedura accelerata per farmaci di particolare interesse per la Sanità pubblica, in particolare per quelli innovativi e quando non vi siano adeguate alternative terapeutiche. Cfr. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/general/general_content_000955.jsp&mid=WC0b01ac05809f843a – NdR ] Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo. Setting: banca dati della FDA, gennaio 1997-aprile 2016. Partecipanti: 382 farmaci approvati dalla FDA Principali misure di esito: il numero delle volte in cui sono state modificate le informazioni di una particolare sezione (boxed warning/avvertenze speciali, controindicazioni, avvertimenti, precauzioni d’uso o effetti indesiderati), dopo l’immissione in commercio del farmaco. I tassi relativi delle modifiche per anno delle informazioni di sicurezza dei farmaci sono stati confrontati formando coppie combinate di medicinali della stessa classe terapeutica, approvati con i due iter e al massimo a distanza di tre anni uno dall’altro. Risultati Trai 382 nuovi farmaci eleggibili, 135 (35%) erano associati ad un iter rapido di approvazione o revisione ed erano disponibili farmaci confrontabili per 96 (71%). Le coppie combinate erano associate a 1.710 cambiamenti delle informazioni sul prodotto per questioni di sicurezza, durante il periodo dello studio. I farmaci approvati con procedura accelerata sono risultati caratterizzati da un tasso di 0.94 modifiche delle informazioni sul prodotto relative a questioni di sicurezza per ogni farmaco, per anno, contro 0.68 per i farmaci approvati con l’iter ordinario (rate ratio 1.38, IC 95% 1.25-1.52). I farmaci approvati con procedura accelerata avevano un tasso di modifiche delle boxed warning/avvertenze speciali e controindicazioni (le due categorie di avvisi di sicurezza più importanti dal punto di vista clinico) più alto del 48% (1.48, IC 95% 1.07 -2.06), rispetto agli altri farmaci. Un’analisi qualitativa delle modifiche apportate ai boxed warning/avvertenze speciali ha, poi, evidenziato che meno del 5% (3/67) erano relative alla riduzione del rischio per i pazienti. Conclusioni Le procedure accelerate di approvazione e revisione dei farmaci hanno il vantaggio di rendere disponibili nuovi farmaci tempestivamente, ma durante la sorveglianza post-marketing i farmaci approvati con percorso rapido sono risultati associati a maggiori modifiche delle informazioni sul prodotto relative alla sicurezza e, in particolare, alla modifica delle sezioni contenenti gli avvertimenti relativi ai rischi più gravi. Ulteriori indagini dovrebbero chiarire quali fattori casuali contribuiscono alle differenze nei tassi, al fine di individuare gli interventi più appropriati da adottare. BMJ. 2017 Sep 7;358:j3837. doi: 10.1136/bmj.j3837. Safety related label changes for new drugs after approval in the US through expedited regulatory pathways: retrospective cohort study. Mostaghim SR, Gagne JJ, Kesselheim AS http://www.bmj.com/content/358/bmj.j3837.long - 30/09/2017
- Effetti del farmaco sperimentale Anacetrapib su pazienti con coronaropatia I risultati di un trial in doppio cieco, randomizzato e controllato. I pazienti con malattia coronarica rimangono ad alto rischio di eventi cardiovascolari, anche se trattati con statine per abbassare i livelli di colesterolo LDL. L’inibizione della proteina di trasferimento del colesteril-estere (CEPT ) mediante anacetrapib riduce il colesterolo LDL e aumenta il livello di colesterolo HDL. Precedenti trial condotti per altri inibitori della CEPT non hanno mostrato effetti positivi sugli esiti cardiovascolari. Metodi È stato condotto un trial randomizzato in doppio cieco e controllato con placebo su 30.449 pazienti con malattia coronarica, trattati con atorvastatina, con livello medio di colesterolo LDL di 61 mg per decilitro (1.58 mmol per litro), colesterolo non-HDL medio di 92 mg/dl (2.38 mmol / l) e livello medio di colesterolo HDL di 40 mg/dl (1.03 mmol/l). I pazienti sono stati assegnati a ricevere 100 mg di anacetrapib una volta al giorno (15.225 pazienti) o placebo (n=15.224). L’esito primario era il primo evento coronarico maggiore, composito di morte coronarica, infarto miocardico o rivascolarizzazione coronarica. Risultati Durante un periodo medio di follow-up di 4.1 anni, l’esito primario si è verificato in un numero significativamente più basso nel gruppo anacetrapib, rispetto al gruppo placebo (1.640 su 15.225 [10.8%] vs 1.803 su 15.224 [11.8%]; rate ratio, 0.91; IC 95% 0.85-0.97; P=0.004). La differenza relativa del rischio era simile nei sottogruppi multipli prespecificati. A metà del trial, il livello medio di colesterolo HDL era più alto di circa 43 mg/dl (1.12 mmol/ l) nel gruppo anacetrapib, rispetto al gruppo placebo (differenza relativa 104%) e il livello medio di colesterolo non-HDL era più basso di circa 17 mg/dl (0.44 mmol/l), differenza relativa di -18%. Trai gruppi, non si sono osservate differenze significative nel rischio di morte, cancro o altri eventi avversi gravi. Conclusioni In pazienti con malattia coronarica sotto terapia intensiva con statine, l’uso di anacetrapib ha portato ad una minore incidenza di eventi coronarici maggiori, rispetto al placebo. (Finanziato da Merck ed altri; Current Controlled Trials number, ISRCTN48678192 ; ClinicalTrials.gov number, NCT01252953 ; EudraCT number, 2010-023467-18 ). N Engl J Med. 2017 Sep 28;377(13):1217-1227. doi: 10.1056/NEJMoa1706444. Epub 2017 Aug 28. Effects of Anacetrapib in Patients with Atherosclerotic Vascular Disease. HPS3/TIMI55–REVEAL Collaborative Group. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1706444 - 29/09/2017
- Statine a basso dosaggio versus statine a basso dosaggio+Armolipid Plus Un trial randomizzato su pazienti a rischio e intolleranti alle statine ad alto dosaggio. La riduzione del colesterolo LDL (Low-Density Lipoprotein) è associata ad una significativa riduzione della mortalità e le statine sono il farmaco più efficace, a questo scopo. Gli effetti collaterali delle statine sono, però, molto comuni e possono portare all’interruzione della terapia. I “nutraceutici” sono una combinazione di componenti naturali che hanno mostrato efficacia nell’abbassamento del livello del colesterolo, da soli o in combinazione con altri agenti, in pazienti intolleranti agli alti dosaggi di statine. Obiettivo dello studio è confrontare l’efficacia e la tollerabilità della terapia con statine a basso dosaggio (Low-Dose Statin LDS) rispetto a statine a basso dosaggio più una combinazione di nutraceutici contenente riso rosso fermentato, policosanolo, berberina, acido folico, coenzima Q10 e astaxantina (Armolipid Plus) in pazienti ad alto rischio. Metodi È stato condotto uno studio randomizzato (1:1), prospettico, parallelo e in cieco, su 100 pazienti con coronaropatia, sottoposti a intervento coronarico percutaneo nei 12 mesi precedenti, intolleranti alle statine ad alto dosaggio e che non avevano raggiunto la riduzione ≥50% del colesterolo LDL con il trattamento con statine a basso dosaggio. Risultati Dopo 3 mesi, i pazienti del gruppo LDS + Armolipid Plus (n = 50) hanno raggiunto una significativa riduzione del colesterolo LDL e del colesterolo totale (p <0.0001) ed il 70% dei pazienti di questo gruppo ha raggiunto l’obiettivo terapeutico (LDL-C <70 mg/dl), mentre i pazienti del gruppo LDL non ha raggiunto l’obiettivo; 6 pazienti (3 per ogni gruppo) hanno abbandonato il trial a causa di eventi avversi (mialgia). Conclusioni In pazienti con malattia coronarica ed intolleranti alle statine ad alto dosaggio, la combinazione di statine a basso dosaggio con nutraceutici può costituire una valida opzione terapeutica. Am J Cardiol. 2017 Jun 28. pii: S0002-9149(17)31023-8. doi: 10.1016/j.amjcard.2017.06.015. [Epub ahead of print] Comparison of Low-Dose Statin Versus Low-Dose Statin + Armolipid Plus in High-Intensity Statin-Intolerant Patients With a Previous Coronary Event and Percutaneous Coronary Intervention (ADHERENCE Trial). Marazzi G, Campolongo G, Pelliccia F, Quattrino S, Vitale C, Cacciotti L, Massaro R, Volterrani M, Rosano G. http://www.ajconline.org/article/S0002-9149(17)31023-8/fulltext - 28/09/2017
- Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione europea L’Istituto Italiano di Statistica (Istat) ha pubblicato il rapporto relativo al 2015. L’indagine è stata condotta seguendo la metodologia European Health Interview Survey (EHIS wave 2) di Eurostat. I risultati in sintesi: Le condizioni di salute degli Italiani sono generalmente migliori della media europea, trai 65 ed i 75 anni, ma peggiori nelle successive fasce di età. Per quanto riguarda la speranza di vita a 65 anni, l’Italia è al terzo posto in Europa, dopo Francia e Spagna, con 18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne, mentre la media dei 28 paesi dell’Unione europea è, rispettivamente, di 17,9 e 21,2 anni. La speranza di vita in buona salute (sempre a 65 anni), però, è di 13,7 anni per gli uomini e 14,3 per le donne (media UE: 14,4 uomini e 15,8 donne ) e la speranza di vita senza limitazioni è di 7,8 anni per gli uomini e 7,5 per le donne, mentre la media europea è di 9,4 anni per entrambi i sessi. Gli Italiani, che dichiarano almeno una patologia cronica grave sono il 30,8% nella fascia 65-69 anni ed il 59,0% nella fascia ≥80 anni. Quelli con ≥3 patologie croniche, il 37,6% delle persone di 65-69 anni ed il 64% degli ultraottantenni. Differenze di genere: tra le donne anziane si osservano maggiori prevalenze di multicronicità (55,2% contro 42,4% degli uomini), limitazioni motorie (28,7% contro 15,7%) e sensoriali (17,0% contro 12,7%); maggiore invece la prevalenza di malattie croniche gravi per gli uomini (46,4% contro 43,4%). La maggiore longevità delle donne si accompagna ad una perdita di autonomia registrata da vari indicatori. Per approfondire: ISTAT, Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea (2015) http://www.istat.it/it/files/2017/09/Condizioni_Salute_anziani_anno_2015.pdf?title=Condizioni+di+salute+degli+anziani+-+26%2Fset%2F2017+-+Condizioni_Salute_anziani_anno_2015.pdf - 26/09/2017
- Terapia ormonale sostitutiva e mortalità a lungo termine The Women’s Health Initiative rende noti i risultati di due trial clinici randomizzati. Obiettivi Valutare la mortalità totale e causa-specifica cumulativa, durante il trattamento e nel successivo follow-up, nelle due sperimentazioni cliniche Women’s Health Initiative hormone therapy trials. Metodi Disegno, setting e partecipanti Studio osservazionale su donne in postmenopausa ≥ 50 e ≤79 anni, arruolate in 2 trial randomizzati tra il 1993 ed il 1998 e seguite fino al 31 dicembre 2014. Interventi Trattamento con estrogeni (estrogeni coniugati equini ECE, 0.625 mg/d) + progestinici (medrossiprogesterone acetato MAP, 2.5 mg/d) (n = 8.506) confrontato col placebo (n = 8.102) per una media di 5.6 anni o estrogeni da soli (n = 5.310) vs placebo (n = 5.429) per una media di 7.2 anni. Principali esiti e misure Mortalità per tutte le cause (esito primario) e causa-specifica (per malattia cardiovascolare, cancro e altre cuse maggiori di mortalità), nei 2 trial raggruppati e nei singoli trial separatamente, con analisi prespecificata per classi di 10 anni, in base all’età al momento della randomizzazione. Risultati Su 27.347 donne randomizzate (età media iniziale 63.4 anni; 80.6% caucasiche), il follow-up sulla mortalità era disponibile per oltre il 98%. Durante 18 anni di follow-up, si sono verificati 7.489 decessi (1.088 durante la fase di intervento e 6.401 nel successivo follow-up). La mortalità per tutte le cause era del 27.1% nel gruppo terapia ormonale vs 27.6% nel gruppo placebo (hazard ratio [HR], 0.99; IC 95% 0.94-1.03) nella coorte totale; nella coorte ECE+MAP l’HR era 1.02 (IC 95% 0.96-1.08) e in quella solo ECE l’HR era 0.94 (IC 95% 0.88-1.01). Nella coorte totale l’HR per mortalità cardiovascolare era 1.00 (IC 95% 0.92-1.08; 8.9% ormone terapia vs 9.0% placebo); l’HR per mortalità totale per cancro era 1.03 (IC 95% 0.95-1.12; 8.2% ormone terapia vs 8.0% placebo) e l’HR per altre cause era 0.95 (IC 95% 0.88-1.02; 10.0% ormone terapia vs 10.7% placebo) e i risultati non differivano in maniera significativa nei due trial. Quando è stata fatta un’analisi per classi di età di 10 anni, che confrontava le donne più giovani (50-59 anni) con le più anziane (70-79) nella coorte raggruppata, il rapporto degli HR per mortalità per tutte le cause è risultato 0.61 (IC 95% 0.43-0.87) durante il trattamento e 0.87 (IC 95% 0.76-1.00) durante il follow-up, senza significative differenze nei due trial. Conclusioni Il trattamento di donne in postmenopausa con estrogeni e progestinici per una media di 5.6 anni o con estrogeni da soli per una media di 7.2 anni non è risultato associato a rischio di mortalità per tutte le cause o cardiovascolare né per cancro, durante un follow-up di 18 anni. clinicaltrials.gov Identifier: NCT00000611. JAMA. 2017 Sep 12;318(10):927-938. doi: 10.1001/jama.2017.11217. Menopausal Hormone Therapy and Long-term All-Cause and Cause-Specific Mortality: The Women’s Health Initiative Randomized Trials. Manson JE, Aragaki AK, Rossouw JE, Anderson GL, Prentice RL, LaCroix AZ, Chlebowski RT, Howard BV, Thomson CA, Margolis KL, Lewis CE, Stefanick ML, Jackson RD, Johnson KC, Martin LW, Shumaker SA, Espeland MA, Wactawski-Wende J; WHI Investigators. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2653735 - 19/09/2017
- Efficacia e sicurezza di evolocumab Un’analisi secondaria prespecificata del trial FOURIER valuta rischi e benefici di un marcato abbassamento del livello di colesterolo LDL con l’inibitore del PCSK9. Il colesterolo LDL è un fattore di rischio noto per la malattia cardiovascolare aterosclerotica, ma rimane dibattuto quanto dovrebbe essere abbassato e fino a che livello possa essere abbassato in sicurezza. Obiettivi Indagare la correlazione tra livelli di colesterolo LDL progressivamente più bassi, raggiunti a 4 settimane ed efficacia e sicurezza di evolocumab, un anticorpo monoclonale che inibisce la proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 (PCSK9). Metodi È stata condotta un’analisi secondaria prespecificata su 25.982 pazienti del trial clinico randomizzato FOURIER (Further Cardiovascular Outcomes Research With PCSK9 Inhibition in Subjects With Elevated Risk), per valutare la correlazione tra livello di colesterolo LDL raggiunto dopo 4 settimane e conseguenze cardiovascolari (endpoint primario composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico, ictus, rivascolarizzazione coronarica o angina instabile; endpoint secondario composito di morte cardiovascolare, infarto miocardico o ictus) e 10 eventi prespecificati di sicurezza, con follow-up medio di 2.2. anni. Sono stati usati modelli multivariabili per correggere l’effetto di fattori associati al livello di colesterolo raggiunto. Risultati Tra l’8 febbraio 2013 ed il 5 giugno 2015, 27.564 pazienti sono stati assegnati casualmente al trattamento, nello studio FOURIER; a 1.025 (4%) pazienti non è stato misurato il colesterolo LDL alle 4 settimane e 557 (2%) hanno avuto un evento dell’endpoint primario o uno dei 10 eventi di sicurezza prespecificati prima della visita delle 4 settimane. Dei rimanenti 25.982 pazienti, (94% di quelli assegnati casualmente) 13.013 sono stati assegnati a evolocumab e 12.969 al placebo. Su 25.982 pazienti, 2.669 (10%) hanno raggiunto livelli di colesterolo LDL ≤ 0·5 mmol/L, 8.003 (31%) livelli compresi tra 0.5 e 1.3 mmol/L, 3.444 (13%) tra 1.3 e 1.8 mmol/L, 7.471 (29%) tra 8 e 2.6 mmol/L e 4.395 (17%) pazienti hanno raggiunto livelli di colesterolo LDL ≥ 2.6 mmol/L. È risultata una correlazione altamente significativa e monotonica tra basse concentrazioni di colesterolo LDL e minori rischi di endpoint primari e secondari di efficacia, fino al percentile più basso (colesterolo LDL ≤ 0.2 mmol/L; p=0.0012 per l’endpoint primario; p=0.0001 per l’endpoint secondario). Al contrario, non sono state osservate associazioni tra livello di colesterolo LDL raggiunto ed i principali esiti di sicurezza, né per gli eventi avversi gravi, né per gli eventi di sicurezza prespecificati. Conclusioni È risultata una correlazione monotonica tra livello di colesterolo LDL raggiunto e principali esiti cardiovascolari, fino ai livelli più bassi di colesterolo. Al contrario, non ci sono stati problemi di sicurezza neanche con livelli molto bassi di colesterolo LDL, in un follow-up medio di 2.2 anni. Questi dati supportano l’abbassamento del colesterolo LDL anche al di sotto dei livelli attualmente raccomandati, nei pazienti con malattie cardiovascolari. ClinicalTrials.gov NCT01764633 Finanziamento: Amgen. Lancet. 2017 Aug 25. pii: S0140-6736(17)32290-0. doi: 10.1016/S0140-6736(17)32290-0. [Epub ahead of print] Clinical efficacy and safety of achieving very low LDL-cholesterol concentrations with the PCSK9 inhibitor evolocumab: a prespecified secondary analysis of the FOURIER trial. Giugliano RP, Pedersen TR, Park JG, De Ferrari GM, Gaciong ZA, Ceska R, Toth K, Gouni-Berthold I, Lopez-Miranda J, Schiele F, Mach F, Ott BR, Kanevsky E, Pineda AL, Somaratne R, Wasserman SM, Keech AC, Sever PS, Sabatine MS; FOURIER Investigators. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(17)32290-0.pdf - 19/09/2017
- Profilo di sicurezza degli antistaminici anti-H1 in pediatria Un’analisi basata sui dati di VigiBase. Gli antistaminici anti-H1 sono usati comunemente nei neonati e nei bambini per alleviare i sintomi di una serie di condizioni istamino-mediate, ma si conosce poco del loro profilo di sicurezza in questi pazienti. È stata condotta un’analisi comparativa dei profili di sicurezza degli antistaminici anti-H1 utilizzando VigiBase, la banca dati delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Metodi Sono state selezionate da VigiBase le segnalazioni di sospette reazioni averse (Adverse Drug Reaction ADR) agli antistaminici anti-H1, in bambini (da 0 a 16 anni), fino al giugno 2014. Le ADR sono state codificate secondo la terminologia MedDRA. Sono stati calcolati gli Odds Ratio di segnalazione (Reporting Odds Ratio ROR) con Intervallo di Confidenza al 95% per coppie farmaco-reazione. Risultati È stata effettuata l’analisi su 8.918 schede di segnalazione relative ad antistaminici, corrispondenti a 19.503 coppie farmaco-reazione per 68 differenti farmaci. La maggior parte delle segnalazioni riguardavano bambini dai 2 ai 6 anni (32%) e dai 6 ai 12 anni (34%). I farmaci più segnalati erano cetirizina (1.608 segnalazioni, 18%), loratadina (16%) e difenidramina (10%). Le ADR erano classificate come gravi nel 23% dei casi, in 400 casi hanno avuto esito fatale. Sono state trovate associazioni significative per numerose coppie farmaco-reazione, come levocetirizina-epilessia (ROR, 6.57; IC 95% 1.51-28.53) e clorfenamina-necrolisi epidermica tossica (ROR, 7.29; IC 95% 2.39-22.2). Conclusioni Gli antistaminici anti-H1 sono trai farmaci più usati in pediatria, anche in maniera off-label. I risultati di questo studio ne evidenziano associazioni con alcune reazioni avverse gravi e inattese. Sono necessari interventi formativi rivolti ai clinici e ai genitori, perché siano adottati i trattamenti più appropriati e rilevate tempestivamente eventuali ADR, al fine di massimizzare i benefici e ridurre i rischi di reazioni avverse in questi pazienti. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2017 Jun 27. doi: 10.1002/pds.4246. [Epub ahead of print] Safety profile of H1-antihistamines in pediatrics: an analysis based on data from VigiBase. Motola D, Donati M, Biagi C, Calamelli E, Cipriani F, Melis M, Monaco L, Vaccheri A, Ricci G. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pds.4246/abstract;jsessionid=CE6FECCFEC942F156CDBD14ED5000F37.f02t04 - 13/09/2017
- Clozapina versus antipsicotici iniettabili a rilascio prolungato Uno studio clinico valuta l’incidenza della tachicardia nei pazienti trattati. La tachicardia è una reazione avversa nota alla clozapina. La prevalenza riportata differisce notevolmente tra gli studi e, ad oggi, non ci sono studi che confrontino pazienti trattati con clozapina con un gruppo di controllo simile. Obiettivi Valutare la prevalenza della tachicardia nei pazienti trattati con clozapina o antipsicotici iniettabili a lunga durata d’azione (Long-Acting Injections LAI). Metodi Per tutti i pazienti trattati con clozapina (n=174), sono stati raccolti dati sulla frequenza cardiaca, trattamenti concomitanti e analisi antropometriche e di laboratorio rilevanti e confrontati con i dati relativi a pazienti trattati con antipsicotici LAI (n=87). Risultati In totale, il 33% dei pazienti trattati con clozapina ha avuto tachicardia (frequenza cardiaca>100 battiti per minuto), rispetto al 16% del gruppo LAI (P<0.001). La frequenza cardiaca media era 91 nel gruppo clozapina e 82 nel gruppo LAI (P<0.001). La dose di clozapina era correlata alla frequenza cardiaca. La maggior parte dei pazienti con fc>100 bpm non ha ricevuto alcun trattamento specifico per la tachicardia. Conclusioni Nel gruppo di pazienti con disturbi dello spettro schizofrenico grave trattati con clozapina, la prevalenza della tachicardia è risultata di livello doppio, rispetto al gruppo di controllo trattato con antipsicotici iniettabili a rilascio prolungato. La tachicardia durante il trattamento antipsicotico è un fenomeno comune, che deve essere monitorato, investigato e trattato. Int Clin Psychopharmacol. 2017 Jul;32(4):219-224. doi: 10.1097/YIC.0000000000000169. Tachycardia in patients treated with clozapine versus antipsychotic long-acting injections. Nilsson BM, Edström O, Lindström L, Wernegren P, Bodén R. http://journals.lww.com/intclinpsychopharm/Fulltext/2017/07000/Tachycardia_in_patients_treated_with_clozapine.6.aspx - 07/09/2017
- Antibiotici ed Eventi avversi Uno studio di coorte retrospettivo su pazienti ospedalizzati. Non sono disponibili molte stime dell’incidenza di eventi avversi associati all’uso di antibiotici nei pazienti ospedalizzati. Obiettivi Descrivere l’incidenza di eventi avversi associati all’uso di antibiotici in pazienti trattati con terapia antibiotica sistemica. Metodi Studio di coorte retrospettivo su pazienti adulti ricoverati nel reparto di medicina generale di una clinica universitaria ed esposti per almeno 24 ore a qualsiasi terapia antibiotica, per via parenterale o orale. Principali esiti e misure: sono state esaminate le cartelle cliniche di 1.488 pazienti per osservare se i pazienti sviluppavano eventi avversi (gastrointestinali, dermatologici, muscoloscheletrici, ematologici, epatobiliari, renali, cardiaci o neurologici) nei 30 giorni dopo l’inizio della terapia e per osservare lo sviluppo di infezioni da Clostridium difficile o da altri microrganismi multiresistenti, a 90 giorni. Risultati Nella coorte di 1.488 pazienti, l’età media era 59 anni (range interquartile 49-69 anni) e 758 (51%) partecipanti erano donne. In totale, 298 (20%) pazienti hanno sperimentato almeno un evento avverso associato agli antibiotici. Anche 56 (20%) trattamenti antibiotici non indicati clinicamente sono stati associati ad eventi avversi, trai quali 7 casi di infezione da Clostridium difficile. Ogni 10 giorni aggiuntivi di terapia antibiotica, il rischio di eventi avversi aumentava del 3%. Gli eventi avversi a 30 giorni più comuni erano quelli gatrointestinali, renali e le anomalie ematologiche, rispettivamente 78 (42%), 45 (24%) e 28 (15%). Sono state osservate notevoli differenze, nell’incidenza di eventi avversi, per i diversi antibiotici. Conclusioni Gli antibiotici svolgono un ruolo fondamentale, quando usati in maniera appropriata. I risultati di questo studio evidenziano l’importanza di una appropriata prescrizione degli antibiotici, per ridurre il rischio di eventi avversi. JAMA Intern Med. 2017 Sep 1;177(9):1308-1315. doi: 10.1001/jamainternmed.2017.1938. Association of Adverse Events With Antibiotic Use in Hospitalized Patients. Tamma PD, Avdic E, Li DX, Dzintars K, Cosgrove SE. http://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2630756 - 06/09/2017
- Segnalare le reazioni avverse a farmaco L’EMA lancia un sondaggio per valutare il grado di conoscenza delle modalità di segnalazione da parte di pazienti e professionisti sanitari. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato un’indagine conoscitiva per comprendere meglio se operatori sanitari e pazienti sanno come segnalare le sospette reazioni avverse a farmaco, comprese quelle ai farmaci sottoposti a monitoraggio addizionale. I farmaci sottoposti a monitoraggio addizionale sono sorvegliati in modo particolarmente stretto dalle autorità regolatorie. Sono facilmente identificabili, perché hanno un triangolo nero capovolto stampato sulla scatola, sul foglietto illustrativo e nel riassunto delle caratteristiche del prodotto. Operatori sanitari e pazienti sono incoraggiati a segnalare qualunque sospetta reazione avversa. Le autorità regolatorie valutano continuamente le informazioni provenienti dalle segnalazioni di effetti avversi, insieme alle altre informazioni sul farmaco di cui dispongono, per assicurarsi che i benefici siano sempre maggiori dei rischi ed, eventualmente, adottare i provvedimenti necessari. L’indagine ha lo scopo di valutare la consapevolezza e l’atteggiamento di pazienti ed operatori sanitari nei confronti della segnalazione di sospette reazioni avverse. Il questionario è tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’Unione Europea (quindi anche in Italiano), è anonimo e la sua compilazione richiede meno di 10 minuti. È possibile rispondere fino al 9 ottobre 2017. Le risposte saranno analizzate dall’EMA e dalla Commissione Europea ed i risultati saranno resi noti nel 2018. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2017/09/news_detail_002807.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 Survey on safety of medicines and reporting of adverse drug reactions https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/EMA-survey-on-reporting-adverse-drug-reactions - 05/09/2017
- Decreto vaccini Le disposizioni per l’anno scolastico 2017/2018, per agevolare scuole e famiglie. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Ministero della Salute hanno diramato una circolare congiunta con indicazioni operative, relative all’anno scolastico 2017/2018, per l’attuazione della legge in materia di prevenzione vaccinale. La circolare ha lo scopo di agevolare le famiglie nell’adempimento degli obblighi vaccinali. Documenti da presentare alle scuole: idonea documentazione comprovante l’effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie previste dalla legge in base all’età (copia del libretto o certificato di vaccinazione) o, in alternativa, documentazione comprovante l’avvenuta immunizzazione a seguito di una malattia naturale (certificato medico). Nel caso la vaccinazione non sia possibile per motivi di salute del bambino, è necessario presentare idonea documentazione sanitaria comprovante la sussistenza dei requisiti per l’omissione o il differimento delle vaccinazioni. Se la vaccinazione non è stata effettuata entro l’11 settembre, solo per questo anno scolastico, il bambino sarà ammesso a frequentare l’asilo o la scuola dell’infanzia, purché i genitori dimostrino di aver prenotato la ASL, che eseguirà la vaccinazione entro il 10 marzo 2018. Per chi ha figli iscritti alla scuola del I e II ciclo o nei centri di formazione professionale regionale la documentazione va presentata entro il 31 ottobre 2017 (o entro il 10 marzo per chi ha prodotto un’autocertificazione) e non costituisce requisito di accesso alla scuola. La mancata presentazione della documentazione entro i termini previsti sarà comunque segnalata, entro i successivi 10 giorni, dal dirigente scolastico o dal responsabile del centro di formazione professionale regionale all’ASL territorialmente competente, che avvierà la procedura prevista per il recupero dell’inadempimento. Per diffondere le informazioni in maniera chiara e accessibile, il Ministero ha realizzato il poster “È in vigore il nuovo decreto vaccini per l’anno scolastico 2017/2018. Facciamo chiarezza” ed uno spot televisivo. Poster spot televisivo Circolare 1 settembre 2017 http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=3065 - 05/09/2017
- Vaccini, la miglior difesa per il nostro futuro Il Ministero della Salute lancia una campagna di comunicazione e informazione istituzionale per spiegare l’importanza dei vaccini ed illustrare le novità introdotte dal decreto vaccini, (decreto legge n. 73 del 7 giugno 2017, convertito con modificazioni dalla legge 31 luglio 2017, n. 119). Nell’ambito della campagna, sono stati realizzati un poster e un video per comunicare al cittadino i concetti base e chiarire cosa è vero e cosa è falso. I contenuti, elaborati con il contributo dei massimi esperti nazionali del settore, sono: • Tutta la comunità scientifica internazionale riconosce che i vaccini sono strumenti di salute pubblica sicuri ed efficaci, che hanno permesso di eradicare malattie come il vaiolo, a livello mondiale. • Per raggiungere l’immunità di gregge (che protegge anche i non vaccinati) è necessaria una copertura vaccinale ≥95% • Le vaccinazioni obbligatorie e gratuite sono passate da 4 a 10 • Vaccini obbligatori: anti-polio, anti-difterico, anti-tetanico, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella, anti-haemophilus tipo B • Vaccini fortemente raccomandati: anti-meningococco B, anti-meningococco C, anti-pneumococcico, anti-rotavirus • Le 10 vaccinazioni obbligatorie sono requisito necessario per l’iscrizione agli asili nido e alle scuole dell’infanzia (0-6 anni) • Le vaccinazioni previste possono essere prenotate gratuitamente anche in farmacia È vero che Il calo della copertura vaccinale ha provocato la recrudescenza di malattie come il morbillo e potrebbe portare al ritorno di malattie debellate nei paesi occidentali, ma ancora endemiche in altre regioni del mondo, come la difterite e la poliomielite. Il morbillo può causare gravi complicazioni e morte. L’Italia è uno dei paesi dove il morbillo è ancora endemico e tra quelli dove si segnala il maggior numero di casi: nel 2017, sono già stati notificati oltre 4.000 casi, il 40% dei quali ha richiesto il ricovero ospedaliero, mentre nel 35% si è avuta almeno una complicanza. La malattia impegna il sistema immunitario molto più del vaccino. La sicurezza dei vaccini è provata con studi di sicurezza condotti prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio e monitorata con una continua attività di sorveglianza, dopo l’immissione in commercio. È falso che I vaccini possono indebolire il sistema immunitario. I vaccini contengono sostanze tossiche come il mercurio. I vaccini, in particolare quello contro morbillo, parotite e rosolia (MPR), possono causare autismo: è stato confutato da numerosi studi scientifici e lo studio che aveva suggerito questa falsa credenza si è rivelato fraudolento ed il suo autore è stato radiato dall’ordine dei medici del suo paese (il Regno Unito). Esistono esami che predicono eventuali effetti collaterali dei vaccini. Per maggiori informazioni chiamare il numero verde 1500 Scarica il poster Sito del ministero della salute – sezione vaccini Calendario vaccinale - 05/09/2017
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA e Nota Informativa Importante su medicinali iniettabili a base di metilprednisolone. Comunicazione AIFA su divieto di utilizzo lotti medicinali plasmaderivati della ditta Biotest. Comunicazione EMA e Nota Informativa Importante su medicinali iniettabili a base di metilprednisolone Fonte: AIFA 01/08/ e 28/08/2017 Il CMDh ha confermato la raccomandazione del Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) che i medicinali iniettabili a base di metilprednisolone contenenti lattosio, che contengono potenzialmente tracce di proteine del latte vaccino, non devono essere utilizzati nei pazienti con allergia nota o sospetta alle proteine del latte vaccino. Questi medicinali sono adesso controindicati in pazienti con allergia nota o sospetta al latte vaccino. Le attuali formulazioni che contengono lattosio devono essere sostituite con formulazioni senza lattosio. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-iniettabili-base-di-metilprednisolone-28082017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-metilprednisolone-01082017 - 31/08/2017
- Terapia ormonale nei pazienti anziani con ipotiroidismo subclinico I risultati del trial clinico TRUST. L’uso della levotiroxina per trattare l’ipotiroidismo subclinico è controverso. Obiettivo dello studio è determinare se la levotiroxina garantisca vantaggi clinici ai pazienti anziani in questa condizione. Metodi È stato condotto un trial randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, che ha arruolato 737 adulti di età ≥ 65 anni, con persistente ipotiroidismo subclinico. L’età media dei pazienti era 74.4 anni, 396 (53.7%) erano donne. In totale, 369 pazienti sono stati assegnati a ricevere placebo e 368 a ricevere levotiroxina (alla dose iniziale di 50 μg/die o 25 μg/die se il peso corporeo era <50 kg o il paziente aveva malattie coronariche), con aggiustamento della dose in base al livello della tireotropina. I due esiti primari erano la variazione ad 1 anno del punteggio dei sintomi di ipotiroidismo e del punteggio per la stanchezza in un questionario con punteggio da 0 a 100 in entrambe le scale, dove i valori più elevati indicavano maggiori sintomi o stanchezza; differenza minima clinicamente rilevante: 9 punti. Risultati Il livello medio di tireotropina al livello basale era 6.40±2.01 mIU per litro; ad 1 anno, era diminuito a 5.48 mIU/l nel gruppo placebo e a 3.63 mIU/l nel gruppo levotiroxina (P<0.001), alla dose media di 50 μg. Non sono state osservate differenze nei cambiamenti medi ad un anno nel punteggio dei sintomi di ipotiroidismo (0.2±15.3 nel gruppo placebo e 0.2±14.4 nel gruppo levotiroxina; differenza trai gruppi: 0.0; IC 95% da -2.0 a 2.1) o della stanchezza (3.2±17.7 e 3.8±18.4, rispettivamente; differenza trai gruppi: 0.4; IC 95% da -2.1 a 2.9). Non sono stati osservati effetti benefici della levotiroxina sulle misure degli esiti secondari e non c’è stato aumento significativo degli eventi avversi gravi prespecificati. Conclusioni La levotiroxina non ha prodotto benefici apparenti, nei pazienti anziani con ipotiroidismo subclinico. Studio finanziato dall’unione Europea ed altri; TRUST ClinicalTrials.gov n. NCT01660126 N Engl J Med. 2017 Jun 29;376(26):2534-2544. doi: 10.1056/NEJMoa1603825. Epub 2017 Apr 3. Thyroid Hormone Therapy for Older Adults with Subclinical Hypothyroidism. Stott DJ, Rodondi N, Kearney PM, Ford I, Westendorp RGJ, Mooijaart SP, Sattar N, Aubert CE, Aujesky D, Bauer DC, Baumgartner C, Blum MR, Browne JP, Byrne S, Collet TH, Dekkers OM, den Elzen WPJ, Du Puy RS, Ellis G, Feller 1, Floriani C, Hendry K, Hurley C, Jukema JW, Kean S, Kelly M, Krebs D, Langhorne P, McCarthy G1, McCarthy V, McConnachie A, McDade M, Messow M, O’Flynn A, O’Riordan D, Poortvliet RKE, Quinn TJ, Russell A, Sinnott C, Smit JWA, Van Dorland HA, Walsh KA, Walsh EK, Watt T, Wilson R, Gussekloo J; TRUST Study Group. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1603825 - 30/08/2017
- Influenza: le raccomandazioni per la stagione 2017-2018 La circolare del Ministero della salute. Il Ministero della salute ha pubblicato la Circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2017-2018”, elaborata dalla Direzione generale della prevenzione sanitaria. L’influenza costituisce un problema di Sanità Pubblica. Il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che, in media, circa 40.000 persone muoiano prematuramente ogni anno a causa dell’influenza, nell’UE. I casi più gravi e le complicanze dell’influenza sono più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni di età, nei bambini molto piccoli, nelle donne in gravidanza e nei soggetti con condizioni di rischio, a causa di diabete, malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche. In Italia, dal 1999, è attivo Influnet: un sistema di sorveglianza integrata, che prevede la rilevazione stagionale delle sindromi simil influenzali (influenza-like-illness, ILI) attraverso una rete di medici sentinella e, dalla stagione 2009/10, è attivo anche il monitoraggio dell’andamento delle forme gravi e complicate. Ogni anno, i casi di ILI colpiscono dal 4 al 12% della popolazione italiana, a seconda delle caratteristiche del virus influenzale. La Circolare riferisce sulla Sorveglianza epidemiologica e virologica della stagione 2016-2017. La stagione influenzale è stata caratterizzata da un’incidenza cumulativa di media entità: 93 casi per 1.000 assistiti e, in età pediatrica, 230 casi per 1.000 assistiti nella fascia di età 0-4 anni e 133 casi nella fascia 5-14 anni. Il documento fornisce anche raccomandazioni per la prevenzione dell’influenza, attraverso la vaccinazione e le misure di igiene e protezione individuale, come il lavaggio delle mani, l’igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce), l’isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili e l’utilizzo di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale, quando si trovano in ambienti sanitari. Quanto alla copertura vaccinale, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-19 indicano il 75% come obiettivo minimo ed il 95% come obiettivo ottimale per gli ultrasessantacinquenni ed i gruppi a rischio. La composizione del vaccino è quella indicata dall’OMS per l’emisfero settentrionale nella stagione 2017/2018 (cfr. http://www.farmaci-fc.it/2017/03/24/il-vaccino-anti-influenzale-20172018/#more-8055 ). Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i soggetti, che desiderano evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni. Il Servizio Sanitario Nazionale lo offre gratuitamente ai soggetti classificati e individuati a rischio di complicanze severe e a volte letali, in caso contraggano l’influenza. Per tutti gli altri, il vaccino è, comunque, disponibile presso le farmacie. Il periodo destinato alla conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale è quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre. Circolare “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2017-2018” http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf;jsessionid=JCEbZYZ6VGHBhyATrnouzg__.sgc4-prd-sal?anno=2017&codLeg=60180&parte=1%20&serie=null http://www.salute.gov.it/portale/influenza/dettaglioNotizieInfluenza.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=3037 http://www.salute.gov.it/portale/influenza/homeInfluenza.jsp - 29/08/2017
- Degludec vs Glargine 2 I risultati del trial clinico SWITCH 2 sull’ipoglicemia in pazienti con diabete di tipo 2. Obiettivi Verificare se il trattamento con insulina basale degludec sia associato ad un tasso più basso di ipoglicemia, rispetto all’insulina glargine U100, in pazienti con diabete di tipo 2. Metodi Trial treat-to-target crossover, randomizzato e in doppio cieco, di due periodi di trattamento di 32 settimane, ognuno con un periodo di 16 settimane di titolazione e un periodo di mantenimento di 16 settimane. Il trial è stato condotto in 152 centri degli USA tra gennaio 2014 e dicembre 2015, su 721 adulti con diabete di tipo 2 e almeno un fattore di rischio per l’ipoglicemia, che erano stati precedentemente trattati con insulina basale, con o senza farmaci antidiabetici orali. I pazienti sono stati randomizzati 1:1 per ricevere giornalmente l’insulina degludec seguita da insulina glargine U100 (n = 361) o per ricevere glargine U100 seguita da degludec (n = 360) e randomizzati 1:1 per la somministrazione mattutina o serale, nell’ambito di ogni sequenza di trattamento. L’endpoint primario era il tasso generale di episodi ipoglicemici sintomatici gravi o confermati (<56 mg /dL), durante il periodo di mantenimento. L’endpoint secondario includeva il tasso di episodi ipoglicemici sintomatici notturni e la proporzione di pazienti con ipoglicemia grave durante il periodo di mantenimento. Risultati Dei 721 pazienti randomizzati (età media 61,4 anni, 53,1% maschi), 580 (80,4%) hanno completato la sperimentazione. Durante il periodo di mantenimento, i tassi di ipoglicemia sintomatica globale per l’insulina degludec vs insulina glargine U100 erano 185,6 vs 265,4 episodi per 100 pazienti-anni di esposizione (PYE) (Rate Ratio = 0,70; IC 95% 0,61-0,80]; P < .001; differenza -23,66 episodi/100 PYE [IC 95% da -33,98 a -13,33]) e le percentuali di pazienti con episodi ipoglicemici erano 22,5% vs 31,6% (differenza -9,1%; IC 95% da -13,1% a -5,0%]). I tassi di ipoglicemia sintomatica notturna con insulina degludec vs insulina glargine U100 sono stati 55,2 vs 93,6 episodi/100 PYE (RR = 0,58; IC 95% 0,46-0,74], P <0,001, differenza -7,41 episodi/100 PYE [ IC 95% da-11.98 a -2.85]), i pazienti con episodi ipoglicemici erano 9.7% vs 14.7% (differenza -5.1%; IC 95% da -8.1% a -2.0%]). I pazienti con ipoglicemia grave durante il periodo di mantenimento sono stati 1,6% (IC 95% 0,6% -2,7%) per insulina degludec vs 2,4% (IC 95% 1,1% -3,7%) per insulina glargine U100 (P McNemar = .35, differenza di rischio -0,8% IC 95% da -2,2% a 0,5%]). Per il periodo di trattamento completo, sono state anche osservate riduzioni statisticamente significative nell’ipoglicemia sintomatica globale e notturna per insulina degludec vs insulina glargine U100. Conclusioni Trai pazienti con diabete di tipo 2 trattati con insulina e con almeno 1 fattore di rischio di ipoglicemia, il trattamento di 32 settimane con insulina degludec vs insulina glargine U100 ha determinato una riduzione dell’ipoglicemia sintomatica complessiva. Trial Registration: clinicaltrials.gov Identifier: NCT02030600. JAMA. 2017 Jul 4;318(1):45-56. doi: 10.1001/jama.2017.7117. Effect of Insulin Degludec vs Insulin Glargine U100 on Hypoglycemia in Patients With Type 2 Diabetes: The SWITCH 2 Randomized Clinical Trial. Wysham C, Bhargava A, Chaykin L, de la Rosa R, Handelsman Y, Troelsen LN, Kvist K, Norwood P. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2635630 - 21/08/2017
- Degludec vs Glargine 1 Il trial clinico randomizzato SWITCH 1 ha confrontato gli effetti dei due tipi di insulina sull’ipoglicemia, in pazienti con diabete di tipo 1. L’ipoglicemia è frequente nei pazienti con diabete di tipo 1 e costituisce un ostacolo al buon controllo glicemico. L’ipoglicemia grave può portare a coma o alla morte. Obiettivi Determinare la non inferiorità o superiorità dell’insulina degludec, rispetto all’insulina glargine U100, nel ridurre il tasso di episodi ipoglicemici sintomatici. Metodi Trial randomizzato cross-over in doppio cieco di non inferiorità, che ha arruolato 501 adulti con almeno 1 fattore di rischio ipoglicemico, trattati in 84 centri degli Stati Uniti e in 6 centri polacchi (da gennaio 2014 al 12 gennaio 2016) per due periodi di trattamento di 32 settimane, ognuno con un periodo di 16 settimane di titolazione e un periodo di mantenimento di 16 settimane. I pazienti sono stati randomizzati 1: 1 per ricevere una volta al giorno insulina degludec seguita da insulina glargine U100 (n = 249) o per ricevere l’insulina glargine U100 seguita da insulina degludec (n = 252) e randomizzati 1: 1 per la somministrazione di mattina o di sera, nell’ambito di ciascuna sequenza di trattamento. L’endpoint primario era il tasso generale di episodi ipoglicemici gravi (<56 mg /dL) o sintomatici confermati, durante il periodo di mantenimento. L’endpoint secondario includeva il tasso di episodi ipoglicemici sintomatici notturni e la proporzione di pazienti con ipoglicemia grave durante il periodo di mantenimento. Il criterio di non inferiorità per l’endpoint primario e per l’endpoint secondario dell’ipoglicemia notturna è stato definito come un limite superiore dell’IC 95% a due code per un Rate Ratio ≤1,10; se non è stata stabilita la non inferiorità, è stato effettuato un test a due code per la superiorità. Risultati Dei 501 pazienti randomizzati (età media 45,9 anni, 53,7% uomini), 395 (78,8%) hanno completato la sperimentazione. Durante il periodo di mantenimento, i tassi di ipoglicemia sintomatica complessiva erano di 2.200,9 episodi per 100 esposizioni di persone-anno (person-years’ exposure – PYE) nel gruppo degludec vs 2.462,7 episodi per 100 PYE nel gruppo di insulina glargine U100 per un Rate Ratio (RR) di 0,89 (IC 95% 0,85-0,94, P<0,001 per non inferiorità, P<0,001 per superiorità, differenza di tasso, -130,31 episodi per 100 PYE, IC 95% da -193,5 a -67,16). I tassi di ipoglicemia sintomatica notturna erano 277,1 per 100 PYE nel gruppo degludec vs 428,6 episodi per 100 PYE nel gruppo glargine U100, per un RR di 0,64 (IC 95% 0,56-0,73, P<0,001 per non inferiorità; P<0,001 per superiorità, differenza di tasso -61,94 episodi per 100 PYE, IC 95% da -83,85 a -40,03). Una percentuale minore di pazienti nel gruppo degludec rispetto al gruppo glargine U100 presentava una grave ipoglicemia durante il periodo di mantenimento (10,3%, IC 95% 7,3% -13,3% vs 17,1%, IC 95% 13,4% -20,8% rispettivamente, P Mc Nemar = 0,002, differenza di rischio -6,8%, IC 95% da -10,8% a -2,7%). Conclusioni In pazienti con diabete di tipo 1 e almeno un fattore di rischio per l’ipoglicemia, il trattamento di 32 settimane con insulina degludec ha determinato un tasso minore di episodi complessivi di ipoglicemia sintomatica, rispetto al trattamento con insulina glargine U100 . Trial Registration: clinicaltrials.gov Identifier: NCT02034513. JAMA. 2017 Jul 4;318(1):33-44. doi: 10.1001/jama.2017.7115. Effect of Insulin Degludec vs Insulin Glargine U100 on Hypoglycemia in Patients With Type 1 Diabetes: The SWITCH 1 Randomized Clinical Trial. Lane W, Bailey TS, Gerety G, Gumprecht J, Philis-Tsimikas A, Hansen CT, Nielsen TSS, Warren M; Group Information; SWITCH 1. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2635629 - 21/08/2017
- Consumo di antimicrobici e sviluppo di antibioticoresistenza Le Agenzie europee EMA, ECDC ed EFSA pubblicano il secondo rapporto. È stato pubblicato il secondo rapporto congiunto sull’analisi integrata del consumo di antibiotici (antimicrobial consumption AMC) e l’antibioticoresistenza (antimicrobial resistance AMR) in Europa, nella popolazione umana e negli animali d’allevamento per la produzione alimentare. Il rapporto è stato curato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency EMA), dal Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control ECDC) e dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority EFSA), su incarico della Commissione Europea ed elabora i dati delle reti europee di sorveglianza relativi al periodo 2013-15. Il consumo di antimicrobici, espresso in mg/kg di biomassa, è stato calcolato a livello europeo e dei singoli paesi e sono state osservate sostanziali differenze trai paesi. Per la prima volta, sono stati calcolati i valori per i maiali ed il pollame d’allevamento. Sono state utilizzate analisi univariate e multivariate per stimare le associazioni tra consumo di antimicrobici e sviluppo di antibioticoresistenza. L’analisi univariata ha mostrato associazioni statisticamente rilevanti (p < 0.05) tra consumo di antimicrobici e antibioticoresistenza per fluorochinoloni ed Escherichia coli, sia in campo umano che veterinario, per le cefalosporine di terza e quarta generazione ed Escherichia coli nell’uomo e tetracicline e polimixina ed Escherichia coli negli animali. Nell’uomo, c’è un’associazione statisticamente significativa tra AMC e AMR per carbapenemi e polimixina nella Klebsiella pneumoniae. L’utilizzo di macrolidi negli animali è risultato significativamente associato a resistenza ai macrolidi nel Campylobacter coli, sia nell’uomo che negli animali. L’analisi multivariata ha fornito un approccio unico per valutare gli effetti dell’uso di antibiotici negli animali e nell’uomo sullo sviluppo di antibioticoresistenza e ha dimostrato che la resistenza alle cefalosporine di terza e quarta generazione e ai fluorochinoloni nell’Escherichia coli nell’uomo era correlata al corrispondente AMC nell’uomo, mentre la resistenza ai fluorochinoloni nella Salmonella spp. e Campylobacter spp. isolati nell’uomo era correlata all’uso di fluorochinoloni negli animali d’allevamento. Questi risultati suggeriscono che, con un approccio unitario alla Salute pubblica, ci sia il potenziale per sviluppare politiche per un uso prudente degli antibiotici, in campo umano e veterinario, in modo da ridurre l’antibioticoresistenza. ECDC/EFSA/EMA second joint report on the integrated analysis of the consumption of antimicrobial agents and occurrence of antimicrobial resistance in bacteria from humans and food-producing animals Joint Interagency Antimicrobial Consumption and Resistance Analysis (JIACRA) Report European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), European Food Safety Authority (EFSA), European Medicines Agency (EMA) doi: 10.2903/j.efsa.2017.4872 EFSA Journal 2017;15(7):4872 [135 pp.]. https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4872 http://www.efsa.europa.eu/en/press/news/170727-0 http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/general/general_content_001863.jsp&mid=WC0b01ac0580c0fa1d https://ecdc.europa.eu/en/publications-data/ecdcefsaema-second-joint-report-integrated-analysis-consumption-antimicrobial http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.2903/j.efsa.2017.4872/full - 11/08/2017
- Statine ad alta intensità e mortalità in pazienti con aterosclerosi Uno studio di coorte retrospettivo su un data-base sanitario statunitense. La terapia con statine ad alta intensità è raccomandata per la prevenzione secondaria della malattia cardiovascolare aterosclerotica (Atherosclerotic Cardiovascular Disease ASCVD). Ciononostante, la terapia con statine in generale e quella ad alta intensità in particolare non sono adeguatamente utilizzate nei pazienti con aterosclerosi. Obiettivi Determinare l’associazione tra mortalità per tutte le cause e intensità della terapia con statine. Metodi È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo su pazienti da 21 ad 84 anni con aterosclerosi e trattati nel Veterans Affairs health care system tra il 1 aprile 2013 ed il 1 aprile 2014. Sono stati inclusi pazienti con ≥ 1 codici per aterosclerosi della classificazione internazionale delle malattie, nona revisione e ≥ 2 differenti visite nei 2 anni precedenti. L’intensità della terapia con statine è definita dalle linee guida 2013 dell’American College of Cardiology/American Heart Association e l’uso individuato nelle prescrizioni degli ultimi sei mesi. Sono stati esclusi i pazienti che avevano assunto statine ad alto dosaggio nei 5 anni precedenti. L’esito primario era la morte per tutte le cause aggiustata con la probabilità di ricevere statine ad alta intensità. Risultati Il campione di studio includeva 509.766 adulti con aterosclerosi (età media 68.5 anni; 499.598 uomini e 10.168 donne); di questi, 150.928 (29.6%) ricevevano statine ad alta intensità, 232.293 (45.6%) a moderata intensità, 33.920 (6.7%) a bassa intensità e 92.625 (18.2%) non erano trattati con statine. Durante un follow-up medio di 492 giorni, si è registrata un’associazione di vario grado tra l’intensità della terapia con statine e la mortalità, con tassi di mortalità a 1 anno del 4.0% (5.103/126.139) per i pazienti trattati con statine ad alta intensità, 4.8% (9.703/200.709) per quelli trattati con statine a moderata intensità, 5.7% (1.632/28.765) per la bassa intensità e 6.6% (4.868/73.728) per il gruppo non trattato con statine (P < .001). Dopo aggiustamento per propensione a ricevere statine ad alta intensità, l’hazard ratio per la mortalità era 0.91 (IC 95% 0.88-0.93) per il gruppo statine ad alta intensità rispetto all’intensità moderata. Per i pazienti da 76 a 84 anni, l’hazard ratio era 0.91 (IC 95% 0.87-0.95). I pazienti trattati con dosi massime di statine ad alta intensità avevano mortalità più bassa (hazard ratio 0.90; IC 95% 0.87-0.94), rispetto a quelli che ricevevano dosi minori. Conclusioni Sono state osservate associazioni di grado diverso tra l’intensità della terapia con statine e la mortalità in un campione di pazienti con aterosclerosi provenienti da tutti gli USA. Le statine ad alta intensità sono risultate associate ad un piccolo, ma significativo vantaggio nella sopravvivenza, rispetto all’intensità moderata, anche negli anziani. I dosaggi massimi di statine ad alta intensità erano associati ad ulteriori benefici in termini di sopravvivenza. JAMA Cardiol. 2017 Jan 1;2(1):47-54. doi: 10.1001/jamacardio.2016.4052. Association Between Intensity of Statin Therapy and Mortality in Patients With Atherosclerotic Cardiovascular Disease. Rodriguez F, Maron DJ, Knowles JW, Virani SS, Lin S, Heidenreich PA. http://jamanetwork.com/journals/jamacardiology/fullarticle/2580531 - 10/08/2017
- Fans e rischio di infarto miocardico acuto nel mondo reale Una meta-analisi bayesiana di dati individuali dei pazienti. Obiettivi Caratterizzare i determinanti, durata del trattamento e rischi di infarto miocardico acuto associati all’uso di antinfiammatori orali non steroidei (FANS). Metodi Disegno: revisione sistematica seguita da meta-analisi bayesiana di dati individuali dei pazienti. Fonti dei dati: studi da data-base sanitari canadesi ed europei. Sono stati selezionati gli studi condotti sulla popolazione generale o anziana, che documentavano l’infarto miocardico acuto come esito specifico, studiavano gli inibitori selettivi della COX-2 (compreso il rofecoxib) e i FANS tradizionali, confrontavano il rischio di infarto acuto nei pazienti trattati con FANS rispetto a quelli non trattati, effettuavano analisi tempo-dipendenti e minimizzavano le distorsioni dovute a confondimento ed erronea classificazione. L’esposizione al farmaco è stata modellata come un indicatore variabile, che incorpora il FANS specifico, il suo essere recente o meno, la durata d’uso e la dose. Le misure di esito erano gli odds ratio aggiustati del primo infarto miocardico acuto dopo l’entrata nello studio per l’uso di ogni categoria di FANS alla data indice (data dell’infarto miocardico per i casi e date corrispondenti per i controlli), rispetto al non uso nell’anno precedente e la successiva probabilità di infarto miocardico acuto. Risultati È stata arruolata una coorte di 446.763 individui, 61.460 dei quali con infarto miocardico acuto. L’assunzione di qualunque dose di FANS per una settimana, un mese o più di un mese è risultata associata ad aumento del rischio di infarto miocardico. Per uso da 1 a 7 giorni la probabilità che aumentasse il rischio di infarto miocardico (probabilità a posteriori di odds ratio >1.0) era 92% per celecoxib, 97% per ibuprofene e 99% per diclofenac, naprossene e rofecoxib. I corrispondenti odds ratio erano 1.24 (IC 95% 0.91-1.82) per celecoxib, 1.48 (1.00-2.26) per ibuprofene, 1.50 (1.06-2.04) per diclofenac, 1.53 (1.07 -2.33) per naprossene e 1.58 (1.07-2.17) per rofecoxib. Maggiori rischi di infarto miocardico sono stati documentati per dosi maggiori di FANS. Per usi oltre il mese, il rischio non sembrava crescere ulteriormente. Conclusioni Tutti I FANS, incluso il naprossene, sono risultati associati ad aumentato rischio di infarto miocardico. Il rischio di infarto con celecoxib era comparabile a quello dei FANS tradizionali ed era inferiore a quello correlato al rofecoxib. Il rischio è risultato maggiore durante il primo mese di uso dei FANS e per alti dosaggi. BMJ. 2017 May 9;357:j1909. doi: 10.1136/bmj.j1909. Risk of acute myocardial infarction with NSAIDs in real world use: bayesian meta-analysis of individual patient data. Bally M, Dendukuri N, Rich B, Nadeau L, Helin-Salmivaara A, Garbe E, Brophy JM. http://www.bmj.com/content/357/bmj.j1909.long - 10/08/2017
- La segnalazione dei pazienti nell’Unione Europea Un’analisi dei dati di EudraVigilance. La nuova normativa europea per la Farmacovigilanza è stata adottata nel 2010 ed è divenuta operativa dal luglio 2012. Le competenti autorità nazionali ed i detentori delle autorizzazioni all’immissione in commercio hanno l’obbligo di registrare le segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR) provenienti dai pazienti. Obiettivi Questo studio descrittivo ha l’obiettivo di fornire uno sguardo all’interno delle segnalazioni dei pazienti dell’Unione Europea, attraverso una ricerca nel database europeo EudraVigilance (EV), per un periodo di tre anni prima che la nuova normativa di Farmacovigilanza divenisse operativa e per tre anni dopo e, dove possibile, confrontare le segnalazioni dei pazienti con quelle degli operatori sanitari. Metodi Nelle segnalazioni dei pazienti e degli operatori sanitari presenti in EV, sono state cercate le caratteristiche demografiche (sesso ed età del paziente), la gravità, i termini, le indicazioni, il numero di ADR per segnalazione, l’intervallo di tempo tra l’insorgenza della reazione e la segnalazione, le sostanze più segnalate. Dove fattibile, sono stati fatti confronti diretti tra le segnalazioni dei pazienti e quelle degli operatori sanitari, usando i rischi relativi. Risultati Il database di EudraVigilance conteneva un totale di 53,130 segnalazioni di pazienti, inviate nel triennio precedente la nuova normativa e 113,371 nel triennio successivo. Gli Stati membri da cui proveniva il maggior numero di segnalazioni erano Olanda, Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia. I pazienti hanno segnalato con maggior frequenza, rispetto agli operatori sanitari, i farmaci della categoria ATC “Sistema genito-urinario ed ormoni sessuali” e per MedDRA SOC “Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione”, mentre gli operatori sanitari riportavano più Preferred Terms (PTs), comunque 13 delle 20 reazioni avverse maggiormente segnalate dai pazienti erano anche tra le 20 maggiormente segnalate dagli operatori sanitari. Conclusioni La segnalazione dei pazienti è risultata complementare a quella degli operatori sanitari. I pazienti sono risultati più motivati a segnalare le reazioni avverse con maggiore impatto sulla loro qualità della vita. La condivisione di questi risultati con le competenti autorità sanitarie e le associazioni dei pazienti può essere utile per migliorare la formazione e la consapevolezza sulla segnalazione dei pazienti. Drug Saf. 2017 Jul;40(7):629-645. doi: 10.1007/s40264-017-0534-1. Patient Reporting in the EU: Analysis of EudraVigilance Data. Banovac M, Candore G, Slattery J, Houÿez F, Haerry D, Genov G, Arlett P. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-017-0534-1 - 09/08/2017
- OpenWHO Corsi on-line dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità – OMS/World Health Organization -WHO lancia una piattaforma interattiva per l’e-learning, con video corsi e conferenze su epidemie, pandemie ed emergenze sanitarie. I corsi sono gratuiti ed accessibili a chiunque voglia iscriversi. OpenWHO trasforma complesse conoscenze scientifiche in videolezioni introduttive di facile comprensione. https://openwho.org/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=0fc02df114-EMAIL_CAMPAIGN_2017_07_17&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-0fc02df114-257110669 - 08/08/2017
- Benzodiazepine e rischio di mortalità per tutte le cause negli adulti Uno studio di coorte. Obiettivi Valutare il rischio di mortalità per tutte le cause associato all’inizio di benzodiazepine negli adulti, rispetto al non uso. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo. Setting: grande database di un’assicurazione sanitaria, che copre oltre 14 milioni di persone l’anno, in tutti gli USA (OptumInsight, Eden Prairie, MN). Partecipanti: coorte di grandi dimensioni di pazienti ≥ 18 anni, che iniziano le benzodiazepine combinata 1:1 per propensity score con una coorte di pazienti non trattati. Nell’analisi primaria, gli autori hanno optato per un controllo non attivo, perché le benzodiazepine hanno un ampio spettro di usi e indicazioni e questo rende ardua l’individuazione di un controllo appropriato, che non rientri nella classe. Ogni paziente arruolato nel gruppo di controllo è stato selezionato casualmente, tra quelli che avevano avuto una visita medica entro 14 giorni dall’inizio del trattamento dell’omologo (n=1.252.988), tra luglio 2004 e dicembre 2013. Per limitare l’effetto di ostacoli al trattamento e fattori confondenti, era richiesto che i pazienti di entrambi i gruppi avessero avuto ≥1 prescrizione per qualunque trattamento nei 90 giorni precedenti o almeno da 91 a 180 gg prima della data indice (cioè inizio del trattamento per il gruppo benzodiazepine e data della visita per il gruppo di confronto), inoltre, il propensity score è stato calcolato su oltre 300 covariate. Misura dell’esito principale: mortalità per tutte le cause, determinata col collegamento al registro dei decessi Social Security Administration Death Master File. Risultati In un periodo di 6 mesi di follow up, si sono verificati 5.061 e 4.691 decessi, rispettivamente, nel gruppo che ha iniziato le benzodiazepine e nel gruppo di controllo (9.3 vs 9.4 eventi per 1000 persone anno; hazard ratio 1.00, Intervallo di Confidenza al 95% 0.96-1.04). Per follow-up di 12 e 48 mesi e in sottogruppi di pazienti più giovani e pazienti che hanno iniziato agenti short acting, è stato osservato un incremento della mortalità dal 4 al 9%, associati all’inizio delle benzodiazepine. In analisi secondarie che confrontavano i pazienti, che iniziavano le benzodiazepine, combinati per propensity score 1:1 con un confronto attivo, come per esempio pazienti che iniziavano il trattamento con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, l’uso delle benzodiaziepine è risultato associato ad un rischio aumentato del 9% (IC 95% 3-16%). Conclusioni Questo grande studio di coorte basato sulla popolazione suggerisce che si verifichi un aumento della mortalità per tutte le cause estremamente ridotto o nullo, associato all’inizio di benzodiazepine. I piccoli incrementi della mortalità osservati possono essere dovuti a residui fattori di confondimento. Se esiste un effetto nocivo, è probabile che sia inferiore a quanto in precedenza supposto e che non abbia rilevanza clinica. BMJ. 2017 Jul 6;358:j2941. doi: 10.1136/bmj.j2941. Benzodiazepines and risk of all cause mortality in adults: cohort study. Patorno E, Glynn RJ, Levin R, Lee MP, Huybrechts KF. http://www.bmj.com/content/358/bmj.j2941.long - 07/08/2017
- Il sistema RAM: report Reazioni Avverse dei Medicinali Accessibili online i dati AIFA sulle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaci e vaccini. L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibile, sul suo portale istituzionale, un sistema di accesso online ai dati delle segnalazioni di sospetta reazione avversa a farmaco (Adverse Drug Reaction ADR) registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF), il database per la raccolta, la gestione e l’analisi delle segnalazioni di sospette ADR. Il sistema RAM (report Reazioni Avverse dei Medicinali) consente di accedere ai dati relativi alle segnalazioni registrate a partire dal 2002, organizzati per anno di inserimento nella RNF e aggiornati con cadenza trimestrale. Come leggere i dati È bene tener presente che si tratta di sospette reazioni avverse, cioè di eventi clinici osservati in seguito all’uso di un farmaco (o vaccino), ma non necessariamente causati da esso. Le segnalazioni di sospette reazioni avverse costituiscono un’importante fonte di informazioni, in quanto consentono di rilevare potenziali segnali di allarme relativi all’uso di farmaci e vaccini. Per questo l’AIFA incoraggia gli operatori sanitari e i pazienti a segnalare qualsiasi sospetta reazione avversa. Le informazioni sui rischi associati ai medicinali provengono dalle segnalazioni spontanee, da studi clinici ed epidemiologici, dalla letteratura scientifica pubblicata e dai rapporti inviati dalle aziende farmaceutiche. Solo approfondite valutazioni scientifiche di tutti i dati disponibili consentono di trarre conclusioni fondate sui reali rischi e benefici. Come funziona il sistema RAM (report Reazioni Avverse dei Medicinali) La ricerca può essere effettuata per nome commerciale del medicinale o per nome del principio attivo (o delle associazioni di principi attivi) indicati come sospetti nella segnalazione, selezionabili da un menù a tendina a destra in alto nella schermata iniziale. I risultati della ricerca sono, quindi, visualizzati in cinque schermate: 1. la prima fornisce il numero totale di segnalazioni registrate nella RNF suddivise per anno; 2. la seconda schermata fornisce il numero e la percentuale di segnalazioni per livello di gravità; 3. la terza il numero e la percentuale di segnalazioni per sesso e fascia di età dei soggetti che hanno manifestato la reazione avversa; 4. la quarta il numero e la percentuale di reazioni avverse aggregate per apparato o organo interessato (SOC – System Organ Classification); 5. la quinta il numero e la percentuale di reazioni avverse aggregate in maniera più dettagliata (PT – Preferred Term). Il totale delle reazioni avverse può essere ≥ al totale delle segnalazioni in quanto all’interno di ciascuna segnalazione è possibile descrivere una o più reazioni avverse. Il sistema è accessibile tramite PC, Mac o Laptop. Per ulteriori informazioni: informazioneaicittadini@aifa.gov.it https://servizionline.aifa.gov.it/jam/UI/Login?goto=https%3A%2F%2Fbi.aifa.gov.it%2FSASVisualAnalyticsViewer%2FVisualAnalyticsViewer_guest.jsp%3FreportName%3DFVG_Intro0_report%26reportPath%3D%2FShared%2BData%2FBI%2BFARMACOVIGILANZA%2FPublic%2FReport%2F%26appSwitcherDisabled%3Dtrue&service=credential&gx_charset=UTF-8&IDToken1=guest&IDToken2=guest https://bi.aifa.gov.it/SASVisualAnalyticsViewer/VisualAnalyticsViewer_guest.jsp?reportName=FVG_Intro0_report&reportPath=/Shared+Data/BI+FARMACOVIGILANZA/Public/Report/&appSwitcherDisabled=true - 04/08/2017
- La vaccinovigilanza in Italia Un video di Epicentro, il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega cos’è e come funziona. Quando è nata la vaccinovigilanza in Italia? Perché è importante? Che cosa si intende per evento avverso a un vaccino e come fare per segnalarlo? A queste domande risponde un video divulgativo pensato per quegli operatori sanitari e cittadini che vogliono capire meglio come funziona la vaccinovigilanza in Italia. La clip è stata realizzata dalla redazione di Epicentro, sito dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), membro del network Oms Vaccine Safety Net (Vsn), con la revisione scientifica dei ricercatori del Dipartimento di Malattie infettive ISS, riconosciuti focal point per il Vsn e dei ricercatori del reparto di Farmacoepidemiologia e Farmacosorveglianza del Centro nazionale per la ricerca e la valutazione preclinica e clinica dei farmaci (ISS). Cosa dice il video? La farmacovigilanza, di cui la vaccinovigilanza è una parte, è nata negli anni Sessanta e comprende le attività di raccolta, valutazione, analisi e comunicazione degli eventi avversi che si possono manifestare dopo la somministrazione di farmaci e vaccini. Un evento avverso a un vaccino è definito come qualsiasi manifestazione spiacevole che si verifica successivamente alla sua somministrazione, ma che non ha necessariamente un nesso di causalità con il vaccino stesso. La vaccinovigilanza permette di analizzare il rapporto beneficio/rischio di ogni vaccino e accertare che questo rapporto si mantenga favorevole nel corso del tempo. In presenza di un evento avverso che si è manifestato dopo la vaccinazione, operatori sanitari e cittadini possono inviare una segnalazione, via mail o fax, al responsabile di farmacovigilanza, oppure attraverso il sito Vigifarmaco. Ogni segnalazione viene analizzata perché la comparsa di un evento avverso dopo il vaccino non implica necessariamente che la causa sia il vaccino stesso. Per questo motivo, le segnalazioni raccolte nel database della Rete Nazionale di Farmacovigilanza dell’AIFA vengono esaminate singolarmente. La procedura consente di smentire o, al contrario, confermare il nesso con il vaccino. In questo caso, si procede a quantificare il rischio legato alla somministrazione. Gli eventi avversi sono molto diversi tra loro sia per gravità sia per frequenza: nella maggior parte dei casi si tratta di eventi lievi. Pochi sono gli eventi gravi. Le attività di farmacovigilanza non vengono svolte solo a livello nazionale ma si estendono anche alla Rete europea Eudravigilance e a quella mondiale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). La possibilità di analizzare i dati provenienti da molti Paesi in tutto il mondo aumenta le dimensioni delle popolazioni studiate e permette di evidenziare anche eventi molto rari. Il sistema di vaccinovigilanza italiano è uno tra i migliori in Europa infatti, secondo l’Oms, tra i Paesi a maggior tasso di segnalazione l’Italia risulta quella con la più alta qualità delle informazioni raccolte. http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/VideoVaccinovigilanza.asp - 03/08/2017
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Trisenox, Braltus, levetiracetam, Zinbryta, ibrutinib e Arixtra. Comunicazioni EMA su gadolinio, Zinbryta e metilprednisolone. Nota Informativa Importante su Trisenox (triossido di arsenico) Fonte: AIFA 28/07/2017 I problemi di produzione di Trisenox porteranno ad uno stato di carenza del prodotto nei mercati europei entro metà/fine agosto 2017. La sicurezza e l’efficacia del prodotto attualmente in commercio non sono influenzate da tali problematiche di produzione. Al fine di assicurare la continuità della fornitura, viene rilasciata dall’ufficio Qualità dei Prodotti e Contrasto al Crimine Farmaceutico dell’AIFA l’autorizzazione all’importazione dall’Australia del farmaco equivalente Phenasen (prodotto da Phebra Pty Ltd) contenente 1 mg/ml di triossido di arsenico. Phenasen e Trisenox contengono lo stesso principio attivo (triossido di arsenico) nella stessa concentrazione totale: 10 mg di triossido di arsenico in 10 ml. Mentre Trisenox è disponibile in fiale, Phenasen è disponibile in flaconcino. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-trisenox-triossido-di-arsenico-28072017 Nota Informativa Importante su Braltus (tiotropio) Fonte: AIFA 27/07/2017 E’ stato approvato in Italia Braltus, una nuova formulazione di tiotropio bromuro polvere per inalazione (in capsula rigida) rilasciata tramite un nuovo inalatore denominato “Zonda”. La Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA, ha deciso di inviare una lettera agli Operatori sanitari al fine di evitare il rischio di errore terapeutico legato alla sostituzione della terapia con tiotropio dal prodotto originatore (Spiriva® HandiHaler® – tiotropio bromuro) al medicinale Braltus. Entrambi i prodotti medicinali erogano la stessa dose di tiotropio ed il dosaggio raccomandato (inalazione del contenuto di una capsula una volta al giorno) è lo stesso, pertanto non è richiesto aggiustamento della dose nel caso di sostituzione della terapia da Spiriva® HandiHaler® a Braltus o viceversa. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-braltus-tiotropio-27072017 Comunicazione EMA su gadolinio Fonte: AIFA 07/07/2017 e 21/07/2017 L’Agenzia Europea dei Medicinali ha concluso la revisione dei mezzi di contrasto a base di gadolinio e conferma che vi sono evidenze convincenti di accumulo di gadolinio nel cervello in seguito all’uso dei mezzi di contrasto a base di gadolinio. Non sono state identificate condizioni specifiche legate all’accumulo di gadolinio nel cervello e le conseguenze cliniche non sono conosciute. Raccomandazioni d’uso: i mezzi di contrasto lineari acido gadoxetico e acido gadobenico devono essere utilizzati solamente per le scansioni del fegato, l’acido gadopentetico deve essere usato solamente per la scansione delle articolazioni. Tutti gli altri mezzi di contrasto lineari a base di gadolinio per uso endovenoso (gadodiamide, acido gadopentetico e gadoversetamide) devono essere sospesi. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-gadolinio-21072017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-gadolinio-07072017 Nota Informativa Importante su levetiracetam Fonte: AIFA 18/07/2017 Il sovradosaggio di levetiracetam può portare a gravi eventi avversi, come ridotto livello di coscienza, depressione respiratoria e coma. Nei casi in cui è stato possibile risalire alla causa, è stato evidenziato che il sovradosaggio accidentale segnalato era dovuto all’utilizzo di una siringa inappropriata o all’erronea misurazione della dose. In accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), i titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei prodotti medicinali in formulazione soluzione orale contenenti levetiracetam diffondono una nota informativa per evitare il rischio di errori terapeutici associati al sovradosaggio. È stata concordata la revisione del foglio illustrativo e del confezionamento esterno delle diverse presentazioni di levetiracetam 100 mg/ml soluzione orale al fine di aumentare la chiarezza sui dosaggi raccomandati ed evitare confusione circa il formato appropriato di flacone e siringa. I titolari di AIC sono stati anche invitati a differenziare meglio le presentazioni di levetiracetam soluzione orale. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-levetiracetam-18072017 Comunicazione EMA e Nota Informativa Importante su Zinbryta (daclizumab) Fonte: AIFA 07/07/2017 e 17/07/2017 L’EMA ha emanato raccomandazioni provvisorie sul medicinale Zinbryta (daclizumab), indicato per il trattamento della sclerosi multipla nelle forme recidivanti (RMS) in pazienti adulti, mentre è in corso una rivalutazione del rischio di danno epatico associato al trattamento con questo medicinale. La rivalutazione è stata avviata in seguito ad un caso fatale di insufficienza epatica fulminante in una paziente trattata con Zinbryta in uno studio osservazionale in corso. Questo caso si è verificato nonostante la conformità alle misure di minimizzazione del rischio raccomandate, incluso il monitoraggio della funzionalità epatica. Inoltre, sono stati segnalati ulteriori casi di danno epatico grave. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-zinbryta-daclizumab-07072017 http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-zinbryta-daclizumab-17072017 Nota Informativa Importante su ibrutinib (Imbruvica) Fonte: AIFA 17/07/2017 Sono stati segnalati casi di riattivazione del virus dell’epatite B (HBV) in pazienti trattati con ibrutinib (Imbruvica), pertanto i pazienti devono essere sottoposti a test per la ricerca di infezione da HBV prima di iniziare il trattamento con Imbruvica. Se i pazienti risultassero positivi ai test sierologici per l’epatite B, si raccomanda di consultare medici esperti in patologie epatiche prima di iniziare il trattamento con Imbruvica. I pazienti con test sierologici positivi per l’epatite B che necessitano di trattamento con Imbruvica devono essere monitorati e gestiti in accordo agli standard clinici locali di cura per prevenire la riattivazione del virus dell’epatite B (HBV). http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ibrutinib-imbruvica-17072017 Nota Informativa Importante su Arixtra (fondaparinux sodico) Fonte: AIFA 12/07/2017 Nuove e importanti informazioni su Arixtra (fondaparinux sodico) siringhe pre-riempite – carenza di fornitura a seguito di sospensione temporanea della produzione a causa di un difetto minore riguardante il manicotto di sicurezza. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-arixtra-fondaparinux-sodico-12072017 Comunicazione EMA su metilprednisolone Fonte: AIFA 07/07/2017 Il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato che i medicinali iniettabili a base di metilprednisolone contenenti lattosio, che contengono potenzialmente tracce di proteine del latte vaccino, non siano utilizzati nei pazienti con allergia nota o sospetta alle proteine del latte vaccino. I pazienti trattati per una reazione allergica con metilprednisolone devono interrompere il trattamento se i sintomi peggiorano o se sviluppano nuovi sintomi. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-metilprednisolone-07072017 - 31/07/2017
- Esitazione vaccinale e morbillo Uno studio stima le conseguenze sanitarie ed economiche della riduzione della copertura vaccinale, negli Stati Uniti. In alcune aree degli Stati Uniti, come in genere nel mondo occidentale, sta diminuendo la copertura delle vaccinazioni dell’infanzia e questo rischia di provocare il riemergere di diverse malattie infettive, con conseguenze sia sanitarie che economiche. Sono in corso dibattiti sul problema e sui possibili provvedimenti da adottare. Obiettivi Stimare il numero di casi di morbillo negli USA ed i relativi costi economici in scenari di diversi livelli di esitazione vaccinale, usando il caso dei vaccini anti morbillo rosolia e parotite (measles, mumps, and rubella MMR) e anti morbillo. Metodi Disegno, setting e partecipanti I dati pubblici del CDC (US Centers for Disease Control and Prevention) sono stati utilizzati per simulare la copertura nazionale per la vaccinazione MMR dei bambini (2-11 anni), negli USA. È stato adattato alla trasmissione delle malattie infettive un modello matematico stocastico, per stimare la dimensione dell’epidemia in relazione alla copertura vaccinale. I costi economici per il caso del morbillo sono stati ricavati dalla letteratura. Sono stati stimati i costi economici dell’aumento dell’esitazione vaccinale, così come le conseguenze dell’abolizione degli esoneri per motivi non medici. Il modello è stato calibrato con i casi annui di morbillo negli ultimi anni, negli USA. Il modello predittivo è stato validato usando i dati di Inghilterra e Galles. Principali esiti e misure Numero annuo di casi di morbillo, negli USA e relativi costi pubblici. Risultati Un declino del 5% della copertura del vaccino anti MMR, negli USA, avrebbe come conseguenza un aumento dei casi di morbillo di 3 volte, nei bambini dai 2 agli 11 anni, con un costo aggiuntivo di 2.1 milioni di dollari, per il settore pubblico. I numeri possono essere molto più alti se si considerano i bambini non vaccinati ≤ 2 anni e gli adolescenti e gli adulti non vaccinati ≥ 11 anni. Conclusioni Questa analisi predice che anche una piccola riduzione della copertura vaccinale, dovuta ad esitazione e agli esoneri per motivi non medici, avrebbe conseguenze di vasta portata, sia dal punto di vista della Sanità pubblica che da punto di vista economico. I risultati supportano la necessità urgente di affrontare l’esitazione vaccinale nel dialogo politico e abolire gli esoneri dalla vaccinazione infantile per motivi non medici. JAMA Pediatr. 2017 Jul 24. doi: 10.1001/jamapediatrics.2017.1695. [Epub ahead of print] Public Health and Economic Consequences of Vaccine Hesitancy for Measles in the United States. Lo NC, Hotez PJ. http://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/fullarticle/2643169 - 27/07/2017
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica i dati relativi al I trimestre 2017. La spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del SSN nel periodo gennaio-marzo 2017 è stata di 2.145 ml di € (+2,6% rispetto allo stesso periodo del 2016). I consumi sono stati 152 milioni di ricette; in termini di ricette, sono aumentati dello 0,7% rispetto al 2016, mentre in termini di dosi giornaliere dispensate sono aumentati del 4,3%. Il tetto programmato della spesa farmaceutica convenzionata 2017 è stato fissato al 7,96% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN). La spesa farmaceutica convenzionata è stata di 2.324 milioni, pari al 7,94% del FSN. La spesa per l’acquisto di medicinali da parte delle strutture sanitarie pubbliche (rilevata attraverso il flusso della tracciabilità del farmaco), al netto della spesa per vaccini e della spesa per medicinali di fascia C e C-bis, è stata di 2.888 ml di €, pari ad una incidenza sul FSN del 10,3%, mentre il tetto programmato era del 6,89%. La spesa complessiva del periodo gennaio-marzo 2017 è stata di 4.701,4 ml di €, corrispondente ad un’incidenza percentuale sul FSN del 16,81 %; il tetto programmato era del 14,85%. http://www.aifa.gov.it/content/monitoraggio-della-spesa-farmaceutica-nazionale-e-regionale-gennaio-marzo-2017-21072017 - 27/07/2017
- Strategie di prescrizione degli antibiotici ed esiti avversi nelle infezioni del tratto respiratorio inferiore Uno studio di coorte prospettico. Obiettivi Valutare l’impatto sugli effetti avversi di differenti strategie di prescrizione degli antibiotici, nelle infezioni del tratto respiratorio inferiore in pazienti di ≥ 16 anni. Metodi Disegno: studio di coorte prospettico. Setting: medicina generale, nel Regno Unito. Partecipanti: 28.883 pazienti con infezioni del tratto respiratorio inferiore; sintomi, segni e strategia di prescrizione degli antibiotici sono stati registrati al consulto iniziale di riferimento. Principali misure di esito: nuovo consulto con sintomi di infezione del tratto respiratorio inferiore entro 30 giorni dalla visita di riferimento, ricovero ospedaliero o morte. L’analisi multivariata ha controllato una lista estesa di variabili correlate alla propensione a prescrivere antibiotici ed i gruppi per medico. Risultati Il giorno della visita iniziale, su 28.883 partecipanti, 104 (0.4%) sono stati inviati in ospedale per approfondimenti radiografici o ricovero o entrambi o sono stati ricoverati per tumore. Dei rimanenti 28.779, si sono verificati successivi ricoveri ospedalieri o morte in 26/7.332 (0.3%) dopo nessuna prescrizione di antibiotici, 156/17.628 (0.9%) dopo una prescrizione di antibiotici immediata e in 14/3.819 (0.4%) dopo una prescrizione di antibiotici ritardata. L’analisi multivariata ha documentato che non c’è stata alcuna riduzione dei ricoveri e dei decessi, dopo la prescrizione immediata di antibiotici (risk ratio multivariata 1.06, IC 95% 0.63 – 1.81, P=0.84) e si è avuta una riduzione non significativa con la prescrizione ritardata (0.81, 0.41-1.64, P=0.61). Un nuovo consulto per sintomi nuovi, peggiorati o non risolti era comune, rispettivamente: 1.443/7.332 (19.7%), 4.455/17 628 (25.3%) e 5.38/3.819 (14.1%) ed era ridotto in maniera significativa dal trattamento antibiotico ritardato (risk ratio multivariata 0.64, 0.57- 0.72, P<0.001), ma non dal trattamento immediato (0.98, 0.90-1.07, P=0.66). Conclusioni La prescrizione immediata di antibiotici non è detto che riduca la probabilità di un successivo ricovero ospedaliero o decesso, in giovani e adulti con infezioni del tratto respiratorio inferiore. Se il medico sta valutando se prescrivere un antibiotico, è preferibile una prescrizione ritardata, che è risultata associata ad un minor numero di consulti medici successivi dovuti al peggioramento della malattia. BMJ. 2017 May 22;357:j2148. doi: 10.1136/bmj.j2148. Antibiotic prescription strategies and adverse outcome for uncomplicated lower respiratory tract infections: prospective cough complication cohort (3C) study. Little P, Stuart B, Smith S, Thompson MJ, Knox K, van den Bruel A, Lown M, Moore M, Mant D. http://www.bmj.com/content/357/bmj.j2148.long - 26/07/2017
- Farmaci & Estate La Guida dell’Agenzia Italiana del Farmaco con i consigli per le vacanze su uso, conservazione e trasporto dei farmaci. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) pubblica l’edizione 2017 della Guida Farmaci & Estate, realizzata per illustrare i rischi più frequenti che si possono correre nella conservazione, nel trasporto e nell’utilizzo dei medicinali durante la stagione estiva. In estate, infatti, l’arrivo delle alte temperature impone di prestare un’attenzione ancora maggiore alle modalità di conservazione dei farmaci. Con alcune semplici accortezze, illustrate nella Guida realizzata da AIFA, è possibile evitare una diminuzione dei livelli di qualità, sicurezza ed efficacia dei farmaci che assumiamo. Oltre alla Guida, l’AIFA ha realizzato anche una serie di cartoline per la condivisione dei principali messaggi sui social media. AIFA, Guida Farmaci & Estate http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Farmaci_&_Estate_2017_0.pdf Cartoline http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Cartoline_0.zip - 24/07/2017
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2016 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali. Nel 2016, la spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 29,4 miliardi di euro, di cui il 77,4% è stato rimborsato dal SSN. La spesa farmaceutica territoriale pubblica è stata pari a 13.874 milioni di euro (circa 228,7 euro pro capite), con un aumento del 3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. A fronte di un -2,5% della spesa farmaceutica convenzionata netta, si registra un +13,9% della spesa per medicinali di classe A erogati in distribuzione diretta e per conto. I consumi in regime di assistenza convenzionale presentano, rispetto al 2015, riduzioni in termini di numero di ricette e confezioni, rispettivamente del -1,5% e del -1,2%; in media ogni giorno sono state utilizzate 1.134,2 dosi ogni mille abitanti (+1,7%) e sono stati dispensati 1.117 milioni di confezioni (circa 18,3 confezioni per abitante). L’incidenza della compartecipazione a carico del cittadino sulla spesa convenzionata lorda mostra un leggero aumento rispetto al 2015, passando dal 14,0% al 14,5% nel 2016. La spesa privata ha registrato un -2,3%, rispetto all’anno precedente a cui ha contribuito principalmente il calo della spesa per l’acquisto privato dei farmaci di classe A (-11,9%) e della spesa per medicinali di automedicazione (-2,3%). Di contro, è stato registrato un +1,2% per tutte le compartecipazioni a carico del cittadino ed un +0,6% della spesa dei farmaci di classe C con ricetta. La spesa per i medicinali acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata pari a 195,84 euro pro capite, +8,8% rispetto all’anno precedente; le dosi giornaliere per mille abitanti sono state pari a 166,2 (+8,6%). Il Rapporto fornisce anche i dati del monitoraggio delle reazioni avverse ai farmaci. Nel corso dell’anno 2016, nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) sono state registrate 45.096 segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR) da farmaci e vaccini. Oltre a queste, sono state inserite dalle Aziende farmaceutiche ulteriori 3.327 segnalazioni provenienti dalla letteratura, per un totale complessivo di 48.423 segnalazioni. Escludendo le segnalazioni provenienti dalla letteratura, il numero di segnalazioni è diminuito del 9% rispetto al 2015 (-39,5% per i vaccini e -3,4% per tutti gli altri farmaci). Il 77% delle ADR registrate nella RNF nel 2016 proviene da segnalazioni spontanee, mentre il restante 23% da studi di farmacovigilanza attiva. Il tasso di segnalazione nazionale 2016 è stato pari a 743 segnalazioni per milione di abitanti. Nel quadro di una generale diminuzione, il tasso di segnalazione della Sardegna ha registrato un +18,3 rispetto al 2015. Nel 2016 è stata attivata, a livello nazionale, la modalità di segnalazione on-line delle sospette ADR: sia gli operatori sanitari che i cittadini possono segnalare qualsiasi reazione avversa direttamente in internet collegandosi al sito www.vigifarmaco.it. Le segnalazioni provenienti dal sistema di segnalazione on-line hanno rappresentato il 22% del totale. Per i vaccini, il 56% delle segnalazioni è riferito ai bambini di età compresa tra 1 e 23 mesi, coerentemente con il maggior uso dei vaccini in questa fascia di età, mentre per i farmaci il 92% delle segnalazioni è riferito alla popolazione adulta e anziana. Complessivamente, il 54% delle segnalazioni ha riguardato la popolazione femminile, in linea con la letteratura che riporta come le donne siano più esposte dei maschi alle reazioni avverse da farmaci. Come negli anni precedenti, un terzo (33%) delle segnalazioni del 2016 è stato definito come grave. Il 53% delle segnalazioni è pervenuto da medici ospedalieri, seguono quelle dagli specialisti (11%) e dai farmacisti (9%). Per quanto riguarda la classe ATC, il maggior numero di segnalazioni ha riguardato farmaci antineoplastici e immunomodulatori (28%), sangue ed organi emopoietici (13%) ed antimicrobici generali per uso sistemico (13%). La distribuzione delle ADR per System Organ Classes (SOC), vede ai primi posti le Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo (15%), Patologie gastrointestinali (13%) e Patologie generali e condizioni relative alla sede di somministrazione (13%). I primi principi attivi per numero di segnalazioni sono stati (incidenza su schede da farmaci): Warfarin (4,1%), Acido Acetilsalicilico (3,1%) e Amoxicillina/Acido Clavulanico (2,8%). Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2016. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2017. http://www.aifa.gov.it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2016 - 24/07/2017
- Supplementazione di vitamina D ad alto dosaggio versus dose standard Un trial clinico canadese valuta l’effetto sulle infezioni virali delle vie respiratorie superiori, in bambini sani. Studi epidemiologici supportano una correlazione tra bassi livelli di 25-idrossivitamina D ed un più alto rischio infezioni del tratto respiratorio superiore. Non è, però, noto se una supplementazione invernale di vitamina D riduca il rischio. Obiettivi Determinare se un alto dosaggio di vitamina D riduca l’incidenza di infezioni invernali del tratto respiratorio superiore, nei bambini, in misura maggiore rispetto alla dose standard. Metodi È stato condotto un trial clinico randomizzato, durante i mesi invernali dal 13 settembre 2011 al 30 giugno 2015, in bambini di età da 1 a 5 anni arruolati da TARGet Kids!, una rete di ricerca, che raggruppa centri di cure primarie di Toronto, Ontario, Canada. Sono stati randomizzati 349 bambini per ricevere una supplementazione di 2000 UI/d di vitamina D orale (gruppo alto dosaggio) e 354 a ricevere 400 UI/d (gruppo dose standard), per un minimo di quattro mesi, tra settembre e maggio. L’esito primario era il numero di infezioni virali del tratto respiratorio superiore, confermate da esami di laboratorio sui tamponi nasali effettuati dai genitori nei mesi invernali. L’esito secondario includeva il numero di infezioni influenzali, infezioni non influenzali, malattie del tratto respiratorio superiore riferite dai genitori, il tempo alla prima infezione del tratto respiratorio superiore ed i livelli sierici di 25-idrossivitamina D alla fine dello studio. Risultati Su 703 partecipanti randomizzati (età media 2.7 anni, 57.7% maschi), 699 (99.4%) hanno completato la sperimentazione. Il numero medio per bambino di infezioni del tratto respiratorio superiore confermate da esami di laboratorio è stato di 1.05 (IC 95% 0.91-1.19) nel gruppo alto dosaggio e 1.03 (IC 95% 0.90-1.16) nel gruppo dose standard, con una differenza trai gruppi di 0.02 (IC 95% da -0.17 a 0.21) per bambino. Non c’era una differenza trai gruppi statisticamente significativa nel numero di infezioni confermate da analisi di laboratorio (RR 0.97; IC 95% 0.80-1.16). Non è risultata differenza significativa nel tempo medio alla prima infezione: 3.95 mesi (IC 95% 3.02-5.95 mesi) per il gruppo ad alto dosaggio e 3.29 mesi (IC 95% 2.66-4.14 mesi) nel gruppo dose standard; né nel numero di malattie del tratto respiratorio superiore riferite dai genitori (625 per l’alto dosaggio vs 600 per la dose standard, incidence RR, 1.01; IC 95% 0.88-1.16). Al termine dello studio, i livelli sierici di 25-idrossivitamina D erano 48.7 ng/mL (IC 95% 46.9-50.5 ng/mL) nel gruppo ad alto dosaggio e 36.8 ng/mL (IC 95% 35.4-38.2 ng/mL) nel gruppo dose standard. Conclusioni In bambini sani da 1 a 5 anni, la supplementazione quotidiana di 2000 UI di vitamina D rispetto a 400 UI non ha ridotto le infezioni invernali del tratto respiratorio superiore. Questi risultati non supportano la supplementazione di vitamina D ad alto dosaggio di routine, nei bambini, per la prevenzione delle infezioni virali del tratto respiratorio superiore. Registrazione del trial: clinicaltrials.gov Identifier: NCT01419262. JAMA. 2017 Jul 18;318(3):245-254. doi: 10.1001/jama.2017.8708. Effect of High-Dose vs Standard-Dose Wintertime Vitamin D Supplementation on Viral Upper Respiratory Tract Infections in Young Healthy Children. Aglipay M, Birken CS, Parkin PC, Loeb MB, Thorpe K, Chen Y, Laupacis A, Mamdani M, Macarthur C, Hoch JS, Mazzulli T, Maguire JL; TARGet Kids! Collaboration. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2643763 - 18/07/2017
- L-cisteina in compresse per smettere di fumare Un trial randomizzato in doppio cieco confronta l’efficacia dell’amminoacido col placebo. È necessario trovare nuovi strumenti efficaci per la disassuefazione dal fumo, al fine di evitare i gravi problemi sanitari ed il costo economico ad esso correlati. Obiettivi Un precedente trial randomizzato e controllato (RCT), degli stessi autori, aveva dato risultati promettenti sull’efficacia della L-cisteina in pastiglie a rilascio prolungato per la cessazione dal fumo, ma lo studio non aveva forza adeguata. Obiettivo di questo studio è confermare i risultati del precedente RCT in uno studio di forza adeguata sull’effettiva capacità della L-cisteina a rilascio prolungato di eliminare dalla saliva l’acetaldeide, una sostanza presente nel fumo di sigaretta, che rafforza la dipendenza dal tabacco. A questo scopo, è stato condotto un trial clinico randomizzato in doppio cieco, che confronta l’efficacia della L-cisteina rispetto al placebo, per la cessazione del fumo. Metodi Sono stati arruolati 1.998 fumatori di sigarette e assegnati casualmente all’intervento (n=996) o al placebo (n=1.002). Al livello basale, per ogni fumatore, è stata raccolta la storia con un questionario ed è stata valutata la dipendenza dalla nicotina con la scala Fagerström. Ogni partecipante ha tenuto un diario, sul quale registrava il numero quotidiano di sigarette, le pastiglie assunte e le sensazioni soggettive relative al fumo. I dati sono stati analizzati separatamente per endpoint: prevalenza di punto di astinenza (point prevalence of abstinence -PPA) e astinenza prolungata (prolonged abstinence – PA). Risultati Complessivamente, 753 hanno completato il trial secondo il protocollo (PP), 944 con violazioni (mITT) e i rimanenti (n=301) sono stati persi al follow-up (LTF). Durante i sei mesi della sperimentazione, 331 partecipanti hanno smesso di fumare: 181 (18.2%) nel braccio intervento e 150 (15.0%) nel braccio placebo (OR=1.43; IC 95% 1.09-1.88; p=0.010). Nel gruppo PP, 170 (45.3%) del braccio intervento hanno smesso di fumare, rispetto a 134 (35.4%) del braccio placebo (OR=1.51, IC 95% 1.12-2.02; p=0.006). Nel modello multivariata (regressione di Poisson), il livello diminuito di piacere del fumo (p=0.010) e “sensazioni del fumo modificate” erano forti predittori di cessazione del fumo (IRR=12.01; IC 95% 1.5-95.6). Conclusioni Uno studio di forza adeguata ha confermato che la L-cisteina in pastiglie a rilascio prolungato è uno strumento efficace per aiutare a smettere di fumare; inoltre, non è tossica e non ha limitazioni d’uso dovute agli effetti collaterali. Anticancer Res. 2017 Jul;37(7):3639-3648. Slow-release L-Cysteine (Acetium®) Lozenge Is an Effective New Method in Smoking Cessation. A Randomized, Double-blind, Placebo-controlled Intervention. Syrjänen K, Eronen K, Hendolin P, Paloheimo L, Eklund C, Bäckström A, Suovaniemi O. http://ar.iiarjournals.org/content/37/7/3639.full.pdf+html - 17/07/2017
- Ridinilazolo vs vancomicina Uno studio di non inferiorità di fase 2, randomizzato e in doppio cieco, confronta efficacia e sicurezza dei due antibiotici nel trattamento delle infezioni da Clostridium difficile. Il Clostridium difficile è il principale responsabile delle infezioni nosocomiali. Metodi È stato condotto uno studio di non inferiorità di fase 2, randomizzato e in doppio cieco, con controllo attivo. Da 33 centri statunitensi e canadesi, sono stati reclutati pazienti con segni e sintomi di infezione da Clostridium difficile e diagnosi confermata da test di laboratorio. I partecipanti sono, quindi, stati assegnati in maniera casuale (1:1) a ricevere ridinilazolo orale (200 mg ogni 12 h) o vancomicina orale (125 mg ogni 6 h) per 10 giorni. Endpoint primario: raggiungimento di una risposta clinica duratura, definita come guarigione clinica alla fine del trattamento senza ricaduta entro 30 giorni. È stato usato per stabilire la non inferiorità (15% di margine) del ridinilazolo vs vancomicina. L’analisi primaria di efficacia è stata condotta su una popolazione intention-to-treat modificata, che comprendeva tutti gli individui con infezione da C difficile confermata dalla presenza di tossine nelle feci e che erano stati assegnati casualmente a ricevere una o più dosi del farmaco in studio. Risultati Tra il 26 giugno 2014 ed il 31 agosto 2015, sono stati reclutati 100 pazienti: 50 sono stati assegnati a ricevere ridinilazolo e 50 vancomicina; 16 pazienti non hanno completato la sperimentazione e 11 hanno interrotto precocemente il trattamento. L’analisi di efficacia primaria ha incluso 69 pazienti (n=36 nel gruppo ridinilazolo; n=33 nel gruppo vancomicina); 24/36 (66.7%) pazienti del gruppo ridinilazolo, rispetto a 14/33 (42.4%) del gruppo vancomicina hanno avuto una risposta clinica duratura (differenza di trattamento 21.1%, IC 90% 3.1-39.1, p=0·0004). Ciò ha stabilito la non inferiorità del ridinilazolo e ha evidenziato la superiorità statistica al livello del 10%. Il ridinilazolo era ben tollerato, con un profilo di eventi avversi simile a quello della vancomicina: hanno segnalato eventi avversi, l’82% (41/50) dei partecipanti del gruppo ridinilazolo e l’80% (40/50) del gruppo vancomicina. Nel gruppo ridinilazolo non ci sono stati eventi avversi che abbiano costretto all’interruzione del trattamento. Conclusioni Il ridinilazolo è un antibiotico a spettro mirato, che mostra potenzialità nel trattamento delle infezioni da Clostridium difficile allo stadio iniziale e fornisce un beneficio duraturo attraverso la riduzione delle ricadute. Sono necessari ulteriori approfondimenti clinici. Registrazione dello studio: ClinicalTrials.gov, number NCT02092935. Finanziamento: Wellcome Trust and Summit Therapeutics. Lancet Infect Dis. 2017 Jul;17(7):735-744. doi: 10.1016/S1473-3099(17)30235-9. Epub 2017 Apr 28. Efficacy and safety of ridinilazole compared with vancomycin for the treatment of Clostridium difficile infection: a phase 2, randomised, double-blind, active-controlled, non-inferiority study. Vickers RJ, Tillotson GS, Nathan R, Hazan S, Pullman J, Lucasti C, Deck K, Yacyshyn B, Maliakkal B, Pesant Y, Tejura B, Roblin D, Gerding DN, Wilcox MH; CoDIFy study group. http://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(17)30235-9/fulltext - 13/07/2017
- L’alendronato protegge dal rischio di frattura all’anca? Uno studio di coorte retrospettivo, condotto in Svezia su una popolazione di pazienti anziani trattati con prednisolone orale. Il trattamento con glucocorticoidi orali aumenta il rischio di fratture, mentre sono scarse le evidenze riguardo l’efficacia dell’alendronato nel proteggere dal rischio di fratture i pazienti anziani trattati con glucocorticoidi. Obiettivi Indagare se il trattamento con alendronato in pazienti anziani, che usano prednisolone sia associato a diminuito rischio di fratture dell’anca e di effetti avversi. Metodi Disegno, setting, e partecipanti Studio di coorte retrospettivo, che usa un data-base nazionale (n = 433.195) di pazienti ≥ 65 anni sottoposti a valutazione in strutture sanitarie svedesi. Sono stati selezionati 1.802 pazienti a cui era stato prescritto alendronato dopo almeno tre mesi di trattamento con prednisolone orale (≥5 mg/d). Il propensity score combinato è stato usato per selezionare 1.802 pazienti non trattati con alendronato, tra 6.076 con lo stesso trattamento di prednisolone. Follow-up tra gennaio 2008 e dicembre 2014. Esposizioni: uso di alendronato rispetto al non uso; nessun paziente aveva preso alendronato prima di iniziare il prednisolone. Esito primario: frattura dell’anca. Risultati L’età media dei 3.604 pazienti arruolati era 79.9 anni (SD, 7.5), 2.524 (70%) erano donne. Dopo un follow-up medio di 1.32 anni (range interquartile 0.57-2.34 anni), si sono avute 27 fratture dell’anca nel gruppo alendronato e 73 nel gruppo senza alendronato, corrispondenti a tassi di incidenza di 9.5 (IC 95% 6.5-13.9) e 27.2 (IC 95% 21.6-34.2) fratture per 1.000 persone-anni, con differenza trai tassi assoluti di 17.6 (IC 95% da-24.8 a -10.4). L’uso di alendronato è risultato associato ad un più basso rischio di frattura dell’anca, in un modello di Cox multivariata aggiustato (hazard ratio, 0.35; IC 95% 0.22-0.54). Il trattamento con alendronato non è risultato associato ad aumentato rischio di sintomi del tratto gastrointestinale superiore (alendronato rispetto a non alendronato 15.6 [IC 95% 11.6-21.0] rispetto a 12.9 [IC 95%, 9.3-18.0] per 1.000 persone-anno; P = .40) o ulcere peptiche (10.9 [IC 95%, 7.7-15.5] vs 11.4 [IC 95%, 8.0-16.2] per 1.000 persone-anni; P = .86). Non ci sono stati casi di osteonecrosi indotta dal farmaco e solo 1 caso di frattura del femore in ciascun gruppo. Conclusioni Tra pazienti anziani trattati con dosi di prednisolone da medie ad alte, il trattamento con alendronato è risultato associato a rischio di frattura dell’anca significativamente più basso, in un periodo medio di 1.32 anni. Sebbene i risultati siano limitati dal disegno dello studio osservazionale, supportano l’uso dell’alendronato in questi pazienti. JAMA. 2017 Jul 11;318(2):146-155. doi: 10.1001/jama.2017.8040. Association Between Alendronate Use and Hip Fracture Risk in Older Patients Using Oral Prednisolone. Axelsson KF, Nilsson AG, Wedel H, Lundh D, Lorentzon M. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2643309 - 12/07/2017
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di ADHD nel bambino Uno studio di coorte basato sulla popolazione. Obiettivi Valutare la potenziale associazione tra l’uso di antidepressivi da parte della madre ed il rischio di sindrome da deficit di attenzione e iperattività (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder – ADHD) nel bambino. Metodi Disegno: studio di coorte basato sulla popolazione. Setting: dati dal data-base sanitario della popolazione di Hong Kong, Clinical Data Analysis and Reporting System. Partecipanti: 190.618 bambini nati negli ospedali pubblici di Hong Kong tra gennaio 2001 e dicembre 2009 e seguiti fino a dicembre 2015. Principali esiti e misure: Hazard Ratio dell’uso materno di antidepressivi durante la gravidanza e ADHD nei bambini da 6 a 14 anni, con follow-up medio di 9.3 anni (range 7.4-11.0 anni). Risultati Su 190.618 nati, 1.252 avevano una madre che ha usato antidepressivi in gravidanza e 5.659 (3.0%) hanno avuto una diagnosi di ADHD o hanno avuto un trattamento per ADHD. L’Hazard Ratio grezzo dell’uso materno di antidepressivi in gravidanza era 2.26 (P<0.01), rispetto al non uso. Dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti, compresi i disordini psichiatrici materni e l’uso di altri psicofarmaci, l’Hazard Ratio aggiustato si è ridotto a 1.39 (IC 95% 1.07-1.82, P=0.01). Simili risultati sono stati osservati confrontando bambini con madri che avevano usato antidepressivi prima della gravidanza e quelli con madri che non li avevano mai usati (1.84, 1.54-2.18, P<0.01). Tutte le analisi di sensibilità hanno prodotto risultati analoghi. L’analisi combinata dei fratelli non ha individuato differenze significative di rischio di ADHD nei fratelli esposti ad antidepressivi durante la gestazione rispetto ai non esposti (0.54, 0.17-1.74, P=0.30). Conclusioni Studi precedenti hanno, probabilmente, sovrastimato l’associazione tra l’uso gestazionale di antidepressivi e ADHD nei bambini, perché hanno mancato di valutare il contributo dei fattori di rischio familiari. Sebbene non si possa escludere la possibilità di un nesso causale tra l’uso in gravidanza di antidepressivi e ADHD, tuttavia i risultati sollevano dubbi che il confondimento legato all’indicazione possa spiegare almeno in parte l’associazione osservata. Se un’associazione causale esiste, l’effetto è probabilmente inferiore a quanto in precedenza ipotizzato. La decisione riguardo all’uso di antidepressivi in gravidanza rimane, comunque, importante e richiede un’attenta valutazione di rischi e benefici, nel contesto individuale di ogni singola donna e famiglia. BMJ. 2017 May 31;357:j2350. doi: 10.1136/bmj.j2350. Prenatal antidepressant use and risk of attention-deficit/hyperactivity disorder in offspring: population based cohort study. Man KKC, Chan EW, Ip P, Coghill D, Simonoff E, Chan PKL, Lau WCY, Schuemie MJ, Sturkenboom MCJM, Wong ICK. http://www.bmj.com/content/bmj/357/bmj.j2350.full.pdf - 10/07/2017
- Antibiotici per piccoli ascessi cutanei Un trial controllato con placebo. Gli ascessi cutanei non complicati sono comuni, ma ancora non è chiaro quale sia la loro gestione più appropriata, nell’era dello Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (methicillin-resistant Staphylococcus aureus – MRSA). Metodi Gli autori hanno condotto un trial multicentrico prospettico e in doppio cieco, che ha arruolato pazienti adulti e bambini. I pazienti sono stati stratificati in base alla presenza di ascessi chirurgicamente drenabili, alla dimensione dell’ascesso, il numero dei siti dell’infezione cutanea e alla presenza di infiammazioni non purulente. Sono stati arruolati pazienti con un ascesso cutaneo ≤ 5 cm di diametro. Dopo incisione e drenaggio dell’ascesso, i partecipanti sono stati assegnati casualmente a ricevere clindamicina, trimetoprim + sulfametoxazolo o placebo per 10 giorni. L’esito primario da valutare era la risoluzione clinica da 7 a 10 giorni dopo la fine del trattamento. Risultati Sono stati arruolati 786 partecipanti: 505 (64.2%) adulti e 281 (35.8%) bambini. In totale, 448 (57.0%) erano maschi. Lo Staphylococcus aureus è stato isolato in 527 partecipanti (67.0%) e lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina in 388 (49.4%). Dieci giorni dopo la terapia nella popolazione intention-to-treat, il tasso di guarigione nel gruppo clindamicina era simile a quello del gruppo trimetoprim + sulfametoxazolo (221/ 266 partecipanti [83.1%] e 215/263 [81.7%], rispettivamente; P=0.73), il tasso di guarigione in ognuno dei gruppi con trattamento attivo era più alto che nel gruppo placebo (177 /257 partecipanti [68.9%], P<0.001 per entrambi i confronti). I risultati, nella popolazione che poteva essere valutata, erano simili. Il risultato positivo era limitato ai partecipanti con infezione da Staphylococcus aureus. Trai partecipanti inizialmente guariti, nuove infezioni ad 1 mese di follow-up sono risultate meno comuni nel gruppo clindamicina (15/ 221, 6.8%), che nel gruppo gruppo trimetoprim + sulfametoxazolo (29/ 215 [13.5%], P=0.03) o nel gruppo placebo (22/ 177 [12.4%], P=0.06). Gli eventi avversi sono stati più frequenti con la clindamicina (58/ 265 [21.9%]) che con trimetoprim + sulfametoxazolo (29/ 261 [11.1%]) o placebo (32/ 255 [12.5%]); tutti gli eventi avversi si sono risolti senza conseguenze. Un partecipante trattato con trimetoprim + sulfametoxazolo ha avuto una reazione di ipersensibilità. Conclusioni Rispetto ad incisione e drenaggio da soli, il trattamento con clindamicina o trimetoprim + sulfametoxazolo in associazione ad incisione e drenaggio ha migliorato gli esiti a breve termine dei pazienti con ascessi semplici. Questo beneficio deve essere bilanciato con gli effetti collaterali noti di questi antibiotici. Finanziamento: the National Institutes of Health; ClinicalTrials.gov number, NCT00730028. N Engl J Med. 2017 Jun 29;376(26):2545-2555. doi: 10.1056/NEJMoa1607033. A Placebo-Controlled Trial of Antibiotics for Smaller Skin Abscesses. Daum RS, Miller LG, Immergluck L, Fritz S1, Creech CB, Young D, Kumar N, Downing M, Pettibone S, Hoagland R, Eells SJ, Boyle MG, Parker TC, Chambers HF; DMID 07-0051 Team. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1607033 - 06/07/2017
- Aspirina versus placebo in gravidanze ad alto rischio di gestosi Uno studio multicentrico in doppio cieco, controllato con placebo. La preeclampsia, o gestosi, è una causa importante di complicazioni e di mortalità materna e perinatale. Non è noto se l’assunzione di aspirina a basso dosaggio, durante la gravidanza, possa ridurne il rischio. Metodi È stato condotto uno studio multicentrico in doppio cieco, controllato con placebo, nel quale sono state arruolate 1776 donne con gravidanza singola ad alto rischio di gestosi e assegnate casualmente a ricevere aspirina alla dose di 150 mg/ die o placebo, dalla 11° -14° settimana di gestazione alla 36°. Esito primario da valutare: parto con gestosi prima della 37° settimana. L’analisi è stata condotta seguendo il principio dell’intention-to-treat. Risultati In totale, 152 hanno ritirato il consenso durante il trial e 4 sono state perse nel follow up; sono rimaste 798 donne nel gruppo aspirina e 822 nel gruppo placebo. Si è avuta preeclampsia in 13 partecipanti (1.6%) nel gruppo aspirina e 35 (4.3%) nel gruppo placebo (odds ratio nel gruppo aspirina 0.38; IC 95% 0.20-0.74; P=0.004). I risultati sono rimasti sostanzialmente immutati nell’analisi di sensitività, che teneva conto anche delle donne ritirate. L’aderenza è stata buona, si è registrata un’assunzione ≥ 85% delle compresse, nel 79.9% dei partecipanti. Non è risultata differenza significativa trai gruppi, per quanto riguarda gli eventi avversi neonatali o di altro genere. Conclusioni In donne ad alto rischio di gestosi, il trattamento con aspirina a basso dosaggio ha avuto come risultato una minore incidenza di questa diagnosi, rispetto al trattamento con placebo. Finanziamento: the European Union Seventh Framework Program and the Fetal Medicine Foundation; EudraCT number, 2013-003778-29; Current Controlled Trials number, ISRCTN13633058. N Engl J Med. 2017 Jun 28. doi: 10.1056/NEJMoa1704559. [Epub ahead of print] Aspirin versus Placebo in Pregnancies at High Risk for Preterm Preeclampsia. Rolnik DL, Wright D, Poon LC, O’Gorman N, Syngelaki A, de Paco Matallana C, Akolekar R, Cicero S, Janga D, Singh M, Molina FS, Persico N, Jani JC, Plasencia W, Papaioannou G, Tenenbaum-Gavish K, Meiri H, Gizurarson S, Maclagan K, Nicolaides KH. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1704559 - 03/07/2017
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su Symbioflor 2, Zinbryta, docetaxel e medicinali a base di fattore VIII. Note Informative Importanti su, Levact (bendamustina), DepoCyte (citarabina) e Clexane / Clexane T (enoxaparina sodica). Comunicazione EMA su Symbioflor 2 Fonte: AIFA 23/06/2017 Symbioflor 2 è un probiotico in commercio dagli anni ’50. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha esaminato tutte le evidenze disponibili sull’efficacia e la sicurezza di Symbioflor 2. La revisione non ha individuato nuove evidenze sull’efficacia. Il rischio di danno da Symbioflor 2 è basso. Poiché i dati non sono abbastanza solidi, il CHMP ha chiesto all’Azienda titolare di effettuare uno studio sull’efficacia e la sicurezza in pazienti con condizioni diverse dalla sindrome del colon irritabile. Per il momento, Symbioflor 2 e denominazioni associate possono continuare ad essere utilizzati per il trattamento della sindrome del colon irritabile negli adulti. Non devono più essere utilizzati per il trattamento dei disturbi funzionali gastrointestinali. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-symbioflor-2-23062017 Nota Informativa Importante su Levact (bendamustina) Fonte: AIFA 23/06/2017 In recenti studi clinici è stato osservato un incremento della mortalità quando bendamustina è stata utilizzata in trattamenti combinati non approvati o al di fuori delle indicazioni autorizzate. Gli eventi tossici fatali registrati sono stati causati principalmente da infezioni, ma si sono registrati anche eventi fatali per tossicità di tipo cardiaco, neurologico e tossicità respiratorie. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto è stato aggiornato. L’AIFA invita gli operatori sanitari a segnalare le sospette reazioni avverse associate a questo prodotto (è possibile on-line al link https://www.vigifarmaco.it/ ). http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-levact-bendamustina-23062017 Nota Informativa Importante su DepoCyte (citarabina) Fonte: AIFA 20/06/2017 Le scorte di DepoCyte sono già esaurite in alcuni stati dell’Unione Europea e dal 20 giugno 2017 non ci saranno scorte di Depocyte disponibili in Italia. I pazienti dovranno passare ad un’adeguata terapia alternativa quale la citarabina a rilascio immediato, dove disponibile. Il medico curante deve verificare che le potenziali terapie utilizzate in alternativa siano approvate per l’uso intratecale del trattamento della meningite linfomatosa, dal momento che non tutti i dosaggi di citarabina a rilascio immediato includono questa via di somministrazione e/o questa indicazione. Non è noto quando riprenderà la fornitura di Depocyte in Europa. Eventuali scorte di farmaco rimanenti dovranno essere utilizzate solo per i pazienti già in trattamento. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-xx072016-0 Comunicazione EMA su Zinbryta Fonte: AIFA 12/06/2017 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha iniziato una revisione del medicinale Zinbryta (daclizumab), utilizzato per trattare adulti con forme recidivanti di sclerosi multipla. La revisione è stata avviata a seguito di un decesso per insufficienza epatica fulminante di un paziente in trattamento con Zinbryta nell’ambito di uno studio osservazionale in corso e di quattro casi di danno epatico grave. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-zinbryta-12062017 Comunicazione EMA su docetaxel Fonte: AIFA 09/06/2017 Il Comitato per la valutazione dei rischi di farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha concluso che non vi è alcuna evidenza di modifica delle informazioni sul rischio noto di enterocolite neutropenica dopo il trattamento con docetaxel, un medicinale contro il cancro. I medici sono invitati a seguire le raccomandazioni presenti negli stampati autorizzati. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-docetaxel-09062017 Nota Informativa Importante su Clexane / Clexane T (enoxaparina sodica) Fonte: AIFA 09/06/2017 A seguito della conclusione della procedura di deferimento condotta ai sensi dell’art. 30 della Dir. 2001/83/CE, le informazioni relative ai medicinali Clexane e Clexane T (enoxaparina sodica) sono state armonizzate in tutti i paesi dell’Unione Europea. L’espressione del dosaggio, lo schema posologico nel trattamento della trombosi venosa profonda (TVP) e nell’embolia polmonare (EP) e l’uso nei pazienti con insufficienza renale grave, sono ora aggiornati. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-clexane-clexane-t-enoxaparina-sodica-09062017 Comunicazione EMA su medicinali a base di fattore VIII (aggiornamento) Fonte: AIFA 09/06/2017 A seguito della raccomandazione del Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC), il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio di un medicinale coinvolto in questa procedura di deferimento ha richiesto un riesame. Una volta acquisite le motivazioni di tale richiesta, il PRAC avvierà il riesame, la cui conclusione è prevista per la riunione PRAC del 29 agosto-01 settembre 2017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-fattore-viii-aggiornamento-09062017 - 28/06/2017
- Solfato ferroso o complesso di polisaccaridi di ferro Un trial clinico randomizzato ne confronta gli effetti sulla concentrazione di emoglobina, in bambini con anemia da carenza di ferro nutrizionale. L’anemia da carenza di ferro (Iron-Deficiency Anemia IDA) colpisce milioni di persone nel mondo ed è associata a sviluppo neurologico compromesso, nei neonati e nei bambini. Il solfato ferroso è il ferro orale più comunemente prescritto, nonostante il complesso di polisaccaridi di ferro sembri essere meglio tollerato. Obiettivi Confrontare l’effetto del solfato ferroso rispetto al complesso di polisaccaridi di ferro sulla concentrazione di emoglobina, in bambini con carenza di ferro nutrizionale. Metodi Disegno, impostazione e partecipanti: trial clinico randomizzato di superiorità in doppio cieco, condotto su bambini di età compresa tra 9 e 48 mesi con IDA nutrizionale (valutata per storia e criteri di laboratorio) nel reparto di ematologia di un ospedale statunitense di cure terziarie, da settembre 2013 a novembre 2015 e follow-up di 12 settimane fino a gennaio del 2016. Interventi: 3 mg / kg di ferro elementare, in gocce, di ferro solfato o complesso polisaccaridico di ferro, una volta al giorno per 12 settimane. Principali esiti primari e misure: variazioni dell’emoglobina nelle 12 settimane. Esiti secondari: completa risoluzione dell’anemia (definita come concentrazione di emoglobina> 11 g / dl, volume corpuscolare medio> 70 fl, equivalente di emoglobina reticulocitaria> 25 pg, livelli di ferritina sierica> 15 ng / ml e capacità ferro-legante totale <425 μg / dl alla visita a 12 settimane), cambiamenti nel livello di ferritina e nella capacità ferro-legante totale, reazioni avverse. Risultati Su 80 bambini randomizzati (età media 22 mesi, 55% maschi, 61% ispanici bianchi, 40 per gruppo), 59 hanno completato il trial (28 [70%] nel gruppo solfato ferroso, 31 [78%] nel gruppo complesso di polisaccaridi di ferro. Dal livello basale a 12 settimane, l’emoglobina media è aumenta da 7,9 a 11,9 g / dl nel gruppo solfato ferroso e da 7,7 a 11,1 g / dl nel gruppo complesso polisaccaridico. Si è registrato un incremento maggiore (calcolato con un modello lineare misto) col solfato ferroso: 1,0 g / dl (IC 95% da 0,4 a 1,6 G / dl; P <.001). La quota con una risoluzione completa dell’IDA era più elevata nel gruppo solfato ferroso (29% vs 6%; P = .04). Il livello medio di ferritina sierica è aumentato da 3,0 a 15,6 ng / ml col solfato ferroso e da 2,0 a 7,5 ng / ml col complesso polisaccaridico, nelle 12 settimane; maggiore differenza col solfato ferroso: 10,2 ng / ml (IC 95% 6,2-14,1 ng / ml ; P <.001). La capacità ferro-legante totale è diminuita da 501 a 389 μg / dl (solfato ferroso) e da 506 a 417 μg / dl (complesso di polisaccaridi di ferro), si è avuta una maggiore differenza col solfato ferroso ( -50 μg / dl, IC 95% da -86 a -14 μg / dl; P <.001). Ci sono state più segnalazioni di reazioni avverse (diarrea) nel gruppo complesso polisaccaridico di ferro che nel gruppo solfato ferroso (58% vs 35%, rispettivamente, P = .04). Conclusioni In bambini di età compresa tra 9 e 48 mesi con anemia da carenza di ferro nutrizionale, il solfato ferroso ha determinato un aumento maggiore della concentrazione di emoglobina a 12 settimane, rispetto al complesso di polisaccaridi di ferro. Per i bambini con anemia da carenza di ferro nutrizionale, dovrebbe essere considerato il solfato ferroso a basso dosaggio, una volta al giorno. Registrazione di prova clinicaltrials.gov Identificatore: NCT01904864 JAMA. 2017 Jun 13;317(22):2297-2304. doi: 10.1001/jama.2017.6846. Effect of Low-Dose Ferrous Sulfate vs Iron Polysaccharide Complex on Hemoglobin Concentration in Young Children With Nutritional Iron-Deficiency Anemia: A Randomized Clinical Trial. Powers JM, Buchanan GR, Adix L, Zhang S, Gao A, McCavit TL. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2631530 - 27/06/2017
- Trattamenti a base di incretine e mortalità in pazienti con diabete di tipo 2 Una revisione sistematica e meta-analisi. Obiettivi Valutare l’impatto dei trattamenti a base di incretine sulla mortalità per tutte le cause, nei pazienti con diabete di tipo 2. Metodi Disegno: revisione sistematica e meta-analisi di trial randomizzati. Fonti dei dati: Medline, Embase, the Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) e ClinicalTrials.gov. Criteri di eleggibilità: trial controllati di confronto degli agonisti del recettore del glucagone di tipo peptide-1 (GLP-1) o degli inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DPP-4) con placebo o farmaci antidiabetici attivi, in pazienti con diabete di tipo 2. Raccolta dei dati Due revisori, indipendentemente, hanno selezionato le citazioni, valutato il rischio di bias, selezionato gli studi ed estratto i dati. È stato utilizzato il metodo di Peto, come approccio primario per raggruppare le stime di effetto dei trial, sono state condotte analisi di sensitività con altri metodi statistici ed è stata applicata la meta-regressione a sei ipotesi prespecificate per esplorare l’eterogeneità. È stato usato il metodo GRADE per valutare la qualità delle evidenze. Risultati Sono stati inclusi 189 trial randomizzati e controllati (n=155.145), tutti a rischio di bias da basso a moderato; 77 non segnalavano casi di morte e 112 riportavano 3.888 decessi su 151.614 pazienti. La meta-analisi dei 189 trial non ha evidenziato differenze nella mortalità per tutte le cause trai farmaci a base di incretine ed i controlli: 1925/84.136 vs 1963/67.478; odds ratio 0.96, IC 95% 0.90-1.02, I2=0%; differenza di rischio: 3 eventi in meno (IC 95% da -7 a +1) per 1000 pazienti in 5 anni; qualità dell’evidenza moderata. I risultati suggeriscono la possibilità di un beneficio sulla mortalità per gli agonisti del recettore del GLP-1 ma non per gli inibitori della DPP-4, ma l’ipotesi sembra avere scarsa credibilità. Le analisi di sensitività non hanno evidenziato importanti differenze nelle stime degli effetti. Conclusioni Le attuali evidenze non supportano l’ipotesi che le incretine aumentino la mortalità per tutte le cause nei pazienti con diabete di tipo 2. Sono necessari ulteriori studi per valutare se l’effetto differisce tra gli agonisti del recettore del GLP-1 rispetto agli inibitori della DPP-4. BMJ. 2017 Jun 8;357:j2499. doi: 10.1136/bmj.j2499. Incretin based treatments and mortality in patients with type 2 diabetes: systematic review and meta-analysis. Liu J, Li L, Deng K, Xu C, Busse JW, Vandvik PO, Li S, Guyatt GH, Sun X. http://www.bmj.com/content/357/bmj.j2499.long - 22/06/2017
- La cascata prescrittiva rivisitata Un commento degli autori che per primi l’hanno descritta e pubblicata. Una cascata prescrittiva inizia quando, in seguito alla prescrizione di un farmaco, si verifica una reazione avversa a farmaco (ADR), che viene mal interpretata come una nuova condizione medica e, di conseguenza, trattata con un nuovo farmaco e così via. La bibliografia del commento indica articoli originali, case report e review, che descrivono casi di cascata prescrittiva e, naturalmente, include i lavori pubblicati su The Lancet nel 1995 e BMJ nel 1997, in cui gli autori hanno descritto per la prima volta e, successivamente, approfondito il concetto di cascata prescrittiva. L’individuazione e l’interruzione della cascata prescrittiva, osservano, è una preziosa opportunità per migliorare la sicurezza delle cure, specialmente negli anziani in politerapia, ma non è ancora sufficientemente apprezzata e praticata. La cascata prescrittiva è parte delle problematiche della politerapia e aiuta a valutare se un farmaco deve essere sospeso. Fortunatamente, esistono strategie per evitare il verificarsi di cascate prescrittive e interrompere quelle in atto. La tecnologia di supporto alle decisioni cliniche può segnalare i rischi ai prescrittori, ma sfortunatamente il supporto informatico spesso si focalizza sulla molteplicità delle interazioni, molte delle quali di scarsa importanza e raramente prende in considerazione la sequenza delle prescrizioni, che può rappresentare una cascata prescrittiva. La consapevolezza che la combinazione delle terapie può costituire una cascata prescrittiva può suggerire da che parte cominciare per rivalutare le terapie e decidere quali possono essere sospese perché non indispensabili e per quali può essere ridotta la dose. Molte cascate prescrittive non vengono riconosciute per lunghi periodi di tempo, specie nel caso di nuovi farmaci appena immessi in commercio. La ricerca sui database sanitari, usando i sistemi di sorveglianza (come negli USA l’iniziativa Sentinel della FDA) può portare all’individuazione di segnali di cascate prescrittive ancora non note. Il concetto di cascata prescrittiva può essere anche allargato per includere condizioni, che sono trattate con farmaci da banco e integratori o dispositivi medici. Gli autori consigliano al medico di porre tre domande, per individuare e interrompere la cascata prescrittiva e ridurre il rischio di ADR prevenibili: 1) È stata iniziata una nuova terapia o assunto un farmaco da banco o un integratore? Prima di cominciare una terapia farmacologica per trattare una nuova condizione medica, considerare se si tratti di una reazione avversa a farmaco. 2) La terapia iniziale, che ha portato alla cascata prescrittiva è veramente necessaria? Poteva essere sostituita con un’alternativa più sicura o poteva esserne ridotta la dose? 3) Quali sono rischi e benefici della terapia che ha portato alla cascata prescrittiva? Considerare rischi e benefici con il paziente, come parte di un processo decisionale condiviso. Gli autori concludono che il concetto di cascata prescrittiva merita grande attenzione da parte dei medici e dei sistemi sanitari. Sebbene focalizzata sui pazienti anziani, la sfida della prevenzione della cascata prescrittiva si applica a tutti i pazienti con condizioni croniche e in politerapia. L’individuazione e l’interruzione delle cascate prescrittive sono importanti modi per ottimizzare la prescrizione e migliorare la sicurezza delle cure. Lancet. 2017 May 6;389(10081):1778-1780. doi: 10.1016/S0140-6736(17)31188-1. Epub 2017 May 4. The prescribing cascade revisited. Rochon PA, Gurwitz JH. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(17)31188-1/fulltext - 21/06/2017
- Uso di litio in gravidanza e rischio di malformazioni cardiache Uno studio di coorte su oltre un milione di donne statunitensi. Esistono preoccupazioni che una precoce esposizione al litio in gravidanza possa essere associata ad un marcato aumento nel rischio di anomalia di Ebstein (una malformazione della valvola cardiaca tricuspide del ventricolo destro) nei bambini e, in generale, di difetti cardiaci congeniti, ma i dati sono limitati e contraddittori. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio di coorte su 1.325.563 gravidanze in donne arruolate in Medicaid e che hanno partorito bambini vivi tra il 2000 e il 2010. Hanno stimato il rischio di malformazioni cardiache tra i bambini esposti al litio nel primo trimestre, a confronto con bambini non esposti e, in una seconda analisi, a confronto con bambini esposti ad un altro stabilizzante dell’umore comunemente usato: la lamotrigina. Hanno, inoltre, stimato i Risk Ratio e gli Intervalli di Confidenza al 95%, con controllo per condizioni psichiatriche, mediche, trattamenti e potenziali confondenti. Risultati Le malformazioni cardiache sono risultate presenti in 16 dei 663 bambini esposti al litio (2.41%), 15.251 dei 1.322.955 bambini non esposti (1.15%) e 27 dei 1.945 bambini esposti alla lamotrigina (1.39%). Il Risk Ratio aggiustato per malformazioni cardiache trai bambini esposti al litio rispetto ai non esposti era 1.65 (IC 95% 1.02-2.68). Il Risk Ratio era 1.11 (IC 95% 0.46-2.64) per una dose giornaliera ≤600 mg, 1.60 (IC 95% 0.67- 3.80) da 601 a 900 mg e 3.22 (IC 95% 1.47 -7.02) per dosi ≥ 900 mg. La prevalenza dell’anomalia di Ebstein era 0.60% trai bambini esposti al litio versus 0.18% dei bambini non esposti (Risk Ratio aggiustato 2.66; IC 95% 1.00-7.06). I risultati erano simili quando sono stati usati come controllo i bambini esposti alla lamotrigina. Conclusioni L’uso materno di litio durante il primo trimestre di gravidanza è risultato associato ad aumentato rischio di malformazioni cardiache, compresa l’anomalia di Ebstein, ma l’incremento è risultato minore di quanto in precedenza postulato. Studio finanziato dal National Institute of Mental Health N Engl J Med. 2017 Jun 8;376(23):2245-2254. doi: 10.1056/NEJMoa1612222. Lithium Use in Pregnancy and the Risk of Cardiac Malformations. Patorno E, Huybrechts KF, Bateman BT, Cohen JM, Desai RJ, Mogun H, Cohen LS, Hernandez-Diaz S. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1612222 - 20/06/2017
- Vaccinazioni: le ragioni dell’obbligo Il documento presentato dall’Istituto Superiore della Sanità alla Commissione Sanità del Senato. L’Istituto Superiore della Sanità ha presentato alla Commissione Sanità del Senato un documento, che illustra le motivazioni del decreto sui vaccini e analizza l’impatto epidemiologico delle patologie per le quali sono state rese obbligatorie le vaccinazioni. Osserva, inoltre, che il successo delle strategie vaccinali, che ha determinato la scomparsa quasi totale di alcune malattie, ha ridotto la percezione della pericolosità del contagio e favorito il diffondersi di movimenti di opposizione alle vaccinazioni. Come conseguenza, a partire dal 2013 (coorte del 2011), si è registrato un progressivo trend in diminuzione della copertura vaccinale, scesa ormai sotto il livello del 95%, raccomandato per garantire l’immunità di gregge. Il documento riferisce anche delle strategie vaccinali adottate in altri paesi: da un’indagine condotta in Europa nel 2010, è risultato che in 13 paesi sono obbligatori 1 o più vaccini. La Francia sta valutando di portare ad 11 i vaccini obbligatori. L’esempio della California, dove è stato introdotto l’obbligo vaccinale, conferma l’efficacia della misura perché la copertura è cresciuta del 5%, nei due anni scolastici successivi all’introduzione della norma. Per quanto riguarda la vaccinazione antipneumococcica, il documento evidenzia che, prima dell’introduzione della vaccinazione nei nuovi nati, lo pneumococco era responsabile dal 4 al 12% delle infezioni batteriemiche che si verificavano in pazienti ospedalizzati. In seguito all’introduzione della vaccinazione, l’epidemiologia delle infezioni invasive si è modificata e si è avuta una generale riduzione dell’incidenza del 26%. Ciononostante, l’impatto della malattia nella popolazione rimane elevato. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che la vaccinazione anti-pneumococcica sia quella a più alta priorità di introduzione ed applicazione in tutti i Paesi del mondo, per le elevate incidenza e mortalità connesse alle malattie pneumococciche (tra cui rivestono particolare importanza meningiti, sepsi e polmoniti). http://www.iss.it/binary/pres/cont/TESTO_Commissione_Igiene_e_Sanit_.pdf - 20/06/2017
- La nuova EudraVigilance L’Agenzia Europea dei Medicinali lancia, a novembre, la versione migliorata del sistema europeo per il monitoraggio della sicurezza dei farmaci. EudraVigilance è la rete europea per la gestione e l’analisi delle informazioni sulle reazioni avverse ai farmaci, che sono stati autorizzati o che sono oggetto di studio attraverso trial clinici, nell’Area Economica Europea (European Economic Area – EEA). In seguito a verifiche, l’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency – EMA), che gestisce il sistema, ha annunciato che la nuova versione del database Eudravigilance ha raggiunto la piena funzionalità e prenderà il via il 22 novembre 2017, con capacità rinforzate. Le modalità di segnalazione delle sospette reazioni avverse a farmaco (ADR) da parte dei pazienti e dei professionisti sanitari non subiranno variazioni. Fino all’entrata in vigore della nuova normativa sui trial clinici, non ci saranno cambiamenti neanche per quanto riguarda la segnalazione di sospette ADR gravi e inattese, osservate durante la sperimentazione clinica. Ci saranno cambiamenti, invece, per quanto riguarda le segnalazioni di sospette ADR da parte dei detentori dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC): non saranno più inviate alle competenti autorità nazionali, ma direttamente ad EudraVigilance, che provvederà anche alla trasmissione delle segnalazioni al Centro di Uppsala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO Uppsala Monitoring Centre – UMC) per il loro inserimento nella banca dati mondiale. L’EMA supporterà le autorità nazionali competenti e i detentori delle AIC con una formazione mirata sulle nuove regole (EudraVigilance training and support webpage). Queste modifiche sono state adottate per razionalizzare e rendere più efficiente la gestione della segnalazione proveniente dalle case farmaceutiche. Le aumentate funzionalità del database permetteranno anche di rilevare con maggiore tempestività le nuove questioni di sicurezza, cosa che renderà possibile una più rapida azione a tutela della Salute Pubblica. Le capacità e le prestazioni del sistema sono state rafforzate per poter soddisfare numeri crescenti di utenti e maggiori volumi di segnalazioni dell’EEA. È stata aumentata anche la trasparenza, permettendo un più ampio e semplificato accesso ai dati della segnalazione, sia agli operatori sanitari che al pubblico generale, attraverso il portale adrreports.eu, l’interfaccia pubblica del database EudraVigilance. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2017/05/news_detail_002752.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 EudraVigilance http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/general/general_content_000679.jsp&mid=WC0b01ac05800250b5 http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/q_and_a/q_and_a_detail_000166.jsp&mid=WC0b01ac0580a68f78 adrreports.eu http://www.adrreports.eu/ - 19/06/2017
- Vaccinazioni obbligatorie da zero a 16 anni Le novità introdotte dal Decreto-legge. Il Decreto-legge 07 giugno 2017, n. 73 estende da 4 a 12 le vaccinazioni obbligatorie aggiungendo a quelle già previste (anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica e anti-epatite B) l’anti-pertosse, l’anti-Haemophilus influenzae tipo b, l’anti-meningococcica B, l’anti-meningococcica C, l’anti-morbillo, l’anti-rosolia, l’anti-parotite e l’anti-varicella, in ragione della loro elevata contagiosità. Tutte le 12 vaccinazioni sono gratuite, perché già inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Le dodici vaccinazioni devono essere tutte obbligatoriamente somministrate ai nati dal 2017, mentre ai nati dal 2001 al 2016 devono essere somministrate le vaccinazioni contenute nel Calendario Vaccinale Nazionale relativo a ciascun anno di nascita. Per effettuarle non saranno necessarie singole diverse somministrazioni, perché sei vaccini sono ricompresi nella cosiddetta esavalente (anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b) e quattro nella quadrivalente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella). Devono invece essere somministrati separatamente i vaccini anti-meningococco B e antimeningococco C. Il Ministero ha pubblicato sul proprio sito e diffuso direttamente alle istituzioni della salute centrali e locali una circolare esplicativa, che descrive il razionale dell’intervento normativo, quali sono le vaccinazioni obbligatorie previste, gli adempimenti e gli obblighi dei vari soggetti coinvolti e le disposizioni transitorie per il prossimo anno scolastico. Nella circolare viene ribadito l’obiettivo del decreto legge, che è quello di rendere obbligatorie le vaccinazioni nei confronti di malattie a rischio epidemico per raggiungere e mantenere la soglia di copertura vaccinale del 95%, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e garantire così la “immunità di gregge”, cioè il livello di immunizzazione di una collettività che permette di proteggere i più fragili e chi non può vaccinarsi. Sottolinea, al riguardo, l’importanza di una stretta collaborazione tra tutte le componenti dell’amministrazione statale e territoriale, e non solo del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di rendere effettivo l’obbligo vaccinale e garantire il bene della tutela della salute, individuale e collettiva. Il Ministero della Salute ha anche attivato, a partire dal 14 giugno, il numero di pubblica utilità 1500 (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle 16.00) al quale rispondono medici ed esperti del Ministero e dell’Istituto Superiore di Sanità per fornire ai cittadini qualunque chiarimento in merito. Per approfondire: Decreto-legge 07 giugno 2017, n. 73 Guida ai nuovi obblighi vaccinali Calendario vaccinale 2017-2019 http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2973 - 14/06/2017
- I Vaccini e le vaccinazioni Un documento di approfondimento dei diversi aspetti. Il documento è stato elaborato dalla Società Italiana di Farmacologia (SIF) e dalle quattro società firmatarie del calendario per la vita: Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SITI), Società Italiana di Pediatria (SIP), Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG). La pubblicazione è stata approvata dall’Istituto Superiore di Sanità. http://www.sifweb.org/docs/sif_position_paper_vaccini_vaccinazioni_feb17.pdf - 13/06/2017
- Mangiare più sano per la prevenzione delle malattie cardiovascolari Un video educativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le malattie cardiovascolari (CardioVascular Diseases CVD) • Sono la 1° causa di morte, nel mondo. • Nel 2015, circa 17,7 milioni di persone (il 31% dei decessi, nel mondo) sono morti per CVD. Di questi, circa 7,4 milioni per malattia coronarica e 6,7 milioni per ictus. • Oltre tre quarti delle morti per malattie cardiovascolari si verificano nei paesi a reddito medio e basso. • Dei 17 milioni di morti premature (sotto i 70 anni) a causa di malattie non trasmissibili nel 2015, l’82% è avvenuto nei paesi a reddito medio e basso e il 37% è stato causato da CVD. • La maggior parte delle malattie cardiovascolari può essere prevenuta affrontando fattori di rischio comportamentali (come uso di tabacco, alimentazione scorretta e obesità, inattività fisica e abuso di alcol) con strategie rivolte alla popolazione. • Le persone con malattie cardiovascolari o con elevato rischio cardiovascolare (a causa della presenza di uno o più fattori di rischio quali l’ipertensione, il diabete, l’iperlipidemia o la malattia già stabilita) necessitano di una diagnosi precoce e di una gestione adeguata. L’OMS ha diffuso un video, che mette in evidenza i pericoli per la salute, che derivano dai grassi saturi, i quali aumentano i livelli di colesterolo ed il rischio di malattie cardiache. Il video suggerisce metodi semplici e pratici per sostituire i grassi saturi con opzioni più sane. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs317/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=a8bcda456a-&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-a8bcda456a-257110669 - 08/06/2017
- I farmaci essenziali 2017 L’Organizzazione Mondiale della Sanità aggiorna la lista con nuovi consigli per l’uso degli antibiotici e aggiunge i farmaci per l’epatite C, l’HIV, la tubercolosi e il cancro. La lista dei farmaci essenziali (list of essential medicines EML) è stata pubblicata per la prima volta nel 1977, quando l’Assemblea Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha adottato Health for all (Salute per tutti) come principio guida delle politiche sanitarie dell’OMS e dei singoli paesi. La nuova edizione aggiunge 30 medicinali per gli adulti e 25 per i bambini, più nuovi usi per 9 prodotti già in elenco, cosicché il totale dei farmaci ritenuti essenziali per affrontare le più importanti esigenze sanitarie è salito a 433. 3 categorie di antibiotici La sezione degli antibiotici ha subito una grande revisione, gli esperti li hanno raggruppati in 3 categorie: ACCESS (usa/accedi), WATCH (osserva) e RESERVE (metti da parte/tieni di scorta) e hanno dato le raccomandazioni per l’uso degli antibiotici di ogni categoria. Questa suddivisione è stata fatta nel quadro del piano d’azione mondiale dell’OMS contro la resistenza antimicrobica (WHO’s Global action plan on antimicrobial resistance), che mira a combattere lo sviluppo della resistenza ai farmaci assicurando il migliore utilizzo degli antibiotici. Inizialmente, le nuove categorie saranno applicate solo agli antibiotici usati per trattare 21 infezioni, tra le più comuni. Se il metodo si rivelerà utile, verrà esteso anche al trattamento di altre infezioni. Il cambiamento mira a garantire che gli antibiotici siano disponibili quando necessario e che gli antibiotici giusti siano prescritti per le infezioni giuste. Dovrebbe migliorare i risultati del trattamento, ridurre lo sviluppo di batteri resistenti ai farmaci e preservare l’efficacia degli antibiotici di ultima linea, che sono necessari quando tutti gli altri falliscono. L’OMS raccomanda che gli antibiotici del gruppo ACCESS siano sempre disponibili come trattamenti di prima linea per una vasta gamma di infezioni comuni. Il gruppo include, ad esempio, l’amoxicillina, un antibiotico ampiamente usato per trattare infezioni come la polmonite. Il gruppo WATCH include antibiotici che sono raccomandati come trattamenti di prima o seconda linea per un numero più ristretto di infezioni. Ad esempio, l’uso della ciprofloxacina, impiegata per trattare la cistite e le infezioni delle vie respiratorie superiori, dovrebbe essere ridotto drasticamente per evitare ulteriori sviluppi della resistenza. Il terzo gruppo, RESERVE, include antibiotici quali la colistina e alcune cefalosporine, che dovrebbero essere considerati opzioni di ultima linea da utilizzarsi solo nelle situazioni più gravi quando tutte le altre alternative sono fallite, come per le infezioni dovute a batteri multiresistenti, che mettono a rischio la vita. Altre aggiunte L’EML aggiornata include anche diversi nuovi farmaci, come due trattamenti orali per il cancro, una nuova pillola per l’epatite C che combina due medicinali, un trattamento più efficace per l’HIV e un farmaco più vecchio, che può essere preso per prevenire l’infezione da HIV nelle persone ad alto rischio, nuove formulazioni pediatriche di medicinali per la tubercolosi e antidolorifici: · due farmaci orali per il cancro (dasatinib e nilotinib) per il trattamento della leucemia mieloide cronica diventata resistente al trattamento standard. Negli studi clinici, uno su due pazienti che assumevano questi farmaci ha ottenuto una remissione completa e duratura dalla malattia; · sofosbuvir + velpatasvir come prima terapia combinata per trattare tutti e sei i tipi di epatite C (l’OMS sta aggiornando le raccomandazioni per l’epatite C); · dolutegravir per il trattamento dell’infezione da HIV, in risposta alle più recenti prove che dimostrano la sicurezza, l’efficacia e l’elevata barriera alla resistenza; · profilassi pre-esposizione con tenofovir, da solo o in combinazione con emtricitabina o lamivudina, per prevenire l’infezione da HIV; · delamanid per il trattamento dei bambini e degli adolescenti con tubercolosi multiresistente (multidrug-resistant tuberculosis MDR-TB) e clofazimina per bambini e adulti con MDR-TB; · formulazioni pediatriche combinate di isoniazide, rifampicina, ethambutolo e pirazinamide per il trattamento della tubercolosi pediatrica; · fentanil cerotto e metadone per alleviare il dolore nei pazienti affetti da tumore, allo scopo di aumentare l’accesso ai medicinali per le cure di fine vita. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2017/essential-medicines-list/en/ - 07/06/2017
- Il decalogo della Società Italiana di Pediatria Un manifesto per sfatare i falsi miti sui vaccini. Un gruppo di esperti della Società Italiana di Pediatria (SIP) ha messo a punto un manifesto, che ha l’obiettivo di contrastare la disinformazione e diffondere informazioni corrette sui vaccini. Sarà distribuito ai 10 mila pediatri che fanno parte della SIP, perché lo espongano nei loro ambulatori. È incentrato su 10 affermazioni, che circolano comunemente sui vaccini e spiega perché sono false: 1. I vaccini contengono ingredienti e additivi pericolosi? FALSO 2. Le malattie infettive stavano già scomparendo prima dell’introduzione dei vaccini? FALSO 3. I vaccini non sono efficaci! Non proteggono il 100% dei vaccinati. FALSO 4. I vaccini causano l’autismo. FALSO 5. Tutte le persone vaccinate contro l’influenza la prendono lo stesso. FALSO 6. I vaccini sono inutili, le malattie infettive sono state debellate dai miglioramenti delle qualità della vita FALSO 7. La maggior parte delle malattie prevenibili con le vaccinazioni sono scomparse o quasi. Perché dovrei vaccinare mio figlio inutilmente? FALSO 8. Tanti vaccini somministrati in un’unica puntura sono dannosi FALSO 9. Troppi vaccini possono sopraffare e indebolire il sistema immunitario, soprattutto nei bambini più piccoli FALSO 10. L’infezione naturale è meglio della vaccinazione. Prima del vaccino tutti facevano il morbillo, la rosolia e nessuno è mai morto per questo. FALSO https://www.sip.it/in-evidenza/vaccini-ecco-il-decalogo-sip-antibufale - 06/06/2017
- Rapporto sulla sorveglianza post-marketing dei vaccini in Italia L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica la V edizione, relativa agli anni 2014-2015. Obiettivo principale della pubblicazione è di informare in maniera corretta e trasparente sui vaccini, una risorsa preziosa per la salute pubblica, la cui efficacia è attestata dalle evidenze scientifiche. Nel rapporto sono descritte tutte le segnalazioni a vaccini (ATC J07) con data di insorgenza nel periodo 01/01/2014 – 31/12/2015 e inserite nella RNF fino al 31/12/2016. Alla data del 31 dicembre 2016, le segnalazioni a vaccini, con insorgenza nel 2014, sono state 8.873 (18% del totale delle segnalazioni a farmaci e vaccini) mentre le segnalazioni relative al 2015 sono state 3.772 (9% del totale). A queste vanno sommate le segnalazioni a vaccini inserite nella RNF senza nome commerciale e senza indicazione precisa della ATC, che sono state 105 nel 2014 e 55 nel 2015. A partire dal 2012, si è osservato un aumento complessivo del numero di segnalazioni, in particolare quelle relative ai farmaci. Per i vaccini, dopo un incremento nel 2013 e nel 2014, nel corso del 2015 si è tornati ai livelli degli anni precedenti. Il tasso di segnalazione è stato, nel 2014, di 48,9 segnalazioni per 100.000 dosi e, nel 2015, 18,8 per 100.000 dosi. La differenza trai tassi dei due anni è dovuta ai progetti di farmacovigilanza attiva, da cui proviene, nel 2014, il 67% delle segnalazioni, soprattutto nelle regioni Veneto (4.856 segnalazioni), Liguria (449 segnalazioni) e Sicilia (175 segnalazioni), mentre nel 2015 questa percentuale è stata del 12%. In Sardegna, le segnalazioni di reazioni avverse a vaccino sono state 42 nel 2014 (con un tasso dell’11%) e 16 nel 2015 (tasso del 4%). Nel 2014 e nel 2015 sono state segnalate rispettivamente 7.798 (87,9%) e 3.173 (84,1%) reazioni classificate come non gravi, mentre le reazioni gravi e i decessi sono stati 940 (10,6%) nel 2014 e 535 (14,2%) nel 2015. Le reazioni con esito fatale sono state 69 nel 2014 e 9 nel 2015. La quasi totalità dei decessi è stata riportata per il vaccino antinfluenzale: 66 nel 2014 e 6 nel 2015. L’AIFA sottolinea che il dato della segnalazione va preso con cautela, perché si tratta solo di un sospetto, basato esclusivamente sulla coincidenza temporale. Le segnalazioni vengono, poi, analizzate dall’Area Sorveglianza Post-Marketing dell’AIFA, in collaborazione con i Centri Regionali di Farmacovigilanza e l’Istituto Superiore di Sanità, per accertare l’esistenza di una possibile relazione causale. Nella seconda parte del rapporto sono descritti i principali eventi regolatori che hanno riguardato i vaccini, gli approfondimenti e le azioni intraprese a livello regionale, nazionale ed europeo nel biennio in esame, nell’ambito della sorveglianza post-marketing. Il Rapporto si conclude con approfondimenti dedicati alle malattie prevenibili da vaccino in relazione all’andamento delle coperture, con la descrizione dei progetti di farmacovigilanza attiva coordinati dall’AIFA e di altre iniziative sul tema. http://www.aifa.gov.it/content/aifa-rende-disponibile-il-rapporto-sorveglianza-post-marketing-dei-vaccini-2014-2015 http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/Rapporto-sorveglianza-vaccini_2014-2015.pdf - 05/06/2017
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sui medicinali a base di vancomicina e sui medicinali a base di fattore VIII. Comunicazione EMA su medicinali a base di vancomicina Fonte: AIFA 19/05/2017 La vancomicina è usata fin dagli anni ’50 e ancora oggi rimane un’importante opzione terapeutica per il trattamento di infezioni gravi. Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha riesaminato i dati disponibili sui medicinali a base di vancomicina somministrati per infusione lenta, per iniezione e per via orale, come parte della sua strategia per aggiornare le informazioni dei prodotti dei vecchi agenti antibatterici, nel contesto della lotta contro la resistenza antimicrobica. L’EMA ha raccomandato modifiche alle informazioni del prodotto per gli antibiotici a base di vancomicina, al fine di garantire un uso appropriato nel trattamento delle infezioni gravi causate da batteri Gram-positivi. La vancomicina può continuare ad essere utilizzata per infusione per il trattamento di infezioni gravi causate da alcuni batteri, inclusi MRSA (Staphylococcus aureus resistente alla meticillina) nei pazienti di tutte le età. La vancomicina può essere utilizzata anche per prevenire l’endocardite batterica nei pazienti sottoposti a chirurgia e per curare le infezioni nei pazienti sottoposti a dialisi peritoneale. Quando somministrato per via orale, l’uso deve essere limitato al trattamento delle infezioni da Clostridium difficile. Poiché i dati disponibili non supportano adeguatamente l’utilizzo della vancomicina nel trattamento di enterocolite da stafilococco e il suo utilizzo per eliminare i batteri dall’intestino nei pazienti con sistema immunitario indebolito, la vancomicina non deve essere più utilizzata per queste indicazioni. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-vancomicina-19052017 Comunicazione EMA su medicinali a base di fattore VIII Fonte: AIFA 05/05/2017 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha completato la revisione dei medicinali a base di fattore VIII per valutare il rischio di sviluppo di inibitori nei pazienti con emofilia A, che non sono stati precedentemente trattati con questi medicinali. Dopo aver esaminato le evidenze disponibili, il PRAC ha concluso che non esistono evidenze chiare e coerenti di una differenza nell’incidenza dello sviluppo degli inibitori tra le due classi di medicinali a base di fattore VIII: quelli derivati dal plasma e quelli ottenuti con la tecnologia del DNA ricombinante. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-base-di-fattore-viii-05052017 - 31/05/2017
- WHO – World No Tobacco Day Il 31 maggio 2017 è la giornata mondiale senza tabacco, indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Nella giornata mondiale senza tabacco, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) mette in evidenza che, oltre la salute, il tabacco danneggia anche lo sviluppo economico delle nazioni. L’OMS richiama, quindi, i governi a mettere in atto misure decise per ridurne l’uso, come proibizione della pubblicità, regole per il confezionamento, aumento delle tasse e creazione di luoghi pubblici e ambienti di lavoro smoke-free. Le azioni per eradicare l’uso del tabacco, oltre ad evitare che milioni di persone si ammalino o muoiano per malattie correlate, secondo il rapporto dell’OMS, possono contribuire a combattere la povertà e a ridurre il danno ambientale su larga scala. I costi per la salute e per l’economia, dovuti all’uso di tabacco Ogni anno, il tabacco uccide oltre 7 milioni d persone, nel mondo e costa ai bilanci familiari e dei governi oltre 1.400 miliardi di dollari, in spesa sanitaria e perdita di produttività. Tutti i paesi si sono impegnati con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che ha l’obiettivo di rafforzare la pace universale e combattere la povertà. Trai punti chiave dell’agenda c’è l’applicazione dell’accordo per il controllo del tabacco (WHO Framework Convention on Tobacco Control) e, per il 2030, la riduzione di 1/3 delle morti premature causate da malattie non trasmissibili (noncommunicable diseases NCD), come malattie cardiache e polmonari, cancro e diabete, per le quali il fumo è un fattore di rischio. Il primo report dell’OMS sul tabacco e il suo impatto sull’ambiente I rifiuti prodotti dai fumatori contengono oltre 7000 sostanze chimiche tossiche e cancerogene, che inquinano l’ambiente. Le emissioni di fumo di tabacco producono migliaia di sostanze cancerogene per l’uomo, sostanze tossiche e gas, che causano l’effetto serra nell’ambiente. I rifiuti di tabacco sono il principale tipo di spazzatura per numero, a livello mondiale. Fino a 10 miliardi, dei 15 miliardi di sigarette vendute ogni giorno, sono buttati nell’ambiente. Le cicche di sigaretta costituiscono il 30–40% di tutti gli oggetti raccolti nella pulizia urbana e delle coste. Il tabacco danneggia la popolazione e lo sviluppo economico in molti modi, ad esempio: Povertà: circa 860 milioni di fumatori adulti vivono in paesi a reddito medio o basso. Molti studi hanno evidenziato che, nei bilanci familiari più poveri, la spesa per il tabacco spesso rappresenta oltre il 10%, cosa che significa meno denaro per cibo, scuola e salute. Bambini e formazione: la coltivazione del tabacco spesso impedisce ai bambini di frequentare la scuola. Il 10–14% dei bambini provenienti da famiglie che lavorano nelle piantagioni di tabacco saltano la scuola per lavorare nei campi. Donne: il 60–70% dei lavoratori delle piantagioni è costituito da donne. Il lavoro nelle piantagioni mette le donne a stretto contatto con sostanze chimiche spesso pericolose. Salute: il tabacco contribuisce al 16% di tutte le morti per malattie non trasmissibili. La tassazione costituisce uno strumento efficace per limitare l’uso del tabacco. I Governi hanno entrate provenienti dalle tasse sul tabacco per circa 270 miliardi di dollari, l’anno; ma queste potrebbero aumentare di oltre il 50% e produrre altri 141 miliardi aumentando le tasse di 0.80 US$ a pacchetto in tutti i paesi. L’aumento delle entrate potrebbe essere utilizzato per gli impegni previsti dall’Agenda 2030. WHO, Tobacco and its environmental impact: an overview http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/255574/1/9789241512497-eng.pdf http://www.who.int/campaigns/no-tobacco-day/2017/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=bb7e8aa0d3-EMAIL_CAMPAIGN_2017_06_01&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-bb7e8aa0d3-257110669 http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2017/no-tobacco-day/en/ http://www.farmaci-fc.it/2015/02/20/oms-piano-globale-dazione-per-la-prevenzione-e-il-controllo-delle-malattie-non-trasmissibili-2013-2020/#more-2397 - 31/05/2017
- Associazione tra uso di alcol e insorgenza di malattie cardiovascolari Uno studio di coorte basato sulla popolazione del Regno Unito, che utilizza le banche dati sanitarie. Obiettivi Investigare l’associazione tra consumo di alcol e malattie cardiovascolari, esaminando l’insorgenza di malattie cardiovascolari per diversi livelli di consumo. Metodi Disegno Studio di coorte basato sulla popolazione dei database sanitari collegati delle cure primarie, dei ricoveri ospedalieri e della mortalità, nel periodo 1997-2010, con un follow-up medio di 6 anni. Setting CALIBER (ClinicAl research using LInked Bespoke studies and Electronic health Records). Partecipanti: 1.937.360 adulti (51% donne), di età ≥30 senza storia di malattie cardiovascolari. Principali esiti e misure Comuni manifestazioni sintomatiche di malattie cardiovascolari: angina cronica stabile, angina acuta instabile, infarto miocardico acuto, morte cardiaca improvvisa, insufficienza cardiaca, arresto cardiaco, attacco ischemico transitorio, emorragia intracerebrale e subaracnoidea, arteriopatia periferica e aneurisma dell’aorta addominale. Risultati Durante il periodo di follow-up, 114.859 partecipanti hanno avuto una diagnosi di incidente cardiovascolare. La non assunzione di alcol è risultata associata ad aumentato rischio di angina instabile (hazard ratio 1.33, IC 95% 1.21-1.45), infarto miocardico (1.32, 1.24-1.41), morte cardiaca improvvisa (1.56, 1.38-1.76), insufficienza cardiaca (1.24, 1.11-1.38), attacco ischemico (1.12, 1.01 -1.24), arteriopatia periferica (1.22, 1.13 to 1.32) e aneurisma dell’aorta addominale (1.32, 1.17 -1.49), rispetto al consumo moderato (entro i livelli settimanali/giornalieri consigliati dalle ultime linee guida UK, di 21/3 e 14/2 unità, rispettivamente per gli uomini e le donne). Un forte consumo di alcol, al di sopra dei livelli indicati dalle linee guida, era correlato ad aumentato rischio di arresto cardiaco improvviso (1.21, 1.08 -1.35), insufficienza cardiaca (1.22, 1.08 – 1.37), arresto cardiaco (1.50, 1.26 – 1.77), attacco ischemico transitorio (1.11, 1.02 – 1.37), attacco ischemico (1.33, 1.09 – 1.63), emorragia intracerebrale (1.37, 1.16 – 1.62) e arteriopatia periferica (1.35; 1.23 – 1.48), ma un minor rischio di infarto miocardico (0.88, 0.79 – 1.00) e angina stabile (0.93, 0.86 – 1.00). Conclusioni Esistono associazioni eterogenee trai livelli di consumo di alcol e l’insorgenza di malattie cardiovascolari. È quindi opportuno che, nella consulenza rivolta ai pazienti, nelle campagne di comunicazione pubblica e nella ricerca clinica, si distingua trai diversi livelli di consumo, quando si valuta il ruolo dell’alcol nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Registration clinicaltrails.gov (NCT01864031). BMJ. 2017 Mar 22;356:j909. doi: 10.1136/bmj.j909. Association between clinically recorded alcohol consumption and initial presentation of 12cardiovascular diseases: population based cohort study using linked health records. Bell S, Daskalopoulou M, Rapsomaniki E, George J, Britton A, Bobak M, Casas JP, Dale CE, Denaxas S, Shah AD, Hemingway H http://www.bmj.com/content/356/bmj.j909.long - 22/05/2017
- Io combatto il cancro Campagna di comunicazione dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), sugli screening per la prevenzione oncologica. Dati epidemiologici hanno dimostrato che lo screening della mammella, del colon-retto e della cervice uterina, quando eseguito con regolarità, è in grado di ridurre l’incidenza del cancro e della mortalità da cancro. L’accesso ai programmi di screening avviene attraverso un invito personalizzato tramite lettera inviata dalla ASSL di appartenenza. Purtroppo, in Sardegna (come nelle altre Regioni meridionali e a differenza del Centro-Nord d’Italia) l’adesione ai programmi di screening non ha raggiunto l’obiettivo del 60%, considerato dalla Comunità Scientifica come il livello minimo necessario per uno screening efficace. La scarsa adesione vanifica gli sforzi della Regione Sardegna, che ha investito risorse umane e finanziarie nei programmi d prevenzione oncologica. Per questo motivo, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), la Regione Sardegna – Assessorato dell’Igiene e Sanità e della Assistenza Sociale e la ATS Sardegna, con il patrocinio degli Ordini provinciali dei Medici e degli Odontoiatri, di Federfarma Sardegna e dei Sindaci di Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari, promuovono una campagna di comunicazione, finalizzata a sensibilizzare la popolazione sarda e incrementarne l’adesione ai programmi di screening istituzionali. La Regione Sardegna è stata scelta come capofila del progetto, che sarà poi esteso alle restanti Regioni meridionali. AIOM_progetto io combatto il cancro - 17/05/2017
- Supplementazione di vitamina D3+calcio e incidenza del cancro Un trial clinico in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Evidenze suggeriscono che un basso livello di vitamina D possa aumentare il rischio di cancro. Obiettivi Determinare se la supplementazione dietetica con vitamina D3 e calcio riduca il rischio di cancro, tra le donne in postmenopausa. Metodi Design, impostazione e partecipanti È stato condotto un trial clinico in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, sulla popolazione di 31 contee rurali degli Stati Uniti, dal 24 giugno 2009 al 26 agosto 2015. In totale, sono state randomizzate 2.303 donne sane in postmenopausa di età ≥55; 1.156 sono state assegnate al gruppo di trattamento e 1.147 al gruppo placebo. La durata del trattamento è stata di 4 anni. Interventi Il gruppo di trattamento (vitamina D3 + calcio) ha ricevuto 2000 UI / die di vitamina D3 e 1500 mg / die di calcio; il gruppo di controllo ha ricevuto identico dosaggio di placebo. Principali esiti e misure L’esito principale era l’incidenza di cancro di tutti i tipi (esclusi i tumori della pelle non melanomi), valutata usando l’analisi di sopravvivenza Kaplan-Meier e la modellazione dei rischi proporzionali. Risultati Tra le 2.303 donne randomizzate (età media, 65.2 anni [SD 7.0], livello sierico basale di 25-idrossivitamina D, 32,8 ng / ml [SD, 10.5]), 2.064 (90%) hanno completato lo studio. Al primo anno, i livelli sierici di 25-idrossivitamina D erano 43.9 ng / mL nel gruppo calcio + vitamina D3 e 31.6 ng / mL nel gruppo placebo. Si è avuta una nuova diagnosi di cancro ogni 109 partecipanti, 45 (3.89%) nel gruppo calcio + vitamina D3 e 64 (5.58%) nel gruppo placebo (differenza, 1.69% [IC 95% da -0,06% a 3,46%] ; P = .06). L’incidenza di Kaplan-Meier in 4 anni è stata di 0.042 (IC 95% 0,032-0,056) nel gruppo calcio + vitamina D3 e 0.060 (IC 95% 0,048-0,076) nel gruppo placebo; P = .06. Nella regressione proporzionale dei rischi di Cox non aggiustata, l’hazard ratio era 0.70 (IC 95% 0,47-1,02). Gli eventi avversi potenzialmente correlati allo studio comprendevano calcoli renali (16 partecipanti nel gruppo calcio + vitamina D3, 10 nel gruppo placebo) e livelli di calcio sierici elevati (6 nel gruppo di calcio + vitamina D3, 2 nel gruppo placebo). Conclusioni Tra donne in postmenopausa in buona salute con un livello medio basale di 25-idrossivitamina D di 32.8 ng / ml, la supplementazione con vitamina D3 e calcio non ha comportato un rischio a 4 anni di tumore di tutti i tipi significativamente più basso, rispetto al placebo. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare il possibile ruolo della vitamina D nella prevenzione del cancro. JAMA. 2017 Mar 28;317(12):1234-1243. doi: 10.1001/jama.2017.2115. Effect of Vitamin D and Calcium Supplementation on Cancer Incidence in Older Women: A Randomized Clinical Trial. Lappe J, Watson P, Travers-Gustafson D, Recker R, Garland C, Gorham E, Baggerly K, McDonnell SL. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2613159 - 15/05/2017
- Reazioni Averse alle statine: effetto nocebo? I risultati di un trial randomizzato e controllato in doppio cieco e della sua fase di estensione in aperto. Nei trial controllati e randomizzati in cieco, le statine sono risultate associate a pochi eventi avversi, mentre negli studi osservazionali sono risultate associate ad eventi avversi più numerosi e di vario genere. Metodi Nell’Anglo-Scandinavian Cardiac Outcomes Trial, pazienti dai 40 ai 79 anni con ipertensione, almeno altri tre fattori di rischio cardiovascolare e concentrazioni di colesterolo totale ≤ 6.5 mmol/l, che non stavano già assumendo statine o fibrati, senza storia di infarto miocardico e non trattati per angina, sono stati assegnati in maniera casuale ad atorvastatina 10 mg/die o a placebo, nella fase randomizzata in doppio cieco. Nella successiva estensione open-label non randomizzata, è stata proposta a tutti i pazienti atorvastatina 10 mg/die. Le Reazioni Avverse (ADR) sono state classificate utilizzando la terminologia MedDRA (Medical Dictionary for Regulatory Activities). Sono state valutate in cieco tutte le segnalazioni di ADR relative a sistema muscolare, disfunzione erettile, disturbi del sonno e deficit cognitivo; le rimanenti sono state analizzate mediante la classificazione organo-sistemica. Sono stati calcolati i tassi di ADR come percentuale per anno. Risultati La fase randomizzata in cieco si è svolta tra il febbraio 1998 ed il dicembre 2002; sono stati inclusi nell’analisi 10.180 pazienti (5.101 [50%] nel gruppo atorvastatina e 5.079 [50%] nel gruppo placebo), con un follow-up medio di 3.3 anni (IQR 2.7-3.7). La fase in aperto non randomizzata si è svolta tra il dicembre 2002 ed il giugno 2005. Sono stati inclusi nell’analisi 9.899 pazienti (6.409 [65%] atorvastatina users e 3.490 [35%] non-users), con un follow-up di 2.3 anni (2.2-2.4). Nella fase in cieco le ADR muscolo correlate (298 [2.03% per anno] vs 283 [2.00% per anno]; hazard ratio 1.03 [IC 95% 0.88-1.21]; p=0·72) e disfunzione erettile (272 [1.86% per anno] vs 302 [2.14% per anno]; 0.88 [0.75-1.04]; p=0.13) sono state segnalate a tassi simili dai pazienti trattati con atorvastatina o placebo. Il tasso delle segnalazioni relative a disturbi del sonno era significativamente più basso trai partecipanti assegnati al gruppo atorvastatina, rispetto a quelli del gruppo placebo (149 [1.00% anno] vs 210 [1.46%]; 0.69 [0.56-0.85]; p=0·0005). I casi segnalati di deficit cognitivo erano troppo pochi per un’analisi statistica affidabile (31 [0.20%] vs 32 [0.22%]; 0.94 [0.57-1.54]; p=0·81). Non sono state osservate differenze significative nei tassi di tutte le altre ADR segnalate, con l’eccezione di un eccesso di patologie renali e urinarie nel gruppo atorvastatina (481 [1.87%] vs 392 [1.51%]; 1.23 [1.08-1.41]; p=0·002). Al contrario, durante la fase open-label non randomizzata, le ADR relative al sistema muscolare sono state segnalate in maniera significativamente più alta dai partecipanti trattati con statine, rispetto ai non trattati (161 [1.26%] vs 124 [1.00%]; 1.41 [1.10-1.79]; p=0.006). non sono state osservate differenze significative nelle segnalazioni delle altre ADR, tra i pazienti dei due gruppi, con l’eccezione delle patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo (992 [8.69%] vs 831 [7.45%]; 1.17 [1.06-1.29]; p=0·001) e patologie del sistema emolinfopoietico (114 [0.88%] vs 80 [0.64%]; 1.40 [1.04-1.88]; p=0.03), che sono state segnalate con maggiore frequenza dai pazienti trattati con statine, che da quelli non trattati. Conclusioni È stato registrato un tasso di ADR muscolo-correlate più elevato solo quando i pazienti ed i loro medici erano a conoscenza che veniva data una terapia con statine e non durante la fase in doppio cieco. Gli autori spiegano il fenomeno con l’effetto nocebo e concludono che questi risultati possono essere utili per valutare gli effetti negativi sulla salute pubblica dalle eccessive lamentele sugli effetti collaterali delle statine. Finanziamento: Pfizer, Servier Research Group, and Leo Laboratories. Lancet. 2017 May 2. pii: S0140-6736(17)31075-9. doi: 10.1016/S0140-6736(17)31075-9. [Epub ahead of print] Adverse events associated with unblinded, but not with blinded, statin therapy in the Anglo-Scandinavian Cardiac Outcomes Trial-Lipid-Lowering Arm (ASCOT-LLA): a randomised double-blind placebo-controlled trial and its non-randomised non-blind extension phase. Gupta A, Thompson D, Whitehouse A, Collier T, Dahlof B, Poulter N, Collins R, Sever P; ASCOT Investigators. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(17)31075-9.pdf - 10/05/2017
- Vaccini: una discussione oltre le ideologie Il documento esprime la posizione della Rete Sostenibilità e Salute. La Rete Sostenibilità e Salute, che raggruppa oltre 25 associazioni di medici, operatori sanitari e cittadini che si occupano di salute, pubblica sul suo sito un documento sui vaccini. L’associazione auspica che si esca dall’attuale fase in cui rischiano di prevalere le ideologie (non solo sul fronte anti-vax, ma anche su quello pro-vaccini) e si prendano decisioni valutando il profilo rischio/beneficio di ogni singolo vaccino, attenendosi al metodo scientifico. Premesso che i vaccini rappresentano un enorme passo avanti per la salute dell’Umanità, il documento distingue tre diversi gruppi di vaccini: A) vaccini con forti/fortissime prove di effetti positivi a livello individuale e/o di comunità di gran lunga superiori ai possibili effetti negativi e con profilo di costo- efficacia molto favorevole B) vaccini con importanti segnali di inappropriatezza se proposti a tutta la popolazione o in alcuni gruppi. C) vaccini collocabili in specifiche “aree grigie” meritevoli di ulteriori indagini, in cui le prove scientifiche a disposizione non permettono di raggiungere conclusioni solide. L’associazione ritiene fondamentale promuovere la vaccinazione per quelli rientranti nel gruppo A e chiede di ridiscutere con argomentazioni scientifiche le strategie d’offerta del Piano Nazionale Vaccini, per quelli del gruppo B. Per i vaccini del gruppo C, ritiene che vada fatta salva la libertà individuale di accedere alle relative vaccinazioni, ma a condizioni controllate dalla Sanità pubblica (come già avviene in diverse Regioni) e a patto che sia assicurato un consenso davvero informato sui gradi di incertezza e sulla reale entità non solo dei benefici attesi, ma anche delle reazioni avverse rilevate negli studi registrativi randomizzati e controllati, nonché dalla farmacovigilanza attiva. Vaccini: una discussione oltre le ideologie – La posizione della Rete Sostenibilità e Salute http://www.medicinademocratica.org/wp/wp-content/uploads/2017/05/Vaccini-una-discussione-oltre-le-ideologie-La-posizione-della-Rete-Sostenibilita%CC%80-e-Salute-.pdf - 09/05/2017
- I biosimilari nell’Unione Europea L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e la Commissione Europea hanno realizzato una guida informativa sui farmaci biosimilari, rivolta ai professionisti sanitari. I biosimilari sono farmaci biologici altamente simili, in tutti gli aspetti essenziali, a farmaci biologici già autorizzati. Obiettivo della guida è fornire ai professionisti sanitari tutte le informazioni necessarie sui biosimilari, sia dal punto di vista medico che della normativa vigente. “Oggi i biosimilari sono parte integrante delle terapie biologiche efficaci – ha dichiarato il prof. Guido Rasi Executive Director dell’EMA – e, dato il ruolo che i sanitari svolgono, in prima linea per la cura del malato, è vitale che dispongano di informazioni affidabili su questi farmaci: cosa sono, perché e come sono stati sviluppati e approvati e come vengono monitorati.” La guida è il risultato di un’iniziativa congiunta dell’EMA e della Commissione europea. È stata sviluppata in collaborazione con esperti scientifici dell’Unione Europea, per rispondere alle richieste dei professionisti sanitari. Numerose organizzazioni europee, che rappresentano medici, infermieri, farmacisti e pazienti hanno espresso il loro parere per assicurare che rispondesse in modo adeguato alle domande dei professionisti sanitari. La pubblicazione è stata presentata nel corso della European Commission’s third stakeholder event on biosimilar medicines, un forum di discussione sui biosimilari, rivolto a tutte le parti interessate: professionisti sanitari, pazienti, investitori, regolatori e industria. L’Unione Europea è stata pioniera in questo campo, approvando il primo biosimilare nel 2006 [negli USA il primo biosimilare è stato approvato nel 2015]. Da allora, le evidenze provenienti dall’esperienza clinica sono aumentate e hanno dimostrato che i biosimilari hanno la stessa efficacia dei farmaci biologici. Ad oggi, il Comitato dell’EMA per i prodotti medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use – CHMP) ha raccomandato 28 biosimilari per l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’Unione Europea. Biosimilars in the EU – Information guide for healthcare professionals http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Leaflet/2017/05/WC500226648.pdf - 08/05/2017
- Consapevolezza, conoscenza e percezione dei biosimilari Un’indagine condotta negli Stati Uniti trai medici specialisti. Tra il 20 novembre 2015 ed il 4 gennaio 2016, è stata condotta un’indagine per valutare i livelli attuali di consapevolezza e conoscenza nonché la percezione dei biosimilari, tra gli specialisti statunitensi che prescrivono biologici. La ricerca è stata finanziata dal Biosimilars Forum e condotta da una società indipendente, con lo scopo di fotografare il livello iniziale di conoscenza dei biosimilari e sarà ripetuta nel giro di 2 o 3 anni per monitorarne l’andamento nel tempo. Il Biosimilars Forum è un’organizzazione statunitense non-profit, creata dalle principali case produttrici di biosimilari, con la finalità di aumentare la conoscenza evidence-based di questi farmaci. Metodi Il Biosimilars Forum ha messo a punto un questionario di 19 domande, che è stato, poi, somministrato da una terza parte indipendente. Risultati Hanno risposto 1.201 medici specialisti, che prescrivono comunemente biologici, trai quali dermatologi, gastroenterologi, oncologi, ematologi, nefrologi e reumatologi. Conclusioni I risultati dell’indagine evidenziano una necessità significativa di formazione evidence-based sui biosimilari, per i medici di tutte le specialità. Sono emerse carenze di conoscenza, in particolare, sui seguenti punti: 1. definizione di biologici, biosimilari e biosimilarità 2. comprensione del processo di approvazione e valutazione dei biosimilari 3. comprensione che la sicurezza e l’immunogenicità di un biosimilare sono comparabili con quelle dell’originator biologico 4. comprensione del rationale per l’estrapolazione delle indicazioni terapeutiche 5. definizione di intercambiabilità e sostituibilità e delle relative regole per la sostituzione del farmaco. Adv Ther. 2017 Jan;33(12):2160-2172. Epub 2016 Oct 31. Awareness, Knowledge, and Perceptions of Biosimilars Among Specialty Physicians. Cohen H, Beydoun D, Chien D, Lessor T, McCabe D, Muenzberg M, Popovian R, Uy J. https://link.springer.com/article/10.1007/s12325-016-0431-5 http://www.biosimilarsforum.org/sites/default/files/uploads/biosimilars_faqs_032816opt_0.pdf - 08/05/2017
- L’evoluzione della mortalità per causa: le prime 25 cause di morte L’Istituto nazionale di statistica (Istat) pubblica il Report relativo agli anni 2003-2014. Per la prima volta, l’Istat pubblica la serie storica dei dati di mortalità per causa, relativa agli anni 2003-2014. L’indagine ha una copertura totale e il suo campo di osservazione è costituito dall’insieme di tutti i decessi che si verificano sul territorio nazionale in un anno solare; vengono rilevate informazioni demosociali e di carattere sanitario per tutti i decessi verificatisi in Italia (popolazione presente). L’Istat considera come causa di morte la causa iniziale, ossia la malattia o il traumatismo che ha avviato il concatenamento degli eventi morbosi, che ha condotto alla morte. Le statistiche sulle cause di morte si basano sulle informazioni mediche contenute nei certificati di morte, codificate in base alla ICD-10 (International Statistical Classification of Diseases, Injuries and Causes of Death, X Revision) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e applicate secondo le tavole di decisione Acme del National Center for Health Statistics, USA. Nel 2014, i decessi in Italia sono stati 598.670, con un tasso standardizzato di mortalità di 85,3 individui/10mila residenti. Alle prime 25 cause di morte è dovuto il 75% dei decessi. I primi tre posti (come numero di decessi) sono occupati da Malattie ischemiche e del cuore, Malattie cerebrovascolari e Altre malattie del cuore, che sono in diminuzione rispetto al 2003. Seguono Tumori maligni trachea, bronchi polmoni, Malattie ipertensive, Demenza e Malattia di Alzheimer, Malattie croniche basse vie respiratorie, Diabete mellito, Tumori maligni di colon, retto e ano, Malattie cerebrovascolari e Tumori maligni del seno, in aumento (come numero di decessi) rispetto al 2003. La Setticemia registra la crescita maggiore (+131,1%) e passa dal 31° posto del 2003 al 17° del 2014. Si riducono i differenziali territoriali della mortalità per malattie cerebrovascolari, altre malattie del cuore, tumori maligni di trachea, bronchi e polmoni e per malattie croniche delle basse vie respiratorie. Permangono differenze tra Nord e Sud nei livelli di mortalità per cardiopatie ischemiche, malattie ipertensive e diabete mellito e aumentano per i tumori della prostata. Nel primo anno di vita diminuisce la mortalità per malformazioni congenite, sofferenza respiratoria del neonato, ipossia e asfissia intrauterina o della nascita; aumenta quella dovuta alle infezioni. http://www.istat.it/it/archivio/199352 http://www.istat.it/it/files/2017/05/Report-cause-di-morte-2003-14.pdf?title=L%E2%80%99evoluzione+della+mortalit%C3%A0+per+causa+-+04%2Fmag%2F2017+-+Testo+integrale+e+nota+metodologica.pdf - 06/05/2017
- Epatite acuta indotta da Aloe vera Case report e revisione della letteratura. Il numero di aprile della rivista on-line della Società Italiana di Farmacologia (SIF), Farmacovigilanza Sif, riferisce di un caso di epatite acuta da aloe vera, in una donna di 68 anni, pubblicato da Parlati et al. con una revisione della letteratura. Gli integratori a base di erbe sono la seconda causa di danno epatico. Epatite acuta indotta da Aloe vera: case report e revisione della letteratura Clin Res Hepatol Gastroenterol. 2016 Nov 14. pii: S2210-7401(16)30150-4. doi: 10.1016/j.clinre.2016.10.002. [Epub ahead of print] Aloe vera-induced acute liver injury: A case report and literature review. Parlati L, Voican CS, Perlemuter K, Perlemuter G. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27856182 - 06/05/2017
- Valutazioni economiche degli interventi di prevenzione delle infezioni ospedaliere La revisione della letteratura condotta dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Si stima che ogni anno, nell’Unione europea, le infezioni ospedaliere colpiscano circa 3,2 milioni di pazienti e siano la causa diretta di circa 37 mila decessi. Le infezioni ospedaliere costituiscono, quindi, un problema rilevante per pazienti, professionisti sanitari e decisori politici. Lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) pubblica i dati nel rapporto Economic evaluations of interventions to prevent healthcare-associated infections – literature review. La revisione individua e sintetizza le valutazioni economiche e le analisi di costo-efficacia esistenti, relativamente al controllo e alla prevenzione delle infezioni nosocomiali (per es. su igiene delle mani, equipaggiamento, screening, isolamento e disinfezione). Questi dati costituiscono il punto di partenza per la futura conduzione di analisi costo-efficacia nel contesto ospedaliero europeo e l’individuazione di strategie d’azione comuni. Economic evaluations of interventions to prevent healthcare-associated infections – literature review http://ecdc.europa.eu/en/publications/_layouts/forms/Publication_DispForm.aspx?List=4f55ad51-4aed-4d32-b960-af70113dbb90&ID=1676 - 05/05/2017
- Combattere l’antibiotico resistenza è nelle tue mani La giornata mondiale dell’igiene delle mani (5 maggio 2017). L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha lanciato una campagna mondiale di comunicazione ed educazione all’igiene delle mani, che costituisce un punto centrale nel quadro dei programmi di prevenzione e controllo delle infezioni e, di conseguenza, della lotta all’antibioticoresistenza, attraverso una riduzione dell’uso degli antibiotici. In occasione della Giornata mondiale del lavaggio delle mani, si è tenuto a Roma il convegno Antibiotico-resistenza in Italia: problemi attuali e impegno per il futuro, nel corso del quale sono stati presentati i dati elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e provenienti dal sistema di sorveglianza delle batteriemie da enterobatteri resistenti ai carbapenemi del Ministero della Salute, attivo dal 2013. Dati del sistema di sorveglianza Ogni anno si verificano circa 2.000 casi di batteriemie da Enterobatteri resistenti ai carbapenemi, antibiotici di ultima linea per infezioni da batteri multi-resistenti, la maggior parte in pazienti di età compresa tra 65 e 80 anni, ricoverati per lo più in unità di terapia intensiva, ma anche in reparti medici e chirurgici. Il batterio più frequente è la Klebsiella pneumoniae, resistente ai carbapenemi e/o produttore di carbapenemasi (CPE), responsabile del 96,8% dei casi segnalati, mentre il 3,2% dei casi è da E. coli. L’incidenza nel 2016 è risultata 3/100.000 abitanti, ma sale a oltre 8/100.000 nell’anziano. Le batteriemie hanno riguardato per il 62% soggetti di sesso maschile, con età media di 65,4 anni e mediana di 68. L’84% dei pazienti si trovava in ospedale al momento dell’insorgenza della batteriemia. I dati dei primi 3 anni di sorveglianza indicano da una parte una progressiva aderenza delle regioni alla sorveglianza, dall’altra una probabile sotto-notifica in alcune aree del Paese e suggeriscono la necessità di rafforzare e sostenere questa attività. La mortalità associata alle batteriemie è almeno del 30%. Il batterio Klebsiella pneumoniae, oltre a batteriemie, può causare infezioni urinarie e polmoniti ed è anche frequentemente associato a resistenza nei confronti di altri antibiotici. L’Italia è un paese che si può considerare “iperendemico”, al secondo posto in Europa, dopo la Grecia, per incidenza. I dati italiani sono confluiti nel studio europeo EuSCAPE, recentemente pubblicato su Lancet Infectious Diseases (cfr. http://www.farmaci-fc.it/2017/04/29/incidenza-degli-enterobatteri-resistenti-ai-carbapenemi/#more-8243 ) Ministero della Salute – Giornata mondiale dell’igiene delle mani http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2933 Locandina per gli operatori sanitari (versione in italiano) Lavare le mani. Ecco come, quando e perché. http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_5_1.jsp?lingua=italiano&id=339 World Health Organization – World Hand Hygiene Day 2017 http://www.who.int/infection-prevention/campaigns/clean-hands/2017/en/ - 05/05/2017
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Cotellic (cobimetinib) e levonorgestrel. Comunicazioni EMA su Uptravi (selexipag) e gadolinio. Nota Informativa Importante su Cotellic (cobimetinib) Fonte: AIFA 21/04/2017 Nel contesto di studi clinici e post commercializzazione, in pazienti che hanno ricevuto Cotellic, sono stati riportati eventi emorragici gravi, compresi sanguinamenti intracranici e del tratto gastrointestinale, rabdomiolisi e aumento dei livelli di CPK. Il trattamento con Cotellic deve essere interrotto in caso di sanguinamenti di grado 3 o 4 e non deve essere ripreso dopo eventi di grado 4 o emorragie cerebrali attribuite a Cotellic. I livelli sierici di CPK e creatinina devono essere misurati prima dell’inizio del trattamento. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-cotellic-cobimetinib-21042017 Nota Informativa Importante su contraccezione ormonale di emergenza a base di levonorgestrel Fonte: AIFA 11/04/2017 Evidenze recenti hanno mostrato che la somministrazione concomitante dell’antiretrovirale efavirenz (usato per trattare l’HIV) riduce i livelli plasmatici di levonorgestrel (AUC) di circa il 50%. Altri medicinali che causano induzione degli enzimi epatici possono produrre riduzioni simili dei livelli plasmatici. Tale riduzione può diminuire l’efficacia dei contraccettivi ormonali di emergenza a base di levonorgestrel. Si raccomanda alle donne che desiderano ricorrere alla contraccezione di emergenza, e che hanno usato un medicinale che induce gli enzimi epatici nelle ultime 4 settimane, l’uso di un contraccettivo di emergenza non ormonale, ad es. un dispositivo intrauterino in rame (Cu-IUD). Se questa non rappresenta un’opzione possibile, si deve consigliare loro di raddoppiare la dose abituale di levonorgestrel da 1,5 mg a 3 mg per compensare la riduzione dei livelli plasmatici di levonorgestrel. Si raccomanda alle utilizzatrici e agli operatori sanitari di segnalare qualsiasi effetto indesiderato che si verifichi con l’uso di una dose doppia di contraccettivo d’emergenza a base di levonorgestrel. L’esposizione durante la gravidanza ad alcuni medicinali che causano induzione enzimatica è stata associata a difetti congeniti nel nascituro, perciò è importante escludere la gravidanza dopo l’uso di contraccettivi d’emergenza contenenti levonorgestrel e consigliare forme affidabili di contraccezione regolare alle donne che usano questi medicinali. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-contraccezione-ormonale-di-emergenza-base-di-levonorgestrel-1 Comunicazione EMA su Uptravi (selexipag) Fonte: AIFA 07/04/2017 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha concluso la revisione di Uptravi (selexipag), avviata a seguito del decesso in Francia di 5 pazienti. L’EMA conferma che il medicinale può continuare ad essere utilizzato sia nei pazienti già in trattamento che nei nuovi pazienti, secondo le informazioni del prodotto attualmente autorizzate. A seguito della revisione, non si ritiene necessario modificare le informazioni del prodotto. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-uptravi-selexipag-07042017 Comunicazione EMA su gadolinio Fonte: AIFA 07/04/2017 Il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio di quattro mezzi di contrasto lineari a base di gadolinio a seguito dell’evidenza che piccole quantità del gadolinio in essi contenuto si depositano nel cervello. I mezzi di contrasto coinvolti sono acido gadobenico, gadodiamide, acido gadopentetico e gadoversetamide per via endovenosa, somministrati ai pazienti per migliorare le immagini delle scansioni corporee di risonanza magnetica. A seguito della raccomandazione del PRAC, alcuni dei titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio, coinvolti in questa procedura di deferimento, hanno richiesto un riesame. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-gadolinio-07042017 - 29/04/2017
- Incidenza degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi I risultati dello studio prospettico europeo sull’antibioticoresistenza: European survey of carbapenemase-producing Enterobacteriaceae (EuSCAPE), finanziato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (European Centre for Disease Prevention and Control ECDC). I clinici utilizzano i carbapenemi come antibiotici di ultima linea per le infezioni da batteri multiresistenti. Gli enterobatteri (prevalentemente Klebsiella pneumoniae ed Escherichia coli) produttori di carbapenemasi (carbapenemase-producing Enterobacteriaceae CPE) sono la causa di numerose infezioni ospedaliere e costituiscono uno dei maggiori problemi di Sanità Pubblica, nel mondo. La diffusione della resistenza ai carbapenemi negli enterobatteri costituisce un problema clinico rilevante, perché i trattamenti alternativi efficaci sono scarsi e, talvolta, inesistenti. Per poter contenere la diffusione degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi, nella popolazione, è necessario conoscere la loro diffusione geografica, i fattori di rischio, quelli che ne favoriscono l’acquisizione e avere a disposizione dati comparabili, a livello internazionale. La ricerca europea European survey of carbapenemase-producing Enterobacteriaceae (EuSCAPE) è stata lanciata con lo scopo di raccogliere dati omogenei e creare una rete di campionamento e sorveglianza per azioni future. Questo lavoro rende noti i risultati della ricerca sull’incidenza dei principali CPE: Klebsiella pneumoniae ed Escherichia coli. I campioni sono stati raccolti tra il novembre 2013 e l’aprile 2014, in 455 ospedali di 34 paesi europei più Turchia ed Israele, con un bacino di utenza di oltre 270 milioni su una popolazione complessiva di 600 milioni di abitanti. L’Italia ha partecipato con 22 ospedali, nessuno dei quali sardo. Metodi Laboratori nazionali di riferimento hanno selezionato ospedali con capacità diagnostiche, che hanno raccolto i campioni clinici di Klebsiella pneumoniae o Escherichia coli e le informazioni pertinenti sui pazienti e gli ospedali. Gli isolati e i dati sono stati riportati ai laboratori nazionali che hanno reso disponibili le informazioni di laboratorio per l’analisi centrale. Risultati Sono stati raccolti 2.703 campioni clinici: 2.301 (85%) di Klebsiella pneumoniae e 402 (15%) di Escherichia coli; 850 (37%) su 2.301 campioni di Klebsiella pneumoniae e 77 (19%) su 402 di Escherichia coli erano resistenti ai carbapenemi. Il rapporto della Klebsiella pneumoniae rispetto all’Escherichia coli era 11:1. Sono stati isolati ceppi di Klebsiella o Escherichia resistenti ai carbapenemi in 2.5 pazienti ogni 100.000 giornate ospedaliere-paziente (range da 17.3 in Grecia a 0.09 in Lituania) e in 1.3 pazienti (media pesata sulla popolazione) ogni 10.000 ricoveri ospedalieri, con valori che andavano dal 6.0 dell’Italia allo 0.02 della Norvegia. La maggiore resistenza agli antibiotici di ultima linea è stata registrata nell’Europa meridionale e orientale e, in particolare, in Grecia, Italia, Montenegro, Spagna e Serbia. Conclusioni Questa iniziativa dimostra un impegno incoraggiante da parte di tutti i partecipanti e suggerisce che gli ostacoli per la creazione di un sistema di sorveglianza dell’antibioticoresistenza a livello continentale possono essere superati. Il rafforzamento degli sforzi per ridurre le infezioni ospedaliere è fondamentale per il controllo della diffusione dell’antibioticoresistenza, attraverso reti sanitarie locali e nazionali. Finanziamento European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Lancet Infect Dis. 2017 Feb;17(2):153-163. doi: 10.1016/S1473-3099(16)30257-2. Epub 2016 Nov 18. Occurrence of carbapenemase-producing Klebsiella pneumoniae and Escherichia coli in the European survey of carbapenemase-producing Enterobacteriaceae (EuSCAPE): a prospective, multinational study. Grundmann H, Glasner C, Albiger B, Aanensen DM, Tomlinson CT, Andrasević AT, Cantón R, Carmeli Y, Friedrich AW, Giske CG, Glupczynski Y, Gniadkowski M, Livermore DM, Nordmann P, Poirel L, Rossolini GM, Seifert H, Vatopoulos A, Walsh T, Woodford N, Monnet DL; European Survey of Carbapenemase-Producing Enterobacteriaceae (EuSCAPE) Working Group. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/laninf/PIIS1473-3099(16)30257-2.pdf - 29/04/2017
- Uso di antibioticI in gravidanza Uno studio di coorte basato sulla popolazione del Quebec (Canada) stima il rischio di aborto spontaneo correlato a diversi antibiotici ed individua quelli sicuri. Benché gli antibiotici siano largamente usati durante la gravidanza, le evidenze riguardo la sicurezza per il feto rimangono limitate. Obiettivo del lavoro è quantificare la correlazione tra l’esposizione ad antibiotici durante la gravidanza ed il rischio di aborto spontaneo. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio caso-controllo nidificato sulla Quebec Pregnancy Cohort (che raccoglie i dati di tutte le gravidanze della coorte di donne del Quebec coperte dal Quebec Public Prescription Drug Insurance Plan), tra il gennaio 1998 ed il dicembre 2009. Sono stati esclusi gli aborti programmati e le gravidanze esposte a farmaci teratogeni. L’aborto spontaneo è stato definito come diagnosi o procedura relativa ad aborto spontaneo entro la ventesima settimana di gestazione. La data indice era definita come la data di calendario dell’aborto spontaneo. I controlli sono stati selezionati in maniera casuale e abbinati per età gestazionale ed anno di gravidanza. L’uso di antibiotici è stato definito come almeno una prescrizione tra il primo giorno di gestazione e la data indice ed è stato comparato (a) con la non esposizione e (b) con l’esposizione a pennicilline o cefalosporine. I diversi tipi di antibiotici sono stati studiati separatamente, usando gli stessi gruppi di controllo. Risultati Dopo aggiustamento per potenziali confondenti, l’uso di azitromicina (Odds Ratio aggiustato [adjusted OR] 1.65, Intervallo di Confidenza al 95% 1.34–2.02; 110 casi di esposizione); claritromicina (adjusted OR 2.35, IC 95% 1.90–2.91; 111 casi), metronidazolo (adjusted OR 1.70, IC 95% 1.27–2.26; 53 casi), sulfamidici (adjusted OR 2.01, IC 95% 1.36–2.97; 30 casi), tetracicline (adjusted OR 2.59, IC 95% 1.97– 3.41; 67 casi) e chinoloni (adjusted OR 2.72, IC 95% 2.27–3.27; 160 casi) sono risultati associati ad aumentato rischio di aborto spontaneo. Simili risultati si sono avuti anche dal confronto con pennicilline e cefalosporine. Conclusioni Dopo aggiustamento per potenziali fattori confondenti, l’uso di macrolidi (esclusa l’eritromicina), chinoloni, tetracicline, sulfamidici e metronidazolo nella prima fase di gestazione è risultato associato ad aumento del rischio di aborto spontaneo. L’aumentato rischio di aborto spontaneo correlato ad azitromicina e claritomicina (rischio aumentato del 65% e di 2 volte, rispettivamente) è coerente con i risultati di due precedenti studi. Per tetracicline e chinoloni è stato segnalato un effetto di classe, che supporta le attuali linee guida usate in ostetricia, che ne sconsigliano l’uso nella prima fase della gravidanza. Il metronidazolo è risultato associato ad un aumento del rischio del 70%, coerente con i risultati di un precedente studio di coorte Medicaid. L’uso di nitrofurantoina non era associato ad aumento del rischio: questo risultato ne supporta l’uso in alternativa a sulfametoxazolo + trimetoprim, per il trattamento delle infezioni del tratto urinario in gravidanza. I risultati dello studio possono essere utili per aggiornare le linee guida per il trattamento delle infezioni durante la gravidanza. CMAJ 2017 May 1;189:E625-33. doi: 10.1503/cmaj.161020. Use of antibiotics during pregnancy and risk of spontaneous abortion. Muanda FT, Sheehy O, Bérard A. http://www.cmaj.ca/content/189/17/E625.full.pdf+html - 29/04/2017
- AIFA, La vaccinovigilanza in Italia: ruolo ed obiettivi Un documento illustra l’attività di monitoraggio post-marketing dei vaccini, svolta dalla nostra Agenzia regolatoria a tutela della salute dei cittadini. I vaccini sono una delle principali risorse per il controllo e la prevenzione di numerose malattie infettive e, di conseguenza, per la tutela della salute pubblica. Poiché la popolazione target è rappresentata prevalentemente da soggetti sani, per la maggior parte di età pediatrica, si accetta un livello di rischio inferiore a quello degli altri prodotti medicinali. Per tale motivo, viene svolta un’attività continua di vaccinovigilanza, finalizzata alla raccolta, valutazione, analisi e comunicazione degli eventi avversi insorti dopo la vaccinazione (Adverse Event Following Immunization – AEFI). La vaccinovigilanza rappresenta, pertanto, uno strumento per monitorare l’uso sicuro dei vaccini dopo l’immissione in commercio e controllare costantemente che il rapporto rischio/beneficio si mantenga favorevole nel corso del tempo. L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato, sul suo sito, il documento La vaccinovigilanza in Italia: ruolo ed obiettivi, che spiega quali sono le diverse tipologie di vaccini e fornisce una panoramica delle attività svolte dalla nostra Agenzia regolatoria nell’ambito della vigilanza sui vaccini, compresa la valutazione del nesso di causalità. Il documento è stato redatto dal Gruppo di Lavoro per la Vaccinovigilanza, istituito dall’AIFA nel 2014 e costituito da rappresentanti dell’Agenzia, del Ministero della Salute, dell’Istituto Superiore di Sanità e dei Centri Regionali di Farmacovigilanza e di Prevenzione e con la partecipazione ad hoc di esperti nazionali. Gli obiettivi del Gruppo sono la gestione e l’approfondimento di eventuali segnali provenienti dalle segnalazioni di sospetti AEFI inseriti nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, l’approfondimento di argomenti rilevanti in ambito regolatorio o scientifico, la produzione e divulgazione di documenti, come linee guida o di indirizzo, utili per la gestione post-marketing dei vaccini. Nel quinto Rapporto sulla sorveglianza post-marketing dei vaccini in Italia, di prossima pubblicazione, saranno analizzate le segnalazioni spontanee di sospette reazioni avverse a vaccino, relative al biennio 2014-2015. AIFA, La vaccinovigilanza in Italia: ruolo ed obiettivi http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/La_Vaccinovigilanza_in_Italia_18.04.2017.pdf - 26/04/2017
- World Immunization Week L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha proclamato l’ultima settimana di aprile (24-30 aprile 2017) “settimana mondiale della vaccinazione”. La settimana mondiale ha lo scopo di aumentare la consapevolezza dell’importanza cruciale della vaccinazione completa, nel corso della vita. Ogni anno la vaccinazione previene da 2 a 3 milioni di morti. Non solo protegge la popolazione da malattie infettive come polio, polmonite o morbillo, ma rende anche possibile liberare risorse (economiche e umane) da destinare a priorità come l’educazione e lo sviluppo economico, per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati, a livello mondiale, per il 2030. Nel 2015 116 milioni di bambini nel mondo hanno ricevuto 3 dosi del vaccino trivalente contro difterite, tetano e pertosse, che li protegge da malattie infettive che possono causare malattie gravi e disabilità. Circa l’85% dei bambini del mondo ha ricevuto una dose del vaccino contro il morbillo, nel primo anno di vita, mentre era stato vaccinato il 73% nel 2000. I casi di poliomielite sono diminuiti di oltre il 99%, dal 1988. La malattia rimane endemica solo in 3 paesi nel mondo (Afghanistan, Nigeria e Pakistan), mentre era endemica in 125 paesi nel 1988. Informazioni validate sui vaccini. Quando i genitori devono vaccinare il loro bambino, spesso cercano su internet le informazioni; ma, negli ultimi anni, sull’web sono presenti numerosi siti, che pubblicano informazioni non equilibrate e fuorvianti sulla sicurezza dei vaccini. In risposta, è stato creato Vaccine safety net, un sito che fornisce informazioni accurate e attendibili sui vaccini. http://www.vaccinesafetynet.org/ http://www.who.int/campaigns/immunization-week/2017/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=a7a3dfab8d-EMAIL_CAMPAIGN_2017_04_27&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-a7a3dfab8d-257110669 - 24/04/2017
- Vaccino anti Hpv La Regione Lazio e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma hanno realizzato un video per spiegare l’importanza della vaccinazione contro il papilloma virus umano (HPV). - 24/04/2017
- Giornata nazionale della salute della donna Il 22 aprile 2017 si celebra la seconda edizione dell’iniziativa del Ministero della Salute dedicata ai temi della prevenzione e dell’assistenza sanitaria al femminile. Nell’Auditorium del Ministero della Salute (Roma, Viale G. Ribotta, 5), si tiene una tavola rotonda che affronta i temi relativi alla salute femminile lungo tutto l’arco della vita e che informa sulle azioni di prevenzione adottate e le risposte offerte dal Servizio Sanitario Nazionale per alcune condizioni femminili, sia fisiologiche (es. gravidanza) che patologiche, anche alla luce dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) recentemente aggiornati. Parallelamente al convegno, vengono allestiti gazebo, gestiti da professionisti delle Società scientifiche, dove è possibile effettuare visite e screening gratuiti. Oltre 150 iniziative analoghe si svolgono su tutto il territorio nazionale. Nell’occasione sono stati pubblicati opuscoli, che informano sul calendario della prevenzione e sulle azioni adottate per la salute della donna. Seconda Giornata nazionale della salute della donna Sito tematico Salute della donna La salute della donna – azioni La salute della donna. Calendario della prevenzione La salute della donna in cifre - 22/04/2017
- Uso a breve termine di corticosteroidi orali e danni correlati Uno studio di coorte sulla popolazione degli Stati Uniti. Obiettivi Determinare la frequenza delle prescrizioni di corticosteroidi orali a breve termine e degli eventi avversi correlati (sepsi, tromboembolismo venoso e fratture). Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo e serie di casi auto-controllati. Setting: dati nazionali delle richieste di risarcimento alle assicurazioni private. Partecipanti: adulti dai 18 ai 64 anni, arruolati in maniera continuativa dal 2012 al 2014. Principali misure di esito: tassi di uso di corticosteroidi orali a breve termine (≤ 30 giorni). Incidence rate ratio di eventi avversi, nella popolazione trattata e non trattata con corticosteroidi. Incidence rate ratio di eventi avversi entro 30 giorni e da 31 a 90 giorni dall’inizio della terapia. Risultati È stata arruolata una popolazione di 1.548.945 adulti; di questi, 327.452 (21.1%) hanno ricevuto almeno una prescrizione di corticosteroidi orali a breve termine, nel periodo di tre anni in esame. L’uso era più frequente nei pazienti anziani, donne e adulti bianchi, con una variazione significativa su base regionale (tutti P<0.001). Le indicazioni più frequenti per l’uso dei corticosteroidi erano: infezioni del tratto superiore delle vie respiratorie, patologie spinali e allergie e le prescrizioni erano fatte da specialisti vari. Nei primi 30 giorni dall’inizio della terapia, si è osservato un aumento dei tassi di sepsi (incidence rate ratio 5.30, IC 95% da 3.80 a 7.41), tromboembolismo venoso (3.33, 2.78 – 3.99) e fratture (1.87, 1.69 – 2.07), che successivamente diminuivano, nel periodo 31-90 giorni. Il rischio aumentato persisteva per dosi di prednisone (o equivalenti) ≤ 20 mg/die (incidence rate ratio 4.02 per sepsi, 3.61 per tromboembolismo venoso e 1.83 per fratture; tutti P<0.001). Conclusioni Tra gli americani adulti con assicurazione sanitaria privata, uno su cinque ha avuto una prescrizione di corticosteroidi orali a breve termine, nel periodo in esame (2012-2014), con conseguente rischio di eventi avversi. BMJ. 2017 Apr 12;357:j1415. doi: 10.1136/bmj.j1415. Short term use of oral corticosteroids and related harms among adults in the United States: population based cohort study. Waljee AK, Rogers MA, Lin P, Singal AG, Stein JD, Marks RM, Ayanian JZ, Nallamothu BK. http://www.bmj.com/content/bmj/357/bmj.j1415.full.pdf - 18/04/2017
- Reazioni Avverse a rituximab Uno studio italiano retrospettivo e multicentrico, su 374 pazienti, sviluppa un modello predittivo. Rituximab è un anticorpo monoclonale, che viene utilizzato per il trattamento di linfoma non-Hodgkin, leucemia linfatica cronica e malattie autoimmuni. Dopo infusione in vena di rituximab, possono verificarsi Reazioni Avverse al Farmaco (ADR), che in rari casi possono richiedere l’interruzione del trattamento. In questo studio multicentrico su 374 pazienti trattati con rituximab e.v., il 23.5% ha sperimentato ADR. Il follow-up medio è stato di 20.6 mesi (range 8-135). Le ADR sono risultate significativamente più frequenti nei pazienti con linfoma non-Hodgkin o leucemia linfatica cronica (25-35.9%), che in quelli con malattie autoimmuni (9.4-17.5%) (p< .0001). In otto pazienti (2.1%), è stato osservato un grado di tossicità 3-4 e in 4 di essi (1% del totale) si è resa necessaria la definitiva interruzione del trattamento. Sono stati individuati tre differenti gruppi di pazienti con rischio di sviluppare ADR, in base ad una heat-map predittiva realizzata combinando quattro parametri: (splenomegalia,storia di allergia, livelli di emoglobina e sesso), selezionati dall’analisi multivariata. Questo modello predittivo può essere utile per individuare i pazienti a maggiore rischio di ADR e che richiedono appropriate terapie preventive. Leuk Lymphoma. 2017 Apr 3:1-9. doi: 10.1080/10428194.2017.1306648. [Epub ahead of print] Adverse drug reactions after intravenous rituximab infusion are more common in hematologic malignancies than in autoimmune disorders and can be predicted by the combination of few clinical and laboratory parameters: results from a retrospective, multicenter study of 374 patients. D’Arena G, Simeon V, Laurenti L, Cimminiello M, Innocenti I, Gilio M, Padula A, Vigliotti ML, De Lorenzo S, Loseto G, Passarelli A, Di Minno MN, Tucci M, De Feo V, D’Auria F, Silvestris F, Di Minno G, Musto P. http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/10428194.2017.1306648 - 10/04/2017
- Disturbo ossessivo-compulsivo: avanzamenti nella diagnosi e nel trattamento Una revisione della letteratura degli ultimi cinque anni. Il disturbo ossessivo compulsivo (DOC) è un disordine neuropsichiatrico, con prevalenza dall’1 al 3%, che può essere altamente invalidante. Spesso non è riconosciuto né trattato. Obiettivi Revisionare i dati più recenti su screening, diagnosi ed opzioni di trattamento per il DOC. Metodi È stata condotta una ricerca su PubMed, EMBASE e PsycINFO per individuare trial randomizzati e controllati (RCT), meta-analisi e revisioni sistematiche, che riguardassero lo screening, la diagnostica e gli approcci di trattamento del DOC, tra gli adulti (≥18 anni) e pubblicati tra il 1° gennaio 2011 ed il 30 settembre 2016. Ulteriori articoli sono stati individuati attraverso le bibliografie. È stata data la priorità a meta-analisi e revisioni sistematiche, le serie di casi ed i report sono stati inclusi solo per gli interventi per i quali non erano disponibili RCT. Risultati Sono stati individuati 792 articoli, 27 dei quali sono stati inclusi nella revisione: 11 RCT, 11 revisioni sistematiche o meta-analisi e 5 review o linee guida. La diagnosi di DOC è stata rivista in base ai criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, Fifth Edition. Gli avanzamenti nel trattamento includono l’aumento delle evidenze a sostegno dell’efficacia della disseminazione on-line delle terapie cognitivo-comportamentali, che hanno dimostrato di produrre miglioramenti clinicamente significativi della sintomatologia, quando condotte da terapisti qualificati. Le attuali evidenze continuano a sostenere l’uso degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come intervento farmacologico di prima linea. I dati più recenti supportano l’uso dei neurolettici, della stimolazione cerebrale profonda e dell’intervento neurochirurgico per le forme resistenti al trattamento farmacologico. Dati preliminari suggeriscono la sicurezza di altri agenti come riluzolo, ketamina, memantina, N-acetilcisteina, celecoxib e ondansetrone, in monoterapia o in combinazione con gli SSRI, ma la loro efficacia non è stata ancora stabilita. Conclusioni La disseminazione della terapia cognitivo-comportamentale computer-based e le crescenti evidenze a sostegno rappresentano il maggior avanzamento nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo. La terapia cognitivo-comportamentale, con o senza trattamento con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, resta la strategia di prima linea; per i pazienti che non rispondono, l’alternativa è rappresentata da neurolettici e neuromodulatori, la cui sicurezza ed efficacia sono sostenute da sempre maggiori evidenze. JAMA. 2017;317(13):1358-1367. doi:10.1001/jama.2017.2200 Obsessive-Compulsive Disorder Advances in Diagnosis and Treatment Matthew E. Hirschtritt, Michael H. Bloch, Carol A. Mathews, http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2614194 - 05/04/2017
- Vaccinazioni, stato dell’arte, falsi miti e prospettive Il ruolo chiave della prevenzione Quaderni del Ministero della Salute, n. 27 marzo 2017 Il Ministero della Salute ha dedicato l’ultimo numero dei Quaderni alle vaccinazioni. La pubblicazione si inquadra nelle attività di informazione e comunicazione corretta e attendibile, promosse per contrastare la disinformazione e le campagne contro i vaccini, in atto a livello mondiale. L’argomento è trattato in maniera approfondita e da diversi punti di vista. La pubblicazione è rivolta, in primo luogo, ai professionisti sanitari, ma il linguaggio accessibile la rende fruibile anche dal pubblico generale. Sono trattati, tra gli altri argomenti, lo stato delle vaccinazioni in Italia, il nuovo Piano per la prevenzione, i numeri e l’offerta, le malattie prevenibili, le false credenze. Alla stesura della monografia, coordinata dal direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero Ranieri Guerra, da Walter Ricciardi presidente dell’Istituto superiore dei sanità e da Roberta Siliquini presidente del Consiglio superiore di sanità, hanno preso parte illustri docenti universitari nonché professionisti attivi sul territorio e nella ricerca. Vaccinazioni, stato dell’arte, falsi miti e prospettive. Il ruolo chiave della prevenzione Quaderni del Ministero della Salute, n. 27 marzo 2017 http://www.salute.gov.it/portale/quaderni/homeQuaderni.html http://www.salute.gov.it/portale/quaderni/sfogliabili/27/index.html - 03/04/2017
- Età di insorgenza della menopausa e rischio di fratture I risultati dei trial clinici della Women’s Health Initiative, in donne sane in post-menopausa trattate con calcio+ vitamina D, terapia ormonale sostitutiva o una combinazione di entrambi. Obiettivi È stato già dimostrato che, in assenza di terapia ormonale sostitutiva (TOS) o supplementazione di calcio/vitamina D (Ca/D), la menopausa precoce è associata a diminuzione della densità minerale ossea e aumentato rischio di fratture, in donne sane in menopausa. TOS e Ca/D sono protettive contro le fratture post-menopausa. Questo lavoro vuole rispondere alla domanda se l’età di insorgenza della menopausa possa influire sul rischio di fratture, in donne sane in post-menopausa che ricevono TOS, Ca/D o una combinazione dei trattamenti. Metodi Lo Women’s Health Initiative Clinical Trial ha arruolato 21.711 donne sane in post-menopausa non iatrogena. Sono stati calcolati e confrontati gli Hazard Ratio (HR) per ogni tipo di frattura delle donne arruolate, trattate con TOS, Ca/D o combinazione dei trattamenti, suddivise nelle seguenti classi, relativamente all’età di ingresso in menopausa: <40, da 40 a 49 e ≥50 anni. Risultati Le donne con età di ingresso in menopausa <40 anni avevano un HR per fratture significativamente più alto delle donne della fascia da 40 a 49 o ≥50 anni, indipendentemente dal tipo di trattamento (HR [IC 95%]: menopausa <40 vs ≥50 anni, 1.36 [1.11-1.67]; menopausa <40 vs 40-49 anni, 1.30 [1.06-1.60]). Conclusioni Nella coorte generale del Women’s Health Initiative Clinical Trial e all’interno di ciascun gruppo di trattamento, le donne con età di menopausa più bassa (<40 anni) avevano un rischio più elevato di fratture di ogni tipo, rispetto alle donne con inizio di menopausa più avanzato. L’effetto dell’età della menopausa sul rischio di fratture non cambiava col tipo di trattamento (TOS, Ca/D o TOS +Ca/D). Questo risultato suggerisce che l’insorgenza precoce della menopausa sia un fattore che contribuisce in maniera indipendente al rischio di fratture post-menopausa. Menopause. 2017 Apr;24(4):371-378. doi: 10.1097/GME.0000000000000775. Age of menopause and fracture risk in postmenopausal women randomized to calcium + vitamin D, hormone therapy, or the combination: results from the Women’s Health Initiative Clinical Trials. Sullivan SD, Lehman A, Nathan NK, Thomson CA, Howard BV. http://journals.lww.com/menopausejournal/Abstract/2017/04000/Age_of_menopause_and_fracture_risk_in.4.aspx - 03/04/2017
- The Global Patient Safety Challenge on Medication Safety L’iniziativa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la sicurezza del paziente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 1 paziente su 10 subisca un qualche genere di danno, mentre riceve assistenza sanitaria, cosa che, a livello mondiale, corrisponde a 43 milioni di pazienti/anno e a una conseguente spesa sanitaria di 42 miliardi di dollari. Per questo motivo, lancia (29 marzo 2017) The Global Patient Safety Challenge on Medication Safety, un’iniziativa mondiale, che affronta le criticità dei sistemi sanitari, con l’obiettivo di ridurre del 50%, nei prossimi 5 anni, i danni iatrogeni gravi ed evitabili. Prevenire gli errori e i danni che ne possono derivare richiede la messa in atto di sistemi e procedure per garantire che ogni paziente riceva il trattamento adatto a lui, alla giusta dose, nel giusto momento e attraverso la più corretta via di somministrazione. Con questa iniziativa, l’OMS fa appello ai Paesi perché affrontino i fattori chiave, che possono causare danni iatrogeni: i farmaci sono ad alto rischio se non usati in maniera corretta e particolarmente esposti sono i pazienti in politerapia o che stanno cambiando terapia; errori terapeutici posso derivare dalla scarsa preparazione dei professionisti sanitari e anche da situazioni di sottodimensionamento del personale, con conseguente affaticamento per turni eccessivi di lavoro; danni possono derivare anche dal fallimento del sistema di organizzazione e coordinamento, specie quando la cura di un paziente coinvolge diversi professionisti sanitari. Una cultura dell’organizzazione, che di routine applichi le best practices ed eviti il biasimo eccessivo quando l’errore è stato commesso, costituisce il miglior ambiente per cure sicure. Le azioni programmate saranno focalizzate su 4 aree principali: pazienti e pubblico; professionisti sanitari; farmaci; sistemi e procedure della terapia. L’obiettivo è di ottenere miglioramenti ad ogni stadio del processo, che include prescrizione, somministrazione, monitoraggio ed uso. L’OMS fornirà consulenza e strategie di sviluppo, piani e strumenti per garantire che la terapia, nel suo intero processo, abbia al centro la sicurezza del paziente, in tutte le strutture sanitarie del mondo. http://www.who.int/patientsafety/en/ http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2017/medication-related-errors/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=315b493577-EMAIL_CAMPAIGN_2017_03_29&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-315b493577-257110669 - 03/04/2017
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su: sospensione di medicinali a causa di studi non attendibili condotti da Micro Therapeutic Research Labs, valproato, docetaxel e gadolinio. Note Informative Importanti su Herceptin (trastuzumab), DepoCyte (citarabina) e Nulojix (belatacept). Comunicazione EMA su sospensione di medicinali a causa di studi non attendibili condotti da Micro Therapeutic Research Labs Fonte: AIFA 27/03/2017 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato la sospensione di alcuni medicinali autorizzati a livello nazionale, per i quali si sono rivelati inattendibili gli studi di bioequivalenza, necessari per l’autorizzazione dei generici, condotti dalla Micro Therapeutic Research Labs in India. La sospensione potrà essere revocata qualora vengano forniti dati alternativi che dimostrino la bioequivalenza. Lista di medicinali raccomandati per la sospensione http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Referrals_document/Micro_Therapeutic_Research_31/WC500224406.pdf http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-sospensione-di-medicinali-causa-di-studi-non-attendibili-condotti-da-mi Nota Informativa Importante su Herceptin (trastuzumab) Fonte: AIFA 22/03/2017 HERCEPTIN (trastuzumab): promemoria sull’importanza di aderire alle istruzioni inerenti il monitoraggio cardiaco durante la terapia con trastuzumab per ridurre la frequenza e la severità della disfunzione del ventricolo sinistro e dell’insufficienza cardiaca congestizia. Questo medicinale deve essere usato soltanto in pazienti affetti da carcinoma mammario metastatico o in fase iniziale e carcinoma gastrico metastatico i cui tumori presentano iperespressione o amplificazione del gene HER2 determinata da un test preciso e validato. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-herceptin-trastuzumab-22032017 Nota Informativa Importante su DepoCyte (citarabina) Fonte: AIFA 15/03/2017 Le scorte di DepoCyte si sono esaurite in alcuni stati dell’Unione Europea e la carenza si è manifestata in diversi Paesi d’Europa. Per assicurare che il farmaco sia sufficiente per tutti i pazienti correntemente trattati, gli operatori sanitari dovrebbero ordinare DepoCyte® specificatamente caso per caso, con un massimo di 2 fiale per paziente, fino a che i livelli di fornitura del farmaco ritorneranno alla normalità. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-depocyte-citarabina-15032017 Nota Informativa Importante su Nulojix (belatacept) Fonte: AIFA 13/03/2017 A partire dal 15 marzo e per tutto il resto del 2017, la distribuzione di Nulojix dovrà essere limitata ai pazienti già in trattamento. Non dovrebbero essere trattati nuovi pazienti con belatacept. La carenza di prodotto è legata a un problema di capacità produttiva temporanea, non è collegata ad un difetto di qualità del prodotto o a un problema di sicurezza. http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-nulojix-belatacept-13032017 Comunicazione EMA su valproato Fonte: AIFA 10/03/2017 L’EMA ha iniziato una revisione relativa all’uso dei medicinali contenenti valproato nel trattamento di donne in età fertile o in gravidanza. Questi farmaci sono approvati a livello nazionale in UE per il trattamento dell’epilessia, del disturbo bipolare e, in alcuni paesi, per l’emicrania e sono stati già rivalutati dall’EMA nel 2014. La precedente revisione ha portato all’introduzione di misure volte a rafforzare le avvertenze e le limitazioni all’utilizzo dei farmaci a base di valproato in donne in età fertile, a causa del rischio di malformazioni e di problemi legati allo sviluppo, nei bambini esposti durante la gestazione. Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA esaminerà le prove disponibili e si consulterà con i soggetti interessati. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-valproato-10032017 Comunicazione EMA su docetaxel Fonte: AIFA 10/03/2017 L’EMA sta investigando il medicinale anticancro docetaxel a seguito di casi di enterocolite neutropenica, che si sono verificati in Francia. Molti dei pazienti erano stati trattati per un cancro mammario operabile. L’enterocolite neutropenica è un effetto collaterale del docetaxel noto e raro (≤ 1/10.000). http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-docetaxel-10032017 Comunicazione EMA su gadolinio Fonte: AIFA 10/03/2017 Il PRAC dell’EMA ha raccomandato la sospensione delle autorizzazioni all’immissione in commercio di quattro mezzi di contrasto lineari a base di gadolinio a seguito dell’evidenza che piccole quantità del gadolinio in essi contenuto si depositano nel cervello. I mezzi di contrasto coinvolti sono acido gadobenico, gadodiamide, acido gadopentetico e gadoversetamide per via endovenosa, somministrati ai pazienti per migliorare le immagini delle scansioni corporee di risonanza magnetica (RMN). http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-gadolinio-10032017 - 29/03/2017
- Attacchi di panico farmaco-indotti Un’analisi dei casi registrati nel database del Sistema di Farmacovigilanza francese. Il potenziale ruolo svolto dai farmaci nell’insorgenza degli attacchi di panico non è ancora noto. Obiettivi Descrivere gli attacchi di panico farmaco-indotti. Metodi Sono stati cercati i casi di attacchi di panico registrati nel database francese di Farmacovigilanza tra il 01/01/1985 e il 05/11/2014. Risultati Sono stati individuati 163 casi;136 (83.4%) dei quali erano direttamente correlati a farmaci, principalmente antidepressivi (11.3%, principalmente inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), meflochina (7.2%), isotretinoina (5.2%), rimonabant (3.6%) e corticosteroidi (4.7%). Gli attacchi di panico erano elencati nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto, tra le possibili reazioni avverse, solo in una minoranza di questi farmaci (8.6%). Nel 31.4% dei casi, il farmaco sospetto è stato ritirato dal mercato oltre una settimana dopo la segnalazione dell’attacco di panico. In alcuni casi gli attacchi di panico erano secondari ad un’altra reazione avversa a farmaco (ADR; n = 14, 8.6%), principalmente allergia ad antineoplastici o agenti immunomodulatori. In 13 casi (8.0%), gli attacchi di panico si sono verificati in concomitanza con sindrome da astinenza, principalmente dopo l’interruzione di benzodiazepine o oppioidi. La maggior parte dei casi (73%) ha riguardato pazienti senza storia di disturbi psichiatrici. Conclusioni Questo è il primo studio di farmacoepidemiologia sugli attacchi di panico iatrogeni. A parte gli antidepressivi, gli altri farmaci implicati nella reazione avversa non sono utilizzati nel trattamento di malattie psichiatriche. Lo studio ha anche rilevato che la maggior parte degli attacchi di panico iatrogeni si verifica in pazienti senza storia di malattie psichiatriche e che gli attacchi di panico possono essere scatenati da un’altra ADR. Infine, il gran numero di casi con gestione ritardata sottolinea la necessità di aumentare trai medici la consapevolezza di questa ADR relativamente sconosciuta, specialmente perché generalmente non prevista negli RCP dei farmaci sospesi. J Psychiatr Res. 2017 Feb 9;90:60-66. doi: 10.1016/j.jpsychires.2017.02.008. [Epub ahead of print] Drug-induced panic attacks: Analysis of cases registered in the French pharmacovigilance database. Abadie D, Essilini A, Fulda V, Gouraud A, Yéléhé-Okouma M, Micallef J, Montastruc F, Montastruc JL. http://www.journalofpsychiatricresearch.com/article/S0022-3956(17)30161-9/abstract - 29/03/2017
- Workshop: Misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza L’Agenzia Europea dei Medicinali pubblica il documento conclusivo con le raccomandazioni. I sistemi di Farmacovigilanza (FV) sono stati creati per monitorare la sicurezza dei farmaci autorizzati e per rilevare e gestire ogni eventuale cambiamento nel loro profilo rischio/beneficio. L’Unione Europea ha uno dei sistemi più avanzati di FV, nel quale le autorità regolatorie nazionali collaborano con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e la Commissione Europea per assicurare che le attività chiave ed i processi di FV siano efficaci ed efficienti. Gli esiti delle misure di minimizzazione del rischio vengono continuamente monitorati per assicurare l’uso sicuro dei medicinali ed i più alti standard di protezione della Salute Pubblica e questo può essere fatto solo attraverso la valutazione dell’impatto delle attività di FV. Il workshop, che si è tenuto a Londra nella sede dell’EMA il 5 e 6 dicembre 2016, è stato un’eccellente occasione di confronto dei rappresentati delle agenzie regolatorie ed enti pubblici, del mondo accademico, delle organizzazioni dei professionisti sanitari e dei pazienti e dell’industria farmaceutica ed ha avuto oltre 150 partecipanti. Obiettivo del convegno era l’individuazione di metodologie per la valutazione dell’impatto delle attività di FV, in particolare delle attività regolatorie prodotto-specifiche, in termini di risultati di Sanità Pubblica. È stata sottolineata la necessità di rinforzare la valutazione dell’impatto delle attività di FV sulla base delle evidenze, cosa che permette ai regolatori e all’industria farmaceutica di reindirizzare le risorse, al fine di aumentare la capacità del sistema di proteggere la Salute pubblica. È stato ampiamente condiviso che la FV abbia la responsabilità di contribuire a misurare l’impatto delle decisioni regolatorie ed è stato anche valutato l’approccio operativo del PRAC. I pilastri della valutazione d’impatto sono stati individuati in solide metodologie scientifiche, una struttura sostenibile per la generazione di dati rilevanti per il processo decisionale e integrata nelle procedure regolatorie, nell’aggiornamento continuo dei dati e in ruoli e responsabilità definiti in modo chiaro. Anche misure innovative per la minimizzazione del rischio e per la valutazione del profilo rischio/beneficio dei farmaci sono considerati passi importanti verso il raggiungimento di migliori risultati di Sanità Pubblica. I sistemi di FV dovranno essere più flessibili e adatti al cambiamento, per potersi adeguare ai risultati della valutazione d’impatto, È stata discussa una strategia con focus più sistematico sulla Salute Pubblica. Questo approccio permetterà ai regolatori di determinare quali effetti avranno sulla Sanità Pubblica le azioni regolatorie programmate e influenzerà il processo decisionale in corso e futuro. Richiederà anche una più stretta collaborazione e sinergie tra tutti gli attori. Come parte del sistema, l’industria farmaceutica ha dato la propria disponibilità a collaborare con le agenzie regolatorie, con il mondo academico e con le organizzazioni dei pazienti e dei professionisti sanitari per generare le evidenze necessarie alla valutazione d’impatto. Sono stati sottolineati molti limiti dei processi tradizionali di FV: per esempio, le decisioni regolatorie adottate a livello centrale europeo vengono applicate negli stati membri, dove molti fattori (come le differenti politiche sanitarie) ne condizionano l’efficacia, producendo risultati diversi. Questi fattori di incertezza dovranno essere presi in considerazione ed inclusi nel processo decisionale. Le raccomandazioni conclusive fissano sei linee d’azione: 1) Revisione dello schema per la valutazione d’impatto 2) Raccolta sistematica di dati rilevanti per l’impatto 3) Sviluppo di solide metodologie per misurare l’impatto della Farmacovigilanza sulla Salute Pubblica 4) Instaurare collaborazioni con i provider di nuove tecnologie informatiche 5) Costruire una collaborazione attiva con le organizzazioni dei pazienti e degli operatori sanitari, finalizzata alla valutazione dell’impatto 6) Sviluppo di un processo per l’individuazione degli esiti rilevanti (voluti o non voluti) delle decisioni regolatorie in materia di Sanità Pubblica. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Report/2017/03/WC500224106.pdf - 28/03/2017
- Nuovi anticoagulanti orali a dosaggio ridotto versus warfarin Uno studio di coorte condotto in Danimarca su pazienti con fibrillazione atriale. Obiettivi Determinare l’efficacia e la sicurezza di apixaban 2.5 mg, dabigatran 110 mg e rivaroxaban 15 mg rispetto a warfarin, in pazienti con fibrillazione atriale mai trattati. Metodi Disegno: studio di coorte nazionale propensity weighted (pesato con l’inverso della probabilità di trattamento). Setting: dati di tre registri nazionali danesi. Partecipanti: pazienti con fibrillazione atriale non valvorare con prima prescrizione di un anticoagulante orale tra l’agosto 2011 ed il febbraio 2016. Sono stati esclusi i pazienti con prescrizione di dose standard di nuovi anticoagulanti orali (NAO). Sono stati calcolati i propensity score di ricevere ognuno dei 4 trattamenti alternativi, per ponderare con l’inverso della probabilità di trattamento. Intervento: inizio della terapia anticoagulante (apixaban 2.5 mg, dabigatran 110 mg, rivaroxaban 15 mg o warfarin). Principali esiti e misure: i pazienti sono stati seguiti nei registri dall’inizio del trattamento per l’esito di efficacia (stroke ischemico o embolismo sistemico) e per il principale esito di sicurezza (qualunque evento di sanguinamento). Risultati Sono stati inclusi 55.644 pazienti con fibrillazione atriale. Distribuzione della coorte per trattamento: apixaban n=4.400; dabigatran n=8.875; rivaroxaban n=3.476; warfarin n=38.893. L’età media era 73.9 (SD 12.7), con range da 71.0 (warfarin) a 83.9 (apixaban). Durante un anno di follow-up, apixaban è risultato associato ad un più alto tasso di eventi di stroke ischemico o embolismo sitemico (4.8%), mentre dabigatran, rivaroxaban e warfarin avevano, rispettivamente, tassi di 3.3%, 3.5% e 3.7%. Nel confronto tra NAO e warfarin nell’analisi ponderata con la probabilità inversa di trattamento e l’indagine degli esiti di efficacia, gli hazard ratio erano 1.19 (IC 95% da 0.95 a 1.49) per apixaban, 0.89 (0.77- 1.03) per dabigatran e 0.89 (0.69 – 1.16) per rivaroxaban. Per il principale esito di sicurezza rispetto a warfarin, gli hazard ratio erano 0.96 (0.73 -1.27) per apixaban, 0.80 (0.70 – 0.92) per dabigatran e 1.06 (0.87 – 1.29) per rivaroxaban. Conclusioni In questo studio di coorte nazionale propensity weighted per valutare i Nao a dose ridotta, apixaban 2.5 mg due volte al giorno è risultato associato a trend verso tassi più alti di stroke ischemico o embolismo sitemico, rispetto al warfarin, mentre rivaroxaban 15 mg una volta al giorno e dabigatran 110 mg due volte al giorno hanno mostrato un trend verso tassi più bassi di eventi tromboembolici I risultati non differiscono in maniera significativa. I tassi di sanguinamento (principale esito di sicurezza) erano significativamente più bassi per dabigatran, ma non significativamente diversi per apixaban e rivaroxaban rispetto a warfarin. BMJ. 2017 Feb 10;356:j510. doi: 10.1136/bmj.j510. Effectiveness and safety of reduced dose non-vitamin K antagonist oral anticoagulants and warfarin in patients with atrial fibrillation: propensity weighted nationwide cohort study. Nielsen PB, Skjøth F, Søgaard M, Kjældgaard JN, Lip GY, Larsen TB. http://www.bmj.com/content/bmj/356/bmj.j510.full.pdf - 27/03/2017
- Il vaccino anti-influenzale 2017/2018 La composizione raccomandata dall’Agenzia Europea dei Medicinali. Il gruppo di lavoro ad hoc dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha pubblicato le raccomandazioni sulla composizione del vaccini anti-influenzale per la stagione 2017/2018, basate sulle osservazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). I vaccini trivalenti dovranno contenere I seguenti ceppi virali: A/Michigan/45/2015 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2)-like virus; B/Brisbane/60/2008-like virus. In aggiunta a questi, per i vaccini quadrivalenti, è consigliato un B/Phuket/3073/2013-like virus. Queste raccomandazioni si applicano anche ai vaccini attenuati. L’EMA raccomanda ai titolari delle autorizzazioni di presentare la richiesta di cambiamento della composizione dei vaccini entro il 12 giugno 2017. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Regulatory_and_procedural_guideline/2017/03/WC500224400.pdf - 24/03/2017
- Morbillo e rosolia: nasce MoRoNet La Rete Nazionale per la sorveglianza coordinata dal Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Per rispondere agli standard di sorveglianza richiesti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nell’ambito delle azioni previste dal Piano di Eliminazione per Morbillo e Rosolia è stata costituita una rete di sorveglianza formata dai Laboratori di Riferimento Regionali e coordinata dal Laboratorio di Riferimento Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. MoRoNet ha il compito di rilevare e identificare tempestivamente i casi e i focolai di morbillo e rosolia e monitorare l’efficacia dei programmi di vaccinazione, per raggiungere l’obiettivo dell’eliminazione definitiva di morbillo e rosolia. La creazione della rete completa il sistema di sorveglianza integrata, istituito nel 2013 in attuazione del Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015 (Pnemorc). Per raccogliere i dati sui casi notificati delle due malattie, è stata creata una piattaforma web, disponibile sul sito del sistema di sorveglianza integrata. Nell’ultimo numero del bollettino “Morbillo & Rosolia News” e negli aggiornamenti pubblicati sul portale EpiCentro dell’Istituto Superiore di Sanità, vengo resi noti i dati epidemiologici aggiornati per Italia, Europa e mondo, informazioni sui casi, sullo stato di eliminazione del morbillo in Europa e sul sistema di sorveglianza in Italia. http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1751&tipo=6 http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/aggiornamenti.asp http://www.epicentro.iss.it/problemi/morbillo/bollettino.asp - 23/03/2017
- Rivaroxaban o Aspirina per il trattamento esteso del tromboembolismo venoso Uno studio randomizzato in doppio cieco di fase tre. Sebbene molti pazienti con tromboembolismo venoso richiedano il trattamento esteso, non è chiaro se sia meglio usare la terapia anticoagulante, piena o a bassa intensità, o l’aspirina. Metodi Studio randomizzato in doppio cieco di fase 3. Sono stati assegnati 3.396 pazienti con tromboembolismo venoso (TEV) a ricevere una volta al giorno rivaroxaban (20 mg o 10 mg) o 100 mg di aspirina. I farmaci in studio sono stati somministrati da un minimo di 6 ad un massimo di 12 mesi. L’esito primario di efficacia era TEV sintomatico ricorrente fatale o non fatale ed il principale esito di sicurezza era il sanguinamento maggiore. Risultati In totale, sono stati inclusi nell’analisi intention-to-treat 3.365 pazienti, con una durata media di trattamento di 351 giorni. L’esito primario di efficacia si è verificato 17/1.107 pazienti (1.5%) che ricevevano 20 mg di rivaroxaban, in 13/1.127 pazienti (1.2%) che ricevevano 10 mg di rivaroxaban e in 50/1.131 pazienti (4.4%) che ricevevano aspirina (hazard ratio per 20 mg di rivaroxaban vs aspirina 0.34; IC 95% da 0.20 a 0.59; hazard ratio per 10 mg di rivaroxaban vs aspirina 0.26; IC 95% da 0.14 a 0.47; P<0.001 per entrambi i confronti). I tassi di sanguinamento maggiore erano 0.5% nel gruppo rivaroxaban 20 mg, 0.4% nel gruppo rivaroxaban 10 mg e 0.3% nel gruppo aspirina; i tassi di altri sanguinamenti clinicamente rilevanti erano rispettivamente 2.7%, 2.0% e 1.8%. L’incidenza di eventi avversi era la stessa in tutti i gruppi. Conclusioni In pazienti con tromboembolismo venoso, il rischio di eventi ricorrenti è risultato significativamente più basso con rivaroxaban, sia alla dose di trattamento che a quella di profilassi, rispetto all’aspirina, senza che che questo abbia comportato un aumento dei tassi di sanguinamento. (Studio finanziato dalla Bayer Pharmaceuticals; EINSTEIN CHOICE ClinicalTrials.gov number, NCT02064439). N Engl J Med. 2017 Mar 18. doi: 10.1056/NEJMoa1700518. [Epub ahead of print] Rivaroxaban or Aspirin for Extended Treatment of Venous Thromboembolism. Weitz JI, Lensing AW, Prins MH, Bauersachs R, Beyer-Westendorf J, Bounameaux H, Brighton TA, Cohen AT, Davidson BL, Decousus H, Freitas MC, Holberg G, Kakkar AK, Haskell L, van Bellen B, Pap AF, Berkowitz SD, Verhamme P, Wells PS, Prandoni P; EINSTEIN CHOICE Investigators. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1700518 - 21/03/2017
- Dabigatran vs Warfarin per rischio di fratture osteoporotiche Uno studio retrospettivo di coorte su oltre ottomila pazienti con fibrillazione atriale non valvolare. Il rischio di fratture osteoporotiche correlato all’uso del dabigatran, in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (FANV), non è noto. Obiettivi Indagare il rischio di fratture osteoporotiche con dabigatran rispetto a warfarin, in pazienti con FANV. Metodi Disegno, setting e partecipanti Studio di coorte retrospettivo, che utilizza il data-base sanitario della popolazione gestito dalla Hong Kong Hospital Authority. I pazienti con diagnosi di FANV, fatta tra il 2010 e il 2014 e ai quali è stato prescritto dabigatran o warfarin, sono stati combinati per propensity score, in un rapporto di 1:2, con follow-up fino al 31 luglio 2016. I pazienti erano esposti a dabigatran o warfarin durante il periodo di studio. Principali esiti e misure Il rischio di fratture osteoporotiche vertebrali e dell’anca, nei pazienti trattati con dabigatran e in quelli trttati con warfarin sono stati confrontati mediante la regressione di Poisson. Sono stati calcolati anche Incidence Rate Ratio (IRR) e Absolute Risk Difference (ARD) con Intervalli di Confidenza al 95%. Risultati Su 51.496 pazienti con nuova diagnosi di FANV, 8.152 nuovi utenti di dabigatran (n = 3.268) e warfarin (n = 4.884) sono stati combinati per propensity score (50% donne; età media [SD] 74 [11] anni). Si sono verificate fratture osteoporotiche in 104 (1.3%) pazienti durante il follow-up (32 trattati con dabigatran [1.0%] e 72 con warfarin [1.5%]). La regressione di Poisson ha evidenziato che l’uso di dabigatran è associato ad un rischio di fratture osteoporotiche significativamente più basso, rispetto al warfarin (0.7 vs 1.1 per 100 anni-persona; ARD per 100 anni-persona −0.68 [IC 95% da −0.38 a −0.86]; IRR 0.38 [IC 95% da 0.22 a 0.66]). La correlazione col minor rischio era statisticamente significativa nei pazienti con storia di cadute e/o fratture (dabigatran vs warfarin, 1.6 vs 3.6 per 100 anni-persona; ARD per 100 anni-persona −3.15 [IC 95% da −2.40 a −3.45]; IRR 0.12 [IC 95% da 0.04 a 0.33]), ma non in quelli senza storia di cadute e/o fratture (0.6 vs 0.7 per 100 anni-persona; ARD per 100 anni-persona −0.04 [IC 95% da 0.67 a −0.39]; IRR 0.95 [IC 95% da 0.45 a 1.96]) (P per l’interazione <.001). Conclusioni Tra i pazienti adulti con FANV trattati con anticoagulanti orali, l’uso di dabigatran è risultato associato ad un più basso rischio di fratture osteoporotiche, rispetto a warfarin. Sono auspicabili ulteriori studi, come trial clinici randomizzati, per indagare meglio la correlazione tra l’uso di questi farmaci ed il rischio di fratture. JAMA. 2017;317(11):1151-1158. doi:10.1001/jama.2017.1363. Association Between Dabigatran vs Warfarin and Risk of Osteoporotic Fractures Among Patients With Nonvalvular Atrial Fibrillation. Wallis C. Y. Lau, Esther W. Chan, Ching-Lung Cheung, Chor Wing Sing, Kenneth K. C. Man, Gregory Y. H. Lip, Chung-Wah Siu, Joanne K. Y. Lam, Alan C. H. Lee, Ian C. K. Wong. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2612616 - 20/03/2017
- Il Codice di Condotta ADVANCE Il Consorzio europeo per la vaccinovigilanza ha pubblicato le raccomandazioni per gli studi collaborativi sui vaccini. L’esperienza della pandemia influenzale da A/H1N1 del 2009 ha evidenziato i fattori che limitano la capacità di raccogliere i dati, a livello europeo, su esposizione, sicurezza ed efficacia dei vaccini, nonché le difficoltà nell’accedere rapidamente alle fonti di dati disponibili o alla consulenza di esperti, di stabilire interazioni efficienti tra le parti, la mancanza di fiducia tra il settore pubblico e quello privato, le preoccupazioni riguardo i possibili conflitti di interesse e l’inadeguato finanziamento del sistema. Nel 2103, i principali attori del settore, come lo European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC), l’Agenzia Europea dei Medicinali (European Medicines Agency EMA), gli Istituti di Sanità e le Agenzie regolatorie degli Stati membri, istituzioni accademiche e case produttrici hanno creato il Consorzio europeo ADVANCE (Accelerated Development of VAccine beNefit-risk Collaboration in Europe), per superare tali criticità attraverso una collaborazione efficiente per il tempestivo monitoraggio post-approvazione di rischi e benefici dei vaccini e per l’adozione di un codice di condotta e di principi di governance condivisi, per gli studi collaborativi. Ora, viene pubblicato il Codice di Condotta, sviluppato sulla base di tre principi: migliore scienza, rafforzamento del sistema di Sanità pubblica e trasparenza, oltre che sulla revisione delle linee di indirizzo e della letteratura esistenti. Il Codice di Condotta ADVANCE comprende 45 raccomandazioni su 10 punti (integrità scientifica, indipendenza scientifica, trasparenza, conflitti di interesse, protocollo dello studio, report dello studio, pubblicazione, privacy, condivisione dei dati dello studio, contratto di ricerca) ogni punto comprende una definizione, una lista di raccomandazioni e una lista di letture aggiuntive. Il concetto di gruppo di studio è presentato come una componente chiave del Codice di Condotta ADVANCE, insieme con ruoli e responsabilità. La scelta del Codice di Condotta dovrebbe essere stabilita nel protocollo dello studio; report e pubblicazioni dello studio e le riviste che li pubblicano sono incoraggiati ad usarli come testimonianza dell’adozione di una corretta metodologia scientifica e trasparenza. Vaccine. 2017 Mar 9. pii: S0264-410X(17)30242-6. doi: 10.1016/j.vaccine.2017.02.039. [Epub ahead of print] The ADVANCE Code of Conduct for collaborative vaccine studies. Kurz X, Bauchau V, Mahy P, Glismann S, van der Aa LM, Simondon F; ADVANCE consortium. http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0264410X17302426 http://www.advance-vaccines.eu/ - 17/03/2017
- Vaccinazioni e assistenza sanitaria in Siria L’Organizzazione Mondiale della Sanità informa sulle difficoltà affrontate dagli operatori sanitari nelle zone di guerra. La Siria entra nel sesto anno di guerra e l’accesso ai servizi sanitari è divenuto sempre più difficoltoso, per la popolazione. Oltre la metà degli ospedali pubblici e dei centri di cure primarie ha chiuso o funziona solo in parte, molte strutture mancano di acqua potabile, elettricità ed altro e circa i due terzi degli operatori sanitari hanno lasciato il paese. Nonostante le difficoltà, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha continuato a sostenere i servizi sanitari siriani portando ospedali da campo, medicinali e vaccini e formando il personale sanitario rimasto. Il Syria Immunization Group (SIG), coordinato da personale dell’OMS, è formato da sanitari che spesso mettono a repentaglio le loro vite per riuscire a vaccinare i bambini, nelle aree più calde del conflitto. L’OMS racconta alcune storie di quelli che chiama eroi della vaccinazione. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2017/syria-six-years/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=253662d720-EMAIL_CAMPAIGN_2017_03_15&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-253662d720-257110669 http://www.euro.who.int/en/health-topics/emergencies/pages/news/news/2017/03/6-years-into-the-conflict,-hero-vaccinators-in-northern-syria-brave-danger-to-protect-children-from-disease?utm_source=WHO+List&utm_campaign=253662d720-EMAIL_CAMPAIGN_2017_03_15&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-253662d720-257110669 - 16/03/2017
- Uso di cannabis e rischio di disturbi psichiatrici Evidenze da uno studio nazionale longitudinale degli Stati Uniti. Con l’uso crescente di marijuana nella popolazione generale e la legalizzazione dell’uso ricreativo, nonché l’autorizzazione dell’uso terapeutico da parte di un numero sempre maggiore di Stati, si sono rinnovate le preoccupazioni riguardo gli effetti della cannabis sulla salute mentale. Obiettivi Valutare la correlazione tra l’uso di cannabis e i rischi per la salute mentale e/o disturbi da uso di sostanze, nella popolazione generale. Metodi Disegno, setting e partecipanti È stato intervistato un campione di adulti di età ≥18 anni, rappresentativo della popolazione degli Stati Uniti, a 3 anni di distanza dalla National Epidemiologic Survey on Alcohol and Related Conditions (t1: 2001-2002; t2: 2004-2005). L’analisi dei dati è stata condotta dal 15 marzo al 30 novembre 2015. Principali esiti e misure È stata usata la regressione multipla e il propensity score matching per stimare la forza delle associazioni indipendenti tra l’uso di cannabis nel periodo di tempo 1 e disordini psichiatrici incidenti e prevalenti nel periodo di tempo 2. I disturbi psichiatrici sono stati misurati attraverso un’intervista strutturata (Alcohol Use Disorder and Associated Disabilities Interview Schedule-DSM-IV). In entrambe le analisi erano presenti gli stessi fattori confondenti, come le caratteristiche sociodemografiche, storia di disturbi familiari da uso di sostanze, ambiente familiare disturbato, perdita dei genitori durante l’infanzia, basso livello di autostima, devianza sociale, educazione, traumi recenti, disturbi psichiatrici passati e presenti e storia di divorzio. Risultati Gli intervistati erano 34.653 (14.564 maschi [47.9% pesati]; età media 45.1 [17.3] anni), 1.279 dei quali hanno riferito uso di cannabis al t1. Nell’analisi di regressione multipla, l’uso di cannabis al t1 è risultato associato in maniera significativa a disturbi da uso di sostanze al t2 (qualunque disturbo da uso di sostanze odds ratio [OR], 6.2; IC 95%, 4.1-9.4; disturbi da uso di alcol OR, 2.7; IC 95%, 1.9-3.8; disturbi da uso di cannabis OR, 9.5; IC 95%, 6.4-14.1; altri disturbi da uso di droghe OR, 2.6; IC 95% , 1.6-4.4; dipendenza da nicotina OR, 1.7; IC 95%, 1.2-2.4), ma non era associato a disturbi dell’umore (OR, 1.1; IC 95%, 0.8-1.4) o disturbi d’ansia (OR, 0.9; IC 95%, 0.7-1.1). Analoghi risultati si sono avuti nella regressione statistica multipla dei disturbi psichiatrici prevalenti al t2 e nell’analisi col propensity score matching dei disturbi psichiatrici incidenti e prevalenti. Conclusioni Nella popolazione generale, l’uso di cannabis è associato ad aumentato rischio di numerosi disturbi da uso di sostanze. Queste conseguenze dell’uso della cannabis andrebbero prese in seria considerazione dai clinici e dai decisori politici. JAMA Psychiatry. 2016 Apr;73(4):388-95. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2015.3229. Cannabis Use and Risk of Psychiatric Disorders: Prospective Evidence From a US National Longitudinal Study. Blanco C, Hasin DS, Wall MM, Flórez-Salamanca L, Hoertel N, Wang S, Kerridge BT, Olfson M. http://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2491944 - 13/03/2017
- Alcol e rischio di demenza Una metanalisi di studi prospettici dose-risposta. È ampiamente condiviso che un’assunzione di alcol da leggera a moderata possa proteggere dalla demenza e che, invece, un uso eccessivo possa aumentare il rischio. I dati disponibili, però, richiedono cautela, poiché derivano dall’utilizzo di metodologie diverse e non utilizzano definizioni standard, cosa che rende difficile una loro traduzione in indicazioni pratiche per la prevenzione. Obiettivo di questo lavoro è indagare la potenziale correlazione dose-risposta tra l’uso di alcol ed il rischio di demenza. Metodi È stata condotta una ricerca sistematica su data-base elettronici per individuare studi rilevanti. I rischi stimati sono stati combinati usando un modello ad effetti random. Sono stati inclusi 11 studi con 73.330 partecipanti e 4.586 casi di demenza per tutte le cause (all-cause dementia ACD), 5 studi con 52.715 partecipanti e 1.267 casi di Alzheimer (Alzheimer’s dementia AD) e 4 studi con 49.535 partecipanti e 542 casi di demenza vascolare. Risultati È stata osservata una associazione non lineare tra l’uso di alcol ed il rischio di ACD (p non linearità < 0.05). La dose di alcol associata al minor rischio di demenza era ≤ 12.5 g/die con il livello minimo di rischio (RR ≈ 0.9) a 6 g/die. Si noti che il rischio di ACD sembra elevarsi (≈10%) quando la dose supera il livello di 38 g/die. Quanto al tipo di alcol, è risultato preferibile il vino, mentre l’effetto protettivo dell’alcol contro la demenza è risultato maggiore negli adulti ≤ 60 anni. Conclusioni Un modesto uso di alcol (≤12.5 g/die) è risultato associato ad un ridotto rischio di demenza, con un minimo a 6 g/die, mentre livelli eccessivi di alcol (≥38 g/die) sembrano elevare il rischio di demenza. Eur J Epidemiol. 2017 Jan;32(1):31-42. doi: 10.1007/s10654-017-0225-3. Epub 2017 Jan 17. Alcohol consumption and dementia risk: a dose-response meta-analysis of prospective studies. Xu W, Wang H, Wan Y, Tan C, Li J, Tan L, Yu JT. https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10654-017-0225-3 - 09/03/2017
- Fitoterapici in cardiologia Una revisione basata sulle evidenze. I prodotti a base di piante medicinali sono usati comunemente per scopi clinici, incluso il trattamento di condizioni cardiovascolari. A differenza di quanto accade per i farmaci convenzionali, non sono necessari studi clinici per la loro approvazione e, per questo motivo, è difficile che la loro efficacia e sicurezza siano dimostrate. Questo articolo sintetizza le evidenze disponibili sulle sostanze di origine vegetale più usate in cardiologia. L’uso di questi medicamenti per il trattamento delle malattie cardiovascolari è risultato, spesso, non supportato da evidenze scientifiche. Nonostante molte di queste erbe mostrino effetti su meccanismi biologici correlati al sistema cardiovascolare, mancano i dati sui loro effetti clinici. Il lavoro descrive le potenziali reazioni avverse rilevanti e le possibili interazioni farmacologiche. La possibilità di contaminazioni o sostituzioni con altri farmaci costituiscono fonte di preoccupazione. I clinici dovrebbero sempre chiedere al paziente se usa farmaci di origine vegetale e valutarne con lui i possibili rischi e benefici. J Am Coll Cardiol. 2017 Mar 7;69(9):1188-1199. doi: 10.1016/j.jacc.2016.11.078. Herbal Medications in Cardiovascular Medicine. Liperoti R, Vetrano DL, Bernabei R, Onder G. http://www.onlinejacc.org/content/69/9/1188?download=true - 08/03/2017
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sugli Inibitori SGLT2 (canagliflozin, dapagliflozin e empagliflozin), su Uptravi (selexipag) e sugli antibiotici fluorochinolonici e chinolonici. Nota Informativa Importante su ellaOne (ulipristal acetato). Comunicazioni EMA sugli Inibitori SGLT2 e su canagliflozin Fonte: AIFA 24/02/2017 e 10/02/2017 Negli studi clinici, CANVAS e CANVAS-R, che confrontano canagliflozin con il placebo in pazienti ad alto rischio di problemi cardiaci, è stato osservato un aumento delle amputazioni degli arti inferiori (soprattutto delle dita del piede). In seguito a ciò, il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha effettuato una revisione degli inibitori SGLT2, utilizzati per il diabete di tipo 2. Non è stato osservato aumento di amputazioni degli arti inferiori in studi con gli altri medicinali della stessa classe, dapagliflozin e empagliflozin; tuttavia, i dati ad oggi disponibili sono limitati e il rischio potrebbe riguardare anche questi medicinali. Raccomandazioni: nelle informazioni del prodotto di questi medicinali sarà inclusa un’avvertenza sul potenziale aumento di rischio di amputazione delle dita. Per canagliflozin le informazioni del prodotto includeranno anche l’amputazione degli arti inferiori come effetto indesiderato non comune (1-10 /1.000 pazienti). I medici possono considerare l’interruzione del trattamento con canagliflozin se i pazienti sviluppano significative complicanze del piede, come infezione della pelle o ulcere. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-sugli-inibitori-sglt2-24022017 http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-canagliflozin-10022017 Aggiornamento Comunicazione EMA su Uptravi (selexipag) Fonte: AIFA 14/02/2017 In seguito al decesso, in Francia, di 5 pazienti trattati con Uptravi per l’ipertensione arteriosa polmonare, il PRAC ha iniziato la rivalutazione del farmaco. Sulla base di una revisione preliminare dei dati disponibili, l’EMA ha stabilito che Uptravi può continuare ad essere utilizzato, sia nei pazienti già in trattamento che in nuovi pazienti, ma solo per le indicazioni autorizzate. http://www.aifa.gov.it/content/aggiornamento-comunicazione-ema-su-uptravi-selexipag-14022017 Comunicazione EMA su antibiotici fluorochinolonici e chinolonici Fonte: AIFA 10/02/2017 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato una revisione sugli antibiotici fluorochinolonici e chinolonici per via sistemica e inalatoria, al fine di valutare la persistenza di gravi effetti indesiderati che interessano principalmente i muscoli, le articolazioni e il sistema nervoso. Il PRAC valuterà tutti i dati disponibili e determinerà se vi sia la necessità di introdurre nuove misure per minimizzare i rischi o modificare l’utilizzo di questi farmaci. http://www.aifa.gov.it/content/comunicazione-ema-su-antibiotici-fluorochinoloni-e-chinoloni-10022017 Nota Informativa Importante su ellaOne (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 10/02/2017 EllaOne® (ulipristal acetato 30 mg) è stato approvato come contraccettivo di emergenza da assumersi entro 120 ore (5 giorni) da un rapporto sessuale non protetto o dal fallimento di altro metodo contraccettivo. Al fine di consentire il monitoraggio delle gravidanze esposte a ellaOne®, le Autorità Sanitarie Europee hanno richiesto alla ditta titolare, HRA PHARMA, l’apertura di un registro delle gravidanze per raccogliere tutte le informazioni disponibili sulla sicurezza da donne che hanno assunto ellaOne® in gravidanza o che hanno iniziato una gravidanza dopo aver assunto questo medicinale. Si ricorda agli operatori sanitari e alle utilizzatrici di segnalare attraverso l’apposito registro l’eventuale inizio di una gravidanza se questa insorge dopo l’uso del contraccettivo di emergenza ellaOne. Registro delle gravidanze di HRA PHARMA http://www.hra-pregnancy-registry.com/it/ http://www.aifa.gov.it/content/nota-informativa-importante-su-ellaone-ulipristal-acetato-10022017 - 28/02/2017
- Prevenzione ed educazione al corretto uso degli antibiotici per sconfiggere l’antibioticoresistenza Le politiche di antibiotic stewardship adottate da USA, Sud Africa, Colombia, Australia e Gran Bretagna. Nel febbraio 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un report per lo sviluppo di piani d’azione nazionali finalizzati ad affrontare la minaccia dell’antibioticoresistenza. La correzione dell’uso degli antibiotici deve essere attuata con un approccio collaborativo e multidisciplinare e coordinata con la prevenzione delle infezioni. Gli sforzi per ridurre l’abuso rischiano di essere inefficaci se non si coniugano con attività di educazione e coordinamento delle attività a livello globale. Questo lavoro presenta 5 casi di collaborazione internazionale per educare alla prescrizione ottimale degli antibiotici, relativi a Paesi che hanno utilizzato approcci differenti: USA, Sud Africa, Colombia, Australia e Gran Bretagna. Il sostegno dei Governi, linee guida nazionali, ricerche collaborative, programmi di formazione on-line, programmi di mentoring ed i social media hanno svolto un ruolo. Le relazioni personali e la volontà di imparare reciprocamente dai successi e dai fallimenti hanno favorito la collaborazione. Gli autori sottolineano la necessità che la antibiotic stewardship non sia condotta da gruppi costituiti esclusivamente da infettivologi, ma da quadri più articolati di professionisti sanitari, che includano anche farmacisti, infermieri ecc. per poter rispondere ai bisogni della popolazione mondiale. Ritengono anche necessario che i prescrittori comprendano il costo sociale di un uso non corretto degli antibiotici e condividano le migliori pratiche nella prescrizione degli antibiotici. Lancet Infect Dis. 2017 Feb;17(2):e56-e63. doi: 10.1016/S1473-3099(16)30386-3. Epub 2016 Nov 18. A global call from five countries to collaborate in antibiotic stewardship: united we succeed, divided we might fail. Goff DA, Kullar R, Goldstein EJ, Gilchrist M, Nathwani D, Cheng AC, Cairns KA, Escandón-Vargas K, Villegas MV, Brink A, van den Bergh D, Mendelson M. http://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(16)30386-3/abstract - 23/02/2017
- Depression and Other Common Mental Disorders: Global Health Estimates L’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica un rapporto su depressione, ansia e altri disturbi. La depressione è la principale causa di disabilità nel mondo. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), soffrono di depressione oltre 300 milioni di individui (2015), cifra che corrisponde al 4.4% della popolazione mondiale e un numero simile soffre di disturbi d’ansia, ma non è corretto sommare le due cifre perché, in molti casi, si tratta delle stesse persone che sperimentano contemporaneamente entrambe le condizioni. La depressione è più comune fra le donne (5.1%), che tra gli uomini (3.6%). I tassi di prevalenza crescono con l’età, arrivando al 7.5% nelle donne di 55-74 anni e al 5.5% negli uomini. Oltre l’80% del carico della malattia grava sulla popolazione dei paesi a reddito medio-basso. Le stime della prevalenza nelle diverse aree geografiche sono consultabili al link http://ghdx.healthdata.org/gbdresults-tool Le conseguenze di questi disordini sono notevoli: la depressione è la maggiore causa singola di disabilità (7.5% di tutti gli anni vissuti con disabilità nel 2015), mentre i disturbi d’ansia sono al 6° posto (3.4%). Inoltre, la depressione è la principale causa di morte per suicidio (circa 800.000 morti/anno). Depression and Other Common Mental Disorders: Global Health Estimates. Geneva, World Health Organization; 2017. http://www.who.int/mental_health/management/depression/prevalence_global_health_estimates/en/ World Health Day – 7 April 2017 http://www.who.int/campaigns/world-health-day/2017/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=d538ec500c-EMAIL_CAMPAIGN_2016_12_14&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-d538ec500c-257110669 - 22/02/2017
- Uso regolare di aspirina e cancro letale alla prostata I risultati del Physicians’ Health Study suggeriscono una riduzione del rischio. L’uso regolare di aspirina ha probabili effetti protettivi, ma l’impatto sul cancro letale alla prostata non è ancora chiaro. Obiettivi Indagare l’associazione tra l’uso regolare di aspirina ed il rischio di cancro letale alla prostata, in un vasto studio di coorte e la sopravvivenza dopo la diagnosi di tumore prostatico. Metodi Disegno, setting e partecipanti Nel 1981/82 il Physicians’ Health Study ha randomizzato 22.071 medici maschi in buona salute per ricevere aspirina, β-carotene, entrambi o placebo. Dopo la fine del trial, nel 1988, questionari annuali hanno raccolto dati sull’uso di aspirina, diagnosi di tumori ed esiti, fino al 2009 per l’intera coorte e fino al 2015 per i malati di cancro alla prostata. Misura degli esisti e analisi statistica È stata valutata la correlazione tra l’uso regolare di aspirina (>3 compresse/settimana) e cancro letale alla prostata (metastasi o morte). Con modelli di rischio proporzionale Cox sono stati stimati gli Hazard Ratio (HR) per il rischio di cancro letale alla prostata nell’intera coorte e la sopravvivenza post-diagnosi, nei casi inizialmente diagnosticati come non gravi. Risultati L’analisi ha evidenziato che 502 uomini hanno sviluppato cancro letale alla prostata entro il 2009. L’uso corrente e regolare di aspirina è risultato associato a minor rischio di cancro letale alla prostata (uso corrente: HR 0.68, IC 95% 0.52-0.89; uso passato: HR 0.54, IC 95% 0.40-0.74), rispetto al non uso. Nell’analisi di sopravvivenza, 407/3277 uomini ai quali era stato diagnosticato un cancro non grave hanno sviluppato un cancro letale entro il 2015. L’uso post-diagnosi di aspirina è risultato associato a minori rischi di cancro letale alla prostata (HR 0.68, IC 95% 0.52-0.90) e mortalità generale (HR 0.72, 95% IC 0.61-0.9). Conclusioni L’uso regolare corrente di aspirina è risultato associato a minor rischio di cancro letale alla prostata in tutti i partecipanti. L’uso corrente successivo alla diagnosi di tumore è risultato associato ad un miglioramento del tasso di sopravvivenza post-diagnosi, coerente con un possibile effetto inibitore dell’aspirina sulla progressione della malattia. Sarebbe necessario un trial randomizzato per confermare o confutare tali risultati. Eur Urol. 2017 Feb 8. pii: S0302-2838(17)30069-6. doi: 10.1016/j.eururo.2017.01.044. [Epub ahead of print] Regular Aspirin Use and the Risk of Lethal Prostate Cancer in the Physicians’ Health Study. Downer MK, Allard CB, Preston MA, Gaziano JM, Stampfer MJ, Mucci LA, Batista JL. http://www.europeanurology.com/article/S0302-2838(17)30069-6/abstract/regular-aspirin-use-and-the-risk-of-lethal-prostate-cancer-in-the-physicians-health-study Physicians’ Health Study http://phs.bwh.harvard.edu/ - 15/02/2017
- The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2015 Il Report curato dall’EFSA e dall’ECDC sull’antibiotico resistenza nell’Unione Europea. Gli Enti europei European Food Safety Authority (EFSA) ed European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) hanno pubblicato il Report 2017 (dati 2015) sulla resistenza agli antibiotici in batteri zoonotici e indicatori, isolati nell’uomo, animali da carne ed alimenti. Le infezioni da batteri resistenti agli antibiotici causano circa 25.000 morti l’anno, nell’Unione Europea (UE) e costituiscono un serio problema di Sanità pubblica; per questo motivo, la Commissione Europea programma di lanciare, per quest’estate, un nuovo Piano d’Azione, che fissi le linee di indirizzo per la realizzazione di politiche coordinate nei Paesi aderenti. Il Report ha rilevato una resistenza multifarmaco del batterio della Salmonella diffusa in tutta Europa, ma fortunatamente rimane bassa la resistenza ad alcuni antibiotici strategici. I livelli di antibioticoresistenza variano nelle diverse aree geografiche e sono, generalmente, più bassi nei Paesi dell’Europa settentrionale ed occidentale, rispetto a quelli dell’Europa meridionale e orientale. I livelli più bassi sono il risultato delle politiche volte a promuovere il corretto uso degli antibiotici, adottate da quei Paesi, sia in campo umano che veterinario. EFSA e ECDC hanno analizzato congiuntamente i dati trasmessi da 28 Stati dell’UE e hanno valutato la resistenza nella Salmonella zoonotica e nel Campylobacter, isolati nell’uomo, in animali e alimenti e negli indicatori Escherichia coli e Stafilococco aureo resistente alla meticillina (Meticillin-resistant Staphylococcus aureus MRSA), in animali e alimenti. La resistenza microbiologica è stata valutata usando i valori dell’epidemiological cut-off (ECOFF). La Salmonella isolata nell’uomo era in alta percentuale resistente ad ampicillina, sulfamidici e tetracicline, mentre la resistenza alle cefalosporine di terza generazione è risultata bassa. In Salmonella ed Escherichia coli isolate in maiali d’allevamento e vitelli sotto l’anno di vita è stata frequentemente rilevata resistenza ad ampicillina, sulfamidici e tetracicline, mentre era rara la resistenza alle cefalosporine di terza generazione. Il Campylobacter isolato nell’uomo, in modo particolare il C. coli, era resistente a ciprofloxacina e tetracicline in proporzioni da alte a estremamente alte. In alcuni paesi, da 1/3 alla metà del C. coli isolato nell’uomo era resistente anche all’eritromicina, cosa che lascia poche opzioni di trattamento, nelle infezioni gravi da Campylobacter. Un’elevata resistenza alla ciprofloxacina e alle tetracicline è stata riscontrata nel C. coli isolato nei maiali d’allevamento, mentre sono stati registrati livelli molto più bassi per l’eritromicina. La resistenza combinata a più antibiotici strategici non è risultata comune né negli uomini, né negli animali. The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2015 http://ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/antimicrobial-resistance-zoonotic-bacteria-humans-animals-food-EU-summary-report-2017.pdf - 14/02/2017
- Uso di antidepressivi in gravidanza Uno studio di coorte condotto in Quebec indaga il rischio di malformazioni congenite maggiori. Obiettivi L’uso di antidepressivi in gravidanza è stato associato al rischio di malformazioni congenite maggiori, ma non si hanno ancora dati sufficienti. Obiettivo del lavoro è determinare l’associazione tra l’esposizione ad antidepressivi nel primo trimestre ed il rischio di malformazioni congenite maggiori del neonato, in una coorte di donne affette da depressione o ansia. Metodi Setting e partecipanti I dati provengono dalla coorte della gravidanza del Quebec (Quebec Pregnancy Cohort QPC). Sono state incluse tutte le donne in gravidanza con diagnosi di depressione o ansia o esposte ad antidepressivi nei 12 mesi precedenti una gravidanza conclusasi con parto di singolo nato vivo. Misure degli esiti Le diverse classi di antidepressivi (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina SSRI, Inibitori della Ricaptazione di Serotonina e Noradrenalina SNRI, Antidepressivi Triciclici TCA ed altri) sono stati confrontati singolarmente con la non esposizione durante il primo trimestre (depresse non trattate). Sono state individuate le principali malformazioni congenite (generali e organo-specifiche) durante il primo anno di vita del bambino. Risultati Sono state incluse 18.487 donne in gravidanza. Per quanto riguarda i diversi tipi di antidepressivi usati durante il 1° trimestre di gravidanza, solo citalopram è risultato aumentare il rischio di malformazioni congenite maggiori (OR aggiustato aOR 1.36, IC 95% 1.08 -1.73; 88 casi), sebbene ci fosse un trend verso l’aumento del rischio per gli antidepressivi usati con maggiore frequenza. Gli antidepressivi con effetto di inibizione della ricaptazione della serotonina (SSRI, SNRI, amitriptilina, il TCA più usato) hanno aumentato il rischio di alcuni difetti organo-specifici; la paroxetina ha aumentato il rischio di difetti cardiaci (aOR 1.45,IC 95% 1.12 – 1.88) e del setto atrioventricolare (aOR 1.39, IC 95% 1.00 – 1.93); il citalopram ha aumentato il rischio di difetti muscoloscheletrici (aOR 1.92, IC 95% 1.40 – 2.62) e di craniostenosi (aOR 3.95, IC 95% 2.08 – 7.52); i TCA sono risultati associati a malformazioni di occhi, orecchie, viso e collo (aOR 2.45, IC 95% 1.05 – 5.72) e a difetti digestivi (aOR 2.55, IC 95% 1.40 – 4.66); la venlafaxina è risultata associata a difetti respiratori (aOR 2.17, IC 95% 1.07 – 4.38). Conclusioni Gli antidepressivi con effetti sulla ricaptazione della serotonina, assunti durante l’embriogenesi, hanno causato il rischio di alcune malformazioni organo-specifiche, in una coorte di donne depresse in gravidanza. BMJ Open. 2017 Jan 12;7(1):e013372. doi: 10.1136/bmjopen-2016-013372. Antidepressant use during pregnancy and the risk of major congenital malformations in a cohort of depressed pregnant women: an updated analysis of the Quebec Pregnancy Cohort. Bérard A, Zhao JP, Sheehy O. http://bmjopen.bmj.com/content/7/1/e013372.long - 13/02/2017
- Supplementazione di acido folico per la prevenzione dei difetti del tubo neurale La nuova revisione delle evidenze della US Preventive Services Task Force. I difetti del tubo neurale sono tra le principali malformazioni congenite e possono portare a numerose disabilità e morte. Molte donne non assumono la dose necessaria di folati, con la dieta e la supplementazione nel periodo pre-concepimento può prevenire i difetti del tubo neurale. Obiettivi Aggiornare la Raccomandazione del 2009 della US Preventive Services Task Force (USPSTF) sulla supplementazione di acido folico nelle donne in età fertile. Revisione delle evidenze Nel 2009, la USPSTF ha revisionato l’efficacia della supplementazione di acido folico nelle donne in età fertile, per la prevenzione dei difetti del tubo neurale nei bambini. La presente revisione ha valutato le nuove evidenze sui rischi e benefici della supplementazione con acido folico. Risultati La USPSTF ha bilanciato rischi e benefici della supplementazione di acido folico nelle donne in età fertile e ha stabilito che il beneficio è considerevole. Ci sono evidenze adeguate che i rischi, per la madre ed il bambino, della supplementazione con acido folico alle dosi consigliate, sono limitati. Di conseguenza la USPSTF conferma la Raccomandazione del 2009. Conclusioni e Raccomandazione La Task Force statunitense per i Servizi di Prevenzione raccomanda a tutte le donne in età fertile una supplementazione di acido folico da 0.4 a 0.8 mg (400-800 µg). Si tratta di una Raccomandazione di grado A, cioè con certezza elevata che il beneficio netto è sostanziale e basata direttamente su evidenze di livello I (ricordiamo che IA sono le evidenze provenienti da meta-analisi di trial controllati e randomizzati e IB quelle provenienti da almeno un trial randomizzato e controllato). JAMA. 2017 Jan 10;317(2):183-189. doi: 10.1001/jama.2016.19438. Folic Acid Supplementation for the Prevention of Neural Tube Defects: US Preventive Services Task Force Recommendation Statement. US Preventive Services Task Force, Bibbins-Domingo K, Grossman DC, Curry SJ, Davidson KW, Epling JW Jr, García FA, Kemper AR, Krist AH, Kurth AE, Landefeld CS, Mangione CM, Phillips WR, Phipps MG, Pignone MP, Silverstein M, Tseng CW. http://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2596300 US Preventive Services Task Force https://www.uspreventiveservicestaskforce.org/Page/Name/home - 09/02/2017
- Effetti vascolari dell’obestatina in soggetti magri e obesi Uno studio condotto da ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Tor Vergata. I pazienti obesi hanno ridotta reattività vasodilatatoria e aumentata vasocostrizione mediata da endotelina -1 (ET-1), due anomalie che contribuiscono alla disfunzione vascolare. L’obestatina (un peptide scoperto nel 2005 e prodotto dallo stesso gene della grelina, un ormone con effetti opposti) oltre agli effetti positivi sul metabolismo del glucosio e dei lipidi, ha mostrato proprietà vasodilatatorie dipendenti dall’ossido nitrico, nei modelli sperimentali. Date queste premesse, gli autori hanno confrontato gli effetti dell’obestatina esogena sul flusso ematico, in soggetti magri e obesi e ne hanno valutato l’influenza sul tono vascolare ET-1-mediato, nell’obesità. Sia nei partecipanti magri che negli obesi, l’infusione di dosi decrescenti di obestatina ha prodotto un progressivo aumento del flusso sanguigno, rispetto al livello basale (entrambi P<0.001); questa vasodilatazione era mediata prevalentemente da un’aumentata attività dell’ossido nitrico, poiché L-NMMA ha significativamente attenuato la risposta del flusso all’obestatina in entrambi i gruppi (in entrambi P<0.05 vs salina). Nei partecipanti obesi, l’azione dell’antagonista selettivo dei recettori ETA BQ-123 ha aumentato il flusso ematico, durante l’infusione salina (P<0.001), ma non ha indotto un’ulteriore vasodilatazione (P>0.05) con l’obestatina. I livelli di obestatina in circolazione non sono risultati diversi trai partecipanti obesi e magri (P=0.41). I risultati indicano che l’obestatina causa vasodilatazione dipendente dall’ossido nitrico, nella circolazione umana. Tale effetto si ha anche nell’obesità dove è accompagnato da una ridotta vasocostrizione ET-1 mediata. Le ultime osservazioni fanno dell’obestatina un target promettente per la prevenzione vascolare nei soggetti obesi e nei diabetici. Diabetes. 2017 Feb 7. pii: db161067. doi: 10.2337/db16-1067. [Epub ahead of print] Vascular Effects of Obestatin in Lean and Obese Subjects. Schinzari F, Veneziani A, Mores N, Barini A, Di Daniele N, Cardillo C, Tesauro M. http://diabetes.diabetesjournals.org/content/early/2017/01/30/db16-1067 - 08/02/2017
- Euro Health Consumer Index 2016 La valutazione dei sistemi sanitari europei. La Health Consumer Powerhouse (HCP) è un think tank svedese che, dal 2005, analizza e valuta i sistemi sanitari dei paesi europei allo scopo di stimolare l’Unione Europea ad adottare iniziative finalizzate alla trasparenza e alla misurazione della qualità. In questi giorni, ha pubblicato l’edizione 2016 dello Euro Health Consumer Index (EHCI), con i dati del 2015, che confronta i sistemi sanitari di 35 paesi europei sulla base di 48 indicatori, che includono anche la prevenzione e l’uso di farmaci, i tempi di attesa, l’accesso e la gamma dei servizi offerti, gli esiti dei trattamenti e il diritto dei pazienti all’informazione. Il rapporto registra un generale miglioramento dei sistemi sanitari europei con una diminuzione dei tassi di mortalità infantile come dei tassi di sopravvivenza alle malattie cardiache, infarto e cancro, ma ancora troppi sistemi sanitari rimangono inefficienti, sia dal punto di vista della gestione finanziaria che dal punto di vista dell’organizzazione e dell’offerta dei servizi. La valutazione globale va da un minimo di 333 ad un massimo di 1000 punti. Per la prima volta, due paesi superano la soglia dei 900 punti: l’Olanda (927) e la Svizzera (904). I vertici della graduatoria sono occupati da paesi dell’Europa nord-occidentale (Norvegia 865, Belgio 860, Islanda 854, Lussemburgo 851, Germania 849, Finlandia 842, Danimarca 827). Nell’Europa Orientale, stanno facendo bene la Repubblica Ceca, la Slovenia, l’Estonia e notevoli progressi si sono registrati in Macedonia. L’Italia si è classificata al 22° posto, con un punteggio complessivo di 682; come la Spagna (709) ha un sistema sanitario dove sono presenti numerose eccellenze, ma con una notevole variabilità regionale e, quindi, il livello medio del punteggio, rappresentato in giallo nella cartina, è il risultato di tale situazione. Euro Health Consumer Index 2016 EURO-HEALTH-CONSUMER-INDEX-2016 La matrice dell’indice http://www.healthpowerhouse.com/files/EHCI_2016/EHCI_2016_Index_matrix_A3_sheet.pdf Gli indicatori http://indicators.healthpowerhouse.com/ehci2016-indicators/ - 07/02/2017
- Uso del placebo per estendere gli effetti della terapia antidolorifica Una review. Il placebo è spesso utilizzato dai clinici, solitamente con ridotto rationale o evidenza di benefici, cosa che ne rende problematico l’uso. In contrasto con questo utilizzo tipico, una nuova linea di ricerca suggerisce che possa essere usato per estendere gli effetti della terapia analgesica. Obiettivi Verificare se è possibile estendere gli effetti del trattamento antidolorifico mediante l’uso di placebo. Metodi Gli autori hanno revisionato un database di studi controllati con placebo, per verificare l’esistenza di lavori che provassero che il placebo, somministrato dopo un trattamento attivo, abbia prodotto effetti simili al trattamento. Risultati Sono stati selezionati 22 studi in vivo (tra clinici umani e animali), che suggeriscono che il placebo possa funzionare come una sorta di estensione dei trattamenti antidolorifici attivi. Conclusioni Quest’uso del placebo offrirebbe numerosi vantaggi. In primo luogo, nell’estendere gli effetti della terapia senza aumentare l’assunzione di farmaci, con il conseguente rischio di effetti avversi. In secondo luogo, l’uso del placebo per prolungare l’effetto della terapia può contribuire a ridurre la dipendenza. Terzo, usare il placebo come parte del ciclo di trattamento, può limitare la necessità di scalare la dose e ridurre i costi. Andrebbe considerata l’opzione di introdurre l’uso del placebo per estendere l’efficacia terapeutica degli analgesici, visto che solide evidenze indicano un beneficio terapeutico comparabile con quello di regimi terapeutici standard. Questo nuovo uso del placebo potrebbe modificare le opinioni riguardo i trattamenti analgesici, l’applicazione dei regimi tipici ed i metodi di valutazione dei trattamenti. Pain. 2016 Aug;157(8):1590-8. doi: 10.1097/j.pain.0000000000000566. Relieving pain using dose-extending placebos: a scoping review. Colloca L, Enck P, DeGrazia D. http://journals.lww.com/pain/Abstract/2016/08000/Relieving_pain_using_dose_extending_placebos___a.6.aspx - 06/02/2017
- Rivaroxaban e dabigatran a confronto Uno studio che utilizza la banca dati statunitense Medicare. Non ci sono studi che confrontino direttamente l’efficacia e la sicurezza di dabigatran e rivaroxaban, usando i dati di Medicare. Obiettivi Comparare efficacia e sicurezza di rivaroxaban 20 mg/dabigatran 150 mg e rivaroxaban 15 mg/dabigatran 75 mg in pazienti con fibrillazione atriale (FA). Metodi Usando i dati 2010-2013 di US Medicare parte D, sono stati selezionati i pazienti con FA che avevano iniziato dabigatran 150/75 mg o rivaroxaban 20/15 mg tra il 4 novembre 2011 (quando è stato approvato rivaroxaban) e il 31 dicembre 2013. Sono stati selezionati 7.322 pazienti che ricevevano dabigatran 150 mg, 5.799 rivaroxaban 20 mg, 1.818 dabigatran 75 mg e 2.568 rivaroxaban 15 mg. Sono stati seguiti fino ad uno stroke, altro evento tromboembolico, sanguinamento, cambiamento di anticoagulante, morte o, in assenza di questi eventi, fino al 31 dicembre 2013. È stato costruito un modello di rischio proporzionale Cox con bilanciamento dei propensity score, per confrontare gli esiti clinici trai gruppi. Risultati Non è risultata differenza nel rischio di stroke tra dabigatran 150 mg e rivaroxaban 20 mg (Hazard Ratio [HR] 1.05; Intervallo di Confidenza [IC] al 95 % 0.97-1.13) o tra dabigatran 75 mg e rivaroxaban 15 mg (HR 1.05; 95 % IC 0.94-1.18). Rispetto a dabigatran 150 mg, rivaroxaban 20 mg è risultato associato ad un più alto rischio di eventi di tromboembolismo (HR 1.28; IC 95 % 1.14-1.44), sanguinamento maggiore (HR 1.32; IC 95 % 1.17-1.50) e morte (HR 1.36; IC 95 % 1.19-1.56). Anche il rischio di eventi tromboembolici diversi dallo stroke (HR 1.37; IC 95 % 1.15-1.62), sanguinamento maggiore (HR 1.51; IC 95 % 1.25-1.82) e morte (HR 1.21; IC 95 % 1.04-1.41) è risultato più alto per rivaroxaban 15 mg che per dabigatran 75 mg. Conclusioni Nella prevenzione dello stroke, non è risultata differenza tra rivaroxaban e dabigatran, ma rivaroxaban è risultato associato ad un più alto rischio di altri eventi tromboembolici, sanguinamento e morte. Am J Cardiovasc Drugs. 2017 Feb;17(1):37-47. doi: 10.1007/s40256-016-0189-9. Comparing Stroke and Bleeding with Rivaroxaban and Dabigatran in Atrial Fibrillation: Analysis of the US Medicare Part D Data. Hernandez I, Zhang Y. http://link.springer.com/article/10.1007/s40256-016-0189-9 - 02/02/2017
- L’uso di statine nella prevenzione primaria di eventi cardiovascolari negli adulti Le raccomandazioni della US Preventive Services Task Force. La malattia cardiovascolare è la principale causa di mortalità e morbidità negli Stati Uniti e ad essa è dovuta 1 morte su 3, negli adulti. Obiettivi Aggiornare le raccomandazioni del 2008 della US Preventive Services Task Force (USPSTF) sullo screening del disordine lipidico negli adulti. Metodi La USPSTF ha revisionato le evidenze di rischi e benefici correlati all’uso delle statine per il trattamento della dislipidemia negli adulti (≥ 21 anni); rischi e benefici dell’uso di statine nel ridurre gli eventi cardiovascolari e la mortalità negli adulti senza storia di malattia cardiovascolare; verificato se i benefici delle statine possano variare nei sottogruppi in base alle caratteristiche cliniche o al dosaggio; i benefici di diverse strategie di trattamento in adulti ≥ 40 anni . Conclusioni La USPSTF raccomanda di iniziare l’uso di statine a dosaggio basso o moderato, in adulti trai 40 e i 75 anni senza storia di malattia cardiovascolare, che abbiano 1 o più fattori di rischio (dislipidemia, diabete, ipertensione o fumo) e un rischio a 10 anni di eventi cardiovascolari ≥ 10% (raccomandazione di grado B) o compreso tra il 7.5% e il 10% (raccomandazione di grado C). La USPSTF conclude che il livello attuale di conoscenze non permette di valutare rischi e benefici correlati all’inizio della terapia con statine negli adulti ≥ 76 anni. JAMA. 2016 Nov 15;316(19):1997-2007. doi: 10.1001/jama.2016.15450. Statin Use for the Primary Prevention of Cardiovascular Disease in Adults: US Preventive Services Task Force Recommendation Statement. US Preventive Services Task Force, Bibbins-Domingo K, Grossman DC, Curry SJ, Davidson KW, Epling JW Jr, García FA, Gillman MW, Kemper AR, Krist AH, Kurth AE, Landefeld CS, LeFevre ML, Mangione CM, Phillips WR, Owens DK, Phipps MG, Pignone MP. http://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2584058 US Preventive Services Task Force https://www.uspreventiveservicestaskforce.org/Page/Name/about-the-uspstf - 01/02/2017
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su Dienogest etinilestradiolo. Comunicazione EMA su Dienogest etinilestradiolo Fonte: AIFA 27/01/2017 Il Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano dell’EMA (CHMP) ha completato la valutazione dei rischi e benefici di Dienogest etinilestradiolo e ha concluso che vi sono prove sufficienti a sostegno del suo uso nell’acne moderata. Il rischio di tromboembolismo venoso (TEV o formazione di coaguli di sangue nelle vene), associato all’uso di tutti i contraccettivi orali combinati, è considerato basso. Tuttavia, i dati sul rischio di TEV con dienogest/etinilestradiolo non sono sufficienti per permettere di operare con precisione un confronto con altri contraccettivi e si attendono ancora dati in merito. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato che i farmaci contenenti la combinazione di dienogest 2 mg ed etinilestradiolo 0.03 mg siano utilizzati per il trattamento dell’acne moderata solo se i trattamenti topici o gli antibiotici orali si sono dimostrati inefficaci. Questi medicinali, che sono anche approvati come contraccettivi ormonali, devono essere utilizzati solo nelle donne che abbiano scelto di utilizzare la contraccezione orale. Ha anche raccomandato che le donne siano riesaminate dal loro medico dai 3 ai 6 mesi dopo l’inizio del trattamento e, in seguito, periodicamente per rivalutare la necessità di continuare il trattamento. http://www.aifa.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-dienogest-etinilestradiolo-27012017 - 31/01/2017
- 15° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia 2016 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il Rapporto 2016, con i dati del 2015. Nel 2015, ha funzionato a regime l’Osservatorio sulla Sperimentazione Clinica dei Medicinali (OsSC) come piattaforma di interazione per la gestione delle fasi di valutazione e predisposizione di pareri, nonché l’individuazione di criticità in vista del nuovo Osservatorio, che dovrebbe partire nei primi mesi del 2017. A livello comunitario, è stato emanato il Regolamento 536/2014, che comporterà un cambiamento radicale della sperimentazione clinica in Europa, introducendo il sistema del mutuo riconoscimento; in quest’ottica, l’AIFA ha aderito al progetto europeo delle Voluntary Harmonisation Procedures (VHP). Si è registrata una sostanziale stabilità delle sperimentazioni cliniche in Italia. I dati del 2015 relativi alla distribuzione delle sperimentazioni cliniche per fascia, ATC e classe terapeutica, popolazione coinvolta, disegno sperimentale, Promotore profit o no profit, non si discostano in maniera significativa da quelli del 2014. La distribuzione delle sperimentazioni per fase si mantiene nelle stesse proporzioni rispetto agli anni precedenti, con una buona rappresentatività delle sperimentazioni di fase I e I/II e un lieve aumento delle sperimentazioni di fase II. Le sperimentazioni nelle malattie rare sono lievemente aumentate, rispetto all’anno precedente. Le sperimentazioni che hanno concluso l’iter, nel 2015, sono state 747; di queste ne sono state autorizzate 672 (90%), in ripresa rispetto all’anno precedente (592), ma erano state 697 nel 2012 e 880, nel 2008. Delle sperimentazioni autorizzate nel 2015, 471 (70%) erano multicentriche internazionali. Quanto alla popolazione in studio, il 90,8% delle sperimentazioni riguardava maschi e femmine, il 6% solo femmine e il 3,3% solo maschi. Il 75% riguardava la popolazione anziana (≥ 65 anni). Per area terapeutica, rimangono al primo posto le sperimentazioni sulle neoplasie (37,1%), con una lieve flessione (-1,8%) rispetto all’anno precedente e la classificazione terapeutica maggiormente rappresentata è quella degli antineoplastici e immunomodulatori (47,6%). Riguardo alla tipologia di medicinale, le sperimentazioni su principi attivi di natura chimica costituiscono il 64,4%, e quelle su principi attivi di natura biologica/biotecnologica il 31,5%. Le sperimentazioni profit sono state il 75,6%; quelle profit su malattie rare l’83,2%. Il disegno dello studio è per 66,7% controllato. Il 92,6% ha la finalità di controllare la sicurezza e il 90,2% l’efficacia. http://www.aifa.gov.it/sites/default/files/15_Rapporto_OsSC_2016.pdf - 30/01/2017
- Rapporto sull’influenza I dati aggiornati dell’Organizzazione mondiale della Sanità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ricorda che l’influenza può causare conseguenze gravi e anche morte, nella popolazione a rischio ed il modo migliore per evitarla è il vaccino. È preferibile vaccinarsi prima dell’inizio dell’influenza stagionale, per avere una maggiore copertura, ma anche una vaccinazione tardiva può comunque essere utile a prevenire l’infezione. La vaccinazione anti-influenzale è raccomandata per i gruppi maggiormente a rischio, quali gli operatori sanitari, le donne in gravidanza, i bambini ≤ 5 anni, gli anziani (≥ 65 anni), le persone con condizioni mediche croniche come HIV/AIDS, asma, malattie cardiache o epatiche e diabete. Il virus influenzale evolve costantemente e, due volte l’anno, l’OMS rende note le indicazioni per aggiornare la composizione del vaccino. Il vaccino per la stagione influenzale 2016-2017, per l’emisfero settentrionale, è stato aggiornato nel febbraio 2016 e contiene 2 virus di tipo A (H1N1 and H3N2) ed 1 di tipo B ( Cfr. http://www.farmaci-fc.it/2016/03/08/il-vaccino-antinfluenzale-per-la-stagione-20162017/#more-4955 ). Qual è il trattamento consigliato, in caso di influenza? Gli antibiotici non sono efficaci contro i virus. La maggior parte delle persone guarisce nel giro di una settimana (è consigliabile riposo e bere molta acqua). Nel caso di persone particolarmente fragili, è possibile utilizzare i farmaci antivirali per l’influenza, al fine di evitare complicazioni e morte, ma bisogna tener presente che i virus influenzali possono sviluppare resistenza; inoltre, questi farmaci devono essere somministrati precocemente (entro le 48 ore dall’insorgenza dei sintomi). L’influenza si può diffondere rapidamente. Per ostacolarne la diffusione possono essere adottate misure elementari come coprire bocca e naso con un fazzoletto, quando si tossisce e lavare le mani regolarmente. L’influenza stagionale è causata da piccole modificazioni di virus che hanno già circolato e nei confronti dei quali alcuni individui possono essere già immunizzati. Si verifica una pandemia quando emerge un virus influenzale molto differente dai precedenti e nei confronti del quale la maggior parte della popolazione non è immunizzata, cosa che ne facilita la diffusione. I virus dell’influenza stagionale possono contribuire all’emergere di una pandemia; d’altro canto, una volta che un virus pandemico si è stabilito, come nel caso della pandemia A (H1N1) nel 2009, può a sua volta diventare un virus stagionale. Nella stagione in corso, molti paesi, specie in Europa e Asia Orientale, hanno raggiunto il picco influenzale precocemente, rispetto agli anni passati. Nel mondo, è risultato predominante il virus dell’influenza A(H3N2). Ad oggi, la maggior parte dei virus influenzali era simile a quelli del vaccino attualmente in uso. I centri nazionali per l’influenza di 97 Paesi hanno inviato i dati a FluNet, nel periodo dal 26 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 e i laboratori dell’OMS hanno analizzato oltre 165.297 campioni, nello stesso periodo: 40.259 sono risultati positivi per i virus influenzali, 38.809 (96.4%) dei quali, erano del tipo A e 1.450 (3.6%) del tipo B. http://www.who.int/influenza/surveillance_monitoring/updates/latest_update_GIP_surveillance/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=f663b05c62-EMAIL_CAMPAIGN_2017_01_27&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-f663b05c62-257110669 http://www.who.int/features/qa/seasonal-influenza/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=f663b05c62-EMAIL_CAMPAIGN_2017_01_27&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-f663b05c62-257110669 http://www.who.int/influenza/surveillance_monitoring/updates/2017_01_23_surveillance_update_281.pdf - 28/01/2017
- Profilo di sicurezza degli anticoagulanti orali diretti o nuovi anticoagulanti orali Un’analisi dei dati di Vigibase, il database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità delle sospette reazioni avverse a farmaco (ADR). Obiettivi Gli anticoagulanti orali diretti (DOAC) o Nuovi Anticoagulanti Orali (NAO) hanno mostrato la non inferiorità rispetto al warfarin nella prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale non valvolare (FANV) ed un profilo di sicurezza promettente, ma rimangono aspetti, relativi alla loro sicurezza, che devono essere ancora indagati, mentre le evidenze disponibili non sono sempre coerenti. Per contribuire al dibattito sul profilo di sicurezza, gli autori hanno condotto un’analisi comparativa delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR) relative ai NAO, presenti nella banca dati mondiale Vigibase. Metodi Lo studio si basa sulle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR) presenti in VigiBase a dicembre 2014, nelle quali un NAO o warfarin comparivano come farmaco sospetto o concomitante ed erano stati somministrati a pazienti con FANV. Per classificare le ADR, si è fatto riferimento al Medical Dictionary for Regulatory Activities (MedDRA). È stato calcolato il Reporting Odds Ratio (ROR) con l’Intervallo di Confidenza al 95%. I risultati con p ≤0.05 sono stati considerati statisticamente significativi. Risultati Gli autori hanno selezionato 32.972 segnalazioni, tra queste, 204 ADR con ROR >1 (p ≤0.05) e si sono focalizzati su 105 reazioni. È risultato un ROR positivo per NAO ed emorragia gastrointestinale, rispetto a warfarin [(1.6 (1.47 – 1.75)], ma non è stata trovata nessuna disproporzionalità con emorragia cerebrale [0.31 (0.28 – 0.34)]. Hanno anche individuato potenziali segnali, che non erano stati associati ai NAO, in precedenza. Conclusioni Come nei trial clinici condotti per l’autorizzazione, è risultato un ridotto rischio di emorragia intracranica, ma un aumentato rischio di emorragia gastrointestinale, nei pazienti trattati con i NAO, rispetto a quelli trattati con warfarin. Il lavoro fornisce nuovi dati ed evidenzia numerose differenze trai tre nuovi anticoagulanti orali, nel tasso e nella tipologia delle ADR. Br J Clin Pharmacol. 2017 Jan 10. doi: 10.1111/bcp.13234. [Epub ahead of print] Safety profile of the direct oral anticoagulants: an analysis of the WHO database of adverse drug reactions. Monaco L, Biagi C, Conti V, Melis M, Donati M, Venegoni M, Vaccheri A, Motola D. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.13234/abstract - 27/01/2017
- Nuovi antivirali ad azione diretta per l’epatite C Primi dati della sorveglianza postmarketing, a livello mondiale. QuarterWatch™ è una pubblicazione indipendente dello statunitense Institute for Safe Medication Practices (ISMP), che analizza le segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR) della banca dati FDA Adverse Event Reporting System (FAERS), confrontandole anche con i dati delle prescrizioni, fornite dalla QuintilesIMS. In questo caso, ha analizzato i dati delle segnalazioni relative ai nuovi antivirali ad azione diretta per l’epatite C, a livello mondiale. Questi farmaci sono stati riconosciuti come innovativi dalla FDA ed hanno beneficiato della procedura di approvazione accelerata [analogamente a quanto fatto dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per l’Europa]. Nel mercato statunitense, Sofosbuvir (SOVALDI) e simeprevir (OLYSIO) sono stati i primi ad essere approvati, nel 2013 e, oggi, sono presenti 9 antivirali ad azione diretta, usati in diverse combinazioni, contro diversi genotipi di epatite C. [In Europa sono autorizzati: Daklinza, Exviera, Harvoni, Olysio, Sovaldi, Viekirax, Epclusa (sofosbuvir / velpatasvir) e Zepatier (elbasvir / grazoprevir)]. Sono stati, senza ombra di dubbio, un progresso; in questa sede vengono analizzate le questioni di sicurezza che sono emerse dalla sorveglianza postmarketing. L’ADR più grave è il danno epatico. Benché questi farmaci dichiarino di eradicare il virus in 9 pazienti su 10, la ricerca ha individuato centinaia di casi di fallimento terapeutico di questi costosi trattamenti. Si stima che, negli Stati Uniti, circa 2-3 milioni di persone siano state infettate dal virus dell’epatite C, un RNA virus che è trasmesso col sangue ed è spesso una co-infezione dell’HIV. Prima che fossero sviluppati questi nuovi antivirali, l’epatite C era trattata con un cocktail di antivirali, tra cui il ribavirin e diverse forme di interferone alfa, dalle 24 alle 48 settimane. Erano trattamenti che causavano numerose reazioni avverse ed erano efficaci solo nel 50-75% dei casi. Nell’ottobre 2016 è emerso un problema di sicurezza e la FDA ha emesso un warning per un evento avverso, che non era stato evidenziato dalla sperimentazione clinica pre-approvazione. Una Drug Safety Communication ha segnalato 24 casi noti di riattivazione dell’epatite B, in pazienti trattati con antivirali per l’epatite C; in questo gruppo, 3 pazienti hanno sperimentato danni epatici, 2 di questi sono morti e uno è subito trapianto; 5 casi sono stati estratti dalla letteratura medica. QuarterWatch ha cercato i casi di epatite associata a questi nuovi farmaci, nelle segnalazioni di ADR della FAERS per i 12 mesi che terminano il 30 giugno 2016. A livello mondiale, ha individuato 524 segnalazioni di danno epatico dove i nuovi antivirali erano il primo o il secondo farmaco sospetto; 386 di queste (73.7%) erano extra-statunitensi. Il 55% dei casi riguardava maschi e l’età media dei pazienti era di 61 anni. Il 31.5% dei casi (n 165) ha avuto esito fatale. Circa il 90% delle segnalazioni proveniva da operatori sanitari, compresi 34 casi estratti dalla letteratura. I duplicati sono stati eliminati. Questi dati provengono da segnalazioni spontanee e possono essere sottostimati; inoltre, hanno dei limiti, perché generalmente non informano sulla storia clinica dell’epatite C dei pazienti e perché, trattandosi di terapie combinate, ogni caso può avere 2 o 3 farmaci sospetti e, quindi, con un numero limitato di segnalazioni ed un numero elevato di combinazioni di farmaci è difficile individuare differenze trai diversi antivirali. Nella banca dati, c’era solo una segnalazione per elbasvir-grazoprevir e nessuna per il più nuovo sofosbuvir-velpatasvir (EPCLUSA), approvato alla fine del 2016. Sono state individuate anche 761 segnalazioni di fallimento terapeutico, ma i dati disponibili non permettono di capire se il paziente non abbia risposto fin dall’origine o se il farmaco abbia smesso di funzionare, dopo un periodo iniziale di efficacia antivirale. L’analisi del database ha evidenziato anche una correlazione con l’insonnia. Questi nuovi dati sollevano più domande di quante ne risolvano. I 24 casi di riattivazione dell’epatite B, apparentemente causata dagli antivirali per l’epatite C, analizzati dalla FDA sono ben documentati. Il rischio potrebbe essere minimizzato con un test per l’epatite B, prima di iniziare la terapia antivirale per l’epatite C, cosa che attualmente la FDA sta raccomandando [e allo stesso modo si è regolata l’EMA http://www.farmaci-fc.it/2016/12/31/aifa-le-principali-notizie-di-dicembre-sulla-sicurezza-dei-farmaci-3/#more-7247 ] Dovrebbe essere considerata prioritaria un’ulteriore indagine per chiarire cosa è accaduto nelle altre centinaia di casi di danno epatico segnalate. Altre incertezze derivano dal fatto che, per accelerare l’approvazione dei trattamenti innovativi, la durata dei trial clinici è stata ridotta da 26 a 12 settimane, per alcuni genotipi; inoltre, non è ancora noto se rimangano tracce di virus dell’epatite C, che possa riattivarsi anche a distanza di anni. Gli antivirali ad azione diretta possono sicuramente essere considerati un successo, ma è necessario cercare di dare risposta ad alcune domande sui loro effetti a lungo termine. Institute for Safe Medication Practices (ISMP), QuarterWatch™ January 25, 2017 — New data from 2016 Q2 http://www.ismp.org/quarterwatch/pdfs/2016Q2.pdf - 25/01/2017
- Meningite: cosa c’è da sapere? Un documento a domande e risposte per chiarire ogni dubbio. Il Ministero della Salute, in collaborazione con Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), pubblica un documento a domande e risposte sulla meningite. In primo luogo, il documento chiarisce che non siamo in presenza di un’emergenza sanitaria nazionale, perché la diffusione della malattia è rimasta bassa e costante, negli ultimi cinque anni. Nel 2015 e nel 2016, come in precedenza, si sono registrati circa 200 casi l’anno di malattia invasiva da meningococco, (soprattutto sierogruppi B e C), il 10% dei quali letali. L’unica variazione epidemiologica degli ultimi due anni riguarda il focolaio di meningococco C presente in Toscana, che è però circoscritto in un’area specifica nella quale la Regione ha immediatamente predisposto l’offerta gratuita della vaccinazione ad una ampia quota della popolazione. Il vaccino va somministrato solo alle fasce di popolazione raccomandate e ai gruppi a rischio: soprattutto i bambini piccoli (al di sotto dei 5 anni di età) e gli adolescenti. Esistono tre tipi di vaccino anti-meningococco: · il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C (MenC) · il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y. · il vaccino contro il meningococco di tipo B Il nuovo calendario vaccinale previsto dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 introduce, fra le altre, la vaccinazioni anti-meningococco B nei nuovi nati e la vaccinazione antimeningococcica tetravalente ACWY135 negli adolescenti. http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_329_allegato.pdf - 23/01/2017
- Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 Approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. È stato approvato il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (PNPV), elaborato dal Ministero della Salute in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ed altre istituzioni e società scientifiche impegnate sul fronte delle vaccinazioni, quali la Società Italiana di Igiene (Sit), la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (FIMMG), la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Società Italiana di Pediatria (SIP). Il piano sottolinea il valore etico e sociale delle vaccinazioni e la necessità che sia riconosciuto e condiviso da professionisti sanitari, decisori politici e cittadini. A tale scopo, considera importante la promozione di una “cultura vaccinale”, attraverso una corretta informazione ed educazione, al fine di aumentare la consapevolezza delle potenzialità offerte dalla vaccinazione e contrastare la diffusione di falsi miti. Il Piano fissa 11 obiettivi, in linea con il Piano d’Azione Europeo per le vaccinazioni 2015-2020 (European Vaccine Action Plan 2015-2020 EVAP), il Piano Mondiale per le Vaccinazioni (Global Vaccine Action Plan 2011-2020 GVAP) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2014-2018: Obiettivi del Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2017-2019: 1. Mantenere lo stato polio-free. 2. Raggiungere lo stato morbillo-free e rosolia-free. 3. Garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni nelle fasce d’età e popolazioni a rischio. 4. Aumentare l’adesione consapevole alle vaccinazioni nella popolazione generale anche attraverso la conduzione di campagne di vaccinazione per il consolidamento della copertura vaccinale. 5. Contrastare le disuguaglianze, promuovendo interventi vaccinali nei gruppi di popolazioni marginalizzati o particolarmente vulnerabili. 6. Completare l’informatizzazione delle anagrafi vaccinali interoperabili a livello regionale e nazionale tra di loro e con altre basi di dati (malattie infettive, eventi avversi, residente/assistiti). 7. Migliorare la sorveglianza delle malattie prevenibili con vaccinazione. 8. Promuovere, nella popolazione generale e nei professionisti sanitari, una cultura delle vaccinazioni coerente con i principi guida del presente Piano, descritti come “10 punti per il futuro delle vaccinazioni in Italia”. 9. Sostenere, a tutti i livelli, il senso di responsabilità degli operatori sanitari, dipendenti e convenzionati con il SSN e la piena adesione alle finalità di tutela della salute collettiva che si realizzano attraverso i programmi vaccinali, prevedendo adeguati interventi sanzionatori qualora sia identificato un comportamento di inadempienza. 10. Attivare un percorso di revisione e standardizzazione dei criteri per l’individuazione del nesso di causalità ai fini del riconoscimento dell’indennizzo, ai sensi della legge 210/1992, per i danneggiati da vaccinazione, coinvolgendo le altre istituzioni competenti. 11. Favorire, attraverso una collaborazione tra le istituzioni nazionali e le società scientifiche, la ricerca e l’informazione scientifica indipendente sui vaccini. Il Piano presenta il nuovo Calendario nazionale delle vaccinazioni per la popolazione generale e le vaccinazioni per le categorie a rischio (per patologia, esposizione professionale o eventi occasionali). Individua aree prioritarie di azione, obiettivi specifici ed indicatori di monitoraggio. Fornisce i dati delle coperture vaccinali già raggiunte e indica i nuovi obiettivi specifici per le vaccinazioni incluse nel Calendario nazionale, per le quali è prevista l’offerta attiva e gratuita alla popolazione. Per quanto riguarda il costo, viene valutato l’impatto in termini sanitari ed economici delle nuove vaccinazioni, bilanciando il costo della malattia in assenza di vaccinazione con la riduzione annua dei costi diretti ottenuta grazie alla vaccinazione (Allegato 1). Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2571_allegato.pdf European Vaccine Action Plan 2015–2020 http://www.euro.who.int/en/health-topics/disease-prevention/vaccines-and-immunization/publications/2014/european-vaccine-action-plan-20152020 Global Vaccine Action Plan 2011-2020 http://www.who.int/immunization/global_vaccine_action_plan/GVAP_doc_2011_2020/en/ Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2285_allegato.pdf - 23/01/2017
- Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) Approvati i nuovi LEA 2017 ed istituita la Commissione nazionale per il loro aggiornamento continuo. Il Presidente del Consiglio dei Ministri ha firmato il Decreto di approvazione dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), per il cui finanziamento, la legge di stabilità ha stanziato quasi 800 milioni di euro: 220 milioni per la prevenzione sanitaria (vaccini) e oltre 500 per l’assistenza distrettuale: 380 milioni per l’assistenza specialistica e 153 milioni per protesi. Contemporaneamente, è stata istituita una Commissione nazionale per l’aggiornamento dei LEA, con il compito monitorarne costantemente il contenuto e aggiornarli annualmente, escludendo le prestazioni divenute obsolete e valutando di erogare a carico del Servizio sanitario nazionale i nuovi trattamenti che si dimostrino efficaci per la cura dei pazienti. Le principali novità È stato aggiornato il nomenclatore della specialistica ambulatoriale (il precedente era del 1996), che introduce le prestazioni di procreazione medicalmente assistita (PMA), fornisce l’elenco delle prestazioni di genetica, in relazione a diverse patologie, introduce la consulenza genetica e prestazioni tecnologiche, avanzate come adroterapia, enteroscopia con microcamera ingeribile e radioterapia stereotassica. È stato aggiornato il nomenclatore dell’assistenza protesica (il precedente era del 1999): sarà possibile prescrivere anche ausili informatici e di comunicazione (inclusi i comunicatori oculari e le tastiere adattate per persone con gravissime disabilità), apparecchi acustici a tecnologia digitale, attrezzature domotiche e sensori di comando e controllo per ambienti (allarme e telesoccorso). Sono state introdotte sei nuove patologie esenti: sindrome da talidomide, osteomielite cronica, patologie renali croniche, rene policistico autosomico dominante, endometriosi e broncopneumopatia cronico ostruttiva. Sono stati introdotti nuovi vaccini: anti-Papillomavirus, anti-Pneumococco e anti-Meningococco ed esteso il vaccino anti-Papillomavirus agli adolescenti maschi. Viene introdotto lo screening neonatale per la sordità congenita e la cataratta congenita ed esteso a tutti i nuovi nati lo screening neonatale per le malattie metaboliche ereditarie. Diapositive sui nuovi LEA Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri - 13/01/2017
- Uso di benzodiazepine e rischio di ictus Uno studio di coorte, condotto in Finlandia su oltre 45 mila malati di Alzheimer. Obiettivi Indagare il rischio di ictus ischemico ed emorragico associato a benzodiazepine e farmaci correlati (BZDR), utilizzati da individui residenti in comunità con morbo di Alzheimer (AD). Metodi Sono stati utilizzati i dati della coorte MEDALZ, che comprende tutte le persone residenti in comunità, in Finlandia, con nuova diagnosi di AD tra il 2005 e il 2011. Sono stati individuati i pazienti trattati con BZDR con un periodo di washout di 1 anno per uso precedente. Sono stati esclusi quelli con precedente storia di ictus. La coorte finale, oggetto dello studio è risultata di 45.050 individui.I casi di ictus ischemici o emorragici sono stati individuati tramite i registri delle dimissioni ospedaliere e i registri delle cause di morte. Il rischio di ictus durante il trattamento è stato confrontato con il rischio durante il non uso, mediante modelli di rischio proporzionale di Cox. Risultati Durante il follow-up, il 21,9% (N = 9.879) dei partecipanti ha iniziato l’uso di BZDR. Rispetto al non-uso, l’uso di BZDR è risultato associato ad un aumentato rischio di ictus [hazard ratio aggiustato (aHR): 1.21; IC 95%: 1,04-1,40] e ictus ischemico (aHR: 1,21; IC 95%: 1,02-1,44), ma l’associazione tra uso di BZDR e ictus emorragico non ha raggiunto la significatività statistica (aHR: 1,26;IC 95%: 0,91-1,74). L’uso di farmaci Z è risultato associato ad un rischio simile a quello delle benzodiazepine. Conclusioni L’uso di benzodiazepine e farmaci correlati è risultato associato ad un aumentato rischio di ictus negli individui anziani con morbo di Alzheimer. Int Clin Psychopharmacol. 2017 Jan 7. doi: 10.1097/YIC.0000000000000161. [Epub ahead of print] Use of benzodiazepines and related drugs is associated with a risk of stroke among persons with Alzheimer’s disease. Taipale H, Koponen M, Tanskanen A, Lavikainen P, Tolppanen AM, Sund R, Tiihonen J, Hartikainen S. http://journals.lww.com/intclinpsychopharm/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=99624&type=abstract - 10/01/2017
- Zika virus Gli antivirali obatoclax, saliphenylhalamide e gemcitabina ne inibiscono la replicazione in vitro. Come è noto, in America e nel Pacifico è in corso un’infezione epidemica da virus Zika (ZIKV), associata ad anomalie congenite come la microcefalia. Attualmente non esistono terapie approvate per il trattamento di questa malattia virale emergente. Gli autori di questo lavoro hanno testato tre antivirali ad ampio spettro contro la replicazione del ZIKV. È risultato che obatoclax gemcitabina saliphenylhalamide inibiscono le infezioni da ZIKV a concentrazioni non citotossiche. Inoltre, tutti e tre impediscono la produzione di RNA virale e proteine così come l’attivazione delle caspasi cellulare 8,3 e 7. Tuttavia, colpiscono in maniera diversa trascrizione, traduzione e modificazioni post- traduzionali dei fattori cellulari, nonché i percorsi metabolici, cosa che indica che hanno differenti meccanismi d’azione. È interessante notare che la combinazione di obatoclax e saliphenylhalamide a concentrazioni nanomolari ha avuto un effetto sinergico contro l’infezione ZIKV. Conclusioni I risultati di questo lavoro forniscono le basi per un futuro sviluppo di farmaci antivirali ad ampio spettro, o loro combinazioni, per il trattamento dell’infezione da ZIKV e altre malattie virali emergenti. Antiviral Res. 2016 Dec 31;139:117-128. doi: 10.1016/j.antiviral.2016.12.022. [Epub ahead of print] Obatoclax, saliphenylhalamide and gemcitabine inhibit Zika virus infection in vitro and differentially affect cellular signaling, transcription and metabolism. Kuivanen S, Bespalov MM, Nandania J, Ianevski A, Velagapudi V, De Brabander JK, Kainov DE, Vapalahti O. http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0166354216306040 - 09/01/2017
- Il valore della segnalazione dei pazienti al Sistema di Farmacovigilanza Una revisione sistematica. L’attuale tendenza dei sistemi di Farmacovigilanza è quella di coinvolgere maggiormente i pazienti nella segnalazione spontanea delle reazioni avverse a farmaco (ADR). Obiettivo di questo lavoro è quello di analizzare e valutare la segnalazione di sospette ADR da parte dei pazienti. Metodi È stata condotta una ricerca sistematica della letteratura su PubMed, CINAHL, Journals@Ovid e Cochrane Library. Sono stati inclusi lavori che comprendessero review sulla segnalazione dei pazienti, valutazioni della segnalazione dei pazienti ad autorità di Farmacovigilanza nazionali o sovranazionali, un confronto tra le segnalazioni inviate alle autorità regolatorie dai pazienti e dagli operatori sanitari o ricerche su esperienze ed opinioni di pazienti sulla segnalazione di ADR. La qualità metodologica degli studi è stata valutata sulla base dei principi del Grading of Recommendations, Assessment, Development and Evaluations (GRADE). Risultati Sono stai inclusi 30 studi. Cinque erano review (due review sistematiche), quattordici studi osservazionali retrospettivi, nove ricerche e sei lavori che applicavano metodi misti di ricerca. È risultato che la segnalazione del paziente ha il vantaggio di apportare nuove informazioni, fornisce maggiori dettagli e riferisce riguardo a differenti farmaci ed organi implicati, rispetto alla segnalazione dei professionisti sanitari. Inoltre, la segnalazione del paziente descrive la gravità e l’impatto dell’ADR nella vita quotidiana, completando il quadro tracciato dai professionisti sanitari. Purtroppo, le segnalazione dei pazienti sono relativamente rare, nella maggior parte dei paesi. Conclusioni La segnalazione del paziente aggiunge informazioni e fornisce una nuova prospettiva, che altrimenti non avremmo, riguardo alle ADR, e ciò contribuisce a migliorare il processo decisionale nelle attività regolatorie. La presente revisione ha individuato lacune di conoscenza, che andrebbero affrontate per migliorare la nostra comprensione del pieno potenziale della segnalazione delle Reazioni Avverse da parte dei pazienti. Br J Clin Pharmacol. 2017 Feb;83(2):227-246. doi: 10.1111/bcp.13098. Epub 2016 Oct 12. The value of patient reporting to the pharmacovigilance system: a systematic review. Inácio P, Cavaco A, Airaksinen M. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.13098/abstract;jsessionid=6AA2F4300F57279E00ADA67F80F048BB.f02t02 - 05/01/2017
- Carenza di vitamina D e mal di testa cronico negli uomini Uno studio basato sulla popolazione finlandese. Si ipotizzato che la vitamina D abbia un ruolo in numerose patologie neurovascolari, ma i dati riguardo il mal di testa non sono conclusivi. Obiettivo di questo lavoro è indagare l’associazione tra il livello di vitamina D nell’organismo (valutato attraverso il livello sierico di 25-idrossivitamina D [25(OH)D) ed il rischio di mal di testa cronico. Metodi Lo studio è basato sulla popolazione dello studio Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study (KIHD): 2601 uomini della Finlandia orientale, di età compresa trai 42 e i 60 anni, arruolati tra il 1984–1989. Le associazioni trasversali (cross-sectional) con la prevalenza di mal di testa frequenti autoriferiti (settimanali o quotidiani) sono state stimate con Odds Ratio multivariabile aggiustati. Risultati La concentrazione sierica di 25(OH)D media era di 43.4 nmol/L (SD 18.9, min-max 7.8–136.1 nmol/L). ). In totale, 250 uomini (9.6%) hanno segnalato mal di testa frequente. La concentrazione sierica media di 25(OH)D tra quelli con mal di testa frequente era 38.3 nmol/L (SD 18.8), mentre era di 43.9 nmol/L (SD 18.9) tra quelli senza, dopo aggiustamento (P per differenza <0.001). Dopo l’aggiustamento multivariabile, è risultato che quelli del quartile col livello sierico di 25(OH)D più basso avevano il 113% in più di probabilità (IC 95% 42, 218%; P <0.001) di avere mal di testa frequente, rispetto a quelli con livello più alto. Conclusioni Bassi livelli di concentrazione sierica di 25(OH)D sono risultati associati ad un più alto rischio di mal di testa cronico, negli uomini. Sci Rep. 2017 Jan 3;7:39697. doi: 10.1038/srep39697. Low serum 25-hydroxyvitamin D is associated with higher risk of frequent headache in middle-aged and older men. Virtanen JK, Giniatullin R, Mäntyselkä P, Voutilainen S, Nurmi T, Mursu J, Kauhanen J, Tuomainen TP. http://www.nature.com/articles/srep39697 - 04/01/2017
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci Nota Informativa Importante su Ammonaps (fenilbutirrato di sodio). Comunicazioni EMA su antivirali ad azione diretta e su farmaci iniettabili per il trattamento delle allergie. Nota Informativa Importante su Ammonaps (fenilbutirrato di sodio) Fonte: AIFA 21/12/2016 Un’ispezione condotta nello stabilimento di produzione di Ammonaps (fenilbutirrato di sodio), ha riscontrato che non vengono applicate correttamente le norme di buona fabbricazione (GMP), ma non sono stati rilevati rischi per i pazienti. Nel frattempo che vengono applicate misure correttive, a scopo precauzionale, Ammonaps compresse e granulato deve essere utilizzato solo quando, a giudizio del medico curante, non possono essere utilizzati altri medicinali contenenti sodio o glicerolo fenilbutirrato. Nei pazienti con sondino nasogastrico o gastrostomia, si può continuare ad usare Ammonaps granulato se la somministrazione del medicinale alternativo contenente fenilbutirrato risulta inappropriata. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha ritenuto di non esprimere la valutazione relativa alla “criticità” di Ammonaps in considerazione della disponibilità sul mercato nazionale di un medicinale alternativo, Pheburane, (autorizzato tuttavia solo come granulato) e dell’assicurazione fornita dal suo Titolare AIC circa la possibilità di sopperire adeguatamente alle richieste di fornitura del farmaco. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ammonaps-fenilbutirrato-di-sodio-21122016 Comunicazione EMA su antivirali ad azione diretta Fonte: AIFA 16/12/2016 e 02/12/2016 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha condotto la revisione degli antivirali ad azione diretta. Ha rilevato un basso rischio di riattivazione dell’epatite B (circa 30 casi su migliaia di pazienti) in pazienti trattati con antivirali ad azione diretta per l’epatite C. L’EMA raccomanda che tutti i pazienti siano sottoposti a screening per il virus dell’epatite B prima di iniziare il trattamento con antivirali ad azione diretta per l’epatite C; i pazienti co-infettati dai virus dell’epatite B e C devono essere monitorati e gestiti in accordo alle attuali linee guida cliniche. Queste misure hanno lo scopo minimizzare il rischio di riattivazione dell’epatite B con gli antivirali ad azione diretta. Gli antivirali ad azione diretta autorizzati in EU sono: Daklinza, Exviera, Harvoni, Olysio, Sovaldi, Viekirax, Epclusa (sofosbuvir / velpatasvir) e Zepatier (elbasvir / grazoprevir). http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-antivirali-ad-azione-diretta-16122016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-antivirali-ad-azione-diretta-l%E2%80%99epatite-c-02122016 Comunicazione EMA su farmaci iniettabili per il trattamento delle allergie Fonte: AIFA 02/12/2016 L’EMA ha avviato una revisione di alcuni medicinali, somministrati per via iniettiva per il trattamento di reazioni allergiche gravi, che contengono come principio attivo il corticosteroide metilprednisolone e, come eccipiente, il lattosio (zucchero del latte), che potenzialmente contiene tracce di proteine di latte vaccino le quali potrebbero influire sul trattamento, nei pazienti allergici. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-farmaci-iniettabili-il-trattamento-delle-allergie-02122016 - 31/12/2016
- Ebola: il vaccino fornisce alta protezione contro la malattia L’Organizzazione Mondiale della Sanità pubblica i risultati finali del trial. Il vaccino sperimentale ha dimostrato di essere altamente efficace contro il virus Ebola, secondo i risultati del trial, pubblicati su The Lancet del 23 Dicembre 2016. Si tratta del primo vaccino contro uno degli agenti patogeni più letali che si conoscano e i risultati confermano i dati preliminari, pubblicati nel 2015. Il vaccino, chiamato rVSV-ZEBOV, non contiene virus Ebola vivo; è stato sviluppato dalla Public Health Agency of Canada e concesso in licenza alla NewLink Genetics, che lo ha dato, a sua volta, alla Merck & Co. È stato testato in un trial condotto in Guinea su 11.841 partecipanti, nel 2015. Su 5.837 vaccinati, non si sono registrati casi di Ebola 10 o più giorni dopo la vaccinazione, mentre si sono registrati 23 casi nei controlli non vaccinati. Il trial è stato finanziato e condotto da: Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Regno Unito (Department for International Development), Norvegia (Norwegian Ministry of Foreign Affairs, Norwegian Institute of Public Health e Research Council of Norway), Canada (Canadian Government, Public Health Agency of Canada, Canadian Institutes of Health Research, International Development Research Centre e Department of Foreign Affairs, Trade and Development) e Medecins sans Frontieres, in collaborazione con Wellcome Trust. Il trial team comprendeva anche esperti provenienti da: University of Bern, University of Florida, London School of Hygiene and Tropical Medicine, Public Health England ed altri. Del gruppo di esperti che ha disegnato il trial, faceva parte anche Donald A. Henderson, professore della Johns Hopkins University, che ha diretto la campagna OMS per l’eradicazione del vaiolo. Da quando il virus Ebola è stato identificato, nel 1976, sono state registrate in Africa sporadiche epidemie, ma l’epidemia dell’Africa occidentale del 2013-2016, che ha causato oltre 11.300 morti, ha evidenziato la necessità di un vaccino. Il trial è stato condotto nella regione della Basse-Guinée, dove si registravano ancora nuovi casi di Ebola, nel 2015 e ha utilizzato un disegno innovativo: l’approccio chiamato “ring vaccination”, utilizzato anche per eradicare il vaiolo: quando veniva diagnosticato un nuovo caso, il gruppo di ricerca individuava tutte le persone, che potevano essere entrate direttamente o indirettamente in contatto con il malato, nelle 3 settimane precedenti. Sono stati individuati 117 gruppi o cerchi (rings), ognuno composto mediamente da 80 persone. Inizialmente, i gruppi sono stati randomizzati per ricevere il vaccino immediatamente o dopo 3 settimane e venivano vaccinati solo gli adulti (≥ 18 anni). Dopo la pubblicazione dei primi risultati, che dimostravano l’efficacia del vaccino, la vaccinazione è stata offerta alla popolazione superiore ai 6 anni di età e a tutti i gruppi contemporaneamente. Oltre all’efficacia sui vaccinati, il trial ha evidenziato lo sviluppo della protezione di gregge; ma, non essendo stato progettato per valutare questo aspetto, occorreranno ulteriori approfondimenti. Per valutare la sicurezza, la popolazione vaccinata è stata tenuta sotto osservazione per 30 minuti dopo la vaccinazione e, in seguito, fino a 12 settimane, con ripetute visite a domicilio. Subito dopo la vaccinazione, circa la metà dei vaccinati ha riferito sintomi lievi, come mal di testa, affaticamento e dolori muscolari, che si sono risolti nel giro di pochi giorni, senza lasciare conseguenze. Il rapido sviluppo del vaccino rVSV-EBOV ha contribuito mettere a punto il WHO’s R&D Blueprint, una procedura veloce per test, vaccini e farmaci efficaci, durante le epidemie. La casa produttrice del vaccino, la Merck, Sharpe & Dohme, ha ricevuto la Breakthrough Therapy Designation dalla statunitense Food and Drug Administration (FDA) e il PRIME status dalla European Medicines Agency (EMA), che permettono di accedere alla procedura di valutazione veloce. GAVI, la Vaccine Alliance ha finanziato la Merck con 5 milioni di dollari perché garantisca la diponibilità del vaccino, una volta approvato e raccomandato dall’OMS e, nel frattempo, garantisca la diponibilità di 300.000 dosi per l’uso in caso di emergenza e si impegni richiedere l’autorizzazzione all’immissione in commercio entro il 2017. La Merck ha già presentato domanda per la WHO’s Emergency Use and Assessment Listing procedure, un meccanismo che permette l’uso di vaccini e farmaci sperimentali prima dell’autorizzazione ufficiale. Sono in corso studi per raccogliere ulteriori dati sulla sicurezza del vaccino nei bambini e in altre popolazioni vulnerabili come gli HIV positivi. In caso di nuove epidemie prima dell’immissione in commercio, la vaccinazione sarà possibile come uso compassionevole, che permette la vaccinazione dopo la firma del consenso informato. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2016/ebola-vaccine-results/en/?utm_source=WHO+List&utm_campaign=443d9fe09f-EMAIL_CAMPAIGN_2016_12_28&utm_medium=email&utm_term=0_823e9e35c1-443d9fe09f-257110669 - 23/12/2016
- Depression: Let’s talk Depressione: parliamone, una campagna dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato che dedica la prossima giornata mondiale della Salute, il 7 aprile 2017, alla depressione e lancia una campagna, che durerà un intero anno: Depression: let’s talk, depressione: parliamone, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza e la comprensione, accendendo i riflettori su questa malattia. La depressione colpisce persone di ogni età e condizione, in tutto il mondo. È una malattia caratterizzata da persistente tristezza e perdita di interesse accompagnata dall’incapacità di portare avanti le attività della vita quotidiana, per almeno due settimane e, solitamente, anche da sintomi come astenia, ansia, ridotta concentrazione, indecisione, scarsa autostima, sensi di colpa, disturbi del sonno o alimentari, mancanza di speranza, ecc. Ha conseguenze, talvolta, devastanti per le relazioni umane, nei casi più gravi, può condurre al suicidio ed è divenuta la seconda causa di morte nella fascia di età dai 15 ai 29 anni. Fortunatamente, la depressione può essere prevenuta e trattata. Al centro della campagna, è l’importanza di parlare della depressione, come componente essenziale per la guarigione. La stigmatizzazione delle malattie mentali, inclusa la depressione, costituisce una barriera per le persone che cercano aiuto. Parlare della depressione, in famiglia, con un amico, con un professionista sanitario o in gruppi più vasti come la scuola, il luogo di lavoro o altri contesti sociali, incluso il web, contribuisce ad abbattere questa barriera. A questo scopo, l’OMS ha preparato una guida e altro materiale informativo ed educativo, scaricabili liberamente dal sito. http://www.who.int/campaigns/world-health-day/2017/en/ - 19/12/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale I dati dell’Agenzia Italiana del Farmaco (gennaio-giugno 2016). L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato i dati della spesa farmaceutica nazionale e regionale, per il periodo gennaio-giugno 2016. La spesa lorda è stata di 5.404 milioni (-4%). È aumentata la contribuzione a carico del cittadino: 791 milioni di € (+0,9%) a livello nazionale, mentre in Sardegna è diminuita: 14 milioni (-0,6%). Le ricette sono state 300 milioni (-2,6%), nella nostra Regione 9 milioni, con una diminuzione del 4,1%, rispetto allo stesso periodo del 2015. I consumi (DDD – Dosi Definite Giornaliere) di fascia A sono stati 12.681.373.796 (0,3%) a livello nazionale, mentre sono stati 375.360.392 in Sardegna, con una diminuzione dello 0,5%. La spesa per la distribuzione diretta di fascia A è stata di 2.861.387.118 (+34,2%), in aumento in tutte le Regioni, tranne che in Valle d’Aosta, dove ha registrato un -1,6%. La spesa farmaceutica convenzionata netta è stata di 4.185.380.628 (-4,8%), in Sardegna, 134.577.147 (-8,0%). La spesa farmaceutica territoriale ha superato il tetto programmato dell’11,35% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN), arrivando al 12,49% a livello nazionale. Il tetto programmato è stato rispettato solo dalle Regioni Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Veneto, Valle d’Aosta e dalle Province di Trento e Bolzano. La spesa farmaceutica ospedaliera, per la quale era stato programmato un tetto del 3,5% del FSN, ha, invece, superato di poco il 5%, a livello nazionale. A livello locale, l’obiettivo è stato raggiunto solo dalla Provincia di Trento. Per la spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera, era stato fissato un tetto complessivo del 14,85% del FSN, che è stato superato a livello nazionale (17,6%) e nella quasi totalità delle Regioni: è stato rispettato solo in Valle d’Aosta e nelle Province autonome di Trento e Bolzano. Estratto monitoraggio della Spesa faramaceutica (gen-giu 2016) - 17/12/2016
- Effetto dell’Evolocumab sulla progressione della malattia coronarica in pazienti trattati con statine GLAGOV: un trial clinico multicentrico randomizzato e controllato con placebo, condotto in 197 ospedali di 5 continenti. Ridurre i livelli di colesterolo LDL (low-density lipoprotein cholesterol) con una terapia intensiva con statine riduce la progressione dell’aterosclerosi coronarica in proporzione ai livelli di LDL-C raggiunti. Gli inibitori della PCSK9 (Proprotein convertase subtilisin kexin type 9) incrementano l’abbassamento del LDL-C nei pazienti trattati con statine. Tuttavia, gli effetti di questi farmaci sull’aterosclerosi coronarica non sono stati valutati. Obiettivi Determinare gli effetti dell’inibizione della PCSK9 con evolocumab sulla progressione dell’aterosclerosi coronarica, in pazienti trattati con statine. Metodi Disegno, setting e partecipanti: ospedali universitari e di comunità in Nord e Sud America, Europa, Asia, Australia e Sud Africa, i quali hanno arruolato 968 pazienti, che si sono presentati per l’angiografia coronarica. Interventi: i partecipanti sono stati randomizzati per ricevere una volta al mese evolocumab (420 mg) (n = 484) o placebo (n = 484), per iniezione sottocutanea, per 76 settimane, in aggiunta alla terapia con statine. Principali esiti e misure: la principale misura di efficacia era la regressione del volume percentuale dell’ateroma (PAV) misurata con l’ultrasonografia o ecografia intravascolare (IVUS). Misure secondarie di efficacia erano erano i cambiamenti del volume totale normalizzato dell’ateroma (TAV) e la percentuale di pazienti che avevano regressione della placca. Sono state valutate anche sicurezza e tollerabilità. Risultati Dei 968 pazienti trattati (età media 59.8 anni [SD, 9.2]; 269 = 27.8% donne; livello medio di LDL-C 92.5 mg/dL [SD, 27.2]), 846 avevano imaging valutabili al follow-up. Rispetto al placebo, il gruppo evolocumab ha raggiunto livelli di colesterolo LDL, ponderati per il tempo, mediamente più bassi (93.0 vs 36.6 mg/dL; differenza −56.5 mg/dL [IC 95% da −59.7 a −53.4]; P < .001). Il parametro primario di efficacia, PAV, è aumentato dello 0.05% col placebo e diminuito dello 0.95% coll’evolocumab (differenza −1.0% [IC 95% da −1.8% a −0.64%]; P < .001). Il parametro secondario, TAV normalizzato, è diminuito di 0.9 mm3 col placebo e di 5.8 con evolocumab (differenza −4.9 mm3 [IC 95% da −7.3 a −2.5]; P < .001). Evolocumab ha indotto una riduzione della placca in percentuale maggiore del placebo (64.3% vs 47.3%; differenza 17.0% [IC 95% da 10.4% a 23.6%]; P < .001 per PAV e 61.5% vs 48.9%; differenza, 12.5% [IC 95% da 5.9% a 19.2%]; P < .001 per TAV). Conclusioni Trai pazienti con angiopatia coronarica trattati con con statine, l’aggiunta di evolocumab, rispetto al placebo, ha indotto una maggior regressione del volume percentuale dell’ateroma, nelle 76 settimane di trattamento. Sono necessari ulteriori studi per valutare gli effetti dell’inibizione della PCSK9 sugli esiti clinici. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT01813422 Nicholls SJ, Puri R, Anderson T, Ballantyne CM, Cho L, Kastelein JJP, Koenig W, Somaratne R, Kassahun H, Yang J, Wasserman SM, Scott R, Ungi I, Podolec J, Ophuis AO, Cornel JH, Borgman M, Brennan DM, Nissen SE. Effect of Evolocumab on Progression of Coronary Disease in Statin-Treated Patients The GLAGOV Randomized Clinical Trial. JAMA. 2016;316(22):2373-2384. doi:10.1001/jama.2016.16951 http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2584184 - 15/12/2016
- Associazione tra contraccezione ormonale e depressione Uno studio di coorte prospettico, condotto in Danimarca su oltre un milione di donne. Milioni di donne, nel mondo, usano la contraccezione ormonale. Nonostante l’evidenza clinica che, in alcune, abbia effetti sull’umore, l’associazione non è stata ancora sufficientemente indagata. Obiettivi Indagare se l’uso di contraccettivi ormonali sia associato al conseguente uso di antidepressivi e alla diagnosi di depressione, fatta in un ospedale psichiatrico. Metodi Disegno, setting e partecipanti: studio di coorte prospettico condotto in Danimarca a livello nazionale, che ha combinato i dati del Registro Nazionale delle Prescrizioni (National Prescription Register) con quelli del Registro Centrale della Ricerca Psichiatrica (Psychiatric Central Research Register). Sono state seguite (gennaio 2000 – dicembre 2013) tutte le donne dai 15 ai 34 anni residenti in Danimarca, che non avevano precedenti prescrizioni di antidepressivi, né diagnosi di depressione o altri problemi psichiatrici, né trattamenti per cancro, trombosi venosa o infertilità. I dati sono stati raccolti tra il 1 gennaio 1995 e il 31 dicembre 2013 e analizzati dal 1 gennaio 2015 al 1 aprile 2016. Esposizione: uso di differenti tipi di contraccettivi ormonali. Principali esiti e misure: sono stati calcolati Rate Ratio di incidenza aggiustati con covariate tempo-dipendenti per il primo uso di antidepressivi e la prima diagnosi di depressione in un ospedale psichiatrico. Risultati Sono state incluse nell’analisi 1.061.997 donne, con età media di 24.4 anni e follow-up medio di 6.4 anni. Le donne, che usavano contraccettivi ormonali avevano un Rate Ratio (RR) per il primo uso di antidepressivi di 1.23 (IC 95% 1.22-1.25), rispetto alle donne che non li usavano. Per le donne che usavano la pillola progestinica il RR è risultato 1.34 (IC 95% 1.27-1.40), per il patch (norgestrolmin) 2.0 (IC 95% 1.76-2.18), per l’anello vaginale (etonogestrel) 1.6 (IC 95% 1.55-1.69) e per il dispositivo intrauterino con levonorgestrel 1.4 (IC 95% 1.31-1.42). Per la diagnosi di depressione si sono avuti risultati analoghi o leggermente inferiori. I rischi relativi, generalmente, diminuivano con l’aumentare dell’età. Le adolescenti (15-19 anni), che usavano contraccettivi orali combinati avevano un RR di primo uso di antidepressivi di 1.8 (IC 95% 1.75-1.84) e quelle che usavano progestinici 2.2 (IC 95% 1.99-2.52). Sei mesi dopo l’inizio di contraccettivi ormonali, il RR dell’uso di antidepressivi saliva a 1.4 (IC 95% 1.34-1.46). Quando il gruppo di riferimento è stato cambiato con quello delle donne che non avevano mai usato contraccettivi ormonali, il RR stimato delle user è aumentato a 1.7 (IC 95% 1.66-1.71). Conclusioni L’uso di contraccettivi ormonali, specie tra le adolescenti, è risultato associato al conseguente uso di antidepressivi e a una prima diagnosi di depressione, cosa che suggerisce che la depressione possa essere un possibile effetto avverso dei contraccettivi ormonali. Skovlund CW, Mørch LS, Kessing LV, Lidegaard Ø. Association of Hormonal Contraception With Depression. JAMA Psychiatry. 2016;73(11):1154-1162. doi:10.1001/jamapsychiatry.2016.2387 http://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2552796 - 13/12/2016
- Effetti cardiovascolari del Liraglutide in pazienti con diabete di tipo 2 Un trial randomizzato in doppio cieco. L’effetto cardiovascolare del liraglutide, un analogo del glucagone-like peptide-1 (GLP-1), quando aggiunto alla terapia standard in pazienti con diabete di tipo 2, rimane sconosciuto. Metodi In uno studio in doppio cieco, sono stati randomizzati pazienti con diabete di tipo 2 e ad alto rischio cardiovascolare per ricevere liraglutide o placebo. L’end point primario composito nell’analisi time-to-event era: morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale. L’ipotesi primaria era che il liraglutide fosse non inferiore al placebo, per quanto riguarda l’endpoint primario, con un margine di 1,30 per il limite superiore dell’intervallo di confidenza al 95% del rapporto di rischio. Non è stato fatto nessun aggiustamento per la molteplicità dei risultati prespecificati. Risultati In totale, sono stati randomizzati 9.340 pazienti. Il follow-up medio era di 3.8 anni. L’esito primario si è verificato in un numero significativamente inferiore di pazienti, nel gruppo liraglutide (608 su 4.668 pazienti = 13,0%) rispetto al gruppo placebo (694 su 4.672 = 14,9%) (hazard ratio, 0.87; IC 95% 0,78-0,97; p <0.001 per la non inferiorità; P = 0.01 per la superiorità). Il numero di pazienti morti per cause cardiovascolari nel gruppo liraglutide è risultato inferiore a quello del gruppo placebo (219= 4,7% vs 278 = 6,0%) (hazard ratio, 0.78; IC 95% 0,66-0,93; P = 0,007). Il tasso di morte per qualsiasi causa è risultato più basso nel gruppo liraglutide (381 = 8,2%) rispetto al gruppo placebo (447 = 9,6%) (hazard ratio, 0.85; IC 95% 74-,97; P = 0,02). I tassi di infarto miocardico non fatale, ictus non fatale e ospedalizzazione per insufficienza cardiaca non sono stati significativamente più bassi nel gruppo liraglutide rispetto al gruppo placebo. Gli eventi avversi più comuni, che hanno portato alla sospensione del liraglutide sono stati quelli gastrointestinali. L’incidenza della pancreatite non è stata significativamente più bassa nel gruppo liraglutide rispetto al gruppo placebo. Conclusioni Nell’analisi time-to-event, il tasso della prima occorrenza di morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale tra i pazienti con diabete mellito tipo 2 è risultato inferiore con liraglutide rispetto al placebo. Finanziato da Novo Nordisk e National Institutes of Health; LEADER ClinicalTrials.gov number, NCT01179048. Liraglutide and Cardiovascular Outcomes in Type 2 Diabetes. Marso SP, Daniels GH, Brown-Frandsen K, Kristensen P, Mann JF, Nauck MA, Nissen SE, Pocock S, Poulter NR, Ravn LS, Steinberg WM, Stockner M, Zinman B, Bergenstal RM, Buse JB; LEADER Steering Committee.; LEADER Trial Investigators. N Engl J Med. 2016 Jul 28;375(4):311-22. doi: 10.1056/NEJMoa1603827. http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1603827 - 06/12/2016
- Olumiant riduce l’infiammazione e altri sintomi Un nuovo trattamento orale per l’artrite reumatoide sta per essere autorizzato in Europa. Il Comitato dell’EMA per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use CHMP) ha raccomandato la concessione dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) nell’Unione Europea (UE) ad Olumiant (baricitinib), per il trattamento di pazienti adulti affetti da artrite reumatoide da moderata a grave. La Commissione concederà l’AIC, sulla base del parere favorevole espresso dal Comitato, dopodiché ogni singolo Paese adotterà la propria politica riguardo a prezzo e rimborsabilità, anche in considerazione del potenziale ruolo che il farmaco potrà svolgere nel contesto di quel determinato Sistema Sanitario Nazionale. Olumiant viene assunto per via orale e può essere utilizzato da solo o in combinazione con metotressato. Dovrà essere utilizzato per il trattamento di pazienti che non hanno risposto in modo adeguato, o che non tollerano, uno o più farmaci antireumatici modificanti la malattia (Disease-Modifying Antirheumatic Drug DMARD). L’artrite reumatoide è una malattia del sistema immunitario, che causa infiammazione e danni alle articolazioni. Colpisce tra lo 0,5% e l’1% della popolazione dell’UE. I pazienti affetti da artrite reumatoide da moderata a grave hanno un’infiammazione cronica che causa stanchezza, dolore e rigidità articolare. Mentre i sintomi sono reversibili con un trattamento adeguato, il danno articolare e la disabilità associata sono permanenti. I pazienti con artrite reumatoide sono trattati con farmaci chiamati DMARD, più comunemente il metotrexato trattamento orale, da solo o in combinazione con un altro DMARD che è somministrato per iniezione o infusione. Tuttavia, anche con i trattamenti più efficaci a disposizione, oltre la metà dei pazienti non risponde in modo soddisfacente. Pertanto, sono necessarie nuove opzioni di trattamento. Olumiant agisce bloccando l’azione di enzimi noti come Janus chinasi (JAK), che svolgono un ruolo importante nel sistema immunitario e nel determinare l’infiammazione, che si verifica nell’artrite reumatoide. Bloccando questi enzimi, Olumiant dovrebbe ridurre l’infiammazione e altri sintomi della malattia. Sarebbe il primo JAK inibitore ad essere utilizzato nel trattamento dell’artrite reumatoide nell’UE ed ha una diversa modalità di azione, rispetto ai farmaci attualmente disponibili. La raccomandazione del CHMP si basa sui risultati di quattro studi clinici controllati e randomizzati, condotti su 3.100 adulti con artrite reumatoide attiva da moderata a grave. Uno studio ha confrontato Olumiant al metotressato, un altro ad adalimumab e due al placebo. Nel complesso, Olumiant è risultato più efficace di metotressato e adalimumabnel, nel ridurre la progressione della malattia, in pazienti con artrite reumatoide da moderata a grave. Il mantenimento dell’efficacia è stato dimostrato in studi clinici di 52 settimane. Olumiant ha dimostrato l’efficacia in pazienti che non avevano risposto a DMARD biologici, così come in pazienti che non erano mai stati trattati in precedenza. I più comuni effetti collaterali sono stati l’innalzamento della lipidemia, infiammazioni delle vie respiratorie superiori e nausea. http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2016/12/news_detail_002667.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 06/12/2016
- Sicurezza ed efficacia del diclofenac a basso dosaggio per il trattamento del dolore acuto I risultati di uno studio condotto presso l’UOC di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli. Il Diclofenac è il farmaco non steroideo anti-infiammatori più ampiamente prescritto in tutto il mondo. I dati raccolti negli ultimi 10 anni hanno segnalato un rischio cardiovascolare, associato all’uso di diclofenac, dose-dipendente e crescente con la durata dell’uso, sostenendo l’evidenza di una stretta associazione con il grado di inibizione della COX-2 ottenuto in vivo. Tuttavia, non è stato definito il rischio cardiovascolare associato alla somministrazione di diclofenac a basso dosaggio e per brevi periodi, infatti, i dati non hanno mostrato un chiaro e forte aumento del rischio a dosi giornaliere di 75 e 50 mg. Per quanto riguarda la durata, non è stata individuata una finestra temporale di sicurezza e alcuni studi hanno riportato un’assenza o un rischio molto basso quando l’esposizione è inferiore ai 30 giorni. Oggi, sono disponibili nuove formulazioni di diclofenac a basso dosaggio, che consentono di ridurre l’esposizione sistemica, il grado di inibizione della COX-2 e, eventualmente, il rischio di insorgenza di eventi cardiovascolari. Questo è il motivo per cui tali nuove formulazioni possono rappresentare il farmaco ideale per la gestione del dolore in un contesto di emergenza. F. Franceschi, L. Saviano, C. Petruzziello, M. Gabrielli, L. Santarelli, L. Capaldi, M. Di Leo, A. Migneco, E. Gilardi, G. Merra, V. Ojetti Safety and efficacy of low doses of diclofenac on acute pain in the emergency setting Eur Rev Med Pharmacol Sci Year: 2016 Vol. 20 – N. 20 Pages: 4401-4408 http://www.europeanreview.org/article/11615 - 05/12/2016
- L’influenza 2016/17 Prevenzione e controllo, le raccomandazioni per la stagione 2016/17. Il protocollo operativo InfluNet. Il monitoraggio delle forme gravi e complicate. Prevenzione e controllo dell’influenza, le raccomandazioni per la stagione 2016/17 Il Ministero della Salute ha pubblicato la Circolare Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2016/17, elaborata dalla Direzione Generale della Prevenzione sanitaria, con le raccomandazioni per la prevenzione dell’influenza attraverso la vaccinazione ed il rapporto sulla sorveglianza epidemiologica e virologica della scorsa stagione. La stagione influenzale 2015/16 ha avuto una bassa incidenza cumulativa: 82/1.000 assistiti; sono stati segnalati 89 casi gravi e 32 decessi da influenza confermata (contro i 485 casi gravi e 160 decessi del 2014/15). Solo il 9,7% dei casi gravi segnalati riferiva di essersi vaccinato contro l’influenza dall’inizio della stagione. Il Ministero raccomanda la tempestiva vaccinazione antinfluenzale di tutti i soggetti di età ≥ 65 anni, dei pazienti a rischio (il cui elenco è contenuto nella circolare) e degli operatori sanitari che sono a contatto diretto con i pazienti e delle donne nel secondo e terzo trimestre di gravidanza. Protocollo operativo InfluNet, stagione influenzale 2016/17 Dal 17 ottobre 2016 al 30 aprile 2017 vengono raccolte le segnalazioni dei casi di sindrome simil influenzale (ILI) della stagione 2016/17, secondo un protocollo, che è uguale a quello della scorsa stagione. Il sistema di monitoraggio settimanale si basa su una rete di medici sentinella costituita da medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera scelta, reclutati dalle Regioni, che segnalano i casi osservati tra i loro assistiti e collaborano con altri medici operanti nel territorio e negli ospedali alla raccolta di campioni biologici per l’identificazione dei virus circolanti. La raccolta e l’elaborazione delle segnalazioni di malattia sono effettuate dai Centri di Riferimento Nazionali: Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Centro Interuniversitario di Ricerca sull’Influenza e le altre Infezioni Trasmissibili (CIRI-IT). Le indagini virologiche sui campioni vengono fatte dai Laboratori della Rete INFLUNET e dal Centro Nazionale per l’Influenza (NIC) dell’ISS. I risultati vengono elaborati e pubblicati settimanalmente sul sito Internet del Ministero della Salute. Il monitoraggio delle forme gravi e complicate E’ attiva anche per la stagione 2016/17 la sorveglianza delle forme gravi e complicate di influenza, le cui condizioni prevedano il ricovero in Unità di terapia intensiva (UTI) e il ricorso alla terapia in ECMO (ExtraCorporeal Membrane Oxygenation – Ossigenazione Extracorporea a Membrana). A tale riguardo la Direzione della prevenzione sanitaria ha pubblicato la Circolare 20 dicembre 2016, che contiene la definizione delle forme gravi e complicate di influenza confermata e le modalità di segnalazione dei casi e invio dei campioni, attraverso una scheda allegata. Per la gestione dei casi gravi di influenza è stata istituita, nel 2009, la Rete nazionale per la gestione della sindrome da insufficienza respiratoria. http://www.salute.gov.it/portale/influenza/homeInfluenza.jsp - 02/12/2016
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su Translarna (Ataluren). Note Informative Importanti su Nexplanon (impianto contenente etonogestrel), Otezla (apremilast) e lenalidomide (Revlimid®). Comunicazione EMA su Translarna (Ataluren) Fonte: AIFA 11/11/2016 Il Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha completato la valutazione scientifica per Translarna (Ataluren) e ha raccomandato che l’autorizzazione all’immissione in commercio condizionata venga rinnovata. Il farmaco è usato per il trattamento di pazienti di età ≥ 5 anni affetti da distrofia. L’approvazione condizionata è utilizzata dall’EMA nell’interesse della salute pubblica, quando il beneficio dell’immediata disponibilità di un farmaco è superiore al rischio inerente al fatto che sono ancora necessari dati aggiuntivi. Le autorizzazioni all’immissione in commercio condizionate sono valide per un anno e possono essere rinnovate o convertite in autorizzazioni all’immissione in commercio di cinque anni quando i dati aggiuntivi confermano che il rapporto rischio/beneficio del farmaco è positivo. Il CHMP ha chiesto che il titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Translarna conduca un nuovo studio di 18 mesi, randomizzato e controllato con placebo in pazienti con distrofia muscolare di Duchenne, seguito da un periodo di 18 mesi in cui tutti i pazienti saranno passati a Translarna. I risultati dello studio dovrebbero essere disponibili nel primo trimestre del 2021. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-translarna-ataluren-11112016 Nota Informativa Importante su Nexplanon (impianto contenente etonogestrel) Fonte: AIFA 10/11/2016 Nuove e importanti informazioni sui possibili rischi e complicanze legate all’inserimento, localizzazione, rimozione e migrazione di Nexplanon, impianto contenente etonogestrel, a seguito di segnalazioni di migrazione dell’impianto dal sito di inserimento. Nexplanon deve essere inserito e rimosso esclusivamente da operatori sanitari che abbiano completato il training relativo all’uso dell’applicatore e alle tecniche di inserimento e rimozione dell’impianto. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-nexplanon-impianto-contenente-etonogestrel-10112016 Nota Informativa Importante su Otezla (apremilast) Fonte: AIFA 07/11/2016 Sono stati segnalati ideazione e comportamento suicidari, durante gli studi clinici e la sorveglianza post-marketing, in pazienti che assumevano apremilast. Si suggerisce di valutare attentamente il rapporto rischio/beneficio della terapia con apremilast nei pazienti con anamnesi positiva per sintomi psichiatrici o nei pazienti trattati con medicinali che possono causare sintomi psichiatrici. In caso di insorgenza o peggioramento di sintomi psichiatrici o di ideazione o comportamento suicidario, si raccomanda di interrompere il trattamento con apremilast; i pazienti e coloro che li assistono devono informare il medico prescrittore riguardo qualsiasi alterazione del comportamento o dell’umore o a qualsiasi segno di ideazione suicidaria. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-otezla-apremilast-07112016 Nota Informativa Importante su lenalidomide (Revlimid®) Fonte: AIFA 07/11/2016 Nuove e importanti informazioni su casi di riattivazione virale in seguito al trattamento con lenalidomide, in particolare nei pazienti con pregressa infezione da herpes zoster o virus dell’epatite B (HBV). Alcuni casi di riattivazione dell’HBV sono progrediti in insufficienza epatica acuta e hanno portato alla morte. Prima di iniziare il trattamento con lenalidomide dovrebbe essere valutato lo stato del virus dell’epatite B. I pazienti con infezione pregressa devono essere controllati attentamente per rilevare la comparsa di segni e sintomi di riattivazione virale, inclusa infezione da HBV attiva, per l’intera durata della terapia. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-lenalidomide-revlimid%C2%AE-07112016 - 30/11/2016
- Problemi del linguaggio, scolastici o motorii in bambini nati da madri esposte agli SSRI durante la gravidanza Uno studio prospettico di coorte, basato sulla popolazione della Finlandia (1996 al 2010). I disturbi di linguaggio, motorii o i problemi scolastici sono piuttosto comuni nei bambini. Non è chiaro, però, se possano essere correlati all’esposizione materna agli inibitori della ricaptazione della serotonina (serotonin reuptake inhibitors SSRI) durante la gravidanza. Obiettivi Verificare se l’esposizione materna agli SSRI durante la gravidanza sia associata a problemi di linguaggio, motorii o scolastici del figlio, fino alla prima adolescenza. Metodi È stato condotto uno studio prospettico della coorte di nascita, basato sui dati dei registri nazionali della popolazione della Finlandia dal 1996 al 2010. Sono stati inclusi nello studio 845.345 donne in gravidanza e i loro neonati, per i quali erano disponibili i dati relativi all’uso materno di antidepressivi e disturbi psichiatrici depressivi durante la gravidanza. I nati sono stati suddivisi in tre gruppi: 15.596 nel gruppo con madri con diagnosi di depressione e trattate con SSRI durante la gravidanza; 9.537 nel gruppo con madri con diagnosi di depressione, ma non trattate con SSRI durante la gravidanza e 31.207 nel gruppo non esposto agli SSRI e con madri senza una diagnosi di disturbi psichiatrici. Principali esiti e misure: incidenza cumulativa di disturbi del linguaggio, motorii o scolastici dalla nascita ai 14 anni (829, 187 e 285 casi rispettivamente). Tutte le ipotesi sono state formulate e testate prima della raccolta dei dati. Risultati Dei 56.340 neonati inclusi nella coorte finale, 28.684 (50,9%) erano di sesso maschile e 48.782 (86,6%) ≤ 9 anni. L’età media dei bambini al momento della diagnosi era 4,43 (1,67), 3,55 (2,67) e 7,73 (2,38) rispettivamente per i disturbi del linguaggio, motorii e scolastici. I figli di madri che, hanno acquistato SSRI almeno due volte durante la gravidanza hanno avuto un aumento significativo del rischio di disturbi del linguaggio: + 37% rispetto al gruppo non esposto. Il rischio cumulativo di disturbi del linguaggio era 0,0087 nel gruppo esposto contro lo 0,0061 del gruppo non esposto (hazard ratio, 1.37; IC 95% 1,11-1,70; P = .004). C’è stato un aumento significativo del rischio di questi disturbi nei nati dei gruppi esposti, rispetto a quelli del gruppo non esposto. Per i problemi scolastici e motorii, invece, non vi erano differenze trai bambini esposti agli SSRI e quelli non esposti. Conclusioni L’esposizione agli SSRI durante la gravidanza è risultata associata ad un aumento del rischio di disturbi del linguaggio. Questa risultato potrebbe contribuire alla comprensione di correlazioni tra l’assunzione di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina durante la gravidanza SSRI e lo sviluppo del bambino. JAMA Psychiatry. 2016 Nov 1;73(11):1163-1170. doi: 10.1001/jamapsychiatry.2016.2594. Association of Selective Serotonin Reuptake Inhibitor Exposure During Pregnancy With Speech, Scholastic, and Motor Disorders in Offspring. Brown AS, Gyllenberg D, Malm H, McKeague IW, Hinkka-Yli-Salomäki S, Artama M, Gissler M, Cheslack-Postava K, Weissman MM, Gingrich JA, Sourander A. http://jamanetwork.com/journals/jamapsychiatry/article-abstract/2566206 - 28/11/2016
- Effetto dell’idrocortisone sullo sviluppo dello shock settico Un trial clinico randomizzato, condotto in Germania su pazienti con sepsi grave. L’importanza della terapia aggiuntiva con idrocortisone è suggerita dalla Surviving Sepsis Campaign solo in caso di shock settico refrattario. L’efficacia dell’idrocortisone nei pazienti con sepsi grave, senza schock rimane controverso. Obiettivi Determinare se la terapia con idrocortisone nei pazienti con sepsi grave impedisca lo sviluppo di shock settico. Metodi Studio clinico randomizzato in doppio cieco, condotto dal 13 gennaio 2009 al 27 agosto 2013, con un follow-up di 180 giorni fino al 23 febbraio 2014. Il trial è stato eseguito in Germania, in 34 unità di cure intermedie o intensive di università e ospedali di comunità e ha incluso 380 pazienti adulti con sepsi grave, che non erano in stato di shock settico. I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale 1: 1 o a ricevere una infusione continua di 200 mg di idrocortisone per 5 giorni e dosaggi decrescenti fino al giorno 11 (n = 190) oppure a ricevere placebo (n = 190). Principali esiti e misure L’esito primario era lo sviluppo di shock settico entro 14 giorni. Gli esiti secondari erano il tempo fino allo shock settico, la mortalità nel reparto di terapia intensiva o in ospedale, la sopravvivenza fino a 180 giorni e la valutazione di infezioni secondarie, debolezza muscolare e iperglicemia (glicemia> 150 mg / dL). Risultati La popolazione intention-to-treat consisteva di 353 pazienti (64,9% maschi; età media SD, 65.0 [14.4] anni). Lo shock settico si è verificato in 36 dei 170 pazienti (21,2%) nel gruppo idrocortisone e in 39 dei 170 pazienti (22,9%) del gruppo placebo (differenza -1,8%; IC 95% da -10,7% a 7,2%; P =. 70). Non sono state osservate differenze significative tra i gruppi idrocortisone e placebo per tempo fino allo shock settico, mortalità nel reparto di terapia intensiva o in ospedale o mortalità a 28 giorni (15 su 171 pazienti [8,8%] vs 14 dei 170 pazienti [8,2%], rispettivamente; differenza, 0,5%; IC 95% da -5,6% a 6,7%; P = .86), 90 giorni (34 dei 171 pazienti [19,9%] vs 28 dei 168 pazienti [16,7%]; differenza, 3,2%; IC 95% da -5,1% a 11,4%; P = .44) e 180 giorni (45 dei 168 pazienti [ 26,8%] vs 37 dei 167 pazienti [22,2%], rispettivamente; differenza, 4,6%; IC 95% da -4,6% al 13,7%; P = .32). Nel gruppo idrocortisone vs placebo, il 21,5% vs il 16,9% ha avuto infezioni secondarie, il 30,7% vs il 23,8% aveva debolezza muscolare e il 90,9% contro l’81,5% ha avuto iperglicemia. Conclusioni Tra gli adulti con sepsi grave, non in shock settico, l’uso di idrocortisone rispetto al placebo non ha ridotto il rischio di shock settico entro 14 giorni. Questi risultati non supportano l’uso di idrocortisone in questi pazienti. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT00670254 JAMA. 2016 Nov 1;316(17):1775-1785. doi: 10.1001/jama.2016.14799. Effect of Hydrocortisone on Development of Shock Among Patients With Severe Sepsis: The HYPRESS Randomized Clinical Trial. Keh D, Trips E, Marx G, Wirtz SP, Abduljawwad E, Bercker S, Bogatsch H, Briegel J, Engel C, Gerlach H, Goldmann A, Kuhn SO, Hüter L, Meier-Hellmann A, Nierhaus A, Kluge S, Lehmke J, Loeffler M, Oppert M, Resener K, Schädler D, Schuerholz T, Simon P, Weiler N1, Weyland A, Reinhart K, Brunkhorst FM; SepNet–Critical Care Trials Group. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2565176 - 24/11/2016
- Polmonite acquisita in comunità, prima e dopo la prescrizione di inibitori della pompa protonica Uno studio di coorte condotto sul Clinical Practice Research Datalink del Regno Unito (1990-2013). Obiettivi Esaminare il rischio di polmonite acquisita in comunità, prima e dopo la prescrizione di inibitori della pompa protonica (IPP) e valutare se fattori di confondimento non misurati possano spiegare questa associazione. Metodi Design: studio di coorte e serie di casi di auto controllo, che utilizza la banca dati Clinical Practice Research Datalink del Regno Unito, dal 1990 al 2013. Partecipanti: pazienti adulti con una nuova prescrizione IPP, abbinati individualmente a controlli. Principale esito da misurare: l’associazione tra polmonite acquisita in comunità e prescrizione di IPP, stimata in tre modi: col modello multivariata di Cox, che confronta il rischio dei pazienti esposti a IPP con i controlli, corretto per i potenziali confondenti; una serie di casi auto controllata e un’analisi del rapporto percentuale di eventi primari (prior event rate ratio PERR) in un periodo di 12 mesi prima e dopo la prima prescrizione di IPP. Risultati Sono stati esaminati 160.000 nuovi utenti di IPP. La regressione di Cox aggiustata ha mostrato un rischio di polmonite acquisita in comunità di 1.67 (IC 95% 1,55-1,79) volte superiore per i pazienti esposti a IPP rispetto ai controlli. Nel caso di serie di auto controllo, trai 48.451 pazienti esposti a IPP con storia di polmonite acquisita in comunità, il rapporto tra tassi di incidenza era 1,19 (IC 95% 1,14-1,25) nei 30 giorni dopo la prescrizione medica di IPP, ma era più alto nei 30 giorni prima di una prescrizione di IPP (1,92, 1,84-2,00). La regressione Cox per il rapporto del tasso di eventi primari ha mostrato un simile aumento della polmonite acquisita in comunità l’anno prima, piuttosto che l’anno dopo la prescrizione di IPP, in modo tale che l’analisi ha mostrato un minore rischio relativo di polmonite associata all’uso di IPP (rate ratio prima dell’evento 0,91, IC 95% 0,83-0,99). Conclusioni L’associazione tra l’uso di IPP e il rischio di polmonite acquisita in comunità è probabile che sia dovuta solo a fattori confondenti. BMJ 2016;355:i5813 Community acquired pneumonia incidence before and after proton pump inhibitor prescription: population based study Fatmah Othman, Colin J Crooks,, Timothy R Card, http://www.bmj.com/content/355/bmj.i5813 - 23/11/2016
- Reazioni avverse cutanee a farmaco Dieci anni di follow-up in uno studio retrospettivo australiano. Obiettivi Determinare le lacune, nella pratica clinica, per quanto riguarda la documentazione appropriata delle ADR e la comunicazione del rischio ai pazienti con diagnosi di gravi reazioni avverse cutanee a farmaco (CADR). Metodi È stato condotto uno studio retrospettivo di coorte, utilizzando i database ospedalieri per individuare i pazienti ricoverati con diagnosi di CADR dal gennaio 2004 all’agosto 2014. Sono stati esaminati i registri di dimissione dall’ospedale, le segnalazioni di ADR e i registri delle dispensazioni di farmaci, per la documentazione delle ADR. I pazienti ancora in vita in Australia e che avevano dato diponibilità ad essere contattati, sono stati intervistati telefonicamente per determinare la loro comprensione delle raccomandazioni, i tassi di ri-esposizione e le conseguenze a lungo termine. Risultati Sono stati individuati 85 pazienti, con età media di 59 anni (IQR 44-72) e per il 47,1% di sesso maschile. La diagnosi più comune era necrolisi tossica epidermica (TEN) o sindrome di Lyell (49,4%). Dieci pazienti (11,8%) sono deceduti durante il ricovero ospedaliero. Dei 56 pazienti eleggibili, ne sono stati intervistati 38 (67,9%). Il 13% non ha avuto informazioni al momento della dismissione e il 26,3% ha avuto informazioni imprecise sui farmaci implicati. Nessuno dei pazienti intervistati ha avuto una ricaduta di CADR, ma il 23,7% ha avuto una successiva reazione avversa non correlata. Tredici pazienti (34,2%) hanno riportato effetti a lungo termine. Conclusioni Valutando la precisione della documentazione delle ADR e la comunicazione del rischio alla dimissione, gli autori hanno rilevato carenze, che comportavano rischi per la sicurezza del paziente. Si stanno, ora, sviluppando sistemi elettronici per migliorare la documentazione e, al momento della dimissione, si stanno fornendo informazioni scritte sulle reazioni avverse cutanee a farmaco, al fine di migliorare la comprensione e la conoscenza da parte del paziente. More than skin deep. Ten year follow-up of delayed cutaneous adverse drug reactions (CADR) Linda Velta Graudins, Jenny Ly, Jason Trubiano, Ar Kar Aung DOI:10.1111/bcp.13030 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.13030/abstract - 21/11/2016
- World Antiobiotic Awareness Week: 2016 campaign toolkit La cassetta degli attrezzi della campagna OMS contro l’antibioticoresistenza. Perché abbiamo bisogno di una campagna mondiale contro l’antibioticoresistenza? La resistenza agli antibiotici è diventata una delle maggiori minacce per la salute pubblica e sta raggiungendo livelli pericolosamente elevati in ogni parte del mondo, compromettendo la nostra capacità di curare le malattie infettive e minando molti progressi della medicina. L’OMS rende disponibile una “cassetta degli attrezzi” progettata per offrire le informazioni utili a sostenere la campagna, nella speranza che possa contribuire ad ispirare e facilitare lo sviluppo di iniziative locali. Obiettivi della campagna: Far in modo che l’antibioticoresistenza sia riconosciuta come un problema mondiale di Sanità pubblica. Aumentare la consapevolezza della necessità di preservare gli antibiotici che abbiamo a diposizione, attraverso un loro uso appropriato. Aumentare il riconoscimento del ruolo che Governi, cittadini, operatori sanitari e professionisti dell’agricoltura umana e animale devono svolgere nella lotta contro la resistenza agli antibiotici. Incoraggiare il cambiamento dei comportamenti e trasmettere il messaggio che le azioni semplici possono fare una grande differenza. Messaggi chiave: 1. Oggi, la resistenza agli antibiotici è uno dei più gravi problemi sanitari, a livello mondiale. Pone una sfida importante per la salute, la sicurezza alimentare, e lo sviluppo. Può colpire chiunque, di qualsiasi età, in qualunque paese. In tutto il mondo, la diffusione di ceppi batterici resistenti riduce l’efficacia del trattamento antibiotico e e aumenta la mortalità. Allo stesso tempo, non sono stati sviluppati nuovi antibiotici in numero sufficiente da poter sostituire i vecchi divenuti sempre più inefficaci. 2 La resistenza agli antibiotici si verifica quando, in risposta all’uso di antibiotici, si selezionano ceppi di batteri resistenti. Questo processo avviene in natura, ma è stato amplificato e accelerato dall’uso scorretto e dall’abuso di antibiotici. L’attuale crisi globale di resistenza agli antibiotici è il risultato di numerosi fattori: I. l’eccessiva prescrizione e dispensazione di antibiotici II. L’uso scorretto e l’abuso di antibiotici da parte dei pazienti III. L’uso eccessivo e improprio di antibiotici negli allevamenti di bestiame, in piscicoltura e in agricoltura IV. La mancanza di nuovi antibiotici in fase di sviluppo V. Lo scarso controllo delle infezioni ospedaliere e negli allevamenti VI. La scarsità di servizi igienici e del corretto smaltimento delle acque reflue 3. Senza un’azione urgente, il mondo si troverà in un’era post-antibiotici, in cui anche infezioni comuni, che sono state curate per decenni potranno tornare ad uccidere. 4. Senza antibiotici efficaci, una lista crescente di malattie, come la polmonite o la tubercolosi, sta diventando sempre più difficile da trattare. L’accesso agli antibiotici efficaci è essenziale anche per proteggere la salute degli animali, così come per migliorare la sicurezza alimentare. 5. Gli antibiotici sono una risorsa preziosa che non può essere data per scontata: hanno permesso di curare molte malattie gravi e salvare milioni di vite. È necessario un cambiamento di comportamento in tutto il mondo, per preservare l’efficacia degli antibiotici. 6. Non è troppo tardi per ridurre l’impatto della resistenza agli antibiotici. Tutti noi possiamo svolgere un ruolo per preservare l’efficacia degli antibiotici nel prevenire la diffusione di infezioni, cambiando il modo in cui prescriviamo e utilizziamo questi farmaci. L’OMS chiama all’azione diversi pubblici chiave e le autorità nazionale e rende disponibile il materiale per la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e chiede di condividere eventuali iniziative locali (WHO: waaw@who.int ). http://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/Toolkit2016.pdf?ua=1 http://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/2016-campaign-toolkit/en/ - 18/11/2016
- Resistenza agli antibiotici: equivoci e idee sbagliate diffusi tra la popolazione mondiale Un’indagine condotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in dodici paesi. Un’indagine, condotta dall’OMS in dodici paesi, evidenzia che il pubblico non ha le idee chiare su questa grave minaccia per la salute pubblica e non comprende come si possa evitare che aumenti. La resistenza agli antibiotici si verifica quando si selezionano ceppi batterici resistenti agli antibiotici, usati per trattare le infezioni che provocano. Abuso e uso scorretto possono favorire lo sviluppo di batteri resistenti. L’indagine evidenzia alcune delle pratiche, le lacune nella comprensione e i malintesi, che contribuiscono a questo fenomeno. Quasi i due terzi (64%), delle circa 10.000 persone intervistate in 12 paesi, hanno risposto di sapere che la resistenza agli antibiotici è un problema che potrebbe toccare loro e le loro famiglie, ma non sanno dire in che modo li problema li potrebbe riguardare e cosa si possa fare per affrontarlo. Per esempio, il 64% degli intervistati ritiene che gli antibiotici possano essere utilizzati per il trattamento di raffreddori e influenza, mentre gli antibiotici non sono efficaci contro i virus. Circa un terzo (32%) delle persone intervistate ritiene di poter interrompere l’assunzione di antibiotici quando si sente meglio, piuttosto che completare il ciclo del trattamento prescritto. I risultati del sondaggio sono stati presentati in concomitanza con il lancio della nuova campagna mondiale dell’OMS: “Antibiotici: maneggiare con cura”’, finalizzata a migliorare la comprensione del problema e cambiare il modo in cui vengono utilizzati gli antibiotici. L’indagine multi-paese comprendeva 14 domande sull’uso e la conoscenza degli antibiotici e sull’antibiotico resistenza e utilizzava un mix di interviste online e faccia-a-faccia. È stata condotta in 12 paesi, non ha la pretesa di essere esaustiva, ma servirà ad individuare le principali lacune nella comprensione del problema da parte del pubblico e le idee sbagliate sull’uso degli antibiotici, in modo da permettere all’OMS di ideare campagne più mirate ed efficaci. L’inchiesta ha evidenziato alcune idee sbagliate sugli antibiotici: • Tre quarti (76%) degli intervistati pensa che si abbia resistenza agli antibiotici quando l’organismo diventa resistente agli antibiotici. Al contrario, sono i batteri, e non gli esseri umani o gli animali, a diventare resistenti agli antibiotici e la loro diffusione rende difficile il trattamento delle infezioni. • Due terzi (66%) degli intervistati ritiene che gli individui non siano a rischio di una infezione resistente agli antibiotici se assumono gli antibiotici secondo prescrizione. Quasi la metà (44%) delle persone intervistate pensa che la resistenza agli antibiotici sia un problema solo per chi assume regolarmente antibiotici, mentre chiunque, di qualsiasi età e in qualsiasi paese può avere un’infezione antibiotico-resistente. • Più della metà (57%) degli intervistati ritiene che ci sia poco da fare per fermare la resistenza agli antibiotici, mentre quasi due terzi (64%) ritengono che gli esperti medici risolveranno il problema prima che diventi troppo grave. Un altro risultato chiave del sondaggio è che quasi tre quarti (73%) degli intervistati dicono che gli allevatori dovrebbero dare un minor numero di antibiotici agli animali. Per risolvere questo problema crescente, è stato approvato un piano d’azione globale per combattere l’antibioticoresistenza, durante l’Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2015. Uno dei 5 obiettivi del piano è quello di migliorare la conoscenza e la comprensione della resistenza agli antibiotici attraverso attività di formazione e una comunicazione efficace. http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2015/antibiotic-resistance/en/ - 16/11/2016
- World Antibiotic Awareness Week 2016 La settimana mondiale di sensibilizzazione sull’antibioticoresistenza (14-20 novembre 2016). La 68° Assemblea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel maggio 2015, ha approvato un piano d’azione globale per affrontare il crescente problema della resistenza agli antibiotici e altri farmaci antimicrobici, con l’obiettivo primario di migliorare la conoscenza e la comprensione dell’antibioticoresistenza attraverso programmi efficaci di comunicazione, educazione e formazione. In quest’ottica, la World Antibiotic Awareness Week mira ad aumentare la consapevolezza del problema mondiale della resistenza agli antibiotici e vuole incoraggiare le buone pratiche tra il grande pubblico, gli operatori sanitari e i responsabili delle politiche, per arginare il fenomeno. Lo slogan della campagna, “Antibiotici: Maneggiare con cura”, riflette il messaggio generale che gli antibiotici sono una risorsa preziosa e devono essere conservati. Essi dovrebbero essere utilizzati per trattare le infezioni batteriche, solo se prescritti dal medico. Gli antibiotici non devono mai essere condivisi o conservati per il futuro. L’OMS incoraggia tutti gli Stati membri, le organizzazioni e i professionisti sanitari, gli studenti e il pubblico a partecipare a questa campagna per contribuire ad aumentare la consapevolezza della resistenza agli antibiotici. A tal fine, rende disponibili le risorse per sostenere le campagne locali. http://www.who.int/antimicrobial-resistance/events/world-antibiotic-awareness-week-2016/en/ http://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/en/ http://www.who.int/campaigns/world-antibiotic-awareness-week/infographics/en/ - 14/11/2016
- Ritiro post-marketing di 462 prodotti medicinali a causa di reazioni avverse a farmaco Una revisione sistematica della letteratura. Finora, non erano stati condotti studi sui modelli di ritiro post-marketing di medicinali ai quali sono state attribuite reazioni avverse (ADR). Gli autori di questo lavoro hanno individuato i medicinali ritirati a causa di ADR, hanno esaminato le prove a sostegno ed esplorato i modelli di ritiro dal mercato nei vari paesi. Metodi La ricerca è stata condotta su PubMed, Google Scholar, il database dei farmaci dell’OMS, i siti web delle autorità regolatorie e libri di testo. Sono stati inclusi i medicinali ritirati tra il 1950 e il 2014 e sono stati valutati i livelli di evidenza utilizzati nel prendere la decisione del ritiro utilizzando i criteri dell’Oxford Centre for Evidence Based Medicine. Risultati Sono stati individuati 462 medicinali ritirati dal mercato, la causa più comune è risultata essere l’epatotossicità. Le prove a sostegno, nel 72% dei casi, erano costituite da rapporti aneddotici. Solo 43 (9,34%) farmaci sono stati ritirati in tutto il mondo e 179 (39%) sono stati ritirati in un solo paese. Il ritiro è risultato significativamente meno probabile in Africa che negli altri continenti. L’intervallo medio tra la prima reazione avversa segnalata e l’anno del primo ritiro era di 6 anni (IQR, 1-15) e l’intervallo non si accorciava significativamente nel corso del tempo. Conclusioni Sono risultate discrepanze nei modelli di ritiro dal mercato dei medicinali sospettati di causare ADR e i ritiri non sono risultati coerenti nei diversi paesi. Un maggiore coordinamento tra le autorità regolatorie e una maggiore trasparenza nelle segnalazioni delle sospette reazioni avverse a farmaco potrebbe contribuire a migliorare i processi decisionali. BMC Med. 2016; 14: 10. Published online 2016 Feb 4. doi: 10.1186/s12916-016-0553-2 PMCID: PMC4740994 Post-marketing withdrawal of 462 medicinal products because of adverse drug reactions: a systematic review of the world literature Igho J. Onakpoya,corresponding author Carl J. Heneghan, and Jeffrey K. Aronson https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4740994/ - 09/11/2016
- EU-wide awareness campaign La campagna europea di sensibilizzazione alla segnalazione di sospette Reazioni Avverse a Farmaco (ADR). SCOPE (Strengthening Collaboration for Operating Pharmacovigilance in Europe), il progetto di azione comune europea per la Farmacovigilanza, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulle reazioni avverse a farmaco e l’importanza della loro segnalazione ai sistemi nazionali di Farmacovigilanza. Aderiscono 22 paesi europei, tra cui l’Italia con l’Agenzia Italiana del Farmaco. La campagna si svolge sui social media, è rivolta principalmente ai cittadini, ma anche agli operatori sanitari e utilizza un breve e semplice video, che veicola questo messaggio: · i medicinali sono sicuri ed efficaci, ma alcune persone possono sperimentare effetti collaterali · il foglietto illustrativo elenca le reazioni avverse note · è importante segnalare ogni sospetta reazione avversa · cittadini e professionisti sanitari possono segnalare le reazioni avverse online (in Italia, è possibile sulla piattaforma Vigifarmaco dell’AIFA https://www.vigifarmaco.it/ ) · molte reazioni avverse non sono segnalate · le segnalazioni sono analizzate dalle Agenzie regolatorie · possono portare ad aggiungere avvertenze sulle confezioni e nei foglietti illustrativi · la segnalazione è utile anche per gli altri pazienti · segnalare le sospette reazioni avverse rende i farmaci più sicuri · hai avuto una sospetta reazione avversa? · leggi il foglietto illustrativo · parlane con un professionista sanitario · segnala http://www.scopejointaction.eu/news/eu-wide-awareness-campaign/ http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-aderisce-campagna-europea-incentivare-le-segnalazioni-dei-sospetti-effetti-indesiderati - 08/11/2016
- Corso ECM Vaccini e Vaccinovigilanza Venerdì 11 novembre 2016 Aula Magna Boscolo Cittadella Universitaria di Monserrato – Cagliari. I dati 2015 confermano il preoccupante calo della copertura vaccinale in atto da anni, in Italia e nel mondo occidentale. Fenomeno che è, in buona parte, conseguenza della diffusione di informazioni allarmanti e falsi miti senza basi scientifiche, che minano la fiducia dei cittadini (e, talvolta, degli stessi operatori sanitari) nelle vaccinazioni. Date queste premesse, il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna ha organizzato il Corso ECM Vaccini e Vaccinovigilanza, che si terrà venerdì 11 novembre 2016 nell’Aula Magna Boscolo della Cittadella Universitaria di Monserrato – Cagliari, dalle 9 alle 18.30. L’iniziativa intende essere uno spazio di riflessione e confronto, dove sono forniti dati e informazioni scientificamente corretti per un’azione a sostegno dei vaccini, che sono uno degli strumenti più efficaci di cui disponiamo per combattere le malattie infettive, ridurre la mortalità e allungare l’aspettativa di vita, a tutela della salute pubblica. Il corso è gratuito e rivolto a medici, farmacisti e infermieri (entro un massimo di 100 partecipanti), nonché studenti e specializzandi delle Università di Cagliari e Sassari e garantisce 12 crediti ECM. Interverranno, fra gli altri, Maria Del Zompo, Magnifico Rettore Università degli Studi di Cagliari; Donatella Garau, dell’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale, Responsabile Regionale di Farmacovigilanza per la Sardegna; Alessandra Pani, Professore associato di Microbiologia dell’Università degli Studi di Cagliari; Paolo Giuseppino Castiglia, Professore ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Sassari; Giorgio Carlo Steri, Direttore del Servizio Igiene Epidemiologia e Sanità Pubblica della ASL di Cagliari e Giuseppe Masnata , Responsabile della Struttura Semplice di Urologia ed Urodinamica Pediatrica dell’Azienda Ospedaliera G. Brotzu Cagliari. La registrazione è possibile dalle 08.15 alle 08.45. Iscrizioni on-line: http://providerecm.sardegnasalute.it/ Programma Locandina - 31/10/2016
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci Nota Informativa Importante su Blincyto (blinatumomab). Comunicazioni EMA su Keppra soluzione orale e sui medicinali a base di metformina. Nota Informativa Importante su Blincyto (blinatumomab) Fonte: AIFA 28/10/2016 In studi clinici e nel post-marketing, si sono verificati casi di pancreatite (alcuni pericolosi per la vita o fatali) in pazienti trattati con Blincyto, farmaco non ancora in commercio in Italia. Una terapia corticosteroidea ad alto dosaggio può aver contribuito, in alcuni casi, alla pancreatite. I pazienti devono essere attentamente monitorati per segni e sintomi di pancreatite, attraverso esami clinici, di laboratorio (per la valutazione dell’amilasi sierica e della lipasi sierica) ed esami strumentali a immagini dell’addome. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-blincyto-blinatumomab-28102016 Comunicazione EMA sui medicinali a base di metformina Fonte: AIFA 14/10/2016 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso la rivalutazione dei medicinali a base di metformina, iniziata a gennaio 2016. Questi possono ora essere utilizzati in pazienti in trattamento per il diabete di tipo 2, che hanno una funzionalità renale moderatamente ridotta. Le informazioni sul prodotto di tali medicinali saranno aggiornate per rivedere l’attuale controindicazione nei pazienti con moderata riduzione della funzionalità renale, e fornire informazioni in merito alle dosi, al monitoraggio e alle precauzioni da adottare in tali pazienti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-metformina-14102016 Comunicazione EMA su Keppra soluzione orale Fonte: AIFA 14/10/2016 Keppra (levetiracetam) è un medicinale utilizzato per trattare l’epilessia negli adulti e nei bambini. Poiché sono stati segnalati casi di sovradosaggio accidentale con il levetiracetam soluzione orale in bambini di età compresa fra i 6 mesi e gli 11 anni, l’EMA raccomanda di utilizzare solo la siringa fornita con la confezione, per preparare la dose di Keppra. Nei bambini, la dose dipende dal peso corporeo e dall’età e la soluzione orale è la formulazione preferibile per il trattamento al di sotto dei 6 anni di età. Il medicinale è disponibile in soluzione da 100 mg/ml in confezioni sia da 150 che da 300 ml con siringhe da 1,3 o 10 ml. Le varie confezioni ed etichette del medicinale saranno colorate diversamente e indicheranno in maniera chiara il volume della bottiglia, il volume della siringa dosatrice e l’intervallo di età del bambino in cui il medicinale deve essere utilizzato. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-keppra-soluzione-orale-14102016 - 31/10/2016
- Lettera aperta del Presidente Ricciardi al Procuratore della Repubblica Pignatone Pubblichiamo la lettera aperta del Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Walter Ricciardi al Procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone, relativa ai rischi connessi al preoccupante calo della copertura vaccinale, con particolare riguardo al morbillo. ISS 31/10/2016 Dott. Giuseppe Pignatone Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma Via Golametto, 12, 00195 Roma Signor Procuratore, Le chiedo preliminarmente scusa per rivolgermi al Suo Ufficio in modo non convenzionale, ma non volendo disturbare Lei ed i Suoi collaboratori dagli importanti impegni preferisco utilizzare il formato della lettera aperta, anche per l’irritualità delle modalità con cui nei giorni scorsi un’associazione denominata Codacons ha emesso un comunicato stampa in cui, dopo aver criticato il Presidente della Repubblica per essersi pronunciato in modo inequivocabile a favore delle vaccinazioni e contro i propalatori di notizie antiscientifiche che abusino della credulità popolare e pongano a serio rischio la salute dei cittadini, preannuncia una class action, un ricorso al Tar ed un esposto nei miei confronti alla Procura da Lei diretta per procurato allarme. Quest’ultimo per aver io detto che il calo delle vaccinazioni, in particolare quella contro il morbillo, avrebbe provocato un numero elevato di casi, alcuni di questi complicati e potenzialmente letali per i bambini non vaccinati. Queste affermazioni, da me effettivamente fatte, sono radicate in rigorose analisi epidemiologiche che l’Istituto Superiore di Sanità, che ho l’onore di presiedere, svolge dal 1934 con l’esclusivo scopo di tutelare la salute dei cittadini italiani, quale organo tecnico-scientifico del Servizio Sanitario Nazionale. Nel documento che Le allego troverà l’ultima nostra analisi, datata 26 ottobre 2016, in cui tracciamo lo scenario alla luce delle attuali coperture vaccinali. Come potrà osservare, sulla base dei dati di copertura vaccinale a 24 mesi di età (I dose) dal 2008 al 2015, pubblicati sul sito del Ministero della Salute, è stato possibile calcolare il numero di suscettibili al morbillo nella fascia di età 2-9 anni. E’ stato stimato un accumulo di bambini suscettibili al morbillo nell’intero periodo pari a circa 670.000 bambini di età compresa fra 2 e 9 anni, che corrisponde al 15,3% dei circa 4.400.000 nuovi nati dal 2008 al 2015. Ciò considerato, le attuali coperture vaccinali determinano l’accumulo medio di circa 84.000 nuovi soggetti suscettibili ogni anno e questo aumenta il rischio di epidemie sul territorio nazionale, soprattutto nelle regioni che per più tempo hanno avuto livelli di copertura vaccinale bassi. Oltre ai bambini piccoli, non va dimenticato che rimangono delle sacche di suscettibili anche nei bambini più grandi e nella popolazione più adulta, soprattutto adolescenti e giovani adulti, questi ultimi stimati in un numero pari a circa 1.500.000. Recenti epidemie in Italia hanno infatti coinvolto maggiormente la popolazione adulta, inclusi gli operatori sanitari. Va ricordato che il morbillo è altamente contagioso (R0 14-18) e che epidemie di morbillo si possono verificare quando meno del 10% della popolazione è suscettibile alla malattia. Inoltre il 30-40% circa dei casi di morbillo presenta una o più complicanze. La frequenza stimata delle principali complicanze è di 1 caso di diarrea ogni 12 bambini malati, 1 caso di otite ogni 14, 1 caso di polmonite ogni 20, 2 casi di morti ogni 1.000 bambini malati. In Italia, dall’inizio del 2008 ad agosto 2016, sono stati segnalati 19.119 casi di morbillo in tutte le fasce di età. L’informazione sull’esito della malattia è noto solo per 6.039 casi e tra questi sono stati registrati 2 decessi in seguito alle complicanze della malattia, nel 2008 in Piemonte e nel 2011 in Lombardia (Fonte: Sistema di Sorveglianza Integrato del Morbillo e della Rosolia, ISS-CNESPS). Questi dati sono quindi ampiamente sottostimati. Va ricordato che l’Italia, insieme all’Ufficio Regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO Regional Office for Europe), è impegnata, attraverso il Piano di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015, ad adottare strategie vaccinali per raggiungere l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita. Tuttavia, il nostro Paese è uno dei 18 Paesi (di 53) della Regione Europea (e uno degli 8 Paesi EU/EEA) dove la trasmissione endemica del morbillo non è stata ancora interrotta (dati WHO Regional Office for Europe 2016, relativi all’anno 2014). Nel frattempo, grazie a intense campagne vaccinali tutta la Regione americana è stata dichiarata recentemente libera dal morbillo. Nella Tabella sotto allegata vengono riportati il numero di casi per anno e le complicanze più severe suddivisi in tre periodi con differenti coperture vaccinali. Il numero di casi evitati e la riduzione delle ospedalizzazioni si può stimare dalla differenza tra i vari periodi. La tabella evidenzia come il passaggio da coperture comprese tra il 75 e l’85% a coperture di 85-90% abbia permesso di evitare più di 23.000 casi e circa 7.000 ricoveri. Spero, con questa analisi, che troverà approfondita nei suoi dettagli anche metodologici nel documento allegato, di averLe rappresentato la drammaticità della situazione ed anche il perché, dopo le prese di posizione decise di tutte le Società Scientifiche italiane, della Federazione di tutti gli Ordini dei Medici, di tutti i cittadini onesti e informati (alcuni purtroppo solo dopo aver pagato caramente i consigli dati da cattivi consiglieri) e di tutte le più importanti istituzioni governative e parlamentari, è importante avere anche la Magistratura al fianco dei medici e degli scienziati per contrastare chi per diversi e spesso turpi motivi abusa della credulità popolare, esponendola a rischi gravissimi per sé e per le persone care, spesso bambini ed anziani, non in grado di decidere da soli e che stanno pagando, ammalandosi o in alcuni casi perdendo la vita, le scelte sciagurate di chi è disinformato o in alcuni casi letteralmente esortato a fare scelte sbagliate. Sono naturalmente a Sua completa disposizione per ogni ulteriore approfondimento. Con tutta la mia stima Le rivolgo distinti saluti. Walter Ricciardi Allegati Lettera aperta (con tabella) Il morbillo in Italia http://www.iss.it/pres/?lang=1&id=1698&tipo=6 - 31/10/2016
- Il morbillo e la vaccinazione contro il morbillo Una review. Il morbillo è un’infezione virale altamente contagiosa e con gravi complicazioni. È ancora endemico in alcuni paesi e si sono avute epidemie di morbillo anche in paesi nei quali si ritiene che sia stato debellato, come gli Stati Uniti ed i Paesi Bassi. Gli operatori sanitari giocano un ruolo importante nella vaccinazione, nella diagnosi e nella gestione dei casi acuti di morbillo e nel prevenirne la diffusione durante le epidemie. Obiettivi Fornire una panoramica sul morbillo e la vaccinazione, rivolta agli operatori sanitari. Metodi Sono stati presi in esame gli articoli di MEDLINE e PubMed dal 1 ° gennaio 1980 al 30 aprile 2016 e le banche dati del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) e dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Risultati Sono stati inclusi sette revisioni sistematiche, 15 recensioni, 15 studi osservazionali, 1 studio qualitativo, 5 rapporti epidemiologici e 2 libri, oltre ai dati, position paper e statement dell’OMS e del CDC. Il contagio del morbillo avviene per via aerea (attraverso la saliva o le secrezioni nasali) o il contatto diretto. La diagnosi si basa sul riconoscimento del quadro clinico e può essere confermata con i risultati dei test di laboratorio, come i test sierologici o la reazione a catena della polimerasi. Il morbillo provoca soppressione immunitaria per settimane o mesi. Le complicazioni del morbillo sono frequenti e possono essere gravi. Non esiste un trattamento antivirale specifico per il morbillo; il trattamento con vitamina A è raccomandato per i bambini più piccoli per ridurre la mortalità da morbillo. La vaccinazione contro il morbillo è efficace, conveniente e sicura. Non vi è alcun legame tra la vaccinazione contro il morbillo e l’autismo. Il morbillo può essere eradicato; per raggiungere questo risultato è necessaria una copertura del 93-95% con 2 dosi di vaccino. Anche in paesi con alti tassi di vaccinazione contro il morbillo si possono verificare focolai dovuti a casi importati, che si diffondono in gruppi di individui non immuni al virus del morbillo e la trasmissione endemica può essere ristabilita se i tassi di vaccinazione scendono al di sotto della soglia di eliminazione. Conclusioni Il morbillo rimane di grande importanza clinica. Gli operatori sanitari dovrebbero essere in grado di diagnosticare e gestire un caso acuto e assistere nella prevenzione della diffusione della malattia durante un’epidemia. Gli operatori sanitari svolgono un ruolo importante nella diffusione della vaccinazione contro il morbillo attraverso la creazione di rapporti di fiducia con i genitori, offrendo la vaccinazione secondo il calendario previsto e chiarendo ai genitori i dubbi che li preoccupano riguardo la vaccinazione. Bester JC. Measles and Measles Vaccination A Review. JAMA Pediatr. Published online October 03, 2016. doi:10.1001/jamapediatrics.2016.1787 http://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2555881 - 31/10/2016
- Global Report on Access to Hepatitis C Treatment: Focus on Overcoming Barriers L’OMS ha pubblicato il primo rapporto mondiale sull’uso degli antivirali ad azione diretta per l’epatite C. Il rapporto fornisce le informazioni di cui i paesi e le autorità sanitarie hanno bisogno per individuare il trattamento anti HCV più appropriato e a prezzi accessibili. Il documento illustra l’esperienza di diversi paesi pionieri, per dimostrare come gli ostacoli di accesso al trattamento possano essere superati. Il lavoro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fornisce anche informazioni sulla produzione mondiale dei nuovi farmaci per l’epatite C e gli equivalenti: dove sono registrati, dove sono coperti da brevetto e dove no e quali opportunità hanno i paesi, nel quadro degli accordi di licenza firmati da alcune aziende, come pure informazioni sul prezzo corrente di tutti i farmaci antivirali ad azione diretta, compresi quelli equivalenti, in tutto il mondo. Oltre un milione di persone nei paesi a reddito medio e basso sono state trattate con i nuovi farmaci per l’epatite C, dalla loro introduzione due anni fa. Quando gli antivirali ad azione diretta sono stati approvati per il trattamento dell’epatite C nel 2013, ci sono stati diffusi timori che il loro prezzo elevato li avrebbe posti fuori dalla portata di oltre 80 milioni di persone con epatite cronica C in tutto il mondo. I nuovi farmaci hanno un tasso di guarigione superiore al 95%, meno effetti collaterali rispetto alle terapie precedentemente disponibili e possono curare completamente la malattia entro tre mesi. Ma, ad un prezzo iniziale stimato di circa 85.000 US $, erano inaccessibili anche nei paesi ad alto reddito. Grazie ad una serie di strategie di accesso sostenute dall’OMS e altri partner, una serie di paesi a reddito medio e basso, tra cui Argentina, Brasile, Egitto, Georgia, Indonesia, Marocco, Nigeria, Pakistan, Filippine, Romania, Ruanda, Thailandia e Ucraina, stanno iniziando ad ottenere i farmaci. Le strategie includono l’autorizzazione di farmaci generici attraverso accordi di licenza, la produzione locale e la negoziazione dei prezzi. “Massimizzare l’accesso al trattamento salvavita per l’epatite C è una priorità, per l’OMS,” dice Gottfried Hirnschall, Direttore del Dipartimento dell’OMS per il virus HIV ed il programma mondiale per l’epatite. “E ‘incoraggiante vedere i paesi iniziare a fare progressi importanti, tuttavia, la terapia rimane fuori dalla portata della maggior parte delle persone.” Il Rapporto dell’OMS sull’accesso mondiale al trattamento per l’epatite C: focus sul superamento delle barriere (Global Report on Access to Hepatitis C Treatment: Focus on Overcoming Barriers) dimostra come la volontà politica, il sostegno della società civile e la negoziazione dei prezzi possano aiutare ad affrontare l’epatite C, una malattia che uccide quasi 700.000 persone ogni anno e costituisce un serio problema per i sistemi sanitari. “Gli accordi per le licenze e la produzione locale in alcuni paesi sono andati avanti per rendere questi trattamenti più accessibili”, spiega Suzanne Hill, direttore OMS per i farmaci essenziali ed i prodotti sanitari. Ad esempio, il prezzo di un trattamento di tre mesi in Egitto è sceso da 900 US $ nel 2014 a meno di $ 200 nel 2016. “Ma ci sono ancora enormi differenze tra quello, che i diversi paesi pagano. Alcuni paesi a medio reddito, che sopportano il maggior onere nella lotta all’epatite C, continuano a pagare prezzi molto alti. L’OMS sta lavorando su nuovi modelli per fissare i prezzi di questi ed altri farmaci costosi, al fine di aumentare l’accesso a tutti i farmaci essenziali in tutti i paesi “, afferma Hill. Nei paesi a medio reddito, il prezzo per un trattamento di tre mesi con Sofosbuvir e Aclatasvir varia notevolmente: da 9.400 US $ in Brasile fino a 79.900 US $ in Romania. I costi elevati hanno portato al razionamento del trattamento in alcuni paesi, compresi quelli dell’Unione Europea, dove gli accordi sui prezzi non coprono l’intero costo del trattamento di tutta la popolazione colpita. “Il rapporto sull’accesso, i prezzi, i brevetti e la registrazione dei farmaci per l’epatite C contribuirà a creare la massima trasparenza del mercato, necessaria a sostenere gli sforzi dei paesi per aumentare l’accesso agli antivirali ad azione diretta”, afferma Hirnschall. “Speriamo che i paesi potranno aggiornare le loro linee guida per il trattamento dell’epatite, lavorare per rimuovere le barriere all’accesso e rendere questi farmaci prontamente disponibili a tutti, in caso di necessità”. Nel maggio del 2016, durante l’Assemblea Mondiale della Sanità, 194 paesi hanno adottato la Strategia mondiale contro l’epatite virale (Global Health Sector Strategy on Viral Hepatitis), ponendosi l’obiettivo di eliminare l’epatite, come minaccia per la salute pubblica, entro il 2030. La strategia prevede anche l’obiettivo di trattare almeno l’80% dei malati per quella data. L’OMS ha pubblicato le linee guida, che raccomandano l’uso degli antivirali ad azione diretta nel 2014 e nel 2016 e li ha inclusi nella Essential Medicines List, che è compilata per soddisfare le esigenze primarie di assistenza sanitaria delle popolazioni e rendere le medicine necessarie disponibili in ogni momento, in quantità adeguate e ad un prezzo sostenibile per il sistema sanitario e la comunità. WHO, Global Report on Access to Hepatitis C Treatment: Focus on Overcoming Barriers http://www.who.int/hepatitis/publications/hep-c-access-report/en/ http://www.who.int/mediacentre/news/releases/2016/hepatitis-c-medicines/en/ - 28/10/2016
- Il sotto-utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia Position statement della Fondazione Gimbe. La legge 149 del 26 luglio 2005 ha sostituito il termine medicinale “generico” (traduzione di generic medicinal product della direttiva 2001/83/CE) con medicinale “equivalente”. Il DL 219/06, in attuazione della direttiva comunitaria, ha definito il farmaco equivalente come “un medicinale che ha la stessa composizione qualitativa e quantitativa di sostanze attive e la stessa forma farmaceutica del medicinale di riferimento, nonché una bioequivalenza con il medicinale di riferimento dimostrata da studi appropriati di biodisponibilità”. In Italia, i farmaci equivalenti, nonostante la crescita degli ultimi anni, sono ancora sottoutilizzati: nel 2013, costituiscono solo il 19% del mercato farmaceutico totale, in termini di consumi (contro una media OCSE del 48%) e l’11% della spesa (media OCSE 24%). Partendo da questa situazione, la Fondazione Gimbe ha elaborato un Position Statement, che ha l’obiettivo principale di rispondere a cinque domande sui farmaci equivalenti: 1. Quanto è frequente l’uso dei farmaci equivalenti? 2. L’utilizzo di farmaci equivalenti vs farmaci di marca influenza l’aderenza alla terapia? 3. Quali evidenze dimostrano che i farmaci equivalenti sono altrettanto efficaci e sicuri dei farmaci di marca? 4. Quali fattori contribuiscono al sotto-utilizzo dei farmaci equivalenti? 5. Quali strategie attuare per incrementare l’utilizzo dei farmaci equivalenti? Il documento conclude che, nonostante le norme che regolano il processo di approvazione dei farmaci equivalenti siano ormai consolidate, sarebbe opportuno produrre ulteriori evidenze e, successivamente, individuare e sperimentare strategie utili a tradurre queste evidenze in un maggiore utilizzo di farmaci equivalenti da parte di pazienti e professionisti sanitari. A Cartabellotta, C Iacono Il sotto-utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia Evidence 2016;8(10): e1000153 doi: 10.4470/E1000153 http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/504/il-sottoutilizzo-dei-farmaci-equivalenti-in-italia/articolo - 24/10/2016
- Uso di benzodiazepine e rischio di demenza incidente o di declino cognitivo Uno studio di coorte prospettico basato sulla popolazione. Obiettivi Determinare se un maggiore uso cumulativo di benzodiazepine sia associato ad un maggior rischio di demenza o ad un più rapido declino cognitivo. Metodi Disegno: studio prospettico di coorte basato sulla popolazione. Setting: Sistema Sanitario di Seattle, Washington. Partecipanti: 3.434 di età ≥65 senza demenza all’inizio dello studio. Ci sono stati due turni di reclutamento (1994-96 e 2000-03) seguiti da iscrizione continua a partire dal 2004. Principali misure di esito: lo strumento di screening delle capacità cognitive (Cognitive Abilities Screening Instrument CASI) è stato somministrato ogni due anni per valutare la demenza ed è stato usato per esaminare la traiettoria cognitiva. Demenza incidente e malattia di Alzheimer sono state determinate con criteri diagnostici standard. L’esposizione alle benzodiazepine è stata definita dai dati computerizzati relativi al totale delle dosi giornaliere standardizzate (TSDD) erogate nel corso di un periodo di 10 anni (una finestra, che si spostava avanti nel tempo durante il follow-up). L’anno più recente è stato escluso a causa della possibile presenza di sintomi prodromici. Modelli multivariati di rischio proporzionale di Cox sono stati utilizzati per esaminare l’uso di benzodiazepine nel tempo ed il rischio di demenza. Le analisi della traiettoria cognitiva hanno utilizzato modelli di regressione lineare con equazioni di stima generalizzate. Risultati Nel corso di un follow-up medio di 7,3 anni, 797 partecipanti (23,2%) hanno sviluppato demenza, 637 di essi hanno sviluppato il morbo di Alzheimer. Per la demenza, gli hazard ratio associati all’uso cumulativo di benzodiazepine rispetto al non-uso erano 1,25 (IC 95% 1,03-1,51) per 1-30 TSDD; 1.31 (1,00-1,71) per 31-120 TSDD e 1,07 (0,82-1,39) per ≥121 TSDD. I risultati sono stati simili per la malattia di Alzheimer. Un uso superiore di benzodiazepine non è risultato associato ad un più rapido declino cognitivo. Conclusioni Il rischio di demenza è leggermente superiore nelle persone con esposizione minima alle benzodiazepine, ma non con il più alto livello di esposizione. Questi risultati non supportano un’associazione causale tra l’uso di benzodiazepine e la demenza. BMJ 2016;352:i90 Benzodiazepine use and risk of incident dementia or cognitive decline: prospective population based study. Gray SL, Dublin S, Yu O, Walker R, Anderson M, Hubbard RA, Crane PK, Larson EB. http://www.bmj.com/content/352/bmj.i90 - 17/10/2016
- Associazione tra rifiuto del vaccino e malattie prevenibili Una review su morbillo e pertosse negli Stati Uniti. I genitori restii a vaccinare i loro figli ritardano le vaccinazioni di routine o chiedono l’esenzione. I recenti focolai di malattie prevenibili mediante vaccino, negli Stati Uniti, hanno attirato l’attenzione su questo fenomeno. È necessaria una migliore comprensione dell’associazione tra il rifiuto della vaccinazione e l’epidemiologia di queste malattie. Obiettivi Revisionare la letteratura pubblicata per valutare l’associazione tra il ritardo della vaccinazione, il rifiuto o l’esenzione e l’epidemiologia di morbillo e pertosse, due malattie vaccino-prevenibili, con recenti epidemie, negli Stati Uniti. Metodi Sono stati cercati su PubMed (fino al 30 novembre 2015) rapporti su focolai di morbillo verificatisi dopo il 1 gennaio 2000 e su pertosse endemica ed epidemica successivi al punto più basso di incidenza (1 gennaio 1977) e studi, che hanno valutato il rischio di malattia nel contesto di ritardata o mancata vaccinazione. Risultati Sono stati individuati 18 studi pubblicati sul morbillo (9 sintesi annuali e 9 rapporti su focolai), che descrivevano 1.416 casi di morbillo (fascia di età individuale, 2 settimane-84 anni, 178 casi di età inferiore ai 12 mesi) e più della metà (56,8%) non aveva ricevuto la vaccinazione contro il morbillo. Dei 970 casi di morbillo con dati particolareggiati sulla vaccinazione, 574 erano di individui non vaccinati pur essendo vaccino ammissibili e 405 (70,6%) di questi, il 41,8% del totale, aveva avuto esenzioni per motivi non medici (ad esempio, per motivi religiosi o filosofici). Su 32 segnalazioni di epidemie di pertosse, che comprendevano 10.609 individui per i quali era riportato lo stato vaccinale (fascia di età, 10 giorni-87 anni), le 5 epidemie maggiori, estese a tutto lo Stato, hanno avuto proporzioni notevoli: range 24 -45% degli individui non vaccinati o sottovaccinati. Tuttavia, diversi casi di pertosse si sono verificati anche nelle popolazioni vaccinate, cosa che indica un’immunità in calo. Nove rapporti (su 12 focolai) fornivano dati particolareggiati sui non vaccinati; in 8 focolai, dal 59 al 93% dei soggetti non vaccinati non era stato vaccinato intenzionalmente. Conclusioni Un numero elevato dei casi di morbillo, registrati negli Stati Uniti dopo l’eliminazione della malattia, si è verificato in individui intenzionalmente non vaccinati. Il fenomeno del rifiuto del vaccino è risultato associato ad un aumentato rischio di morbillo trai non vaccinati. Per quanto riguarda la pertosse, anche se la ripresa della malattia è stata attribuita ad immunità calante e altri fattori, il rifiuto del vaccino è ancora associato ad un aumentato rischio di pertosse in alcune popolazioni. JAMA. 2016 Mar 15;315(11):1149-58. doi: 10.1001/jama.2016.1353. Association Between Vaccine Refusal and Vaccine-Preventable Diseases in the United States: A Review of Measles and Pertussis. Phadke VK, Bednarczyk RA, Salmon DA, Omer SB. http://jamanetwork.com/journals/jama/article-abstract/2503179 - 14/10/2016
- Effetti dell’aspirina su rischio e gravità di recidiva precoce dopo attacco ischemico transitorio e ictus ischemico Un’analisi temporale di studi randomizzati. L’aspirina è raccomandata per la prevenzione secondaria dopo attacco ischemico transitorio (TIA) o ictus ischemico, sulla base di prove che mostrano una riduzione del 13% del rischio a lungo termine di ictus ricorrente. Tuttavia, il rischio di ictus grave è molto alto solo per i primi giorni dopo un TIA o ictus ischemico minore e gli studi osservazionali della fase acuta mostrano benefici del trattamento farmacologico precoce maggiori di quanto non facciano gli studi a lungo termine. Gli autori hanno ipotizzato che i benefici a breve termine del trattamento precoce con aspirina siano stati sottovalutati. Metodi Gli autori hanno raccolto i dati individuali dei pazienti provenienti da tutti gli studi randomizzati sull’aspirina rispetto ai controlli, nella prevenzione secondaria dopo TIA o ictus ischemico e studiato gli effetti dell’aspirina sul rischio e la gravità dell’ictus ricorrente, stratificati per i seguenti periodi di tempo: meno di 6 settimane, 6 -12 settimane e più di 12 settimane dopo la randomizzazione. Hanno, quindi, confrontato la gravità dei primi ictus ricorrenti trai gruppi di trattamento attraverso l’analisi del punteggio modified Rankin Scale (mRS). Per comprendere i possibili meccanismi d’azione, è stato anche studiato l’andamento temporale dell’interazione tra gli effetti dell’aspirina e del dipiridamolo nella prevenzione secondaria dell’ictus. In un’ulteriore analisi, sono stati raggruppati i dati provenienti da studi su aspirina verso controllo, in cui i pazienti sono stati randomizzati meno di 48 ore dopo l’ictus acuto e stratificati per gravità del deficit neurologico, per stabilire l’andamento temporale precoce dell’effetto dell’aspirina sul rischio di ictus ischemico ricorrente e come questo si differenzi in relazione alla gravità del deficit neurologico basale. Risultati Sono stati raggruppati i dati di 15.778 partecipanti provenienti da 12 studi di aspirina rispetto ai controlli, per la prevenzione secondaria. L’aspirina ha ridotto il rischio a sei settimanedi di ictus ischemico ricorrente di circa il 60% (84 su 8.452 partecipanti del gruppo trattato con aspirina ha avuto un ictus ischemico vs 175 su 7.326; hazard ratio [HR] 0.42, IC 95% 0.32-0.55, p <0.0001) e disabilià o ictus ischemico fatale di circa il 70% (36 su 8.452 vs 110 su 7.326; 0.29, 0.20-0.42, p <0.0001), con grande beneficio osservato in pazienti con TIA o ictus minore (a 0-2 settimane, 2 dei 6.691 partecipanti del gruppo aspirina con TIA o ictus minore hanno avuto un ictus ischemico fatale o invalidante vs 23 su 5.726 del gruppo di controllo, HR 0.07, IC 95 % 0.02-0.31, p = 0.0004; in 0-6 settimane, 14 vs 60 partecipanti, 0.19, 0.11-0.34, p <0.0001). L’effetto dell’aspirina sull’ictus ischemico ricorrente precoce era dovuto in parte ad una sostanziale riduzione della gravità (MRS odds ratio shift analysis [OR] 0.42, 0.26-0.70, p = 0.0007). Questi effetti sono risultati indipendenti da dose, caratteristiche del paziente ed eziologia del TIA o ictus. Qualche ulteriore riduzione del rischio di ictus ischemico si è avuta solo per l’aspirina verso il controllo a 6-12 settimane, ma non c’era alcun beneficio dopo 12 settimane (rischio di ictus OR 0.97, 0.84-1.12, p = 0.67; gravità mRS shift OR 1.00, 0.77-1.29, p = 0.97). Al contrario, il dipiridamolo più aspirina rispetto all’aspirina da sola non ha avuto alcun effetto sul rischio o la gravità dell’ictus ischemico ricorrente entro 12 settimane (OR 0.90, IC 95% 0.65-1.25, p = 0.53; mRS shift OR 0.90, 0.37-1.72, p = 0.99), ma il dipiridamolo ha fatto ridurre il rischio di conseguenze (0.76, 0.63-0.92, p = 0.005), in particolare di disabilità o ictus ischemico fatale (0.64, 0.49-0.84, p = 0.0010). Sono stati raggruppati i dati di 40.531 partecipanti provenienti da tre studi di aspirina rispetto ai controlli, in pazienti con ictus acuto. La riduzione del rischio di ictus ischemico ricorrente a 14 giorni era più evidente nei pazienti con deficit di base meno gravi ed era sostanziale attorno al secondo giorno dopo l’inizio del trattamento (HR 2-3 giorni 0.37, IC 95% 0.25-0.57, p <0.0001). Conclusioni I risultati dello studio confermano il ruolo del trattamento farmacologico, e in particolare dell’aspirina, nel ridurre il rischio di recidiva precoce dopo TIA e ictus minore. Il notevole beneficio precoce da aspirina conferma anche l’utilità di educare all’auto-somministrazione dopo un possibile TIA. L’effetto precedentemente non riconosciuto dell’aspirina sulla gravità dell’ictus precoce ricorrente, il beneficio che diminuisce con l’utilizzo a lungo termine e il decorso temporale che contrasta gli effetti del dipiridamolo hanno implicazioni sulla comprensione dei meccanismi di azione. Lancet. 2016 Jul 23;388(10042):365-75. doi: 10.1016/S0140-6736(16)30468-8. Effects of aspirin on risk and severity of early recurrent stroke after transient ischaemic attack and ischaemic stroke: time-course analysis of randomised trials. Rothwell PM, Algra A, Chen Z, Diener HC, Norrving B, Mehta Z. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(16)30468-8.pdf - 12/10/2016
- La prescrizione di oppioidi per il dolore cronico negli Stati Uniti Le linee guida 2016 del CDC. I medici di assistenza primaria trovano impegnativa la gestione del dolore cronico. Le prove di efficacia a lungo termine degli oppioidi per il dolore cronico sono limitate. L’uso degli oppioidi è associato a gravi rischi, tra cui il disturbo da uso di oppiacei e overdose. Obiettivi Fornire raccomandazioni per la prescrizione di oppiacei, rivolte ai medici di assistenza primaria, che trattano pazienti adulti con dolore cronico, al di fuori del trattamento attivo contro il cancro, delle cure palliative e terminali. Metodi Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha aggiornato una revisione sistematica del 2014 su efficacia e rischi degli oppioidi e ha condotto una revisione supplementare sui rischi e benefici, valori e preferenze, e costi. Il CDC ha utilizzato il metodo GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development, and Evaluation) per valutare il tipo prove e determinare la categoria raccomandazione. Sintesi delle prove Le evidenze provengono da studi osservazionali o studi clinici randomizzati con limitazioni notevoli, caratterizzati da bassa qualità utilizzando la metodologia GRADE. La meta-analisi non è stata tentata a causa del numero limitato di studi, della variabilità nei disegni degli studi e dell’eterogeneità clinica, nonché delle carenze metodologiche. Nessuno studio ha valutato i benefici a lungo termine (≥1 anno) degli oppioidi per il dolore cronico. Gli oppioidi sono risultati associati ad un aumentato rischio, tra cui il disturbo da uso di oppioidi, overdose e morte, con effetto dose-dipendente. Raccomandazioni Ci sono 12 raccomandazioni. Di primaria importanza, gli analgesici non oppioidi sono preferibili per il trattamento del dolore cronico. Gli oppioidi dovrebbero essere utilizzati solo quando sono attesi benefici, che superano i rischi. Prima di iniziare gli oppioidi, i medici dovrebbero stabilire gli obiettivi del trattamento con i pazienti e considerare come gli oppioidi potranno essere interrotti se i benefici non supereranno i rischi. Quando si utilizzano gli oppioidi, i medici dovrebbero prescrivere la dose minima efficace, rivalutare attentamente i benefici e i rischi quando si considera l’aumento del dosaggio a 50 milligrammi equivalenti di morfina o più al giorno e di evitare oppioidi e benzodiazepine concomitanti, quando possibile. I medici dovrebbero valutare con i pazienti i benefici e i rischi della terapia con oppioidi ogni 3 mesi o più frequentemente e rivedere i dati del programma di monitoraggio della prescrizione del farmaco, quando disponibili, per le combinazioni o i dosaggi ad alto rischio. Per i pazienti con disturbo da uso di oppioidi, i medici dovrebbero offrire o organizzare un trattamento basato sulle prove, come quello con buprenorfina o metadone. Conclusioni Le linee guida hanno lo scopo di migliorare la comunicazione sui benefici e i rischi degli oppioidi, migliorare la sicurezza e l’efficacia del trattamento del dolore e ridurre i rischi associati alla terapia a lungo termine con oppioidi. JAMA. 2016 Apr 19;315(15):1624-45. doi: 10.1001/jama.2016.1464. CDC Guideline for Prescribing Opioids for Chronic Pain-United States, 2016. Dowell D, Haegerich TM, Chou R. http://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2503508 - 10/10/2016
- Sindrome di Kounis da antibiotici Una ricerca nei database della Farmacovigilanza. La sindrome di Kounis (KS) è caratterizzata dalla presenza concomitante di una componente anafilattica e una cardiaca. I dati disponibili suggeriscono che gli antibiotici siano spesso associati alla KS. Gli autori hanno, quindi, analizzato i casi di KS associati all’uso di antibiotici nei due più grandi database di Farmacovigilanza. Metodi Nei due database di Farmacovigilanza EudraVigilance e VigiLyze sono stati cercati i casi di segnalazione della reazione avversa “Sindrome Kounis” con un antibiotico come farmaco sospetto, per il periodo dal 1 ° dicembre 2001 al 16 febbraio 2016. Per il principio attivo più riportato, è stato calcolato il rapporto proporzionale di segnalazione (proportional reporting ratio PRR). Risultati Nel database EudraVigilance, sono stati trovati 10 casi di KS associati all’uso di antibiotici. L’età media dei pazienti era 58,2 anni e il 70% era di sesso maschile. L’antibiotico sospetto più frequentemente segnalato era la combinazione di amoxicillina/acido clavulanico (quattro casi). Nella banca dati VigiLyze erano presenti 13 casi di KS associati ad antibiotici. L’età media era 56 anni e il 61% dei pazienti era di sesso maschile. L’antibiotico segnalato più frequentemente come farmaco sospetto era ancora una volta la combinazione amoxicillina/acido clavulanico (cinque casi). Eliminando i sette casi duplicati, che sono stati individuati, sono rimasti 16 casi di KS, sei dei quali associati all’uso amoxicillina/acido clavulanico. Il valore di PRR per amoxicillina/acido clavulanico rispetto ad altri antibiotici era 2,62 considerando i dati di Eudravigilance e 1,61 per i dati VigiLyze. Conclusioni L’analisi ha fornito un quadro completo dei casi di sindrome di Kounis associati all’uso di antibiotici e ha individuato una possibile associazione tra sindrome di Kounis e amoxicillina/acido clavulanico. Sono necessarie ulteriori analisi per confermare l’associazione, dal momento che il numero di casi è basso, soprattutto in considerazione del largo uso di questi antibiotici. Int J Cardiol. 2016 Dec 1;224:406-411. doi: 10.1016/j.ijcard.2016.09.066. Epub 2016 Sep 19. Kounis syndrome due to antibiotics: A global overview from pharmacovigilance databases. Renda F, Marotta E, Landoni G, Belletti A, Cuconato V, Pani L. http://www.internationaljournalofcardiology.com/article/S0167-5273(16)32358-0/abstract - 05/10/2016
- FANS e rischio di insufficienza cardiaca in quattro paesi europei Uno studio caso-controllo nested. Obiettivi Indagare la sicurezza cardiovascolare dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e stimare il rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca per i singoli FANS. Metodi Disegno: studio caso-controllo nidificato. Impostazione: cinque banche dati sanitarie della popolazione di quattro paesi europei (Paesi Bassi, Italia, Germania e Regno Unito). Partecipanti: individui adulti (età ≥ 18 anni), che hanno iniziato il trattamento con FANS nel periodo 2000-10. Complessivamente, sono stati individuati 92.163 ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca e abbinati a 8.246.403 controlli (abbinati tramite campionamento di rischio a seconda dell’età, sesso e anno di entrata nella coorte). Principale misura di esito: l’associazione tra rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca e l’uso di FANS (sono stati presi in esame 27 FANS: 23 tradizionali e quattro inibitori selettivi della COX 2). Le associazioni sono state valutate mediante modelli di regressione logistica condizionale multivariata. È stata anche valutata la relazione dose-risposta tra uso di FANS e rischio di insufficienza cardiaca. Risultati L’uso di qualsiasi tipo di FANS nei 14 giorni precedenti è risultato associato ad un aumento del 19% del rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca (odds ratio aggiustato 1,19; intervallo di confidenza al 95% 1,17-1,22), rispetto all’utilizzo passato di qualsiasi FANS (uso> 183 giorni nel passato). Il rischio di ricovero per insufficienza cardiaca è risultato aumentato per sette FANS tradizionali (diclofenac, ibuprofene, indometacina, ketorolac, naprossene, nimesulide e piroxicam) e due COX 2 inibitori (etoricoxib e rofecoxib). Gli Odds Ratio variavano da 1,16 (IC 95% 1,07-1,27) per il naprossene a 1,83 (1,66-2,02) per ketorolac. Il rischio di insufficienza cardiaca è risultato doppio per diclofenac, etoricoxib, indometacina, piroxicam, e rofecoxib usati a dosi molto elevate (≥ 2 dosi definite giornaliere DDD), anche se alcuni intervalli di confidenza erano ampi. Anche dosi medie (0,9-1,2 DDD) di indometacina e etoricoxib sono risultate associate ad un aumento del rischio, mentre non c’è alcuna evidenza che celecoxib aumenti il rischio di ricovero per insufficienza cardiaca, alle dosi comunemente usate. Conclusioni Il rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca associato all’uso corrente di FANS sembra variare per i singoli FANS ed è dose dipendente. Questo studio valuta il rischio associato all’uso di un gran numero di FANS e fornisce elementi di valutazione utili sia per i medici che per le autorità sanitarie. BMJ. 2016 Sep 28;354:i4857. doi: 10.1136/bmj.i4857. Non-steroidal anti-inflammatory drugs and risk of heart failure in four European countries: nested case-control study. Arfè A, Scotti L, Varas-Lorenzo C, Nicotra F, Zambon A, Kollhorst B, Schink T, Garbe E, Herings R, Straatman H, Schade R, Villa M, Lucchi S, Valkhoff V, Romio S, Thiessard F, Schuemie M, Pariente A, Sturkenboom M, Corrao G; Safety of Non-steroidal Anti-inflammatory Drugs (SOS) Project Consortium. http://www.bmj.com/content/354/bmj.i4857 - 03/10/2016
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su infezione da virus Zika e sui medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc. Nota Informativa Importante su Arcoxia/Algix/Tauxib/Exinef (etoricoxib). Comunicazione EMA su infezione da virus Zika Fonte: AIFA 21/09/2016 La valutazione condotta dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e dalle autorità competenti negli Stati Membri europei ha confermato che il rischio di contaminazione da virus Zika per i pazienti che assumono farmaci plasma-derivati o urina-derivati non è aumentato. Il Comitato per i prodotti medicinali per uso umano (CHMP) ha affrontato il rischio potenziale di virus Zika per i prodotti derivati dal plasma. Il CMDh ha coordinato la valutazione degli Stati Membri Europei sulla valutazione sul rischio potenziale di virus Zika per i prodotti medicinali derivati dalle urine. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-infezione-da-virus-zika-21092016 Comunicazione EMA sui medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc. Fonte: AIFA 16/09/2016 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha raccomandato che i medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc., con sede negli Stati Uniti, non siano più disponibili in Europa, ad eccezione di Ammonaps (fenilbutirrato sodico), considerato strategico per la salute pubblica. La raccomandazione è il risultato di una revisione avviata dopo ispezioni del sito, effettuate dall’Agenzia del Farmaco del Regno Unito (MHRA) e dalla FDA degli Stati Uniti, che hanno rilevato il mancato rispetto delle Buone Pratiche di Fabbricazione (GMP) e delle azioni correttive concordate, da parte della Pharmaceutics International Inc. Sebbene non vi siano evidenze di difetti o di rischi per i pazienti in nessuno dei medicinali fabbricati nel sito produttivo, il Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (CHMP) dell’EMA ha concluso, a scopo precauzionale, che la fornitura dei medicinali non strategici prodotti nel sito debba essere interrotta. Inoltre, il CHMP ha richiesto di adottare azioni correttive per assicurare la conformità agli standard delle GMP. La raccomandazione del Comitato avrà il seguente impatto sulla disponibilità dei medicinali della Pharmaceutics International Inc.: · Ammonaps, un medicinale per il trattamento dei disturbi del ciclo dell’urea, che è prodotto esclusivamente dalla Pharmaceutics International Inc., resterà disponibile dove non vi sono trattamenti alternativi. Nei Paesi dell’UE dove sono disponibili trattamenti alternativi, Ammonaps sarà ritirato. Per quanto riguarda la situazione in Italia, maggiori dettagli sulla disponibilità di Ammonaps e di altri medicinali a base di sodio fenilbutirrato possono essere trovate al link http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/rettifica-alla-comunicazione-sui-medicinali-base-di-sodio-fenilbutirrato-26072016. · SoliCol D3 (colecalciferolo), un medicinale per la carenza di vitamina D, anche questo fabbricato esclusivamente dalla Pharmaceutics International Inc. ma che non è ancora commercializzato in UE, non verrà reso disponibile in UE. Il medicinale potrà essere commercializzato solo nel momento in cui saranno fornite le evidenze che la sua fabbricazione sarà conforme alle GMP. · I medicinali Dutasteride Actavis (dutasteride), Lutigest/Lutinus (progesterone) e le denominazioni associate, sono registrati per la produzione alla Pharmaceutics International Inc., ma sono al momento fabbricati in siti alternativi registrati. I medicinali provenienti dai siti alternativi resteranno disponibili nell’UE. Alcuni lotti dei medicinali Lutigest/Lutinus, prodotti al sito Americano, sono ancora disponibili sul mercato europeo, ma verranno ritirati. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-prodotti-dalla-pharmaceutics-international-inc Nota Informativa Importante su Arcoxia/Algix/Tauxib/Exinef (etoricoxib) Fonte: AIFA12/09/2016 Le informazioni sul prodotto dei medicinali contenenti etoricoxib (Arcoxia/Algix/Tauxib/Exinef) sono state modificate relativamente alla posologia per il trattamento dell’artrite reumatoide e della spondilite anchilosante, per raccomandare una più bassa dose giornaliera in monosomministrazione pari a 60 mg, pur mantenendo la dose di 90 mg in monosomministrazione giornaliera per il trattamento dei pazienti che non rispondono al dosaggio più basso. Poiché i rischi cardiovascolari dell’etoricoxib possono aumentare con la dose e con la durata dell’esposizione, la durata del trattamento deve essere la più breve possibile e deve essere utilizzata la dose giornaliera minima efficace. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-arcoxiaalgixtauxibexinef-etoricoxib-12092016 - 30/09/2016
- Rischio di mortalità con l’uso concomitante di tamoxifene e inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina Uno studio di coorte multi-database basato sulla popolazione. Obiettivi Confrontare le differenze di mortalità tra le donne in trattamento concomitante con tamoxifene e inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI) che sono potenti inibitori dell’enzima citocromo P450 2D6-(CYP2D6) rispetto a tamoxifene e altri SSRI. Metodi Disegno: studio di coorte basato sulla popolazione. Fonti dei dati: cinque banche dati statunitensi, private e pubbliche, di iscritti a programmi di assicurazione sanitaria (anni 1995-2013). Partecipanti: due coorti di donne che hanno iniziato a prendere il tamoxifene. Nella coorte 1, le donne hanno iniziato a prendere un SSRI durante il trattamento con tamoxifene. Nella coorte 2, le donne stavano già prendendo un SSRI quando hanno iniziato la terapia con tamoxifene. Principali misure di outcome: mortalità per tutte le cause in ciascuna coorte, nelle donne che assumono SSRI che sono potenti inibitori del CYP2D6 (paroxetina, fluoxetina) rispetto a quelle che assumono altri SSRI. Sono stati usati i punteggi di propensione per abbinare i gruppi di esposizione in un rapporto variabile. I risultati sono stati misurati separatamente per ciascuna coorte e combinati gli hazard ratio, calcolati tra le due coorti con modelli di regressione di Cox, con una meta-analisi a effetti casuali. Risultati Rispettivamente, nelle coorti 1 e 2, c’erano 6.067 e 8.465 nuove utilizzatrici di tamoxifene. L’età media era di 55 anni. Si sono verificati, in totale, 991 e 1.014 decessi nelle coorti 1 e 2, nel corso di un follow-up medio di 2,2 (intervallo interquartile 0,9-4,5) e 2.0 (0.8-3.9) anni, rispettivamente. L’hazard ratio pooled per la morte, per gli inibitori potenti (tasso di 58.6/1.000 persone anni) rispetto agli altri SSRI (tasso di 57.9/1.000 persone anni) attraverso le coorti 1 e 2 era 0.96 (intervallo di confidenza 95% 0,88-1,06). I risultati sono stati coerenti anche nelle analisi di sensitività. Conclusioni L’uso concomitante di tamoxifene e SSRI potenti inibitori del CYP2D6 rispetto ad altri SSRI non è risultato associato ad un aumentato rischio di morte. BMJ. 2016 Sep 30;354:i5014. doi: 10.1136/bmj.i5014. Risk of mortality with concomitant use of tamoxifen and selective serotonin reuptake inhibitors: multi-database cohort study. Donneyong MM, Bykov K, Bosco-Levy P, Dong YH, Levin R, Gagne JJ. http://www.bmj.com/content/354/bmj.i5014 - 29/09/2016
- Calendario vaccinale per la Vita È stato pubblicato il Calendario vaccinale per la vita 2016-18, che aggiorna la precedente edizione del 2014. Il documento, che propone un calendario vaccinale per tutte le età della vita, nasce dalla collaborazione tra la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SITI), la Società Italiana di Pediatria (SIP) e le più importanti Federazioni che rappresentano le cure primarie: la Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP) e la Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG). Nel breve periodo, il gruppo di lavoro intende allargare gli ambiti di intervento passando dalla attuale attività di promozione di un calendario vaccinale con una condivisa promozione delle vaccinazioni di comprovata efficacia e sicurezza e buon rapporto costo efficacia, ad una attività che tenga conto anche della modalità pratica di offerta delle vaccinazioni. Calendario vaccinale per la vita 2016 - 28/09/2016
- Debellato il morbillo nel continente americano L’annuncio è stato dato il 27 settembre dalla Pan American Health Organization. Il continente americano, per primo al mondo, è stato dichiarato libero da morbillo, una malattia virale che può causare gravi problemi, come polmonite, edema cerebrale e morte. La certificazione è stata fatta da un comitato di esperti: the International Expert Committee for Documenting and Verifying Measles, Rubella, and Congenital Rubella Syndrome Elimination in the Americas. Il risultato arriva dopo 22 anni di campagne di vaccinazione contro morbillo, parotite e rosolia. L’annuncio è stato dato a Washington il 27 settembre, durante il 55 ° Consiglio direttivo della Pan American Health Organization/World Health Organization (PAHO/OMS), che è ancora in corso e al quale partecipano i ministri della Sanità di tutto il continente americano. Il morbillo è la quinta malattia prevenibile ad essere eliminata nel continente americano grazie alla vaccinazione, dopo l’eliminazione regionale del vaiolo nel 1971, la poliomielite nel 1994, la rosolia e la sindrome da rosolia congenita nel 2015. La PAHO ha sede a Washington DC (USA); è l’agenzia sanitaria internazionale delle Americhe e contemporaneamente l’ufficio regionale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il continente americano. Collabora con tutti i paesi della regione per migliorare e tutelare la salute pubblica, nella lotta contro le malattie trasmissibili e croniche e le loro cause, per rafforzare i sistemi sanitari e per rispondere a emergenze e disastri. Promuove e sostiene il diritto di ogni individuo alla salute. Per perseguire questi obiettivi, promuove la cooperazione tecnica trai paesi, collabora con i ministeri della salute ed altre agenzie governative, organizzazioni della società civile, agenzie internazionali, università, enti previdenziali ed altri partner. Definisce le priorità sanitarie regionali e promuove azioni per affrontare problemi, che superano i confini nazionali e che, in molti casi, mettono a dura prova la sostenibilità dei sistemi sanitari. http://www.paho.org/hq/index.php?option=com_content&view=article&id=12528%3Aregion-americas-declared-free-measles - 27/09/2016
- Antibiotico resistenza Un numero speciale della newsletter aggiorna sullo stato d’attuazione del Piano Globale dell’OMS. Il 21 settembre, si è tenuta a New York una riunione ad alto livello sull’antibiotico resistenza presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Per l’occasione, è stato pubblicato un numero speciale della newsletter del piano d’azione globale dell’OMS sull’antibiotico resistenza (WHO Global Action Plan on Antimicrobial Resistance). Il Segretariato dell’OMS per l’antibiotico resistenza pubblica la newsletter per aggiornare tutte le parti interessate, i partner e i paesi sullo stato d’attuazione del piano d’azione globale. È possibile iscriversi alla newsletter, inviando una e-mail al Segreteriato (whoamrsecretariat@who.int ) indicando nome, cognome e indirizzo mail con oggetto ‘SUBSCRIBE TO MAILING LIST’. http://who.int/antimicrobial-resistance/en/ http://who.int/antimicrobial-resistance/news/newsletter/en/ - 21/09/2016
- La resistenza agli antibiotici Una review. La scoperta degli antibiotici è considerata uno dei risultati più importanti della medicina moderna. Gli antibiotici hanno salvato milioni di vite, ma l’antibioticoresistenza mette a rischio questi risultati e costituisce un problema di Sanità pubblica. Obiettivi Indagare i fattori associati all’antibioticoresistenza, l’epidemiologia di importanti organismi resistenti e le possibili soluzioni al problema. Metodi Su PubMed (2000-2016), NIH REPORTER e ClinicalTrials.gov sono stati cercati articoli e voci relative all’antibioticoresistenza, focalizzati sull’epidemiologia, gli effetti clinici, la scoperta di nuovi agenti per trattare le infezioni da batteri resistenti e le strategie non farmacologiche. Oltre agli articoli e alle altre voci trovate in questi database, sono stati revisionati documenti di indirizzo, relazioni e linee guida di Igiene e Sanità pubblica. Sono stati individuati 217 articoli e report e ne sono stati selezionati 103 per la revisione. Risultati L’aumento dell’antibioticoresistenza è stato causato da fattori di diverso genere, che includono l’inappropriata prescrizione e vendita degli antibiotici, l’utilizzo degli antibiotici al di fuori del campo sanitario e fattori genetici intrinseci dei batteri. Il problema è stato esacerbato dalla carenza di incentivi economici per lo sviluppo di nuovi antibiotici. Una gamma di problemi specifici correlati all’antibioticoresistenza (che comprende i batteri gram-negativi carbapenemi resistenti e colistina resistenti) pone nuove sfide di Sanità pubblica. Approcci alternativi per affrontare l’antibioticoresistenza includono nuovi metodi per sviluppare antibiotici e strategie per contenere la virulenza. Conclusioni L’antibioticoresistenza pone sfide significative, nella pratica clinica. La correzione degli usi scorretti degli antibiotici e interventi di Sanità pubblica abbinati a nuove strategie antibiotiche possono aiutare a combattere i ceppi multiresistenti, nel futuro. JAMA. 2016 Sep 20;316(11):1193-1204. doi: 10.1001/jama.2016.11764. Antimicrobial Resistance. Marston HD, Dixon DM, Knisely JM, Palmore TN, Fauci AS. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2553454 - 19/09/2016
- Litio: Passato, Presente e Futuro Il convegno internazionale organizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari e dalla S.C. di Farmacologia Clinica della Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. Il giorno 1 ottobre 2016, nella Sala Congressi della Cittadella dell’Università di Cagliari, si terrà il simposio Litio: Passato, Presente e Futuro, organizzato dal Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Cagliari e dalla S.C. di Farmacologia Clinica della Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. Il simposio, che avrà inizio alle ore 8.30 e terminerà alle 14.00, ha lo scopo principale di approfondire argomenti controversi collegati al trattamento con il litio, utilizzando metodi di eccellenza e vedrà la partecipazione di esperti di rilevanza mondiale nel campo del trattamento dei disturbi dell’umore. In particolare, sono previsti gli interventi del Prof. Paul Grof, psichiatra presso il Centro dei Disturbi dell’Umore di Ottawa e del Prof. Michael Bauer, direttore del Dipartimento di Psichiatria e Psicoterapia dell’Università di Dresda. Per questi due interventi è prevista la traduzione consecutiva. Il convegno è accreditato ECM per tutte le professioni, la partecipazione garantisce 7 crediti ECM, 0,5 CFU per gli studenti in Medicina e Chirurgia. L’iscrizione si effettua on line sul sito http://providerecm.sardegnasalute.it Programma - 15/09/2016
- Aducanumab riduce le placche del peptide beta-amiloide nella malattia di Alzheimer I risultati della sperimentazione di fase 1b dell’anticorpo monoclonale sviluppato da Biogen. Il morbo di Alzheimer (AD) è caratterizzato da deposizione del peptide beta-amiloide (Aβ) in placche e grovigli neurofibrillari nel cervello, accompagnati da una disfunzione sinaptica e neurodegenerazione. L’immunoterapia a base di anticorpi contro Aβ per innescare la clearance o attenuare la sua neurotossicità è stata finora senza successo. Gli autori di questo lavoro riferiscono dello sviluppo di aducanumab, un anticorpo monoclonale umano che colpisce selettivamente gli aggregati Aβ. In un modello di topo transgenico di AD, aducanumab ha mostrato di entrare nel cervello, legare l’Aβ parenchimale e ridurre Aβ solubile e insolubile in maniera dose-dipendente. Nei pazienti con AD prodromica o lieve, un anno di infusioni endovenose mensili di aducanumab riduce i depositi di Aβ nel cervello in maniera dose e tempo-dipendente. Questo è accompagnato da un rallentamento del declino clinico misurato dal Clinical Dementia Rating—Sum of Boxes and Mini Mental State Examination scores. I principali risultati di sicurezza e tollerabilità sono anomalie a livello di imaging correlate all’amiloide. Questi risultati giustificano un ulteriore sviluppo aducanumab per il trattamento dell’Alzheimer. Se il rallentamento del declino clinico fosse confermato dagli studi clinici di fase 3 in corso, potrebbe rafforzare l’ipotesi riguardo al ruolo dell’amiloide. Nature. 2016 Aug 31;537(7618):50-6. doi: 10.1038/nature19323. The antibody aducanumab reduces Aβ plaques in Alzheimer’s disease. Sevigny J, Chiao P, Bussière T, Weinreb PH, Williams L, Maier M, Dunstan R, Salloway S, Chen T, Ling Y, O’Gorman J, Qian F, Arastu M, Li M, Chollate S, Brennan MS1, Quintero-Monzon O, Scannevin RH, Arnold HM, Engber T, Rhodes K, Ferrero J, Hang Y, Mikulskis A, Grimm J, Hock C, Nitsch RM, Sandrock A. http://www.nature.com/nature/journal/v537/n7618/full/nature19323.html - 13/09/2016
- Interpretazione delle prove di efficacia e sicurezza della terapia con statine Una review. Questa revisione ha lo scopo di aiutare medici, pazienti e pubblico a prendere decisioni informate circa la terapia con statine per la prevenzione degli attacchi di cuore e ictus. Spiega come le prove disponibili da studi randomizzati e controllati forniscano informazioni affidabili riguardo all’efficacia e alla sicurezza della terapia con statine. Inoltre, discute come l’affermazione che le statine provochino comunemente reazioni avverse rifletta l’incapacità di riconoscere i limiti di altre fonti di prova circa gli effetti del trattamento. Prove su larga scala da studi randomizzati dimostrano che la terapia con statine riduce il rischio di eventi vascolari maggiori di circa un quarto per ogni riduzione mmol/L di colesterolo LDL nel corso di ogni anno di assunzione, dopo il primo. I benefici assoluti della terapia con statine dipendono dal rischio assoluto individuale di eventi vascolari occlusivi e dalla riduzione assoluta del colesterolo LDL che si riesce a raggiungere. Ad esempio, un abbassamento del colesterolo LDL da 2 mmol /L (77 mg/dL) con un efficace regime di statine a basso costo (ad esempio, atorvastatina 40 mg al giorno, che costa circa 2 £ al mese) per 5 anni in 10.000 pazienti potrebbe prevenire gli eventi vascolari maggiori che si verificano in circa 1.000 pazienti (cioè, un beneficio assoluto del 10%) con malattia vascolare occlusiva preesistente (prevenzione secondaria) e in 500 pazienti (beneficio assoluto 5%) che sono ad aumentato rischio, ma non hanno ancora avuto un evento vascolare (prevenzione primaria). La terapia con statine ha dimostrato di ridurre il rischio di malattia vascolare per ogni anno di assunzione, cosicché sarebbero conseguibili maggiori benefici assoluti con una terapia più prolungata e tali benefici persistono nel lungo termine. Gli unici effetti avversi gravi dimostrati della terapia a lungo termine con statine, sono la miopatia (definita come dolore o debolezza muscolare combinato con aumento delle concentrazioni ematiche della creatina chinasi), di diabete mellito di nuova insorgenza e, probabilmente, ictus emorragico. Tipicamente, il trattamento di 10.000 pazienti per 5 anni con un regime efficace (ad esempio, atorvastatina 40 mg al giorno) causerebbe circa 5 casi di miopatia (uno dei quali può peggiorare, se la terapia non viene interrotta, in rabdomiolisi), 50-100 nuovi casi di diabete, e 5-10 ictus emorragici. Tuttavia, l’impatto negativo di questi effetti collaterali sui principali eventi vascolari è già stato preso in considerazione nelle stime dei benefici assoluti. La terapia con statine può causare eventi avversi sintomatici (per esempio, dolori muscolari o debolezza) fino a circa 50-100 pazienti (0.5-1.0% del danno assoluto) per 10.000 trattati per 5 anni. Tuttavia, studi randomizzati controllati con placebo hanno dimostrato definitivamente che quasi tutti gli eventi avversi sintomatici, che vengono attribuiti alla terapia con statine nella pratica clinica, non sono in realtà causati da essa. Prove su larga scala disponibili da studi randomizzati indicano anche che è improbabile che esistano numerosi altri eventi avversi gravi correlati all’uso di statine, che non sono ancora stati individuati. Di conseguenza, non ci si aspetta eventuali ulteriori risultati circa gli effetti della terapia con statine, che possano modificare il profilo rischio/beneficio. È, quindi preoccupante che affermazioni esagerate circa le reazioni avverse correlate alla terapia con statine possano essere responsabili del loro sotto-utilizzo trai pazienti ad elevato rischio di eventi cardiovascolari. Infatti, mentre i rari casi di miopatia e sintomi correlati, che vengono attribuiti alla terapia con statine generalmente si risolvono rapidamente quando il trattamento viene interrotto, gli attacchi di cuore o ictus, che possono verificarsi se la terapia con statine è interrotta inutilmente, possono essere devastanti. Lancet. 2016 Sep 8. pii: S0140-6736(16)31357-5. doi: 10.1016/S0140-6736(16)31357-5. [Epub ahead of print] Interpretation of the evidence for the efficacy and safety of statin therapy. Collins R, Reith C, Emberson J, Armitage J, Baigent C, Blackwell L, Blumenthal R, Danesh J, Smith GD, DeMets D, Evans S, Law M, MacMahon S, Martin S, Neal B, Poulter N, Preiss D, Ridker P, Roberts I, Rodgers A, Sandercock P, Schulz K, Sever P, Simes J, Smeeth L, Wald N, Yusuf S, Peto R. http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)31357-5/fulltext - 12/09/2016
- Il NICE affronta il problema del calo della copertura vaccinale Aperta una pubblica consultazione sulla bozza del nuovo standard di qualità. Il professor Gillian Leng, vice amministratore delegato del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), l’Istituto nazionale inglese per la Sanità pubblica e l’Assistenza sociale, ha dichiarato che, in Inghilterra, circa 3 milioni di bambini e giovani non sono stati vaccinati contro morbillo, parotite e rosolia e, di conseguenza, c’è il rischio di epidemie e questo è inaccettabile. “Le vaccinazioni – ricorda – non si limitano a proteggere le persone che le ricevono, ma proteggono tutti noi, eliminando infezioni dal paese.” In Inghilterra, i tassi di vaccinazione sono in calo negli ultimi anni (e il fenomeno, purtroppo, è comune a pressoché tutto il mondo occidentale). In alcune zone del paese, quasi 1 bambino su 5 non è vaccinato contro malattie come la poliomielite e la difterite. Gli esperti hanno avvertito che, se i tassi di vaccinazione continuano a diminuire, c’è il rischio di un ritorno di malattie, che si credevano debellate. Lo scorso anno, solo un quarto degli enti preposti alle vaccinazioni ha raggiunto l’obiettivo fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di vaccinare il 95% dei bambini contro morbillo, parotite e rosolia. Il NICE affronta il problema del calo della copertura vaccinale e individua le priorità per garantire che milioni di bambini non vaccinati in tutto il paese ottengano la protezione necessaria. A questo scopo, ha elaborato la bozza di un nuovo standard di qualità per incrementare il numero dei vaccinati trai bambini e i giovani (≤ 19 anni), l’ha pubblicata sul sito dell’Istituto e ha aperto una consultazione. La pubblica consultazione ha la finalità di raccogliere il punto di vista delle diverse parti, per comprendere se sono state previste le misure giuste e quali altre potrebbero essere utili a garantire che ogni bambino sia vaccinato. Lo standard di qualità prevede che i genitori (o chi si prende cura del bambino) che perdono l’appuntamento per la vaccinazione siano avvisati telefonicamente o via sms, perché si ricordino di riprenotarla. Nel caso dei giovani che hanno problemi con la giustizia, che è meno probabile che siano vaccinati, lo standard prevede che ricevano le vaccinazioni saltate, nel momento in cui entrano nel carcere minorile o in qualsiasi comunità protetta. Allo stesso modo, in qualunque contesto vengano individuati ragazzi sotto i 19 anni, che hanno perso delle vaccinazioni, devono essere messi in condizioni di recuperarle. Il documento suggerisce anche che gli ispettori sanitari e gli infermieri, durante i controlli nelle scuole e nei college, siano messi in grado di verificare chi ha saltato le vaccinazioni. La consultazione pubblica rimane aperta dal 1° al 29 settembre 2016, il 27 ottobre si terrà un meeting post-consultazione e a gennaio 2017 saranno pubblicati i risultati. https://www.nice.org.uk/news/article/nice-to-tackle-falling-child-vaccination-rates - 12/09/2016
- Sfide per la prevenzione secondaria dopo infarto miocardico acuto Una chiamata all’azione. In tutto il mondo, ogni anno, oltre 7 milioni di persone hanno un infarto miocardico, i cui tassi di mortalità annui sono dell’ordine del 10%, ma variano con le caratteristiche del paziente. Le conseguenze sono ancora più drammatiche: trai pazienti che sopravvivono, il 20% va incontro ad un secondo evento cardiovascolare nel primo anno e circa il 50% degli eventi coronarici maggiori si verifica nei pazienti con una precedente diagnosi di dimissione di cardiopatia ischemica. La prevenzione dopo un infarto miocardico è fondamentale per ridurre il rischio e la sofferenza. Gli interventi evidence-based includono il trattamento con anti-piastrine e statine, il raggiungimento dei livelli ottimali della pressione arteriosa, dei lipidi e del glucosio nel sangue e cambiamenti dello stile di vita adeguati. La Società Europea di Cardiologia ed i suoi organi abbracciano questa sfida sviluppando un documento di consenso per colmare le lacune esistenti in materia di strategie di prevenzione secondaria. Sono proposti e discussi interventi efficaci in relazione ai pazienti, agli operatori sanitari e ai sistemi sanitari. Infine, sono approvate strategie innovative sia per i ricoveri ospedalieri, che per l’assistenza ambulatoriale e a lungo termine. Eur J Prev Cardiol. 2016 Sep 6. pii: 2047487316663873. [Epub ahead of print] Challenges in secondary prevention after acute myocardial infarction: A call for action. Piepoli MF, Corrà U, Dendale P, Frederix I, Prescott E, Schmid JP, Cupples M, Deaton C, Doherty P, Giannuzzi P, Graham I, Hansen TB, Jennings C, Landmesser U, Marques-Vidal P, Vrints C, Walker D, Bueno H, Fitzsimons D, Pelliccia A. http://cpr.sagepub.com/content/early/2016/08/19/2047487316663873.full - 09/09/2016
- FNOMCEO e biblioteca virtuale EBSCO Un progetto per favorire l’aggiornamento professionale di medici ed odontoiatri. La Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) ha stipulato una convenzione con la EBSCO Information Services di Boston, uno dei principali fornitori mondiali di banche dati di letteratura scientifica. Grazie a questo accordo, gli iscritti all’ordine possono accedere gratuitamente a 2500 riviste full text di medicina e odontoiatria, decine di migliaia di abstract, migliaia di articoli scientifici e 4000 schede di educazione per il paziente su malattie, terapie, prevenzione, stili di vita. Per imparare ad usare la risorsa è disponibile un video tutorial. https://portale.fnomceo.it/fnomceo/showArticolo.2puntOT?id=151264 - 09/09/2016
- AIFA: sicurezza dei farmaci – agosto Nota Informativa Importante su Zydelig (idelalisib). Nota Informativa Importante su Zydelig (idelalisib) Fonte: AIFA 22/08/2016 In seguito alla revisione dei dati di sicurezza, Zydelig (idelalisib) è ora indicato in associazione con rituximab per il trattamento di pazienti adulti affetti da leucemia linfatica cronica come trattamento di prima linea in presenza di delezione 17p o mutazione TP53 in pazienti non idonei ad altre terapie. Sono confermate le misure per minimizzare il rischio: • i pazienti devono essere informati del rischio di infezioni gravi e/o fatali durante il trattamento con idelalisib. • Il trattamento con idelalisib non deve essere iniziato in pazienti con evidenze di infezioni sistemiche batteriche, micotiche o virali in corso. • I pazienti devono essere monitorati per eventuali segni e sintomi respiratori durante tutto il trattamento con idelalisib e devono essere invitati a segnalare tempestivamente nuovi sintomi respiratori. • La conta assoluta dei neutrofili (CAN) deve essere monitorata in tutti i pazienti almeno ogni 2 settimane per i primi 6 mesi di trattamento con idelalisib e almeno ogni settimana nei pazienti con CAN inferiore a 1.000 per mm3. Il trattamento deve essere interrotto se il valore della CAN scende al di sotto di 500 per mm3. Quando il valore della CAN aumenta oltre i 500 per mm3 il trattamento può essere nuovamente ripreso ad una dose più bassa (100 mg due volte al giorno). http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-zydelig-idelalisib-22082016 - 31/08/2016
- Doppia terapia antipiastrinica prolungata vs breve, dopo angioplastica coronarica, in pazienti con o senza arteriopatia periferica Un’analisi di sottogruppo del trial clinico randomizzato PRODIGY. I pazienti con concomitante malattia arteriosa periferica (peripheral arterial disease PAD) peggiorano gli esiti cardiovascolari dopo intervento coronarico percutaneo (percutaneous coronary intervention PCI). Obiettivi Valutare l’efficacia e la sicurezza della doppia terapia antipiastrinica (DAPT) prolungata (24 mesi) vs breve (≤6 mesi), in pazienti con arteriopatia periferica e sottoposti ad angioplastica coronarica. Metodi Design, setting e participanti: è stata condotta una sottoanalisi dello studio PRODIGY (Prolonging Dual Antiplatelet Treatment After Grading Stent-Induced Intimal Hyperplasia), che ha valutato pazienti non selezionati da ospedali per la cura terziaria con malattia coronarica stabile o sindrome coronarica acuta, con o senza PAD concomitante, da dicembre 2006 al dicembre 2008. L’analisi dei dati è stata eseguita dal 7 gennaio al 4 Aprile, 2016. Interventi: intervento coronarico percutaneo. Principali esiti e misure: tassi dell’endpoint primario di efficacia, di mortalità, infarto miocardico o accidenti cerebrovascolari e la presenza dell’endpoint di sicurezza, composto dai tipi 2, 3 e 5 del Bleeding Academic Research Consortium. Risultati L’analisi ha incluso 246 e 1.724 pazienti, rispettivamente con e senza PAD. Nei pazienti con PAD, l’età media era 73,2 (9,2) nel gruppo DAPT prolungata e 75,7 (8,7) anni nel gruppo breve. Erano di sesso maschile 97 (82,2%) nel gruppo DAPT prolungata e 92 (71,9%) nel gruppo breve. Nei pazienti senza PAD, l’età media era 67.1 (11.2) anni nel gruppo DAPT prolungata e 66.8 (11.3) anni nel gruppo breve; 667 (76,8%) erano di sesso maschile nel gruppo DAPT prolungata e 655 (76,6% ) nel gruppo breve. Peggiori condizioni dell’arteriopatia periferica erano associate ad un più alto rischio di eventi ischemici e morte (hazard ratio [HR], 2.80; IC 95%, 2,05-3,83; P <.001). La DAPT prolungata vs breve comportava un minor rischio di endpoint primario di efficacia in pazienti con PAD (19 [16,1%] vs 35 [27,3%]; HR, 0.54; IC 95%, 0,31-0,95; P = .03), ma non in pazienti senza PAD (81 [9,3%] vs 63 [7,4%]; HR, 1,28; IC 95%, 0,92-1,77; P = .15), con interazione positiva (P = .01). Il rischio di trombosi dello stent definita o probabile era significativamente più basso nei pazienti con PAD trattati con DAPT prolungata rispetto a breve (HR, 0,07; IC 95%, 0-1,21; P = .01). Sanguinamento di tipo 2, 3, o 5 del Bleeding Academic Research Consortium si è verificato in 6 pazienti con PAD (5,2%) che ricevevano una DAPT prolungata rispetto a 8 (6,9%) di quelli trattati con DAPT breve (HR, 0,77; IC 95%, 0,27-2,21; P = .62), con un’interazione significativa (P = .04) rispetto ai pazienti senza PAD. Conclusioni L’arteriopatia periferica conferisce una prognosi sfavorevole nei pazienti sottoposti ad intervento coronarico percutaneo, in un quadro di malattia coronarica stabile o sindromi coronariche acute. La doppia terapia antipiastrinica prolungata riduce il rischio di eventi ischemici, senza un’apparente tendenza al sanguinamento, in questo gruppo ad alto rischio. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT0061128 JAMA Cardiol. 2016 Aug 30. doi: 10.1001/jamacardio.2016.2811. [Epub ahead of print] Prolonged vs Short Duration of Dual Antiplatelet Therapy After Percutaneous Coronary Intervention in Patients With or Without Peripheral Arterial Disease: A Subgroup Analysis of the PRODIGY Randomized Clinical Trial. Franzone A, Piccolo R, Gargiulo G, Ariotti S, Marino M, Santucci A, Baldo A, Magnani G, Moschovitis A, Windecker S, Valgimigli M. http://cardiology.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2546557 - 30/08/2016
- La vaccinazione contro l’HPV negli Stati Uniti e in Cina Il bilancio di un decennio in un editoriale di The Lancet. Il Papillomavirus umano (HPV) provoca la quasi totalità dei tumori del collo dell’utero e la maggior parte degli altri tumori e verruche ano-genitali, sia negli uomini che nelle donne. Nelle donne, la prevalenza mondiale è dell’11.7% e, ogni anno, causa il 4.5% dei nuovi casi di tumore. Nonostante un vaccino efficace sia stato autorizzato nel 2006, solo a luglio 2016 si è avuta l’approvazione per le ragazze in Cina e l’omologazione per i ragazzi, negli Stati Uniti. In Cina, questo inaccettabile ritardo nell’autorizzazione all’immissione in commercio dei farmaci non è limitato alla vaccinazione anti-HPV: il problema è profondamente radicato nel sistema. Il processo di registrazione è lungo e non esiste alcun meccanismo, che stabilisca le priorità. Inoltre (ma questo avviene anche in altri paesi) non può essere autorizzato alcun farmaco, in Cina, se gli studi clinici non sono stati condotti nel paese. Tra il 2002 e il 2005, sono stati effettuati trial in altri paesi asiatici, ma non sono stati accettati dal Governo cinese. Finalmente, quest’anno, un trial cinese iniziato nel 2008 ha portato all’approvazione. Nel frattempo, per aggirare il problema, le agenzie di viaggio offrivano viaggi dal continente ad Hong Kong per le vaccinazioni anti-HPV. Sono in atto sforzi per migliorare il sistema cinese, ad esempio con la cosiddetta strategia della luce a quattro colori per la definizione delle priorità e l’aumento del personale, per recuperare gli arretrati nelle richieste di autorizzazione. Negli Stati Uniti, nonostante l’approvazione per le ragazze nel 2006 e per i ragazzi nel 2011, la copertura vaccinale è incredibilmente bassa: nel 2014, solo il 37% delle ragazze ed il 13% dei ragazzi ha ricevuto tre dosi. Ciò è dovuto anche a convinzioni sbagliate, come la credenza che la vaccinazione sia necessaria solo per gli individui sessualmente attivi. Questo ed altri fraintendimenti hanno indebolito la volontà politica di rendere la vaccinazione obbligatoria. Spesso, i genitori non sono informati sul vaccino o credono che non sia necessario. È necessario che tutti, politici, operatori sanitari e genitori, comprendano l’importanza della vaccinazione, perché non è più tollerabile che venga negata a ragazze e ragazzi la protezione garantita dal vaccino. Il vaccino HPV ha dimostrato di essere efficace, ma, dopo un decennio, la copertura è ancora bassa: a livello mondiale è stato vaccinato solo l’1.4% delle donne. I vaccini sono una delle principali leve per migliorare la salute pubblica; il loro sviluppo, la concessione delle autorizzazioni e l’attuazione di campagne vaccinali richiedono una tempestività maggiore di quanta non ne abbiano finora dimostrato Stati Uniti e Cina. Lancet. 2016 Jul 30;388(10043):438. doi: 10.1016/S0140-6736(16)31206-5. HPV vaccination: a decade on. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(16)31206-5.pdf - 30/08/2016
- Stime della copertura globale del vaccino anti papillomavirus umano, per regione e livello di reddito Un’ analisi combinata. Dal 2006, molti paesi stanno attuando programmi pubblici di vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV). Tuttavia, non sono ancora disponibili stime globali dell’impatto e della copertura vaccinale. Obiettivo di questo lavoro è stimare la copertura cumulativa, a livello mondiale, dei programmi pubblici di vaccinazione anti HPV fino al 2014 e il potenziale impatto sui futuri casi di cancro cervicale e sulla mortalità. Metodi Tra il 1 novembre e il 22 dicembre 2014, sono stati esaminati sistematicamente PubMed, Scopus, i siti ufficiali per individuare i programmi di vaccinazione anti-HPV nel mondo e ricavare i tassi di copertura vaccinale specifici per età fino ad ottobre 2014. Per stimare la copertura e il numero delle donne vaccinate, i tassi di copertura ricavati sono stati convertiti in tassi specifici per coorte di nascita, con un algoritmo di imputazione dei dati mancanti e applicati alle stime demografiche globali e alle proiezioni relative al cancro cervicale, per paese e livello di reddito. Risultati Da giugno 2006 a ottobre 2014, in oltre 60 paesi nel mondo, sono stati attuati programmi di vaccinazione anti-HPV, che hanno riguardato circa 118 milioni di donne, solo l’1% delle quali in paesi a reddito basso o medio-basso; 47 milioni di donne (IC 95% 39-55.000.000) hanno ricevuto il ciclo completo del vaccino, che rappresenta una copertura di 1.4% (IC 95% 1.1-1.6) della popolazione totale e 59 milioni di donne (48-71 milioni) ha ricevuto almeno una dose, che corrisponde ad una copertura dell’1.7% della popolazione (1.4-2.1). Nelle regioni più sviluppate, il 33.6% (IC 95% 25.9-41.7) delle donne di 10-20 anni ha ricevuto il ciclo completo del vaccino, rispetto al 2.7% (1.8-3.6 ) delle donne nelle regioni meno sviluppate. L’impatto del vaccino sarà maggiore nei paesi a reddito medio-alto (gli autori stimano che possano essere evitati 178.192 casi per l’età di 75 anni) rispetto ai paesi ad alto reddito (165.033 casi evitati), nonostante il minor numero di donne vaccinate (13.3 milioni vs 32.2 milioni). Conclusioni I programmi di vaccinazione contro l’HPV in corso raggiungono solo il 12% delle adolescenti nel mondo e il 70% delle donne vaccinate contro l’HPV proviene da paesi a reddito alto e medio-alto, mentre rimangono in gran parte non protette le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, che hanno la più alta incidenza della malattia e mortalità. La diffusione del vaccino nei paesi a basso e medio reddito è l’unica strada percorribile per ridurre le disuguaglianze esistenti nella prevenzione e nel carico del cancro della cervice uterina. Lancet Glob Health. 2016 Jul;4(7):e453-63. doi: 10.1016/S2214-109X(16)30099-7. Global estimates of human papillomavirus vaccination coverage by region and income level: a pooled analysis. Bruni L, Diaz M, Barrionuevo-Rosas L, Herrero R, Bray F, Bosch FX, de Sanjosé S, Castellsagué X. http://www.thelancet.com/pdfs/journals/langlo/PIIS2214-109X(16)30099-7.pdf - 29/08/2016
- Diagnosi e gestione delle reazioni di ipersensibilità ai mezzi di contrasto, nella pratica clinica Le linee guida della Società spagnola di Allergologia e Immunologia clinica. Obiettivo delle linee guida è garantire una pratica clinica efficiente ed efficace nella diagnosi e nella gestione delle reazioni di ipersensibilità ai mezzi di contrasto radiologici. Le linee guida sono state elaborate da un gruppo di specialisti della Società Spagnola di Allergologia e Immunologia Clinica (Sociedad Española de Alergología e Inmunología Clínica – SEAIC), con esperienza clinica e di ricerca. Metodi È stata eseguita una revisione sistematica e indipendente della letteratura fino a novembre 2015 e stabilito un consenso dell’opinione degli esperti. È stata valutata l’applicabilità delle linee guida nella pratica clinica quotidiana. Le linee guida sono state, quindi, valutate e criticate da revisori esterni con esperienza nel settore. I mezzi di contrasto iodati La prevalenza delle reazioni allergiche ai mezzi di contrasto iodati (ICM) è stimata in 1: 170.000, vale a dire lo 0,05% -0,1% dei pazienti sottoposti ad accertamenti radiologici con ICM (più di 75 milioni di esami all’anno in tutto il mondo). Le reazioni di ipersensibilità possono comparire entro la prima ora dopo la somministrazione (reazioni immediate) o da oltre 1 ora a diversi giorni dopo la somministrazione (reazioni non immediate o ritardate). I fattori di rischio per le reazioni immediate includono: asma bronchiale mal controllata, farmaci concomitanti (ad esempio, ACE-inibitori, beta-bloccanti ed inibitori della pompa protonica), somministrazione rapida del mezzo di contrasto, mastocitosi, malattie autoimmuni e infezioni virali. I sintomi più comuni delle reazioni immediate sono eritema e orticaria con o senza angioedema, che compaiono in oltre il 70% dei pazienti. Il rash maculopapulare è il più frequente aspetto della pelle, nel caso di reazioni allergiche ritardate (30% -90%). Devono essere eseguiti test sulla pelle e in vitro, per la diagnosi sia delle reazioni immediate che di quelle ritardate. L’ICM da somministrare sarà, pertanto, scelto in funzione dei risultati dei test, del mezzo di contrasto che ha indotto la reazione (se noto), della gravità della reazione, della disponibilità di mezzi di contrasto alternativi e delle informazioni disponibili sulla potenziale cross-reattività. I mezzi di contrasto non iodati Per la risonanza magnetica vengono utilizzati mezzi di contrasto non iodati, a base di gadolinio. Anche se rare, sono state segnalate reazioni IgE-mediate ai derivati del gadolinio. Conclusioni I mezzi di contrasto sono sempre più utilizzati, pertanto, anche se le reazioni avverse sono rare, si verificano regolarmente e sono spesso gravi e, talvolta, mortali. I mezzi di contrasto iodati possono causare una grande varietà di condizioni cliniche, indotte da meccanismi diversi. È fondamentale che continui la ricerca di mezzi di contrasto sempre più sicuri. J Investig Allergol Clin Immunol. 2016;26(3):144-55; quiz 2 p following 155. doi: 10.18176/jiaci.0058. Clinical Practice Guidelines for Diagnosis and Management of Hypersensitivity Reactions to Contrast Media. Rosado Ingelmo A, Doña Diaz I, Cabañas Moreno R, Moya Quesada MC, García-Avilés C, García Nuñez , Martínez Tadeo JI, Mielgo Ballesteros R, Ortega-Rodríguez N, Padial Vilchez MA, Sánchez-Morillas L, Vila Albelda C, Moreno Rodilla E, Torres Jaén MJ. http://www.jiaci.org/revistas/vol26issue3_1.pdf http://www.jiaci.org/summary/vol26-issue3-num1361 - 25/08/2016
- La lisdexamfetamina nel trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata negli adulti Una revisione sistematica e meta-analisi degli studi pubblicati. La Food and Drug Administration (FDA), sulla base di studi controllati con placebo, ha esteso l’approvazione della lisdexamfetamina al trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata (binge eating disorder BED) da moderato a grave, negli adulti. Obiettivi Fornire una sintesi preliminare qualitativa e quantitativa dei trial clinici randomizzati e controllati con placebo (RCT), considerando l’efficacia e la tollerabilità della lisdexamfetamina nel trattamento della fase acuta e/o di mantenimento del BED moderato-grave negli adulti. Metodi È stata effettuata una revisione sistematica preliminare, ma completa, accedendo ai dati della sperimentazione sulla lisdexamfetamina pubblicati al momento della richiesta (marzo 2016). Sono stati considerati i criteri di ammissibilità, i partecipanti e gli interventi, con particolare attenzione ai principali esiti clinici e funzionali di efficacia e tollerabilità della lisdexamfetamina nel trattamento del BED da moderato a grave negli adulti. Risultati La meta-analisi dei dati raccolti da tre RCT relativi alla fase acuta ha favorito significativamente la lisdexamfetamina rispetto al placebo per riduzione dei giorni di binge eating a settimana, punteggio totale della Scala di Valutazione Ossessivo Compulsiva Yale Brown (Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale Y-BOCS) modificata per binge eating, peso, risposta e tassi di remissione (tutti, P≤ 0.01). Al contrario, i tassi di interruzione a causa di Reazioni Avverse al trattamento erano significativamente più alti tra i pazienti trattati con lisdexamfetamina (rischio relativo 2.19, p=0,04) rispetto al placebo. Limitazioni Gli autori hanno rilevato bias di pubblicazione, selezione, prestazioni, attrito, reporting, sponsorizzazione e “cambiamento diagnostico”. Inoltre, gli studi includono solo gli eventi avversi che richiedono l’interruzione del trial e non forniscono informazioni sulle comorbidità clinicamente rilevanti, fatto che limita la generalizzabilità complessiva dei risultati aggregati. Conclusioni Negli RCT inclusi, relativi alla fase acuta, la lisdexamfetamina (30, 50 o 70 mg/die) ha portato a una significativa riduzione rispetto al placebo, in un certo numero di esiti clinicamente rilevanti. I problemi di sicurezza legati agli eventi avversi, gli alti tassi di interruzione e la necessità di un trattamento di mantenimento a lungo termine, richiedono che il farmaco sia attentamente monitorato, in termini di sicurezza globale e tollerabilità, con ulteriori RCT. Neuropsychiatr Dis Treat. 2016 Jul 25;12:1827-36. doi: 10.2147/NDT.S109637. eCollection 2016. Lisdexamfetamine in the treatment of moderate-to-severe binge eating disorder in adults: systematic review and exploratory meta-analysis of publicly available placebo-controlled, randomized clinical trials. Fornaro M, Solmi M, Perna G, De Berardis D, Veronese N, Orsolini L, Ganança L, Stubbs B. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27524900 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4966690/pdf/ndt-12-1827.pdf FDA estende uso di lisdexamfetamina dimesilato a disturbo da alimentazione incontrollata Pillole dal Mondo n. 708 10/02/2015 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/fda-estende-uso-di-lisdexamfetamina-dimesilato-disturbo-da-alimentazione-incontrollata - 23/08/2016
- Relazione della Commissione Le attività di Farmacovigilanza dell’Unione Europea (2012 – 2014). Nell’Unione Europea (UE), i prodotti medicinali per uso umano sono soggetti a controlli e a valutazione di qualità, efficacia e sicurezza prima di essere autorizzati a livello di Stati membri o comunitario e, una volta immessi sul mercato, continuano ad essere monitorati attraverso le attività di Farmacovigilanza. La Farmacovigilanza è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come «la scienza e le attività relative all’individuazione, valutazione, comprensione e prevenzione di effetti avversi o qualsiasi altro problema farmaco-correlato». Alcuni effetti collaterali o reazioni avverse possono non essere rilevati fino a quando il farmaco non è stato utilizzato da un numero elevato di persone; è, quindi, fondamentale che la sicurezza dei farmaci sia monitorata nel loro uso, nella vita reale. Le fonti, che definiscono il quadro normativo del sistema europeo di Farmacovigilanza per i medicinali per uso umano sono il regolamento CE n 726/2004 e la direttiva 2001/83/CE. La legislazione è stata modificata nel 2010 e nel 2012. L’articolo 29 del regolamento CE 726/2004 e l’articolo 108 ter della direttiva 2001/83 / CE richiedono relazioni periodiche sulle attività di Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e degli Stati membri. Questa relazione riguarda le attività della rete europea di Farmacovigilanza a partire dalla riforma del 2012 e fino alla fine del 2014, ma comprende anche informazioni su alcuni compiti e processi avviati fino al luglio del 2015. La collaborazione tra le Agenzie regolatorie europee Un obiettivo chiave della nuova normativa di Farmacovigilanza è garantire che le autorità siano in grado di rispondere ai problemi sanitari in modo tempestivo ed efficace. A questo scopo, le Agenzie regolatorie dei 31 paesi dello Spazio economico europeo (SEE), l’EMA e la Commissione Europea collaborano per discutere e affrontare rapidamente qualsiasi problema emergente e garantire ai pazienti l’accesso a farmaci sicuri ed efficaci. La capacità di adottare azioni normative rapide ed incisive è stata rafforzata con la creazione del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC), col potenziamento del gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate e l’adozione di nuove procedure per accelerare il processo decisionale, quando ci sono emergenze sanitarie. Gli Stati membri forniscono la gran parte delle risorse e delle conoscenze necessarie per la rilevazione dei segnali e l’analisi dei dati, quando un problema di sicurezza è valutato a livello europeo. Conducono ispezioni per verificare che i medicinali commercializzati nella UE siano realizzati in modo appropriato e siano di qualità adeguata e che i sistemi di Farmacovigilanza delle industrie svolgano adeguatamente i loro compiti. Quando non sono coinvolti farmaci autorizzati con procedura centralizzata, le decisioni sono prese dal Co-ordination group for Mutual recognition and Decentralised procedures – human (CMDh), un organismo che rappresenta le Agenzie regolatorie nazionali. L’EMA svolge un ruolo centrale nel sistema europeo di Farmacovigilanza, coordinando le attività e fornendo supporto tecnico, normativo e scientifico a Stati membri ed industria. Il nuovo comitato scientifico, il PRAC, è stato istituito nel luglio 2012. I suoi compiti coprono tutti gli aspetti della gestione del rischio dei medicinali per uso umano. È composto da esperti di Farmacovigilanza degli Stati membri dell’UE, nonché esperti scientifici e rappresentanti di operatori sanitari e organizzazioni di pazienti designati dalla Commissione Europea. La Commissione Europea è l’autorità competente per i medicinali autorizzati con procedura centralizzata, nonché l’autorità legale al vertice del sistema di Farmacovigilanza dell’UE. L’attività di Farmacovigilanza in sintesi L’intero processo di Farmacovigilanza (dai sistemi di monitoraggio e rilevazione di sospette reazioni avverse fino alle azioni regolatorie per ridurre il rischio) si svolge attraverso l’attività coordinata della Rete di Farmacovigilanza con l’industria farmaceutica ed i sistemi sanitari. Il sistema riceve contributi anche dalle Agenzie regolatorie non UE, dal mondo accademico, operatori sanitari e pazienti. Il processo di Farmacovigilanza può essere suddiviso nelle seguenti attività principali: Pianificazione della gestione del rischio: valutazione dei rischi di ogni nuovo farmaco, sviluppo di piani per la raccolta dei dati e minimizzazione del rischio. Il PRAC ha revisionato 48 piani di gestione del rischio (Risk Management Plans RMP) nel periodo luglio-dicembre 2012, 637 nel 2013 e 597 nel 2014. Gli Stati membri, collettivamente, hanno ricevuto circa 3.500 (2012), 7.500 (2013) e 9.000 (2014) RMP per i medicinali autorizzati a livello nazionale. Raccolta e gestione delle segnalazioni di sospette Reazioni Avverse a Farmaco (Adverse Drug Reactions ADR). Analisi delle segnalazioni di sospette ADR per rilevare i segnali. Da settembre 2012 a dicembre 2014, il PRAC ha valutato 193 segnali. Monitoraggio di routine del profilo rischio/beneficio dei farmaci tramite rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (Periodic Safety Update Reports PSUR) e aggiornamento della EURD list per la presentazione delle PSUR. Il PRAC ha esaminato 20 PSUR da luglio a dicembre 2012, 436 nel 2013 e 471 nel 2014. Sono stati presentati alle competenti autorità degli Stati membri per valutazioni nazionali circa 5.000 PSUR nel 2012, 3.500 nel 2013 e 3.000 nel 2014 più ulteriori 62, 151 e 116 PSUR con procedura condivisa per farmaci autorizzati a livello nazionale nello stesso periodo. Rapporti su importanti questioni di sicurezza e rischio/beneficio. Da luglio 2012 a dicembre 2014, sono stati inviati al PRAC 31 rapporti di sicurezza, 9 dei quali riguardanti farmaci autorizzati con procedura centralizzata. Il CMDh ha discusso anche alcuni problemi nazionali per decidere se fosse necessaria una valutazione a livello UE; questo è avvenuto in 2 occasioni nel 2013 e 6 nel 2014 e non ha prodotto rapporti. Gestione delle informazioni su prodotti sottoposti a monitoraggio addizionale e prodotti ritirati dal mercato. Alla fine del 2014, l’elenco dei farmaci sottoposti a monitoraggio addizionale includeva 193 medicinali autorizzati con procedura centralizzata e 8 sostanze in 1.269 prodotti autorizzati a livello nazionale. Nel corso del 2014, l’EMA ha ricevuto 132 notifiche di ritiro di prodotti. Valutazione e coordinamento di studi post-autorizzazione di sicurezza e di efficacia. Dal luglio 2012 al dicembre 2014, il PRAC ha revisionato 38 protocolli per studi di sicurezza non interventistici post-autorizzazione (non-interventional Post-Authorisation Safety Studies PASS). Gli Stati membri hanno valutato altri 17 protocolli PASS per medicinali autorizzati a livello nazionale. Nel 2012, sono state condotte 207 ispezioni per verificare che i farmaci siano prodotti nel rispetto delle buone pratiche di Farmacovigilanza, 195 nel 2013 e 167 nel 2014, rispettivamente per 26, 37 e 48 medicinali autorizzati con procedura centralizzata. Il PRAC ha emesso 14 comunicazioni di sicurezza nella seconda metà del 2012, 78 nel 2013 e 57 nel 2014. Miglioramento di sistemi e servizi Il ruolo dell’EMA comprende la fornitura di alcuni dei sistemi e servizi necessari per il funzionamento della rete di Farmacovigilanza. La nuova normativa ha richiesto lo sviluppo di alcuni nuovi sistemi e servizi e la valorizzazione o la semplificazione degli altri. Gli Stati membri e le principali parti interessate, tra cui l’industria farmaceutica, hanno dato un importante contributo alla progettazione e allo sviluppo di tali sistemi. Gli sviluppi hanno incluso: il database di tutti i farmaci autorizzati nell’UE, sia a livello centrale che nazionale, con informazioni su più di 580.000 farmaci da quasi 4.300 titolari di autorizzazioni (previsto dall’art. 57 del Reg. CE 726/2004). Il servizio di monitoraggio della letteratura: l’EMA ha il compito di monitorare la letteratura medica per le sospette reazioni avverse a determinate sostanze attive ed inserire le relative segnalazioni nella banca dati Eudravigilance. Il servizio è partito dal giugno del 2015. Il repository dei PSUR è stato sviluppato e funziona a pieno regime dal 2015. La normativa prevede il perfezionamento del database europeo EudraVigilance per supportare la segnalazione e migliorare le funzioni di ricerca, analisi e monitoraggio. È stato lanciato il sito web sulle ADR ed è stato dato supporto alle attività di rilevamento del segnale. Il sistema aggiornato dovrebbe essere completato per i primi mesi del 2018. Cooperazione e coordinamento Oltre a coordinare l’attività delle Agenzie regolatorie degli oltre 30 paesi aderenti al sistema europeo di Farmacovigilanza, la Commissione e l’EMA, sulla base di accordi bilaterali o multilaterali, collaborano con altri organismi internazionali come la Association of the International Council for Harmonisation of Technical Requirements for Pharmaceuticals for Human Use (ICH) per promuovere approcci comuni e requisiti standardizzati per l’autorizzazione dei farmaci. La buona Farmacovigilanza si basa sulla cooperazione tra le parti e questo è stato incoraggiato dalla normativa. Il contributo dei pazienti e degli operatori sanitari al processo di autorizzazione dei medicinali e alla Farmacovigilanza è di vitale importanza. Questo avviene tramite i rappresentanti della società civile al PRAC e la loro consultazione su determinate questioni. Sviluppo della rete attuale e futuro Sono stati avviati progetti per migliorare la scienza e la pratica della Farmacovigilanza, come la Strengthening Collaboration for Operating Pharmacovigilance in Europe (SCOPE) Joint Action per il rafforzamento della collaborazione per il funzionamento della Farmacovigilanza in Europa; la Rete europea dei centri di Farmacoepidemiologia e Farmacovigilanza (European Network of Centres for Pharmacoepidemiology and Pharmacovigilance ENCePP) ed il progetto PROTECT Pharmacoepidemiological Research on Outcomes of Therapeutics finanziato da un Consorzio Europeo a capitale pubblico e privato). I risultati di queste iniziative stanno già cominciando ad influire sullo sviluppo dei processi e l’aggiornamento delle linee guida. Conclusioni La rete europea di Farmacovigilanza è un esempio di successo della cooperazione a livello europeo, a tutto vantaggio dei cittadini dell’UE. Il sistema consente ai partecipanti di condividere le migliori competenze disponibili ed i progressi scientifici e coordinare le azioni di regolamentazione, producendo risultati più efficienti e coerenti per tutti. Gli strumenti resi disponibili dalla nuova normativa (che includono i piani di gestione del rischio, gli studi post-autorizzazione, il rilevamento e la gestione del segnale a livello europeo, le periodiche rivalutazioni dei medicinali) costituiscono un approccio sempre più proattivo alla sicurezza dei farmaci e sono integrati dai miglioramenti delle azioni regolatorie e dalla comunicazione, quando vengono individuati problemi di sicurezza. Il sistema funziona in trasparenza, per sviluppare la fiducia della società. Sono stati messi in atto meccanismi per garantire che informazioni accurate di sicurezza raggiungano l’opinione pubblica europea in modo tempestivo. Il sistema coinvolge tutte le parti, anche dando a tutti (operatori sanitari e pazienti) la possibilità di segnalare le sospette reazioni avverse a farmaco. Per il futuro, è previsto un aumento del coinvolgimento, che includa audizioni pubbliche su questioni cruciali di sicurezza. Sta procedendo il lavoro sull’infrastruttura, necessario per sostenere l’ulteriore sviluppo del sistema e semplificare e razionalizzare i processi esistenti. Il servizio di monitoraggio della letteratura medica, il miglioramento di EudraVigilance, il repository PSUR ed il database dei prodotti previsto dall’articolo 57 UE contribuiranno ad aumentare l’efficienza del sistema. https://ec.europa.eu/transparency/regdoc/rep/1/2016/EN/1-2016-498-EN-F1-1.PDF - 22/08/2016
- Iperuricemia da farmaci e gotta Una revisione. L’iperuricemia è una condizione clinica comune, che può essere definita come un livello dell’acido urico sierico > 6,8 mg/dl. La gotta, una complicanza riconosciuta dell’iperuricemia, è l’artrite infiammatoria più comune negli adulti. L’iperuricemia indotta da farmaci e la gotta costituiscono un problema emergente e sempre più diffuso nella pratica clinica. I diuretici sono una delle cause più importanti di iperuricemia secondaria. I farmaci innalzano il livello dell’acido urico sierico attraverso l’aumento del riassorbimento dell’acido urico e/o la diminuzione della secrezione. Diversi farmaci possono anche aumentare la produzione di acido urico. In questa revisione sono stati analizzati i seguenti farmaci, che possono causare iperuricemia, in relazione al loro meccanismo di azione e alla loro rilevanza clinica: diuretici, farmaci antitubercolari, immunosoppressori, acido nicotinico, aspirina a basso dosaggio (60-300mg/die), chemioterapia citotossica, sostituti del glucosio utilizzati nella nutrizione parenterale (fruttosio glicerolo sorbitolo xilitolo), sodio lattato soluzione per infusione e testosterone. Oltre a questi, sono stati presi in considerazione anche: acitretina, didanosina + ritonavir, filgrastim, L-dopa, omeprazolo, interferone pegilato (Peg-IFN) + ribavirina, sildenafil, teriparatide, ticagrelor e topiramato, per alcuni dei quali non è noto il meccanismo attraverso il quale possono indurre iperuricemia e gotta. Sebbene non esistano ancora linee guida su come prevenire l’iperuricemia da farmaco, i pazienti trattati con farmaci, che possono indurre iperuricemia dovrebbero essere incoraggiati a mantenere un’idratazione adeguata e monitorare di routine i livelli dell’uricemia. Vanno monitorati anche i sintomi, che possono precedere l’insorgenza della gotta, ma tenendo conto che, approssimativamente, due pazienti su tre con iperuricemia farmaco indotta sono asintomatici. CB Salem, R Slim, N Fathallah, H Hmouda Drug-induced hyperuricaemia and gout Rheumatology (2016) doi: 10.1093/rheumatology/kew293 http://rheumatology.oxfordjournals.org/content/early/2016/08/01/rheumatology.kew293.short?rss=1 - 18/08/2016
- Effetto della abaloparatide vs placebo sulle nuove fratture vertebrali in donne in postmenopausa con osteoporosi Un trial clinico randomizzato. Sono necessarie ulteriori terapie per la prevenzione delle fratture osteoporotiche. Abaloparatide è un attivatore selettivo del recettore dell’ormone paratiroideo di tipo 1. Obiettivi Valutare efficacia e sicurezza di abaloparatide 80 mg rispetto a placebo, per la prevenzione di nuove fratture vertebrali in donne in postmenopausa a rischio di fratture osteoporotiche. Metodi ACTIVE (Abaloparatide Comparator Trial In Vertebral Endpoints) è uno studio clinico randomizzato e controllato in doppio cieco di Fase III, che è stato condotto in 28 centri di 10 paesi tra il marzo 2011 e l’ottobre 2014. Erano eleggibili donne in postmenopausa con T score di densità minerale ossea (BMD) ≤-2,5 e >-5.0 a livello della colonna lombare o del collo del femore e prove radiologiche ≥ 2 lievi o ≥1 frattura vertebrale moderata lombare o toracica o storia di trauma lieve o frattura non vertebrale negli ultimi 5 anni. Le donne in postmenopausa (> 65 anni) con i criteri di frattura e T score ≤-2.0 e >-5.0 o senza criteri di frattura e T score ≤-3.0 e >-5.0 potevano essere arruolate. Interventi: iniezioni sottocutanee quotidiane in cieco di placebo (n=821), abaloparatide 80 mg (n=824) o teriparatide 20 mg (n=818) in aperto per 18 mesi. Principali esiti e misure: endpoint primario era la percentuale di partecipanti con una nuova frattura vertebrale nei gruppi abaloparatide vs placebo. La dimensione del campione è stata impostata per rilevare una differenza del 4% (riduzione del rischio del 57%) tra i gruppi di trattamento. Gli endpoint secondari comprendevano la variazione della densità minerale ossea totale dell’anca, del collo del femore e della colonna lombare nel gruppo trattato con abaloparatide rispetto al gruppo placebo e il tempo fino alla prima frattura non vertebrale. L’ipercalcemia era un endpoint di sicurezza pre-specificato nel gruppo abaloparatide, rispetto al gruppo teriparatide. Risultati Su 2.463 donne (età media 69 anni; range: 49-86), 1.901 hanno completato lo studio. Si sono verificate nuove fratture vertebrali, diagnosticate attraverso morfometria, nello 0,58% (n=4) del gruppo abaloparatide, nel 4,22% (n=30) del gruppo placebo (differenza di rischio RD vs placebo, -3,64; IC 95% da -5,42 a -2,10; rischio relativo, 0.14 con IC 95% 0,05-0,39; P<.001) e nello 0,84% (n=6) del gruppo teriparatide. Il tasso Kaplan-Meier per fratture non vertebrali è stato del 2,7% per abaloparatide, 4,7% per il placebo (RD -2.01 con IC 95% da -4.02 a -0.00; Hazard Ratio HR 0,57 IC 95% tra 0,32 e -1.00; P=.049) e del 3,3% per il gruppo teriparatide. Gli aumenti della BMD sono risultati maggiori nel gruppo abaloparatide rispetto al placebo (P<.001). L’incidenza di ipercalcemia è stata inferiore con abaloparatide (3,4%) che con teriparatide (6,4%) con una RD di -2,96 (IC 95% da -5,12 a -0,87; P=0,006). Conclusioni L’uso di abaloparatide sottocutaneo in donne in postmenopausa con osteoporosi ha ridotto il rischio di nuove fratture vertebrali e non vertebrali di oltre 18 mesi, rispetto al placebo. Sono necessarie ulteriori ricerche per capire l’importanza clinica della differenza di rischio, i rischi ed i benefici del trattamento con abaloparatide e l’efficacia di rispetto ad altri trattamenti per l’osteoporosi. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT01343004 JAMA. 2016;316(7):722-733. doi:10.1001/jama.2016.11136. Effect of Abaloparatide vs Placebo on New Vertebral Fractures in Postmenopausal Women With Osteoporosis. A Randomized Clinical Trial. PD Miller, G Hattersley, B Juel Riis, GC Williams, E Lau, LA Russo, P Alexandersen, CAF Zerbini, M Hu, AG Harris, L A Fitzpatrick, F Cosman, C Christiansen. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2544640 - 17/08/2016
- Uso di pioglitazone e rischio di cancro alla vescica in pazienti con diabete di tipo 2 Uno studio di coorte retrospettivo sui dati sanitari di quattro paesi europei. Obiettivi Valutare l’associazione tra uso di pioglitazone e rischio di cancro alla vescica in pazienti con diabete di tipo 2. Metodi Disegno: studio di coorte retrospettivo su coorti abbinate per propensity score. Fonti dei dati: database sanitari di Finlandia, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. Set di dati specifici dei paesi su prescrizioni, ospedali, medici di medicina generale, cancro e morti. Partecipanti: pazienti con diabete di tipo 2, che hanno iniziato la terapia con pioglitazone (n = 56.337) abbinati a pazienti con diabete di tipo 2 dello stesso paese trattati con farmaci per il diabete diversi dal pioglitazone (N = 317.109). Sono state create due coorti abbinate, utilizzando un rapporto fisso 1: 1 (coorte abbinata più vicina) e un rapporto variabile 1:10 (coorte abbinata multipla). I pazienti sono stati abbinati per storia del trattamento e punteggi di propensione per diverse variabili associate all’inizio del pioglitazone. Principali misure di outcome: sono stati stimati gli Hazard Ratio e gli intervalli di confidenza al 95% col modello di rischio proporzionale di Cox con aggiustamenti per i fattori confondenti rilevanti. Per valutare la solidità dei risultati, sono state eseguite diverse analisi stratificate e di sensibilità. Risultati Nella coorte esposta a trattamento con pioglitazone, si sono verificati 130 tumori della vescica nel corso di un periodo medio di follow-up di 2,9 anni. Nella coorte abbinata più vicina e nella coorte abbinata multipla non esposte al trattamento con pioglitazone, si sono verificati 153 e 970 tumori della vescica, con tempi medi di follow-up di 2,8 e 2,9 anni, rispettivamente. Per quanto riguarda il rischio di cancro alla vescica, l’Adjusted Hazard Ratio dei pazienti sempre esposti rispetto ai mai esposti è stato di 0,99 (intervallo di confidenza al 95% da 0.75 a 1.30) e 1,00 (da 0,83 al 1,21), rispettivamente nella coorte più vicina e in quella multipla. Il rischio di cancro alla vescica non è risultato associato a durata d’uso e dose (> 48 mesi di uso pioglitazone, Hazard Ratio aggiustato 0,86 (0,44-1,66); > 40000 mg dose cumulativa, 0,65 (0,33-1,26) nella coorte abbinata più vicina). Conclusioni Lo studio non mostra alcuna evidenza di correlazione tra uso di pioglitazone e rischio di cancro alla vescica. I risultati sono coerenti con quelli di altri studi recenti, che hanno incluso anche lunghi periodi di follow-up. Trial registration Registered to the European Union electronic register of post-authorisation studies (EU PAS register no EUPAS3626). BMJ 2016; 354 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.i3903 (Published 16 August 2016). Pioglitazone use and risk of bladder cancer in patients with type 2 diabetes: retrospective cohort study using datasets from four European countries. P Korhonen, EM Heintjes, R Williams, F Hoti, S Christopher, M Majak, L Kool-Houweling, H Strongman, M Linder, P Dolin, S Bahmanyar. http://www.bmj.com/content/bmj/354/bmj.i3903.full.pdf - 16/08/2016
- Domperidone e rischio di tachiaritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa nei malati di Parkinson Uno studio di coorte retrospettivo. Il domperidone è utilizzato, di preferenza su altri farmaci antiemetici, per trattare i sintomi digestivi nella malattia di Parkinson (PD). Sono state sollevate preoccupazioni circa un aumento del rischio di tachiaritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa (VT/SCD) associato al domperidone, nella popolazione generale. Tuttavia, il rischio nel PD è sconosciuto. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio di coorte multicentrico retrospettivo, utilizzando i database amministrativi di sette province canadesi ed il britannico UK Clinical Practice Research Datalink. È stata effettuata un’analisi caso-controllo nidificata e sono stati stimati i Rate Ratio (RR) di VT/SCD associati all’uso del domperidone rispetto al non uso, in pazienti con diagnosi recente di PD. Gli eventi di VT/SCD sono stati identificati utilizzando le cartelle cliniche amministrative e le statistiche vitali con una revisione manuale di tutti i casi possibili. Sono stati utilizzati metodi di meta-analisi per stimare gli effetti complessivi nei diversi siti. Risultati Tra 214.962 pazienti con malattia di Parkinson, sono stati individuati 2.907 casi di VT/SCD durante 886.581 anni-persona di follow-up (tasso di incidenza 3.28 per 1.000 persone anno). L’uso abituale di domperidone è risultato correlato ad un incremento di rischio di VT/SCD del 22% (RR 1,22; IC 95% 0,99-1,50) rispetto al non uso, tuttavia i numeri non raggiungono la significatività statistica. Il rischio è stato significativamente elevato nei soggetti con una storia di malattia cardiovascolare (RR 1,38; IC 95% 1,07-1,78), ma non in quelli senza (RR 1,21; IC 95% 0,81-1,81). Dose e durata d’uso non hanno influenzato l’entità del rischio. Conclusioni L’uso del domperidone può aumentare il rischio di tachiaritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa in pazienti con malattia di Parkinson, in particolare quelli con una storia di malattia cardiovascolare. Il rischio può essere sottovalutato per difficoltà ad individuare gli eventi. Br J Clin Pharmacol. 2016 Aug;82(2):461-72. doi: 10.1111/bcp.12964. Epub 2016 May 19. Ventricular tachyarrhythmia and sudden cardiac death with domperidone use in Parkinson’s disease. Renoux C1,2,3, Dell’Aniello S1, Khairy P4, Marras C5, Bugden S6, Turin TC7, Blais L8, Tamim H9,10, Evans C11, Steele R1,12, Dormuth C13, Ernst P1,14; Canadian Network for Observational Drug Effect Studies (CNODES) investigators. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.12964/full - 09/08/2016
- Effetti del liraglutide sulla stabilità clinica in pazienti con insufficienza cardiaca avanzata e ridotta frazione di eiezione Uno studio clinico di fase 2, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Un metabolismo cardiaco anomalo contribuisce alla patofisiologia dell’insufficienza cardiaca avanzata con frazione di eiezione ventricolare sinistra (FEVS) ridotta. Gli agonisti del glucagone-like peptide 1 (GLP-1) hanno mostrato effetti cardioprotettivi nei primi studi clinici su pazienti con insufficienza cardiaca avanzata, a prescindere dallo stadio del diabete di tipo 2. Obiettivi Verificare se la terapia con GLP-1 agonisti migliora la stabilità clinica dopo l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca acuta. Metodi È stato condotto uno studio clinico di fase 2, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, su pazienti con insufficienza cardiaca accertata e ridotta FEVS, recentemente ricoverati in ospedale. I pazienti sono stati arruolati tra l’agosto 2013 ed il marzo 2015, in 24 siti degli Stati Uniti. I pazienti sono stati trattati coll’analogo del GLP-1 liraglutide (n = 154) o con placebo (n = 146) per iniezione sottocutanea quotidiana; il farmaco in studio è stato aumentato fino al dosaggio di 1,8 mg/d durante i primi 30 giorni, e continuato per 180 giorni. L’end point primario era un punteggio globale in cui tutti i pazienti, indipendentemente dal trattamento assegnato, sono stati classificati in 3 livelli gerarchici: tempo fino alla morte, tempo fino alla riospedalizzazione per scompenso cardiaco e variazione media del livello del frammento N-terminale del pro-Peptide natriuretico di tipo B dal basale a 180 giorni. Valori più alti indicavano una migliore salute (stabilità). Gli esiti secondari includevano i componenti dell’endpoint primario, struttura e funzione cardiaca, distanza percorsa in 6 minuti, qualità della vita ed eventi combinati. Risultati I pazienti arruolati, che hanno completato lo studio sono stati 271: età media, 61 anni (range interquartile IQR 52-68 anni); 64 (21%) donne; 178 (59%) con diabete di tipo 2; FEVS media del 25% (IQR, 19% -33%); livello medio N-terminale pro-Peptide natriuretico tipo B di 2049 pg/mL (IQR, 1054-4235 pg/mL). Rispetto al placebo, liraglutide non ha avuto alcun effetto significativo sull’endpoint primario (grado medio di 146 per il gruppo liraglutide vs 156 per il gruppo placebo; P = .31). Non ci sono state differenze significative trai gruppi nel numero di morti: 19 (12%) nel gruppo liraglutide vs 16 (11%) nel gruppo placebo (hazard ratio, 1.10; IC 95% 0,57-2,14; p = .78), nelle riospedalizzazioni per insufficienza cardiaca: 63 (41%) vs 50 (34%) rispettivamente (hazard ratio, 1.30; IC 95% 0,89-1,88; P = .17) e neanche negli endpoint secondari esplorativi. Analisi pre-specificate di sottogruppo nei pazienti con diabete non hanno evidenziato differenze significative trai gruppi. Sono stati registrati 16 (10%) eventi iperglicemici nel gruppo liraglutide vs 27 (18%) nel gruppo placebo; gli eventi ipoglicemici sono stati poco frequenti: rispettivamente 2 (1%) vs 4 (3%). Conclusioni Trai pazienti ospedalizzati con insufficienza cardiaca e ridotta frazione di eiezione ventricolare sinistra, l’uso del liraglutide non ha portato ad una maggiore stabilità clinica post-ospedalizzazione. I risultati dello studio non supportano l’uso di liraglutide in questa situazione clinica. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT01800968 Margulies KB, Hernandez AF, Redfield MM, Givertz MM, Oliveira GH, Cole R, Mann DL, Whellan DJ, Kiernan MS, Felker GM, McNulty SE, Anstrom KJ, Shah MR, Braunwald E, Cappola TP; NHLBI Heart Failure Clinical Research Network. Effects of Liraglutide on Clinical Stability Among Patients With Advanced Heart Failure and Reduced Ejection Fraction: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2016 Aug 2;316(5):500-8. doi: 10.1001/jama.2016.10260. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2540402 - 08/08/2016
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Noxafil (posaconazolo) e Adempas (riociguat). Comunicazioni EMA su Ammonaps, Zydelig, canaglifozin, medicinali contenenti il Fattore VIII, retinoidi e paracetamolo a rilascio modificato. Nota Informativa Importante su Noxafil (posaconazolo) Fonte: AIFA 28/07/2016 I medici prescrittori devono specificare la formulazione di posaconazolo su ciascuna prescrizione ed i farmacisti dispensare ai pazienti la corretta formulazione orale, perché le formulazioni in compresse e la sospensione orale non sono intercambiabili. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-noxafil-posaconazolo-28072016 Comunicazione EMA su Ammonaps Fonte: AIFA 22 e 26/07/2016 In Europa sono autorizzati due medicinali a base di sodio fenilbutirrato, indicati come terapia adiuvante nel trattamento di lunga durata dei disturbi del ciclo dell’urea: Ammonaps (Swedish Orphan Biovitrum International AB) e Pheburane (Lucane Pharma). Ammonaps è prodotto dalla Pharmaceutics International Inc. USA, la quale è stata interessata dal processo di revisione avviato dall’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) in seguito ad un’ispezione condotta a febbraio 2016 dall’Agenzia regolatoria del Regno Unito (MHRA), che ha evidenziato alcune carenze in relazione alle buone pratiche di fabbricazione (GMP). Non ci sono evidenze che i pazienti siano stati messi a rischio a causa di questo problema. Tuttavia, come misura precauzionale, i medicinali prodotti in questo sito non verranno più distribuiti in UE a meno che non siano considerati come ‘critici’ per la salute pubblica. In Italia, l’AIFA ha ritenuto che Ammonaps (autorizzato nelle forme farmaceutiche compresse e granulato) possa essere prescritto e richiesto al Titolare nei casi in cui, a giudizio del medico curante, l’assunzione di Pheburane (autorizzato solo come granulato) possa rappresentare una criticità per la salute del paziente. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/rettifica-alla-comunicazione-sui-medicinali-base-di-sodio-fenilbutirrato-26072016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-sui-medicinali-base-di-sodio-fenilbutirrato-22072016 Comunicazione EMA su Zydelig (idelalisib) Fonte: AIFA 22 e 8/07/2016 In seguito a revisione, il Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (Committee for Medicinal Products for Human Use CHMP) dell’EMA ha confermato che i benefici del Zydelig (idelalisib) superano i rischi di effetti indesiderati, nel trattamento dei tumori del sangue leucemia linfatica cronica e linfoma follicolare. Sono state aggiornate le raccomandazioni per minimizzare il rischio di infezioni gravi, nei pazienti trattati con Zydelig: · devono essere somministrati preventivamente antibiotici per prevenire la polmonite da Pneumocystis jirovecii, durante il trattamento con Zydelig e fino a 6 mesi dopo la sospensione. · I pazienti devono essere monitorati per segni di infezione e devono effettuare regolarmente esami del sangue per misurare il livello dei globuli bianchi: un basso numero può indicare un aumentato rischio di infezioni e rende necessaria l’interruzione del trattamento. Zydelig non può essere iniziato in pazienti con qualsiasi infezione generalizzata. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-zydelig-22072016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-zydelig-idelalisib-08072016 Aggiornamento della comunicazione EMA su revisione canaglifozin Fonte: AIFA 12/07/2016 L’EMA ha avviato una revisione sul medicinale antidiabetico canaglifozin, dopo che lo studio clinico in corso CANVAS ha osservato un aumento delle amputazioni, soprattutto delle dita del piede. La revisione è stata estesa ai medicinali della stessa classe terapeutica: dapagliflozin ed empagliflozin. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aggiornamento-della-comunicazione-ema-su-revisione-canaglifozin-12072016 Comunicazione EMA su medicinali contenenti il Fattore VIII Fonte: AIFA 08/07/2016 L’EMA ha avviato una rivalutazione dei medicinali contenenti il fattore VIII, per valutare il rischio di sviluppare proteine inibitrici in pazienti che iniziano il trattamento per l’emofilia A. Questo a seguito della recente pubblicazione di uno studio in cui gli autori suggerivano che tali inibitori si sviluppano più frequentemente in pazienti, che ricevono medicinali contenenti il Fattore VIII ottenuto attraverso la tecnologia del DNA ricombinante rispetto a quelli, che sono trattati con medicinali contenenti il Fattore VIII derivati dal sangue. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-il-fattore-viii-08072016 Comunicazione EMA su retinoidi Fonte: AIFA 08/07/2016 L’EMA ha iniziato una revisione dei medicinali contenenti retinoidi, allo scopo di valutare le misure per la prevenzione delle gravidanze e per la minimizzazione del rischio di disordini neuropsichiatrici. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-retinoidi-08072016 Comunicazione EMA su paracetamolo a rilascio modificato Fonte: AIFA 08/07/2016 L’EMA ha comunicato che saranno valutate le misure per ridurre al minimo i rischi e i danni del sovradosaggio del paracetamolo a rilascio modificato. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-paracetamolo-rilascio-modificato-08072016 Nota Informativa Importante su Adempas (riociguat) Fonte: AIFA 04/07/2016 I pazienti con ipertensione polmonare associata a polmoniti interstiziali idiopatiche (PH IIP) non devono essere trattati con riociguat. Riociguat non è autorizzato per questa indicazione. Il profilo rischio/beneficio di Adempas nelle indicazioni approvate rimane positivo. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-adempas-riociguat-04072016 - 30/07/2016
- Un batterio commensale umano produce un antibiotico, che inibisce la colonizzazione di un patogeno Scoperta una promettente molecola (Lugdunina), prodotta dallo Staphylococcus lugdunensis ed efficace contro lo Staphylococcus aureus. La stragrande maggioranza delle infezioni batteriche sistemiche è causata da agenti patogeni facoltativi, spesso resistenti agli antibiotici, che colonizzano le superfici del corpo umano. La colonizzazione delle vie aeree da parte dello Staphylococcus aureus predispone ad infezioni invasive, ma i meccanismi coinvolti sono in gran parte sconosciuti. Mentre i microorganismi del suolo sono noti per competere per la produzione di antibiotici, tali processi sono stati raramente indagati per il microbiota umano. Ricercatori dell’Università di Tubinga (Germania) hanno dimostrato che alcuni ceppi di Staphylococcus lugdunensis nasale producono un antibiotico peptidico, che hanno chiamato Lugdunina, il quale è in grado di inibire la colonizzazione da parte dello Staphylococcus aureus e costituisce un raro esempio di un composto bioattivo non ribosomiale sintetizzato da batteri ospitati dall’uomo. La Lugdunina è un battericida, che si è dimostrato efficace contro i principali agenti patogeni, in modelli animali e verso il quale lo Staphylococcus aureus non sembra sviluppare resistenza. In particolare, gli autori hanno osservato che la colonizzazione nasale umana da parte dello S. lugdunensis è associata ad una presenza significativamente ridotta di S. aureus, fatto che suggerisce che la Lugdunina o i batteri commensali produttori di Lugdunina potrebbero essere utili per prevenire infezioni da stafilococco. Gli autori concludono anche che il microbiota umano dovrebbe essere preso in considerazione come fonte di nuovi antibiotici. A Zipperer, MC Konnerth, C Laux, A Berscheid, D Janek, C Weidenmaier, M Burian, NA Schilling, C Slavetinsky, M Marschal, M Willmann, H Kalbacher, B Schittek, H Brötz-Oesterhelt, S Grond, A Peschel, B Krismer Human commensals producing a novel antibiotic impair pathogen colonization Nature 535, 511–516 (28 July 2016) doi:10.1038/nature18634 http://www.nature.com/nature/journal/v535/n7613/full/nature18634.html - 29/07/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Il rapporto dell’Agenzia Italiana del Farmaco per il periodo gennaio-marzo 2016. Nel periodo gennaio-marzo 2016, la spesa farmaceutica convenzionata lorda è stata di 2 miliardi e 698 milioni di euro e ha registrato una diminuzione del 5,5%, rispetto allo stesso periodo del 2015. La spesa farmaceutica convenzionata netta nazionale è stata 2.090.718.722 (-6,4%); in Sardegna, è stata 67.507.418 (-8,2%). La compartecipazione totale a carico dei cittadini è stata di 394 milioni (-0,7%), in Sardegna 7 milioni (-0,4%). Le ricette sono state circa 151 milioni (-3,9%) a livello nazionale, in Sardegna 4, 8 milioni (-4,2%). I consumi nazionali di farmaci di fascia A sono stati 6.270.280.403 di DDD (Dosi Definite Giornaliere), pari a una diminuzione dello 0,6%, in Sardegna, 185.777.883 di DDD (-0,9%). A livello nazionale, la spesa farmaceutica territoriale netta è stata 2.090.718.722, pari al 12% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN), mentre era stato programmato un tetto dell’11,35%. Il tetto di spesa è stato rispettato solo dalle Regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle d’Aosta, Toscana e dalle Province autonome di Trento e Bolzano. La spesa farmaceutica ospedaliera nazionale è stata 1.567.981.762, pari al 5,1% del FSN, mentre il tetto programmato era del 3,5%. Il tetto di spesa è stato rispettato solo dalla Regione Molise a dalla Provincia autonoma di Trento. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/estratto_Monitoraggio_Spesa_Nazionale_Regionale_gen-mar_2016.pdf - 29/07/2016
- World Hepatitis Day Il 28 luglio si celebra la Giornata Mondiale dell’Epatite. Nel 2010, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito la Giornata Mondiale dell’Epatite per aumentare la consapevolezza su questa malattia. Durante l’Assemblea di maggio 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato l’obiettivo di eliminare l’epatite virale come problema di Sanità pubblica, entro il 2030. http://worldhepatitisday.org/ - 28/07/2016
- Antipsicotici di prima e seconda generazione, nel trattamento della schizofrenia Uno studio randomizzato in doppio cieco confronta gli effetti sulla qualità della vita. Non è certo se gli antipsicotici di seconda generazione (SGA) rappresentino un vantaggio rispetto a quelli di prima generazione (FGA), nel trattamento della schizofrenia. Gli studi di efficacia pubblicati negli ultimi 10 anni non ne hanno confermato inequivocabilmente la superiorità. Gli autori hanno voluto confrontare la qualità della vita in pazienti con schizofrenia trattati con FGA, rispetto a quelli trattati con SGA. Metodi Nello studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco Neuroleptic Strategy Study (NESSY), sono stati reclutati partecipanti (di età compresa tra 18-65 anni) affetti da schizofrenia (ICD-10: F20.X), che richiede l’inizio del trattamento o un cambiamento di trattamento, da 14 ospedali psichiatrici universitari e ospedali statali della Germania. La doppia randomizzazione ha permesso di selezionare il trattamento più adatto al paziente, all’interno di ciascun gruppo di antipsicotici (FGA o SGA): in primo luogo, i pazienti sono stati assegnati con una tabella di numeri casuali a due delle sei possibili coppie di farmaci, ogni coppia costituita da un FGA (aloperidolo 3-6 mg o flupentixolo 6-12 mg) somministrato per via orale e da un SGA (aripiprazolo 0-20 mg, olanzapina 10-20 mg o quetiapina 400-800 mg) somministrato per via orale; lo sperimentatore ha, quindi, selezionato la coppia più adatta per il paziente; una seconda assegnazione casuale in doppio cieco ha assegnato al paziente il FGA o SGA dalla coppia scelta dallo sperimentatore. La durata del trattamento è stata di 24 settimane. Gli esiti primari da valutare erano il cambiamento nella qualità della vita (SF-36) e l’impressione clinica globale (Clinical Global Impression CGI-I) dal basale alla 24° settimana, analizzati in tutti i pazienti randomizzati, che hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio. La sicurezza è stata valutata in un set di sicurezza, costituito da tutti i pazienti randomizzati che hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio, in coincidenza con il set di analisi dell’efficacia. Lo studio è stato registrato con ClinicalTrials.gov, numero NCT01164059; German Clinical Trials Register, numero DRKS00000304; OMS ICTRP, numero U1111-1112-9727 e EudraCT, numero 2009-010966-47. Risultati Tra il 1° Aprile 2010 ed il 31 maggio 2013, 149 pazienti sono stati assegnati in modo casuale, 69 al trattamento con FGA e 80 al trattamento con SGA. 136 pazienti hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio (63 nel gruppo FGA, 73 nel gruppo SGA). L’area media sotto la curva dei valori di SF-36 (AUC) era significativamente più alta nel gruppo SGA rispetto al gruppo FGA (85.1; SD 14.7 vs 79.7; 17.3; p = 0.0112 ). I valori medi di AUC per i punteggi CGI-I sono diminuiti in entrambi i gruppi, ma non sono risultate differenze significative tra i due gruppi (3.39; SD 0.89 nel gruppo FGA vs 3.26; 0.92 nel gruppo SGA; p = 0.3423). Dei 63 pazienti trattati con FGA, 30 (48%) hanno avuto almeno un evento avverso, rispetto ai 42 (57%) dei 73 pazienti trattati con un SGA (p = 0.3019); i più comuni sono stati i disturbi del sistema nervoso (18 [60%] di 30 nel gruppo FGA vs 19 [45%] di 42 nel gruppo SGA) e disturbi psichiatrici (10 [33%] vs 16 [38%]). Un paziente è morto dopo l’interruzione del farmaco in studio (olanzapina), molto probabilmente a causa di una illecita overdose del farmaco. L’aumento dell’indice di massa corporea (BMI) è risultato significativamente più alto nel gruppo SGA rispetto al gruppo FGA (p = 0.0021 alla settimana 6 e p = 0.0041 alla settimana 24). Conclusioni Il miglioramento della qualità della vita riferito dal paziente è risultato significativamente più alto nei pazienti con schizofrenia trattati con antipsicotici di seconda generazione che in quelli trattati con antipsicotici di prima generazione, quando la selezione del trattamento è stata individualizzata. Tuttavia, alcuni antipsicotici di seconda generazione sono risultati correlati al rischio di reazioni avverse metaboliche. Gründer, Gerhard et al. Effects of first-generation antipsychotics versus second-generation antipsychotics on quality of life in schizophrenia: a double-blind, randomised study The Lancet Psychiatry , Volume 3 , Issue 8 , 717 – 729 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S2215-0366(16)00085-7 http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lanpsy/PIIS2215-0366(16)00085-7.pdf - 26/07/2016
- Nuovi anticoagulanti orali vs warfarin Una meta-analisi confronta le stime dell’effetto dei trattamenti di studi osservazionali col metodo del propensity score e di trial clinici controllati e randomizzati. Recenti studi osservazionali hanno valutato l’efficacia comparativa nel mondo reale dei nuovi anticoagulanti orali (NAO) rispetto al warfarin, in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare (FA), col metodo del propensity score (PS). Obiettivi Gli autori hanno voluto confrontare le stime degli effetti del trattamento con i NAO tra gli studi, che utilizzano il PS e i trial clinici controllati e randomizzati (RCT). Metodi Fonti dei dati: banche dati elettroniche e atti di convegni. Esiti primari: ictus o embolia sistemica (SE) e sanguinamento maggiore. È stata effettuata una meta-analisi ad effetti casuali per sintetizzare i dati raggruppando i PS e gli Hazard Ratio (HR) degli RCT, calcolati separatamente. Il rapporto degli HR (RHR) è stato utilizzato per determinare se ci fosse una differenza tra le stime degli studi basati sul metodo PS e gli RCT. Sono stati inclusi nell’analisi 10 studi PS e 5 RCT. Risultati Non è stata osservata alcuna differenza significativa di stime dell’effetto del trattamento tra gli studi PS e RCT: RHR 1,11, IC 95% 0,98-1,23 per ictus o SE; RHR 1,07, IC 95% 0,87-1,34 per il sanguinamento maggiore. È stata osservata una significativa associazione tra NAO e rischio di ictus o di SE: HR 0.88, IC 95% 0,83-0,94 per gli studi di PS; HR 0,79, IC 95% 0,72-0,87 per gli RCT. Tuttavia, non è stata trovata alcuna relazione tra NAO e rischio di sanguinamento maggiore: HR 0.91, IC 95% 0,79-1,05 per gli studi di PS; HR 0.85, IC 95% 0,73-1,00 per gli RCT. Conclusioni In questo studio, le stime dell’effetto del trattamento con i NAO rispetto al warfarin, in pazienti con fibrillazione atriale non valvolare, derivanti da studi che utilizzano il Propensity Score concordano con i risultati dei Trial Randomizzati e Controllati. Li G, Holbrook A, Jin Y, Zhang Y, Levine MA, Mbuagbaw L, Witt DM, Crowther M, Connolly S, Chai-Adisaksopha C, Wan Z, Cheng J, Thabane L Comparison of treatment effect estimates of non-vitamin K antagonist oral anticoagulants versus warfarin between observational studies using propensity score methods and randomized controlled trials. Eur J Epidemiol. 2016 Jun;31(6):541-61. doi: 10.1007/s10654-016-0178-y. Epub 2016 Jul 1. http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-016-0178-y - 25/07/2016
- Differenze di genere nella prescrizione di antibiotici nelle cure primarie Una revisione sistematica e meta-analisi. Obiettivi I fattori determinanti della prescrizione inappropriata di antibiotici, a livello di cure primarie, non sono chiaramente definiti. L’obiettivo di questo studio è quello di effettuare una revisione sistematica ed una meta-analisi per valutare le differenze di genere nella prescrizione di antibiotici, nella comunità. Metodi Da PubMed e MEDLINE, sono stati selezionati tutti gli studi che analizzano la prescrizione di antibiotici nelle cure primarie, con date di pubblicazione dal 1976 al dicembre 2013. Gli esiti primari erano l’Incidence Rate Ratio (IRR), misurato come DDD/1000 abitanti/die e il Prevalence Rate Ratio (PRR), misurato come tasso di prevalenza/1000 abitanti di prescrizione antimicrobica, stratificato per genere, età e classe di antibiotici . Sono state calcolate le stime ad effetti casuali di IRR e PRR e le deviazioni standard. Complessivamente, sono stati esaminati 576 articoli e sono stati inclusi 11 studi, per un totale di 44.333.839 individui. Gli studi utilizzavano i dati della Farmacovigilanza nazionale (cinque studi) o regionale (sei studi), di fonti assicurative e dei sistemi sanitari nazionali. Risultati È risultato che le donne hanno una probabilità del 27% (PRR 1,27 ± 0,12) superiore agli uomini di ricevere una prescrizione di antibiotici nella loro vita. La quantità di antibiotici prescritti alle donne è del 36% (IRR 1,36 ± 0,11) superiore a quella degli uomini della fascia di età dai 16 ai 34 anni e del 40% (IRR 1,40 ± 0,03) maggiore della fascia di età da 35 a 54 anni. In particolare, gli importi delle cefalosporine e macrolidi prescritti alle donne sono risultati il 44% (IRR 1,44 ± 0,30) e il 32% (IRR 1,32 ± 0,15) rispettivamente, più alti di quelli degli uomini. Conclusioni Questa meta-analisi mostra che le donne della fascia di età dai 16 ai 54 anni ricevono un numero significativamente maggiore di prescrizioni di cefalosporine e macrolidi, a livello di cure primarie, rispetto agli uomini. Sono necessari ulteriori studi per chiarire le cause della disuguaglianza di genere nelle prescrizioni e per determinare se si verifica anche una disparità di eventi avversi, tra cui lo sviluppo di resistenza. Schröder W, Sommer H, Gladstone BP, Foschi F, Hellman J, Evengard B, Tacconelli E. Gender differences in antibiotic prescribing in the community: a systematic review and meta-analysis. J Antimicrob Chemother. 2016 Jul;71(7):1800-6. doi: 10.1093/jac/dkw054. Epub 2016 Apr 3. http://jac.oxfordjournals.org/content/71/7/1800.abstract - 22/07/2016
- Ipoglicemizzanti a confronto Una meta-analisi valuta gli esiti clinici e gli eventi avversi, in pazienti con diabete di tipo 2. Per trattare il diabete di tipo 2, sono usati diversi tipi d ipoglicemizzanti. Obiettivi Valutare l’efficacia e la sicurezza associate ad alcuni farmaci ipoglicemizzanti, inclusa l’insulina. Metodi Sono stati selezionati studi clinici randomizzati di 24 settimane o più ed è stata effettuata una meta-analisi a rete ad effetti casuali. Fonti dei dati: Cochrane Library Central Register of Controlled Trials, MEDLINE ed EMBASE fino al 21 Marzo 2016. Principali esiti e misure: l’outcome primario era la mortalità cardiovascolare. Gli esiti secondari includevano la mortalità per tutte le cause, gli eventi avversi gravi, infarto miocardico, ictus, il livello di emoglobina A1c (HbA1c), il fallimento terapeutico (trattamento di salvataggio o mancanza di efficacia), ipoglicemia e peso corporeo. Risultati Sono stati inclusi 301 trial clinici, per un totale di 1.417.367 pazienti-mesi; 177 trial (56.598 pazienti) di farmaci somministrati in monoterapia; 109 trial (53.030 pazienti) di farmaci aggiunti a metformina in duplice terapia e 29 trial (10.598 pazienti) di farmaci aggiunti a metformina e ad una sulfonilurea in triplice terapia. Non sono risultate differenze significative nelle associazioni tra qualsiasi classe di farmaci in monoterapia, duplice o triplice terapia nella mortalità cardiovascolare o per tutte le cause. Rispetto alla metformina, le sulfoniluree (differenza media standardizzata SMD 0,18; IC 95% 0,01-0,34), i tiazolidinedioni (SMD, 0.16; IC 95% 0,00-0,31), gli inibitori della DPP-4 (SMD 0,33, IC 95% 0,13-0,52) e gli inibitori dell’α-glucosidasi (SMD 0.35; IC 95% 0,12-0,58) in monoterapia sono risultati associati a livelli di HbA1c superiori. Le sulfoniluree (Odds Ratio OR 3.13; IC 95% 2,39-4,12; differenza di rischio RD 10%; IC 95% 7%-13%) e l’insulina basale (OR, 17,9 IC 95% 1,97-162; RD, 10% IC 95% 0,08%-20%) sono risultati associati a maggiori probabilità di ipoglicemia. Quando aggiunti a metformina, i farmaci erano associati a livelli di HbA1c simili, mentre gli inibitori del SGLT2 avevano probabilità più basse di ipoglicemia (OR, 0,12; IC 95% da 0,08 a 0,18; RD -22% ; IC 95% da -27% a -18 %). Quando aggiunti alla metformina e a una sulfonilurea, gli agonisti del recettore del GLP-1 sono risultati associati a probabilità più basse di ipoglicemia (OR, 0.60; IC 95% 0,39-0,94; RD -10%; IC 95% da -18% a -2 %). Conclusioni Non sono risultate differenze significative nel rischio di mortalità cardiovascolare o per tutte le cause, trai farmaci delle 9 classi di ipoglicemizzanti disponibili, usati da soli o in combinazione, in adulti con diabete di tipo 2. La metformina è risultata associata a una minore o non significativa differenza nei livelli di HbA1c, rispetto alle altre classi di farmaci. Tutti i farmaci sono risultati efficaci in combinazione con la metformina. Questi risultati sono coerenti con le raccomandazioni dell’American Diabetes Association di utilizzare la metformina in monoterapia come trattamento iniziale per i pazienti con diabete di tipo 2 e selezionare le terapie complementari in base alle caratteristiche specifiche del singolo paziente. Palmer SC, Mavridis D, Nicolucci A, Johnson DW, Tonelli M, Craig JC, Maggo J, Gray V, De Berardis G, Ruospo M, Natale P, Saglimbene V, Badve SV, Cho Y, Nadeau-Fredette AC, Burke M, Faruque L, Lloyd A, Ahmad N, Liu Y, Tiv S, Wiebe N, Strippoli GF. Comparison of Clinical Outcomes and Adverse Events Associated With Glucose-Lowering Drugs in Patients With Type 2 DiabetesA Meta-analysis. JAMA. 2016;316(3):313-324. doi:10.1001/jama.2016.9400. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleID=2533506 - 21/07/2016
- Documento sui Vaccini Il documento è stato approvato all’unanimità dalla Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo). La Fnomceo assume una posizione netta contro la disinformazione e a favore dei vaccini, sollecitando i medici al rispetto degli articoli 15 e 55 del Codice Deontologico: “il medico non deve sottrarre la persona assistita a trattamenti scientificamente fondati e di comprovata efficacia”, “il medico promuove e attua un’informazione sanitaria accessibile, trasparente, rigorosa e prudente, fondata sulle conoscenze scientifiche acquisite e non divulga notizie che alimentino aspettative o timori infondati o, in ogni caso, idonee a determinare un pregiudizio dell’interesse generale” e ricorda che chi infrange il Codice Deontologico è passibile di sanzioni. Non si ferma, però, all’aspetto legale/sanzionatorio, ma tratta la questione in maniera articolata, sottolineando che i vaccini sono tra i farmaci più sicuri e vengono testati attraverso un lungo percorso autorizzativo. I vaccini sono uno degli strumenti più efficaci di cui disponiamo per combattere le malattie infettive e hanno contribuito anche alla riduzione della mortalità e all’allungamento dell’aspettativa di vita. Ora, si stanno aprendo nuove e promettenti linee di ricerca con i vaccini terapeutici e l’immunoterapia; ma non bisogna pensare che i risultati raggiunti siano definitivi, perché il calo della copertura vaccinale espone al rischio di reintrodurre malattie debellate. Il documento si conclude con un appello, rivolto ai medici e alla politica, per un’azione a sostegno dei vaccini, per la tutela della collettività. La Federazione Nazionale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri propone: 1) di intensificare la campagna per l’adesione del personale sanitario alla vaccinazione; 2) di intensificare le campagne per valorizzare il ruolo del medico nella promozione delle vaccinazioni; 3) di riconfermare l’obbligo dei medici di collaborare all’attuazione dei provvedimenti di sanità pubblica; 4) di migliorare la comunicazione in ambito vaccinale nei confronti dei cittadini-utenti per favorire la partecipazione attiva e consapevole della popolazione ai programmi vaccinali; 5) di garantire l’omogeneità delle campagne vaccinali a livello nazionale; 6) di dare il massimo impulso alla vaccinazione nei primi mesi di vita al fine di prevenire patologie potenzialmente gravissime e di assicurare un efficiente sistema di avviso e di richiamo degli appuntamenti vaccinali per diminuire i casi di incompleta vaccinazione; 7) di sostenere tutte le normative regionali e nazionali tendenti a riaffermare la necessità della vaccinazione, attraverso provvedimenti che accertino validamente il dissenso dei genitori, l’assunzione di responsabilità rispetto ai rischi dei figli, la impossibilità dei figli a frequentare la scuola durante i periodi epidemici, la non iscrivibilità all’asilo nido, ed eventualmente l’assicurazione contro danni da mancata vaccinazione; 8) di chiamare, al raggiungimento della maggiore età, i soggetti non vaccinati per illustrare la loro situazione immunitaria e raccogliere il loro orientamento decisionale; 9) di sollecitare lo Stato e le Aziende produttrici di vaccini a dare il massimo supporto alla ricerca; 10) di sollecitare il Governo all’adozione di provvedimenti sulla estensione delle vaccinazioni a chiunque sia presente sul territorio nazionale e sulla predisposizione di linee guida per le campagne vaccinali attraverso i mass media; 11) di favorire il superamento dell’evidente disallineamento tra scienza e diritto, auspicando che i magistrati intervengano in tema di salute recependo nelle loro sentenze la metodologia della evidenza scientifica; 12) di sollecitare, di fronte al possibile ripetersi di sentenze che stabiliscono per giurisprudenza la correlazione tra vaccini e autismo fondate su singole attestazioni mediche, il Ministero della Salute e le autorità competenti a presentarsi in giudizio in collaborazione con il Pubblico Ministero e ad impugnare siffatti provvedimenti con effetto immediato fin dal primo grado di giudizio; 13) di favorire un’alleanza con i cittadini e i decisori pubblici per gestire correttamente il sovraccarico di informazioni fuorvianti, distorte o illusorie o in mala fede presenti su internet e di preparare consiglieri scientifici dei politici e dei mass media tali da riportare il dibattito nei limiti della correttezza metodologica; 14) di formare ricercatori e medici alla divulgazione scientifica, onde migliorare le basi cognitive con cui i cittadini affrontano le notizie scientifiche; 15) di uniformare gli standard delle strutture pubbliche per la somministrazione vaccinale e di fornire periodiche valutazioni epidemiologiche inerenti le malattie prevenibili mediante vaccinazione. https://portale.fnomceo.it/fnomceo/downloadFile.dwn?id=149842&version=5 - 20/07/2016
- Affrontare l’antibiotico resistenza a livello mondiale La britannica Review on antimicrobial resistance ha pubblicato la relazione finale con le raccomandazioni per soluzioni globali. Nel 2014, il governo britannico, preoccupato per i crescenti livelli dell’antibiotico resistenza (antimicrobial resistance AMR), ha istituito la Review on Antimicrobial Resistance, col compito di studiare il problema e proporre azioni concrete da adottare a livello internazionale. Il gruppo di lavoro, presieduto dall’economista Jim O’Neill noto per aver coniato il termine BRIC per le economie emergenti di Brasile, Russia, India e Cina , ha lavorato in maniera indipendente, servendosi della collaborazione di individui ed istituzioni di ambito sanitario, accademico ed economico. L’entità del problema è tale che, già oggi, si stima che l’antibiotico resistenza sia la causa di 50.000 morti in Europa e USA e 700.000 nel mondo. La relazione discute il problema crescente dell’antibiotico resistenza, spiega perché è necessaria un’azione per combatterla e, quindi, fornisce una panoramica delle soluzioni che dovrebbero essere adottate per limitare l’uso non necessario degli antibiotici disponibili e promuovere lo sviluppo di nuovi. In estrema sintesi, le raccomandazioni del rapporto si concentrano sui seguenti punti: 1. Condurre una massiccia campagna informativa, che renda consapevoli del problema. Parallelamente evitare la vendita di antibiotici come farmaci da banco, su internet e attraverso importazioni non autorizzate. 2. Migliorare le condizioni igienico-sanitarie per prevenire la diffusione di infezioni. 3. Ridurre l’uso non necessario di antibiotici in agricoltura e la loro diffusione nell’ambiente. 4. Incrementare la sorveglianza dell’antibiotico resistenza negli esseri umani e negli animali d’allevamento. 5. Promuovere metodi diagnostici nuovi e rapidi, per ridurre l’uso non necessario di antibiotici. 6. Promuovere lo sviluppo e l’uso di vaccini e altre alternative agli antibiotici. 7. Incrementare il numero, le capacità professionali e la retribuzione di chi si occupa di malattie infettive, sia che combatta le resistenze in prima linea o che lo faccia all’interno delle istituzioni accademiche. 8. Istituire un Fondo mondiale senza fini di lucro, che finanzi l’innovazione e la ricerca di base su antibiotici e prodotti correlati, come i vaccini e la diagnostica. 9. Creare incentivi per promuovere gli investimenti in nuovi farmaci e nel miglioramento di quelli esistenti. 10. Attraverso il Gruppo G20 dei paesi più industrializzati e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), istituire un gruppo d’azione internazionale per l’antibiotico resistenza, che potrà essere complementare alle altre organizzazioni internazionali come ONU, OMS, FAO e OIE (World Organisation for Animal Health), nella conduzione di politiche per rispondere al problema mondiale dell’AMR. Review on antimicrobial resistance, Tackling Drug-Resistant Infections Globally: final report and recommendations, 2016 http://amr-review.org/sites/default/files/160518_Final%20paper_with%20cover.pdf http://amr-review.org/ - 11/07/2016
- Diabete di tipo 1 negli adulti: diagnosi e trattamento (NG17) Il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha pubblicato l’aggiornamento delle Linee guida per la diagnosi ed il trattamento del diabete di tipo 1 negli adulti. L’aggiornamento si è reso necessario perché la precedente edizione risale al 2004 e, da allora, l’aspettativa di vita per gli adulti con diabete di tipo 1 è aumentata, per quanto rimanga significativamente più breve rispetto a quella dei non diabetici. Permangono carenze importanti nell’assistenza, la maggior parte degli adulti con diabete di tipo 1 ha l’emoglobina glicata (HbA1c) al di sopra dei livelli raccomandati e i tassi di chetoacidosi diabetica e insufficienza renale sono aumentati. L’aggiornamento è focalizzato sulle aree nelle quali, negli ultimi dieci anni, si sono registrati i maggiori progressi nelle conoscenze, nelle opportunità di trattamento e nella tecnologia, che permettono di ottimizzare i livelli di glucosio nel sangue. Tali cambiamenti costituiscono ulteriori sfide in termini di diversità e complessità degli strumenti disponibili e le nuove linee guida descrivono le migliori pratiche evidence-based per il loro utilizzo. Rispetto all’edizione del 2004, sono state aggiornate le sezioni relative a: diagnosi del diabete di tipo 1, programmi di formazione strutturati, preparazioni di insulina e regimi associati con i livelli di glucosio migliorati, lunghezza dell’ago per le iniezioni di insulina, nuove tecnologie per il monitoraggio della glicemia e la somministrazione di insulina, gestione della neuropatia dolorosa acuta associata al controllo rapido della glicemia, disfunzione erettile negli uomini e gastroparesi, prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari. Sono stati aggiunti i seguenti argomenti, perché non presenti nell’edizione del 2004: nuove formulazioni di insulina, identificare, quantificare e gestire la consapevolezza alterata dell’ipoglicemia, monitoraggio delle malattie tiroidee, misurazione dei chetoni ematici per la prevenzione e il monitoraggio della chetoacidosi diabetica, diete che calcolano carboidrati e indice glicemico, criteri di riferimento per le terapie di trapianto. Le linee guida sono rivolte agli operatori sanitari, ai pazienti e alle loro famiglie e descrivono i metodi per raggiungere risultati ottimali negli adulti con diabete di tipo 1. National Institute for Health and Care Excellence (NICE) Type 1 diabetes in adults: diagnosis and management [NG17] https://www.nice.org.uk/guidance/ng17?unlid=382286372016220232952 Una versione italiana degli aggiornamenti in: A Cartabellotta, V Manicardi, C Coscelli Linee guida per la diagnosi e il trattamento del diabete di tipo 1 negli adulti Evidence 2016;8(3): e1000138 doi: 10.4470/E1000138 http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/489/linee-guida-per-la-diagnosi-e-il-trattamento-del-diabete-di-tipo/articolo - 07/07/2016
- Sicurezza cardiovascolare del metilfenidato in bambini e adolescenti con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) Uno studio di serie di casi sulla popolazione della Corea del Sud. Obiettivi Determinare se il trattamento con metilfenidato in bambini e giovani con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) è associato ad eventi cardiovascolari. Metodi Design: analisi di serie di casi auto controllata. Setting: dati dell’assicurazione sanitaria nazionale della Corea del Sud, dal 1 ° gennaio 2008 al 31 dicembre 2011. Partecipanti: 1.224 pazienti di età ≤17 che avevano avuto un evento cardiovascolare incidente e almeno una prescrizione di metilfenidato. Misure dei principali esiti Una diagnosi registrata (o una causa primaria o secondaria) di uno dei seguenti eventi avversi cardiovascolari: aritmie (International classification of diseases, 10th revision ICD-10 codici I44, I45, I47, I48, I49), ipertensione (codici I10-I15), infarto del miocardio (codice I21), ictus ischemico (codice I63) o insufficienza cardiaca (codice I50). I tassi di incidenza sono stati calcolati con la regressione condizionale di Poisson e aggiustati per comorbidità e trattamenti concomitanti. Risultati Un aumentato rischio di aritmia è stato osservato per tutte le durate di esposizione al farmaco (tasso di incidenza 1,61, IC 95% 1,48-1,74) e il rischio era più alto nei bambini che avevano una malattia cardiaca congenita. Nessun rischio significativo di infarto miocardico è stato osservato per tutte le durate di esposizione (1,33, da 0,90 a 1,98), sebbene il rischio fosse maggiore nella fase iniziale, tra gli otto e i 56 giorni dall’inizio del trattamento. Nessun aumento significativo del rischio è stato osservato per ipertensione, ictus ischemico o insufficienza cardiaca. Conclusioni Il rischio relativo di infarto miocardico e aritmie è aumentato nel periodo immediatamente successivo l’inizio del trattamento con metilfenidato per l’ADHD, in bambini e giovani. Anche se il rischio assoluto è probabilmente basso, il rapporto rischio/beneficio del metilfenidato va attentamente valutato, in particolare nei bambini con ADHD lieve. JY Shin, EE Roughead, BJ Park, NL Pratt Cardiovascular safety of methylphenidate among children and young people with attention-deficit/hyperactivity disorder (ADHD): nationwide self controlled case series study BMJ 2016;353:i2550 http://www.bmj.com/content/353/bmj.i2550 - 06/07/2016
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc. (USA), sugli studi condotti presso Alkem Laboratories Ltd, su Adempas (riociguat) e su Noxafil (posaconazolo). Nota Informativa Importante su Thalidomide Celgene. Comunicazione EMA su medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc. (USA) Fonte: AIFA 24/06/2016 In seguito ad una ispezione condotta dall’Agenzia regolatoria dei medicinali del Regno Unito (MHRA) nel febbraio 2016, che ha evidenziato carenze relativamente alle buone pratiche di fabbricazione (GMP), L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali prodotti dalla Pharmaceutics International Inc., USA. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-prodotti-dalla-pharmaceutics-international-inc-usa-24062016 Comunicazione EMA sugli studi condotti presso Alkem Laboratories Ltd Fonte: AIFA 24/06/2016 Un’ispezione di routine, condotta dalle autorità tedesca e olandese nel marzo 2015, ha sollevato dubbi sull’affidabilità degli studi di bioequivalenza, effettuati nel 2013 e 2014 dalla Alkem Laboratories Ltd a Taloja, in India, per il medicinale Riluzole Alkem. Di conseguenza, l’EMA ha raccomandato la sospensione del farmaco e ha richiesto all’azienda di fornire nuovi dati per un altro medicinale non ancora autorizzato in EU. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sugli-studi-condotti-presso-alkem-laboratories-ltd-24062016 Comunicazione EMA su Adempas (riociguat) Fonte: AIFA 24/06/2016 Adempas non deve essere utilizzato in pazienti con ipertensione polmonare causata da polmonite interstiziale idiopatica. Adempas non è autorizzato per tale uso e continua ad avere un profilo beneficio/rischio positivo per gli usi autorizzati. La raccomandazione fa seguito all’interruzione precoce di una sperimentazione clinica di fase II, denominata RISE-IIP, sugli effetti di Adempas in questa popolazione di pazienti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-adempas-riociguat-24062016 Comunicazione EMA su Noxafil (posaconazolo) Fonte: AIFA 24/06/2016 Noxafil, un medicinale indicato per le infezioni fungine gravi, è disponibile in compresse (100 mg) e sospensione orale (40 mg/ml), ma la posologia raccomandata per le due formulazioni è diversa. Alcuni pazienti hanno erroneamente ricevuto sospensione orale invece di compresse, con conseguente sottodosaggio e potenziale mancanza di efficacia. Allo stesso modo, ci sono segnalazioni di pazienti trattati con compresse al posto della sospensione orale e conseguenti sovradosaggio ed effetti collaterali. Le informazioni del prodotto devono essere aggiornate per rafforzare le avvertenze che le due formulazioni non possono essere sostituite senza regolare la dose; la confezione sarà modificata per distinguere le due forme in modo più chiaro. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-noxafil-posaconazolo-24062016 Nota Informativa Importante su Thalidomide Celgene Fonte: AIFA 20/06/2016 Prima di iniziare il trattamento con talidomide, i pazienti devono essere valutati relativamente allo status del virus dell’epatite B e per rilevare segni e sintomi di una concomitante malattia cardiopolmonare, in quanto si sono avuti casi di riattivazione virale e ipertensione polmonare, anche con esito fatale, correlati al trattamento. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-thalidomide-celgene-20062016 - 30/06/2016
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2015 L’AIFA ha pubblicato il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, per il 2015, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed). Nel 2015, sono state presentate all’AIFA 644 richieste di commercializzazione in Italia di nuovi prodotti. È stata concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio in Italia a 647 specialità medicinali, principalmente con la procedura nazionale e di mutuo riconoscimento o decentrata. Sono state consumate oltre 16 mila confezioni di medicinali, per il 60% rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata di 28,9 miliardi di euro, per il 76,3% rimborsata dal SSN, quella pro capite è stata di circa 476 euro. La spesa farmaceutica territoriale complessiva, pubblica e privata, è stata di 21.778 milioni di euro (+8,9% rispetto al 2014). La componente pubblica di questa voce è stata di 13.398 milioni di euro (+13,1%). Per l’assistenza territoriale complessiva, pubblica e privata, sono state dispensate 1,9 miliardi di confezioni (+0,1%). La spesa farmaceutica delle strutture sanitarie pubbliche è stata di 11,2 miliardi di euro, 184,3 euro (+24,5%) pro capite a livello nazionale, con un range regionale che va dai 143,6 euro della valle d’Aosta ai 224,4 di Puglia e Sardegna. Per quanto riguarda la classe terapeutica, i farmaci cardiovascolari rimangono al primo posto in termini di consumo (534,3 DDD/1000 ab die), ma scendono al terzo posto in termini di spesa farmaceutica totale pubblica e privata (4.079 milioni di euro), superati dagli antimicrobici, che diventano la prima categoria con 4.402 milioni di euro, in quanto in questa categoria rientrano i costosi nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (DAAs) per la cura dell’epatite C cronica. Antineoplastici e immunomodulatori rimangono al secondo posto, tra le categorie terapeutiche a maggiore impatto di spesa farmaceutica complessiva (4.213 milioni di euro) e al primo posto per spesa pubblica. I farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato il 69,8% dei consumi a carico del SSN (75,5% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e 27% dei consumi dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche); in termini di spesa, hanno costituito il 54,2% della spesa netta convenzionata (2,1% della spesa dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 21,4% della spesa pubblica). Il tasso di segnalazione delle Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) è stato di 817 segnalazioni per milione di abitanti (-2,9%), le categorie ai primi posti sono state: antineoplastici ed immunomodulatori (25,1%), antimicrobici (14,8%), sangue (14,5%) e sistema nervoso centrale (14,3%). La spesa sostenuta dal SSN per i medicinali con nota è stata di 61 euro pro capite. Al 31 dicembre 2015 erano attivi 152 Registri di monitoraggio dei farmaci. Il rapporto fornisce anche i dati epidemiologici delle principali malattie croniche, descrive gli indicatori dell’appropriatezza prescrittiva e dell’utilizzazione dei medicinali, nei diversi ambiti terapeutici. Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2015. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2016. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2015 - 27/06/2016
- Uso di statine e rischio di glioma Un’analisi caso-controllo basata sulla popolazione britannica. Le statine sono state segnalate per diminuire l’incidenza del cancro, ma il rischio di glioma tra i pazienti trattati con statine è stato studiato solo in due studi osservazionali, che suggeriscono un modesto effetto protettivo delle statine. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio caso-controllo utilizzando i dati provenienti dal data-base del Regno Unito Clinical Practice Research Datalink, per analizzare l’uso delle statine tra 2.469 casi di glioma e 24.690 controlli. È stata eseguita un’ analisi di regressione logistica condizionale per calcolare i rischi relativi, stimati come Odds Ratio (OR) con intervallo di confidenza (IC) al 95%, aggiustato per molteplici fattori confondenti. Risultati e conclusioni Rispetto al non uso, l’uso di statine non è risultato associato a rischio di glioma (OR per ≥90 prescrizioni = 0,75; IC 95% 0,48-1,17). I risultati non supportano le precedenti prove di una possibile associazione inversa tra uso di statine e rischio di glioma. C Seliger , CR Meier, C Becker, SS Jick, U Bogdahn, P Hau, MF Leitzmann Statin use and risk of glioma: population-based case–control analysis Eur J Epidemiol. 2016 Apr 4. [Epub ahead of print] http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-016-0145-7 - 22/06/2016
- Rischio di insufficienza cardiaca ospedalizzata nei nuovi utilizzatori di Saxagliptin, Sitagliptin e altri ipoglicemizzanti Uno studio di coorte retrospettivo finanziato dalla U.S. Food and Drug Administration (FDA). Recenti studi postmarketing hanno prodotto risultati contrastanti circa il rischio di insufficienza cardiaca ospedalizzata associato agli inibitori della dipeptidil peptidasi-4 (DPP-4), creando incertezza circa la sicurezza di questi farmaci ipoglicemizzanti. Obiettivi Esaminare l’associazione tra insufficienza cardiaca ospedalizzata e saxagliptin e sitagliptin. Metodi Design: studio di coorte retrospettivo basato su una popolazione di nuovi utilizzatori. Fonte dei dati: 18 assicurazioni sanitarie e sistemi sanitari, che partecipano al programma Mini-Sentinel della Food and Drug Administration. Sono stati arruolati pazienti adulti (età ≥18 anni) con diabete di tipo 2, che hanno iniziato la terapia con saxagliptin, sitagliptin, pioglitazone, sulfoniluree di seconda generazione o insulina ad azione prolungata tra il 2006 e il 2013. Misure: insufficienza cardiaca ospedalizzata, definita dalla International Classification of Diseases, Revisione Nona, codici Clinical Modification 402.x1, 404.x1, 404.x3 e 428.xx e registrata come diagnosi principale di dimissione. Risultati Sono stati arruolati 78.553 utenti di saxagliptin e 298.124 utenti di sitagliptin con dati di follow-up da 7 a 9 mesi e 1 o più confronti appaiati. Il rischio di insufficienza cardiaca ospedalizzata non è risultato maggiore con gli inibitori della DPP-4 che con gli altri farmaci in studio. Gli Hazard Ratio dell’analisi stratificata del punteggio di rischio della malattia (Disease Risk Score DRS) erano 0,83 (IC 95%, 0,70-0,99) per saxagliptin rispetto a sitagliptin, 0,63 (IC 0,47-0,85) per saxagliptin rispetto a pioglitazone, 0,69 (IC 0,54-0,87) per saxagliptin rispetto a sulfaniluree e 0,61 (IC 0,50-0,73) per saxagliptin o insulina. Gli Hazard Ratio DRS-stratificati erano 0,74 (IC 0,64-0,85) per sitagliptin rispetto a pioglitazone, 0,86 (IC 0,77-0,95) per sitagliptin rispetto a sulfaniluree e 0,71 (IC 0,64-0,78) per sitagliptin o insulina. I risultati dei propensity score combinati 1: 1 erano simili. I risultati erano simili nei sottogruppi di pazienti con e senza storia di malattia cardiovascolare pregressa e in un sottogruppo definito dai 2 più alti decili di DRS. Conclusioni In questo ampio studio di coorte, non è stato osservato un rischio più elevato di insufficienza cardiaca ospedalizzata negli utilizzatori di saxagliptin e sitagliptin, rispetto agli altri agenti ipoglicemizzanti confrontati. S Toh, C Hampp, ME Reichman, DJ Graham, S Balakrishnan, F Pucino, J Hamilton, S Lendle, A Iyer, M Rucker, M Pimentel, N Nathwani, MR Griffin, NJ Brown, BH Fireman, Risk for Hospitalized Heart Failure Among New Users of Saxagliptin, Sitagliptin, and Other Antihyperglycemic Drugs: A Retrospective Cohort Study Ann Intern Med. 2016;164(11):705-714. doi:10.7326/M15-2568 http://annals.org/article.aspx?articleid=2517404 - 21/06/2016
- Inibitori della Pompa Protonica e rischio di ipomagnesiemia Uno studio osservazionale condotto in un reparto di medicina interna italiano. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono trai farmaci più comunemente prescritti e l’abuso è molto diffuso, sia nelle cure primarie che secondarie. Anche se generalmente ben tollerati, possono causare reazioni avverse (ADR) gravi, come polmonite acquisita in comunità, diarrea da Clostridium difficile, fratture dell’anca e possono anche aumentare la mortalità per tutte le cause. L’ipomagnesiemia associata a IPP è una ADR rara, ma potenzialmente mortale, emersa di recente in seguito al loro utilizzo massiccio, ma la prevalenza non è stata ancora stabilita. La lunga durata di uso di IPP è stata suggerita come fattore di rischio probabile, ma non è stata stabilita una causalità certa. Nessuna specifica indicazione d’uso o dosaggio sono stati associati a ipomagnesiemia e non sono chiari neanche gli effetti dell’uso concomitante di diuretici, che potrebbe contribuire allo sviluppo di ipomagnesiemia. Obiettivi di questo studio osservazionale sono: valutare la prevalenza di ipomagnesiemia in una coorte di pazienti di un reparto di Medicina Interna per stimare il rischio di ipomagnesiemia correlato al trattamento con IPP, alla sua durata e all’uso concomitante di diuretici. Metodi Sono stati arruolati tutti i pazienti ricoverati nel reparto di medicina interna dell’Ospedale di Circolo di Busto Arsizio tra febbraio e novembre 2014 ed è stato misurato il magnesio sierico (mg/dl). L’ipomagnesiemia è stata definita come magnesio plasmatico ≤1,7 mg/dl (grave se ≤1.4mg/dl). I dati raccolti al momento del ricovero in ospedale includono informazioni sociodemografiche, diagnosi, trattamento farmacologico, livello del magnesio sierico, fattori di rischio per l’ipomagnesiemia, intervento per il trattamento dell’ipomagnesiemia e magnesio nel siero dopo il trattamento. Risultati Trai 604 pazienti reclutati, l’ipomagnesiemia è stata riscontrata in 85 (14,1%), 63 (74,1%) dei quali usavano IPP. I sintomi di ipomagnesiemia erano presenti in 27 pazienti, 19 (70,4%) dei quali trattati con IPP, sebbene la differenza rispetto ai pazienti non trattati non fosse significativa (p = 0,59). La prevalenza di ipomagnesiemia è risultata significativamente più alta trai pazienti che assumono IPP (21,1% vs 7,2%, P B 0,001). Gli IPP sono risultati associati a più alto rischio di ipomagnesiemia, anche dopo aver aggiustato l’analisi per i fattori di rischio noti. L’utilizzo di diuretici (dell’ansa o tiazidici) non è risultato significativamente correlato alla ipomagnesiemia (rispettivamente: Odds Ratio OR 1,61; IC 95% 0,87-2,99; p = 0,14; OR 0,97; IC 95% 0,61-1,56; p = 0,91). La stratificazione per durata del trattamento ha rilevato che il rischio di ipomagnesiemia è più alto trai pazienti trattati con IPP per meno di un anno. 26 pazienti hanno avuto ipomagnesiemia grave, 19 (73,1%) di essi ricevevano un IPP e 14 da più di un anno. Gli IPP sono stati interrotti in 35 pazienti, una supplementazione di magnesio è stata data a 29 di loro ed il magnesio sierico è tornato alla normalità in 32 casi. Conclusioni La prevalenza di ipomagnesiemia tra i pazienti che assumevano IPP è risultata simile a quella riportata in una recente revisione e metanalisi. A differenza di altri studi, i fattori di rischio per ipomagnesiemia da IPP sono risultati più elevati trai pazienti che assumono IPP per meno di un anno, anche se l’ipomagnesiemia grave è stata registrata tra i pazienti che li assumono più a lungo. Sono necessari studi prospettici di analisi del magnesio sierico prima della terapia con IPP, per chiarire la correlazione tra IPP e ipomagnesiemia. Nel frattempo gli autori suggeriscono che i medici valutino attentamente l’opportunità della terapia con IPP, prima di iniziarla, verifichino la presenza di sintomi di ipomagnesiemia anche nei trattamenti a breve termine e riconsiderino la terapia con IPP nei pazienti con bassi livelli di magnesio sierico. D Zanotta, S Puricelli, L Pasina, DC Djignefa, G Bonoldi Proton pump inhibitors and risk of hypomagnesemia Eur J Intern Med. 2015 Sep;26(7):e25-6. doi: 10.1016/j.ejim.2015.06.019. Epub 2015 Jul 9. http://www.ejinme.com/article/S0953-6205(15)00226-5/abstract - 20/06/2016
- Concept Paper sui farmaci biosimilari L’AIFA riapre la consultazione pubblica. Dopo la consultazione pubblica del 2012 che aveva portato al Position Paper sui Farmaci Biosimilari del 28 maggio 2013, alla luce delle recenti acquisizioni, l’AIFA pubblica il Secondo Concept Paper sui Farmaci Biosimilari e apre una nuova consultazione pubblica sul proprio sito. L’obiettivo è quello di individuare le condizioni necessarie per promuovere l’utilizzo e la conoscenza dei prodotti biosimilari. Operatori sanitari, aziende, pazienti, cittadini e associazioni interessati, potranno inviare contributi e commenti, utilizzando il modulo scaricabile dalla pagina, all’indirizzo di posta elettronica ConsultazioneBiosimilari@aifa.gov.it. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/secondo-concept-paper-su-farmaci-biosimilari - 16/06/2016
- La sindrome da deficit di attenzione e iperattività negli adolescenti Una revisione sistematica delle evidenze disponibili per i trattamenti. Sebbene la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) sia altamente prevalente negli adolescenti ed il disordine spesso persista nell’età adulta, la maggior parte degli studi è condotta su bambini; di conseguenza, poco si conosce sul trattamento della sindrome negli adolescenti. Obiettivi Revisionare le evidenze per i trattamenti farmacologici e psicosociali della ADHD, negli adolescenti. Metodi La ricerca è stata condotta sui database: CINAHL Plus, MEDLINE, PsycINFO, ERIC e the Cochrane Database of Systematic Reviews. Sono stati selezionati articoli sul trattamento della ADHD negli adolescenti pubblicati tra il 1° gennaio 1999 ed il 31 gennaio 2016. Per la valutazione della qualità degli studi, sono stati utilizzati i McMaster University Effective Public Health Practice Project criteria e, per i livelli delle evidenze, gli Oxford Centre for Evidence-Based Medicine criteria. Risultati Sono stati selezionati 16 trial randomizzati e 1 meta-analisi di trattamenti farmacologici e psicosociali dell’ADHD, con 2.668 partecipanti trai 12 e i 18 anni. L’evidenza di efficacia è risultata più forte per i farmaci stimolanti metilfenidato e anfetamine a rilascio esteso (livello 1B Oxford Centre for Evidence-Based Medicine criteria) e per l’atomoxetina, piuttosto che per gli agonisti α2-adrenergici a rilascio esteso guanfacina o clonidina (per quest’ultima non ci sono studi). Nella scala di valutazione della ADHD, con punteggio da 0 (= meno sintomatico) a 54 (massimo livello dei sintomi), sia i trattamenti stimolanti che quelli non stimolanti hanno portato a riduzioni clinicamente rilevanti: da 14.93 a 24.60 punti assoluti. Il trattamento psicosociale, che combina tecniche comportamentali, cognitivo-comportamentali e tecniche di sviluppo di abilità, ha dato miglioramenti da piccoli a medi (Cohen d, 0.30-0.69) per i sintomi valutati dai genitori, sintomi concorrenti emozionali o comportamentali e funzioni interpersonali. I trattamenti psicosociali erano associati a miglioramenti più solidi (Cohen d 0.51-5.15) nelle abilità accademiche e organizzative, come riuscire a completare i compiti a casa e saper usare un’agenda. Conclusioni Le evidenze supportano l’uso di formulazioni di metilfenidato, anfetamine e guanfacina a rilascio esteso e atomoxetina, per migliorare i sintomi dell’ADHD negli adolescenti. I trattamenti psisociali, che includono gestione delle contingenze del comportamento, rafforzamento motivazionale, tecniche di formazione di abilità accademiche, organizzative e sociali, sono stati associati ad effetti inconsistenti sui sintomi dell’ADHD e a maggiori benefici sulle abilità organizzative e accademiche. Sono necessari ulteriori studi sui trattamenti negli adolescenti, che includano combinazioni di trattamenti farmacologici e psicosociali. E Chan, JM Fogler, PG Hammerness, Treatment of Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder in Adolescents. A Systematic Review JAMA. 2016;315(18):1997-2008. doi:10.1001/jama.2016.5453. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2520634 - 15/06/2016
- Epatite C: obiettivi mondiali e realtà nazionali Un editoriale di Lancet riflette sulle barriere di accesso alla terapia anti HCV, nel mondo. I dati di sorveglianza, resi noti dallo statunitense CDC (US Centers for Disease Control and Prevention), informano che i decessi correlati al virus dell’epatite C (HCV) hanno raggiunto il livello record di 19.659, nel 2014. Si stima che, attualmente, siano circa 3.5 milioni le persone con infezione da HCV, negli Stati Uniti. Il costo degli antivirali ad azione diretta (DAA), la classe di farmaci d’elezione delle linee guida dell’OMS, è proibitivo e alcune assicurazioni statunitensi li rimborsano solo nei casi più gravi. L’OMS ha aggiunto la maggior parte dei nuovi DAA alla lista dei farmaci essenziali, ma, con 130-150 milioni di persone nel mondo infettate da HCV e una situazione mondiale, che ricorda l’esordio della crisi dell’AIDS con la maggior parte dei paesi che non avevano accesso alla cura, si rende necessaria l’adozione di misure incisive. Un esempio significativo è la Cina, dove si stima che circa 8 milioni di persone siano state infettate dal virus dell’HCV, il doppio degli Stati Uniti. I decessi per cancro al fegato da HCV sono aumentati del 283% dal 1990 al 2013. Ogni anno, circa 100.000 cinesi con l’epatite C sono trattati con interferone a regimi non ottimali, perché i DAA non sono disponibili: non sono ancora registrati a livello nazionale, perché l’Agenzia regolatoria cinese richiede che tutti i farmaci stranieri siano prima sottoposti a sperimentazioni cliniche locali, quindi il processo di registrazione può durare anche 5-8 anni. Anche se si sta valutando l’ipotesi di una registrazione accelerata (ancora da definirsi) per i farmaci anti-HCV, la situazione è inaccettabile per i 2.5 milioni di pazienti cinesi con epatite C, che non hanno accesso alle cure. Si stima che, in Cina, il trattamento a base di interferone costi quattro volte di più che in Egitto. Le soluzioni da prendere in considerazione potrebbero essere la rinuncia al trial clinico (già concessa per gli antiretrovirali contro l’HIV) o la concessione di licenze obbligatorie per la produzione di generici. L’obiettivo dell’OMS di eliminare l’epatite entro il 2030 è realizzabile solo attraverso l’adozione di politiche, che consentano, in tutti i paesi, un accesso ai farmaci essenziali che sia tempestivo e sostenibile dal punto di vista economico. Hepatitis C: global ambition, national realities Volume 387, No. 10032, p1970, 14 May 2016 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(16)30520-7 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30520-7/fulltext - 14/06/2016
- Farmaci LASA (Look-alike/Sound-alike) Report 2011-2015 ed elenco al 31 dicembre 2015. Il Ministero della Salute pubblica, sul suo sito, il Report LASA 2011-2015 e l’Elenco dei farmaci LASA al 31 dicembre 2015, curati dalla Direzione Generale Della Programmazione Sanitaria. Dal 2008, il Ministero ha attivato il Progetto “Farmaci LASA e Sicurezza dei pazienti” con l’obiettivo di prevenire gli errori terapeutici e ha attivato la casella di posta elettronica Terapiaesicurezzapazienti@sanita.it, dove è possibile mandare segnalazioni sui farmaci LASA. Nel 2010, è stata divulgata la Raccomandazione ministeriale n.12 per la prevenzione degli errori in terapia con farmaci LASA, rivolta a tutti gli operatori sanitari. Il Report 2011-2015 e l’elenco dei farmaci LASA si basano sulle segnalazioni pervenute nella casella di posta elettronica dedicata, sulle risposte al questionario e altri contributi spontanei, che sono stati raccolti in un database. Sono state individuate 135 coppie di farmaci, che possono essere confusi, perché hanno nome o confezione simili. Nel periodo 1 Gennaio 2011 – 31 Dicembre 2015, sono pervenute 1971 segnalazioni di coppie di farmaci, per il 48% (946) dalle Aziende sanitarie, il 23% (453) dalle Farmacie di comunità, il 18% (355) dagli Ambulatori dei Medici di medicina generale e dei Pediatri di Famiglia; l’11% (217) dai Centri Antiveleni. Progetto “Farmaci LASA e Sicurezza dei pazienti” http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=2459&area=qualita&menu=sicurezza - 10/06/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale Il rapporto consuntivo dell’Agenzia Italiana del Farmaco per il periodo gennaio-dicembre 2015. L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il rapporto, elaborato sulla base dei dati di spesa convenzionata dell’OsMed, delle DCR acquisite dalle Regioni, dei dati acquisiti dall’NSIS del Ministero della Salute, relativi alla tracciabilità del farmaco ed alla distribuzione diretta e per conto. La spesa farmaceutica convenzionata lorda 2015 è stata 10.863 milioni di euro (-1,1% rispetto al 2014), quella netta 8.477 (-1,4%). La compartecipazione totale a carico del cittadino (comprensiva del ticket per ricetta e dell’eventuale quota di compartecipazione sul prezzo del farmaco a brevetto scaduto rispetto al prezzo di riferimento) 1.521 milioni di euro (+1,4%). La spesa farmaceutica convenzionata netta della Sardegna è stata 284.454.586 (-0,4%). I consumi, in termini di n° di ricette, sono stati 596.046.267 (-2,17%) a livello nazionale, in Sardegna 19.586.837 (+0,26%). I consumi dei farmaci di fascia A, in termini di DDD – Dosi Definite Giornaliere, per l’Italia nel suo complesso, sono stati 24.708.220.934 (+7,64%), in Sardegna 746.305.683 (+9,09%). La pesa farmaceutica territoriale è stata 12.666.070.400 euro, a livello nazionale, corrispondente all’11,65% del Fabbisogno Sanitario nazionale (FSN), mentre era stato programmato un tetto dell’11,35%; le regioni che non hanno rispettato il tetto sono: Sardegna, Puglia, Campania, Lazio, Calabria, Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Marche, Molise e Friuli Venezia Giulia. La spesa farmaceutica ospedaliera è stata 5.352.954.566 euro a livello nazionale: il 4,93% FSN, mentre era stato programmato un tetto del 3,5%, l’unica amministrazione virtuosa che ha rispettato il tetto è stata la Provincia Autonoma di Trento. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/monitoraggio-della-spesa-farmaceutica-nazionale-e-regionale-gennaio-dicembre-2015-25052016 - 09/06/2016
- Mortalità negli anziani trattati con antidepressivi e antipsicotici classificati con rischio di aritmia e torsione di punta Uno studio svedese sulla popolazione. Obiettivi Obiettivo dello studio è valutare il rischio di mortalità negli anziani, associato all’uso di antidepressivi e antipsicotici con rischio di torsione di punta (TdP). Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo combinato, che utilizza le registrazioni di anziani (≥ 65 anni di età) non ricoverati e morti tra il 2008 e il 2013 (n = 286.092) ed i controlli combinati (n = 1.430.460). L’associazione tra le prescrizioni di antidepressivi e antipsicotici con vario rischio di TdP secondo CredibleMeds (www.crediblemeds.org) e la mortalità per tutte le cause è stata studiata con regressione logistica multivariata condizionale aggiustata per comorbidità e diversi confondenti. Risultati L’uso di antidepressivi classificati con rischio di TdP noto o possibile è risultato associato a più alto rischio aggiustato di mortalità (OR 1.53, IC 95% 1.51-1.56 e OR 1.63, IC 95% 1.61-1.67) rispetto ai farmaci antidepressivi classificati con rischio di TdP condizionale (OR 1.25, IC 95% 1.22-1.28) o senza classificazione (OR 0.99, IC 95% 0.94- 1.05). Gli antipsicotici classificati con rischio di TdP noto sono risultati associati a rischio più elevato (OR 4,57, IC 95% 4.37- 4.78) rispetto agli antipsicotici con rischio possibile (OR 2.58, IC 95% 2.52-2.64) o senza classificazione (OR 2.14, IC 95% 2.03-2,65). Per gli antidepressivi più comunemente utilizzati, è stata osservata la seguente classificazione del rischio: mirtazapina> citalopram> sertralina> amitriptilina e per gli antipsicotici: aloperidolo> risperidone> olanzapina> quetiapina. Conclusioni Il sistema CredibleMeds ha predetto il rischio di mortalità farmacocorrelata nei pazienti anziani e per classe di rischio. Tra gli antipsicotici, aloperidolo e, tra gli antidepressivi, mirtazapina e citalopram, sono risultati associati a rischi più elevati. I risultati suggeriscono che il rischio di TdP con antidepressivi e antipsicotici dovrebbe essere preso in considerazione in caso di prescrizione agli anziani. B Danielsson, J Collin, G Jonasdottir Bergman, N Borg, P Salmi, J Fastbom, Antidepressants and antipsychotics classified with torsades de pointes arrhythmia risk and mortality in older adults – a Swedish nationwide study Br J Clin Pharmacol. 2016 Apr;81(4):773-83. doi: 10.1111/bcp.12829. Epub 2016 Jan 11 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.12829/abstract;jsessionid=2A366F0B05F81C1EC1C299783C15B43B.f02t02 - 08/06/2016
- Ruolo e carico mondiale dell’influenza nelle ospedalizzazioni pediatriche per cause respiratorie Un’analisi sistematica 1982-2012. Il carico mondiale della malattia respiratoria grave pediatrica è notevole ed i virus influenzali contribuiscono al suo peso. Nel corso dell’ultimo decennio, si sono ampliati la sorveglianza sistematica ed i test influenzali, per i bambini ricoverati in ospedale. Tuttavia, i dati sono stati utilizzati solo in parte per stimare il carico dell’influenza. In questa analisi, sono stati usati i dati della sorveglianza per fornire una stima delle ospedalizzazioni associate all’influenza tra i bambini di tutto il mondo. Metodi Sono stati aggregati dati da una revisione sistematica (n = 108) e piattaforme di sorveglianza (n = 37) per calcolare una stima aggregata della percentuale di campioni raccolti dai bambini ricoverati in ospedale con malattie respiratorie e positivi al test per l’influenza, per classi di età (<6 mesi, <1 anno, <2 anni, <5, da 5 a 17 anni e <18). È stata applicata questa proporzione alle stime mondiali dei ricoveri per infezioni acute del tratto respiratorio inferiore, nei bambini di età <1 anno e <5 anni, per ottenere il numero e il tasso pro capite delle ospedalizzazioni associate ad influenza per area geografica e livello socio-economico. Risultati L’influenza è risultata associata al 10% (IC 95%; 8% -11%) dei ricoveri per cause respiratorie in bambini e giovani (<18 anni) in tutto il mondo, con una percentuale che va dal 5% (IC 95%; 3% -7%) dei bambini <6 mesi al 16% (IC 95% 14% -20%) della fascia d’età 5-17 anni. È stato stimato che, ogni anno, l’influenza causi in media circa 374.000 ricoveri (IC 95% da 264.000 a 539.000) nei bambini <1 anno, 228.000 dei quali (IC 95% da 150.000 a 344.000) in bambini <6 mesi e 870.000 ricoveri (IC 95% da 610.000 a 1.237.000) in bambini <5 anni. I tassi delle ospedalizzazioni associate all’influenza sono stati oltre tre volte maggiori nei paesi in via di sviluppo, rispetto a quelli industrializzati (150/100.000 bambini/anno rispetto a 48/100.000). Tuttavia, bisogna tenere conto delle differenze nelle pratiche di ricovero, nell’interpretazione dei risultati. Conclusioni L’influenza contribuisce in maniera importante alle ospedalizzazioni per cause respiratorie di bambini e giovani, nel mondo. Aumentare la copertura della vaccinazione contro l’influenza tra i bambini e le donne incinte potrebbe ridurre questo onere e proteggere i bambini <6 mesi. KE Lafond et al. Global Role and Burden of Influenza in Pediatric Respiratory Hospitalizations, 1982– 2012: A Systematic Analysis Published: March 24, 2016http://dx.doi.org/10.1371/journal.pmed.1001977 http://journals.plos.org/plosmedicine/article?id=10.1371/journal.pmed.1001977 http://journals.plos.org/plosmedicine/article/asset?id=10.1371%2Fjournal.pmed.1001977.PDF - 06/06/2016
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Humalog KwikPen, valproato, canagliflozin. Comunicazione EMA sullo sviluppo di inibitori in pazienti affetti da emofilia A. Nota Informativa Importante su Humalog KwikPen Fonte: AIFA 25/05/2016 Humalog KwikPen a base di insulina lispro, un analogo insulinico rapido per il trattamento del diabete mellito dell’adulto, è disponibile solo nella forma farmaceutica di soluzione iniettabile in penna preriempita da 200 unità/ml, mentre Humalog 100 unità/ml soluzione iniettabile è disponibile in flaconi, cartucce ed in KwikPen. È necessario assicurarsi che, nella prescrizione di Humalog KwikPen, sia chiaramente menzionata la concentrazione corretta da utilizzare. L’insulina lispro 200 unità/ml deve essere somministrata utilizzando ESCLUSIVAMENTE la penna preriempita Humalog KwikPen 200 unità/ml. Il trasferimento dell’insulina lispro dalla penna Humalog KwikPen 200 unità/ml ad un qualsiasi altro sistema di erogazione di insulina può causare sovradosaggio e ipoglicemia grave oppure sottodosaggio e iperglicemia grave. E’ importante che i pazienti che usano Humalog KwikPen 200 unità/ml siano consapevoli del rischio e siano informati di NON trasferire insulina dalla penna Humalog KwikPen 200 unità/ml ad altri sistemi di erogazione. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-humalog-kwikpen-25052016 Nota Informativa Importante sui farmaci contenenti valproato Fonte: AIFA 25/05/2016 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e la ditta titolare dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio raccomandano l’uso del materiale educativo sul coretto uso dei farmaci contenenti valproato/acido valproico (sodio valproato, magnesio valproato, acido valproico, semisodio valproato e valpromide) in bambine, adolescenti e donne in età fertile, al fine di informare adeguatamente le pazienti e chi si prende cura di loro dei rischio di esiti avversi della gravidanza. Il materiale è scaricabile sul sito dell’AIFA al seguente link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aggiornamento-degli-strumenti-di-minimizzazione-del-rischio-correlato-all%E2%80%99uso-del-valproato- http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-farmaci-contenenti-valproato-25052016 Comunicazione EMA sullo sviluppo di inibitori in pazienti affetti da emofilia A Fonte: AIFA 20/05/2016 Il Comitato per la valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell‘Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso la revisione di una meta-analisi di dati provenienti da tre studi osservazionali per valutare il rischio che si sviluppino anticorpi nei confronti di prodotti a base di fattore VIII ricombinante in pazienti con grave emofilia A (livelli di fattore VIII <1 %) precedentemente non sottoposti a terapie. Le evidenze attualmente disponibili non confermano che Kogenate Bayer/Helixate NexGen siano associati ad un aumentato rischio di sviluppare inibitori del fattore VIII, rispetto ad altri prodotti a base di fattore VIII ricombinante, in pazienti precedentemente non trattati. Queste conclusioni confermano i risultati della revisione del 2013. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sullo-sviluppo-di-inibitori-pazienti-affetti-da-emofilia-20052016 Nota Informativa Importante sui medicinali a base di canagliflozin Fonte: AIFA 02/05/2016 In uno studio clinico con canagliflozin (CANVAS – studio in corso a lungo termine sugli esiti cardiovascolari) è stata riscontrata un’incidenza due volte superiore di casi di amputazione a livello degli arti inferiori (soprattutto a carico delle dita del piede). Si ricorda agli operatori sanitari che, nei pazienti trattati con canagliflozin, è importante la routinaria cura preventiva del piede, il monitoraggio dei pazienti con fattori di rischio per amputazione, l’idratazione. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-medicinali-base-di-canagliflozin-02052016 - 31/05/2016
- Guida Farmaci & Estate I consigli dell’Agenzia Italiana del Farmaco per l’estate. L’AIFA ha pubblicato una guida e un dossier con consigli ed informazioni relativi ai farmaci, per la stagione calda. I documenti non si limitano al noto consiglio di conservare i farmaci in luogo fresco e asciutto e non a diretto contatto con fonti di calore, ma suggeriscono anche alcune buone pratiche e forniscono informazioni specifiche. Per esempio, alcuni medicinali possono interferire sul processo di termoregolazione o alterare lo stato di idratazione dell’organismo, amplificando gli effetti del caldo (anticolinergici, antipsicotici, antistaminici, antidepressivi, ansiolitici, antiadrenergici e beta-bloccanti, antipertensivi e diuretici, antiepilettici ecc.); altri, come quelli a base di ketoprofene, in caso di esposizione diretta al sole, possono provocare reazioni da fotosensibilizzazione. Per questo è opportuno essere ben informati su come comportarsi, in estate, quando si assumono farmaci. Guida Farmaci & Estate Guida Farmaci & Estate (versione ProPrint) Dossier_farmaci_estate - 30/05/2016
- Prevalenza dell’HPV dopo l’avvio del programma di vaccinazione negli Stati Uniti Uno studio, pubblicato sulla rivista della American Academy of Pediatrics valuta l’impatto del programma nazionale di vaccinazione sulla popolazione. Negli Stati Uniti, dalla metà del 2006 è raccomandata la vaccinazione contro il papillomavirus umano (HPV) per le donne dagli 11-12 anni e fino ai 26, se non ancora vaccinate. Metodi È stata analizzata la prevalenza di DNA di HPV in campioni cervico-vaginali del NHANES (National Health and Nutrition Examination Survey), prelevati da donne di età compresa trai 14 e i 34 anni, in un quadriennio precedente l’introduzione del vaccino (2003-2006) e in uno successivo (2009-2012). Le prevalenze di vaccino quadrivalente anti-HPV (4vHPV) tipi (HPV-6, -11, -16 e -18) e di altre categorie e tipi sono state confrontate per i due periodi. È stata anche analizzata la prevalenza tra le donne sessualmente attive, di età 14-24 anni Risultati Dopo l’avvio del programma di vaccinazione, la prevalenza del tipo 4vHPV è diminuita dall’11,5% del periodo pre-vaccinazione al 4,3% (rapporto di prevalenza aggiustato aPR 0,36; IC 95% 0,21-0,61) tra le donne di età 14-19 anni e da 18,5% a 12,1% (aPR 0.66; IC 95% 0,47-0,93) tra le donne di età 20-24 anni. Non c’era diminuzione di prevalenza di 4vHPV nei gruppi di età più avanzata. In vigenza del programma di vaccinazione, tra le donne sessualmente attive di età 14-24 anni, la prevalenza di 4vHPV era più bassa nelle donne vaccinate (≥1 dose) rispetto alle non vaccinate: 2,1% vs 16,9% (aPR 0,11; IC 95% 0,05-0,24). Non si sono osservati cambiamenti statisticamente significativi in altri tipi e categorie di HPV, che possano indicare protezione incrociata. Conclusioni Entro 6 anni dall’introduzione del vaccino, c’è stata una diminuzione del 64% nella prevalenza del tipo 4vHPV, tra le donne di età 14-19 anni e una diminuzione del 34% tra quelle di età 20-24 anni. Questo risultato estende precedenti osservazioni di impatto sulla popolazione degli Stati Uniti e costituisce la prima evidenza nazionale dell’impatto sulle ventenni. LE Markowitz, G Liu, S Hariri, M Steinau, EF Dunne, ER Unger Prevalence of HPV After Introduction of the Vaccination Program in the United States Pediatrics Mar 2016, 137 (3) e20151968; DOI: 10.1542/peds.2015-1968 http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2016/02/19/peds.2015-1968 - 26/05/2016
- Eventi avversi di lunga durata dopo la vaccinazione con Cervarix® Il rapporto del Netherlands Pharmacovigilance Centre Lareb, il Centro nazionale di Farmacovigilanza dei Paesi Bassi. Cervarix®, Gardasil® e Gardasil 9® sono vaccini registrati per la vaccinazione contro l’infezione da papillomavirus umano (HPV). Cervarix® assicura l’immunizzazione attiva contro l’HPV tipi 16 e 18, Gardasil® contro i tipi 6, 11, 16 e 18 e Gardasil 9® contro i tipi 6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58. Nel 2009, Cervarix® è stato inserito nel Programma Nazionale olandese di vaccinazione per la prevenzione del cancro della cervice uterina. Tutte le ragazze che vivono nei Paesi Bassi hanno ricevuto l’invito a vaccinarsi durante il tredicesimo anno di età. Nel 2009, l’anno di introduzione, la vaccinazione è stata offerta alle ragazze delle coorti di nascita 1993-1996. Dal 2010 la vaccinazione è offerta su base annuale ad una sola coorte di nascita. Fino al 2014, le ragazze ricevevano, in totale, tre dosi di vaccino, con un intervallo di un mese tra la prima e la seconda e di cinque mesi tra la seconda e la terza. Dal 2014, il numero di dosi è stato ridotto a due, con cinque mesi di intervallo. La copertura vaccinale è aumentata nel corso degli anni: nella coorte di nascita 1993-1996 era del 52,3%, mentre nel 2015 la copertura nella coorte di nascita del 2000 è arrivata al 61,0%. Nel 2011, il Netherlands Pharmacovigilance Centre Lareb ha pubblicato un rapporto sulle ADR segnalate in seguito a vaccinazione con Cervarix® e, nel 2013, un rapporto sulle segnalazioni di affaticamento di lunga durata correlate a Cervarix®. Nel 2013 e nel 2014, in Danimarca, i media hanno focalizzato l’attenzione su due condizioni correlate alla vaccinazione contro l’infezione da HPV: la sindrome del dolore regionale complesso (CRPS), una condizione di dolore cronico che colpisce gli arti e la sindrome della tachicardia posturale ortostatica (POTS), una condizione in cui la frequenza cardiaca aumenta in modo anomalo passando alla posizione eretta da seduti o sdraiati, con sintomi come vertigini e svenimenti, mal di testa, dolore al petto e debolezza. Su richiesta della Danimarca, l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei vaccini anti-HPV per chiarire ulteriormente il loro profilo di sicurezza. La revisione è in corso ad opera del Comitato di valutazione dei rischi per la Farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee PRAC). A fine luglio 2015, Lareb ha pubblicato un aggiornamento dei report delle segnalazioni di ADR a Cervarix®. In seguito a ciò, i media nazionali hanno sollevato preoccupazioni sulla sicurezza del vaccino e, nel mese successivo, il centro nazionale olandese di Farmacovigilanza ha ricevuto oltre un centinaio di segnalazioni di ADR correlate a Cervarix®. Lareb ha, quindi, deciso di migliorare il livello della documentazione clinica sia per le segnalazioni recenti che per quelle passate, relativamente alle ADR di lunga durata (≥2 mesi), ottenendo informazioni supplementari attraverso un follow-up intensivo. Questo rapporto fornisce una panoramica aggiornata di tutte le segnalazioni e un’analisi delle ADR di lunga durata correlate a Cervarix® e fatte tra il 1 ° gennaio 2009 e il 15 ottobre 2015. Dopo l’introduzione nel 2009 del vaccino contro l’HPV-Cervarix® nel Programma Nazionale di vaccinazione, il Centro Nazionale di Farmacovigilanza Lareb dei Paesi Bassi ha ricevuto 1.271 segnalazioni di Reazioni Avverse (ADR) correlate alla vaccinazione con Cervarix®, 231 delle quali di lunga durata (≥due mesi). La maggior parte delle segnalazioni è stata ricevuta durante l’anno di introduzione del Cervarix® nel Programma vaccinale olandese. Si tratta, prevalentemente, di ADR a breve termine. La maggioranza delle segnalazioni di ADR di lunga durata è pervenuta dopo che i media hanno focalizzato l’attenzione sul vaccino contro l’HPV, nel 2012 e nel 2015. Il tasso di segnalazione delle ADR di lunga durata per coorte di nascita è costante: circa il 5 per 10.000 ragazze vaccinate. Dal momento che si tratta di segnalazioni spontanee, non è possibile stimare la reale prevalenza delle ADR di lunga durata dopo la vaccinazione con Cervarix®. L’affaticamento è l’ADR di lunga durata più frequentemente segnalata (N = 168). Sono state segnalate diverse combinazioni di ADR, senza un modello prevalente. L’indagine di follow-up ha mostrato che i sintomi di lunga durata, dei quali non sono state individuate le cause, hanno un notevole impatto sulla vita delle ragazze e dei loro familiari. La maggior parte delle ragazze non era ancora guarita al momento dell’ultimo contatto con Lareb. Una relazione causale tra la vaccinazione con Cervarix® ed i sintomi di lunga durata non può essere provata né esclusa sulla base dell’analisi delle segnalazioni. L’Istituto Nazionale olandese per la Sanità pubblica e l’Ambiente ha avviato uno studio epidemiologico per indagare se l’affaticamento di lunga durata si verifica più spesso nelle ragazze vaccinate, rispetto a quelle non vaccinate. Long-lasting adverse events following immunization with Cervarix® http://www.lareb.nl/Signalen/Lareb_rapport_HPV_dec15_03 - 25/05/2016
- Statine e vaccino antinfluenzale negli anziani Uno studio osservazionale trasversale, finanziato dalla Novartis, valuta l’immunogenicità comparativa del vaccino antinfluenzale, adiuvato e non, in anziani trattati o meno con statine. Le strategie di vaccinazione antinfluenzale hanno, trai principali destinatari, gli anziani, perché sono ad alto rischio di complicanze e mortalità. Le statine sono una classe di farmaci usati per trattare l’ipercolesterolemia e sono frequentemente utilizzate nella popolazione anziana per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari; tuttavia, sono anche note per i loro effetti di immunomodulazione, che potrebbero avere un impatto sulla risposta al vaccino antinfluenzale. Metodi In un’analisi post hoc, gli autori hanno condotto uno studio osservazionale trasversale, inserito all’interno di uno studio clinico di immunogenicità comparativa di vaccino antinfluenzale adiuvato contro non adiuvato, nelle persone anziane per valutare l’influenza della terapia con statine sulla risposta immunitaria alla vaccinazione. Risultati Lo studio ha analizzato i dati di oltre 5.000 partecipanti. Il confronto delle medie geometriche dei titoli di emoagglutinazione-inibizione all’influenza di tipo A ceppo H1N1, tipo A ceppo H3N2 e B ha rivelato che i titoli erano rispettivamente più bassi del 38% (IC 95%, 27% -50%), 67% (IC 95%, 54% -80%) e 38% (IC 95%, 28% -29%) nei soggetti che ricevevano la terapia con statine cronica, rispetto ai controlli non trattati. L’effetto immunosoppressivo delle statine sulla risposta immunitaria al vaccino è stato osservato sia per i vaccini adiuvati che non adiuvati ed è risultato più marcato nei soggetti trattati con statine sintetiche. Conclusioni L’impatto delle statine sul sistema immunitario e la conseguente risposta al vaccino, così come sul rischio della malattia, sono complessi. A lungo termine, la terapia con statine sembra essere associata ad una risposta ridotta al vaccino contro l’influenza, nei soggetti anziani. In futuro, questo effetto negativo osservato dovrebbe essere preso in considerazione al momento di valutare l’immunogenicità dei vaccini antinfluenzali nei soggetti anziani. Questi risultati, se confermati da altri studi, potrebbero supportare l’uso preferenziale dei vaccini adiuvati o alte dosi di vaccini contro l’influenza, negli individui anziani, per contrastare l’immunosoppressione indotta dalle statine. S Black, U Nicolay, G Del Giudice, R Rappuoli Influence of Statins on Influenza Vaccine Response in Elderly Individuals J Infect Dis. (2015); doi: 10.1093/infdis/jiv456 First published online: October 28, 2015 http://jid.oxfordjournals.org/content/early/2015/10/15/infdis.jiv456.full.pdf+html - 24/05/2016
- Statine e vaccino antinfluenzale Uno studio di coorte retrospettivo valuta l’impatto della terapia con statine sull’efficacia del vaccino influenzale contro la malattia respiratoria acuta medicalmente assistita. Le statine hanno effetti antinfiammatori, che possono influenzare la risposta immunitaria indotta dal vaccino. Gli autori hanno valutato l’impatto della terapia con statine sull’efficacia del vaccino antinfluenzale contro la malattia respiratoria acuta medicalmente assistita. Metodi È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo su nove stagioni influenzali, che utilizza le banche dati di una grande organizzazione di assistenza sanitaria degli Stati Uniti. Le vaccinazioni antinfluenzali e le prescrizioni di statine fatte ai pazienti arruolati nella coorte ed i casi di malattia respiratoria acuta medicalmente assistita sono stati accertati su base stagionale. I rapporti dei tassi di incidenza (Incidence Rate Ratios IRR) di malattia respiratoria acuta sono stati stimati con la regressione di Poisson e stratificati per uso di statine. Sono stati confrontati i rapporti dei tassi di incidenza dei periodi precedenti e successivi alla circolazione dell’influenza e, quindi, sono stati usati gli IRR relativi per calcolare l’efficacia del vaccino antinfluenzale. Risultati Dopo aggiustamento per covariate multiple prespecificate, l’efficacia del vaccino antinfluenzale contro la malattia respiratoria acuta medicalmente assistita è risultata più bassa tra gli utilizzatori di statine rispetto ai non utilizzatori, durante i periodi della circolazione influenzale locale (14,1% vs 22,9%; differenza media, 11,4%; IC 95% da -1,7% a 26,1%) e diffusa (12,6% vs 26,2%; differenza media, 18,4%; IC 95% 2,9% -36,2%). Conclusioni In questo studio, la terapia con statine è risultata associata ad una ridotta efficacia del vaccino antinfluenzale contro la malattia respiratoria acuta medicalmente assistita. Dal momento che molti casi di malattia respiratoria acuta non sono causati da influenza, sono necessari ulteriori studi per valutare l’impatto delle statine sull’efficacia del vaccino contro influenza confermata in laboratorio. SB Omer, VK Phadke, RA Bednarczyk, AT Chamberlain, JL Brosseau, WA Orenstein Impact of Statins on Influenza Vaccine Effectiveness Against Medically Attended Acute Respiratory Illness J Infect Dis. (2015); doi: 10.1093/infdis/jiv457 First published online: October 28, 2015 http://jid.oxfordjournals.org/content/early/2015/10/15/infdis.jiv457.full - 23/05/2016
- L’aspirina per la prevenzione del cancro Una revisione sistematica delle evidenze finanziata dalla statunitense Agency for Healthcare Research and Quality e condotta per la U.S. Preventive Services Task Force. Il cancro è la seconda causa di morte negli Stati Uniti. Obiettivi Condurre revisioni sistematiche di aspirina e 1) mortalità totale per tumori ed incidenza nella popolazione eleggibile per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari e 2) mortalità per tumore colorettale e incidenza nella popolazione a rischio medio di questo tumore. Metodi Fonti dei dati: Medline, PubMed, Cochrane Central Register of Controlled Trials fino al gennaio 2015 e referenze rilevanti da altre review. Studi elezionati: trial, che confrontano l’aspirina per via orale con placebo o nessun trattamento, in adulti di età ≥40 anni. Due ricercatori hanno valutato, in maniera indipendente, gli abstract degli articoli, per criteri di inclusione e qualità. Estrazione dei dati: i dati provenienti da 20 trial di buona o media qualità sono stati estratti da un revisore e controllati dall’altro. Risultati Negli studi di prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, la mortalità per cancro (rischio relativo RR 0.96; IC 95% 0,87-1,06) (10 trial; n = 103.787) e l’incidenza (RR, 0,98; IC 0.93-1.04) (6 trial; n = 72.926) erano simili nel gruppo trattato con aspirina e nel gruppo di controllo da 3,6 a 10,1 anni. Nei trial di prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari, la mortalità a 20 anni per tumore colorettale è risultata ridotta nel gruppo trattato con aspirina (RR, 0,67; IC 0,52-0,86) (4 trial; n = 14.033). L’aspirina sembra ridurre l’incidenza del cancro colorettale a partire da 10 anni dopo l’inizio (RR, 0.60; IC 0,47-0,76) (3 trial; n = 47.464). Limitazioni La maggior parte dei dati proviene da studi di prevenzione delle malattie cardiovascolari clinicamente e metodologicamente eterogenei. La valutazione dei risultati e la durata del follow-up varia da studio a studio. I dati sugli altri tipi di cancro (ad esclusione del colorettale) sono limitati. Conclusioni Nella prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari, l’effetto dell’aspirina sull’incidenza e sulla mortalità per tumore totale non è stata chiaramente stabilita. Evidenze da trial di prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari suggeriscono che la terapia con l’aspirina riduca l’incidenza del carcinoma del colon-retto e la mortalità circa 10 anni dopo l’inizio. J Chubak, EP Whitlock, SB Williams, A Kamineni, BU Burda, DSM Buist, ML Anderson, Aspirin for the Prevention of Cancer Incidence and Mortality: Systematic Evidence Reviews for the U.S. Preventive Services Task Force Ann Intern Med. Published online 12 April 2016 doi:10.7326/M15-2117 http://annals.org/article.aspx?articleid=2513177 - 17/05/2016
- L’uso di oppioidi nel mondo e le barriere di accesso Uno studio finanziato dall’International Narcotics Control Board delle Nazioni Unite. Nonostante gli oppioidi siano essenziali per alleviare il dolore, il loro uso è inadeguato in molti paesi. Obiettivo di questo studio è fornire dati aggiornati sull’uso di questi farmaci e analizzarne la relazione con eventuali barriere d’accesso. Metodi Gli autori hanno calcolato le dosi giornaliere definite a fini statistici (S-DDD) per milione di abitanti, nel mondo, per aree geografiche e per i diversi paesi, per il periodo 2001-2013 e hanno effettuato l’analisi delle equazioni di stima generalizzate per valutare il cambiamento dell’uso. Sono stati confrontati i dati relativi all’uso rispetto alla prevalenza di alcune malattie, che richiedono l’uso di oppioidi. Sono stati esaminati 214 paesi o territori riguardo alla disponibilità di questi farmaci ed è stata utilizza l’analisi di regressione per stabilire la forza delle associazioni tra gli impedimenti e l’uso del farmaco. Risultati L’uso di oppioidi, in termini di S-DDD, è più che raddoppiato in tutto il mondo tra il 2001-03 ed il 2011-13, passando da 1.417 S-DDD (IC 95% da -732 a 3.565; per un totale di circa 3.01 miliardi di dosi definite giornaliere all’anno) a 3.027 S-DDD (da -1.162 a 7215; per un totale di circa 7.35 miliardi di DDD anno). Sono stati rilevati aumenti sostanziali in Nord America, che passa da 16.046 S-DDD (IC 95% 4.032-28.061) a 31.453 S-DDD (8.121-54.785), Europa occidentale e centrale da 3.079 S-DDD (1.274-4.883) a 9.320 S-DDD (3.969-14.672) e Oceania da 2.275 S-DDD (763-3.787) a 9.136 S-DDD (2.508-15.765). I paesi delle altre regioni non hanno mostrato alcun aumento sostanziale d’uso. Le barriere all’uso includono la mancanza di formazione e sensibilizzazione dei medici, la paura della dipendenza, risorse finanziarie limitate, atteggiamenti culturali, controlli del commercio internazionale, regolamentazione, ecc.. Il maggior numero di impedimenti segnalati era significativamente associato a minor uso (tasso di incidenza non aggiustato 0.39 [IC 95% 0.29-0.52]; p <0.0001), ma non quando aggiustato per Prodotto Interno Lordo ed indice di sviluppo umano (0.91 [0.73-1.14]; p = 0.4271). Conclusioni L’uso di analgesici oppioidi è aumentato nel mondo, ma rimane basso in Africa, Asia, America Centrale, Caraibi, Sud America ed Europa orientale. Lo studio ha individuato barriere d’accesso, che dovranno essere affrontate dai governi e delle agenzie internazionali. S Berterame, J Erthal, J Thomas, S Fellner, B Vosse, P Clare, W Hao, DT Johnson, A Mohar, J Pavadia, AKE Samak, W Sipp, V Sumyai, S Suryawati, J Toufiq, R Yans, RP Mattick, Use of and barriers to access to opioid analgesics: a worldwide, regional, and national study Published Online: 03 February 2016; DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(16)00161-6 http://thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(16)00161-6.pdf - 10/05/2016
- Le nuove linee guida per una corretta alimentazione mettono gli zuccheri aggiunti nel mirino Un editoriale di JAMA discute le raccomandazioni delle 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans. Gli amanti dello zucchero hanno ricevuto raccomandazioni non così dolci, all’inizio di quest’anno. Le Linee Guida 2015-2020 per la dieta degli Americani (2015-2020 Dietary Guidelines for Americans), elaborate dal Dipartimento per la Salute e Servizi Umani (HHS) e dal Dipartimento dell’Agricoltura (USDA), per la prima volta consigliano il contenimento dei consumi degli zuccheri aggiunti entro il 10% delle calorie giornaliere (cfr. http://www.farmaci-fc.it/2016/05/08/the-2015-2020-dietary-guidelines-for-americans/), mentre la precedente edizione consigliava solo un generico taglio delle calorie provenienti da tali zuccheri. Le linee guida spiegano che lo zucchero è presente nella nostra alimentazione sia in prodotti naturali (come frutta, latticini ecc.) che come zuccheri aggiunti durante la preparazione degli alimenti o sulla tavola. Il documento non pone limiti al consumo di zuccheri provenienti dai prodotti naturali, perché questi contengono anche altri nutrienti necessari per una alimentazione sana, mentre consiglia di limitare gli zuccheri aggiunti al 10% delle calorie giornaliere, allineandosi alla raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità del 5 marzo 2015 (http://www.who.int/nutrition/publications/guidelines/sugars_intake/en/). L’American Heart Association (AHA), nelle raccomandazioni espresse in una dichiarazione scientifica del 2009, aveva assunto una posizione più drastica, consigliando di limitare gli zuccheri aggiunti a non più di 100 calorie al giorno per le donne e 150 per gli uomini, pari a circa il 5% del consumo calorico giornaliero (Johnson RK et al. Circulation. 2009; 120 [11]: 1011-1020). La nutrizionista Rachel K Johnson, autore principale della dichiarazione AHA, ha apprezzato che le Linee Guida 2015-2020 abbiano fissato il limite preciso del 10% delle calorie giornaliere e sottolinea che limitare il consumo di zucchero aggiunto è importante, perché sappiamo che gli alimenti ad alto contenuto di zuccheri aggiunti, in particolare le bevande zuccherate, sono legati ad un aumentato rischio di sovrappeso e obesità. Inoltre, gli zuccheri aggiunti aumentano il rischio di pressione alta, infiammazione, grasso addominale ed elevati livelli di lipidi nel sangue, fattori associati a malattia cardiovascolare e diabete di tipo 2. Richard Olson, (Ufficio prevenzione delle malattie e promozione della salute del Dipartimento per la Salute e Servizi Umani), tra gli autori delle linee guida, ha detto che la loro analisi dei dati ha mostrato che l’attuale assunzione di zuccheri aggiunti è notevolmente superiore al livello ottimale indicato dai modelli alimentari per diete sane. “Oggi, gli adulti americani, traggono circa il 13,4% delle calorie da zuccheri aggiunti e bambini e adolescenti il 17% “, ha detto Olson. Secondo i loro risultati, circa il 70% delle persone, negli Stati Uniti, consuma zucchero aggiunto sopra il limite raccomandato del 10%. Nella tipica dieta USA, il 31% delle calorie da zuccheri aggiunti proviene da snack e dolci e il 47% è costituito dagli zuccheri aggiunti nelle bevande (non considerando latte e succhi di frutta al 100%). Tuttavia, nonostante le bevande gassate zuccherate siano la maggiore fonte di zucchero aggiunto nella dieta degli Americani, gli autori delle linee guida non hanno espresso raccomandazioni specifiche per limitarle, un’omissione che ha provocato critiche. In un recente forum su cancro e alimentazione, presentato in collaborazione con l’Huffington Post e con la Harvard Health Publications della Harvard T. H. Chan School of Public Health di Boston, è emerso che la preoccupazione principale riguarda l’associazione tra l’assunzione di zucchero in eccesso e obesità, che a sua volta è legata ad un aumento del rischio di cancro (https://theforum.sph.harvard.edu/events/cancer-and-diet/ ). Walter Willett, presidente del Dipartimento di Nutrizione della scuola, ha suggerito di disincentivare il consumo di bevande zuccherate attraverso strategie come la tassazione, avvertimenti sulle etichette e limitazioni d’accesso. Anche Marion Nestle, nutrizionista della New York University, è preoccupata per la mancanza di consigli chiari per limitare le bevande gassate zuccherate. “Ridurre le bevande zuccherate è la prima cosa da fare per gestire i problemi di peso. Il tetto del 10% delle calorie è un passo enorme in avanti, ma le linee guida non spiegano cosa significa. Una Coca-Cola o una Pepsi equivalgono alla dose giornaliera di zucchero, per la maggior parte delle persone.” Don Wright, del Dipartimento per la Salute e Servizi Umani ha replicato dicendo che gli autori delle linee guida non vogliono che la gente pensi che una soluzione più salutare possa essere costituita dalla sostituzione delle bevande zuccherate con succhi di frutta altrettanto zuccherati. Ma altri sostengono la necessità di azioni più dirette, per ridurre il consumo di bevande zuccherate. In un recente editoriale, Johnson ha sottolineato le iniziative politiche chiave per ridurre tale consumo (Johnson RK. Circulation. 2016;133[4]:347-349). Iniziative che includono campagne di educazione pubblica, restrizione di accesso in scuole, centri di cura per bambini e luoghi di lavoro, etichettature delle confezioni, riduzione delle dimensioni delle porzioni, tassazione e iniziative volontarie. Lo Healthy, Hunger-Free Kids Act del 2010 ed i suoi standard Smart Snacks in School stanno già dando risultati, perché la maggior parte delle scuole ha iniziato ad offrire cibi più sani agli scolari e ha limitato l’accesso al junk food e alle bevande zuccherate. Inoltre, le principali catene americane di ristoranti, hanno eliminato le bevande zuccherate dai menù per bambini. “Naturalmente – aggiunge Johnson – è auspicabile che i produttori diminuiscano lo zucchero presente nei loro prodotti”. Mike Mitka NewDietary Guidelines Place Added Sugars in the Crosshairs JAMA. 2016;315(14):1440-1441. doi:10.1001/jama.2016.1321 http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2506644 - 09/05/2016
- The 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans Sono state pubblicate le Linee Guida 2015-2020 per la dieta degli Americani, elaborate dal Dipartimento per la Salute e Servizi Umani e dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti. Nel corso dell’ultimo secolo, le carenze di nutrienti essenziali sono drasticamente diminuite e molte malattie infettive sono state debellate, ma allo stesso tempo è aumentato il carico di malattie croniche, molte delle quali sono legate ad abitudini alimentari scorrette e all’inattività fisica. Circa la metà di tutti gli adulti americani ha una o più malattie croniche prevenibili correlate all’alimentazione, tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, sovrappeso e obesità. Un grande corpo di prove dimostra, ormai, che abitudini alimentari sane e attività fisica regolare possono aiutare a raggiungere e mantenere una buona salute e ridurre il rischio di malattie croniche, durante l’intero arco della vita. A questo scopo, ogni 5 anni, i Dipartimenti statunitensi della Salute e Servizi Umani e dell’Agricoltura pubblicano congiuntamente una relazione contenente le informazioni nutrizionali e dietetiche e le linee guida, basate sulle attuali conoscenze scientifiche e mediche. Le Linee Guida per l’alimentazione vengono sviluppate da esperti in materia di politiche sanitarie e nutrizione e sono rivolte ai professionisti perché possano aiutare la popolazione ad adottare una dieta sana e nutrizionalmente adeguata. Costituiscono il riferimento per sviluppare politiche sanitarie e programmi federali riguardanti il cibo e la nutrizione, nonché la base per i materiali di educazione alimentare per il pubblico, prodotti dalle diverse amministrazioni statali e locali. Altri destinatari, che possono utilizzare le Dietary Guidelines per sviluppare programmi e campagne di comunicazione per il grande pubblico, sono le aziende, le scuole, i media e l’industria alimentare. Le precedenti edizioni si concentravano, principalmente, sui singoli componenti della dieta, come gruppi di alimenti e sostanze nutritive. Tuttavia, le persone non mangiano gruppi di alimenti e nutrienti in modo isolato, ma piuttosto in combinazione e bisogna guardare alla totalità della dieta come modello alimentare. I componenti del modello alimentare possono avere effetti interattivi e potenzialmente cumulativi sulla salute. Questi modelli possono essere adattati alle preferenze personali di un individuo, consentendo ad ognuno la dieta più appropriata. Un crescente corpo di ricerca ha esaminato il rapporto tra modelli generali alimentari, salute e rischio di malattie croniche e le conclusioni sono sufficientemente solide da supportare consigli sulla dieta da adottare. I modelli alimentari e le caratteristiche di alimenti e nutrienti sono il focus delle raccomandazioni espresse nelle Dietary Guidelines 2015-2020. Le Linee Guida indicano cinque punti principali, che incoraggiano abitudini alimentari sane, riconoscono che le persone avranno bisogno di fare cambiamenti nel cibo e nelle bevande che consumano, per arrivare ad un modello sano e sottolineano che tutti i settori della società devono svolgere il proprio ruolo per sostenere scelte sane. Un modello di alimentazione sana non è una gabbia rigida, ma piuttosto, un quadro flessibile in cui gli individui possono godere degli alimenti che soddisfano le loro preferenze personali, culturali e tradizionali e si adatta anche elle esigenze del bilancio familiare. Nel documento, sono proposti anche diversi esempi di modelli alimentari, che traducono ed integrano le raccomandazioni in abitudini alimentari corrette. I cinque punti principali: 1. Seguire un modello di alimentazione sana, durante tutto il corso della vita, ad un livello adeguato di calorie e nutrienti, per contribuire a raggiungere e mantenere il giusto peso corporeo e ridurre il rischio di malattie croniche. 2. Varietà, densità di nutrienti e quantità. Per soddisfare le esigenze nutrizionali entro i limiti calorici, scegliere una varietà di cibi all’interno di tutti i gruppi alimentari e nelle quantità raccomandate. 3. Limitare le calorie da zuccheri aggiunti e grassi saturi e ridurre l’assunzione di sodio. 4. Scegliere gli alimenti e le bevande più sani, all’interno di tutti i gruppi alimentari, anche sulla base delle proprie preferenze personali e culturali, per adattarsi più facilmente al cambiamento. 5. Sostenere abitudini alimentari sane per tutti, a livello nazionale, a casa, a scuola, sul posto di lavoro e nei diversi luoghi di incontro. Raccomandazioni chiave: Le raccomandazioni chiave delle Dietary Guidelines per abitudini alimentari sane dovrebbero essere applicate nella loro interezza, dato il rapporto di interconnessione che ogni componente della dieta può avere con gli altri. Adottare un modello di alimentazione sana, dove siano rappresenti tutti gli alimenti e le bevande, ad un livello calorico adeguato. Un modello di alimentazione sana comprende: · Una varietà di verdure da tutti i sottogruppi: verde, rosso e arancione, legumi, amidi ecc. · Frutta, in particolare frutti interi · Cereali, per almeno la metà integrali · latticini senza grassi o a basso contenuto di grassi: latte, yogurt, formaggi, e/o bevande a base di soia fortificato · Una varietà di alimenti ricchi di proteine: frutti di mare, carni magre e pollame, uova, legumi, noci, semi e prodotti di soia · Oli Un modello di alimentazione sana limita: · grassi saturi e grassi trans, zuccheri aggiunti e sodio Vengono indicati anche limiti quantitativi per i componenti della dieta, che destano particolari preoccupazioni per la salute pubblica: · Consumare meno del 10 per cento delle calorie giornaliere da zuccheri aggiunti · Consumare meno del 10 per cento delle calorie giornaliere da grassi saturi · Consumare meno di 2.300 milligrammi al giorno di sodio · Se si assume alcol, bere con moderazione: massimo un bicchiere al giorno per le donne e due bicchieri al giorno per gli uomini e solo in età adulta Queste raccomandazioni andrebbero seguite in parallelo con le linee guida per l’attività fisica degli Americani: Physical Activity Guidelines for Americans, per migliorare lo stato di salute e ridurre il rischio di malattie croniche. http://health.gov/dietaryguidelines/2015/guidelines/ - 05/05/2016
- Rischio di cancro alla prostata nei pazienti trattati con aspirina a basso dosaggio Uno studio di coorte retrospettivo condotto su Health Search, il data base della Società Italiana di Medicina Generale. Un crescente corpo di evidenze indica che l’uso di aspirina a basso dosaggio riduce il rischio di alcuni adenocarcinomi. Mentre ci sono risultati sempre più numerosi e coerenti sull’effetto protettivo dell’aspirina a basso dosaggio nei confronti dei tumori del colon-retto ed altri, per quanto riguarda il cancro della prostata sono disponibili poche prove e contrastanti. Obiettivi Lo studio è stato condotto con lo scopo di valutare se l’aspirina a basso dosaggio riduca il tasso di incidenza dei tumori della prostata. Metodi È stato condotto uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione italiana, utilizzando il data base Health Search della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG). Sono stati identificati i pazienti con cardiomiopatia ischemica o malattia cerebrovascolare. Sono stati adottati modelli multivariati di rischio proporzionale di Cox dipendenti dal tempo per stimare gli Hazard Ratio (HR) ed i relativi Intervalli di Confidenza al 95% di cancro alla prostata associati all’uso di aspirina a basso dosaggio. Risultati In una coorte di 13.453 pazienti, il tasso di incidenza globale di cancro alla prostata era 2,5 per 1.000 anni-persona. L’utilizzo di aspirina a basso dosaggio è risultato associato alla diminuzione del tasso di incidenza del cancro della prostata (HR = 0.64; IC 95% 0.48-0.86), trainata principalmente da una frequenza d’uso di aspirina a basso dosaggio ≥ due volte alla settimana (HR = 0.60; IC 95 % 0,43-0,83). Tale associazione è risultata più pronunciata (HR = 0.43; IC 95% 0,21-0,91) quando l’aspirina a basso dosaggio è stata utilizzata per cinque o più anni. Conclusioni I risultati dello studio indicano che l’uso di aspirina a basso dosaggio, in pazienti con malattie cardiovascolari o cerebrovascolari, potrebbe essere associato a una riduzione del rischio di tumori della prostata. F. Lapi, M. Levi, M. Simonetti, M. Cancian, D. Parretti, I. Cricelli, A. Sobrero, C. Cricelli, Risk of prostate cancer in low-dose aspirin users: A retrospective cohort study Int. J. Cancer, 139: 205–211. DOI: 10.1002/ijc.30061 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ijc.30061/abstract - 04/05/2016
- Contraccettivi orali combinati a basso dosaggio di estrogeni e rischio di embolia polmonare, ictus e infarto miocardico Uno studio di coorte condotto su cinque milioni di donne francesi. Circa 104 milioni di donne nel mondo usano contraccettivi orali. Nella maggior parte dei paesi, sono disponibili vari tipi di pillole e gli studi hanno mostrato un aumento del rischio di tromboembolia venosa, con l’uso dei contraccettivi orali combinati. Il rischio varia a seconda del tipo di progestinico e diminuisce con la durata d’uso e la riduzione del dosaggio degli estrogeni. La scelta ottimale deve prendere in considerazione anche i rischi di ictus e infarto. Pochi studi hanno esaminato questa relazione e, quelli che sono disponibili, hanno avuto risultati contrastanti. L’entità del rischio arterioso, secondo il dosaggio di estrogeni (etinilestradiolo 20 mg v 30-40 mg) non è stato stabilito per tutti i progestinici. In Francia, durante il periodo dello studio, erano disponibili otto combinazioni rimborsabili dal servizio sanitario nazionale, che si differenziavano per il tipo di progestinico (noretisterone, levonorgestrel, desogestrel, gestodene, norgestrel) e per la dose di estrogeni contenuti (da 20 a 50 mg). Obbiettivi Valutare, in condizioni di vita reale in Francia, il rischio assoluto e relativo di embolia polmonare, ictus ischemico e infarto del miocardio, associati agli otto contraccettivi orali in base al tipo di progestinico e alla dose di estrogeni. Metodi Disegno: studio osservazionale di coorte. Setting: dati del servizio sanitario nazionale francese incrociati con i dati delle dimissioni ospedaliere. Partecipanti: 4.945.088 donne di età 15-49 anni, residenti in Francia, con almeno un rimborso per contraccettivi orali e nessun precedente ricovero in ospedale per cancro, embolia polmonare, ictus ischemico o infarto miocardico, tra il luglio 2010 ed il settembre 2012. Principali esiti da misurare: rischi relativi e assoluti di embolia polmonare, ictus ischemico e infarto miocardico. Risultati La coorte ha generato 5.443.916 anni-persona di uso di contraccettivi orali e sono stati osservati 3.253 eventi avversi: 1.800 embolie polmonari (33 per 100.000 anni-persona), 1.046 ictus ischemici (19 per 100.000 anni-persona) e 407 infarti miocardici (7 per 100.000 anni-persona). Dopo aggiustamento per progestinici e fattori di rischio, i rischi relativi per le donne che usano estrogeni a basso dosaggio (20 mg v 30-40 mg) erano: 0,75 (IC 95% 0,67-0,85) per embolia polmonare, 0,82 (0,70-0,96) per ictus ischemico e 0,56 (0,39-0,79) per infarto miocardico. Dopo aggiustamento per dose di estrogeni e fattori di rischio, desogestrel e gestodene sono risultati associati a rischi relativi per embolia polmonare significativamente più alti rispetto a levonorgestrel (rispettivamente, 2.16, 1.93-2,41 e 1,63, 1,34-1,97). Levonorgestrel combinato con 20 mg di estrogeni è risultato associato ad un rischio, per ciascuno dei tre eventi avversi gravi, significativamente più basso rispetto a levonorgestrel con 30-40 mg di estrogeni. Conclusioni A parità di dosaggio di estrogeni, desogestrel e gestodene sono risultati associati a rischi significativamente più elevati di embolia polmonare, ma non tromboembolia arteriosa, rispetto a levonorgestrel. Per lo stesso tipo di progestinico, il dosaggio di 20 mg di estrogeni era associato a minori rischi di embolia polmonare, ictus ischemico e infarto del miocardio, rispetto al dosaggio di 30-40 mg. A Weill, M Dalichampt, F Raguideau, P Ricordeau, PO Blotière, J Rudant, F Alla, M Zureik Low dose oestrogen combined oral contraception and risk of pulmonary embolism, stroke, and myocardial infarction in five million French women: cohort study BMJ 2016;353:i2002 http://www.bmj.com/content/353/bmj.i2002 - 02/05/2016
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sulle rivalutazioni di corticosteroidi inalatori, canaglifozin e antivirali ad azione diretta per l’epatite C, su Symbioflor 2, medicinali contenenti Vancomicina e sugli studi condotti dai centri di ricerche indiani Semler Ltd e Alkem Laboratories Ltd. Note Informative Importanti su Imnovid (pomalidomide), medicinali contenenti fusafungina, apomorfina cloridrato (Apofin® e Apofin Stylo®) e inibitori della tirosin-chinasi BCR-ABL. Comunicazione EMA sulla rivalutazione dei corticosteroidi inalatori Fonte: AIFA 29/04/2016 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso la rivalutazione dei corticosteroidi inalatori per il trattamento della malattia polmonare cronica ostruttiva. La rivalutazione non ha evidenziato differenze tra i diversi medicinali per il rischio di polmonite. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulla-rivalutazione-dei-corticosteroidi-inalatori-29042016 Comunicazione EMA su studi condotti presso il centro di ricerche privato Semler Ltd Fonte: AIFA 29/04/2016 L’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali per i quali sono stati condotti studi presso il centro di ricerche privato Semler Ltd, di Bangalore (India), a seguito di ispezioni condotte dalla FDA e dall’OMS, che hanno individuato diversi problemi e messo in dubbio l’affidabilità dei dati della sperimentazione. Semler effettua studi di bioequivalenza, che generalmente costituiscono il presupposto per l’autorizzazione di medicinali generici. Nell’Unione Europea, alcuni farmaci sono stati autorizzati attraverso procedure nazionali sulla base di studi condotti dalla Semler. L’EMA stabilirà quali medicinali sono coinvolti e rivaluterà i dati disponibili per stabilire se sono necessarie azioni a tutela della salute pubblica. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-studi-condotti-presso-il-centro-di-ricerche-privato-semler-ltd-india-29 Nota Informativa Importante su Imnovid (pomalidomide) Fonte: AIFA 22/04/2016 In alcuni pazienti con pregressa infezione da virus dell’epatite B, in seguito al trattamento con pomalidomide più desametasone, è stata riportata, con frequenza rara, una riattivazione dell’epatite e, in alcuni di questi, lo sviluppo di insufficienza epatica acuta. Prima di iniziare il trattamento con pomalidomide, si raccomanda di valutare lo dell’epatite B. Pomalidomide è un nuovo principio attivo che è sottoposto ad un monitoraggio addizionale al fine di facilitare una rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza. L’AIFA coglie l’occasione per ricordare a tutti i medici e farmacisti l’importanza della segnalazione delle sospette reazioni avverse da farmaci, quale strumento indispensabile per confermare un rapporto beneficio-rischio favorevole nelle reali condizioni di impiego. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-imnovid-pomalidomide-22042016 Nota Informativa Importante su medicinali contenenti fusafungina Fonte: AIFA 21/04/2016 e 01/04/2016 L’Agenzia Italiana del Farmaco comunica che l’autorizzazione all’immissione in commercio di medicinali contenenti fusafungina per uso oromucosale e nasale sarà revocata in tutta l’Unione Europea, a causa del rischio di rari ma gravi casi di ipersensibilità, tra cui reazioni allergiche e reazioni anafilattiche pericolose per la vita e limitata evidenza di beneficio. L’AIFA ha disposto il ritiro dal mercato italiano di tutti i lotti del medicinale “Locabiotal 50 mg/5 ml soluzione per via orale e nasale – flacone da 15 ml”. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-fusafungina-21042016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sul-ritiro-dei-medicinali-base-di-fusafungina-01042016 Nota Informativa Importante su apomorfina cloridrato (Apofin® e Apofin Stylo®) Fonte: AIFA 19/04/2016 In seguito alla rivalutazione del beneficio/rischio da parte del PRAC, sarà aggiornato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto ed il Foglio Illustrativo, riguardo al rischio di prolungamento dell’intervallo QT associato ad apomorfina cloridrato (Apofin® e Apofin Stylo®) e trattamento concomitante con domperidone. È consigliabile monitorare l’effetto sull’intervallo QTc per mezzo di un ECG. Sono già state inserite due nuove reazioni avverse: “Allucinazione” e “Sincope”, rispettivamente con frequenza “molto comune” e “non nota”. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-apomorfina-cloridrato-apofin%C2%AE-e-apofin-stylo%C2%AE-19042016 Comunicazione EMA su revisione canaglifozin Fonte: AIFA 15/04/2016 Alla luce dei dati dello studio in corso “CANVAS” sulle amputazioni di dita del piede, l’EMA ha avviato una revisione sul medicinale antidiabetico canaglifozin. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-revisione-canaglifozin-15042016 Comunicazione EMA sugli antivirali ad azione diretta per l’epatite C Fonte: AIFA 15/04/2016 Il 17 marzo 2016, l’EMA ha iniziato una revisione degli antivirali ad azione diretta per il trattamento dell’epatite C cronica. La revisione ha anche lo scopo di valutare il rischio di cancro al fegato con questi farmaci. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sugli-antivirali-ad-azione-diretta-l%E2%80%99epatite-c-15042016 Nota Informativa Importante sugli inibitori della tirosin-chinasi BCR-ABL Fonte: AIFA 11/04/2016 Si sono verificati dei casi di riattivazione del virus dell’epatite B (HBV) in pazienti portatori cronici di HBV, dopo la somministrazione di inibitori della tirosin-chinasi (TKIs) BCR-ABL (imatinib, dasatinib, nilotinib, bosutinib, ponatinib). Alcuni casi di riattivazione di HBV hanno determinato insufficienza epatica acuta o epatite fulminante, che hanno portato a trapianto di fegato o a esito fatale. I pazienti devono essere sottoposti a test per la ricerca di infezioni da HBV, prima di iniziare il trattamento. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sugli-inibitori-della-tirosin-chinasi-bcr-abl-11042016 Comunicazione EMA su revisione del medicinale Symbioflor 2 Fonte: AIFA 01/04/2016 L’EMA ha avviato una revisione del medicinale Symbioflor 2 (Escherichia coli bacteria), che è autorizzato in alcuni Stati Membri dell’Unione Europea per il trattamento di patologie gastriche e intestinali, inclusa la sindrome del colon irritabile. La revisione di Symbioflor 2 è stata richiesta dall’agenzia dei medicinali tedesca (BfArM) in seguito a dubbi sull’efficacia del medicinale. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-revisione-del-medicinale-symbioflor-2-01042016 Comunicazione EMA su medicinali contenenti Vancomicina Fonte: AIFA 01/04/2016 L’ EMA ha avviato una revisione dei medicinali contenenti l’antibiotico vancomicina come parte di una strategia per aggiornare le informazioni del prodotto di agenti antibatterici meno recenti, nell’ambito della lotta contro la resistenza antimicrobica1. La revisione delle informazioni del prodotto per antibiotici particolarmente importanti è considerato un importante modo per promuoverne l’uso appropriato. Lo scopo è quello di assicurare che antibiotici sicuri ed efficaci rimangano disponibili per i pazienti nel territorio UE. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-medicinali-contenenti-vancomicina-01042016 Comunicazione EMA sugli studi condotti dalla Alkem Laboratories Ltd Fonte: AIFA 01/04/2016 L’EMA ha avviato una revisione dei farmaci per i quali sono stati condotti studi dalla Alkem Laboratories Ltd, a Taloja, in India. Questo segue un’ispezione di Buona Pratica Clinica (GCP) di questo sito, effettuata dalle autorità tedesche e olandesi nel marzo 2015, che ha sollevato dubbi sulla validità dei dati degli studi utilizzati per supportare le domande di autorizzazione all’immissione in commercio di alcuni medicinali nell’UE. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulla-conduzione-di-studi-presso-il-sito-alkem-laboratories-ltd-01042016 - 30/04/2016
- Il contributo della Farmacogenetica alla Farmacovigilanza Un articolo della rivista, che è organo ufficiale della Société Française de Pharmacologie et de Thérapeutique (SFPT. Fin dall’inizio di questo secolo, le informazioni sulla farmacogenetica vengono inserite nel riassunto delle caratteristiche del prodotto dei farmaci. I test di farmacogenetica riguardano, in modo particolare, gli enzimi interessati nel metabolismo dei farmaci, fra i quali il complesso del citocromo P450. Alcuni pazienti metabolizzano determinati farmaci più lentamente e questo fatto può causare overdose o Reazioni Avverse a Farmaco. Gli esempi più noti sono gli antagonisti della vitamina K (AVK) con i polimorfismi dei due geni CYP2C9 e VKORC1 ed il clopidogrel con il gene CYP2C19. Negli Stati Uniti, i test sono raccomandati prima dell’inizio della terapia con questi farmaci, per evitare che si verifichino ADR. Altri test sono fatti regolarmente per valutare la tossicità di alcuni farmaci antitumorali: DPYD-capecitabina, UGT1A1-irinotecano e TPMT 6-mercaptopurina. Sono disponibili test di farmacogenetica anche per individuare loci HLA, che sono fortemente correlati al verificarsi di reazioni immuno-allergiche a farmaci specifici. L’esempio più noto è HLA-B*5701, fortemente associato a sensibilità verso abacavir e questo test è, ora, prescritto sempre, prima del trattamento con questo farmaco. E Bondon-Guitton, F Despas, L Becquemont The contribution of pharmacogenetics to pharmacovigilance Therapie. 2016 Mar-Apr;71(2):223-8. doi: 10.1016/j.therap.2016.02.005. Epub 2016 Mar 3. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27080842 - 29/04/2016
- Nuovi giocatori in campo per il trattamento preventivo dell’emicrania Una review valuta le nuove terapie. L’emicrania è un disturbo comune e cronico del cervello, caratterizzato da gravi attacchi ricorrenti di mal di testa; è notevolmente invalidante e ha un forte impatto a livello personale, familiare e sociale. In numerosi paesi sono disponibili trattamenti orali preventivi, ma nessuno ha garantito miglioramenti maggiori del 50% nel 50% dei pazienti, in uno studio clinico. Inoltre, ad ognuno è correlato il rischio di diversi possibili eventi avversi, cosa che rende la loro tollerabilità non ottimale. Recentemente, tre anticorpi monoclonali diretti contro il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP), LY2951742, ALD403 e TEV-48125 e uno, AMG 334, che lega il recettore CGRP hanno completato i trial di fase 2. Dai primi risultati, sembrano essere un po’ più efficaci del placebo, senza eventi avversi gravi. Tre sono stati studiati per l’emicrania episodica e solo TEV-48125 è stato studiato sia per l’emicrania episodica ad alta frequenza che per quella cronica. Dati preliminari suggeriscono anche l’efficacia della neurostimolazione nel trattamento dell’emicrania. Entrambi, anticorpi monoclonali e neurostimolazione, sembrano essere promettenti, ma sono necessari ulteriori risultati. DD Mitsikostas, AM Rapoport New players in the preventive treatment of migraine BMC Med. 2015 Nov 10;13:279. doi: 10.1186/s12916-015-0522-1 http://bmcmedicine.biomedcentral.com/articles/10.1186/s12916-015-0522-1 - 29/04/2016
- Carta italiana per la promozione delle vaccinazioni Una chiamata all’azione da TeamVaxitalia. TeamVaxItalia è un movimento nato nell’ottobre 2015, che riunisce operatori sanitari, studenti, insegnanti, giornalisti, blogger e genitori con l’obiettivo di diffondere la corretta informazione e promuovere la vaccinazione, come uno degli interventi più efficaci a tutela della salute pubblica. In quest’ottica, TeamVaxItalia ha elaborato la Carta italiana per la promozione delle vaccinazioni, che vuole essere una chiamata all’azione e uno strumento di advocacy. La Carta si basa su sei principi: diritto alla prevenzione, responsabilità sociale, contrasto alla disinformazione, comunicazione, informazione, qualità e indica le azioni conseguenti che possono essere adottate in diversi possibili scenari di applicazione. La carta è corredata da una bibliografia sulle vaccinazioni. Chiunque possa e voglia impegnarsi in attività concrete nei propri settori di competenza, può scaricare la Carta ed altro materiale dal sito di TeamVaxitalia, dove sono presenti anche i link ai siti e blog sulle vaccinazioni, aderenti alla rete. http://www.teamvaxitalia.it/index.html - 28/04/2016
- American Society of Clinical Oncology Statement La dichiarazione della American Society of Clinical Oncology in favore del vaccino anti-HPV (papillomavirus umano), per la prevenzione del cancro. L’American Society of Clinical Oncology (ASCO), la principale società medica di oncologia, è impegnata nel ridurre il carico del cancro e, a questo scopo, promuove gli interventi di prevenzione, che possono salvare milioni di vite. Con questa dichiarazione e le relative raccomandazioni, la ASCO intende aumentare la consapevolezza dell’impatto globale delle diverse tipologie di cancro causate dal papillomavirus umano (HPV), sottolineare il ruolo che può svolgere la vaccinazione anti-HPV nel prevenire milioni di morti per cancro e aumentarne la diffusione attraverso un maggiore coinvolgimento degli oncologi nel garantire una migliore comunicazione pubblica e chiedendo l’attuazione di strategie concrete per superare le barriere di accesso al vaccino e incrementarne l’accettazione. Dati recenti stimano che, ogni anno, il 10% dei nuovi casi di tumore ( ≥1 milione di casi l’anno) sia causato da infezioni virali. Negli Stati Uniti e in altri paesi sono stati approvati vaccini contro l’HPV, per la prevenzione primaria, che hanno un forte profilo di sicurezza. Nonostante la quasi certezza che la vaccinazione sia in grado di ridurre drasticamente i tumori causati da genotipi di HPV oncogeni, negli Stati Uniti solo il 36% delle ragazze e il 14% dei ragazzi di 11-13 anni hanno ricevuto tutte e tre le dosi. Oltre alle numerose raccomandazioni emesse da organismi nazionali ed internazionali, diverse organizzazioni professionali mediche hanno espresso preoccupazione per il basso numero di vaccinati contro l’HPV e si sono espresse a sostegno di questa strategia per la lotta al tumore. Tumori indotti dal virus HPV Il cancro della cervice uterina è il cancro HPV-correlato più diffuso, a livello mondiale, il quarto cancro più comune nelle donne in generale e il secondo nelle donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni e l’HPV è responsabile di quasi tutti i casi di tumore della cervice uterina (per il 70% i genotipi 16 e 18). Negli Stati Uniti, l’HPV è responsabile del 60% dei tumori orofaringei, del 91% dei casi di cancro anale, del 75% dei tumori vaginali, del 69% dei tumori vulvari e del 63% dei tumori del pene. È importante sottolineare che i tumori indotti dal virus HPV colpiscono sia gli uomini che le donne, per esempio, i tumori orofaringei causati da HPV sono da tre a cinque volte più comuni negli uomini, fatto che rende necessario adottare azioni preventive, che non siano sesso-specifiche. I tumori da HPV hanno una maggiore incidenza trai gruppi etnici a più basso livello di reddito e di istruzione. I fattori che contribuiscono a questa disparità comprendono i bassi tassi di screening e trattamento e fattori di rischio comportamentali, come l’inizio dell’attività sessuale in giovane età. Efficacia e sicurezza dei vaccini anti HPV I vaccini anti HPV sono disponibili dal 2006. Gardasil (Sanofi Pasteur MSD) e Cervarix (Glaxo Smith Kline) sono attualmente approvati in circa 100 paesi, offrono una protezione completa per le ragazze HPV-naïve e le giovani donne contro il virus HPV (genotipi 16 e 18). Entrambi i vaccini hanno una durata nota della protezione di almeno 5 anni e sono in corso studi sulla durata complessiva dei loro effetti. Nel dicembre 2014, la Food and Drug Administration ha approvato Gardasil-9, che aggiunge la protezione contro cinque ulteriori tipi di HPV oncogeni (31, 33, 45, 52 e 58), rispetto ai vaccini bivalente e quadrivalente originali. Il nuovo Gardasil-9 è potenzialmente in grado di prevenire circa il 90% dei tumori causati da questi tipi di papillomavirus. Gli studi sull’efficacia e la sicurezza di tutti e tre i vaccini hanno avuto risultati molto simili. Un lungo periodo di osservazione della sicurezza ed efficacia di Gardasil in donne adulte, che erano HPV negative prima di ricevere il vaccino e hanno ricevuto tutte e tre le dosi di vaccino, ha dimostrato che non ci sono stati casi di lesioni cervicali intraepiteliali o lesioni genitali esterne causate da HPV 6, 11, 16 o 18, durante il follow-up esteso, con immunogenicità persistente e assenza di eventi avversi gravi (follow-up mediamente di 6,26 anni). A causa del lungo periodo di latenza e della fase preinvasiva prolungata dopo l’infezione da HPV, sono necessari molti anni di follow-up perchè i trial in corso possano dimostrare una significativa riduzione dei tumori da HPV. Pertanto, risultati intermedi, come la diminuzione della lesioni precancerose sono considerati endpoint surrogati accettabili per una ridotta incidenza di cancro cervicale. Sia Gardasil che Cervarix hanno riportato eccellenti risultati di sicurezza a breve e a lungo termine, negli studi clinici. I più comuni effetti avversi sono stati lievi e comprendevano dolore al sito di iniezione (circa nove su 10), gonfiore (circa uno su tre), febbre (circa uno su otto), mal di testa e affaticamento (circa uno su due). Questi sintomi sono stati transitori e si sono risolti spontaneamente. L’incidenza di effetti avversi gravi è stata bassa ed era simile a quella riscontrata nei pazienti trattati con placebo (contenente alluminio o un vaccino dell’epatite). Il vaccino Gardasil-9 ha anche dato risultati elevati di efficacia e sicurezza, negli studi clinici. Tassi di malattie correlate ai tipi di HPV 31, 33, 45, 52 o 58 erano inferiori nelle partecipanti che hanno ricevuto tutte e tre le dosi e che erano HPV negative al momento della prima iniezione, rispetto a quelle che hanno ricevuto il vaccino quadrivalente. Gli effetti avversi sono stati: dolore lieve o moderato, gonfiore, arrossamento o prurito al sito di iniezione; mal di testa; febbre; nausea; vertigini e affaticamento. Primi risultati della vaccinazione anti HPV Nel 2007, l’Australia è stato uno dei primi paesi a fornire un programma finanziato a livello nazionale di vaccino HPV quadrivalente per le ragazze e le giovani donne tra i 12 e i 18 anni di età. Nel 2010, è stato registrato un tasso di vaccinazione contro l’HPV dell’83% per la prima dose e del 73% per la terza dose nelle ragazze dai 12 ai 13 anni. Il successo del programma ha portato ad un calo delle verruche genitali dall’11,3% del 2007 al 3,1% nel 2011, per le donne di 21-30 anni. Una revisione sistematica e meta-analisi per valutare l’impatto di questi programmi a livello di popolazione, ha dimostrato che nei paesi in cui la copertura vaccinale anti HPV è stata almeno del 50% per le ragazze e le giovani donne, c’è stata una diminuzione del 68% delle infezioni da HPV 16 e 18. Col supporto di Gavi, Pan American Health Organization Revolving Fund e Merck, numerosi paesi a basso e medio reddito, in tutto il mondo, hanno ricevuto la vaccinazione a prezzo ridotto o gratuitamente, attraverso programmi nazionali o regionali. In Ruanda, sono stati forniti vaccini gratuiti per 3 anni a 93.888 bambine delle scuole elementari, il 90% di tutte le ragazze ruandesi ha ricevuto la prima dose, il 94% la seconda e il 93% la terza. Il successo del programma ruandese è attribuito alla vaccinazione nelle scuole e al coinvolgimento attivo della comunità. Uno studio del 2012 ha riportato i risultati di tre tipi di programmi di vaccinazione anti HPV attraverso il Gardasil Access Program in sette paesi a basso reddito. Il successo di questi programmi varia a seconda del modello: modello misto (basato su struttura sanitaria e scuola; 96,6%), modello basato sulla scuola (88,6%) e modello basato su struttura sanitaria (79,9%). Dall’esame dei programmi di vaccinazione su larga scala, il declino più marcato delle infezioni da HPV nei partecipanti maschi e femmine è stato osservato nei paesi dove si sono attuati programmi di vaccinazione basati sulla scuola (ad esempio, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda). Similmente ai risultati visti altrove, i tassi di vaccinazione anti HPV variano notevolmente anche in Stati Uniti e Canada e sono più alti nelle aree o negli Stati, che hanno attuato programmi basati sulla scuola, come il Rhode Island, dove ragazzi e ragazze vengono vaccinati per Tdap (tetano, difterite e pertosse), meningococco e HPV. È stato già riportato un successo iniziale con un tasso di copertura del 72,5%, per la prima dose. Questi primi risultati hanno importanti implicazioni politiche e strategiche per il successo dei programmi di vaccinazione anti HPV. Conclusioni Il cancro cervicale è uno dei tipi di tumore più comuni e prevenibili. Nei paesi a basso e medio reddito la sua incidenza, prevalenza e mortalità sono aggravate dalla mancanza di programmi di screening della popolazione. Nei paesi ad alto reddito, i tumori da HPVsono in aumento tra uomini e donne. Nei paesi a basso, medio e alto reddito, l’attuazione di programmi di vaccinazione anti-HBV stanno dando risultati molto positivi: nel breve periodo, in termini di riduzione delle infezioni e lesioni precancerose da HBV e, nel lungo periodo, ci si aspetta che lo diano in termini di centinaia di migliaia di vite salvate. Entrambi i vaccini HPV, bivalente e quadrivalente, hanno dimostrato di ridurre le infezioni e l’incidenza delle lesioni precancerose HPV-correlate. Il vaccino Gardasil-9, recentemente approvato, ha ampliato la copertura per i nove tipi di HPV più comuni che causano il cancro, con la probabile capacità di prevenire il 90% dei tumori del collo dell’utero e il 78% dei casi di cancro anale. Come organizzazione che si impegna nella lotta al tumore attraverso la ricerca, l’educazione, la prevenzione e la cura del paziente, la ASCO si propone di contribuire a ridurre l’incidenza dei tumori da HPV a livello mondiale e sottolinea che la discussione in materia di vaccinazione contro l’HPV dovrebbe concentrarsi sul suo scopo primario: la prevenzione del cancro. Per realizzare questo obiettivo raggiungibile, i vaccini devono essere somministrati in modo efficace e con una vasta copertura. Pertanto, la ASCO sottolinea la necessità di aumentare la percentuale di adolescenti e ragazze, che ricevono il vaccino HPV. I dati provenienti dagli studi sull’HPV e altri vaccini evidenziano l’importanza di una migliore educazione, riduzione dei costi e programmi di vaccinazione strutturati, per aumentare la copertura vaccinale. È anche necessario un maggiore coinvolgimento degli oncologi nel sostenere i programmi di vaccinazione e nella ricerca, al fine di ottenere una completa eradicazione dei tumori HPV-correlati, in uomini e donne. HH Bailey, LT Chuang, NC duPont, C Eng, LE Foxhall, JK Merrill, D S Wollins, CD Blanke American Society of Clinical Oncology Statement: Human Papillomavirus Vaccination for Cancer Prevention Published online before print April 11, 2016, doi: 10.1200/JCO.2016.67.2014 http://jco.ascopubs.org/content/early/2016/04/07/JCO.2016.67.2014.abstract http://jco.ascopubs.org/content/early/2016/04/07/JCO.2016.67.2014.full.pdf+html - 27/04/2016
- Il vaccino rVSV-ZEBOV contro il virus Ebola Trial di Fase 1 in Africa e in Europa. Il vaccino si basa sul virus ricombinante della stomatite vescicolare competente per la replicazione (replication-competent recombinant vesicular stomatitis virus – rVSV), che esprime una glicoproteina dell’ebolavirus Zaire (ZEBOV) ed è stato selezionato per un test rapido di sicurezza ed immunogenicità, prima del suo utilizzo in Africa occidentale. Metodi Gli autori hanno effettuato tre trial di fase 1, in aperto a dosi crescenti e un trial di fase 1 randomizzato, in doppio cieco, controllato, per valutare il profilo di sicurezza, gli effetti collaterali e l’immunogenicità del rVSV-ZEBOV a diversi dosaggi in 158 adulti sani in Europa e Africa. A tutti i partecipanti sono state iniettate dosi di vaccino da 300.000 a 50 milioni di unità formanti placca (PFU) o placebo. Risultati Non sono stati riportati eventi avversi gravi correlati al vaccino. È stata osservata reattogenicità lieve-moderata ad esordio precoce, frequente, ma transitoria (mediamente 1 giorno). Circa il 30% dei vaccinati ha avuto febbre. È stata rilevata viremia entro 3 giorni in 123 dei 130 partecipanti (95%) che ricevevano ≥3 milioni di PFU; il rVSV non è stato isolato in saliva e urine. Nella seconda settimana dopo l’iniezione, 11 dei 51 partecipanti (22%) del trial di Ginevra hanno sviluppato artrite, in 1-4 una articolazioni, con dolore che durava in media 8 giorni (range interquartile, 4-87); si sono verificati 2 casi auto-limitatanti su 60 partecipanti (3%) ad Amburgo (Germania) e Kilifi (Kenya). Il virus è stato isolato nel liquido sinoviale aspirato e in vescicole della pelle in altri 2 soggetti vaccinati, che mostravano replicazione virale periferica nella seconda settimana dopo la vaccinazione. Risposte anticorpali specifiche per la glicoproteina ZEBOV sono state individuate in tutti i partecipanti, con simili titoli degli anticorpi glicoproteina-binding, ma titoli degli anticorpi neutralizzanti significativamente più elevati a dosi più alte. I titoli degli anticorpi glicoproteina-binding sono rimasti sostenuti per 180 giorni in tutti i partecipanti. Conclusioni Da questi trial, il vaccino rVSV-ZEBOV è risultato reattogenico, ma immunogenico dopo una singola dose. Sono necessari ulteriori studi per la valutazione della sicurezza e dell’efficacia. La sperimentazione clinica è stata finanziata da Wellcome Trust ed altri. ClinicalTrials.gov, NCT02283099, NCT02287480, e NCT02296983. Pan African Clinical Trials numero di registro, PACTR201411000919191. ST Agnandji et al. Phase 1 Trials of rVSV Ebola Vaccine in Africa and Europe N Engl J Med 2016; 374:1647-1660 April 28, 2016 DOI: 10.1056/NEJMoa1502924 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1502924?query=featured_home - 26/04/2016
- World Immunization Week 2016: Close the immunization gap La Settimana mondiale della vaccinazione (24-30 Aprile 2016). Ogni anno, la vaccinazione evita dai 2 ai 3 milioni di morti, ma se ne potrebbe evitare un altro milione e mezzo, incrementando la copertura vaccinale. Nel 2012, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha adottato il piano mondiale per le vaccinazioni, Global Vaccine Action Plan 2011-2020 (GVAP), che vuole garantire l’accesso ai principali vaccini a tutti gli esseri umani, indipendentemente dal paese in cui sono nati o vivono e dalle condizioni economiche e sociali. La vaccinazione ha dimostrato di essere uno degli interventi sanitari più efficaci che si conoscano e, negli ultimi anni, ha raggiunto grandi risultati, tra cui l’eradicazione del vaiolo. Il Global Vaccine Action Plan ha posto, per il 2020, l’ambizioso obiettivo di eradicare le malattie prevenibili attraverso le vaccinazioni e ha fissato anche 6 obiettivi di medio termine per il 2015, solo uno dei quali, però, è considerato raggiunto. La Settimana mondiale della vaccinazione, promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, vuole accendere i riflettori sui recenti risultati nella copertura vaccinale mondiale e sulle ulteriori azioni che i governi possono adottare per colmare il gap, che ci separa dal raggiungimento degli obiettivi intermedi 2015: · Obiettivo 1: immunizzazione contro difterite, tetano e pertosse. Copertura vaccinale al 90% con tre dosi. Il risultato positivo è che, nel 2014, 115 milioni di bambini nel mondo (circa l’86%) hanno ricevuto il vaccino contro difterite, tetano e pertosse e 129 paesi hanno raggiunto la copertura vaccinale del 90%, ma rimane un gap: 18.7 milioni di bambini, in 65 paesi, non sono stati vaccinati. · Obiettivo 2: riduzione della mortalità per morbillo. La notizia positiva è che circa l’85% dei bambini ha ricevuto una dose di vaccino contro il morbillo entro il primo anno di vita, il gap da colmare è costituito dal 15% dei bambini, circa 1 su 5, che non è stato raggiunto. A questo proposito, dispiace ricordare che l’Italia, nel 2014, ha registrato il numero di casi di morbillo più elevato in Europa (1.686) ed è stata sollecitata dall’OMS a prendere provvedimenti per arginare il calo della vaccinazione (cfr. http://www.farmaci-fc.it/2016/04/12/le-vaccinazioni-in-italia/#more-5213 ). · Obiettivo 3: eradicazione della rosolia in almeno due regioni del mondo. Gap: la metà dei bambini non è stata neanche vaccinata contro la rosolia. · Obiettivo 4: eradicazione del tetano materno e neonatale in 59 paesi. Gap: 21 paesi non hanno ancora debellato la malattia. · Obiettivo 5: eradicazione della poliomielite. Nel 1988, la malattia era endemica in 125 paesi, oggi è presente solo in 2 paesi: Afghanistan e Pakistan. Si tratta sicuramente di un risultato positivo, ma anche questo gap va colmato. · Obiettivo 6: diffusione di nuovi vaccini ancora sottoutilizzati in almeno 90 paesi a reddito medio e basso. Questo è l’unico obiettivo, che viene considerato raggiunto (anche se non completamente), perché 86 paesi a reddito medio e basso hanno introdotto almeno 1 nuovo vaccino. World Immunization Week 2016: Close the immunization gap http://www.who.int/campaigns/immunization-week/2016/en/ Global Vaccine Action Plan 2011 – 2020 http://www.who.int/immunization/global_vaccine_action_plan/en/ - 23/04/2016
- Sicurezza ed efficacia neuropsichiatrica di vareniclina, bupropione e cerotto alla nicotina nei fumatori con e senza disturbi psichiatrici EAGLES: uno studio clinico randomizzato in doppio cieco, controllato con placebo. Sono state sollevate preoccupazioni sostanziali circa la sicurezza neuropsichiatrica dei farmaci per smettere di fumare vareniclina e bupropione. La loro efficacia rispetto al cerotto alla nicotina si basa in gran parte su confronti indiretti e vi sono informazioni limitate sulla sicurezza e l’efficacia nei fumatori con disturbi psichiatrici. Gli autori hanno confrontato rischio, efficacia e sicurezza neuropsichiatrica di vareniclina e bupropione rispetto a cerotto alla nicotina e placebo, in fumatori con e senza disturbi psichiatrici. Metodi Gli autori hanno condotto un trial di vareniclina (1 mg due volte al giorno) e bupropione (150 mg due volte al giorno) randomizzato, in doppio cieco, triple-dummy, controllato con placebo e controllo attivo (cerotto alla nicotina; 21 mg al giorno) per 12 settimane con 12 settimane di follow-up senza trattamento, in 140 centri di 16 paesi, tra il 30 novembre 2011 ed il 13 gennaio 2015. I partecipanti erano fumatori motivati a smettere, con o senza disturbi psichiatrici, che hanno ricevuto una breve consulenza sull’interruzione ad ogni visita. La randomizzazione è stata generata in automatico dal computer (rapporto 1:1). L’endpoint primario era l’incidenza di una misura composita di eventi avversi neuropsichiatrici moderati e gravi. L’endpoint primario di efficacia era l’astinenza continua per 9-12 settimane, confermata biochimicamente. Tutti i partecipanti randomizzati sono stati inclusi nell’analisi di efficacia e quelli che hanno ricevuto il trattamento sono stati inclusi nell’analisi di sicurezza. Risultati Sono stati reclutati 8.144 fumatori, i quali sono stati assegnati in modo casuale: 4.116 alla coorte psichiatrica (4.074 inclusi nell’analisi di sicurezza) e 4.028 alla coorte non-psichiatrica (3.984 inclusi nell’analisi di sicurezza). Nella coorte non psichiatrica, 13 (1.3%) di 990 partecipanti hanno segnalato eventi avversi neuropsichiatrici moderati e gravi nel gruppo vareniclina, 22 (2.2%) su 989 nel gruppo bupropione, 25 (2.5%) su 1.006 nel gruppo cerotti alla nicotina e 24 (2.4%) su 999 nel gruppo placebo. Le differenze di rischio vareniclina-placebo e bupropione-placebo per gli eventi avversi neuropsichiatrici moderati e gravi sono state -1.28 (IC 95% da -2.40 a -0.15) e -0.08 (da -1.37 a 1.21), rispettivamente; le differenze di rischio per il confronto con cerotto alla nicotina erano -1.07 (da -2.21 a 0.08) e 0.13 (da -1.19 a 1.45), rispettivamente. Nella coorte psichiatrica, sono stati segnalati eventi avversi neuropsichiatrici moderati e gravi in 67 (6.5%) dei 1.026 partecipanti al gruppo vareniclina, 68 (6.7%) su 1.017 del gruppo bupropione, 53 (5.2%) su 1.016 del gruppo patch nicotina e 50 (4.9%) su 1.015 nel gruppo placebo. Le differenze di rischio vareniclina-placebo e bupropione-placebo erano 1.59 (IC 95% da -0.42 a 3.59) e 1.78 (da -0.24 a 3.81), rispettivamente; le differenze di rischio rispetto al cerotto alla nicotina erano 1.22 (da -0.81 a 3.25) e 1.42 (da -0.63 a 3.46), rispettivamente. I partecipanti trattati con vareniclina hanno raggiunto tassi di astinenza più elevati di quelli trattati con placebo (Odds Ratio [OR] 3.61, IC 95% 3.07-4.24), cerotto alla nicotina (1.68, 1.46-1.93) e bupropione (1.75, 1.52-2.01). Quelli trattati con bupropione e cerotto alla nicotina hanno raggiunto tassi di astinenza più elevati rispetto a quelli trattati con placebo (OR 2.07 [1.75-2.45] e 2.15 [1.82-2.54], rispettivamente). In tutte le coorti, gli eventi avversi più frequenti per gruppo di trattamento sono stati nausea (vareniclina, 25% [511 dei 2.016 partecipanti]), insonnia (bupropione, 12% [245 su 2.006 partecipanti]), sogni anomali (cerotto alla nicotina, 12% [251 di 2.022 partecipanti]) e mal di testa (con placebo, 10% [199 partecipanti su 2.014]). Il confronto dell’efficacia del trattamento non differiva per coorte. Conclusioni Lo studio non ha mostrato un significativo aumento degli eventi avversi neuropsichiatrici attribuibili a vareniclina o bupropione rispetto a cerotto alla nicotina o placebo. La vareniclina è risultata più efficace di placebo, cerotto alla nicotina e bupropione per aiutare i fumatori a raggiungere l’astinenza, mentre bupropione e cerotto alla nicotina erano più efficaci del placebo. Lo studio è stato registrato presso ClinicalTrials.gov (numero NCT01456936) ed è stato finanziato da Pfizer e GlaxoSmithKline. RM Anthenelli, NL Benowitz, RWest, L St Aubin, T McRae, D Lawrence, J Ascher, C Russ, A Krishen, A Eden Evins, Neuropsychiatric safety and efficacy of varenicline, bupropion, and nicotine patch in smokers with and without psychiatric disorders (EAGLES): a double-blind, randomised, placebo-controlled clinical trial Published Online: 22 April 2016 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(16)30272-0 http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(16)30272-0/abstract - 22/04/2016
- Consumo di caffè e rischio di cancro I risultati dello studio prospettico di coorte Norwegian Women and Cancer (NOWAC). Un’associazione tra consumo di caffè e cancro è stata a lungo indagata. Il consumo di caffè tra le donne norvegesi è elevato; quella delle donne norvegesi è, quindi, una popolazione adatta per studiare l’impatto del caffè sull’incidenza del cancro. Metodi Le informazioni sul consumo di caffè di 91.767 donne, con un follow-up di 6-8 anni, provengono dallo studio Norwegian Women and Cancer (NOWAC). È stata eseguita l’assegnazione multipla come metodo per sostituire i dati mancanti. Sono stati utilizzati modelli di regressione multivariata di Cox per calcolare gli Hazard Ratio (HR) per il cancro a seno, colon-retto, polmone e ovaia, così come per il cancro in qualunque localizzazione. Risultati Gli autori hanno osservato una riduzione del 17% del rischio di cancro del colon-retto (HR = 0.83, IC 95% 0,70-0,98, p trend di tutte le categorie di consumo = 0,10) e una riduzione del 9% del rischio di cancro in qualsiasi localizzazione (HR = 0.91, IC 95% 0,86-0,97, p trend = 0,03) nelle donne che bevevano da 3 a 7 tazze/giorno, rispetto alle donne che bevevano ≤1 tazza/giorno. Un significativo aumento del rischio di cancro polmonare è stato osservato con un elevato consumo di caffè (> 7 vs ≤1 tazza/giorno HR = 2.01, IC 95% 1,47-2,75, p trend <0.001). Questo è stato probabilmente causato da confondimento residuo a causa del fumo, perché nessuna associazione statisticamente significativa è stata osservata nelle non fumatrici (> 5 vs ≤1 tazza / giorno HR = 1.42, IC 95% 0,44-4,57, p trend= 0,30). Non è stata osservata alcuna associazione significativa tra consumo di caffè e rischio di tumore al seno o alle ovaia. Conclusioni In questo studio, il consumo di caffè è risultato associato ad una modesta riduzione del rischio di cancro in qualsiasi sito. Il confondimento dovuto al fumo può aver contribuito all’associazione positiva tra l’elevato consumo di caffè ed il rischio di cancro ai polmoni. M Lukic, I Licaj, E Lund, G Skeie, E Weiderpass, T Braaten Coffee consumption and the risk of cancer in the Norwegian Women and Cancer (NOWAC) Study Eur J Epidemiol. 2016 Mar 24. [Epub ahead of print] doi:10.1007/s10654-016-0142-x http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-016-0142-x - 18/04/2016
- Amiodarone, Lidocaina o placebo nell’arresto cardiaco extraospedaliero Uno studio randomizzato, in doppio cieco, del Resuscitation Outcomes Consortium (ROC). I farmaci antiaritmici sono usati comunemente nell’arresto cardiaco extraospedaliero per la fibrillazione ventricolare refrattaria o tachicardia ventricolare senza polso, ma senza beneficio di sopravvivenza dimostrato. Metodi Gli autori di questo studio randomizzato, in doppio cieco, hanno confrontato amiodarone per via parenterale, lidocaina e placebo salino, insieme a cure standard, negli adulti che hanno avuto un arresto cardiaco extraospedaliero non traumatico, fibrillazione ventricolare refrattaria o tachicardia ventricolare senza polso dopo almeno uno shock e l’accesso vascolare. I pazienti sono stati arruolati in 10 siti del Nord America. L’esito primario era la sopravvivenza alla dimissione ospedaliera; l’esito secondario era una favorevole funzione neurologica al momento della dimissione. La popolazione per-protocol (analisi primaria) ha incluso tutti i partecipanti randomizzati, che rispondevano ai criteri di ammissibilità e ricevuto una dose del trattamento assegnato e con ritmo iniziale della fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso refrattario allo shock. Risultati Della popolazione per-protocol di 3.026 pazienti, 974 sono stati assegnati in modo casuale alla terapia con amiodarone, 993 a lidocaina e 1059 a placebo; di questi, rispettivamente, il 24,4%, 23,7% e 21,0% è sopravvissuto alla dimissione ospedaliera. La differenza di tasso di sopravvivenza per amiodarone rispetto al placebo è stata di 3,2 punti percentuali (IC 95% da -0.4 a 7.0; p = 0,08); differenza lidocaina vs placebo, 2,6 punti percentuali (IC 95% da -1,0 a 6,3; p = 0,16) e amiodarone vs lidocaina 0,7 punti percentuali (IC 95% da -3.2 a 4.7; p = 0.70). L’esito neurologico al momento della dimissione è risultato simile nei tre gruppi. È risultata eterogeneità dell’effetto del trattamento in relazione al fatto che l’arresto fosse assistito o meno (P = 0,05); i farmaci attivi sono stati associati ad un tasso di sopravvivenza significativamente superiore a quello del placebo solo nei pazienti in cui l’arresto si è verificato in presenza di un soccorritore. Un maggior numero di pazienti trattati con amiodarone ha avuto necessità di stimolazione cardiaca temporanea, rispetto a quelli trattati con lidocaina o placebo. Conclusioni Nel complesso, né amiodarone, né lidocaina hanno portato ad un tasso di sopravvivenza significativamente più alto o esito neurologico più favorevole rispetto al placebo, nei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero dovuto a fibrillazione ventricolare refrattaria o tachicardia ventricolare senza polso. (ClinicalTrials.gov, NCT01401647) PJ Kudenchuk, SP Brown, M Daya, T Rea, G Nichol, LJ Morrison, B Leroux, C Vaillancourt, L Wittwer, CW Callaway, J Christenson, D Egan, JP Ornato, ML Weisfeldt, IG Stiell, AH Idris, TP Aufderheide, JV Dunford, MR Colella, GM Vilke, AM Brienza, P Desvigne‑Nickens, PC Gray, R Gray, N Seals, R Straight, P Dorian, Amiodarone, Lidocaine, or Placebo in Out-of-Hospital Cardiac Arrest April 4, 2016DOI: 10.1056/NEJMoa1514204 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1514204 - 14/04/2016
- Le vaccinazioni in Italia Un aggiornamento sugli ultimi provvedimenti. Il Comitato Nazionale di Bioetica, nella mozione del 24 aprile 2015 L’importanza delle vaccinazioni, ha segnalato il dato allarmante della diminuzione della copertura vaccinale nel nostro paese e ribadito l’efficacia della vaccinazione come strumento di prevenzione e con un profilo rischio/beneficio particolarmente positivo. Ha sottolineato l’urgenza di adottare programmi nazionali di comunicazione ed educazione rivolti agli operatori sanitari ed ai cittadini, che garantiscano la corretta informazione e sfatino i falsi miti, diffusi, in particolare, sulla rete web. Ha segnalato anche la necessità di monitorare l’omessa vaccinazione, indagare i differenti contesti regionali per adottare le modalità organizzative più efficaci, classificare le emergenze sanitarie e di igiene pubblica e preparare piani ed azioni da adottare in caso di emergenza, al fine di garantire la copertura vaccinale ottimale (del 95%). Il Comitato ha evidenziato che il calo della copertura vaccinale ha causato, nel mondo, la recrudescenza di malattie, che si consideravano debellate o, comunque, sotto controllo. In Italia, in particolare, si sono verificati, nel 2014, 1.686 casi di morbillo, il numero più alto in Europa, fatto che è costato al nostro paese anche un richiamo dell’OMS perché prenda provvedimenti adeguati. Comitato Nazionale di Bioetica, mozione L’importanza delle vaccinazioni, 24 aprile 2015 http://presidenza.governo.it/bioetica/mozioni/mozione_vaccinazioni.pdf Lo scorso 21 gennaio, la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati ha approvato il documento Iniziative in materia di vaccinazioni, che impegna il Governo: a combattere la flessione delle vaccinazioni infantili anti poliomielite, morbillo e rosolia e recuperare adolescenti e giovani non vaccinati. Promuovere la vaccinazione antinfluenzale. Rafforzare il sistema in autorevolezza e trasparenza, rendere omogenee le procedure sul territorio nazionale, informatizzare il sistema informativo e di sorveglianza delle vaccinazioni, prevedendo una registrazione in continuo, mentre oggi viene effettuato un rilevamento a 24 mesi di vita e questo metodo rischia di segnalare un ritardo vaccinale come una mancata vaccinazione. Questo sistema è previsto in una bozza di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su registri e sorveglianza di interesse nazionale, che data ormai tre anni e non è stata ancora varata. Migliorare la comunicazione istituzionale rivolta ai cittadini e, in collaborazione con le Università, la formazione e l’aggiornamento riguardanti la vaccinazione, rivolti agli operatori sanitari. Rafforzare la tutela della salute dei soggetti deboli, che non possono accedere alle vaccinazioni ed informarli sulle misure di prevenzione. In collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, individuare e rendere obbligatorie le vaccinazioni necessarie per chi lavora a contatto con bambini ed anziani. Rilevare i dati delle vaccinazioni effettuate da ogni alunno. Dare attuazione alle misure previste nel Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) al punto 5 dei principi guida per quanto attiene la piena adesione dei medici e del personale sanitario al Piano e dell’Accordo Stato-Regioni del 20 dicembre 2012 recante « Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l’assistenza sanitaria alla popolazione straniera da parte delle Regioni e delle Province autonome », con particolare riferimento all’iscrizione obbligatoria al Servizio Sanitario Nazionale dei minori stranieri, anche in assenza del permesso di soggiorno e al diritto di accesso al pediatra di libera scelta. Nel quadro dell’assistenza sanitaria ai profughi, garantire anche la vaccinazione dei bambini; la vaccinazione antipolio è già stata raccomandata dalla circolare del Ministero della Salute del 9 maggio 2014, avente per oggetto: « Aggiornamento delle raccomandazioni di immunoprofilassi in relazione alla protratta emergenza immigrati dall’Africa settentrionale ed al rischio di re-introduzione di poliovirus in Italia ». Aumentare la copertura e l’adesione consapevole di gruppi di popolazione difficili da raggiungere, come persone senza fissa dimora, migranti, Rom, Sinti e Camminanti, come previsto dal Piano nazionale della prevenzione 2014-2018 e dal PNPV 2016-2018, includendo anche i bambini italiani privi di residenza, che risultano esclusi dall’attuale normativa. Documentare i casi di malattie gravi, i costi che comportano in termini di salute pubblica ed i benefici derivanti dalla prevenzione vaccinale; valutare la frequenza degli eventi avversi rispetto al totale dei vaccinati. Modificare le procedure di valutazione delle richieste di indennizzo dei danneggiati da vaccinazione obbligatoria, previste dalla legge n. 210 del 1992, eventualmente ampliando i criteri di valutazione e la tipologia dei danni indennizzabili, anche tenendo conto di quanto previsto dalla legislazione degli altri Paesi. Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Iniziative in materia di vaccinazioni, 21 gennaio 2016 http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/html/2016/01/21/12/allegato.htm# http://documenti.camera.it/leg17/resoconti/commissioni/bollettini/pdf/2016/01/21/leg.17.bol0577.data20160121.com12.pdf Il Ministero della Salute ha messo a punto il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2016-2018 (PNPV), che è già stato approvato in sede di Conferenza Stato-Regioni e attende l’approvazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Piano prevede una spesa di 620 milioni di euro e fissa 11 obiettivi, in linea con l’European Vaccine Action Plan 2015–2020 ed il Global Vaccine Action Plan 2011–2020 (GVAP) dell’OMS e nel quadro del Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018. Obiettivi del Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale 2016-2018 sono: 1. Mantenere lo stato polio-free. 2. Raggiungere lo stato morbillo-free e rosolia-free. 3. Garantire l’offerta attiva e gratuita delle vaccinazioni nelle fasce d’età e popolazioni a rischio. 4. Aumentare l’adesione consapevole alle vaccinazioni nella popolazione generale anche attraverso la conduzione di campagne di vaccinazione per il consolidamento della copertura vaccinale. 5. Contrastare le disuguaglianze, promuovendo interventi vaccinali nei gruppi di popolazioni marginalizzati o particolarmente vulnerabili. 6. Completare l’informatizzazione delle anagrafi vaccinali interoperabili a livello regionale e nazionale tra di loro e con altre basi di dati (malattie infettive, eventi avversi, residente/assistiti). 7. Migliorare la sorveglianza delle malattie prevenibili con vaccinazione. 8. Promuovere, nella popolazione generale e nei professionisti sanitari, una cultura delle vaccinazioni coerente con i principi guida del presente Piano, descritti come “10 punti per il futuro delle vaccinazioni in Italia”. 9. Sostenere, a tutti i livelli, il senso di responsabilità degli operatori sanitari, dipendenti e convenzionati con il SSN, e la piena adesione alle finalità di tutela della salute collettiva che si realizzano attraverso i programmi vaccinali, prevedendo adeguati interventi sanzionatori qualora sia identificato un comportamento di inadempienza. 10. Attivare un percorso di revisione e standardizzazione dei criteri per l’individuazione del nesso di causalità ai fini del riconoscimento dell’indennizzo, ai sensi della legge 210/1992, per i danneggiati da vaccinazione, coinvolgendo le altre istituzioni competenti. 11. Favorire, attraverso una collaborazione tra le istituzioni nazionali e le società scientifiche, la ricerca e l’informazione scientifica indipendente sui vaccini. Il Piano presenta il nuovo Calendario nazionale delle vaccinazioni per la popolazione generale e le vaccinazioni per le categorie a rischio (per patologia, per esposizione professionale, per eventi occasionali), individua aree prioritarie di azione, obiettivi specifici ed indicatori di monitoraggio. Il Piano indica, inoltre, obiettivi specifici di copertura vaccinale per le vaccinazioni incluse nel Calendario nazionale, per le quali è prevista l’offerta attiva e gratuita alla popolazione. Ministero della Salute, Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2016-2018 European Vaccine Action Plan 2015–2020 http://www.euro.who.int/en/health-topics/disease-prevention/vaccines-and-immunization/publications/2014/european-vaccine-action-plan-20152020 Global Vaccine Action Plan 2011-2020 http://www.who.int/immunization/global_vaccine_action_plan/GVAP_doc_2011_2020/en/ Ministero della Salute, Piano Nazionale di Prevenzione 2014-2018 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2285_allegato.pdf L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha realizzato una Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione, per fornire ai medici uno strumento di valutazione e, soprattutto, dare un’informazione autorevole e corretta che possa fare chiarezza e dissipare i dubbi; per questo motivo, la guida tratta anche di eventi erroneamente correlati alle vaccinazioni come l’autismo e la sindrome da morte improvvisa. L’AIFA pubblica anche, nel suo portale, i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’Università di San Diego (USA) su 480 siti web antivaccinazioni, per capire come i genitori possano venir persuasi a non vaccinare i figli. Come hanno osservato i ricercatori, dobbiamo capire come raggiungere questa popolazione se vogliamo cambiare la traiettoria del movimento antivaccini. È emerso un quadro preoccupante, di totale disinformazione e nessun fondamento scientifico, per manipolare il pubblico e convincerlo che i vaccini sono pericolosi, suggerendo anche che le autorità sanitarie ed i medici sono complici in qualche vasta cospirazione. AIFA, Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione http://www.farmaci-fc.it/2016/02/04/guida-alla-valutazione-delle-reazioni-avverse-osservabili-dopo-vaccinazione/#more-4628 http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Guida_valutazione_reazioni_avverse_osservabili_dopo_vaccinazione_1.pdf La (dis)informazione sui vaccini: una sfida da vincere http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/la-disinformazione-sui-vaccini-una-sfida-da-vincere Portale di informazione medica e scientifica sulle vaccinazioni a cura della SITI – Società Italiana di Igiene http://www.vaccinarsi.org/ - 12/04/2016
- Aliskiren e/o Enalapril I risultati dello studio ATMOSPHERE (finanziato dalla Novartis), che confronta efficacia e sicurezza dei due farmaci, da soli o in combinazione, in pazienti con insufficienza cardiaca. Tra i pazienti con insufficienza cardiaca cronica, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) riducono la mortalità e l’ospedalizzazione, ma il ruolo di un inibitore della renina in questi pazienti non è ancora noto. Gli autori hanno confrontato l’ACE inibitore enalapril con l’inibitore della renina aliskiren (per testare la superiorità o non inferiorità) e con la combinazione dei due trattamenti (per testare la superiorità), in pazienti con insufficienza cardiaca e ridotta frazione di eiezione. Metodi Dopo un periodo in singolo cieco, i pazienti sono stati assegnati, in doppio cieco, ad uno dei tre gruppi: 2.336 pazienti sono stati assegnati a ricevere enalapril alla dose 5 o 10 mg due volte al giorno, 2.340 ad aliskiren alla dose di 300 mg una volta al giorno e 2.340 a ricevere entrambi i trattamenti (terapia di combinazione). L’esito primario composito era costituito da morte per cause cardiovascolari o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. Risultati Dopo un follow-up medio di 36,6 mesi, l’endpoint primario si è verificato in 770 pazienti (32,9%) del gruppo terapia di combinazione, 808 (34,6%) del gruppo enalapril (hazard ratio, 0.93; IC 95% 0,85-1,03) e 791 (33,8%) del gruppo aliskiren (hazard ratio vs enalapril, 0,99; IC 95% 0,90-1,10). Il test pre-specificato di non inferiorità non è stato soddisfatto. È risultato un più alto rischio di sintomi ipotensivi nel gruppo terapia combinata rispetto al gruppo enalapril (13,8% vs 11,0%, p = 0,005), così come maggiori rischi di un più elevato livello di creatinina sierica (4,1% vs 2,7%, p = 0,009) e di un più elevato livello di potassio (17,1% vs 12,5%, p <0.001). Conclusioni Nei pazienti con insufficienza cardiaca cronica, l’aggiunta di aliskiren a enalapril ha portato ad un numero maggiore di eventi avversi, ma non a un aumento dei benefici. La non-inferiorità di aliskiren rispetto ad enalapril non è stata dimostrata. ATMOSPHERE numero ClinicalTrials.gov, NCT00853658 https://clinicaltrials.gov/ct2/show/NCT00853658 JJV McMurray, H Krum, WT Abraham, K Dickstein, LV Køber, AS Desai, SD Solomon, N Greenlaw, MA Ali, Y Chiang, Q Shao, G Tarnesby, B Chir, BM Massie, Aliskiren, Enalapril, or Aliskiren and Enalapril in Heart Failure April 4, 2016 DOI: 10.1056/NEJMoa1514859 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1514859 - 11/04/2016
- Beat #diabetes on World Health Day, 7 April 2016 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedica la Giornata Mondiale della Salute 2016 alla lotta contro il diabete. Il numero di persone col diabete, nel mondo, è passato da 108 milioni, nel 1980 a 422, nel 2014. La prevalenza mondiale del diabete tra gli adulti (≥18 anni) è passata dal 4,7% del 1980 all’8,5% nel 2014 ed è aumentata più rapidamente nei paesi a reddito medio e basso. Il diabete è una delle principali cause di cecità, insufficienza renale, attacchi cardiaci, ictus e amputazione degli arti inferiori. Nel 2012, circa 1,5 milioni di decessi sono stati direttamente causati dal diabete e altri 2,2 milioni di decessi (quasi la metà dei quali prima dei 70 anni) sono attribuibili alla glicemia alta. Se continua questo trend, il diabete sarà la 7° causa di morte nel 2030. Una dieta sana, attività fisica regolare, mantenere un peso corporeo normale ed evitare l’uso del tabacco sono modi per prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 2. Il diabete può essere trattato e le conseguenze evitate o ritardate con dieta, attività fisica, farmaci e screening regolari e trattamento delle complicazioni. Cos’è il diabete? Il diabete è una malattia cronica, dovuta alla produzione insufficiente di insulina da parte del pancreas e/o all’incapacità dell’organismo di utilizzare in modo efficace l’insulina, che produce. L’insulina è un ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue. L’iperglicemia è comune nel diabete non controllato e, nel tempo, porta a complicanze gravi, in particolare a carico del sistema nervoso e cardiovascolare. Il diabete di tipo 1 Il diabete di tipo 1 (detto anche insulino-dipendente, giovanile o ad esordio infantile) è caratterizzato da produzione carente di insulina e richiede la somministrazione giornaliera di insulina. La causa del diabete di tipo 1 non è nota e non è prevenibile con le attuali conoscenze. I sintomi sono: escrezione eccessiva di urina (poliuria), sete (polidipsia), fame costante, perdita di peso, disturbi visivi e fatica. Questi sintomi possono verificarsi improvvisamente. Il diabete di tipo 2 Il diabete di tipo 2 (chiamato anche diabete mellito non insulino-dipendente o diabete dell’adulto) è il risultato di un utilizzo non efficace dell’insulina. Sovrappeso/obesità e scarsa attività fisica sono fattori di rischio. I sintomi possono essere simili a quelli del diabete di tipo 1, ma generalmente meno marcati, di conseguenza, la malattia può essere diagnosticata diversi anni dopo l’esordio, quando sono già presenti complicanze. Fino a poco tempo fa, questo tipo di diabete era caratteristico degli adulti, ma oggi si osserva con sempre maggiore frequenza nei bambini. Il diabete gestazionale Il diabete gestazionale è un’alterazione del metabolismo del glucosio, che si verifica durante la gravidanza, con valori di glucosio nel sangue superiori al normale, ma inferiori a quelli del diabete. Le donne con diabete gestazionale sono ad aumentato rischio di complicanze durante la gravidanza e al momento del parto. Madri e bambini sono a maggior rischio di sviluppare diabete di tipo 2. Quali sono le complicanze più comuni del diabete? Nel tempo, il diabete può danneggiare cuore, vasi sanguigni, occhi, reni e sistema nervoso. Gli adulti con diabete hanno un rischio di infarto e ictus di 2-3 volte superiore. La neuropatia diabetica aumenta la probabilità di ulcere nel piede, infezioni e amputazione degli arti. La retinopatia diabetica è una causa importante di cecità ed è dovuta ai danni a lungo termine accumulati nei piccoli vasi sanguigni della retina. Il 2,6% dei casi di cecità, nel mondo, è attribuibile al diabete. Il diabete è anche tra le principali cause di insufficienza renale. Come può essere ridotto il carico di diabete, nel mondo? Prevenzione Semplici misure di correzione dello stile di vita hanno dimostrato di essere efficaci nel prevenire o ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 2. È utile: raggiungere e mantenere un peso corporeo normale; l’attività fisica: almeno 30 minuti di attività regolare di moderata intensità quasi tutti i giorni o di più se è necessario per il controllo del peso; una dieta sana, che eviti zuccheri in eccesso e grassi saturi; evitare l’uso di tabacco: il fumo aumenta il rischio di diabete e malattie cardiovascolari. Diagnosi e trattamento La diagnosi precoce può essere fatta con un’analisi di laboratorio relativamente poco costosa: il dosaggio della glicemia, che valuta il glucosio presente nel sangue a digiuno. Il trattamento del diabete prevede la dieta e l’attività fisica insieme all’abbassamento della glicemia e all’eliminazione dei fattori di rischio noti, quali l’uso del tabacco. Interventi a costi contenuti e fattibili anche nei paesi in via di sviluppo sono: il controllo della glicemia (soprattutto nel diabete di tipo 1), il controllo della pressione arteriosa e la cura dei piedi. Altri interventi sono: lo screening e il trattamento della retinopatia (che causa la cecità), il controllo dei lipidi nel sangue (per regolare i livelli di colesterolo), lo screening ed il trattamento della nefropatia diabetica. La risposta dell’OMS L’OMS stimola e sostiene l’adozione di misure efficaci per la sorveglianza, la prevenzione ed il controllo del diabete e delle sue complicanze, in particolare nei paesi a basso e medio reddito. A tal fine, ha pubblicato linee guida scientifiche per la prevenzione delle principali malattie non trasmissibili (tra cui il diabete), nonché per la diagnosi e la cura del diabete. Lavora per aumentare la consapevolezza che è in atto un’epidemia mondiale di diabete e, a questo scopo, ha istituito la Giornata mondiale del diabete (14 novembre) e , quest’anno, dedica al diabete anche la Giornata mondiale della Salute. Conduce la sorveglianza sul diabete e i suoi fattori di rischio. Il rapporto dell’OMS WHO Global report on diabetes fornisce una panoramica del carico del diabete nel mondo, degli interventi disponibili per prevenirlo e gestirlo e delle raccomandazioni per i governi, la società civile e i cittadini. Il Global strategy on diet, physical activity and health si concentra sugli approcci per promuovere, nella popolazione, un’alimentazione sana e la regolare attività fisica, riducendo in tal modo i fattori di rischio. World Health Day 2016: Beat diabetes http://www.who.int/campaigns/world-health-day/2016/en/ Diabetes (scheda informativa aggiornata al marzo 2016) http://who.int/mediacentre/factsheets/fs312/en/ WHO Global report on diabetes, 2016 http://www.who.int/diabetes/global-report/en/ WHO Global strategy on diet, physical activity and health http://www.who.int/dietphysicalactivity/strategy/eb11344/en/ - 07/04/2016
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su: Zydelig (idelalisib), Zaltrap (aflibercept), inibitori SGLT2, Tysabri (natalizumab), Sirio, Isoriac (isotretinoina), amoxicillina/acido clavulanico e Xofigo. Comunicazioni EMA su: corticosteroidi inalatori, antivirali per l’epatite C e gadolinio. Nota Informativa Importante su Zydelig (idelalisib) Fonte: AIFA 23/03/2016, 18/03/2016 e 11/03/2016 I risultati parziali di tre studi in corso, che valutano l’aggiunta di idelalisib alla terapia di prima linea standard della leucemia linfatica cronica e al trattamento del linfoma non Hodgkin indolente/linfoma linfocitico a piccole cellule (iNHL/SLL) recidivati hanno mostrato un aumento del numero di decessi associati a infezioni nel braccio trattato con idelalisib. Le indicazioni terapeutiche rimangono invariate. Raccomandazioni: • Non deve essere iniziato un trattamento di prima linea con idelalisib in pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) con delezione 17p o mutazione TP53. • Per i pazienti affetti da LLC con delezione 17p o mutazione TP53 già in trattamento con idelalisib come terapia di prima linea, i medici devono valutare attentamente il rapporto beneficio/rischio individuale e decidere se proseguire il trattamento. Nuove misure di minimizzazione del rischio per tutti i pazienti affetti da LLC e LF: • I pazienti devono essere informati del rischio di infezioni gravi e/o fatali. • Il trattamento con idelalisib non deve essere iniziato in pazienti con evidenze di infezioni sistemiche batteriche, micotiche o virali in corso. • La profilassi per la polmonite da Pneumocystis jirovecii (PJP) deve essere somministrata a tutti i pazienti per tutta la durata del trattamento con idelalisib. • I pazienti devono essere monitorati per eventuali segni e sintomi respiratori durante tutto il trattamento e devono essere invitati a segnalare tempestivamente nuovi sintomi respiratori. • Deve essere condotto uno screening clinico e di laboratorio regolare per l’infezione da citomegalovirus (CMV). Il trattamento con idelalisib deve essere interrotto nei pazienti con evidenze di infezioni o viremia. • La conta assoluta dei neutrofili (CAN) deve essere monitorata in tutti i pazienti almeno ogni 2 settimane per i primi 6 mesi di trattamento con idelalisib e almeno ogni settimana nei pazienti con CAN inferiore a 1.000 per mm3. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-zydelig-idelalisib-23032016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-zydelig-idelalisib-18032016 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-zydelig-idelalisib-11032016 Comunicazione EMA sull’uso dei corticosteroidi inalatori Fonte: AIFA 18/03/2016 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) conferma che i pazienti affetti da malattia polmonare cronica ostruttiva (BPCO) trattati con corticosteroidi per inalazione sono ad aumentato rischio di polmonite, ma che in questi pazienti i benefici della terapia con corticosteroidi utilizzati per via inalatoria continuano a superare i rischi. Saranno aggiornati i foglietti informativi dei medicinali. I medici ed i pazienti devono prestare attenzione ai segni e ai sintomi di polmonite nei pazienti affetti da BPCO. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulluso-dei-corticosteroidi-inalatori-18032016 Comunicazione EMA sugli antivirali ad azione diretta per l’epatite C Fonte: AIFA 18/03/2016 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha iniziato una revisione sugli antivirali ad azione diretta (Daklinza, Exviera, Harvoni, Olysio, Sovaldi e Viekirax), utilizzati per il trattamento cronico dell’epatite C. La revisione valuterà il rischio di riattivazione dell’epatite B. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sugli-antivirali-ad-azione-diretta-l%E2%80%99epatite-c-18032016 Comunicazione EMA su mezzi di contrasto a base di gadolinio Fonte: AIFA 18/03/2016 L’Agenzia europea dei medicinali (EMA) ha avviato una revisione del rischio di deposito di gadolinio nel tessuto cerebrale di pazienti sottoposti a scansioni di risonanza magnetica (RMN) in seguito all’uso di mezzi di contrasto a base di gadolinio. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-mezzi-di-contrasto-base-di-gadolinio-18032016 Nota Informativa Importante su Zaltrap (aflibercept) Fonte: AIFA 17/03/2016 Il trattamento con Zaltrap può costituire un fattore di rischio aggiuntivo per lo sviluppo di osteonecrosi della mandibola/mascella, nei pazienti trattati con bifosfonati per via endovenosa, per i quali l’osteonecrosi è un rischio noto. Le procedure odontoiatriche invasive sono un altro fattore di rischio noto di osteonecrosi della mandibola/mascella. Va considerata l’opportunità di una visita odontoiatrica e di appropriate procedure odontoiatriche preventive prima di iniziare il trattamento con Zaltrap. Nei pazienti trattati con Zaltrap, che hanno precedentemente ricevuto o stanno ricevendo bifosfonati per via endovenosa, devono essere evitate, se possibile, procedure odontoiatriche invasive. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-zaltrap-aflibercept-17032016 Nota Informativa Importante sugli inibitori SGLT2 Fonte: AIFA 14/03/2016 In seguito alla valutazione del rischio di chetoacidosi diabetica durante il trattamento con inibitori SGLT2 (canagliflozin, dapagliflozin ed empagliflozin) condotta dall’EMA, sono state diffuse le seguenti raccomandazioni: · Il rischio di chetoacidosi diabetica deve essere considerato in caso di sintomi non specifici come nausea, vomito, anoressia, dolori addominali, sete eccessiva, difficoltà di respirazione, stato confusionale, inusuale stanchezza o sonnolenza. I medici devono informare i pazienti dei segni e sintomi di acidosi metabolica e consigliare loro di consultare immediatamente un medico se si sviluppano tali segni e sintomi. · Nei pazienti in cui si sospetta o viene diagnosticata la chetoacidosi diabetica, il trattamento con gli inibitori SGLT2 deve essere interrotto immediatamente. · Non è raccomandato l’inizio di un nuovo trattamento con gli inibitori SGLT2 in pazienti con precedente diagnosi di chetoacidosi diabetica manifestatasi in corso di trattamento con inibitori SGLT2,a meno che un altro chiaro fattore scatenante sia stato identificato e risolto. · Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sono ospedalizzati per interventi di chirurgia maggiore o per gravi patologie acute. In entrambi i casi, il trattamento con inibitori SGLT2 può essere ripreso una volta che le condizioni del paziente si sono stabilizzate. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sugli-inibitori-sglt2-14032016 Nota Informativa Importante su Tysabri (natalizumab) Fonte: AIFA 11/03/2016 Aggiornamento sulle misure di minimizzazione del rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML): · Recenti analisi indicano che: • Una identificazione precoce della PML è associata ad esiti migliori e • Una PML clinicamente asintomatica alla diagnosi può presentarsi come malattia unilobare alla risonanza magnetica, più spesso rispetto a una PML sintomatica, con tassi di sopravvivenza più elevati e migliori esiti clinici. · Esami di RM più frequenti (ad es. ogni 3-6 mesi) usando un protocollo abbreviato di RM (FLAIR, T2-pesata e RM di diffusione) devono essere presi in considerazione per i pazienti a maggior rischio di PML. · Nei pazienti che non sono stati sottoposti a precedente terapia immunosoppressiva e che risultano positivi per gli anticorpi anti-JCV, il livello di risposta anticorpale anti-JCV (index) è associato al livello di rischio di PML. • In base a recenti evidenze, il rischio di PML è basso per valori dell’index ≤ 0,9 e aumenta considerevolmente a valori al di sopra di 1,5 in pazienti che hanno ricevuto il trattamento con TYSABRI per oltre 2 anni. · Tra i pazienti a maggior rischio di PML, sono compresi quelli che: • Risultano positivi per gli anticorpi anti-JCV, hanno ricevuto il trattamento con Tysabri per oltre 2 anni e hanno ricevuto precedentemente una terapia immunosoppressiva, oppure · Presentano un livello elevato di risposta anticorpale anti-JCV (index), hanno ricevuto il trattamento con TYSABRI per oltre 2 anni e non hanno ricevuto precedentemente una terapia immunosoppressiva. · I pazienti con bassi valori di risposta anticorpale anti-JCV (index) e che non hanno ricevuto precedentemente una terapia immunosoppressiva devono essere nuovamente sottoposti agli esami ogni 6 mesi una volta raggiunto il limite temporale di 2 anni di terapia. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-tysabri-natalizumab-11032016 Nota Informativa Importante sull’utilizzo del farmaco Sirio Fonte: AIFA 04/03/2016 L’esposizione all’aria delle compresse effervescenti di SIRIO® causa un variazione di colore (da bianco a giallo, marrone), dovuto all’ossidazione di alcuni eccipienti presenti sulla superficie della compressa. L’Azienda titolare del prodotto comunica che le compresse devono essere mantenute esclusivamente all’interno del blister integro, sino al momento dell’utilizzo. Sarà aggiornato il testo degli stampati con l’inserimento di avvertenze e pittogrammi che descrivano con maggior dettaglio il corretto uso e l’idonea conservazione del prodotto. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sull%E2%80%99utilizzo-del-farmaco-sirio-04032016 Nota Informativa Importante su Isoriac (isotretinoina) Fonte: AIFA 04/03/2016 L’azienda titolare del medicinale a base di Isotretinoina orale (Isoriac) ha reso disponibile materiale educazionale aggiornato, rivolto agli operatori sanitari e finalizzato a migliorare il buon uso dell’isotretinoina orale nel quadro del programma di prevenzione della gravidanza e di minimizzazione dei rischi. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-isoriac-isotretinoina-04032016 Nota Informativa Importante su amoxicillina/acido clavulanico Fonte: AIFA 04/03/2016 L’Ufficio di Farmacovigilanza dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha ricevuto segnalazione di difficoltà nel calcolo della dose pediatrica dei medicinali contenenti amoxicillina/acido clavulanico nella forma farmaceutica polvere per sospensione orale. L’AIFA si è già attivata per aggiornare e uniformare la denominazione dei prodotti medicinali coinvolti affinché negli stampati (Riassunto delle Caratteristiche, Foglio Illustrativo ed Etichette) la quantità di principio attivo sia espressa, per tutti, per unità di volume. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-amoxicillinaacido-clavulanico-04032016 Nota Informativa Importante su Xofigo® Fonte: AIFA 01/03/2016 L’Istituto Nazionale di Standard e Tecnologie (NIST) ha recentemente rivisto la standardizzazione primaria del radio-223. A seguito di ciò il valore numerico della concentrazione di radioattività (in Bq/mL) contenuta nelle fiale di Xofigo® (radio-223 dicloruro) e, conseguentemente, la dose al paziente in Bq / kg di peso corporeo aumenteranno approssimativamente del 10%. Questa modifica non riflette un reale cambiamento dell’effettiva radioattività del prodotto o della quantità di radioattività somministrata al paziente e quindi non avrà un impatto sulla sicurezza e sull’efficacia di Xofigo®. Xofigo® prodotto, testato e rilasciato in accordo al materiale di riferimento tracciabile aggiornato NIST 2015 verrà distribuito a partire dal 18 aprile 2016; il medicinale rilasciato in accordo al materiale di riferimento aggiornato sarà identificabile grazie alla presenza, su ogni contenitore di piombo, di un’etichetta arancione con la scritta “NIST 2015”. Quando il primo flaconcino prodotto in accordo al materiale di riferimento NIST 2015 sarà disponibile nella struttura, dovrà essere utilizzato, nei calibratori di dose, il nuovo set di parametri. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-xofigo%C2%AE-01032016 - 31/03/2016
- Inibitori di Pompa protonica e gastroenterite I risultati di uno studio basato sulla popolazione olandese. Un’associazione tra terapia con inibitori della pompa protonica (IPP) e gastroenterite batterica è stata suggerita e contraddetta più volte. Obiettivo di questo studio è quello di esaminare l’associazione tra l’uso di IPP e l’insorgenza di gastroenterite batterica nel prospective Rotterdam Study. Metodi Il Rotterdam Study è uno studio di coorte basato su una popolazione di 14.926 soggetti di età ≥ 45 anni, con un massimo di 24 anni di follow-up. Sono state eseguite le analisi delle feci, dei partecipanti che hanno consegnato i campioni ed analisi dei risultati con equazioni di stima generalizzate. È stata, inoltre, eseguita un’analisi caso-controllo annidata, utilizzando la coorte totale come controllo. Risultati È stato isolato un microrganismo batterico in 125 campioni, mentre 1.174 campioni sono risultati negativi. Dalle equazioni di stima generalizzate, è risultato che i partecipanti con gastroenterite batterica avevano una maggiore probabilità rispetto ai controlli di essere in corso di terapia con IPP (OR aggiustato 1,94; IC 95% 1,15-3,25). Diverse analisi di sensibilità hanno confermato questo risultato. Un effetto notevolmente superiore (OR aggiustato 6,14; IC 95% 3,81-9,91) è stato osservato usando tutta la coorte, come riferimento in un’analisi caso-controllo nidificata . Conclusioni La terapia in corso con IPP è risultata associata ad un aumentato rischio di gastroenterite batterica. Tuttavia, riducendo i bias di selezione e di informazioni nel disegno dello studio, il rischio è risultato inferiore. RJ Hassing, A Verbon, H de Visser, A Hofman, BH Stricker, Proton pump inhibitors and gastroenteritis, European Journal of Epidemiology First online: 10 March 2016 DOI 10.1007/s10654-016-0136-8 http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10654-016-0136-8 - 29/03/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato i dati relativi al periodo gennaio/novembre 2015. La spesa farmaceutica convenzionata netta a carico del SSN, nel periodo gennaio-novembre 2015, è stata di 7.766 ml di €, -1,3 % rispetto al 2014; ma parallelamente è aumentata la compartecipazione a carico del cittadino dell’1,3%. I consumi hanno registrato un +0,5% delle dosi definite giornaliere (DDD). In Sardegna, la spesa farmaceutica convenzionata netta è stata 261.152.716 €, che equivale al -0,1% rispetto allo stesso periodo del 2014. La spesa farmaceutica territoriale (convenzionata + distribuzione diretta di fascia A + ticket per ricetta) è stata, livello nazionale, 12.224 ml di €, pari al 12,22% del Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN), mentre il tetto programmato dell’11,35% (11.354 ml di €). Il tetto di spesa dell’11,35% del Fabbisogno Sanitario Regionale (FSR), per la spesa farmaceutica territoriale, è stato rispettato da Liguria, Umbria, Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Veneto e dalle due province autonome di Trento Bolzano. In Sardegna, la spesa farmaceutica territoriale è arrivata a 409.362.592 €, pari al 15,14% del FSR. La spesa farmaceutica nazionale per la distribuzione diretta di fascia A è stata di 4.273,5 ml di € e ha registrato un incremento del 43,9%, dovuto principalmente all’introduzione dei nuovi farmaci per la cura dell’epatite C. La spesa farmaceutica ospedaliera italiana (individuata tramite il flusso della tracciabilità del farmaco) è stata di 5.195.492.075; era stato programmato un tetto del 3,5% del fabbisogno sanitario nazionale, mentre si è arrivati al 5,06. In Sardegna, la spesa farmaceutica ospedaliera è stata 166.148.012, con un’incidenza percentuale sul FSR del 5,99. Il tetto programmato è stato rispettato solo dalla provincia autonoma di Trento. La spesa farmaceutica convenzionata è stata di 7.766.177.895 (-1,3%), quella non convenzionata 9.990.019.888 (+23,6%), per un totale di 17.756.197.783 (+11,3%). Le prime 30 categorie terapeutiche, che rappresentano il 75 % dell’intera spesa farmaceutica non convenzionata, vedono al primo posto gli “altri antivirali” (1.457,6 ml di € = 14,6% della spesa), che comprendono i nuovi farmaci per la cura dell’epatite C, seguiti dagli anticorpi monoclonali (849,8 ml di € = 8,5% della spesa). A livello nazionale, la spesa farmaceutica complessiva (territoriale + ospedaliera) è stata di 16.836,9 ml di €, che corrisponde al 16,73 % del FSN, mentre il tetto programmato era del 14,85% (11,35% per la spesa territoriale e 3,5% della spesa ospedaliera). http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/estratto_Monitoraggio_Spesa_Regionale_gen-nov_2015-errata_corrige_24.03.2016.pdf - 22/03/2016
- Supplementazione gestazionale materna di vitamina D e salute ossea del neonato MAVIDOS (Maternal Vitamin D Osteoporosis Study): uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo. Il livello materno di vitamina D è stato associato alla massa ossea del neonato in molti studi osservazionali, ma non in tutti. Inoltre, non è stato ancora dimostrato, in uno studio controllato randomizzato, che adeguati livelli di vitamina D nella madre, durante la gravidanza, incrementino la massa ossea del bambino. Questo lavoro valuta se i neonati di madri, che hanno avuto integrazione di vitamina D durante la gravidanza, abbiano una maggiore massa minerale ossea (BMC) alla nascita, rispetto a quelli delle madri che non hanno ricevuto la supplementazione. Metodi MAVIDOS (Maternal Vitamin D Osteoporosis Study) è uno studio multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, che ha reclutato donne in gravidanza da tre siti di studio del Regno Unito (Southampton, Oxford e Sheffield). Criteri di eleggibilità: età ≥18 anni, gravidanza singola, gestazione ≤17 settimane e concentrazione sierica di 25-idrossivitamina D (25 [OH] D) di 25-100 nmol/L a 10-17 settimane di gestazione. Le partecipanti sono state assegnate in modo casuale (1:1) a colecalciferolo 1000 UI/die o placebo per via orale, da 14 settimane di gestazione (o il più presto possibile prima delle 17 settimane di gestazione) fino al parto. L’esito primario era la BMC totale, valutata entro 2 settimane dalla nascita con l’assorbimetria a raggi X a doppia energia (Dual-energy X-ray absorptiometry DEXA), in tutti i neonati randomizzati con una scansione DEXA utilizzabile. I risultati di sicurezza sono stati valutati in tutti i partecipanti. Lo studio è stato registrato nell’International Standard Randomised Controlled Trial registry, (ISRCTN 8292771) e nell’European Clinical Trials Database (EudraCT 2007–001716–23). Risultati Tra il 10 ottobre 2008 e l’11 Feb 2014, sono state assegnate in modo casuale 569 donne in gravidanza al placebo e 565 a colecalciferolo 1000 UI/die. Sono stati analizzati, per l’endpoint primario, 370 neonati (65%) nel gruppo placebo e 367 neonati (65%) nel gruppo colecalciferolo, che avevano una scansione DEXA utilizzabile. La misurazione su tutto il corpo della BMC neonatale dei bambini nati da madri assegnate a colecalciferolo 1000 UI/die non è risultata significativamente diversa da quella dei bambini nati da madri assegnate al placebo (61.6 g; IC 95% 60.3-62.8 vs 60.5 g; 59.3-61.7; p = 0.21). non sono state osservate differenze significative negli esiti di sicurezza, ad eccezione di una maggiore percentuale di donne con grave emorragia post-partum, nel gruppo placebo rispetto al gruppo colecalciferolo (96=17% di 569 madri nel gruppo placebo vs 65=12% di 565 madri nel gruppo di colecalciferolo; p = 0.01). Nessun evento avverso era correlato al trattamento. Conclusioni La supplementazione con colecalciferolo 1000 UI/die durante la gravidanza non ha portato ad una maggiore massa minerale ossea (BMC) totale dei neonati, rispetto al placebo, ma ha dimostrato che 1000 UI/die sono sufficienti a garantire alla maggior parte delle donne in gravidanza livelli adeguati di vitamina D. Questi risultati supportano gli attuali sistemi di supplementazione di vitamina D durante la gravidanza. C Cooper, NC Harvey, NJ Bishop, S Kennedy, AT Papageorghiou, I Schoenmakers, R Fraser, SV Gandhi, A Carr, S D’Angelo, SR Crozier, RJ Moon, NK Arden, EM Dennison, KM Godfrey, HM Inskip, A Prentice, M Zulf Mughal, R Eastell, DM Reid, MK Javaid, Maternal gestational vitamin D supplementation and offspring bone health (MAVIDOS): a multicentre, double-blind, randomised placebo-controlled trial DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S2213-8587(16)00044-9 http://www.thelancet.com/journals/landia/article/PIIS2213-8587(16)00044-9/abstract - 21/03/2016
- Una risposta proattiva all’abuso di prescrizioni di oppioidi La Food and Drug Administration (FDA) valuta i possibili interventi per affrontare questo problema di salute pubblica, che affligge gli Stati Uniti. In un anno, circa 100 milioni di persone, negli Stati Uniti soffrono di dolore; di queste, 9-12 milioni hanno dolore cronico o persistente. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ha stimato che nel 2014, negli Stati Uniti, ci siano stati quasi 19.000 decessi per overdose da oppioidi da prescrizione. Il numero annuale di prescrizioni di oppioidi è, ormai, più o meno equivalente alla popolazione adulta; dati questi numeri, non può essere sufficiente rafforzare la tradizionale attività regolatoria della FDA, relativamente agli oppioidi, per arginare il fenomeno. La FDA intende lavorare a più stretto contatto con le principali agenzie federali, i professionisti sanitari, l’industria farmaceutica ed i pazienti con le loro famiglie per affrontare in modo proattivo questo problema di salute pubblica, al tempo stesso, garantendo l’accesso ai farmaci antidolorifici ai pazienti che ne hanno un effettivo bisogno. Si tratta di un difficile equilibrio, ma l’escalation continua delle conseguenze negative del consumo di oppioidi costringe a rivedere globalmente la strategia e adottare azioni aggressive, quando necessarie. L’Agenzia regolatoria statunitense sta lanciando questo rinnovato impegno nel contesto di una vasta campagna nazionale, che comprende un’iniziativa maggiore condotta dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) e progettata per affrontare il problema da ogni angolazione. I diversi punti in agenda: 1) I pazienti richiedono l’accesso sicuro ed efficace agli antidolorifici, ma sia gli individui che la società devono essere protetti dalle conseguenze dell’abuso di oppiacei. La FDA intende consultarsi con i partner, tra cui la National Academy of Medicine, per produrre un quadro per la revisione, approvazione, e monitoraggio degli oppioidi che bilanci le esigenze individuali per il controllo del dolore con il rischio di dipendenza, al fine di evitare i problemi di sanità pubblica derivanti dall’abuso e uso improprio di oppiacei. 2) In attesa che sia completato il quadro delle politiche da adottare, è necessario prevedere azioni per l’immediato e soddisfare la necessità di un intervento tempestivo. Nel corrente mese di marzo, si riunisce il comitato scientifico della FDA per riferire sul ruolo dei prodotti farmaceutici nella gestione del dolore, sullo sviluppo di farmaci alternativi per il dolore e sulle attività di sorveglianza post-marketing. Per i prossimi mesi, Sono previste anche altre azioni, tra cui la valutazione dei rischi esistenti e l’adozione di una strategia di minimizzazione (Risk Evaluation and Mitigation Strategy REMS) per gli oppioidi a rilascio prolungato e a lunga durata d’azione (ER/LA). Sulla base dei risultati della revisione, un comitato consultivo valuterà se è necessario ampliare la formazione sulla gestione del dolore e la prescrizione sicura, che già viene fatta ai medici prescrittori, in termini di contenuti e di partecipanti. 3) Sarà rivista la regolamentazione della sorveglianza post-marketing, espandendo gli obblighi per le aziende farmaceutiche di fornire dati sull’impatto a lungo termine dell’uso di oppioidi ER/LA per valutare i rischi associati all’uso improprio e all’abuso, nel lungo periodo e individuare predittori di dipendenza da oppioidi. 4) La FDA continuerà ad incentivare lo sviluppo di più efficaci formulazioni abuso-deterrenti e intende promuovere la produzione di abuso-deterrenti generici. Valuterà soluzioni per ampliare l’accesso ai trattamenti per l’overdose (come il naloxone), che contribuiscono a mitigare i danni, compresa la possibilità di venderli come farmaci da banco. 5) La FDA sta lavorando a stretto contatto con l’industria e l’NIH (National Institutes of Health) per sviluppare farmaci alternativi, che non causino dipendenza. Altra priorità urgente è l’individuazione di approcci non farmacologici per il trattamento del dolore. 6) La criticità dell’attuale uso improprio ed abuso di oppioidi continuerà a meno che i medici prescrittori non abbiano idee chiare sull’uso appropriato. La FDA sostiene le linee guida del CDC per la prescrizione degli oppioidi e per il controllo del dolore cronico e l’impegno del Surgeon General per coinvolgere la comunità clinica nel frenare le prescrizioni inappropriate e trattare la dipendenza in maniera proattiva, rafforzando nel contempo gli approcci di gestione del dolore evidence-based. 7) L’utilizzo di farmaci oppioidi nei bambini con dolore grave e cronico richiede particolare attenzione ed i medici hanno bisogno di informazioni che li aiutino a prescrivere tali farmaci in modo sicuro ed efficace, proteggendo contemporaneamente i minori che non hanno ancora capacità decisionali mature. Uno speciale comitato consultivo della FDA si occuperà dell’uso di oppioidi in età pediatrica e dello sviluppo di evidenze scientifiche di alta qualità per guidare il trattamento e fornire l’input alle politiche per l’aggiunta di una nuova etichettatura degli oppioidi pediatrici, nel rispetto del Best Pharmaceuticals for Children Act e del Pediatric Research Equity Act, in attesa che sia approvata la nuova etichettatura. 8) Lo Sviluppo di migliori di conoscenze di base. Nonostante gli sforzi in atto, le evidenze scientifiche su cui basare l’uso dei farmaci oppioidi, specie a lungo termine, sono ancora carenti. Health and Human Services agencies e uno specifico programma della FDA stanno sviluppando un piano coordinato per la Ricerca, che fornirà le evidenze per guidare l’uso degli oppioidi, chiarire il fenomeno biologico del dolore e prendere in considerazione approcci alternativi e nuovi alla prevenzione e gestione del dolore. La situazione italiana, allo stato attuale, differisce notevolmente da quella degli Stati Uniti, tanto da far scrivere a Roberto Leone e Lara Magro, nel numero di Focus Farmacovigilanza di luglio-agosto 2015, che la vera preoccupazione, riguardo agli oppioidi, è che non si usano abbastanza. Dal rapporto del Ministro della Salute al Parlamento (5 maggio 2015) sullo stato di attuazione della Legge n. 38 del 15 marzo 2010, “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”, risulta, per il triennio 2012-2014, un incremento della spesa farmaceutica per farmaci analgesici oppioidi attorno al 26%, e un incremento del consumo che supera il 30%, in alcune regioni, tra cui la Sardegna. RM Califf, J Woodcock, S Ostroff, A Proactive Response to Prescription Opioid Abuse DOI: 10.1056/NEJMsr1601307 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMsr1601307 CDC Guideline for Prescribing Opioids for Chronic Pain http://www.cdc.gov/drugoverdose/prescribing/guideline.html Roberto Leone e Lara Magro, Oppioidi: la vera preoccupazione è che non si usano nel dolore http://www.farmacovigilanza.eu/content/oppioidi-la-vera-preoccupazione-%C3%A8-che-non-si-usano-nel-dolore Ministro della Salute, Rapporto al Parlamento sullo stato di attuazione della Legge n. 38 del 15 marzo 2010. “Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia alla terapia alla terapia del dolore”. Anno 2015 http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2360_allegato.pdf - 18/03/2016
- Incretine e rischio di cancro al pancreas Uno studio internazionale multicentrico di coorte. Le incretine sono farmaci relativamente nuovi, per il trattamento del diabete di tipo 2. Comprendono gli inibitori della dipeptidil-peptidasi 4 (DPP-4) e gli analoghi del GLP-1. Questi farmaci sono stati associati ad un minor rischio di ipoglicemia e ad effetti favorevoli sul peso corporeo, però è sorta la preoccupazione che il loro uso possa essere associato allo sviluppo del cancro al pancreas. Questa preoccupazione è stata accresciuta da un’analisi del database delle Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) della statunitense Food and Drug Administration, dalla quale è risultato che il tasso di segnalazione spontanea di cancro al pancreas è stato di 2,9 e 2,7 volte superiore con exenatide e sitagliptin, rispetto ad altri ipoglicemizzanti orali. Studi randomizzati e controllati non hanno confermato questo segnale, ma si trattava, perlopiù, di studi di breve durata e non progettati o dimensionati per valutare il rischio di cancro al pancreas. Ad oggi, sei studi osservazionali hanno valutato l’associazione tra incretine e rischio di cancro al pancreas. Questi studi hanno, tuttavia, fornito risultati contrastanti e diversi avevano limiti metodologici. Le agenzie regolatorie hanno chiesto ulteriori studi su questa potenziale ADR. Allo stesso fine, la rete canadese per gli studi osservazionali sugli effetti dei farmaci (Canadian Network for Observational Drug Effect Studies CNODES) ha progettato questo grande studio multicentrico internazionale per determinare se l’uso delle incretine sia associato ad un aumento del rischio di cancro al pancreas. Obiettivi Determinare se l’uso di incretine sia associato ad un aumento del rischio di cancro al pancreas incidente, rispetto alle sulfoniluree, nelle persone con diabete di tipo 2. Metodi Design: grande studio di coorte multicentrico, basato sulla popolazione di Stati Uniti, Regno Unito e Canada. È stata arruolata una coorte di 972.384 pazienti, che hanno iniziato il trattamento con farmaci antidiabetici tra il 1 gennaio 2007 ed il 30 giugno 2013, con follow-up fino al 30 giugno 2014. Principali esiti e misure All’interno di ciascuna coorte è stato condotta un’analisi caso-controllo nidificata, dove i casi incidenti di cancro al pancreas sono stati abbinati ad un massimo di 20 controlli per sesso, età, data di ingresso nella coorte e durata del trattamento. Gli hazard ratio e gli Intervalli di Confidenza (IC) al 95% per il cancro incidente del pancreas sono stati stimati, confrontando l’uso di incretine con l’uso di sulfaniluree, a distanza di un anno in considerazione del periodo di latenza della malattia. Analisi secondarie hanno valutato se il rischio variava per classe (inibitori della DPP-4 e analoghi del GLP-1) o per durata di utilizzo. Gli hazard ratio specifici sono stati raggruppati utilizzando modelli ad effetti casuali. Risultati Su 2.024.441 anni/persona di follow-up, è stato diagnosticato cancro al pancreas di nuova insorgenza a 1221 pazienti (tasso di incidenza 0,60/1000 anni-persona). Rispetto alle sulfoniluree, le incretine non sono state associate ad un aumentato rischio di cancro al pancreas (pooled hazard ratio aggiustato 1.02, IC 95% 0,84-1,23). Analogamente, il rischio non è variato per classe e manca l’evidenza di una relazione durata-risposta. Conclusioni In questo ampio studio basato sulla popolazione, l’uso di incretine non è risultato associato ad un aumento del rischio di cancro al pancreas, rispetto alle sulfoniluree, in pazienti seguiti fino ad otto anni. Si tratta di risultati rassicuranti, ma questa potenziale Reazione Avversa a Farmaco dovrà essere monitorata a lungo termine, tenendo conto dei tempi di latenza del tumore. L Azoulay, KB Filion, RW Platt, M Dahl, CR Dormuth, KK Clemens, M Durand, DN Juurlink, LE Targownik, TC Turin, JM Paterson, P Ernst, Incretin based drugs and the risk of pancreatic cancer: international multicentre cohort study BMJ 2016;352:i581 http://www.bmj.com/content/352/bmj.i581 - 17/03/2016
- Inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4) e rischio di insufficienza cardiaca nel diabete di tipo 2 Una revisione sistematica e meta-analisi di studi osservazionali e randomizzati. La stragrande maggioranza (85-95%) degli oltre 380 milioni di persone col diabete nel mondo, ha il diabete di tipo 2. Gli Inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4) sono una classe relativamente nuova di agenti per il trattamento del diabete di tipo 2, che produce un effetto ipoglicemizzante attraverso l’aumento dei livelli plasmatici delle incretine. Risultati di studi randomizzati e controllati hanno evidenziato che gli inibitori della DPP-4 riducono i livelli di emoglobina glicata (HbA1c), non influenzano il peso corporeo, sono correlati a un basso rischio di ipoglicemia e non aumentano il rischio di eventi cardiovascolari. La American Diabetes Association e la European Association for the Study of Diabetes hanno raccomandato questa classe di farmaci come trattamento di seconda linea per il diabete di tipo 2. Un importante e recente trial (SAVOR-TIMI 53) ha riportato un aumento del rischio di ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca (Hazard ratio 1,27, IC 95% 1,07-1,51) con l’inibitore della DPP-4 saxagliptin. La scoperta, inaspettata, ha sollevato preoccupazione trai professionisti e le autorità sanitarie. Nel 2014, la statunitense Food and Drug Administration (FDA) ha chiesto alla casa produttrice i dati dei trial clinici, per indagare la possibile associazione tra l’uso di saxagliptin e l’insufficienza cardiaca. La FDA ha, poi, raccomandato ai pazienti di non interrompere l’assunzione di saxagliptin, ma di consultarsi con il proprio medico per qualunque dubbio sulla terapia e, ai medici, di continuare a seguire le raccomandazioni per la prescrizione del farmaco, incluse nell’autorizzazione all’immissione in commercio. Successivamente, i trial EXAMINE, che testa Alogliptin e TECOS, che testa sitagliptin, non hanno segnalato alcun effetto significativo sui ricoveri ospedalieri per insufficienza cardiaca. Le prove derivanti da studi osservazionali non sono coerenti e l’effetto degli inibitori della DPP-4 sull’insufficienza cardiaca rimane controverso. Una revisione sistematica di studi clinici e osservazionali offre l’opportunità di riconsiderare l’intero corpo delle prove e, potenzialmente, risolvere la questione. Per questo motivo, gli autori di questo lavoro hanno effettuato una revisione sistematica, al fine di valutare l’entità del rischio di insufficienza cardiaca o ricovero ospedaliero per insufficienza cardiaca, nei pazienti con diabete di tipo 2 trattati con inibitori della DPP-4. Obiettivi Esaminare l’associazione tra gli inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4) ed il rischio di insufficienza cardiaca o ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, in pazienti con diabete di tipo 2. Metodi Disegno: revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati e osservazionali. Fonti dei dati: Medline, Embase, Cochrane registro centrale degli Studi clinici controllati e ClinicalTrials.gov fino al 25 giugno 2015 e comunicazione con gli esperti. Criteri di ammissibilità: studi controllati randomizzati, studi controllati non randomizzati, studi di coorte e caso-controllo, che hanno confrontato i DPP-4 con placebo, modifica dello stile di vita o farmaci antidiabetici attivi, negli adulti con diabete di tipo 2 e hanno riportato, in maniera esplicita, il risultato di insufficienza cardiaca o l’ospedalizzazione per insufficienza cardiaca. Analisi dei dati: gruppi di revisori hanno selezionato gli studi ammissibili, in modo indipendente, valutato il rischio di bias ed estratto i dati, utilizzando moduli standardizzati. I dati provenienti da trial e studi osservazionali sono stati raggruppati separatamente; la qualità delle prove è stata valutata con l’approccio GRADE. Risultati Sono risultati eleggibili 43 trial (n = 68.775) e 12 studi osservazionali (9 studi di coorte, 3 studi caso-controllo nested; n = 1.777.358). Il raggruppamento di 38 trial, che registravano l’insufficienza cardiaca ha fornito evidenze di bassa qualità per un possibile rischio di insufficienza cardiaca simile per l’uso di DPP-4 ed i controlli (42/15.701 v 33/12.591; odds ratio 0.97 IC 95% 0,61-1,56; differenza di rischio -2 eventi per 1000 pazienti con diabete di tipo 2 da più di cinque anni). Gli studi osservazionali hanno fornito stime degli effetti generalmente coerenti con i risultati dei trial, ma con prove di qualità molto bassa. Il raggruppamento dei cinque trial, che riportano i ricoveri per insufficienza cardiaca ha fornito prove di qualità moderata per un maggiore rischio nei pazienti trattati con inibitori DPP-4 rispetto al controllo (622/18.554 v 552/18.474; 1,13; 1,00-1,26; +8). La sintesi dei risultati di studi osservazionali, allo stesso modo, ha suggerito (con evidenza di qualità molto bassa) un possibile aumento del rischio di ricovero per insufficienza cardiaca (odds ratio aggiustato 1.41, IC 95% 0,95-2,09), nei pazienti trattati con inibitori della DPP-4 (esclusivamente sitagliptin) rispetto al non uso. Conclusioni L’effetto degli inibitori della DPP-4 sul rischio di insufficienza cardiaca nei pazienti con diabete di tipo 2 rimane incerto, dato il periodo di follow-up relativamente breve e la bassa qualità delle prove. Sia gli studi clinici controllati e randomizzati che gli studi di osservazione, tuttavia, suggeriscono che questi farmaci possono aumentare il rischio di ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca, nei pazienti con malattie cardiovascolari preesistenti o con molteplici fattori di rischio per queste malattie. L Li, S Li, K Deng, J Liu, PO Vandvik, P Zhao, L Zhang, J Shen, MM Bala, ZN Sohani, E Wong, JW Busse, S Ebrahim, G Malaga, LP Rios, Y Wang, Q Chen, GH Guyatt, X Sun Dipeptidyl peptidase-4 inhibitors and risk of heart failure in type 2 diabetes: systematic review and meta-analysis of randomised and observational studies BMJ 2016;352:i610 http://www.bmj.com/content/352/bmj.i610 - 15/03/2016
- Sicurezza ed efficacia di AMG 334 per la prevenzione dell’emicrania episodica Un trial randomizzato di fase 2, in doppio cieco e controllato con placebo. Il peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) è un target promettente per le terapie preventive nei pazienti con emicrania. Gli autori del lavoro hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di AMG 334, un anticorpo monoclonale interamente umano anti CGRP, per la prevenzione dell’emicrania. Metodi È stato condotto uno studio multicentrico di fase 2, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, che ha arruolato pazienti di età 18-60 anni, con 4-14 giorni di emicrania al mese, in 59 centri cefalee e di ricerca clinica, nel Nord America e in Europa e li ha assegnati in modo casuale (in un rapporto 3: 2) a placebo o AMG 334 (da 7, 21 o 70 mg). L’endpoint primario era la variazione dei giorni di emicrania al mese dal basale alle ultime 4 settimane del trattamento di 12 settimane in doppio cieco. Gli endpoint di sicurezza erano gli eventi avversi, i valori clinici di laboratorio, i parametri vitali e gli anticorpi anti-AMG 334. Lo studio è stato registrato su ClinicalTrials.gov col numero NCT01952574. È in corso una fase di estensione in aperto, per una durata massima di 256 settimane, che valuterà la sicurezza a lungo termine di AMG 334. Risultati Dal 6 agosto 2013 al 30 giugno 2014, 483 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a placebo (n = 160), AMG 334 7 mg (n = 108), AMG 334 21 mg (n = 108) o AMG 334 70 mg (n = 107). La variazione media nei giorni di emicrania al mese alla 12° settimana è stata -3.4 giorni con AMG 334 70 mg e -2.3 giorni col placebo (differenza -1.1 IC 95% -2.1 -0.2; p = 0.021). Le riduzioni medie dei giorni di emicrania al mese con le dosi di 7 mg (-2.2) e 21 mg (-2.4) non differivano in maniera significativa da quelle del placebo. Sono stati registrati eventi avversi in 82 pazienti (54%), che hanno ricevuto placebo, 54 pazienti (50%) del gruppo AMG 334 7 mg, 54 (51%) del gruppo AMG 334 21 mg e 57 (54%) nel gruppo AMG 334 70 mg. Gli eventi avversi più frequentemente riportati sono stati nasofaringite, spossatezza e mal di testa. Sono stati segnalati eventi avversi gravi in una paziente del gruppo AMG 334 7 mg (rottura cisti ovarica) e in un paziente del gruppo AMG 334 70 mg (emicrania e vertigini), ma sono stati giudicati non correlati al trattamento con AMG 334. Nove pazienti su 317 (3%) hanno avuto anticorpi neutralizzanti. Non è risultata alcuna associazione tra la positività agli anticorpi anti-AMG 334 e gli eventi avversi. Non sono state registrate variazioni di rilievo nei valori delle analisi di laboratorio, negli elettrocardiogrammi, nei parametri vitali. Conclusioni Questi risultati suggeriscono che AMG 334 70 mg potrebbe essere una potenziale terapia per la prevenzione dell’emicrania nei pazienti con emicrania episodica, ma evidenziano anche la necessità di ulteriori indagini su AMG 334 con studi clinici più vasti di fase 3. Finanziamento: Amgen. H Sun, DW Dodick, S Silberstein, PJ Goadsby, U Reuter, M Ashina, J Saper, R Cady, Y Chon, J Dietrich, R Lenz, Safety and efficacy of AMG 334 for prevention of episodic migraine: a randomised, double-blind, placebo-controlled, phase 2 trial DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(16)00019-3 | http://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(16)00019-3/abstract - 14/03/2016
- Sito web http://www.farmacovigilanzasif.org La nuova proposta della Società Italiana di Farmacologia (SIF), in tema di Farmacovigilanza. Dal corrente mese di marzo 2016, è in rete il sito web di Farmacovigilanza della SIF: http://www.farmacovigilanzasif.org. Il nuovo sito è la continuazione del precedente http://www.farmacovigilanza.org/, creato nel 1988 e diretto per quasi vent’anni dal Prof. Achille Patrizio Caputi. Può contare sul “contributo non condizionato”, come dice il presidente SIF Giorgio Cantelli Fortinella nel presentare l’iniziativa ai soci, delle Aziende Farmaceutiche Amgen, AstraZeneca, Biogen, MSD Italia e Roche e sulla direzione scientifica dello stesso Prof. Caputi. Farmacovigilanzasif.org vuole essere uno strumento di informazione e formazione per tutti gli operatori sanitari, con l’obiettivo di diffondere le notizie sulla sicurezza dei farmaci e promuovere la cultura della Farmacovigilanza. http://www.farmacovigilanzasif.org/ - 09/03/2016
- Il vaccino antinfluenzale per la stagione 2016/2017 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso note le raccomandazioni relative alla composizione. Perché i vaccini antinfluenzali possano continuare ad essere efficaci, è necessario il periodico aggiornamento della loro composizione, in risposta alla continua evoluzione dei virus influenzali in circolazione. A questo scopo, due volte l’anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità organizza consultazioni con il consiglio di esperti, al fine di analizzare i dati del sistema mondiale di sorveglianza del virus dell’influenza (WHO Global Influenza Surveillance and Response System – GISRS) ed emanare raccomandazioni sulla composizione dei vaccini antinfluenzali per la stagione successiva. Le raccomandazioni vengono, poi, utilizzate dalle agenzie reagolatorie nazionali e dalle industrie farmaceutiche per sviluppare e produrre i vaccini. L’ultima riunione, che si è tenuta a Ginevra dal 22 al 24 febbraio, raccomanda le seguenti composizioni per i vaccini antinfluenzali dell’emisfero nord, per l’inverno 2016-7: per i vaccini trivalenti, A/California/7/2009 (H1N1)pdm09-like virus; A/Hong Kong/4801/2014 (H3N2)-like virus e B/Brisbane/60/2008-like virus e, per i vaccini quadrivalenti, oltre a questi tre, anche B/Phuket/3073/2013-like virus. WHO Consultation on the Composition of Influenza Virus Vaccines for the Northern Hemisphere 2016-2017 http://www.who.int/influenza/vaccines/virus/recommendations/consultation201602/en/# Recommended composition of influenza virus vaccines for use in the 2016-2017 northern hemisphere influenza season http://www.who.int/influenza/vaccines/virus/recommendations/2016_17_north/en/ Influenza http://www.who.int/topics/influenza/en/ Vaccino antinfluenzale, raccomandazioni OMS sulla composizione per la stagione 2016/2017 http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2472 - 08/03/2016
- Effetti della somministrazione precoce di idrocortisone a basso dosaggio sulla sopravvivenza senza displasia broncopolmonare nei neonati estremamente pretermine Un trial in doppio cieco, controllato con placebo, multicentrico e randomizzato. La displasia broncopolmonare, una complicanza maggiore della prematurità estrema, ha poche opzioni di trattamento. L’uso post-natale di steroidi è controverso, ma a basso dosaggio l’idrocortisone potrebbe impedire gli effetti nocivi dell’infiammazione, durante lo sviluppo del polmone. Obiettivo di questo studio è valutare se l’idrocortisone a basso dosaggio migliora la sopravvivenza senza displasia broncopolmonare nei neonati estremamente prematuri. Metodi In questo trial in doppio cieco, controllato con placebo e randomizzato, condotto in 21 unità francesi di cura terziaria di terapia intensiva neonatale, i bambini estremamente pretermine (≤ 28 settimane di gestazione) nati nei reparti di maternità delle stesse strutture, sono stati assegnati random (1:1) a ricevere idrocortisone a basso dosaggio per via endovenosa o placebo. I neonati assegnati casualmente al gruppo idrocortisone sono stati trattati con 1 mg/kg di idrocortisone emisuccinato al giorno suddiviso in due dosi al giorno per 7 giorni e, successivamente, una dose di 0.5 mg/kg al giorno per 3 giorni. La randomizzazione è stata stratificata per età gestazionale e tutti i bambini sono stati arruolati entro 24 ore dalla nascita. L’esito primario era la sopravvivenza senza displasia broncopolmonare a 36 settimane di età postmestruale. È stato usato un disegno analitico sequenziale, basato sull’intenzione di trattare, per evitare di prolungare il processo, una volta stabilita l’efficacia o l’inutilità del trattamento. Lo studio è stato registrato su ClinicalTrial.gov, con il numero NCT00623740. Risultati Tra il 25 maggio 2008 e 31 gennaio 2014, sono stati presi in considerazione 1.072 neonati, 523 dei quali sono stati assegnati in modo casuale (256 idrocortisone e 267 placebo). Essendo stato ritirato il consenso dei genitori per un bambino in ciascun gruppo, sono rimasti arruolati 255 neonati nel braccio idrocortisone e 266 nel braccio placebo del trial. Dei 255 bambini assegnati all’idrocortisone, 153 (60%) sono sopravvissuti senza displasia broncopolmonare, rispetto a 136 (51%) dei 266 bambini assegnati al placebo (odds ratio [OR] aggiustato per età gestazionale e analisi ad interim 1.48, IC 95 % 1.02-2.16, p = 0.04). Il numero di pazienti necessari al trattamento per ottenere una sopravvivenza libera da displasia broncopolmonare era 12 (IC 95% 6-200). Il tasso di Sepsi non era significativamente differente nella popolazione in studio nel suo complesso, le analisi per sottogruppi hanno mostrato un tasso più elevato solo nei bambini nati a 24-25 settimane di età gestazionale, trattati con idrocortisone (30 [40%] di 83 vs 21 [23% ] di 90 bambini, rapporto sub-hazard 1.87, IC 95% 1.09-3.21, p = 0.02). Altri eventi avversi potenziali, tra cui in particolare la perforazione gastrointestinale, non hanno mostrato differenze significative trai gruppi. Conclusioni Nei neonati estremamente prematuri, il tasso di sopravvivenza senza displasia broncopolmonare a 36 settimane di età postmestruale è aumentato significativamente, grazie alla profilassi con idrocortisone a basso dosaggio. Tale strategia potrebbe portare a miglioramenti sostanziali nella gestione dei neonati più prematuri. O Baud, L Maury, F Lebail, D Ramful, F El Moussawi, C Nicaise, V Zupan-Simunek, A Coursol, A Beuchée, P Bolot, P Andrini, D Mohamed, C Alberti, Effect of early low-dose hydrocortisone on survival without bronchopulmonary dysplasia in extremely preterm infants (PREMILOC): a double-blind, placebo-controlled, multicentre, randomised trial DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(16)00202-6 http://www.thelancet.com/pdfs/journals/lancet/PIIS0140-6736(16)00202-6.pdf - 07/03/2016
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Lidocaina e TachoSil. Comunicazioni EMA su Tysabri (natalizumab), inibitori SGLT2, dienogest ed etinilestradiolo, fusafungina, virus Zika e Xarelto (rivaroxaban). Comunicazione AIFA su Tiopronina e Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione. Nota Informativa Importante su solvente (Lidocaina) Fonte: AIFA 29/02/2016 Nei lotti B1306B13, B1306B11, B1306B04, B1305B16, B1305B12, B1151B04, B1151B01 e B1148B14 di Rocefin da 250 mg e 500 mg per uso intramuscolare è stato riscontrato un errore sul testo delle etichette delle fiale di solvente (250 mg anziché 500 mg e viceversa), ma il dosaggio è corretto. Le confezioni dei lotti interessati già distribuite potranno essere utilizzate. I lotti non ancora distribuiti sono stati bloccati dalla Roche, pertanto al momento l’azienda non è in grado di evadere gli ordini delle due formulazioni di Rocefin. La distribuzione dovrebbe riprendere regolarmente a fine marzo. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-solvente-lidocaina-29022016 Comunicazione EMA su Tysabri (natalizumab) Fonte: AIFA 29/02/2016 e 12/02/2016 Tysabri, natalizumab, è un anticorpo monoclonale utilizzato per trattare pazienti adulti con sclerosi multipla remittente-recidivante. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha completato la sua revisione sul rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) e ha confermato le raccomandazioni per minimizzare il rischio. La PML è una rara e grave infezione del cervello causata dal virus John Cunningham. La diagnosi precoce e il trattamento della PML, quando la malattia è nella fase iniziale, ancora asintomatica, possono migliorare la prognosi dei pazienti. I casi asintomatici di PML possono essere rilevati con la Risonanza Magnetica (RM); di conseguenza, tutti i pazienti che assumono Tysabri devono essere sottoposti a scansioni complete di RM, almeno una volta all’anno. Sulla base dei nuovi dati, l’EMA raccomanda scansioni più frequenti di RM (ogni 3 o 6 mesi) con protocolli semplificati, per i pazienti a più alto rischio di PML. In questi pazienti, il trattamento con Tysabri deve essere continuato solo se i benefici superano i rischi. Se si sospetta una PML, il trattamento con Tysabri deve essere sospeso. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-tysabri-natalizumab-aggiornamento-del-29022016 Comunicazione EMA sugli inibitori SGLT2 Fonte: AIFA 26/02/2016 e 12/02/2016 La chetoacidosi diabetica è un effetto indesiderato raro (≤ 1paziente /1000) degli inibitori SGLT2, utilizzati per il diabete di tipo 2. Gli inibitori SGLT2 sono disponibili nell’UE con i nomi commerciali: Ebymect, Edistride, Forxiga, Invokana, Jardiance, Synjardy, Vokanamet e Xigduo. In caso di chetoacidosi diabetica, il trattamento con inibitori SGLT2 deve essere interrotto immediatamente. L’EMA ha raccomandato l’aggiornamento delle informazioni del prodotto. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sugli-inibitori-sglt2-26022016 Comunicazione EMA su dienogest 2 mg e etinilestradiolo 0.03 mg Fonte: AIFA 26/02/2016 Dienogest ed etinilestradiolo sono due tipi di ormoni, un progestinico e un estrogeno, disponibili in diversi paesi dell’Unione Europea come contraccettivi orali e per il trattamento dell’acne moderata nelle donne. L’Agenzia Europea dei Medicinali ha avviato la revisione dei medicinali contenenti dienogest 2 mg e etinilestradiolo 0.03 mg, quando utilizzati per il trattamento dell’acne, su richiesta dell’Agenzia dei medicinali della Gran Bretagna (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency MHRA), preoccupata che i benefici per il trattamento dell’acne non siano stati sufficientemente dimostrati e per il rischio di tromboembolismo venoso. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-dienogest-2-mg-e-etinilestradiolo-003-mg-26022016 Comunicazione AIFA sul medicinale a denominazione generica “Tiopronina” Fonte: AIFA 25/02/2015 Lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze – Agenzia Industrie Difesa fabbrica, ai sensi dell’art. 5 del D. L.vo 219/06 e s.m.i., riprenderà, dal mese di marzo p.v., la distribuzione del medicinale a denominazione generica “Tiopronina 250 mg 50 compresse”. Tale norma consente la produzione industriale di un medicinale privo di A.I.C. “su richiesta, scritta e non sollecitata, del medico, a ciò ritenuto idoneo dalle norme in vigore, il quale si impegna ad utilizzare i suddetti medicinali su un determinato paziente proprio o della struttura in cui opera, sotto la sua diretta e personale responsabilità”. Per la modulistica e le procedure amministrative per richiedere il medicinale si rinvia al portale istituzionale dell’Agenzia Industrie Difesa -Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare http://www.farmaceuticomilitare.it/ http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-aifa-sul-medicinale-denominazione-generica-tiopronina-25022015 Comunicazione EMA sui medicinali contenenti fusafungina Fonte: AIFA 12/02/2016 Fusafungina è un antibiotico ed antinfiammatorio utilizzato sotto forma di spray per via nasale o per bocca, per trattare le infezioni delle vie aeree superiori. Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha completato la rivalutazione dei medicinali contenenti fusafungina e ha concluso che i benefici non superano i rischi (in particolare, di gravi reazioni allergiche), di conseguenza ha raccomandato che l’autorizzazione sia revocata e i farmaci non possano più essere commercializzati nell’UE. La raccomandazione del PRAC sarà trasmessa al Gruppo di Coordinamento per le Procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso umano (CMDh), che adotterà una decisione definitiva. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-fusafungina-12022016 Comunicazione EMA sul virus Zika Fonte: AIFA 08/02/2016 Dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che l’epidemia di virus Zika è un’emergenza mondiale di Sanità pubblica, l’EMA ha istituito una task force di esperti, che sarà disponibile per fornire supporto scientifico e regolatorio per la ricerca e lo sviluppo di farmaci o vaccini contro il virus. Al momento non esistono vaccini o farmaci approvati o sottoposti a studi clinici, per proteggere o trattare l’infezione del virus Zika. L’EMA incoraggia chi sviluppa farmaci a contattarla, se ha progetti promettenti. L’Agenzia si metterà in contatto con le Aziende che stanno già pianificando di lavorare su vaccini sperimentali ed offrirà consulenza scientifica e normativa e ricorda che esistono già meccanismi e strumenti, che possono essere usati per aiutare a velocizzare la ricerca e lo sviluppo di farmaci e vaccini nel contesto di una malattia virale emergente come Zika. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sul-virus-zika-08022016 Comunicazione EMA su Xarelto (rivaroxaban) Fonte: AIFA 05/02/2016 L’Agenzia Europea dei medicinali comunica che, nonostante il malfunzionamento del dispositivo per la misurazione dell’INR utilizzato nello studio ROCKET, il profilo di sicurezza di Xarelto (rivaroxaban) non cambia ed il farmaco può continuare ad essere utilizzato come prima. Anche i dati di altri studi di grandi dimensioni hanno confermato la sicurezza del farmaco e hanno mostrato tassi di sanguinamento simili a quello osservato nei gruppi di pazienti in trattamento con warfarin. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-xarelto-rivaroxaban-05022016 Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione Fonte: AIFA 01/02/2016 L’AIFA ha pubblicato la Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione, redatta dal gruppo di lavoro sulla Vaccinovigilanza. Si tratta di uno strumento di valutazione delle Reazioni Avverse, che aggiorna ed integra, alla luce delle più recenti evidenze, le definizioni di caso riportate nel DM 12/12/2003; fornisce le finestre temporali per tipo di reazione e di vaccino; indica, quando possibile, il background di incidenza per la specifica reazione/evento e chiarisce quali sono gli eventi, che vengono erroneamente segnalati come ADR, ma per i quali le evidenze non supportano l’ipotesi di una relazione causale con il vaccino. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/guida-alla-valutazione-delle-reazioni-avverse-osservabili-dopo-vaccinazione-01022016 http://www.farmaci-fc.it/2016/02/04/guida-alla-valutazione-delle-reazioni-avverse-osservabili-dopo-vaccinazione/#more-4628 Nota Informativa Importante su TachoSil Fonte: AIFA 01/02/2016 TachoSil è un medicinale contenente i principi attivi fibrinogeno umano e trombina umana, applicati su una spugna di collagene. È indicato negli interventi chirurgici per migliorare l’emostasi e promuovere la cicatrizzazione dei tessuti, nonché per fornire supporto alle suture in chirurgia vascolare quando le tecniche standard non sono sufficienti. Su richiesta dell’EMA, la ditta produttrice ha valutato tutte le segnalazioni di ostruzione intestinale associate all’utilizzo di TachoSil e ha concluso che la relazione causale è plausibile. Al fine di ridurre il rischio di formazione di aderenze a livello dei tessuti gastrointestinali e, di conseguenza, di ostruzione intestinale, si raccomanda di ripulire dal sangue residuo le aree tissutali al di fuori dell’area di applicazione di TachoSil e seguire le istruzioni d’uso aggiornate. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-tachosil-01022016 - 29/02/2016
- Asma: trattamento farmacologico prima, durante e dopo la gravidanza Uno studio descrittivo dell’uso dei farmaci antiasmatici, basato sulla popolazione europea. L’asma è una comune malattia cronica delle vie respiratorie e, se mal controllata in gravidanza, è associata ad esiti negativi, come preeclampsia, basso peso alla nascita, neonato piccolo per l’età gestazionale e nascita pretermine. Per ottenere un buon controllo della malattia e la normale funzione polmonare, generalmente, si consiglia alle donne incinte, o che programmano una gravidanza, di continuare ad assumere i farmaci per l’asma, poiché i rischi (per la madre ed il bambino) associati ad asma incontrollata sono maggiori dei rischi correlati all’uso dei farmaci. Alcuni studi hanno suggerito un aumento del rischio di malformazioni congenite, dovuto all’esposizione a farmaci per l’asma nel primo trimestre, ma al momento non vi è certezza. L’asma è inizialmente gestita con beta-2-agonisti a breve durata d’azione, per il sollievo dei sintomi nel caso di una malattia ragionevolmente ben controllata e, con un approccio graduale, quando il controllo della malattia si riduce, con l’aggiunta di corticosteroidi per inalazione e altri farmaci, per prevenire e ridurre l’infiammazione delle vie respiratorie. Studi, che valutano i sintomi dell’asma durante la gravidanza hanno dimostrato che circa un terzo delle donne li trova migliorati, un terzo peggiorati e un terzo ritiene che siano rimasti stazionari. La prevalenza dell’asma durante la gravidanza è stata stimata tra il 4% e l’8%, in Europa, cosa che fa di questa malattia uno dei più comuni e potenzialmente gravi problemi, in gravidanza. Obiettivi Indagare i modelli di utilizzo dei farmaci per l’asma prima, durante e dopo la gravidanza, registrati nelle banche dati sanitarie europee. Metodi Si tratta di uno studio descrittivo dell’uso dei farmaci antiasmatici, che utilizza le banche dati elettroniche dei sistemi sanitari di: Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito e, per l’Italia, Emilia Romagna e Toscana. Partecipanti: sono state arruolate le donne in gravidanza (conclusasi col parto), iniziata e finita tra il 2004 e il 2010, registrate nel database anche per l’anno precedente e l’anno successivo alla gravidanza. Principali misure di esito: la percentuale di parti in cui alla donna è stato prescritto un farmaco per l’asma, calcolata sulla base delle prescrizioni (Regno Unito) o dispensazioni (non-UK) dei farmaci, fatte durante l’anno precedente, l’anno della gravidanza e l’anno successivo. Per ogni database, sono stati descritti i modelli di prescrizione, per periodi di tempo di 3 mesi e sono stati valutati la scelta ed i cambiamenti di farmaci. Risultati In totale, sono state selezionate 1.165.435 gravidanze. La prevalenza d’uso di farmaci per il trattamento dell’asma durante la gravidanza è risultata più alta nel Regno Unito (9,4%) e più bassa in Norvegia (3,7%). L’anno prima della gravidanza, la prevalenza è rimasta costante in tutte le regioni. I livelli delle prescrizioni hanno raggiunto il picco durante il secondo trimestre di gravidanza e sono scesi al livello più basso durante il primo trimestre dopo il parto. Durante la gravidanza, è stato osservato un calo in tutte le regioni, ad eccezione del Regno Unito, nelle prescrizione di beta-2-agonisti a lunga durata d’azione. Durante il periodo di studio, di 7 anni, si sono osservati solo piccoli cambiamenti nei modelli di prescrizione. Conclusioni Sono state osservate differenze nella prevalenza d’uso dei farmaci per l’asma, nel periodo attorno alla gravidanza, in Europa. In tutti i database esaminati, i regimi terapeutici più frequenti sono risultati i β-2 agonisti per inalazione e i corticosteroidi per inalazione. RA Charlton,A Pierini, K Klungsøyr, AJ Neville, S Jordan, LTW de Jong-van den Berg, D Thayer, HJ Bos, A Puccini, AV Hansen, R Gini, A Engeland, AM Nybo Andersen, H Dolk, E Garne Asthma medication prescribing before, during and after pregnancy: a study in seven European regions BMJ Open 2016;6:e009237 doi:10.1136/bmjopen-2015-009237 http://bmjopen.bmj.com/content/6/1/e009237.full.pdf+html - 26/02/2016
- Enquête relative aux spécialités pharmaceutiques contenant du valproate de sodium. Rapport Il 23 febbraio è stato pubblicato, in Francia, il rapporto dell’inchiesta condotta dall’Inspection Générale des Affaires Sociales (IGAS) sui medicinali contenenti valproato di sodio: Dépakine®, Dépakote®, Dépamide®, Micropakine® e generici. L’IGAS è un ente francese, che dipende direttamente dai ministri della Sanità, del lavoro e degli affari sociali, con funzioni consultive, di controllo e valutazione delle politiche e delle strutture in campo sociale (Sanità, lavoro, formazione, assistenza sociale, ecc.) e per l’elaborazione di progetti finalizzati alla modernizzazione dello Stato. Il valproato di sodio è un anticonvulsivante utilizzato nel trattamento del disordine bipolare e dell’epilessia dal 1967, che rimane ancora un trattamento di riferimento difficilmente sostituibile, nonostante i rischi teratogeni emersi negli anni. Nel dicembre 2014, è stata completata la rivalutazione europea del profilo rischio/beneficio dei farmaci a base di valproato di sodio nelle donne in età fertile (Cfr. http://www.farmaci-fc.it/2014/12/30/aifa-le-principali-notizie-di-dicembre-sulla-sicurezza-dei-farmaci/#more-2201 ). A seguito di tale rivalutazione, l’Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé (ANSM), come le altre Agenzie regolatorie europee, ha adottato nuove regole per la prescrizione di queste specialità medicinali, al fine di minimizzare il rischio. Nel giugno 2015, il ministro francese della Sanità ha incaricato l’IGAS di un’indagine conoscitiva sui prodotti farmaceutici contenenti valproato di sodio (Depakine ®, Depakote, Dépamide®, Micropakine® e generici). In esecuzione del mandato ministeriale, l’inchiesta ha indagato le reali condizioni di utilizzo dei farmaci, ha ricostruito la sequenza delle decisioni prese in Francia, in seguito allo sviluppo delle conoscenze, comparandole con quelle adottate negli altri paesi europei e si è concentrata sull’aggiornamento delle informazioni fornite a pazienti e medici prescrittori, finendo per valutare l’efficienza dell’intero sistema francese di Farmacovigilanza. I risultati Gli effetti teratogeni del valproato sono noti dagli anni ’80, per quanto riguarda le anomalie di chiusura del tubo neurale (spina bifida), a partire dal 2000 sono stati progressivamente documentati ritardi nello sviluppo e disturbi dello spettro autistico nei bambini esposti in utero. I rischi mettevano in discussione l’utilizzo del valproato per le donne in età fertile, ma le caratteristiche delle malattie trattate non permettevano la semplice interruzione della terapia e richiedevano decisioni terapeutiche che tenessero conto, oltre che di rischi e benefici, anche delle alternative disponibili. Vista la gravità dei rischi per il nascituro, è necessario che le pazienti siano adeguatamente informate. Il principale strumento di informazione sul farmaco, rivolto al paziente, è il foglietto illustrativo, redatto dall’industria farmaceutica e sottoposto all’Agenzia regolatoria del paese, mentre al medico è rivolto il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP). Entrambi devono essere aggiornati tenendo conto delle nuove evidenze scientifiche. L’inchiesta ha rilevato che l’esplicitazione dei rischi, nei foglietti illustrativi, si è avuta solo dal 2010 e, fino a quel momento erano presenti solo generici consigli per le donne, come «consultare il proprio medico, in caso di gravidanza». Per quanto riguarda gli RCP, sono stati rilevati ritardi negli aggiornamenti, che recepiscono le nuove acquisizioni scientifiche: in diversi paesi europei, tutti i possibili rischi sono menzionati dagli anni 2003-2004, mentre in Francia bisogna attendere il 2006. Sono state, inoltre, rilevate differenze di informazioni negli RCP delle diverse specialità medicinali. Queste ritardi, osserva il rapporto, pongono degli interrogativi sull’intero sistema francese di Farmacovigilanza ed evidenziano la necessità di rinforzarne le procedure. Il direttore generale della ANSM ha, quindi, indicato la Farmacovigilanza come una priorità e ha impegnato i mezzi disponibili dell’Agenzia in questo senso, resta da finalizzarne l’organizzazione. Il rapporto conclude che, in materia di Farmacoepidemiologia, è assolutamente necessaria la definizione di una strategia, con linee di indirizzo fissate dal ministero della Salute ed attuata dall’agenzia regolatoria, che si avvalga dei registri delle malformazioni congenite e delle banche dati disponibili e che potrebbe prevedere anche il reclutamento di una coorte dei genitori e dei bambini esposti in utero ai farmaci oggetto della sorveglianza post-marketing. Il rapporto segnala una certa inerzia anche delle istituzioni comunitarie e l’assenza di una procedura per il recepimento dei diversi tipi di segnali di Farmacovigilanza, che causa un periodo di incertezza, spesso di diversi anni, tra la formulazione di un’ipotesi verosimile e la certezza clinica e la prova scientifica che si tratta di una Reazione Avversa. In appendice, il rapporto pubblica la bibliografia e gli abstract delle pubblicazioni scientifiche sull’argomento, la cronologia delle decisioni amministrative relative alle specialità medicinali contenenti valproato di sodio, la tavola comparativa dell’evoluzione degli RCP e foglietti illustrativi francesi di Depakine, Depakote e Depamide ed il quadro comparativo degli RCP e foglietti illustrativi dei paesi dell’Unione Europea, nel 2013. Inspection Générale des Affaires Sociales (IGAS), Enquête relative aux spécialités pharmaceutiques contenant du valproate de sodium. Rapport http://www.igas.gouv.fr/IMG/pdf/2015-094R.pdf AIFA: Nota Informativa Importante sui farmaci contenenti valproato (05/02/2015) http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-farmaci-contenenti-valproato Scheda acido valproico sul portale Farmaci in gravidanza, che nasce dalla collaborazione tra AIFA e ministero della Salute, ma non è aggiornata alla rivalutazione europea del 2014: http://www.farmaciegravidanza.gov.it/content/acido-valproico - 25/02/2016
- Le sfide etiche dell’uso compassionevole Un articolo pubblicato su «The Journal of American Medical Association» illustra l’esperienza del comitato istituito dalla Janssen per valutare le richieste di uso compassionevole del daratumumab. Concedere l’accesso a farmaci, vaccini, farmaci biologici e dispositivi, che non sono ancora stati approvati dalle agenzie regolatorie è una sfida crescente per i sistemi sanitari. Guardando indietro, ai primi giorni della pandemia da virus dell’immunodeficienza umana (HIV), le richieste sono notevolmente aumentate in tutti i paesi. Questo è attribuibile a diversi fattori, tra cui una maggiore consapevolezza dell’uso compassionevole da parte dei pazienti e dei loro medici; la maggiore disponibilità di informazioni attraverso siti web, che descrivono gli studi clinici; un aumento delle terapie promettenti, compresi marcatori genetici, immunoterapie e vaccini ricombinanti; minacce di potenziali epidemie, come l’ebola, il colera e l’influenza e una maggiore volontà di provare nuovi agenti da parte dei malati cronici o terminali. Le richieste di accesso rapido ai farmaci, che sono ancora oggetto di indagine rientrano in 2 categorie: le richieste di gruppi di persone con la stessa malattia e le richieste individuali. Le prime sono spesso descritte come richieste di accesso allargato, le seconde come richieste di uso compassionevole. Gli enti regolatori di diversi paesi hanno messo a punto programmi per garantire un maggiore accesso alle richieste dei gruppi, mentre le richieste di uso compassionevole sono più difficili da risolvere. Le richieste di uso compassionevole si possono avere in qualsiasi fase della sperimentazione e possono provenire pazienti in diverse condizioni. Negli Stati Uniti, alcuni hanno sostenuto che l’ostacolo principale all’uso compassionevole sia costituito dalla Food and Drug Administration (FDA). In realtà, anche se la procedura per la richiesta è complessa, la FDA concede l’approvazione al 99% delle richieste di uso compassionevole. Le aziende non hanno alcun obbligo legale di offrire l’accesso a trattamenti sperimentali e sono spesso incerte su come rispondere alle richieste, specie se provenienti da pazienti che utilizzano i mezzi di comunicazione di massa come strumento di pressione. La valutazione delle richieste di uso compassionevole viene fatta esclusivamente o prevalentemente dai dipendenti delle industrie farmaceutiche. La Janssen è una delle numerose case farmaceutiche, che devono rispondere alle richieste di uso compassionevole. Un suo farmaco promettente, daratumumab, allora in fase di sperimentazione clinica avanzata, negli Stati Uniti, aveva dato prove di efficacia per i pazienti con mieloma multiplo, refrattario ad altri agenti. Tuttavia, a causa di un programma di sperimentazione in rapida progressione e dei vincoli di produzione, la maggior parte della produzione era stata assegnata a studi clinici o a programmi di accesso allargato, lasciando solo una piccola quantità disponibile per l’uso compassionevole. All’inizio del 2015 la Janssen ha contattato la Division of Medical Ethics del NYU Langone Medical Center per chiedere un metodo di valutazione delle richieste di uso compassionevole, che fosse trasparente, equo, evidence-based e incentrato sul paziente. In precedenza, per definire le priorità nell’assegnazione degli organi per i trapianti, era stato costituito un comitato indipendente di 10 membri, composto da medici, esperti di bioetica, pazienti e rappresentanti dei pazienti provenienti da 5 paesi: il Compassionate Use Advisory Committee (CompAC). È stato utilizzato quel modello pilota per informare obiettivamente la Janssen sulle richieste di uso compassionevole per daratumumab. La Janssen finanzia l’organizzazione ed il personale del CompAC al NYU Langone Medical Center, ma alcuni membri, tra cui il presidente e il vicepresidente, hanno scelto di non essere retribuiti. Come lavora il CompAC Il sito web della società Janssen riceve le richieste per i farmaci sperimentali da parte dei medici di tutto il mondo. Dopo che i medici aziendali individuano le richieste che sono inappropriate o ammissibili per gli studi clinici e i programmi di accesso allargato, le rimanenti richieste di uso compassionevole vengono trasmesse al CompAC, che esprime il suo parere indipendente. Legalmente, la responsabilità finale delle decisioni di concedere o meno daratumumab è della Janssen, che si impegna anche ad informare il Comitato su qualsiasi variazione rispetto alle raccomandazioni. L’attività iniziale del comitato si è concentrata sui criteri, che avrebbe utilizzato per prendere le decisioni ed è risultato presto evidente che gli obiettivi etici da raggiungere erano l’equità e l’imparzialità delle decisioni, nonché suscitare la fiducia di medici e pazienti. A questo scopo, sono state adottate diverse strategie. Ad esempio, il CompAC ha consigliato alla Janssen di migliorare l’accesso alle informazioni sui siti web aziendali. Per valutare le richieste in maniera equa, il CompAC ha sviluppato approcci come la standardizzazione dei moduli di domanda (in modo che tutti presentino lo stesso tipo di informazioni) e l’anonimizzazione delle domande, per non permettere discriminazioni in base a reddito, nazionalità, sesso, razza, o stato sociale. La commissione si avvale anche di esperti, sia della Janssen che esterni, per ottenere informazioni scientifiche sul programma di sviluppo ed elementi tecnici utili alla valutazione. È stato previsto anche un processo d’appello, nel quale un medico, la cui richiesta di uso compassionevole è stata rifiutata, può presentare ulteriori informazioni standardizzate relative al paziente. Il CompAC si impegna a rispondere a tutte le richieste entro 5 giorni lavorativi. Infine, la Janssen si è impegnata a cercare di ottenere quanto prima l’approvazione del farmaco e a fornirlo gratuitamente per l’uso compassionevole. Dopo la creazione del comitato, nel maggio 2015, sono state adottate queste politiche. Ulteriori discussioni tra i membri del comitato hanno portato ad un accordo sui principi di equità che sarebbero stati utilizzati per guidare le decisioni, riguardo richieste specifiche. Questi includevano non danneggiare i pazienti, che necessitano di sperimentare tutti i trattamenti approvati esistenti, la probabilità scientifica di una risposta efficace, la funzionalità del paziente, e, con priorità più bassa, la precedente partecipazione a studi clinici, la durata della malattia, il sostegno economico per familiari a carico e l’età del paziente. La lezione da trarre Tra il 1 ° luglio e il 31 Dicembre 2015, la Janssen ha ricevuto 160 richieste di accesso pre-approvazione al daratumumab. Di queste, i medici aziendali hanno determinato che 43 erano di pazienti con un profilo rischio-beneficio non favorevole, 28 non avevano esaurito tutte le terapie alternative approvate o erano ammissibili ai programmi di accesso allargato o sperimentazioni cliniche e 13 sono state escluse per altri motivi (ad esempio, dati incompleti per la valutazione). Delle restanti 76 richieste di uso compassionevole valutate, la commissione ha raccomandato la concessione di uso compassionevole per 60 richieste e la Janssen ne ha approvato 62. Le 2 approvazioni aggiuntive sono state concesse dalla casa farmaceutica sulla base di informazioni supplementari fornite dai medici richiedenti. Gli autori, Caplan e Ray, che appartengono, l’uno, alla Division of Medical Ethics del Langone Medical Center di New York e, l’altro, alla Ricerca e Sviluppo della Janssen, ritengono che la lezione importante da trarre, da questo processo di revisione nel razionare un nuovo agente, sia che l’equità (giusto processo che mira a garantire l’assenza di distorsioni, assicurando che tutte le richieste siano ascoltate) e la giustizia (il risultato effettivo delle distribuzioni derivanti dal processo) sono fondamentali per l’efficacia del processo di valutazione delle richieste di uso compassionevole. Per quanto il modello non sia esente da critiche, anche altre aziende, rappresentanti dei pazienti e agenzie regolatorie hanno espresso interesse per un’eventuale estensione del modello CompAC ad altre realtà. A L Caplan, A Ray, The Ethical Challenges of Compassionate Use JAMA. Published online February 11, 2016. doi:10.1001/jama.2016.0416 http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2491972 Per la normativa italiana riguardante l’uso compassionevole, cfr. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/normativa-di-riferimento-sperimentazione-clinica - 16/02/2016
- Suicidalità e aggressività durante il trattamento antidepressivo Una revisione sistematica e meta-analisi di studi clinici. Introduzione Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e gli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) sono tra i farmaci più comunemente prescritti. La suicidalità indotta da SSRI è stata segnalata per la prima volta nel 1990, ma è stata portata all’attenzione del grande pubblico solo nel 2002, grazie ad un’inchiesta della BBC. Una revisione inglese del 2004 ha mostrato una discrepanza notevole tra gli studi pubblicati e non pubblicati, riguardo all’aumentato comportamento suicidario nei bambini e negli adolescenti (età <18 anni), cosa che ha portato all’emissione di avvertimenti gravi contro l’uso di SSRI e SNRI in tali fasce di età. È opinione diffusa che il rischio di suicidio non aumenti negli adulti e questo è supportato da una meta-analisi di circa 100.000 pazienti della Food and Drug Administration (FDA). Tuttavia, una grande revisione sistematica di studi pubblicati ha trovato un aumento dei tentativi di suicidio nei pazienti trattati con SSRI e un’altra revisione, che utilizza i dati dei trial presentati all’Agenzia regolatoria del Regno Unito (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency MHRA) non ha potuto escludere un aumento del rischio di comportamento suicidario, durante il trattamento precoce con questi farmaci. Per il comportamento aggressivo in generale, i dati sono contraddittori. Una revisione del Regno Unito, che utilizza i dati MHRA, ha trovato un aumento di ostilità nei bambini e negli adolescenti e un’analisi delle Reazioni Avverse (ADR) segnalate alla FDA ha mostrato che gli antidepressivi erano sproporzionatamente coinvolti in casi di violenza, tra cui omicidio. Sono stati segnalati molti casi di comportamento aggressivo, ma, a differenza della suicidalità, sono state condotte poche ricerche sistematiche. I responsabili di sparatorie nelle scuole ed eventi simili erano spesso utilizzatori di antidepressivi e le corti, in molti casi, li hanno giudicati non colpevoli, a causa di insanità mentale farmaco indotta. L’acatisia è una forma di irrequietezza estrema, che alcuni pazienti descrivono come voler “saltare fuori della propria pelle” e che può aumentare il rischio di suicidio e violenza. Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders descrive l’acatisia o sintomi simili come “disturbo del movimento farmaco-indotto non altrimenti specificato.” Le relazioni di studi clinici sono i riassunti dettagliati dei risultati delle sperimentazioni, che le industrie farmaceutiche presentano alle autorità regolatorie per ottenere l’autorizzazione all’immissione in commercio. Una recente revisione delle relazioni di studi clinici ha mostrato che informazioni essenziali su risultati rilevanti per il paziente sono spesso omesse, negli articoli pubblicati. Obiettivi Studiare i danni gravi associati all’uso di serotonina (SSRI) e inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI). Metodi Design: revisione sistematica e meta-analisi. Principali misure di esito: mortalità e la suicidalità. Esiti secondari: comportamento aggressivo e acatisia. Fonti dei dati: studi clinici su duloxetina, fluoxetina, paroxetina, sertralina e venlafaxina ottenuti dalle Agenzie regolatorie europea e del Regno Unito e le sintesi dei rapporti sulle sperimentazioni condotte su duloxetina e fluoxetina, dal sito web della Eli Lilly. Criteri di eleggibilità: sono stati selezionati gli studi in doppio cieco controllati con placebo, che contenevano le descrizioni delle ADR dei singoli pazienti. Estrazione e analisi dei dati: due ricercatori hanno estratto i dati in modo indipendente; i risultati sono stati meta-analizzati con il metodo esatto di Peto (modello ad effetti fissi). Risultati Sono stati inclusi 70 studi con 18.526 pazienti. Gli studi avevano limitazioni nel disegno e discrepanze nella segnalazione, che possono aver portato ad una sotto-stima dei danni. Le differenze di mortalità (tutti i decessi erano in adulti, odds ratio 1,28, IC 95% 0,40-4,06), suicidalità (1,21, 0,84-1,74) e acatisia (2,04, 0,93-4,48) non sono risultate significative, mentre i pazienti che assumevano antidepressivi hanno manifestato un comportamento più aggressivo (1,93, 1,26-2,95). Per gli adulti, gli odds ratio erano 0,81 (0,51-1,28) per la suicidalità, 1,09 (0,55-2,14) per l’aggressività e 2,00 (0,79-5,04) per l’acatisia. I valori corrispondenti per i bambini e gli adolescenti erano 2,39 (1,31-4,33), 2,79 (1,62-4,81) e 2,15 (0,48-9,65). Nelle relazioni di sintesi delle sperimentazioni sul sito web della Eli Lilly, quasi tutti i decessi sono stati registrati, ma mancavano tutti gli eventi di ideazione suicidaria e le informazioni sui restanti risultati erano incomplete. Conclusioni Negli adulti non è risultato alcun aumento significativo in tutti e quattro gli esiti, ma nei bambini e negli adolescenti il rischio di suicidio e aggressività è raddoppiato. Pertanto si consiglia un uso minimo di antidepressivi in bambini, adolescenti e giovani adulti, dal momento che i danni gravi sembrano essere maggiori ed il loro effetto sembra essere al di sotto di quello che è rilevante clinicamente. Trattamenti alternativi, come l’esercizio fisico o la psicoterapia possono produrre qualche beneficio e dovrebbero essere presi in considerazione. Non avendo accesso alla documentazione completa delle sperimentazioni condotte, non è stato possibile stimare i danni con precisione. T Sharma, L Schow Guski, N Freund, P C Gøtzsche, Suicidality and aggression during antidepressant treatment: systematic review and meta-analyses based on clinical study reports BMJ 2016;352:i65 http://www.bmj.com/content/352/bmj.i65 - 15/02/2016
- Decorso, risultato e gestione delle reazioni avverse a farmaco associate all’uso di metformina Uno, studio di coorte osservazionale prospettico, condotto nei Paesi Bassi, dal punto di vista del paziente. Obiettivi Lo studio ha l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla frequenza, il tempo di latenza, il risultato e la gestione delle più frequenti Reazioni Avverse a Farmaco (ADR), correlate all’uso della metformina, nella pratica quotidiana. Metodi È stato condotto uno studio di coorte prospettico osservazionale. Attraverso le farmacie, sono stati reclutati 2.490 nuovi utenti di metformina, nei Paesi Bassi, tra il 1 febbraio 2008 ed il 1 aprile 2012. I pazienti sono stati invitati a completare sei questionari web-based dopo 2 e 6 settimane, 3 , 6, 9 e 12 mesi dall’inizio del trattamento con metformina. Sono state raccolte informazioni circa le caratteristiche del paziente, le ADR e l’uso di farmaci. Risultati Il verificarsi di almeno una possibile ADR correlata all’uso della metformina è stato riferito dal 34,5% dei pazienti. Una maggiore percentuale di donne ha segnalato il verificarsi di una ADR (39,6%) rispetto agli uomini (30,9%). L’11,4% ha smesso di usare la metformina entro 1 anno dall’avvio. Il 50,8% non ha intrapreso alcuna azione, per quanto riguarda la metformina, in seguito al verificarsi di ADR. Il 77,7% è guarito dall’ADR, nonostante abbia continuato la metformina. La maggior parte delle ADR si è verificata poco dopo l’inizio del trattamento, con un tempo medio di latenza di 1-6 giorni. Conclusioni Questo studio ha ottenuto, con successo, informazioni dai pazienti e ha rivelato alcune differenze specifiche nelle ADR, per quanto riguarda la frequenza, il tempo di latenza, la gestione e il risultato. L de Jong, L Härmark, E van Puijenbroek. Time course, outcome and management of adverse drug reactions associated with metformin from patient’s perspective: a prospective, observational cohort study in the Netherlands. Eur J Clin Pharmacol. 2016 Feb 11. [Epub ahead of print] http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-016-2019-z - 11/02/2016
- Uso di fluconazolo orale durante la gravidanza Ricercatori del Dipartimento di Epidemiologia del Research, Statens Serum Institut, di Copenhagen ne valutano l’associazione con il rischio di aborto spontaneo e nati morti. La candidosi vaginale è comune durante la gravidanza. Le formulazioni intravaginali di antimicotici azolici topici sono il trattamento di prima linea per le donne incinte, ma è utilizzato spesso anche il fluconazolo orale, nonostante le limitate informazioni di sicurezza. Obiettivi Studiare l’associazione tra l’esposizione al fluconazolo orale durante la gravidanza ed il rischio di aborto spontaneo e nati morti. Metodi Studio di coorte basato sui registri nazionali della Danimarca (1997-2013). In una coorte di 1.405.663 gravidanze, le gravidanze esposte al fluconazolo orale sono state confrontate con un massimo di 4 gravidanze non esposte, abbinate per punteggio di propensione, età materna, anno solare ed età gestazionale (in base all’età gestazionale al primo giorno di trattamento). Per valutare il confondimento, le gravidanze esposte a formulazioni intravaginali di azoli topici sono state utilizzate come gruppo di controllo aggiuntivo. Le prescrizioni di fluconazolo orale sono state estratte dal Registro Nazionale danese delle prescrizioni. Principali Risultati e Misure: hazard ratio (HR) per l’aborto spontaneo e nati morti, stimato con regressione dei rischi proporzionali. Risultati Su 3.315 donne esposte al fluconazolo orale tra la 7° e la 22° settimana di gestazione, 147 hanno avuto un aborto spontaneo, a fronte di 563 tra le 13.246 donne non esposte abbinate. C’è stato un aumento significativo del rischio di aborto spontaneo associato all’esposizione al fluconazolo (HR, 1,48; IC 95% 1,23-1,77). Tra le 5.382 donne esposte al fluconazolo tra la 7° settimana gestazionale ed il parto, 21 hanno avuto un feto nato morto, a fronte di 77 tra le 21.506 donne non esposte abbinate. Non è risultata alcuna associazione significativa tra l’esposizione al fluconazolo e i nati morti (HR, 1.32; IC 95% 0,82-2,14). Utilizzando l’esposizione agli azoli topici come confronto, 130 su 2.823 donne esposte al fluconazolo vs 118 su 2823 esposte ad azoli topici hanno avuto un aborto spontaneo (HR 1.62; IC 95% 1,26-2,07); 20 delle 4.301 donne esposte al fluconazolo vs 22 di 4301 esposte ad azoli topici hanno avuto un feto morto (HR 1,18; IC 95% 0,64-2,16). Conclusioni In questo studio di coorte, condotto a livello nazionale in Danimarca, l’uso del fluconazolo orale durante la gravidanza è risultato associato ad un aumento statisticamente significativo del rischio di aborto spontaneo, rispetto alle donne non esposte e alle donne esposte ad azoli topici, in gravidanza. Finché non saranno disponibili ulteriori dati, è consigliabile evitare la prescrizione di fluconazolo orale, in gravidanza. Il rischio di avere feti nati morti non è risultato significativamente aumentato, ma questo risultato dovrebbe essere indagato ulteriormente . D Mølgaard-Nielsen, H Svanström, M Melbye, A Hviid, B Pasternak, Association Between Use of Oral Fluconazole During Pregnancy and Risk of Spontaneous Abortion and Stillbirth JAMA. 2016;315(1):58-67. doi:10.1001/jama.2015.17844. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2480487&resultClick=3 - 10/02/2016
- PRAC strategy on measuring the impact of Pharmacovigilance activities Il Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) ha adottato una strategia per misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza. Le attività di Farmacovigilanza contribuiscono alla tutela e alla promozione della salute pubblica attraverso la prevenzione dei danni e garantendo l’uso sicuro ed efficace dei farmaci. In Europa, le attività di Farmacovigilanza sono svolte dalle Agenzie regolatorie e dalle aziende farmaceutiche e prevedono la pianificazione della gestione del rischio, la raccolta e la gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR), il rilevamento e la gestione del segnale e gli studi post-autorizzazione, che consentono la raccolta di ulteriori dati sui farmaci commercializzati. Le Agenzie regolatorie hanno, a disposizione, diversi strumenti che permettono di intervenire ogniqualvolta emergano nuove informazioni: possono prendere iniziative per informare sia i medici che i pazienti delle nuove acquisizioni sulla sicurezza o l’efficacia di un farmaco, per consigliare di modificare il loro comportamento in modo da evitare o minimizzare eventi avversi, limitare l’accesso ai farmaci quando il profilo rischio/beneficio di un prodotto non è positivo per una certa popolazione di pazienti o adottare una combinazione di queste azioni. E ‘importante misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza, principalmente, per due motivi: • In primo luogo, le informazioni raccolte possono essere utilizzate per rivalutare benefici e rischi di farmaci, che sono stati oggetto di azioni per la minimizzazione del rischio (efficacia della minimizzazione del rischio); • In secondo luogo, la misurazione dell’impatto permette alle Autorità regolatorie di stabilire quali attività hanno successo e quali no e, di conseguenza, individuare le strategie per la generazione di effetti positivi, che contribuiranno allo sviluppo di un sistema proattivo di Farmacovigilanza dell’UE. In questo modo, la misurazione dell’impatto della Farmacovigilanza può supportare il monitoraggio dei singoli prodotti e sostenere gli sforzi per migliorare continuamente e ottimizzare il funzionamento delle attività. Obiettivo e principi guida della strategia Obiettivo della strategia PRAC è stabilire un approccio per misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza, che sia in grado di fornire dati, informazioni e conoscenze sulle principali azioni specifiche relative al prodotto, sulle decisioni e le attività chiave di Farmacovigilanza e sui fattori che contribuiscono al buon funzionamento del sistema. La strategia determinerà l’approccio concettuale, i principi, le parti interessate, le priorità e il supporto per la progettazione della raccolta di dati, informazioni e conoscenze. La strategia si fonda sui seguenti principi guida: • focus sulla salute; • metodo scientifico • coordinamento con l’attività della rete europea di Farmacovigilanza • collaborazione con Università, associazioni di pazienti, associazioni professionali di assistenza sanitaria e industria • fare leva sulle risorse esistenti • puntare su attività di Farmacovigilanza in cui i miglioramenti hanno probabilità di produrre benefici per i pazienti • concentrarsi su azioni relative a prodotti specifici in modo proporzionale al rischio. Approccio Misurare l’impatto La strategia PRAC ha individuato quattro aree principali: 1. efficacia delle azioni di minimizzazione del rischio 2. efficacia dei processi specifici di Farmacovigilanza; 3. promozione di una Farmacovigilanza efficace, che includa anche la fiducia e l’impegno di tutte le parti interessate. 4. definizione e sviluppo del metodo 1. Efficacia delle azioni di minimizzazione del rischio I titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio conducono frequentemente studi che misurano l’efficacia di attività di minimizzazione del rischio per i loro prodotti e sono tenuti a segnalare i risultati di questi studi alle Agenzie regolatorie. La raccolta sistematica di questi risultati consentirà una migliore conoscenza di dati raccolti, disegni degli studi e metodi di valutazione utilizzati dalle aziende, inoltre, permetterà di definire i criteri per individuare quali sono le attività ottimali per la minimizzazione del rischio e comprendere quali sono gli effetti dei differenti tipi di azione. Tali casi di studio possono migliorare il processo decisionale normativo e la comprensione dei fattori di successo, come è emerso nell’workshop EMA sulle misure di minimizzazione del rischio. Per le Agenzie regolatorie nazionali e l’EMA , esistono anche obblighi di legge di monitorare i risultati delle misure contenute nei piani di gestione del rischio. In questo contesto, diverse autorità nazionali e l’EMA stanno collaborando in uno studio pilota condotto all’interno della rete UE di Farmacovigilanza, per valutare l’efficacia delle misure di minimizzazione del rischio adottate per l’uso della codeina nei bambini, cosa che offre l’opportunità di valutare la fattibilità di studi pilota multi-database, che utilizzano un protocollo comune. Un altro esempio di valutazione dell’impatto delle procedure europee è lo studio previsto sull’utilizzo dei contraccettivi ormonali combinati in Europa, che comprende uno studio qualitativo sulla comunicazione istituzionale e la consapevolezza dei rischi e uno studio quantitativo sui modelli di prescrizione. Sarà necessario definire le priorità delle questioni, che saranno sottoposte a studi d’impatto. Il PRAC individuerà i punti sui quali si potrebbe innestare uno studio collaborativo all’interno o per conto della rete europea di Farmacovigilanza. I parametri da prendere in considerazione potrebbero includere la gravità di un problema di sicurezza, l’entità della possibile preoccupazione per la salute pubblica, la disponibilità di fonti di dati per lo studio e la fattibilità della raccolta dei dati. 2. Efficacia dei processi specifici di Farmacovigilanza La strategia si concentra anche sui processi di Farmacovigilanza (ad esempio la segnalazione spontanea delle sospette reazioni avverse, la rilevazione e gestione del segnale). L’impatto di tali attività non è attualmente misurato in modo sistematico. Potrebbero essere studiati, per esempio, il tempo necessario per rilevare un nuovo potenziale rischio e il lasso, che intercorre tra la rilevazione e l’adozione di azioni. Lo studio delle diverse procedure utilizzate in Farmacovigilanza permetterà di supportare un processo di miglioramento continuo. 3. I catalizzatori di una Farmacovigilanza efficace Fattori catalizzanti operano attraverso l’efficacia delle procedure di Farmacovigilanza e di minimizzazione dei rischi ed includono l’impegno e la fiducia dei pazienti e degli operatori sanitari. Diversi attori svolgono un ruolo fondamentale nelle attività di Farmacovigilanza, per esempio nel fornire informazioni attraverso la segnalazione di sospette ADR e modificando i comportamenti in risposta agli interventi di minimizzazione del rischio. È necessario il concorso di diversi fattori perché la Farmacovigilanza possa produrre effetti positivi sulla salute. Servono dati sulla risposta alle strategie di minimizzazione del rischio, per identificare le aree di preoccupazione o le incomprensioni che, se corrette, potrebbero aumentare l’efficacia della Farmacovigilanza nell’UE. L’indagine sugli operatori sanitari, condotta in nove Stati membri nell’ambito della SCOPE Joint Action (cfr. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/pharmacovigilance-joint-action-scope-londra-il-primo-stakeholder-forum) fornirà informazioni di grande rilevanza. Sulla base dei risultati di questa indagine, sarà determinata la necessità di ulteriori approfondimenti sui fattori, che determinano la fiducia e l’impegno di operatori sanitari e cittadini. 4. Definizione e sviluppo del metodo Attualmente, non esistono metodi condivisi per misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza sulla salute. Pertanto, al fine di supportare al meglio la strategia PRAC, sarà necessario definire e sviluppare le metodologie per gli studi di impatto. Saranno esplorati metodi di valutazione basati su parametri epidemiologici (come rischio attribuibile nella popolazione, prevalenza di esposizione, dati dei cambiamenti comportamentali, dati relativi ai cambiamenti terapeutici). Le principali fonti di dati per gli studi di impatto includeranno le cartelle sanitarie elettroniche, i dati delle prescrizioni e della dispensazione dei farmaci e i registri dei pazienti. L’individuazione delle fonti terrà conto anche dei risultati del sondaggio SCOPE sulle fonti di dati disponibili, negli Stati membri, per la Farmacovigilanza, oltre alle segnalazioni spontanee e all’elenco delle fonti registrate dalla Rete Europea dei centri di Farmacoepidemiologia e Farmacovigilanza (European Network of Centres for Pharmacoepidemiology and Pharmacovigilance ENCePP). Attività La strategia PRAC per misurare l’impatto della Farmacovigilanza si tradurrà in una migliore e più sistematica raccolta di dati da attività in corso, studi di impatto mirati e un ulteriore sviluppo del metodo. In termini di attività, ciò significa: • raccogliere i dati disponibili sulle attività esistenti all’interno della rete europea di Farmacovigilanza e il mondo accademico, relativi alla misurazione dell’impatto delle attività di Farmacovigilanza; • compilare sistematicamente i risultati di efficacia degli studi di minimizzazione del rischio effettuati dalle aziende; • individuare i dati raccolti di routine, per quanto riguarda le attività e le decisioni di Farmacovigilanza; • condurre studi collaborativi mirati su decisioni e atti normativi fondamentali (il PRAC definirà i criteri di priorità degli studi); • condurre studi mirati sui principali processi di Farmacovigilanza; • misurazione periodica degli aspetti di fiducia e impegno delle diverse parti; • individuare i metodi per realizzare studi di impatto, compresi gli studi sugli esiti per la salute. Come parte della strategia, nel 2016, sarà organizzato un workshop al fine permettere il confronto tra le parti interessate e la rete europea di Farmacovigilanza, per lo scambio di buone pratiche e informazioni sulle attività in corso e per creare sinergie tra le varie attività, a livello nazionale e internazionale. In allegato al documento, il piano di lavoro. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Other/2016/01/WC500199756.pdf http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2016/01/news_detail_002457.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 09/02/2016
- Uso di inibitori di pompa protonica e rischio di malattia renale cronica Uno studio basato sulla popolazione degli Stati Uniti. La malattia renale cronica (MRC) colpisce circa il 13,6% degli adulti, negli Stati Uniti ed è associata ad un sostanziale aumento del rischio di morte e di eventi cardiovascolari. La crescente prevalenza di MRC tra le comunità non può essere spiegata completamente dai trend dei fattori di rischio noti, come il diabete mellito e l’ipertensione, il che suggerisce che possano esistere altre cause concomitanti. L’uso di farmaci può essere un potenziale fattore di rischio, soprattutto in considerazione della tendenza alla politerapia. Individuare i fattori di rischio iatrogeni per la MRC può aiutare a promuovere il corretto uso dei farmaci e ridurre il carico della malattia nel mondo. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono trai farmaci più comunemente prescritti negli Stati Uniti, ed è stato stimato che tra il 25% e il 70% di tali prescrizioni è inappropriato. La durata di utilizzo si estende spesso al di là di quella consigliata dalle linee guida e c’è anche una tendenza all’uso degli IPP nei bambini. Fin dall’introduzione degli IPP nel mercato statunitense, nel 1990, diversi studi osservazionali hanno messo in correlazione il loro uso ad esiti negativi per la salute, non comuni, ma gravi, tra cui la frattura dell’anca, la polmonite acquisita in comunità, l’infezione da Clostridium difficile, la nefrite interstiziale acuta e il danno renale acuto. È plausibile che l’uso di IPP possa anche essere un fattore di rischio per l’insufficienza renale cronica, potenzialmente mediata da danno renale acuto ricorrente o ipomagnesiemia, che è stata associata all’uso di IPP e a MRC incidente. Non risultano studi basati sulla popolazione, che valutino l’associazione tra uso di IPP e rischio di malattia renale cronica. Obiettivi Quantificare l’associazione tra l’uso di IPP e MRC incidente, in una coorte basata sulla popolazione. Metodi Dalla Atherosclerosis Risk in Communities study (ARIC), una coorte di lunga durata basata sulla popolazione, sono stati arruolati 10.482 partecipanti con una velocità di filtrazione glomerulare stimata di almeno 60 ml/min/1,73 m2 e sono stati seguiti da una visita basale, tra il 1 Febbraio 1996 ed il 30 gennaio 1999, fino al 31 dicembre 2011. I dati sono stati analizzati da maggio a ottobre 2015. I risultati sono stati replicati in una coorte amministrativa di 248.751 pazienti con velocità di filtrazione glomerulare stimata di almeno 60 ml/min/1,73 m2, estratta dal Geisinger Health System, un sistema sanitario integrato della Pennsylvania. Esposizioni L’uso auto-riferito di IPP nella coorte dell’Atherosclerosis Risk in Communities study o una prescrizione ambulatoriale di IPP nella coorte replica dello Geisinger Health System. L’uso di H2 antagonisti era considerato un controllo negativo e confronto attivo. Principali risultati e misure La malattia renale cronica incidente è stata definita utilizzando i codici diagnostici di dimissione o morte nell’Atherosclerosis Risk in Communities Study e da un tasso di filtrazione glomerulare stimato inferiore a 60 ml/min/1,73 m2 nella coorte replica dello Geisinger Health System. Risultati L’età media dei 10.482 partecipanti dell’Atherosclerosis Risk in Communities study era di 63 anni, il 43,9% era di sesso maschile. Rispetto ai non utilizzatori, gli utilizzatori di IPP erano più frequentemente di razza bianca, obesi e utilizzatori anche di farmaci antipertensivi. L’uso di inibitori della pompa protonica è stata associato a MRC incidente in un’analisi non aggiustata (hazard ratio HR 1,45; IC 95% 1,11-1,90); nell’analisi aggiustata per le variabili demografiche, socio-economiche e cliniche (HR 1,50; IC 95% 1,14-1,96) e in analisi con l’uso di IPPI modellato come una variabile tempo-dipendente (HR aggiustato 1.35; IC 95% 1,17-1,55). L’associazione persisteva anche quando gli utenti di IPP al basale sono stati confrontati direttamente con gli utenti di H2 antagonisti (HR aggiustato 1.39; IC 95% 1,01-1,91) e appaiati per propensity score a non utilizzatori (HR 1,76; IC 95% 1,13-2,74). Nella coorte replica dello Geisinger Health System, l’uso di IPP è risultato associato a MRC in tutte le analisi, tra cui un disegno variabile nel tempo (HR aggiustato, 1.24; IC 95% 1,20-1,28). Il dosaggio di IPP due volte al giorno (HR aggiustato 1,46; IC 95% 1,28-1,67) era associato ad un rischio più elevato rispetto al dosaggio una volta al giorno (HR aggiustato 1.15; IC 95% 1,09-1,21). Conclusioni L’uso di inibitori della pompa protonica è associato ad un più alto rischio di malattia renale cronica incidente. Ulteriori ricerche dovrebbero valutare se, limitando l’uso di IPP, si riduce l’incidenza di MRC. B Lazarus, Y Chen, FP Wilson, Y Sang, AR Chang, J Coresh, ME Grams, Proton Pump Inhibitor Use and the Risk of Chronic Kidney Disease JAMA Intern Med. 2016;176(2):238-246. doi:10.1001/jamainternmed.2015.7193 Published online January 11, 2016. Corrected on February 29, 2016. Link: http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2481157 - 08/02/2016
- Uppsala Monitoring Centre Annual Report 2015 Il centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la Farmacovigilanza, Uppsala Monitoring Centre – UMC, ha pubblicato il report dell’attività 2015. L’UMC ha lo scopo di sostenere e promuovere la sicurezza dei pazienti mediante un’efficace attività di farmacovigilanza, a livello mondiale. Ha 121 paesi membri e 28 associati. Gestisce la banca dati mondiale delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco VigiBase®, che ha superato gli 11 milioni di schede e ne analizza i dati per rilevare eventuali segnali sicurezza: quest’anno ne sono stati rilevati, valutati e pubblicati 42. Inoltre, ha messo a punto e rende disponibili strumenti come il WHODrug™ Dictionary portfolio e VigiFlow®, VigiLyze ™, VigiAccess ™ ed altri per l’analisi dei dati. Il Centro di Uppsala si occupa anche di rilevare i rischi in specifiche popolazioni di pazienti, come la popolazione pediatrica o per aree geografiche. Garantisce, ai paesi che la richiedono, la consulenza per la creazione ed il mantenimento dei sistemi nazionali di farmacovigilanza. Nel 2015, il personale UMC ha tenuto corsi di formazione in Asia, Africa, Sud America ed Europa, sia sulle tematiche di base della Farmacovigilanza che su aree specifiche come la rilevazione del segnale, l’uso degli strumenti per la gestione dei dati come VigiFlow® e VigiLyze ™ , la comunicazione ed i processi di reporting. Ha organizzato due corsi annuali di formazione in Farmacovigilanza: ad Uppsala, si è tenuto il 17 ° corso, per 30 partecipanti provenienti da 26 paesi e in India il primo Asia-Pacifico, con la collaborazione della JSS University. Si sono tenuti seminari web, in cinque lingue, su una serie di argomenti ed è stato fornito supporto tecnico individuale in risposta a centinaia di quesiti e richieste di ricerca. Il Centro ha anche pubblicato linee guida, manuali e materiali di supporto per temi specifici, ha lanciato il canale UMC YouTube, che fornisce l’accesso ad un centinaio di sessioni formative e la campagna Take & Tell, volta ad accrescere la consapevolezza dell’importanza della farmacovigilanza e promuovere il corretto uso dei farmaci. Il Centro di Uppsala ha partecipato a due importanti progetti di collaborazione esterna, che si sono conclusi nel 2014: PROTECT (Pharmacoepidemiological Research on Outcomes of Therapeutics), un progetto europeo in collaborazione con l’EMA, centri nazionali di Regno Unito, Spagna e Danimarca e aziende farmaceutiche, volto a migliorare il monitoraggio del profilo rischio/beneficio valutando metodi per il rilevamento del segnale e SALUS, un progetto europeo che ha sviluppato strumenti e protocolli per la generazione di report di sicurezza dalle banche dati di cartelle cliniche elettroniche, collegando le diverse fonti di dati e fornendo gli strumenti per l’analisi. Un terzo progetto di collaborazione, recentemente avviato dal Centro di Uppsala, è WEB-RADR, che sperimenta l’utilizzo della telefonia mobile per la segnalazione delle Reazioni Avverse a Farmaco da parte di pazienti e professionisti sanitari. Uppsala Monitoring Centre Annual Report 2015 Link: http://www.who-umc.org/graphics/30657.pdf - 05/02/2016
- World Cancer Day 2016 Il 4 febbraio di ogni anno è stato dedicato alla lotta contro i tumori, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza ed evitare milioni di morti, nel mondo, grazie alla prevenzione, la diagnosi precoce e garantendo a tutti l’accesso al trattamento. La giornata mondiale contro il cancro è stata voluta dalla Union for International Cancer Control (UICC), un’organizzazione internazionale fondata nel 1933, che ha sede a Ginevra e della quale fanno parte oltre 800 enti (tra Ministeri della Salute, Istituti di Ricerca contro i tumori, gruppi di pazienti, ecc.), provenienti da 155 paesi del mondo. Ogni anno, il cancro causa 8.2 milioni di morti, nel mondo, 4 milioni dei quali trai 30 e i 69 anni. La giornata mondiale del cancro è un’opportunità per parlare di cancro ed educare a stili di vita più corretti. Vengono indicate due linee d’azione: una comunitaria, a livello globale (con lo slogan we can) e una individuale (I can) e viene fornita anche una bibliografia di riferimento, per ogni punto. Per l’azione globale, si indicano i seguenti passi: 1) INSPIRE ACTION, TAKE ACTION Ispirare l’azione dei Governi perché adottino provvedimenti, che riducono le morti premature per cancro, migliorano la qualità della vita ed i tassi di sopravvivenza. I due documenti di riferimento, condivisi a livello mondiale sono la World Cancer Declaration http://www.uicc.org/worldcancer-declaration e Transforming our World: The 2030 agenda for sustainable development https://sustainabledevelopment.un.org/post2015 2) PREVENT CANCER Informare adeguatamente la popolazione sulla correlazione tra stili di vita e cancro: un terzo dei casi è prevenibile con l’adozione di stili di vita più sani. Sempre più persone, nel mondo, sono esposte a fattori di rischio per il cancro, come fumo, dieta povera, vita sedentaria, ecc. Il fumo, in particolare, è il maggior fattore di rischio. Secondo l’OMS, il tabacco provoca il 22% di tutte le morti per cancro. Ridurre il consumo di tabacco vuol dire ridurre in maniera significativa il carico mondiale per diversi tipi di cancro (ai polmoni, alla cavità orale, laringe, faringe, esofago, pancreas, fegato, stomaco, ecc.). Anche il consumo di alcol è correlato al cancro (bocca, esofago, fegato, ecc.). I livelli crescenti di obesità costituiscono un problema di sanità pubblica, in molti paesi e sono, anche questi, fortemente correlati all’incremento del rischio di cancro (al seno, utero, ovaia, pancreas, esofago, fegato, ecc.) Lo World Cancer Research Fund International stima che, per le 13 tipologie di cancro più comuni, uno stile di vita più salutare (alimentazione corretta e attività fisica) permetterebbe di prevenire il 31% dei casi, negli Stati Uniti, il 32% in Gran Bretagna, il 25 in Brasile ed il 24 in Cina. 3) CHALLENGE PERCEPTIONS In molte culture e società, il cancro è un argomento tabù. Può essere utile l’adozione di campagne di informazione per sfatare le credenze sbagliate riguardo al cancro. I Governi possono svolgere un ruolo chiave diffondendo le informazioni corrette sugli interventi efficaci per la prevenzione, come per esempio i programmi di vaccinazione contro il papilloma virus (HPV) per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina. 4) CREATE HEALTHY ENVIRONMENTS Scuole e luoghi di lavoro possono essere incoraggiati ad applicare misure che favoriscano abitudini salutari, per esempio controllando il cibo delle mense e applicando il divieto di fumo. I datori di lavoro possono anche mettere in atto politiche, che prevengano l’esposizione dei lavoratori ad agenti cancerogeni. 5) IMPROVE ACCESS TO CANCER CARE Tutti hanno diritto di accedere alle cure, in qualunque parte del mondo e indipendentemente dalle condizioni economiche. 6) BUILD A QUALITY CANCER WORKFORCE Investire nella formazione del personale sanitario. 7) MOBILISE OUR NETWORKS TO DRIVE PROGRESS La Union for International Cancer Control (UICC) http://www.uicc.org/, come membro fondatore della NCD Alliance, riconosce l’importanza di fare sistema per raggiungere l’obiettivo di adottare azioni comuni per ridurre il carico globale delle malattie non trasmissibili e, tra queste, il cancro. Altre reti mondiali rilevanti per la lotta al cancro, sono, per esempio, la Cervical Cancer Action, http://www.cervicalcanceraction.org/home/home.php e il McCabe Centre for Law and Cancer http://www.mccabecentre.org/ che ha lo scopo di prevenire e controllare il cancro e altre malattie non trasmissibili (NCD), in particolare armonizzando le norme su commercio, investimenti, ecc. con quelle sanitarie. 8) SHAPE POLICY CHANGE Anche l’attività regolatoria dei governi può essere usata in maniera efficace per ridurre l’esposizione ai fattori di rischio e migliorare l’accesso alle medicine essenziali per il cancro. È già stata menzionata la tassazione del tabacco come la misura più efficace che i Governi possano adottare per ridurre l’esposizione al tabacco; altri interventi utili sono gli avvisi sui pacchetti e la proibizione della pubblicità delle sigarette e di cibi o bevande dannosi alla salute. Possono anche essere condotte azioni efficaci per migliorare l’accesso alle cure per il cancro. Per esempio, un gruppo di lavoro collaborativo della UICC e dell’OMS ha ottenuto una maggiore presenza di farmaci per il cancro all’interno della lista dei farmaci essenziali (the WHO Model List of Essential Medicines – EML http://www.who.int/medicines/publications/essentialmedicines/en/), che nell’ultima edizione (2015) include 16 nuovi trattamenti per il cancro. 9) MAKE THE CASE FOR INVESTING IN CANCER CONTROL Quantificare gli investimenti necessari per rendere accessibili, in tutto il mondo, strumenti e tecniche di diagnosi precoce e terapia (come la radioterapia, che è indicata in oltre il 50% dei nuovi pazienti). 10) WORK TOGETHER FOR INCREASED IMPACT Il carico mondiale del cancro può essere ridotto attraverso alleanze sinergiche tra governi, società civile e settore privato, che mettano insieme competenze complementari, per accelerare il progresso verso il raggiungimento di obiettivi e aspirazioni condivise. A questo scopo, nel 2013, la International Cancer Control Partnership (ICCP) ha lanciato il suo portale web, che supporta la condivisione di risorse complete e affidabili sull’argomento (www.iccp-portal.org ). Link: http://www.worldcancerday.org/ http://www.worldcancerday.org/about/2016-2018-world-cancer-day-campaign - 04/02/2016
- Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il documento elaborato dal gruppo di lavoro sulla Vaccinovigilanza. «L’intento è quello di fornire uno strumento per la valutazione delle reazioni avverse sperando di fare chiarezza in un ambito in cui le interpretazioni errate possono avere conseguenze molto rilevanti in Sanità pubblica. Nell’elenco sono stati quindi inseriti anche eventi a volte segnalati dopo vaccinazione, ma per i quali le evidenze disponibili non supportano l’ipotesi di una relazione causale con il vaccino, proprio per fornire elementi di chiarezza e sfatare falsi miti che, frequentemente tornano ad essere fonte di preoccupazione per il pubblico». Il documento aggiorna le definizioni DM 12/12/2003, alla luce delle evidenze disponibili, fornisce le finestre temporali per tipo di reazione e di vaccino e, dove possibile, l’incidenza per la specifica reazione/evento. Gli eventi trattati sono: ALTE (Apparent Life-Threatening Events), ADEM, Demielinizzazione, Encefalopatia, Encefalite, Anafilassi, Anemia emolitica autoimmune, Atassia, Cellulite, Convulsioni febbrili e non febbrili, Fallimento vaccinale, GBS: Sindrome di Guillain Barré, Intussuscezione, Iperpiressia, Ipotonia-iporesponsività (Hypotonic-Hyporesponsive Episode – HHE), Malattia viscerotropica, Neurite brachiale, Neurite ottica, Paralisi di Bell, Trombocitopenia: Porpora trombocitopenica, Vasculite. La guida dedica anche uno spazio ad eventi, che vengono segnalati, ma non sono correlabili ai vaccini. In particolare, si sofferma sui casi dell’autismo e della SIDS (Sudden Infant Death Syndrome: sindrome della morte improvvisa del lattante), segnalando le evidenze disponibili, alla luce delle quali gli allarmi diffusi nell’opinione pubblica risultano completamente ingiustificati. Al lavoro ha contribuito anche il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna con le Dott.sse Maria Erminia Stochino, Arianna Deidda e Simona Lampus. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/guida-alla-valutazione-delle-reazioni-avverse-osservabili-dopo-vaccinazione-01022016 - 04/02/2016
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su metformina, ritiro dal mercato di un lotto di Furosemid e Note Informative Importanti su Tarceva (erlotinib), ellaOne® (ulipristal acetato), Gilenya (fingolimod) e Viekirax. Comunicazione EMA su metformina Fonte: AIFA 29/01/2016 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una rivalutazione di tutti i medicinali a base di metformina, utilizzata per il trattamento del diabete di tipo 2. Tale revisione è stata richiesta dall’agenzia olandese per i medicinali (the Medicines Evaluation Board, MEB) a seguito di una valutazione della sicurezza dei medicinali a base di metformina, dalla quale è risultato che le evidenze scientifiche attualmente disponibili potrebbero non giustificare la controindicazione nei pazienti con moderata riduzione della funzionalità renale. Le raccomandazioni sulla prescrizione saranno riesaminate per armonizzare le raccomandazioni d’uso di metformina nei pazienti con problemi renali significativi. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-metformina-29012016 Ritiro dal mercato di un lotto del medicinale “Furosemide” Fonte: AIFA 26/01/2016 L’Agenzia Italiana del Farmaco comunica il ritiro dal mercato (Provvedimento AIFA/PQ&C/N°7389/P del 26/01/2016) di un lotto del medicinale “Furosemide Italfarmaco”, 20 mg/2 ml soluzione iniettabile, confezione da 5 fiale, lotto n. 15036 – scadenza 01/2018, di cui è titolare l’Azienda Italfarmaco spa, in seguito alla segnalazione del rinvenimento di una fiala di Diazepam Italfarmaco 10 mg/2 ml soluzione iniettabile in una confezione del lotto di “Furosemide Italfarmaco”. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/ritiro-dal-mercato-di-un-lotto-del-medicinale-%E2%80%9Cfurosemide%E2%80%9D-26012016 Nota Informativa Importante su Tarceva (erlotinib) Fonte: AIFA 14/01/2016 Tarceva non è più indicato per il trattamento di mantenimento dopo una prima linea di chemioterapia dei pazienti senza mutazioni attivanti il recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR). L’indicazione per il trattamento in prima linea di mantenimento è stata rivista come segue: “Tarceva è indicato anche come trattamento di mantenimento (switch maintenance) in pazienti con NSCLC localmente avanzato o metastatico con mutazioni attivanti dell’EGFR e malattia stabile dopo una prima linea di chemioterapia”. Sarà modificato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. La modifica si basa sui risultati dello studio IUNO. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-tarceva-erlotinib-14012016 Nota Informativa Importante su ellaOne® (ulipristal acetato) Fonte: AIFA 11/01/2016 EllaOne® (ulipristal acetato 30 mg) è stato approvato come contraccettivo di emergenza da assumersi entro 120 ore (5 giorni) da un rapporto sessuale non protetto o dal fallimento di altro metodo contraccettivo. Dal gennaio 2015, non è soggetto a prescrizione medica. Le donne che hanno assunto ellaOne® e riscontrano una gravidanza devono informarne il medico. La ditta titolare HRA PHARMA, su rischiesta delle Autorità Sanitarie Europee, ha aperto un registro delle gravidanze per raccogliere tutte le informazioni disponibili sulla sicurezza da donne, che hanno assunto ellaOne® in gravidanza o che hanno iniziato una gravidanza dopo aver assunto questo medicinale. Al registro possono accedere sia le donne che gli operatori sanitari. Registro delle gravidanze ellaOne® Link: http://www.hra-pregnancy-registry.com/it/ Riassunto delle Caratteristiche di prodotto Link: http://www.ema.europa.eu/docs/it_IT/document_library/EPAR_-_Product_Information/human/001027/WC500023670.pdf. Si ricorda che le segnalazioni di sospetta reazione avversa da farmaci, compreso il fallimento terapeutico, devono comunque essere inviate, a norma di legge, al responsabile di farmacovigilanza della struttura di appartenenza il quale è tenuto a inserirle nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili Link: http://www.farmaci-fc.it/segnalare-una-sospetta-reazione-avversa-a-farmaco-adr/ Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ellaone%C2%AE-ulipristal-acetato-11012016 Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) Fonte: AIFA 07/01/2016 Gilenya (fingolimod) è autorizzato per l’uso in monoterapia, come farmaco modificante la malattia, nella sclerosi multipla recidivante-remittente ad elevata attività. Può causare Reazioni Avverse gravi, dovute ai suoi effetti immunosoppressivi. In pazienti in trattamento con fingolimod sono stati segnalati, Carcinoma basocellulare, Leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) e altre infezioni da patogeni opportunisti, comprese le infezioni del sistema nervoso centrale (SNC). È necessario monitorare regolarmente l’emocromo completo, prima di iniziare il trattamento, 3 mesi dopo l’inizio e, successivamente, almeno ogni anno e in caso di insorgenza di infezione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-gilenya-fingolimod-07012016 Nota Informativa Importante su Viekirax Fonte: AIFA 04/01/2016 A livello mondiale, sono stati segnalati 26 casi (10 dei quali gravi) di scompenso epatico e insufficienza epatica in pazienti trattati con Viexirax (ombitasvir, paritaprevir, ritonavir) ed Exviera (dasabuvir). Viekirax ed Exviera sono usati per il trattamento dell’epatite cronica C negli adulti. A causa del rischio epatico, Viekirax con o senza Exviera, non è raccomandato nei pazienti con insufficienza epatica moderata (Child-Pugh B) e resta controindicato nei pazienti con grave insufficienza epatica (Child-Pugh C). I pazienti cirrotici devono essere monitorati I pazienti in trattamento con Viekirax ed Exviera devono prestare attenzione alla comparsa di sintomi di infiammazione, insufficienza o scompenso epatico ed informarne il medico. I pazienti con insufficienza epatica moderata in trattamento con Viekirax, con o senza Exviera, possono continuare la terapia, dopo una valutazione di rischi e benefici, ma vanno monitorati. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-viekirax-04012016 - 29/01/2016
- L’AIFA sui farmaci per l’epatite C I dati dei Registri di monitoraggio e l’editoriale del Direttore Generale Luca Pani. Registri AIFA: l’Agenzia fornisce le informazioni sui dati dei trattamenti con i nuovi farmaci per la cura dell’epatite C Dal 21.12.2015, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) pubblica, con cadenza settimanale, i dati aggiornati sui trattamenti con i nuovi farmaci ad azione antivirale diretta di seconda generazione (DAAs) per la cura dell’epatite C cronica, provenienti dai Registri di monitoraggio. Per garantire le nuove terapie a tutti i pazienti affetti da epatite C cronica e la sostenibilità del SSN, una Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA ha fissato i criteri per definire una strategia di accesso al trattamento, in base all’urgenza clinica. Ad oggi, sono disponibili cinque terapie e sono stati avviati al trattamento oltre 32.500 pazienti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/registri-aifa-l%E2%80%99agenzia-fornisce-informazioni-sui-dati-dei-trattamenti-con-i-nuovi-farmaci-5 Tabella riassuntiva dei Registri (DAAs) Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/RegistroDAAs_22122015.pdf Il “caso sofosbuvir”. Trasparenza e Responsabilità nel “posizionamento” dei farmaci innovativi Un editoriale del Direttore generale, prof. Luca Pani, aggiorna sul caso sofosbuvir/ Sovaldi e riflette sul punto chiave della questione, che è quello di fissare un prezzo del farmaco che sia remunerativo per l’azienda produttrice, ma contemporaneamente sia sostenibile per i sistemi sanitari nazionali e, di conseguenza, renda la terapia accessibile ai pazienti e possa essere garantito il diritto alla salute. Pani ricorda che l’AIFA, prima fra le agenzie regolatorie europee, aveva ritenuto il prezzo richiesto dalla casa produttrice eccessivo e non etico e aveva avviato una trattativa per negoziarlo in base al parere delle sue commissioni, con l’appoggio delle società scientifiche e delle associazioni dei pazienti e tenendo conto delle alternative terapeutiche, che stavano per essere approntate da altre ditte. Ricorda anche che il Ministero della Salute aveva dovuto stanziare fondi aggiuntivi, per garantire l’accesso alle cure e con l’obiettivo finale di eradicare l’epatite C; sottolinea, inoltre, che a giugno scade il contratto da 750.000.000 per i primi 50.000 pazienti con sofosbuvir e ledipasvir (Sovaldi e Harvoni) e si chiede se «l’azienda che si è arricchita più di qualunque altra nella storia della farmaceutica dal lancio globale nei primi anni di un suo farmaco» terrà fermo il prezzo per permettere di trattare un numero più elevato di pazienti o cercherà ancora di massimizzare il profitto. Conclude con la garanzia della massima attenzione da parte dell’AIFA: «Staremo a vedere e ve lo faremo sapere. Le luci sono accese e si chiamano appunto Trasparenza e Responsabilità, da parte di tutti». Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/il-%E2%80%9Ccaso-sofosbuvir%E2%80%9D-trasparenza-e-responsabilit%C3%A0-nel-%E2%80%9Cposizionamento%E2%80%9D-dei-farmaci-innovativ - 29/01/2016
- L’uso dei farmaci in Italia – rapporto OsMed (gennaio – settembre 2015) L’AIFA ha pubblicato, sul suo sito, il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, nei primi nove mesi del 2015, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed). Nei primi nove mesi del 2015, la spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 21.267 miliardi di euro (+7,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), rimborsata per il 76,5% dal SSN. La spesa farmaceutica territoriale pubblica è stata 9.727 milioni di euro (+9,6%), quella privata 6.122 milioni di euro (+2,3%) per un totale 15.849 milioni di euro, per il 61,4% a carico del SSN. I consumi per l’assistenza farmaceutica territoriale pubblica e privata: le ricette relative al consumo di medicinali in regime di dispensazione convenzionata sono state 447 milioni (-2,2%), il numero di DDD/ab die 1.041 milioni (+0,5%) e il numero totale di confezioni 1.404 milioni (+0,2%); di queste, 1.005 milioni di classe A (+0,6%) e 399 milioni di classe C (-0,8%). Il consumo di 1.041 milioni DDD/ab die corrisponde ad una spesa lorda pro-capite di classe A-SNN di 134,4 € (-0,7%), ad una spesa lorda pro-capite di classe C con ricetta di 36,9 € (+0,8%) e ad una spesa lorda pro-capite per farmaci di automedicazione di 29,8 € (+4,2%). In Sardegna, il consumo è stato di 1.135 DDD/ab die (+0,9%), la spesa lorda pro-capite di classe A-SNN di 153,2 € (+0,2%), la spesa lorda pro-capite di classe C con ricetta di 35,8 € (+0,6%) e la spesa lorda pro-capite per farmaci di automedicazione di 24,4 € (+1,5%). La spesa farmaceutica convenzionata lorda di classe A-SSN è stata di 8.127 milioni, a livello nazionale, quella pro-capite pesata 133,7, la variazione percentuale del costo medio di DDD è stata -1,2%; in Sardegna, la spesa farmaceutica convenzionata regionale lorda di classe A-SSN è stata 256,8 milioni, la spesa pro-capite pesata 153 e la variazione percentuale del costo medio di DDD -0,7%. Sia a livello nazionale che regionale sardo, la spesa convenzionata lorda pro-capite è composta, in primo luogo, dalla spesa per farmaci per il sistema cardiovascolare (Italia 41,8 € pro-capite, Sardegna 47,7), per l’apparato gastrointestinale e metabolismo (24,9; 33,1), per il sistema nervoso centrale (17,1; 19,8), il sistema respiratorio (13; 15,5) e gli antimicrobici per uso sistemico (10,7; 10,5). Il rapporto pubblica anche la lista dei primi trenta principi attivi per spesa farmaceutica convenzionata (che vede ai primi posti pantoprazolo, rosuvastatina e salmetrolo e altri anti-asmatici) e dei primi trenta principi attivi per consumo in regime di assistenza convenzionata di classe A-SSN (ai primi posti acido folico, ramipril e acido acetilsalicilico). Dal punto di vista della copertura brevettuale, la spesa per farmaci a carico del SSN riguarda, per il 78,4% farmaci coperti da brevetto e per il 21,6% farmaci a brevetto scaduto (6,1% farmaci equivalenti e 15,5% ex-originator compresi i co-marketing). Questo dato è la risultante di due realtà molto diverse tra loro: nel caso dell’assistenza convenzionata di classe A-SSN, la quota di spesa per farmaci a brevetto scaduto sale al 53,7%, mentre per la spesa delle strutture sanitarie pubbliche, la quota relativa ai farmaci a brevetto scaduto è solo il 2,2%. Per quanto riguarda il consumo, i farmaci a brevetto scaduto coprono il 70%, per i farmaci erogati in regime di assistenza convenzionata classe A-SSN arriva al 76% e scende al 27% per i farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche. La Sardegna è allineata al dato nazionale, sia per quanto riguarda la spesa per farmaci a brevetto scaduto, che costituisce il 20,3% della spesa totale (Italia 21.6%), che per i consumi: 68,6% sul totale DDD (Italia 70%). Il rapporto pubblica anche la lista dei primi venti principi attivi a brevetto scaduto. La spesa pro-capite del SSN è stata, a livello nazionale, di 133,1 € (+21,8%), il consumo in termini di DDD/1000 ab die 151,5 (-0,8%); in Sardegna, rispettivamente 162,6 € (+19,6%) e 158 (+0,9%). Quanto alle categorie terapeutiche, ai primi posti troviamo i farmaci antineoplastici e immunomodulatori con una spesa SSN pro capite di 49,1 € (+7,7%) e consumo di 9,3 DDD/1000 ab die (+1%), gli antimicrobici per uso sistemico 37,7 € (+94,9%) e 6,2 DDD/1000 ab die (+5,2%) ed il sangue ed organi emopoietici con 17,3 € pro-capite (+4,5%) e consumo di 39,4 DDD/1000 ab die (+6,4). A livello nazionale, la spesa per medicinali erogati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata di 5.259.477.158 €, per l’81,1% in distribuzione diretta e per il 18,9% in distribuzione per conto. In Sardegna, la spesa regionale per medicinali erogati dalle strutture sanitarie pubbliche è stata 101.976.987€, per l’82,9% relativo alla distribuzione diretta e per il 17,1% alla distribuzione per conto. Il rapporto pubblica anche una tabella dei primi 30 principi attivi in termini di spesa regionale per medicinali erogati in distribuzione diretta e per conto, che vede ai primi posti sofosbuvir con una spesa di 681.546.500 € (13%), fattore VIII (185.491.826 €; 3,5%) e adalimumab (184.972.895 €; 3,5%). Nell’ambito dell’assistenza farmaceutica ospedaliera ed ambulatoriale, i primi principi attivi per spesa regionale sono trastuzumab (172.758.892 €; 8%), bevacizumab (125.769.835 €; 5,8%) e rituximab (108.914.526€; 5%). Il rapporto rende noti anche i risultati del monitoraggio degli indicatori di appropriatezza d’uso Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale Gennaio-Settembre 2015. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2016. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-aifa-pubblica-il-rapporto-osmed-primi-9-mesi-2015-0 - 28/01/2016
- Uso materno di contraccettivi orali e rischio di difetti alla nascita Uno studio prospettico osservazionale di coorte sulla popolazione della Danimarca. Si stima che circa il 9% delle donne, che utilizzano contraccettivi orali inizi una gravidanza durante il primo anno; molte più donne interrompono l’uso dei contraccettivi orali quando pianificano una gravidanza e concepiscono entro pochi cicli mestruali . In entrambi i casi, il feto potrebbe essere esposto ad ormoni esogeni. Nonostante decenni di ricerca sulla sicurezza dell’uso dei contraccettivi orali, poco si sa circa l’associazione tra l’uso perigravidico di contraccettivi orali e la salute del nascituro. In particolare, non è chiaro se questi ormoni sessuali esogeni in circolo possano danneggiare il feto e per quanto tempo perdurino i loro effetti. La letteratura si è concentrata, principalmente, sui difetti alla nascita, ma i risultati sono contraddittori e poco attendibili, perché provengono da lavori datati e con notevoli limiti metodologici. Per quanto riguarda i meccanismi, gli ormoni sessuali esogeni hanno dimostrato di aumentare le concentrazioni plasmatiche della vitamina A, fatto che può essere teratogeno. Alcuni studi suggeriscono che i livelli dei folati sierici diminuiscano dopo l’uso di contraccettivi orali e rimangano ridotti fino a tre mesi dopo la sospensione; questo potrebbe causare una serie di difetti alla nascita. Metodi I dati sull’uso dei contraccettivi orali e i difetti maggiori alla nascita negli 880.694 nati vivi dei registri danesi, tra il 1997 e il 2011, sono stati raccolti in uno studio prospettico osservazionale di coorte. Gli autori hanno ipotizzato che l’esposizione al contraccettivo orale si sia protratta fino alla compilazione della prescrizione più recente. La principale misura di esito era il numero di difetti maggiori alla nascita, definiti secondo la classificazione della Vigilanza europea delle Anomalie Congenite (European Surveillance of Congenital Anomalies classification) durante un anno di follow-up. La regressione logistica ha stimato gli odds ratio di prevalenza dei difetti maggiori alla nascita e sottogruppi. Risultati La prevalenza di difetti maggiori alla nascita (ogni 1000 nati) è stata coerente in ogni gruppo di esposizione a contraccettivo orale: 25,1 mai utilizzati, 25.0 uso > 3 mesi prima dell’inizio della gravidanza (gruppo di riferimento); 24.9, uso 0-3 mesi prima della gravidanza (cioè, uso recente); 24.8 uso dopo l’inizio della gravidanza. Non è stato osservato alcun aumento della prevalenza di difetti maggiori alla nascita con l’esposizione a contraccettivi orali tra le donne con uso recente prima della gravidanza (odds ratio di prevalenza 0,98; IC 95 % 0,93-1,03) o con uso dopo l’insorgenza della gravidanza (0,95; 0,84-1,08), rispetto al gruppo di riferimento. Non c’era neanche nessun aumento della prevalenza di nessun sottogruppo di difetti alla nascita. Limitazioni Non si sa se le donne abbiano effettivamente assunto contraccettivi orali fino al data della prescrizione più recente. La rarità di alcuni difetti alla nascita rende difficoltosa la disaggregazione dei dati. È possibile la presenza di un confondimento residuo. L’analisi manca di informazioni sui folati, uno dei meccanismi proposti. Conclusioni Non è stato osservato alcun aumento del rischio di difetti maggiori alla nascita associato all’esposizione a contraccettivi orali subito prima o durante la gravidanza. Questa osservazione è rassicurante sia per le donne che per i medici. BM Charlton, D Mølgaard-Nielsen, H Svanström, J Wohlfahrt, B Pasternak, M Melbye, Maternal use of oral contraceptives and risk of birth defects in Denmark: prospective, nationwide cohort study BMJ 2016; 352 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.h6712 (Published 06 January 2016) Link: http://www.bmj.com/content/352/bmj.h6712 - 25/01/2016
- 14° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia 2015 Il documento elabora i dati, relativi al 2014, del Data Base AIFA e della Banca Dati EudraCT. Nel 2014, sono state presentate 723 Sperimentazioni Cliniche (SC), ma le statistiche del documento si riferiscono alle 682 valutate (9,5% di Fase I, 37,2% di Fase II, 42,5% di Fase III, 10,4% di Fase IV e 0,3% Bioeq / Biod). Le SC, che hanno ottenuto l’autorizzazione sono 592: per il 67,2% si tratta di sperimentazioni multicentriche internazionali, 14,4% multicentriche nazionali, 13,0% monocentriche nazionali, 4,2% monocentriche internazionali e 1,2% non specificato. Le sperimentazioni autorizzate, per tipologia della popolazione in studio, sono per il 96,3% su pazienti, 1,5% su volontari sani, 1% pazienti e volontari sani e 1.2% non specificato. Per quanto riguarda il sesso della popolazione in studio, l’86,7% è su femmine e maschi, il 7,8% su femmine, il 4,7% su maschi e lo 0,8% non specificato. Quanto all’area terapeutica, ai primi tre posti troviamo: neoplasie (38,9%), malattie del sistema nervoso (6,9%) e malattie del sistema cardiovascolare (6,4%). Le tipologie di medicinali sono: principio attivo di natura chimica 66,6%, principio attivo di natura biologica/biotecnologica 28,2%, ATIMP 2%, principio attivo di natura chimica e biologica/biotecnologica 1,7%, non specificato 1,5%. Il 23,5% delle sperimentazioni cliniche autorizzate riguarda malattie rare (per il 75% promotore profit e 25% no profit). Considerando tutte le sperimentazioni cliniche approvate nel 2014, il 71,6% proviene da un promotore profit ed il 28,4% no profit. Il disegno dello studio è per il 63,3% controllato, per il 35,8% non controllato e per il rimanente 0,8% non specificato. Le finalità delle sperimentazioni (la stessa sperimentazione può comprendere più finalità e quindi essere conteggiata più volte) sono, principalmente, la valutazione di sicurezza (89,7%), efficacia (89,2%) e terapia (54,4%); la bioequivalenza è all’ultimo posto con lo 0,2%. Delle SC autorizzate, le 272 (45,9%) con ATC di almeno un farmaco in test specificato, vedono ai primi posti: antineoplastici e immunomodulatori (46,9%), sangue e organi emopoietici (11,4%) e sistema nervoso (7,2%). La sezione finale del Rapporto è dedicata all’aggiornamento normativo. Nel 2014, è stato pubblicato ed è entrato in vigore il Regolamento (UE) n. 536/2014 del 16 aprile 2014 sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, che abroga la direttiva 2001/20/CE. Da ottobre 2014, inoltre, l’Osservatorio sulla Sperimentazione Clinica ha iniziato a sperimentare la piattaforma telematica, che dovrà essere a pieno regime per dicembre 2017. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Rapporto_OsSC_14-2015-2.pdf - 22/01/2016
- Rischio cardiovascolare associato all’uso della claritromicina Uno studio basato sulla popolazione di Hong Kong. La claritromicina è un antibiotico macrolide comunemente prescritto e indicato per le infezioni del tratto respiratorio, infezioni da Mycobacterium avium complex in pazienti con HIV e infezioni della pelle e dei tessuti molli. Insieme con amoxicillina o metronidazolo ed un inibitore di pompa protonica, è utilizzata anche per il trattamento delle infezioni da Helicobacter pylori. Sono stati condotti diversi studi controllati e randomizzati per indagare gli effetti della claritromicina nei pazienti con malattie cardiovascolari. Tra questi, il primo studio randomizzato controllato ha mostrato che l’uso della claritromicina per tre mesi sembrava ridurre il rischio di eventi cardiovascolari in 1.5 anni. Tuttavia, un altro trial randomizzato e controllato, con un follow-up di due anni, ha dimostrato che nei pazienti che hanno avuto un bypass coronarico, il trattamento a breve termine con claritromicina non riduceva significativamente il tasso di eventi cardiovascolari, rispetto al placebo. Al contrario, è stato segnalato un rischio di mortalità cardiovascolare a tre anni significativamente più alto che col placebo e anche una maggiore mortalità per tutte le cause, tra i pazienti con malattie coronariche che avevano ricevuto un ciclo di claritromicina una volta al giorno per due settimane. Oltre agli studi randomizzati, uno studio di coorte ha riferito un rischio di morte cardiaca associato all’uso di claritromicina (su un follow-up di sette giorni tra la popolazione generale) notevolmente più elevato rispetto alla penicillina V. Un altro studio di coorte ha anche trovato un più alto rischio di eventi cardiovascolari uno anno dopo il trattamento con claritromicina, rispetto ad altri antibiotici tra i pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva e polmonite acquisita in comunità. Data l’incertezza dell’aumento del rischio cardiovascolare con la claritromicina e la possibilità di effetti ben oltre il periodo di utilizzo, gli autori hanno condotto uno studio osservazionale sulla popolazione di Hong Kong per verificare se la claritromicina è associata ad esiti cardiovascolari. Metodi Sono stati confrontati gli esiti cardiovascolari in adulti (età ≥18 anni) trattati con claritromicina orale o amoxicillina, dal 2005 al 2009, ad Hong Kong. Ogni paziente trattato claritromicina è stato abbinato ad uno o due trattati con amoxicillina, per età, sesso e anno di calendario. L’analisi di coorte comprendeva pazienti che hanno ricevuto claritromicina (n = 108.988) o amoxicillina (n = 217.793). La serie caso-controllo e l’analisi case-crossover hanno incluso anche i pazienti che hanno ricevuto la terapia per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori contenente claritromicina. L’outcome primario era l’infarto miocardico. Gli esiti secondari erano la mortalità per tutte le cause, cardiaca o non cardiaca, aritmia e ictus. Risultati Il propensity score (indice di propensione) aggiustato di infarto miocardico 14 giorni dopo l’inizio del trattamento antibiotico era 3,66 (IC 95% 2,82-4,76) confrontando l’uso di claritromicina (132 eventi, tasso di 44,4 per 1000 anni-persona) con l’uso di amoxicillina (149 eventi, 19,2 per 1000 anni-persona), non è stato osservato aumento del rischio a lungo termine. Allo stesso modo, i tassi degli esiti secondari (ad eccezione dell’ictus) sono aumentati in modo significativo (rispetto all’amoxicillina) solo con la terapia di claritromicina in corso. Anche nell’analisi caso-controllo, è risultata un’associazione tra la terapia in corso per l’eradicazione dell’Helicobacter pylori a base di claritromicina ed eventi cardiovascolari. Il rischio è tornato al basale dopo la conclusione del trattamento. Conclusioni In questo studio sulla popolazione, la claritromicina non è risultata associata ad aumento del rischio cardiovascolare a lungo termine, ma è stato osservato un aumento del rischio a breve termine di infarto del miocardio, aritmia e morte cardiaca, mentre la terapia è in atto. La claritromicina dev’essere, quindi, prescritta con cautela, soprattutto ai pazienti con alto rischio cardiovascolare basale. AYS Wong, A Root, IJ Douglas, CSL Chui, EW Chan, Y Ghebremichael-Weldeselassie, CW Siu, L Smeeth, ICK Wong, Cardiovascular outcomes associated with use of clarithromycin: population based study BMJ 2016;352:h6926 http://dx.doi.org/10.1136/bmj.h6926 Link: http://www.bmj.com/content/352/bmj.h6926 - 21/01/2016
- Ageing: debate the issues L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – OCSE/ Organisation for Economic Co-operation and Development – OECD pubblica il rapporto 2015 sull’invecchiamento della popolazione. Oggi ci sono oltre 900 milioni di persone oltre i 60 anni, nel mondo e arriveranno a 2.4 miliardi nel 2050. In Italia, il numero degli over 65 sulla popolazione è raddoppiato dal 1963 al 2013, passando da 1 su 10 a 1 su 5. L’invecchiamento della popolazione è la risultante della diminuzione della natalità e dell’allungamento della vita. I tassi di natalità diminuiscono in tutto il mondo. Nel 1970, nell’area OCSE, la media era 2.7 bambini per donna; oggi è 1.7. In tutti i paesi OCSE (ad eccezione di Israele) il tasso di natalità è sceso al di sotto del tasso di sostituzione (2.1), necessario per mantenere la popolazione stabile. Questa tendenza non riguarda più solamente i paesi sviluppati, ma inizia ad interessare anche i paesi in via di sviluppo. In India, per esempio, il tasso è sceso da 5.5 bambini/donna (1970) a 2.5 (2012). Viviamo più a lungo: l’aspettativa di vita alla nascita supera, ormai, gli 80 anni in molti paesi del mondo. In Italia, l’aspettativa di vita alla nascita (2013) è di 82.8 anni per la popolazione generale, 80.3 anni per gli uomini e 85.2 per le donne. Il rapporto nasce dalla constatazione del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale e valuta quali effetti potrà avere questa grande trasformazione demografica sui diversi aspetti della nostra vita: lavoro, salute, pensione, finanze personali e, in ultima analisi, sulla crescita economica dei paesi; cercando anche di capire come si dovranno riorganizzare le strutture cittadine ed i sistemi sanitari, per adeguarsi alle nuove esigenze. OECD Insights – AGEING: DEBATE THE ISSUES © OECD 2015. Link: http://www.oecd-ilibrary.org/docserver/download/0115131e.pdf?expires=1453277419&id=id&accname=guest&checksum=F42E7E126CE8A30CE906261349A47C48 - 20/01/2016
- Domperidone e rischio di morte cardiaca improvvisa Uno studio francese di Farmacovigilanza. Obiettivi Scopo di questo studio è stimare il numero di morti cardiache improvvise attribuibili all’uso di domperidone, in Francia nel 2012. Metodi Calcolo della frazione attribuibile, funzione dell’incremento del rischio di morte cardiaca improvvisa indotto dal domperidone e della prevalenza dell’esposizione. Moltiplicando la frazione attribuibile per il rischio di morte cardiaca improvvisa nella popolazione francese, gli autori hanno stimato il numero di morti cardiache improvvise attribuibili al domperidone. Risultati In Francia, l’uso di domperidone causa 231 morti all’anno, nella popolazione di età ≥18 anni. Conclusioni Questo rischio dovrebbe essere preso in debita considerazione, dai medici, al momento di prescrivere il farmaco. C Hill, P Nicot, C Piette , K Le Gleut , G Durand,B Toussaint. Estimating the number of sudden cardiac deaths attributable to the use of domperidone in France. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2015 May;24(5):543-7. doi: 10.1002/pds.3771. Epub 2015 Mar 31. Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pds.3771/abstract - 15/01/2016
- Efficacia, sicurezza e tollerabilità dell’aumento della farmacoterapia con aripiprazolo nel trattamento della depressione resistente in tarda età Un trial randomizzato, controllato in doppio cieco con placebo. La depressione maggiore resistente al trattamento è comune nelle persone anziane, ma poco si sa circa i vantaggi ed i rischi dell’aumento della farmacoterapia. Questo lavoro valuta se l’aripiprazolo è associato ad una maggiore probabilità di remissione, rispetto al placebo. Metodi È stato condotto un trial randomizzato, controllato con placebo in doppio cieco, in tre centri degli Stati Uniti e in Canada, per testare l’efficacia e la sicurezza di un aumento con aripiprazolo in pazienti di età ≥60 anni, con depressione resistente al trattamento (Montgomery Asberg Depression Rating Scale [MADRS ] punteggio ≥15). I pazienti, che non hanno ottenuto remissione durante un pre-studio con la venlafaxina a rilascio prolungato (150-300 mg/die) sono stati randomizzati (1: 1) per l’aggiunta di aripiprazolo (dose target di 10 mg [massimo 15 mg] al giorno) o placebo per 12 settimane. La randomizzazione generata dal computer è stata fatta in blocchi e stratificata. Solo l’amministratore del database ed i farmacisti erano a conoscenza del trattamento assegnato. L’endpoint primario era la remissione, definita come un punteggio MADRS di 10 o meno (e di almeno 2 punti sotto il punteggio all’inizio della fase randomizzata) in entrambe le ultime due visite consecutive, analizzata per intention to treat. Dal 20 Luglio 2009 al 30 dicembre 2013, sono stati reclutati 468 partecipanti ammissibili, 181 dei quali (39%) non hanno avuto miglioramento e sono stati assegnati random al trattamento con aripiprazolo (n = 91) o placebo (n = 90). Lo studio è stato registrato presso il ClinicalTrials.gov, col numero NCT00892047. Risultati Si è avuta remissione in un numero maggiore di partecipanti del gruppo aripiprazolo, rispetto al gruppo placebo: 40 [ 44 % ] vs 26 [ 29 %] partecipanti (odds ratio 2.0 [IC 95 % 1.1-3.7]; p = 0.03; numero necessario da trattare 6.6 [IC 95 % 3.5-81.8]). L’acatisia è stata la Reazione Avversa da aripiprazolo più comune (riportata in 24 [26 %] dei 91 partecipanti in trattamento con aripiprazolo vs 11 [12 %] dei 90 con placebo). Rispetto al placebo, l’aripiprazolo è stato anche associato a più parkinsonismo: 15 su 86 partecipanti [17 %] contro 2 su 81 [2 %], ma non a ideazione suicidaria emergente dal trattamento (13 [21 %] di 61 vs 19 [29 %] di 65 partecipanti) o ad altre variabili di sicurezza misurate. Conclusioni Negli adulti di età ≥ 60 anni, che non ottengono remissione della depressione con un antidepressivo di prima linea, l’aggiunta di aripiprazolo è efficace nel raggiungere e mantenere la remissione. Le preoccupazioni sono relative al rischio di acatisia e Parkinson. EJ Lenze, BH Mulsant, DM Blumberger, JF Karp, JW Newcomer, SJ Anderson, MA Dew, MA Butters, JA Stack, AE Begley, CF Reynolds III. Efficacy, safety, and tolerability of augmentation pharmacotherapy with aripiprazole for treatment-resistant depression in late life: a randomised, double-blind, placebo-controlled trial. The Lancet Volume 386, Issue 10011, 12–18 December 2015, Pages 2404–2412 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(15)00308-6 Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)00308-6/abstract - 14/01/2016
- Profilo di sicurezza ed efficacia della terapia con infliximab Uno studio prospettico di sorveglianza post-marketing. È stato condotto uno studio prospettico di sorveglianza post-marketing su larga scala per valutare la sicurezza e l’efficacia di Infliximab in pazienti giapponesi con psoriasi a placche, artrite psoriasica, psoriasi pustolosa ed eritroderma psoriasica. Lo studio è stato condotto su tutti i pazienti con psoriasi trattati con Infliximab, dopo la sua approvazione in Giappone. Infliximab è stato somministrato a 5 mg/kg alle settimane 0,2 e 6 e ogni 8 settimane. I pazienti sono stati arruolati in serie ed osservati per 6 mesi per valutare la sicurezza e l’efficacia. La sicurezza e l’efficacia sono state valutate in 764 e 746 pazienti, rispettivamente. L’incidenza di Reazioni Avverse a Farmaco gravi è stata del 22,51% e 6,94%, rispettivamente e le Reazione da Infusione sono state 6,15% e 1,31%, rispettivamente, dati comparabili con i risultati della sorveglianza post-marketing su 5.000 pazienti con artrite reumatoide, in Giappone. Le principali Reazioni Avverse al farmaco durante il periodo di follow-up sono state infezioni (5,10%), tra cui polmonite ed herpes zoster, mentre non è stata osservata tubercolosi. I profili di sicurezza sono risultati equivalenti, indipendentemente dal tipo di psoriasi. Non sono stati rilevati nuovi problemi di sicurezza. I tassi di risposta nel miglioramento globale ed il tasso di miglioramento medio dello Psoriasis Area and Severity Index in tutti i pazienti erano 88,0% e 85,0%, rispettivamente. Da notare che l’efficacia era equivalente per ciascun tipo di psoriasi e per ciascuna regione del corpo. Infliximab è risultato efficace anche sui sintomi della psoriasi pustolosa, sintomi comuni e psoriasi ungueale, nonché nel miglioramento della qualità della vita. Si è confermato molto efficace e ben tollerato nel trattamento della psoriasi refrattaria compresa psoriasi pustolosa ed eritroderma psoriasica. Hideshi Torii, Tadashi Terui, Miyuki Matsukawa, Kazumi Takesaki, Mamitaro Ohtsuki, Hidemi Nakagawa, The Japanese Dermatological Association (JDA) PMS committee. Safety profiles and efficacy of infliximab therapy in Japanese patients with plaque psoriasis with or without psoriatic arthritis, pustular psoriasis or psoriatic erythroderma: Results from the prospective post-marketing surveillance. Article first published online: 24 DEC 2015 DOI: 10.1111/1346-8138.13214. Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/1346-8138.13214/abstract - 14/01/2016
- Ricoveri d’emergenza per emorragia maggiore associata all’uso di anticoagulanti orali diretti Un lavoro analizza gli accessi ad un reparto di pronto soccorso, dovuti a questa grave Reazione Avversa a Farmaco (ADR). Metodi Nel corso di un periodo di tre anni (2012-2014) sono stati identificati pazienti di età superiore ai 16 anni, per sintomi emorragici, attraverso ricerche computerizzate. Sono stati selezionati i pazienti che rispondevano ad almeno uno dei seguenti criteri, che definiscono l’emorragia grave: shock emorragico, emodinamica instabile, necessità di trasfusioni o procedura emostatica o pericolo di vita. Risultati Sono stati inclusi 54 pazienti (23 trattati con dabigatran, 30 con rivaroxaban e 1 con apixaban) 2 nel 2012, 35 nel 2013 e 17 nel 2014. L’età media era 84 anni (range 63-99) con un sex ratio di 1.16. Le complicanze emorragiche sono state gastrointestinali (n = 27), intracraniche (n = 12) o varie (n = 15). L’indicazione degli anticoagulanti orali diretti era per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale in 49 casi e trombosi venosa profonda in 5 casi. L’ospedalizzazione è stata richiesta per 45 pazienti (83%), con una durata media della degenza di 8,5 giorni. Per 16 pazienti è stata necessaria la terapia intensiva. La terapia di inversione è stata prescritta in 11 pazienti. Ad 1 mese, la mortalità complessiva è stata del 24%, raggiungendo il 41,7% per l’emorragia intracranica. Trai pazienti sopravvissuti, la terapia con anticoagulanti orali diretti è stata interrotta in 10 casi, continuata in 17 e sostituita con altri antitrombotici in 17. Conclusioni Questo studio contribuisce alla sorveglianza post-marketing delle complicanze emorragiche maggiori associate all’uso di anticoagulanti orali diretti e aumenta la conoscenza su questa ADR grave nei reparti d’emergenza. È necessaria particolare attenzione nella valutazione di rischi e benefici, soprattutto negli anziani. J Bouget, E Oger. Emergency admissions for major haemorrhage associated with direct oral anticoagulants. Thromb Res. 2015 Dec;136(6):1190-4. doi: 10.1016/j.thromres.2015.10.036. Epub 2015 Oct 29. Link: http://www.thrombosisresearch.com/article/S0049-3848(15)30168-7/abstract - 13/01/2016
- Farmaci generici e biosimilari: uso e spesa L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato sul Journal of Generic Medicines, un lavoro, che si basa sui dati dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMED). La Spesa farmaceutica in Italia è stata, nel 2014, 26,6 miliardi di euro, corrispondenti all’1,7% del PIL. L’AIFA ha messo a punto uno strumento di monitoraggio e analisi dettagliata del consumo e della spesa farmaceutica: l’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMED), che raccoglie i dati della popolazione assistibile italiana (oltre 35 milioni di persone di tutte le fasce d’età) ed è diventato, nel giro di pochi anni, il più grande data warehouse sanitario di popolazione non selezionata, nel mondo. L’analisi della Spesa farmaceutica territoriale 2014 del Sistema sanitario italiano, descritta nel Rapporto OsMed sull’uso dei farmaci in Italia, mostra che il 46,6% della spesa pro capite (66,8 euro), corrispondente al 69,3 % dei consumi (DDD/1000 abitanti per giorno), è rappresentato da medicinali non protetti da brevetto. La spesa per farmaci off-patent, composta da ex-originator, tra cui co-marketing (30,4 %) ed equivalenti (16,3%), è aumentata del 46,6 %, in linea con l’andamento del ultimi cinque anni. In un confronto europeo, l’Italia è uno dei paesi con i più bassi livelli di consumo di farmaci generici, prima solo dell’Irlanda e della Grecia; mentre Germania, Regno Unito e Francia sono in testa alla classifica con una spesa farmaceutica per equivalenti che supera il 30 %. Per quanto riguarda i biosimilari in Italia, un’analisi dettagliata mostra un aumento del consumo specialmente per fattori di crescita e epoetine, che si è tradotto in una riduzione dei costi pro-capite rispettivamente dell’11,0 % e del 3,0 %, rispetto all’anno precedente. L’AIFA ha anche sviluppato un indicatore specifico (numero di pazienti con un nuovo ciclo di terapia con epoetina biosimilare alfa/numero totale di pazienti con un nuovo ciclo di terapia con epoetina alfa), che tiene conto del risparmio ottenibile aumentando il numero di pazienti che iniziano un nuovo ciclo di terapia con epoetina biosimilare alfa per il trattamento dell’anemia. Ogni variazione di un punto percentuale dell’indicatore porta ad una riduzione della spesa complessiva dello 0,09 % e ad un risparmio di 145,366 euro. L’incremento dei pazienti naȉve trattati con biosimilari di epoetina alfa, verificatosi negli ultimi tre anni, ha permesso un risparmio di quasi 8 milioni euro nella spesa di farmaci per l’anemia. Lo sviluppo e l’uso di generici e biosimilari rappresenta un’opportunità per ottimizzare l’efficienza dei sistemi sanitari e soddisfare la crescente domanda di servizi sanitari, in termini di efficacia, personalizzazione e sicurezza delle terapie. Tuttavia, per salvaguardare la salute dei pazienti e contenere la spesa, è fondamentale fornire ad operatori sanitari, pazienti e cittadini informazioni affidabili e trasparenti per garantire e promuovere un adeguato e corretto uso di tali farmaci. A Monaco, F Mammarella, A Cangini, R Marini, A Marengoni, P Russo, S Pecorelli, L Pani, Generic and biosilimilar medicines use and expenditure: A report from the National Observatory on the Use of Medicines (OsMed) of the Italian Medicines Agency (AIFA), Journal of Generic Medicines: November 26, 2015, doi: 10.1177/1741134315618535 Link: http://jgm.sagepub.com/content/early/2015/11/25/1741134315618535.full.pdf+html - 12/01/2016
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su Gilenya (fingolimod). Comunicazione EMA su Gilenya (fingolimod) Fonte: AIFA 18/12/2015 L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha emanato nuove raccomandazioni per minimizzare il rischio di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) e di carcinoma basocellulare nei pazienti trattati con Gilenya. La PML è una rara infezione cerebrale causata dal John Cunningham (JC) virus, che provoca sintomi che possono essere simili a quelli di un attacco di sclerosi multipla e può esitare in una grave disabilità o morte. I pazienti devono essere valutati prima e durante il trattamento con Gilenya. Prima di iniziare il trattamento con Gilenya, deve essere effettuata una Risonanza Magnetica (RMN) basale di riferimento (entro i 3 mesi precedenti). Se è sospettata una PML, la RMN deve essere effettuata immediatamente e il trattamento con Gilenya deve essere sospeso fino a che la PML non sia esclusa. Per quanto riguarda il rischio di carcinoma basocellulare, è raccomandata una valutazione clinica della pelle prima di iniziare il trattamento e poi annualmente durante il trattamento. Gilenya non deve essere usato nei pazienti con carcinoma basocellulare o con qualsiasi altro tipo di cancro. Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) per Gilenya sarà aggiornato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-gilenya-fingolimod-18122015 - 30/12/2015
- La vaccinazione antinfluenzale in gravidanza Una revisione sistematica e meta-analisi della letteratura sul rischio di malformazioni congenite in seguito alla vaccinazione antinfluenzale materna. Obiettivi e metodi È stata condotta una ricerca degli articoli di letteratura sui database: PubMed, Scopus ed Embase fino a dicembre 2014, su ClinicalTrials.gov fino a maggio 2015, nonché sulla bibliografia degli articoli più rilevanti. Sono state cercate le combinazioni dei termini “influenza,” “vaccin*,” “pregnan*,” “safe*,” “adverse,” “congenital,” “malformation,” “defect,” e “anomal*.” Sono stati selezionati gli studi, che esaminavano l’associazione tra l’immunizzazione materna con vaccino contro l’influenza inattivato (trivalente stagionale o monovalente H1N1) ed il rischio di malformazioni congenite. Sono stati esclusi gli studi senza o con inadeguato gruppo di controllo (confronto con i tassi della popolazione o con altri tipi di vaccino). È stata condotta una meta-analisi sui lavori selezionati. Risultati Il rischio di anomalie congenite dopo la vaccinazione antinfluenzale è stato esaminato in 15 studi: 14 di coorte (eventi per vaccinato rispetto ai non vaccinati: 859/32.774 [2,6%] rispetto a 7644/245.314 [3,1%]) e un studio caso-controllo (vaccinati per casi rispetto ai controlli: 1.351/3.618 [37,3%] rispetto ai 511/1.225 [41,7%]). Otto studi riguardavano la vaccinazione al primo trimestre (eventi per vaccinati rispetto ai non vaccinati: 258/4733 [5,4%] rispetto a 6470/196.054 [3,3%]). Non è stata trovata alcuna associazione tra i difetti congeniti e la vaccinazione antinfluenzale in qualunque trimestre di gravidanza (Odds Ratio [OR] 0.96 Intervallo di Confidenza al 95% 0,86-1,07; 15 studi; I2=36) o al primo trimestre (OR 1,03, 0,91-1,18; otto studi; I2=0). Nel valutare solo le malformazioni maggiori, non è stato rilevato alcun aumento del rischio dopo la vaccinazione in qualunque trimestre (OR 0,99, 0,88-1,11; 12 studi; I2=31.5) né al primo trimestre (OR 0.98, 0,83-1,16; sette studi; I2=0). Né i vaccini adiuvati (OR 1,06, 0,95-1,20; cinque studi; I2=18.8), né i non adiuvati (OR 0.89, 0.75-1.04, sette studi; I2=22.6) sono risultati associati ad aumentato rischio di difetti congeniti. Conclusione Questa revisione sistematica non ha indicato un aumentato rischio di anomalie congenite in seguito alla vaccinazione antinfluenzale materna e incrementa le prove sulla sicurezza della vaccinazione antinfluenzale in gravidanza. KA. Polyzos, AA Konstantelias, CE Pitsa, ME Falagas, Maternal Influenza Vaccination and Risk for Congenital Malformations A Systematic Review and Meta-analysis Obstetrics & Gynecology: November 2015 – Volume 126 – Issue 5 – p 1075–1084 doi: 10.1097/AOG.0000000000001068 Link: http://immunizationforwomen.org/uploads/Maternal_Influenza_Vaccination_and_Risk_for.24%20(1).pdf - 29/12/2015
- Politerapia appropriata e medicina di sicurezza: quando molti non sono troppi Il lavoro delinea le prospettive attuali e le sfide future per la pratica clinica e per la ricerca e conclude che la prescrizione di più farmaci è potenzialmente problematica, ma non necessariamente inappropriata. La prescrizione di più farmaci, o politerapia, è sempre più comune nella pratica clinica, in particolare nella popolazione anziana (età ≥65 anni). Questo è dovuto a molteplici fattori, tra cui l’aumento della speranza di vita e la conseguente crescita della prevalenza di multimorbilità (cioè la presenza di due o più condizioni di lungo termine), come anche la maggiore disponibilità di trattamenti farmacologici efficaci e l’esistenza di linee guida che sostengono l’uso di più farmaci per la prevenzione ed il trattamento di varie condizioni. La politerapia è spesso clinicamente indicata e utile in condizioni specifiche (es. diabete mellito e ipertensione) e popolazioni di pazienti (es. pazienti con multimorbilità). Tuttavia, l’uso di più farmaci crea dei rischi per la sicurezza per i pazienti. Ad esempio, un’analisi dei dati delle prescrizioni erogate ad una comunità di 310.000 adulti in Scozia ha individuato nel numero di farmaci dispensati la caratteristica più fortemente associata a potenziali interazioni farmacologiche gravi; l’81% dei pazienti trattati con ≥15 farmaci era esposto a potenziali interazioni gravi rispetto all’11% di quelli trattati con 2-4 farmaci. Le interazioni farmacologiche sono una forma di Reazione Avversa a Farmaco (ADR) e sono una causa prevenibile di ricoveri. Storicamente, la politerapia è stata vista negativamente a causa dei rischi per la sicurezza, ma recentemente si è iniziato a vedere la politerapia come un fattore di rischio di sottoprescrizione. E ‘ormai riconosciuto che la prescrizione di “molti” farmaci può essere del tutto appropriata in pazienti con diverse patologie croniche e che i rischi di ADR possono essere notevolmente ridotti quando viene preso in considerazione il quadro clinico del paziente. Bilanciare i benefici clinici ed i rischi per la sicurezza associati all’uso di più farmaci è un compito difficile. Questo articolo delinea le prospettive attuali e le sfide per la pratica clinica e per la ricerca, per quanto riguarda la politerapia e suggerisce l’adozione del termine ‘ politerapia appropriata ‘ per differenziare la prescrizione di “molti” farmaci e “troppi” farmaci. Conclusioni Nella pratica clinica attuale, in cui la prescrizione di più farmaci è sempre più comune negli adulti con multimorbilità ed età avanzata , distinguere tra molti farmaci e troppi farmaci si sta dimostrando sempre più complesso. Le precedenti ipotesi che politerapia sia sinonimo di ‘troppi farmaci o prescrizione inappropriata sono state minate, perché quando viene preso in considerazione il quadro clinico del paziente, la prescrizione di molti farmaci può risultare appropriata. Concettualizzare la politerapia come una soglia numerica è inutile perché non riesce a considerare che l’appropriato numero di farmaci varia in base alle esigenze cliniche del singolo paziente e può portare all’eliminazione di farmaci potenzialmente benefici , fatto che può ugualmente costituire un rischio per la sicurezza ed il benessere del paziente. Gli autori sostengono che il termine, politerapia dovrebbe essere inteso come la prescrizione di più farmaci e, piuttosto che quantificare il termine in base al numero di farmaci prescritti, una maggiore enfasi dovrebbe essere posta sulla qualificazione del termine in base all’appropriatezza clinica della combinazione di farmaci per quel dato paziente. Propongono un maggiore uso del termine ‘ politerapia appropriata ‘ per favorire una maggiore considerazione del quadro clinico sottostante la prescrizione e una maggiore accettazione del concetto che la prescrizione di più farmaci è potenzialmente problematica, ma non necessariamente inappropriata. CA Cadogan, C Ryan, CM Hughes, Appropriate Polypharmacy and Medicine Safety: When Many is not Too Many Drug Saf DOI 10.1007/s40264-015-0378-5 Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-015-0378-5 - 29/12/2015
- Abbassamento della pressione sanguigna per la prevenzione di malattie cardiovascolari e morte Una revisione sistematica e meta-analisi. I vantaggi del trattamento per abbassare la pressione sanguigna, al fine di prevenire malattie cardiovascolari, sono noti. Tuttavia sono meno chiari i differenti effetti del del trattamento ai diversi livelli di pressione basale, per le diverse classi di farmaci e in presenza di comorbidità . Gli autori hanno effettuato una revisione sistematica ed una meta -analisi per chiarire questi aspetti. Metodi Su MEDLINE, sono stati cercati grandi trial clinici riguardanti l’abbassamento della pressione arteriosa, pubblicati tra il 1 gennaio 1966 ed il 7 luglio 2015 e, sulla letteratura medica, trial fino al 9 novembre 2015. Sono stati considerati eleggibili per l’inclusione tutti gli studi randomizzati e controllati riguardanti il trattamento per ridurre la pressione sanguigna, che avessero incluso un minimo di 1000 pazienti-anno di follow- up in ogni braccio di studio. Nessuno studio è stato escluso a causa della presenza di comorbidità al basale ed erano ammissibili anche i trial di farmaci antipertensivi per indicazioni diverse dall’ipertensione. Sono stati estratti i dati di sintesi delle caratteristiche dello studio e gli esiti di eventi cardiovascolari maggiori, malattia coronarica, ictus, scompenso cardiaco, insufficienza renale e morte per tutte le cause. È stata fatta una meta-analisi a effetti fissi ponderata con l’inverso della varianza, per combinare i risultati. Risultati Sono stati identificati 123 studi con 613.815 partecipanti. La meta-analisi di regressione ha mostrato riduzioni del rischio relativo proporzionali alla grandezza delle riduzioni della pressione arteriosa raggiunti. Ogni riduzione di 10 millimetri Hg della pressione sistolica ha ridotto significativamente il rischio di eventi cardiovascolari (rischio relativo [RR] 0.80, IC 95% 0.77-0.83), malattia coronarica (0 .83, 0.78-0.88), ictus (0.73, 0.68-0.77) e di insufficienza cardiaca (0.72, 0.67-0.78), che, nelle popolazioni studiate, ha portato ad una significativa riduzione del 13% della mortalità per tutte le cause (0.87, 0.84-0.91). Tuttavia, l’effetto sull’insufficienza renale non è risultato significativo (0.95, 0.84-1.07). Simili riduzioni dei rischi proporzionali (per 10 mm Hg di abbassamento della pressione sistolica) sono stati osservati in studi con più alta media al basale della pressione sanguigna sistolica e con più bassa media della pressione arteriosa sistolica basale (tutti ptrend> 0.05). Non vi era alcuna prova evidente che la riduzione proporzionale dei rischi di malattie cardiovascolari maggiori differisse dalla storia della malattia di base, tranne che per il diabete e le malattie renali croniche, per i quali sono stati rilevate più piccole, ma significative, riduzioni del rischio. I beta-bloccanti sono risultati inferiori ad altri farmaci per la prevenzione di eventi cardiovascolari maggiori, ictus e insufficienza renale. I calcio-antagonisti erano superiori ad altri farmaci per la prevenzione dell’ictus. Per la prevenzione dello scompenso cardiaco, i calcio antagonisti erano inferiori e i diuretici erano superiori alle altre classi di farmaci. Il rischio di bias è stato giudicato basso per 113 prove e poco chiaro per 10 prove. L’eterogeneità dei risultati era da bassa a moderata; la I2 statistica per l’eterogeneità degli eventi cardiovascolari maggiori è stata del 41%, per la malattia coronarica del 25%, per l’ictus del 26%, per l’insufficienza cardiaca del 37%, per l’insufficienza renale del 28% e del 35% per la mortalità per tutte le cause. Interpretazione L’abbassamento della pressione arteriosa riduce in modo significativo il rischio cardiovascolare per vari livelli di pressione arteriosa basale e comorbidità. I risultati di questo lavoro forniscono prove a sostegno della riduzione della pressione sanguigna sistolica a valori inferiori a 130 mmHg e del trattamento per i soggetti con una storia di malattia cardiovascolare, malattia coronarica, ictus, diabete, insufficienza cardiaca e malattia renale cronica. D Ettehad, CA Emdin, AKiran, SG Anderson, T Callender, J Emberson, J Chalmers, A Rodgers, K Rahimi, Blood pressure lowering for prevention of cardiovascular disease and death: a systematic review and meta-analysis The Lancet, 2015 Published Online: 23 December 2015 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(15)01225-8 Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(15)01225-8/abstract - 28/12/2015
- Ibuprofene versus fosfomicina Un trial controllato e randomizzato confronta trattamento sintomatico con FANS e trattamento antibiotico, per le infezioni delle vie urinarie non complicate nelle donne. Lo studio si pone l’obiettivo di rispondere alla domanda se il trattamento sintomatico dell’infezione semplice del tratto urinario (IVU) con ibuprofene possa ridurre il tasso di prescrizione di antibiotici senza un significativo aumento di sintomi, ricadute o complicazioni. Metodi Tra gli assistiti di 42 medici di medicina generale tedeschi, sono state reclutate donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni con sintomi tipici di IVU e senza fattori di rischio o complicazioni e assegnate in modo casuale al trattamento con una singola dose di 3 g di fosfomicina (n = 246; 243 analizzate) o ibuprofene 3 × 400 mg (n = 248; 241 analizzate) per tre giorni (e placebo in entrambi i gruppi). In entrambi i gruppi, è stato successivamente prescritto un trattamento antibiotico aggiuntivo se necessario in caso di peggioramento o sintomi persistenti o ricorrenti. Gli endpoint primari erano il numero di cicli di trattamento antibiotico nei giorni 0-28 (per IVU o altre condizioni) e la gravità dei sintomi nei giorni 0-7. Il punteggio dei sintomi includeva disuria, frequenza/urgenza e dolore basso addominale. Risultati e limiti dello studio Le 248 donne del gruppo ibuprofene hanno ricevuto cicli inferiori di antibiotici, hanno avuto una gravità totale significativamente più alta di sintomi e pielonefrite. Si sono verificati quattro eventi avversi gravi che hanno comportato il ricovero ospedaliero; uno di questi è stato potenzialmente correlato al farmaco in studio. I risultati devono essere interpretati con cautela in quanto potrebbero applicarsi alle donne con sintomi lievi o moderati piuttosto che a tutte quelle con IVU semplice. Cosa aggiunge questo lavoro Due terzi delle donne con IVU non complicata trattata sintomaticamente con ibuprofene sono guarite senza antibiotici. Il trattamento sintomatico iniziale è un possibile approccio da discutere con le donne che vogliono evitare di usare subito gli antibiotici e accettano di sopportare sintomi leggermente superiori. I Gágyor, J Bleidorn, MM Kochen, G Schmiemann, K Wegscheider, E Hummers-Pradier, Ibuprofen versus fosfomycin for uncomplicated urinary tract infection in women: randomised controlled trial BMJ 2015; 351 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.h6544 (Published 23 December 2015) Link: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h6544 - 28/12/2015
- Agenzia Italiana del Farmaco: Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Regionale L’AIFA ha pubblicato i dati della Spesa farmaceutica regionale relativi al periodo gennaio-agosto 2015. La Spesa farmaceutica lorda (spesa farmaceutica a prezzi al pubblico comprensiva di IVA) è stata 7.305,6 milioni di euro, la Spesa netta (spesa farmaceutica a carico del SSN comprensiva di IVA, al netto degli importi derivanti da ticket e altri sconti a carico della filiera distributiva) 5.703,5 milioni di euro, che equivalgono, rispettivamente, a -0,3% e -0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le ricette erogate in regime di assistenza farmaceutica convenzionata sono state 399.037.278 (-2%), in Sardegna 13.134.253 (+0,7%). La spesa sostenuta dal cittadino per le compartecipazioni è stata, complessivamente, 1.014.301.099 euro (+2%); in Sardegna, 18.847.806 (+6,7%). Nella nostra regione, la spesa farmaceutica convenzionata netta nel periodo gennaio-agosto 2015 è stata di 191.816.971 euro, con un incremento dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. I consumi, in termini di DDD (Dosi Definite Giornaliere) di fascia A sono stati, a livello nazionale, 16.500.127.606 (+8,3%), nella nostra isola 498.724.757 (+9,6%). La spesa per la distribuzione diretta di fascia A è stata 2.781.537.756 (+29,7%), a livello nazionale, in Sardegna 100.784.515 (+15,8%). La Spesa farmaceutica territoriale italiana è stata di 8.658.321.899 euro, che equivale al 12% circa, mentre il tetto programmato era l’11,35% del fabbisogno sanitario nazionale (FSN); nella nostra regione, è stata 288.043.168 euro, che corrisponde al 14,6% del fabbisogno sanitario regionale (FSR). Le regioni virtuose, che hanno rispettato il tetto programmato sono state: Toscana, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Valle d’Aosta, Veneto e le province autonome di Trento e Bolzano. La spesa farmaceutica ospedaliera nazionale ha superato i 4 milioni di euro, circa il 5% del FSN, mentre il tetto di spesa programmato era del 3,5%. La spesa farmaceutica ospedaliera della Sardegna è stata di 326.193.746 euro, che corrisponde al 6,3% del fabbisogno sanitario. Per la Spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera era stato fissato un tetto di spesa del 14,85% del FSN, l’incremento nazionale è stato del 17,17%, quello sardo del 20,95%, le virtuose sono state solo: Valle d’Aosta e province autonome di Trento e Bolzano. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/estratto_Monitoraggio_Spesa_Regionale_gen-ago_2015.pdf - 23/12/2015
- Genere, Salute e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile Un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riflette sull’impatto di genere e condizioni economico-sociali sulla salute. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals SDG) affrontano, tra gli altri problemi globali: la salute e il benessere per tutti (obiettivo 3); la parità di genere (obiettivo 5) e la riduzione delle disuguaglianze all’interno e tra i paesi (obiettivo 10). Il termine “genere” si riferisce agli aspetti delle diversità di donne e uomini socialmente costruiti, mentre “sesso” si riferisce alle differenze puramente biologiche. La parità di genere è talvolta intesa in senso stretto, come riguardante solo le differenze tra uomini e donne, ma per raggiungere la salute e il benessere generale, è necessaria una visione più ampia. Per rispondere alle molteplici disuguaglianze di genere, è necessario intendere il genere come un processo sociale e relazionale, piuttosto che semplicemente sottolineando le differenze tra uomini e donne. Una comprensione estesa di genere e salute, come plasmati da relazioni economiche, politiche e culturali, fornisce un nuovo punto di partenza per i progressi in un’ottica di sviluppo sostenibile. Nel 2012, il 7,6% delle morti maschili è stato attribuito all’alcol, contro il 4,0% delle morti femminili. Più uomini che donne muoiono di tubercolosi, incidenti stradali e altre cause violente. Le norme sociali e le aspettative possono aumentare i rischi per la salute degli uomini: molte comunità considerano i comportamenti salutari come poco virili e, di conseguenza, riducono la volontà degli uomini di curarsi. La mascolinità può essere espressa anche in modi negativi e pericolosi, come per esempio la violenza contro le donne o pratiche sessuali che espongono il partner al virus dell’HIV. Tali comportamenti possono essere dovuti a convenzioni o alla parziale rottura degli equilibri del genere maschile sotto la pressione di povertà e cambiamenti economici. Il genere deve essere compreso all’interno di un contesto locale complesso e specifico. Attraverso le diverse esperienze di uomini e donne, si può arrivare a capire il genere come un fenomeno dinamico e dovuto a molteplici fattori sociali, che si intersecano e impattano sulla salute. Si consideri, ad esempio, il comportamento di due donne dello stesso villaggio. Una cammina dritto attraverso il villaggio, arrivando dal medico in venti minuti. Un’altra cammina per due ore attorno al perimetro del villaggio per raggiungere lo stesso luogo. La prima donna è di casta superiore e sposata con il capo del villaggio; la seconda fa parte della tribù e il marito ha una tubercolosi non trattata, in parte a causa di una mancanza di risorse e in parte a causa di pregiudizi di genere che rendono gli uomini riluttanti a cercare assistenza medica. Diverse esperienze di oppressione e di privilegio condizionano la salute, il benessere e la malattia di questi abitanti del villaggio. Etnia e povertà sono fattori determinanti che si intersecano con il genere e insieme contribuiscono a rendere più lungo il tragitto per andare a curarsi. Da questo punto di vista, la donna tribale può avere più cose in comune con il marito, con il quale condivide le stesse lotte, che non con la moglie del capo. Nel loro insieme, gli SDG riflettono un’interpretazione estesa di genere, che comprende una serie di ineguaglianze e considera sia gli uomini che le donne. L’equità di genere si fonda sui principi dei diritti umani ed è centrata sul concetto di universalità. L’integrazione di genere richiede azioni concrete per eliminare le disuguaglianze nelle nostre politiche e pratiche. Bisogna fare in modo che la copertura sanitaria e le misure di protezione finanziaria includano i più emarginati. È necessario monitorare le disuguaglianze sanitarie, raccogliere i dati che riflettono reddito, genere, età, etnia, status migratorio, disabilità e condizioni di vita. È necessario migliorare la copertura dei servizi sanitari eliminando le barriere in tutti i settori. Le comunità possono essere mobilitate attraverso meccanismi di responsabilità, partecipazione e gruppi d’azione e apprendimento. Nel loro insieme, queste misure contribuiranno al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. È tempo di costruire sui risultati duramente conquistati di genere e di salute delle donne, con una prospettiva allargata di giustizia sociale. Questa esplorazione del genere nelle sue sfumature rappresenta la più grande sfida e, insieme, la più profonda speranza per la salute, il benessere e la dignità per tutti. Veronica Magar Gender, Equity and Human Rights, Bulletin of the World Health Organization 2015;93:743. doi:http://dx.doi.org/10.2471/BLT.15.165027 Link: http://www.who.int/bulletin/volumes/93/11/15-165027/en/ - 22/12/2015
- Uso pregravidico di contraccettivi orali e peso del neonato alla nascita Uno studio di coorte prospettico su 5.921 donne danesi. Pochi studi hanno valutato l’associazione tra l’uso pregravidico di contraccettivi orali (CO) ed il peso alla nascita ed i risultati sono stati contrastanti. Gli autori di questo lavoro hanno condotto uno studio prospettico di coorte su 5.921 donne, che programmavano una gravidanza, in Danimarca, per valutare il tipo di CO, la durata dell’utilizzo e l’intervallo prima del concepimento in relazione al peso del bambino alla nascita. Le donne arruolate hanno compilato questionari on-line e riportato informazioni dettagliate sulla storia contraccettiva e le covariate al basale. Hanno, poi, compilato dei questionari bimestrali di follow-up per aggiornare il loro stato di gravidanza fino a 12 mesi o fino al concepimento. I dati del peso alla nascita sono stati rilevati dal registro medico danese delle nascite (Danish Medical Birth Registry) per 4.046 nati vivi partoriti dalle partecipanti allo studio tra il 2008 e il 2010. È stata applicata un’analisi di regressione lineare multivariata e log-binomiale per il controllare i fattori confondenti. Il peso medio alla nascita è stato più elevato per i bambini di donne che avevano usato contraccettivi orali entro 0-1 mese (differenza media = 97 g, IC 95% 26, 168) o 2-6 mesi (differenza media = 40 g, IC -5, 85) prima del concepimento, rispetto a più di 12 mesi prima del concepimento. Il peso medio alla nascita era più basso per i neonati di madri, che avevano fatto uso di contraccettivi orali per lunghi periodi: la differenza media tra l’utilizzo di CO≥12 anni e <4 anni è risultata -85 g (IC 95% -158, -11). I risultati indicano che l’uso pregravidico di anticoncezionali orali entro 6 mesi dal concepimento può essere associato ad un piccolo aumento di peso alla nascita, ma la lunga durata di impiego può avere l’effetto opposto. Le evidenze sono state più forti per i neonati di sesso maschile, per le madri che hanno utilizzato CO di 2 ° e 4 ° generazione e per quelle che hanno utilizzato CO con un dosaggio di estrogeni più alto. EE Hatch, KA Hah, EM Mikkelse, AH Riis, H Toft Sorensen, KJ Rothman, LA Wise, Pre-gravid oral contraceptive use in relation to birth weight: a prospective cohort study European Journal of Epidemiology November 2015, Volume 30, Issue 11, pp 1199-1208 First online: 16 June 2015 doi:10.1007/s10654-015-0053-2 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-015-0053-2 - 21/12/2015
- Antidepressivi di seconda generazione versus terapie cognitive comportamentali nel trattamento della depressione Una revisione sistematica e meta-analisi. Quali sono rischi e benefici comparati di antidepressivi della seconda generazione e terapie comportamentali cognitive (CBT) nel trattamento iniziale del disturbo depressivo maggiore, negli adulti? Il presente lavoro si pone l’obiettivo di rispondere a questa domanda. Metodi La ricerca dei lavori è stata condotta su Medline, Embase, the Cochrane Library, the Allied and Complementary Medicine Database, PsycINFO, e Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature da gennaio1990 fino a gennaio 2015. Sono stati selezionati 11 trial controllati e randomizzati, che confrontano un antidepressivo di seconda generazione e CBT, dieci trial che confrontano la monoterapia antidepressiva con CBT da sola e tre che confrontano la monoterapia antidepressiva con antidepressivo più CBT. Risultati La meta-analisi non ha trovato differenza di efficacia statisticamente significativa tra antidepressivi di seconda generazione e CBT per risposta (risk ratio 0,91, 0,77-1,07), remissione ( 0,98 , 0,73-1,32) o cambiamento in 17 voci della Hamilton Rating Scale for Depression score (differenza media pesata -0,38 , da -2,87 a 2,10). Allo stesso modo, non sono state riscontrate differenze significative nei tassi di overall study discontinuation (risk ratio 0,90, 0,49-165) o sospensione imputabili alla mancanza di efficacia (0,40, 0,05-2,91 ). Anche se un maggior numero di pazienti trattati con un antidepressivo di seconda generazione, rispetto a quelli che ricevevano CBT, si è ritirato dagli studi a causa di Reazioni Avverse, la differenza non era statisticamente significativa (risk ratio 3,29, 0,42-25,72). Non si possono trarre conclusioni neanche su altri esiti, a causa della mancanza di prove. I risultati devono essere interpretati con cautela data la forza delle prove generalmente bassa. Lo scopo di questa recensione è limitato ai trial, che arruolano pazienti adulti con disturbo depressivo maggiore e confrontavano un antidepressivo di seconda generazione con CBT, ma molti degli studi inclusi hanno carenze metodologiche, che possono limitare l’attendibilità dei risultati. Conclusioni I dati disponibili non segnalano differenze significative tra gli effetti del trattamento della depressione maggiore con antidepressivi di seconda generazione e terapie comportamentali cognitive, da soli o in combinazione. Nel processo decisionale, il clinico dovrebbe prendere in considerazione non solo l’efficacia degli antidepressivi di seconda generazione e della terapia cognitivo-comportamentale, ma anche le preferenze dei pazienti circa i potenziali eventi avversi, i costi e la disponibilità di ogni trattamento, nonché gli effetti attesi. Il maggiore ostacolo ad offrire la psicoterapia, da sola o in combinazione con la terapia farmacologica, può essere la difficoltà di accesso ai servizi di salute mentale. Dato che i vantaggi di antidepressivi di seconda generazione e terapia cognitivo-comportamentale non sembrano differire in modo significativo nel trattamento del disturbo depressivo maggiore, entrambi dovrebbero essere resi ugualmente accessibili (da soli o in combinazione) ai pazienti delle cure primarie. Accedere alla psicoterapia nelle cure primarie potrebbe migliorare i risultati del trattamento, l’uso delle consultazioni psichiatriche e la terapia, nonché il coordinamento delle cure tra i medici di assistenza primaria e professionisti della salute mentale. Può anche avere l’ulteriore effetto di ridurre lo stigma associato alla malattia mentale in generale, mettendo in grado i pazienti di affrontare non solo la depressione, ma anche altri problemi di salute mentale ed incoraggiarli a cercare il trattamento precocemente, nella fase iniziale della malattia e continuarlo. HR Amick, G Gartlehner, BN Gaynes, C Forneris, GN Asher, LC Morgan, E Coker-Schwimmer, E Boland, LJ Lux, S Gaylord, C Bann, CB Pierl, KN Lohr, Comparative benefits and harms of second generation antidepressants and cognitive behavioral therapies in initial treatment of major depressive disorder: systematic review and meta-analysis Link: http://www.bmj.com/content/bmj/351/bmj.h6019.full.pdf - 18/12/2015
- Cosmetovigilanza Come segnalare gli Effetti Indesiderabili correlati all’uso di cosmetici. L’articolo 23 del Regolamento dell’Unione Europea n. 1223/2009 sui prodotti cosmetici, in vigore dall’11 luglio 2013 nel territorio UE, stabilisce che le case produttrici di cosmetici e/o i ditributori segnalino all’Autorità competente dello Stato membro (che in Italia è il Ministero della Salute) gli Effetti Indesiderabili Gravi (EIG) correlati all’uso di cosmetici, di cui vengono a conoscenza, indicando anche il nome del prodotto e le eventuali misure correttive adottate. La norma prevede che gli Effetti Indesiderabili possano essere segnalati anche da consumatori, parrucchieri, estetisti, ecc. e dai professionisti sanitari. Le due apposite schede di segnalazione sono scaricabili dal sito del Ministero e devono, poi, essere inviate tramite fax al numero 06.59943776 o alla casella di posta elettronica cosmetovigilance.italy@sanita.it o posta certificata dgfdm@postacert.sanita.it. Link: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3846&area=cosmetici&menu=vigilanza - 17/12/2015
- Associazione tra l’insorgenza di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) ed uso off-label dei farmaci in una popolazione adulta Uno studio canadese, sul database delle cure primarie, confronta l’incidenza delle ADR relative all’uso dei farmaci on e off-label, supportato o meno da evidenze scientifiche. L’uso off-label di farmaci, che richiedono prescrizione medica è considerato una rilevante causa di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) prevenibili nei bambini; ma, ad oggi, non è stata eseguita alcuna indagine sistematica sugli effetti dell’uso off-label di farmaci negli adulti. Obiettivi Il lavoro ha l’obiettivo di monitorare e valutare l’uso off-label dei medicinali soggetti a prescrizione e il suo effetto sulle ADR in una popolazione adulta. Metodi È stato utilizzato il database delle cure primarie del Quebec (Canada), Medical Office of the XXIst Century electronic health record, che contiene i dati delle cartelle cliniche elettroniche con le prescrizioni e gli esiti del trattamento. È stata arruolata una coorte di 46.021, pazienti che hanno ricevuto 151.305 farmaci prescritti. Le prescrizioni fatte dal 1 ° gennaio 2005 al 30 dicembre 2009 sono state seguite dalla data di prescrizione alla fine del trattamento o alla sua interruzione o alla fine del follow-up (30 dicembre 2010). Principali risultati e misure Le ADR correlate all’uso off-label, con o senza una forte evidenza scientifica. Ai dati è stata applicata l’analisi multivariata di regressione di Cox. Risultati Sono state riscontrate, in totale, 3.484 ADR sui 46.021 pazienti dello studio, con un tasso di incidenza di 13,2 casi ogni 10.000 persone-mesi. Il tasso di ADR per l’uso off-label (19,7 per 10.000 persone-mesi) è risultato superiore a quello on-label (12,5 casi ogni 10.000 persone-mesi) (hazard ratio aggiustato [AHR] 1.44; IC 95% 1,30-1,60). L’uso off-label senza forte evidenza scientifica ha avuto un più alto tasso di ADR (21,7 per 10.000 persone-mese) rispetto all’uso on-label (AHR, 1,54; IC 95% 1,37-1,72). L’uso off-label, con una forte evidenza scientifica ha avuto lo stesso rischio di ADR dell’uso on-label (AHR, 1,10; IC 95% 0,88-1,38). I rischi di ADR sono risultati più alti per i farmaci approvati nel periodo 1981-1995 (14,4 per 10.000 persone-mesi, AHR, 1.62; IC 95% 1.45-1.80), per quelli utilizzati da donne (14,3 per 10.000 persone-mesi; AHR , 1,17; IC 95% 1,06-1,28), per i pazienti che prendevano da 5 a 7 farmaci (12,1 per 10.000 persone-mesi, AHR, 3,23; IC 95% 2,66-3,92), per i pazienti trattati con farmaci cardiovascolari (15,9 per 10.000 mesi-persona; AHR, 3,30; IC 95% 2,67-4,08) e anti-infettivi (66,2 per 10.000 persone-mesi, AHR, 6,33; IC 95% 4,58-8,76). I pazienti con un aumento di 1 unità nella continuità dell’indice di cura hanno avuto un aumento del 19% di ADR (AHR, 1,19; IC 95% 1,12-1,26). Conclusioni L’uso off-label dei farmaci soggetti a prescrizione è associato ad un più alto tasso di ADR dell’uso on-label; ma l’uso off-label supportato da una forte evidenza scientifica ha avuto lo stesso rischio di ADR dell’uso on-label. Deve essere, quindi, usata cautela nel prescrivere l’uso off-label di farmaci, se non è supportato da una forte evidenza scientifica. Gli autori suggeriscono che, per il futuro, si progettino cartelle cliniche elettroniche che consentano la sorveglianza post-marketing delle indicazioni di trattamento e degli esiti, per monitorare la sicurezza dell’uso on e off -label dei farmaci. T Eguale, DL Buckeridge, A Verma, NE Winslade, A Benedetti, JA Hanley, R Tamblyn, Association of Off-Label Drug Use and Adverse Drug Events in an Adult Population JAMA Intern Med. Published online November 02, 2015. doi:10.1001/jamainternmed.2015.6058 Link: http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2467782 - 16/12/2015
- Sicurezza del vaccino antinfluenzale vivo attenuato, nei giovani con allergia all’uovo Uno studio di coorte prospettico multicentrico. Quanto è sicuro il vaccino antinfluenzale vivo attenuato (che contiene proteine dell’uovo) nei giovani con allergia all’uovo? Metodi In questo studio interventistico in aperto, di fase IV, sono stati reclutati 779 bambini/giovani (2-18 anni) con allergia all’uovo, da 30 centri di allergie del Regno Unito e vaccinati con vaccino antinfluenzale vivo attenuato. La coorte comprendeva 270 (34,7 %) individui con anamnesi positiva per anafilassi, 157 dei quali (20,1% ) avevano avuto sintomi respiratori e/o cardiovascolari e 445 (57,1 %) avevano diagnosi medica di asma o di respiro sibilante ricorrente. I partecipanti sono stati osservati per almeno 30 minuti dopo la vaccinazione e seguiti telefonicamente nelle 72 ore successive, quelli con una storia di sibili ricorrenti o asma hanno avuto un ulteriore follow-up quattro settimane più tardi. La principale misura di esito era l’incidenza di Reazioni Avverse entro due ore dalla vaccinazione. Risultati Non si sono verificate reazioni allergiche sistemiche (Intervallo di Confidenza superiore al 95% per la popolazione 0,47 % e nei partecipanti con storia di anafilassi 1,36 %). Nove partecipanti (1,2 % , IC 95 % 0.5 – 2.2 % ) hanno avuto sintomi lievi, potenzialmente coerenti con una reazione allergica locale IgE mediata. Eventi ritardati potenzialmente correlati al vaccino sono stati riscontrati in 221 partecipanti, 62 (8,1 % , IC 95 % per la popolazione 6,3-10,3 %) hanno avuto sintomi del basso tratto respiratorio entro 72 ore e, in 29 di essi, anche rantolo, riferito dai genitori. Non è stato necessario il ricovero ospedaliero per nessuno. Nelle quattro settimane successive, non si è verificato alcun aumento dei sintomi delle basse vie respiratorie (valutato con asma test di controllo). Lo studio di coorte può essere rappresentativo di una popolazione giovane con allergia grave, che deve essere seguita dallo specialista, dal momento che i partecipanti sono stati reclutati in centri di allergia secondari e terziari. Conclusioni Il vaccino antinfluenzale vivo attenuato è risultato associato ad un basso rischio di reazioni allergiche sistemiche in giovani con allergia all’uovo. Il vaccino sembra essere ben tollerato nei pazienti con asma ben controllata o respiro sibilante ricorrente. PJ Turner, J Southern, NJ Andrews, E Miller, M Erlewyn-Lajeunesse Safety of live attenuated influenza vaccine in young people with egg allergy: multicentre prospective cohort study BMJ 2015; 351 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.h6291 (Published 08 December 2015) Link: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h6291 - 15/12/2015
- Medicinali Equivalenti Qualità, sicurezza ed efficacia. Un viaggio alla scoperta delle regole per autorizzare un medicinale equivalente (generico) L’Ufficio Informazione Scientifica dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha realizzato una guida sui medicinali equivalenti, scaricabile dal sito AIFA e rivolta sia agli operatori sanitari che ai cittadini. La possibilità di introdurre sul mercato medicinali generici è stata prevista, nel nostro ordinamento, dalla legge 28 dicembre 1995, n. 549 e regolamentata dall’art. 3, comma 130 (ex art. 1, comma 3) del d.l. 20 giugno 1996, n. 323, convertito nella legge 8 agosto 1996, n. 425. Un medicinale equivalente o generico è la copia di un medicinale a brevetto scaduto, con medesima formulazione, quantità di principio attivo e bioequivalenza dimostrata da studi. Secondo le linee guida dell’EMA, due prodotti sono considerati bioequivalenti quando i loro profili concentrazione/tempo ottenuti con la stessa dose di medicinale, sono così simili da non comportare differenze significative in termini di sicurezza e di efficacia. Il farmaco equivalente ha la stessa qualità, sicurezza ed efficacia del medicinale originatore di riferimento già approvato, ma è meno costoso (almeno del 20%); di conseguenza, consente un risparmio di risorse economiche, che possono essere investite nella ricerca e nella spesa per nuovi farmaci salvavita (biologici, biotecnologici, terapie avanzate). Il medicinale equivalente è, però, spesso percepito sia dai pazienti che dagli operatori sanitari non come un’opportunità, ma come un prodotto a prezzo inferiore, che rischia di avere anche una qualità inferiore, rispetto al prodotto di marca. L’AIFA pubblica l’opuscolo Medicinali Equivalenti Qualità, sicurezza ed efficacia. Un viaggio alla scoperta delle regole per autorizzare un medicinale equivalente (generico) per chiarire i dubbi e fugare i sospetti a riguardo. Per ulteriori chiarimenti, l’AIFA mette anche a disposizione il Servizio Farmaci-line: Numero Verde 800-571661 e-mail: farmaciline@aifa.gov.it fax 06.5978.4807 Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/medicinali-equivalenti-una-guida-aifa-tutto-quello-che-c%E2%80%99%C3%A8-da-sapere http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/medicinali_equivalenti-qualita_sicurezza_efficacia.pdf - 10/12/2015
- Genere nelle malattie cardiovascolari: impatto sulle manifestazioni cliniche, gestione e risultati Una revisione mette in luce gli aspetti correlati a sesso e genere nelle malattie cardiovascolari per definire lo stato dell’arte nelle conoscenze e nella pratica clinica ed individuare le questioni che andranno approfondite in future ricerche. Nella stragrande maggioranza delle malattie cardiovascolari (CVD), ci sono differenze ben definite tra donne e uomini in epidemiologia, fisiopatologia, nelle manifestazioni cliniche, negli effetti della terapia e negli esiti. Le differenze derivano, da un lato, dalle differenze biologiche tra donne e uomini (differenze di sesso), che portano a differenze di espressione e funzione genica nel sistema cardiovascolare (CV), ad esempio nella funzione vascolare, nel rimodellamento miocardico sotto stress o nel metabolismo dei farmaci da espressione del citocromo sex-specific. Le differenze di sesso sono spesso riproducibili nei modelli animali. Al contrario, le differenze di genere sono riscontrabili solo negli esseri umani. Esse derivano da processi socioculturali, come ad esempio i diversi comportamenti di uomini e donne, l’esposizione a specifiche influenze dell’ambiente, diverse forme di alimentazione, stili di vita o di stress o atteggiamenti verso i trattamenti e la prevenzione. Tutti ugualmente importanti per le malattie cardiovascolari. Dal momento che è quasi impossibile distinguere correttamente gli effetti di sesso e genere (S&G) in campo medico, il gruppo EUGenMed preferisce usare il termine S&G per tutte le differenze rilevanti tra donne e uomini, nella presente revisione. Nel programma quadro per la ricerca ‘Horizon 2020’, l’UE chiede l’inserimento della dimensione di genere nella ricerca biomedica poiché “contribuisce a migliorare la qualità scientifica e la rilevanza sociale della conoscenza, della tecnologia e/o dell’innovazione prodotta” (http://ec.europa.eu/programmes/horizon2020/en/h2020-section/promoting-gender-equality-research-and-innovation). Il 9 giugno 2015 l’NIH ha annunciato che il sesso deve essere incluso in tutte le ricerche su animali e negli studi clinici, in caso contrario deve essere fornita giustificazione (Notice Number: NOT-OD-15-102). L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e la US Food and Drug Administration (FDA) chiedono informazioni su eventuali differenze tra i sessi per tutti i nuovi farmaci e richiedono di testare gli effetti del sesso negli studi sui farmaci. Sono stati anche sviluppati strumenti che possono facilitare l’analisi di genere nella ricerca: http://genderedinnovations.stanford.edu/ Nel 2001, il governo degli Stati Uniti ha pubblicato il risultati di una valutazione retrospettiva dei farmaci ritirati dal FDA tra il 1997 e il 2000 a causa delle Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) e ha scoperto che questi farmaci causavano rischi per la salute maggiori per le donne che per gli uomini. L’inclusione di informazioni su S&G sta diventando un obiettivo primario del dibattito in corso sul miglioramento della validità scientifica ed è anche un aspetto fondamentale per ottimizzare la cura del paziente. Nonostante siano stati fatti numerosi sforzi per ottenere dati genere-specifici sul rischio cardiovascolare, le differenze S&G spesso mancano nei libri di testo sulle CVD correnti o nelle linee guida. Le conoscenze pubblicate sulle tematiche S&G sono consistenti, ma la consapevolezza è ancora bassa. Ciò può essere dovuto al fatto che le nuove acquisizioni sono disperse e non presentate in modo coerente. Obiettivo di questo lavoro è colmare il divario nel trasferimento della conoscenza relativa all’impatto di S&G sulle principali CVD revisionando i dati esistenti, che sono rilevanti per il trattamento del paziente e individuando aree, che necessitano di studi futuri. La review è focalizzata su questioni che sono basate sulle prove, sono significative per la pratica clinica quotidiana e hanno il potenziale per essere incluse in future linee guida. Gli autori concludono che algoritmi più precisi per gli approcci di genere possono portare ad un uso più specifico ed efficace delle risorse nella terapia cardiovascolare e ritengono necessari ulteriori dati clinici basati sull’evidenza. EUGenMed; Cardiovascular Clinical Study Group, V Regitz-Zagrosek, S Oertelt-Prigione, E Prescott, F Franconi, E Gerdts, A Foryst-Ludwig, AH Maas, A Kautzky-Willer, D Knappe-Wegner, U Kintscher, KH Ladwig, K Schenck-Gustafsson, V Stangl. Gender in cardiovascular diseases: impact on clinical manifestations, management, and outcomes. Eur Heart J. 2015 Nov 3. pii: ehv598. [Epub ahead of print] Link: http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/early/2015/11/02/eurheartj.ehv598 http://www.eugenmed.eu/images/newsletters/2015/Gender_in_cardiovascular_diseases.pdf - 09/12/2015
- Farmaci essenziali in un paese ad alto reddito: essenziali per chi? Uno studio australiano valuta l’applicazione del concetto di Essential Medicines List dell’OMS in un paese ad alto reddito. L’OMS definisce farmaci essenziali quelli che soddisfano i bisogni primari di assistenza sanitaria della popolazione. Sono selezionati tenendo conto della prevalenza della malattia, delle prove sull’efficacia e la sicurezza e del rapporto costo/efficacia comparato. In un sistema sanitario funzionante, i farmaci essenziali devono essere disponibili in ogni momento, in quantità adeguate, nelle opportune forme di dosaggio, con qualità garantita e ad un prezzo accessibile per l’individuo e per la comunità. Garantire l’accesso ai farmaci essenziali è considerato un diritto umano fondamentale, come l’accesso al cibo, all’acqua, a un’abitazione e all’istruzione. La Lista dei Farmaci Essenziali (Essential Medicines List EML) è stata introdotta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1977: un elenco, allora, di 186 farmaci ritenuti necessari per gestire il carico di malattia e i bisogni sanitari di base di una popolazione. Oggi, la lista include 409 sostanze attive, viene aggiornata ogni due anni, comprende medicine a basso ed alto costo e viene applicata in 156 paesi di diverso livello di reddito. Quasi 40 anni dopo l’introduzione della lista, pochi studi ne hanno indagato l’impatto sull’accesso ai farmaci. Anche se il concetto di EML appare semplice, può essere complesso da applicare. Pertanto, l’intenzione di consentire l’accesso ai farmaci essenziali nel contesto di un sistema sanitario funzionante rimane un lavoro ancora incompiuto in molti paesi e la sfida è maggiore nei paesi a reddito medio e basso, rispetto ai paesi ad alto reddito con sofisticati sistemi sanitari e assicurazioni sulle malattie. Secondo l’OMS, un terzo della popolazione mondiale non ha ancora accesso alle medicine e addirittura la metà della popolazione in alcuni paesi a basso reddito. Esistono disparità nel modo di applicare il concetto di Lista dei Farmaci Essenziali, inoltre, il processo di selezione e rimborso dei medicinali rimane conflittuale in tutti i paesi. È, pertanto, necessaria una ricerca per capire quali problematiche condizionino il processo di selezione dei farmaci e quali influenze agiscano sui soggetti coinvolti in questo processo. Obiettivi Scopo di questo studio è stato quello di esplorare i diversi punti di vista dei membri di un gruppo di lavoro che deve selezionare i farmaci essenziali per valutare l’applicazione del concetto di Essential Medicines List in un paese ad alto reddito, come l’Australia. Metodi Sono state condotte interviste semi-strutturate, approfondite e di qualità e con 32 stakeholders australiani, che partecipano al processo decisionale come dirigenti o consulenti in materia di rimborso dei farmaci o gestione dell’approvvigionamento. I partecipanti sono stati reclutati nell’ambito della Pubblica Amministrazione, dell’industria farmaceutica, delle organizzazioni senza scopo di lucro, in ambito accademico e ospedaliero e tra gruppi di consumatori. Le prospettive sulla definizione e l’applicazione del concetto di EML in un contesto di paesi ad alto reddito sono state analizzate tematicamente utilizzando un approccio basato sulla grounded theory. Risultati Nonostante le frequenti carenze di farmaci generici e gli alti prezzi pagati dai consumatori, molti degli intervistati avevano difficoltà a spiegare il concetto di farmaco essenziale in riferimento al contesto australiano (percependolo come significativo solo nelle economie povere) per cui non erano in grado di capire se i farmaci rimborsati fossero effettivamente essenziali in Australia. Nella prassi, si è avuto un coinvolgimento dei consumatori nel processo decisionale, che ha portato ad espandere gli elenchi dei farmaci forniti dal sistema sanitario nazionale. Conclusioni Gli autori concludono che l’idea, semplice e idealistica, della Lista dei Farmaci Essenziali sia stata ampiamente recepita, ma osservano che il concetto di ” essenziale ” non è scontato. Questo studio dimostra che, in Australia, il processo decisionale intorno al rimborso dei medicinali ha deviato dal concetto di utilità fondamentale dei farmaci essenziali. Molti attori coinvolti non hanno tenuto conto del concetto di EML, nel loro approccio. Dal momento che la spesa sanitaria continua ad aumentare in tutto il mondo e la carenza di farmaci rimane frequente e problematica, a livello mondiale, il concetto di farmaci essenziali è potenzialmente in grado di svolgere un ruolo nella gestione delle risorse sanitarie. Gli autori ritengono, pertanto, necessario migliorare la comunicazione e il coordinamento intorno agli interessi condivisi tra le parti interessate per definire quali farmaci abbiano la priorità e in che modo debbano essere forniti dal sistema sanitario. M Duong, RJ Moles, B Chaar, TF Chen; World Hospital Pharmacy Research Consortium (WHoPReC). Essential Medicines in a High Income Country: Essential to Whom? PLoS One. 2015 Dec 9;10(12):e0143654. doi: 10.1371/journal.pone.0143654. Link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0143654 Si veda anche la pagina dell’OMS sulle Essential medicines, dalla quale si può anche accedere alle liste aggiornate (aprile 2015) dei farmaci essenziali per gli adulti e pediatrici. Link: http://www.who.int/medicines/services/essmedicines_def/en/ - 07/12/2015
- Farmaci cardiovascolari generici e di marca Una meta-analisi di RCT confronta farmaci generici e di marca sulla base dell’efficacia e delle Reazioni Avverse (ADR) correlate al loro uso. I farmaci generici sono prodotti da diverse case farmaceutiche dopo che il brevetto è scaduto; di conseguenza, sono generalmente meno costosi dei farmaci di marca. Per controllare la spesa farmaceutica, negli ultimi due decenni, è stato favorito l’uso dei farmaci generici, la cui la quota di mercato ha registrato un incremento notevole e nel 2011 ha superato il 40% del mercato, in volume, nella maggior parte dei paesi sviluppati. I farmaci generici contengono lo stesso principio attivo della formulazione originale di marca e hanno caratteristiche farmacocinetiche e farmacodinamiche, che rimangono all’interno di uno scarto accettabile. Sono considerati identici per dose, via di somministrazione, sicurezza, efficacia e indicazioni terapeutiche. Oltre alla bioequivalenza, i benefici per la salute dei generici e dei farmaci di marca sono confrontati attraverso revisioni sistematiche. Metodi Gli autori hanno cercato studi randomizzati su MEDLINE, Scopus, EMBASE, Cochrane Controlled Clinical Trial Register e ClinicalTrials.gov (fino al 1 Dicembre, 2014). Due ricercatori i hanno estratto e analizzato, in maniera indipendente, gli esiti di efficacia soft (come pressione sanguigna sistolica, colesterolo LDL, ecc.) e hard (che comprendono gli eventi avversi cardiovascolari e la morte), Reazioni Avverse lievi/moderate e gravi. Sono stati inclusi 74 studi clinici randomizzati; 53 hanno riportato esito d’efficacia ≥ 1 (campione complessivo 3.051), 32 hanno registrato ADR lievi/moderate (n = 2.407) e 51 ADR gravi ( n = 2.892). Sono stati inclusi studi che valutano ACE-inibitori (n = 12), anticoagulanti (n = 5), antiaggreganti piastrinici (n = 17), beta-bloccanti (n = 11), calcio-antagonisti (n = 7); diuretici (n = 13); statine (n = 6) e altri (n = 3). È stata condotta una meta-analisi volta a confrontare l’ efficacia, dei farmaci cardiovascolari generici contro quelli di marca, nonché le ADR, sia gravi che lievi/moderate, correlate al loro uso. Risultati Per gli esiti di efficacia soft e hard, il 100% degli studi ha mostrato differenze non significative tra farmaci generici e di marca. La dimensione dell’effetto aggregato era 0.01 (IC 95% -0.05; 0,08) per gli esiti soft; -0.06 (-0.71; 0,59) per i risultati hard. Tutti i trial, tranne due, hanno mostrato differenze non significative negli eventi avversi lievi/moderati e la dimensione dell’effetto aggregato era 0,07 (-0.06; 0.20). Sono stati osservati risultati comparabili per ogni classe di farmaci e in ogni meta-analisi stratificata. Sono state segnalate, complessivamente, 8 Reazioni Avverse a Farmaco gravi: 5/2.074 soggetti per i farmaci generici; 3/2.076 soggetti per i farmaci di marca (OR 1,69; IC 95% 0,40-7,20). Conclusioni Questa meta-analisi rafforza l’evidenza dell’equivalenza clinica tra farmaci cardiovascolari di marca e generici. Si tratta di dati confortanti sia per i medici prescrittori che per le Organizzazioni sanitarie che ne promuovono l’uso più ampio. L Manzoli, ME Flacco , S Boccia, E D’Andrea, N Panic, C Marzuillo, R Siliquini, W Ricciardi, P Villari, JPA Ioannidis Generic versus brand-name drugs used in cardiovascular diseases Eur J Epidemiol. 2015 Nov 30. [Epub ahead of print] DOI 10.1007/s10654-015-0104-8 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-015-0104-8 - 04/12/2015
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA sui vaccini HPV. Note Informative Importanti su Tecfidera (dimetilfumarato), Thalidomide Celgene (talidomide), Cellcept (micofenolato mofetile) e InductOs. Comunicazione EMA sui vaccini HPV Fonte: AIFA 20/11/2015 L’EMA ha completato la revisione dell’evidenza derivante dalle segnalazioni di sindrome dolorosa regionale complessa (CRPS) e sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS), insorte in donne in seguito alla somministrazione di vaccini HPV(Cervarix, Gardasil/Silgard, Gardasil-9). Non c’è evidenza di relazione causale tra i vaccini HPV (che proteggono dal cancro della cervice uterina, altri tumori maligni HPV-correlati e lesioni precancerose) e l’insorgenza di CRPS o POTS. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-vaccini-hpv-20112015 e http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-vaccini-papillomavirus-umano-hpv-05112015 Nota Informativa Importante su Tecfidera (dimetilfumarato) Fonte: AIFA 19/11/2015 Tecfidera è autorizzato per il trattamento di pazienti adulti con sclerosi multipla recidivante remittente. La leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) è un’infezione rara ma grave, causata dal virus di John-Cunningham, in presenza di fattori di rischio genetici, ambientali o indebolimento del sistema immunitario. L’Agenzia Italiana del Farmaco pubblica le misure da adottare per minimizzare il rischio di PML correlato all’uso di Tecfidera, nel trattamento della sclerosi multipla. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-tecfidera-dimetilfumarato-19112015 Nota Informativa Importante su Thalidomide Celgene (talidomide) Fonte: AIFA 10/11/2015 Thalidomide Celgene 50 mg capsule rigide è autorizzato nell’Unione Europea per l’uso in associazione a melfalan e prednisone, come trattamento di prima linea di pazienti con mieloma multiplo non trattato di età ≥ 65 anni o non idonei a chemioterapia a dosi elevate. Nei pazienti di età superiore a 75 anni, la dose iniziale di talidomide deve essere ridotta a 100 mg/die. Quando utilizzato in associazione a talidomide, anche melfalan deve essere somministrato a dosaggio ridotto, nei pazienti di età > 75 anni. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-thalidomide-celgene-talidomide-10112015 Nota Informativa Importante su Cellcept (micofenolato mofetile) Fonte: AIFA 10/11/2015 L’esposizione al Cellcept (micofenolato mofetile), un profarmaco dell’acido micofenolico, durante la gravidanza determina un aumento del rischio di aborti spontanei e malformazioni congenite. Sono state rafforzate le raccomandazioni sulla prevenzione delle gravidanze, durante il trattamento, a causa del rischio di teratogenicità e verrà diffuso materiale informativo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-cellcept-micofenolato-mofetile-10112015 Nota Informativa Importante su InductOs Fonte: AIFA 05/11/2015 L’AIFA comunica che, a causa di problemi di fabbricazione del fornitore della matrice di collagene assorbibile, non è possibile produrre nuovi lotti di InductOs per l’Unione europea e, attualmente, sono esaurite le scorte. Non esistono, invece, problemi di sicurezza del medicinale e le confezioni di InductOs ancora presenti in commercio possono essere utilizzate per il trattamento dei pazienti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-inductos-05112015 - 30/11/2015
- La Società Americana di Geriatria ha pubblicato l’aggiornamento 2015 dei Criteri di Beers Il documento scaturisce dalla revisione della letteratura e dal parere di esperti e costituisce uno strumento per migliorare la qualità dell’assistenza offerta alla popolazione anziana, prendendo in considerazione rischi e benefici dei principali farmaci. L’American Geriatrics Society (AGS) ha pubblicato la lista aggiornata e ampliata dei farmaci potenzialmente inappropriati per gli anziani, che costituisce un riferimento per i geriatri di tutto il mondo. Il documento viene chiamato Criteri di Beers, dal nome del geriatra statunitense, che ha guidato il gruppo di lavoro cui si deve la prima edizione, del 1991. Nel 2011, l’AGS ha assunto la responsabilità della risorsa e ha pubblicato la sua prima revisione dei Criteri di Beers nel 2012. L’edizione 2015 presenta una serie di nuove risorse complementari, tra cui un elenco di terapie alternative per i farmaci potenzialmente inappropriati e linee guida più dettagliate sulle migliori pratiche per l’attuazione delle raccomandazioni AGS. Una Commissione di 13 esperti riuniti dalla AGS ha identificato più di 40 farmaci potenzialmente problematici o classi di farmaci, organizzati in cinque liste. Ha aggiornato, dai precedenti Criteri AGS Beers, due liste di farmaci potenzialmente inappropriati per la maggior parte degli anziani o per persone con condizioni specifiche; un ulteriore elenco descrive alcuni farmaci che devono essere utilizzati solo con molta cautela. Due novità dei Criteri AGS Beers 2015 sono un elenco specifico di combinazioni di farmaci che possono portare a interazioni dannose e una sintesi separata di alcuni farmaci che dovrebbero essere evitati o dosati in modo diverso per le persone con scarsa funzionalità renale. Riconoscendo che anziani, operatori sanitari e piani sanitari possono trarre beneficio dai suggerimenti basati sull’evidenza di alternative ai farmaci potenzialmente inappropriati, il gruppo di esperti ha presentato anche la prima lista di opzioni alternative, farmacologiche e non. Usato in parallelo con i Criteri di Beers, l’elenco dei trattamenti alternativi costituisce un importante ausilio per i geriatri, dal momento che (negli Stati Uniti) agli anziani sono prescritti più farmaci che a qualsiasi altra classe di età e che 1 anziano su 6 sviluppa Reazioni Avverse gravi correlate ai farmaci che assume. I Criteri AGS Beers offrono a medici e pazienti una guida per fare il bilancio di rischi e benefici dei farmaci e costituiscono uno strumento per favorire l’uso sicuro, efficace e rispondente alle esigenze di salute di ogni persona. E’ importante ricordare che molti di questi farmaci sono considerati potenzialmente inappropriati solo in determinate circostanze e per certe categorie di pazienti. Il gruppo di esperti riunito dalla AGS ha esaminato più di 6.700 trial clinici e articoli di letteratura, selezionati dagli oltre 20.000 lavori pubblicati dopo l’ultimo aggiornamento dei Criteri, nel 2012. L’aggiornamento contiene un elenco di farmaci specifici (non esaustivo), che possono essere dannosi per gli anziani. I Criteri AGS Beers ora includono: Una guida per evitare 13 combinazioni di farmaci noti per causare dannose interazioni farmaco-farmaco. I trattamenti per diverse condizioni comuni negli anziani possono essere inappropriati se prescritti contemporaneamente, perché possono aumentare i rischi di altri problemi di salute. Un elenco specifico di prescrizioni da evitare o regolare in base alla valutazione della funzionalità renale del paziente. Il sistema renale svolge un ruolo centrale nel filtraggio del sangue e la funzione renale alterata può modificare il metabolismo e l’assorbimento del farmaco. I Criteri AGS Beers 2015 elencano 20 farmaci potenzialmente problematici per gli anziani affetti da insufficienza renale da moderata a grave. Sono stati aggiunti tre nuovi farmaci e due nuove classi di farmaci alle liste di avvertimento per la maggior parte delle persone anziane o per le persone con specifici problemi di salute. Tra i farmaci aggiunti, meritano di essere segnalati gli inibitori di pompa protonica, che sono spesso prescritti alle persone affette da ulcera o reflusso gastroesofageo. Diversi studi supportano ora un legame tra questi farmaci e un aumento del rischio di perdita di massa ossea, fratture e infezioni batteriche gravi. Sono stati eliminati dalla lista diversi farmaci o perché non sono più disponibili o perché la condizione che trattano non è più limitata alle persone anziane. È il caso di alcuni farmaci potenzialmente inappropriati per le persone con stipsi cronica, che sono stati tolti, perché si tratta di un problema comune a tutte le classi di età e le considerazioni sulla prescrizione non sono specifiche per gli anziani. Dell’edizione 2012 sono rimaste diverse modifiche alle raccomandazioni sui farmaci potenzialmente inappropriati. Ad esempio, i Criteri AGS Beers 2015 consigliano di evitare gli antipsicotici per i disturbi comportamentali (dato che, con crescente evidenza, mostrano di causare danni senza migliorare le condizioni dei pazienti con delirio e demenza, ad esempio) a meno che l’anziano risponda solo a questi farmaci o sia pericoloso per sé e per gli altri. L’edizione 2015 include anche una serie di principi guida, che precisano meglio le raccomandazioni di prescrizione. Gli esperti sottolineano che: I farmaci potenzialmente inappropriati sono proprio questo: potenzialmente inappropriati. Essi meritano una speciale vigilanza, ma non devono essere vietati in tutti i casi o per tutti i pazienti. I Criteri AGS Beers non dovrebbero mai unicamente dettare protocolli per la prescrizione, né devono servire da giustificazione per limitare la copertura sanitaria. Questo strumento va inteso come un punto di partenza per aggiustare il regime farmacologico di una persona. Gli avvertimenti e le logiche riguardanti le raccomandazioni dei Criteri AGS Beers sono importanti quanto le raccomandazioni stesse. Apprezzare queste sfumature può aiutare gli operatori sanitari a capire perché i farmaci sono compresi nella lista e come l’approccio alla prescrizione può essere regolato di conseguenza. American Geriatrics Society 2015 Updated Beers Criteria for Potentially Inappropriate Medication Use in Older Adults. By the American Geriatrics Society 2015 Beers Criteria Update Expert Panel. J Am Geriatr Soc. 2015 Nov;63(11):2227-46. doi: 10.1111/jgs.13702. Epub 2015 Oct 8. Scaricabile dal sito della rivista della Società americana di Geriatria, “Journal of the American Geriatrics Society”: Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/jgs.13702/pdf E dal sito della Società americana di Geriatria (American Geriatrics Society): Link: http://geriatricscareonline.org/toc/american-geriatrics-society-updated-beers-criteria-for-potentially-inappropriate-medication-use-in-older-adults/CL001 - 26/11/2015
- Uno studio Farmacovigilanza sul primo episodio di psicosi Valutazione degli interventi psicofarmacologici e profili di sicurezza nel progetto Peps. Un primo episodio psicotico (FEP) è condizione frequente, che colpisce circa il 3 % della popolazione, di solito a partire dall’età giovanile. Nell’ultimo decennio, la caratterizzazione della popolazione con un FEP è diventata area di interesse della ricerca con un crescente numero di studi in tutto il mondo. Condurre ricerche longitudinali nelle fasi iniziali della malattia è particolarmente rilevante perché elimina l’effetto di variabili confondenti come l’influenza dei trattamenti antipsicotici, comorbidità o cronicità. I farmaci antipsicotici sono noti per migliorare i risultati e ridurre i tassi di ricaduta nelle fasi iniziali della schizofrenia e i disturbi correlati ma, come tutti i trattamenti farmacologici, possono causare Reazioni Avverse a Farmaco (ADR). C’è ancora qualche polemica circa importanti aspetti del trattamento farmacologico del FEP, compresa la supposta superiore efficacia degli antipsicotici di seconda generazione, rispetto a quelli di prima generazione. Attualmente, la maggior parte delle linee guida sul trattamento della schizofrenia concentra l’attenzione sugli effetti collaterali, piuttosto che sulla diversa efficacia e raccomanda di iniziare con bassi dosaggi e un attento monitoraggio. Metodi I 16 centri, che partecipano al progetto PEP hanno reclutato 335 FEP, di età compresa tra i 7 e i 35 anni. Lo studio descrive e discute gli interventi psicofarmacologici e i profili di sicurezza dall’esordio del disturbo psicotico e per un periodo di osservazione di 60 giorni. Risultati La maggioranza dei pazienti FEP ha ricevuto un antipsicotico di seconda generazione (96,3%), per via orale (95%) e a dosi rettificate secondo le caratteristiche specifiche del prodotto (87,2%). Il 24% ha ricevuto un modello di politerapia con antipsicotici, spesso a dosaggi più alti o più bassi di quelli raccomandati. Otto pazienti hanno assunto clozapina in monoterapia. I maschi hanno ricevuto dosi più elevate (p = 0,043). Il 5,2% dei pazienti è stato trattato con antipsicotici iniettabili a lunga durata d’azione. Il 12.2% dei pazienti ha ricevuto farmaci anticolinergici, il 12,2% antidepressivi e il 13,7% stabilizzatori dell’umore, mentre quasi il 40% ha ricevuto benzodiazepine. Durante il periodo di osservazione, il 35.52% ha riportato almeno una ADR, più frequentemente associata ad alti dosaggi di antipsicotici e alla politerapia (85,2% vs 45,5%, p <0,001). Conclusioni I dati indicano che la prescrizione farmacologica globale per il trattamento di un FEP, in Spagna, segue le raccomandazioni delle linee guida cliniche e, pur con problemi di sicurezza, supportano la ricerca nel valutare le diverse strategie farmacologiche (come clozapina, antipsicotici iniettabili a lunga durata, combinazioni di antipsicotici e benzodiazepine) per il trattamento delle fasi iniziali di psicosi. M Bioque, A Llerena, B Cabrera, G Mezquida, A Lobo, A Gonzáles-Pinto, CM Díaz-Caneja, I Corripio, EJ Aguilar, A Bulbena, J Castro-Fornieles, E Vieta, A Lafuente, S Mas, M Parellada, J Saiz-Ruiz, MJ Cuesta, M Bernardo, A Pharmacovigilance Study In First Episode Of Psychosis; Psychopharmacological Interventions And Safety Profiles In The Peps Project DOI: http://dx.doi.org/10.1093/ijnp/pyv121 pyv121 First published online: 27 October 2015 Link: http://ijnp.oxfordjournals.org/content/early/2015/10/26/ijnp.pyv121.long - 25/11/2015
- Utilizzo degli antibiotici in Pediatria Uno studio di farmacovigilanza e farmacoutilizzazione basato sui reparti pediatrici degli ospedali dell’Emilia Romagna (2004-2011). Il lavoro valuta l’utilizzo di antibiotici nei reparti pediatrici della Regione Emilia-Romagna, dal 2004 al 2011, con particolare attenzione alle infezioni gravi e analizza le reazioni avverse (ADR) correlate all’uso di antibiotici segnalate da quei reparti. Metodi La popolazione di riferimento dello studio è rappresentata dai pazienti (0-14 anni) ricoverati nei reparti pediatrici di tutti gli ospedali della Regione Emilia-Romagna (in totale 87.970 pazienti pediatrici). Il consumo del farmaco è stato espresso come numero di DDD per 100 Bed -Days (BD) e i dati sono stati analizzati per sostanza attiva, per sottogruppi terapeutici o per tipo di reparto. I trend temporali del consumo sono stati analizzati statisticamente mediante regressione lineare. Le sospette ADR associate ad antibiotici, segnalate tra il gennaio 2004 e il dicembre 2011, sono state estratte dal database della segnalazione spontanea VigiSegn. Risultati L’utilizzo complessivo di antibiotici ha registrato solo un leggero aumento (p = 0,224). Tra i reparti pediatrici, la chirurgia pediatrica ha mostrato il maggiore incremento 2004-2011 (p = 0,011). Il primo gruppo terapeutico è stato quello che include penicilline e inibitori della β -lattamasi con un aumento statisticamente significativo negli anni (p = 0.038), mentre le penicilline ad ampio spettro hanno presentato una riduzione statisticamente significativa (p = 0,008 ). Sono stati utilizzati solo 5 degli 8 antibiotici riservati alle infezioni più gravi. Nella banca dati erano presenti 27 segnalazioni spontanee di ADR associate ai farmaci ATC J01, provenienti dall’Emilia Romagna nel periodo in esame. L’Amoxicillina / acido clavulanico ha avuto il maggior numero di segnalazioni di ADR (n=7). Conclusioni L’indagine ha evidenziato incremento contenuto nell’utilizzo di antibiotici nei reparti pediatrici, tuttavia desta preoccupazione il costante aumento del consumo di penicilline in associazione con gli inibitori delle β-lattamasi e la parallela diminuzione dell’uso delle penicilline da sole. E Buccellato, M Melis, C Biagi, M Donati, D Motola, A Vaccheri Use of Antibiotics in Pediatrics: 8-Years Survey in Italian Hospitals Published: September 25, 2015DOI: 10.1371/journal.pone.0139097 Link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0139097 - 19/11/2015
- Uso di antibiotici e rischio di diabete di tipo 2 Uno studio caso-controllo basato sulla popolazione della Danimarca. Si stanno accumulando prove che i batteri possono influenzare il metabolismo dei nutrienti nell’intestino umano. Questo lavoro valuta se l’uso di antibiotici possa influenzare il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 e se l’effetto possa essere attribuito ad alcuni antibiotici in particolare. Metodi È stato condotto uno studio caso-controllo basato sulla popolazione dei casi di diabete incidente di tipo 2 in Danimarca (5,6 milioni di abitanti) tra l’1 gennaio 2000 e il 31 dicembre 2012. Sono stati combinati i dati del Registro nazionale danese dei pazienti, del Registro nazionale danese delle prescrizioni e del Registro danese delle persone. Risultati L’odds ratio (OR) che associava il diabete di tipo 2 all’esposizione ad antibiotici di qualsiasi tipo era 1.53 (Intervallo di Confidenza 95% 1,50-1,55), con margine ≥5 contro 0-1 prescrizioni. Sebbene nessun singolo gruppo di antibiotici sia risultato associato in maniera specifica al rischio di diabete di tipo 2, è stato osservato un OR leggermente superiore per il diabete di tipo 2 e antibiotici a spettro ristretto e battericidi (OR 1,55 e 1,48) rispetto ad antibiotici ad ampio spettro e tipi batteriostatici (OR 1.31 e 1.39), rispettivamente. Un chiaro effetto dose-risposta è stato osservato con crescente carico cumulativo di antibiotici. Il maggiore uso di antibiotici in pazienti con diabete di tipo 2 è stato trovato fino a 15 anni prima della diagnosi di diabete di tipo 2, così come dopo la diagnosi. Conclusioni I risultati sosterrebbero la possibilità che l’esposizione agli antibiotici aumenti il rischio di diabete di tipo 2; tuttavia, i risultati possono essere interpretati come un aumento dell’uso di antibiotici dovuto all’aumento del rischio di infezioni nei pazienti con diabete non ancora diagnosticato. Kristian Hallundbæk Mikkelsen, Filip Krag Knop, Morten Frost, Jesper Hallas, Anton Pottegård Use of Antibiotics and Risk of Type 2 Diabetes: A Population-Based Case-Control Study J Clin Endocrinol Metab. 2015 Oct; 100(10): 3633–3640. Published online 2015 Aug 27. doi: 10.1210/jc.2015-2696 PMCID: PMC4596043 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=26312581 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4596043/ commento su BMJ: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h4656 - 19/11/2015
- Antibiotici e asma Uno studio di coorte basato sulla popolazione valuta la correlazione tra l’esposizione agli antibiotici nel primo anno di vita e l’insorgenza di asma negli anni successivi. Diversi studi epidemiologici hanno riportato un’associazione tra l’uso di antibiotici nel primo anno di vita e il successivo sviluppo di asma, ma i risultati sono contraddittori e affetti da potenziali errori. Questo studio valuta la questione controversa in una coorte di nascita basata sulla popolazione. Utilizzando i dati amministrativi, sono stati identificati 143.163 bambini nati nel periodo 1995-2011 in Friuli-Venezia Giulia (follow-up mediano 5,25 anni, 927.350 anni-persona). I dati sulle prescrizioni di antibiotici nel primo anno di vita e la successiva asma trattata (definita come ≥ 2 prescrizioni di farmaci anti-asmatici entro un periodo di 12 mesi) sono stati estratti dai registri delle prescrizioni dei medicinali. È stata stimata l’incidence rate ratio (IRR) utilizzando i modelli di regressione di Poisson, aggiustati per le variabili perinatali e per ricoveri per infezioni nel primo anno di vita. Sono stati identificati 34.957 casi di asma di nuova insorgenza. L’assunzione di antibiotici nel primo anno di vita ha aumentato il rischio di asma di nuova insorgenza [IRR 1,51, Intervallo di Confidenza 95% (IC) 1,48-1,54], con una relazione dose-risposta (p trend <0.001). Il rischio è stato più alto per l’asma identificata a 13-35 mesi di vita (IRR 2,07, IC 95% 2,00-2,14), ma è rimasto statisticamente significativo anche per l’asma individuata a 36-71 mesi (IRR 1,17, IC 95% 1,14-1,21) e a ≥72 mesi (IRR 1,15, IC 95% 1,08-1,22). Gli antibiotici hanno aumentato il rischio di asma anche per età ≥ 6 anni (IRR 1,35, IC 95% 1,30-1,41) e ≥13 anni (IRR 1,19, IC 95% 1,08-1,33). L’esposizione ad antibiotici nella prima infanzia è associata ad un aumentato rischio di asma fino all’adolescenza. L’associazione rilevata in età più avanzata, non è spiegata da causalità inversa; tuttavia, non può essere escluso il confondimento dovuto a infezioni respiratorie che non richiedono ospedalizzazione. G Pitter, JF Ludvigsson, P Romor, L Zanier, R Zanotti, L Simonato, C Canova, Antibiotic exposure in the first year of life and later treated asthma, a population based birth cohort study of 143,000 children Eur J Epidemiol. 2015 May 9. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-015-0038-1 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Antibiotic+exposure+in+the+first+year+of+life+and+later+treated+asthma%2C+a+population+based+birth+cohort+study+of+143%2C000+children+Gisella+Pitter%2C+Jonas+Filip+Ludvigsson%2C+Pierantonio+Romor%2C+Loris+Zanier%2C+Renzo+Zanotti%2C+Lorenzo+Simonato%2C+Cristina+Canova - 18/11/2015
- European Antibiotic Awareness Day 2015 La Giornata Europea degli Antibiotici è organizzata il 18 novembre di ogni anno allo scopo di accrescere la consapevolezza che l’antibioticoresistenza costituisce una minaccia per la salute pubblica e per promuovere il corretto uso (umano e veterinario) degli antimicrobici. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) rafforza l’impegno per contribuire a combattere la resistenza antimicrobica, accelerare lo sviluppo di nuovi trattamenti, promuovere l’uso responsabile degli antimicrobici e raccogliere i dati per indirizzare la Politica e la Ricerca. La resistenza antimicrobica è uno dei maggiori problemi di Sanità pubblica, a livello mondiale. Si stima che, nella sola Europa, le infezioni causate da batteri multiresistenti causino la morte di 25.000 persone ogni anno. Per garantire che la disponibilità di trattamenti per le malattie infettive attuali e per quelle emergenti, è importante fare in modo che i farmaci esistenti continuino ad essere efficaci e svilupparne di nuovi. Un pilastro della strategia EMA per affrontare la resistenza antimicrobica nella medicina umana è creare un ambiente che stimoli e faciliti lo sviluppo di antibiotici innovativi, soprattutto quelli che colpiscono gli agenti patogeni multiresistenti. L’EMA fornisce anche indirizzi e consulenza scientifica alle aziende sui disegni più appropriati di trial clinici per studiare i nuovi farmaci; inoltre, incoraggia lo sviluppo di alternative agli antimicrobici. Promuovere l’uso responsabile (sia umano che veterinario) degli antimicrobici esistenti è essenziale per limitare l’antibioticoresistenza e preservare l’efficacia dei medicinali per le generazioni future. L’EMA dedica notevoli sforzi per garantire che le condizioni di impiego approvate per gli antimicrobici nell’Unione europea (UE) includano i principi dell’uso prudente e responsabile. Ad esempio, nel 2015, le condizioni di utilizzo della colistina in medicina veterinaria sono state modificate e le informazioni sulla prescrizione per l’antibiotico amoxicillina, ampiamente utilizzato nella medicina umana, sono state armonizzate in tutta l’UE. In questo modo, l’EMA assicura che medici, farmacisti, pazienti, veterinari e allevatori abbiano le migliori informazioni possibili su come utilizzare gli antimicrobici in modo da ridurre al minimo i rischi derivanti dalla resistenza agli antibiotici. Perché possano essere adottate politiche sanitarie adeguate, è necessario raccogliere dati scientifici affidabili sull’uso degli antimicrobici e l’estensione delle resistenze, nell’UE e questo richiede una stretta collaborazione tra le diverse agenzie europee del settore. Nel mese di gennaio 2015, l’EMA, il Centro Europeo per la Prevenzione delle Malattie (European Centre for Disease Prevention and Control – ECDC) e l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Authority – EFSA ) hanno pubblicato la prima analisi integrata dei dati sull’uso degli antimicrobici e la resistenza in Europa, in campo umano e veterinario. L’EMA sta monitorando anche l’uso veterinario degli antimicrobici negli Stati membri dell’UE, nell’ambito del progetto di Sorveglianza Veterinaria Europea del Consumo di Antimicrobici (European Surveillance of Veterinary Antimicrobial Consumption – ESVAC) e, nel 2015, ha messo a punto un nuovo database interattivo, che consente agli utenti di accedere ai dati ESVAC specifici per paese o classe di antibiotici e creare grafici e mappe. Negli ultimi anni, è stata osservata nell’UE una diminuzione complessiva del consumo di antimicrobici. I dati raccolti attraverso l’ESVAC stanno diventando sempre più completi e costituiscono uno strumento importante per monitorare il successo delle politiche volte a promuovere l’uso responsabile degli antimicrobici negli animali. Sul sito dell’EMA, è possibile consultare il resoconto delle attività svolte e le nuove strategie adottate per combattere la resistenza agli antimicrobici. Link: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2015/11/news_detail_002434.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 18/11/2015
- La resistenza agli antimicrobici: l’Idra in mezzo a noi Un editoriale di Lancet riflette sull’antibioticoresistenza a livello mondiale, in occasione della World Antibiotic Awareness Week (16- 22 novembre 2015). Con l’aumento dell’antibioticoresistenza, si teme che potremmo entrare in un’era in cui perdiamo il contributo essenziale degli antibiotici nel trattamento delle malattie batteriche. La maggior parte dei paesi a basso e medio reddito non ha sistemi di sorveglianza nazionali per la prevalenza della resistenza antimicrobica e l’attuazione di piani per l’uso responsabile degli antibiotici, a livello nazionale, non è possibile se non sono disponibili i dati sull’antibioticoresistenza, all’interno del Paese. Alcuni paesi come l’India stanno lentamente sviluppando un sistema nazionale di sorveglianza, ma ci vorranno anni per raccogliere dati completi e sviluppare un quadro globale della resistenza agli antibiotici, che è essenziale per mettere in atto misure adeguate. Ma quale dovrebbe essere l’obiettivo delle strategie per combattere la resistenza antimicrobica? Il Centre for Disease Dynamics, Economics and Policy ha recentemente pubblicato The State of the World’s Antibiotics, 2015 (cfr http://www.farmaci-fc.it/2015/10/13/il-rapporto-2015-sugli-antibiotici/#more-3474), che evidenzia come la crescita della resistenza antimicrobica negli ultimi anni sia dovuta, principalmente, all’uso scorretto degli antibiotici in due campi principali: l’uso umano senza prescrizione medica o in presenza di misure alternative e l’uso diffuso degli antibiotici per promuovere lo sviluppo zootecnico. L’uso indiscriminato di antibiotici senza controllo medico specifico è un problema nei paesi dove è possibile acquistare gli antibiotici come farmaci da banco senza prescrizione. Questa situazione può portare ad abuso, uso a dosi sub-ottimali e all’interruzione del ciclo di terapia se si verifica una rapida risoluzione dei sintomi: tutte situazioni che favoriscono l’insorgere della resistenza antimicrobica. Altrettanto problematico, come fattore che può favorire l’antibioticoresistenza, è l’uso di antibiotici in sostituzione delle norme igieniche: è una questione particolarmente delicata negli ospedali dove la combinazione di un’alta densità di pazienti, facile circolazione di agenti patogeni e norme igieniche non ottimali può essere esplosiva per i focolai di malattie causate da batteri resistenti al trattamento antibiotico. Allo stesso modo, l’uso di antibiotici per promuovere la crescita degli animali da allevamento è riconosciuto come una causa rilevante per l’aumento della resistenza agli antibiotici negli ultimi anni: negli allevamenti intensivi, dove gli animali sono spesso ospitati in numero elevato in spazi ristretti e con scarse condizioni igieniche, gli antibiotici sono somministrati, come profilassi, nei mangimi e nell’acqua, per l’intera vita dell’animale. L’uso di antibiotici a basso dosaggio in questo contesto non ha una giustificazione medica, ma è una pratica diffusa per superare i problemi legati al sovraffollamento e alla scarsa igiene. Il divieto di usare gli antibiotici come promotori della crescita è stato introdotto dall’Unione Europea una decina di anni fa e non ha causato danni economici agli agricoltori, soprattutto in presenza di buoni standard igienici. Ancora pochi paesi hanno seguito questo esempio, ma la situazione potrebbe cambiare nel giro di poco tempo: la California, primo stato negli USA, dovrebbe approvare a breve una legge simile, che vieta l’uso degli antibiotici per promuovere la crescita degli animali. Si auspica che la stessa legislazione sia approvata anche da altri stati degli USA, il paese con il più alto consumo di antibiotici nel mondo, l’80% dei quali utilizzati per gli animali. Vietare l’uso di antibiotici come promotori della crescita in agricoltura sarebbe fondamentale in quei paesi in via di sviluppo che sono i principali produttori di carne, uova e pesce, come Cina, India, Sudafrica e Brasile, dove attualmente vi è mancanza di controllo sull’uso degli antibiotici. In questi paesi, l’ottimizzazione delle condizioni di allevamento (separazione degli animali per gruppi di età, uso di vaccini, elevati standard igienici) deve essere promossa in parallelo con un uso più razionale degli antibiotici. A livello globale, è necessaria un’azione rapida per raccogliere informazioni complete sulla resistenza agli antimicrobici, ottimizzare gli standard di igiene negli ospedali e in agricoltura, limitare l’uso di antibiotici ai casi in cui vi è una prescrizione medica o veterinaria e accrescere la consapevolezza della resistenza presso il grande pubblico e i responsabili politici. Gli antibiotici sono una risorsa preziosa che ha cambiato il volto della medicina e non possiamo permetterci di perdere la loro efficacia nella lotta contro le malattie. Link: http://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(15)00363-1/fulltext - 17/11/2015
- World Antibiotic Awareness Week L’OMS ha promosso la prima Settimana di sensibilizzazione sugli antibiotici (16-22 novembre 2015). Antibiotici : maneggiare con cura La Settimana Mondiale di sensibilizzazione sugli antibiotici intende aumentare la consapevolezza sulla resistenza globale agli antibiotici ed incoraggiare migliori pratiche tra il pubblico in generale, gli operatori sanitari e chi assume le decisioni politiche, al fine di evitare l’ulteriore diffusione dell’antibioticoresistenza. Un piano d’azione globale per affrontare il crescente problema della resistenza agli antibiotici e altri farmaci antimicrobici è stato approvato dalla 68° Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio 2015. Uno degli obiettivi chiave del piano è quello di migliorare la comprensione e la consapevolezza della resistenza agli antimicrobici attraverso azioni efficaci di comunicazione, educazione e formazione. Il tema della campagna, Antibiotici: maneggiare con cura, vuole dare il messaggio che gli antibiotici sono una risorsa preziosa, che deve essere preservata. Essi dovrebbero essere usati per trattare le infezioni batteriche solamente quando prescritti dal medico. Gli antibiotici non devono mai essere “prescritti” col passaparola e deve essere completato l’intero ciclo. L’OMS incoraggia tutti gli Stati membri, i Ministeri e le Organizzazioni Sanitarie a partecipare a questa campagna per contribuire ad aumentare la consapevolezza su questo problema. Per sostenere le campagne locali, mette a disposizione schede, infografica, poster e materiali multimediali. Link: http://www.who.int/mediacentre/events/2015/world-antibiotic-awareness-week/event/en/ - 16/11/2015
- La copertura vaccinale degli operatori sanitari contro l’influenza stagionale Una revisione sistematica e meta-analisi per valutare l’efficacia degli interventi. La vaccinazione antinfluenzale è raccomandata per gli operatori sanitari, ma la copertura è spesso bassa. Gli autori hanno esaminato gli studi, che valutano gli interventi per aumentare la copertura vaccinale degli operatori sanitari contro l’influenza stagionale e effettuato una meta analisi di regressione per quantificare l’effetto di ogni componente. Sono stati identificati 46 studi eleggibili. In molti studi sono stati individuati campi che conferiscono un elevato rischio di errori. La vaccinazione obbligatoria è risultata l’intervento più efficace (Risk Ratio di essere vaccinati [RRunvacc] = 0.18, IC 95% 0,08-0,45), seguita da interventi “soft”, come le dichiarazioni di declinazione (RRunvacc = 0.64, IC 95% 0.45- 0.92), maggiore consapevolezza (RRunvacc = 0,83, IC 95% 0,71-0,97) e un migliore accesso (RRunvacc = 0,88, IC 95% 0,78-1,00). Per gli incentivi la differenza non era significativa, mentre per l’istruzione non è stato osservato alcun effetto. L’eterogeneità è stata notevole (τ2 = 0,083). Questi risultati indicano che esistono alternative efficaci alla vaccinazione antinfluenzale obbligatoria degli operatori sanitari e devono essere ulteriormente esplorate in studi futuri. F Lytras, F Kopsachilis, E Mouratidou, D Papamichail, S Bonovas. Interventions to increase seasonal influenza vaccine coverage in healthcare workers: a systematic review and meta-regression analysis. Hum Vaccin Immunother. 2015 Nov 30:0. [Epub ahead of print] Link: http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/21645515.2015.1106656?journalCode=khvi20 - 13/11/2015
- Oseltamivir per l’influenza nei bambini Uno studio italiano valuta rischi e benefici dell’antivirale. L’influenza è una malattia comune che colpisce molti bambini ogni anno. In un certo numero di casi, in particolare nei bambini <2 anni e in quelli con malattia di base cronica grave, l’influenza può essere complicata da infezioni delle basse vie respiratorie, otite media acuta, rinosinusite, convulsioni febbrili, disidratazione o encefalopatia. Oseltamivir è il farmaco anti virus influenzale che è più comunemente studiato nei bambini sia per il trattamento che per la prevenzione dell’influenza. Per evitare il rischio che i bambini con l’influenza lieve o pazienti affetti da infezioni virali diverse ricevano oseltamivir, il trattamento con oseltamivir dovrebbe essere raccomandato solo in casi di influenza più gravi, soprattutto se confermata da test di laboratorio affidabili. Tuttavia, la terapia deve essere iniziata considerando il rischio di complicazioni e la presenza di gravi manifestazioni cliniche a dosi appropriate a età e peso. Poiché il vaccino resta l’opzione migliore per prevenire l’influenza e le sue complicanze, la profilassi con oseltamivir dovrebbe essere presa in considerazione solo in pazienti selezionati. S Esposito, N Principi Oseltamivir for influenza infection in children: risks and benefits. Expert Rev Respir Med. 2015 Nov 28. [Epub ahead of print] Link: http://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1586/17476348.2016.1126182 - 12/11/2015
- La Prevenzione delle reazioni avverse da farmaco in pazienti anziani ospedalizzati Un trial randomizzato controllato cluster valuta l’efficacia dei software per la riconciliazione della terapia farmacologica. Interventi efficaci per ridurre le reazioni avverse da farmaci (ADR) nei pazienti anziani ricoverati in ospedale sono carenti. I dati di precedenti trial randomizzati controllati (RCT) indicano che una revisione strutturata delle terapie farmacologiche seguite dal paziente può ridurre la prescrizione inappropriata nei pazienti ospedalizzati anziani. Tuttavia, non ci sono dati RCT che dimostrino che la riconciliazione riduca effettivamente le ADR in questa popolazione. Metodi Gli autori hanno eseguito un cluster RCT, che confronta le decisioni cliniche adottate con il supporto di un software specifico e l’assistenza farmaceutica standard dei pazienti anziani ricoverati in ospedale con una malattia acuta. Nel corso di 13 mesi, sono stati rinclusi nello studio 1833 pazienti di età ≥ 65 anni ricoverati in servizi specialistici diversi dalla geriatria. Sono stati assegnati random 361 pazienti al braccio di intervento e studio e 376 pazienti al braccio di controllo, applicando l’intervento in un singolo timepoint entro 48 ore dal ricovero. L’endpoint primario (l’incidenza di ADR) è stato valutato in 7-10 giorni dopo il ricovero o la dimissione. Gli endpoint secondari erano la durata media del ricovero e il tasso di mortalità ospedaliera. Risultati Si sono verificate 91 ADR nei 78 pazienti di controllo (20,7%) e 61 ADR nei 50 pazienti del gruppo di intervento (13,9%), ciò equivale a una riduzione del rischio assoluto del 6,8%. Il numero necessario da trattare (NNT) per evitare che un paziente avesse una ADR era 15; l’NNT totale per prevenire un ADR era 14. La durata mediana del ricovero e il tasso di mortalità ospedaliera non sono risultati significativamente differenti. Conclusioni Una riconciliazione della terapia farmacologica coadiuvata da software di supporto alle decisioni cliniche riduce significativamente l’incidenza di ADR in anziani ospedalizzati per malattie acute. D O’Sullivan, D O’Mahony, MN O’Connor, P Gallagher, J Gallagher, S Cullinan, R O’Sullivan, J Eustace, S Byrne Prevention of Adverse Drug Reactions in Hospitalised Older Patients Using a Software-Supported Structured Pharmacist Intervention: A Cluster Randomised Controlled Trial Drugs Aging. 2015 Nov 23. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40266-015-0329-y - 11/11/2015
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato on-line il numero 90 (settembre-ottobre 2015) di “Focus Farmacovigilanza”. Nell’editoriale, Michael Rawlins illustra l’attività del National Institute for Clinical Excellence (NICE), di cui è Presidente e fondatore. L’istituto è nato nel 1999, per iniziativa del Ministero della Salute britannico, come Agenzia indipendente con la finalità di fornire valutazioni tecnologiche e linee guida cliniche. Chiara Biagi, del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche – DIMEC – Unità di Farmacologia, di Bologna confronta vecchi e nuovi farmaci per la terapia della sclerosi multipla, concludendo che la teriflunomide e il dimetilfumarato hanno un profilo rischio/beneficio problematico e vanno utilizzati solo nel caso non sia possibile utilizzare glatiramer e interferone, che rimangono le terapie di prima linea. Il Case Report è dedicato a due pazienti diabetici, che hanno avuto problemi di controllo della glicemia, dopo l’assunzione di paracetamolo. La rubrica Farmaci & bambino si occupa dei famaci per il reflusso gastroesofageo. Valuta procinetici (metoclopramide, domperidone, eritromicina e cisapride), inibitori di pompa protonica (omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo e pantoprazolo) e H2-antagonisti (principalmente ranitidina). Sottolinea la crescita dell’uso di inibitori di pompa protonica, anche in campo pediatrico, dovuta probabilmente a scarsa appropriatezza terapeutica; sconsiglia l’uso off label dei farmaci e ricorda che esistono alternative non farmacologiche, che possono aiutare a risolvere i sintomi, senza il rischio di Reazioni Avverse. Link: http://www.farmacovigilanza.eu/sites/default/files/ff_5-2015_def.pdf - 10/11/2015
- TYPE 2 DIABETES GENETICS beta È nato un portale per la condivisione dei dati della ricerca genetica sul diabete di tipo II. Accelerating Medicines Partnership (AMP), un’associazione pubblico-privata nata con la finalità, come dice il nome, di accelerare i tempi (e di conseguenza ridurre anche i costi) per lo sviluppo di nuovi trattamenti e metodi diagnostici, ha creato un portale dedicato al diabete di tipo II: TYPE 2 DIABETES GENETICS beta. Della AMP fanno parte l’NIH (in particolare il suo istituto che si occupa del diabete: il National Institute of Diabetes & Digestive & Kidney Diseases), la FNIH (Foundation for the National Institute of Health), la American Diabetes Association, case farmaceutiche (Janssen, Lilly, Merck, Pfizer, Sanofi) e fondazioni private senza scopo di lucro. Il portale rende disponibili i risultati completi di 28 grandi studi genetici sul diabete di tipo 2 e le caratteristiche correlate, che hanno utilizzato il sequenziamento e la genotipizzazione array sui campioni biologici di oltre 100.000 pazienti diabetici di tutto il mondo. I dati possono far luce sulle funzioni biologiche dei geni e permettere di puntare a possibili obiettivi farmacologici. Sul sito sono spiegate le modalità e le regole per l’utilizzo dei dati e la condivisione dei risultati. È possibile iscriversi per ricevere aggiornamenti sulle nuove funzionalità. Sono presenti anche un blog ed un forum. I contenuti sono disponibili in inglese e in spagnolo. TYPE 2 DIABETES GENETICS beta Link: http://www.type2diabetesgenetics.org/ - 10/11/2015
- FANS e sanguinamento gastrointestinale Uno studio caso-controllo valuta le varianti alleliche del CYP2C9 come modificatori del rischio. Obiettivi Scopo dello studio è valutare se le varianti CYP2C9 *2 e/o *3 potrebbero modificare il rischio di sanguinamento gastrointestinale superiore (UGIB) correlato ai FANS. Metodi È stato condotto uno studio multicentrico caso-controllo in cui i casi erano i pazienti di età ≥18 anni con una diagnosi di UGIB e i controlli sono stati abbinati (1:3) per sesso, età, data di ricovero e ospedale. L’esposizione è stata definita come il numero medio di dosi giornaliere definite (DDD) di FANS metabolizzate da CYP2C9 nella settimana precedente la data indice. Sono state definite tre categorie di DDD: 0, ≤0.5, e > 0.5. L’esposizione è stata costruita prendendo in considerazione l’uso di FANS e i polimorfismi del CYP2C9. I pazienti di origine non europea sono stati esclusi dall’analisi. Risultati Sono stati inclusi nell’analisi un totale di 577 casi e 1.343 controlli: 103 casi e 89 controlli relativi a CYP2C9 e 88 casi e 177 controlli di portatori di CYP2C9 *3. Gli odds ratio corretti (aOR) di UGIB associati ai CYP2C9 *2 e alleli wild-type si sono rivelati simili [OR = 8,79 (4,50-17,17) e 10.15 (2,92-35,35), rispettivamente] e inferiori a quelli dell’allele CYP2C9 *3 [aOR = 18.07 (6,34-51,53)] per DDD di FANS ≥0,5 metabolizzate da CYP2C9. Raggruppando i genotipi per portatori e non portatori della variante CYP2C9 *3 è risultato un aOR di 16.92 (4,96-57,59) per i portatori e di 9,72 (4,55-20,76) per i non portatori, per DDD ≥a 0,5. Conclusioni La presenza della variante CYP2C9 *3 aumenta il rischio di sanguinamento gastrointestinale superiore associato ai FANS per DDD≥0,5. La presenza dell’allele CYP2C9 *2 non mostra tale effetto. A Figueiras, A Estany-Gestal, C Aguirre, B Ruiz, X Vidal, A Carvajal, I Salado, A Salgado-Barreira, L Rodella, U Moretti, L Ibáñez; EMPHOGEN group. CYP2C9 variants as a risk modifier of NSAID-related gastrointestinal bleeding: a case-control study. Pharmacogenet Genomics. 2015 Nov 4. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26544900 - 09/11/2015
- Reazioni Avverse da Paracetamolo Uno studio di Farmacovigilanza stima i tassi di eventi avversi correlati a paracetamolo negli Stati Uniti. Obiettivi Obiettivo di questo studio è l’individuazione dei trend dei tassi di eventi avversi (che comprendono epatotossicità e mortalità) attribuibili all’uso di paracetamolo. Metodi Un’analisi completa dei dati provenienti da tre sistemi statunitensi di Farmacovigilanza ha permesso di stimare i tassi di eventi correlati al paracetamolo, in contesti diversi: chiamate ai centri antiveleno (2008-2012), visite al pronto soccorso (2004-2012) e ricoveri ospedalieri (1998-2011). I tassi di eventi paracetamolo-correlati sono stati calcolati per setting, rispetto alla popolazione e per unità di farmaco distribuite. Risultati Il tasso delle chiamate a centri antiveleni per eventi paracetamolo-correlati è sceso dal 49,5/1000 del 2009 al 43,5/1000 del 2012. Il tasso di accessi ai reparti d’emergenza per eventi avversi involontari correlati al paracetamolo è diminuito dal 58,0/1000 visite di pronto soccorso per Reazioni Avverse a farmaco (ADR) del 2009 al 50,2/1000 del 2012. Il tasso di ricoveri ospedalieri per intossicazione correlata a paracetamolo è sceso da 119,8/100.000 ricoveri nel 2009 a 108,6/100.000 nel 2011. Dopo il 2009, i tassi di ADR correlate a paracetamolo per milione di abitanti sono diminuiti, sia per quanto riguarda le chiamate ai centri antiveleni, che per i ricoveri ospedalieri, mentre sono rimasti stabili per le visite al pronto soccorso. Tuttavia, se si prendono in considerazione le vendite, il tasso di ADR da paracetamolo (per milione di unità di farmaco distribuite) è aumentato dopo il 2009. Prima del 2009, i tassi di ospedalizzazione paracetamolo-correlati registravano un trend in leggero aumento (p-trend = 0.001). Conclusioni Le ADR da paracetamolo costituiscono un problema di Sanità pubblica. Sono necessari ulteriori studi per confermare le tendenze e stabilire se i recenti sforzi per ridurre il rischio hanno avuto un impatto positivo sugli eventi avversi correlati al paracetamolo. JM Major, EH Zhou, HL Wong, JP Trinidad, TM Pham, H Mehta, Y Ding, JA Staffa, S Iyasu, C Wang, ME Willy. Trends in rates of acetaminophen-related adverse events in the United States Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2015 Nov 3. doi: 10.1002/pds.3906. [Epub ahead of print] Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/pds.3906/abstract;jsessionid=581B10BF039588A01BCD625121F1B6C5.f02t02 - 06/11/2015
- Sindrome di Kounis Un’analisi delle segnalazioni spontanee del database internazionale di Farmacovigilanza. Il verificarsi accidentale di una sintomatologia cardiaca (ad esempio una sindrome coronarica acuta o un infarto del miocardio) durante un episodio anafilattico o anafilattoide è conosciuta come sindrome di Kounis. Diversi farmaci, sostanze, alimenti e fattori ambientali sono associati a questa reazione. Si è registrato un aumento esponenziale degli articoli scientifici su questa sindrome ma, dal momento che è rara, la più grande serie di casi pubblicati finora includeva solo 10 e 6 pazienti. Metodi Gli autori hanno condotto la ricerca su VigiBase, il database mondiale delle segnalazioni di Reazione Avversa a Farmaco (ADR) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per rilevare tutti i casi di sindrome di Kounis segnalati (al 31 dicembre 2014). Risultati Sono stati individuati 51 casi, che costituiscono la più grande serie mai pubblicata sulla sindrome di Kounis. Le segnalazioni erano state fatte tutte nel periodo 2010-2014 e quasi la metà (22 schede ADR) erano del 2014. La maggior parte dei casi si è verificato negli Stati Uniti e i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) sono risultati essere i farmaci scatenanti più frequenti. F Renda, G Landoni, F Trotta, D Piras, G Finco, P Felicetti, G Pimpinella, L Pani. Kounis Syndrome: An analysis of spontaneous reports from international pharmacovigilance database. Int J Cardiol. 2015 Oct 22;203:217-220. doi: 10.1016/j.ijcard.2015.10.003. [Epub ahead of print] Link: http://www.internationaljournalofcardiology.com/article/S0167-5273(15)30567-2/abstract - 05/11/2015
- Correzione dello stile di vita e metformina migliorano la sensibilità all’insulina Uno studio della American Diabetes Association sui partecipanti al Diabetes Prevention Program. Sono state identificate le varianti di genetiche associate all’insulinoresistenza (IR) nella popolazione generale, ma non è ancora noto se le persone con arricchimento genetico di queste IR – varianti rispondono in modo diverso agli interventi che mirano a migliorare la sensibilità all’insulina. Metodi Gli autori hanno costruito un punteggio di rischio genetico (GRS) basato su 17 IR – varianti e le dimensioni dei loro effetti (IR- GRS ponderato) per 2.713 partecipanti al Diabetes Prevention Program (DPP), con il consenso genetico. Hanno testato le associazioni tra punteggio IR- GRS ponderato e indice di sensibilità all’insulina (ISI) al basale in tutti i partecipanti e con la variazione dell’ISI ad 1 anno di follow- up per il gruppo trattato (con metformina e correzione dello stile di vita) e per il gruppo di controllo (placebo). Tutti i modelli sono stati aggiustati per età, sesso, etnia e circonferenza della vita al livello basale (più ISI basale per i modelli di cambiamento ISI ad 1 anno). Risultati Un più alto IR – GRS è risultato associato ad un indice di sensibilità all’insulina basale inferiore (β = -0,754 [SE = 0,229] log – ISI per unità; p = 0.001 in modelli completamente aggiustati). Non c’era alcun effetto differenziale di trattamento per l’associazione tra IR- GRS sui cambiamenti dell’ISI; un IR – GRS superiore era associato ad attenuazione del miglioramento dell’ISI a 1 anno (β = -0,520 [SE = 0.233]; P = 0,03 nei modelli completamente aggiustati; tutti i bracci di trattamento). Conclusioni Gli interventi di correzione dello stile di vita e l’uso di metformina hanno migliorato l’indice di sensibilità all’insulina, indipendentemente dal carico delle varianti genetiche associate all’insulinoresistenza. MF Hivert, CA Christophi, PW Franks, KA Jablonski, DA Ehrmann, SE Kahn, ES Horton, TI Pollin, KJ Mather, L Perreault, E Barrett-Connor, WC Knowler1, JC Florez, Lifestyle and metformin ameliorate insulin sensitivity independently of the genetic burden of established insulin resistance variants in Diabetes Prevention Program participants, Published online before print November 2, 2015, doi: 10.2337/db15-0950 Diabetes November 2, 2015 Link: http://diabetes.diabetesjournals.org/content/early/2015/10/30/db15-0950.abstract - 04/11/2015
- Reazioni Avverse da integratori alimentari Uno studio finanziato dal Dipartimento della Salute e i Servizi Umani degli Stati Uniti stima gli accessi al Pronto Soccorso e i ricoveri a livello nazionale, sulla base di un campione rappresentativo. Gli integratori alimentari, come i prodotti alimentari a base di erbe o i micronutrienti complementari (vitamine e minerali), sono comunemente utilizzati negli Stati Uniti, tuttavia i dati nazionali sugli effetti avversi sono limitati. Metodi Gli autori hanno utilizzato i dati di un campione rappresentativo costituito da 63 reparti di Pronto Soccorso (per il periodo 2004-2013) per stimare gli accessi al Pronto Soccorso di tutti gli USA, dovuti a Reazioni Avverse (ADR) correlate all’uso di integratori alimentari. Risultati Sulla base di 3.667 casi, gli autori hanno stimato che ogni anno le ADR correlate all’uso di integratori alimentari causino 23.005 visite al pronto soccorso (Intervallo di Confidenza [IC] al 95%, 18.611-27.398) e 2.154 ricoveri (IC 95%, 1342-2967)su tutto il territorio nazionale statunitense. Gli accessi al Pronto Soccorso riguardavano di frequente giovani adulti di età compresa tra i 20 e i 34 anni (28,0% delle visite; IC 95%, 25,1-30,8) e bambini privi di sorveglianza (21,2% delle visite; IC 95%, 18,4-24,0). Dopo l’esclusione dei casi di ingestione di integratori alimentari da parte di bambini sfuggiti al controllo, il 65,9% (IC 95%, 63,2-68,5) delle visite di pronto soccorso per singola reazione avversa correlata ad integratori alimentari riguardava integratori alimentari a base di erbe; il 31,8% (IC 95%, 29,2-34,3) micronutrienti. Prodotti per la perdita di peso o energetici hanno causato il 71,8% (IC 95%, 67,6-76,1) dei casi di palpitazioni, dolore al petto o tachicardia, riguardanti il 58,0% (IC 95%, 52,2-63,7) delle persone coinvolte trai 20 e i 34 anni di età. Tra gli adulti (≥65 anni), soffocamento o disfagia pillola-indotta o globus hanno causato il 37,6% (IC 95%, 29,1-46,2) di tutte le visite al pronto soccorso per eventi avversi correlati ad integratori alimentari; i micronutrienti sono stati implicati nell’83,1% (IC 95%, 73,3-92,9) delle visite. Conclusioni Si stima che, negli Stati Uniti ogni anno, circa 23.000 accessi al Pronto Soccorso siano attribuibili a Reazioni Averse correlate ad integratori alimentari. Le ADR erano costituite, in genere, da problemi cardiovascolari causati da prodotti per la perdita di peso o energetici trai giovani adulti e problemi di deglutizione, spesso dovuti a micronutrienti, tra gli anziani. AI Geller, N Shehab, NJ Weidle, MC Lovegrove, BJ Wolpert, BB Timbo, RP Mozersky, DS Budnitz, Emergency Department Visits for Adverse Events Related to Dietary Supplements N Engl J Med 2015; 373:1531-1540October 15, 2015DOI: 10.1056/NEJMsa1504267 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMsa1504267 - 03/11/2015
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA su Tecfidera (dimetilfumarato), Micofenolato (CellCept o acido micofenolico) e lipodistrofia e acidosi lattica associate a farmaci anti-HIV. Note Informative Importanti su Zelboraf (vemurafenib), Xalkori (crizotinib) e Reminyl (galantamina bromidrato). Comunicazione EMA su Tecfidera Fonte: AIFA 26/10/2015 Tecfidera (dimetilfumarato) è un medicinale utilizzato nel trattamento di adulti affetti da sclerosi multipla recidivante-remittente. La linfopenia è un effetto indesiderato noto e comune per Tecfidera. Sono stati segnalati tre casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) correlati all’uso di Tecfidera, in pazienti che avevano sviluppato linfopenia grave e prolungata (≥6 mesi). La PML è un’infezione cerebrale rara, causata dal virus John Cunningham (JC), con sintomi che possono essere simili a quelli di una riacutizzazione della sclerosi multipla e può provocare grave disabilità o morte. Al fine di minimizzare i rischi di leucoencefalopatia multifocale progressiva nei pazienti con sclerosi multipla trattati con Tecfidera, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha emesso nuove raccomandazioni: Deve essere eseguito un esame emocromocitometrico completo, che comprenda una conta linfocitaria, prima di iniziare il trattamento e, in seguito, ogni 3 mesi. Come riferimento, deve essere eseguita una RMN basale (entro 3 mesi). Qualora durante il trattamento i linfociti scendano al di sotto di 0.5×109 / l per oltre 6 mesi, il medico dovrebbe considerare l’interruzione del trattamento. La conta dei linfociti deve essere monitorata anche in caso di interruzione del trattamento, fino al recupero. Se la terapia viene continuata, i pazienti con grave e prolungata linfopenia devono essere considerati ad aumentato rischio di PML e devono essere attentamente monitorati per segni e sintomi di nuova disfunzione neurologica. Nel caso si sospetti PML, il trattamento con Tecfidera deve essere sospeso immediatamente e devono essere eseguite ulteriori valutazioni. Il materiale informativo di Tecfidera sarà aggiornato in linea con le nuove raccomandazioni. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-tecfidera-26102015 Comunicazione EMA sull’uso di micofenolato durante la gravidanza Fonte: AIFA 23/10/2015 L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha comunicato che l’immunosoppressore Micofenolato (CellCept o acido micofenolico) si conferma quale medicinale teratogeno associato ad un aumento del tasso di aborti spontanei e malformazioni congenite. Non deve essere usato in gravidanza a meno che non siano disponibili alternative idonee. Sarà diffusa una “Nota Informativa Importante” e le aziende forniranno materiale informativo su rischio teratogeno, contraccezione e test di gravidanza. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulluso-di-micofenolato-durante-la-gravidanza-23102015 Comunicazione EMA sulla ridistribuzione del grasso corporeo e l’acidosi lattica associata a farmaci anti-HIV Fonte: AIFA 23/10/2015 In base alle evidenze aggiornate, l’ EMA raccomanda di rimuovere l’ avvertenza di classe per i medicinali anti-HIV, relativa alle modifiche nella distribuzione del grasso corporeo (lipodistrofia) e di mantenere una specifica avvertenza correlata alla perdita di grasso sottocutaneo solo per zidovudina, stavudina e didanosina. Allo stesso modo, raccomanda di rimuovere l’avvertenza di classe sull’acidosi lattica per i medicinali analoghi nucleosidici e nucleotidici, ad eccezione dei prodotti contenenti zidovudina, stavudina e didanosina. Le aziende interessate dovranno aggiornare, di conseguenza, le informazione dei prodotti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulla-ridistribuzione-del-grasso-corporeo-e-l%E2%80%99acidosi-lattica-associata-fa Nota Informativa Importante su Zelboraf (vemurafenib) Fonte: AIFA 19/10/2015 Zelboraf è un prodotto indicato per il trattamento del melanoma positivo alla mutazione BRAF V600 non resecabile o metastatico. Sono stati segnalati casi di lesioni gravi, alcuni con esito fatale, in pazienti sottoposti a radioterapia prima, durante o dopo il trattamento con Zelboraf. Le reazioni erano prevalentemente cutanee, ma in alcuni casi hanno coinvolto gli organi interni. Zelboraf dovrà essere usato con cautela quando somministrato prima, in concomitanza o in seguito al trattamento radiante. Le informazioni sul prodotto saranno aggiornate con i dati sul rischio di potenziamento della radiotossicità. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-zelboraf-vemurafenib-19102015 Nota Informativa Importante su Xalkori (crizotinib) Fonte: AIFA 13/10/2015 XALKORI è un medicinale contenente crizotinib. È indicato per il trattamento di adulti pretrattati per carcinoma polmonare non a piccole cellule (non-small cell lung cancer – NSCLC) positivo per ALK (chinasi del linfoma anaplastico) in stadio avanzato. Dai risultati di studi clinici e dalle segnalazioni di reazioni avverse, è emerso che esiste un rischio di insufficienza cardiaca correlato all’uso di crizotinib, in pazienti con o senza patologie cardiache preesistenti. I pazienti devono essere monitorati alla ricerca di segni e sintomi di insufficienza cardiaca (dispnea, edema, rapido aumento ponderale). Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-xalkori-crizotinib-13102015 Nota Informativa Importante su Reminyl (galantamina bromidrato) Fonte: AIFA 05/10/2015 Reminyl (galantamina bromidrato) è indicato per il trattamento sintomatico della demenza di tipo Alzheimer da lieve a moderatamente grave. Sono state segnalate reazioni cutanee gravi, sindrome di Stevens- Johnson (SJS) e pustolosi esantematica acuta generalizzata (AGEP), in pazienti trattati con REMINYL. I pazienti devono essere informati sui segni di tali reazioni cutanee gravi e l’uso di REMINYL deve essere interrotto alla prima comparsa di rash cutaneo. Il Riassunto Caratteristiche del Prodotto sarà modificato per includere SJS e AGEP come reazioni avverse. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-reminyl-galantamina-bromidrato-05102015 - 31/10/2015
- Emicrania mestruale Una revisione sistematica valuta i diversi trattamenti preventivi e della fase acuta. Si stima che circa il 50% delle donne sia a rischio di sviluppare emicrania legata al ciclo mestruale. La International Headache Society ha classificato l’emicrania mestruale in 2 sottotipi differenti: 1) emicrania correlata alle mestruazioni, senza aura, con attacchi da 2 giorni prima a 3 giorni dopo il ciclo mestruale e ulteriori attacchi, con o senza aura, in altri momenti del ciclo 2) emicrania mestruale pura, senza aura, che si verifica solo da 2 giorni prima a 3 giorni dopo il ciclo e senza altri attacchi durante il ciclo. Gli attacchi di emicrania mestruale sono di solito più debilitanti, durano più a lungo, sono più inclini alla recidiva e meno sensibili al trattamento acuto, rispetto agli attacchi di emicrania non mestruale. Il trattamento acuto per l’emicrania mestruale è simile a quello per le emicranie non mestruali e comprende farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), triptani e derivati dell’ergot, da soli o in combinazione con antiemetici. I dati sul trattamento preventivo dell’emicrania mestruale sono scarsi. Alcuni studi suggeriscono l’efficacia del trattamento a breve termine con FANS e perimestruale con estrogeni e triptani. Non ci sono prove aggiornate, successive al 2003, basate su revisioni riguardanti il trattamento acuto e preventivo dell’emicrania mestruale. Obiettivi Scopo di questa revisione sistematica è valutare l’efficacia di diverse tipologie di trattamento per l’emicrania mestruale, sulla base di studi randomizzati e controllati o studi in aperto con endpoint di efficacia simili. Metodi La ricerca dei lavori è stata condotta sulle banche dati: PubMed, EMBASE, Science Direct e Web of Science. Due lettori hanno selezionato, in maniera indipendente, ottantaquattro articoli e una successiva revisione del testo completo ha portato a selezionarne solo trentasei. Gli articoli inclusi nella revisione sistematica sono studi randomizzati e controllati o in aperto focalizzati sull’efficacia delle terapie acute e preventive per l’emicrania mestruale. Sono state escluse le analisi secondarie, perché la popolazione, che era oggetto iniziale di studio non era costituita da donne con emicrania mestruale. Risultati Dopo lo screening finale, sono stati selezionati 11 articoli relativi al trattamento acuto dell’emicrania mestruale e 25 relativi a quello preventivo. Questi sono stati ulteriormente suddivisi in categorie di trattamento. Sono stati selezionati, per il trattamento acuto: triptani, terapia di combinazione, inibitori della sintesi delle prostaglandine e alcaloidi dell’ergot; per il trattamento preventivo: triptani, terapia combinata, contraccettivi orali, estrogeni, FANS, fitoestrogeni, agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine, vitamine, minerali e terapie non farmacologiche. Nel complesso, i triptani hanno mostrato forti evidenze di efficacia sia nel trattamento della fase acuta dell’emicrania mestruale, che nella prevenzione a breve termine. Conclusioni Sulla base di questa revisione, relativa a tutte le tipologie di trattamento dell’emicrania mestruale, i triptani sono risultati essere quelli con più vasta letteratura con forte evidenza per il trattamento acuto e preventivo dell’emicrania mestruale. Ulteriori studi randomizzati e controllati sarebbero necessari per le altre terapie, al fine di rafforzare il loro impiego nella cura delle pazienti con emicrania mestruale . H del C Nierenburg, J Ailani, M Malloy, S Siavoshi, NN Hu, N Yusuf. Systematic Review of Preventive and Acute Treatment of Menstrual Migraine. Headache. 2015 Sep;55(8):1052-71. doi: 10.1111/head.12640. Epub 2015 Aug 12. Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/head.12640/abstract;jsessionid=094738DE8518552B9A56CD85E5972480.f03t03 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26264117 - 29/10/2015
- Health at a Glance 2015 Il rapporto sulla salute dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, OCSE, (Organisation for Economic Co-operation and Development – OECD) ha pubblicato il rapporto sulla salute Health at a Glance 2015. L’OCSE è nata nel 1960, come evoluzione dell’Organizzazione per la cooperazione economica europea (OECE), fondata nel 1948 da 18 Paesi europei più la Turchia quale strumento per favorire la cooperazione e la ripresa, dopo la conclusione della II Guerra mondiale. Oggi, l’organizzazione internazionale ha un bilancio di 363 milioni di euro, finanziato dai 34 paesi membri (di tutto il mondo), in proporzione al loro reddito. Ha la missione di promuovere politiche in grado di migliorare il benessere economico e sociale e costituisce un forum in cui i governi possono collaborare per condividere esperienze e cercare soluzioni ai problemi comuni. A questo scopo, gli studi OCSE analizzano e confrontano i dati per prevedere le tendenze future e fissano gli standard internazionali in numerosi settori. La nuova edizione di Health at a Glance presenta i dati comparabili più recenti sui sistemi sanitari dei paesi OCSE e, dove possibile, anche dei paesi partner (Brasile, Cina, Colombia, Costa Rica, India, Indonesia, Lettonia, Lituania, Russia e Sud Africa); comprende una nuova serie di indicatori sanitari, in grado di sintetizzare i punti di forza e di debolezza e presta anche una particolare attenzione al settore farmaceutico. La spesa sanitaria pro-capite italiana è inferiore alla media dei Paesi OCSE e dei livelli precedenti la crisi economica: nel 2013 è diminuita del 3.5% in termini reali e i dati preliminari per il 2014 fanno prevedere un decremento dello 0.4%. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica, la quota costituita dai farmaci generici corrisponde, nel 2013, al 19% del volume e all’11% del valore, laddove le medie OCSE sono, rispettivamente, del 48% e del 24%. Nonostante la spesa sanitaria sia inferiore alla media OCSE, gli indicatori di qualità dell’assistenza primaria e ospedaliera in Italia rimangono al di sopra della media OCSE in molte aree. Tuttavia, l’Italia rimane arretrata rispetto ad altri paesi sull’assistenza agli anziani e la prevenzione delle malattie non trasmissibili: per esempio, i tassi di sovrappeso e obesità tra i bambini sono tra i più alti al mondo, il consumo di tabacco è alto e il consumo di alcol a rischio, tra i giovani, sta aumentando. L’aspettativa di vita in Italia (2013) è di 82.8 anni, tra le più alte dell’area OCSE, ma l’aspettativa di vita in buona salute all’età di 65 anni è tra le più basse dei paesi OCSE, con 7 anni senza disabilità per le donne e circa 8 anni per gli uomini. Health at a Glance 2015 04 Nov 2015 ISBN : 9789264247680 (EPUB) DOI: 10.1787/health_glance-2015-en Link: http://www.oecd-ilibrary.org/docserver/download/health_glance-2015-sum-en.pdf?expires=1446812594&id=id&accname=guest&checksum=EC5F13E8060DBFBA0FC679CB79C4D1DC http://www.oecd.org/italy/Health-at-a-Glance-2015-Key-Findings-ITALY-In-Italian.pdf http://www.oecd.org/italy/ http://www.oecd.org http://www.oecd-ilibrary.org/social-issues-migration-health/health-at-a-glance-2015_health_glance-2015-en - 20/10/2015
- Nuovi approcci terapeutici per la prevenzione e il trattamento dell’emicrania Una review valuta i nuovi farmaci e le tecniche di neuromodulazione. L’emicrania è la patologia neurologica più invalidante e diffusa. Fino a 25 anni fa, per il trattamento dei pazienti con attacchi acuti di emicrania, i neurologi avevano a disposizione poche opzioni, che includevano analgesici come l’acido acetilsalicilico e l’acetaminofene (paracetamolo ); la combinazione di analgesici e caffeina; farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene, naproxene, ketoprofene e diclofenac; altri farmaci con meccanismi d’azione meno chiari, come il metamizolo. Sono state utilizzate anche preparazioni contenenti ergotamina, che agiscono sui recettori della serotonina ma anche su altri recettori, con un meccanismo d’azione presumibilmente di vasocostrizione. Il triptano sumatriptan è stato il primo farmaco sviluppato specificamente per la terapia dell’emicrania acuta e agisce con specificità più alta dell’ergotamina sui recettori della serotonina (5 – HT1B e 5 – HT1D). I triptani sono generalmente efficaci solo nel trattamento dell’emicrania acuta e della cefalea a grappolo e, sebbene siano altamente efficaci in molti individui, hanno anche notevoli limitazioni, compresa la recidiva dei sintomi dopo un’efficacia iniziale. Inoltre, pur avendo solo deboli proprietà vasocostrittrici, i triptani sono controindicati nei pazienti con gravi condizioni cardiovascolari (es. infarto del miocardio, angina pectoris, attacco ischemico transitorio o ictus ischemico, malattia arteriosa periferica) e nei pazienti con diversi fattori di rischio vascolare non trattati. Sono, quindi, necessari nuovi farmaci per il trattamento degli attacchi di emicrania nei pazienti per i quali i triptani non sono efficaci o sono efficaci solo inizialmente, ma i sintomi si ripresentano o sono mal tollerati o controindicati. I pazienti con frequenti attacchi di emicrania hanno bisogno di una terapia preventiva. La prevenzione dovrebbe essere avviata soprattutto con un approccio non farmacologico, che includa la consulenza, l’esercizio fisico, la gestione dello stress e tecniche di rilassamento. I farmaci per la prevenzione dell’emicrania dovrebbero essere prescritti solo se necessari. Le classi di farmaci per la prevenzione dell’emicrania includono beta-bloccanti, anti-epilettici (topiramato e acido valproico), calcio antagonisti (flunarizina), antagonisti del recettore dell’angiotensina II (candesartan ) e antidepressivi (amitriptilina e venlafaxina). Questi farmaci, mediamente, riducono la frequenza dell’emicrania del 50 % in circa il 40-45 % dei pazienti. L’aderenza è scarsa a causa delle numerose reazioni avverse. Come per la gestione della fase acuta, anche per la prevenzione sono necessari nuovi trattamenti, più efficaci, meglio tollerati e senza controindicazioni. La gestione dei pazienti con emicrania è spesso insoddisfacente perché le terapie disponibili, preventive o per la gestione della fase acuta, sono spesso inefficaci o mal tollerate. Questa review valuta i nuovi farmaci e le tecniche di neuromodulazione, prendendo in esame gli studi riguardanti le prove cliniche, gli effetti collaterali, le controindicazioni e i differenti stadi di sviluppo clinico. I nuovi approcci di successo per il trattamento dell’emicrania acuta hanno come bersaglio i recettori del peptide correlato al gene della calcitonina (CGRP) e della serotonina (5-idrossitriptamina, 5-HT1F). Altri approcci relativi a TRPV1 (Transient Receptor Potential Vanilloid 1), glutammato, GABA e ad una combinazione dei recettori 5-HT1B /1D e sintesi di ossido nitrico sono stati indagati, ma finora non hanno dato risultati significativi negli studi clinici. Nella prevenzione dell’emicrania, i nuovi approcci più promettenti sono gli anticorpi umanizzati contro il peptide CGRP o il suo recettore. Appaiono promettenti anche gli approcci di neuromodulazione, invasiva e non, sia per la prevenzione che per il trattamento dell’emicrania acuta, anche se sono necessari ulteriori studi per definire i protocolli ottimali ed i candidati appropriati per queste terapie. In sintesi, anche se vi è una varietà interessante di nuovi obiettivi terapeutici e nuovi approcci per il trattamento preventivo e della fase acuta dell’emicrania, molti di essi non hanno raggiunto i risultati attesi. Particolarmente deludente è stato lo sviluppo di farmaci per il trattamento degli attacchi acuti. Per quanto riguarda il trattamento preventivo, risultati promettenti da studi di fase 2 con anticorpi contro CGRP suggeriscono che questi anticorpi potrebbero rappresentare le nuove opzioni di trattamento per i numerosi pazienti per i quali le attuali terapie sono o inefficaci o mal tollerate. In futuro dovranno essere dimostrate l’efficacia in grandi trial di fase 3 e la sicurezza in studi a lungo termine. Molti altri farmaci promettenti hanno mostrato benefici scarsi o nulli. I trial randomizzati per la neurostimolazione avevano un piccolo numero di partecipanti ed erano, quindi, sottodimensionati e non in grado di fornire dati significativi sugli esiti a lungo termine. A giudizio degli autori, gli approcci terapeutici di neuromodulazione invasiva devono essere utilizzati solo nell’ambito di studi clinici e, al momento, prevalentemente in pazienti con emicrania cronica refrattaria. Approcci terapeutici non invasivi possono essere considerati in emicranici quando le altre opzioni terapeutiche sono inefficaci o mal tollerate. I progressi nella comprensione dei meccanismi di base dell’emicrania stanno portando all’identificazione di nuovi obiettivi terapeutici ad un ritmo rapido. Nonostante alcune delusioni negli studi clinici, è importante che si continui a perseguire l’obiettivo di trattamenti definitivi per i milioni di individui in tutto il mondo che soffrono di emicrania. HC Diener, A Charles, PJ Goadsby, D Holle, New therapeutic approaches for the prevention and treatment of migraine DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(15)00198-2 Link: http://www.thelancet.com/pdfs/journals/laneur/PIIS1474-4422(15)00198-2.pdf - 20/10/2015
- Il litio nel trattamento del disturbo bipolare I in età pediatrica I risultati di uno studio multicentrico controllato con placebo in doppio cieco. Il litio è il trattamento di riferimento per il disturbo bipolare negli adulti, ma sono ancora carenti studi definitivi sull’uso del litio per il disturbo bipolare I in età pediatrica. Metodi Questo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo e partecipanti pediatrici (età 7-17 anni) con disturbo bipolare I/episodi maniacali o misti, ha confrontato il litio (n = 53) rispetto al placebo (n = 28) per un periodo massimo di 8 settimane. La misura primaria di efficacia a priori era il cambiamento dal livello basale alla fine dello studio, nel punteggio della Young Mania Rating Scale (YMRS), in base all’analisi dell’ultima osservazione fatta. Risultati Il cambiamento del punteggio YMRS era significativamente maggiore nei partecipanti trattati (5,51; Intervallo di Confidenza al 95 %: 0,51-10,50) dopo aggiustamento per punteggio basale YMRS, fascia d’età , gruppo di peso, sesso e luogo di studio (p = . 03). Il punteggio generale Clinical Global Impression – Improvement ha favorito il litio (n = 25; 47 % molto/molto migliorato) rispetto al placebo (n = 6; 21 % molto/molto migliorato) alla settimana 8° (P = .03). è stato osservato un aumento statisticamente significativo della concentrazione di tireotropina con litio (3,0 ± 3,1 mIU/L) rispetto al placebo (-0.1 ± 0.9 mIU/L ; p < 0,001). Non c’era differenza statisticamente significativa tra i due gruppi per quanto riguarda l’aumento di peso. Conclusioni In questo studio clinico, il litio è risultato superiore al placebo nel ridurre i sintomi maniacali nei pazienti pediatrici con disturbo bipolare I. Il litio è stato generalmente ben tollerato in questa popolazione di pazienti e non è stato associato ad un aumento di peso. RL Findling, A Robb, NK McNamara, MN Pavuluri, V Kafantaris, R Scheffer, JA Frazier, M Rynn, M Del Bello, RA Kowatch, BM Rowles, J Lingler, K Martz, R Anand, TE Clemons, P Taylor-Zapata, Lithium in the Acute Treatment of Bipolar I Disorder: A Double-Blind, Placebo-Controlled Study Published online October 12, 2015 (doi: 10.1542/peds.2015-0743) Link: http://pediatrics.aappublications.org/content/early/2015/10/06/peds.2015-0743 - 14/10/2015
- Il Rapporto 2015 sugli antibiotici Il Center for Disease Dynamics, Economics and Policy (CDDEP) ha pubblicato il rapporto 2015 sull’uso e la resistenza agli antibiotici, nel mondo. Fin dalla loro introduzione negli anni Quaranta, gli antibiotici hanno svolto un ruolo centrale, nella moderna assistenza sanitaria e il loro uso è andato progressivamente crescendo. Ora, però, infezioni una volta trattabili stanno diventando difficili da curare e questo comporta un aumento dei costi, sia per le strutture sanitarie che per i pazienti e l’incremento della mortalità. La diminuzione dell’efficacia degli antibiotici è un problema rilevante di sanità pubblica, su scala mondiale. Molti agenti patogeni sono resistenti a più antibiotici e i nuovi antibiotici sono costosi e spesso fuori dalla portata di chi ne ha bisogno. La resistenza agli antibiotici è il risultato dell’uso inappropriato e dell’abuso di antibiotici, che portano alla selezione di ceppi batterici resistenti. Parallelamente all’incremento dell’uso umano, stiamo assistendo anche all’incremento dell’uso veterinario di antibiotici, finalizzato all’aumento della produzione di alimenti di origine animale. In questo quadro, il Center for Disease Dynamics, Economics and Policy (CDDEP), un’organizzazione non-profit con sede a Washington, ha pubblicato il rapporto “The State of the World’s Antibiotics” 2015, basato sull’analisi della letteratura scientifica e i dati dei sistemi di sorveglianza nazionali e regionali. Il documento traccia una mappa mondiale dell’antibioticoresistenza a 12 tipi di batteri in 39 paesi ed il trend dell’uso mondiale degli antibiotici, che è cresciuto di circa il 30%, tra il 2000 e il 2010, soprattutto a causa della crescita del consumo in paesi come il Sud Africa e l’India, dove gli antibiotici sono disponibili come farmaci da banco e dell’incremento dell’uso veterinario. Oltre a registrare lo stato di questa importante risorsa globale, il documento fornisce un’analisi critica su tre punti: • modelli globali e tendenze dell’antibioticoresistenza ed uso degli antibiotici negli esseri umani e negli animali; • attuale disponibilità di antibiotici e linee di ricerca e sviluppo; • interventi che hanno dimostrato di contribuire a razionalizzare l’uso degli antibiotici e sono praticabili in tutti i paesi. Il rapporto suggerisce, inoltre, 6 strategie per le politiche nazionali, che scaturiscono dell’esperienza della Global Antibiotic Resistance Partnership (GARP), che ha sviluppato politiche sanitarie contro l’antibioticoresistenza in otto paesi. Le strategie sono utili, in modo particolare, per i numerosi paesi del mondo, che non hanno ancora affrontato il problema della resistenza agli antibiotici . The State of the World’s Antibiotics, 2015 Link: http://cddep.org/publications/state_worlds_antibiotics_2015 Il CDDEP rende disponibili i dati raccolti sull’antibioticoresistenza attraverso la Resistence Map Link: http://resistancemap.cddep.org/ Sul Report CDDEP si veda anche “Nature” e il sito AIFA: Dramatic rise seen in antibiotic use Link: http://www.nature.com/news/dramatic-rise-seen-in-antibiotic-use-1.18383 Report CDDEP fornisce un quadro globale sull’uso degli antibiotici e sulla resistenza batterica Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/report-cddep-fornisce-un-quadro-globale-sull%E2%80%99uso-degli-antibiotici-e-sulla-resistenza-batter - 13/10/2015
- L’aspirina come agente neoadiuvante durante la chemioradioterapia preoperatoria per cancro del retto Uno studio di ricercatori dell’Università di Cagliari suggerisce nuovi effetti benefici dell’aspirinetta. Background e obiettivi Recentemente, molti studi hanno suggerito un possibile ruolo coadiuvante dell’aspirina, riportando un effetto prognostico positivo associato al suo uso in pazienti con cancro colon-rettale. Questo studio si pone l’obiettivo di valutare l’effetto antitumorale dell’uso di aspirina durante la chemioradioterapia preoperatoria per cancro del retto. Metodi Sono stati selezionati 241 pazienti con cancro rettale di stadio II-III e candidati alla chemioradioterapia (CRT) e sono stati assegnati a due gruppi: al gruppo 1, i pazienti che assumevano aspirina al momento della diagnosi e al gruppo 2 tutti gli altri. Sono stati esplorati trattamento e risultati oncologici. Risultati L’uso di aspirina è risultato associato ad un più alto tasso di downstaging del tumore (67,6% versus 43,6%, p = 0,01), buona risposta patologica (46% vs 19%; p <0.001) e ad un tasso di completa risposta patologica lievemente più alto, anche se non significativo (22% vs 13%; p = 0.196). L’uso di aspirina è risultato associato anche ad una migliore sopravvivenza libera da progressione a 5 anni (86,6% vs 67,1%; tasso di rischio (HR) = 0.20; IC 95% = 0,07-,60) e sopravvivenza globale (90,6% vs 73,2%; HR = 0,21; IC 95% = 0,05-0,89). Anche se la possibilità di recidiva locale era simile (HR = 0.6; IC 95% = 0,06-4,5), l’uso di aspirina era associato ad un minor rischio di sviluppare metastasi (HR = 0,30; IC 95% = 0,10-0,86). Conclusioni L’aspirina può avere attività antitumorale contro il cancro del retto durante la CRT preoperatoria. Questa scoperta potrebbe essere clinicamente rilevante e deve essere ulteriormente indagata con trial randomizzati. A Restivo, IM Cocco, G Casula, F Scintu, F Cabras, M Scartozzi, L Zorcolo. Aspirin as a neoadjuvant agent during preoperative chemoradiation for rectal cancer. Br J Cancer. 2015 Sep 15. doi: 10.1038/bjc.2015.336. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26372700 - 07/10/2015
- Inibitori di pompa protonica La campagna di comunicazione della ASL di Sassari. Gli inibitori di pompa protonica sono la classe di farmaci che incide maggiormente sulla spesa farmaceutica territoriale aziendale, con consumi record di 285 confezioni/anno ogni 100 abitanti. Nel 2014 si è avuta una spesa di 6.192.713 euro, con un incremento del 6,6%, rispetto al 2013 e del 6,1% in termini di confezioni dispensate a carico del SSN. I dati del primo semestre 2015 confermano il trend, con un incremento del 6% dei consumi, che sono arrivati a 295 confezioni/anno ogni 100 abitanti e del 7% in termini di spesa. Vista la situazione, il Servizio Farmaceutico Territoriale della ASL di Sassari ha ideato una campagna di comunicazione focalizzata sugli inibitori di pompa protonica e, più in generale, finalizzata all’educazione al buon uso del farmaco e ad evitare gli sprechi di medicinali. Sono stati realizzati un opuscolo e una locandina rivolti al cittadino e una scheda informativa per i medici. Il messaggio è quello di evitare di fare inutili scorte, di non fidarsi del passaparola, non prendere farmaci prescritti ad altri, informare il medico anche di farmaci da banco, integratori e prodotti erboristici, che si assumono e, soprattutto, avvertirlo quando si ha il sospetto dell’insorgenza di reazioni avverse. Questo, in generale; per quanto riguarda gli inibitori di pompa protonica, o gastroprotettori, si spiega che sono farmaci che riducono la produzione acida dello stomaco e sono utili nel trattamento di alcune patologie del tratto gastrointestinale superiore (stomaco e duodeno), caratterizzate da eccessiva produzione di acidi gastrici e nella prevenzione delle ulcere in alcune categorie di pazienti. Per il trattamento delle ulcere e del reflusso gastroesofageo e per la prevenzione dell’ulcera in pazienti a rischio, secondo quanto previsto dalle Note AIFA 1 e 48, sono a carico del SSN. Per le altre indicazioni meno gravi (es. terapie con antinfiammatori, cortisonici, eparine, antiaggreganti, Cardioaspirin ed equivalenti) in assenza di altri fattori di rischio, possono essere prescritti, ma la spesa sarà a carico del paziente. Soprattutto, si mette in guardia dall’uso inappropriato: non è necessario proteggere lo stomaco quando si assumono farmaci non dannosi per lo stomaco, come gli antibiotici o quando si assumono più farmaci contemporaneamente (politerapia), perché ci si espone inutilmente al rischio di ridotto assorbimento di calcio e, quindi, di possibili fratture osteoporotiche del femore, al rischio di ridotto assorbimento di Ferro e Magnesio e dell’aumento di infezioni respiratorie e intestinali. Bisogna, inoltre, evitare l’associazione dei gastroprotettori con ansiolitici, farmaci per l’osteoporosi, anticoagulanti ed ormoni tiroidei. Locandina Opuscolo Scheda informativa per i medici - 06/10/2015
- ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali La seconda edizione del corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali si svolgerà a Nuoro il 4 ottobre 2015, presso l’Euro Hotel – Via Trieste 62. L’ECM è rivolto ai Farmacisti territoriali e ospedalieri, entro un numero massimo di 100. L’iscrizione è gratuita, garantisce 12 crediti ECM e va fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/ Il corso è aperto anche ai Farmacisti in formazione. Programma Locandina - 30/09/2015
- Corso ECM del Centro Regionale di Farmacovigilanza Farmacovigilanza e buon uso del farmaco Focus sugli ipoglicemizzanti orali Olbia, venerdì 23 ottobre 2015 Sala Congressi del Museo Archeologico I pazienti diabetici, nel mondo, superano i 200 milioni e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, se continua l’attuale trend di crescita, saranno oltre 300 milioni, nel 2025. Secondo i dati ISTAT, nel 2013, è diabetico il 5,5% degli italiani. La prevalenza (standardizzata per età e sesso) del diabete, in Italia, è aumentata dal 3,9% del 2001 al 4,8% del 2013. Come conseguenza, è aumentato l’uso degli ipoglicemizzanti orali, che sono impiegati nel trattamento e, parallelamente, il rischio di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR). Su questo importante argomento, si svolgerà la seconda edizione del corso ECM organizzato dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: Focus sugli ipoglicemizzanti orali che si terrà ad Olbia, venerdì 23 ottobre 2015, nella sala Congressi del Museo Archeologico. L’ECM è rivolto a Medici Chirurghi (di tutte le discipline), Farmacisti e Infermieri, entro un numero massimo di 120. L’iscrizione è gratuita e garantisce 11 crediti ECM, va fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/ Il corso è aperto anche a Medici Chirurghi, Farmacisti e Infermieri in formazione, entro un numero massimo di 100. Programma Locandina Per informazioni su iscrizioni e accreditamento ECM: Ufficio Formazione AOU Cagliari Tel. 070 6092155 – amazzoleni@aoucagliari.it - 30/09/2015
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su spray per uso nasale e orale contenenti fusafungina, Nota Informativa Importante su Betmiga (mirabegron) e monitoraggio EMA della letteratura medica. Comunicazione EMA su spray per uso nasale e orale contenenti fusafungina Fonte: AIFA 11/09/2015 Fusafungina è un farmaco antibatterico ed antinfiammatorio utilizzato, sotto forma di aerosol in spray o spray nasale, per il trattamento delle infezioni delle vie respiratorie superiori. I medicinali contenenti fusafungina sono stati autorizzati nell’Unione Europea attraverso procedure nazionali, con i nomi commerciali: Bioparox, Locabiotal e Locabiosol. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha avviato una rivalutazione dei medicinali contenenti fusafungina su richiesta dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in seguito all’aumento del tasso di segnalazioni di gravi reazioni allergiche correlate all’uso del farmaco. In attesa di ulteriori comunicazioni, è bene che i pazienti si rivolgano al medico o al farmacista, in caso di sospette reazioni avverse o per chiarimenti sulla terapia. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-spray-uso-nasale-e-orale-contenenti-fusafungina-11092015 Nota Informativa Importante su Betmiga (mirabegron) Fonte: AIFA 07/09/2015 Mirabegron è una nuova sostanza attiva autorizzata nell’UE e, di conseguenza, è oggetto di monitoraggio addizionale. In pazienti sottoposti a trattamento con mirabegron sono stati segnalati gravi casi di ipertensione e aumento della pressione arteriosa. L’aumento della pressione arteriosa è un rischio noto legato all’uso di mirabegron ed è incluso nelle informazioni sul medicinale. In seguito alla revisione condotta dall’EMA sui dati cumulativi associati a mirabegron e all’aumento della pressione arteriosa, sono state emesse nuove raccomandazioni: • l’uso di mirabegron è, ora, controindicato nei pazienti affetti da ipertensione grave non controllata (Pressione Arteriosa Sistolica ≥180 mmHg e/o Pressione Arteriosa Diastolica ≥110 mmHg). · è necessario misurare la pressione arteriosa all’inizio del trattamento e monitorarla regolarmente, soprattutto nei pazienti affetti da ipertensione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-betmiga-mirabegron-07092015 Gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da letteratura relative a casi osservati in Italia – aggiornamento Settembre 2015 Fonte: AIFA 04/09/2015 Il monitoraggio della letteratura medica da parte dell’EMA per 400 sostanze, iniziato il 1° luglio di quest’anno, è a pieno regime dal 1° settembre. L’EMA provvede anche a segnalare le reazioni avverse nella banca dati Eudravigilance e comunicarle alle Autorità competenti dei singoli Stati membri. I titolari dell’AIC dei medicinali contenenti le sostanze incluse nell’elenco non sono più tenuti a monitorare la letteratura che è oggetto dell’osservazione EMA. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/gestione-delle-segnalazioni-di-sospette-reazioni-avverse-da-letteratura-relative-casi-osse-0 Link EMA: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/general/general_content_000633.jsp&mid=WC0b01ac05808ce84c Si veda anche il nostro: MONITORAGGIO DELLA SICUREZZA DEI MEDICINALI: L’EMA INIZIA LO SCREENING DELLA LETTERATURA MEDICA PER 400 GRUPPI DI SOSTANZE ATTIVE Link: http://www.farmaci-fc.it/2015/05/20/monitoraggio-della-sicurezza-dei-medicinali-lema-inizia-lo-screening-della-letteratura-medica-per-400-gruppi-di-sostanze-attive/#more-2792 - 30/09/2015
- Caffeina e progressione della malattia di Parkinson Un lavoro appena pubblicato su “Clinical Neuropharmacology” evidenzia un’interazione deleteria con la creatina. Obiettivi Una maggiore assunzione di caffeina è associata ad un minor rischio di Malattia di Parkinson ed è risultata essere neuroprotettiva nei topi. Tuttavia, in uno studio precedente, un’analisi esplorativa ha suggerito che, nei pazienti che assumono creatina, l’assunzione di caffeina sia associata ad un tasso di progressione della malattia più rapido. Gli autori di questo lavoro hanno studiato l’associazione della caffeina con il tasso di progressione della Malattia di Parkinson e l’interazione con l’assunzione di creatina. Metodi Sono stati analizzati i dati di una grande studio clinico di fase 3, controllato con placebo, sulla creatina come agente potenzialmente modificante la malattia. Per questo studio, sono stati reclutati pazienti da 45 Centri disturbi del movimento degli Stati Uniti e del Canada. In totale, 1.741 soggetti affetti dal morbo di Parkinson hanno partecipato allo studio clinico primario e i dati sull’assunzione di caffeina erano disponibili per 1.549 di questi soggetti. Sono stati valutati l’associazione tra l’assunzione di caffeina ed il tasso di progressione del Parkinson (in base alla variazione del punteggio totale della scala unificata di valutazione della Malattia di Parkinson, Unified Parkinson Disease Rating Scale) e l’interazione di questa associazione con l’assunzione di creatina. Risultati L’assunzione di caffeina non è risultata associata al tasso di progressione del Parkinson, nell’analisi principale; ma una maggiore assunzione di caffeina era associata a un tasso di progressione della malattia significativamente più elevato, nei soggetti che assumevano creatina. Conclusioni Questo, ad oggi, è lo studio più grande e di più lunga durata, che confronta l’associazione tra caffeina e tasso di progressione della Malattia di Parkinson. I risultati indicano che l’interazione tra caffeina e creatina ha effetti negativi sulla Malattia di Parkinson, aggravandone la progressione. DK Simon, C Wu, BC Tilley, AM Wills, MJ Aminoff, J Bainbridge, RA Hauser, JS Schneider, S Sharma, C Singer, CM Tanner, D Truong, PS Wong, Caffeine and Progression of Parkinson Disease: A Deleterious Interaction With Creatine Clinical Neuropharmacology, September/October 2015 – Volume 38 – Issue 5 – p 163–169; doi: 10.1097/WNF.0000000000000102 Link: http://journals.lww.com/clinicalneuropharm/Abstract/2015/09000/Caffeine_and_Progression_of_Parkinson_Disease___A.1.aspx - 21/09/2015
- Linee guida per il reporting di revisioni sistematiche e meta-analisi: il PRISMA Statement Evidence, la rivista open access della Fondazione Gimbe, pubblica la versione italiana del PRISMA Statement. Nel 1996, un gruppo internazionale ha sviluppato le linee guida QUOROM Statement (QUality Of Reporting Of Meta-analyses), per il reporting delle meta-analisi di trial controllati randomizzati. Nel 2005, si è svolto ad Ottawa, in Canada, un meeting di tre giorni, in cui è stato rivisto e aggiornato QUOROM e si è arrivati alle nuove linee guida chiamate PRISMA (Preferred Reporting Items for Systematic reviews and Meta-Analyses), che tengono conto anche dei risultati di una survey internazionale. Il PRISMA STATEMENT è costituito da una checklist di 27 punti, che ha l’obiettivo di guidare gli autori nel migliorare il reporting di revisioni sistematiche e meta-analisi e può essere utilizzato anche per il reporting di revisioni sistematiche di altri tipi di studi, in particolare quelli che valutano l’efficacia degli interventi sanitari. Il PRISMA STATEMENT deve sostituire il QUOROM Statement per le riviste che lo hanno supportato e l’auspicio è che altre se ne aggiungano, registrandosi sul sito. La qualità del reporting delle revisioni sistematiche non è ancora ottimale: essendo basato sull’evidenza, PRISMA è uno strumento in evoluzione e i lettori sono invitati a dare il loro apporto per il suo miglioramento. D Moher, A Liberati, J Tetzlaff, DG Altman, The PRISMA Group, Linee guida per il reporting di revisioni sistematiche e meta-analisi: il PRISMA Statement, Evidence 2015;7(6): e1000114 doi: 10.4470/E1000114. Link: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/465/linee-guida-per-il-reporting-di-revisioni-sistematiche-e-metaan/articolo - 16/09/2015
- La mini guida di Onda sulla contraccezione Una corretta informazione per rendere possibili scelte consapevoli. L’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (Onda) nasce nel 2005 per promuovere, anche in Italia, una cultura della salute di genere. Allo scopo di favorire l’uso consapevole ed informato degli anticoncezionali, Onda lancia il Progetto Contraccezione, patrocinato dalla Società Italiana della Contraccezione (Sic), dalla Società Medica Italiana per la Contraccezione (Smic) e da Federfarma. Primo atto del progetto è la realizzazione di un opuscolo informativo sui diversi tipi di contraccezione (curato da Nicoletta Orthmann, coordinatore scientifico di Onda), che viene distribuito gratuitamente negli ospedali con i Bollini Rosa (www.bollinirosa.it) e nelle farmacie aderenti a Federfarma. Link: http://www.ondaosservatorio.it/progetti-onda/progetto-contraccezione/ http://www.ondaosservatorio.it/ondauploads/2015/09/Opuscolo-contraccezione.pdf - 14/09/2015
- Terapia anticoagulante e sanguinamento gastrointestinale acuto Un lavoro di ricercatori italiani e argentini si propone di fornire ai medici gli strumenti per una migliore gestione dei pazienti trattati con anticoagulanti. Il sanguinamento gastrointestinale acuto rappresenta l’evento avverso più comune associato all’uso della terapia anticoagulante orale. A causa della crescente prescrizione di anticoagulanti nel mondo, i gastroenterologi sono sempre più chiamati ad affrontare i problemi di sanguinamento nei pazienti che assumono questi farmaci. La loro gestione è difficile, perché devono essere prese in considerazione diverse questioni, come ad esempio la gravità del sanguinamento, l’intensità della terapia anticoagulante, il rischio trombotico del paziente e i risultati dell’endoscopia. La recente introduzione nel mercato dei nuovi anticoagulanti orali, per i quali mancano ancora agenti specifici di inversione, contribuisce a rendere il processo decisionale ancora più impegnativo. I dati disponibili su questo argomento sono limitati e le linee guida per le società di gastroenterologia affrontano solo marginalmente questioni che sono fondamentali per i medici, ad esempio quando e come invertire la coagulopatia, la tempistica ottimale per l’endoscopia e quando e come riprendere la terapia anticoagulante dopo. Il presente lavoro esamina le prove in letteratura e fornisce algoritmi pratici per supportare i medici nella gestione dei pazienti trattati con anticoagulanti, che presentano emorragia gastrointestinale acuta. F Radaelli, F Dentali, A Repici, A Amato, S Paggi, E Rondonotti, JM Dumonceau, Management of anticoagulation in patients with acute gastrointestinal bleeding Digestive and Liver Disease , Volume 47 , Issue 8 , 621 – 627 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/j.dld.2015.03.029 Link: http://www.dldjournalonline.com/article/S1590-8658(15)00273-X/abstract?cc=y= - 10/09/2015
- Lo sapevi? Anche tu puoi segnalare gli effetti indesiderati di un medicinale L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ed Eudravigilance, la banca dati europea delle segnalazioni di reazioni avverse, pubblicano una campagna di comunicazione sulla segnalazione di reazioni avverse a farmaco (ADR). La campagna comunicativa (presente anche nella versione italiana) è rivolta al cittadino e gli spiega che anche lui può segnalare, ma gli consiglia di consultarsi con il proprio medico o farmacista. Perché è importante segnalare un effetto indesiderato? La campagna chiarisce che i test clinici che precedono l’immissione in commercio non sono sufficienti a conoscere pienamente il profilo di rischio di un farmaco ed è quindi, importante la sorveglianza post-marketing, che si fonda sulle segnalazioni di reazioni avverse, per arrivare a prodotti più sicuri. Come posso segnalare un effetto indesiderato? Le segnalazioni non possono essere fatte direttamente all’EMA, ma alle Agenzie regolatorie nazionali (per l’Italia, l’AIFA) delle quali sono forniti i link. Infine, si dice quali informazioni riferire nella scheda di segnalazione. Link: http://www.adrreports.eu/it/report_side_effect.html http://www.adrreports.eu/docs/ADR_reporting_FINAL_IT.pdf - 10/09/2015
- Confronto tra nuovi anticoagulanti orali e antagonisti della vitamina K Una revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati e controllati ne valuta efficacia e sicurezza in pazienti con Malattia Renale Cronica. I nuovi anticoagulanti orali (NAO), rivaroxaban, dabigatran, apixaban sono stati approvati dalle agenzie regolatorie internazionali per il trattamento della fibrillazione atriale e del tromboembolismo venoso nei pazienti con Malattia Renale Cronica (MRC). Tuttavia, il metabolismo alterato, nel quadro di una funzionalità renale compromessa, può ridurre l’efficacia di questi farmaci ed esporre i pazienti con MRC ad un maggiore rischio di sanguinamento. Questo articolo valuta l’efficacia e la sicurezza dei NAO rispetto agli antagonisti della vitamina K (AVK) per la fibrillazione atriale e il tromboembolismo venoso, nei pazienti con malattia renale cronica. Gli autori hanno condotto una revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati e controllati per valutare il rischio relativo (RR) con intervallo di confidenza al 95% (IC 95%) usando un modello ad effetti casuali. Una ricerca su MEDLINE, EMBASE e Cochrane Library ha permesso di individuare gli articoli pubblicati fino al marzo 2013. Sono stati, quindi, selezionati i trial controllati e randomizzati di confronto tra i NAO e gli AVK, della durata di almeno 4 settimane, che hanno arruolato pazienti con MRC (definita come clearance della creatinina di 30-50 ml/min) e che riportavano i dati dell’efficacia comparativa e gli eventi di sanguinamento. Sono risultati ammissibili otto studi randomizzati e controllati. Non vi era alcuna differenza significativa nei risultati primari di efficacia per ictus e tromboembolia sistemica (quattro trial, 9693 partecipanti, RR, 0.64, IC 95% 0.39-1,04), tromboembolismo ricorrente e morte correlata a tromboembolismo (quattro studi, 891 partecipanti, RR, 0.97, IC 95% 0,43-2,15) con i NAO rispetto agli AVK. Il rischio di sanguinamento maggiore o sanguinamento clinicamente rilevante (esito primario di sicurezza) è stato simile tra i gruppi: otto trial, 10.616 partecipanti, RR 0,89, IC 95% 0,681,16. L’uso dei NAO in pazienti selezionati con MRC ha mostrato efficacia e sicurezza simili a quelle degli AVK. Una sorveglianza post-marketing proattiva ed ulteriori studi sono, comunque, necessari per definire meglio l’uso razionale di questi agenti. Z Harel, M Sholzberg, PS Shah, K Pavenski, S Harel, R Wald, CM Bell, J Perl, Comparisons between Novel Oral Anticoagulants and Vitamin K Antagonists in Patients with CKD JASN March 2014 vol. 25 no. 3 431-442 doi: 10.1681/ASN.2013040361 Link: http://jasn.asnjournals.org/content/25/3/431.full - 09/09/2015
- ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali Il Centro Regionale di Farmacovigilanza ha organizzato il corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali, che si svolgerà il 27 settembre 2015 a Cagliari presso il Caesar’s Hotel – Via Darwin n°2/4. L’ECM è rivolto ai Farmacisti territoriali e ospedalieri, entro un numero massimo di 100. L’iscrizione è gratuita, garantisce 12 crediti ECM e va fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/ Il corso è aperto anche ai Farmacisti in formazione. Una seconda edizione è prevista per il 4 ottobre 2015 a Nuoro. Programma ECM anticoagulanti 2015 Cagliari Programma ECM anticoagulanti 2015 Nuoro - 31/08/2015
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Quetiapina Mylan, InductOs, Oxacarbazepina Tecnigen, epirubicina cloridrato e denosumab (Xgeva). Nota Informativa Importante su Quetiapina Mylan Fonte: AIFA 26/08/2015 Dato il rischio di alterazione dei parametri metabolici (cambiamenti lipidici, iperglicemia e diabete mellito) e aumento di peso, per un corretto uso della Quetiapina, è necessario un monitoraggio continuo durante il trattamento. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-quetiapina-mylan-26082015 Nota Informativa Importante su InductOs Fonte: AIFA 12/08/2015 Nuove e importanti informazioni sul rischio di potenziale carenza di forniture per InductOs 1,5 mg/ml polvere, solvente e matrice per matrice da impianto. A causa di problemi di fabbricazione del fornitore della matrice di collagene assorbibile non è possibile produrre nuovi lotti di InductOs per l’Unione europea. Si prevede un esaurimento delle scorte di InductOs alla fine di ottobre 2015. Una revisione delle informazioni disponibili non ha sollevato timori correlati alla sicurezza del medicinale. Le confezioni di InductOs in commercio possono essere utilizzate per il trattamento dei pazienti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-inductos-12082015 Nota Informativa Importante su Oxacarbazepina Tecnigen Fonte: AIFA 10/08/2015 L’Agenzia Italiana del Farmaco segnala un errore presente nel paragrafo 6 del foglio illustrativo di alcuni lotti del medicinale “OXCARBAZEPINA TECNIGEN “ 600 mg compresse”. La frase non corretta è la seguente: “ogni compressa contiene 300 mg di oxcarbazepina” La frase corretta è la seguente: “ogni compressa contiene 600 mg di oxcarbazepina” Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-oxacarbazepina-tecnigen-10082015 Nota Informativa Importante su epirubicina cloridrato Fonte: AIFA 07/08/2015 La Pfizer Italia, in accordo EMA ed AIFA, difonde una Comunicazione diretta agli operatori sanitari con le istruzioni per la preparazione dell’epirubicina cloridrato, al fine di evitare errori di dosaggio. Inoltre, il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto sarà modificato per sostituire “epirubicina” con il termine completo “epirubicina cloridrato”. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-epirubicina-cloridrato-07082015 Nota Informativa Importante su denosumab (Xgeva) Fonte: AIFA 03/08/2015 Dal sito dell’AIFA è scaricabile una scheda promemoria per il paziente, con le informazioni di sicurezza che è necessario conoscere prima e durante il trattamento con iniezioni di denosumab (XGEVA), in pazienti con lesioni non guarite da chirurgia dentale o orale. Il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella (grave degenerazione del tessuto osseo della mandibola e della mascella) con denosumab è ben noto ai medici prescrittori, tuttavia una maggiore consapevolezza di tale rischio è necessaria anche per i pazienti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-denosumab-xgeva-03082015 - 31/08/2015
- La sindrome da Farmacovigilanza Nell’editoriale del numero di agosto del Journal of Clinical Psychopharmacology, David Greenblatt riflette sui limiti del sistema di Farmacovigilanza statunitense, con considerazioni di carattere generale che possono applicarsi anche ad altri paesi. La linea di fondo, osserva Greenblatt, è che non possiamo neanche essere sicuri che i pazienti abbiano realmente avuto una certa reazione avversa a farmaco (ADR), né che siano stati esposti al farmaco sospetto o he il farmaco abbia realmente causato quella determinata reazione. Anche se accettiamo una possibile relazione causale tra la somministrazione di un farmaco e la comparsa di un’ADR, non possiamo dedurre l’incidenza o la prevalenza dell’evento. Farmacovigilanza è il termine internazionale generale per quello che negli Stati Uniti è di solito chiamato sorveglianza post-marketing o segnalazione di eventi avversi. I protocolli delle sperimentazioni cliniche pre-approvazione sono tali da impedire l’identificazione e la gestione del rischio di reazioni avverse, che si verificano con bassa frequenza. Anche i grandi trial clinici di fase 3 arruolano numeri relativamente piccoli di pazienti, tutti attentamente vagliati e monitorati, che rappresentano una popolazione clinica omogenea. La durata dell’esposizione al farmaco è limitata e i farmaci concomitanti sono limitati o esclusi. Di conseguenza, le rare (ma potenzialmente gravi) reazioni avverse a farmaco o le interazioni farmacologiche possono sfuggire alla sperimentazione clinica, che precede l’autorizzazione all’immissione in commercio. La segnalazione spontanea di eventi avversi è un approccio ampiamente utilizzato nella sorveglianza post-marketing. Negli Stati Uniti, il funzionamento del sistema è affidato alla Food and Drug Administration (FDA) e viene chiamato MedWatch o FDA Adverse Event Report System (FAERS). Le segnalazioni di ADR sono inviate al FAERS o al produttore farmaceutico; le segnalazioni ricevute dal produttore devono essere, in ogni caso, trasmesse al FAERS. Possono segnalare gli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri, ecc.), i pazienti, i loro familiari, avvocati o altro. La FDA ha sempre incoraggiato gli operatori sanitari a segnalare le sospette ADR, tuttavia ha sempre riconosciuto i limiti del sistema: le segnalazioni di ADR sono accettate così come vengono presentate e variano per qualità, affidabilità, completezza e interpretabilità. Non c’è verifica in sito per assicurare che il paziente sia realmente esistente, che sia stato esposto al farmaco o che l’evento avverso segnalato sia realmente accaduto. Non vi è validazione del nesso causale plausibile tra l’esposizione al farmaco e l’evento avverso. Anche se tutte le segnalazioni di ADR sono valide e precise, non è possibile determinare la frequenza (assoluta o relativa), né il rischio di eventi avversi, dal momento che non sono disponibili né i denominatori dell’esposizione al farmaco né dati adeguati di un gruppo di controllo. Fattori estrinseci (come l’attenzione dei media, contenziosi, durata del marketing, gravità dell’evento, etc.) possono influire sulla segnalazione. Molti tipi di ADR è probabile che siano sottosegnalati. Come esplicitamente indicato sul sito web della FDA: “…non vi è alcuna certezza che l’ADR segnalata sia realmente dovuta al farmaco. La FDA non richiede che sia dimostrata una relazione causale tra un farmaco e l’ADR e le relazioni non sempre contengono informazioni sufficienti a valutare correttamente un evento. Inoltre, la FDA non riceve segnalazioni per ogni ADR. Molti fattori possono influenzare il fatto che una reazione sia segnalata o meno, per esempio il marketing del farmaco o l’informazione sulle possibili reazioni avverse, pertanto, i dati FAERS non possono essere utilizzati per calcolare l’incidenza delle ADR nella popolazione degli Stati Uniti”. Greenblatt conia l’espressione “Sindrome da farmacovigilanza” per indicare l’uso non corretto delle segnalazioni spontanee per dedurre che un farmaco provoca una reazione avversa, l’incidenza o la prevalenza di tali eventi e affermare che un dato farmaco presenta un rischio inferiore o superiore ad un altro. L’editoriale porta l’esempio del triazolam (Halcion): in coincidenza con una vasta campagna mediatica, le segnalazioni spontanee alla FDA sono state interpretate come segnali di una più alta incidenza di reazioni avverse al triazolam (Halcion) rispetto al controllo (benzodiazepina). Tali reazioni non erano evidenti nei trial clinici di fase 3. Dopo un acceso dibattito nazionale e internazionale e molte cause civili, l’Institute of Medicine ha condotto una valutazione indipendente della sicurezza del triazolam e ha concluso che i dati provenienti da studi clinici pre e post marketing e dalla letteratura pubblicata non supportano chiaramente l’esistenza di eventi avversi associati con Halcion maggiori di quelli associati ad altri farmaci di questo tipo. Inoltre, la rianalisi di 25 gruppi paralleli, studi controllati con placebo e una revisione della letteratura pubblicata non hanno fornito una chiara evidenza di un maggiore rischio di eventi avversi associato ad Halcion, rispetto al rischio associato ai farmaci di confronto della classe. Quello che era stato descritto come “la crisi della sicurezza dell’Halcion ” era in realtà un esempio di Sindrome da Farmacovigilanza. Come notato da parte della FDA, “Se un problema di sicurezza è identificato nel FAERS, viene effettuata un’ulteriore valutazione. ” Cioè, è sviluppata una strategia per raccogliere i dati scientifici necessari a verificare l’ipotesi, che deriva dal segnale. I dati delle segnalazioni spontanee di ADR, conclude l’editoriale, sono solo il punto di partenza e bisogna vigilare per non incorrere nella Sindrome da Farmacovigilanza. D Greenblatt, The Pharmacovigilance Syndrome Journal of Clinical Psychopharmacology, August 2015 – Volume 35 – Issue 4 – p 361–363 doi: 10.1097/JCP.0000000000000367 Link: http://journals.lww.com/psychopharmacology/Citation/2015/08000/The_Pharmacovigilance_Syndrome.1.aspx - 31/08/2015
- Comunicazione della FDA sulla sicurezza dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei La FDA rafforza l’avvertimento che i FANS, esclusa l’aspirina, possono causare attacchi cardiaci o ictus. La Food and Drug Administration (FDA) ha rafforzato l’avvertimento che i farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), tranne l’aspirina, aumentano il rischio cardiovascolare. Sulla base di una revisione globale delle nuove informazioni sulla sicurezza, la FDA ha richiesto l’aggiornamento dei foglietti illustrativi di tutti i FANS con prescrizione medica. I foglietti illustrativi dei FANS diversi dall’aspirina, che non richiedono prescrizione (over-the-counter OTC) hanno già, negli USA, le informazioni sul rischio di infarto e ictus, ma saranno richiesti aggiornamenti anche di questi. I pazienti che assumono FANS devono rivolgersi immediatamente al medico, in caso di sintomi come dolore al petto, mancanza di respiro o difficoltà respiratorie, debolezza o difficoltà nel parlare. I FANS sono ampiamente utilizzati per trattare il dolore e la febbre causati da diverse patologie a lungo e breve termine, come artrite, dolori mestruali, mal di testa, raffreddore e influenza. Sono disponibili FANS, che richiedono prescrizione medica e OTC. Rientrano in questa classe di farmaci: ibuprofene, naprossene, diclofenac e celecoxib. Il rischio di infarto e ictus, potenzialmente mortali, correlato ai FANS è stato descritto in un Boxed Warning e in Warnings and Precautions sections of the prescription drug labels, nel 2005. Da allora, la FDA ha revisionato una serie di nuove informazioni di sicurezza sui FANS con prescrizione e OTC, compresi studi osservazionali, una grande analisi combinata di studi clinici e altre pubblicazioni scientifiche. Gli studi sono stati anche discussi in una riunione congiunta del Comitato consultivo per l’artrite (Arthritis Advisory Committee ) e del Comitato consultivo per la sicurezza dei farmaci e la gestione del rischio (Drug Safety and Risk Management Advisory Committee ), che si è tenuta il 10-11 febbraio 2014. I fogli illustrativi saranno modificati tenendo conto della revisione della FDA e delle raccomandazioni dei comitati consultivi, in modo da riflettere le seguenti informazioni: · Il rischio di infarto o ictus può verificarsi già a partire dalle prime settimane di utilizzo di un FANS e può aumentare con l’uso prolungato. · Il rischio sembra maggiore a dosi più elevate. · In precedenza, si riteneva che tutti i FANS avessero analogo rischio cardiovascolare. Recenti acquisizioni suggeriscono che non sia così, ma non ci sono ancora informazioni sufficienti per determinare il rischio dei singoli FANS. · I FANS possono aumentare il rischio di infarto o ictus nei pazienti con o senza malattia cardiaca o fattori di rischio per le malattie cardiache. Un gran numero di studi supporta questi risultati, con diverse stime di quanto è aumentato il rischio, a seconda del farmaco e del dosaggio utilizzato. · In generale, i pazienti con malattie cardiache o fattori di rischio hanno una maggiore probabilità di infarto o ictus in seguito all’uso di FANS, rispetto ai pazienti senza fattori di rischio. · I pazienti trattati con FANS, che hanno avuto un infarto, hanno maggiori probabilità di morire nell’anno successivo, rispetto ai pazienti non trattati con FANS. · Vi è un aumento del rischio di insufficienza cardiaca con l’uso di FANS. La FDA richiederà simili aggiornamenti sul rischio di ictus e infarto anche per i fogli illustrativi dei FANS da banco, esclusa l’aspirina. La FDA esorta i pazienti e gli operatori sanitari a vigilare che non insorgano problemi cardiaci, durante l’uso dei FANS e invita a segnalare le eventuali reazioni avverse. FDA Drug Safety Communication: FDA strengthens warning that non-aspirin nonsteroidal anti-inflammatory drugs (NSAIDs) can cause heart attacks or strokes Link: http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/ucm451800.htm - 20/08/2015
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato on-line il numero 89 (luglio – agosto 2015) di “Focus Farmacovigilanza”. In prima pagina, Roberto Leone e Lara Magro del Dipartimento di Diagnostica e Sanità Pubblica, Sezione di farmacologia, dell’Università di Verona, prendendo spunto dalla preoccupazione espressa dal ministro della Salute in occasione della presentazione del rapporto OsMed, riflettono sulle caratteristiche del consumo di oppioidi in Italia. Osservano che l’uso italiano di oppioidi non è elevato: nel 2013, 5,2 DDD/1.000 abitanti al giorno ed è più basso che nei principali paesi europei: in termini di Unità Standard, 397 milioni di SU, contro i 5,58 miliardi di del Regno Unito, i 2,4 miliardi della Francia, l’1,16 miliardi della Germania e i 761 milioni della Spagna. Negli ultimi tre anni, si sono registrati incrementi (contenuti) solo nei consumi di codeina in combinazione con il paracetamolo. L’Italia è, invece, il maggior consumatore europeo di FANS, in percentuale, rispetto al totale degli analgesici. Gli autori auspicano un aumento dell’utilizzo di oppioidi per la cura del dolore grave, ma questo deve avvenire con equilibrio, nel rispetto delle raccomandazioni pubblicate in letteratura, per prevenire i fenomeni d’abuso segnalati negli Stati Uniti. Gaetano Di Chiara, del Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Cagliari, aggiorna sugli effetti avversi dell’uso cronico di cannabis, osservando che, negli ultimi anni, con le nuove tecniche di coltivazione delle varietà tradizionali e la selezione genetica di cultivar contenenti concentrazioni più elevate di tetraidrocannabinolo (THC), il titolo delle preparazioni di marijuana è aumentato dal 4% al 12% e il profilo della dipendenza alla cannabis si sta avvicinando a quello delle droghe pesanti. In Europa, secondo l’Osservatorio Europeo (EMCDDA, 2013), il 22% della popolazione tra i 15 e i 64 anni (70 milioni) ha fatto uso di cannabis (prevalentemente marijuana) a scopo ricreazionale almeno una volta nella vita. La prevalenza d’uso è massima tra i 15 e i 24 anni. La rubrica Dalla letteratura segnala due articoli sulle reazioni avverse da allopurinolo e SSRI, mentre nella rubrica Case Report è presentato il caso di una reazione avversa correlata all’uso dell’agente antitumorale sorafenib. Link: http://www.farmacovigilanza.eu/sites/default/files/ff_4-2015.pdf - 18/08/2015
- Farmacogenomica e farmaci per il sistema cardiovascolare Uno studio della Mayo Clinic valuta le evidenze scientifiche per favorirne una ricaduta positiva sulla pratica clinica di routine. Ogni anno, più di 2 milioni di pazienti sperimentano reazioni avverse a farmaco (ADR), la quinta causa di morte negli Stati Uniti. Oltre ai danni per la salute dei cittadini, sono stati ampiamente segnalati i costi per i sistemi sanitari, imputabili alle ADR. Negli adulti oltre i 65 anni, i farmaci cardiovascolari sono implicati in un numero considerevole di ricoveri per ADR, in particolare il warfarin (33,3%) e gli antipiastrinici (13,3%). In generale, i farmaci sono sviluppati in base alla loro efficacia in grandi popolazioni, accuratamente selezionate; ma resta la necessità di individuare terapie che abbiano maggiori probabilità di essere efficaci e minori probabilità di causare danni ai singoli pazienti, che mostrano notevole variabilità nella risposta. La farmacogenomica, lo studio della variazione genetica nella risposta ai farmaci, ha permesso l’individuazione di varianti genetiche, che influiscono sulla risposta o la tossicità di diversi farmaci cardiovascolari. Tuttavia, ancora poche delle acquisizioni di farmacogenomica disponibili vengono utilizzate nella pratica clinica per la selezione e il dosaggio dei farmaci. Questo divario esiste per diversi motivi, tra cui la mancanza di conoscenza, il rapporto costo-efficacia e la necessità di stabilire l’utilità clinica. Nel caso di clopidogrel e warfarin, la Food and Drug Administration (FDA) ha modificato l’etichetta riconoscendo il potenziale impatto clinico delle prove di farmacogenomica, ma la polemica non è cessata. Poiché i farmaci cardiovascolari sono ampiamente prescritti, questo studio mira a valutare con rigore la potenziale utilità clinica delle evidenze di farmacogenomica, come fondamento necessario per un progresso della pratica clinica. Obiettivo Una valutazione complessiva dell’evidenza farmacogenomica dei farmaci utilizzati nella pratica clinica di routine. Metodi Sono stati valutati 71 farmaci, tra il 2 gennaio 2011 e il 31 maggio 2013, individuando tutte le combinazioni farmaco/variante genetica con evidenze farmacogenomiche cliniche pubblicate. La letteratura a sostegno di ogni coppia di farmaco/variante è stata valutata per la progettazione dello studio e la metodologia, i risultati, la significatività statistica e la rilevanza clinica. La valutazione è stata effettuata con una versione modificata di AGREE (Appraisal of Guidelines for Research & Evaluation) II, che comprende raccomandazioni a favore o contro le linee guida. Risultati Si sono avuti risultati farmacogenomici positivi per 51 dei 71 farmaci cardiovascolari (71,8%), che rappresentano 884 coppie farmaco/variante, provenienti da 597 pubblicazioni. In seguito all’analisi della qualità e della rilevanza clinica, sono state selezionate 92 coppie farmaco/ variante da riportare in rapporti clinici, che comprendono 23 farmaci (32,4% dei farmaci esaminati). Tutti sono stati raccomandati per l’attuazione clinica utilizzando i punteggi AGREE II, con qualità globale media±deviazione standard (DS) di 5,18 ± 0,91 (range 3,67-7,0). Le linee guida avevano punteggi media ± DS più elevati nel dominio AGREE II 1 (ambito di applicazione): 91,9 ± 6.1 (valore max 100) e punteggi media± DS moderati nel dominio 3 (rigore): 73,1 ± 11,1, nel dominio 4 (chiarezza): 67.8 ± 12.5 e nel dominio 5 (applicabilità): 65.8 ± 10.0. Clopidogrel (CYP2C19), metoprololo (CYP2D6), simvastatina (rs4149056), dabigatran (rs2244613), idralazina (rs1799983, rs1799998) e warfarin (CYP2C9 / VKORC1) si sono distinti per i punteggi più alti. Conclusioni Per i farmaci cardiovascolari, sono disponibili notevoli informazioni farmacogenomiche, che possono essere utilizzate nella pratica clinica, al momento della prescrizione. AL Kaufman, J Spitz, M Jacobs, M Sorrentino, S Yuen, K Danahey, D Saner, TE Klein, RB Altman, MJ Ratain, PH O’Donnell. Evidence for Clinical Implementation of Pharmacogenomics in Cardiac Drugs. Mayo Clin Proc. 2015 Jun;90(6):716-29. doi: 10.1016/j.mayocp.2015.03.016. Link: http://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(15)00266-9/abstract?cc=y= http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025619615002669 - 12/08/2015
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) in gravidanza e malformazioni congenite del neonato Uno studio del National Center on Birth Defects and Developmental Disabilities (NBDPS) dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) di Atlanta, USA, valuta l’associazione tra l’uso materno di questi antidepressivi e i difetti alla nascita, per facilitare il processo decisionale dei medici riguardo alle donne in trattamento. L’associazione tra l’uso materno di antidepressivi, in particolare gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), durante la gravidanza e le malformazioni congenite nei neonati è una questione ampiamente dibattuta, negli ultimi anni. Nel dicembre 2005, la statunitense FDA (Food and Drug Administration) ha pubblicato un advisory warning sulla possibile associazione tra l’uso materno della paroxetina e i difetti cardiaci del neonato. Recenti meta-analisi e revisioni sistematiche, che combinano i dati provenienti da più di 20 studi epidemiologici sono giunte a conclusioni contrastanti. Gli autori di questo lavoro hanno esaminato tutti i lavori di letteratura, che valutano la relazione tra SSRI specifici e uno o più difetti congeniti specifici che sono inclusi anche nello US National Birth Defects Prevention Study (NBDPS). Obiettivi Effettuare un follow-up delle associazioni già segnalate tra l’uso periconcezionale degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e i difetti alla nascita, utilizzando il data base del National Birth Defects Prevention Study, del CDC. Metodi È stata effettuata un’analisi bayesiana, che combina i risultati di analisi indipendenti pubblicate con i dati di uno studio multicentrico caso-controllo sulle malformazioni congenite, basato sulla popolazione. Setting: 10 centri negli Stati Uniti. Partecipanti: 17.952 madri di bambini con difetti alla nascita e 9.857 madri di neonati senza difetti alla nascita, identificate attraverso i certificati di nascita o gli ospedali di nascita, con parti previsti tra il 1997 e il 2009 e che sono state esposte a citalopram, escitalopram, fluoxetina, paroxetina o sertralina tra il mese precedente il parto e il terzo mese di gravidanza. Le stime dell’odds ratio a posteriori sono state aggiustate per tenere conto di etnia, grado di istruzione, fumo ed obesità della madre. Principale outcome da misurare: 14 categorie di difetti alla nascita, che avevano associazioni già riportate in letteratura con gli SSRI. Risultati La sertralina è stato l’inibitore della ricaptazione della serotonina più comunemente riportato, ma non è stata confermata l’associazione con nessuno dei cinque difetti congeniti precedentemente segnalati. Per nove associazioni già segnalate precedentemente tra l’uso materno di SSRI e malformazioni congenite nei neonati, i risultati sono stati coerenti con nessuna associazione. Alti valori di odds ratio sono stati osservati per cinque difetti alla nascita associati all’uso di paroxetina: anencefalia 3,2 (IC 95% 1,6-6,2), difetti del setto atriale 1,8 (1,1- 3,0), ostruzione del tratto di efflusso ventricolare destro 2,4 (1,4-3,9), gastroschisi 2,5 (1,2-4,8) e onfalocele 3,5 (1,3-8,0) e per due difetti associati all’uso di fluoxetina: ostruzione dell’efflusso ventricolare destro 2 (1,4 -3,1) e craniosinostosi 1,9 (1,1-3,0). Conclusioni I risultati forniscono prove rassicuranti per alcuni SSRI, ma suggeriscono anche che alcune malformazioni congenite si verificano con una frequenza dalle 2 alle 3,5 volte maggiore tra i neonati di donne trattate con paroxetina o fluoxetina, in gravidanza. J Reefhuis, O Devine, JM Friedman, C Louik, MA Honein, Specific SSRIs and birth defects: bayesian analysis to interpret new data in the context of previous reports BMJ 2015;351:h3190 Link: http://www.bmj.com/content/351/bmj.h3190 - 10/08/2015
- Farmacogenetica del prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto Un aggiornamento per una medicina “su misura” del paziente. Il prolungamento dell’intervallo QT è un importante fattore di rischio di aritmie ventricolari e morte cardiaca improvvisa. Ci sono molteplici fattori di rischio per il prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto, inclusa la predisposizione genetica. Può anche essere causato da farmaci ed è uno dei motivi più comuni per il ritiro dal mercato di farmaci che possono essere utili per alcuni pazienti e, comunque, non dannosi per tutti. Identificare le varianti genetiche associate al prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto potrebbe far progredire la farmacoterapia “su misura” ed evitare che farmaci efficaci vengano inutilmente ritirati dal mercato. Obiettivo di questa recensione è quello di fornire una panoramica del background genetico del prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto, distinguendo i percorsi della farmacocinetica e della farmacodinamica. Le alterazioni farmacocinetiche sono legate a variazioni nei geni che codificano gli enzimi del citocromo P450, coinvolti nel metabolismo dei farmaci. Per esempio, la P-glicoproteina, che ha funzioni di trasporto transmembranico dei farmaci, svolge un ruolo nella suscettibilità farmacocinetica del prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotta. La componente farmacodinamica della suscettibilità genetica è caratterizzata principalmente da geni noti per essere associati alla durata dell’intervallo QT nella popolazione generale e geni in cui sono localizzate le mutazioni, che causano le sindromi congenite di QT lungo. I caucasici sembrano essere più esposti id altre etnie al rischio di prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto. La ricerca dell’associazione tra interazioni farmacogenetiche ed esiti clinici come morte cardiaca improvvisa ha dato risultati ancora limitati. Futuri studi in questo campo potrebbero permettere di individuare nuove interazioni farmaco-gene e condurci più vicino alla farmacoterapia su misura, determinando in modo più preciso il rischio di aritmie nella pratica clinica. MN Niemeijer, ME van den Berg, M Eijgelsheim, PR Rijnbeek, BHStricker Pharmacogenetics of Drug-Induced QT Interval Prolongation: An Update. Drug Saf. 2015 Jun 25. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-015-0316-6 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26108299 - 06/08/2015
- Il litio per l’osteoartrite? Uno studio di ricercatori della Facoltà di Medicina dell’Università di Otago, Dunedin, in Nuova Zelanda e dell’istituto di Bioingegneria della Queen Mary University di Londra valuta la possibilità di un nuovo utilizzo del litio. L’osteoartrite è una malattia degenerativa cronica, che colpisce la cartilagine articolare. Studi recenti hanno dimostrato che il cloruro di litio ha un’ efficacia significativa come condroprotettore, bloccando la degradazione della cartilagine in risposta a citochine infiammatorie. Alcuni lavori suggeriscono, invece, che il litio possa influenzare le proprietà fisico-chimiche della cartilagine articolare e, quindi, l’esposizione a lungo termine possa danneggiare la funzionalità meccanica di questo tessuto. Questo lavoro mira a studiare l’effetto del cloruro di litio sulle proprietà biomeccaniche della cartilagine sana e trattata in vitro con interleuchina-1 β ed esamina le conseguenze dell’esposizione a lungo termine al litio sulla salute della cartilagine in vivo. Espianti di cartilagine bovina sono stati trattati con cloruro di litio per 12 giorni. Vitalità dei condrociti, catabolismo di matrice e proprietà biomeccaniche della cartilagine bovina espiantata non sono risultati alterati i maniera significativa, dopo il trattamento. Coerentemente con questi risultati, l’esposizione a lungo termine (9 mesi) al litio nella dieta non ha indotto l’osteoartrite nei ratti, come dimostrato dagli esami istologici. Inoltre, il cloruro di litio non ha indotto l’espressione degli enzimi catabolici nei condrociti articolari umani. In un modello infiammatorio della distruzione della cartilagine, il cloruro di litio ha bloccato la segnalazione dell’interleuchina-1 β nella forma di rilascio di ossido nitrico e della prostaglandina E2 e impedito il catabolismo di matrice al punto che è stata inibita la perdita di integrità meccanica osservata con interleuchina-1 β da sola. Questo studio fornisce un ulteriore supporto per l’uso del cloruro di litio per il trattamento dell’osteoartrite. Thompson CL1, Yasmin H1, Varone A1, Wiles A2, Poole CA2, Knight MM1. Lithium chloride prevents interleukin-1β induced cartilage degradation and loss of mechanical properties. J Orthop Res. 2015 Jul 14. doi: 10.1002/jor.22913. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26174175 - 06/08/2015
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Diclofenac e inibitori SGLT2, Scheda Promemoria Paziente su denosumab (Prolia), Comunicazioni EMA sui vaccini per papillomavirus umano (HPV) e sulla sicurezza dei medicinali in Europa, Pubblicazione Decreto di Farmacovigilanza, Gestione EMA delle segnalazioni di sospette ADR da letteratura. Nota Informativa Importante su Diclofenac Fonte: AIFA 24/07/2015 A causa dei rischi cardiovascolari e gastrointestinali, sono state introdotte nuove limitazioni d’uso per i medicinali contenenti diclofenac ad uso orale senza obbligo di ricetta: · Non utilizzare per curare l’influenza e gli stati febbrili · Non usare nei bambini al di sotto dei 14 anni · Non superare la dose massima giornaliera di 75 mg · Non superare i 3 giorni di terapia Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-diclofenac-24072015 Scheda Promemoria Paziente su denosumab (Prolia) Fonte: AIFA 17/07/2015 È noto il rischio di osteonecrosi (grave degenerazione del tessuto osseo) della mandibola/mascella, correlato all’uso di denosumab. Per minimizzazione tale rischio, le Autorità Regolatorie Europee e l’AIFA hanno concordato una scheda promemoria rivolta ai pazienti, con le informazioni sulla sicurezza che è necessario conoscere prima e durante il trattamento. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/scheda-promemoria-paziente-su-denosumab-prolia-17072015 La scheda è scaricabile al link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Prolia_ONJ_Patient_reminder_card_Final_text_following_PRAC_recommendation_IT_17.07.2015.pdf Comunicazione EMA sui vaccini per papillomavirus umano (HPV) Fonte: AIFA 13/07/2015 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei vaccini HPV per approfondire il loro profilo di sicurezza. Questi vaccini sono stati usati in circa 72 milioni di persone nel mondo, per la prevenzione del cancro della cervice uterina, che è la 4° causa di morte per cancro nelle donne. La revisione non mette in discussione che i benefici dei vaccini HPV superino i rischi, ma considererà i dati disponibili con particolare attenzione a due condizioni: la sindrome da dolore regionale complesso (CRPS, una condizione di dolore cronico agli arti) e la sindrome da tachicardia posturale ortostatica (POTS, una condizione in cui la frequenza cardiaca aumenta in maniera anomala dopo che ci si siede o ci si alza, causando sintomi come vertigini e svenimento, oltre a mal di testa, dolore al torace e debolezza). Queste condizioni sono state segnalate in giovani donne, che hanno ricevuto un vaccino HPV e già esaminate dal PRAC, senza che sia stata stabilita alcuna relazione causale con le vaccinazioni. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-vaccini-papillomavirus-umano-hpv-13072015 Nota Informativa Importante su inibitori SGLT2 Fonte: AIFA 09/07/2015 Sono stati segnalati casi di chetoacidosi diabetica in pazienti in trattamento con inibitori SGLT2 (canagliflozin, dapagliflozin ed empagliflozin). Si è trattato di casi gravi, a volte con pericolo di vita, la maggior parte dei quali ha richiesto l’ospedalizzazione. Per la metà si sono verificati durante i primi due mesi di trattamento e un terzo durante l’utilizzo off-label in pazienti con diabete di tipo 1. I medici devono informare i pazienti riguardo i segni e i sintomi di acidosi metabolica (nausea, vomito, anoressia, dolore addominale, sete eccessiva, difficoltà respiratorie, confusione, astenia inusuale e sonnolenza) e valutare i pazienti nel momento in cui li presentano, al fine di prevenire un ritardo nella diagnosi e nella gestione del paziente. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-inibitori-sglt2-09072015 Comunicazione EMA sulla sicurezza dei medicinali in Europa Fonte: AIFA 07/07/2015 L’EMA ha avviato la pubblicazione degli esiti delle valutazioni dei rapporti periodici di aggiornamento sulla sicurezza (PSUR) per le sostanze attive contenute in medicinali autorizzati unicamente a livello nazionale. Questa iniziativa ha lo scopo di rendere omogenee, in tutti gli Stati Membri dell’Unione europea (UE), le misure di sicurezza per i medicinali contenenti lo stesso principio attivo. Le aziende farmaceutiche titolari di autorizzazioni all’immissione in commercio di medicinali autorizzati con procedure nazionali (di Mutuo Riconoscimento, Decentrata e nazionale) sono invitate a controllare regolarmente le informazioni pubblicate per verificare l’eventuale presenza di indicazioni rilevanti per i loro prodotti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulla-sicurezza-dei-medicinali-europa-07072015 Pubblicato il Decreto che recepisce le Direttive di Farmacovigilanza Fonte: AIFA 03/07/2015 E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 23 giugno 2015 il decreto Ministeriale del 30 aprile 2015, che recepisce le direttive europee sulla farmacovigilanza (Direttive 2010/84/EU e 2012/26/UE). All’art. 1 comma 2, il decreto introduce la nuova definizione di reazione avversa a farmaco (ADR) come “reazione nociva a non voluta conseguente non solo all’uso autorizzato di un medicinale alle normali condizioni di impiego ma anche agli errori terapeutici e agli usi non conformi alle indicazioni contenute nell’autorizzazione all’immissione in commercio, incluso l’uso improprio e l’abuso del medicinale”. Il decreto introduce anche un termine per segnalare le sospette ADR al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di competenza: 2 giorni, che si riducono a 36 ore per i farmaci di origine biologica (compresi i vaccini). Il responsabile di farmacovigilanza deve inserire la scheda nella RNF entro 7 giorni dal ricevimento. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/pubblicato-il-decreto-che-recepisce-le-direttive-di-farmacovigilanza http://www.farmaci-fc.it/2015/06/23/gli-aggiornamenti-della-normativa-in-materia-di-farmacovigilanza/ Gestione delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da letteratura relative a casi osservati in Italia Fonte: AIFA 03/07/2015 Dal 1° luglio 2015, per i medicinali contenenti sostanze attive monitorate dall’EMA a norma dell’art. 27 del Regolamento (CE) n. 726/2004, i titolari dell’AIC non sono più tenuti a inserire nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) le sospette reazioni avverse relative ai casi italiani. Il servizio di monitoraggio della letteratura medica, e il relativo inserimento delle reazioni avverse in EudraVigilance da parte dell’EMA, saranno operativi dal 1 luglio 2015 e inizialmente copriranno i primi 50 gruppi di sostanze attive inclusi nell’elenco dell’EMA. Si prevede che tale attività raggiungerà la piena operatività a settembre 2015. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/gestione-delle-segnalazioni-di-sospette-reazioni-avverse-da-letteratura-relative-casi-osserv http://www.farmaci-fc.it/2015/05/20/monitoraggio-della-sicurezza-dei-medicinali-lema-inizia-lo-screening-della-letteratura-medica-per-400-gruppi-di-sostanze-attive/ - 30/07/2015
- L’uso dei farmaci in Italia – rapporto OsMed 2014 L’AIFA ha pubblicato, sul suo sito, il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed). Il Rapporto, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed) dell’AIFA, è il frutto dell’elaborazione dei dati sanitari di 35 milioni di persone assistibili, di tutte le fasce di età. Sono state introdotte alcune innovazioni, quali l’inserimento di un focus specifico sull’uso dei farmaci in età pediatrica, nuove metodologie di analisi dei dati e l’utilizzo di indicatori di appropriatezza d’uso dei farmaci biologici. Nel 2014, è stata concessa l’autorizzazione all’immissione in commercio in Italia a 621 specialità medicinali e sono state vendute oltre 15 mila diverse confezioni di medicinali, il 60% delle quali rimborsate dal Servizio Sanitario nazionale (SSN). La spesa sostenuta dal SSN per i medicinali con nota è stata di 62,1 euro pro capite. Attraverso i registri, è stato seguito integralmente il percorso terapeutico farmacologico di 353 mila pazienti con malattie gravi e potenzialmente mortali. Al 31 dicembre 2014 erano attivi 112 Registri di monitoraggio dei farmaci: 9 Piani Terapeutici web based, 87 Drug-product monitoring Registry e 16 Registri della nuova tipologia, che raccoglie i dati in base all’indicazione terapeutica (Therapeutic Indication Monitoring Registry- TIMR). La spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, ammonta a 26,6 miliardi di euro (+1% rispetto al 2013), rimborsata per il 75% dal SSN e costituisce l’1,6% del PIL. La spesa farmaceutica territoriale complessiva (pubblica+privata) è stata di 20.009 milioni di euro (-0,1% rispetto al 2013), con la componente pubblica di 11.848 milioni (-0,2%), che corrisponde al 59,2% e quella privata di 8.161 milioni (-0,1% rispetto al 2013). La riduzione della spesa a carico dei cittadini è dovuta al -1,9% della spesa per l’acquisto privato di medicinali di fascia A, al -1,6% della spesa per i medicinali di classe C con ricetta e all’aumento della compartecipazione del cittadino (+4,5%) e della spesa per i medicinali di automedicazione (+0,2%). La spesa farmaceutica territoriale (pubblica+privata) pro capite è stata, a livello nazionale, di 343 euro (233 euro la quota pubblica e 110 quella privata), quella della Sardegna di 377,2 euro (282,6 euro la pubblica e 94,6 euro la privata). L’assistenza territoriale complessiva, pubblica e privata, ha dispensato 1,9 miliardi di confezioni (+0,7%). È aumentato il numero delle confezioni dei farmaci di classe A acquistate privatamente dal cittadino (+3,6%) e delle confezioni erogate in assistenza convenzionata (+1,5%), mentre è diminuito il numero delle confezioni dei farmaci di classe C con ricetta (-1,6%) e dei farmaci di automedicazione (-2,8%). In assistenza convenzionata, sono state consumate 1.039,4 dosi al giorno per mille abitanti (+0,7%) e, in termini di confezioni, oltre 1 miliardo di confezioni (+1,5%), pari a 18,7 per abitante. La spesa farmaceutica convenzionata è diminuita di un 1%, che risulta da un aumento quantitativo dei consumi (DDD +2,5%) e dalla riduzione dei prezzi (-3,3%). La spesa farmaceutica delle strutture sanitarie pubbliche è stata di 9 miliardi di euro (+4,8%). La spesa e i consumi medi risultano correlati alla fascia d’età del paziente, mentre il sesso incide in misura minore. La prevalenza d’uso è stata, mediamente, del 55% (51,2% per gli uomini e 58,7% per le donne), con i livelli più alti nella popolazione pediatrica e nella popolazione anziana: la metà dei bambini e quasi il 90% della popolazione anziana con età superiore ai 74 anni ha ricevuto almeno una prescrizione durante l’anno. Per quanto riguarda la classe terapeutica, i farmaci più usati sono quelli cardiovascolari, sia in termini di spesa farmaceutica totale pubblica e privata (4.087 milioni di euro), sia in termini di dosi consumate (536 DDD/1000 ab die). Seguono i farmaci antineoplastici e immunomodulatori, con 3.934 milioni di euro di spesa farmaceutica complessiva, i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo (3.771 milioni) e i medicinali per il sistema nervoso centrale (3.228 milioni). Per l’assistenza convenzionata, le statine tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa tra quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina tra quelli del sistema nervoso centrale sono le categorie che contribuiscono maggiormente alla spesa farmaceutica. Le spesa farmaceutica delle strutture sanitarie pubbliche è stata di 148 euro pro capite, a livello nazionale e, in Sardegna, di 183,5. Il consumo di farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato il 63,8% dei consumi a carico del SSN: il 69,3% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 23,8% dei consumi delle strutture sanitarie pubbliche; in termini di spesa, hanno costituito il 46,6% della spesa netta convenzionata, il 2,8% della spesa delle strutture sanitarie pubbliche e complessivamente il 24,4% della spesa pubblica. È aumentato l’uso dei farmaci biosimilari, soprattutto dei biosimilari delle epoetine e del filgrastim. La spesa per i farmaci di classe C è stata di 48,7 euro pro capite (-2,8%); tra i farmaci di classe C con ricetta, hanno contribuito maggiormente alla spesa i derivati benzodiazepinici, in particolare gli ansiolitici (377,2 milioni), i farmaci usati per la disfunzione erettile (264,6 milioni) e le associazioni fisse estro-progestiniche (216,6 milioni), mentre i principi attivi a maggior spesa sono stati tadalafil, lorazepam, drospirenone edetinilestradiolo. La spesa per i farmaci di automedicazione (SOP e OTC) è stata di 38,1 euro pro capite (-1,2%). I primi principi attivi, per spesa, sono stati: diclofenac (140,8 milioni), ibuprofene (127,0 milioni) e paracetamolo (108,9 milioni). La spesa per la distribuzione diretta e per conto è stata di 5,8 miliardi, composta per il 56,1% dalla spesa per farmaci di classe A, il 42,8% classe H e l’1,1% classe C. I primi principi attivi per spesa sono stati: adalimumab (216,5 milioni), etanercept (193,2 milioni) e imatinib (159,8 milioni). La spesa per l’assistenza farmaceutica ospedaliera ed ambulatoriale è stata di 2,9 miliardi e i primi principi attivi per spesa sono stati con trastuzumab, rituximab e bevacizumab. La sezione 8 del rapporto è dedicata all’analisi delle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR), registrate nella Rete nazionale di Farmacovigilanza (RNF). Con un tasso di 842,4 segnalazioni per milione di abitanti (+25% rispetto al 2013), l’Italia è all’undicesimo posto nel mondo e al quarto in Europa. Le segnalazioni di ADR del 2014 riguardano, principalmente, le categorie ATC: antineoplastici ed immunomodulatori (17%), vaccini (14%), antimicrobici (13%), sistema nervoso centrale (12%) e sangue (11%). Si tratta, per il 65%, di ADR non gravi, per il 32% di reazioni gravi e per il 3% di gravità non definita. Le segnalazioni provengono principalmente da medici ospedalieri (46%), farmacisti (18%) e specialisti (14%). Osservatorio Nazionale sull’impiego dei Medicinali. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto Nazionale 2014. Roma: Agenzia Italiana del Farmaco, 2015. link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2014 - 29/07/2015
- Profilassi della cefalea emicranica Una meta-analisi di efficacia comparativa valuta i differenti trattamenti. La prevalenza mondiale delle emicranie va dall’8 al 18%. L’emicrania causa inabilità significativa ed è stato stimato che, ogni anno, costi 1 miliardo di dollari, in termini di spesa sanitaria e 16 miliardi, come perdita di produttività, nei soli Stati Uniti. I criteri diagnostici si sono evoluti nel tempo. Attualmente, i criteri diagnostici della International Headache Society (IHS) richiedono: almeno 5 attacchi, di durata 4-72 ore, che sia unilaterale, pulsante, di intensità moderata o grave, che sia aggravata da attività fisiche di routine o che limiti tali attività. Può essere accompagnata da nausea e/o vomito, fotofobia o fonofobia. La IHS classifica ulteriormente l’emicrania come con o senza un’aura e come episodica o cronica. L’emicrania è definita cronica quando si verifica per almeno 15 giorni al mese, per più di 3 mesi. Il trattamento può essere sintomatico o profilattico. Questo lavoro è focalizzato sul trattamento profilattico, che mira a ridurre la frequenza e la gravità della cefalea, nel corso del tempo. Ci sono numerose opzioni disponibili; le più comuni sono: alfa, beta-bloccanti, anticonvulsivi, tossina botulinica A, calcio-antagonisti, agonisti della serotonina, inibitori della ricaptazione della serotonina e antidepressivi triciclici. Due trattamenti emergenti sono quello con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina ( ACE-inibitori ) e quello con bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB o sartani). La scelta del trattamento profilattico va fatta tenendo conto delle caratteristiche individuali del paziente, dei costi e degli effetti collaterali delle opzioni disponibili. Tuttavia, la decisione è resa difficile dalla scarsità di studi di confronto diretto delle diverse classi di farmaci. Obiettivi Confrontare l’efficacia e gli effetti collaterali dei farmaci per la profilassi dell’emicrania. Metodi Gli autori hanno effettuato una meta-analisi di rete. I dati sono stati estratti in maniera indipendente in duplice copia e la qualità è stata valutata utilizzando i JADAD and Cochrane Risk of Bias instruments. I dati sono stati riuniti ed è stata eseguita una meta-analisi di rete utilizzando modelli ad effetti casuali. Fonti dei dati: PUBMED, EMBASE, Cochrane Trial Registry, bibliografie degli articoli fino al 18 maggio 2014. Criteri di ammissibilità per la selezione degli studi: sono stati inclusi trial randomizzati e controllati di adulti con emicrania, di almeno 4 settimane di durata. Risultati Gli studi controllati verso placebo includevano alfa-bloccanti (n = 9), inibitori dell’enzima angiotensina (n = 3), bloccanti del recettore dell’angiotensina (n = 3), anticonvulsivanti (n = 32), beta-bloccanti (n = 39), calcio-antagonisti (n = 12), flunarizina (n = 7), inibitori della ricaptazione della serotonina (n = 6), inibitori della ricaptazione della serotonina noradrenalina (n = 1), agonisti della serotonina (n = 9) e antidepressivi triciclici (n = 11). Inoltre c’erano 53 trial, che confrontavano diversi farmaci. I farmaci con almeno 3 trial, che sono risultati più efficaci del placebo per l’emicrania episodica erano: amitriptilina (SMD:-1.2, IC 95% da 1.7 a -0.82), flunarizina (-1.1 crisi/mese IC 95% da -1.6 a-0.67), fluoxetina (SMD:-0.57, IC 95% da -0.97 a-0.17), metoprololo (-0.94, IC 95% da -1.4 a-0.46), pizotifene (-0.43, IC 95% da -0.6 a-0.21) , propranololo (-1.3, IC 95% da -2,0 a-0.62), topiramato (-1.1, IC 95% da -1.9 a-0.73) e valproato (-1.5, IC 95% da -2.1 a -0,8). I farmaci efficaci con meno di 3 trial erano: 3 ace-inibitori (lisinopril, enalapril, captopril), due antagonisti del recettore dell’angiotensina (candesartan, telmisartan), due anticonvulsivanti (lamotrigina, levetiracetam) e 3 beta-bloccanti (atenololo, bisoprololo, timololo). Dalla meta-analisi di rete è risultato che l’amitriptilina è migliore di diversi altri farmaci tra cui candesartan, fluoxetina, propranololo, topiramato e valproato ed è ugualmente efficace di atenololo, flunarizina, clomipramina e metoprololo. Conclusioni I risultati suggeriscono che la pratica corrente di tagliare il farmaco secondo le caratteristiche dei pazienti e gli effetti collaterali attesi sia un buon approccio. I pazienti con emicrania e ipertensione dovrebbero prendere in considerazione un beta-bloccante. I pazienti con depressione possono trarre beneficio dagli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina o dagli antidepressivi triciclici. I pazienti con la sindrome delle gambe senza riposo o altra indicazione per un anticonvulsivante possono utilizzare il topiramato o il valproato. L’analisi suggerisce che l’amitriptilina è più efficace di altri farmaci, ma questo non è stato confermato nel numero limitato di prove di efficacia comparativa diretta che sono state condotte. L’effetto placebo, che nello studio dura per almeno 12 settimane, suggerisce che non devono essere eseguiti trial non controllati con placebo. Quasi tutti gli studi sul trattamento dell’emicrania duravano 24 settimane o meno e questa è una limitazione importante, perché l’emicrania è una condizione cronica. Sono necessari ulteriori studi per verificare se il beneficio del trattamento persiste, aumenta o diminuisce nel tempo. Sono anche necessari ulteriori studi di efficacia comparativa tra classi di farmaci. JL Jackson, E Cogbill, R Santana-Davila, C Eldredge, W Collier, A Gradall, N Sehgal, J Kuester A Comparative Effectiveness Meta-Analysis of Drugs for the Prophylaxis of Migraine Headache Published: July 14, 2015 DOI: 10.1371/journal.pone.0130733 Link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0130733 - 22/07/2015
- Sistemi di segnalazione spontanea delle reazioni avverse a farmaco (ADR) e fascicoli sanitari Uno studio della Columbia University propone un metodo per integrare i dati delle due fonti, che può essere utile per rilevare tempestivamente i segnali. I dati osservazionali sanitari contengono informazioni utili per una più tempestiva rilevazione delle reazioni avverse a farmaco (ADR), che possono essere perse utilizzando solo i dati dei sistemi di segnalazione spontanea. Esistono ancora pochi lavori, che descrivono metodi per integrare le evidenze provenienti dai database sanitari con i dati delle segnalazioni spontanee. Gli autori propongono una metodologia che integra le due fonti. Obiettivi Scopo di questo lavoro è valutare se il metodo proposto permetterebbe una maggiore precisione nel rilevamento dei segnali, rispetto ai metodi che usano esclusivamente i sistemi di segnalazione spontanea o i dati sanitari. Metodi Gli autori hanno applicato il metodo a quattro reazioni avverse clinicamente gravi e lo hanno valutato utilizzando tre esperimenti che coinvolgono un sistema di segnalazione spontanea, in combinazione con un database sanitario elettronico di scala ridotta, uno di media dimensione e uno di vasta dimensione. La valutazione ha usato uno standard di riferimento composto da 165 coppie farmaco – ADR positive e 234 negative. Misure È stata calcolata l’area sottesa alla curva caratteristiche dell’operatore ricevente (AUC) per misurare le prestazioni. Risultati Non si è riscontrato alcun miglioramento della AUC, quando sono stati combinati i dati dei sistemi di segnalazione spontanea delle ADR e i fascicoli sanitari di scala ridotta. L’AUC dei dati delle segnalazioni delle ADR combinate con i dati dei fascicoli sanitari su larga scala è, invece, aumentata a 0,82, mentre era 0,76 e 0,78, rispettivamente per ciascuno dei due sistemi. Conclusioni Il metodo proposto ha prodotto un significativo miglioramento nell’accuratezza del rilevamento delle ADR, quando le risorse utilizzate per la combinazione avevano una quantità sufficiente di dati. Ciò dimostra che il metodo potrebbe integrare le prove da fonti diverse e servire come efficace strumento di farmacovigilanza. Y Li, PB Ryan, Y Wei, C Friedman, A Method to Combine Signals from Spontaneous Reporting Systems and Observational Healthcare Data to Detect Adverse Drug Reactions Drug Saf DOI 10.1007/s40264-015-0314-8 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-015-0314-8 - 16/07/2015
- Terapia antibiotica vs appendicectomia I risultati di una sperimentazione clinica disegnata per confrontare la terapia antibiotica con l’appendicectomia nel trattamento dell’appendicite acuta non complicata. Sempre maggiori evidenze supportano l’uso di antibiotici, invece di un intervento chirurgico per il trattamento di pazienti con appendicite acuta non complicata. Obiettivi Confrontare la terapia antibiotica con l’appendicectomia nel trattamento dell’appendicite acuta non complicata confermata dalla tomografia computerizzata (TC). Metodi Si tratta di un trial clinico multicentrico di non inferiorità, randomizzato in aperto, sull’appendicite acuta, condotto dal novembre 2009 al giugno 2012 in Finlandia. Lo studio ha arruolato 530 pazienti di età compresa tra i 18 e i 60 anni, con appendicite acuta non complicata e confermata da una TC. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale ad appendicectomia precoce o a trattamento antibiotico con un periodo di follow-up di 1 anno. I pazienti randomizzati per la terapia antibiotica hanno ricevuto ertapenem endovenosa (1 g/die) per 3 giorni, seguiti da 7 giorni di levofloxacina per via orale (500 mg una volta al giorno) e metronidazolo (500 mg 3 volte al giorno). I pazienti assegnati al gruppo di trattamento chirurgico sono stati sottoposti ad appendicectomia tradizionale. Principali risultati e misure L’endpoint primario per l’intervento chirurgico era l’esito positivo dell’appendicectomia. L’endpoint primario per i pazienti trattati con antibiotici era la dimissione dall’ospedale, senza la necessità di un intervento chirurgico e senza appendicite ricorrente nel corso di un periodo di follow-up di 1 anno. Risultati Sono stati arruolati 273 pazienti nel gruppo chirurgico e 257 nel gruppo antibiotico. Dei 273 pazienti del gruppo chirurgico, tutti tranne 1 hanno subito appendicectomia con successo, di conseguenza, il tasso di successo è stato del 99,6% (IC 95%, 98,0%-100,0%). Nel gruppo del trattamento antibiotico, 70 pazienti (27,3%; IC 95%, 22,0%-33,2%) sono stati sottoposti ad appendicectomia entro 1 anno. Dei 256 pazienti disponibili per il follow-up nel gruppo antibiotico, 186 (72,7%; IC 95%, 66,8% -78,0%) non hanno avuto necessità di intervento chirurgico. L’analisi intention-to-treat ha prodotto una differenza di efficacia del trattamento tra gruppi di -27,0% (IC 95%, da -31,6% a ∞) (P = .89). Dato che il margine di non inferiorità prespecificato era del 24%, non è stata dimostrata la non inferiorità del trattamento antibiotico rispetto all’intervento chirurgico. Dei 70 pazienti randomizzati per il trattamento antibiotico e successivamente sottoposti ad appendicectomia, 58 (82,9%; IC 95%, 72,0%-90,8%) hanno avuto appendicite non complicata, 7 (10,0%; IC 95%, 4,1%-19,5%) appendicite acuta complicata e 5 (7,1%; IC 95%, 2,4%-15,9%) non hanno avuto l’appendicite ma hanno subito l’appendicectomia per sospetta recidiva. Non ci sono stati ascessi intra-addominali o altre complicazioni importanti associate con l’appendicectomia ritardata nei pazienti assegnati al trattamento antibiotico. Conclusioni Tra i pazienti con appendicite non complicata confermata dalla tomografia computerizzata, il trattamento antibiotico non ha soddisfatto il criterio prespecificato per la non inferiorità rispetto all’appendicectomia. La maggior parte dei pazienti selezionati in maniera casuale per il trattamento antibiotico non ha dovuto subire l’intervento di appendicectomia durante il periodo di follow-up di 1 anno e quelli che hanno avuto necessità dell’intervento non hanno registrato complicanze significative. Trial Registration clinicaltrials.gov Identifier: NCT01022567 P Salminen, H Paajanen, T Rautio, P Nordström, M Aarnio, T Rantanen, R Tuominen, S Hurme, J Virtanen, JP Mecklin, Juhani Sand, A Jartti, I Rinta-Kiikka, JM Grönroos, Antibiotic Therapy vs Appendectomy for Treatment of Uncomplicated Acute AppendicitisThe APPAC Randomized Clinical Trial JAMA. 2015;313(23):2340-2348. doi:10.1001/jama.2015.6154. Link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2320315 - 15/07/2015
- Uso degli inibitori di pompa protonica e rischio di infarto miocardico nella popolazione generale Il lavoro utilizza un nuovo approccio di data-mining per l’estrazione dei dati clinici per la farmacovigilanza. L’indicazione principale per gli inibitori della pompa protonica (IPP) è la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD). Si stima che, ogni anno, nel mondo, siano compilati oltre 113 milioni di prescrizioni di IPP; considerando anche l’uso senza ricetta (over-the-counter), è stata stimata una spesa mondiale di circa 13 miliardi dollari. Nei soli Stati Uniti (2009) circa 21 milioni di persone hanno avuto una o più prescrizioni di IPP, il che pone gli inibitori della pompa protonica al terzo posto, tra i farmaci più venduti nel paese e la disponibilità degli IPP come farmaci da banco è preoccupante per l’assenza di controllo medico. Per gli individui con una storia di sindrome coronarica acuta (SCA), gli IPP sembrano ridurre l’efficacia del clopidogrel, un agente antipiastrinico utilizzato per ridurre il rischio di successivi eventi ischemici. Ci sono diverse teorie concorrenti riguardo se e come gli IPP diminuiscano il rischio di eventi avversi cardiovascolari maggiori (MACE) tra gli individui con una storia di SCA. L’ipotesi principale è che gli IPP competano e inibiscano l’isoenzima epatico CYP2C19, che è responsabile dell’attivazione del clopidogrel, interferendo così con la capacità del clopidogrel di prevenire la formazione di trombi nei soggetti a rischio di trombosi coronarica e infarto miocardico. Alcuni studi hanno associato comunque l’uso degli IPP ad eventi clinici avversi in popolazioni ad alto rischio cardiovascolare, indipendentemente dall’uso del clopidogrel. Ad esempio, è stata osservata una riduzione del beneficio terapeutico anche in pazienti con sindrome coronarica acuta trattati con farmaci antiaggreganti piastrinici come aspirina e ticagrelor, che non necessitano dell’attivazione da parte del CYP2C19. È possibile che gli IPP riducano l’assorbimento di questi farmaci, ma si tratta di un’ipotesi controversa, dato che è stato dimostrato che non diminuiscono le proprietà antiaggreganti dell’aspirina ed è importante notare che una simile riduzione del pH gastrico è ottenuta anche con gli H2 bloccanti, che hanno dimostrato di non aumentare il rischio cardiovascolare. Una spiegazione alternativa è che il rischio correlato all’uso degli IPP sia dovuto a meccanismi d’azione ancora non noti e comunque non esclusivi dei pazienti vasculopatici. A questo proposito, è stato recentemente riportato che gli IPP inibiscono l’attività enzimatica della dimetilarginina dimetilaminoidrolasi (DDAH), che è responsabile per l’80% dell’idrolisi della dimetilarginina asimmetrica (ADMA), una molecola endogena nota per inibire l’attività enzimatica dell’ossido nitrico sintasi (NOS). Una perdita di valore nel NOS endoteliale è nota per aumentare la resistenza vascolare e promuovere infiammazione e trombosi. L’ADMA è risultato essere un marcatore di malattia potente e predittore indipendente di MACE, in precedenti studi osservazionali. Recenti studi pre-clinici hanno scoperto che gli IPP aumentano i livelli di ADMA in cellule endoteliali umane e nei topi di circa il 20-30%. Ad oggi, un solo studio ha esaminato il rischio cardiovascolare degli IPP al di fuori di coorti ad alto rischio. Questa è una preoccupazione dato che l’analisi traslazionale suggerisce che il rischio di questi farmaci può applicarsi ai soggetti che non assumono farmaci antiaggreganti piastrinici e a quelli senza alcuna malattia vascolare. Pertanto, gli autori di questo lavoro hanno utilizzato una metodologia di data-mining su cartelle cliniche elettroniche, recentemente convalidata per la farmacovigilanza e hanno realizzato uno studio di coorte prospettico, per indagare la possibilità che gli IPP possano essere associati a rischio cardiovascolare nella popolazione generale degli Stati Uniti. Background e Obiettivi Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono stati associati ad eventi clinici avversi tra gli utenti di clopidogrel dopo una sindrome coronarica acuta. Recenti risultati pre-clinici suggeriscono che questo rischio possa estendersi a soggetti senza una precedente storia di malattia cardiovascolare. Gli autori esplorano questo potenziale rischio nella popolazione generale attraverso approcci di data mining. Metodi Utilizzando un nuovo approccio per l’estrazione dei dati clinici per la farmacovigilanza, sono stati indagati più di 16 milioni di documenti clinici relativi a 2,9 milioni di persone per verificare se l’uso degli IPP era associato al rischio cardiovascolare nella popolazione generale. Risultati In dati provenienti da molteplici fonti, è risultato che i pazienti con malattia da reflusso gastroesofageo (GERD) esposti a IPP avevano un’associazione ad infarto del miocardio 1,16 volte maggiore (IC 95% 1,09-1,24). L’analisi di sopravvivenza in una coorte prospettica ha trovato un aumento (HR = 2.00; IC 95% 1,07-3,78; P = 0.031) in associazione con la mortalità cardiovascolare. È risultato che questa associazione esiste a prescindere dall’uso del clopidogrel. È risultato che, invece, gli anti-H2, un trattamento alternativo per la GERD, non erano associati ad aumento del rischio cardiovascolare. Se fossero stati in uso gli algoritmi della farmacovigilanza, avrebbero potuto segnalare tale rischio già a partire dal 2000. Conclusioni Coerentemente con i risultati pre-clinici secondo i quali gli IPP possono avere effetti negativi sulla funzione vascolare, lo studio di data mining sostiene l’associazione tra l’esposizione agli IPP ed il rischio di infarto miocardico nella popolazione generale. Questi dati forniscono un esempio di come una combinazione di studi sperimentali e approcci di data-mining possono essere applicati per individuare in anticipo i segnali di sicurezza dei farmaci per ulteriori indagini. NH Shah, P LePendu, A Bauer-Mehren, YT Ghebremariam, SV Iyer, J Marcus, KT Nead, JP Cooke, NJ Leeper Proton Pump Inhibitor Usage and the Risk of Myocardial Infarction in the General Population DOI: 10.1371/journal.pone.0124653 Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4462578/ http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0124653 - 09/07/2015
- Mortalità associata alla digossina Una revisione sistematica e meta-analisi della letteratura valuta l’efficacia e la sicurezza della terapia e l’effetto sulla mortalità in pazienti con fibrillazione atriale (FA) o con insufficienza cardiaca congestizia (ICC). La digossina è stata introdotta nella pratica clinica da oltre 200 anni. Le due indicazioni principali per il suo utilizzo sono il trattamento sintomatico dell’insufficienza cardiaca, nei pazienti con insufficienza ventricolare sinistra e il controllo della frequenza, in pazienti con fibrillazione atriale (FA). Entrambe le indicazioni sono approvate da recenti raccomandazioni delle linee guida. La digossina ha una ristretta finestra terapeutica, in parte a causa di significative interazioni farmacologiche e può causare danni se non somministrata attentamente e con dosaggi periodici dei livelli sierici. Studi recenti hanno messo seriamente in dubbio i benefici della digossina nei pazienti trattati, contemporaneamente, per insufficienza cardiaca. Obiettivi La meta-analisi ha l’obiettivo di fornire un’analisi dettagliata dei dati attualmente disponibili e valutare l’efficacia e la sicurezza della terapia con digossina e l’effetto sulla mortalità, nei pazienti con fibrillazione atriale (FA) o con insufficienza cardiaca congestizia (ICC). Metodi Gli autori hanno eseguito, su MEDLINE e COCHRANE (1993 – 2014), una ricerca della letteratura inglese riguardante gli effetti della digossina sulla mortalità per tutte le cause, in soggetti con FA o ICC. Sono stati considerati per la meta-analisi solo gli articoli full-size pubblicati su riviste peer-reviewed. In totale, sono stati identificati 19 lavori: 9 riguardanti pazienti con fibrillazione atriale, 7 pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia e 3 riguardanti pazienti con entrambe le condizioni cliniche. Risultati In base all’analisi dei risultati di mortalità aggiustata di tutti i 19 studi, che comprendevano 326.426 pazienti, l’uso della digossina è risultato associato ad un aumento del rischio relativo di mortalità per tutte le cause [hazard ratio (HR) 1,21, IC 95% 1,07-1,38 , P, 0,01]. Rispetto ai soggetti non trattati con glicosidi, la digossina è stata associata ad un aumento del rischio di mortalità del 29% (HR 1,29; IC 95% 1,21-1,39) nel sottogruppo di pubblicazioni comprendenti 235.047 pazienti con fibrillazione atriale. Trai 91.379 pazienti con insufficienza cardiaca, il rischio di mortalità associata alla digossina è aumentato del 14% (HR 1,14, IC 95% 1,06-1,22). Conclusioni La presente revisione sistematica e meta-analisi di tutte le fonti di dati disponibili suggerisce che l’uso della digossina è associato ad un aumentato rischio di mortalità, specie tra i pazienti affetti da fibrillazione atriale e, in particolare, se non c’è un adeguato monitoraggio del livello sierico. Risultano necessari studi randomizzati della terapia con digossina dose-adjusted, almeno nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia. Fino a quando non saranno completati adeguati studi randomizzati e controllati, la digossina deve essere usata con grande cautela, monitorando i livelli plasmatici, in particolare quando somministrata per il controllo della frequenza in pazienti con fibrillazione atriale. M Vamos, JW Erath, SH Hohnloser. Digoxin-associated mortality: a systematic review and meta-analysis of the literature. doi: 10.1093/eurheartj/ehv143 Link: http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/early/2015/04/30/eurheartj.ehv143 http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/ehj/early/2015/04/30/eurheartj.ehv143.full.pdf - 08/07/2015
- Farmacovigilanza per l’età pediatrica Un’analisi degli eventi avversi registrati nella banca dati delle Reazioni Avverse della FDA-AERS curata dal Progetto Grip (Global Research in Paediatrics Network of Excellence) dell’Unione Europea. Le segnalazioni di eventi avversi sono una pietra miliare nella sorveglianza della sicurezza dei farmaci. La limitata conoscenza degli effetti dei farmaci nei bambini ha incrementato le iniziative da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ha innescato una nuova legislazione, negli ultimi anni. Il Global Research in Paediatrics Network of Excellence (GRIP) è un consorzio finanziato dall’UE, che mira a implementare lo sviluppo e l’uso sicuro dei farmaci nei bambini. Ciò comporta lo sviluppo di un programma educativo globale e l’uso integrato delle capacità di ricerca esistenti, riducendo la frammentazione e la duplicazione degli sforzi. Una parte importante del progetto GRIP sta valutando l’attuale sistema di sorveglianza e sviluppando nuove metodologie per studi post-marketing di sicurezza dei farmaci, specifici per la popolazione pediatrica. Allo stato attuale, esistono grandi database di segnalazioni spontanee: VigiBase dell’Uppsala Monitoring Center dell’OMS, l’Adverse Event Reporting System (AERS) della statunitense Food and Drug Administration (FDA- AERS, FAERS), il Vaccine Adverse Effect Reporting System (VAERS), gestito da FDA e CDC (Centers for Disease Control and Prevention) ed EudraVigilance dell’Agenzia europea per i medicinali (EMA). I loro dati sono stati utilizzati principalmente dalle agenzie regolatorie per monitorare la sicurezza dei farmaci e per il rilevamento dei segnali di sicurezza, ma sono utilizzati in maniera crescente anche per finalità di ricerca. I database della FDA offrono set di dati scaricabili pubblicamente, mentre l’EMA ha pubblicato la sua politica di accesso per EudraVigilance nel 2011 e l’OMS sta preparando i dati di riepilogo di VigiBase da rendere accessibili tramite il sito. Nel 2011, è stata pubblicata una panoramica delle reazioni pediatriche segnalate alla banca dati WHO-UMC. Le descrizioni pubblicate delle segnalazioni pediatriche all’interno dell’AERS includono il numero di segnalazioni, il loro esito e, il più delle volte, i farmaci sospetti. Tuttavia, raramente gli studi hanno riportato gli eventi avversi registrati nel FAERS. Obiettivo di questo studio è descrivere le segnalazioni di eventi avversi in età pediatrica, registrate nella banca dati FAERS. Particolare attenzione è stata prestata nel descrivere gli eventi avversi, che si verificano nelle diverse fasce di età e dopo l’uso di farmaci a lungo termine o con insorgenza ritardata, dopo l’interruzione del trattamento. Metodologia Gli autori hanno analizzato le segnalazioni di eventi avversi in età pediatrica (0-18 anni) della banca dati FAERS della Food and Drug Administration (FDA), per il periodo gennaio 2004-dicembre 2011. Le caratteristiche delle segnalazioni, compresi i farmaci e gli eventi segnalati, sono state descritte e stratificate per fasce di età. Sono state incluse, nello studio, 106.122 segnalazioni pediatriche (55% maschi, 58% provenienti dagli Stati Uniti) con una media di 1 farmaco [range 1-3] e 1 evento [1-2] per segnalazione. L’età media era 9,1 anni. Il 90% delle segnalazioni è stato presentato con iter accelerato (15 giorni) (65%) o di informativa periodica (25%) e il 10% da non-produttori. Risultati La percentuale e il tipo delle segnalazioni pediatriche sono risultati relativamente stabili nel tempo. Le classi di farmaci più comunemente segnalate erano, per frequenza decrescente, i farmaci per il sistema nervoso (58%), gli antineoplastici (32%) e gli anti-infettivi (25%). Per quanto riguarda la classificazione sistemica organica, quelle più frequentemente riportate erano ‘generale’ (13%), ‘sistema nervoso’ (12%) e disturbi psichiatrici ” (11%). È stato possibile calcolare la durata di utilizzo per il 19,7% dei farmaci segnalati, per il 14,5% riguardante farmaci in uso a lungo termine (> 6 mesi). Conclusioni La conoscenza della distribuzione delle classi di farmaci e degli eventi all’interno della banca dati è un primo passo per poi intervenire nello sviluppo di metodi specifici di farmacovigilanza per l’età pediatrica. A causa di numerose differenze in termini di farmaco ed eventi tra le diverse fasce d’età, l’analisi e il rilevamento del segnale sulla sicurezza dei farmaci nei bambini devono essere stratificati per fascia d’età. S de Bie, C Ferrajolo, SMJM Straus, KMC Verhamme, J Bonhoeffer, ICK Wong, MCJM Sturkenboom, GRiP network. Pediatric Drug Safety Surveillance in FDAAERS: a description of adverse events from GRiP Project. DOI: 10.1371/journal.pone.0130399. Link: http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0130399 - 04/07/2015
- Sindrome serotoninergica Un’analisi dei casi registrati nel database della Farmacovigilanza francese. La sindrome serotoninergica (SS) è una reazione avversa a farmaco (ADR) potenzialmente mortale a causa di un’eccessiva trasmissione serotoninergica a livello centrale e periferico. Negli ultimi decenni, è diventato un problema clinico sempre più comune e importante, in seguito all’introduzione di antidepressivi, che aumentano i livelli della serotonina. La SS è caratterizzata, nella sua forma più tipica, da comparsa di eccitazione neuromuscolare (come mioclono, iperreflessia), disautonomia (ipertermia, tachicardia) e cambiamenti dello stato mentale (agitazione, confusione), ma la presentazione è variabile e non tutte le caratteristiche cliniche sono presenti contemporaneamente in tutti i pazienti. Anche se al momento non c’è un test specifico per la SS, sono stati proposti diversi strumenti per aiutare i medici nella diagnosi. Nel 1991, è stato il Sternbach il primo ad individuare dei criteri diagnostici, basandosi su una rassegna di 38 casi pubblicati. Questi criteri sono stati utilizzati per definire la maggior parte dei successivi casi di tossicità da serotonina in letteratura. La sindrome serotoninergica è stata definita come la presenza di 3 o più delle 10 più comuni caratteristiche cliniche riscontrate nei casi esaminati (confusione, ipomania, agitazione, mioclono, iperreflessia, sudorazione, tremori, diarrea, incoordinazione, febbre), conseguente all’introduzione o all’aumento di un agente serotoninergico noto. Un secondo articolo di Radomski, per il periodo tra il 1991 e il 1995, ha condotto una revisione di 24 nuovi casi e proposto una modifica dei criteri diagnostici di Sternbach, distinguendo tra sintomi maggiori e minori. Nel 2003, per contribuire a delineare lo spettro della malattia e per semplificare la diagnosi, Dunkley ha esaminato più di 2000 casi di auto-intossicazione con farmaci serotoninergici e sviluppato un nuovo albero decisionale, con sensibilità e specificità migliori dei vecchi criteri, almeno per quanto riguarda l’overdose. Da quando la SS è stata descritta per la prima volta, nel 1960, sono stati pubblicati numerosi casi clinici, che costituiscono la maggior parte pubblicazioni sulla sindrome serotoninergica. Ad eccezione di alcuni piccoli studi prospettici su farmaci specifici, quasi tutti gli studi sulla SS pubblicati in inglese riguardano casi di auto-avvelenamento; di conseguenza, sono necessarie maggiori informazioni per una migliore comprensione delle circostanze di insorgenza della sindrome serotoninergica nella pratica clinica di routine. Obiettivi L’obiettivo dello studio è quello di analizzare le caratteristiche delle segnalazioni di SS nel sistema di farmacovigilanza francese, in particolare i farmaci coinvolti e la natura delle interazioni tra farmaci (DDI). Metodi È stata effettuata un’analisi retrospettiva delle segnalazioni di SS registrate nel database di farmacovigilanza francese tra il 1 gennaio 1985 e il 27 maggio 2013. Sono stati selezionati per l’analisi solo i casi i cui sintomi clinici soddisfano i criteri diagnostici di Sternbach, Radomski o Hunter. Risultati Dei 125 casi analizzati, l’84% era associato al recente cambio di un farmaco serotoninergico (introduzione , aumento di dose o overdose). I farmaci serotoninergici più spesso coinvolti sono risultati gli antidepressivi, soprattutto gli inibitori della ricaptazione della serotonina (SRI , 42,1%) e, in misura minore, gli inibitori della ricaptazione della serotonina – noradrenalina (9,1 %, principalmente venlafaxina), antidepressivi triciclici (8,6 %, principalmente clomipramina) e inibitori delle monoamino ossidasi (6,2 %, principalmente moclobemide). Sono risultati coinvolti anche farmaci non psicotropi, generalmente oppioidi (14,8%, soprattutto tramadolo). La maggior parte dei casi (59,2%) è il risultato di interazioni farmacologiche farmacodinamiche, il più delle volte riguardanti SRI + oppiacei (soprattutto paroxetina + tramadolo); tuttavia, la SS si è verificata anche con un singolo farmaco serotoninergico in un numero significativo di casi (40,8%), il più delle volte SRI (principalmente fluoxetina) o venlafaxina a dosi abituali. Infine, le principali interazioni farmacologiche farmacocinetiche potrebbero aver giocato un ruolo in un 1/5 dei casi (20,8%). Conclusioni Questo è il primo studio sulla sindrome serotoninergica basato su un grande database di farmacovigilanza e pubblicato in inglese. I risultati non rivelano solo il frequente coinvolgimento di antidepressivi e tramadolo, l’importanza delle DDI (sia farmacodinamiche che farmacocinetiche), ma anche il significativo rischio di SS anche con un solo farmaco serotoninergico utilizzato a dose normale. D Abadie, V Rousseau, S Logerot , J Cottin, JL Montastruc , F Montastruc . Serotonin Syndrome: Analysis of Cases Registered in the French Pharmacovigilance Database. J Clin Psychopharmacol. 2015 Aug;35(4):382-8. doi: 10.1097/JCP.0000000000000344. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26082973 http://journals.lww.com/psychopharmacology/pages/articleviewer.aspx?year=2015&issue=08000&article=00006&type=abstract - 03/07/2015
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sugli autoiniettori di adrenalina e sugli inibitori del SGLT2, Comunicazione AIFA sul Viagra falsificato e Note Informative Importanti su Ketoconazole HRA® e su Kineret (anakinra). Comunicazione EMA sugli autoiniettori di adrenalina Fonte: AIFA 26/06/2015 Il Comitato per i Medicinali per uso umano dell’EMA (CHMP) ha effettuato una rivalutazione degli autoiniettori di adrenalina, che sono trattamenti potenzialmente salvavita in caso di anafilassi. Ha riconosciuto che la somministrazione del farmaco per iniezione intra-muscolo è il modo migliore per ottenere una risposta rapida nell’anafilassi, tuttavia, ha osservato che non sempre il dispositivo è utilizzato correttamente. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha, quindi, raccomandato che venga migliorato il materiale formativo, affinché i pazienti, o chi si prende cura di loro, siano in grado di usare gli autoiniettori di adrenalina in modo efficace. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-autoiniettori-di-adrenalina-26062015 Viagra falsificato Fonte: AIFA 26/06/2015 L’Ufficio Qualità dei Prodotti e Contraffazione dell’AIFA comunica che, presso la Dogana di Bari, sono stati sequestrati blister contraffatti del medicinale Viagra 100 mg con il n. di lotto B714830238 (già confermato come non originale dal titolare AIC Pfizer) e la scadenza 04/2017, le confezioni sequestrate erano prive di astuccio esterno (confezionamento secondario) e foglietto illustrativo. Qualora gli operatori fossero in possesso di confezioni del prodotto Viagra 100 mg, rispondenti alle caratteristiche segnalate, si richiede di non distribuire il prodotto e di contattare AIFA al seguente indirizzo e-mail: medicrime@aifa.gov.it. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/viagra-falsificato-26062015 Nota Informativa Importante su Ketoconazole HRA® Fonte: AIFA 15/06/2015 Il Ketoconazole HRA è autorizzato per il trattamento della sindrome di Cushing endogena in adulti e adolescenti sopra i 12 anni di età. A causa del rischio di epatossicità, è obbligatorio il monitoraggio della funzionalità epatica prima dell’inizio della terapia e, in seguito, periodicamente come raccomandato nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto. Ketoconazole HRA è controindicato nei pazienti con epatopatia acuta o cronica e/o se i livelli pre-trattamento degli enzimi epatici sono oltre 2 volte superiori al limite superiore di normalità. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ketoconazole-hra%C2%AE-15062015 Comunicazione EMA sugli inibitori del SGLT2 Fonte: AIFA 12/06/2015 In seguito a casi gravi di chetoacidosi diabetica, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato la revisione di canagliflozin, dapagliflozin e empagliflozin, medicinali noti come inibitori del SGLT2, che sono usati nel trattamento del diabete di tipo 2. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sugli-inibitori-del-sglt2-12062015 Nota Informativa Importante su Kineret (anakinra) Fonte: AIFA 09/06/2015 In merito ai reclami sulla presenza di materiale solido visibile sulla superficie dell’ago di Kineret (anakinra), 100 mg e 100 mg/0,67 ml soluzione iniettabile in siringa preriempita, la ditta Swedish Orphan Biovitrum (Sobi) informa che le siringhe e gli aghi sono stati esaminati ed il materiale presente sull’ago è risultato essere anakinra, la sostanza attiva contenuta nel medicinale Kineret. Il prodotto è stabile, il rapporto beneficio/rischio di Kineret rimane positivo e non sono stati segnalati eventi avversi gravi. Le siringhe che presentano materiale solido sulla superficie esterna dell’ago non devono essere usate, possono essere restituite in farmacia e saranno sostituite dalla Sobi. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-kineret-anakinra-09062015 - 30/06/2015
- Caffeina La valutazione del rischio fatta dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. L’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) è stata fondata nel 2002 e ha sede in Italia, a Parma. Ha i compiti istituzionali di valutare e comunicare al pubblico i rischi per la salute, correlati all’uso di alimenti e mangimi e di fornire consulenza scientifica alla Commissione e al Parlamento europeo, a supporto dell’attività normativa in materia. La Commissione europea ha chiesto all’EFSA una valutazione dei rischi correlati all’uso di caffeina, in particolare per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, i disturbi del sistema nervoso centrale ed i possibili rischi per la salute fetale durante la gravidanza. Gli esperti dell’EFSA hanno valutato i rischi della caffeina proveniente da ogni fonte alimentare, compresi i cosiddetti energy drink, avvalendosi anche della collaborazione degli Stati membri, di gruppi di consumatori e di rappresentanti delle industrie. È risultato che dosi di caffeina fino a 3 mg/kg di peso corporeo, 200 mg circa per un adulto di 70 kg, non danno luogo a problemi di sicurezza. La stessa quantità non dà problemi di sicurezza neanche se consumata <2 ore prima di un intenso esercizio fisico, in condizioni ambientali normali. Per farsi un’idea delle dosi, si consideri che una tazza di caffè americano contiene circa 90 mg di caffeina, una tazzina di caffè espresso italiano ne contiene 80, come una lattina di bevanda energetica, una tazza di tè contiene circa 50 mg di caffeina e una lattina di coca cola 40. La concentrazione di caffeina nella cioccolata varia a seconda della tipologia: 50 grammi di cioccolato fondente contengono circa 25 mg di caffeina, mentre 50 grammi di cioccolato al latte ne contengono solo 10. Altri costituenti di “bevande energetiche” a concentrazioni tipiche di tali bevande (circa 300-320, 4.000 e 2.400 mg/L rispettivamente di caffeina, taurina e D-glucurono-γ-lattone), così come l’alcool a dosi fino a circa 0,65 g/kg di peso corporeo, non inciderebbero sulla sicurezza delle singole dosi di caffeina fino a 200 mg. Il consumo di caffeina abituale fino a 400 mg al giorno non dà luogo a problemi di sicurezza, per gli adulti non in gravidanza. Il consumo abituale di caffeina fino a 200 mg al giorno per le donne in gravidanza non dà problemi di sicurezza per il feto. Singole dosi di caffeina e assunzione abituale di caffeina fino a 200 mg consumati dalle donne che allattano non causano problemi di sicurezza per i bambini allattati al seno. Per i bambini e gli adolescenti, le informazioni disponibili non sono sufficienti a determinare quale possa essere una dose sicura di caffeina. Il gruppo di esperti ritiene che l’assunzione di 3 mg di caffeina per kg di peso corporeo, che è la dose che non causa rischi per la popolazione adulta, possa essere presa come punto di partenza per individuare le dosi sicure per i differenti sottogruppi della popolazione. I risultati della ricerca sono stati resi noti, il 27 maggio, in un parere scientifico pubblicato sulla rivista dell’Efsa e in un opuscolo divulgativo rivolto al pubblico. Link: sito dell’EFSA: http://www.efsa.europa.eu/it/efsawho/efsastructure.htm http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/150527.htm · Scientific Opinion on the safety of caffeine EFSA Journal 2015;13(5):4102 doi:10.2903/j.efsa.2015.4102 · Opuscolo Caffeina: la valutazione del rischio spiegata dall’EFSA - 24/06/2015
- Gli aggiornamenti della normativa in materia di Farmacovigilanza È stato pubblicato il Decreto Legislativo del 30 aprile 2015, che recepisce nell’ordinamento italiano la normativa europea in materia di Farmacovigilanza (Direttive 2010/84/EU e 2012/26/UE). Il Decreto accoglie la nuova definizione di Reazione Avversa a Farmaco (ADR) come: “reazione nociva e non voluta conseguente non solo all’uso autorizzato di un medicinale alle normali condizioni di impiego ma anche agli errori terapeutici e agli usi non conformi alle indicazioni contenute nell’autorizzazione all’ immissione in commercio, incluso l’uso improprio e l’abuso del medicinale”. La segnalazione può essere fatta dagli operatori sanitari (medici, farmacisti infermieri) o dai cittadini, secondo le modalità spiegate anche nel nostro sito al link: http://www.farmaci-fc.it/segnalare-una-sospetta-reazione-avversa-a-farmaco-adr/ La novità introdotta è il termine di 2 giorni, ridotti a 36 ore nel caso di farmaci di origine biologica, per la trasmissione della scheda al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di competenza. Il Ministro della Salute ritiene che questo provvedimento renda più rigoroso il sistema italiano di Farmacovigilanza ed eviti il ripetersi di situazioni di psicosi come quelle verificatesi lo scorso anno per le ADR da vaccino antinfluenzale. http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_4_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=salastampa&p=comunicatistampa&id=4539 Mauro Venegoni del CRFV della Lombardia, su “Focus Farmacovigilanza”, esprime, invece, una posizione critica riguardo al termine temporale, che non è previsto dalla normativa europea, ricordando che un limite di 7 giorni per la segnalazione era in vigore in Italia fino al 1993 ed è stato abolito, perché rischiava di avere l’effetto di scoraggiare la segnalazione e osserva, inoltre, che solo il 18% delle oltre 50.000 segnalazioni del 2014 sono state inviate entro 48 ore. Mauro Venegoni, Se 36 o 48 ore vi sembran poche… http://www.farmacovigilanza.eu/content/se-36-o-48-ore-vi-sembran-poche%E2%80%A6 - 23/06/2015
- Rischio comparativo di sanguinamento gastrointestinale con dabigatran, rivaroxaban e warfarin Uno studio di coorte basato sulla popolazione degli Stati Uniti confronta vecchi e nuovi anticoagulanti orali. La fibrillazione atriale è una delle principali cause di disabilità e morte correlate ad ictus e colpisce 33,5 milioni di persone nel mondo. Negli Stati Uniti, l’1% della popolazione generale e il 9% delle persone di età ≥80 anni è affetto da fibrillazione atriale. Il trattamento anticoagulante con warfarin ha dimostrato di ridurre il rischio di ictus ischemico e di embolia sistemica, in questa popolazione di pazienti. La disponibilità dei nuovi anticoagulanti orali ha fornito un’alternativa al warfarin. I nuovi anticoagulanti orali hanno dimostrato di non essere inferiori al warfarin nella prevenzione dell’ictus e dell’embolia sistemica, riducendo il rischio di emorragia intracerebrale; tuttavia, mostrano un aumento inaspettato del sanguinamento gastrointestinale, soprattutto tra i pazienti di età ≥75 anni. La Prevalenza di fibrillazione atriale ed emorragia gastrointestinale aumenta con l’età; l’aumento del rischio di sanguinamento gastrointestinale è stato osservato nelle persone anziane quando il warfarin o i nuovi anticoagulanti orali sono prescritti in concomitanza con farmaci antiaggreganti. L’entità del rischio associato alla prescrizione di nuovi anticoagulanti orali non è ancora nota, in ambiente clinico. Obiettivi Il lavoro ha l’obiettivo di determinare il rischio di sanguinamento gastrointestinale associato all’uso dei nuovi anticoagulanti orali dabigatran e rivaroxaban rispetto al warfarin, nel mondo reale. Metodi Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo, che utilizza modelli di punteggi di propensione combinati. I dati provengono da Optum Labs Data Warehouse, un database di grandi dimensioni degli iscritti alle assicurazioni private e Medicare. Sono stati arruolati, nello studio, i nuovi utilizzatori di dabigatran, rivaroxaban e warfarin dal 1 ° novembre 2010 al 30 settembre 2013. Sono stati usati i tassi di incidenza (eventi/100 pazienti-anno) e il modello di rischi proporzionali di Cox con punteggio di propensione combinato per stimare i tassi di sanguinamento gastrointestinale totale, superiore e inferiore, per i nuovi anticoagulanti orali rispetto al warfarin, nei pazienti con e senza fibrillazione atriale. L’eterogeneità degli effetti del trattamento legata all’età è stata esaminata con un modello a effetti marginali. Risultati L’incidenza del sanguinamento gastrointestinale associato a dabigatran è risultato essere 2,29/100 pazienti-anno (IC 95% 1,88-2,79) e quello associato a warfarin 2,87 /100 pazienti-anno (2,41-3,41), nei pazienti con fibrillazione atriale. Nei pazienti senza fibrillazione atriale, l’incidenza del sanguinamento gastrointestinale era 4,10/100 pazienti-anno (2,47-6,80) con dabigatran e 3,71 (2,16-6,40) con warfarin. Con rivaroxaban, si sono verificati 2.84 (2,30-3,52) sanguinamenti gastrointestinali, in pazienti con fibrillazione atriale (warfarin 3,06; 2,49-3,77) e 1,66 (1,23-2,24) in pazienti senza fibrillazione atriale (warfarin 1,57/100 pazienti-anno; 1,25-1,99). Nei modelli a punteggio di propensione combinato, il rischio di sanguinamento gastrointestinale con i nuovi anticoagulanti orali era simile a quello con warfarin nei pazienti con fibrillazione atriale: dabigatran v warfarin, hazard ratio 0,79 (0,61-1,03); rivaroxaban v warfarin, 0.93 (0,69-1,25) e nei pazienti senza fibrillazione atriale (dabigatran v warfarin, hazard ratio 1,14; 0,54-2,39); rivaroxaban v warfarin, 0.89 (0,60-1,32). Il rischio di sanguinamento gastrointestinale aumentava dopo i 65 anni e dai 76 anni nei pazienti con fibrillazione atriale che assumono dabigatran (hazard ratio 2,49; 1,61-3,83) e nei pazienti con e senza fibrillazione atriale che assumono rivaroxaban (2.91; 1.65-4,81 e 4,58; 2,40-8,72, rispettivamente) superava il rischio correlato al warfarin. Conclusioni Questo studio è uno dei primi a valutare la sicurezza gastrointestinale dei nuovi anticoagulanti orali rispetto al warfarin, nel mondo reale e fornisce gli elementi di prova per valutare il rapporto rischio-beneficio di tutte le opzioni di trattamento. I dati suggeriscono la sicurezza generale dei nuovi anticoagulanti orali per la popolazione più giovane, ma mettono in evidenza i potenziali problemi di sicurezza gastrointestinale tra le persone anziane. Il rischio di sanguinamento gastrointestinale relativo ai nuovi anticoagulanti orali è risultato simile a quello correlato al warfarin; tuttavia, il rischio di sanguinamento gastrointestinale aumenta dopo i 65 anni ed è preoccupante oltre i 75 anni. Di conseguenza, deve essere usata particolare cautela nel prescrivere i nuovi anticoagulanti orali ai pazienti anziani, in particolare a quelli di età ≥75 anni. NS Abraham, S Singh, GC Alexander, H Heien, LR Haas, W Crown, ND Shah, Comparative risk of gastrointestinal bleeding with dabigatran, rivaroxaban, and warfarin: population based cohort study BMJ 2015;350:h1857 Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.h1857 - 16/06/2015
- Cosmetovigilanza La sorveglianza post-marketing per cosmetici più sicuri. I prodotti cosmetici sono largamente utilizzati, ma possono causare effetti indesiderabili (EI), definiti come “reazioni avverse per la salute umana attribuibili alle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni di uso di un prodotto cosmetico”. Sono definiti effetti indesiderabili gravi (EIG) quelli che “inducono incapacità funzionale temporanea o permanente, disabilità, ospedalizzazione, anomalie congenite, rischi mortali immediati o decesso”. Per ridurre i rischi, l’Unione Europea ha previsto la creazione di un sistema di cosmetovigilanza, con Regolamento CE n. 1223/2009, in vigore dall’11 luglio 2013. In base al regolamento, le aziende produttrici ed i distributori sono tenuti a segnalare gli effetti indesiderabili gravi, presumibilmente associati all’uso di cosmetici, all’autorità competente, che in Italia è il Ministero della Salute. Possono segnalare anche i consumatori, i professionisti del settore (es. estetisti, parrucchieri, ecc.) ed i professionisti sanitari, che vengono a conoscenza dell’effetto avverso. Il Ministero della Salute ha creato un’apposita sezione del suo sito, dedicata alla cosmetovigilanza: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=149&area=cosmetici&menu=vigilanza Da questa sezione è consultabile e scaricabile il Regolamento CE n. 1223/2009, la scheda che deve essere utilizzata per le segnalazioni di effetti indesiderabili gravi e non gravi e le linee guida per la sua compilazione. La scheda di segnalazione, una volta compilata, va inviata al Ministero della Salute (Viale Giorgio Ribotta, 5 – 00144 Roma; Fax 06 59943776; EMAIL: cosmetovigilance.italy@sanita.it; PEC: dgfdm@postacert.sanita.it), che provvede a valutare il nesso di causalità secondo le linee guida della Commissione europea e comunicare le informazioni alle autorità competenti degli altri Stati comunitari. Le segnalazioni vengono inserite nella banca dati di cosmetovigilanza del Ministero della Salute. I dati sono elaborati statisticamente, al fine di migliorare le conoscenze sulla qualità dei cosmetici in uso ed i possibili rischi. Se necessario per la tutela della salute pubblica, il Ministero può adottare misure (come il divieto di commercializzazione del prodotto o altro), che vengono pubblicate sul portale, nella sezione notizie. Segnalazione degli effetti indesiderati: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=3846&area=cosmetici&menu=vigilanza Per la Cosmetovigilanza, si veda anche il sito curato da Lidia Sautebin, dell’Università Federico II di Napoli: http://www.farmacovigilanza.org/cosmetovigilanza/news/ - 15/06/2015
- Vareniclina e rischio di disturbi psichiatrici, comportamenti suicidari, incidenti stradali Uno studio di coorte basato sulla popolazione svedese. Circa 1,3 miliardi di persone nel mondo fuma tabacco e l’uso del tabacco è il secondo fattore di rischio che contribuisce al carico globale di malattia, causa il 9% dei decessi a livello globale e il 18% dei decessi nei paesi ad alto reddito. I trattamenti per smettere di fumare includono le terapie sostitutive della nicotina e i farmaci da prescrizione senza nicotina. Sempre più spesso, la dipendenza da tabacco è trattata con vareniclina (commercializzata come Champix o Chantix). La vareniclina agisce come un agonista parziale del recettore nicotinico, allevia i sintomi dell’astinenza e contemporaneamente diminuisce il desiderio del fumo. Diversi studi hanno dimostrato che la vareniclina è più efficace di placebo, bupropione e terapie sostitutive con nicotina. Tra l’approvazione da parte della Food and Drug Administration nel 2006 e la metà del 2011, sono stati trattati con vareniclina 8,9 milioni di persone, negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, la vareniclina è stata prescritta a più di 800.000 pazienti, nel 2009 ed è uno farmaci più comunemente usati per smettere di fumare. Dopo l’introduzione della vareniclina sul mercato, sono emersi casi di suicidalità e depressione, nella sorveglianza post-marketing, che hanno portato all’emissione di avvisi da parte delle agenzie regolatorie europee e di un black box warning da parte della FDA. La vareniclina è stata messa in relazione con l’aumento del rischio di incidenti stradali ed il suo uso è stato ristretto o vietato in diverse professioni del settore dei trasporti. Alcune evidenze più deboli suggeriscono anche un aumento del rischio di violenza e psicosi . Questi maggiori rischi si basano sulla sorveglianza post-marketing e case report, che non sono coerenti con i dati osservazionali e di studi randomizzati controllati, dai quali non risulta alcuna associazione tra vareniclina e depressione, suicidalità, o violenza. Obiettivi Obiettivo del lavoro è esaminare le associazioni tra uso di vareniclina e incidenza di una serie di esiti negativi. Metodi Si tratta di uno studio di coorte basato sull’intera popolazione della Svezia, che usa anche l’analisi personale per il controllo del confondimento. Sono stati arruolati 7.917.436 partecipanti di età ≥15, 69.757 dei quali sono stati trattati con vareniclina, tra il 2006 e il 2009. Esiti da misurare erano l’incidenza di nuove condizioni psichiatriche, comportamenti suicidari, offese criminali sospette e condannate, incidenti stradali e infrazioni al codice della strada. Risultati Sono state diagnosticate 337.393 nuove condizioni psichiatriche, su tutta la popolazione, durante il follow-up. Inoltre, sono stati segnalati 507.823 sospetti crimini e 338.608 crimini condannati, 40.595 eventi suicidari, 124.445 incidenti stradali, 99.895 sospette infrazioni al codice della strada e 57.068 condanne per infrazioni al codice stradale. L’analisi personale ha dimostrato che la vareniclina non è associata a rischio significativo di comportamento suicidario, criminale, psicosi, incidenti o infrazioni stradali. Tuttavia, la vareniclina è stata associata ad un lieve aumento del rischio di condizioni d’ansia (hazard ratio 1,23, IC 95% 1,01-1,51) e disturbi dell’umore (1,31, 1,06-1,63), che sono stati osservati solo in persone con preesistenti disturbi psichiatrici. Conclusioni I risultati di questo studio osservazionale non confermano le preoccupazioni che la vareniclina sia associata ad un aumentato rischio di molti esiti negativi, tra cui suicidalità e incidenti stradali. In persone con disturbi psichiatrici preesistenti, è stato osservato un aumento del rischio di disturbi dell’umore e ansia (durante i periodi di trattamento con vareniclina), che deve essere confermato da ulteriori ricerche. Y Molero, P Lichtenstein, J Zetterqvist, CH Gumpert, S Fazel. Varenicline and risk of psychiatric conditions, suicidal behaviour, criminal offending, and transport accidents and offences: population based cohort study. BMJ 2015;350:h2388. doi: 10.1136/bmj.h2388 Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.h2388 - 09/06/2015
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN) Uno studio di coorte utilizza i dati dell’assicurazione pubblica (2000-2010) di 3.789.330 donne in gravidanza per valutare il rischio di PPHN nel neonato. L’associazione tra l’uso degli antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) durante la gravidanza ed il rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN) viene discussa da quando la Food and Drug Administration (FDA) ha emesso un Public Health Advisory, nel 2006. Obiettivi Obiettivo di questo lavoro è valutare il rischio di PPHN associato all’esposizione a diverse classi di farmaci antidepressivi, durante la gravidanza. Metodi Si tratta di uno studio di coorte nidificato nel Medicaid Analytic eXtract 2000-2010 per 46 stati americani e Washington, DC. Ultima data di follow-up: 31 dicembre 2010. Sono state arruolate, da Medicaid, 3.789.330 di donne incinte, a 2 mesi o meno dalla data dell’ultima mestruazione fino ad almeno 1 mese dopo il parto. La coorte originaria è stata ristretta alle donne con diagnosi di depressione ed è stata applicata l’analisi di regressione logistica aggiustata con propensity score per controllare i potenziali confondenti. L’utilizzo di SSRI e non-SSRI in monoterapia durante i 90 giorni prima del parto è stato confrontato con il non uso. Il principale esito da misurare era la diagnosi di PPHN, registrata durante i primi 30 giorni dopo il parto. Risultati In totale, 128.950 donne (3,4%) hanno avuto almeno 1 prescrizione di antidepressivi, durante la gravidanza: 102.179 (2,7%) ha usato un SSRI e 26.771 (0,7%) un non-SSRI. Complessivamente, 7.630 bambini non esposti agli antidepressivi hanno avuto diagnosi di PPHN (20,8; IC 95% 20,4-21,3 ogni 10.000 nati) e 322 neonati esposti a SSRI (31,5; IC 95% , 28,3-35,2 ogni 10.000 nati) e 78 neonati esposti a non-SSRI (29,1; IC 95% 23,3-36, 4 ogni 10.000 nati). Le associazioni tra uso di antidepressivi e PPHN sono state attenuate con l’aumento dell’aggiustamento per i fattori di confondimento. Gli odds ratio per gli SSRI erano 1,51 (IC 95% 1,35-1,69) non aggiustato e 1,10 (IC 95% 0,94-1,29) limitando alle donne con la depressione e aggiustando i punteggi di propensione più elevati. Gli odds ratio per i non-SSRI erano 1,40 (IC 95% 1,12-1,75) e 1,02 (IC 95% 0,77-1,35), rispettivamente. Restringendo gli esiti al PPHN primario, l’odds ratio aggiustato per gli SSRI era di 1,28 (IC 95%, 1,01-1,64) e 1,14 (IC 95% 0,74-1,74) per i non-SSRI. Conclusioni Le prove fornite da questo ampio studio, basato sui dati dell’assicurazione pubblica di donne in gravidanza, possono essere coerenti con un potenziale aumento del rischio di PPHN associato all’uso materno di SSRI in gravidanza avanzata. Tuttavia, il rischio assoluto è risultato limitato e l’aumento del rischio appare più modesto rispetto a quanto suggerito da studi precedenti. KF Huybrechts, BT Bateman, K Palmsten, RJ Desai, E Patorno, C Gopalakrishnan, R Levin, H Mogun, S Hernandez-Diaz, Antidepressant use late in pregnancy and risk of persistent pulmonary hypertension of the newborn, JAMA 2015 2 Giugno; 313 (21): 2142-2151. doi: 10.1001 / jama.2015.5605. link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2300602 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26034955 - 08/06/2015
- Efficacia e sicurezza comparativa degli agenti antipertensivi in adulti con diabete e malattie renali Una meta-analisi a rete di studi randomizzati di tutto il mondo, aggiornata al gennaio 2014. L’efficacia e la sicurezza comparativa dei farmaci per l’abbassamento della pressione sanguigna, in adulti con diabete e malattie renali, rimane controversa. Il lavoro ha l’obiettivo di valutare rischi e benefici dei farmaci antipertensivi, in questa popolazione di pazienti. Metodi Gli autori hanno effettuato una network meta-analisi di studi randomizzati di tutto il mondo, che confrontano gli agenti antipertensivi nei pazienti adulti con malattia renale diabetica. Nelle banche dati elettroniche (Cochrane Collaboration, Medline ed Embase) sono stati cercati i trial (fino al gennaio 2014), che confrontano i farmaci per abbassare la pressione sanguigna, somministrati per via orale in adulti con diabete e malattie renali. Gli esiti primari da misurare erano la mortalità per tutte le cause e la malattia renale allo stadio terminale. Sono stati valutati anche gli esiti cardiovascolari e la sicurezza secondaria. È stata effettuata una meta-analisi a rete ad effetti casuali per ottenere le stime degli esiti primari e secondari e queste stime sono state presentate come odds ratio o differenze medie standardizzate con IC al 95%. Sono stati classificati gli effetti comparati di tutti i farmaci contro placebo con superficie sottesa alla curva di probabilità di ranking cumulativo (Sucra). Risultati Sono stati inclusi nella meta-analisi di rete 157 studi comprendenti 43.256 partecipanti, per lo più con diabete di tipo 2 e malattia renale cronica. Nessun regime farmacologico è risultato più efficace del placebo per ridurre la mortalità per tutte le cause; comunque, rispetto al placebo, la malattia renale all’ultimo stadio è risultata significativamente meno probabile in seguito a doppio trattamento con un antagonista del recettore dell’angiotensina (ARB) e un inibitore dell’enzima convertitore dell’angiotensina (ACE) (odds ratio 0.62, IC 95% 0.43-0.90) e dopo ARB in monoterapia (0.77, 0.65-0.92). Nessun regime ha aumentato significativamente l’iperkaliemia o il danno renale acuto, il trattamento combinato di ACE inibitori e ARB ha avuto il rango più basso a causa di aumenti marginali del rischio stimato di questi danni (odds ratio 2.69, IC 95% 0.97-7.47 per l’iperkaliemia; 2.69, 0.98-7.38 per l’insufficienza renale acuta). Interpretazione Nessuna strategia per abbassare la pressione sanguigna ha prolungato la sopravvivenza negli adulti con diabete e malattie renali. ACE-inibitori e ARB, da soli o in combinazione, sono le strategie più efficaci contro la malattia renale allo stadio terminale, ma i benefici del trattamento devono essere bilanciati col rischio di iperkaliemia e insufficienza renale acuta. SC Palmer, D Mavridis, E Navarese, JC Craig, M Tonelli, G Salanti, N Wiebe, M Ruospo, DC Wheeler, GF Strippoli. Comparative efficacy and safety of blood pressure-lowering agents in adults with diabetes and kidney disease: a network meta-analysis. Lancet 2015 – Volume 385, No. 9982, p2047–2056, 23 May 2015 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(14)62459-4 Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)62459-4/abstract - 04/06/2015
- Gli steroidi orali per la radicolopatia acuta dovuta ad ernia del disco lombare Uno studio clinico randomizzato ne valuta l’efficacia. Gli steroidi orali sono comunemente usati per curare la sciatica acuta dovuta ad ernia del disco, ma non sono stati ancora valutati in studi clinici. Obiettivi Obiettivo del lavoro è determinare se il prednisone orale è più efficace del placebo nel controllo del dolore e nel migliorare la funzionalità, nei pazienti con sciatica acuta. Metodi Si tratta di un trial clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, condotto tra il 2008 e il 2013 in una grande struttura sanitaria integrata della California del nord. Erano ammissibili adulti con dolore radicolare da 3 mesi o meno (n = 269), Oswestry Disability Index (ODI) con punteggio ≥ 30 (range, 0-100) o ernia del disco confermata con risonanza magnetica. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale, in un rapporto 2: 1, al trattamento con prednisone orale per 15 giorni (5 giorni di 60 mg, 40 mg e 20 mg, dose cumulativa totale = 600 mg; n = 181) o placebo (n = 88). Risultati L’esito primario da valutare era rappresentato dal cambiamento dell’ODI a 3 settimane; gli outcome secondari erano il cambiamento dell’ODI a 1 anno, il cambiamento del dolore alle estremità inferiori (misurato su una scala da 0-10, dove i punteggi più elevati indicano maggior dolore), interventi chirurgici alla colonna vertebrale e i punteggi della Short Form 36 Health Survey (SF-36), Physical Component Summary (PCS) e Mental Component Summary (MCS) in una scala da 0 a 100, dove i punteggi maggiori indicano un miglior stato di salute. I punteggi medi dell’ODI, basali e a 3 settimane erano 51.2 e 32.2 per il gruppo prednisone e 51.1 e 37,5 per il gruppo placebo. Il gruppo trattato col prednisone ha avuto un miglioramento nei punteggi ODI a 3 settimane mediamente maggiore di 6,4 punti (IC 95%, 1,9-10,9; p = .006) rispetto al gruppo placebo e miglioramento a 52 settimane in media maggiore di 7.4 punti (IC 95%, 2.2 -12.5; P = .005). Rispetto al gruppo placebo, il gruppo prednisone ha mostrato riduzione del dolore a 3 settimane mediamente maggiore di 0.3 punti (IC 95%, -0.4 a 1.0; P = .34) e riduzione a 52 settimane mediamente maggiore di 0,6 punti (IC 95%, – 0,2-1,3; p = 0,15). Il gruppo prednisone ha mostrato un miglioramento maggiore nel punteggio SF-36 PCS a tre settimane: media aggiustata di 3.3 punti (CI 95%, 1,3-5,2; p = .001), nessuna differenza nei punteggi SF-36 PCS a 52 settimane (2,5; IC 95%, -0.3 a 5,4; P = .08), nessun cambiamento nel punteggio SF-36 MCS a tre settimane (media 2,2; IC 95%, -0,4 a 4,8; P = .10) e un incremento aggiustato maggiore di 3,6 punti nel SF-36 MCS a 52 settimane (IC 95%, 0,6-6,7; p = .02). Non ci sono state differenze nei tassi di interventi chirurgici a 52 settimane di follow-up. Uno o più eventi avversi a 3 settimane di follow-up sono risultati più comuni nel gruppo prednisone rispetto al gruppo placebo (49,2% vs 23,9%; P <.001). Conclusioni Tra i pazienti con radicolopatia acuta dovuta ad ernia del disco lombare, un breve ciclo di steroidi per via orale, rispetto al placebo, ha determinato un modesto miglioramento della funzionalità e nessun miglioramento del dolore. H Goldberg, W Firtch, M Tyburski, A Pressman, L Ackerson, L Hamilton, W Smith, R Carver, A Maratukulam, LA Won, E Carragee, AL Avins, Oral Steroids for Acute Radiculopathy Due to a Herniated Lumbar DiskA Randomized Clinical Trial JAMA. 2015;313(19):1915-1923. doi:10.1001/jama.2015.4468. link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2293294 - 03/06/2015
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci Raccomandazione EMA di sospendere i farmaci sperimentati da GVK Biosciences, Comunicazione EMA sui medicinali contenenti ibuprofene, su Tysabri (natalizumab), sui medicinali contenenti corticosteroidi e Nota Informativa Importante su Harvoni, Daklinza e Sovaldi. L’EMA conferma la raccomandazione di sospendere i farmaci sperimentati nello stabilimento indiano GVK Biosciences Fonte: AIFA 22/05/2015 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha confermato la raccomandazione espressa lo scorso gennaio di sospendere alcuni farmaci per i quali l’autorizzazione alla commercializzazione in UE è stata basata, principalmente, su studi clinici condotti presso l’organizzazione di ricerca a contratto GVK Biosciences di Hyderabad, in India. La sospensione era stata decisa in seguito all’ispezione del sito della GVK Biosciences da parte dell’agenzia del farmaco francese (ANSM), che ha rivelato manipolazioni di dati e sollevato dubbi sulle sperimentazioni effettuate e sull’affidabilità dei risultati. A seguito del primo parere e di quest’ultimo riesame del CHMP, resta in vigore la raccomandazione di sospensione di circa 700 forme farmaceutiche e dosaggi di farmaci sperimentati nella sede di Hyderabad. Per altre 300 forme farmaceutiche e dosaggi sono stati forniti sufficienti dati (provenienti da altre fonti) a supporto, pertanto tali farmaci potranno rimanere in commercio nell’UE. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/l%E2%80%99ema-conferma-la-raccomandazione-di-sospendere-i-farmaci-sperimentati-stabilimento-indiano- Elenco aggiornato dei medicinali per i quali il CHMP raccomanda la sospensione: http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Other/2015/05/WC500187078.pdf Comunicazione EMA sui medicinali contenenti ibuprofene Fonte: AIFA 22/05/2015 Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha completato la revisione dei medicinali contenenti ibuprofene. È risultato un lieve aumento del rischio di problemi cardiovascolari, come infarto e ictus, nei pazienti che assumono dosi di ibuprofene ≥ 2.400 mg al giorno. Il rischio è simile a quello osservato con alcuni farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), tra cui inibitori delle COX-2 e diclofenac. Nessun aumento del rischio cardiovascolare è stato osservato con ibuprofene a dosi fino a 1.200 mg al giorno, che è la più alta dose utilizzata per i farmaci da banco assunti per via orale nell’Unione Europea. La revisione ha anche esaminato i dati sull’interazione tra ibuprofene e aspirina a basso dosaggio, assunta per ridurre il rischio di infarto e ictus. Studi di laboratorio hanno dimostrato che l’ibuprofene riduce gli effetti anti-aggreganti dell’aspirina; tuttavia, l’uso occasionale di ibuprofene non dovrebbe pregiudicare i benefici della profilassi con aspirina a basso dosaggio. A seguito della revisione, il CMDh1 raccomanda di evitare alte dosi di ibuprofene (≥2.400 mg al giorno) nei pazienti con gravi patologie cardiache o circolatorie, come insufficienza cardiaca, malattie cardiache e problemi circolatori. I fattori di rischio per queste patologie includono fumo, ipertensione, diabete e alti livelli di colesterolo nel sangue. Le raccomandazioni per ibuprofene valgono anche per dexibuprofene. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-ibuprofene-22052015 Comunicazione EMA su Tysabri (natalizumab) Fonte: AIFA 08/05/2015 L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha iniziato una revisione del prodotto medicinale Tysabri, contenente la sostanza attiva natalizumab, un anticorpo monoclonale. Tysabri è impiegato nel trattamento della Sclerosi Multipla, in particolare nella forma “remittente-recidivante”, quando la patologia non ha risposto al trattamento con interferon beta o con glatiramer acetato o quando è grave e peggiora rapidamente. La revisione ha l’obiettivo di valutare il rischio noto di Leucoencefalopatia Multifocale Progressiva (PML) con questo farmaco, alla luce delle nuove evidenze scientifiche ed invidivuare le misure per minimizzarlo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-tysabri-natalizumab-08052015 Comunicazione EMA sui medicinali contenenti corticosteroidi Fonte: AIFA (08/05/2015) L’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha avviato una revisione dei medicinali contenenti corticosteroidi per via inalatoria, utilizzati (di solito con un dispositivo inalatore) nel trattamento della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Sarà valutato il rischio noto di polmonite. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-corticosteroidi-08052015 Nota Informativa Importante su Harvoni, Daklinza e Sovaldi Fonte: AIFA 07/05/2015 In pazienti trattati con amiodarone e Harvoni o con amiodarone e Sovaldi in combinazione con Daklinza, sono stati segnalati casi di bradicardia grave e blocco cardiaco. La bradicardia è insorta in un periodo compreso tra alcune ore e due settimane dopo l’inizio del trattamento. L’amiodarone deve essere iniziato nei pazienti trattati con Harvoni o Sovaldi in combinazione con Daklinza unicamente quando altre terapie antiaritmiche alternative non sono tollerate o sono controindicate. I pazienti devono essere strettamente monitorati. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-harvoni-daklinza-e-sovaldi-07052015 - 01/06/2015
- Effetti a lungo termine del litio su funzionalità renale, tiroidea e paratiroidea Un’analisi retrospettiva dei dati di laboratorio. I disturbi dell’umore colpiscono almeno 350 milioni di persone in tutto il mondo. Nei paesi ad alto reddito, la depressione unipolare (o depressione maggiore) è la principale causa di disabilità e morbilità. Il litio è ampiamente usato ed efficace per il trattamento di disturbi dell’umore, intenti suicidari, depressione e disturbi maniacali. Tuttavia, ha un basso indice terapeutico e può anche provocare danni a reni, tiroide e paratiroidi, di conseguenza è raccomandato il monitoraggio regolare delle concentrazioni sieriche e della funzionalità renale e del sistema endocrino. Gli autori hanno analizzato l’insieme dei dati di laboratorio per determinare l’incidenza dell’insufficienza renale, tiroidea e paratiroidea associate all’uso del litio. Metodi In un’analisi retrospettiva dei dati di laboratorio dell’Oxford University Hospitals National Health Service Trust (Oxfordshire, Regno Unito), è stata studiata l’incidenza dell’insufficienza renale, tiroidea e paratiroidea nei pazienti (di età ≥18 anni), che avevano avuto almeno due dosaggi di creatinina, tireotropina, calcio, emoglobina glicata o litio tra il 1° ottobre 1982 ed il 31 marzo 2014 e confrontata con i controlli, che non avevano avuto il dosaggio del litio. È stata effettuata l’analisi di sopravvivenza e regressione di Cox per stimare l’hazard ratio (HR) per ogni evento con uso di litio, età, sesso e diabete come covariate. Risultati Sono stati selezionati 4.678 pazienti e 689.228 controlli. Dopo aggiustamento per età, sesso, e diabete, la presenza di litio nel siero è stata associata ad un aumento del rischio di malattia renale cronica di fase tre (HR 1.93, IC 95% 1.76-2.12; p <0.0001), ipotiroidismo (2.31, 2.05-2.60; p <0.0001) e ha aumentato la concentrazione totale di calcio nel siero (1.43, 1.21-1.69; p <0.0001), ma non con ipertiroidismo (1.22, 0.96-1.55; p = 0.1010) o ha aumentato la calcemia totale corretta (1.08, 0.88-1.34; p = 0.4602). Le donne sono risultate più a rischio di sviluppare disturbi renali e della tiroide, rispetto agli uomini e le donne giovani sono risultate a rischio più elevato delle donne anziane. Gli effetti negativi si sono verificati all’inizio del trattamento (HR <1 per la lunghezza del trattamento con litio). Nei pazienti con più di una misurazione di litio, la concentrazione media era 0.6 (0.5-0.7) mmol/L. Le concentrazioni di litio superiori alla media sono risultate associate ad un aumentato rischio di tutti gli effetti avversi. Conclusioni Il trattamento col litio è associato ad un declino della funzionalità renale, ipotiroidismo, e ipercalcemia. Il rischio maggiore si registra per gli individui con concentrazioni di litio superiori alla media e le donne di età inferiore ai 60 anni. Poiché il litio rimane un trattamento d’elezione per il disturbo bipolare, è necessario che i pazienti siano sottoposti a monitoraggio regolare e a lungo termine della funzionalità renale, della tiroide e della paratiroide. B Shine, R F McKnight, L Leaver, J R Geddes, Long-term effects of lithium on renal, thyroid, and parathyroid function: a retrospective analysis of laboratory data The Lancet, 20 May 2015 DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(14)61842-0 Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)61842-0/fulltext?rss%3Dyes - 28/05/2015
- Settimana mondiale della tiroide: prevenzione e terapia delle malattie tiroidee La iodoprofilassi preventiva raccomandata in occasione della Settimana Mondiale della Tiroide (18-25 maggio 2015) e le Linee Guida dell’American Thyroid Association (ATA) per il trattamento dell’ipotiroidismo. Dal 18 al 25 maggio 2015 si celebra La Settimana Mondiale della Tiroide Scopo della manifestazione è sensibilizzare l’opinione pubblica sui crescenti problemi legati alle malattie della tiroide, con particolare riguardo all’azione preventiva della iodoprofilassi. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda un apporto giornaliero di iodio pari a 150 μg. Per i bambini fino a 6 anni questo fabbisogno scende a 90 μg al giorno e a 120 μg/giorno per i bambini dai 7ai 12 anni. Una dieta equilibrata, con 2 porzioni di pesce a settimana, latte tutti i giorni e un po’ di formaggio, garantisce solo il 50% del fabbisogno di iodio. Un valido strumento per integrare l’apporto di iodio è rappresentato dal sale iodato, che consente di coprire il fabbisogno fisiologico giornaliero fornendo 30 μg di iodio per grammo di sale. link: http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=2073 Le linee Guida dell’American Thyroid Association per il trattamento dell’ipertiroidismo Alcune recenti acquisizioni sulla fisiologia della tiroide possono far luce sul motivo per cui alcuni pazienti non si sentono bene, durante il trattamento con levotiroxina in monoterapia. L’American Thyroid Association ha creato un gruppo di lavoro col compito di rivedere gli obiettivi della terapia con levotiroxina, la prescrizione ottimale, le cause dell’insoddisfazione, le prove di efficacia dei trattamenti alternativi e le lacune conoscitive. Il gruppo di lavoro ha voluto verificare se ci sono nuovi dati sufficienti, generati da studi ben progettati, che possano giustificare il cambiamento dell’attuale standard di cura. Le linee Guida per il trattamento dell’ipertiroidismo sono il risultato di tale lavoro e hanno lo scopo di fornire le informazioni necessarie ai medici che devono scegliere la terapia ormonale sostitutiva della tiroide, ma non sostituiscono la valutazione clinica del medico, personalizzata in base alle caratteristiche del singolo paziente. Metodi Il gruppo di lavoro ha individuato 24 domande rilevanti per il trattamento di ipotiroidismo. È stata, poi, rivista la letteratura clinica relativa ad ogni domanda. Le revisioni cliniche sono state integrate, quando necessario, con ulteriori revisioni realizzate dal gruppo di lavoro e da esperti di bioetica. Le risposte sono state formulate, quando possibile, come raccomandazioni cliniche formali. Quando non era possibile, è stata sviluppata una risposta sommaria senza una precisa raccomandazione. Per le raccomandazioni cliniche, sono stati valutati gli elementi di prova e la forza di ogni raccomandazione clinica è stata valutata, con il sistema dell’American College of Physicians. Il documento finale è stato organizzato in modo che ogni argomento fosse introdotto con una domanda, seguita da una raccomandazione clinica formale. Il documento finale è stato revisionato e ha avuto le ultime correzioni, nel corso di un congresso nazionale. È stato raggiunto Il consenso per tutte le raccomandazioni. Risultati Sono state esaminate le seguenti categorie terapeutiche: (i) terapia con levotiroxina, (ii) terapie non basate sull’ormone tiroideo levotiroxina e (iii) l’uso di analoghi degli ormoni tiroidei. La seconda categoria comprendeva estratti tiroidei, terapia di combinazioni sintetiche, terapie di triiodotironina e terapie composite di ormoni tiroidei. Conclusioni Il gruppo di lavoro ha concluso che levotiroxina rimane lo standard di cura per il trattamento dell’ipotiroidismo. Non sono state trovate prove solide per la superiorità di preparati alternativi (per esempio, la terapia di combinazione di levotiroxina-Liotironina, o la terapia di estratti tiroidei o altro) alla monoterapia con levotiroxina. Tra le future linee di ricerca, bisognerà includere lo sviluppo di biomarcatori superiori dell’eutiroidismo per integrare i dosaggi della tireotropina, la ricerca sui livelli sierici di triiodotironina (inclusi gli effetti di età, stadio della malattia, rapporto con le concentrazioni tissutali, nonché i potenziali target terapeutici) ed i risultati di studi clinici a lungo termine, che testino le terapie combinate e gli estratti tiroidei. Sono necessarie anche ulteriori ricerche per sviluppare analoghi dell’ormone tiroideo con un profilo rischio/beneficio favorevole. J Jonklaas, AC Bianco, AJ Bauer, KD Burman, AR Cappola, FS Celi, DS Cooper, BW Kim, RP Peeters, MS Rosenthal, AM Sawka, Guidelines for the Treatment of Hypothyroidism: Prepared by the American Thyroid Association Task Force on Thyroid Hormone Replacement Thyroid. December 2014, 24(12): 1670-1751. doi:10.1089/thy.2014.0028. Volume 24, Issue 12, December 12, 2014 link: http://online.liebertpub.com/doi/full/10.1089/thy.2014.0028 - 27/05/2015
- La profilassi con aspirina nella prevenzione cardiovascolare Valutazione di rischi e benefici e una possibile soluzione per limitare i danni correlati. È necessario un attento bilancio di rischi e benefici, per valutare l’idoneità dell’aspirina come misura di profilassi di sanità pubblica; ma i dati completi sui danni, a livello di popolazione, sono ancora carenti. Gli autori di questo lavoro hanno raccolto e sintetizzato i dati specifici per età e sesso, sui danni correlati all’uso dell’aspirina, in soggetti a rischio medio e di età 50 ≥ anni. Hanno condotto una ricerca sistematica della letteratura per identificare i tassi basali di sanguinamento gastrointestinale, ulcera peptica, emorragia maggiore extra-cranica e tassi di letalità a causa di emorragia o ulcera peptica, nella popolazione generale. Hanno anche valutato l’entità dell’incremento associato all’aspirina, la prevalenza e il rischio attribuibili ad infezione da Helicobacter pylori su questi eventi, nei pazienti trattati con aspirina. I tassi basali di eventi di emorragia maggiore extra-cranica e complicazioni di sanguinamento gastrointestinale aumentano con l’età: dai 50-54 anni ai 70-74 anni si osserva un incremento da quasi tre volte a quattro volte. Un dosaggio basso o standard di aspirina aumenta i sanguinamenti gastrointestinali del 60 % portando ad un incremento annuale di 0,45 e 0,79 eventi di sanguinamento gastrointestinale rispettivamente per 1.000 donne e uomini di età 50-54 anni. Il 5-10 % delle principali complicazioni gastrointestinali è risultato fatale ed è stata osservata una più alta mortalità negli individui più anziani. L’eradicazione dell’infezione da H. pylori, prima dell’uso dell’aspirina potrebbe ridurre l’incidenza di complicanze gastrointestinali superiori di circa il 25-30 %. Le complicazioni gastrointestinali sono aumentate di circa il 60 % a causa dell’uso di aspirina, ma sono state fatali solo in una piccola percentuale di individui di età inferiore ai 70 anni di età. I principali eventi di sanguinamento, paragonabili per gravità a cancro o malattie cardiovascolari, sono poco frequenti. Lo screening e l’eradicazione dell’infezione da H. pylori potrebbero limitare notevolmente il rischio di sanguinamento gastrointestinale correlato alla terapia con aspirina. M A Thorat, J Cuzick, Prophylactic use of aspirin: systematic review of harms and approaches to mitigation in the general population European Journal of Epidemiology January 2015, Volume 30, Issue 1, pp 5-18 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s10654-014-9971-7 - 21/05/2015
- Monitoraggio della sicurezza dei medicinali: l’EMA inizia lo screening della letteratura medica per 400 gruppi di sostanze attive Il nuovo servizio migliorerà il monitoraggio della sicurezza dei medicinali e semplificherà le attività di farmacovigilanza per le aziende. Il 12 maggio, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha pubblicato l’elenco delle sostanze attive e il riferimento bibliografico delle riviste, che saranno coperte dal nuovo servizio di monitoraggio della letteratura medica. Il servizio inizierà il 1 ° luglio 2015, con un numero limitato di sostanze attive e sarà implementato fino a raggiungere il pieno regime a settembre 2015. Sulla pagina web dedicata, sono disponibili una guida, un video e un documento che spiegano i criteri di inclusione ed esclusione da utilizzare per lo screening della letteratura. La letteratura medica è una fonte importante di informazioni sulle segnalazioni di sospette reazioni avverse a farmaco (ADR). La legislazione europea in materia di farmacovigilanza ha dato all’EMA la responsabilità del monitoraggio della letteratura medica selezionata, per un elenco definito di sostanze attive utilizzate nei medicinali e dell’inserimento delle segnalazioni di sospette ADR identificate in EudraVigilance, il database delle segnalazioni di sospette ADR dell’Unione Europea. Questa iniziativa ha l’obiettivo di migliorare la qualità e la coerenza dei dati riportati in EudraVigilance e, di conseguenza, rendere più efficace il monitoraggio della sicurezza dei farmaci. È un servizio, che viene reso alle industrie farmaceutiche che, per le sostanze attive e la letteratura che rientrano nelle attività dell’EMA, non saranno più obbligate ad inserire le informazioni sui presunti effetti collaterali negativi in EudraVigilance. I casi di sospette ADR individuati in letteratura saranno comunicati dall’EMA ai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio, in modo che li possano includere nelle loro banche dati e possano soddisfare i loro obblighi di comunicazione al di fuori dell’Unione Europea. Saranno monitorati dall’EMA 400 gruppi di sostanze attive, contenute in un elevato numero di medicinali e ne trarranno beneficio oltre 4.000 aziende. Una società esterna (selezionata tramite gara d’appalto) supporterà l’Agenzia nello svolgimento di questa attività. Le aziende possono consultare il documento pubblicato, per vedere quali prodotti sono stati inclusi nel servizio. Dal 1 ° luglio 2015, il servizio coprirà i primi 50 gruppi di sostanze attive del documento pubblicato. Le aziende con medicinali contenenti uno di questi principi attivi potranno usufruire del servizio EMA dal 1 ° luglio e dovranno adattare i loro processi entro tale data. Tutte le altre sostanze, comprese le sostanze vegetali attive elencate, saranno incluse nel servizio EMA a partire dal settembre 2015. L’EMA invierà aggiornamenti sull’attuazione del servizio di monitoraggio della letteratura medica sia a chi ha responsabilità di farmacovigilanza che alle organizzazioni del settore farmaceutico. La pagina web dedicata sarà aggiornata regolarmente. Link: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2015/05/news_detail_002325.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 Link: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/regulation/general/general_content_000633.jsp&mid=WC0b01ac05808ce84c - 20/05/2015
- Cosa può insegnarci il data mining, che non sappiamo già, sulla sicurezza dei triptani? Un editoriale di “Cephalgia” riflette su un lavoro riguardante i triptani, pubblicato dalla stessa rivista. I triptani sono un cardine del trattamento dell’emicrania. Quando sono stati immessi sul mercato, nei primi anni 1990, sono stati salutati come una svolta, ma l’entusiasmo per il loro evidente valore è stato temperato dalla preoccupazione per i possibili eventi avversi cardiovascolari. Dal punto di vista fisiologico questa preoccupazione è fondata, dal momento che i triptani sono agonisti dei recettori della serotonina, che mediano la costrizione dei vasi sanguigni. Inoltre, sono stati ampiamente riconosciuti i limiti degli studi clinici pre-approvazione nel rilevare i problemi di sicurezza. Il numero di complicanze vascolari identificate nella sorveglianza post-marketing si è, comunque, rivelato ridotto, rispetto all’ampio uso di questi farmaci. Studi osservazionali su larga scala hanno fornito ulteriori prove di un buon livello di sicurezza vascolare quando i medici hanno prescritto i triptani nella pratica clinica di routine. In alcuni paesi (ma non negli Stati Uniti) i triptani sono acquistabili senza prescrizione medica. Anche così, non sembra essere emersa alcuna epidemia di complicanze vascolari. Che cosa, allora, resta da imparare circa la sicurezza vascolare dei triptani? Anche se ci si potrebbe aspettare che ogni controversia sia stata risolta, i limiti dei metodi tradizionali di sorveglianza, pre e post-marketing, della sicurezza dei farmaci sono ben noti. I rischi vascolari dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) comunemente utilizzati, per esempio, sono stati individuati solo di recente. La rivalutazione della sicurezza si è resa necessaria a causa delle complicanze osservate negli studi sui COX 2 inibitori; alla fine è apparso chiaro che questi problemi non erano limitati ai nuovi farmaci, ma erano effetti di classe. Il caso dei FANS ci insegna che la sorveglianza post-marketing non può essere mai considerata conclusa e che i rischi in precedenza non riconosciuti possono emergere anche con farmaci che sono sul mercato da lungo tempo. La lezione è che non dovremmo mai smettere di vigilare. Per questo motivo, lo studio di Roberto et al., (http://www.farmaci-fc.it/2013/09/04/terapia-con-triptani-ed-eventi-avversi-vascolari-gravi-analisi-del-data-base-delle-reazioni-avverse-della-food-and-drug-administration-degli-stati-uniti-fda_aers/) fornisce una nuova prospettiva sulla questione della sicurezza vascolare dei triptani. Gli autori hanno utilizzato i dati della Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System (FDA – AERS) 2004-2012 per valutare se l’uso dei triptani risulta associato sproporzionatamente a segnalazioni di eventi avversi vascolari. Le segnalazioni di reazioni avverse a farmaco (ADR) del database AERS sono inviate spontaneamente dalle case farmaceutiche, dai sanitari o dai pazienti. Le schede di segnalazione comprendono informazioni sulle caratteristiche del paziente (età, sesso, ecc.), la descrizione dell’evento, il farmaco o i farmaci sospetti e le terapie concomitanti. Gli eventi riportati sono raggruppati utilizzando una gerarchia a quattro livelli. Lo studio in esame ha valutato gli eventi avversi delle categorie livello al più alto di “patologie cardiache” o “patologie vascolari”. In ogni categoria, le segnalazioni di pazienti, che hanno riportato eventi vascolari in associazione all’uso di triptani sono state classificate come “casi”. Le segnalazioni, che descrivono lo stesso tipo di eventi vascolari in associazione con farmaci “non-triptani” sono state classificate come “non-casi”. Gli autori hanno, poi, calcolato l’odds ratio di segnalazione (ROR) e l’intervallo di confidenza (IC) al 95% di casi e non-casi e definito come segnale di disproporzionalità di interesse quello in cui sono stati segnalati più di tre casi e il limite inferiore dell’IC 95% per il ROR era >1. I ricercatori hanno affrontato il problema del confondimento da rischio vascolare preesistente aggiustando i ROR per la misura proxy dei farmaci cardiaci co-prescritti. Di 7.800 eventi avversi in cui un triptano è il farmaco sospetto (o uno dei farmaci sospetti), quasi 2.600 sono stati classificati come disturbi cardiaci o vascolari. Segnali di disproporzionalità sono stati individuati per le sottocategorie dei disturbi coronarici (ROR 2.0, IC 95% 1,85-2,16), disturbi cardiaci (ROR 1,11, IC 95% 1,03-1,20), disturbi vascolari non codificati altrove (NEC) (ROR 2,01, IC 95% 1,34-2,99) e aneurismi e dissezioni dell’arteria (ROR 2,01, IC 95% 1,34-2,99). I ROR erano più grandi (ma con IC più ampi) per i livelli più specifici di categorizzazione e la maggior parte è rimasta significativa anche dopo aggiustamento per le terapie cardiovascolari concomitanti. Come sottolineano gli autori, la maggior parte di questi segnali di disproporzionalità è coerente col profilo di rischio vascolare noto dei triptani, come ad esempio l’associazione con spasmo arterioso coronarico (ROR aggiustato 21.58, IC 95%16,06-23,86). Alcuni, tuttavia, sono inaspettati, come ad esempio i segnali per dissezione arteriosa (ROR 12,24, IC 95% 4,42-32,25) e infarto placentare (ROR 12.68, IC 95% 3,23-42,70). Gli autori individuano altri segnali inaspettati per eventi cerebrovascolari, aneurismi e dissezioni dell’arteria, ipertensione gestazionale ed eventi vascolari correlati. Poiché la correzione per il rischio vascolare pre-esistente non modifica in maniera apprezzabile la maggior parte di questi segnali, gli autori suggeriscono che i triptani “possono rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo per gravi eventi vascolari” e che i loro risultati sono in linea con “l’ipotesi di una rara sensibilità soggettiva (…) all’effetto vasocostrittore dei triptani, come suggerito anche da alcuni casi di gravi eventi ischemici nei pazienti senza fattori di rischio preesistenti. ” Non è facile interpretare le implicazioni scientifiche o cliniche di questi risultati. Un punto di forza del database AERS è la certezza che il farmaco sospetto è stato utilizzato in prossimità dell’evento avverso, cosa che non è facile determinare quando è esaminata la sicurezza dei farmaci utilizzando le informazioni raccolte di routine, come le registrazioni delle prescrizioni delle compagnie d’assicurazione. I segnali di disproporzione inaspettati sono davvero intriganti e si potrebbe obiettare che si dovrebbe chiedere alla ricerca di confermarli o confutarli, preferibilmente utilizzando i dati provenienti da altre fonti di sorveglianza post-marketing. Alla fine, però, i risultati di questo studio sono ipotesi e non prove certe. All’elenco delle limitazioni riconosciute dagli autori (segnalazione selettiva, sotto-segnalazione, doppioni, uso di farmaci cardiovascolari per il trattamento dell’emicrania e bias di notorietà) bisogna aggiungere i problemi associati ai confronti multipli (attuando un numero elevato di confronti, aumenta la probabilità statistica che alcuni siano positivi solo per caso) e il confondimento dovuto all’indicazione (in cui i pazienti ad alto rischio di esiti avversi vascolari hanno maggiori probabilità di essere esposti ai triptani). Per fare solo un esempio di quest’ultimo problema, la vera natura del rapporto dei triptani con i problemi ipertensivi associati alla gravidanza è complicato dal fatto che la maggior parte delle donne con emicrania sperimenta un miglioramento del mal di testa durante la gravidanza. L’esperienza clinica ci dice anche che la maggior parte delle donne cerca di evitare l’uso di farmaci, tra cui i triptani, durante la gravidanza, anche quelle per le quali il mal di testa rimane un problema. Le donne che continuano ad avere mal di testa durante la gravidanza, è più probabile che abbiano l’aura, piuttosto che non ce l’abbiano e questa è nota per essere associata ad aumentato rischio di ipertensione e complicanze vascolari legate alla gravidanza. È, quindi, possibile che le pazienti con maggiori probabilità di utilizzare triptani durante la gravidanza siano ad alto rischio di condizioni identificate dai segnali di disproporzione, in questo studio. Che cosa comporta tutto questo, nel caso si debbano prescrivere triptani ai pazienti con emicrania? Nel suo insieme, quest’analisi del database AERS costituisce un’utile fonte complementare di informazioni sulla sicurezza dei triptani, ma è importante interpretare i risultati nel contesto delle altre informazioni relative alla sicurezza dei triptani, nonché delle informazioni sulla malattia per la quale sono utilizzati. Allo stato attuale, la preponderanza di prove provenienti dalla sorveglianza post-marketing non suggerisce che la pratica clinica in materia di prescrizione dei triptani dovrebbe cambiare. Elizabeth Loder, Rebecca Burch, What can data mining teach us about triptan safety that we don’t already know? Cephalalgia January 2014 vol. 34 no. 1 3-4 DOI: 10.1177/0333102413499647 Link: http://cep.sagepub.com/content/34/1/3.full - 14/05/2015
- Alcol e problemi correlati I documenti dell’OMS, dell’UE e del Ministero della Salute. Secondo il Rapporto Globale su alcol e salute 2014 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, (pubblicato il 12 maggio 2014), nel 2012 l’uso di alcol ha causato nel mondo 3,3 milioni di morti, che equivale al 5,9% di tutti i decessi (7,6% per gli uomini e 4,0% per le donne). L’Europa è la regione mondiale con i livelli più alti di consumo di alcol e, di conseguenza, con i livelli più alti di danni alcol correlati. Il consumo medio (2010) è di 10,04 litri di alcol puro per adulto per l’UE e di 9,82 per l’area geografica europea. L’Italia è virtuosa, con un consumo di 6,10 litri, mentre la fascia dei paesi a maggior consumo, che comprende Lituania, Repubblica Ceca e Austria, supera i 12 litri pro capite. Global status report on alcohol and health 2014 http://www.who.int/substance_abuse/publications/global_alcohol_report/en/ L’ISTAT ha rilevato, per il decennio 2003-2013, un cambiamento in atto dei modelli di consumo italiani, con la diminuzione della quota di consumatori (dal 68,7% al 63,9%), la diminuzione della quota di consumatori giornalieri (dal 31% al 27,7%) e, invece, un aumento dei consumatori occasionali (dal 37,6% al 41,2%) e un aumento dei consumatori fuori pasto (dal 24,8% al 25,8%). Il consumo di alcol fuori pasto è diffuso soprattutto trai giovani, in contesti legati alla socializzazione; produce livelli di alcolemia più elevati ed espone a maggiori rischi di conseguenze negative a livello sanitario e sociale. La prevalenza dei consumatori fuori pasto aumenta dalla classe di età 11-15 anni fino a raggiungere i valori massimi tra i maschi nella fascia di età 18-44 anni con circa un maschio su due che dichiara di consumare bevande alcoliche lontano dai pasti (18-24 = 50,5% e 25-44 = 48,4% rispettivamente) e tra le femmine nella classe di età 18-24 anni (37,1%). Si sta diffondendo anche in Italia il binge drinking: l’assunzione di alcol in quantità elevate e concentrate, che espone a danni gravi, fino al coma etilico. A livello europeo, questo problema viene affrontato dal Piano d’azione al quale partecipa anche il nostro paese: Action Plan on Youth Drinking and on Heavy Episodic Drinking (Binge Drinking) (2014-2016) of the Committee on National Alcohol Policy and Action (CNAPA) 16 September 2014 http://ec.europa.eu/health/alcohol/key_documents/index_en.htm Per quanto riguarda l’Italia, secondo quanto disposto dalla Legge 125/2001, il Ministero della Salute promuove ogni anno iniziative di comunicazione per la prevenzione dei danni alcol correlati. Le campagne sono rivolte principalmente ai giovani, con l’obiettivo di aiutarli a fronteggiare le pressioni sociali al bere, utilizzano i mezzi e i linguaggi che sono per loro più familiari e cercano di raggiungerli operando nei luoghi di socializzazione, come la scuola, lo sport, ecc. La campagna lanciata quest’anno si avvale della collaborazione “Elio e le Storie tese”, che hanno composto una canzone che mette in guardia sui rischi legati al consumo di alcol e hanno realizzato il video “una serata speciale”. http://www.unaserataspeciale.it/ Per quanto riguarda i dati epidemiologici, i modelli di consumo, la spesa farmaceutica per la terapia farmacologica delle alcoldipendenze e gli interventi realizzati, si veda la RELAZIONE DEL MINISTRO DELLA SALUTE AL PARLAMENTO IN MATERIA DI ALCOL E PROBLEMI ALCOL CORRELATI – ANNO 2014 - 13/05/2015
- Incidenza e natura delle reazioni avverse agli antibiotici usati per la profilassi dell’endocardite Il lavoro valuta le reazioni avverse ad amoxicillina e clindamicina, in Inghilterra tra il 2004 ed il 2014. Obiettivi La profilassi antibiotica prima di procedure dentali invasive è il fulcro della prevenzione dell’endocardite infettiva. Tuttavia, esistono da lungo tempo preoccupazioni circa il rischio di reazioni avverse come conseguenza di questa pratica. Questo studio ha l’obiettivo di valutare l’incidenza e la natura delle reazioni avverse alla profilassi con amoxicillina e clindamicina per la prevenzione dell’endocardite infettiva. Metodi Gli autori hanno utilizzato i dati della NHS Business Services Authority per la profilassi antibiotica in Inghilterra dal gennaio 2004 al marzo 2014 e i dati della Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency delle reazioni avverse a farmaco (ADR) per le prescrizioni del protocollo standard, che consiste in una singola dose orale di 3 g di amoxicillina o di 600 mg di clindamicina, per chi è allergico alla penicillina. Risultati Le prescrizioni, in totale, erano quasi 3 milioni. Il tasso delle ADR segnalate per la profilassi con amoxicillina era di 0 reazioni fatali/milione di prescrizioni e 22,62 reazioni non fatali/milione di prescrizioni. Per la clindamicina, è stato di 13 ADR fatali e 149 non fatali/milioni di prescrizioni. La maggior parte delle reazioni avverse alla clindamicina sono state infezioni da Clostridium difficile. Conclusioni Il tasso di segnalazione di ADR alla profilassi antibiotica in Inghilterra è stato basso, in particolare per l’amoxicillina, e inferiore rispetto alle stime precedenti. Ciò suggerisce che la profilassi con amoxicillina sia relativamente sicura per i pazienti senza una storia di allergia all’amoxicillina. La terapia con clindamicina è stata, invece, associata a tassi significativi di reazioni avverse fatali e non fatali associate alle infezioni da Clostridium difficile. Questi erano superiori al previsto e simili a quelli della clindamicina per altre dosi, durata e vie di somministrazione. Thornhill MH1, Dayer MJ2, Prendergast B3, Baddour LM4, Jones S5, Lockhart PB6. Incidence and nature of adverse reactions to antibiotics used as endocarditis prophylaxis. J Antimicrob Chemother. 2015 Apr 29. pii: dkv115. [Epub ahead of print] Link: http://jac.oxfordjournals.org/content/early/2015/04/28/jac.dkv115.long http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25925595 - 07/05/2015
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato on-line il numero 87 (marzo-aprile 2015) di “Focus Farmacovigilanza”. L’editoriale di Fabio Firenzuoli, del Centro di riferimento per la Fitoterapia della Regione Toscana – Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi, Firenze, è dedicato alla fitovigilanza. Firenzuoli osserva che anche la medicina con le erbe deve essere controllata, perché “la medicina è una, le regole sono uguali per tutti, sia per la dimostrazione di prove di efficacia sia al contrario per la valutazione degli effetti indesiderati. Il metodo scientifico è sovrano comunque.” Sottolinea, poi, l’importanza del sistema di fitosorveglianza nato nel 2002 presso l’Istituto Superiore di Sanità, per impulso di AIFA e Ministero della Salute. Il sistema è stato pensato per i prodotti naturali non registrati come medicinali, che espongono ai rischi maggiori per le possibili contaminazioni ambientali, presenza di sostanze non conformi, concentrazioni di principi attivi variabili, ecc. La fitosorveglianza ha una sezione dedicata all’interno di Epicentro, il portale di epidemiologia per la sanità pubblica curato dal Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute. Link: http://www.epicentro.iss.it/focus/erbe/fitosorveglianza.asp La rubrica “Il punto” è dedicata alle Reazioni avverse ai farmaci oncologici: segnalazione spontanea e signal detection. Marco Tuccori e Sabrina Montagnani osservano che la sottosegnalazione è un problema diffuso, ma è accentuato in oncologia, dove gli eventi avversi sono tendenzialmente accettati come un prezzo da pagare per il trattamento della malattia, quando non sono attribuiti al progredire del tumore o alle patologie concomitanti del paziente oncologico. In presenza di numeri elevati di reazioni avverse, in oncologia, vengono segnalate solo quelle gravi, ma questa forma di selezione crea problemi per l’identificazione e l’analisi del segnale. Gli autori suggeriscono, quindi, l’adozione di strategie per migliorare la qualità della segnalazione in oncologia, come l’adozione di schede di segnalazione specifiche. Link: http://www.farmacovigilanza.eu/node/12085 http://www.farmacovigilanza.eu/sites/default/files/ff_2_2015_def.pdf - 06/05/2015
- Corso ECM del Centro Regionale di Farmacovigilanza Farmacovigilanza e buon uso del farmaco Focus sugli ipoglicemizzanti orali Venerdì 8 maggio 2015 Sala Congressi Asse E Cittadella Universitaria di Monserrato (CA) I pazienti diabetici, nel mondo, superano i 200 milioni e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, se continua l’attuale trend di crescita, saranno oltre 300 milioni, nel 2025. Secondo i dati ISTAT, nel 2013, è diabetico il 5,5% degli italiani. La prevalenza (standardizzata per età e sesso) del diabete, in Italia, è aumentata dal 3,9% del 2001 al 4,8% del 2013. Come conseguenza, è aumentato l’uso degli ipoglicemizzanti orali, che sono impiegati nel trattamento e, parallelamente, il rischio di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR). Vista l’importanza della tematica, il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna ha organizzato il Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco Focus sugli ipoglicemizzanti orali che si terrà venerdì 8 maggio 2015, nella sala Congressi Asse E della Cittadella Universitaria di Monserrato (Ca) dalle 8.30 alle 18.30, con apertura della registrazione alle 8. L’ECM è rivolto a Medici Chirurghi (tutte le discipline), Farmacisti e Infermieri, entro un numero massimo di 120. L’iscrizione è gratuita e garantisce 11 crediti ECM, va fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/ Il corso è rivolto anche a Medici Chirurghi, Farmacisti e Infermieri in formazione (max 100), che otterranno crediti formativi. Una seconda edizione è prevista per il 23 ottobre 2015 ad Olbia. Programma ECM 8 maggio 2015 Iscrizioni e Accreditamento ECM: Ufficio Formazione AOU Cagliari Tel. 070 6092155 – amazzoleni@aoucagliari.it - 30/04/2015
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sui medicinali contenenti codeina, amiodarone, ibuprofene e Note Informative Importanti su Sustiva, Imnovid (pomalidomide), Gilenya (fingolimod), idrossizina e ketorolac trometamina. Comunicazione EMA sui medicinali contenenti codeina Fonte: AIFA 24/04/2015 In seguito a rivalutazione dei dati disponibili sulla sicurezza e sull’efficacia, il CMDh ha adottato all’unanimità nuove misure restrittive per ridurre al minimo il rischio di problemi di respirazione, con l’uso di medicinali contenenti codeina quando vengono utilizzati per la tosse e il raffreddore nei bambini. La codeina è un farmaco oppioide che viene convertito in morfina nell’organismo. In totale, sono stati individuati nella letteratura 14 casi di intossicazione da codeina nei bambini (di età compresa da 17 giorni a 6 anni), correlati al trattamento della tosse e di infezioni respiratorie, quattro dei quali hanno avuto esito fatale. L’uso della codeina per la tosse e il raffreddore è ora controindicato · nei bambini sotto i 12 anni di età · nelle donne durante l’allattamento · nei pazienti noti per essere metabolizzatori CYP2D6 ultra-rapidi. E non raccomandato nei bambini tra i 12 ei 18 anni con funzionalità respiratoria compromessa. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-codeina-24042015 Comunicazione EMA su amiodarone Fonte: AIFA 24/04/2015 L’EMA raccomanda di evitare la somministrazione del farmaco per l’ epatite C Harvoni (Sofosbuvir con ledipasvir) o una combinazione di Sovaldi (Sofosbuvir) e Daklinza (Daclatasvir ) con amiodarone. L’uso concomitante può aumentare il rischio di bradicardia grave o blocco cardiaco. Se l’uso concomitante con amiodarone non può essere evitato, i pazienti devono essere strettamente monitorati. Poiché l’ amiodarone persiste a lungo in circolo, il monitoraggio è necessario anche se i pazienti iniziano i trattamenti per l’epatite C durante i primi mesi successivi al termine della terapia con amiodarone. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-amiodarone-24042015 Nota Informativa Importante su Sustiva Fonte: AIFA 24/04/2015 Entro la fine del mese di Ottobre 2015, cessa la commercializzazione in Europa della formulazione Sustiva Soluzione Orale (efavirenz) 30 mg/ml. La commercializzazione di Sustiva capsule e compresse non verrà modificata. Sustiva può essere somministrato come capsule dispersibili ai pazienti pediatrici ed ai pazienti adulti non in grado di deglutire le capsule intere. Il passaggio dei pazienti dalla soluzione orale alle capsule dispersibili può comportare una maggiore esposizione al farmaco; pertanto, i pazienti dovranno essere attentamente monitorati per la comparsa di tossicità da Sustiva durante il periodo di transizione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-sustiva-24042015 Nota Informativa Importante su Imnovid (pomalidomide) Fonte: AIFA 23/04/2015 Pomalidomide in associazione con desametasone, è indicata nel trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario, sottoposti ad almeno due precedenti regimi di trattamento comprendenti sia lenalidomide sia bortezomib e con dimostrata progressione della malattia nell’ultima terapia. La revisione condotta dalle Autorità Europee nell’ambito dei regolari controlli sulla sicurezza ha concluso che pomalidomide può causare grave epatotossicità (epatite acuta), malattia polmonare interstiziale ILD e insufficienza cardiaca. Il riassunto delle caratteristiche del prodotto sarà aggiornato in modo da comprendere i nuovi rischi identificati. Pomalidomide è un nuovo principio attivo, che è sottoposto a monitoraggio addizionale al fine di facilitare una rapida identificazione di nuove informazioni sulla sicurezza. I medici e gli altri operatori sanitari devono, a norma di legge, trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse di Imnovid, tramite l’apposita scheda cartacea (reperibile sul sito http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/tipo_filecb84.pdf) o compilando on-line la scheda elettronica (http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/scheda_aifa_operatore_sanitario16.07.2012.doc) tempestivamente, al Responsabile di Farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza o, qualora operanti in strutture sanitarie private, tramite la Direzione sanitaria, al responsabile di farmacovigilanza della ASL competente per territorio. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-imnovid-pomalidomide-23042015 Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) Fonte: AIFA 21/04/2015 E’ stato segnalato un caso di Leucoencefalopatia Multifocale Progressiva (PML) in un paziente con sclerosi multipla in trattamento con fingolimod (Gilenya), in assenza di precedente trattamento con natalizumab o con altri medicinali immunosoppressivi. Si raccomanda ai medici di prestare particolare attenzione riguardo al rischio di insorgenza di PML nei pazienti in trattamento con fingolimod. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-gilenya-fingolimod-21042015 Nota Informativa Importante su medicinali contenenti idrossizina Fonte: AIFA 13/04/2015 A seguito del completamento di una revisione a livello europeo, idrossizina è controindicata nei pazienti con accertato prolungamento dell’intervallo QT acquisito o congenito o con fattori di rischio noti per prolungamento dell’intervallo QT. Idrossizina non è raccomandata nei pazienti anziani. Negli adulti la dose massima giornaliera deve essere di 100 mg. Nei bambini fino a 40 kg di peso, la dose massima giornaliera deve essere di 2mg/kg/die. Idrossizina deve essere usata alla dose minima efficace e per il minor tempo possibile. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-idrossizina-13042015 Comunicazione EMA su ibuprofene Fonte: AIFA 13/04/2015 Il Comitato di Valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee, PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha completato una revisione che conferma un piccolo aumento del rischio di problemi cardiovascolari, come infarto del miocardio o ictus nei pazienti che assumono dosi di ibuprofene ≥a 2400 mg al giorno. Nessun aumento del rischio cardiovascolare è stato osservato con ibuprofene a dosi fino a 1.200 mg al giorno, che è la più alta dose di solito utilizzata per i medicinali da banco (OTC) per uso orale nell’Unione Europea (UE). Il PRAC ha concluso che i benefici di ibuprofene superano i rischi, ma ha raccomandato di aggiornare i consigli per l’uso di alte dosi di ibuprofene per ridurre al minimo il rischio cardiovascolare. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-ibuprofene-13042015 Nota Informativa Importante su ketorolac trometamina Fonte: AIFA 13/04/2015 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha reso disponibili nuove e importanti informazioni sulle raccomandazioni d’uso da seguire nella prescrizione di medicinali a base di ketorolac trometamina per uso sistemico: 1. la forma iniettiva del farmaco è indicata soltanto per il trattamento a breve termine (massimo due giorni) del dolore acuto post-operatorio di grado moderato-severo o del dolore da coliche renali; quale complemento ad un analgesico oppiaceo nei casi di chirurgia maggiore o di dolore molto intenso; 2. la forma orale è indicata soltanto per il trattamento a breve termine (massimo cinque giorni) del dolore acuto post-operatorio di grado moderato; 3. l’uso del ketorolac trometamina non è indicato per il trattamento di altri tipi di dolore quali ad esempio lombosciatalgia, artrosi, cefalea, colica biliare, pulpite ed altre affezioni dolorose odontoiatriche, etc. 4. ketorolac trometamina può essere associato a un più alto rischio di grave tossicità gastrointestinale, rispetto agli altri FANS, soprattutto se usato al di fuori delle indicazioni e della durata d’uso autorizzata. Ai medici prescrittori si raccomanda, quindi, di attenersi alle indicazioni terapeutiche e alla posologia indicata per non pregiudicare la sicurezza dei pazienti e di non usare contemporaneamente ketorolac trometamina con altri farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ketorolac-trometamina-13042015 - 30/04/2015
- Interazioni farmaco-malattia e farmaco-farmaco Un esame sistematico delle raccomandazioni contenute nelle linee guida cliniche del National Institute of Health and Care Excellence (NICE) del Regno Unito. Obiettivi Identificare il numero delle interazioni farmaco-malattia e farmaco-farmaco per le tre condizioni principali, che sono prese in esame nelle linee guida cliniche del National Institute of Health and Care Excellence (NICE): diabete di tipo 2, insufficienza cardiaca e depressione. Disegno Identificazione, quantificazione e classificazione sistematiche delle interazioni potenzialmente gravi farmaco-malattia e farmaco-farmaco per i farmaci consigliati dalle linee guida cliniche NICE per diabete di tipo 2, insufficienza cardiaca e depressione, rispetto ad altre 11 condizioni comuni e ai farmaci consigliati dalle linee guida NICE per quelle condizioni. Principali esiti da misurare Interazioni potenzialmente gravi farmaco-malattia e farmaco-farmaco. Risultati Seguendo le raccomandazioni per la prescrizione di 12 linee guida cliniche del Regno Unito, si rischiano interazioni farmacologiche potenzialmente gravi. Gli autori hanno individuato 32 interazioni farmaco-malattia potenzialmente gravi trai farmaci raccomandati nelle linee guida per il diabete di tipo 2 e le altre 11 condizioni confrontate, sei per i farmaci raccomandati nelle linee guida per la depressione e 10 per i farmaci raccomandati nelle linee guida per l’insufficienza cardiaca. Di queste interazioni farmaco-malattia, 27 (84 %) nelle linee guida per il diabete di tipo 2 e tutte quelle delle altre due linee guida erano tra il farmaco raccomandato e la malattia renale cronica. Le interazioni farmacologiche potenzialmente più gravi sono state individuate trai farmaci raccomandati dalle linee guida per ciascuna delle tre condizioni indice e i farmaci raccomandati dalle linee guida per le altre 11 condizioni: 133 interazioni farmacologiche per i farmaci raccomandati nelle linee guida per il diabete di tipo 2, 89 per la depressione e 111 per l’insufficienza cardiaca. Poche di queste interazioni farmaco-malattia o farmaco- farmaco sono state evidenziate nelle linee guida per le tre condizioni principali (diabete di tipo 2, insufficienza cardiaca e depressione). Conclusioni Le interazioni farmaco-malattia sono risultate relativamente rare, tranne il caso in cui il paziente era affetto anche da malattia renale cronica. Per sviluppare delle linee guida si dovrebbe adottare un approccio sistematico, per quanto riguarda le potenziali interazioni farmaco-malattia, tenendo conto delle conoscenze epidemiologiche sulle comorbidità delle persone con la patologia sulla quale sono focalizzate le linee guida e, soprattutto, si dovrebbe valutare se la malattia renale cronica è comune in quella popolazione. Sono, invece, risultate frequenti le interazioni farmacologiche potenzialmente gravi tra farmaci raccomandati per condizioni diverse. L’elevato numero di interazioni potenzialmente gravi richiede approcci interattivi e innovativi per la messa a punto di linee guida, in modo da permettere a medici e pazienti con multimorbilità di prendere decisioni informate sulla scelta del farmaco. S Dumbreck, A Flynn, M Nairn, M Wilson, S Treweek, SW Mercer, P Alderson, A Thompson, K Payne, B Guthrie, Drug-disease and drug-drug interactions: systematic examination of recommendations in 12 UK national clinical guidelines BMJ 2015;350:h949 Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.h949 - 15/04/2015
- Standardizzazione del fenotipo per l’insufficienza renale causata da farmaci Uno studio multicentrico individua quattro fenotipi specifici per caratterizzare tale condizione in base alle conoscenze disponibili dei meccanismi della malattia, decorso e quadro clinico. La malattia renale farmaco-indotta è una causa frequente di insufficienza renale; tuttavia, non ci sono standard per identificare e caratterizzare lo spettro di questi disturbi. Gli autori di questo lavoro hanno convocato un gruppo internazionale di nefrologi e farmacisti per sviluppare fenotipi standardizzati per la malattia renale indotta da farmaci, come parte del progetto di standardizzazione del fenotipo avviato dall’International Serious Adverse Events Consortium (Consorzio Internationale Eventi Avversi Gravi). Sono stati proposti quattro fenotipi della malattia renale farmacoindotta, in base alla presentazione clinica: insufficienza renale acuta, glomerulare, tubulare, e nefrolitiasi, insieme ai criteri clinici primari e secondari per supportare la definizione del fenotipo e a un arco temporale, in base alla definizione KDIGO/AKIN di danno renale acuto, malattia renale acuta e malattia renale cronica. Stabilire la causalità di una malattia renale indotta da farmaci è impegnativo e richiede la conoscenza della plausibilità biologica per il farmaco specifico, il meccanismo di lesione, l’intervallo temporale e la valutazione dei fattori di rischio concomitanti. Gli autori riconoscono i limiti intrinseci dovuti alla metodologia adottata e alla mancanza di validazione prospettica e ritengono che i fenotipi vadano sottoposti ad ulteriori verifiche, in base alle loro performance in studi prospettici. Tuttavia, sono fiduciosi che questi fenotipi possano fornire un quadro coerente per i medici, i ricercatori, l’industria e le agenzie regolatorie, al fine di valutare la tossicità di un farmaco attraverso varie impostazioni. Ritengono che questo sia il primo passo per riconoscere il danno renale farmacoindotto e sviluppare strategie per prevenire e gestire questa condizione. RL Mehta, L Awdishu, A Davenport, PT Murray, E Macedo, J Cerda, R Chakaravarthi, AL Holden, SL Goldstein, Phenotype standardization for drug-induced kidney disease Kidney International advance online publication 8 April 2015; doi: 10.1038/ki.2015.115 Link: http://www.nature.com/ki/journal/vaop/ncurrent/full/ki2015115a.html - 14/04/2015
- Un possibile effetto collaterale benefico della metformina Secondo uno studio italiano, il farmaco per il diabete rallenta la crescita dei tumori. Un lavoro di ricercatori dell’Università di Genova approfondisce i meccanismi di accrescimento delle cellule tumorali a partire dagli zuccheri presenti nel sangue ed il ruolo del fattore di crescita insulino-simile IGF1, che porta all’attivazione dell’enzima tumorale PKM2. In questo quadro, il farmaco antidiabetico metformina, impedendo alle cellule tumorali di assorbire gli zuccheri del sangue, potrebbe rallentare lo sviluppo dei tumori. Secondo gli autori, questa linea di ricerca potrà portare allo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali e a nuove indicazioni per farmaci già in uso. L’enzima piruvato chinasi M2 (PKM2) agisce al crocevia di percorsi di crescita e metabolismo cellulare. La regolazione della PKM2 da parte dei fattori di crescita è in grado di reindirizzare gli intermedi glicolitici verso vie biosintetiche chiave. Questo lavoro mostra che il fattore di crescita insulino simile (IGF-1 insuline-like growth factor) può regolare il tasso di glicolisi, stimolare la fosforilazione Ser/Thr della PKM2 e diminuire l’attività cellulare della piruvato chinasi. Dopo trattamento con IGF1, è stato osservato un aumento della forma dimerica della PKM2 e l’arricchimento di PKM2 nel nucleo. Questo effetto era associato ad una riduzione dell’attività enzimatica della piruvato chinasi ed è stato invertito utilizzando la metformina, che diminuisce la fosforilazione della Akt. Il fattore di crescita IGF1 ha indotto un aumento della localizzazione nucleare di PKM2 e STAT3 (Signal transducer and activator of transcription 3) che è correlato ad aumentato HIF1α, HK2, espressione di GLUT1 e intrappolamento del glucosio. La metformina ha inibito HK2, GLUT1, espressione di HIF-1α e consumo di glucosio. Questi risultati suggeriscono un ruolo dell’asse IGFIR/Akt nel regolare la glicolisi da fosforilazione Ser/Thr della PKM2 nelle cellule tumorali B Salani, S Ravera, A Amaro, A Salis, M Passalacqua, E Millo, G Damonte, C Marini, U Pfeffer, G Sambuceti, R Cordera, D Maggi IGF1 regulates PKM2 function through Akt phosphorylation DOI:10.1080/15384101.2015.1026490 Link: http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/15384101.2015.1026490#abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25790097 - 13/04/2015
- Epidemiologia delle Reazioni Avverse in Europa Una revisione dei più recenti studi osservazionali (2000-2014). Le Reazioni Avverse a farmaco (ADR) provocano mortalità e morbilità notevoli, ma non sono disponibili revisioni recenti per l’area europea. Questo lavoro tenta di colmare tale lacuna. Si tratta di una revisione di tutti gli studi epidemiologici, pubblicati tra il 1 gennaio 2000 ed il 3 settembre 2014, che quantificano le ADR nel contesto europeo. Sono stati inclusi gli studi che valutavano il numero dei pazienti ricoverati in ospedale a causa di una ADR, gli studi che valutavano il numero dei pazienti che hanno sviluppato una ADR durante il ricovero e gli studi che misuravano le ADR in ambito ambulatoriale. In totale, nella revisione finale sono stati inclusi 47 lavori. È stato stimato che circa il 5% di tutti i ricoveri ospedalieri sono causati da ADR, che il 5% dei pazienti ospedalizzati sperimenterà una ADR durante il ricovero in ospedale e che le ADR causano 197.000 morti ogni anno in tutta l’UE. Queste stime hanno costituito la base della grande riforma del sistema europeo di Farmacovigilanza, che è stata attuata nel luglio 2012 (http://ec.europa.eu/health/files/pharmacos/pharmpack_12_2008/pharmacovigilance-ia-vol1_en.pdf ). Il rinnovato sistema di Farmacovigilanza ha lo scopo di migliorare la salute pubblica in Europa, riducendo il carico delle malattie derivanti da ADR attraverso il miglioramento della sorveglianza post-marketing, il miglioramento dei sistemi di Farmacovigilanza delle imprese, il coinvolgimento di tutte le parti interessate e una serie di adeguamenti al sistema normativo. Le stime citate sopra sono basate su una revisione pubblicata nel 2004, che includeva nove studi epidemiologici, tutti pubblicati prima del 2000, alcuni dei quali realizzati fuori dall’Europa. La stima di 197.000 morti l’anno in Europa a causa delle ADR è stata estrapolata da una meta-analisi di lavori condotti in ospedali degli Stati Uniti. Dal 2000, sono disponibili molti nuovi farmaci e la pratica medica potrebbe anche essere cambiata. Inoltre, le differenze tra i farmaci disponibili, le pratiche di prescrizione e la pratica medica potrebbero corrispondere a una diversa epidemiologia delle ADR, negli ospedali europei e statunitensi. Gli autori ritengono che siano necessarie stime più recenti dell’incidenza delle ADR in Europa e dichiarano di non esser riusciti ad individuare review recenti di studi epidemiologici focalizzati sulla realtà europea, né review recenti di studi che valutassero l’epidemiologia delle ADR in ambito ambulatoriale. Hanno, realizzato una revisione nella quale hanno incluso gli studi osservazionali che fossero realizzati in un paese europeo, pubblicati dopo il 1 ° gennaio 2000 e che valutassero l’epidemiologia delle ADR in ambito ospedaliero, hanno anche eseguito un esame esplorativo degli studi simili effettuati in regime ambulatoriale. Risultati e conclusioni La percentuale media dei ricoveri ospedalieri dovuti a una ADR è risultata essere del 3,5%, sulla base di 22 studi e la percentuale media dei pazienti che hanno avuto una ADR durante il ricovero è stata del 10,1%, sulla base di 13 studi. La percentuale dei ricoveri che hanno esitato in una ADR fatale è probabilmente inferiore allo 0,5 %. La conoscenza relativa al verificarsi di ADR in ambito ambulatoriale, che non comportano l’utilizzo dell’assistenza sanitaria è molto limitata, dal momento che sono stati identificati solo 5 studi, che fra l’altro utilizzavano metodi e impostazioni diverse. È risultato anche che molti paesi europei non hanno studi recenti disponibili. Questi risultati indicano che le ADR negli ospedali europei, sia quelle che portano al ricovero che quelle che si verificano durante l’ospedalizzazione, sono significative, ma sono necessari ulteriori studi epidemiologici sul verificarsi delle ADR in Europa. JC Bouvy, ML De Bruin, MA Koopmanschap, Epidemiology of Adverse Drug Reactions in Europe: A Review of Recent Observational Studies Drug Saf. 2015 Mar 31. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-015-0281-0 - 09/04/2015
- Trend di lungo periodo nell’uso dei farmaci antidiabetici orali tra i bambini e gli adolescenti dei Paesi Bassi La prevalenza globale del diabete di tipo 2 è in rapido aumento, anche tra bambini e adolescenti, ma i dati disponibili sull’incidenza e la prevalenza di pediatrica dell’uso degli antidiabetici orali sono ancora scarsi. Secondo uno studio olandese, i tassi di incidenza di utilizzo degli antidiabetici orali tra i bambini e gli adolescenti, nei Paesi Bassi, sono aumentati mediamente del 19% annuo, nel periodo 1998-2011. Obiettivo del lavoro è documentare il trend a lungo termine dell’utilizzo dei farmaci antidiabetici orali tra i bambini e gli adolescenti, nei Paesi Bassi. Metodi È stato condotto uno studio di coorte basato sulla popolazione, utilizzando la banca dati olandese Dutch PHARMO Database Network. Sono stati identificati tutti i pazienti età ≤ 20 anni con almeno una somministrazione di antidiabetici orali. È stata calcolata l’incidenza aggiustata per età e specifica per età (1999-2011) e la prevalenza (1998-2011) dei tassi di utilizzo degli antidiabetici orali. Sono stati valutati i trend nel tempo, utilizzando il software di regressione joinpoint. Un sottogruppo del database (che comprende i dati delle dispensazioni delle farmacie di comunità collegati alle ricette dei medici di base) è stato utilizzato per valutare le indicazioni per gli antidiabetici orali. Risultati Nel 2011, i tassi complessivi di incidenza e prevalenza aggiustati di utilizzo degli ipoglicemizzanti orali erano 20,7/100.000 (IC 95% 19,2-22,1) anni-persona e 53,8/100.000 (IC 95% 51,5-56,1) persone, rispettivamente. La variazione percentuale media annua nei tassi complessivi di incidenza aggiustata per età dal 1999 al 2011 è stata del 18,9% (IC 95% 4,5-35,2). I tassi di incidenza e prevalenza dell’uso di ipoglicemizzanti orali erano più alti tra le donne e le fasce di età più elevate. Gli aumenti dei tassi di utilizzo sono stati trainati principalmente dalla metformina. Le indicazioni per le prescrizioni di ipoglicemizzanti orali erano riportate solo nel 50% dei 98 pazienti del database: diabete di tipo 1 (n = 20), diabete di tipo 2 (n = 16), e sovrappeso/obesità (n = 10). Conclusioni Incidenza e prevalenza dei tassi di utilizzo degli ipoglicemizzanti orali nei bambini e negli adolescenti sono aumentati in maniera sostanziale nei Paesi Bassi, in particolare per le fasce di età 10-14 e 15-19 anni e tra le femmine. Le principali indicazioni per l’uso sono state diabete di tipo 1 e 2 e sovrappeso/obesità. S Fazeli Farsani, Long term trends in oral antidiabetic drug use among children and adolescents in the Netherlands doi: 10.1111 / bcp.12608 Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.12608/abstract - 08/04/2015
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sui medicinali a base di bifosfonati, idrossizina, codeina e Nota Informativa Importante su Xofigo (radio-223 dicloruro). Comunicazione EMA sui medicinali a base di bifosfonati Fonte: AIFA 27/03/2015 e 13/03/2015 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha completato una revisione periodica di Aclasta (acido zoledronico), che è usato per curare l’osteoporosi e la perdita di tessuto osseo. Si tratta di uno dei medicinali a base di bifosfonati con rischio noto di osteonecrosi della mandibola/mascella. L’Agenzia ha concluso che il rischio di osteonecrosi (o morte del tessuto osseo) nella mandibola/mascella rimane molto basso e, per minimizzarlo ulteriormente, ha disposto l’aggiornamento delle informazioni del prodotto e l’introduzione di una carta promemoria per il paziente, che contiene le informazioni importanti di sicurezza che è necessario conoscere prima e durante il trattamento con acido zoledronico. Analoghe misure saranno prese in considerazione per gli altri bifosfonati, durante le revisioni periodiche, che sono previste per il 2015 e 2016. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-bifosfonati-27032015 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-bifosfonati-13032015 Comunicazione EMA sui medicinali contenenti idrossizina Fonte: AIFA 27/03/2015 I medicinali a base di idrossizina sono disponibili nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea, con usi approvati che variano da paese a paese. Il PRAC ha valutato le evidenze disponibili e ha concluso che non esiste un rischio diverso a seconda delle indicazioni e che gli eventi avversi si verificano più probabilmente nei pazienti, che hanno fattori di rischio. Il PRAC ha, inoltre, raccomandato di gestire il rischio attraverso la limitazione dell’utilizzo dell’idrossizina nei soggetti a più elevato rischio di problemi del ritmo cardiaco e riducendo l’esposizione al farmaco alla dose efficace più bassa per il minor tempo possibile. Le informazioni sul prodotto dei medicinali contenenti idrossizina verranno aggiornate con le raccomandazioni relative al nuovo dosaggio e le avvertenze sull’utilizzo, nei pazienti che hanno fattori di rischio. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-idrossizina-27032015 Nota Informativa Importante su Xofigo (radio-223 dicloruro) Fonte: AIFA 19/03/2015 L’Istituto Nazionale di Standard e Tecnologie (National Institute of Standard and Technology, NIST) ha recentemente rivisto la standardizzazione primaria del radio-223; di conseguenza, verrà cambiato il modo in cui vengono espresse la radioattività del prodotto finito e la dose al paziente di Xofigo. La modifica non riflette un reale cambiamento della radioattività del prodotto o della quantità di radioattività somministrata al paziente e quindi non avrà un impatto sulla sicurezza e sull’efficacia. L’ attuale materiale di riferimento (MR tracciabile NIST 2010), ottenuto sulla base dello standard 2010, deve continuare ad essere utilizzato per la calibrazione dei calibratori di dose fino a successiva comunicazione. Materiale di riferimento aggiornato sarà fornito dalla Bayer ai siti di trattamento a partire dal secondo trimestre del 2015, ma non dovrà essere utilizzato prima di un’ulteriore comunicazione e prima dell’entrata in vigore della modifica dell’etichettatura di Xofigo, prevista per i primi mesi del 2016. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-xofigo%C2%AE-radio-223-dicloruro-19032015 Comunicazione EMA sui medicinali contenenti codeina Fonte: AIFA 13/03/2015 Il PRAC ha raccomandato restrizioni sull’uso dei medicinali contenenti codeina, per la tosse e il raffreddore nei bambini, a causa del rischio di gravi effetti indesiderati con questi medicinali, tra cui il rischio di problemi respiratori. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-contenenti-codeina-13032015 - 31/03/2015
- La terapia sistemica con corticosteroidi per la sinusite acuta Una revisione risponde al problema clinico se i corticosteroidi per via orale o parenterale siano associati a migliori esiti clinici, rispetto al placebo o a farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), nei pazienti con sinusite acuta. I corticosteroidi orali combinati con gli antibiotici possono essere associati a beneficio modesto, rispetto ai soli antibiotici, per il sollievo a breve termine dei sintomi, negli adulti con gravi sintomi di sinusite acuta. I corticosteroidi orali in monoterapia non sono associati a migliori outcome clinici in adulti con sinusite acuta, diagnosticata clinicamente. Negli Stati Uniti, la sinusite acuta è tra i motivi più comuni che portano alla consultazione del medico e alla prescrizione di antibiotici. Poiché i sintomi della sinusite acuta si risolvono spontaneamente nella maggior parte dei pazienti, la scelta più appropriata nei pazienti con malattia lieve è costituita da terapia sintomatica e vigile attesa. Gli antibiotici dovrebbero essere prescritti solo ai pazienti con sintomi gravi. I corticosteroidi intranasali sono raccomandati in monoterapia per i pazienti con sintomi modesti e in aggiunta agli antibiotici quando i sintomi sono gravi. Per i pazienti con sintomi gravi, la terapia sistemica con corticosteroidi può avere vantaggi rispetto al trattamento topico, probabilmente a causa dei livelli più elevati di corticosteroidi e del minore rischio di basso assorbimento dovuto alle secrezioni nasali. Questa JAMA Clinical Evidence Synopsis riassume i risultati di una revisione Cochrane, pubblicata nel 2011 e aggiornata nel 2014, che confronta la terapia corticosteroidea sistemica per la sinusite acuta con placebo o farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Sintesi dei risultati Combinando i dati di 4 studi nei quali gli antibiotici erano prescritti in aggiunta ai corticosteroidi orali e confrontati con trattamento di controllo (placebo o FANS), i corticosteroidi orali sono risultati associati ad un più alto tasso di raggiungimento della risoluzione o miglioramento dei sintomi, rispetto al controllo ad un follow- up da 3 a 7 giorni (rischio relativo [RR] 1.40; IC 95% 1,08-1,81), tassi assoluti di risoluzione o miglioramento dei sintomi (312 pazienti su 435 per il trattamento con corticosteroidi orali e 235 pazienti su 434 per il trattamento di controllo) e a 10-12 giorni (RR, 1.32; IC 95% 1,04-1,68) tassi assoluti di risoluzione o miglioramento dei sintomi (368 dei 470 pazienti per i corticosteroidi per via orale e 300 su 475 pazienti per il trattamento di controllo). Gli autori hanno anche trovato 1 studio che valutava l’associazione di corticosteroidi orali senza co-trattamento con antibiotici. In questo studio, la monoterapia con corticosteroidi non è stata associata a benefici rispetto al placebo al follow–up al 7° giorno (RR 1.12; IC 95% 0.87-1,44), tassi assoluti di miglioramento: 55 pazienti su 88 per la terapia corticosteroidea orale e 48 su 86 per il placebo. Solo questo studio ha segnalato il tempo necessario per la risoluzione dei sintomi della sinusite e ha dimostrato che la monoterapia con corticosteroidi non è risultata associata a beneficio rispetto al placebo, fatta eccezione per la tosse (due giorni per i corticosteroidi orali vs 3 giorni per il placebo, P = 0,046). Nessuno studio ha riportato associazioni dei corticosteroidi con tassi di ricaduta. Gli effetti collaterali erano lievi (principalmente nausea, vomito e disturbi gastrici) e non c’era differenza trai pazienti trattati con corticosteroidi per via orale e trattamento di controllo, tassi assoluti: 158 dei 556 pazienti (28,4 %) per i corticosteroidi orali vs 151 su 561 pazienti (26,9 %) per il trattamento di controllo (P = .58). Discussione I dati disponibili sulla terapia con corticosteroidi orali più antibiotici sono limitati, ma suggeriscono che i corticosteroidi per via orale in combinazione con gli antibiotici siano associati a beneficio modesto per il sollievo dei sintomi a breve termine, rispetto agli antibiotici, solo negli adulti con gravi sintomi di sinusite acuta. I corticosteroidi in monoterapia orale non sono associati a migliori risultati per la sinusite acuta. Limitazioni La maggior parte dei pazienti inclusi in questa revisione sistematica (966 dei 1193 pazienti) aveva una diagnosi confermata radiologicamente di sinusite acuta ed è stata reclutata da reparti specializzati di otorinolaringoiatria. Non è chiara la generalizzabilità dei risultati ai pazienti diagnosticati a livello di cure primarie. Le meta-analisi dei risultati dei trial che studiano le combinazioni di corticosteroidi orali con antibiotici devono essere interpretate con cautela, dal momento che la qualità metodologica è stata giudicata modesta e il rischio di bias era significativo. Inoltre, era consistente la percentuale di individui che sono stati persi al follow-up. Gli autori hanno indagato la potenziale influenza dei dati mancanti sui risultati della meta-analisi. Ipotizzando il fallimento terapeutico o il successo terapeutico di tutti i partecipanti persi al follow-up, i corticosteroidi per via orale non darebbero beneficio statisticamente significativo rispetto al trattamento di controllo. Confronto dei risultati con le Linee Guida di Buona Pratica Clinica I risultati sono coerenti con le linee guida, anche se la direttiva europea stabilisce che i corticosteroidi per via orale come terapia aggiuntiva agli antibiotici possono essere efficaci per il sollievo a breve termine dei sintomi, in pazienti con gravi sintomi di sinusite acuta e questo regime non è raccomandato come pratica standard a causa delle limitate evidenze. Le Linee Guida degli Stati Uniti per la Pratica Clinica (2007) affermano che i corticosteroidi sistemici non risultano essere efficaci per la sinusite acuta. Future linee di ricerca È necessario un ampio studio randomizzato delle cure primarie per determinare se i corticosteroidi sistemici siano in grado di migliorare gli esiti della sinusite acuta che sia sufficientemente grave da giustificare la terapia antibiotica. RP Venekamp, MJ Thompson, MM. Rovers, Systemic Corticosteroid Therapy for Acute Sinusitis JAMA. 2015;313(12):1258-1259. doi:10.1001/jama.2014.14418 Link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=2208787 - 30/03/2015
- Relazione tra alert strutturali nei FANS ed epatotossicità idiosincratica Un’analisi dei dati della segnalazione spontanea nel database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Background Le reazioni idiosincratiche, come epatotossicità e discrasie ematiche, sono tra le principali cause di ritiro dei farmaci dal mercato. Secondo la teoria dei metaboliti reattivi, queste possono essere dovute all’attivazione metabolica di allarmi strutturali: funzionalità della molecola del farmaco, che sono suscettibili di bioattivazione da parte dei metaboliti reattivi. Tuttavia, non è mai stata studiata la relazione tra l’attivazione metabolica degli alert strutturali nei farmaci e la tossicità misurata in vivo come segnalazione disproporzionata di reazioni avverse a farmaco (ADR), nel database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) VigiBase. Obiettivi Lo studio ha l’obiettivo di verificare se le associazioni di epatotossicità segnalate trai FANS con segnali strutturali e i FANS con segnali strutturali mitigati sono presenti in maniera disproporzionata nel database delle segnalazioni ADR VigiBase dell’Uppsala Monitoring Centre dell’OMS. La portata della disproporzionalità di queste associazioni è stata confrontata con le associazioni FANS-emorragia: un tipo di ADR, che non è associato alla formazione di metaboliti reattivi. Metodi Sono stati calcolati gli odds ratio di segnalazione di cinque FANS: bromfenac (ritirato), lumiracoxib (ritirato), diclofenac, ibuprofene e naprossene, associati ai termini MedDRA insufficienza epatica, alterazione della funzionalità epatica, necrosi epatica ed epatite. La sproporzione dell’associazione di queste ADR è stata confrontata con il termine MedDRA emorragia. Risultati I risultati mostrano che l’epatotossicità è più sproporzionatamente segnalata nel database dell’OMS per i FANS con segnali strutturali (bromfenac, lumiracoxib, diclofenac) che per i FANS con segnali strutturali mitigati (ibuprofene e naprossene). Questa differenza nelle segnalazioni di ADR tra FANS con alert strutturali e FANS con alert mitigati non si osserva per l’emorragia, una ADR non associata alla formazione di metaboliti reattivi. Conclusioni Questo studio dimostra che, anche se le segnalazioni spontanee hanno molti limiti, i risultati sono in linea con le precedenti ricerche sul concetto di metabolita reattivo. Negli studi futuri, andrà valutato se gli alert strutturali ed il loro numero nei FANS svolgono effettivamente un ruolo nell’epatotossicità osservata. N. Jessurun, E. van Puijenbroek . Relationship Between Structural Alerts in NSAIDs and Idiosyncratic Hepatotoxicity: An Analysis of Spontaneous Report Data from the WHO Database. Drug Saf. 2015 Mar 19. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-015-0282-z - 23/03/2015
- La sicurezza dei preparati di ferro per via endovenosa Una revisione sistematica e meta-analisi della Mayo Clinic. Obiettivi Il lavoro ha l’obiettivo di raccogliere tutti i dati disponibili sulla sicurezza dei preparati di ferro per via endovenosa (ev) e fornire una valutazione dell’efficacia e sicurezza. Metodi È stata fatta una revisione sistematica e meta-analisi di tutti gli studi clinici randomizzati di confronto del ferro ev con un altro comparator. Sono stati passati in rassegna tutti i database elettronici fino al 1 gennaio 2014. L’outcome primario da valutare era il verificarsi di eventi avversi gravi. Gli esiti secondari includevano la mortalità per tutte le cause e altri eventi avversi. L’analisi dei sottogruppi è stata effettuata sulla base del tipo di ferro ev, del comparatore, della condizione trattata e del sistema coinvolto. Risultati In totale, sono stati inclusi 103 studi pubblicati dal 1965 al 2013. Complessivamente, 10.390 pazienti trattati con ferro ev sono stati confrontati con 4.044 pazienti trattati con ferro per via orale, 1.329 non trattati con ferro, 3.335 trattati con placebo e 155 trattati con ferro per via intramuscolare. Non è risultato un aumento del rischio di eventi avversi gravi col ferro ev (rischio relativo [RR] 1.04; IC 95% 0,93-1,17; I2 = 9%). L’analisi per sottogruppi ha rivelato un tasso ridotto di effetti indesiderati gravi quando il ferro ev è stato usato per trattare l’insufficienza cardiaca (RR 0,45; IC 95% 0,29-0,70; I2= 0%). Le reazioni gravi all’infusione sono state più comuni con il ferro ev (RR 2,47; IC 95% 1,43-4,28; I2 = 0%). Non c’era aumento del rischio di infezioni col ferro ev. Gli eventi avversi gastrointestinali sono risultati ridotti col ferro ev. Conclusioni La terapia con ferro per via endovenosa non è associata ad aumentato rischio di eventi avversi gravi o infezioni. Le reazioni all’infusione sono più pronunciate con il ferro ev. T Avni, A Bieber, A Grossman, H Green, L Leibovici, A Gafter-Gvili, The Safety of Intravenous Iron Preparations: Systematic Review and Meta-analysis Mayo Clin Proc. 2015 Jan;90(1):12-23. doi: 10.1016/j.mayocp.2014.10.007. Epub 2014 Oct 30. Link: http://www.mayoclinicproceedings.org/article/S0025-6196(14)00883-0/abstract - 23/03/2015
- Indagine conoscitiva su origine e sviluppo del cosiddetto caso Stamina La 12ª Commissione permanente (Igiene e Sanita`) del Senato ha concluso i lavori e pubblicato la relazione. La 12ª Commissione permanente (Igiene e Sanita`) del Senato ha concluso l’Indagine conoscitiva su origine e sviluppo del cosiddetto caso Stamina, la relazione è stata approvata nella seduta del 18 febbraio 2015 e Comunicata alla Presidenza il 2 marzo 2015. L’inchiesta aveva lo scopo di fare luce sulla vicenda e chiarire come sia stato possibile che “un’organizzazione non medica (Stamina Foundation) priva di una documentata competenza medico-scientifica” abbia potuto operare all’interno di un ospedale pubblico e in deroga alla legislazione vigente. Scopo dell’attività della Commissione è anche definire le regole, perché non si possa ripetere, in futuro, un nuovo “caso Stamina”. Tra le proposte conclusive, la Commissione suggerisce la creazione di una Rete territoriale di assistenza e di supporto informativo, che prenda in carico le famiglie che ricevono una diagnosi di malattia attualmente inguaribile, comunichi le informazioni corrette, coordini gli operatori sanitari e sappia rispondere in modo multidisciplinare ai bisogni di cura, assistenza e supporto, espressi dal paziente e dalla famiglia. La Commissione ritiene anche necessario che il Ministero della salute adotti iniziative di comunicazione istituzionale, sul proprio sito, per mettere in guardia i cittadini su terapie i cui effetti non sono provati ed evitare che prendano decisioni potenzialmente dannose per la loro salute. Si suggerisce, inoltre, il rafforzamento del ruolo dei Comitati Etici e l’adozione di linee guida per l’informazione pubblica medica e scientifica, come ha fatto la Gran Bretagna nel 2014. Indagine conoscitiva su origine e sviluppo del cosiddetto caso Stamina - 17/03/2015
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato on-line il numero 86 (gennaio-febbraio 2015) di “Focus Farmacovigilanza”. L’editoriale di M. Donati e M. Melis riflette sull’importanza della trasparenza nelle sperimentazioni cliniche. Lo spunto è il caso del dabigatran, che è stato approvato nel 2010 dalla FDA beneficiando del percorso rapido concesso ai farmaci innovativi, che permette la presentazione di un unico studio anziché due e con la presentazione di dati, da parte dalla ditta produttrice, che sembrano essere incompleti. L’articolo fa riferimento al dibattito, che si è svolto su BMJ e che abbiamo riportato in maniera dettagliata sul nostro sito: I PROBLEMI COL DABIGATRAN http://www.farmaci-fc.it/2014/08/05/i-problemi-col-dabigatran/#more-1559 IL BMJ CRITICA LA SICUREZZA E L’USO DI DABIGATRAN http://www.farmaci-fc.it/2014/10/17/il-bmj-critica-la-sicurezza-e-luso-di-dabigatran/#more-1916 La rubrica Il Punto è dedicata alle benzodiazepine, un vero “best seller” da oltre 50 anni e, soprattutto, alla dipendenza da benzodiazepine, che è la più tipica forma di dipendenza iatrogena. L’uso cronico delle benzodiazepine causa effetti avversi gravi e dipendenza, specie in caso di sovradosaggio. Si suggerisce che il decalage, per gli utilizzatori di alte dosi, sia fatto in regime di ricovero ospedaliero e, inoltre, utilizzando il flumazenil in infusione lenta, che è usato in tutto il mondo per trattare l’overdose da benzodiazepine. La rubrica Farmaci e bambini si occupa di FANS e nefrotossicità nei bambini, che deve essere tenuta in debito conto dai pediatri, specialmente in presenza di altri fattori di rischio come la disidratazione o precedenti nefropatie. Il caso clinico in esame è quello di una bambina con lingua villosa nigra o lingua nera pelosa, conseguente all’uso di amoxicillina. Link: http://www.farmacovigilanza.eu/content/focus-gennaio-febbraio-2015 - 16/03/2015
- Danno epatico da anticoagulanti orali Una valutazione post-marketing basata sulle segnalazioni di Reazioni Avverse della banca dati della FDA. Obiettivi Gli autori hanno valutato la sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali (NAO), utilizzando il US-FDA Adverse Event Reporting System (FAERS): la banca dati statunitense delle Reazioni Avverse a Farmaco (ADR). Metodi Sono state selezionate le segnalazioni di danno epatico (DILI: Drug-Induced Liver Injury), comprese quelle di eventi di insufficienza epatica acuta (ALF: Acute Liver Failure), associate ai NAO. Sulla base delle autorizzazioni all’immissione in commercio degli USA, sono state effettuate: l’analisi di disproporzionalità, calcolando i Reporting Odds Ratio (ROR) con Intervallo di Confidenza (IC) al 95%, anche per valutare il bias relativo ad evento e farmaco, e la valutazione caso per caso per i trattamenti concomitanti. Risultati Le segnalazioni di DILI da rivaroxaban e dabigatran rappresentavano, rispettivamente, il 3.7% (N=146) e l’1.7% (N=222) di tutte le segnalazioni. Non è stata trovata alcuna associazione statisticamente significativa per il dabigatran, nelle analisi primarie e secondarie (ALF: N=25; ROR=2.08; IC 95%=1.34-3.08). In un numero consistente di segnalazioni di DILI (42% e 37%, rispettivamente, per rivaroxaban e dabigatran) erano registrati anche farmaci concomitanti potenzialmente epatotossici e/o interagenti, specialmente statine, paracetamolo e amiodarone. Conclusioni Il segnale di disproporzionalità per il rivaroxaban richiede ulteriori studi comparativi basati sulla popolazione, per caratterizzare e quantificare il rischio reale di DILI da NAO, tenendo conto dei fattori di rischio correlati al farmaco e al paziente. Dal momento che il DILI è imprevedibile, i risultati del lavoro (a) rafforzano il ruolo di della farmacovigilanza per rilevare tempestivamente i segnali post-marketing di DILI attraverso il FAERS e altre banche dati e (b) permettono ai medici di valutare tempestivamente, caso per caso, la potenziale responsabilità dei NAO, quando diagnosticano un danno epatico. E Raschi, E Poluzzi, A Koci, F Salvo, A Pariente, M Biselli, U Moretti, N Moore, F De Ponti. Liver injury with novel oral anticoagulants: assessing post-marketing reports in the US Food and Drug Administration Adverse Event Reporting System. Br J Clin Pharmacol. 2015 Feb 16. doi: 10.1111/bcp.12611. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25689417 - 12/03/2015
- Pericolo di danno epatico indotto da farmaco con i nuovi anticoagulanti orali Una revisione sistematica e metanalisi ne valuta la sicurezza. Obiettivi Negli ultimi anni, gli avvisi di sicurezza hanno segnalato il rischio di grave danno epatico farmaco-indotto (DILI), causato da farmaci cardiovascolari. I nuovi anticoagulanti orali (NAO) hanno ormai raggiunto il mercato, tuttavia, sono stati sollevati dubbi sulla loro sicurezza epatica. Gli autori si sono posti l’obiettivo di valutare la sicurezza epatica correlata ai NAO. Metodi È stata realizzata una revisione sistematica e meta-analisi di studi randomizzati e controllati (RCT) di fase III. La ricerca è stata condotta su Medline e CENTRAL fino a settembre 2013 e anche su review e repertori bibliografici. Due revisori hanno svolto indipendentemente l’attività di selezione degli studi e hanno recuperato stime di dati. L’esito primario da valutare era la DILI (Drug-Induced Liver Injury, che indica le lesioni epatiche dovute ad un medicamento): livello delle transaminasi > 3 volte il limite superiore di normalità (ULN) con bilirubina totale> 2 × ULN. I NAO sono stati confrontati verso tutti i gruppi di controllo. È stata eseguita una meta-analisi a effetti casuali, le stime pool sono state espresse come rischio relativo (RR), è stata valutata l’eterogeneità dell’IC 95% con il test I 2. Risultati Sono stati inclusi 29 studi, che valutavano 152.116 pazienti (follow-up medio di 16 mesi). Tutti gli RCT sono stati classificati come aventi basso rischio di bias. I NAO non sono stati associati ad un aumentato rischio di DILI (RR 0.90, IC 95% 0,72-1,13, I 2 = 0%). Risultati simili sono stati ottenuti per i singoli NAO (rivaroxaban, apixaban, dabigatran, darexaban, edoxaban) e per i diversi gruppi di controllo: antagonisti della vitamina K, eparina a basso peso molecolare (EBPM) e placebo. Il rischio di aumento delle transaminasi (> 3 × ULN) è risultato più basso tra i pazienti trattati con i NAO, in particolare rispetto ai pazienti trattati con EBPM (RR 0.71, IC 95% 0,59-0,85; I2 = 27%). Conclusioni I NAO non sono risultati associati ad un aumentato rischio di DILI. L’inaspettato effetto ‘protettivo’ dei NAO è probabilmente dovuto all’epatotossicità EBPM-associata. D Caldeira, M Barra, AT Santos, D de Abreu, FJ Pinto, JJ Ferreira, J Costa, Risk of drug-induced liver injury with the new oral anticoagulants: systematic review and meta-analysis Heart doi:10.1136/heartjnl-2013-305288 Link: http://heart.bmj.com/content/early/2014/01/29/heartjnl-2013-305288 - 10/03/2015
- Farmacoterapia per il dolore neuropatico negli adulti Una revisione sistematica e metanalisi aggiorna le raccomandazioni basate sull’evidenza. Nuovi trattamenti farmacologici, trial clinici e standard di qualità per la valutazione delle evidenze giustificano un aggiornamento delle raccomandazioni basate sull’evidenza, per il trattamento farmacologico del dolore neuropatico. Utilizzando la classificazione GRADE (Grading of Recommendations Assessment, Development and Evaluation), gli autori hanno revisionato le raccomandazioni dello “Special Interest Group on Neuropathic Pain” (NeuPSIG) per la farmacoterapia del dolore neuropatico, sulla base dei risultati di una review sistematica e meta-analisi. Metodi Tra l’aprile 2013 ed il gennaio 2014, NeuPSIG, l’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore, ha realizzato una review sistematica e meta-analisi di studi randomizzati in doppio cieco dei trattamenti farmacologici sia orali che topici del dolore neuropatico, tra i quali anche studi pubblicati su riviste peer-reviewed, a partire dal gennaio 1966 e trial inediti dal sito ClinicalTrials.Gov e da siti di case farmaceutiche. È stato usato il numero di soggetti da trattare (NNT) per alleviare il dolore del 50% come misura primaria ed è stato calcolato il bias di pubblicazione. Il NNT è stato calcolato con il metodo Mantel – Haenszel degli effetti fissi. Risultati Sono stati selezionati 229 studi per la meta-analisi. L’analisi del bias di pubblicazione ha suggerito un 10% di sopravvalutazione degli effetti del trattamento. Gli studi pubblicati su riviste peer-reviewed riportavano effetti maggiori degli studi inediti (r 2 9.3%, p = 0.009). I risultati dei trial erano, in genere, modesti: in particolare il NNT combinato era 6.4 (IC 95% 5.2-8.4) per gli inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, includendo principalmente la duloxetina (9 studi su 14); 7.7 (6.5-9.4) per pregabalin; 7.2 (5.9-9.21) per gabapentin, compresi gabapentin a rilascio prolungato e enacarbil; 10.6 (7.4-19.0) per i cerotti di capsaicina ad alta concentrazione. Il NNT era inferiore per antidepressivi triciclici, oppioidi forti, tramadolo, tossina botulinica A e indeterminato per la lidocaina cerotto. Sulla base della classificazione GRADE, la qualità finale delle prove è risultata moderata o alta per tutti i trattamenti, esclusa la lidocaina cerotto; tollerabilità e sicurezza, valori e preferenze sono risultati più alti per i farmaci topici; il costo è inferiore per antidepressivi triciclici e tramadolo. Conclusioni Questi risultati hanno consentito una forte raccomandazione per l’uso e la proposta come trattamento di prima linea nel dolore neuropatico di: antidepressivi triciclici, inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina, pregabalin e gabapentin; una raccomandazione debole, per l’uso e la proposta come seconda linea per lidocaina patch e patch ad alta concentrazione di capsaicina e tramadolo; inoltre, a una raccomandazione debole, per l’uso e la proposta come terza linea per gli oppioidi forti e la tossina botulinica A. Gli agenti topici e la tossina botulinica A sono consigliati solo per il dolore neuropatico periferico. NB Finnerup, N Attal, S Haroutounian et al. Pharmacotherapy for neuropathic pain in adults: a systematic review and meta-analysis Volume 14, No. 2, p162–173, February 2015 , DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S1474-4422(14)70251-0 Link: http://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(14)70251-0/abstract http://www.thelancet.com/pdfs/journals/laneur/PIIS1474-4422(14)70251-0.pdf - 05/03/2015
- Il trattamento dell’emicrania acuta negli adulti Una valutazione dell’efficacia delle terapie farmacologiche per l’emicrania, fatta dall’American Headache Society. Lo studio valuta le prove di efficacia delle terapie farmacologiche per il trattamento dell’emicrania acuta. Si tratta di una revisione, condotta dai membri della sezione Linee Guida della American Headache Society, che aggiorna le Linee Guida dell’American Academy of Neurology, pubblicate nel 2000. Gli autori hanno effettuato una ricerca bibliografica standardizzata per identificare gli articoli relativi al trattamento dell’emicrania acuta, che sono stati pubblicati tra il 1998 e il 2013 e hanno seguito le procedure previste dalle Linee Guida dell’American Academy of Neurology. Due autori hanno esaminato ogni abstract selezionato e hanno stabilito se il manoscritto completo fosse qualificato per la revisione. Due revisori hanno studiato ogni manoscritto completo e lo hanno classificato in base al suo livello di evidenza. La prova di livello A richiede almeno 2 studi di classe I, la prova di livello B richiede 1 studio di classe I o 2 di classe II. Sono risultati efficaci, con evidenza di livello A, i farmaci specifici triptani: almotriptan, eletriptan, frovatriptan, naratriptan, rizatriptan, sumatriptan (orale, spray nasale, iniettabile, cerotto transcutaneo), zolmitriptan (spray orale e nasale) e diidroergotamina (spray nasale). Le ergotamine e altre forme di diidroergotamina sono probabilmente efficaci (livello B). I farmaci aspecifici efficaci includono paracetamolo, farmaci anti-infiammatori non steroidei (aspirina, diclofenac, ibuprofene e naprossene), oppioidi (butorfanolo spray nasale), sumatriptan/naprossene e la combinazione di paracetamolo/aspirina/caffeina (livello A). Sono probabilmente efficaci (livello B): ketoprofene, ketorolac (per via endovenosa ed intramuscolare), flurbiprofene magnesio per via endovenosa per l’emicrania con aura e la combinazione dei composti isometeptene, codeina/paracetamolo e tramadolo/paracetamolo. Gli antiemetici proclorperazina, droperidolo, clorpromazina, e metoclopramide sono probabilmente efficaci (livello B). Non esistono prove sufficienti (livello C) per butalbital e combinazioni, fenazone, tramadolo, metadone ev, butorfanolo o meperidina iniettabili, lidocaina intranasale e corticosteroidi, compreso il desametasone. L’octreotide è probabilmente non efficace (livello B). Non esistono prove sufficienti per confutare l’efficacia di ketorolac spray nasale, paracetamolo ev, clorpromazina iniettabile e granisetron ev (livello C). Ci sono prove che sostengono l’efficacia di molti trattamenti dell’emicrania acuta. I medici devono prendere in considerazione l’efficacia dei farmaci, i potenziali effetti collaterali e i potenziali eventi avversi farmaco-correlati, quando prescrivono i farmaci per l’emicrania acuta. Anche se gli oppioidi, come il butorfanolo, la codeina/paracetamolo e il tramadolo/paracetamolo, sono probabilmente efficaci, non sono consigliati per un uso regolare. MJ Marmura, SD Silberstein, TJ Schwedt, The Acute Treatment of Migraine in Adults: The American Headache Society Evidence Assessment of Migraine Pharmacotherapies Headache: The Journal of Head and Face Pain, vol. 55, Issue 1, Article first published online: 20 JAN 2015, DOI: 10.1111/head.12499 Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/head.12504/abstract http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/head.12499/pdf - 04/03/2015
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazioni EMA sui medicinali a base di idrossizina, ambroxol e bromexina; nuove modalità di gestione delle segnalazioni italiane di sospette reazioni avverse, divieto di utilizzo di un lotto di medicinale plasmaderivato e nota informativa importante su ketoprofene. Comunicazione EMA sui medicinali a base di ambroxol e bromexina Fonte: AIFA 27/02/2015 Il Gruppo di Coordinamento per le procedure di Mutuo Riconoscimento e Decentrate per i medicinali ad uso Umano (CMDh) ha approvato a maggioranza le raccomandazioni per aggiornare il riassunto delle caratteristiche del prodotto dei medicinali espettoranti a base di ambroxol e bromexina con le informazioni sul rischio di gravi reazioni allergiche e SCARs, un gruppo di malattie della pelle che includono eritema multiforme e sindrome di Stevens-Johnson. Le segnalazioni sono rare e la frequenza di questi effetti indesiderati non è nota. In caso di reazioni allergiche o cutanee, quali gonfiore o rash cutaneo, si consiglia di interrompere immediatamente il trattamento. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-ambroxol-e-bromexina-27022015 Nuove modalità di gestione delle segnalazioni italiane di sospette reazioni avverse Fonte: AIFA 20/02/2015 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha apportato le necessarie modifiche alla Rete Nazionale di Farmacovigilanza per consentire ai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio (AIC) di registrare le segnalazioni di sospette reazioni avverse verificatesi sul territorio nazionale, secondo quanto previsto dalla nuova legislazione comunitaria in materia di farmacovigilanza. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nuove-modalità-di-gestione-delle-segnalazioni-italiane-di-sospette-reazioni-avverse-20022015 Comunicazione EMA sui medicinali a base di idrossizina Fonte: AIFA 13/02/2015 Il Comitato di Valutazione del Rischio per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha completato la rivalutazione dei prodotti medicinali contenenti l’antistaminico idrossizina, effettuata in seguito al sospetto del rischio di possibili effetti di questi medicinali sul ritmo cardiaco. Il PRAC ha valutato che l’idrossizina è associata a un rischio basso ma definito di prolungamento dell’intervallo QT e di torsione di punta (alterazioni dell’attività elettrica cardiaca che può portare a un ritmo cardiaco anomalo e all’arresto cardiaco). I prodotti medicinali a base di idrossizina possono ancora essere usati, ma a patto che vengano adottate misure per minimizzazione il rischio. Il PRAC raccomanda l’utilizzo del medicinale alla minore dose efficace e per il più breve tempo possibile e sconsiglia l’utilizzo negli anziani e nei pazienti che presentano già fattori di rischio per disturbi del ritmo cardiaco o che stanno assumendo altri medicinali che aumentano il rischio di prolungamento del QT. È inoltre necessario prestare attenzione ai pazienti che assumono medicinali che rallentano il ritmo cardiaco o riducono il livello di potassio nel sangue, poiché anche queste condizioni aumentano il rischio di problemi del ritmo cardiaco. La dose massima giornaliera non deve superare i 100 mg negli adulti (50 mg negli anziani se l’uso non può essere evitato) e i 2 mg/kg di peso corporeo nei bambini di peso superiore ai 40 kg. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-idrossizina-13022015 Divieto di utilizzo di un lotto di medicinale plasmaderivato Fonte: AIFA 13/02/2015 L’Agenzia Italiana del Farmaco ha disposto il divieto di utilizzo di un lotto di medicinale plasmaderivato proveniente da pool di plasma in cui sono confluite le donazioni di un donatore di sangue con sospetta Encefalopatia Spongiforme Trasmissibile. Si tratta di un provvedimento cautelativo, emanato in attesa dei risultati delle verifiche in atto. Il lotto oggetto del provvedimento è: ALBIOMIN 20% 50 ml Lotto B234284 SCAD. 03/2017, AIC 039073022 della ditta Biotest Italia Srl Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/divieto-di-utilizzo-di-un-lotto-di-medicinale-plasmaderivato-13022015 Nota Informativa Importante su Ketoprofene Fonte: AIFA 05/02/2015 Nel 2010, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha condotto una revisione scientifica dei dati di sicurezza e di efficacia dei medicinali contenenti ketoprofene per uso topico e ha concluso che il profilo beneficio/rischio di questi farmaci rimane favorevole, ma che esiste un rischio di reazioni di fotosensibilizzazione e, in particolare, di fotoallergia e sono necessarie misure di minimizzazione del rischio. A questo scopo, l’AIFA diffonde le seguenti raccomandazioni: •evitare l’esposizione diretta e prolungata alla luce solare (anche quando il cielo è velato), compreso il solarium durante il trattamento e nelle due settimane successive all’interruzione; •proteggere dal sole, tramite indumenti, le parti trattate; •lavarsi accuratamente e in maniera prolungata le mani dopo ogni uso; •sospendere immediatamente il trattamento non appena si manifestano reazioni cutanee, comprese quelle che si sviluppano a seguito dell’uso concomitante di prodotti contenenti octocrilene. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ketoprofene-05022015 - 27/02/2015
- Antibiotici. E’ un peccato usarli male: efficaci se necessari, dannosi se ne abusi Una campagna di comunicazione per il buon uso degli antibiotici, realizzata in Emilia Romagna In occasione della “Giornata europea degli antibiotici”, il 18 novembre 2014, la Regione Emilia-Romagna ha lanciato una campagna informativa per promuovere il corretto uso e degli antibiotici. La campagna si protrarrà nel 2015 e prevede la distribuzione di 96.000 opuscoli per i cittadini, negli ambulatori dei medici di famiglia; 20.000 opuscoli per mamme e papà, negli ambulatori dei pediatri e 6.300 locandine nelle sale di attesa e nelle sedi delle Aziende ASL. Il messaggio per i cittadini è di non utilizzare mai antibiotici senza prima aver consultato il proprio medico di famiglia o pediatra di fiducia e seguire le seguenti regole, se il medico prescrive l’antibiotico: rispettare dosi e orari indicati, completare tutte le dosi anche se dopo un paio di giorni ci si sente meglio, contattare il medico se compaiono effetti indesiderati. Seguire queste semplici regole evita la selezione di ceppi resistenti e, di conseguenza, permette di arginare il fenomeno dell’antibioticoresistenza, che rischia di diventare un’emergenza mondiale. La Regione Emilia Romagna ha già condotto, tra il novembre 2011 ed il febbraio 2012, un’analoga campagna di sensibilizzazione e formazione, finanziata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e curata da: Area Valutazione del Farmaco e Area Rischio Infettivo della Regione Emilia Romagna, Istituto Change – Scuola superiore di Counselling Sistemico di Torino e Aziende ASL di Modena e di Parma. I risultati sono stati pubblicati in un articolo scientifico (G Formoso et al., Feasibility and effectiveness of a low cost campaign on antibiotic prescribing in Italy: community level, controlled, non-randomised trial. BMJ 2013;347:f5391), scaricabile anche dal sito. Sul sito sono, inoltre, disponibili il progetto di ricerca e i link a numerose campagne informative sull’uso degli antibiotici, realizzate in Italia e nel mondo. Link: http://assr.regione.emilia-romagna.it/it/aree_attivita/valutazione-del-farmaco/ricerca-innovazione/uso-di-antibiotici/campagna-comunicazione-antibiotici http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/2014/novembre/antibiotici-al-via-una-campagna-informativa-regionale-per-luso-corretto Le campagne informative degli altri http://assr.regione.emilia-romagna.it/it/aree_attivita/valutazione-del-farmaco/ricerca-innovazione/uso-di-antibiotici/altre_campagne - 24/02/2015
- OMS: Piano globale d’azione per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020 L’obiettivo è ridurre del 25%, entro il 2025, la mortalità dovuta a malattie cardiovascolari, cancro, diabete e malattie respiratorie croniche. 194 Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno sottoscritto un Piano globale d’azione per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020 (Global action plan for the prevention and control of NCDs 2013-2020). Il Piano mira a ridurre del 25%, entro il 2025, la mortalità dovuta a malattie cardiovascolari, cancro, diabete e malattie respiratorie croniche. L’azione è focalizzata sui fattori di rischio legati allo stile di vita: fumo, abuso di alcol, alimentazione scorretta e vita sedentaria. Un obiettivo collegato è l’abbassamento del 25% della prevalenza globale dell’ipertensione, in quanto l’ipertensione (definita come pressione sistolica e/o diastolica ≥ 140/90 mmHg) è uno dei principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di morte: nel 2012, 17,5 milioni di persone sono morte per problemi cardiovascolari, il 31% di tutti i decessi a livello mondiale. Oltre i tre quarti delle morti causate da malattie cardiovascolari si è verificato nei paesi a basso e medio reddito. I soggetti colpiti da malattie cardiovascolari o che sono ad alto rischio di contrarle (per la presenza di uno o più fattori di rischio come ipertensione, diabete, iperlipidemia) hanno bisogno di una diagnosi precoce e di una corretta gestione del trattamento. In Italia, i farmaci per il sistema cardiovascolare sono al primo posto per consumi: 486,4 dosi giornaliere ogni 1000 abitanti. Tra questi, i più utilizzati sono gli ACE-inibitori (120,5 dosi giornaliere per 1.000 abitanti), seguiti dai sartani (98,1 DDD/1000 ab die), dalle statine (69,4 DDD/1000 ab die), dai calcio-antagonisti diidropiridinici (53,1 DDD/1000 ab die) e dai beta bloccanti (35,3 DDD/1000 ab die). Tra gli ACE-inibitori, i più utilizzati sono il ramipril e l’enaparil; tra le statine, l’atorvastatina, la simvastatina e la rosuvastatina; tra i sartani, il valsartan, il telmisartan, l’irbesartan e l’olmesartan; trai calcio-antagonisti diidropiridinici, l’amlodipina e tra i beta-bloccanti, il nebivololo l’atenololo e il bisopropolo. OMS – Piano globale d’azione per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020: Link: http://www.who.int/nmh/publications/ncd-action-plan/en/ Pagina del sito dell’OMS sulle malattie cardiovascolari: Link: http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs317/en/ Malattie cardiovascolari: i farmaci più utilizzati in Italia e le strategie mondiali per la prevenzione e il controllo Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/malattie-cardiovascolari-i-farmaci-pi%C3%B9-utilizzati-italia-e-le-strategie-mondiali-la-prevenzi Rapporto OsMed gennaio-settembre 2014 Link: http://www.farmaci-fc.it/2015/02/05/luso-dei-farmaci-in-italia-rapporto-osmed-gennaio-settembre-2014/#more-2357 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-gennaio-settembre-2014 - 20/02/2015
- Statine, diabete di tipo 2 e peso corporeo Una meta-analisi genetica valuta l’aumento del rischio di diabete mellito di tipo 2, correlato all’uso di statine. Le statine aumentano il rischio di diabete mellito di tipo 2 di nuova insorgenza. Gli autori valutano se tale aumento di rischio è una conseguenza dell’inibizione della 3-idrossi-3-metilglutaril-CoA reduttasi (HMGCR), obiettivo di questa classe di farmaci. Metodi Gli autori hanno usato polimorfismi a singolo nucleotide nel gene HMGCR, rs17238484 (per l’analisi principale) e rs12916 (per un’analisi controllata) come proxy per l’inibizione dell’enzima HMGCR dovuta alle statine. Hanno esaminato le associazioni di queste varianti con lipidi plasmatici, glicemia e concentrazioni di insulina; peso corporeo; circonferenza della vita; nonché con i casi di diabete di tipo 2 prevalenti e incidenti. Le stime degli effetti specifici per copia di alleli ipolipemizzanti sono state raggruppate in una meta-analisi. I risultati sono stati comparati con una meta-analisi dei dati relativi a diabete di nuova insorgenza di tipo 2 e variazioni del peso corporeo, provenienti da studi randomizzati su statine. Gli effetti delle statine in ogni studio randomizzato sono stati valutati utilizzando una meta-analisi. Risultati Sono stati raccolti i dati relativi a 223.463 persone, provenienti da 43 studi genetici. Ogni ulteriore allele rs17238484-G è stato associato, in media, a una diminuzione di 0,06 mmol/L (IC 95% 0,05-0,07) del colesterolo LDL e all’aumento del peso corporeo (+0,30 kg; IC 95% 0,18-0,43), della circonferenza della vita (+0,32 cm, 0,16-0,47), della concentrazione di insulina plasmatica (+1,62%, 0,53-2,72) e della concentrazione di glucosio plasmatico (+0,23%, 0,02- 0,44). Il polimorfismo a singolo nucleotide rs12916 ha avuto effetti simili su colesterolo LDL, peso corporeo e circonferenza della vita. L’allele rs17238484-G sembrava essere associato a più alto rischio di diabete di tipo 2 (odds ratio [OR] per allele 1,02, IC 95% 1,00-1,05); l’associazione allele rs12916-T era coerente (OR 1,06, 1,03-1,09). In 129.170 partecipanti a studi randomizzati, le statine hanno abbassato il colesterolo LDL di 0,92 mmol/L (IC 95% 0,18-1,67) a 1 anno di follow-up, hanno aumentato il peso corporeo (0,24 kg IC 95% 0,10-0,38 in tutti gli studi; 0,33 kg, IC 95% 0,24-0,42 negli studi controllati vs placebo o vs cura standard e 0,15 kg, IC 95% 0,39-0,08 negli studi di confronto dosi elevate vs dosi moderate) dopo un follow-up medio di 4,2 anni (range 1,9-6,7) e sono aumentate le probabilità di diabete di nuova insorgenza di tipo 2 (OR 1,12, IC 95% 1,06-1,18 in tutti gli studi, 1,11, IC 95% 1,03-1,20 negli studi controllati vs placebo o vs cura standard e 1,12, IC 95% 1,04-1,22 negli studi di confronto di dosi elevate vs dosi moderate). Interpretazione L’inibizione dell’enzima HMGCR può spiegare, almeno in parte, l’aumento del rischio di diabete di tipo 2, associato all’uso di statine. D Swerdlow et al., HMG-coenzime A reductase inhibition, type 2 diabetes and bodyweight: evidence from genetic analysis and randomised trials Lancet. 2014 Sep 24. pii: S0140-6736(14)61183-1. doi: 10.1016/S0140-6736(14)61183-1. [Epub ahead of print] Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)61183-1/abstract - 18/02/2015
- La Diacereina nel trattamento dell’osteoartrosi Una revisione valuta il rischio/beneficio, dopo le raccomandazioni emesse dal PRAC a marzo 2014. L’osteoartrite (OA) è la causa principale di disabilità muscolo-scheletrica. Non vi è consenso unanime sulla definizione precisa di OA e su quale sia il trattamento ottimale per migliorare i sintomi e rallentare la progressione della malattia. I trattamenti farmacologici attuali includono analgesici, farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e cicloossigenasi (COX- 2 inibitori). Questi trattamenti non sono farmaci modificanti la malattia, che colpiscono i processi patologici dell’OA. La diacereina, un antrachinone derivato semisintetico, inibisce l’interleuchina-1-beta (IL-1β) citochina che, secondo studi su animali, svolge un ruolo chiave nella patogenesi dell’OA. La diacereina è stata sintetizzata nel 1980 ed autorizzata in alcuni paesi dell’Unione europea e in alcuni paesi asiatici per un massimo di 20 anni. Essa ha dimostrato modesta efficacia e tollerabilità accettabile in una serie di trial di bassa o moderata qualità. All’inizio di quest’anno, l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) ha condotto una revisione e limitato l’uso dei medicinali contenenti diacereina. Ciò a causa dei rischi di diarrea grave e danno epatico nei pazienti con OA. Inoltre, il Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha messo in discussione i benefici clinici della diacereina, che, a loro avviso, sono limitati e non superano rischi. L’obiettivo di questa revisione è quello di fornire una valutazione rischio/beneficio della diacereina nel trattamento di OA, sulla base di una valutazione asistematica dei dati di efficacia e sicurezza pubblicati. In generale, ci sono prove che la diacereina è modestamente efficace per i sintomi ed, eventualmente, per i cambiamenti radiografici, ma questo deve essere bilanciato con gli alti tassi di tossicità gastrointestinale. E Panova, G Jones. Benefit-Risk Assessment of Diacerein in the Treatment of Osteoarthritis. Drug Saf. 2015 Feb 5. [Epub ahead of print] Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-015-0266-z Per le Raccomandazioni del PRAC su diacereina, si veda: http://www.farmaci-fc.it/2014/03/11/aifa-misure-per-la-sicurezza-dei-farmaci-protelososseor-domperidone-diacereina-zolpidem-e-metisergide/#more-1125 - 10/02/2015
- Livelli ottimali di pressione sistolica, tempi di intensificazione della terapia e tempo di follow-up nel trattamento dell’ipertensione Uno studio di coorte retrospettivo basato sulla popolazione calcola il rischio di eventi cardiovascolari o morte, in relazione ai ritardi nella valutazione della strategia terapeutica. Obiettivi Lo studio si pone l’obiettivo di individuare il livello ottimale di pressione sistolica al di sopra del quale andrebbe aumentato il dosaggio o aggiunti nuovi farmaci antipertensivi (soglia di intensificazione sistolica) e determinare la relazione trai ritardi nell’intensificazione della terapia ed il rischio di eventi cardiovascolari o morte. Metodi Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo, che prende in esame le cure primarie nel Regno Unito tra il 1986 ed il 2010. Sono stati arruolati 88.756 adulti con ipertensione, dal database nazionale Health Improvement Network. Principali esiti da misurare Gli autori hanno calcolato i tassi di eventi cardiovascolari acuti o morte per qualsiasi causa, in pazienti con differenti strategie di trattamento dell’ipertensione (definite da soglia di intensificazione sistolica, intervallo di tempo prima dell’intensificazione e intervallo di tempo prima del follow-up nel corso di un periodo di valutazione della strategia di trattamento di 10 anni) dopo l’aggiustamento per età, sesso, abitudine al fumo, deprivazione socio-economica, storia di diabete, malattie cardiovascolari o malattia renale cronica, indice di comorbidità Charlson, indice di massa corporea, tasso di possesso di farmaci e pressione basale. Risultati Durante un follow-up medio di 37,4 mesi dopo il periodo di valutazione della strategia di trattamento, 9.985 partecipanti (11,3%) hanno avuto un evento cardiovascolare acuto o morte. Nessuna differenza nel rischio dell’esito è stata osservata per livelli di 130-150 mmHg, mentre livelli ≥150 mmHg sono stati associati a rischio progressivamente maggiore (hazard ratio 1.21, IC 95% 1,13-1,30; P < 0.001 per la soglia di intensificazione di 160 mm Hg). Il rischio è aumentato progressivamente passando dagli intervalli di tempo più brevi (0-1,4 mesi) a quelli più lunghi prima dell’intensificazione della terapia (hazard ratio 1,12, 1,05-1,20; P = 0,009 per intensificazione tra 1,4 e 4,7 mesi dopo il rilevamento della pressione sanguigna elevata). Anche gli intervalli di tempo più lunghi prima del follow-up (> 2,7 mesi) sono stati associati ad aumentato rischio (hazard ratio 1,18, 1,11-1,25; P <0.001). Conclusioni Livelli di pressione sistolica superiore a 150 mm Hg, ritardi maggiori di 1,4 mesi prima dell’intensificazione della terapia dopo l’aumento della pressione sanguigna sistolica e ritardi superiori a 2,7 mesi prima del follow-up della pressione sanguigna dopo intensificazione dei farmaci antiipertensivi sono stati associati ad aumentato rischio di evento cardiovascolare acuto o morte. Questi risultati sostengono l’importanza di una tempestiva gestione medica e del follow-up nel trattamento dei pazienti con ipertensione. W Xu, SI Goldberg, M Shubina, A Turchin. Optimal systolic blood pressure target, time to intensification, and time to follow-up in treatment of hypertension: population based retrospective cohort study. BMJ. 2015 Feb 5;350:h158. doi: 10.1136/bmj.h158. Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.h158 - 09/02/2015
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed (gennaio – settembre 2014) L’AIFA ha pubblicato, sul suo sito il Rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, nei primi nove mesi del 2014, curato dall’Osservatorio sull’impiego dei medicinali (OsMed). Il rapporto fornisce i dati relativi ai farmaci erogati i in regime di assistenza convenzionata (dispensati in distribuzione diretta e per conto) e nel contesto dell’assistenza ospedaliera. Viene anche analizzata la spesa sanitaria pubblica. La spesa farmaceutica nazionale totale (pubblica e privata) è stata pari a 19,9 milioni di euro (+1,2% rispetto al 2013) ed è stata rimborsata per il 75,6% dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). La spesa a carico del cittadino è stata di 4.842 milioni di euro, per l’11,1% relativa ai farmaci di classe C con obbligo di ricetta. In prevalenza i medicinali sono stati dispensati ai cittadini a carico del SSN, attraverso il canale delle farmacie territoriali pubbliche e private (41,5%). I consumi in regime di assistenza convenzionata sono rimasti pressoché invariati, in termini di dosi, numero di confezioni e di ricette (sono state dispensate 850 milioni di confezioni: circa 14 per abitante). È lievemente aumentata la compartecipazione a carico del cittadino (comprensiva del ticket per confezione e della quota a carico del cittadino eccedente il prezzo di riferimento sui medicinali a brevetto scaduto), che passa dal 12,7% del 2013 al 13,6% della spesa convenzionata. Nell’ambito dell’assistenza farmaceutica convenzionata, i farmaci per l’apparato cardiovascolare sono la prima categoria terapeutica sia in termini di spesa (42,4 euro pro capite), sia in termini di dosi medie prescritte: 469,2 dosi ogni 1000 abitanti al giorno (DDD/1000 ab die); seguono i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo, con una spesa pro capite di 24,4 euro e 152,5 DDD/1000 ab die. Sempre in regime di assistenza convenzionata, i primi tre principi attivi a maggior spesa sono stati la rosuvastatina e il pantoprazolo (entrambi 3,6 euro pro capite) e il salmeterolo in associazione (3,5 euro pro capite). I farmaci a brevetto scaduto rappresentano il 51,1% della spesa farmaceutica convenzionata (+6,6%) e il 70,4% delle DDD totali (+11,9%). I primi principi attivi a brevetto scaduto, in termini di spesa, sono il pantoprazolo e il lansoprazolo, rispettivamente con 217,5 e 189,2 milioni di euro. La spesa per i farmaci utilizzati in ambito ospedaliero è stata di 2 miliardi di euro, per il 69,8% composta dai farmaci di classe H, per il 16,2% dai farmaci di classe C e per il restante 13,9% dai farmaci di classe A. I primi tre principi attivi, per quanto riguarda la spesa, sono il trastuzumab (136,5 milioni di euro), il rituximab (105,1 milioni di euro) e il bevacizumab (97,7 milioni di euro). Le tre regioni che hanno avuto la spesa farmaceutica convenzionata di classe A-SSN più elevata sono state la Campania (168,2 euro pro capite), la Puglia (163,1 euro) e la Calabria (160,2 euro). La spesa più bassa è quella delle Provincie Autonome di Bolzano (96,9 euro) e Trento (108,1 euro) e dell’Emilia Romagna (104,1 euro). Quella della Sardegna è stata di 152,8 euro pro capite, -3,2% rispetto al 2013. La media nazionale è 135,3 euro (-4,2%). In termini di dosi medie prescritte, i livelli più alti di consumo in regime di assistenza convenzionata sono quelli di Lazio (1.184,2 DDD/1000 ab die), Calabria (1.179,3 DDD/1000 ab die) e Puglia (1.157,9 DDD/1000 ab die); quelli più bassi sono stati registrati nella Provincia Autonoma di Bolzano (764,6 DDD/1000 ab die), in Liguria (883,7 DDD/1000 ab die) e in Veneto (946,1DDD/1000 ab die). Il dato della Sardegna è 1.125,5 e la media nazionale 1.035,9 DDD/1000 ab die. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-gennaio-settembre-2014 - 05/02/2015
- Possibile overtreatment del diabete mellito negli anziani a stretto controllo glicemico Una cross-sectional analysis stima la prevalenza di un potenziale trattamento eccessivo del diabete. Negli anziani con comorbidità grave e limitazioni funzionali, i danni del controllo glicemico intensivo possono superare i benefici. Disegno e Partecipanti È stata condotta un’analisi trasversale sui dati 2001-2010 della Health and Nutrition Examination Survey nazionale (NHANES). Sono stati estratti 1.288 adulti ≥65 anni con diabete, che hanno avuto una misurazione del valore dell’emoglobina glicata HbA1c. Tutte le analisi includevano un complesso disegno di ricerca per produrre stime rappresentative a livello nazionale. I partecipanti sono stati raggruppati in categorie, in base allo stato di salute: “molto complesso/cattivo”, nel caso di pazienti dializzati o con difficoltà relative a 2 o più attività della vita quotidiana; “complesso /intermedio”, in presenza di difficoltà con 2 o più attività strumentali della vita quotidiana o di 3 o più patologie croniche; “relativamente sano” se non era presente nessuna di queste condizioni. Esiti da misurare Stretto controllo glicemico (livello HbA1c <7%) ed uso di farmaci per il diabete, che possono provocare ipoglicemia (insulina o sulfaniluree). Risultati Del campione di 1.288 anziani con diabete, il 50,7% (IC 95% 46,6% -54,8%), che a livello statunitense rappresenta 3,1 milioni (IC 95%, 2,7-3,5), era “relativamente sano”, il 28,1% (IC 95% 24,8% -31,5%), che rappresenta 1,7 milioni (IC 95%, 1,4-2,0), aveva uno stato di salute “complesso/intermedio” e il 21,2% (IC 95% 18,3% -24,4%), che rappresenta 1,3 milioni (IC 95%, 1.1-1.5), aveva uno stato di salute “molto complesso/cattivo”. Il 61,5% (IC 95%, 57,5% -65,3%), che rappresenta 3,8 milioni (IC 95%, 3,4-4,2), aveva un livello di HbA1c ≤7%; questa proporzione non differiva sostanzialmente nelle categorie di stato di salute: “relativamente sano” 62,8% (IC 95% 56,9% -68,3%), “complesso /intermedio” 63,0% (IC 95%, 57,0% -68,6%), “molto complesso/cattivo” 56,4% (IC 95%, 49,7% -62,9%) (P = .26). Degli anziani con livello di HbA1c ≤7%, il 54,9% (IC 95%, 50,4% -59,3%) è stato trattato con insulina o sulfaniluree; questa percentuale era simile nei tre gruppi selezionati in base allo stato di salute: “relativamente sano” 50,8% (IC 95% 45,1% -56,5%), “complesso /intermedio” 58,7% (IC 95% 49,4% -67,5%) e “molto complesso/cattivo” 60,0% (IC 95 % 51,4% -68,1%) (P = .14). Durante i 10 anni dello studio, non ci sono stati cambiamenti significativi nella percentuale di anziani con livello di HbA1c ≤7% (P = .34), nella proporzione con livello di HbA1c ≤7% e stato di salute “complesso /intermedio” o “molto complesso/cattivo” (P = .27) o la proporzione con livello di HbA1c ≤ 7% che sono stati trattati con insulina o sulfaniluree pur avendo livello di salute “complesso /intermedio” o “molto complesso/cattivo” (P = .65). Conclusioni La maggior parte dei pazienti ha raggiunto gli stretti obiettivi glicemici tra il 2001 e il 2010, anche se i danni del trattamento intensivo, probabilmente, superano i benefici per i pazienti anziani con stato di salute “complesso /intermedio” o “molto complesso/cattivo”. La maggior parte di essi è stata trattata con insulina o sulfaniluree, che possono causare ipoglicemia grave. I risultati del lavoro suggeriscono che una parte sostanziale degli anziani con diabete è stata trattata in modo potenzialmente eccessivo. K J Lipska, J S Ross, Y Miao, N D Shah, S J Lee, M A Steinman, Potential Overtreatment of Diabetes Mellitus in Older Adults With Tight Glycemic Control doi: 10.1001/jamainternmed.2014.7345 Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25581565 - 04/02/2015
- Glibenclamide, metformina e insulina per il trattamento del diabete gestazionale Una revisione sistematica e meta-analisi riassume i risultati di trial randomizzati e controllati, che confrontano la glibenclamide o la metformina fra loro o con l’insulina, in donne con diabete gestazionale che richiede trattamento farmacologico. Design e metodologia Da Medline, CENTRAL e Embase, sono stati selezionati i trial clinici randomizzati e controllati (fino al 20 maggio 2014), che soddisfano tutte le seguenti condizioni: 1) sono stati pubblicati come testo integrale, 2) riguardano donne con diabete gestazionale che richiedono un trattamento farmacologico , 3) confrontano glibenclamide vs insulina, metformina vs insulina o metformina vs glibenclamide e 4) forniscono informazioni sugli esiti materni e fetali. Sono stati selezionati 15 articoli, riguardanti 2.509 soggetti, sui quali è stata condotta una review sistematica e meta-analisi. Esiti da misurare: sono stati presi in considerazione 14 esiti primari (6 materni, 8 fetali) e 16 secondari (5 materni, 11 fetali). Risultati Sono state individuate differenze significative per i risultati primari di glibenclamide vs insulina, per quanto riguarda peso alla nascita (differenza media 109 g, IC 95% 35,9-181), macrosomia (risk ratio 2,62, 1,35-5,08) e ipoglicemia neonatale (risk ratio 2.04, 1,30-3,20). Nel confronto metformina vs insulina, è stata raggiunta la significatività per: aumento di peso materno (differenza media -1,14 kg, da -2,22 a -0,06), età gestazionale al momento del parto (differenza media -0,16 settimane, da -0,30 a -0,02) e parto pretermine (risk ratio 1,50, 1,04-2,16), con tendenza all’ipoglicemia neonatale (risk ratio 0,78, 0,60-1,01). Nel confronto metformina vs glibenclamide, è stata raggiunta la significatività per: aumento di peso materno (differenza media -2,06 kg, IC 95% da -3,98 a -0,14), peso alla nascita (differenza media -209 g, da -314 a -104), macrosomia (risk ratio 0,33, 0,13-,81) e neonato grande per l’età gestazionale (risk ratio 0,44, 0,21-0,92). Quattro esiti secondari sono risultati migliori per la metformina, rispetto all’insulina e uno peggiore per la metformina rispetto alla glibenclamide. Il fallimento terapeutico è stato maggiore con la metformina che con la glibenclamide. Conclusioni A breve termine, in donne con diabete gestazionale che richiedono trattamento farmacologico, la glibenclamide è nettamente inferiore sia all’insulina che alla metformina, mentre la metformina (più insulina quando richiesto) dà risultati lievemente migliori dell’insulina. In base a questi risultati, la glibenclamide non deve essere utilizzata per il trattamento di donne con diabete gestazionale, se è possibile il trattamento con insulina o metformina. M Balsells, A García-Patterson, I Solà, M Roqué, I Gich, R Corcoy, Glibenclamide, metformin, and insulin for the treatment of gestational diabetes: a systematic review and meta-analysis BMJ 2015;350:h102 Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.h102 - 02/02/2015
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci Comunicazione EMA su Vantobra (tobramicina) e raccomandazioni PRAC su medicinali contenenti ambroxol e bromexina. Comunicazione EMA su Vantobra (tobramicina) Fonte: AIFA 23/01/2015 Il 22 gennaio 2015, il Comitato per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) ha adottato di nuovo un parere positivo, raccomandando il rilascio dell’autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale Vantobra soluzione per nebulizzatore 170 mg, destinato alla gestione delle infezioni polmonari croniche da Pseudomonas aeruginosa in pazienti a partire dai 6 anni di età affetti da fibrosi cistica (FC). La ditta richiedente questo medicinale è PARI Pharma GmbH. Il principio attivo di Vantobra è la tobramicina, un antibiotico aminoglicosidico (J01GB01), che inibisce principalmente la sintesi proteica batterica e provoca una rapida soppressione concentrazione-dipendente. Un piano di farmacovigilanza per Vantobra sarà attuato come parte dell’autorizzazione all’immissione in commercio. Vantobra, anche se simile ad un medicinale orfano già autorizzato, viene considerato clinicamente superiore a causa di una maggiore sicurezza di impiego in un gruppo consistente di popolazione target. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-vantobra-tobramicina-23012015 Raccomandazioni PRAC su medicinali contenenti ambroxol e bromexina Fonte: AIFA 12/01/2015 Su richiesta dell’Agenzia Belga del farmaco (AFMPS), in seguito a segnalazioni di reazioni allergiche e SCARs con ambroxol, il Comitato di Valutazione del Rischio per la Farmacovigilanza dell’EMA (PRAC) ha effettuato una revisione di ambroxol e bromexina. Il PRAC ha concluso che il rischio di reazioni allergiche è basso; ha inoltre individuato un basso rischio di SCARs associato all’uso di questi medicinali. Sulla base di queste conclusioni, ha raccomandato di aggiungere il rischio di SCARs alle informazioni di sicurezza dei medicinali, insieme all’avvertenza di interrompere immediatamente il trattamento se si presentano sintomi di SCARs. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-medicinali-contenenti-ambroxol-e-bromexina-12012015 - 29/01/2015
- Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi Un documento del Ministero della Salute rivolto ai medici e alle donne, che allattano. Il 21 gennaio, il Ministero della Salute ha pubblicato sul suo sito il documento: Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi, curato dal Ministero della Salute-Tavolo tecnico operativo interministeriale sulla promozione dell’allattamento al seno. Il documento fornisce consigli e informazioni di base, rivolti sia alla donna che allatta al seno e che può trovarsi nella condizione di dover assumere farmaci senza nuocere alla salute del bambino, che ai medici curanti. Alla donna che allatta al seno, il documento ricorda che: · Curarsi è suo diritto, ma bisogna chiedere il parere del medico ed evitare le cure “fai da te”, perché alcuni farmaci a basso rischio durante la gravidanza, potrebbero non esserlo durante l’allattamento. · Le donne, che devono assumere farmaci per patologie croniche, come l’insulina per il diabete o gli ormoni tiroidei sostitutivi per l’ipotiroidismo, possono continuare a farlo, ma seguendo i consigli del medico, riguardo alle modalità e alle dosi corrette. · È, comunque, consigliabile assumere i farmaci dopo la poppata, in modo che l’organismo abbia il tempo di metabolizzarli. · A seconda del tipo di farmaco, il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o lo specialista valuterà l’eventuale sospensione dell’allattamento, in base alle indicazioni e avvertenze riportate nel foglietto illustrativo del farmaco e ai dati della letteratura, consultando, se necessario, i centri di riferimento per l’informazione sul farmaco. · Una donna, che sa di dover iniziare la terapia con un farmaco incompatibile con l’allattamento, può eventualmente decidere di tirare e conservare il proprio latte: il latte materno può essere conservato in frigo a temperatura di 4 °C per 4 giorni oppure in freezer a -20°C per 6 mesi. Per gli operatori sanitari: · Il medico, nel dare il suo parere deve considerare i benefici derivanti al bambino dall’allattamento al seno e chiedersi se vi siano reali motivi clinico-scientifici per definire come “assolutamente controindicato” un farmaco in corso di allattamento. Il giudizio professionale non deve basarsi su un approccio difensivo, cioè sul timore medico-legale indotto, per esempio, dalla lettura di gran parte dei foglietti illustrativi dei farmaci e deve tener presente che una sospensione può facilmente diventare un’interruzione definitiva. · È bene spiegare alla madre, che allatta i dati disponibili nella letteratura scientifica. · Bisogna tener presente che, ad eccezione dei farmaci antitumorali, delle droghe (street drugs), dell’assunzione acuta di farmaci a dosi elevate (tentativo di suicidio) e delle allergie, quasi tutti i farmaci, per poter avere effetti collaterali rilevanti nel neonato allattato al seno, devono essere assunti dalla madre in maniera prolungata. · L’eventuale rischio derivante al lattante dall’uso materno di farmaci in corso di allattamento al seno, è un problema che si pone soprattutto nei primi 2 mesi di vita. · Nel caso in cui la madre sia in terapia con un farmaco psicotropo, che agisce sul sistema nervoso centrale, l’allattamento al seno non è automaticamente controindicato, perché la quota di farmaco che passa nel latte e l’effetto sul lattante dipendono sia dalle caratteristiche farmacocinetiche del farmaco specifico, sia dal metabolismo della madre e del bambino. È, comunque, necessaria un’attenta sorveglianza clinica. Il documento del Ministero mette a disposizione i contatti di Centri TIS (Servizio di Informazione Teratologica o Teratology Information Service) ai quali rivolgersi per consulti e i link di siti dedicati all’argomento. Link: http://www.salute.gov.it/portale/documentazione/p6_2_2_1.jsp?lingua=italiano&id=2272 - 28/01/2015
- Trombocitopenia indotta da eparina BMJ pubblica una revisione clinica, che è stata sviluppata in collaborazione con BMJ Best Practice, sulla base di un dibattito che si è svolto sull’web. La trombocitopenia indotta da eparina (HIT) è una sindrome clinicopatologica, che si verifica quando gli anticorpi eparina dipendenti IgG si legano ai complessi fattore piastrinico 4-eparina per attivare le piastrine e produrre uno stato di ipercoagulabilità. Ciò si traduce in trombocitopenia o trombosi, in relazione temporale con una precedente esposizione all’eparina. La HIT si sviluppa tipicamente in 5-10 giorni (range 4-15 giorni) dopo l’inizio dell’eparina e può verificarsi con eparina non frazionata, eparina a basso peso molecolare o, raramente, fondaparinux. La presenza di anticorpi eparina dipendenti da sola, senza manifestazioni cliniche, non è sufficiente per una diagnosi di HIT. Nonostante la sua somiglianza strutturale con l’eparina, il pentasaccaride anticoagulante fondaparinux, di solito, non genera anticorpi anti-PF4, a causa di una reattività crociata assente o debole. Il fondaparinux ha un rischio basso (ma non nullo) di indurre HIT, di conseguenza, viene utilizzato con successo per il trattamento della HIT in numerosi casi ed è considerato un anticoagulante non-eparina. A chi viene la trombocitopenia indotta da eparina? La prevalenza della HIT va dallo 0,1 al 5,0 % e varia considerevolmente in relazione a diversi fattori di rischio, relativi al paziente e al farmaco. L’incidenza è più alta nei pazienti che vengono trattati con eparina dopo operazioni o traumi (1-5 %), la condizione è rara nei pazienti trattati con dosi profilattiche di eparina (<1%) e ancora più rara nelle donne in gravidanza (<0,1%). Il rischio di HIT è notevolmente superiore con eparina non frazionata, rispetto a quella a basso peso molecolare. Le donne sembrano avere un rischio di HIT da 1.5 a 2 volte maggiore di quello degli uomini. Quali sono le cause? La causa della HIT non è nota. La rapida produzione di anticorpi IgG senza produzione iniziale di anticorpi IgM suggerisce una risposta immunitaria secondaria, nonostante l’assenza di un precedente uso di eparina, nella maggior parte dei pazienti che sviluppano HIT. Sulla base di queste osservazioni, si ipotizza che la sensibilizzazione degli anticorpi anti-PF4/eparina si verifichi in seguito all’esposizione ad altri fattori ambientali (per esempio, un’infezione batterica), che producono lo stesso antigene. Le molecole del fattore piastrinico 4 si legano all’eparina sulla superficie delle piastrine per formare un neo – antigene che è riconosciuto dagli anticorpi dell’HIT (IgG). Gli anticorpi anti eparina-PF4 si legano ai grandi complessi eparina-PF4 e attivano le stesse piastrine o altre adiacenti attraverso i loro recettori Fc. L’attivazione delle piastrine porta alla produzione di microparticelle procoagulanti derivate dalle piastrine e generazione di trombina, con il potenziale sviluppo delle manifestazioni cliniche che sono caratteristiche dell’HIT. Anche l’attivazione dei monociti e dell’endotelio è coinvolta nella patogenesi dell’HIT. In genere, gli anticorpi dell’HIT sono transitori e divengono non rilevabili entro 100 giorni. Prevenzione primaria Il modo migliore per prevenire la HIT è minimizzare o evitare l’uso dell’eparina. I nuovi anticoagulanti orali come dabigatran, rivaroxaban e apixaban possono essere utilizzati come alternative per la tromboprofilassi per alcune indicazioni, per esempio dopo artroplastica. Screening Lo screening per la HIT di solito richiede una conta piastrinica di serie nei pazienti che ricevono eparina non frazionata o eparina a basso peso molecolare o, raramente, fondaparinux per almeno quattro giorni, così come nei pazienti che si presentano con la trombosi e hanno utilizzato questi farmaci nei precedenti 100 giorni. Dato l’elevato numero di cause alternative di trombocitopenia, il monitoraggio di routine della conta piastrinica è potenzialmente dannoso, a causa dell’inutile sospensione dell’eparina e della sostituzione con anticoagulanti diversi dall’eparina in pazienti senza HIT. Gli esperti sono divisi sull’utilità dello screening, a causa della mancanza di prove. Il potenziale beneficio dello screening è, probabilmente, più alto nel caso di pazienti con rischio di HIT ≥1 (per esempio, i pazienti trattati con eparina o eparina a basso peso molecolare dopo interventi chirurgici o traumi) ed è disponibile un test funzionale per gli anticorpi dell’HIT, al fine di ridurre la probabilità di risultati falsi positivi del test. Il dosaggio degli anticorpi HIT non è significativo, come screening. Se lo screening è stato effettuato, la conta piastrinica va fatta ogni due o tre giorni a partire dal 4° al 14° giorno (o fino alla sospensione dell’eparina). Se la conta piastrinica scende durante lo screening di routine e la probabilità pre-test di HIT è almeno moderata (punteggio 4TS≥4), si raccomandano test di laboratorio per gli anticorpi HIT, di conferma. Se i pazienti vengono sottoposti a intervento chirurgico, il giorno in cui l’eparina viene ripresa è considerato il giorno 0 di utilizzo dell’eparina, anche se i pazienti erano stati trattati prima dell’intervento, perché la chirurgia riduce notevolmente il fattore di rischio per l’HIT ed è come se “resettasse” l’orologio. Anche se l’eparina viene data durante l’operazione, la data dell’intervento chirurgico diventa il giorno 0. Prevenzione secondaria Non è nota la sicurezza del riutilizzo prolungato di eparina non frazionata, eparina a basso peso molecolare o, raramente, fondaparinux nei pazienti con una storia di HIT (attualmente negativi per gli anticorpi dell’HIT). Il trattamento a breve termine ( < 4 giorni) è stato utilizzato in modo sicuro nei pazienti che necessitano di procedure cardiache e i cui test sono negativi per gli anticorpi HIT. In linea di massima, sarebbe meglio evitare l’eparina nei pazienti con una storia di HIT. A seconda della situazione clinica, anticoagulanti come fondaparinux, rivaroxaban, dabigatran, apixaban, argatroban, danaparoid e bivalirudina possono costituire alternative ragionevoli. L’anticoagulazione regionale con citrato può essere un’opzione nei pazienti con una storia di HIT, che necessitano di sostituzione renale. Diagnosi, gestione e prognosi La HIT dovrebbe essere sospettata quando i pazienti presentano trombocitopenia o trombosi nel contesto di uso di eparina negli ultimi 100 giorni, in particolare nel contesto di recenti interventi cardiaci o ortopedici. La HIT dovrebbe essere presa in considerazione quando i pazienti presentano necrosi emorragica surrenalica (secondaria alla trombosi della vena surrenalica), lesioni cutanee necrotizzanti nei siti di iniezione dell’eparina o una reazione sistemica acuta nel contesto di esposizione a eparina o eparina a basso peso molecolare nei precedenti 100 giorni. La diagnosi richiede la combinazione di un quadro clinico compatibile e la conferma di laboratorio della presenza di anticorpi attivanti anti-PF4/eparina. La presenza di anticorpi da sola, senza manifestazioni cliniche, non è sufficiente per la diagnosi di HIT. Il primo passo è determinare la probabilità che il paziente abbia l’HIT, in base a criteri clinici. Questo comporta un attento riesame della storia dell’uso dell’eparina da parte del paziente. Il rischio maggiore di HIT è correlato all’uso di eparina non frazionata, segue l’eparina a basso peso molecolare e, quindi, il fondaparinux. Sono stati sviluppati diversi strumenti clinici di previsione per aiutare i medici a determinare la probabilità clinica di HIT: per esempio, la scala di probabilità Warkentin (4TS) e lo HIT expert probability score. Anche se le regole di predizione clinica differiscono su dettagli specifici, tutti si concentrano su diverse caratteristiche fondamentali: l’entità della riduzione della conta piastrinica, i tempi di riduzione della conta piastrinica (o altri eventi relativi alla HIT) in relazione all’inizio dell’eparina e alla presenza o assenza di spiegazioni alternative alla trombocitopenia. Le opzioni di trattamento per la HIT si basano sul sistema di punteggio 4TS di Warkentin. Se il punteggio 4TS è ≥4, l’eparina deve essere interrotta immediatamente e considerato un anticoagulante non-eparina. Per i punteggi ≤3, le opzioni di trattamento dipenderanno dalla valutazione del medico. Con un trattamento adeguato, il recupero delle piastrine nei pazienti con HIT si verifica, in genere, entro una settimana, anche se nei casi gravi possono essere necessari tempi più lunghi. Nei pazienti che non hanno complicazioni iniziali, non ci sono implicazioni a lungo termine conosciute, se non il rischio di recidiva di HIT con il riutilizzo prolungato di eparina. Dopo il recupero delle piastrine, non è necessario alcun monitoraggio, se non quello di routine, come per un qualsiasi trattamento anticogulante. I pazienti devono aggiungere l’allergia all’eparina alla loro lista di allergie a farmaci. È in corso uno studio clinico per valutare l’uso di rivaroxaban in pazienti con HIT, sospetta o confermata. Lori-Ann Linkins Heparin induced thrombocytopenia BMJ 2015;350:g7566 doi: 10.1136/bmj.g7566 (Published 8 January 2015) Link: http://www.bmj.com/content/350/bmj.g7566 La versione completa del dibattito, che si è svolto sull’web è consultabile sul sito BMJ Best Practice Link: http://bestpractice.bmj.com/best-practice/monograph/1202.html - 27/01/2015
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato on-line il numero 85 (Nov-Dec 2014) di “Focus Farmacovigilanza”. La rivista sulla sicurezza dei farmaci è passata, nel 2014, dalla versione cartacea alla versione online, registrando un incremento del 41,27% dei visitatori, rispetto all’anno precedente. Ha, inoltre, creato un suo sito internazionale in inglese, sulle stesse tematiche: www.pharmaco-vigilance.eu. Dal sito di “Focus Farmacovigilanza” è possibile anche accedere al nuovo sito sulle politiche del farmaco, coordinato da Giuseppe Traversa dell’Istituto Superiore di Sanità: www.politichedelfarmaco.it . L’editoriale è dedicato all’emergenza Ebola e riflette sulla decisione presa dall’OMS di permettere la sperimentazione di nuove terapie, ma a condizione che rispettino le regole fissate dal documento Ethical considerations for use of unregistered interventions for Ebola viral disease. (http://www.who.int/csr/resources/publications/ebola/ethical-considerations/en/) Le regole comprendono, fra l’altro, la trasparenza, la condivisione dei risultati e la collaborazione con la comunità scientifica internazionale al fine di creare sinergie per raggiungere il risultato di debellare l’epidemia. “Tutto questo – si osserva – distingue nettamente l’eccezione per Ebola da quella che i sostenitori di Stamina avrebbero voluto ottenere per un presunto rimedio di malattie fatali sul quale non esistono dati di alcun genere, e di cui è persino ignota la preparazione.” La rubrica “Il punto” è focalizzata sulle diverse forme di osteonecrosi del mascellare e sulla correlazione non solo con i bifosfonati, ma anche con altri farmaci, come denosumab e farmaci antiangiogenetici. “Segnali dal mondo” riporta i risultati di un articolo, che evidenzia come l’inizio di una terapia con tramadolo possa essere associato alla comparsa di ipoglicemia, anche grave, che può richiedere l’ospedalizzazione: Tramadol Use and the Risk of Hospitalization for Hypoglycemia in Patients With Noncancer Pain JAMA Intern Med. Published online December 08, 2014. doi:10.1001/jamainternmed.2014.6512 (http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1984249) Nella rubrica “Farmaci e Anziani”, vengono trattate le problematiche relative all’uso dell’allopurinolo: circa il 5% dei pazienti, che iniziano ad assumere questo farmaco deve sospenderlo a causa di eventi avversi e nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza sono registrate 1.433 segnalazioni di sospette reazioni avverse nelle quali l’allopurinolo è stato indicato come farmaco sospetto. L’articolo riferisce anche i dati di uno studio osservazionale condotto dall’Università di Cagliari tra il 2001 e il 2010. http://www.farmacovigilanza.eu/ - 26/01/2015
- Gioco d’azzardo patologico, ipersessualità e shopping compulsivo associati ai farmaci agonisti dei recettori della dopamina Dalle segnalazioni di sospette Reazioni Avverse a Farmaco del Data Base della FDA, emerge un segnale di rischio. In una serie di casi e indagini retrospettive sui pazienti, sono stati segnalati disturbi del controllo degli impulsi, rari ma gravi, in associazione con l’uso di farmaci agonisti dei recettori della dopamina. Questi agenti sono usati per trattare la malattia di Parkinson, la sindrome delle gambe senza riposo e la iperprolattinemia. Gli eventi avversi consistono in comportamenti come gioco d’azzardo patologico, ipersessualità, shopping compulsivo e, meno frequentemente, binge eating (Sindrome da Alimentazione Incontrollata) e punding (fascino compulsivo per attività meccaniche ripetitive come, ad esempio, montare e smontare elettrodomestici). Tali comportamenti possono avere effetti catastrofici, per quanto riguarda il lavoro, il matrimonio e le finanze familiari. I tassi di prevalenza vanno dal 6 % al 24 %. In numerosi casi, il comportamento anomalo è cessato con la sospensione del farmaco e, in alcuni casi, è riapparso quando è stata ripresa la terapia. I farmaci dopaminoagonisti sono prescritti frequentemente: negli USA, nell’ultimo trimestre del 2012, sono stati superati i due milioni di ricette. Secondo alcuni sondaggi, però, il disordine non è riconosciuto in oltre il 50% dei casi e i pazienti tendono a minimizzarlo. Obiettivi Lo studio si pone gli obiettivi di analizzare le segnalazioni di gravi eventi avversi da farmaco relative ai disturbi del controllo degli impulsi, pervenute alla US Food and Drug Administration (FDA) e valutare il rapporto di questi casi clinici con i sei farmaci agonisti dei recettori della dopamina, che sono stati approvati dalla FDA. Materiali e metodi È stata condotta un’analisi retrospettiva di disproporzionalità basata sui 2,7 milioni di segnalazioni di gravi eventi avversi da farmaco (2003-2012), estratti dal FDA Adverse Event Reporting System. Sono stati selezionati i casi, che contenevano almeno uno dei 10 termini del dizionario medico MedDRA relativi ai comportamenti anomali. È stato usato il rapporto proporzionale di segnalazione (PRR): un rapporto simile, come concetto, al rapporto di rischio relativo. Per calcolare il PRR è stata confrontata la proporzione degli eventi target con tutti gli eventi gravi per i farmaci in studio e con un rapporto analogo per tutti gli altri farmaci. Risultati Sono stati identificati 1.580 eventi che indicano disturbi del controllo degli impulsi, provenienti dagli Stati Uniti e 21 da altri paesi: 710 relativi agli agonisti dei recettori della dopamina e 870 per altri farmaci. Per gli agonisti dei recettori della dopamina, è risultato un forte segnale associato ai disturbi del controllo degli impulsi (n = 710; PRR = 277,6, P <.001). L’associazione era più forte per gli agonisti dopaminergici pramipexolo (n = 410; PRR = 455,9, P <.001) e ropinirolo (n = 188; PRR = 152.5, p <.001), con affinità preferenziale per i recettori della dopamina D3. Un segnale è stato anche visto per aripiprazolo, un antipsicotico classificato come agonista parziale del recettore D3 (n = 37; PRR = 8.6, p <.001). Conclusioni I risultati confermano ed estendono la prova che i farmaci agonisti dei recettori della dopamina sono associati a disturbi del controllo di questi impulsi specifici. Allo stato attuale, per nessuno dei farmaci dopaminoagonisti approvati dalla FDA sono stati emessi avvertimenti, ma i risultati di questo lavoro e di altri precedenti ne evidenziano la necessità. Anche i medici, che prescrivono questi farmaci dovrebbero avvertire i pazienti e le loro famiglie del rischio di tali reazioni avverse gravi. TJ Moore, J Glenmullen, DR Mattison, Reports of pathological gambling, hypersexuality, and compulsive shopping associated with dopamine receptor agonist drugs. JAMA Intern Med. 2014 Dec;174(12):1930-3. doi: 10.1001/jamainternmed.2014.5262. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25329919 http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1916909 - 22/01/2015
- Gli antidepressivi in gravidanza Numerose donne sono trattate con antidepressivi durante la gravidanza; tuttavia, le conseguenze a lungo termine per il nascituro restano in gran parte sconosciute. I roditori esposti ad antidepressivi inibitori del trasportatore della serotonina (SERT) durante lo sviluppo mostrano cambiamenti del comportamento emotivo, nell’età adulta. Questi cambiamenti sono equiparabili alle alterazioni comportamentali dovute alle riduzioni genetiche del SERT. Entrambi sono molto rilevanti per gli esseri umani e variano in relazione ai loro tempi di interruzione del SERT. È stato osservato che il comportamento legato all’ansia e, soprattutto, la neurotrasmissione della serotonina divergono nei due casi. Nei topi, la carenza prenatale del SERT provoca aumenti dei comportamenti legati all’ansia e iperserotoninemia, che durano tutta la vita. Al contrario, l’esposizione precoce all’antidepressivo escitalopram (ESC; Lexapro®) determina una diminuzione dei comportamenti correlati all’ansia, che iniziano durante l’adolescenza e in età adulta sono associati all’ipofunzione del sistema della serotonina nell’ippocampo ventrale. I cambiamenti comportamentali degli adulti derivanti dalla precoce esposizione alla fluoxetina (Prozac) erano diversi da quelli derivanti da ESC e, anche se in qualche modo simili alla carenza di SERT, non sono stati associati a cambiamenti nella trasmissione della serotonina dell’ippocampo in tarda età adulta. Questi risultati rivelano differenze nel comportamento degli adulti e nella neurotrasmissione derivanti dall’esposizione, durante lo sviluppo, a diversi antidepressivi ampiamente prescritti, che non sono riassunte dall’insufficienza genetica del SERT. Inoltre, sostengono un ruolo fondamentale della modulazione serotoninergica dei comportamenti correlati all’ansia. SC Altieri, H Yang, HJ O’Brien, HM Redwine, D Senturk, JG Hensler, AM Andrews Perinatal vs. Genetic Programming of Serotonin States Associated with Anxiety Neuropsychopharmacology. 2014 Dec 19. doi: 10.1038/npp.2014.331. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25523893 http://www.nature.com/npp/journal/vaop/naam/abs/npp2014331a.html Sull’argomento, si veda anche: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/assunzione-degli-antidepressivi-durante-la-gravidanza-uno-studio-americano - 19/01/2015
- Infezioni da virus varicella-zoster in pazienti trattati con fingolimod: la valutazione del rischio e le raccomandazioni per la gestione Le infezioni da virus varicella-zoster (VZV) sono segnalate in maniera crescente nei pazienti con sclerosi multipla (SM) e costituiscono una fonte di notevole preoccupazione, soprattutto con l’avvento dei nuovi trattamenti modificanti la malattia per il trattamento della sclerosi multipla, che influenzano l’immunità cellulo-mediata. Lo studio ha l’obiettivo di valutare l’incidenza, i fattori di rischio e le caratteristiche cliniche delle infezioni da VZV, nei pazienti trattati con fingolimod e fornire le raccomandazioni per la prevenzione e la corretta gestione. Materiali e metodi I tassi di infezioni da VZV negli studi clinici su fingolimod si basano sui dati aggregati degli studi completati e controllati di fase 2 e 3 (3.916 partecipanti) e sulle fasi di estensione non controllate e in corso (3.553 partecipanti). Sono stati ammessi a partecipare a questi studi pazienti di sesso maschile e femminile di età compresa tra i 18 e i 55 anni (18-60 anni per gli studi di fase 2) ai quali è stata diagnosticata una SM recidivante-remittente. Sono stati valutati i tassi di segnalazione post-marketing dal 2010. Negli studi clinici, i pazienti hanno ricevuto fingolimod al dosaggio di 0,5 o 1,25 mg /die, l’interferone beta-1a o placebo. Nel post-marketing, tutti i pazienti hanno ricevuto fingolimod 0,5 mg /die (esposizione totale di 54.000 pazienti-anni al momento dell’analisi). Il risultato principale da misurare era il tasso di incidenza dell’infezione da VZV per 1.000 anni-paziente, calcolato in base alle segnalazioni di eventi avversi, negli studi post-marketing. Risultati Complessivamente, negli studi clinici, i tassi di infezione da VZV erano bassi, ma superiori con fingolimod rispetto al placebo (11 vs 6 per 1.000 anni-paziente). Un tasso simile è stato confermato negli studi di estensione tuttora in corso. I tassi riportati negli studi post-marketing erano comparabili (7 per 1000 anni-paziente) e sono rimasti stabili nel tempo. La sproporzionalità nel segnalare l’infezione da herpes zoster è risultata maggiore nei pazienti trattati con fingolimod, rispetto a quelli che hanno ricevuto altri trattamenti modificanti la malattia (media geometrica empirica bayesiana 2.57, IC 90% 2,26-2,91); la percentuale di infezioni gravi da herpes zoster non era superiore alla quota per altri trattamenti (media geometrica empirica bayesiana 1.88, IC 90% 0,87-3,70). Il trattamento con corticosteroidi per recidive potrebbe essere un fattore di rischio per la riattivazione dell’infezione da VZV. Conclusioni I tassi di infezioni da VZV negli studi clinici erano bassi con fingolimod 0,5 mg /die, ma superiori a quelli con placebo. I tassi riportati nel post-marketing sono comparabili. Non sono stati trovati segni di accumulo del rischio con esposizione più lunga. I casi gravi o complicati di herpes zoster non erano comuni. Gli autori consigliano di stabilire lo stato immunitario VZV del paziente prima di iniziare la terapia con fingolimod e l’immunizzazione per i pazienti a rischio di infezione VZV primaria. La profilassi antivirale di routine non è necessaria ma, in caso di concomitante terapia pulsata con corticosteroidi oltre i 3-5 giorni, è richiesta una valutazione individuale del rischio-beneficio. È importante una vigilanza continua per identificare i primi sintomi di infezione da VZV e consentire un tempestivo trattamento antivirale. AM Arvin , JS Wolinsky , L Kappos, MI Morris, AT Reder , C Tornatore , A Gershon, M Gershon, MJ Levin , M Bezuidenhoudt, N Putzki . Varicellazoster virus infections in patients treated with fingolimod: risk assessment and consensus recommendations for management. JAMA Neurol. 2015 Jan 1;72(1):319. doi: 10.1001/jamaneurol.2014.3065. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25419615 - 19/01/2015
- Specialist Cohort Event Monitoring (SCEM): una nuova metodologia per la Farmacovigilanza Un lavoro discute la nuova metodologia di studio, il disegno, il razionale e le caratteristiche che mirano ad affrontare le possibili distorsioni (come il bias di selezione) e le applicazioni attuali. Il panorama normativo in evoluzione ha aumentato la necessità di soluzioni innovative, proattive, efficienti e più significative per gli studi condotti nel ‘mondo reale’ sulla sicurezza post autorizzazione (PASS). Il perseguimento degli obiettivi di gestione del rischio e la raccolta di informazioni supplementari per il monitoraggio di sicurezza o la valutazione del modello di utilizzo di un farmaco devono contemporaneamente soddisfare l’obbligo di pianificazione della gestione dei rischi, che spetta al titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio e le esigenze di esecuzione. È, inoltre, necessario acquisire i dati relativi all’assistenza primaria e secondaria e studiare l’uso di nuovi farmaci nell’assistenza secondaria, per lo svolgimento di un PASS. Per soddisfare questa esigenza, il monitoraggio degli eventi si è evoluto. Lo Specialist Cohort Event Monitoring (SCEM) è una nuova metodologia che consente di monitorare una coorte di pazienti ai quali è stato prescritto un farmaco, in ospedale e durante l’assistenza secondaria. Il metodo permette anche il confronto con una coorte di pazienti trattati con cure standard, da monitorare contemporaneamente, a seconda dell’obiettivo della ricerca. L’approccio è stato sviluppato in parallelo con il nuovo obbligo normativo, per le aziende farmaceutiche, di intraprendere un piano di gestione del rischio nell’ambito del monitoraggio di sicurezza post-autorizzazione. Gli studi SCEM riconoscono che la popolazione dello studio comprende quei pazienti che possono avere un trattamento iniziato sotto l’assistenza di professionisti sanitari specializzati e che sono più complessi, in termini di malattia di base, comorbidità e terapie concomitanti, rispetto alla popolazione generale malata, in cura nell’assistenza primaria. D. Layton, S. A. W. Shakir Specialist Cohort Event Monitoring Studies: A New Study Method for Risk Management in Pharmacovigilance Drug Saf DOI 10.1007/s40264-014-0260-x Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25564333 - 15/01/2015
- Danno epatico associato al ketoconazolo Una revisione delle evidenze pubblicate valuta i dati sulla sicurezza del ketoconazolo e le possibili alternative terapeutiche. Il ketoconazolo è stato introdotto nel 1981 per il trattamento orale delle infezioni fungine. Fin dall’introduzione del farmaco, è stato individuato il rischio di danno epatico come potenzialmente associato al ketoconazolo. Sulla base dei dati pubblicati disponibili è difficile determinare la reale incidenza o la prevalenza del danno epatico. Gli autori rilevano che i report basati su casi clinici e gli studi epidemiologici di danno epatico correlato al ketoconazolo hanno tutti dei limiti metodologici e un potenziale bias intrinseco. Osservano, inoltre, che i dati raccolti fino ad oggi e pubblicati nella letteratura biomedica indicano che il ketoconazolo è raramente menzionato come farmaco offensivo in una serie quantitativamente significativa di casi di danno o insufficienza epatica da farmaco. Tra gli studi focalizzati sui pazienti che assumono ketoconazolo, l’incidenza o prevalenza di disfunzione epatica è bassa; nella maggior parte dei casi, la disfunzione o lesione è asintomatica e rilevabile solo come anomalie nei test biochimici di funzionalità epatica, inoltre, è completamente reversibile nel corso del tempo, con o senza interruzione del ketoconazolo. Il danno epatico sintomatico, grave o irreversibile sembra essere poco frequente. Sono, comunque, stati riportati casi di insufficienza epatica associata a ketoconazolo, che hanno richiesto il trapianto di fegato o hanno avuto esito mortale. Sebbene suggerita in alcuni studi, la relazione del danno epatico da ketoconazolo con la dose e/o la durata della terapia non è ancora stata chiarita. L’età del paziente, malattie preesistenti del fegato e trattamenti concomitanti con altri farmaci potenzialmente epatotossici sono stati citati come possibili fattori predisponenti. Nel 2013, dopo più di 3 decenni di uso clinico del ketoconazolo, la FDA e l’ EMA- CHMP hanno emesso contemporaneamente un avviso circa il rischio di danno epatico da ketoconazolo. L’azione regolatoria sembra basarsi sulle segnalazioni di Reazioni Avverse registrate nel sistema della FDA, ma questi dati non sono stati pubblicati. Sul medico curante, grava, ora, una maggiore responsabilità medico-legale, perché se prima prendeva la decisione di prescrivere il ketoconazolo basandosi sulle prove scientifiche e sulla valutazione di rischi e benefici, ora deve tenere conto anche del potenziale rischio di epatotossicità, raro ma possibile. Per i pazienti con malattia fungina, sono disponibili trattamenti orali alternativi, probabilmente terapeuticamente equivalenti al ketoconazolo. Le opzioni includono itraconazolo, fluconazolo, voriconazolo e terbinafina. Tuttavia, tutti questi farmaci alternativi sono stati associati a danno epatico e altri effetti negativi e nessuno è considerato più sicuro del ketoconazolo. La ricerca clinica sulle interazioni farmacologiche è significativamente alterata e complicata dalle restrizioni d’uso del ketoconazolo. Il forte inibitore del CYP3A, ora, non è praticamente disponibile per indagini cliniche, anche se non sono stati pubblicati casi di volontari arruolati in ricerche cliniche, che abbiano registrato danni epatici dovuti al ketoconazolo. Itraconazolo e claritromicina sono stati proposti come farmaci sostitutivi del ketoconazolo, per la ricerca. Gli autori ritengono che il primo sia una possibile alternativa ragionevole, ma non la seconda. Se devono essere condotti studi di interazione su popolazioni di pazienti anziché su volontari, per esempio con farmaci oncologici, vanno prese in considerazione altre possibili tossicità con altri inibitori. Ad esempio, i pazienti oncologici pesantemente trattati con le antracicline possono essere a rischio dell’effetto inotropo negativo osservato con l’itraconazolo. Infine, l’evidenza disponibile indica di considerare il ritonavir a basso dosaggio, che è sicuro e ben tollerato, come opzione per sostituire il ketoconazolo, nell’ambito della ricerca clinica. HK Greenblatt, DJ Greenblatt. Liver injury associated with ketoconazole: review of the published evidence. J Clin Pharmacol. 2014 Dec;54(12):1321-9. doi: 10.1002/jcph.400. Epub 2014 Oct 1. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25216238 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/jcph.400/pdf - 13/01/2015
- La collaborazione per la farmacovigilanza tra la Food and Drug Administration e l’Agenzia Europea per i Medicinali: obiettivi e sfide comuni Il 19 febbraio 2014, la statunitense Food and Drug Administration (FDA) e l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) hanno annunciato la formazione di un cluster per la farmacovigilanza. Il gruppo comune di lavoro è stato progettato per integrare, e non sostituire, gli organismi internazionali, che già operano in questo campo. L’accordo formalizza una collaborazione di lunga data e facilita un più sistematico scambio di informazioni e competenze. La FDA e l’EMA hanno già istituito gruppi di lavoro comuni per discutere le questioni relative ai biosimilari, ai farmaci orfani, ai farmaci pediatrici ed altri. Questa nuova collaborazione si affianca agli altri organismi internazionali, che hanno competenze in materia di Farmacovigilanza: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/ WHO), il Consiglio dell’Organizzazione internazionale delle Scienze Mediche (Council of International Organisation of Medical Sciences – CIOMS), la Conferenza Internazionale per l’Armonizzazione dei Requisiti Tecnici per la Registrazione dei Prodotti Farmaceutici per Uso Umano (International Conference on Harmonisation of Technical Requirements for Registration of Pharmaceuticals for Human Use – ICH) e l’Associazione per le Informazioni sui Farmaci (Drug Information Association – DIA). Tali organismi promuovono la sorveglianza globale post-marketing sulla sicurezza dei farmaci e forniscono una piattaforma globale per la raccolta dei dati sugli eventi avversi (WHO), propongono indirizzi per le attività relative alla sicurezza post-approvazione (CIOMS), sviluppano tecniche omogenee per la richiesta d’autorizzazione alle autorità regolatorie di tutto il mondo (ICH) e forniscono un forum per la formazione e lo scambio di idee (DIA). Il gruppo di lavoro EMA- FDA si concentra, principalmente, sui problemi specifici del prodotto e, in misura minore, sugli approcci pratici per il monitoraggio della sicurezza dei farmaci in commercio. La Farmacovigilanza richiede uno sforzo globale: molti, importanti e complessi problemi di sicurezza dei farmaci sorgono quasi contemporaneamente in Europa e negli Stati Uniti; il gruppo di lavoro comune è, quindi, uno strumento utile per una tempestiva condivisione delle informazioni, dell’analisi e di ogni approccio ai problemi specifici ed, eventualmente ma non necessariamente, per l’adozione di azioni comuni. Il monitoraggio della sicurezza post-marketing in Europa e negli USA Nell’ultimo decennio, sia negli USA che nell’UE, la normativa ha sottolineato l’importanza del monitoraggio della sicurezza post-marketing dei farmaci e ha richiesto un maggiore impegno in tal senso, sia all’industria che alle autorità regolatorie. Nel settembre 2007, negli USA, è stato approvato il Food and Drug Administration Amendments Act (FDAAA). Il Titolo IX di questa legge riconosce alla FDA l’autorità di richiedere, a determinate condizioni, modifiche all’etichettatura, studi post – marketing sulla sicurezza, sperimentazioni cliniche, valutazione dei rischi e strategie di mitigazione (Risk Evaluation and Mitigation Strategy REMS), per determinati farmaci. Richiede anche alla FDA di sviluppare un sistema di analisi e identificazione del rischio, effettuare uno screening del suo database degli eventi avversi ogni 2 settimane, pubblicare trimestralmente i nuovi segnali di sicurezza sul suo sito web e di rivedere sistematicamente i dati di sicurezza post- marketing dei farmaci dopo 18 mesi dall’approvazione o dopo l’assunzione da parte di 10.000 pazienti, se posteriore. La legge ha, inoltre, richiesto alla FDA di creare un sito web sul quale pubblicare le informazioni relative alla sicurezza dei farmaci. Nell’Unione Europea, le fonti normative del sistema di Farmacovigilanza sono costituite dalla legislazione approvata nel dicembre 2010 (Direttiva 2010/ 84 / UE e regolamento UE n. 1235/2010) e dal regolamento di esecuzione del giugno 2012 (Regolamento di esecuzione UE n. 520/2012 del 19 giugno, 2012 modificato con direttiva 2012 /26 /UE e regolamento UE n. 1027/2012). Tali norme definiscono ruoli e responsabilità dei principali attori (in particolare industria farmaceutica e agenzie regolatorie), delineano le procedure operative dell’EMA, aumentano l’impegno dei pazienti e dei professionisti, richiedono l’integrazione dei dati scientifici sul profilo rischio/beneficio e che l’efficacia sia proporzionata al rischio, si concentrano su proattività e pianificazione, sulla riduzione delle duplicazioni e l’aumento dell’efficienza e della trasparenza, all’interno del sistema. I cambiamenti introdotti includono il rafforzamento del coordinamento tra le agenzie nazionali e l’EMA e l’aumento dei requisiti richiesti per l’autorizzazione, con una maggiore attenzione alla Farmacovigilanza, la richiesta di piani di gestione del rischio per tutti i nuovi farmaci, maggiori requisiti per gli studi post- marketing sulla sicurezza ed efficacia, la misurazione dell’effettiva minimizzazione del rischio, la richiesta ad ogni Stato membro di permettere la segnalazione degli eventi avversi anche ai pazienti, l’obbligo per le industrie farmaceutiche di inviare rapporti post- marketing sul profilo rischio/ beneficio, la creazione del Comitato per la Farmacovigilanza e la Valutazione dei Rischi (Pharmacovigilance and Risk Assessment Committee – PRAC), il coordinamento delle ispezioni di Farmacovigilanza e audit in tutta l’UE ed il finanziamento del sistema tramite le tasse. I due sistemi di Farmacovigilanza (statunitense ed europeo) hanno impostazioni diverse: ad esempio, un piano di gestione del rischio dell’Unione Europea e la valutazione del rischio e la strategia di mitigazione degli USA hanno approcci completamente differenti, per la gestione del rischio di un farmaco. Nel sistema UE, è enfatizzata la pianificazione della Farmacovigilanza, mentre un approccio del genere non è stato formalmente adottato negli Stati Uniti. Le regole europee per gli studi di sicurezza e di efficacia post-approvazione sono diverse dai requisiti richiesti negli USA per studi o sperimentazioni cliniche su un problema di sicurezza. Ci sono anche fondamentali differenze operative tra le due agenzie: nel sistema UE, la revisione scientifica è effettuata da esperti all’interno di una rete decentrata di agenzie nazionali, il cui lavoro afferisce ad un organismo comunitario: il PRAC. Negli Stati Uniti, il lavoro di revisione scientifica è svolto da un’agenzia centralizzata, sebbene non ci sia un organismo unico, all’interno della FDA, che elabora ogni raccomandazione. Nonostante le differenze, si possono comunque evidenziare alcuni indirizzi comuni di fondo: un aumento della trasparenza, un livello più elevato di responsabilità, una base scientifica rigorosa per il processo decisionale post-marketing, il miglioramento dei processi e l’incremento dei finanziamenti per la Farmacovigilanza. Questi valori condivisi costituiscono un buon punto di partenza per una stretta collaborazione. Conclusioni Attraverso un’attenta pianificazione, il gruppo di lavoro bilaterale potrà essere in grado di promuovere la condivisione delle informazioni e una rigorosa collaborazione scientifica, senza che questo porti necessariamente all’adozione dei medesimi provvedimenti su determinate questioni di sicurezza. Ciò potrebbe avvenire, anche in presenza di conclusioni scientifiche simili, a causa delle differenze normative presenti nei sistemi di Farmacovigilanza statunitense ed europeo. G J Dal Pan, P R Arlett, The US Food and Drug Administration-European Medicines Agency Collaboration in Pharmacovigilance: Common Objectives and Common Challenges Drug Saf DOI 10.1007/s40264-014-0259-3 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-014-0259-3 - 12/01/2015
- RELAZIONE SULLO STATO SANITARIO DEL PAESE 2012 – 2013 La Relazione è stata pubblicata sul sito tematico, creato appositamente dal Ministero e fornisce un quadro dello stato di salute della popolazione e dell’attuazione delle politiche sanitarie. Struttura e dinamica demografica La popolazione residente (al 1° gennaio 2014) è di 60.782.668 unità. Il saldo naturale del 2013 è stato – 86.000 (+514.000 nati – 600.000 decessi), il saldo migratorio è risultato positivo di circa 1 milione (immigrati 3 milioni, emigrati due milioni). Quanto alla struttura, continua l’invecchiamento della popolazione italiana: gli over 65 sono il 21,2% della popolazione, i giovani fino a 14 anni sono il 14%, la popolazione in età attiva, 15-64 anni, copre il rimanente 65% circa. Nel 2012, la speranza di vita alla nascita è di 79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne. Dal 2006 al 2011 la mortalità (misurata mediante i tassi di mortalità standardizzati) è passata, per gli uomini, da 113,8 decessi per 10.000 abitanti a 105,1 (–7,7%) e per le donne da 69,3 decessi per 10.000 abitanti a 65,6 (–5,3%). La qualità della sopravvivenza Come si può vedere, circa un italiano su cinque è al di sopra dei 65 anni. La popolazione continua ad invecchiare, ma ciò che è rilevante, ai fini delle politiche economiche e sociali e della spesa sanitaria, sono gli anni vissuti in buone condizioni di salute. Da questo punto di vista, l’Italia si colloca ad un livello leggermente inferiore, rispetto alla media europea: la percentuale degli anni vissuti senza limitazioni gravi o moderate nelle attività della vita quotidiana è, in Europa, il 79,7% degli anni di vita per gli uomini e il 74,8% per le donne; in Italia, è il 79,2% e il 73,5%, rispettivamente. Condizioni di salute: cronicità e salute percepita Una delle principali sfide per i sistemi sanitari, è costituita dalle malattie croniche. Queste possono dipendere da fattori genetici, ma anche da fattori socio-economici, ambientali e comportamentali, che sono modificabili attraverso opportune politiche. Nel 2013, il 14,7% della popolazione ha dichiarato di essere affetto da almeno una malattia cronica grave: percentuale in aumento, a causa dell’invecchiamento della popolazione. La salute percepita è rimasta stabile: nel 2013, la prevalenza, standardizzata per età, di chi dichiara di stare male o molto male rimane stabile al 7,3% nella popolazione ≥14 anni e al 20,1% tra gli anziani. Si sono, però, accentuate le differenze di genere a svantaggio delle donne e permangono rilevanti disuguaglianze sociali e territoriali, che penalizzano gli anziani meridionali. Cause di morte Dato il processo di invecchiamento della popolazione, le malattie cronico-degenerative, sono tra le principali cause di morte. Malattie circolatorie e tumori causano circa i due terzi dei decessi (68% uomini, 66,4% donne), con peso diverso nei due sessi: negli uomini le due cause sono equivalenti (34% ciascuna), mentre nelle donne le malattie circolatorie causano il 41% dei decessi e i tumori il 25%. La terza causa di morte, sia per gli uomini che per le donne, sono le malattie respiratorie (8% e 6%, rispettivamente), seguono le cause violente (5%) per gli uomini e le malattie endocrine (5%), per le donne. La distribuzione della mortalità per tumori non è omogenea sul territorio nazionale: il tasso di mortalità maschile per tumori supera la media nazionale al nord, nel Lazio, in Campania e Sardegna; il tasso femminile è superiore al nord e nel Lazio. Per le malattie circolatorie, il dato peggiore è al sud e nel Lazio, per entrambi i generi e in Umbria, solo per gli uomini. Nel 2011, le morti attribuibili a cause evitabili con interventi di prevenzione primaria ammontano a poco meno di 50.000 e nello stesso anno più di 750.000 sono state le ospedalizzazioni per lo stesso gruppo di cause. Malattie cardio-cerebrovascolari Il Global Action Plan dell’OMS 2013-2020 e il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) inseriscono le malattie cardio-cerebrovascolari fra quelle da sorvegliare e da includere nelle azioni di prevenzione, in quanto prevenibili attraverso l’adozione di stili di vita corretti. Nel 2010 si sono verificati, complessivamente, 220.539 decessi per malattie del sistema circolatorio; di questi, 72.023 decessi sono stati attribuiti a malattie ischemiche del cuore e 60.586 a malattie cerebrovascolari. Negli uomini, la mortalità per malattie ischemiche del cuore emerge fra 40 e 50 anni e poi cresce in maniera esponenziale con l’avanzare dell’età; nelle donne si manifesta a partire dai 60 anni e cresce rapidamente dopo i 70 anni. Il peso delle malattie cardiovascolari sui ricoveri ospedalieri è in aumento. Le condizioni a rischio più frequenti sono l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia. Tumori Un pilastro fondamentale della prevenzione è rappresentato dai programmi di screening oncologico. Nel 2011, la mortalità si è ridotta per tutti i tumori più frequenti, tranne che per il tumore del polmone femminile. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi, per l’insieme di tutti i tumori, è del 60% nelle donne e del 52% negli uomini. Tra le sedi tumorali più frequenti, quelle a migliore prognosi sono prostata, mammella e colon-retto, mentre quella a prognosi peggiore è il polmone. In Italia nel 2013 si stima che più di 660.000 donne abbiano avuto nel corso della propria vita una diagnosi di tumore al seno, circa 340.000 uomini una diagnosi di cancro prostatico e più di 390.000 persone un tumore colorettale. Malattie respiratorie croniche L’asma ha raggiunto prevalenze del 6-8% in campioni di popolazione generale e nei giovani adulti; il 9-10% dei bambini soffre di asma. Gli studi epidemiologici riportano una diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) nel 10,4% della popolazione e ostruzione delle vie aeree con prevalenza variabile dal 20% al 47%. Il Piano Sanitario Nazionale (PSN) 2006-2008 e il Piano Nazionale della Prevenzione (PNP) 2010-2012 hanno inserito le malattie respiratorie croniche tra gli ambiti prioritari di intervento. Nel 2004, a livello internazionale è stata creata la Global Alliance against chronic Respiratory Diseases (GARD) alla quale ha aderito anche il nostro Ministero della Salute, creando, nel 2009, la GARD italiana (GARD-I). Diabete mellito Il diabete mellito, con le sue complicanze, rappresenta un problema sanitario di grande rilevanza. In Italia nel 2013 si stima una prevalenza di diabete del 5,4%, pari a oltre 3 milioni di persone. Il DT2 è collegato alla presenza di alcuni fattori di rischio modificabili, come sovrappeso e sedentarietà. La problematica del diabete e, più in generale, delle malattie croniche è stata affrontata con la redazione del “Piano sulla Malattia Diabetica” ed altri progetti ad esso collegati. Malattie prevenibili con vaccino Il Piano Nazionale della Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2012-2014 contiene il nuovo Calendario delle vaccinazioni. Per ciascuna vaccinazione è fissata la percentuale di copertura della popolazione da raggiungere, perché l’intervento sia efficace. Non sono ancora soddisfacenti le percentuali di copertura vaccinale per l’antimorbillo-parotite-rosolia e, nelle dodicenni, per l’anti-HPV. Per quanto riguarda l’influenza, la percentuale di copertura vaccinale negli ultrasessantacinquenni, era storicamente > 75%, ma dalla stagione 2009-2010 è scesa di oltre 10 punti percentuali. La relazione completa è disponibile, in diversi formati, al link: http://www.rssp.salute.gov.it - 09/01/2015
- Allergia a farmaci: le linee guida del NICE Un articolo pubblicato su Evidence riporta le linee guida dell’inglese National Institute for Health and Care Excellence (NICE) per la diagnosi e la gestione dell’allergia a farmaci (AF). Dalle statistiche elaborate dal NICE sui pazienti ricoverati in Inghilterra e Galles (circa mezzo milione ogni anno), risulta che le reazioni allergiche più frequenti sono quelle alla pennicillina. Davanti a una reazione avversa a farmaco, le linee guida del NICE suggeriscono di effettuare un’attenta valutazione iniziale tenendo presente che non tutte le reazioni sono di natura allergica. È più probabile che una reazione sia allergica se insorge durante o dopo l’assunzione di un farmaco, se il paziente ha già avuto in passato reazioni allergiche a quel farmaco e se si tratta di una reazione nota. Quanto alla gestione, il consiglio generale, in un contesto non specialistico è di valutare la sospensione del farmaco e, in caso di reazioni gravi, il ricovero in ospedale. Scendendo ai casi particolari, ai soggetti che hanno avuto reazioni avverse ai Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi, se si è trattato di reazioni avverse gravi, le linee guida consigliano di non prescrivere inibitori selettivi delle ciclo-ossigenasi 2 (COX-2). Se hanno avuto reazioni non gravi e necessitano di un antinfiammatorio, vanno valutati rischi e benefici di un inibitore selettivo delle COX-2 ed, eventualmente, il consiglio è di prescriverlo al dosaggio iniziale più basso in unica dose per il primo giorno. Dopo una sospetta reazione anafilattica correlata a un farmaco, è bene prelevare due campioni di sangue per il dosaggio della triptasi dei mastociti, registrando il timing esatto di entrambi i prelievi nella cartella clinica e nella richiesta al laboratorio. Non sarebbe economico ricorrere ai servizi specialistici per escludere o confermare tutte le diagnosi di AF. Il consulto di uno specialista è consigliato nel caso di · sospetta reazione anafilattica e nel caso di reazione grave non immediata · pazienti con sospetta reazione avversa ai ß lattamici, nel caso di malattia o condizione che non possa essere trattata con altra terapia o pazienti che presumibilmente dovranno ancora essere trattati con ß lattamici, in futuro (es. immunidepressi o pazienti con infezioni batteriche ricorrenti). · pazienti che devono essere trattati con FANS, ma che hanno avuto una sospetta reazione a FANS con anafilassi, angioedema severo o reazione asmatica. · pazienti con sospetta reazione ad anestetici locali, se devono essere sottoposti ad anestesia locale. · pazienti che hanno avuto anafilassi o altra sospetta reazione allergica durante o dopo un’anestesia generale. Ai pazienti che si sottopongono ad indagini specialistiche, gli allergologi dovrebbero fornire per iscritto le informazioni relative alla diagnosi (reazione di tipo allergico o non allergico), il nome del farmaco e la descrizione della reazione, le indagini utilizzate per confermare o escludere la diagnosi, i farmaci o le classi di farmaci da evitare e gli eventuali farmaci alternativi. Il paziente dovrebbe portare con sé queste informazioni e presentarle qualora gli debba essere prescritto o somministrato un farmaco. Le linee guida hanno identificato alcune criticità: in primo luogo, l’attuale sistema di segnalazione non permette di distinguere tra le reazioni allergiche e le altre; le allergie del paziente sono scarsamente documentate e non è possibile segnalarle nelle prescrizioni del medico di medicina generale. Il suggerimento è quello di migliorare i sistemi informatici, in modo da registrare anche queste informazioni nei data-base e inserire un campo con le informazioni riguardanti le allergie anche nei ricettari e nelle schede terapeutiche. Altro suggerimento, rivolto al British National Formulary (BNF), è quello di includere una sezione relativa al riconoscimento dei sintomi e segni di AF. Viene, poi, sottolineata l’importanza delle attività di formazione, anche a distanza, per diffondere le nuove conoscenze in materia. Per quanto riguarda la ricerca futura, le priorità saranno l’individuazione delle strategie di informazione, documentazione e comunicazione, in modo da rendere più probabile la rilevazione delle allergie a farmaco ed evitare che i pazienti, che hanno già manifestato un’allergia, siano nuovamente esposti al farmaco. A Cartabellotta, C Iacono Linee guida per la diagnosi e la terapia dell’allergia ai farmaci Evidence 2014;6(11): e1000095 doi: 10.4470/E1000095 Link: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/446/linee-guida-per-la-diagnosi-e-la-terapia-dellallergia-ai-farm/articolo http://www.nice.org.uk/Guidance/CG183 - 05/01/2015
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su INOmax, Rapiscan (regadenoson), Micofenolato mofetile, Procoralan/Corlentor (ivabradina cloridrato), valproato, Tecfidera (dimetilfumarato) e Minocin (minociclina). Nota Informativa Importante sulle bombole di INOmax Fonte: AIFA 29/12/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco e l’Agenzia Europea dei Medicinali comunicano che è stata riscontrata la presenza di difetti nelle valvole di alcune bombole di INOmax (ossido di azoto) da 400 ppm e 800 ppm, sia da 2 litri che da 10 litri. In caso di valvole difettose, il rischio è che si possa interrompere bruscamente l’erogazione del gas, prima che la bombola sia vuota. Al fine di minimizzare i rischi, raccomandano agli operatori sanitari di tenere a disposizione una bombola di scorta ed erogare INOmax con dispositivi dotati di unità di monitoraggio della pressione e allarmi di monitoraggio del gas. Le sospette valvole difettose possono essere segnalate a: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/responsabili http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/difetti-di-qualità Customer Service dell’azienda: Linde Medicale numero verde 800.985.5 Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-bombole-di-inomax-29122014 Nota Informativa Importante su Rapiscan (regadenoson) Fonte: AIFA 18/12/2014 Sono state rese note nuove raccomandazioni per minimizzare il rischio di accidente cerebrovascolare e di crisi convulsive di durata prolungata, indotte da Rapiscan in seguito alla somministrazione di aminofillina. Rapiscan è un vasodilatatore coronarico selettivo, utilizzato solo per uso diagnostico. Sono stati segnalati casi di accidente cerebrovascolare, verificatisi in seguito alla somministrazione di regadenoson. Nei pazienti con ipertensione non controllata, occorre valutare l’opportunità di posticipare la somministrazione di regadenoson. Si raccomanda di usare cautela nei pazienti con storia di fibrillazione atriale o a rischio di ipotensione grave e non somministrare regadenoson a pazienti con ipotensione severa. In seguito alla somministrazione di aminofillina, ci sono state segnalazioni di prolungamento della durata delle crisi convulsive indotte da regadenoson. Quindi, non è consigliata la somministrazione di aminofillina allo scopo di far cessare le crisi convulsive indotte da regadenoson. Occorre cautela quando si valuta l’opportunità di somministrare regadenoson a pazienti con storia di convulsioni o altri fattori di rischio (es. farmaci concomitanti che abbassano la soglia convulsiva). Il Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) di Rapiscan è stato aggiornato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-rapiscan-regadenoson-18122014 Nota Informativa Importante su Micofenolato mofetile Fonte: AIFA 12/12/2014 Una revisione dei casi segnalati e degli studi pubblicati ha mostrato che il micofenolato mofetile in combinazione con altri immunosoppressori può provocare ipogammaglobulinemia e bronchiectasie. Ci sono state anche segnalazioni isolate di malattia polmonare interstiziale, alcune delle quali ad esito fatale. Pertanto, si avvisano i clinici di considerare la possibilità di queste condizioni nell’ambito di una diagnosi differenziale in pazienti con sintomi polmonari persistenti. Una ipogammaglobulinemia può presentarsi sotto forma di infezioni ricorrenti. La forma farmacologicamente attiva del micofenolato mofetile è l’acido micofenolico, pertanto le nuove avvertenze riguardanti i rischi di ipogammaglobulinemia e bronchiectasie si riferiscono anche ai prodotti che contengono acido micofenolico come principio attivo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-micofenolato-mofetile-12122014 Nota Informativa Importante su Procoralan/Corlentor (ivabradina cloridrato) Fonte: AIFA 10/12/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove raccomandazioni, per minimizzare il rischio di eventi cardiovascolari e bradicardia severa da Procoralan/Corlentor (ivabradina cloridrato): Nel trattamento sintomatico dei pazienti con angina cronica stabile, il trattamento con ivabradina deve essere iniziato solo se la frequenza cardiaca a riposo del paziente è superiore o uguale a 70 battiti al minuto (bpm). Ivabradina deve essere interrotta se i sintomi dell’angina non migliorano entro 3 mesi. L’uso concomitante di ivabradina con verapamile o diltiazem è adesso controindicato. Prima di iniziare il trattamento o quando si considera una titolazione della dose, la frequenza cardiaca deve essere monitorata frequentemente, includendo misurazioni ripetute della frequenza cardiaca, un ECG o un monitoraggio ambulatorio nelle 24 ore. Il rischio di sviluppare fibrillazione atriale è più alto nei pazienti trattati con ivabradina. Si raccomanda un regolare monitoraggio clinico per l’insorgenza di fibrillazione atriale. Se durante il trattamento compare fibrillazione atriale, il bilancio tra i benefici e i rischi del proseguimento del trattamento con ivabradina deve essere attentamente riconsiderato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-procoralancorlentor-ivabradina-cloridrato-10122014 Nota Informativa Importante sui farmaci contenenti valproato Fonte: AIFA 05/12/2014 Il valproato è associato a un rischio dose-dipendente di esiti avversi della gravidanza, sia quando è assunto da solo che in combinazione con altri farmaci. I dati suggeriscono che il rischio di esiti avversi della gravidanza è maggiore quando il valproato viene assunto per il trattamento dell’epilessia insieme ad altri farmaci che in caso di assunzione di solo valproato. L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili i risultati della revisione europea sul rischio di esiti avversi della gravidanza, correlato ai farmaci contenenti valproato (sodio valproato, magnesio valproato, acido valproico, semisodio valproato e valpromide). Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-farmaci-contenenti-valproato-05122014 Nota Informativa Importante su Tecfidera (dimetilfumarato) Fonte: AIFA 03/12/2014 Raccomandazioni per minimizzare il rischio di insorgenza di leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) correlata all’uso di Tecfidera (dimetilfumarato), nel trattamento della sclerosi multipla: È necessario informare i pazienti del rischio di questa grave patologia. I pazienti in trattamento devono essere monitorati regolarmente. Una valutazione della conta ematica completa (emocromo con formula), compresa la conta linfocitaria deve essere effettuata regolarmente e a intervalli ravvicinati, se clinicamente indicato. I pazienti che ricevono Tecfidera e sviluppano linfocitopenia devono essere sottoposti a stretto e frequente monitoraggio per rilevare i segni e i sintomi della disfunzione neurologica. Quando si sospetta la PML, il trattamento con Tecfidera deve essere interrotto immediatamente. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-tecfidera-dimetilfumarato-03122014 Nota Informativa Importante su Minocin (minociclina) Fonte: AIFA 02/12/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni relative al rischio di comparsa di sindrome di DRESS (reazione al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici) associato a medicinali a base di minociclina. Sulla base dei dati attualmente disponibili, i benefici di Minoica continuano a superare i rischi, a condizione che ci si attenga alle seguenti raccomandazioni: Minocin va utilizzato con cautela in pazienti con fototipo V o VI. Per minimizzare i rischi, i medicinali contenenti minociclina devono essere somministrati secondo la posologia e il periodo di trattamento descritti nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) e nel foglietto illustrativo di ogni singolo medicinale. Tutti i pazienti in trattamento con Minocin e, in particolare i pazienti con fototipo V o VI, devono essere strettamente monitorati per la comparsa di eventuali segni di DRESS (febbre, rash, linfoadenopatia, eosinofilia, leucocitosi, test anormali di funzionalità epatica, epatite) durante l’intero periodo di trattamento. In caso di comparsa di tali sintomi si raccomanda l’immediata sospensione del trattamento. Sarà aggiornato il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) ed il foglietto illustrativo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-minocin-minociclina-02122014 - 30/12/2014
- Acido valproico e decessi nei bambini Un lavoro di ricercatori del Centro di Uppsala dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Università di Nottingham (UK) passa in rassegna le segnalazioni di reazioni avverse all’acido valproico, nei bambini, registrate in VigiBase. Introduzione L’acido valproico è un farmaco di prima linea efficace per il trattamento dell’epilessia. L’epatotossicità è una reazione avversa rara, ma potenzialmente fatale, per questo farmaco. Obiettivi Il lavoro si pone l’obiettivo di individuare le segnalazioni di Reazioni Avverse all’acido valproico, con esito fatale, nei bambini e le segnalazioni di epatotossicità con esito fatale, nel tempo. Metodi Le segnalazioni di reazioni avverse ad acido valproico con esito fatale, nei bambini ≤17 anni sono state estratte dal database mondiale dell’OMS, VigiBase, nel mese di giugno 2013. Le schede sono state classificate, distinguendo tra reazioni di epatotossicità e altre reazioni. Lo scarto trai tassi osservati e quelli attesi è stato utilizzato per individuare il trend relativo delle segnalazioni, nel tempo e per età dei pazienti. È stata indagata anche la frequenza di politerapia, cioè delle segnalazioni con più di un farmaco antiepilettico. Risultati Ci sono state 268 segnalazioni di Reazioni Avverse all’acido valproico con esito fatale nei bambini, provenienti da 25 paesi, a partire dal 1977. Ci sono stati, in totale, 156 decessi per epatotossicità e 31 per pancreatite. Altri eventi frequentemente riportati sono stati coma/encefalopatia, convulsioni, disturbi respiratori e coagulopatia. L’epatotossicità è stata segnalata in tutte le fasce d’età, ma più comunemente nei bambini di età ≤ 6 anni (104/156 segnalazioni). La politerapia è stata segnalata con maggiore frequenza nelle reazioni avverse all’acido valproico con esito fatale (58%) rispetto a quelle con esito non fatale (34%). Conclusioni L’epatotossicità rimane un grave problema. Il rischio sembra essere maggiore nei bambini piccoli (entro i 6 anni d’età), ma può verificarsi a qualsiasi età. La politerapia è comunemente segnalata e sembra essere un fattore di rischio per epatotossicità, pancreatite e altre reazioni avverse gravi all’acido valproico. K Star, I R Edwards, I Choonara, Valproic Acid and Fatalities in Children: A Review of Individual Case Safety Reports in VigiBase DOI: 10.1371/journal.pone.0108970 Link: http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0108970 - 29/12/2014
- Le vaccinazioni sono all’origine dell’autismo? Epicentro, il portale del Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute (Cnesps) dell’Istituto Superiore di Sanità, chiarisce che si tratta di una tesi priva di fondamento e contraddetta dall’evidenza scientifica. Antonio Persico, professore associato di Neuropsichiatria infantile e dell’Adolescenza presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e Maria Luisa Scattoni del Dipartimento di Biologia cellulare e Neuroscienze e Coordinatrice del Progetto per il riconoscimento precoce dell’autismo, dell’Istituto Superiore di Sanità, fanno chiarezza sulla questione. I due esperti partono dalla definizione dell’autismo, che non è una malattia, ma il quadro sintomatologico di un insieme di condizioni. Spiegano che il soggetto autistico è incapace di integrare le diverse funzioni in maniera armonica a causa di anomalie a livello neuronale: sono insufficienti le connessioni a lungo raggio (che integrano le informazioni) e in eccesso le connessioni a corto raggio (adibite ad una sola funzione). Ricordano che le reti neurali si formano nel primo trimestre di gravidanza e all’inizio del secondo e, per quanto lo sviluppo del sistema nervoso continui dopo la nascita, la strutturazione neurale non si modifica più. Concludono che, per questo motivo, eventi (come le vaccinazioni), agenti tossici o infezioni, che possano intervenire nei primi mesi o anni di vita del bambino non possono essere considerati causa dell’autismo. Non c’è alcun nesso di causalità, ma solo una coincidenza temporale: sia le vaccinazioni che le infezioni slatentizzano un difetto pre-esistente. Un ulteriore fattore di confondimento è dovuto al fatto che, spesso, la diagnosi di autismo arriva in ritardo. I fattori genetici svolgono un ruolo importante: in una famiglia dove c’è già un caso di autismo, un nascituro avrà un rischio maggiore di esserlo, rispetto alla popolazione generale (+25,9% per i maschi e +9,8% per le femmine). È particolarmente importante monitorare i soggetti a rischio e pervenire ad una diagnosi precoce, per migliorare gli esiti. A questo scopo, nel 2011, l’Istituto Superiore di Sanità ha lanciato il Progetto di diagnosi precoce dell’autismo (Maria Luisa Scattoni è il Coordinatore Generale del Network) nelle Regioni Lombardia, Toscana, Lazio e Sicilia, che coinvolge sia i pediatri che le famiglie, per studiare la popolazione a rischio e riconoscere i segnali precoci. Link: http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/OriginiAutismo.asp Network Italiano per il Riconoscimento Precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico (NIDA) Link: http://www.progettonida.it Il sito Epicentro dedica alla questione anche una pagina di approfondimento, intitolata Vaccini e autismo: cronistoria di una frode scientifica, dalla quale si accede anche ad altri articoli e risorse utili sull’argomento. Link: http://www.epicentro.iss.it/temi/vaccinazioni/autismoVaccini2014.asp - 23/12/2014
- I beta bloccanti nei pazienti con insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale Una meta-analisi, condotta su 18.254 pazienti ne valuta l’efficacia Background Fibrillazione atriale e insufficienza cardiaca spesso coesistono, causando notevole morbilità e mortalità cardiovascolare. I β-bloccanti sono indicati nei pazienti con insufficienza cardiaca sintomatica con frazione di eiezione ridotta; tuttavia, l’efficacia di questi farmaci nei pazienti con concomitante fibrillazione atriale è incerta. La meta-analisi studia i dati individuali dei pazienti per valutare l’efficacia dei β bloccanti in pazienti con scompenso cardiaco e ritmo sinusale, per quanto riguarda la fibrillazione atriale. Metodi Gli autori hanno estratto i dati individuali dei pazienti da dieci studi randomizzati e controllati, che confrontano i β bloccanti col placebo, nello scompenso cardiaco. La presenza del ritmo sinusale o fibrillazione atriale è stata accertata dall’elettrocardiografo basale. L’outcome primario da valutare era la mortalità per tutte le cause. L’analisi era intention to treat. I dati sono stati sono stati analizzati col modello di rischio proporzionale aggiustato di Cox. Lo studio è registrato su Clinicaltrials.gov, col numero NCT0083244 e su Prospero col numero CRD42014010012. Risultati Sono stati valutati 18.254 pazienti; 13.946 di questi (76%) avevano ritmo sinusale e 3.066 (17%) fibrillazione atriale al basale. I tassi di mortalità grezzi su un follow-up di 1-5 anni sono stati del 16% (2.237 su 13.945) nei pazienti con ritmo sinusale e del 21% (633 su 3.064) nei pazienti con fibrillazione atriale. La terapia con β-bloccanti ha portato ad una significativa riduzione della mortalità per tutte le cause, nei pazienti con ritmo sinusale (hazard ratio 0.73, 0.67-0.80; p <0.001), ma non nei pazienti con fibrillazione atriale (0.97, 0.83-1.14; p = 0.73), con un valore p significativo per l’interazione del ritmo basale (p = 0.002). La mancanza di efficacia per l’outcome primario è stata osservata in tutti i sottogruppi di fibrillazione atriale, selezionati per età, sesso, frazione di eiezione ventricolare sinistra, classe della New York Heart Association, frequenza cardiaca e terapia medica di base. Conclusioni Sulla base dei risultati, i β bloccanti non devono essere utilizzati come farmaci di prima scelta, rispetto ad altri farmaci, per il controllo della frequenza cardiaca, né devono essere considerati come terapia standard per migliorare la prognosi nei pazienti con insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale concomitante. Finanziamento Lo studio ha ottenuto un finanziamento (supporto amministrativo) della Menarini Farmaceutica Internazionale. D Kotecha, J Holmes, H Krum, D G Altman, L Manzano, J G F Cleland, G Y H Lip, A J S Coats, B Andersson, P Kirchhof, T G von Lueder, Hans Wedel, G Rosano, M C Shibata, A Rigby, M D Flather, Efficacy of β blockers in patients with heart failure plus atrial fibrillation: an individual-patient data meta-analysis DOI: http://dx.doi.org/10.1016/S0140-6736(14)61373-8 Link: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2814%2961373-8/fulltext - 23/12/2014
- Sperimentazioni cliniche: i comitati etici devono proteggere i pazienti da profitti e conflitti La Fondazione GIMBE pubblica i risultati di un sondaggio condotto trai rappresentanti dei comitati etici italiani. La Fondazione GIMBE ha organizzato il convegno nazionale Sperimentazioni cliniche. Nuove sfide per i comitati etici, che si è svolto a Bologna il 7 novembre 2014 e ha visto la partecipazione di oltre 100 rappresentanti di 65 comitati etici, provenienti da 16 regioni. Durante la convention, è stata effettuata, tra i partecipanti, un’indagine sulle conoscenze e le attività dei comitati etici italiani. È emerso che il 39% ritiene che il coinvolgimento dei rappresentanti delle associazioni dei cittadini e dei pazienti possa incrementare la rilevanza clinica della ricerca, ma il 48% ritiene che non siano ancora sufficientemente preparati per una valutazione. Solo il 18% non approva i protocolli di sperimentazioni cliniche in cui lo sponsor detiene la proprietà dei dati, ma ben l’81% richiede la dischiarazione dei conflitti di interesse del principal investigator. Riguardo all’aderenza dei protocolli alla Dichiarazione di Helsinki, il 42% la accerta sempre, mentre il 44% dichiara di non accertarlo. L’83% ritiene adeguato il numero di sperimentazioni cliniche verso placebo. La Fondazione GIMBE si adopera per migliorare la metodologia della ricerca e aumentarne la ricaduta clinica e sociale. A questo scopo, suggerisce ai Comitati Etici di: 1) Valutare la completezza delle informazioni contenute nei protocolli (specie quelle relative alla metodologia adottata) utilizzando lo Spirit Statement. 2) Approvare solo le sperimentazioni cliniche, che sono state registrate in uno dei registri primari della International Clinical Trial Platform dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. 3) Individuare (attraverso una serie di segnali) i protocolli di sperimentazioni cliniche, che rischiano solo di sprecare risorse, senza portare conoscenze aggiuntive. Il lavoro fornisce anche un quadro di iniziative e standard internazionali per migliorare la qualità dei trial clinici, dal punto di vista metodologico ed etico: Antonino Cartabellotta, Cristiana Forni, Corrado Iacono, Sperimentazioni cliniche: i comitati etici devono proteggere i pazienti da profitti e conflitti Evidence 2014;6(11): e1000092 doi: 10.4470/E1000092 Link: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/443/sperimentazioni-cliniche-i-comitati-etici-devono-proteggere-i-p/articolo - 15/12/2014
- Vaccinovigilanza in corso Un lavoro di ricercatori dell’Agenzia Italiana del Farmaco spiega come sta evolvendo il sistema italiano ed europeo, per quanto riguarda la sorveglianza dei vaccini e suggerisce ulteriori miglioramenti. Gli autori analizzano la nuova normativa europea e l’esperienza italiana, in materia di vaccinovigilanza e osservano che l’attività di farmacovigilanza deve occuparsi dei vaccini, tenendo conto delle loro caratteristiche peculiari. Per esempio, sono, solitamente, somministrati per garantire la salute in soggetti sani, in particolare i bambini; può esistere una variabilità significativa, anche per lo stesso prodotto, dovuta ai processi di fabbricazione e questo può produrre differenze tra lotti dello stesso vaccino (per questo motivo, le Good Pharmacovigilance Practices richiedono che le segnalazioni di sospette reazioni avverse riportino il numero di lotto), inoltre, la sorveglianza degli eventi avversi in seguito a vaccinazione è complessa per molte ragioni, inclusa la somministrazione concomitante di diversi vaccini. In un’epoca di accesso generalizzato alle risorse disponibili on-line, è anche diventato particolarmente importante curare la comunicazione: la mancata risposta alla disinformazione con un’adeguata e rapida informazione ufficiale può avere effetti negativi nell’adesione ai programmi di vaccinazione e produrre la conseguenza di epidemie di malattie infettive, che sarebbero altrimenti prevenibili. Lo sviluppo della vaccinovigilanza è un processo ancora in corso, una gran mole di lavoro è già stata fatta, ma gli autori considerano utile un incremento della collaborazione, a livello europeo, tra autorità regolatorie, autorità sanitarie, personale sanitario, mondo accademico, case farmaceutiche e opinione pubblica. Inoltre, ritengono che possano essere adottate numerose strategie per migliorare la vaccinovigilanza e la fiducia del pubblico, incluso l’utilizzo di adeguati strumenti di analisi dei dati, il rafforzamento delle regole di farmacovigilanza e l’aumento della trasparenza dei processi decisionali. C Santuccio, F Trotta, P Felicetti. Ongoing pharmacovigilance on vaccines. Pharmacol Res. 2014 Nov 10. pii: S1043-6618(14)00172-8. doi: 10.1016/j.phrs.2014.10.011. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25447592# - 15/12/2014
- AIFA: L’USO DEI FARMACI IN ITALIA – RAPPORTO OsMed 2013 L’AIFA ha pubblicato il Rapporto OsMed 2013 sull’uso dei farmaci in Italia. L’AIFA pubblica, sul suo sito, il rapporto sull’uso dei farmaci in Italia, curato dall’Osservatorio nazionale sull’impiego dei Medicinali (OsMed). In apertura, sono illustrati il quadro delle norme, che regolano l’assistenza farmaceutica, in Italia e l’attività dell’AIFA in questo campo. Nel 2013, hanno ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio 777 specialità medicinali, perlopiù attraverso procedure europee centralizzate; le richieste di autorizzazione di nuovi medicinali, pervenute all’AIFA, sono state 522. Sono state consumate oltre 15.000 confezioni, il 60% delle quali rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale (SSn). La pubblicazione fornisce i dati, oltre che sull’uso dei farmaci in Italia, sui consumi e sulla spesa: punti nevralgici in questa fase di recessione, nella quale le risorse sono scarse ed è necessario perseguire contemporaneamente l’obiettivo della tutela della salute pubblica e del controllo della spesa farmaceutica. Complessivamente, la spesa sostenuta dal SSn per i medicinali con nota ammonta a 63,6 euro pro capite. Nel 2013 erano attivi 90 registri di monitoraggio dei farmaci. La spesa farmaceutica totale, pubblica e privata, è stata di 26,1 miliardi di euro, che equivale a 436 euro per ogni cittadino. Il SSn ha rimborsato il 75,4% della spesa. Per l’assistenza convenzionata, nel corso del 2013, ogni giorno sono state consumate in media 1.031,5 dosi ogni mille abitanti (+2,5%), mentre in termini di confezioni è stato registrato un incremento del +2,2% (oltre 1 miliardo di confezioni nel 2013, corrispondente a 18,7 confezioni pro capite). Per quanto riguarda l’assistenza territoriale complessiva, pubblica e privata, sono state dispensate 1,8 miliardi di confezioni (+1,7% rispetto al 2012). Tale aumento è la risultante dell’aumento delle confezioni dei farmaci di classe A acquistate privatamente dal cittadino (+7,6%), dei farmaci di automedicazione (+2,9%), delle confezioni erogate in assistenza convenzionata (+2,2%) e della riduzione delle confezioni dei farmaci in classe C con ricetta (-5,6%). Quanto alla classe terapeutica, i farmaci cardiovascolari rimangono al primo posto, sia in termini di spesa farmaceutica totale pubblica e privata (4.194 milioni di euro), che in termini di consumo (524,7 DDD/1000 ab die). Seguono i farmaci per l’apparato gastrointestinale e metabolismo (3.601 milioni di euro), gli antineoplastici (3.589 milioni di euro) e i medicinali per il sistema nervoso centrale (3.275 milioni di euro). Per l’assistenza convenzionata, i farmaci che hanno avuto il maggiore impatto sulla spesa sono: le statine tra i farmaci per il sistema cardiovascolare, gli inibitori di pompa tra quelli dell’apparato gastrointestinale e metabolismo e gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, tra quelli del sistema nervoso centrale. I primi tre principi attivi per spesa sono: rosuvastatina, salmeterolo in associazione e pantoprazolo; i primi tre principi attivi per consumo: ramipril, acido acetilsalicilico e acido folico. La media nazionale dei farmaci acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche è di 141,2 euro pro capite. La prescrizione di farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato nel 2013 il 64,3% delle dosi ed il 41,5% della spesa netta. Pantoprazolo, lansoprazolo e omeprazolo sono i primi principi attivi a brevetto scaduto in termini di spesa. I farmaci di classe C hanno registrato una spesa pro capite di 49,7 euro (-1,6%) mentre la spesa per i farmaci di automedicazione (SOP e OtC) è stata pari a 38,8 euro pro capite (+7,6%). Tra i farmaci di classe C con ricetta registrano la maggiore spesa i derivati benzodiazepinici, in particolare gli ansiolitici (378,7 milioni di euro), seguono i farmaci per la disfunzione erettile (277,1 milioni di euro) e le associazioni fisse estro-progestiniche (226,7 milioni di euro); mentre tadalafil, lorazepam,14 drospirenone ed etinilestradiolo sono i tre principi attivi a maggior spesa nel 2013. Tra i farmaci di automedicazione, i primi principi attivi per spesa sono diclofenac (124,2 milioni di euro), ibuprofene (117,2 milioni di euro) e paracetamolo (112,3 milioni di euro). In conclusione, è posta la sezione dedicata al monitoraggio delle Reazioni Avverse ai Farmaci (ADR), dove si illustra il sistema nazionale di Farmacovigilanza e si forniscono i dati aggiornati sull’andamento delle segnalazioni di sospette ADR nelle regioni italiane, dal 2001 al 2013. Il rapporto vuole essere uno strumento di formazione e informazione rivolto agli operatori sanitari. Aggiorna la precedente versione del 2012 ed allarga il campo d’osservazione ad ulteriori tematiche, come l’appropriatezza d’uso dei farmaci, riguardo alle quali si propone come strumento per la programmazione sanitaria delle Regioni. Obiettivo primario, ribadisce il Direttore generale Luca Pani nell’introduzione, è “promuovere una cultura in grado di incrementare la consapevolezza sull’uso corretto delle informazioni e dei dati farmaceutici per tutti coloro che sono quotidianamente chiamati ad assumere decisioni in un ambito tanto complesso ed articolato come quello delle terapie farmacologiche.” Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2013 - 12/12/2014
- Antidepressivi: 10 anni dopo il Black-Box Warning Pubblichiamo un altro punto di vista sul provvedimento della Food and Drug Administration Nel 2004, la Food and Drug Administration (FDA) ha emesso, sugli antidepressivi, un black-box warning, che indica che sono stati associati ad un aumentato rischio di pensieri e comportamento suicidario, nei giovani. La decisione dell’Agenzia è subito risultata controversa: molti membri della comunità medica si preoccuparono che questo avvertimento potesse fare più male che bene, perché avrebbe scoraggiato i pazienti depressi dal cercare aiuto e i medici dal prescrivere antidepressivi, anche quando clinicamente indicati. Ora, 10 anni dopo, ci sono dati epidemiologici sostanziali per affrontare questi importanti problemi. Che effetto ha avuto l’avvertimento della FDA sui tassi di individuazione e di trattamento della depressione? E ci sono prove che i tassi di suicidio o tentato suicidio siano cambiati? Col senno del poi, sembra che la FDA non avesse altra scelta se non emettere il black-box warning. L’Agenzia aveva condotto una serie di meta-analisi di 372 studi clinici randomizzati di antidepressivi, che coinvolgevano circa 100.000 partecipanti, che hanno dimostrato che il tasso dei pensieri o comportamento suicidario era del 4% tra i pazienti assegnati a ricevere un antidepressivo, rispetto al 2% tra quelli assegnati a ricevere placebo, anche se nessuno dei tentativi di suicidio documentati negli studi è stato fatale. La successiva analisi per fasce di età ha dimostrato che questo aumento del rischio è stato significativo solo tra i bambini e gli adolescenti di età inferiore ai 18 anni; non vi era alcuna evidenza di aumento del rischio tra gli adulti di età superiore ai 24 anni, mentre tra gli adulti di età ≥ 65 anni gli antidepressivi avevano un chiaro effetto protettivo contro lo sviluppo di idee e comportamenti suicidari. Le meta-analisi hanno provocato un notevole dibattito su varie questioni metodologiche. In particolare, alcuni esperti hanno messo in dubbio la validità della valutazione del suicidio nei trial che sono stati inclusi, che non erano in genere progettati per valutare in modo prospettico la suicidalità. La FDA era ovviamente consapevole della necessità di bilanciare il piccolo rischio associato al trattamento antidepressivo con i suoi comprovati vantaggi: un expanded black-box warning emesso nel 2007 affermava che la depressione era associata ad un aumento del rischio di suicidio. Le buone intenzioni di questo avvertimento hanno svolto il loro compito nell’educare i medici sul rischio, senza scoraggiare un adeguato trattamento della depressione? Alcune tendenze preoccupanti dei tassi di trattamento della depressione, diagnosi di nuovi casi di depressione e tentativi di suicidio, a partire dall’emissione del black-box warning suggeriscono che la risposta possa essere no. In un ampio studio di coorte – di 1,1 milioni di adolescenti, 1,4 milioni di giovani adulti, e 5 milioni di adulti più anziani – i ricercatori hanno esaminato i dati (dal 2000 al 2010) derivanti da 11 piani sanitari nello U.S. Mental Health Research Network. Lo studio ha rivelato una significativa riduzione nell’uso di antidepressivi entro 2 anni dall’emissione dell’avviso della FDA: riduzione relativa del 31,0%, 24,3%, e del 14,5% tra adolescenti, giovani adulti e adulti, rispettivamente. Anche se il trend decrescente nell’uso degli antidepressivi tra gli adolescenti si è invertito un po’ dopo il 2008, l’utilizzo è rimasto al di sotto dei tassi del 2004. In tutti i gruppi di età, i tassi d’utilizzo degli antidepressivi successivi all’avvertimento della FDA sembrano essere rimasti al di sotto dei livelli che sarebbero stati attesi sulla base dei modelli di pre-allarme. Tendenze simili sono state riportate in studi precedenti, che hanno mostrato che i tassi di prescrizione per gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina per i bambini è diminuito di circa il 20% tra il 2003 e il 2005. La percentuale di adulti con depressione che non hanno ricevuto un antidepressivo è aumentata dal 20% al 30% durante lo stesso periodo. Le prescrizioni di antidepressivi crescevano, prima dell’avvertimento, ad un tasso annuo del 4,97%; dopo il black-box warning sono scese del 4,61% su base annua. Così, anche se l’avvertimento della FDA è focalizzato su bambini e adolescenti, sembra probabile che abbia avuto effetto anche sul trattamento degli adulti con depressione – una popolazione che non era l’obiettivo del provvedimento e per la quale ci sono solide prove di un effetto positivo dei farmaci antidepressivi sul rischio di suicidio. Inoltre, non è solo il tasso di prescrizione degli antidepressivi che è caduto, in seguito all’avvertimento, ma anche il tasso di diagnosi di nuovi casi di depressione. Ad esempio, uno studio nazionale rappresentativo ha mostrato significative riduzioni post-avvertimento del tasso di nuove diagnosi di depressione: 44% tra i bambini, 37% tra i giovani adulti, e 29% tra gli adulti. La diminuzione delle prescrizioni di antidepressivi non è stata compensata da alcun aumento nell’uso di altri trattamenti della depressione, come la psicoterapia o altre sostanze psicotrope. Naturalmente, questi dati osservazionali mostrano soltanto che queste tendenze sono correlate con l’emissione dell’avvertimento, non possono stabilire un nesso di causalità tra l’avviso e le variazioni nella diagnosi e nel trattamento della depressione. È anche importante riconoscere che tutti questi studi osservazionali hanno dei limiti metodologici. Ad esempio, le proiezioni delle tendenze dei tassi di utilizzo degli antidepressivi o di diagnosi di depressione, che si basano sulle tendenze storiche sono soggetti a errori. È certamente plausibile che il declino delle diagnosi di depressione e delle prescrizioni di antidepressivi possa riflettere l’atteggiamento dei pazienti e dei medici di fronte all’avvertimento della FDA e alla sua copertura mediatica: i pazienti potrebbero essere riluttanti a rivelare sintomi che potrebbero portare ad una diagnosi di depressione e al successivo trattamento antidepressivo e i medici potrebbero essere restii a prescrivere questi farmaci. Oltre alla diagnosi diminuita e ai tassi di prescrizione, è emersa un’altra tendenza preoccupante, a seguito dell’avviso della FDA: un aumento statisticamente significativo di avvelenamento da farmaci psicotropi, che è stato utilizzato in uno studio come misura proxy per i tentativi di suicidio. Nel secondo anno dopo l’avvertimento, il tasso di tali intossicazioni è aumentato del 21,7% tra gli adolescenti (da 10 a 17 anni) e del 33,7% tra i giovani adulti (18 – 29 anni). Nella misura in cui tali avvelenamenti rappresentano un proxy ragionevole per i tentativi di suicidio, è possibile che il trend decrescente nell’uso di antidepressivi abbia comportato un aumento di tali tentativi; non si può distinguere, però, se un avvelenamento da farmaco psicotropo sia stato intenzionale o accidentale. Il tasso dei suicidi portati a termine tra le persone da 10 a 34 anni è aumentato costantemente tra il 1999 e il 2010, senza cambiamenti in seguito all’avvertimento. Friedman ritiene che sia estremamente importante che i medici di base, che vedono e trattano una parte sostanziale di pazienti depressi, sappiano che il rischio rappresentato da una depressione non curata – in termini di morbilità e mortalità – è sempre stato di gran lunga superiore al molto piccolo rischio associato al trattamento antidepressivo. Ritiene, inoltre, che si debbano formare meglio i medici, per aiutarli a capire che, anche se non possono ignorare questo piccolo rischio, lo possono gestire in sicurezza attraverso un attento monitoraggio dei pazienti, in particolare bambini e adolescenti, durante la terapia farmacologica. Cosa dovrebbe fare la FDA alla luce di questi dati osservazionali? L’autore ritiene che la modifica del black-box warning, fatta nel 2007, non sia stata sufficiente ad evitare quello che definisce “un effetto di congelamento” del trattamento della depressione e suggerisce che la FDA ritiri l’avviso. Conclude dicendo che non si può ignorare il peso di questi dati epidemiologici o la possibilità molto reale che l’avvertimento della FDA abbia involontariamente scoraggiato i pazienti depressi dal cercare cure e medici dal prescrivere antidepressivi. Richard A. Friedman Antidepressants’ Black-Box Warning — 10 Years Later N Engl J Med 2014; 371: 1666-1668 30 Ottobre 2014 DOI: 10,1056 / NEJMp1408480 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1408480 - 11/12/2014
- L’Avvertimento della FDA su antidepressivi e rischio di suicidio. Perché la polemica? Dieci anni fa, la Food and Drug Administration (FDA) ha emesso un avvertimento sul rischio suicidario correlato all’uso degli antidepressivi. Sono seguiti alcuni lavori secondo i quali la decisione della FDA ha avuto come conseguenza la riduzione della prescrizione di antidepressivi e l’aumento dei suicidi. In quest’articolo, Marc B. Stone, medico dell’Agenzia regolatoria statunitense, riflette sulla polemica, evidenziando gli errori metodologici dei lavori che criticano la decisione della FDA. Nel 2004, la Food and Drug Administration (FDA) ha emesso un boxed warning (che è la massima avvertenza della FDA e segnala il rischio di eventi avversi gravi) sugli antidepressivi, per quanto riguarda il rischio di suicidio nei bambini e negli adolescenti. Ne è seguita una polemica, che ha raggiunto il massimo nel 2007 con la pubblicazione di uno studio di RD Gibbons et al. (Am J Psychiatry 2007; 164:1356-63). Il lavoro presenta due serie temporali in grafici separati: uno registra il costante aumento nella prescrizione di antidepressivi agli adolescenti negli Stati Uniti, con un notevole decremento nell’ultimo anno della serie; l’altro mostra la costante diminuzione dei tassi di suicidio tra gli adolescenti degli Stati Uniti, con un notevole picco alla fine. È sembrato ovvio a molti osservatori che i due fenomeni fossero correlati. Stone osserva che nessuno aveva notato che la diminuzione della prescrizione si è verificata nel 2005, mentre l’incremento dei suicidi è avvenuto nel 2004 e, nonostante la successiva ammissione dell’errore, il lavoro non è stato mai ritirato ed è ancora ampiamente citato. Stone ritiene che ci sia stato anche un fallimento generale nel distinguere il possibile effetto del boxed warning dall’effetto della pubblica consapevolezza del problema della suicidalità. I critici hanno suggerito un collegamento, presentando le serie storiche che mostrano un tasso costante di aumento delle prescrizioni di antidepressivi e la diminuzione costante dei tassi di suicidio fino al 2003 e suggeriscono che le tendenze avrebbero continuato, in assenza del boxed warning. Secondo l’autore l’idea che, in generale, i cambiamenti nell’incidenza del suicidio (o tentativi di suicidio) dovrebbero mostrare una relazione inversa coerente con i cambiamenti nella prevalenza del consumo di antidepressivi può essere intuitivamente attraente, ma è logicamente infondata. Anche se gli antidepressivi riducono il rischio di suicidio, un costante aumento del consumo di antidepressivi non si traduce necessariamente in tassi di suicidio in costante calo. Alle persone non sono prescritti gli antidepressivi a caso; quando l’uso di antidepressivi è basso, è ristretto alla parte più a rischio della popolazione. Quando l’utilizzo aumenta, è perché le indicazioni di trattamento sono state ampliate e le soglie di trattamento sono state abbassate per includere i pazienti a basso rischio. È presumibile che la maggior riduzione dei tassi di suicidio si verifichi quando gli antidepressivi sono introdotti per la prima volta in una popolazione e si attenui in seguito. Stone ricorda che alcuni studi ecologici, che esaminano la variabilità geografica dell’uso di antidepressivi, spesso mostrano una relazione inversa con il tasso di suicidio, ma ritiene che questi risultati possano essere meglio spiegati da altri fattori. Gli stessi fattori socio-economici che promuovono una maggiore disponibilità e l’uso di molti farmaci con obbligo di prescrizione (tra cui gli antidepressivi) abbassano anche i tassi di suicidio tra la maggioranza della popolazione, che non prende antidepressivi. L’autore porta anche l’esempio dell’errore metodologico di uno studio, che associava l’introduzione di farmaci modificatori dei leucotrieni per l’asma e la rinite allergica con una diminuzione del 3% nei suicidi in tutta la popolazione, mentre i farmaci erano usati solo dall’1% della popolazione. A livello di popolazione, la depressione potenzialmente suicidaria era in aumento in tutta la serie storica – un’epidemia non riconosciuta, ma in peggioramento – ed è stata contenuta solo grazie alla diagnosi e alla prescrizione di antidepressivi. La stabilità iniziale dei tassi di suicidio poi implicherebbe che, fino al boxed warning, il sistema sanitario è stato estremamente efficace nel riconoscere e trattare la depressione. Ma gli antidepressivi non sono efficaci al 100% nel prevenire i tentativi di suicidio, cosicché il tasso di suicidio prima del boxed warning sarebbe aumentato, anche se tutti gli individui a rischio avessero avuto diagnosi e trattamento corretti. L’assunto che la depressione potenzialmente suicidaria sia andata aumentando e il maggior uso di antidepressivi ne abbia impedito l’aumento dei suicidi non è corretto. Non si può neanche dire con certezza che le diminuzioni del 2005 nei tassi di prescrizione degli antidepressivi siano una conseguenza dell’avvertimento della FDA. Il numero delle prescrizioni di antidepressivi negli USA è diminuito dal 2004 al 2005 in ogni sottogruppo di età fino ai 54 anni, ma è aumentato in ogni sottogruppo di anziani. Se l’avvertimento della FDA ha scoraggiato la prescrizione degli antidepressivi non solo agli adolescenti, ma a tutti, fino ai 54 anni, come mai non ha avuto effetto nella fascia di età ≥ 54 anni? Quello era un periodo di transizione nel mercato degli antidepressivi: erano scaduti i brevetti di alcuni dei marchi più diffusi, è aumentata la quota di mercato dei farmaci generici e le spese promozionali per gli antidepressivi sono diminuite del 35% tra il 2004 e il 2006. E’ possibile che la modesta riduzione nella prescrizione di antidepressivi rifletta la flessione della politica di marketing degli antidepressivi, praticata dalle grandi case farmaceutiche. Il lavoro di Lu et al. ( http://www.farmaci-fc.it/2014/06/23/cambiamento-nelluso-degli-antidepressivi-da-parte-della-popolazione-giovanile-dopo-lavvertimento-della-fda-e-la-copertura-dei-media/ ) confronta il numero complessivo di prescrizioni di antidepressivi con il numero complessivo di overdose da farmaci psicotropi senza stabilire se il sovradosaggio è stato intenzionale. Utilizza il dato “avvelenamento da agenti psicotropi” (senza considerare l’intento) come misura indiretta dei tentativi di suicidio, citando uno studio che essi sostengono ne convalidi l’uso a tale scopo, anche se questo studio non ha verificato se il rapporto tra il proxy e il tentativo di suicidio rimane stabile nel tempo. Ma non utilizza i dati più attendibili, disponibili presso i Centres for Disease Control and Prevention, che raccolgono in modo prospettico i dati su avvelenamenti e traumi da un campione statisticamente valido di tutti gli Stati Uniti, con determinazione in loco della presenza di intenti suicidari. Come il suicidio, anche l’autolesionismo (tentativo di suicidio) non fatale, intenzionale, da avvelenamento e per tutte le cause, ha raggiunto un picco nel 2003 e nel 2004, per poi diminuire. Il tasso di avvelenamento accidentale da farmaco (come l’overdose di farmaci d’abuso) è aumentato in modo significativo nel 2005 e nel 2006. Altre fonti di dati, che forniscono misure più dirette e valide dei comportamenti suicidari tra i giovani, mostrano anche che non c’è stato aumento dei tentativi di suicidio in questa popolazione, in seguito all’emissione del boxed warning. Questi dati dovrebbero essere sufficienti a fugare tutte le preoccupazioni gravi, ma quasi 10 anni dopo le modifiche in materia di etichettatura, l’idea che l’avvertimento della FDA abbia avuto conseguenze negative persiste nella mente di molti operatori sanitari, nei media e tra il pubblico in generale. Poiché migliaia di fonti di dati, aree geografiche, tempi, e misure di outcome possono ancora essere esaminati, continuerà la ricerca e raggiungerà risultati, che aggiungeranno ben poco, rafforzando le preoccupazioni circa qualcosa che non è mai accaduto. Marc B. Stone The FDA Warning on Antidepressants and Suicidality. Why the Controversy? N Engl J Med 2014; 371: 1668-1671 30 Ottobre 2014 DOI: 10,1056 / NEJMp1411138 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1411138 - 11/12/2014
- Il tramadolo per il dolore non oncologico Un primo studio basato sulla popolazione confronta il tasso di rischio di iponatriemia associato all’uso del tramadolo con quello associato alla codeina. Alcuni case report hanno segnalato una possibile associazione tra iponatriemia e tramadolo, un analgesico oppioide debole. Obiettivo dello studio è stabilire se l’uso del tramadolo sia associato ad un aumentato rischio di iponatriemia, rispetto alla codeina. Metodi Utilizzando i database UK Clinical Practice Research Datalink e Hospital Episodes Statistics database, è stata selezionata una coorte di 332.880 pazienti, che hanno iniziato la terapia con tramadolo o codeina tra il 1998 ed il 2012. Sono stati utilizzati i modelli dei rischi proporzionali di Cox per stimare il tasso di rischio (hazard ratio HR) con intervallo di confidenza (IC) al 95% di ricovero per iponatriemia, associato all’uso del tramadolo, contro la codeina, nei primi 30 giorni dopo l’inizio della terapia. La stessa analisi è stata condotta su una sub-coorte più ristretta, che escludeva i pazienti che avessero registrato qualsiasi anomalia del livello del sodio nel siero l’anno prima dell’arruolamento nella coorte principale. Tutti i modelli sono stati aggiustati col propensity score per quintili. Risultati I tassi di incidenza dell’ospedalizzazione per iponatriemia erano 4,6 (IC 95% 2,4-8,0) e 1,9 (IC 95% 1,4-2,5) per 10.000 persone-mesi, rispettivamente per i pazienti trattati con tramadolo e codeina. Nel modello aggiustato, l’uso del tramadolo è risultato associato ad un rischio di ospedalizzazione per iponatriemia 2 volte superiore rispetto alla codeina (HR aggiustato: 2.05; IC 95% 1,08-3,86). Nella sub-coorte ristretta, l’uso del tramadolo era associato ad un rischio di ospedalizzazione per iponatriemia 3 volte maggiore, rispetto alla codeina (HR aggiustato: 3.54; IC 95% 1,32-9,54). Conclusioni In questo primo studio basato sulla popolazione, l’uso del tramadolo è risultato associato ad aumentato rischio di iponatriemia, che richiede ospedalizzazione. JP Fournier, H Yin, SJ Nessim, JL Montastruc, L Azoulay. Tramadol for non-cancer pain and the risk of hyponatremia. Am J Med. 2014 Nov 22. pii: S0002-9343(14)01034-1. doi: 10.1016/j.amjmed.2014.10.046. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25460534 - 10/12/2014
- La Corte Costituzionale mette fine al caso Stamina La Corte Costituzionale si è pronunciata sul caso Stamina con la Sentenza 274/2014, depositata il 5 dicembre e pubblicata on-line. La Corte si è pronunciata sul decreto Balduzzi del 2013 (d.l. n. 24 del 2013, convertito nella legge n. 57 del 2013), che permetteva ai pazienti allora in cura di continuare la terapia con il metodo Stamina, rilevando che non è applicabile ad altri pazienti che chiedano in seguito di iniziare il trattamento e sarebbe irragionevole l’estensione indiscriminata di tale deroga. La Corte ha ribadito, come affermato in una sua precedente sentenza (n. 282 del 2002), che le decisioni sulle scelte terapeutiche non devono basarsi su considerazioni di opportunità politica, ma sullo “stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisite, tramite istituzioni e organismi –di norma nazionali e sovranazionali – a ciò deputati, dato l’essenziale rilievo che a questi fini rivestono gli organi tecnico-scientifici”. Ha aggiunto, inoltre, che “la promozione di una sperimentazione clinica per testare l’efficacia, ed escludere collaterali effetti nocivi, di un nuovo farmaco non consente, di regola, di porre anticipatamente a carico di strutture pubbliche la somministrazione del farmaco medesimo: e ciò per evidenti motivi di tutela della salute, oltre che per esigenze di corretta utilizzazione e destinazione dei fondi e delle risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale.” Il presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), Sergio Pecorelli e il direttore generale Luca Pani hanno espresso la loro soddisfazione nel vedere riaffermato dalla Corte il ruolo primario, che deve essere svolto, in questo campo, dagli organi scientifici. I vertici dell’AIFA ricordano che questa vicenda è giunta a felice conclusione grazie all’attività svolta dall’Agenzia regolatoria a tutela della salute del cittadino, in collaborazione con il Ministero della Salute e con il Comando dei Carabinieri NAS e anche per merito dell’Indagine conoscitiva del Senato e del lavoro dei magistrati della Procura della Repubblica di Torino. La sentenza è pubblicata on-line sul sito della Corte Costituzionale al seguente link: http://www.cortecostituzionale.it/schedaUltimoDeposito.do;jsessionid=460F02120A432BF65E2B6E66F7A7929C Le dichiarazioni del presidente e del direttore generale dell’AIFA sono al link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-su-sentenza-stamina-%E2%80%9Csolo-verifica-scientifica-stabilisce-validit%C3%A0-delle-cure%E2%80%9D - 10/12/2014
- EMA – AIFA: aggiornamenti sul caso Fluad I risultati della valutazione del PRAC e delle analisi dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Comitato per la Valutazione dei Rischi e la Farmacovigilanza (PRAC) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso che non vi sono prove che il vaccino antinfluenzale Fluad, prodotto dalla Novartis, sia la causa degli eventi avversi gravi, compresi i decessi, avvenuti in Italia. Il 27 novembre, l’Aifa aveva sospeso l’uso di due lotti (143301 e 142701) del vaccino, a scopo precauzionale, ma le successive analisi fatte dall’Istituto Superiore di Sanità hanno confermato la sicurezza di questo vaccino antinfluenzale. L’aumento delle segnalazioni di reazioni avverse può essere dovuto all’impatto mediatico sull’opinione pubblica. A conclusione della vicenda, il Presidente dell’AIFA, Pecorelli, ha dichiarato che: “Adesso è importante ripristinare un clima di fiducia nelle vaccinazioni per evitare le conseguenze negative dell’influenza nei soggetti a rischio e negli anziani”. Secondo i dati Influnet (Rapporto n. 5 del 26 novembre 2014), i casi di sindromi influenzali sono, ad oggi, circa 238.000. Non è stato ancora raggiunto il picco influenzale, anche per via delle temperature miti. L’AIFA invita chi non si è ancora vaccinato a farlo adesso. La campagna vaccinale, avviata a metà ottobre, si concluderà a fine dicembre. link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/vaccini-fluad-il-comitato-europeo-la-farmacovigilanza-prac-non-ci-sono-rischi-0 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/vaccino-fluad-negative-prime-analisi-iss-su-lotti-bloccati-dall’aifa-0 - 05/12/2014
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci Aggiornamenti sul vaccino antinfluenzale FLUAD e note informative importanti su Stelara (ustekinumab), Clorexidina e Olimel. Vaccino antinfluenzale FLUAD, prodotto da Novartis Vaccines and Diagnostics. Fonte AIFA 27-28-29 e 30/11/2014 Al 30 novembre 2014, si registrano, nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, 13 segnalazioni di decessi, in seguito a somministrazione del vaccino antinfluenzale FLUAD, prodotto da Novartis Vaccines and Diagnostics. L’AIFA conferma la concordanza temporale sospetta per eventi cardiovascolari nelle prime 24 ore dalla somministrazione in pazienti ultraottantenni affetti da polipatologie e in politrattamento, ma ricorda che Il Fluad è espressamente indicato in questa popolazione. L’AIFA ha vietato l’utilizzo dei lotti 143301 e 142701 del vaccino FLUAD, a scopo esclusivamente cautelativo. Dal 1° al 4 dicembre la questione sarà esaminata dal Comitato per la Valutazione dei Rischi e la Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea dei Medicinali. L’AIFA continua a vigilare in tempo reale sull’evoluzione della situazione, anche in contatto con l’EMA e provvederà a comunicare tempestivamente eventuali aggiornamenti garantendone la massima diffusione. Mentre le indagini vanno avanti, l’AIFA riafferma l’importanza della vaccinazione antinfluenzale, in quanto l’influenza non è un “malanno di stagione” ma una malattia infettiva seria che può avere complicanze gravi, specie per i soggetti a rischio. Ogni anno si registrano infatti circa 8.000 decessi per complicanze cardiovascolari riconducibili all’influenza, dovuti in parte ai livelli insufficienti di copertura vaccinale registrati nel nostro Paese, specie negli anziani. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/segnalato-oggi-rnf-nuovo-decesso-con-fluad http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/vaccino-fluad-laifa-fa-il-punto-della-situazione-0 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/cricelli-simg-ogni-giorno-muoiono-800-anziani-che-si-sono-vaccinati-linfluenza-senza-che-vi- http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-condivide-posizione-regione-lombardia-sull’importanza-di-proseguire-la-vaccinazione-a-0 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-su-vaccini-corso-di-valutazione-ulteriori-segnalazioni http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-dispone-il-divieto-di-utilizzo-due-lotti-del-vaccino-antinfluenzale-fluad-0 http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-divieto-d’utilizzo-lotti-fluad-solo-cautelativo-i-vaccini-sono-risorsa-preziosa-e-ins-0 Nota Informativa Importante su Stelara (ustekinumab) Fonte AIFA 21/11/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni sul rischio di dermatite esfoliativa ed esfoliazione della pelle con Stelara (ustekinumab). Sono stati segnalati rari casi di dermatite esfoliativa in pazienti con psoriasi trattati con ustekinumab ed è stata anche riportata l’esfoliazione della pelle senza altri sintomi di dermatite esfoliativa. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-stelara-ustekinumab-21112014 Nota Informativa Importante su medicinali contenenti Clorexidina Fonte AIFA 11/11/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco rende disponibili nuove e importanti informazioni volte alla minimizzazione del rischio di lesioni chimiche gravi associate all’uso di soluzioni cutanee a base di clorexidina sia in soluzione acquosa che alcolica, per la disinfezione della pelle nei neonati prematuri. La revisione dei dati di sicurezza derivati dalle segnalazioni spontanee e della letteratura scientifica da parte del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell’EMA ha evidenziato: · un rischio di lesioni chimiche gravi quando si utilizzano soluzioni di clorexidina a base acquosa o a base di alcool su neonati pretermine; · il rischio sembra essere maggiore nei neonati pretermine, in particolare quelli nati prima della 32ma settimana di gestazione ed entro le prime 2 settimane di vita. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-medicinali-contenenti-clorexidina-11112014 Nota Informativa Importante su Olimel Fonte AIFA 03/11/2014 OLIMEL è una gamma di prodotti indicati per la nutrizione parenterale per adulti e bambini a partire dai 2 anni di età quando la nutrizione orale o enterale è impossibile, insufficiente o controindicata. Questi prodotti si presentano come una sacca a 3 camere che deve essere “attivata” per miscelare il contenuto delle camere prima della somministrazione al paziente.Le istruzioni per la preparazione e la somministrazione descritte nelle informazioni sul prodotto DEVONO essere attentamente seguite. Gli errori terapeutici possono portare a gravi reazioni avverse, come iperglicemia, sovradosaggio o reazioni al sito di iniezione correlate a stravaso. Per ulteriori informazioni, contattare il Dott. Nabil Al Todd al n. 335 8107267. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-olimel-03112014 - 01/12/2014
- ECDC, Annual report of the European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) 2013 Il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, The European Centre of Disease Prevention and Control (ECDC), pubblica il Rapporto Annuale della Rete Europea di Sorveglianza sull’Antibioticoresistenza (EARS net) 2013, in occasione della Giornata Europea degli Antibiotici. Il Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie, The European Centre of Disease Prevention and Control (ECDC), è un’Agenzia europea, nata nel 2005, con l’obiettivo di rafforzare le difese europee contro le malattie infettive e ha sede a Stoccolma, in Svezia. Le finalità dell’Ente, come recita l’articolo 3 del regolamento istitutivo, sono di “identificare e valutare le minacce correnti ed emergenti per la salute pubblica, dovute a malattie infettive”. A questo scopo, l’ECDC lavora in collaborazione con gli Enti europei per sviluppare e rafforzare sistemi europei di allarme e sorveglianza contro le malattie infettive. L’ ECDC celebra il 18 novembre, in tutti i Paesi UE, la settima Giornata Europea degli Antibiotici per sensibilizzare la popolazione e gli operatori sanitari sul problema, purtroppo crescente, della resistenza dei batteri agli antimicrobici. In questa occasione, pubblica il Rapporto Annuale della Rete Europea di Sorveglianza sull’Antibioticoresistenza (EARS net) 2013. Trai risultati del rapporto, si segnala l’incremento della resistenza della Klebsiella pneumoniae ai carbapenemi, principali antibiotici di ultima linea, che è passata dal 4.6% del 2010 all’8.3% nel 2013 (media ponderata sulla popolazione europea). Per la prima volta, nel 2013, è stata monitorata la resistenza della Klebsiella pneumoniae alle polimixine, come la colistina. La colistina è un antibiotico di ultima linea, sviluppato da alcuni decenni, che ha controindicazioni e limitazioni d’uso, ma che è divenuto essenziale per trattare la Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi. La resistenza alla colistina è stata osservata nel 5% dei ceppi di Klebsiella pneumoniae isolati in tutta Europa. I dati del rapporto evidenziano anche che la percentuale di Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA) è diminuita nel quadriennio 2010-2013, ma la diminuzione è meno pronunciata che nel quadriennio precedente. Nel 2013, 7 paesi su 30 avevano percentuali di MRSA sopra il 25%; la meticillino-resistenza rimane, quindi, un problema di Sanità Pubblica, in Europa. Sul sito del Centro Europeo per la Prevenzione ed il Controllo delle malattie è presente anche una pagina in italiano dedicata alla Giornata Europea degli Antibiotici (link http://ecdc.europa.eu/it/eaad/Pages/Home.aspx ) con la sottopagina Progettare una campagna (http://ecdc.europa.eu/it/eaad/Pages/antibiotics-plan-campaign.aspx ), dove sono disponibili pacchetti, che contengono modelli di materiale per campagne contro l’antibioticoresistenza, che possono essere adattati ai diversi contesti nazionali. Sono scaricabili materiali rivolti al pubblico generale e ai medici, di famiglia e ospedalieri. scarica il report Annual report of the European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) 2013 il report è scaricabile anche al seguente link: Annual report of the European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) 2013 http://www.ecdc.europa.eu/en/publications/Publications/antimicrobial-resistance-surveillance-europe-2013.pdf European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) http://www.ecdc.europa.eu/en/Pages/home.aspx http://www.ecdc.europa.eu/en/press/news/_layouts/forms/News_DispForm.aspx?List=8db7286c-fe2d-476c-9133-18ff4cb1b568&ID=1114 Giornata europea degli antibiotici http://ecdc.europa.eu/it/eaad/Pages/Home.aspx - 20/11/2014
- WHO, Antimicrobial resistance. Global report on Surveillance 2014 L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO/OMS) pubblica il primo report mondiale sull’antimicrobicoresistenza. K. Fukuda, assistente al direttore generale dell’OMS, nella premessa, osserva che “Un’era post-antibiotici, nella quale le comuni infezioni e le piccole ferite possono uccidere non è una fantasia apocalittica, ma uno scenario possibile, nel XXI secolo.” L’antibioticoresistenza di una vasta gamma di agenti patogeni sta diventando un problema crescente di Sanità Pubblica, a livello mondiale. I governi di numerosi paesi stanno iniziando a prestare attenzione ad un problema così serio da mettere a rischio i risultati della moderna medicina. Il report è stato realizzato dall’OMS in collaborazione con gli stati membri ed altri partner, con l’obiettivo di stimare l’ampiezza del fenomeno e lo stato della sorveglianza, su scala mondiale. L’indagine è focalizzata sull’antibioticoresistenza dei più comuni agenti patogeni e tenta di fornire le informazioni necessarie, perché i governi possano impostare politiche sanitarie adeguate. Sorveglianza e fonti dei dati Al momento non esiste ancora una metodologia condivisa a livello mondiale, per la rilevazione dei dati per la sorveglianza. La sorveglianza, in molti paesi, è spesso basata su campioni prelevati da pazienti con infezioni gravi. Alcuni tipi di infezione sono, con tutta probabilità, sottorappresentate e manca la copertura di importanti gruppi di pazienti. Di conseguenza, in questo momento è sicuramente difficile delineare un quadro preciso dell’antibioticoresistenza. Per l’elaborazione del report, 129 paesi membri hanno fornito all’OMS dati recenti su 9 combinazioni selezionate batterio-farmaco, rilevanti per la salute pubblica. Di questi, 114 paesi hanno fornito informazioni su almeno 1 delle 9 combinazioni e solo 22 Paesi hanno fornito dati su tutti i 9 set. I dati forniti non sono considerati tutti pienamente attendibili o rappresentativi e questo limita la validità dell’interpretazione e della comparazione dei risultati. Il miglior livello qualitativo è quello dei dati provenienti dai paesi europei e nord-americani, dove esiste un sistema consolidato di sorveglianza e collaborazione. Risultati e conclusioni Il report, che servirà da riferimento per misurare i futuri progressi, ha individuato carenze nell’informazione su agenti patogeni, che possono causare importanti problemi di salute pubblica. Ha rilevato, inoltre, che questo tipo di sorveglianza non è coordinata e ciò rende più difficile valutare e monitorare la situazione. Risulta evidente, dal report, che il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti e che diverse opzioni terapeutiche stanno diventando inefficaci. Inoltre, la letteratura scientifica ha portato prove che l’antibioticoresistenza ha effetti negativi sia sugli esiti per i pazienti, che sulla spesa sanitaria pubblica. La sorveglianza della tubercolosi, della malaria e dell’HIV per individuare la diffusione della malattia, la resistenza e monitorare gli interventi di Sanità Pubblica sono ormai consolidate. Il report riferisce di questi programmi e suggerisce che l’esperienza maturata possa essere utilizzata per i piani d’azione globali per ridurre l’antimicrobicoresistenza, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sta sviluppando con partner in diversi settori. Rafforzare la sorveglianza sarà un aspetto cruciale di questa programmazione, perché è la base sulla quale impostare le strategie, monitorare l’efficacia degli interventi ed individuare i nuovi trend e le nuove minacce per la salute pubblica. In tutto il mondo, sono stati rilevati alti tassi di antibioticoresistenza degli agenti patogeni, che causano le infezioni più comuni, come quelle del tratto urinario o la polmonite. A livello mondiale, sono risultati gap significativi nella sorveglianza, negli standard metodologici, nella condivisione dei dati e nella coordinazione. Per quando riguarda i programmi specifici per malattia, è risultato che la tubercolosi mutitifarmacoresistente è un problema crescente, ampiamente sottostimato, che sta mettendo a dura prova gli sforzi di controllo. Crescenti livelli di resistenza farmacologica trasmessa sono stati riscontrati anche per i farmaci anti-HIV, trai pazienti che iniziano il trattamento antiretrovirale. I dati su Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, e Staphylococcus aureus evidenziano una resistenza al farmaco che, in molti casi, supera il 50%. I risultati evidenziano che le effettive opzioni terapeutiche per molte infezioni comuni si stanno riducendo, in molti paesi. Di particolare rilievo il fatto che ceppi di Klebsiella pneumoniae resistenti ai carbapenemi sono stati isolati in tutte le regioni del mondo. Il fallimento delle terapie causato da ceppi resistenti è già una realtà sia per la tubercolosi, che per la gonorrea. Per queste due malattie sono stati definiti standard di sorveglianza e di collaborazione internazionale, ma questo non avviene per gli altri batteri. I risultati evidenziano che l’antibioticoresistenza ha un impatto negativo sugli esiti clinici e sulla spesa sanitaria pubblica, ma la portata effettiva del fenomeno è difficilmente quantificabile con i dati attualmente disponibili. Sono, quindi, necessarie nuove metodologie per l’acquisizione dei dati e una più precisa valutazione dell’antibioticoresistenza, per poter impostare correttamente le politiche sanitarie e programmare l’impiego delle risorse necessarie. È, inoltre, necessario prendere adeguate misure per preservare l’efficacia dei farmaci esistenti, in modo che possano essere curate le infezioni più comuni e pericolose. Questo primo report dell’OMS sull’antibioticoresistenza mette in luce che è necessario uno sforzo mondiale maggiore e coordinato, a livello mondiale, che preveda anche la condivisione dei dati e la collaborazione per la sorveglianza e per azioni di Sanità Pubblica. scarica il report WHO, Antimicrobial resistance. Global report on Surveillance 2014 il report è scaricabile anche al seguente link: WHO, Antimicrobial resistance. Global report on Surveillance 2014 http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/112642/1/9789241564748_eng.pdf?ua=1 - 19/11/2014
- Senza regole non funzionano In occasione della settima Giornata Europea degli Antibiotici, L’AIFA lancia la campagna per il corretto uso degli antibiotici. L’AIFA promuove una campagna di informazione ed educazione del cittadino al corretto uso degli antibiotici, che parte oggi, 18 novembre, Giornata Europea degli Antibiotici. Il Rapporto dell’Osservatorio AIFA sull’impiego dei Medicinali (OsMed) 2013 ha rilevato che l’uso degli antibiotici, in Italia è eccessivo e, spesso, inappropriato, in modo particolare nelle regioni del Centro Sud e nelle Isole. Il messaggio della campagna AIFA spiega che non bisogna usare gli antibiotici per curare influenza o raffreddori, perché nell’80% dei casi la causa è di tipo virale, pertanto l’uso dell’antibiotico è del tutto inutile. L’altro messaggio della campagna è che gli antibiotici vanno assunti solo se necessario e, una volta iniziata la terapia, è fondamentale attenersi scrupolosamente alle indicazioni di dosi e durata, perché interrompere arbitrariamente il trattamento prima del tempo serve solo a selezionare ceppi resistenti. Il protagonista dello spot video è proprio un batterio che cerca di bypassare le “regole del club” (idealmente quello dei “virtuosi” che utilizzano gli antibiotici nel modo corretto) ma viene “annientato” dai comportamenti appropriati raffigurati nelle parole chiave “NECESSARIO”, “DOSI E DURATA” “NO VIRUS, INFLUENZA, RAFFREDDORI” e in chiusura dalla parola stessa “ANTIBIOTICI” che solo se impiegati rispettando le regole funzionano contro gli agenti patogeni. La campagna verrà trasmessa su tutti i mezzi di comunicazione: tv, radio, affissioni e pubblicità dinamica, stampa quotidiana e periodica. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/%E2%80%9Csenza-regole-non-funzionano%E2%80%9D-al-la-campagna-aifa-sul-corretto-uso-degli-antibiotici - 18/11/2014
- La farmacoviglianza in Italia Una manager riflette sul possibile ruolo delle società di ricerche sociali e di marketing, in materia di farmacovigilanza. Quotidiano Sanità pubblica l’articolo di Rosapia Farese: Il sistema di farmacovigilanza in Italia. Ecco come funziona la sorveglianza post marketing dei farmaci. L’articolo parte dalla definizione della farmacovigilanza, ne traccia una breve storia, spiega cosa sono le reazioni avverse a farmaco (ADR) e ne fornisce la classificazione, quindi illustra come funziona la sorveglianza post-marketing, in Italia. L’autrice è amministratrice delegata della Medi-Pragma , società di ricerche di mercato specializzata nel settore sanitario, quindi si sofferma sull’attività di farmacovigilanza, che le aziende farmaceutiche e, in particolare, i titolari dell’Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) sono tenuti a svolgere, in base a quanto disposto dal Decreto Legge 219/2006. Il tema che le interessa particolarmente è il ruolo, che possono svolgere le società di ricerche di mercato, come quella che amministra, nel monitorare la fase post-marketing in collaborazione con le case farmaceutiche. Conclude dicendo che le società di ricerche sociali e di marketing, pur non essendo tra i soggetti tenuti in prima persona a svolgere attività di farmacovigilanza, possono essere uno strumento, che contribuisce a migliorare la sicurezza dei farmaci, grazie all’attività di monitoraggio della popolazione dei consumatori e di comunicazione alle aziende farmaceutiche delle criticità relative ai prodotti. Link: http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=24128 - 17/11/2014
- Cittadinanzattiva: Indagine civica sull’esperienza dei pazienti rispetto all’uso dei farmaci, con focus su farmaci biologici e biosimilari La onlus Cittadinanzattiva ha condotto un’indagine volta ad approfondire il rapporto tra paziente e terapia, le conoscenze sui farmaci che assume, l’aderenza terapeutica e le sue esigenze. La Spesa Sanitaria Pubblica italiana, già al di sotto della media europea, è diminuita, tra il 2009 ed il 2011, del 4,1%, mentre il decremento medio dei paesi OCSE è dello 0,9%. I maggiori tagli riguardano l’assistenza farmaceutica e vanno dal 16,8% del 2008 al 14,85% del 2013. I tetti di spesa, che vengono continuamente oltrepassati sono, secondo Cittadinanzattiva inadeguati al reale fabbisogno del paese. Contemporaneamente, la ricerca farmaceutica immette sul mercato farmaci di nuova generazione, ma a prezzi elevati. Partendo da queste osservazioni, la onlus ha deciso di condurre un’indagine conoscitiva per capire cosa i cittadini sanno su farmaci biologici e biosimilari e quali sono le loro richieste nei confronti del Sistema Sanitario Pubblico. L’inchiesta è recentissima: stata condotta tra agosto e ottobre 2014 da Cittadinanzaattiva, con la collaborazione dell’AIFA, di alcune società scientifiche e associazioni di malati. Il questionario è stato somministrato a 619 pazienti, equamente divisi tra i due sessi e provenienti per il 46,3% dal nord, il 12,4% dal centro e il 41,3% da sud e isole. La classe d’età più numerosa è quella tra i 20 e i 60 anni. Il 72% del campione ha il diploma di scuola media superiore o inferiore, il 19,3% la laurea e solo lo 0,2% non ha titolo di studio. Oltre la metà assume dai 2 ai 3 farmaci al giorno. Al 22% capita di dimenticare di assumere la terapia e al 14,3% di sbagliare il dosaggio. Il 22% ha dovuto interrompere la terapia e la causa principale di interruzione (22,6%) è l’insorgenza di reazioni allergiche, la seconda causa (20,4%) l’inefficacia del farmaco e la terza (16,4) i costi a carico del paziente. Tra quelli che hanno scelto volontariamente di interrompere o non iniziare la terapia, che sono il 10,8%, le motivazioni prevalenti sono lo scetticismo (56,52%) seguono l’eccessivo numero di somministrazioni (13,04%) e la durata eccessiva della terapia (11,59%). Questo per quanto riguarda la compliance, per quanto riguarda la conoscenza dei farmaci generici o equivalenti, i pazienti dimostrano una buona conoscenza, ma il 47,3% dichiara di non voler cambiare la terapia con quella equivalente e il 21,6% ha paura di farlo. Alla domanda sulle reazioni avverse a farmaci (ADR) , il 50,2% dei pazienti risponde di averne segnalato almeno una, circa la metà l’ha segnalata al Medico di Medicina Generale e l’altra metà allo specialista. Dalle risposte emerge anche che i pazienti sanno abbastanza bene cos’è un farmaco biologico, ma solo il 9% conosce la differenza tra farmaci biologici e biosimilari. Il 45,4% del campione ha assunto farmaci biologici, il 60,5% di questi, è stato informato dal personale sanitario sul fatto che il farmaco è stato sperimentato per la sua patologia, il 44,9% è stato avvisato dei possibili effetti collaterali e il 32,3% è stato sensibilizzato ad osservare l’eventuale insorgenza di ADR e informarne il medico. Solo il 4% dei pazienti assume farmaci biosimilari. Alla domanda sul tipo di informazioni che vorrebbero ricevere dal personale sanitario, riguardo i farmaci biosimilari, le prime due risposte sono il profilo di sicurezza ed efficacia e i possibili effetti collaterali. Se il medico proponesse di sostiuire un farmaco biologico con un biosimilare, vorrebbero essere informati sui motivi della decisione. Infine, è stato chiesto ai pazienti cosa vorrebbero per migliorare la qualità di vita legata all’assunzione di terapie farmacologiche, i desiderata dei pazienti sono risultati essere: terapie con pochi farmaci, che mostrino miglioramenti e non durino troppo a lungo, con effetti collaterali ridotti e una migliore comunicazione da parte del medico. Link: http://www.cittadinanzattiva.it/primo-piano/salute/6847-indagine-civica-sull-esperienza-dei-pazienti-rispetto-all-uso-dei-farmaci.html - 17/11/2014
- Prescrire: la lista dei farmaci da evitare Nel 2013, la rivista indipendente Prescrire ha pubblicato una lista di farmaci da evitare e, ora, ne pubblica un aggiornamento. In base al senso comune, scriveva nel 2013 la rivista indipendente Prescrire, dovrebbero essere utilizzati farmaci i cui benefici siano accertati e superino i rischi. Invece, ogni anno, vengono approvati medicinali, per i quali mancano adeguate prove d’efficacia, dopodiché le campagne pubblicitarie sui media convincono i pazienti a richiederne la prescrizione. In altri casi, farmaci che sembravano promettenti si rivelano meno efficaci o più rischiosi di quanto inizialmente si pensasse. Lasciare sul mercato questi farmaci è un venir meno al compito di proteggere la salute del cittadino. Prescrire non vuole, naturalmente, sostituirsi alle autorità sanitarie e regolatorie, ma intende fornire al personale sanitario gli strumenti per dare una migliore assistenza. In quest’ottica ha stilato, nel 2013, una lista nera di farmaci da evitare, che oggi aggiorna. Si tratta di 68 farmaci, 11 dei quali, come osservano A. Cartabellotta e C. Iacono su Evidence, non sono mai entrati in commercio in Italia e 3 sono stati ritirati. La lista, per quanto riguarda il nostro Paese, si restringe quindi a 54 farmaci, che vengono raggruppati per aree terapeutiche: Oncologia Catumaxomab: nei pazienti con ascite neoplastica maligna, la rivista consiglia periodici drenaggi delle asciti sintomatiche. Panitumumab: non migliora la sopravvivenza dei pazienti con carcinoma metastatico del colon-retto, ma provoca Reazioni Avverse (ADR) nel 90% dei casi. Trabectedina, vandetanib e vinflunina: è preferibile una terapia di supporto. Cardiologia Aliskiren: per il controllo dell’ipertensione, è preferibile usare diuretici o ACE-inibitori. Fenofibrato, bezafibrato: per il controllo dell’ipercolesterolemia, è preferibile usare, con cautela, il gemfibrozil. Ivabradina e trimetazidina: nei pazienti con angina, è preferibile usare un beta-bloccante o un calcio-antagonista (es. amlopidina e verapamil). Dermatologia e allergologia Tacrolimus unguento: è preferibile usare degli steroidi per uso topico, nell’eczema atopico. Prometazina: nel trattamento dell’orticaria, è meglio usare la desclorfeniramina per via parenterale. Diabete e nutrizione Linagliptin, saxagliptin, sitagliptin e vildagliptin: il loro profilo di sicurezza non è ancora ben noto e andrebbero utilizzati solo come seconda opzione. Orlistat: per la riduzione del peso, sono preferibili la dieta e l’attività fisica. Terapia del dolore e reumatologia Celecoxib, etoricoxib, parecoxib, ketoprofene gel, piroxican: come analgesici, la prima scelta consigliata è il paracetamolo, in alternativa, alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come ibuprofene e naproxene, a dosi minime e per periodi limitati. Per il trattamento dell’osteoporosi, la rivista suggerisce di considerare, ove possibile, trattamenti non farmacologici, integrazioni di calcio e vitamina D ed, eventualmente, l’acido alendronico o il raloxifene. Denosumab e ranelato di stronzio, hanno efficacia limitata e sono correlati a rischio di ADR. Diacereina e glucosamina: l’efficacia per l’osteoartrite non è provata; per il trattamento del dolore, è preferibile utilizzare il paracetamolo o, come seconda opzione, un FANS. Tiocolchicoside e chinina: per crampi e dolori muscolari sono preferibili trattamenti non farmacologici (come riposo, ghiaccio, stecche) oppure paracetamolo orale o ibuprofene per uso topico. Gastroenterologia Domperidone e domperidolo: pe la malattia da reflusso gastroesofageo, è preferibile l’uso dell’omeprazolo o di antiacidi. Procalopride: è preferibile correggere la dieta o utilizzare lassativi formanti massa, osmotici o, occasionalmente, altri lassativi (lubrificanti, stimolanti o rettali). Ginecologia ed endocrinologia Tibolone: come terapia ormonale sostitutiva, è preferibile una combinazione di estrogeni e progestinici a basso dosaggio. Antibiotici Moxifloxacina: è preferibile usare un altro fluorochinolone, come la ciprofloxacina o la ofloxacina. Telitromicina: è meglio usare un altro macrolide. Neurologia Nessun farmaco è efficace nel rallentare la progressione della malattia di Alzheimer, è preferibile aiutare il paziente a rimanere attivo e dare supporto a chi si prende cura di lui. La lista nera include gli inibitori della colinesterasi donepezil, galantamina e rivastigmina e l’antagonista del recettore del glutammato NMDA memantina. Farmaci neurologici che andrebbero evitati: la flunarizina, usata per l’emicrania, alla quale andrebbe preferito il propanololo ed il tolcapone, usato per morbo di Parkinson, al quale andrebbe preferito l’entacapone. Apparato respiratorio Sconsigliati i decongestionanti vasocostrittori nasali ed orali efedrina, nafazolina, ossimetazolina, pseudoefedrina e tuaminoeptano, perché non vale la pena di correre i rischi ad essi correlati, solo per alleviare i sintomi del raffreddore. All’antibiotico omalizumab, usato dai pazienti asmatici, è preferibile uno steroide inalatorio ad alte dosi o per via orale. Sconsigliato anche il pirfenidone, usato nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica, in mancanza di alternative, è preferibile una terapia sintomatica. Psichiatria Tra i farmaci psicotropi, sono sconsigliati l’asenapina, la dapoxetina e gli antidepressivi agomelatina, duloxetina cloridrato e venlafaxina. Sconsigliati anche bupropione e vareniclina, usati per la disassuefazione al fumo: è preferibile la nicotina. Towards better patient care: drugs to avoid in 2014 Prescrire Int. February 2014; 34 (364): 137-143 Link: http://english.prescrire.org/en/81/168/49170/0/NewsDetails.aspx Towards better patient care: drugs to avoid Prescrire Int. April 2013; 33 (352): 138-142 Link: http://english.prescrire.org/en/81/168/48481/0/2013/ArchiveNewsDetails.aspx A. Cartabellotta, C. Iacono, Migliorare la sicurezza dei pazienti e ridurre gli sprechi: la lista dei farmaci da evitare, Evidence 2014;6(9): e1000089 doi: 10.4470/E1000089 Link: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/440/migliorare-la-sicurezza-dei-pazienti-e-ridurre-gli-sprechi-la-l/articolo - 14/11/2014
- AIFA: Richiamo alla segnalazione tempestiva da parte dei segnalatori Fonte: AIFA 13/11/2014 L’AIFA ha riscontrato che è stato inserito nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) un numero elevato di segnalazioni con data di insorgenza della reazione addirittura di parecchi anni precedente alla data di compilazione della scheda. L’Agenzia regolatoria ricorda che, pur non esistendo un preciso termine temporale, in base all’Art. 132 “Obblighi a carico delle strutture e degli operatori sanitari e successivi adempimenti dell’AIFA” del D.Lgs. 219/06, “I medici e gli altri operatori sanitari devono trasmettere le segnalazioni di sospette reazioni avverse, tramite l’apposita scheda, tempestivamente, al responsabile di farmacovigilanza della struttura sanitaria di appartenenza.” La segnalazione di sospette reazioni avverse è un prezioso strumento per le attività di farmacovigilanza, in quanto consente di rilevare i potenziali segnali di sicurezza relativi all’uso dei medicinali, ma rischia di essere inefficace, se perviene in tempi eccessivamente lunghi. Inoltre, nel caso di segnalazioni inserite in rete con anni di ritardo, diviene anche difficile l’acquisizione di eventuali informazioni mancanti, dal segnalatore o l’esecuzione del follow-up. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/richiamo-alla-segnalazione-tempestiva-da-parte-dei-segnalatori-13112014 - 14/11/2014
- Biosimilari: cosa c’è da sapere? La Commissione Europea ha elaborato un documento informativo sui medicinali biosimilari. I medicinali biologici sono farmaci prodotti con tecniche di DNA ricombinante. La prima generazione è stata prodotta negli anni Ottanta. I relativi brevetti sono scaduti ed è, quindi, possibile sviluppare ed immettere sul mercato farmaci biologici simili al medicinale di riferimento: i “biosimilari”, che si prevede abbiano lo stesso profilo di sicurezza dell’originatore. Il primo biosimilare è stato approvato e commercializzato nel 2006; nei prossimi anni, il loro numero sarà crescente e potrà favorire la concorrenza, l’abbassamento dei prezzi e, in ultima analisi, la riduzione della spesa sanitaria. Un prezzo più basso, però, non significa una qualità inferiore, perché un biosimilare approvato e il suo medicinale di riferimento devono avere lo stesso profilo di sicurezza e la stessa efficacia. Dal 2003, esiste uno specifico percorso normativo e regolatorio europeo, per lo sviluppo e l’autorizzazione dei biosimilari, che definisce quali studi devono essere eseguiti per dimostrare la similarità in termini di qualità, sicurezza ed efficacia e dimostrare l’assenza di significative differenze cliniche rispetto al medicinale di riferimento. Ora, la Commissione Europea rende noto un un documento informativo sui biosimilari, che ha elaborato avvalendosi della collaborazione di un gruppo di esperti e dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA). Il documento ha lo scopo di fornire informazioni corrette ed esaustive sui biosimilari, sia agli operatori sanitari, che ai pazienti. Al cittadino, in particolare, è rivolta la sezione finale a domande e risposte. scarica l’opuscolo biosimilars_report_it Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/biosimilari-quello-che-c%C3%A8-da-sapere-un-documento-informativo-sul-sito-della-commissione-euro Consulta la pagina “Access to Medicines in Europe” della commissione Europea: http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/healthcare/competitiveness/process_on_corporate_responsibility/platform_access/index_en.htm Consulta la pagina web dell’EMA dedicata ai medicinali biosimilari: http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/special_topics/document_listing/document_listing_000318.jsp&mid=WC0b01ac0580281bf0 - 13/11/2014
- Cotrimossazolo e morte improvvisa nei pazienti trattati con gli inibitori del sistema renina-angiotensina Uno studio sulla popolazione valuta se la prescrizione di cotrimossazolo con un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina o bloccanti del recettore dell’angiotensina è associata a morte improvvisa. Introduzione Inibitori dell’enzima di conversione e bloccanti del recettore dell’angiotensina sono trai farmaci più comunemente prescritti nella pratica clinica. Ogni anno, sono dispensate, nel Regno Unito, più di 50 milioni di prescrizioni e più di 250 milioni negli Stati Uniti. Questi farmaci sono principalmente utilizzati per il trattamento di ipertensione, malattia coronarica, insufficienza cardiaca congestizia, proteinuria, e malattie renali croniche. Entrambe le classi di farmaci aumentano il rischio di ipercaliemia, che si verifica in circa il 10% dei pazienti ed è particolarmente comune nei pazienti con fattori di rischio per l’ipercaliemia, correlati ad altri farmaci e malattie. Il cotrimossazolo (antibiotico contenente una combinazione di sulfametossazolo e trimetoprim) è comunemente prescritto per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie ed è nella lista dei farmaci essenziali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ogni anno, sono dispensate nel Regno Unito circa cinque milioni di prescrizioni e 20 milioni negli Stati Uniti. Il trimetoprim ha somiglianze strutturali e farmacologiche col farmaco diuretico risparmiatore di potassio amiloride. È stato dimostrato che l’uso di cotrimossazolo con inibitori dell’enzima di conversione o bloccanti del recettore dell’angiotensina aumenta di quasi sette volte il rischio di ipercaliemia, rispetto all’amoxicillina. Alcuni case report indicano che questa interazione farmacologica può causare pericolo di vita per ipercaliemia. Questo è un problema importante, perché la morte improvvisa dovuta ad ipercaliemia rischia di essere attribuita erroneamente alla malattia cardiaca, in particolare nei pazienti anziani con malattia cardiovascolare o diabete. Gli autori hanno esaminato se il trattamento con cotrimossazolo è stato associato ad un più alto rischio di morte improvvisa, rispetto ad altri antibiotici utilizzati per le infezioni delle vie urinarie, nei pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione o bloccanti del recettore dell’angiotensina. Materiali e metodi Si tratta di uno studio caso-controllo nidificato basato sulla popolazione dell’Ontario, Canada, dal 1° aprile 1994 al 1 ° gennaio del 2012. Sono stati reclutati i residenti dell’Ontario di età ≥66 anni, trattati con un inibitore dell’enzima di conversione o bloccanti del recettore dell’angiotensina. Sono stati considerati “casi” quelli che sono morti improvvisamente poco dopo aver ricevuto una prescrizione ambulatoriale per cotrimossazolo, amoxicillina, ciprofloxacina, norfloxacina o nitrofurantoina. Ogni caso è stato abbinato ad un massimo di quattro controlli per età, sesso, malattia renale cronica e diabete. Principale esito da misurare era l’odds ratio per l’associazione tra morte improvvisa e l’esposizione ad ogni antibiotico, relativo alla amoxicillina, dopo aggiustamento per i predittori di morte improvvisa in base ad un indice di rischio di malattia. Risultati Delle 39.879 morti improvvise, 1.027 si sono verificate entro sette giorni di esposizione ad un antibiotico e sono state abbinate a 3.733 controlli. Rispetto all’amoxicillina, il cotrimossazolo è stato associato ad un aumentato rischio di morte improvvisa (odds ratio aggiustato 1,38, IC 95% 1,09-1,76). Il rischio era leggermente superiore a 14 giorni (odds ratio aggiustato 1,54, 1,29-1,84). Ciò corrisponde a circa tre morti improvvise entro 14 giorni per 1.000 prescrizioni di cotrimossazolo. Anche la ciprofloxacina (una nota causa di prolungamento dell’intervallo QT) è stata associata ad aumentato rischio di morte improvvisa (odds ratio aggiustato 1,29, 1,03-1,62), mentre tale rischio non è stato osservato per la nitrofurantoina e la norfloxacina. Conclusioni Gli autori hanno trovato che l’uso di cotrimossazolo è stato associato ad un aumentato rischio di morte improvvisa nei pazienti anziani, che assumono inibitori dell’enzima di conversione o bloccanti del recettore dell’angiotensina. L’importanza dei risultati è sottolineata dal fatto che il cotrimossazolo è prescritto a milioni di pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione o bloccanti del recettore dell’angiotensina, nei quali la morte improvvisa potrebbe essere attribuita erroneamente ad una cardiopatia di base, piuttosto che a ipercaliemia. Gli autori suggeriscono che, quando clinicamente appropriato, è preferibile che i medici scelgano antibiotici alternativi o limitino la dose e la durata del trattamento col cotrimossazolo. In ogni caso, quando è prescritto il cotrimossazolo nei pazienti sensibili, è consigliabile un attento monitoraggio del potassio sierico. M. Fralick, E. M. Macdonald, T. Gomes, T. Antoniou, S. Hollands, M. M. Mamdani, D. N. Juurlink, Co-trimoxazole and sudden death in patients receiving inhibitors of renin-angiotensin system: population based study BMJ 2014; 349 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g6196 (Published 30 October 2014) link: http://www.bmj.com/content/349/bmj.g6196 - 12/11/2014
- Efficacia comparativa e tollerabilità delle terapie farmacologiche nel trattamento del disturbo bipolare Secondo una meta-analisi multicentrica, il litio resta la migliore opzione. Il litio è lo standard stabilito nel trattamento a lungo termine del disturbo bipolare, ma molti nuovi farmaci sono stati valutati per questa indicazione. Gli autori hanno realizzato una meta-analisi a rete, per valutare l’efficacia comparativa e la tollerabilità dei trattamenti farmacologici disponibili per il disturbo bipolare. Materiali e metodi Gli autori hanno cercato, sulle banche dati Embase, Medline, PreMedline, PsycINFO ed il Cochrane Central Register of Controlled Trials, gli studi randomizzati e controllati, pubblicati prima del 28 giugno 2013. Sono stati presi in esame lavori, che confrontano trattamenti attivi per il disturbo bipolare, sia tra loro che con placebo e sia come monoterapia che come terapia addizionale, per almeno 12 settimane. Gli esiti primari da misurare erano il numero di partecipanti con recidiva di qualsiasi episodio di alterazione dell’umore ed il numero di partecipanti che ha interrotto il trattamento a causa di eventi avversi. È stata valutata l’efficacia e la tollerabilità dei trattamenti con una rete ad effetti casuali e meta-analisi, in un contesto bayesiano. Risultati Sono stati individuati 114 studi potenzialmente ammissibili e sono stati selezionati 33 studi controllati randomizzati, pubblicati tra il 1970 ed il 2012, che esaminano 17 trattamenti per il disturbo bipolare (o placebo) su 6.846 partecipanti. I partecipanti assegnati a tutti i trattamenti valutati avevano un rischio significativamente più basso di qualsiasi recidiva rispetto al placebo, ad eccezione di quelli assegnati ad aripiprazolo (tasso di rischio RR 0.62, intervallo di credibilità (o intervallo di confidenza bayesiano) Cri 95% 0.38 -1.03), carbamazepina (RR 0.68, Cri 95% 0.44-1.06), imipramina (RR 0.95, Cri 95% 0.66-1.36) e paliperidone (RR 0.84, Cri 95% 0.56-1.24 ). Lamotrigina e placebo sono stati tollerati significativamente meglio di carbamazepina (lamotrigina, RR 5.24, Cri 95% 1.07-26.32; placebo, RR 3.60, Cri 95% 1.04-12.94), litio (RR 3.76, Cri 95% 1.13-12.66; RR 2.58, Cri 95% 1.33-5.39), o litio più valproato (RR 5.95, Cri 95% 1.02-33.33; RR 4.09, 1.01-16.96 ). Conclusioni Sebbene la maggior parte dei farmaci analizzati fosse più efficace del placebo e generalmente ben tollerata, gli autori ritengono che medici e pazienti debbano tener conto delle differenze nella qualità delle prove e dei profili degli effetti collaterali. In considerazione dell’efficacia nella prevenzione degli episodi maniacali e depressivi e delle recidive e della miglior qualità degli elementi di prova a sostegno, litio dovrebbe rimanere il trattamento di prima linea quando si prescrive un farmaco per prevenire ricadute in pazienti con disturbo bipolare, nonostante il suo profilo di tollerabilità. T. Miura, H. Noma, T. A. Furukawa, H. Mitsuyasu, S. Tanaka, S. Stockton, G. Salanti, K. Motomura, S. Shimano-Katsuki, S. Leucht, A. Cipriani, J. R Geddes, S. Kanba, Comparative efficacy and tolerability of pharmacological treatments in the maintenance treatment of bipolar disorder: a systematic review and network meta-analysis, The Lancet Psychiatry, Volume 1, Issue 5, Pages 351 – 359, October 2014 doi:10.1016/S2215-0366(14)70314-1 link: http://www.thelancet.com/journals/lanpsy/article/PIIS2215-0366(14)70314-1/abstract - 11/11/2014
- AIFA ed EMA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci Note Informative Importanti su Xofigo®, pseudoefedrina, Konakion, Broncovaleas (salbutamolo), Sonovue (esafluoruro di zolfo) e Raccomandazioni PRAC su valproato, sui medicinali contenenti testosterone e su Iclusig (ponatinib). Nota Informativa Importante su Xofigo® Fonte: AIFA 30/10/2014 Gli ultimi lotti prodotti di Xofigo® (radium Ra 223 dicloruro) non hanno superato i controlli di qualità, di conseguenza si è verificata una carenza a livello mondiale e la casa produttrice non è in grado di dire quando riprenderà la regolare distribuzione. I medici curanti dovranno valutare trattamenti alternativi per i pazienti attualmente in terapia. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-xofigo®-30102014 Nota Informativa Importante sui medicinali contenenti pseudoefedrina Fonte: AIFA 27/10/2014 I medicinali di automedicazione ACTIFED, ACTIGRIP, ACTIGRIP GIORNO & NOTTE, ACTIFED COMPOSTO, NUROFEN INFLUENZA E RAFFREDDORE, REACTINE contengono il principio attivo pseudoefedrina, che è inclusa nella Lista Sostanze Proibite in competizione, quando la sua concentrazione nelle urine è superiore a 150 microgrammi per millilitro. I Fogli Illustrativi di tutti i medicinali contenenti il principio attivo pseudoefedrina, sono stati aggiornati per inserire l’avvertenza: “Per chi svolge attività sportiva: l’uso del farmaco senza necessità terapeutica costituisce doping e può determinare comunque positività ai test anti-doping”. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-medicinali-contenenti-pseudoefedrina-27102014 Chiarimenti – Nota Informativa Importante su Konakion del 26/06/2014 Fonte: AIFA 27/10/2014 L’AIFA chiarisce che il provvedimento di eliminazione della via di somministrazione intramuscolare riguarda la confezione indicata per l’esclusivo uso NEGLI ADULTI e NON la confezione “prima infanzia 2mg/0,2 ml soluzione orale e iniettabile”. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/chiarimenti-nota-informativa-importante-su-konakion-del-26062014-27102014 Nota Informativa Importante su Broncovaleas (salbutamolo) Fonte: AIFA 27/10/2014 L’uso di Broncovaleas 5 mg/ml soluzione da nebulizzare è limitato ai bambini di età ≥ 2 anni. Le informazioni del prodotto saranno aggiornate relativamente al dosaggio da utilizzare nei bambini da 2 a 12 anni. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-broncovaleas-salbutamolo-27102014 Nota Informativa Importante sull’uso di Sonovue (esafluoruro di zolfo) Fonte: AIFA 27/10/2014 Nell’Unione Europea, Sonovue è approvato per l’uso in ecocardiografia e doppler. Sono state segnalate rare ma gravi aritmie, talvolta fatali, in pazienti con instabilità cardiovascolare, durante l’ecocardiografia con stress con Sonovue usato in associazione a dobutamina. Nei pazienti con sindrome coronarica acuta recente o ischemia clinicamente instabile, Sonovue non deve essere usato in associazione a dobutamina; se somministrato da solo, deve essere usato solo dopo un’attenta valutazione rischio/beneficio ed è necessario uno stretto monitoraggio dei parametri, a causa del rischio di reazioni simil-allergiche e/o vasodilatatorie. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sull%E2%80%99uso-di-sonovue-esafluoruro-di-zolfo-27102014 Raccomandazioni PRAC su valproato Fonte: AIFA 10/10/2014 Il Comitato dell’EMA per la Valutazione del Rischio per la Farmacovigilanza (PRAC) ha raccomandato ulteriori restrizioni d’uso dei farmaci a base di valproato, per il rischio di malformazioni e di problemi di sviluppo nei bambini esposti in utero. Il valproato non deve essere utilizzato per trattare l’epilessia o il disturbo bipolare nelle donne in età fertile, a meno che non sia l’unica scelta terapeutica e, in tal caso, è necessario l’uso concomitante di metodi contraccettivi. Il valproato non deve essere utilizzato come terapia preventiva dell’emicrania durante la gravidanza. I medici devono informare le donne dei rischi. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-valproato-10102014 Raccomandazioni PRAC su medicinali contenenti testosterone Fonte: AIFA 10/10/2014 Il PRAC ha completato a livello dell’UE la revisione dei medicinali contenenti testosterone e non ha trovato evidenze coerenti del fatto che l’uso di testosterone negli uomini che non producono abbastanza testosterone (ipogonadismo) aumenti il rischio di problemi cardiaci. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-medicinali-contenenti-testosterone-10102014 Raccomandazioni PRAC su Iclusig (ponatinib) Fonte: AIFA 10/10/2014 Il Comitato PRAC dell’EMA ha completato una revisione di benefici e rischi di Iclusig (ponatinib), impiegato nel trattamento della leucemia, per valutare il il rischio di coaguli di sangue e ostruzione delle arterie e vene. La dose iniziale raccomandata rimane di 45 mg/die. È consigliabile sospendere il trattamento, in caso di assenza di risposta dopo tre mesi di trattamento e monitorare i pazienti per la pressione alta e problemi cardiaci Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-iclusig-ponatinib-10102014 Nota Informativa Importante su Emtriva Fonte: AIFA 06/10/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco raccomanda il controllo dei flaconi di Emtriva 10 mg/ml soluzione orale, prima dell’uso, perché potrebbero perdere piccole quantità di prodotto. Il difetto di fabbricazione non è, comunque, rilevante per la sicurezza dei pazienti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-emtriva-06102014 - 06/11/2014
- Non bisogna utilizzare gli antipsicotici di routine, per il trattamento di agitazione e aggressività, nei pazienti affetti da demenza Una revisione aggiornata della letteratura valuta il rischio specifico attribuibile a eventi avversi chiave, associati al risperidone, nelle persone con malattia di Alzheimer. L’uso degli antipsicotici nei pazienti affetti da demenza è aumentato in tutto il mondo, nell’ultimo decennio ed è, per lo più, non autorizzato, sia per quanto riguarda antipsicotici come quetiapina, olanzapina, aripiprazolo e aloperidolo che non sono autorizzati per quest’uso, che per quanto riguarda il risperidone, al di fuori delle indicazioni d’uso autorizzate. Nonostante l’uso continuato di antipsicotici per il trattamento di agitazione e aggressività in persone affette da demenza, vi è una evidenza limitata di un beneficio clinicamente significativo. I potenziali danni derivanti dall’uso di antipsicotici (compreso un aumento degli eventi cerebrovascolari e della mortalità) sono superiori ai benefici. Il risperidone è l’unico antipsicotico raccomandato e deve essere utilizzato solo in persone affette da demenza che hanno disturbi psicotici preesistenti o aggressività grave e deve essere prescritto per non più di 12 settimane. I sintomi psicologici e comportamentali della demenza, come l’agitazione e l’aggressività, sono comunemente trattati con farmaci antipsicotici atipici, che sono associati a gravi effetti collaterali. Vi è una crescente evidenza di potenziali danni associati all’uso di questi farmaci in persone affette da demenza e le linee guida consigliano sempre di limitarne l’uso. In Europa, solo il risperidone è, attualmente, autorizzato per l’uso nella demenza e solo per un massimo di sei settimane nei pazienti con aggressività grave, definita come causa di rischio o grave sofferenza e che non abbia risposto ad altri trattamenti. Negli Stati Uniti, non ci sono antipsicotici approvati per questo gruppo di pazienti. Le linee guida del National Institute for Health and Care Excellence della gran Bretagna e della American Psychiatric Association sono simili: non distinguono tra i singoli antipsicotici atipici e raccomandano un periodo massimo di trattamento di 12 settimane, tranne in casi eccezionali. Materiali e Metodi Questo articolo è basato su una revisione aggiornata della letteratura pubblicata in revisioni sistematiche. Gli autori hanno consultato le banche dati elettroniche PubMed, Embase e Cochrane Library e hanno valutato i singoli studi randomizzati e controllati delle revisioni sistematiche, per calcolare il rischio specifico attribuibile a eventi avversi chiave, associati al risperidone, nelle persone con malattia di Alzheimer. Conclusioni Gli autori concludono, in linea con le indicazioni d’uso europee, che il riperidone vada usato solo nei pazienti con aggressività severa, che non risponde ad altri trattamenti e per 6 settimane e, in casi eccezionali come consigliano le linee guida internazionali di buona pratica, per un massimo di 12 settimane. Gli altri antipsicotici non devono essere prescritti ai pazienti con demenza, perché i rischi superano i benefici. Dopo 12 settimane, la terapia deve essere valutata e sospesa, a meno che almeno due tentativi di sospensione non abbiano portato al peggioramento dei sintomi, ma nel 70% dei pazienti questo non accade. Nelle prime 4 settimane dopo la sospensione, il medico deve dare supporto al paziente, che è in ansia perché teme il ritorno dei sintomi. È, inoltre, raccomandato un monitoraggio fino a tre mesi. Trattamenti non farmacologici e terapia del dolore costituiscono soluzioni efficaci, per molte persone, sebbene non siano alternative dirette agli antipsicotici. Se così non fosse, gli autori suggeriscono di indirizzare il paziente ad una clinica psichiatrica perché siano attentamente valutati i rischi e i benefici di una prescrizione di antipsicotici a breve termine. A. Corbett, A. Burns, C. Ballard, Don’t use antipsychotics routinely to treat agitation and aggression in people with dementia, BMJ 2014; 349 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g6420 (Published 03 November 2014) Link: http://www.bmj.com/content/349/bmj.g6420 - 06/11/2014
- Comprendere le reazioni avverse al farmaco negli anziani attraverso le interazioni farmacologiche Uno studio valuta le Reazioni Avverse a Farmaco, registrate nel corso del 2013 negli Spedali Civili di Brescia, con un sistema computerizzato delle prescrizioni (InterCheck) basato sul database delle interazioni gestito dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Obiettivi Lo studio si pone l’obiettivo di valutare la prevalenza e le caratteristiche delle reazioni avverse da farmaci (ADR) e di valutare il contributo potenziale dei farmaci specifici, le categorie terapeutiche e le interazioni farmacologiche (DDI), nella popolazione anziana. Metodi Sono state valutate tutte le segnalazioni di ADR di persone di età ≥65 anni, raccolti dalla farmacovigilanza di uno dei principali ospedali Italiani, nel corso del 2013. Le interazioni farmacologiche sono state analizzate da un sistema computerizzato delle prescrizioni (InterCheck) basato sul database delle interazioni gestito dall’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Le interazioni farmacologiche sono state classificate in base alla loro rilevanza clinica come controindicata, maggiore e moderata. Risultati Tra tutte le segnalazioni di ADR (n = 1014) raccolte nel corso del 2013, 343 riguardano anziani. Le reazioni avverse più frequenti sono risultate: emorragie (n = 122, 35,5%), reazioni allergiche (n = 56, 16,3%), e rapporto internazionale normalizzato o INR elevato (INR> 6, n = 54, 15,7%). I farmaci specifici che hanno contribuito ad ADR erano warfarin (42,5%), acenocumarolo (9%), e allopurinolo (8,5%); mentre le categorie terapeutiche erano agenti ematologici (67%) e inibitori della pompa protonica (13%). Sono state trovate, in totale, 912 interazioni farmacologiche: un terzo di loro controindicate o maggiori, il 31,5% delle quali ha potenzialmente contribuito alle ADR; le più frequenti di queste sono state: warfarin ed eparina (controindicata, n = 5); warfarin e una statina (maggiore, n = 38); warfarin e un inibitore della pompa protonica (moderata, n = 40). Almeno una DDI ha contribuito a 66 emorragie su 122 (54%) ed a 41 INR elevato su 54 (76%). Conclusioni Le interazioni farmacologiche hanno contribuito in modo significativo all’insorgenza di reazioni avverse negli anziani. L’adozione di programmi di intervento, come l’impiego di un sistema informatizzato, può ridurre il rischio di malattie iatrogene negli anziani. A. Marengoni, L. Pasina, C. Concoreggi, G. Martini, F. Brognoli, A. Nobili, G. Onder, D. Bettoni Understanding adverse drug reactions in older adults through drug–drug interactions Eur J Intern Med. 2014 Oct 10. pii: S0953-6205(14)00282-9. doi: 10.1016/j.ejim.2014.10.001. [Epub ahead of print] link: http://www.ejinme.com/article/S0953-6205(14)00282-9/abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25312593 - 31/10/2014
- I vaccini possono interagire con il metabolismo dei farmaci? Pharmacological Research pubblica un lavoro di ricercatori italiani, che inizia ad esplorare la tematica delle interazioni tra farmaci e vaccini. I vaccini sono strumenti sicuri efficaci per ridurre l’incidenza di diverse malattie gravi, che colpiscono adulti e bambini. Sono spesso somministrati a pazienti con malattie croniche, che possono essere sotto poli-terapia. Diversi casi clinici fanno supporre che si verifichino cambiamenti nel metabolismo dei farmaci, dopo la vaccinazione e hanno portato ad avanzare l’ipotesi di una interazione tra vaccini e farmaci specifici. Tali interazioni possono essere, teoricamente, problematiche, specie nel caso di pazienti trattati con molecole caratterizzate da un ristretto indice terapeutico. Il presente lavoro passa in rassegna e sistematizza i dati disponibili sulle interazioni farmaco-vaccino. Il quadro che emerge indica che la riduzione dell’attività di CYP specifici a seguito della vaccinazione si può verificare, molto probabilmente, attraverso la sovrapproduzione dell’interferone γ e per farmaci specifici, come anticonvulsivanti e teofillina, può avere una notevole rilevanza clinica. È, invece, improbabile che si verifichi l’interazione clinica tra vaccini e farmaci metabolizzati dai citocromi non influenzati dai livelli di INFγ, come il warfarin. Sono comunque necessari ulteriori studi per avere un quadro completo delle interazioni farmaco-vaccino e definire la loro rilevanza in termini di possibile impatto clinico negativo. P. Pellegrino, E. Clementi, A. Capuano, S. Radice. Can vaccines interact with drug metabolism? Pharmacol Res. 2014 Sep 26. pii: S1043-6618(14)00147-9. doi: 10.1016/j.phrs.2014.09.003. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25258293 http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1043661814001479 - 31/10/2014
- Exenatide, sitagliptin e vildagliptin: uso, efficacia e sicurezza per il diabete di tipo 2, nel mondo reale Il lavoro pubblica i dati dei Registri di Monitoraggio dei farmaci antidiabetici dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). I profili di sicurezza dei farmaci risultano allineati ai risultati dei trial clinici registrativi. Contesto e obiettivi In Italia, i pazienti trattati con farmaci incretino-mimetici sono arruolati nei Registri elettronici nazionali di Monitoraggio dei farmaci antidiabetici, che raccolgono i dati generali demografici e clinici dei pazienti. Metodi e risultati Sono stati inseriti nel Registro (da febbraio 2008 ad agosto 2010) 75.283 pazienti con diabete di tipo 2, trattati con exenatide, sitagliptin o vildagliptin; età ≥75 anni, n = 6.125 casi, indice di massa corporea (IMC) ≥35 kg / m 2, n = 22.015 e controllo metabolico HbA1c ≥ 11 % (96 mmol / mol), n = 3151. Nel complesso, sono state registrate 1.116 sospette reazioni avverse al farmaco, tra cui 12 casi di pancreatite acuta (sei per exenatide). Si sono verificati episodi di ipoglicemia, principalmente in combinazione con le sulfaniluree. L’interruzione del trattamento per i tre farmaci (analisi di regressione logistica) è stata associata negativamente con il genere maschile e positivamente all’HbA1c basale, alla durata del diabete, e, limitatamente agli inibitori del DPP-4, con l’IMC. L’interruzione del trattamento è risultata frequente (21-26 %). La sospensione per insuccesso della terapia si è verificata nel 27-40% di tutte le interruzioni: rispettivamente 7,7% dei casi exenatide, 3,8% sitagliptin e 4,1% vildagliptin. L’HbA1c è diminuito in media dello 0,9-1,0% (9 mmol / mol). Il peso corporeo è diminuito del 3,5% con exenatide e 1,0-1,5% con gli inibitori del DPP-4. Conclusioni Nel mondo reale dei servizi di diabetologia italiani, le prescrizioni di incretine sono state fatte in molti casi al di fuori dei limiti prescritti. Tuttavia, opportunamente utilizzate, le incretine possono dare risultati almeno in linea con gli studi pilota. S. Montilla, G. Marchesini, A. Sammarco, M.P. Trotta, P.D. Siviero, C. Tomino, D. Melchiorri, L. Pani for the AIFA Anti-diabetics Monitoring Group, Drug utilization, safety, and effectiveness of exenatide, sitagliptin, and vildagliptin for type 2 diabetes in the real world: Data from the Italian AIFA Anti-diabetics Monitoring Registry Link: http://www.nmcd-journal.com/article/S0939-4753(14)00259-2/abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25300980 Il lavoro è open access ed è scaricabile anche dal sito web dell’AIFA al link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/farmaci-antidiabetici-aifa-pubblica-i-primi-risultati-di-efficacia-e-sicurezza-dei-registri- - 28/10/2014
- Il BMJ critica la sicurezza e l’uso di dabigatran Un editoriale del sito della European Primary Care Cardiovascular Society fa una rassegna degli articoli del British Medical Journal (BMJ) sul nuovo anticoagulante orale. Nel British Medical Journal (BMJ) del 23 luglio, sono stati pubblicati articoli critici sulla presentazione dei dati dello studio più importante (RE-LY) sull’efficacia e la sicurezza del nuovo anticoagulante orale (NAO) dabigatran. La discussione riguarda uno dei più validi motivi per utilizzare il dabigatran per la prevenzione dell’ictus nella fibrillazione atriale non-valvolare (FANV), vale a dire che non è necessario il monitoraggio dell’attività anticoagulante o della concentrazione plasmatica, come per gli antagonisti della vitamina K (es. warfarin). Si suggerisce, inoltre, che il rischio di gravi sanguinamenti pubblicato sia una sottostima del rischio reale. Il BMJ ha esaminato la documentazione del produttore di dabigatran, Boehringer Ingelheim (BI), resa disponibile durante un processo americano contro la società, in seguito a richieste fatte in base al diritto di informazione. Sulla base di questi dati, Deborah Cohen redattore di BMJ per le inchieste, solleva la questione se il monitoraggio sia effettivamente non necessario. I documenti interni pubblicati rivelano che la BI ha condotto ampie analisi che dimostrano che il rischio di sanguinamenti maggiori potrebbe essere ridotto del 30-40% rispetto al warfarin ben dosato, se vengono misurati i livelli plasmatici del dabigatran. Sono stati, inoltre, individuati i livelli plasmatici ai quali dovrebbe essere necessario un aggiustamento della dose. Questi risultati non erano stati comunicati ai medici e alle autorità regolatorie, perché, secondo la società farmaceutica, le analisi non permettevano di fare previsioni affidabili, riguardo agli esiti per il paziente,. Alla fine dello scorso anno, Reilly e colleghi hanno pubblicato risultati parziali dello studio RE-LY, in cui mostravano che una parte dei pazienti può trarre beneficio dal corretto dosaggio del dabigatran. Questa pubblicazione non menziona l’intervallo ottimale di concentrazione plasmatica dell’agente, che invece era menzionato nella versione precedente dell’articolo, consultata da BMJ. Cohen afferma, inoltre, che vi sono indizi che il dabigatran sia correlato a maggiori rischi di sanguinamento, rispetto a quanto risulta dalla sperimentazione clinica, sulla base della quale ha ricevuto l’autorizzazione all’immissione in commercio. La prima volta che i dati della ricerca sono stati inviati alla Food and Drug Administration (FDA) per l’approvazione del dabigatran, la FDA ne ha chiesto la revisione, a causa di un numero troppo elevato di irregolarità nel set dei dati. La revisione dei dati ha prodotto altri eventi, in entrambi i gruppi di trattamento, ma non ha cambiato sostanzialmente i risultati. C’è stata, comunque, una discussione circa i risultati aggiornati, prevalentemente sul numero di infarti del miocardio (silenziosi e clinici). Probabilmente non ha aiutato il fatto che RE-LY abbia un disegno di studio in aperto (open label), nonostante la FDA richieda che gli eventi clinici siano giudicati in cieco. Cohen ha dubbi sul fatto che il protocollo sia sempre stato seguito e che i sanguinamenti maggiori siano sempre stati registrati nelle statistiche. La rivista è critica anche verso la FDA: poiché il dabigatran è stato il primo NAO, ha seguito una procedura di approvazione veloce, per stimolare l’innovazione e, per la sua approvazione, è stato sufficiente un unico grande studio di fase III, invece di due. Così, un riesame accelerato della FDA ha contribuito ad una valutazione meno solida dei benefici e dei rischi. Secondo Charlton e Redberg dovrebbe essere meglio ponderata l’effettiva utilità del processo accelerato. L’FDA, al momento, ha approvato l’uso di dabigatran a dose fissa senza controllo clinico, nonostante il fatto che uno dei suoi consulenti avesse osservato che i livelli plasmatici dell’agente possono variare considerevolmente. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha approvato il dabigatran un anno dopo la FDA, ma ha segnalato la necessità della formazione del medico, del monitoraggio della funzione renale, della pubblicazione dei livelli terapeutici e della disponibilità di un test per misurare l’anticoagulazione. L’EMA aveva già espresso la sua preoccupazione circa la necessità di monitorare i livelli plasmatici per ridurre il rischio di emorragie. In un rapporto sull’agente, l’EMA menziona le concentrazioni plastiche, che dovrebbero essere considerate come i limiti superiore e inferiore per prevenire eventi clinici. Inoltre, è stato messo a punto anche un accurato test convalidato: HEMOCLOT inibitore diretto di trombina per determinare le concentrazioni plasmatiche di dabigatran. Tuttavia, quando l’agente è stato approvato, non è stata inclusa la necessità di monitoraggio. In risposta al numero elevato di segnalazioni post-marketing di sanguinamenti, provenienti dagli Stati Uniti e dal Giappone, l’EMA ha riaperto il dialogo con la casa produttrice, sulla necessità di monitoraggio e regolazione del dosaggio del dabigatran. Un comitato consultivo di EMA ha votato contro il monitoraggio perché le concentrazioni plasmatiche richieste ed il range terapeutico non erano noti. La raccomandazione finale si limitava a sottolineare l’importanza di monitorare la funzionalità renale e le caratteristiche dei pazienti prima e durante il trattamento, per regolare il dosaggio. Reilly e colleghi sottolineano che RE-LY è l’unico studio sui NAO, che abbia pubblicato un ampio set di dati circa le concentrazioni plasmatiche. Ciò solleva la questione di quanto possano variare il livelli plasmatici negli altri NAO. Secondo BMJ, è necessaria una ricerca indipendente e sistematica che faccia maggiore chiarezza. La sicurezza del dabigatran per la FANV può essere migliorata notevolmente, secondo Moore e colleghi. Il produttore, la FDA e l’EMA dovrebbero raggiungere il consenso su un range terapeutico e dovrebbero raccomandare aggiustamenti della dose iniziale in base alle misure della concentrazione plasmatica. Le agenzie regolatorie devono raccomandare il monitoraggio a tutti i nuovi pazienti, e dovrebbe essere tolta la dicitura che “Di norma Pradaxa non richiede un monitoraggio di routine dei parametri di coagulazione”. Se questo è vero per il dabigatran, può esserlo anche per altri NAO. Il 13 maggio 2014, la FDA ha confermato il profilo positivo di efficacia-sicurezza del dabigatran, sulla base di uno studio condotto su 134 mila pazienti di età ≥65 anni, non monitorati. In risposta a quanto scritto da BMJ, la Boehringer ha emesso un comunicato stampa, in cui dichiara di aver fornito alle agenzie regolatorie il set di dati completo e le analisi delle prove cliniche di efficacia e sicurezza. Circa l’accusa di aver nascosto parte dei dati, dichiara: “Gli scienziati della Boehringer hanno eseguito simulazioni esplorative preliminari con modelli matematici per capire se gli aggiustamenti della dose in base alle concentrazioni plasmatiche possano migliorare ulteriormente il profilo di efficacia e sicurezza del dabigatran. L’ipotesi iniziale di questo modello matematico non può essere supportata quando applicata ai dati clinici reali della popolazione di RE-LY. Pertanto, essi non sono stati forniti alle autorità regolatorie. La totalità delle evidenze scientifiche non supporta le decisioni di dosaggio per Pradaxa basate esclusivamente su livelli ematici. La ricerca mostra che le caratteristiche individuali del paziente, come l’età, la funzione renale e alcuni farmaci, sono fattori critici che contribuiscono al rischio di sanguinamento. La Boehringer ha fatto uno sforzo notevole per cercare di trovare modi per utilizzare i livelli plasmatici per migliorare ulteriormente il profilo di efficacia e sicurezza di Pradaxa ed è sbagliato suggerire il contrario. La verità è che, se fosse stato possibile sviluppare questi approcci, li avremmo usati a vantaggio dei pazienti. ” Link: http://www.epccs.eu/d/356/bmj-criticises-safety-and-use-of-dabigatran Gli articoli di BMJ sono ai seguenti link: http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4670 http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4670 http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4747.long http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4681 e http://www.farmaci-fc.it/2014/08/05/i-problemi-col-dabigatran/#more-1559 http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4517 Foglio illustrativo e riassunto delle caratteristiche del prodotto di Pradaxa sono scaricabili al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/bancadatifarmaci/farmaco?farmaco=038451 Sul Pradaxa, l’EMA ha reso noto un documento destinato al pubblico, scaricabile al link: http://www.ema.europa.eu/docs/it_IT/document_library/EPAR_-_Summary_for_the_public/human/000829/WC500041060.pdf - 17/10/2014
- I farmaci anti fattore di crescita vascolare endoteliale per il trattamento della degenerazione maculare senile I risultati di una revisione della Cochrane Collaboration indicano l’efficacia degli agenti anti-VEGF (pegaptanib, ranibizumab e bevacizumab) in termini di mantenimento della acuità visiva e dimostrano anche che ranibizumab e bevacizumab migliorano l’acuità visiva. Background La degenerazione maculare senile (DMLE o AMD, in inglese) è la causa più comune di perdita della vista grave e irreversibile nelle persone di età ≥55 anni, nel mondo sviluppato. La neovascolarizzazione coroideale (CNV) è una complicanza della DMLE neovascolare nella maggior parte dei casi di perdita grave della vista correlati a DMLE. Gli agenti anti- fattore di crescita dell’endotelio vascolare (anti-VEGF) ad iniezione intravitreale hanno lo scopo di bloccare la crescita dei vasi sanguigni anomali negli occhi, per prevenire la perdita della vista e, in alcuni casi, migliorare la vista. Obiettivi Indagare: (1) gli effetti oculari e sistemici e la qualità della vita associata alle iniezioni intravitreali di agenti anti-VEGF (pegaptanib, ranibizumab e bevacizumab) per il trattamento della DMLE neovascolare, rispetto alle condizioni dei pazienti non trattati e (2) gli effetti relativi di un agente anti-VEGF a confronto con un altro, quando somministrati in dosi e regimi comparabili. Metodi Di Ricerca Gli autori hanno condotto la ricerca sulle banche dati elettroniche: Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL), che contiene il registro dei trial Cochrane riguardanti gli occhi e l’apparato visivo (2014, Issue 3), Ovid MEDLINE, (2014, Issue 3), Ovid MEDLINE In-Process and Other Non-Indexed Citations, Ovid MEDLINE Daily, Ovid OLDMEDLINE (gennaio 1946-marzo 2014), EMBASE (gennaio 1980-marzo 2014), Latin American and Caribbean Health Sciences Literature Database (LILACS) gennaio 1982-marzo 2014, il metaRegister of Controlled Trials (mRCT www.controlled-trials.com ), ClinicalTrials.gov (www.clinicaltrials.gov ) e l’International Clinical Trials Registry Platform (ICTRP www.who.int/ictrp/search/en ) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Non sono state poste restrizioni, né di data, né di lingua, nelle ricerche elettroniche dei trial. La ricerca è aggiornata al 27 marzo 2014. Criteri di selezione Sono stati inclusi trial randomizzati controllati (RCT), che confrontano pegaptanib, ranibizumab e bevacizumab o fra di loro o rispetto ad un trattamento di controllo (ad esempio, il trattamento sham o la terapia fotodinamica). Tutti gli studi hanno seguito i partecipanti per almeno un anno. Raccolta e analisi dei dati Due autori della review hanno selezionato in modo indipendente i record, estratto i dati e valutato i rischi di bias. Sono stati contattati gli autori dei trial per avere ulteriori dati, sono stati analizzati risultati come i rapporti di rischio (RR) o le differenze medie (MD) e sono state usate le procedure metodologiche standard previste dalla Cochrane Collaboration. Principali risultati Sono stati inclusi 12 RCT per un totale di 5.496 partecipanti con DMLE neovascolare (il numero dei partecipanti per trial variava da 28 a 1208). Uno studio comparava pegaptanib, tre ranibizumab e due bevacizumab rispetto ai controlli; sei studi hanno confrontato bevacizumab con ranibizumab. Quattro studi sono stati condotti da aziende farmaceutiche; nessuno degli otto studi che hanno valutato il bevacizumab sono stati finanziati da aziende farmaceutiche. I trial sono stati condotti in diversi centri in Nord e Sud America, Europa, Asia e Australia. La qualità complessiva delle prove è risultata molto buona, con la maggior parte degli studi a basso rischio complessivo di bias. Quando confrontati con i trattamenti di controllo, i partecipanti che avevano ricevuto uno dei tre agenti anti-VEGF avevano più probabilità di aver guadagnato 15 lettere o più di acuità visiva, avevano perso meno di 15 lettere di acuità visiva ed avevano una vista di 20/200 o migliore dopo un anno di follow-up. I risultati di acuità visiva dopo bevacizumab e ranibizumab erano simili, quando sono stati confrontati gli stessi regimi negli stessi RCT, nonostante il costo notevolmente inferiore per bevacizumab rispetto a ranibizumab. Nessun trial ha confrontato direttamente pegaptanib con altri agenti anti-VEGF; tuttavia, rispetto ai controlli, ranibizumab o bevacizumab hanno prodotto maggiori miglioramenti, nei risultati di acuità visiva rispetto pegaptanib. I partecipanti trattati con anti-VEGF hanno mostrato miglioramenti negli esiti morfologici (es. dimensioni di CNV o spessore retinico centrale) rispetto ai partecipanti non trattati. Dopo un anno, è risultata una riduzione minore dello spessore retinico centrale tra i partecipanti trattati con bevacizumab, rispetto ai partecipanti trattati con ranibizumab (MD -13,97 micron, IC 95% 26,52 -1,41); tuttavia, questa differenza è all’interno del range dell’errore di misura e non è stata interpretata come clinicamente significativa. Infiammazione oculare e aumento della pressione intraoculare dopo l’iniezione intravitreale sono risultati essere gli eventi avversi gravi più frequentemente riportati. L’endoftalmite è stata riportata in meno dell’1% dei partecipanti trattati e non sono stati segnalati casi nei gruppi di controllo. Il verificarsi di gravi eventi avversi sistemici era comparabile tra i gruppi trattati con anti-VEGF ed i gruppi di controllo; tuttavia, il numero degli eventi e dei partecipanti alla sperimentazione possono essere stati insufficienti per rilevare una differenza significativa tra i gruppi. I dati per la funzione visiva, la qualità della vita, e risultati economici sono stati scarsamente misurati e segnalati. Conclusioni degli autori I risultati di questa revisione indicano l’efficacia degli agenti anti-VEGF (pegaptanib, ranibizumab e bevacizumab) in termini di mantenimento della acuità visiva; è stato anche dimostrato che ranibizumab e bevacizumab migliorano l’acuità visiva. Le informazioni disponibili sugli effetti negativi di ciascun farmaco non suggeriscono una maggiore incidenza di complicanze potenzialmente pericolose per la vista con le iniezioni intravitreali rispetto ai controlli; tuttavia, la dimensione del campione potrebbe non essere sufficiente per rilevare problemi rari di sicurezza. Una ricerca, che valuti regimi a dosaggio variabile con agenti anti-VEGF, effetti dell’uso a lungo termine, terapie combinate (es. trattamento, anti-VEGF più terapia fotodinamica) e altri metodi di somministrazione dei farmaci dovrebbe essere inclusa nelle future revisioni Cochrane. SD Solomon, K Lindsley, SS Vedula, MG Krzystolik, BS Hawkins. Anti-vascular endothelial growth factor for neovascular age-related macular degeneration, Cochrane Database Syst Rev. 2014 Aug 29;8:CD005139. doi:10.1002/14651858.CD005139.pub3. link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25170575 - 16/10/2014
- Problemi cardiaci associati al ranelato di stronzio Uno studio valuta le evidenze del rischio di problemi cardiaci in trial clinici, studi osservazionali e di sorveglianza post-marketing. Il ranelato di stronzio è stato autorizzato in Europa nel 2004, per il trattamento dell’osteoporosi e ha dimostrato di ridurre il rischio di fratture (vertebrali e non) dovute all’osteoporosi. Recentemente, preoccupazioni circa la sicurezza cardiaca hanno portato l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) alla controindicazione del ranelato di stronzio nei pazienti con ipertensione non controllata e/o una storia attuale o pregressa di cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica e/o malattia cerebrovascolare. La fonte delle preoccupazioni riguardo ai rischi cardiaci associati al ranelato di stronzio è il 13° PSUR (rapporto periodico aggiornato sulla sicurezza) presentato all’EMA nel novembre 2012, che teneva conto delle più recenti acquisizioni e, in particolare, dell’analisi dei dati aggregati di un RCT di oltre 7.000 donne in post-menopausa con osteoporosi. Tali risultati indicano una maggiore incidenza di infarto miocardico con ranelato di stronzio rispetto al placebo (1,7 vs 1,1%; odds ratio Mantel-Haenzel (OR): 1,6, IC 95%: 1,07-2,38; p = 0,020 ). Non è risultato alcun aumento della mortalità cardiovascolare. Il rischio di infarto miocardico è stato mitigato escludendo i pazienti con controindicazioni cardiovascolari (OR: 0,99, IC 95%: 0,48-2,04; p = 0,988). Il potenziale impatto delle nuove indicazioni e controindicazioni sull’efficacia anti fratture del ranelato di stronzio è stato recentemente valutato in due studi (SOTI, Spinal Osteoporosis Therapeutic Intervention, 826 pazienti trattati con ranelato di stronzio e 814 con placebo e TROPOS, trial and Treatment Of Peripheral OSteoporosis, 2.526 pazienti trattati e 2.503 placebo). Nell’intera popolazione dei due studi, il trattamento con ranelato di stronzio è risultato associato alla diminuzione del 20% (IC 95%: 9-29%) delle fratture cliniche osteoporotiche e al 40% (IC 95%: 31-48%) delle fratture vertebrali. La sorveglianza post-marketing su, approssimativamente, 3.4 milioni di pazienti-anno, condotta dal settembre 2004 al settembre 2012 non ha rilevato alcun segnale di problemi cardiaci associati all’uso del ranelato di stronzio. Neanche uno studio osservazionale prospettico condotto per 32 mesi su 12.046 pazienti, precedente il PSUR, ha segnalato alcun rischio cardiaco. Le cartelle cliniche elettroniche di Gran Bretagna e Danimarca sono state analizzate da tre gruppi indipendenti, in tre studi osservazionali retropspettivi sulla sicurezza cardiaca del ranelato di stronzio e non hanno trovato alcuna evidenza di un aumentato rischio di eventi cardiaci, correlato al ranelato di stronzio. L’opinione dell’esperto L’autore osserva che l’aumento del rischio di eventi cardiaci con il ranelato di stronzio è stato rilevato nel trial clinico randomizzato, ma non negli studi osservazionali condotti nella vita reale e conclude che l’esclusione dei pazienti con controindicazioni cardiovascolari può essere una misura efficace per tenere sotto controllo il rischio di infarto miocardico. Il ranelato di stronzio rimane, quindi, una valida opzione terapeutica per i pazienti con osteoporosi grave, senza controindicazioni cardiovascolari e ai quali non possa essere prescritto un trattamento alternativo per l’osteoporosi. [È la linea suggerita da EMA e AIFA, si veda la Nota Informativa Importante su Protelos/Osseor del 10/03/2014 al link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-protelososseor-10032014 oppure, sul nostro sito: http://www.farmaci-fc.it/2014/03/11/aifa-misure-per-la-sicurezza-dei-farmaci-protelososseor-domperidone-diacereina-zolpidem-e-metisergide/ (NdR)] Jean-Yves Reginster, Cardiac concerns associated with strontium ranelate, Expert Opin Drug Saf. 2014 Sep;13(9):1209-13. doi: 10.1517/14740338.2014.939169. Epub 2014 Jul 14. link: http://informahealthcare.com/doi/abs/10.1517/14740338.2014.939169 http://informahealthcare.com/doi/pdf/10.1517/14740338.2014.939169 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25020233 - 10/10/2014
- Effetto dell’uso delle statine, durante l’ospedalizzazione per emorragia intracerebrale, sulla mortalità e le condizioni di dimissione Uno studio di coorte retrospettivo su 3.481 pazienti con emorragia intracerebrale conclude che l’uso ospedaliero delle statine è associato al miglioramento degli esiti. L’uso delle statine durante il ricovero è associato a miglioramento della sopravvivenza e a una migliore condizione al momento della dimissione, tra i pazienti ricoverati con ictus ischemico. Non è chiaro se l’uso delle statine durante il ricovero abbia ha un effetto simile tra i pazienti non ricoverati con emorragia intracerebrale. Obiettivi Determinare se l’uso delle statine nei pazienti ricoverati con emorragia intracerebrale sia associato ad un miglioramento dei risultati e se la cessazione della terapia con statine sia associata ad un peggioramento degli esiti. Metodi Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo su 3.481 pazienti con emorragia intracerebrale, ricoverati in uno dei 20 ospedali di un grande sistema sanitario integrato, nell’arco di 10 anni. Sono state analizzate le cartelle cliniche elettroniche e le ricette farmaceutiche, per valutare l’associazione tra la terapia con statine nei pazienti ed i risultati. Principali risultati e misure Gli esiti primari da misurare erano la sopravvivenza a 30 giorni dopo l’emorragia intracerebrale e la dimissione a casa o in un centro di riabilitazione ospedaliera. Gli autori hanno usato la regressione logistica multivariata, controlli per dati demografici, comorbilità, gravità iniziale, e lo stato del codice. Inoltre, hanno utilizzato la modellazione strumentale variabile di controllo per fattori di confondimento non misurati da covariate a livello di singolo paziente. Risultati Tra i pazienti ospedalizzati per emorragia intracerebrale, gli utilizzatori di statine avevano più probabilità dei non consumatori di essere vivi 30 giorni dopo l’emorragia intracerebrale (odds ratio [OR], 4,25 [IC 95%, 3,46-5,23], P <.001) e avevano una maggiore probabilità dei non utilizzatori di andare a casa o in un centro di riabilitazione per fase acuta (OR, 2,57 [IC 95%, 2,16-3,06], P <.001), dopo la dimissione. I pazienti la cui terapia con statine era stata interrotta avevano minori probabilità di sopravvivere a 30 giorni (OR, 0.16 [IC 95%, 0,12-0,21], p <.001) e minori probabilità di andare a casa o in un centro di riabilitazione acuta (OR, 0.26 [IC 95%, 0,20-0,35], P <.001), dopo la dimissione, rispetto ai pazienti trattati con statine. Modelli variabili strumentali di ambiente di trattamento locale (per il controllo di confondimento non misurati da covariate) hanno confermato che una maggiore probabilità di terapia con statine era associata ad una maggiore probabilità di sopravvivenza a 30 giorni (con un aumento della probabilità di 0,15 [IC 95%, 0.04- 0,25], p = .01) e una maggiore possibilità di andare a casa o in una struttura di riabilitazione acuta, dopo la dimissione (con un aumento della probabilità di 0,13 [IC 95%, 0,02-0,24], P = .02). Conclusioni L’uso ospedaliero delle statine è associato a migliori risultati dopo emorragia intracerebrale e la cessazione delle statine è associata a peggioramento. Data l’associazione tra la cessazione delle statine ed il peggioramento degli esiti, il rapporto rischio-beneficio della sospensione della terapia con le statine nella fase acuta dell’emorragia intracerebrale dovrebbe essere considerato con attenzione. A. C. Flint, C. Conell, V. A. Rao, J. G. Klingman, S. Sidney, S. C Johnston, J. C. Hemphill, H. Kamel, S. M. Davis, G. A. Donnan, Effect of Statin Use During Hospitalization for Intracerebral Hemorrhage on Mortality and Discharge Disposition, JAMA Neurol. Published online September 22, 2014. doi:10.1001/jamaneurol.2014.2124 link: http://archneur.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1905923 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25244578 - 10/10/2014
- Corso ECM: Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: focus sui Bifosfonati Il Centro Regionale di Farmacovigilanza – Sardegna ha organizzato il corso ECM (Educazione Continua in Medicina): Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: focus sui Bifosfonati che si terrà Venerdì 24 ottobre 2014, nell’ Aula Boscolo della Cittadella Universitaria di Monserrato (Ca). Il corso è rivolto a medici, farmacisti ed infermieri, entro un numero massimo di 120 partecipanti e garantisce 11 crediti ECM. La registrazione dei partecipanti inizierà alle 8.00 ed i lavori si svolgeranno dalle 8.30 alle 18.45. L’iscrizione è gratuita e può essere fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/ l corso rientra tra le attività istituzionali del centro Regionale di Farmacovigilanza (CRFV), volte alla formazione continua del personale sanitario, al fine di diminuire la morbilità e la mortalità associate alle Reazioni Avverse a Farmaco (ADR), ottenendo contemporaneamente un importante risparmio sulla spesa sanitaria. Oltre alla formazione generale in farmacovigilanza, il CRFV organizza anche incontri periodici focalizzati su particolari classi di farmaci, per i quali esistono problematiche emergenti di sicurezza. È questo il caso di bifosfonati e ranelato di stronzio, che sono utilizzati nel trattamento dell’osteoporosi. Programma ECM Farmacovigilanza 24.10.14 Per informazioni su iscrizioni e accreditamento ECM: Ufficio Formazione AOU Cagliari – Tel. 070 6092155 – mail: amazzoleni@aoucagliari.it - 02/10/2014
- Linee guida per la diagnosi e la terapia della fibrillazione atriale Una sintesi delle più recenti raccomandazioni del National Institute for Health and Care Excellence (NICE). La fibrillazione atriale (FA) è una causa importante di morbilità, in particolare di stroke e riduce l’aspettativa di vita. L’articolo sintetizza le più recenti raccomandazioni del National Institute for Health and Care Excellence (NICE), che sono basate su una revisione sistematica delle migliori evidenze disponibili, tenendo conto anche del rapporto costo-efficacia degli interventi sanitari. Benefici e rischi del trattamento andrebbero, comunque, sempre discussi con il paziente. In primo luogo sono, naturalmente, necessarie diagnosi e valutazione, per poter mettere a punto un piano di cura personalizzato. Per tutti i pazienti con FA, è consigliata la valutazione del rischio di stroke e del rischio emorragico. La revisione delle linee guida sottolinea la necessità di individuare i soggetti a rischio molto basso di stroke, che non dovrebbero essere trattati con anticoagulanti, mentre vanno trattati tutti gli altri pazienti, valutando sempre il rischio emorragico. L’anticoagulante può essere un antagonista della vitamina K per via orale (es. warfarin) o un farmaco non antagonista della vitamina K (apixaban, dabigatran etexilate, rivaroxaban, secondo le valutazioni del NICE. I pazienti in terapia con antagonisti della vitamina K vanno monitorati. Tutti i pazienti con FA dovrebbero essere rivalutati almeno una volta all’anno. Gli autori ritengono che, nei pazienti con FA, la terapia anticoagulante sia sotto-utilizzata. In particolare negli anziani, l’aspirina viene spesso preferita agli anticoagulanti, anche se questi ultimi, rispetto all’aspirina, riducono di circa il 50% il rischio di stroke. Queste linee guida suggeriscono un cambio di paradigma, identificando i pazienti a basso rischio per i quali la terapia anticoagulante non è indicata e chiarendo definitivamente il concetto che l’aspirina non è un’alternativa costo-efficace. Antonino Cartabellotta, Carlo Descovich, Linee guida per la diagnosi e la terapia della fibrillazione atriale Evidence 2014;6(6): e1000083 doi: 10.4470/E1000083 LINK: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/432/linee-guida-per-la-diagnosi-e-la-terapia-della-fibrillazione-atr/articolo?utm_source=Fondazione+GIMBE&utm_campaign=870f435ecd-EvidenceFibrillazioneAtriale_01.10.2014_Tutti&utm_medium=email&utm_term=0_406ca0253a-870f435ecd-86541773&goal=0_406ca0253a-870f435ecd-86541773 - 01/10/2014
- Comunicazione EMA su Valdoxan/Thymanax e Note informative importanti AIFA su Aceclofenac, Simulect (basiliximab), Prolia e Xgeva Notizie sulla sicurezza dei farmaci e Comunicazione AIFA sulle segnalazioni di sospette reazioni avverse da medicinali equivalenti e biosimilari Comunicazione EMA su Valdoxan/Thymanax Fonte: AIFA 26/09/2014 L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) ha completato la revisione del farmaco antidepressivo Valdoxan/Thymanax, due farmaci identici utilizzati nel trattamento della depressione maggiore negli adulti e ha concluso che Valdoxan può rappresentare un trattamento valido per alcuni pazienti, a patto che la loro funzione epatica venga monitorata regolarmente. E necessario eseguire i test per la funzionalità epatica nei pazienti, prima di iniziare e nel corso del trattamento. Il trattamento non va iniziato o deve essere interrotto, se i test suggeriscono un danno epatico. Sarà distribuito ai pazienti che assumono Valdoxan/Thymanax un libretto informativo per informarli sui rischi per il fegato, sull’importanza di monitorare la funzione epatica e su come fare attenzione ai segni di problemi epatici. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-valdoxanthymanax-26092014 Si veda anche la notizia AIFA del 12/09/2014,sui risultati della revisione del PRAC. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/il-prac-ha-concluso-la-revisione-di-valdoxanthymanax-agomelatina-12092014 Nota Informativa Importante su Aceclofenac Fonte: AIFA 26/09/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco informa sul rischio cardiovascolare di aceclofenac , simile a quello di diclofenac e degli inibitori selettivi della COX-2. Aceclofenac è ora controindicato per i pazienti con: •cardiopatia ischemica; •arteriopatia periferica; •malattie cerebrovascolari •insufficienza cardiaca congestizia di grado II-IV (Classificazione New York Heart Association – NYHA). Per i pazienti con tali patologie andrebbe individuato un trattamento alternativo. Il trattamento con aceclofenac deve essere iniziato solo dopo un’attenta valutazione, nei pazienti con: •insufficienza cardiaca congestizia di grado I (Classificazione New York Heart Association – NYHA) •fattori di rischio significativi per eventi cardiovascolari •storia di emorragie cerebrovascolari. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-aceclofenac-26092014 Comunicazione su andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse da medicinali equivalenti e biosimilari Fonte: AIFA 17/09/2014 L’AIFA invita gli operatori sanitari ad una segnalazione responsabile delle Reazioni Avverse a Farmaco, che non sia focalizzata soltanto su alcune specifiche tipologie di medicinali. La comunicazione AIFA trae origine dal fatto che, nel primo semestre del 2014, è stato registrato, nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) , un numero anomalo di segnalazioni di sospette reazioni avverse per alcuni principi attivi per i quali è scaduto il brevetto e per i quali esistono, quindi, medicinali equivalenti e biosimilari. L’ AIFA considera il dato sospetto, poiché le segnalazioni provengono da Regioni nelle quali il farmacista è autorizzato a non sostituire il prodotto originator con l’equivalente o biosimilare solo se il paziente sia intollerante a quest’ultimo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-su-andamento-delle-segnalazioni-di-sospette-reazioni-avverse-da-medicinali-equ Nota Informativa Importante su Simulect (basiliximab) Fonte: AIFA 08/09/2014 Simulect è indicato per la profilassi del rigetto acuto in pazienti adulti e pediatrici (1-17 anni) sottoposti a trapianto renale allogenico de novo in associazione ad un trattamento immunosoppressivo. Nel caso di trapianto di cuore, non ci sono dati che ne dimostrino l’efficacia, mentre si è riscontrato un tasso più elevato di eventi avversi cardiaci gravi per Simulect, rispetto ad altre terapie. Saranno aggiornati il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) ed il Foglio Illustrativo per evidenziare che non sono state dimostrate l’efficacia e la sicurezza di Simulect, per la profilassi del rigetto acuto in pazienti sottoposti a trapianto d’organo solido allogenico diverso dal rene. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-simulect-basiliximab-08092014 Nota Informativa Importante su Prolia e Xgeva Fonte: AIFA 04/09/2014 L’AIFA rivolge una comunicazione agli operatori sanitari, per minimizzare il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella e di ipocalcemia, come effetti collateralidel trattamento con Denosumab 60 mg (PROLIA ®) o Denosumab 120 mg (XGEVA®). Per ridurre il rischio di osteonecrosi della mandibola/mascella, (ONJ), prima di iniziare il trattamento, i medici devono: · valutare i fattori di rischio per l’ONJ · raccomandare ai pazienti con fattori di rischio concomitanti una visita odontoiatrica con un’appropriata profilassi dentale, buona igiene oraleecontrolli odontoiatrici periodici Per ridurre il rischio di ipocalcemia, deve essere effettuato il monitoraggio dei livelli di calcio · prima di ogni dose · entro due settimane dalla dose iniziale, nei pazienti a rischio · se si manifestano sintomi sospetti di ipocalcemia Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-prolia-e-xgeva-04092014 - 26/09/2014
- Farmacisti e farmacovigilanza: quali opportunità per una migliore vigilanza? Il ruolo dei farmacisti nel territorio permette di individuare, registrare e segnalare i problemi di sicurezza dei farmaci. Un lavoro di ricercatori inglesi suggerisce i modi in cui possono contribuire maggiormente alla sicurezza del paziente. La professione del farmacista ha subito un’evoluzione, nel corso degli ultimi due o tre decenni. Naturalmente la distribuzione dei medicinali rimane ancora una funzione centrale, ma i ruoli e le responsabilità del farmacista si sono focalizzati maggiormente sul paziente e sugli aspetti clinici. I farmacisti territoriali sono diventati, in qualche misura, anche fornitori di assistenza sanitaria: dal momento che le Politiche Sanitarie dei paesi occidentali incoraggiano i cittadini a prendersi cura della propria salute, i farmacisti hanno assunto un ruolo di riferimento, come gruppo professionale facilmente accessibile, che può ottimizzare l’uso dei farmaci da parte dei pazienti e dare supporto per l’automedicazione. Ciò ha portato i farmacisti ad assumere maggiori responsabilità nella gestione delle malattie di minore entità e a collaborare ad interventi di sanità pubblica. Questi ruoli richiedono ai farmacisti di utilizzare maggiormente le loro capacità cliniche e spesso comportano la diagnosi e la gestione terapeutica. I farmacisti territoriali sono oggi, più che mai, in grado di individuare, registrare e segnalare i problemi di sicurezza dei farmaci. Tuttavia, la ricerca attuale suggerisce che la capacità diagnostica dei farmacisti è discutibile e che di rado segnalano ai sistemi locali o nazionali. Lo scopo di questo lavoro è quello di evidenziare la pratica attuale e suggerire i modi in cui i farmacisti possono contribuire maggiormente alla sicurezza del paziente. P Rutter, D Brown, J Howard, C Randall, Pharmacists in Pharmacovigilance: Can Increased Diagnostic Opportunity in Community Settings Translate to Better Vigilance? Drug Saf (2014) 37:465–469 DOI 10.1007/s40264-014-0191-6 Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24951945 http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-014-0191-6#page-1 - 25/09/2014
- Farmacovigilanza in pediatria Uno studio, condotto da ricercatori del Centro regionale di Farmacovigilanza e Farmacoepidemiologia della Campania e del Dipartimento di Medicina Sperimentale – Sezione di Farmacologia della Seconda Università di Napoli, analizza le Reazioni Avverse pediatriche, in Italia. Obiettivi Il lavoro ha lo scopo di descrivere le caratteristiche delle Reazioni Avverse (ADR) da farmaci pediatrici, registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF). Metodi Gli autori hanno estratto dalla RNF le segnalazioni di sospette ADR relative a bambini e adolescenti, per il periodo 2001 – 2012. Dopo aver escluso i duplicati, le segnalazioni relative a reazioni avverse da vaccini e le schede nelle quali non era registrata l’età, hanno studiato le schede selezionate prendendo in considerazione i farmaci implicati e gli eventi avversi, nelle diverse classi di età. Risultati Delle 123.129 segnalazioni incluse nello studio, 8.338 (6,8%) erano pediatriche. Considerando la classe di età fino agli 11 anni, il 52,2% delle sospette Reazioni Avverse a farmaco riguardava pazienti maschi e il 47,5% femmine; dopo gli 11 anni il rapporto si invertiva. Il 39,4% delle Reazioni Avverse pediatriche era grave e il 75,2% di queste ha comportato ospedalizzazione, soprattutto nei bambini molto piccoli. I segnalatori erano medici ospedalieri per il 61,9%, seguiti dai farmacisti (10,1%), mentre i pediatri di famiglia rappresentavano solo l’8,1%. Le categorie di farmaci più frequentemente implicate sono risultate essere: gli antinfettivi per uso sistemico (44,9%), i farmaci per il sistema nervoso (15,6%), e i farmaci anti-infiammatori (10,2%). I farmaci più frequentemente sospettati differivano tra bambini e adulti e le reazioni ad uno stesso farmaco sono, generalmente, risultate più gravi negli adulti che nei bambini. Conclusioni Il sistema di segnalazione delle ADR riflette i reali problemi di sicurezza per i farmaci utilizzati nei bambini. Il lavoro ha evidenziato la necessità di analisi stratificate per classi di età, in modo da aumentare la sensibilità della procedura di rilevamento dei segnali. C Ferrajolo, A Capuano, G Trifirò, U Moretti, F Rossi, C Santuccio Pediatric drug safety surveillance in Italian pharmacovigilance network: an overview of adverse drug reactions in the years 2001 – 2012. Expert Opin Drug Saf. 2014 Sep;13 Suppl 1:9-20. doi: 10.1517/14740338.2014.939581. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25171155 - 19/09/2014
- Reazioni Avverse a farmaco nei pazienti ricoverati nei reparti di emergenza: un’analisi dei costi diretti Uno studio valuta i costi delle Reazioni Avverse a farmaco, per il Sistema Sanitario tedesco. Obiettivi Esistono diverse valutazioni economiche delle Reazioni Avverse a farmaco (ADR), ma la metodologia non è stata, finora, standardizzata. Lo scopo dello studio è quello di combinare i metodi di farmacovigilanza ai dati economici, per calcolare i costi diretti delle ADR, che contribuiscono ai costi dei reparti di Medicina d’Urgenza e alla successiva ospedalizzazione. Metodi Uno studio osservazionale prospettico a tre fasi, durato oltre 2 anni, è stato implementato in un ospedale di cura terziaria con 749 posti letto e circa 45.000 pazienti di pronto soccorso all’anno. I dati dei ricoveri dei pazienti adulti di Pronto Soccorso sono stati analizzati sistematicamente da un team di medici di emergenza, farmacologi clinici e farmacisti, per le potenziali ADR. Dai dati contabili standardizzati, sono stati estratti i costi relativi alla diagnosi. Risultati Dei 2262 pazienti accettati nei reparti di Pronto Soccorso durante il periodo in esame, il ricovero di 366 pazienti (16,2%) era legato a una o più ADR, il 97,5% delle quali è stato considerato prevedibile ed il 62,0% prevenibile. I costi medi relativi alla diagnosi erano 2.743 € (IC 95% da 2.498 € a 3.018 €). Estrapolando il dato a scala nazionale, ciò corrisponde ad una spesa di € 2.245 miliardi per il Sistema Sanitario tedesco, ogni anno. Una spesa di 1.310 miliardi di € è attribuibile ad eventi classificati come prevedibili e prevenibili. Conclusioni In un reparto di Pronto Soccorso, le ADR sono frequenti e una percentuale significativa di questi eventi e dei relativi costi sembra essere prevedibile e prevenibile. I reparti di Pronto Soccorso, come reparti di prima linea per i casi Reazione Avversa a farmaco, sembrano essere un ambiente appropriato per attuare miglioramenti strategici e operativi per una maggiore sicurezza del paziente. F Meier, R Maas, A Sonst, A Patapovas, F Müller, B Plank-Kiegele, B Pfistermeister, O Schöffski, T Bürkle, H Dormann. Adverse drug events in patients admitted to an emergency department: an analysis of direct costs. Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2014 Jun 17. doi: 10.1002/pds.3663. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24934134 - 18/09/2014
- Reazioni Avverse a Farmaco e allattamento I dati relativi alla sicurezza dell’uso dei farmaci durante l’allattamento sono ancora scarsi. Uno studio analizza le segnalazioni di Reazioni Avverse a farmaco, registrate nel sistema di farmacovigilanza francese e riguardanti neonati allattati al seno. Obiettivi La maggior parte dei farmaci passa nel latte materno e può, quindi, essere assunta dal lattante. I dati relativi alla sicurezza dell’uso di farmaci da parte delle donne che allattano non sono uniformi, e quasi nulla si sa su questo problema per molti farmaci. Metodi Scopo dello studio è descrivere le reazioni avverse ai farmaci, trasmessi nel latte materno, sulla base dei dati raccolti nel database del sistema francese di farmacovigilanza. Gli autori hanno studiato tutte le segnalazioni spontanee di reazioni avverse da farmaco (ADR), riguardanti neonati allattati al seno, registrate nella banca dati nazionale di farmacovigilanza da parte dei 31 centri regionali di farmacovigilanza francesi, tra il 1984 e giugno 2011. Risultati Tra il gennaio 1985 ed il giugno 2011, sono state notificate alla rete francese di farmacovigilanza 276 reazioni avverse a farmaco, in 174 bambini allattati al seno. Le ADR più frequenti erano neurologiche (28,6%) e gastrointestinali (20,3%); 65 (37,4%) erano gravi. I risultati dello studio confermano che alcuni farmaci sono stati frequentemente correlati a Reazioni Avverse gravi. Due casi di ADR (1,1%) hanno avuto un punteggio (14), in base al quale la causalità è risultata ‘certa’, per 13 ADR (7,5%), la causalità è risultata ‘probabile’ (punteggio: 13). I farmaci sospetti includono farmaci antiepilettici, analgesici oppiacei e benzodiazepine. I risultati dello studio dimostrano anche che alcuni farmaci che si riteneva fossero innocui o per i quali non erano disponibili dati, come ketoprofene e idrossizina, possono essere implicati in effetti avversi. Infine, è emerso che alcuni farmaci, che non devono essere usati durante l’allattamento al seno (come la pseudoefedrina) sono comunque usati, come si può dedurre dal fatto che sono risultati coinvolti in molte delle reazioni avverse registrate. Conclusioni Dallo studio risulta che raramente vengono segnalate ADR, durante l’allattamento al seno; ma non è chiaro se ciò sia dovuto ad una scarsa consapevolezza o alla bassa incidenza delle ADR. I risultati evidenziano la necessità di ulteriori studi (farmacocinetici, clinici ed epidemiologici), vista la scarsità di dati a disposizione. Risulta anche evidente la necessità di migliorare l’informazione per il pubblico sui farmaci di auto-medicazione, durante l’allattamento. C Soussan, A Gouraud, G Portolan, MJ Jean-Pastor, C Pecriaux, JL Montastruc, C Damase-Michel, I Lacroix Drug-induced adverse reactions via breastfeeding: a descriptive study in the French Pharmacovigilance Database Eur J Clin Pharmacol. 2014 Sep 4. DOI: 10.1007/s00228-014-1738-2 [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25183382 - 12/09/2014
- Osteonecrosi della mandibola causata da bifosfonati Uno studio sorveglianza post-marketing analizza tutte le segnalazioni, riguardanti questo tipo Reazione Avversa a bifosfonati, registrate in Italia. Obiettivi Sebbene l’osteonecrosi della mandibola (ONM) da bifosfonati sia riconosciuta, poco si sa su di essa in termini di fisiopatologia, epidemiologia o di gestione. Gli autori hanno analizzato tutte le segnalazioni di sospetta ONM da bifosfonati, registrate nella Rete Nazionale Farmacovigilanza (RNF), per determinare il loro modello e aggiungere nuove informazioni su questa patologia. Metodi Sono stati analizzati tutti i casi di sospette ONM, registrati nella RNF tra il 2003 e il 201. Dopo una procedura di valutazione caso per caso, sono stati analizzati il tipo di bifosfonati, il tempo di esposizione e il tempo trascorso dall’ultimo utilizzo. Risultati Tra il 2003 e il 2011, sono state registrate nella RNF 555 segnalazioni di osteonecrosi della mandibola, dopo la somministrazione di bifosfonati. Questi eventi si sono verificati, principalmente, in pazienti affetti da tumore (77,84%), nei quali il zoledronato è stato il più bifosfonato frequentemente sospettato di aver causato la Reazione Avversa. La maggior parte dei pazienti ha sviluppato ONM dopo l’uso a lungo termine del farmaco (tempo mediano di esposizione tra 1,3 e 8,8 anni). È interessante notare che 139 casi (25,05%) si sono verificati tra i 2 e i 121 mesi dopo la sospensione del farmaco. Conclusioni Questo studio dimostra che i bifosfonati possono causare osteonecrosi della mandibola in tempi più brevi di quanto finora riportato, aggiunge nuovi dati sull’insorgenza di tale patologia a seguito del trattamento con ibandronato e rivela che i pazienti che cessano la terapia a base di bifosfonati sono ancora a rischio di sviluppare ONM, fatto che solleva la questione di mettere a punto strategie di monitoraggio post-trattamento. E Parretta, L Sottosanti, L Sportiello, C Rafaniello, S Potenza, S D’Amato, R González-González, F Rossi, G Colella, A Capuano. Bisphosphonate-related osteonecrosis of the jaw: an Italian post-marketing surveillance analysis. Expert Opin Drug Saf. 2014 Sep;13 Suppl 1:31-40. doi: 10.1517/14740338.2014.951329. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25171157 - 10/09/2014
- L’Insegnamento della farmacovigilanza: il programma suggerito da OMS e Isop Esperti di farmacovigilanza provenienti da diversi paesi e appartenenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), all’International Society of Pharmacovigilance (Isop) e al suo Education and Training Project (ETP), hanno collaborato per mettere a punto un curriculum formativo di farmacovigilanza che sia completo ed equilibrato. L’importanza della farmacovigilanza (FV) per ottenere farmaci più sicuri e per il loro uso sicuro è, ormai, riconosciuta. Per questo motivo, la FV è oggetto di un’intensa attività di ricerca e di regolamentazione. La FV ha guadagnato importanza e attenzione anche nei paesi in via di sviluppo; ciò è in gran parte dovuto alla globalizzazione degli scambi commerciali e alla disponibilità di prodotti medicinali chimici nuovi, altamente efficaci ma potenzialmente dannosi, in quelle parti del mondo dove i trattamenti tradizionali, in particolare i rimedi a base di erbe, erano prevalenti. In gran parte a causa della disponibilità globale di informazioni attraverso internet, i pazienti sono sempre più critici e spesso preoccupati, o addirittura spaventati delle potenziali ADR alle medicine che assumono. I professionisti sanitari si trovano, oggi, a fronteggiare una pletora di pubblicazioni, linee guida e informazioni sulle reazioni avverse a farmaci (ADR) osservate di recente o ulteriormente indagate, provenienti da tutto il mondo. Questo richiede un continuo aggiornamento ai medici ed ai sanitari in genere. La FV ha carattere carattere multidisciplinare e richiede conoscenze in campi molto diversi tra loro, dai meccanismi molecolari delle ADR alla clinica, dalla farmacoepidemiologia alle informazioni tecnologiche e farmaceutiche, oltre agli aspetti legali, alla Sanità pubblica e alle tradizioni delle diverse aree del mondo. Inoltre, le conoscenze teoriche hanno necessità di essere sostenute dalla pratica e dall’esperienza. Negli ultimi anni si sono diffusi, in maniera crescente, corsi e seminari di farmacovigilanza organizzati da istituzioni di vario genere e con programmi anche molto diversi tra loro. In questo contesto, un gruppo di esperti, che lavora in vari campi della sicurezza dei farmaci, in diversi paesi del mondo, ha preso l’iniziativa di collaborare per individuare un curriculum formativo di farmacovigilanza che sia completo ed equilibrato e lo propone in questo lavoro. La formazione suggerita fornisce una copertura completa di tutte le aree della FV e tocca temi di interesse sia per i paesi industrializzati che per quelli in via di sviluppo. Non si tratta di materiale pronto per l’uso, né della descrizione di un corso, ma riflette lo stato dell’arte di una disciplina in rapida evoluzione, qual è la farmacovigilanza, fornendo anche una ricca e preziosa bibliografia. J. Beckmann, U. Hagemann, P. Bahri, A. Bate, I. W. Boyd, G. J. Dal Pan, B. D. Edwards, I. R. Edwards, K. Hartigan-Go, M. Lindquist, J. McEwen, Y. Moride, S. Olsson, S. N. Pal, R. Soulaymani-Bencheikh, M. Tuccori, C. P. Vaca, I. C. K. Wong, Teaching Pharmacovigilance: the WHO-ISoP Core Elements of a Comprehensive Modular Curriculum, Drug Saf DOI 10.1007/s40264-014-0216-1 Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-014-0216-1 - 03/09/2014
- Le prescrizioni di antibiotici a pazienti ambulatoriali pediatrici in 5 paesi europei Uno studio di coorte basato sulla popolazione analizza le prescrizioni di antibiotici sistemici dal 2005 al 2008, per fasce d’età e sottogruppi di antibiotici. Obiettivi Il lavoro descrive l’utilizzo degli antibiotici nei bambini e negli adolescenti, in 5 paesi europei sulla base delle stesse modalità di utilizzo del farmaco e per fasce d’età. Particolare attenzione è stata prestata alla distribuzione per gruppi specifici d’età e ai sottogruppi di antibiotici, dal momento che il confronto in questo senso tra i paesi è ancora carente. Metodi Sono state analizzate le prescrizioni di antibiotici sistemici ai pazienti ambulatoriali pediatrici (per gli anni 2005-2008), utilizzando i database sanitari provenienti da: Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Italia e Germania. Per ogni database, sono stati stimati i tassi annuali di prescrizione di antibiotici per 1.000 anni-persona e sono stati stratificati per età (≤4, 5-9, 10-14, 15-18 anni). Sono state calcolate le distribuzioni per fasce d’età ed i sottogruppi di antibiotici, per il 2008. Risultati Nel 2008, l’Emilia Romagna è risultata essere la regione con il più alto tasso di prescrizione annuale (957 ricette per 1000 anni), seguita dalla Germania (561), Regno Unito (555), Danimarca (481) e Paesi Bassi (294). I picchi stagionali nei mesi invernali erano più pronunciati nei paesi con elevato utilizzo di antibiotici. L’utlizzo nelle diverse fasce d’età variava sensibilmente da paese a paese, per quanto riguarda le prescrizioni totali e le distribuzioni dei sottogruppi di antibiotici. I tassi di prescrizione erano più alti tra i bambini della fascia di età ≤4 anni in tutti i paesi, soprattutto a causa dell’elevato utilizzo di penicilline ad ampio spettro. Conclusioni Nei paesi dove l’uso è elevato, i forti aumenti delle prescrizioni di antibiotici nei mesi invernali sono probabilmente il risultato di un frequente trattamento antibiotico delle infezioni, soprattutto virali. Questo fatto e le forti variazioni delle distribuzioni globali e delle distribuzioni specifiche per gruppi di età e sottogruppi di antibiotici tra i vari paesi suggeriscono che gli antibiotici sono largamente utilizzati in maniera impropria. J. Holstiege, T. Schink, M. Molokhia, G. Mazzaglia, F. Innocenti, A. Oteri, I. Bezemer, E. Poluzzi, A. Puccini, S. P. Ulrichsen, M. C. Sturkenboom, G. i Trifirò, E. Garbe, Systemic antibiotic prescribing to paediatric outpatients in 5 European countries: a population-based cohort study, LINK: http://www.biomedcentral.com/1471-2431/14/174 - 03/09/2014
- La sicurezza della olanzapina nei bambini Una revisione sistematica e meta-analisi valuta la sicurezza del farmaco, nella prevenzione di nausea e vomito indotti da chemioterapia. Background L’olanzapina è spesso prescritta ai bambini piccoli, per le condizioni psichiatriche. Potrebbe essere anche un’opzione per la nausea indotta da chemioterapia e per il controllo del vomito. L’obiettivo di questa revisione è quello di valutare la sicurezza dell’olanzapina nei bambini con meno di 13 anni di età e determinare se eventuali problemi di sicurezza possano ostacolarne l’uso nella prevenzione di nausea e vomito indotti da chemioterapia. Metodi Gli autori hanno eseguito ricerche sugli archivi elettronici MEDLINE, EMBASE, Cochrane Central Register of Controlled Trials e Web of Science e Scopus. Hanno incluso tutti gli studi in lingua inglese, che riportavano segnalazioni di effetti avversi associati all’uso di olanzapina, in bambini di età inferiore ai 13 anni o con una età media/mediana inferiore ai 13 anni. Gli esiti avversi sono stati sintetizzati per studi prospettici. Risultati Sono stati inclusi, in totale, 47 studi (17 dei quali prospettici e nove dei quali descrivevano avvelenamenti da olanzapina) riguardanti 387 bambini di età compresa tra 0,6 e 18 anni. Sono stati registrati aumento di peso o sedazione nel 78% [IC 95% 63-95] e nel 48% (IC 95% 35-67) dei casi, rispettivamente. Sono stati riportati sintomi extrapiramidali o anomalie elettrocardiografiche nel 9% (IC 95% 4-21) e nel 14% (IC 95% 7-26) dei casi, rispettivamente. Sono stati riportati valori anomali nei test di funzionalità epatica o nei livelli di glucosio del sangue nel 7% (IC 95% 2-20) e nel 4% (IC 95% 1-17) dei casi, rispettivamente. Non ci sono stati decessi attribuibili alla olanzapina. Limitazioni Non sono stati identificati studi con un focus primario sulla valutazione della sicurezza, inoltre, gli effetti indesiderati riportati negli studi inclusi sono risultati eterogenei. Conclusioni La maggior parte degli eventi avversi associati all’uso di olanzapina nei bambini con meno di 13 anni di età era di significato clinico minore. Sulla base di questi risultati, gli autori considerano auspicabili ulteriori studi riguardo l’uso della olanzapina nei bambini, per la prevenzione di nausea e vomito indotti da chemioterapia. J. Flank, L. Sung, C. C. Dvorak, W. Spettigue, L. L. Dupuis, The Safety of Olanzapine in Young Children: A Systematic Review and Meta-Analysis, Drug Saf. 2014 Aug 22. [Epub ahead of print] PMID: 25145624 Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25145624 http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-014-0219-y - 02/09/2014
- Le prescrizioni di antidepressivi in cinque paesi europei Uno studio condotto sui database di Spagna, Germania, Danimarca, Regno Unito e Paesi Bassi applica definizioni comuni per valutare la prevalenza ed i trend delle prescrizioni. Obiettivi Gli studi di utilizzo dei farmaci applicano metodi diversi alle diverse tipologie di dati, ma questo rende difficile il confronto tra le popolazioni. Scopo del presente lavoro è descrivere i trend temporali di prescrizione degli antidepressivi, negli ultimi dieci anni e la variazione della prevalenza, calcolata in modo uniforme, in sette banche dati sanitarie elettroniche europee. Metodi Gli autori hanno calcolato la prevalenza annuale per 10.000 anni-persona (PYS) per il periodo 2001-2009, su database provenienti da Spagna, Germania, Danimarca, Regno Unito (UK) e Paesi Bassi. I dati di prevalenza sono stati stratificati per età, sesso, tipo di antidepressivo (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina [SSRI] o antidepressivi triciclici [TCA]) e le principali indicazioni. Risultati La prevalenza standardizzata per età e sesso è risultata più bassa nelle due popolazioni olandesi (391 e 429 utenti per 10.000 anni-paziente) e più alta nelle due popolazioni del Regno Unito (913 e 936 utenti per 10.000 anni-paziente), nel 2008. La prevalenza nelle popolazioni di Danimarca, Germania e Spagna era, rispettivamente, di 637, 618, e 644 utenti per 10.000 PY. Gli antidepressivi sono stati prescritti più spesso tra i 20 ei 60 anni di età nelle due popolazioni del Regno Unito, rispetto alle altre. Gli SSRI sono stati prescritti più spesso dei TCA in tutti i paesi, tranne che in Germania. Nella maggior parte dei paesi è stato osservato un trend crescente delle prescrizioni di antidepressivi, per tutto l’arco del tempo. Due metodi diversi che identificano le indicazioni registrate hanno prodotto diverse gamme di proporzioni dei pazienti registrati, con la specifica indicazione (15-57% e 39-69% rispettivamente, per la depressione). Conclusioni Nonostante l’applicazione di metodi uniformi, le variazioni nella prevalenza della prescrizione di antidepressivi erano evidenti, nelle diverse popolazioni. Tali variazioni possono essere dovute sia alle caratteristiche dei database che a fattori clinici. Abbing-Karahagopian V, Huerta C, Souverein PC, de Abajo F, Leufkens HG, Slattery J, Alvarez Y, Miret M, Gil M, Oliva B, Hesse U, Requena G, de Vries F, Rottenkolber M, Schmiedl S, Reynolds R, Schlienger RG, de Groot MC, Klungel OH, van Staa TP, van Dijk L, Egberts AC, Gardarsdottir H, De Bruin ML, Antidepressant prescribing in five European countries: application of common definitions to assess the prevalence, clinical observations, and methodological implications, Eur J Clin Pharmacol. 2014 Jul;70(7):849-57. doi: 10.1007/s00228-014-1676-z. Epub 2014 May 3. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24793010 http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-014-1676-z - 25/08/2014
- Farmaci associati ad eventi avversi nei bambini e negli adolescenti Lo studio analizza le Reazioni Avverse del database statunitense FAERS per farmaco e classe d’età. Obiettivo del lavoro è descrivere i farmaci sospetti, i diversi tipi di reazione e le reazioni Avverse (ADR) più frequentemente segnalate alla statunitense Food and Drug Administration (FDA) nei bambini, per classe di età. Metodi Sono stati esaminati tutti i casi segnalati all’Adverse Event Reporting System (FAERS) della FDA, tra il 1 gennaio 2007 ed il 27 agosto 2012, riguardanti bambini (da 1 a <12 anni) e adolescenti (da 12 a <18 anni). Sono stati classificati i farmaci sospetti e le corrispondenti ADR con esiti gravi sono state confrontate e descritte tra i gruppi di età. Risultati Gli autori hanno selezionato un totale di 78.623 segnalazioni nel database FAERS (53,8% nei bambini e 46,2% negli adolescenti). Sono stati osservati esiti gravi nel 40% dei bambini e nel 43% degli adolescenti. La percentuale di segnalazioni riguardanti stimolanti del sistema nervoso centrale (lisdexamfetamine, 69,8%, metilfenidato, 68,0%) e analgesici (ibuprofene, 72,3%, acetaminofene, 68,6%) è risultata più elevata nei bambini; mentre i casi riguardanti bloccanti del fattore di necrosi tumorale (infliximab, 78.2%, adalimumab, 77,1%), antipsicotici atipici (aripiprazolo 52,7%; risperidone 58,3%; quetiapina 72,1%), e contraccettivi orali (levonogrestrel, 99,2%; drospirenone e etinilestradiolo, 97,9%) sono stati più comunemente riportati negli adolescenti. Per la maggior parte dei farmaci, le reazioni segnalate erano simili ma avevano diversa incidenza, tra i gruppi di età; i profili più dissimili sono stati osservati i per isotretinoina e aripiprazolo. Conclusioni Lo studio mette in evidenza i farmaci ad alto rischio ed i loro profili di ADR nei bambini e negli adolescenti. I risultati sottolineano la necessità di una ulteriore conferma delle coppie farmaco-ADR e dell’eterogeneità delle ADR per età. WJ Lee, TA Lee TA, AS Pickard, RN Caskey, GT Schumock, Drugs Associated with Adverse Events in Children and Adolescents, Pharmacotherapy. 2014 Jul 3. doi: 10.1002/phar.1455. [Epub ahead of print] Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24990656 http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/phar.1455/abstract - 25/08/2014
- Sodio, potassio e pressione sanguigna Uno studio condotto su 102.216 adulti di 18 paesi e 5 continenti valuta l’associazione tra i livelli di pressione sanguigna e l’assunzione di sodio e potassio, nelle diverse popolazioni. Background L’ipertensione colpisce 1 miliardo di persone, nel mondo ed è considerata una delle principali cause di morte, ictus, infarto miocardico, insufficienza cardiaca congestizia e insufficienza renale cronica. L’apporto di sodio è noto per essere un determinante modificabile dell’ipertensione. Livelli elevati di assunzione di sodio sono associati a livelli elevati di pressione sanguigna, ma non è noto se questo rapporto varii a seconda dei livelli di assunzione di sodio o di potassio e nelle diverse popolazioni. Metodi Gli autori hanno studiato 102.216 adulti provenienti da 18 paesi. Sono state fatte stime dell’escrezione di sodio e potassio nelle 24 ore da un unico campione di urina della mattina, a digiuno e sono state utilizzate come surrogati dell’assunzione. È stata valutata la relazione tra l’escrezione dell’elettrolita e la pressione sanguigna, misurata con un dispositivo automatico. Risultati Lo studio ha trovato un’associazione positiva, ma non uniforme, tra l’escrezione di sodio stimata e la pressione arteriosa. L’associazione è risultata maggiore tra i partecipanti allo studio con escrezione di sodio superiore a 5 g al giorno, modesta tra quelli con escrezione di sodio da 3 a 5 g al giorno, mentre non è risultata alcuna associazione significativa tra quelli con escrezione di sodio inferiore a 3 g al giorno. L’analisi di regressione ha mostrato incrementi di 2,11 millimetri Hg della pressione sistolica e 0,78 mm Hg della pressione arteriosa diastolica per ogni grammo di incremento dell’escrezione di sodio stimata. È stato riscontrato un incremento di 2,58 mm Hg della pressione sistolica per grammo di incremento, per escrezione di sodio > 5 g al giorno; 1,74 millimetri Hg per grammo per livelli di escrezione da 3 a 5 g al giorno, e 0,74 millimetri Hg per grammo per <3 g al giorno; P <0.001 per interazione. Si sono osservati aumenti maggiori negli ipertesi (2.49 mm Hg per grammo), rispetto ai normotesi (1.30 mm Hg per grammo, P <0.001 per interazione) ed aumenti maggiori con l’aumentare dell’età (2,97 millimetri Hg per grammo a> 55 anni di età, 2,43 millimetri Hg per grammo da 45 a 55 anni di età, e 1,96 millimetri Hg per grammo a <45 anni di età; P <0.001 per interazione). L’escrezione di potassio è stata associata inversamente alla pressione sistolica, con una pendenza di associazione per le persone con ipertensione rispetto a quelle senza (P <0,001) e un pendenza maggiore con l’aumento dell’età (p <0.001). Conclusioni Da questo studio risulta che l’associazione dei livelli di sodio e potassio assunti con la dieta (stimati sulla base delle misurazioni delle escrezioni) ed i livelli di pressione sanguigna non è lineare ed è risultata maggiormente pronunciata nelle persone che consumano alti livelli di sodio nella dieta, nelle persone con ipertensione e negli anziani. A. Mente, M. J. O’Donnell, S. Rangarajan, M. J. McQueen, P. Poirier, A. Wielgosz, H. Morrison, W. Li, X. Wang, C. Di, P. Mony, A. Devanath, A. Rosengren, A. Oguz, K. Zatonska, A. H. Yusufali, P. Lopez-Jaramillo, A. Avezum, N. Ismail, F. Lanas, T. Puoane, R. Diaz, R. Kelishadi, R. Iqbal, R. Yusuf, J. Chifamba, R. Khatib, K. Teo, S. Yusuf, Association of Urinary Sodium and Potassium Excretion with Blood Pressure, N Engl J Med 2014; 371:601-611August 14, 2014DOI: 10.1056/NEJMoa1311989 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1311989 - 25/08/2014
- Una banca dati contro i furti di medicinali AIFA, Farmindustria, ASSO-RAM, Carabinieri NAS e Ministero della Salute collaborano per combattere il fenomeno. Negli ultimi anni sono andati crescendo i furti di medicinali, sia dagli ospedali, che durante il trasporto. Per combattere il fenomeno, AIFA, Farmindustria, ASSO-RAM, Carabinieri NAS e Ministero della Salute hanno creato una banca dati delle segnalazioni di furto, inviate dalle oltre trenta aziende che aderiscono al progetto. La banca dati è ospitata dalla piattaforma gestita dall’AIFA ed è consultabile online dagli utenti autorizzati (aziende aderenti e forze dell’ordine); raccoglie tutte le informazioni disponibili sui casi riguardanti furti di medicinali, con l’obiettivo di fornire un supporto ai Carabinieri NAS nell’attività di indagine e contrasto del traffico illegale dei medicinali. L’AIFA invita le strutture sanitarie a segnalare eventuali episodi di furto di medicinali e ogni altra informazione utile al riguardo all’indirizzo e-mail medicrime@aifa.gov.it per meglio diffondere, a livello nazionale ed europeo, le informazioni riguardanti le tipologie di farmaci ad elevato rischio, in quanto presumibilmente oggetto di traffici illegali, al fine di impedire che terapie inefficaci vengano somministrate ai pazienti. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/ritiro-dal-mercato-dei-prodotti-coinvolti-traffici-illeciti Sul sito dell’Agenzia Italiana del Farmaco è consultabile la lista dei “prodotti coinvolti in traffici illegali”, aggiornata al 14/08/2014. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/lista-dei-prodotti-coinvolti-traffici-illegali-aggiornamento-14082014 Sono, inoltre, disponibili informazioni sul furto di medicinali Alfa Wassermann, destinati alla Romania. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/alfa-wassermann-spa-furto-di-farmaci-destinati-alla-romania-28072014 - 20/08/2014
- Notizie dall’Agenzia Italiana del Farmaco e dall’Agenzia Europea dei Medicinali AIFA: note informative importanti sui medicinali a base di domperidone, ofatumumab (Arzerra) e konakion e sulla procedura di Referral sul Sistema Renina-Angiotensina. EMA: comunicazione sulle soluzioni orali di metadone contenenti povidone ad alto peso molecolare. PRAC: raccomandazioni per restrizioni d’uso della bromocriptina. Nota informativa importante sui medicinali a base di domperidone Fonte: AIFA 01/08/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco informa che la rivalutazione europea ha evidenziato un lieve aumento del rischio di eventi avversi cardiaci gravi, correlati all’uso di domperidone. L’uso del farmaco è ristretto al trattamento dei sintomi di nausea e vomito. Si raccomanda di ridurre dosi e durata del trattamento, per minimizzare i rischi. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-medicinali-base-di-domperidone-01082014 Nota informativa importante su procedura di Referral sul Sistema Renina-Angiotensina Fonte: AIFA 28/07/2014 In seguito a rivalutazione di: bloccanti dei recettori dell’angiotensina (ARB), inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) ed inibitori diretti della renina (aliskiren), l’Agenzia Italiana del Farmaco raccomanda limitazioni dell’uso combinato dei medicinali che agiscono sul sistema renina-angiotensina (RAS), noto come doppio blocco del RAS. La raccomandazione riguarda anche l’uso dei medicinali a base di candesartan o valsartan, come terapia aggiuntiva ad un ACE-inibitore in pazienti con insufficienza cardiaca. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-procedura-di-referral-sul-sistema-renina-angiotensina-ras-280 Nota informativa importante su ofatumumab (Arzerra) Fonte: AIFA 25/07/2014 È stata segnalata una reazione grave da infusione con esito fatale, durante la somministrazione di ofatumumab in un paziente di 71 anni con leucemia linfocitica cronica (CLL) e anamnesi negativa per patologie cardiache. Di conseguenza, l’Agenzia Italiana del Farmaco raccomanda: • che ofatumumab sia somministrato esclusivamente sotto la supervisione di un medico esperto nell’uso di terapia antitumorale e dove siano disponibili strutture per monitorare e trattare le reazioni da infusione. • che i pazienti ricevano gli agenti di premeditazione tra i 30 minuti e le 2 ore prima di ogni infusione di ofatumumab, secondo lo schema posologico descritto nel Riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP) di ofatumumab. • in caso si verifichino reazioni gravi, l’infusione di ofatumumab sia interrotta immediatamente e sia intrapreso il trattamento sintomatico. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ofatumumab-arzerra-25072014 Comunicazione EMA su soluzioni orali di metadone contenenti povidone ad alto peso molecolare Fonte: AIFA 24/07/2014 L’autorizzazione all’immissione in commercio delle soluzioni orali di metadone contenenti povidone ad alto peso molecolare è sospesa, a livello europeo, finché questi prodotti non saranno stati riformulati; le compresse di metadone, che contengono povidone a basso peso molecolare possono rimanere sul mercato, ma con modifiche alle informazioni sul prodotto. In Italia non sono registrati medicinali ad uso orale a base di metadone e contenenti povidone. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-soluzioni-orali-di-metadone-contenenti-povidone-ad-alto-peso-molecolare Raccomandazioni PRAC su restrizioni dell’uso di bromocriptina Fonte: AIFA 11/07/2014 Il Comitato di Valutazione del Rischio per la Farmacovigilanza (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee, PRAC) raccomanda la restrizione dell’uso di bromocriptina per bloccare la produzione di latte materno: non deve essere utilizzata abitualmente e non da donne con elevato rischio di effetti collaterali gravi (es. donne con patologie che aumentano la pressione sanguigna o con gravi disturbi psichiatrici). http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-restrizioni-delluso-di-bromocriptina-11072014 Nota Informativa Importante su konakion Fonte: AIFA 26/06/2014 Le modalità corrette di somministrazione del farmaco sono esclusivamente la via orale e la via endovenosa. http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-konakion-26062014 - 20/08/2014
- I problemi col dabigatran Un editoriale del British Journal of Medicine suggerisce a medici e pazienti di procedere con cautela nella scelta tra vecchi e nuovi anticoagulanti orali. Le opzioni per la prevenzione del colpo apoplettico nella fibrillazione atriale non valvolare ad alto rischio si sono recentemente ampliate con l’aggiunta dei nuovi anticoagulanti orali, come alternativa al warfarin, che rimane il trattamento tradizionale ed efficace. La nuova classe di farmaci promette sicurezza ed efficacia, senza il monitoraggio e la regolazione del dosaggio necessari per il warfarin. Tuttavia, recenti approfondimenti per lo sviluppo e l’approvazione del dabigatran, il primo nuovo anticoagulante orale immesso sul mercato, hanno sollevato seri interrogativi circa i suoi rischi. Un’analisi pubblicata su BMJ evidenzia una mancanza di trasparenza sulla sicurezza del dabigatran, che non è monitorato, cui si aggiunge la farmacocinetica instabile del farmaco, che può causare una variazione di cinque volte della concentrazione plasmatica. Altrettanto inquietanti sono i problemi di attendibilità dei dati che, inizialmente, hanno indotto la statunitense FDA (Food and Drug Administration) a rifiutarsi di esaminare il dabigatran. I ricercatori hanno esaminato i dati e identificato 81 nuovi eventi, tra cui un colpo apoplettico, un caso di embolia sistemica, e 69 di sanguinamento maggiore. Un processo accelerato di revisione della FDA ha portato ad un bilancio rischio/beneficio meno negativo. In conclusione, la situazione attuale lascia a medici e pazienti la scelta tra il diavolo che conoscono e quello ancora ignoto. B. Charlton, R. Redberg, The trouble with dabigatran BMJ 2014;349:g4681 Link http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4681 - 05/08/2014
- Effetti avversi non cardiovascolari associati alla terapia con statine Una revisione degli articoli pubblicati su PubMed, tra il novembre 1994 ed il marzo 2014, fornisce una valutazione critica delle prove disponibili sui potenziali danni e benefici non-cardiovascolari, connessi con l’uso delle statine. Le statine rappresentano la pietra angolare farmacologica per la prevenzione primaria e secondaria della malattia cardiovascolare aterosclerotica. Oltre agli effetti cardiovascolari benefici, le statine sembrano avere molteplici effetti non cardiovascolari. Le iniziali preoccupazioni riguardo i rischi di epatotossicità e cancro indotti dalle statine si sono ridimensionate, grazie ai risultati rassicuranti di recenti studi, ma permangono le preoccupazioni riguardo la miopatia e il diabete. Studi controllati randomizzati suggeriscono che le statine sono associate ad un modesto aumento del rischio di miosite ma non al rischio di mialgia. La miopatia grave (rabdomiolisi) è rara e spesso legata ad un dosaggio che non è più raccomandato (simvastatina 80 mg). Trial randomizzati e controllati e meta-analisi suggeriscono un aumento del rischio di diabete, associato all’uso delle statine, in particolare ad alti dosaggi e nelle persone con due o più fattori di rischio della sindrome metabolica. Altri effetti non-cardiovascolari che rientrano in questa review sono la nefropatia, i disturbi cognitivi, la cataratta, la disfunzione erettile, e il tromboembolismo venoso. Attualmente, sulla base di revisioni sistematiche e linee guida di pratica clinica, i benefici cardiovascolari delle statine sembrerebbero superare i danni non-cardiovascolari, nei pazienti sotto una certa soglia di rischio cardiovascolare. La letteratura sta anche accumulando prove sui potenziali benefici non-cardiovascolari delle statine, cosa che potrebbe portare a nuove applicazioni di questa classe di farmaci, in futuro. Chintan S Desai, Seth S Martin, Roger S Blumenthal, Non-cardiovascular effects associated with statins BMJ 2014;349:g3743 Link http://www.bmj.com/content/349/bmj.g3743 http://www.bmj.com/bmj/section-pdf/761385/10 - 05/08/2014
- La rivista Focus farmacovigilanza compie 20 anni Formazione e informazione continua in Farmacovigilanza. Focus farmacovigilanza è una rivista realizzata a cura dei Centri di Farmacovigilanza delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Tratta i temi della farmacovigilanza e fa parte dell’International Society of Drug Bulletins (ISDB), ha una periodicità bimestrale, è gratuita e, da gennaio 2014, è solo on-line. La rivista fa parte di un programma formativo più ampio, che comprende anche un sito Internet, www.farmacovigilanza.eu (che ora ha anche una versione inglese: www.pharmaco-vigilance.eu) ed un corso ECM di formazione a distanza sulla farmacovigilanza nell’anziano, che sarà attivato durante l’anno. L’iscrizione alla newsletter permette di ricevere nella propria casella di posta elettronica l’avviso dell’uscita online del bollettino e di essere informati sulle principali notizie in materia di farmacovigilanza. Link: www.farmacovigilanza.eu www.pharmaco-vigilance.eu - 26/07/2014
- Fibrillazione atriale e bifosfonati Uno studio multicentrico valuta l’aumento di rischio correlato all’uso dei bifosfonati, sia per via endovenosa che orale. Gli studi clinici suggeriscono un’associazione tra l’uso dei bifosfonati e la fibrillazione atriale di nuova insorgenza (FA). I bifosfonati per via endovenosa aumentano il rilascio delle citochine infiammatorie più potentemente dei bifosfonati orali; pertanto, il rischio di sviluppare FA può essere maggiore con le preparazioni endovenose. Gli autori di questo lavoro hanno valutato l’incidenza della FA di nuova insorgenza con l’uso dei bifosfonati per via orale e per via endovenosa, attraverso una revisione sistematica ed una meta-analisi della letteratura. Hanno selezionato, da PubMed, CINAHL, Cochrane Central Register of Controlled Trials, Scopus e database EMBASE, gli studi osservazionali e i trials controllati randomizzati (RCT) pubblicati dal 1966 all’aprile 2013, che riportavano il numero dei pazienti che avevano sviluppato FA con l’uso di bifosfonati, per via orale o endovenosa. È stato utilizzato il test a effetti casuali Mantel-Haenszel per valutare il rischio relativo di fibrillazione atriale con l’uso di bifosfonati orali e per via endovenosa. Sono stati inclusi, nell’analisi finale, nove studi: 5 RCT e 4 studi osservazionali. I dati raccolti da RCT e studi osservazionali (n = 135.347) hanno mostrato un aumento statisticamente significativo del rischio di FA di nuova insorgenza per entrambi i tipi di bifosfonati: per via endovenosa il rischio relativo è risultato 1.40 (IC 95% 1,32-1,49) e per via orale 1.22 (IC 95% 1,14-1,31). La variabile statistica z, che valuta la differenza tra i due coefficienti di rischio, ha indicato un più alto rischio di fibrillazione atriale con i bifosfonati per via endovenosa, rispetto ai bifosfonati orali (p = 0.03). In conclusione, i dati raccolti da RCT e studi osservazionali suggeriscono che il rischio di fibrillazione atriale aumenta con l’uso dei bifosfonati e, inoltre, che il rischio è relativamente maggiore con le preparazioni per via endovenosa. Sharma A, Einstein AJ, Vallakati A, Arbab-Zadeh A, Walker MD, Mukherjee D, Homel P, Borer JS, Lichstein E, Risk of atrial fibrillation with use of oral and intravenous bisphosphonates. Am J Cardiol. 2014 Jun 1;113(11):1815-21. doi: 10.1016/j.amjcard.2014.03.008. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24837258 - 23/07/2014
- AIFA: andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in Italia dal 2001 al 2013 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha reso noti i dati delle segnalazioni di sospette Reazioni Avverse, inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza nel 2013. Nel 2013, sono state inserite nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza, complessivamente, 40.957 segnalazioni di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR), con un tasso di segnalazione pari a 690 per milione di abitanti, quindi ben oltre il livello di 300/milione di abitanti, che è indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come il gold standard per un efficiente sistema di Farmacovigilanza. L’incremento delle segnalazioni rispetto al 2012 è stato, complessivamente, del 41% ed è dovuto principalmente all’aumento delle segnalazioni di ADR a farmaci (+47%) e solo in minima parte all’aumento delle segnalazioni di ADR a vaccini, cresciute solo dello 0,2%. Si è avuta una crescita costante negli anni, a partire dal 2001 (con 7.478 segnalazioni ed un tasso di 131/ milione ab.), grazie all’attività di sensibilizzazione svolta dai Centri Regionali di Farmacovigilanza progressivamente istituiti nelle diverse regioni e ai progetti di Farmacovigilanza attiva. I dati del 2013 riflettono, in parte, anche il cambiamento della definizione di ADR, che ora include anche gli errori terapeutici e gli usi off-label. A livello regionale, si registra un decremento delle segnalazioni in Abruzzo (-56%), Puglia (-20%) e nelle Province Autonome di Trento (-30%) e Bolzano (-12%). La crescita maggiore è stata registrata in Calabria (+149%), Veneto (+141%) e Campania (+128%). Un buon risultato è il +87%, conseguito dalla Sardegna e dal suo Centro Regionale di recente istituzione. A livello nazionale, il 31% delle ADR è grave, in Sardegna e Umbria la percentuale sale, rispettivamente, al 40% e 44%, il valore minimo si registra in Basilicata, col 6% di reazioni avverse gravi. Per quanto riguarda la provenienza, il 52% delle segnalazioni è fatta da medici ospedalieri, il 16% da farmacisti (per lo più farmacisti ospedalieri, che partecipano a progetti di Farmacovigilanza attiva) e il 9% da specialisti. La percentuale di segnalazioni proveniente dai medici di base è solo il 7%, in calo rispetto al 2012 (8%); in compenso, principalmente attraverso un progetto multiregionale finanziato dall’AIFA e volto a sensibilizzare i cittadini alle tematiche della Farmacovigilanza, si è ottenuto il risultato positivo di far aumentare le segnalazioni dei pazienti dal 2% del 2012 al 6% del 2013. Quanto alla classe ATC, la percentuale maggiore di segnalazioni riguarda gli antineoplastici (18%), seguono gli antimicrobici (16%). Le reazioni avverse più frequenti per System Organ Classes (SOCs) sono le patologie della cute e del tessuto sottocutaneo (19%), le patologie gastrointestinali (14%), le patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione (14%) e le patologie del sistema nervoso (10%). Il documento AIFA pubblica anche una lista dei primi 30 principi attivi, per numero di segnalazioni, che vede al primo posto il warfarin (2.165 segnalazioni, 5,3%), al secondo l’amoxicillina/acido clavulanico (2.126, 5,2%) e al terzo l’acido acetilsalicilico (1.404, 3,4%). Link all’articolo originale - 23/07/2014
- È consigliabile espandere il trattamento farmacologico per la prevenzione delle fratture? Uno studio di coorte prospettico multicentrico, riguardante le fratture osteoporotiche negli uomini, negli Stati Uniti, mette a confronto i diversi criteri di selezione dei candidati alla terapia. Obiettivo del lavoro è quantificare gli effetti incrementali derivanti dall’applicazione di criteri diversi per identificare gli uomini candidati al trattamento farmacologico per prevenire le fratture ed esaminare la misura in cui le probabilità di frattura variano tra le distinte categorie di uomini, definite in base a questi criteri. Metodi Si tratta di uno studio di coorte prospettico multicentrico, riguardante le fratture osteoporotiche negli uomini, negli Stati Uniti, che effettua un’analisi trasversale e longitudinale. Sono stati arruolati 5.880 uomini non trattati residenti in comunità, di età ≥65 anni, classificati in quattro gruppi distinti: in base ai soli criteri diagnostici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per l’osteoporosi; in base ai criteri della National Osteoporosis Foundation (NOF), ma non ai criteri OMS; senza osteoporosi, ma ad alto rischio di frattura (a livello pari o superiore alla soglia di intervento terapeutico calcolata con l’algoritmo FRAX, che il NOF raccomanda per gli USA) e nessuna osteoporosi e a basso rischio di frattura (sotto la soglia di intervento derivata dal FRAX). Principali esiti da misurare erano la percentuale degli uomini identificati per il trattamento farmacologico; le probabilità stimate a 10 anni di frattura dell’anca e di grande frattura osteoporotica, calcolate utilizzando l’algoritmo FRAX con densità minerale ossea del collo femorale; le probabilità a 10 anni osservate per problemi cronici dell’anca e fratture osteoporotiche maggiori (dell’anca, colonna vertebrale, polso o omero) calcolati utilizzando la stima dell’incidenza cumulativa, che rappresenta i rischi concorrenti di mortalità. Risultati 130 uomini (2,2%) sono stati identificati come aventi l’osteoporosi, utilizzando la definizione dell’OMS e altri 422 sono stati identificati utilizzando la definizione NOF (prevalenza di osteoporosi totale 9,4%). L’applicazione della soglia d’intervento NOF derivata dal FRAX ha portato a identificare altri 936 uomini senza osteoporosi (15,9%) ma ad alto rischio di fratture, aumentando la prevalenza complessiva di uomini potenzialmente ammissibili per il trattamento farmacologico al 25,3%. Le probabilità osservate di frattura dell’anca a 10 anni sono risultate essere del 20,6% per gli uomini con osteoporosi in base a criteri dell’OMS, del 6,8% per gli uomini con osteoporosi in base ai criteri NOF (ma non OMS), del 6,4% per gli uomini senza osteoporosi, ma classificati come ad alto rischio di frattura e dell’1,5% per gli uomini senza osteoporosi e classificati come a basso rischio di frattura. Un modello simile è stato osservato per le probabilità delle principali fratture osteoporotiche. Tra gli uomini con osteoporosi secondo i criteri dell’OMS, sono state osservate probabilità di frattura superiori alle probabilità previste dal FRAX (20,6% contro 9,5% per la frattura dell’anca e 30,0% contro 17,4% per le grandi fratture osteoporotiche). Conclusioni La scelta della definizione di osteoporosi e l’uso delle soglie di intervento calcolate con il FRAX, consigliate dalla National Osteoporosis Foundation, hanno importanti effetti sulla percentuale degli uomini anziani candidati al trattamento farmacologico per prevenire le fratture. Tra gli uomini identificati con osteoporosi secondo i criteri dell’OMS, che costituivano il 2% della popolazione in studio, le reali probabilità di frattura osservate durante i 10 anni di follow-up erano più alte e hanno superato le probabilità di frattura predette dal FRAX. Sulla base dei risultati di studi clinici randomizzati nelle donne, questi uomini hanno più probabilità di trarre beneficio dal trattamento. Espandere le indicazioni per il trattamento al di là di questo piccolo gruppo ha un valore incerto a causa delle minori probabilità di frattura rilevate e dei benefici incerti del trattamento fra gli uomini non selezionati sulla base dei criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. K. E. Ensrud, B. C Taylor, K. W. Peters, M. L. Gourlay, M. G. Donaldson, W. D. Leslie, T. L. Blackwell, H. A. Fink, E. S. Orwoll, J. Schousboe. Implications of expanding indications for drug treatment to prevent fracture in older men in United States: cross sectional and longitudinal analysis of prospective cohort study. BMJ 2014;349:g4120 Link: http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4120 - 18/07/2014
- Sono veramente necessari i trial clinici su vitamina D e mortalità? In una lettera al British Medical Journal, Mark Bolland e Andrew Grey, dell’Università di Auckland in Nuova Zelanda, commentano un lavoro di Schottker su vitamina D e mortalità, pubblicato recentemente dalla stessa rivista. In una meta-analisi di studi osservazionali, Schottker e colleghi riferiscono che il basso livello di 25-idrossi vitamina D è associato ad un aumento del 50% dellamortalità, soprattutto nelle persone con livelli di 25-idrossi vitamina D al di sotto della mediana. Questi risultati sono simili a quelli di precedenti meta-analisi di studiosservazionali. Poiché i risultati di studi osservazionali possono non essere in grado di dare spiegazioni adeguate, a causa del confondimento e non possono essereutilizzati per stimare la causalità, gli autori suggeriscono che sono necessari trial controllati e randomizzati (TCR) per valutare l’effetto della vitamina D su endpointnon-scheletrici e ricordano che numerosi TCR sono attualmente in corso. Comunque, molti studi randomizzati esistenti per la vitamina D hanno riportato dati di mortalità. Ipotizzando un tasso di mortalità del 10% durante un trial, un TCR con 500 pazienti per gruppo avrà potenza > 80% di individuare una riduzione del rischio relativo del 50% della mortalità. Almeno 10 dei TCR esistenti, che riguardano la vitamina D avevano oltre 1.000 partecipanti, ma non hanno trovato alcun effetto sulla mortalità, escludendo l’effetto dimensione previsto dalle analisi osservazionali. I risultati delle meta-analisi di TCR riportano che la vitamina D riduce il rischio di mortalità del 3-4%, suggerendo che se le integrazioni di vitamina D hanno un effettosulla mortalità, questo è piccolo e di dubbia rilevanza clinica. Prove attendibili da TCR esistenti mostrano anche che le integrazioni di vitamina D non riducono il rischio di cadute, fratture, infarto miocardico, ictus o cancro ≥ 15%, in individui abitanti in comunità. Per avere potenza > 80% e poter rilevare una riduzione del rischio relativo del 10% in uno studio clinico con un tasso di eventi del 10%, lo studio ha bisogno di oltre 30.000 partecipanti. Nessuno studio in corso sulla vitamina D è di queste dimensioni, cosicché sono tutte meta-analisi sottodimensionate. Invece di aspettare i risultati di questi studi, sarebbe più opportuno chiedere se devono essere fermati, perché è improbabile che possano rilevare importanti effetticlinici o modificare le conclusioni delle attuali meta-analisi. M. J. Bolland, A. Grigio, Vitamin D and mortality. Are trials of vitamin D with mortality as an endpoint really needed? BMJ 2014;349:g4452 Link: http://www.bmj.com/content/349/bmj.g4452 - 18/07/2014
- Acqua sporca. Che cosa rischiamo di buttare via con il caso Stamina Il sito Scienzainrete, che promuove la cultura scientifica senza scopo di lucro, ha pubblicato un e-book sul caso Stamina Antonino Michienzi e Roberta Villa, un giornalista e un medico, hanno pubblicato l’e-book Acqua sporca. Che cosa rischiamo di buttare via con il caso Stamina, su Scienzainrete, il sito del Gruppo 2003. Il Gruppo 2003 è nato, nel 2003, per iniziativa di un gruppo di scienziati italiani, che lavorano in Italia e figurano negli elenchi dei ricercatori più citati al mondo nella letteratura scientifica. Nel 2005, si sono costituiti in associazione di promozione sociale e senza fini di lucro, denominata Gruppo 2003 per la Ricerca Scientifica. Il Consiglio Direttivo dell’associazione è, attualmente, costituito da: Maria Grazia Roncarolo (Presidente), Franco Brezzi, Gaetano Di Chiara, Giovanni Dosi, Filippo Frontera, Isabella Gioia, Giuseppe Mancia, Alberto Mantovani, Marco Ajmone Marsan. Il libro racconta la vicenda Stamina come una storia, documentata, per renderla accessibile a tutti, anche ai non addetti ai lavori e a quanti difficilmente leggerebbero un saggio scientifico. Gli autori cercano di spiegare agli stessi malati e alle loro famiglie che la corretta applicazione del metodo scientifico nella ricerca della cura è la vera tutela della salute. Acqua sporca. Che cosa rischiamo di buttare via con il caso Stamina è scaricabile gratuitamente al link: http://www.scienzainrete.it/contenuto/articolo/0/scarica-libro/luglio-2014 - 14/07/2014
- Focus Farmacovigilanza È stato pubblicato online il bimestrale dei centri di Farmacovigilanza dell’Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Campania, Sardegna e Toscana. Il bimestrale dei centri di Farmacovigilanza dell’Emilia Romagna, Lombardia, Veneto, Campania, Sardegna e Toscana fa il punto sulla vicenda del trust Roche-Novartis, che è stato sanzionato con una multa di 180 milioni di euro. L’accordo, com’è noto, favoriva la diffusione del più costoso ranibizumab (lucentis) a scapito del molto più economico bevacizumab (avastin), con vantaggi economici per entrambe le case farmaceutiche e un danno per il SSN, che si è aggirato attorno ai 540 milioni di euro, nel 2013. Giovanni Serpelloni e Claudia Rimondo del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri trattano la questione del crescente commercio illegale di farmaci e droghe online, che costituisce, ormai, un problema di sanità pubblica. Tra il luglio 2011 e il novembre 2013, il Sistema Nazionale di Allerta Precoce del Dipartimento Politiche Antidroga, nella sua attività di monitoraggio della rete, ha individuato e segnalato alle forze dell’ordine 514 pagine web, che commercializzavano 47 diverse tipologie di sostanze stupefacenti. Un altro tema trattato è la crescita della segnalazione spontanea di reazioni avverse a farmaco, in Italia. I dati, che anticipano il rapporto OsMed, evidenziano un incremento del 41% rispetto al 2012, con un tasso di 685 segnalazioni per milione di abitanti. Per la Sardegna, la crescita è addirittura dell’87% ed il tasso di segnalazione pari a 224,9 per milione di abitanti. La rivista è scaricabile gratuitamente al seguente link: http://www.farmacovigilanza.eu/content/focus-maggio-2014 - 09/07/2014
- Il riso rosso fermentato per il trattamento della dislipidemia Una meta-analisi valuta se il riso rosso fermentato possa costituire un’alternativa valida alle statine. Metodi È stata effettuata la ricerca degli articoli appropriati su Pubmed, the Cochrane Library, EBSCO host, Chinese VIP Information (VIP), China National Knowledge, Infrastructure (CNKI), Wanfang Databases. Sono stati presi in considerazione gli studi randomizzati e controllati con placebo sul riso rosso fermentato (non compresi Xuezhikang e Zhibituo), in pazienti con dislipidemia. Due autori hanno, quindi, letto tutti i lavori ed estratto in maniera indipendente tutte le informazioni pertinenti. Gli esiti primari da valutare erano il colesterolo totale, il colesterolo a bassa densità (LDL), il colesterolo ad alta densità (HDL) e i trigliceridi sierici. Gli esiti secondari erano i livelli aumentati di alanina transaminasi, aspartato aminotransferasi, creatina chinasi, creatinina e glicemia a digiuno. Risultati Sono stati analizzati 13 studi randomizzati e controllati con placebo, per un totale di 804 partecipanti. Il riso rosso fermentato ha mostrato significativi effetti di abbassamento del colesterolo totale sierico [WMD = -0.97 (IC 95%: -1,13, -0,80) mmol / L, P <0.001], dei trigliceridi [WMD = -0.23 (IC 95%: -0,31, – 0,14) mmol / L, P <0.001], e del colesterolo LDL [WMD = -0.87 (IC 95%: -1,03, -0,71) mmol / L, P <0.001], ma nessun aumento significativo del colesterolo HDL [WMD = 0,08 (IC 95% CI: -0.02, 0.19) mmol / L, P = 0,11] rispetto al placebo. Negli studi non sono stati registrati effetti collaterali gravi. Conclusioni I risultati di questa meta-analisi suggeriscono che il riso rosso fermentato è un approccio efficace e relativamente sicuro per la dislipidemia, che può essere un approccio alternativo in pazienti con una storia di effetti avversi correlati a statine e potrebbe essere usato per la prevenzione primaria e secondaria della coronaropatia malattia. Tuttavia, le prove non sono ancora sufficienti e sono necessari ulteriori, studi a lungo termine randomizzati e controllati, prima che il riso rosso fermentato possa essere raccomandato ai pazienti con dislipidemia, soprattutto in alternativa alle statine. Yinhua Li, Long Jiang, Zhangrong Jia, Wei Xin, Shiwei Yang, Qiu Yang, Luya Wang, A Meta-Analysis of Red Yeast Rice: An Effective and Relatively Safe Alternative Approach for Dyslipidemia June 04, 2014 •DOI: 10.1371/journal.pone.0098611 Link http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0098611 - 07/07/2014
- AIFA: Note informative importanti su budesonide, ketoprofene, procoralan/corlentor (ivabradina), fentanil cerotto transdermico e revisione europea dei medicinali contenenti ibuprofene L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) avverte del rischio di errori nel dosaggio dei medicinali contenenti budesonide, ricorda il rischio di fotosensibilizzazione correlato all’uso di ketoprofene, il lieve rischio combinato di morte cardiovascolare e infarto miocardico non fatale da ivabradina, inoltre raccomanda di evitare l’esposizione accidentale a fentanil di soggetti non utilizzatori del cerotto, in particolare i bambini. Il PRAC ha iniziato una revisione per valutare il rischio cardiovascolare dei medicinali contenenti ibuprofene, per via orale. Nota Informativa Importante su budesonide Fonte: AIFA 28/05/2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) richiama l’attenzione sulla corretta prescrizione e dispensazione nei bambini dei medicinali contenenti budesonide nella forma farmaceutica di sospensione da nebulizzare. Esiste il rischio di errori di dosaggio, in quanto sono attualmente presenti sul mercato diversi prodotti medicinali contenenti budesonide in fiale per aerosol, alcuni dei quali riportano nella denominazione la quantità di principio attivo espressa in mg (0,25 mg e 0,5 mg) su unità di volume (1 ml) mentre altri riportano la quantità doppia di principio attivo (0,5 e 1,0 mg) riferita però al volume totale del contenitore che è di 2 ml. In entrambi i casi, le confezioni contengono 20 contenitori monodose da 2 ml. L’AIFA si è già attivata perché la quantità di principio attivo sia espressa, per tutti, per unità di volume. Nel frattempo, medici e farmacisti possono fare riferimento alle tabelle pubblicate al seguente link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/NII_budesonide.pdf Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-budesonide-28052014 Nota Informativa Importante su ketoprofene Fonte: AIFA 06/06/2014 Sulla base della revisione scientifica del 2010, l’Agenzia Italiana del Farmaco emette una nuova Nota Informativa Importante per ricordare il rischio di fenomeni di fotosensibilizzazione conseguenti l’utilizzo di medicinali a base di ketoprofene per uso cutaneo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-ketoprofene-06062014 Nota Informativa Importante su procoralan/corlentor (ivabradina). Fonte: AIFA 11/06/2014 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) informano che i risultati preliminari dello studio SIGNIFY hanno mostrato un aumento lieve, ma statisticamente significativo, del rischio combinato di morte cardiovascolare e infarto miocardico non fatale con ivabradina, rispetto al placebo. Ivabradina è autorizzata per il trattamento sintomatico dell’angina pectoris cronica stabile negli adulti con coronaropatia e normale ritmo sinusale. La dose iniziale abituale raccomandata di ivabradina è di 5 mg due volte al giorno. La dose di mantenimento non deve superare i 7,5 mg due volte al giorno. • Se la frequenza cardiaca a riposo si riduce in modo persistente oppure se il paziente riferisce sintomi collegati a bradicardia, la dose deve essere diminuita, considerando anche la possibile dose di 2,5 mg due volte al giorno. • La dose deve essere aumentata a 7,5 mg due volte al giorno solo dopo tre o quattro settimane di trattamento se la risposta terapeutica con 5 mg due volte al giorno è insufficiente e se la dose da 5 mg è ben tollerata. L’effetto di un aumento della dose sulla frequenza cardiaca deve essere attentamente monitorato. • Deve essere evitato l’uso combinato di ivabradina con calcioantagonisti, che riducono la frequenza cardiaca come verapamil o diltiazem. • In corso di trattamento con ivabradina, i pazienti devono essere attentamente monitorati per il possibile verificarsi di frequenze cardiache a riposo troppo basse o sintomi di bradicardia. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-procoralancorlentor-11062014 Comunicazione EMA sulla revisione dei medicinali contenenti ibuprofene Fonte: AIFA 13/06/2014 Ibuprofene è uno dei medicinali maggiormente utilizzati per il dolore e l’infiammazione. Il Comitato europeo di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) ha iniziato una revisione per valutare il rischio cardiovascolare dei medicinali contenenti ibuprofene, assunti per via orale, ad alte dosi (2.400 mg al giorno) e per lunghi periodi. Non ci sono ipotesi di rischio cardiovascolare con ibuprofene, quando è utilizzato a dosi inferiori (per via topica con creme o gel) e per brevi periodi di tempo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sulla-revisione-dei-medicinali-contenenti-ibuprofene-13062014 Nota Informativa Importante su fentanil cerotto transdermico Fonte: AIFA 16/06/2014 L’AIFA, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), raccomanda agli operatori sanitari di dare informazioni chiare ai pazienti e a chi si prende cura di loro, per evitare il rischio di esposizione accidentale a fentanil per via transdermica di soggetti non utilizzatori del cerotto, specialmente i bambini. Si sono, infatti, verificati casi di esposizione accidentale, alcuni dei quali con esito fatale, tutti riguardanti bambini. Recentemente, il PRAC (Pharmacovigilance Risk Assessment Committee) ha condotto una revisione a livello europeo e ha osservato che la mancanza di visibilità del cerotto può aver contribuito a questi casi, pertanto, ha raccomandato di migliorare la visibilità dei cerotti transdermici di fentanil. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-fentanil-cerotto-transdermico-16062014 Nota Informativa Importante su konakion Fonte: AIFA 26/06/2014 Konakion 10 mg/ml soluzione orale e iniettabile per uso endovenoso è indicato in caso emorragie o pericolo di emorragie da grave “ipoprotrombinemia” (deficit dei fattori della coagulazione II, VII, IX e X) di diversa eziologia, incluso sovradosaggio di anticoagulanti di tipo cumarinico, della loro associazione con fenilbutazone ed altre forme di ipovitaminosi K (ad es. ittero da occlusione, affezioni epatiche ed intestinali, e dopo trattamenti prolungati con antibiotici, sulfamidici o salicilati). Le modalità corrette di somministrazione del farmaco sono esclusivamente la via orale e la via endovenosa, è stata eliminata la via intramuscolare, per tutelare il paziente da un possibile effetto deposito e dal rischio di formazione di ematomi nel sito d’iniezione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-konakion-26062014 - 02/07/2014
- La sicurezza del farmaco nell’Era digitale Uno studio Americano valuta l’impatto su internet degli avvisi di sicurezza della FDA e suggerisce alcune misure per integrare la comunicazione on-line della sanità pubblica con la formazione medica e i siti web rivolti ai consumatori, in modo da utilizzare meglio il potenziale di internet, nella promozione della salute pubblica. Internet sta sempre più ridefinendo il modo in cui le persone interagiscono con le informazioni relative alla loro salute. Il Pew Internet Project stima che più della metà degli americani abbia cercato informazioni sanitarie on-line nel 2013, principalmente attraverso motori di ricerca come Google e siti web come Wikipedia e WebMD. L’Era digitale offre un’opportunità senza precedenti ai medici di trovare nei nuovi media le informazioni di cui hanno bisogno e raggiungere in modo interattivo i pazienti e le loro reti di sostegno. Un campo in cui queste opportunità possono avere effetti di vasta portata è la farmacovigilanza. Man mano che il volume delle informazioni relative alla salute su internet è cresciuto, sono emerse questioni importanti. Come vengono diffusi, a livello digitale, i messaggi delle Agenzie regolatorie – per esempio gli avvertimenti contro l’uso di un farmaco in una specifica popolazione paziente? E i messaggi sono ancora corretti quando raggiungono la popolazione generale? Per rispondere a queste domande, gli autori hanno selezionato gli avvisi di sicurezza per 22 farmaci con obbligo di prescrizione (indicati per una serie di condizioni cliniche, tra cui ipertensione primaria, leucemia mieloide cronica ed epatite C) emessi dalla US Food and Drug Administration (FDA) nel periodo tra il 1 ° gennaio 2011 e il 31 dicembre 2012. Hanno, quindi, valutato le ricerche su Google e le pagine viste di Wikipedia per ogni farmaco del campione. Hanno anche esaminato il contenuto delle pagine di Wikipedia, cercando in particolare i riferimenti alle avvertenze sulla sicurezza. Per controllare le tendenze, hanno esaminato i risultati di una finestra di 120 giorni intorno alla data del bando (da 60 giorni prima l’annuncio di 60 giorni dopo) e costruito un periodo di riferimento per il confronto che andava da 60 a 10 giorni prima dell’inizio del periodo di interesse. Complessivamente, i farmaci oggetto dello studio hanno attivato 13 milioni di ricerche su Google e 5 milioni di visite a pagine di Wikipedia, annualmente nel corso del periodo di studio. Gli avvisi di sicurezza della FDA sono risultati associati ad un aumento medio dell’82% delle ricerche su Google per i farmaci, durante la settimana dopo l’annuncio e a un aumento del 175% delle pagine di Wikipedia visitate, per i farmaci, il giorno del bando, rispetto ai trend di riferimento. Gli utenti hanno trovato informazioni adeguate sulla sicurezza dei farmaci? Gli autori hanno scoperto che il 41% delle pagine di Wikipedia relative ai farmaci con nuove avvertenze di sicurezza è stato aggiornato entro 2 settimane dall’avvertimento, con le informazioni fornite negli avvisi dell’FDA. Le pagine Wikipedia dei farmaci destinati al trattamento di patologie altamente prevalenti (che interessano più di 1 milione di persone negli Stati Uniti) avevano più probabilità di essere aggiornate velocemente (il 58% è stato aggiornato entro 2 settimane) rispetto alle pagine dei farmaci destinati a trattare condizioni meno prevalenti (il 20% è stato aggiornato entro 2 settimane, P = 0,03). Complessivamente, il 23% delle pagine di Wikipedia è stato aggiornato più di 2 settimane dopo l’avvertimento della FDA (in media, 42 giorni) e il 36% delle pagine è rimasto invariato più di 1 anno dopo. Ad esempio, la FDA, il 13 gennaio 2012, ha avvisato che brentuximab vedotin (Adcetris), usato per trattare il linfoma di Hodgkin e il linfoma anaplastico a grandi cellule sistemico, era stato collegato a due casi di leucoencefalopatia multifocale progressiva e ha stampato l’avviso di rischio anche sull’etichetta farmaco. In seguito a ciò, si è registrato un aumento del 50% delle ricerche su Google per il farmaco, durante la settimana successiva ed un aumento del 141% delle visite della pagina Wikipedia del farmaco. Tuttavia, 2 anni dopo, la pagina Wikipedia non era ancora stata aggiornata con gli avvertimenti, cosa che conferma le preoccupazioni sull’attendibilità delle informazioni on-line sui farmaci. Gli autori osservano che una migliore informazione dei pazienti ha ricadute positive sul rapporto con il medico e favorisce l’adozione di decisioni condivise, riguardo alla terapia e che i pazienti informati sono più attenti ai sintomi, che possono rappresentare una reazioneavversa al farmaco. I medici possono fornire alcune delle informazioni critiche quando prescrivono un farmaco, ma il sondaggio Pew mostra che molti pazienti consultano comunque internet per ottenere informazioni aggiuntive. Le informazioni sul farmaco sono stampate nel foglio illustrativo, ma le nuove tecnologie offrono la possibilità di raggiungere pazienti e medici in modo più efficiente ed efficace. Gli autori ritengono che il primo passo dovrebbe essere quello di migliorare l’accessibilità alle informazioni disponibili sui farmaci, attraverso il sito web della FDA. Attualmente, le comunicazioni di sicurezza si trovano sul portale MedWatch, mentre le etichette elettroniche dei farmaci, contenenti le informazioni su efficacia, dosaggio e controindicazioni si trovano nel database Drugs @ FDA. Gli autori suggeriscono di accorpare queste fonti di dati e rendere il sito web della FDA più consumer-friendly, integrandolo meglio con i social media: anche se la FDA pubblica comunicazioni di sicurezza su Twitter dal 2010 e il suo account principale relativo ai farmaci (Twitter (@ FDA_Drug_Info) conta circa 140.000 seguaci, l’account dell’agenzia specifico per la sicurezza dei farmaci Twitter (@ FDAMedWatch) ha solo 20.000 seguaci. Suggeriscono anche di abilitare i visitatori del sito FDA a condividere rapidamente le comunicazioni di sicurezza su piattaforme comuni di social media come Twitter e Facebook, perché amplierebbe la portata virtuale dei messaggi dell’agenzia. [In Italia, il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) ed il Foglio Illustrativo (FI) dei medicinali sono consultabili dal portale dell’Aifa al link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/bancadatifarmaci/ dove è possibile effettuare la ricerca per farmaco, per principio attivo e per azienda. NdR] Un altro approccio che viene preso in esame, per promuovere la diffusione di informazioni accurate sulla sicurezza dei farmaci, è la partecipazione attiva nella cura delle informazioni mediche on-line. Nel 2008, la FDA ha collaborato con WebMD per portare gli annunci di sanità pubblica a tutti gli utenti registrati ed integrare rapidamente queste informazioni nelle pagine web WebMD. Una strategia digitale per la sicurezza dei farmaci potrebbe espandere questo modello ad altri siti molto frequentati dal pubblico, inclusi i siti web delle associazioni dei pazienti. I risultati del lavoro suggeriscono anche che sarebbe vantaggioso consentire alla FDA di aggiornare direttamente le pagine di Wikipedia con le nuove comunicazioni di sicurezza, come fa con WebMD. Gli autori citano, poi, l’esempio della Facoltà di Medicina dell’Università della California, San Francisco che dal 2013 offre crediti accademici agli studenti per l’editing di contenuti medici su Wikipedia e suggeriscono che il progetto potrebbe essere esteso a livello nazionale e ai laureati in medicina (gratificandoli con la concessione di crediti ECM), per garantire che le pagine importanti siano aggiornate rapidamente. Concludono che integrare la comunicazione on-line della Sanità pubblica con la formazione medica e i siti web rivolti ai consumatori potrebbe essere un passo importante per realizzare più pienamente il potenziale di Internet nella promozione della Salute pubblica. Thomas J. Hwang, A.B., Florence T. Bourgeois, John D. Seeger, Drug Safety in the Digital Age. N ENGL J MED 370;26 nejm.org june 26, 2014 LINK: http://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMp1401767 - 30/06/2014
- Esito della sospensione della terapia stabilizzante nel disturbo bipolare dopo 5 anni di eutimia Gli autori hanno valutato il tasso e il tempo alla recidiva in seguito alla sospensione del trattamento stabilizzante in pazienti affetti da disturbo bipolare dopo almeno 5 anni di eutimia. Gli stabilizzanti dell’umore, inclusi litio, acido valproico e carbamazepina, sono utilizzati per il trattamento del disturbo bipolare. Anche in caso di pazienti trattati con beneficio per lunghi periodi e con buona compliance, è stato osservato che l’interruzione di questi farmaci spesso si associa a ricadute di malattia. Tuttavia, spesso i pazienti si mostrano riluttanti a continuare tale terapia dopo periodi prolungati di benessere. Gli autori di questo studio si sono riproposti di studiare l’esito dell’interruzione degli stabilizzanti dell’umore sulla malattia in pazienti con disturbo bipolare dopo almeno 5 anni di eutimia. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio su 23 pazienti con diagnosi di disturbo affettivo bipolare in trattamento con farmaci stabilizzanti dell’umore da almeno 5 anni. E’ stata pianificata ed effettuata l’interruzione del trattamento stabilizzante; sono stati valutati i tassi e il tempo alla recidiva. Risultati Venti (87%) dei 23 pazienti hanno avuto una recidiva, e tutti gli episodi sono stati di tipo maniacale. L’analisi di sopravvivenza di Kaplan-Meier ha mostrato un tempo mediano alla recidiva dopo l’interruzione della terapia stabilizzante dell’umore di 10 mesi (errore standard: 6,06 mesi; intervallo di confidenza al 95%: 0-21,89 mesi). Conclusioni Quattro quinti dei pazienti osservati in questo studio hanno manifestato una recidiva dopo l’interruzione della terapia con stabilizzanti dell’umore entro 10 mesi. Sharma PS1, Kongasseri S, Praharaj SK, Outcome of Mood Stabilizer Discontinuation in Bipolar Disorder After 5 Years of Euthymia, J Clin Psychopharmacol. 2014 Jun 17. [Epub ahead of print] Link: http://journals.lww.com/psychopharmacology/Abstract/publishahead/Outcome_of_Mood_Stabilizer_Discontinuation_in.99412.aspx http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24943387 - 30/06/2014
- Vitamina D e mortalità Una meta-analisi condotta dal grande consorzio europeo e statunitense per gli studi di coorte sulla salute e l’invecchiamento: il Consortium on Health and Ageing Network of Cohorts in Europe and the United States (CHANCES). Obiettivi Il lavoro studia l’associazione tra le concentrazioni di 25-idrossivitamina D (25-OH vitamina D) nel siero e la mortalità, con particolare attenzione a età, sesso, stagione e differenze nazionali. Metodi Si tratta di una meta-analisi dei dati di otto studi di coorte prospettici provenienti da Europa e Stati Uniti. Sono stati inclusi nello studio 26.018 uomini e donne di età compresa tra 50-79 anni. Gli esiti da valutare erano la mortalità per tutte le cause, cardiovascolare e per cancro. Risultati La concentrazione di 25-OH vitamina D variava fortemente, in base alla stagione (più alta in estate), al Paese (più alta negli Stati Uniti e nel nord Europa) e sesso (maggiore negli uomini), ma non è stata osservata nessuna tendenza coerente con l’età. Durante il follow-up, sono morti 6.695 partecipanti allo studio; tra questi, 2.624 sono morti di malattie cardiovascolari e 2.227 di cancro. Per ciascuna coorte e analisi, sono stati definiti quintili con valori specifici di cut-off per la coorte ed i sottogruppi. Confrontando i quintili, è risultato un rapporto di rischio pooled di 1,57 (IC 95% 1,36-1,81) per la mortalità per tutte le cause. Il rapporto di rischio per la mortalità cardiovascolare è risultato simile a quello per la mortalità per tutte le cause, in soggetti con e senza una storia di malattia cardiovascolare. Per quanto riguarda la mortalità per cancro, l’associazione è stata osservata solo tra i soggetti con una storia di cancro (tasso di rischio 1,70, 1,00-2,88). L’analisi utilizzando tutti i quintili suggerisce una curva dose-risposta inversa e curvilinea, per i rapporti di cui sopra. Non sono state rilevate forti differenze specifiche per età, sesso, stagione o paese. L’eterogeneità è risultata bassa nella maggior parte delle meta-analisi. Conclusioni Nonostante i livelli di 25-OH vitamina D fortemente variabili per paese, sesso e stagione, l’associazione tra 25-OH vitamina D e mortalità per tutte le cause e mortalità causa-specifica era molto coerente. Sono attesi i risultati di un lungo studio randomizzato controllato riguardante la longevità prima che l’integrazione di vitamina D possa essere raccomandata alla maggior parte degli individui con bassi livelli di 25-OH vitamina D. B. Schöttker, R. Jorde, A. Peasey, B. Thorand, E. HJM Jansen, L. de Groot, M. Streppel, J. Gardiner, J. M. Ordóñez-Mena, L. Perna, T. Wilsgaard, W. Rathmann, E. Feskens, E. Kampman, G. Siganos, I. Njølstad, E. B. Mathiesen, R. Kubínová, A. Pajak, R. Topor-Madry, A. Tamošiūnas, M. Hughes, F. Kee, M. Bobak, A. Trichopoulou, P. Boffetta, H. Brenner. Vitamin D and mortality: meta-analysis of individual participant data from a large consortium of cohort studies from Europe and the United States. BMJ 2014; 348 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g3656 (Pubblicato il 17 Giugno 2014) Link http://www.bmj.com/content/348/bmj.g3656 - 25/06/2014
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di difetti cardiaci Uno studio di coorte basato sulla popolazione non evidenzia alcun aumento del rischio di malformazioni cardiache, attribuibili all’uso di antidepressivi in gravidanza. Non è certo se l’uso di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e di altri antidepressivi durante la gravidanza sia associato ad un aumentato rischio di difetti cardiaci congeniti. In particolare, ci sono preoccupazioni circa una possibile associazione tra l’uso di paroxetina e l’ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo destro e tra l’uso di sertralina e difetti del setto ventricolare. Metodi Gli autori hanno eseguito uno studio di coorte nidificato utilizzando i dati della statunitense Medicaid Analytic eXtract dal 2000 al 2007. Lo studio ha incluso 949.504 donne incinte (che sono state arruolate in Medicaid nel periodo compreso tra 3 mesi prima l’ultimo ciclo mestruale fino ad 1 mese dopo il parto) ed i loro nati vivi. Hanno confrontato il rischio di gravi difetti cardiaci tra i bambini nati da donne, che hanno assunto antidepressivi durante il primo trimestre con il rischio tra i bambini nati da donne che non hanno usato antidepressivi, utilizzando un’analisi non aggiustata e un’analisi corretta con il propensity-score, limitata alla coorte delle donne con depressione. Risultati Un totale di 64.389 donne (6,8%) ha usato antidepressivi durante il primo trimestre. Nel complesso, 6.403 bambini, che non sono stati esposti agli antidepressivi sono nati con un difetto cardiaco (72,3 neonati con un difetto cardiaco per 10.000 bambini), rispetto ai 580 neonati esposti (90,1 per 10.000 bambini). Le associazioni tra uso di antidepressivi e difetti cardiaci sono state attenuate con livelli crescenti di aggiustamento per fattori confondenti. I rischi relativi di qualsiasi difetto cardiaco con l’uso di SSRI erano 1,25 (IC 95% 1,13-1,38) per l’analisi non aggiustata, 1.12 (IC 95% 1,00-1,26) per l’analisi limitata alle donne con depressione e 1.06 (IC 95% 0,93-1,22) nell’analisi limitata alle donne con depressione e corretta. Non è stata trovata alcuna associazione significativa tra l’uso di paroxetina e l’ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo destro (rischio relativo 1,07, IC 95% 0,59-1,93) o tra l’uso della sertralina e difetti del setto ventricolare (rischio relativo, 1,04, IC 95% 0,76-1,41). Conclusioni I risultati di questo ampio studio di coorte basato sulla popolazione non suggeriscono alcun sostanziale aumento del rischio di malformazioni cardiache attribuibili all’uso di antidepressivi durante il primo trimestre. K. F. Huybrechts, K. Palmsten, J. Avorn, L. S. Cohen, L. B. Holmes, J. M. Franklin, H. Mogun, R. Levin, M. Kowal, S. Setoguchi, S. Hernández-Díaz. Antidepressant Use in Pregnancy and the Risk of Cardiac Defects N Engl J Med 2014; 370:2397-2407June 19, 2014DOI: 10.1056/NEJMoa1312828 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1312828 - 24/06/2014
- Cambiamento nell’uso degli antidepressivi da parte della popolazione giovanile, dopo l’avvertimento della FDA e la copertura dei media Uno studio quasi sperimentale evidenzia la necessità di monitorare, per ridurre le conseguenze indesiderate degli avvertimenti della FDA e delle relative campagne informative condotte dai media. Obiettivi Il lavoro si pone l’obiettivo di verificare se gli avvertimenti emessi dalla Food and Drug Administration (FDA) e largamente pubblicizzati, riguardo al possibile incremento del rischio suicidario dovuto all’uso degli antidepressivi nella popolazione giovanile, siano risultati associati a cambiamenti nell’uso degli antidepressivi, nel numero dei suicidi o dei tentativi di suicidio, tra la popolazione giovanile. Metodi Si tratta di uno studio quasi-sperimentale, che valuta i cambiamenti negli esiti, dopo gli avvertimenti e li confronta con i trend precedenti. i dati, relativi al periodo 2000-2010, sono stati estratti dal data-base della rete statunitense per la ricerca sulla salute mentale US Mental Health Research Network, che raccoglie i dati di 11 piani sanitari. Gli studi di coorte includevano circa 1.1 milioni di adolescenti, 1.4 milioni di giovani adulti e 5 milioni di adulti. Gli esiti da misurare erano: i tassi di somministrazione degli antidepressivi, l’avvelenamento da psicotropi (che è un indicatore dei tentativi di suicidio) ed i suicidi portati a termine. Risultati I trends dell’uso degli antidepressivi e degli avvelenamenti sono calati bruscamente, dopo l’avvertimento della FDA. L’anno successivo, la variazione relativa nell’uso degli antidepressivi era -31% (IC 95% da -33% a -29%) fra gli adolescenti, -24.3% tra i giovani adulti (da – 25.4% a -23.2%) e -14.5% tra gli adulti (da -16% a -12.9%). Le riduzioni assolute sono state di 696, 1.216 e 1.621 somministrazioni per 100.000 persone, rispettivamente, negli adolescenti, giovani adulti e adulti. Contemporaneamente, però, si sono registrati incrementi significativi negli avvelenamenti da psicotropi tra gli adolescenti (21.7%, IC 95% da 4.9% a 38.5%) e i giovani adulti (33.7%, da 26.9% a 40.4%), ma non tra gli adulti (5.2%, da – 6.5% a 16.9%). Questo riflette gli incrementi assoluti di 2 e 4 avvelenamenti per 100.000 persone tra gli adolescenti ed i giovani adulti, rispettivamente (approssimativamente 77 avvelenamenti in più, su una coorte di 2.5 milioni). I suicidi, invece, non sono cambiati per nessuna fascia d’età. Conclusioni Gli avvertimenti di sicurezza riguardo gli antidepressivi e l’ampia diffusione della notizia da parte dei mezzi di comunicazione hanno ridotto l’uso degli antidepressivi, ma contemporaneamente si sono riscontrati aumenti dei tentativi di suicidio tra i giovani (adolescenti e giovani adulti). Risulta, quindi, necessario monitorare per ridurre le conseguenze indesiderate degli avvertimenti della FDA e delle relative campagne informative condotte dai media. C. Y. Lu, F. Zhang, M. D. Lakoma, J. M. Madden, D. Rusinak, R. B. Penfold, G. Simon, B. K. Ahmedani, G. Clarke, E. M. Hunkeler, B. Waitzfelder, A. Owen-Smith, M. A. Raebel, R. Rossom, K. J. Coleman, L. A. Copeland, S. B. Soumerai. Changes in antidepressant use by young people and suicidal behavior after FDA warnings and media coverage: quasi-experimental study BMJ 2014;348doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g3596(Published 18 June 2014) LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g3596 - 23/06/2014
- Mortalità ed eventi cardiovascolari associati all’uso di azitromicina, tra i pazienti anziani ospedalizzati con polmonite Uno studio di coorte retrospettivo, condotto negli Stati Uniti su oltre 70.000 veterani, evidenzia un beneficio netto associato all’uso di azitromicina. Sebbene le linee guida di pratica clinica raccomandino la terapia di combinazione con macrolidi, tra cui l’azitromicina, come terapia di prima linea per i pazienti ospedalizzati con polmonite, le recenti acquisizioni suggeriscono che l’azitromicina possa essere associata ad un aumento degli eventi cardiovascolari. Obiettivi Esaminare l’associazione tra l’uso di azitromicina con la mortalità per tutte le cause e gli eventi cardiovascolari nei pazienti ospedalizzati con polmonite. Metodi Si tratta di uno studio di coorte retrospettivo, che confronta i pazienti anziani ospedalizzati con polmonite, dal 2002 al 2012, ai quali è stata prescritta la terapia con azitromicina e pazienti trattati con altra terapia antibiotica secondo le linee guida. Lo studio è stato condotto utilizzando i dati amministrativi del Department of Veterans Affairs degli Stati Uniti, riguardanti i ricoveri di pazienti in qualsiasi ospedale della Veterans Administration. I pazienti sono stati inclusi se erano di età ≥65 anni, sono stati ricoverati in ospedale con la polmonite, e hanno ricevuto una terapia antibiotica concorde con le linee guida nazionali di pratica clinica. Principali esiti da misurare Mortalità per tutte le cause a 30 e 90 giorni, aritmie cardiache a 90 giorni, insufficienza cardiaca, infarto miocardico, e ogni evento cardiaco. Il propensity score corrispondente è stato usato per controllare i possibili effetti di fattori confondenti noti con la regressione logistica condizionale. Risultati Dai 73.690 pazienti provenienti da 118 ospedali, sono stati formati due gruppi propensity-matched composti da 31.863 pazienti esposti ad azitromicina e 31.863 pazienti abbinati che non sono stati esposti. Non si sono osservate differenze significative nei potenziali confondenti, trai gruppi. La mortalità a novanta giorni era significativamente più bassa in chi ha ricevuto azitromicina (17,4%, vs 22,3%; odds ratio [OR], 0,73, IC 95% 0,70-0,76). Tuttavia, gli autori hanno rilevato un aumento significativo delle probabilità di infarto miocardico (5,1% vs 4,4%; OR 1.17, IC 95% 1,08-1,25), ma non di tutti gli eventi cardiaci (43,0% vs 42,7%; OR 1.01, IC 95% 0.98 -1,05), aritmie cardiache (25,8% vs 26,0%; OR, 0,99, IC 95% 0,95-1,02), o insufficienza cardiaca (26,3% vs 26,2%; OR, 1,01, IC 95% 0,97-1,04). Conclusioni Trai pazienti anziani ospedalizzati con polmonite, il trattamento che includeva azitromicina confrontato con altri antibiotici è risultato associato ad un minor rischio di mortalità a 90 giorni e un lieve aumento del rischio di infarto miocardico. Questi risultati hanno portato gli autori a concludere che l’uso dell’azitromicina è associato ad un beneficio netto. EM Mortensen, EA Halm, MJ Pugh, LA Copeland, M Metersky, MJ Fine, CS Johnson, CA Alvarez, CR Frei,C Good, MI Restrepo, JR Downs, A Anzueto, Association of azithromycin with mortality and cardiovascular events among older patients hospitalized with pneumonia, JAMA 2014 Jun 4;311(21):2199-208. doi: 10.1001/jama.2014.4304. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1877208 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24893087 - 20/06/2014
- Reazioni Avverse da uso di Marijuana Gli autori fanno un bilancio delle attuali conoscenze riguardo gli effetti avversi dovuti all’uso di marijuana, concentrandosi sulle aree dove le prove scientifiche sono più solide. In un quadro che sta velocemente slittando verso la legalizzazione della marijuana, per scopi terapeutici e ricreativi, sarà sempre più frequente che un paziente chieda al medico quali possono essere i potenziali effetti avversi o i benefici per la salute. Al momento, la marijuana è la droga “illecita” più usata negli Stati Uniti, con un tasso di utilizzo attorno al 12%, nella popolazione con età ≥ 12 anni e tassi anche superiori trai giovani. Il metodo di utilizzo più diffuso è l’inalazione. Le foglie grigio-verdi sminuzzate e i fiori della Cannabis sativa sono fumate (con stelo e semi) in sigarette, sigari, pipe, ecc. o “blunts” (marijuana avvolta in foglia di tabacco da sigaro). L’hashish è il prodotto derivato dalla resina dei fiori di marijuana, è comunemente fumato (da solo o in mistura con tabacco) ma può anche essere ingerito. La marijuana può anche essere usata come infusione ed il suo estratto oleoso può essere utilizzato per preparazioni alimentari. L’uso abituale di marijuana durante l’adolescenza è particolarmente preoccupante, dal momento che l’uso in questa fascia d’età è associato ad aumentata possibilità di conseguenze nocive. Sebbene alcuni studi abbiano documentato effetti dannosi, altri no e la questione se la marijuana sia dannosa o meno rimane oggetto di accesi dibattiti. Gli autori fanno un bilancio delle attuali conoscenze riguardo gli effetti avversi dovuti all’uso di marijuana, concentrandosi sulle aree dove le prove scientifiche sono più solide. In conclusione, l’uso della marijuana è risultato associato a consistenti effetti avversi, alcuni dei quali sono stati determinati con un elevato grado di confidenza. La marijuana, come altri farmaci d’abuso, può avere effetto cumulativo. Durante l’intossicazione, la marijuana può interferire con la funzione cognitiva (per esempio la memoria o la percezione del tempo) e le funzioni motorie (es. il coordinamento) e questi effetti possono avere conseguenze dannose (es. incidenti automobilistici). L’uso ripetuto di marijuana durante l’adolescenza può causare cambiamenti di lunga durata nelle funzioni cerebrali e può mettere a repentaglio i risultati educativi, professionali e sociali. Comunque gli effetti di una sostanza, che sia legale o meno, sulla salute individuale sono determinati non solo dalle sue proprietà farmacologiche, ma anche dalla sua reperibilità e dall’accettabilità sociale. Da questo punto di vista, le droghe legali (alcol e tabacco) offrono una prospettiva che deve far riflettere, se si tiene conto del grande numero di malattie che sono associate a queste sostanze, non perché siano più dannose delle sostanze illegali, ma perché il fatto che siano legali rende possibile un’esposizione più vasta. Dal momento che ci si sta orientando verso una politica di legalizzazione, è ragionevole e probabilmente prudente ipotizzare che l’uso della marijuana continuerà ad aumentare e, di conseguenza anche il numero delle persone per le quali ci saranno conseguenze negative. N. D. Volkow, R. D. Baler, W. M. Compton, S. R.B. Weiss, Adverse Health Effects of Marijuana Use, N Engl J Med 2014;370:2219-27. DOI: 10.1056/NEJMra1402309 LINK: http://www.nejm.org/search?q=Adverse+Health+Effects+of+Marijuana+Use&asug= - 19/06/2014
- Abuso di allopurinolo nell’iperuricemia asintomatica Gli autori riflettono su un caso di Reazione Avversa da allopurinolo, segnalato al Centro Regionale di Farmacovigilanza della Lombardia. Lo screening dell’acido urico nel plasma è pratica diffusa in molti paesi, tra cui l’Italia. Ciò si basa sull’assunto che oltre alla gotta, l’iperuricemia può essere associata e contribuire a numerosi disordini renali, cardiovascolari e metabolici, sebbene l’evidenza dell’utilità clinica di tale screening di routine sia ancora inadeguata. Un caso clinico. A una donna di 81 anni sono stati riscontrati il livello di acido urico sierico e la concentrazione di creatinina, rispettivamente, di 6.6 mg/dl e 2.31 mg/dl, in uno screening di routine. L’esame clinico non ha rivelato problemi di salute, né storia di gotta o risultati di analisi che possano suggerirla. Alla donna è stata diagnosticata una iperuricemia asintomatica, per la quale è stata trattata con 150 mg/d di allopurinolo. Subito dopo la somministrazione, la donna ha sviluppato una grave Reazione Avversa (ADR) di ipersensibilità, le sue condizioni cliniche sono peggiorate in maniera significativa e, nonostante i trattamenti, si è reso necessario il ricovero ospedaliero. Questo è uno dei 10 casi di ADR ad allopurinolo, che sono stati segnalati al Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Lombardia tra il settembre 2012 ed il settembre 2013 e che vanno dalla dermatite lieve alla sindrome di Stevens-Johnson. In 7 dei 10 casi la terapia con allopurinolo è risultata non necessaria, in base alle linee guida per il trattamento dell’uricemia asintomatica e della gotta (American College of Rheumatology, Guidelines for Management of Gout). Cosa ci può insegnare la letteratura? L’allopurinolo è un farmaco largamente usato per il trattamento dell’iperuricemia, per oltre 1.2 milioni di pazienti negli Stati Uniti e nel Regno Unito. È spesso prescritto per l’uricemia asintomatica, sebbene questo uso non sia supportato da evidenze conclusive provenienti da studi clinici prospettici randomizzati, né sia raccomandato dalle linee guida. Le prove supportano l’uso dell’allopurinolo per il trattamento dell’’iperuricemia asintomatica in questi tre casi: 1) in presenza di livelli di acido urico sopra i 13 mg/dl negli uomini o 10 mg/dl nelle donne, perché questi valori possono comportare rischi di nefrotossicità, che sono prevenuti dal trattamento con allopurinolo e, inoltre, tale trattamento può rallentare la progressione della malattia renale. 2) in presenza di escrezione urinaria di acido urico ≥ 1100 mg giornalieri, che è associata ad incremento del 50% del rischio di sviluppare calcoli renali, che possono essere prevenuti con un abbassamento dell’acido urico ad 800 mg al giorno, sebbene lo studio che supporta tale evidenza riporti anche il verificarsi di ADR correlate all’uso dell’allopurinolo (eruzioni cutanee, disturbi gastrointestinali e livelli alterati degli enzimi epatici). 3) nei pazienti in procinto di essere trattati con radio o chemioterapia, per prevenire la nefropatia da acido urico o altre manifestazioni di sindrome da lisi tumorale. In conclusione, per la maggior parte dei pazienti con iperuricemia asintomatica il trattamento con allopurinolo non è giustificato dalle attuali conoscenze scientifiche, sebbene il dibattito sia ancora aperto. C. Carnovale, M. Venegoni, E. Clementi, Allopurinol Overuse in Asymptomatic Hyperuricemia. A Teachable Moment, JAMA Intern Med. Published online May 05, 2014. doi:10.1001/jamainternmed.2014.1427 Link: http://archinte.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1867180&utm_campaign=social_050714&utm_medium=twitter&utm_source=@jamainternalmed - 17/06/2014
- Epatotossicità indotta da metilprednisolone L’utilizzo della banca dati di Uppsala per la sorveglianza globale delle Reazioni Avverse a Farmaco. Gli autori hanno individuato una possibile correlazione tra l’uso del metilprednisolone ed epatotossicità, utilizzando i dati delle segnalazioni di reazioni avverse di VigiBase, il database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che contiene oltre un milione e mezzo di segnalazioni. Il foglio illustrativo del prodotto menziona solo il rischio di incrementi transitori dei livelli degli enzimi epatici nel siero ed epatomegalia. Una revisione della letteratura, condotta da Gutkowski e coll., ha identificato 11 casi di epatossicità, compreso uno mortale, dovuti ad alte dosi di metilprednisolone. Il presente lavoro utilizza un nuovo metodo statistico e lo applica sia ai casi di basso che di alto dosaggio di metilprednisolone, definiti rispettivamente, in accordo con gli studi disponibili: ≥ 2 mg e ≤ 1 mg per 31 giorni. Tra le segnalazioni di ADR di Vigibase in cui il farmaco sospetto era il metilprednisolone, 723 schede riguardavano l’alto dosaggio e 2.583 il basso dosaggio. L’età media era di 45 e 49 anni, rispettivamente per i gruppi trattati ad alto e basso dosaggio. Le donne costituivano 48% ed il 53%, rispettivamente. Le indicazioni più comuni erano: la sclerosi multipla (36%) nel gruppo ad alto dosaggio e l’asma (13%) nel gruppo a basso dosaggio. Le segnalazioni di ADR provenivano da 11 paesi, 7 dei quali europei. L’1.8% delle reazioni riguardava pancreatiti e lo 0.9% Reazioni Avverse note a corticosteroidi. I ricercatori hanno osservato che alte dosi di metilprednisolone sono associate ad epatotossicità e hanno concluso che l’epatotossicità indotta dal metilprednisolone è grave e reversibile. O. Caster, A. Conforti, E. Viola, I. R. Edwards, Methylprednisolone-induced hepatotoxicity: experiences from global adverse drug reaction surveillance, European Journal of Clinical Pharmacology, April 2014, Volume 70, Issue 4, pp 501-503 Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-013-1632-3 - 10/06/2014
- AIFA: Farmaci in pediatria L’Agenzia Italiana del Farmaco lancia una campagna di comunicazione per promuovere il corretto uso del farmaco in età pediatrica. Il bambino non è un piccolo adulto. L’AIFA promuove una campagna informativa per rendere consapevoli genitori e medici che non è corretto somministrare medicinali approvati per gli adulti, seppure a dosi ridotte, perché la risposta del bambino al trattamento farmacologico può essere diversa. È importante distinguere, anche in ambito pediatrico, tra le diverse fasce d’età: i lattanti, ad esempio, sono in fase di rapida crescita ed hanno un metabolismo rapido, mentre nel caso degli adolescenti vanno tenuti in debita considerazione i processi metabolici legati allo sviluppo puberale. La scelta dei medicinali e delle dosi deve essere, quindi, ponderata in base alle differenti età. La campagna vuole, inoltre, sensibilizzare i cittadini sull’importanza di segnalare eventuali Reazioni Avverse a Farmaco. L’AIFA intende promuovere gli studi clinici in ambito pediatrico, dal momento che meno del 50% dei farmaci è stato testato con sperimentazioni specifiche. È, quindi, necessario che i piccoli pazienti e le loro famiglie comprendano quali vantaggi possano loro derivare, in termini di sicurezza ed efficacia del farmaco, dall’adesione volontaria alla sperimentazione clinica. Il progetto di comunicazione sociale prevede quattro diverse locandine, che saranno affisse nelle città e pubblicate sulla stampa, una pubblicità destinata alla radio ed una per la televisione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/campagna-di-comunicazione-aifa-farmaci-e-pediatria-anno-2014 - 06/06/2014
- AIFA: Farmaci in gravidanza Nasce un sito dedicato alle mamme e agli operatori sanitari, per una corretta informazione sull’uso dei farmaci in gravidanza e durante allattamento. Nasce il sito AIFA dedicato ai farmaci in gravidanza e allattamento. Il sito è frutto di oltre due anni e mezzo di lavoro, durante i quali gli esperti AIFA hanno revisionato la letteratura internazionale sull’impiego dei farmaci nelle donne in gravidanza e durante l’allattamento al seno. La campagna di comunicazione AIFA è stata condivisa e fatta propria dal Ministero per la Salute, che la accoglie anche nel proprio sito istituzionale. Il sito farmaci e gravidanza ha una sezione dedicata alle future mamme e neo-mamme e una sezione dedicata agli operatori sanitari e mette a disposizione 270 schede sui principi attivi più utilizzati, con i dati sul loro profilo rischio/beneficio prima, durante e dopo la gravidanza; 70 “schede patologia” destinate agli operatori sanitari e 70 per le mamme. Nel sito, è presente anche una pagina dove si spiega che cosa è una Reazione Avversa a Farmaco (ADR) e come segnalarla. Nell’ambito della campagna di comunicazione, l’AIFA ha curato anche un opuscolo informativo: Per te e per me, mamma. Guida al corretto uso dei farmaci in gravidanza, che è scaricabile anche da questo sito. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/farmaci-gravidanza-e-pediatria-due-progetti-scientifici-e-di-comunicazione-dell%E2%80%99aifa http://www.farmaciegravidanza.gov.it/ Link per segnalare una reazione avversa: http://www.farmaciegravidanza.gov.it/basicpage/segnala-reazione-avversa Per te e per me, mamma. Guida al corretto uso dei farmaci in gravidanza files/Opuscolo_F&G_web.pdf - 03/06/2014
- Corticosteroidi e rischio di sanguinamento gastrointestinale: una revisione sistematica e meta-analisi L’impiego dei corticosteroidi è risultato associato ad un aumentato rischio di emorragie e perforazioni gastrointestinali, in maniera statisticamente significativa solo per i pazienti ospedalizzati. Obiettivo del lavoro è valutare se i corticosteroidi sono associati ad un aumentato rischio di emorragia gastrointestinale o perforazione. Design: si tratta di una review sistematica e meta-analisi di studi controllati randomizzati, in doppio cieco, che confronta un corticosteroide al placebo per qualsiasi condizione medica o in soggetti sani. Sono stati esclusi gli studi dove erano stati dati steroidi, sia a livello locale, come singola dose, che in studi crossover. Fonti dei dati: la letteratura tra il 1983 e il 22 maggio 2013, usando MEDLINE, EMBASE e il Cochrane Database of Systematic Reviews. Esiti da valutare: la comparsa di emorragia o perforazione gastrointestinale. Sono state effettuate analisi dei sottogruppi predefiniti, per gravità della malattia, uso di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) o farmaci gastroprotettori e storia di ulcera peptica. Risultati: sono stati inclusi 159 studi (n = 33.253). In totale, 804 pazienti (2,4%) hanno avuto emorragia o perforazione gastrointestinale (2,9% e 2,0% rispettivamente per i corticosteroidi e placebo). I corticosteroidi hanno aumentato il rischio di emorragia gastrointestinale o perforazione del 40% (OR 1,43, IC 95% 1,22-1,66). Il rischio è aumentato per i pazienti ospedalizzati (OR 1.42, IC 95% 1,22-1,66). Per i pazienti in terapia ambulatoriale, l’aumento del rischio non era statisticamente significativo (OR 1.63, IC 95% 0,42-6,34). Si sono verificati solo 11 sanguinamenti o perforazioni gastrointestinali, su 8.651 pazienti in terapia ambulatoriale (0,13%). L’aumento del rischio si è verificato anche nel sottogruppo analisi (studi con l’uso di FANS esclusi OR 1.44, IC 95% 1,20-1,71; tranne ulcera peptica come criterio di esclusione OR 1.47, IC 95% 1,21-1,78 ed escluso l’uso di farmaci gastroprotettivi OR 1.42, IC 95% 1,21-1,67). Conclusioni: l’impiego di corticosteroidi è risultato associato ad un aumentato rischio di emorragie e perforazioni gastrointestinali. L’aumento del rischio è risultato statisticamente significativo solo per i pazienti ospedalizzati. Per i pazienti in terapia ambulatoriale, la presenza totale di sanguinamento o perforazione era molto bassa e l’aumento del rischio non era statisticamente significativo. S. Narum,T. Westergren, M. Klemp Corticosteroids and risk of gastrointestinal bleeding: a systematic review and meta-analysis BMJ Open 2014;4:e004587 doi:10.1136/bmjopen-2013-004587 Link: http://bmjopen.bmj.com/content/4/5/e004587.abstract http://bmjopen.bmj.com/content/4/5/e004587.full.pdf+html - 29/05/2014
- Deficit di elaborazione emotiva in seguito ad uso cronico di cannabis: studio di replicazione ed estensione Gli autori hanno confrontato la capacità di elaborazione emotiva tra consumatori abituali di cannabis e soggetti di controllo. L’uso cronico di cannabis è stato associato a problemi interpersonali che possono essere dovuti in parte alla percezione errata dell’emotività espressa dalla mimica facciale. Solo uno studio riporta alterazioni nella elaborazione dell’emotività in soggetti che assumono quantità importanti di cannabis; tuttavia, non è chiaro se questi risultati siano attribuibili alle differenze tra i consumatori di cannabis ei controlli relativamente al genere o alla presenza di schizotipia, piuttosto che all’uso di cannabis di per sé. Metodi Gli autori hanno confrontato l’esito di un test di elaborazione emotiva tra un gruppo di 25 consumatori abituali di cannabis e 34 soggetti di controllo. Ai partecipanti è stato chiesto di identificare le emozioni sui volti che rappresentavano sei emozioni di base in una gradazione da neutrale ad intensità parti al 100%. Sono state valutate le percentuali di successo, la sensibilità e la polarizzazione delle risposta. La schizotipia è stata valutata utilizzando il Schizotypal Personality Questionnaire. Risultati I consumatori di cannabis hanno mostrato minore accuratezza e sensibilità al compito di riconoscimento emotivo. I due gruppi non differivano per genere e presenza di schizotipia. Gli individui di sesso maschile hanno mostrato una precisione inferiore rispetto agli individui di sesso femminile al compito di elaborazione emotiva, tuttavia le alterazioni presentate dai consumatori di cannabis sono rimaste anche in seguito a correzione per genere. Anche la schizotipia è risultata negativamente correlata con i punteggi di sensibilità, sebbene questa differenza non sia risultata statisticamente significativa nel confronto tra consumatori di cannabis e controlli. Conclusioni I consumatori cronici di cannabis presentano una compromissione generalizzata nell’elaborazione emotiva. Questi risultati sembrano essere indipendenti dai deficit nella processazione emotiva caratteristici del genere maschile, e non correlati alla schizotipia. Hindocha C, Wollenberg O, Carter Leno V, Alvarez BO, Curran HV, Freeman TP. Emotional processing deficits in chronic cannabis use: A replication and extension. J Psychopharmacol. 2014 May;28(5):466-71. Link: http://jop.sagepub.com/content/28/5/466.abstract - 29/05/2014
- Le Reazioni Avverse nei neonati e nei lattanti: è necessario un approccio tagliato su misura per la popolazione Una Farmacovigilanza specifica necessita di iniziative di collaborazione per unire le conoscenze e le competenze delle diverse discipline, ma promette di diventare uno strumento molto efficace per migliorare la farmacoterapia e ridurre le ADR nei neonati. La terapia farmacologica è uno strumento efficace per migliorare l’esito, ma c’è un bisogno urgente di migliorare la farmacoterapia nei neonati attraverso una prevenzione e una gestione delle Reazioni Avverse da Farmaco (ADR) fatte su misura. Allo stato attuale, i neonati comunemente ricevono farmaci off label, con dosi ricavate da quelle per bambini o adulti. Oltre alla mancanza di etichettatura, formulazioni inadeguate, polifarmacia, funzionalità degli organi immaturi e multipatologie incrementano ulteriormente il rischio di ADR, nei neonati e nei bambini. La Farmacovigilanza deve essere adattata ai neonati e ai bambini, per migliorare la prevenzione e la gestione delle ADR. Questo articolo studia le prescrizioni dei farmaci e la prevenzione degli errori di somministrazione, strategie e rilevazione attraverso la segnalazione di dati di laboratorio o clinici anomali (ad esempio, i valori di riferimento del laboratorio, il grado di alta morbilità), la valutazione del punteggio con algoritmo (ad es Naranjo o altro specifico per la popolazione), così come la comprensione della tossicologia dello sviluppo (ad esempio covariate, farmacologia dello sviluppo) al fine di elaborare linee guida per una strategia preventiva. Le strategie su misura hanno bisogno di iniziative di collaborazione per unire le conoscenze e le competenze delle diverse discipline, ma promettono di diventare uno strumento molto efficace per migliorare la farmacoterapia e ridurre le ADR nei neonati. K. Allegaert e J.N. van den Anker, Adverse drug reactions in neonates and infants: a population tailored approach is needed, Br J Clin Pharmacol. 2014 May 27. PMID: 24862557 [PubMed – as supplied by publisher] DOI: 10.1111/bcp.12430 Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bcp.12430/abstract http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24862557 - 28/05/2014
- Reazioni Avverse a Farmaco e la loro gestione clinica: un punto di vista personale L’articolo traccia un bilancio della diagnosi e gestione delle Reazioni Avverse a Farmaco, con gli attuali metodi e ritiene che lo sviluppo delle tecnologie informatiche e dei data-base potrà mettere a disposizione del medico informazioni di grande supporto, nella fase decisionale. Questo articolo descrive le opinioni personali dell’autore circa la diagnosi e la gestione di una Reazione Avversa a Farmaco. L’autore osserva che la diagnosi è complicata ed è supportata anche da una gestione dei cambiamenti nella terapia farmacologica, che vanno osservati attentamente. Gli effetti indesiderati correlati al farmaco possono essere dovuti al farmaco stesso, sebbene molti siano dovuti ad errori sistematici che si verificano nel processo di diagnosi della patologia primaria trattata, passando attraverso la prescrizione e somministrazione per arrivare al modo in cui il farmaco viene utilizzato dal paziente. La consapevolezza di tali errori sistematici è parte della responsabilità di un professionista sanitario. L’autore osserva che per la diagnosi clinica si usa un approccio, che è stato sviluppato attraverso i secoli. Ultimamente è stato enfatizzato il ruolo della medicina evidence-based, ma l’ultima decisione deve comunque essere presa dal medico. Sono anche utilizzati, in maniera crescente, gli algoritmi e in farmacovigilanza possono essere utilizzati ulteriori supporti, per individuare il nesso causale. La combinazione di diagnosi e gestione corretta di un paziente con una sospetta reazione avversa a farmaco producono un esito positivo per il paziente e può anche produrre un’informazione, che genera segnale di potenziale rischio. Inoltre, approfondendo l’informazione usata per la diagnosi e, in particolare, prendendo in esame le caratteristiche generali del paziente, possono essere trovati molti fattori di rischio, che possono essere utili per la prevenzione di ulteriori reazioni avverse. Maggiori informazioni riusciamo ad avere da genomica e proteomica, così come informazioni cliniche e ausiliarie dettagliate dai records sanitari, migliore potrà essere la nostra comprensione dei rischi da farmaco e la possibilità di prevenirli, ma solo se è fatta un’attenta diagnosi e gestione della ADR. Una buona diagnosi e gestione clinica richiede tempo, dice l’autore e suggerisce che lo sviluppo dei sistemi informatici possa fornire grande supporto ai medici. Ricorda che, in un articolo del 1999, aveva previsto lo sviluppo di un sistema diagnostico computerizzato, che avrebbe permesso al medico di conoscere tutte le informazioni relative ai farmaci e alla storia del paziente e la possibilità di elaborare modelli, che supportino il medico nella diagnosi e che possano anche fornire suggerimenti per ulteriori valutazioni ed indagini. Una volta fatta la diagnosi, potrebbero essere fornite dal software opzioni terapeutiche o di management, nonché presentati rischi e benefici e anche l’opzione del non-trattamento. Sarebbero presentate all’attenzione del medico le incompatibilità basate sulla storia medica e farmacologica, la malattia corrente e altri farmaci, fattori dietetici etc., registrati per quel determinato paziente. Le prescrizioni sarebbero inserite in un data-base centrale, dove i dati anonimi potrebbero essere archiviati e ricercati per eventuali studi o relazioni. Il paziente avrebbe i suoi dati aggiornati suo Fascicolo Sanitario Elettronico. L’autore conclude dicendo che, per quanto questa visione sembri ancora futuristica, ci stiamo sicuramente avvicinando a grandi passi. (Anche nel Sistema Sanitario della Regione Sardegna, è attualmente in fase di attivazione il Fascicolo Sanitario Elettronico. Si veda: http://www.sardegnasalute.it/index.php?xsl=316&s=9&v=9&c=10670&na=1&n=10 NdR) I. Ralph Edwards, Adverse Drug Effects and Their Clinical Management: A Personal View, Drug Saf DOI 10.1007/s40264-014-0167-6 Link: http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-014-0167-6#page-1 - 26/05/2014
- Comunicazione EMA su farmaci che agiscono sul sistema Renina angiotensina (RAS) e Note Informative Importanti AIFA su Invirase (saquinavir) e Crixivan Comunicazione EMA su farmaci che agiscono sul sistema Renina angiotensina (RAS) Fonte: AIFA 23/05/2014 Il Comitato dell’Agenzia Europea per i Medicinali per Uso Umano (CHMP) ha approvato le restrizioni alla combinazione di diverse classi di farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina (RAS), un sistema ormonale che controlla la pressione del sangue e il volume dei fluidi nel corpo. Questi medicinali (chiamati agenti ad azione RAS) appartengono a tre classi principali: bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB, noti anche come sartani), inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) ed inibitori diretti della renina come aliskiren. La combinazione di due medicinali appartenenti ad una qualsiasi di queste classi non è raccomandata e, in particolare, a pazienti con problemi renali dovuti al diabete (nefropatia diabetica) non devono essere somministrati un sartano con un ACE-inibitore. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-farmaci-che-agiscono-sul-ras-23052014 Nota Informativa Importante su Invirase (saquinavir) Fonte: AIFA 26/05/2014 Raccomandazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dell’Agenzia Europea dei Medicinali per il monitoraggio ECG dei pazienti naive al trattamento che assumono Invirase® (saquinavir): •I pazienti naive al trattamento con infezione da HIV-1 devono assumere una dose iniziale ridotta di 500 mg di Invirase due volte al giorno per i primi sette giorni, successivamente incrementata alla dose standard di 1000 mg due volte al giorno (sempre in associazione con 100 mg di ritonavir due volte al giorno e agenti antiretrovirali adeguati). •Per i pazienti naive al trattamento l’ECG, oltre che al basale, deve essere eseguito dopo circa 10 giorni di terapia, nel giorno in cui la media massima del prolungamento QTcF raggiunge i valori di picco. •Per i pazienti già in trattamento con Invirase/ritonavir (1000/100 mg due volte al giorno) le raccomandazioni relative al monitoraggio ECG rimangono invariate. Le raccomandazioni sono state inserite nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di Invirase®. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-invirase-saquinavir-26052014 Nota Informativa Importante su Crixivan Fonte: AIFA 12/05/2014 Il medicinale Crixivan a base di indinavir per il trattamento antiretrovirale dei pazienti HIV positivi sarà ritirato dal commercio, per motivi non legati alla sua sicurezza. Non si devono iniziare a trattare nuovi pazienti con questo farmaco e quelli già in terapia dovranno essere indirizzati ad una nuova terapia, facendo riferimento alle Linee Guida Italiane per la gestione del paziente con Infezione da HIV (pubblicate a novembre 2013). Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-crixivan-12052014 - 26/05/2014
- Statine e Reazioni Avverse Il dibattito aperto su BMJ, riguardo l’uso delle statine, diventa più acceso: la collaborazione CTT, i cui dati sono stati rianalizzati da Abramson e colleghi, chiede il ritiro di due articoli, che amplificano il rischio di Reazioni Avverse. Nel mese di ottobre dello scorso anno la rivista BMJ ha pubblicato un articolo di John Abramson e colleghi, che metteva in discussione le prove, che sottostanno alle nuove proposte di estendere l’uso di routine delle statine alle persone a basso rischio di malattia cardiovascolare. Abramson e colleghi hanno rianalizzato i dati della Cholesterol Treatment Trialists’ Collaboration (CTT), Collaborazione per il trattamento del colesterolo. La tesi di Abramson e colleghi era che i benefici delle statine nelle persone a basso rischio erano minori di quanto affermato ed i rischi maggiori. Hanno concluso che gli effetti collaterali delle statine si verificano nel 18-20% delle persone. Questo è stato ripetuto in un altro articolo, pubblicato nella stessa settimana su BMJ, da Aseem Malhotra. La cifra del 18-20% si basa sulle dichiarazioni dello studio osservazionale di Zhang e colleghi (che in realtà diceva che “il tasso di eventi correlati alle statine era quasi il 18%”). BMJ pubblica, ora, un editoriale per avvisare i lettori, i media ed il pubblico del ritiro di tali dichiarazioni, in modo che i pazienti che potrebbero beneficiare delle statine non siano erroneamente dissuasi dall’iniziare o proseguire il trattamento a causa di preoccupazioni esagerate sui possibili effetti collaterali. La vera incidenza degli eventi avversi dovuti all’uso delle statine in soggetti a basso rischio continua, comunque, ad essere contestata. I dati raccolti dalla CTT Collaboration mostrano che i tassi di effetti avversi sono simili nel braccio del placebo attivo e nei trials con statine. Tuttavia, generalizzare i risultati degli studi clinici a popolazioni più ampie è sempre problematico, a causa della selezione dei pazienti. Inoltre, rispetto ai rapporti completi degli studi clinici, le pubblicazioni delle sperimentazioni cliniche sulle riviste mediche riportano solo una minoranza di eventi avversi. L’accesso ai dati completi degli studi sulle statine potrebbe aiutare a determinare i tassi di eventi avversi gravi nei pazienti trattati con statine e nei gruppi di controllo; anche se Abramson e colleghi ritengono che questo probabilmente non aiuterebbe a determinare la frequenza degli eventi meno gravi. Rory Collins, professore di medicina ed epidemiologia presso l’Università di Oxford e direttore della collaborazione CTT i cui dati sono stati rianalizzati da Abramson e colleghi, ha chiesto alla rivista il ritiro dei due articoli, perché ritiene amplifichino il rischio derivante dall’uso delle statine (il tasso del 18% è stato arrotondato a “quasi il 20”). La direttrice della rivista, Fiona Godlee, ha osservato che le dichiarazioni non corrette non riguardano il focus primario degli articoli, che, nel caso di Abramson e colleghi, era che i dati CTT non sono riusciti a dimostrare che le statine riducono il rischio complessivo di morte nelle persone con un rischio di malattie cardiovascolari Fiona Godlee ha affidato la decisione ad una giuria indipendente. I risultati saranno pubblicati e, nel frattempo, BMJ continuerà a discutere le questioni importanti sollevate in questi due articoli: se l’uso di statine dovrebbe essere esteso ad una popolazione di gran lunga più ampia di persone a basso rischio di malattie cardiovascolari ed il ruolo dei grassi saturi nella malattia cardiaca. Fiona Godlee, Adverse effects of statins, BMJ 2014;348:g3306 doi: 10.1136/bmj.g3306 (Published 15 May 2014) Link: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g3306.pdf%2Bhtml - 22/05/2014
- Potenziali interazioni farmacologiche negli anziani in politerapia Uno studio osservazionale trasversale, condotto su un campione di anziani residenti in comunità negli Stati Uniti, valuta i farmaci, che possono peggiorare le condizioni concomitanti. Obiettivi: Il 75% degli anziani con malattie croniche multiple sono a rischio di concorrenza terapeutica (cioè il trattamento per una condizione può influire negativamente sulle condizioni concomitanti). Obiettivo di questo lavoro è determinare la prevalenza di potenziale concorrenza terapeutica, in un campione di anziani, che vivono in comunità. Metodi: Si tratta di uno studio osservazionale trasversale (o di prevalenza) condotto su un campione di 5.815 adulti di età ≥ 65 anni, che vivono in comunità negli Stati Uniti, arruolati tra il 2007 e il 2009. Le 14 condizioni croniche più comuni, trattate con almeno un farmaco, sono state accertate attraverso le segnalazioni a Medicare [Medicareè un programma di assicurazione sanitaria del Governo degli Stati Uniti, fondato dal presidente Lyndon B. Johnson nel 1965, che riguarda la popolazione di 65 anni e oltre e alcune categorie protette di cittadini. N.d.R.]. Le classi di farmaci raccomandate dalle linee guida nazionali per malattia, per queste condizioni e utilizzate da almeno il 2% dei partecipanti, sono state individuate attraverso interviste condotte di persona nel periodo 2008-2010. I criteri per la potenziale concorrenza terapeutica includevano: 1) effetti negativi noti del farmaco, 2) citazione nelle linee guida per la malattia o 3) segnalazione in una revisione sistematica o in due studi pubblicati successivamente al 2000. I risultatida misurareincludevano la prevalenza di situazioni di potenziale concorrenza terapeutica e la frequenza di utilizzo del farmaco, in soggetti con e senza condizioni concomitanti. Risultati: Di 27 classi di farmaci, 15 (55,5%), consigliate per una condizione in studio, possono influire negativamente su altre condizioni oggetto di studio. Tra le 91 possibili coppie di condizioni croniche sotto studio, 25 (27,5%) hanno almeno una potenziale concorrenza terapeutica. Tra i partecipanti, 1.313 (22,6%) hanno ricevuto almeno un farmaco che può peggiorare una condizione concomitante e 753 (13%) aveva molteplici coppie di tali condizioni concomitanti. Ad esempio, tra gli 846 partecipanti con ipertensione e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), condizione che riguarda oltre 3 milioni e mezzo di anziani in America, il 16,2% ha utilizzato un beta-bloccante non selettivo o un alfa/beta bloccante che può peggiorare la loro BPCO, mentre il 39,6% è stato trattato con un beta agonista che può peggiorare l’ipertensione, Solo in 6 casi su 37 (16,2%), di potenziale concorrenza terapeutica c’erano partecipanti con condizioni concomitanti, che avevano minori probabilità di ricevere un trattamento potenzialmente dannoso, rispetto a quelli senza condizione concomitante. Conclusioni: Un quinto degli anziani americani riceve farmaci, che possono influenzare negativamente le patologie concomitanti. Riuscire a determinare i possibili esiti clinici in queste situazioni è una priorità della ricerca e clinica. I possibili effetti sulle condizioni concomitanti devono necessariamente essere considerati, in caso di prescrizione di farmaci. S. J. Lorgunpai, M. Grammas, D. S. H. Lee, G. McAvay, P. Charpentier, Mary E. Tinetti, Potential Therapeutic Competition in Community-Living Older Adults in the U.S.: Use of Medications That May Adversely Affect a Coexisting Condition Published: February 25, 2014DOI: 10.1371/journal.pone.0089447 Link: http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0089447 - 10/05/2014
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Regionale per l’anno 2013 L’AIFA ha pubblicato il documento consuntivo relativo alla spesa farmaceutica 2013, sia territoriale che ospedaliera. Il documento fornisce i dati della spesa regionale, oltre al risultato aggregato nazionale e rende possibile un confronto tra le regioni virtuose e quelle che non hanno rispettato i tetti di spesa. Fonte: AIFA (30/04/2014) Il documento si apre con un risultato, in apparenza positivo: la spesa farmaceutica convenzionata è diminuita nel 2013 rispetto all’anno precedente (-2,3% per la spesa lorda e -1,4% per la spesa netta). Risultato positivo in apparenza in quanto, parallelamente, è aumentata la spesa a carico del cittadino: “compartecipazione totale” + 2,1% a livello nazionale. È aumentato anche il numero delle ricette erogate in regime di assistenza farmaceutica convenzionata: 607,8 milioni, +2,6% rispetto al 2012. In Sardegna, la spesa farmaceutica convenzionata netta è stata, nel 2013, di € 290.084.743 (-7,4% rispetto all’anno precedente). Il numero delle ricette, in Sardegna, ha superato i 19 milioni (+ 1,5% rispetto al 2012), mentre la spesa per la distribuzione diretta di fascia A è stata di € 118.530.491 con un incremento del 30,4% rispetto al 2012, a fronte di una crescita nazionale 6,3%. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica territoriale ed ospedaliera, la Sardegna è tra le regioni che non hanno rispettato i tetti programmati: la spesa complessiva (ospedaliera+ territoriale) è stata di € 537.582.690, che corrisponde ad uno sforamento del 18,7%. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/monitoraggio-della-spesa-farmaceutica-regionale-gennaio-dicembre-2013-30042014 - 07/05/2014
- La FDA richiede che siano apportate modifiche ai fogli illustrativi dei corticosteroidi, per segnalare il rischio di problemi neurologici rari, ma gravi, in seguito al loro uso per via epidurale, nella terapia del dolore Il 23 aprile 2014, l’Agenzia regolatoria statunitense per i farmaci Food and Drug Administration (FDA) ha emesso un Annuncio di sicurezza per tale uso off-label e ha convocato, per fine anno, una riunione del comitato di esperti, per valutare rischi e benefici delle iniezioni epidurali di corticosteroidi. La US Food and Drug Administration (FDA) avverte che l’iniezione di corticosteroidi nello spazio epidurale della colonna vertebrale può causare eventi avversi rari ma gravi, compresa la perdita della vista, ictus, paralisi e morte. I corticosteroidi per via epidurale sono utilizzati soprattutto nel trattamento del dolore cervicale, lombare e sciatico e del dolore che si irradia alle braccia e alle gambe. La FDA richiede l’aggiunta di un avvertimento ai fogli illustrativi dei corticosteroidi iniettabili, per descrivere i possibili rischi. I pazienti dovrebbero discutere i vantaggi ed i rischi delle iniezioni di corticosteroidi epidurali col proprio medico e confrontarli con i benefici ed i rischi associati agli altri trattamenti possibili, in modo da scegliere la terapia più adatta. I corticosteroidi iniettabili sono comunemente usati per ridurre il gonfiore e l’infiammazione. L’iniezione di corticosteroidi nello spazio epidurale della colonna vertebrale è una pratica diffusa da alcuni decenni; tuttavia, non è stata testata l’efficacia e la sicurezza dei corticosteroidi per questo uso, che non è mai stato approvato dalla FDA. La FDA ha iniziato a studiare questo problema di sicurezza quando è venuta a conoscenza delle preoccupazioni dei medici sul rischio di gravi eventi avversi neurologici, correlato alle iniezioni epidurali di corticosteroidi. Ciò ha spinto a rivedere i casi segnalati nella letteratura medica e nel database della FDA: FAERS (Adverse Event Reporting System). Per aumentare la consapevolezza dei rischi correlati alle iniezioni di corticosteroidi epidurali nella comunità medica, la FDA ha adottato l’iniziativa “uso sicuro” ed ha convocato un gruppo di esperti, tra cui esperti in terapia del dolore, per definire le tecniche per tali iniezioni, al fine di ridurre il danno evitabile. Le raccomandazioni del gruppo di esperti saranno rese note una volta ultimate. La FDA ha anche programmato (per la fine del 2014) la riunione del comitato consultivo di esperti esterni, per valutare rischi e benefici delle iniezioni epidurali di corticosteroidi e per determinare se sono necessarie ulteriori azioni, da parte della FDA. I corticosteroidi iniettabili comprendono il metilprednisolone, l’idrocortisone, il triamcinolone, il betametasone, ed il desametasone. Questo problema di sicurezza non è correlato al caso delle iniezioni di steroidi contaminati del 2012. [N.d.R. In quell’anno, il trattamento del mal di schiena con iniezioni di steroidi contaminati causò, negli USA, diversi casi di meningite, alcuni dei quali mortali.] Link: http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/ucm394280.htm http://www.fda.gov/downloads/Drugs/DrugSafety/UCM394286.pdf - 24/04/2014
- Profilo delle interazioni farmacologiche e farmacocinetica degli inibitori della pompa protonica Una revisione degli articoli di letteratura, dal 2006 ad oggi, aggiorna i dati relativi a questa classe di farmaci. Gli inibitori della pompa protonica (IPP) sono ampiamente utilizzati per il trattamento delle patologie acido correlate, spesso a lungo termine, fatto che pone la questione delle potenziali interazioni farmacologiche clinicamente rilevanti, nei pazienti con terapie farmacologiche concomitanti. Gli autori hanno condotto una revisione approfondita della letteratura, pubblicata dal 2006 ad oggi, che aggiorna le precedenti review sulla base delle nuove acquisizioni relative a questa classe di farmaci. Sono stati inclusi i recenti studi sulle interazioni farmacologiche, che sono modulate dal pH gastrico. Questi studi hanno dimostrato l’effetto di un aumento del pH intragastrico, indotto dagli IPP, sulla farmacocinetica del micofenolato mofetile, effetto caratterizzato da una diminuzione della massima esposizione e disponibilità dell’acido micofenolico, almeno nella fase iniziale. Dati successivi al 2006 delineano un’alterata farmacocinetica degli inibitori della proteasi con concomitante esposizione ad IPP. Nuovi dati per il dexlansoprazolo, recentemente commercializzato, suggeriscono che non ha alcun impatto sulla farmacocinetica del diazepam, della fenitoina, della teofillina e del warfarin. L’interazione (mediata dal CYP2C19) che sembra esistere tra clopidogrel e omeprazolo o esomeprazolo ha dimostrato di essere clinicamente importante in una ricerca pubblicata fin dalla review del 2006; questo effetto non è visto come un effetto di classe degli inibitori della pompa protonica. Infine, i dati suggeriscono che la somministrazione concomitante degli IPP con metotressato possono influenzare la farmacocinetica del metotressato, anche se il meccanismo di interazione non è ancora ben noto. Come è stato illustrato nella revisione precedente, i singoli IPP si differenziano per la loro propensione ad interagire con altri farmaci e per la misura in cui sono stati definiti i loro profili di interazione. I profili di interazione tra omeprazolo e pantoprazolo sodico (pantoprazolo-Na), sono stati studiati più estesamente. Diversi studi hanno dimostrato che l’omeprazolo ha un elevato potenziale di interazioni farmacologiche a causa della sua alta affinità per il CYP2C19 e della moderata affinità per il CYP3A4. Il pantoprazolo-Na sembra avere un minore potenziale di interazioni con altri farmaci. La stessa cosa sembra di poter dire riguardo al lansoprazolo e al rabeprazolo, ma bisogna riconoscere che i loro profili di interazione farmacologica sono meno conosciuti e poco noti sono anche quelli dell’esomeprazolo e del dexlansoprazolo. Solo poche, delle interazioni farmacologiche che coinvolgono gli IPP, sono di rilevanza clinica. Tuttavia, il potenziale di interazioni farmacologiche dovrebbe essere considerato, quando si sceglie un IPP per gestire le patologie acido correlate. Ciò è particolarmente rilevante per i pazienti anziani in politerapia e per quelli che ricevono una terapia concomitante con un ristretto indice terapeutico. R. S. Wedemeyer, H. Blume, Pharmacokinetic Drug Interaction Profiles of Proton Pump Inhibitors: An Update, Drug Safety April 2014, Volume 37, Issue 4, pp 201-211, DOI 10.1007/s40264-014-0144-0 Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-014-0144-0#page-1 - 23/04/2014
- La storia dei farmaci anti-influenzali oseltamivir e zanamivir L’anno scorso il gruppo Cochrane, anche grazie alla campagna BMJ perché vengano resi noti i dati completi delle sperimentazioni cliniche, ha finalmente avuto accesso a tutti i reports degli studi sugli inibitori della neuraminidasi. Tom Jefferson e Peter Doshi hanno condotto nuova revisione sistematica e hanno concluso che le prove sull’efficacia di questi farmaci non sono sufficienti e la vicenda ha evidenziato i limiti del sistema di controlli, sia da parte del mondo scientifico che da parte delle agenzie regolatorie. Negli ultimi dieci anni, è stato approvato in tutto il mondo l’uso degli inibitori della neuraminidasi. Dal 2000 ad oggi, sono stati spesi miliardi di sterline per lo stoccaggio dei farmaci anti-influenzali oseltamivir e zanamivir, in uno sforzo globale per fronteggiare una possibile pandemia influenzale. Quando la pandemia H1N1 emerse nel corso del 2009, questi due farmaci sono stati registrati in tutto il mondo per il trattamento e la prevenzione dell’influenza e delle sue complicanze. In questo quadro, è stata condotta la revisione sistematica Cochrane per aggiornare le prove sulla loro efficacia. Dopo una battaglia di tre anni e mezzo per i dati, i produttori di farmaci hanno fornito tutte le relazioni degli studi clinici e svelato una storia in cui nessuna parte ha assunto la piena responsabilità di garantire la validità delle prove, che stanno alla base delle decisioni. L’auspicio è che la pubblicazione di questa revisione sistematica degli studi, insieme alle relazioni complete delle sperimentazioni cliniche, cambino il modo in cui tali decisioni vengono prese. I problemi Lo stoccaggio di oseltamivir e zanamivir, deciso da molti governi, sembra essere basato sull’ipotesi che i farmaci potrebbero dimezzare i ricoveri ospedalieri e le gravi complicanze dell’influenza, come la polmonite e rallentare la diffusione del virus. Alcuni di questi presupposti sono stati supportati da una analisi combinata peer-reviewed di 10 studi randomizzati di oseltamivir, pubblicata negli Archives of Internal Medicine nel 2003 da Kaiser et al. Sebbene questa analisi sembrasse essere di alto livello scientifico ed abbia costituito un forte rationale scientifico per lo stoccaggio, durante la revisione del 2009 è emerso che i dati sottostanti erano in gran parte inediti ed inaccessibili ad un esame indipendente. La Roche, casa produttrice di oseltamivir, che ha finanziato la revisione Kaiser, impiega alcuni dei suoi autori e ha anche sponsorizzato i 10 trial. Ma per tre anni e mezzo si è rifiutata di rendere noti i rapporti completi dello studio clinico, nonostante si fosse pubblicamente impegnata in tal senso, durante l’epidemia “influenza suina” (H1N1) del 2009. La ricerca per la revisione Cochrane del 2009 ha evidenziato incongruenze nel processo decisionale. La Food and Drug Administration (FDA), che ha avuto accesso ai rapporti completi dello studio clinico, ha concluso, nella scheda tecnica del prodotto, che “Tamiflu non è stato indicato per prevenire tali complicanze [da infezioni batteriche gravi ].” L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), che ha avuto rapporti solo parziali e un’altra agenzia di spicco degli Stati Uniti, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), sono giunti a conclusioni opposte, pur basandosi sugli stessi dati. Nel 2013, in seguito ad una lunga battaglia condotta da BMJ e dal gruppo Cochrane, la Roche ha finalmente reso disponibili gli studi clinici riguardanti oseltamivir e la GlaxoSmithKline quelli riguardanti zanamivir. Questo articolo ne analizza i dati. Risultati non significativi I risultati della revisione sistematica sfidano alcune delle ipotesi su questi farmaci. Anche se la profilassi fa diminuire il rischio di sviluppare l’influenza sintomatica, dal momento che la coltura del virus non è stata eseguita su tutti i partecipanti, non è chiaro se sia dovuto al fatto che i partecipanti non erano infetti o perché avevano un’infezione asintomatica. Questo è importante perché si ritiene che l’infezione sia trasmessa anche da persone con infezione asintomatica. Non ci sono prove cliniche per dimostrare che i farmaci hanno abbassato la mortalità: si sono verificati solo 13 decessi, tra gli oltre 24.000 partecipanti arruolati negli studi clinici (circa 0,05%). Né ci sono prove che il trattamento con oseltamivir abbia ridotto il rischio di ricovero ospedaliero negli adulti (rischio relativo 0.92, IC 95% 0,57-1,50) o nei bambini (1,92, 0,70-5,23); non ci sono dati per zanamivir. Come la mortalità, il ricovero ospedaliero era un evento raro, non incluso nei protocolli di studio. Sebbene l’analisi Kaiser abbia sostenuto che oseltamivir riduce il rischio di complicanze, i trial non chiariscono la questione completamente, soprattutto per la polmonite. La polmonite è difficile da diagnosticare clinicamente, e nessun trial di studio oseltamivir comprendeva una definizione di polmonite o di qualsiasi altra complicazione, il che significa che non è possibile verificare se le registrazioni di polmonite o bronchite siano corrette. La maggior parte dei trial si basa sull’auto-segnalazione del partecipante. La mancanza di una definizione non è sorprendente perché, per la metàdeitrial, le complicazioni non erano un esito specificato nel protocollo. Per l’altra metà, le complicazioni erano un esito secondario o terziario. La meta-analisi Cochrane degli eventi di polmonite suggerisce che oseltamivir riduce il rischio negli adulti (rischio relativo 0,55, 0,33-,99 numero necessario da trattare NNT = 100, IC 95% 67-451), ma non nei bambini (rischio relativo 1,06, 0,62-1,83). Ma dato che ci sono stati solo 66 casi di polmonite tra i 4.452 partecipanti, i risultati non sono molto attendibili. Per misurare il possibile effetto di oseltamivir per le forme gravi di polmonite ed altre complicazioni, è stata condotta un’ulteriore analisi di tutte le cause secondarie, che hanno portato al ricovero in ospedale o al ritiro dal trial. Il risultato (0.91, 0,4-2,06) non è significativo, perché riguarda solo 24 eventi. Problemi analoghi sono rilevabili negli studi su zanamivir, inoltre non è stato osservato alcun effetto significativo sulla polmonite (0,90, 0,58-1,40). Zanamivir riduce il rischio di bronchite negli adulti (NNT = 56, 36-155), ma la riduzione con oseltamivir non era significativa (rischio relativo 0,75, 0,56-1,01). Nessuno dei due farmaci ha dato benefici significativi sulla bronchite, nei bambini. Entrambi i farmaci riducono il tempo alla prima riduzione dei sintomi influenzali di circa mezza giornata, ma non è per questo motivo che sono stati stoccati. Inoltre, in alcuni studi zanamivir, non è registrato se i partecipanti avessero assunto altri farmaci per alleviare i sintomi (principalmente paracetamolo) e, nelle relazioni degli studi clinici con oseltamivir, i dati non sono riportati in dettaglio. In breve, i vantaggi di entrambi i farmaci appaiono modesti, e questi devono essere confrontati con i possibili rischi. I dati sui rischi Le preoccupazioni circa i rischi sono largamente assenti nelle discussioni pubbliche su oseltamivir e l’analisi Kaiser non ha segnalato il rischio di danni. I risultati della revisione BMJ – Cochrane mostrano che non c’è aumento di danni, negli adulti trattati con zanamivir. Oseltamivir, usato per trattare l’influenza, ha aumentato il rischio di nausea (rischio relativo 1,57, 1,14-2,15; numero necessario per nuocere NNH = 28, 14-112) e vomito (2,43, 1,75-3,38; NNH = 22, 14-42). L’uso per la profilassi ha aumentato il rischio di mal di testa (1,18, 1,05-1,33; NNH = 32, 18-115) e gli eventi avversi psichiatrici per la durata del follow-up (1,80, 1,05-3,08; NNH = 94, 36-1538). Come le complicazioni, anche gli eventi avversi non sono stati definiti nelle sperimentazioni cliniche, quindi la qualità dei dati è variabile. Comunque, lo studio della profilassi ha incluso persone di tutte le età con sintomi simil-influenzali e ha fornito risultati più attendibili della sperimentazione per il trattamento, per conoscere i possibili danni. Fallimenti multipli Sembra che ogni principale attore avrebbe potuto agire diversamente, per garantire che il quadro si definisse meglio e prima. Se la sperimentazione clinica ha avuto un ruolo nelle decisioni dei governi di fare scorta di questi farmaci, e vorremmo pensare che sia così, avremmo bisogno di un rapido bilancio di giudizi, prove e di conoscere le considerazioni che stanno alla base della decisione. Il ruolo delle agenzie regolatorie La FDA, che era l’unico ente ad eseguire nuovamente le analisi e rivedere accuratamente alcune relazioni di studi clinici, ha ritenuto che i benefici di questi farmaci fossero “modesti”. Tuttavia, nonostante le dichiarazioni in tal senso nei fogli illustrativi dei prodotti, questi farmaci sono stati adottati con entusiasmo. Oggi, il CDC continua a suggerire che gli inibitori della neuraminidasi “possono ridurre” il rischio di complicanze e di morte. Potremmo anche chiederci se sia corretto che le autorità regolatorie approvino farmaci che hanno solo una modesta efficacia contro il placebo. La nostra lettura dei file della FDA su zanamivir suggerisce che il farmaco non è stato approvato per la sua prestazione, ma perché ha offerto “un approccio terapeutico alternativo per un importante problema di salute pubblica” in un mercato dove le “attuali opzioni di trattamento dell’influenza [sono] limitate”. L’Agenzia europea per i medicinali ha approvato oseltamivir senza aver avuto a disposizione il set completo di dati della Roche, perché non è richiesto come parte del processo di autorizzazione europea. L’EMA utilizza anche esperti esterni per valutare le domande di autorizzazione all’immissione in commercio e l’inchiesta BMJ del 2009 ha scoperto che due degli esperti consultati dall’EMA per un parere, comparivano nel materiale promozionale della Roche. Non è noto se l’EMA ne fosse a conoscenza. I conflitti d’interesse dovrebbero essere sempre dichiarati, ma tali problemi potrebbero essere evitati se l’EMA fosse finanziata in misura adeguata e potesse contare su personale interno sufficiente, in modo da non doversi rivolgere ad esperti esterni. Metodi di ricerca e finanziamenti L’indagine Cochrane, a questo punto, mette in discussione l’affidabilità delle valutazioni peer review, perché le attuali scadenze e le strutture di finanziamento non danno risorse sufficienti ai revisori per analizzare in maniera dettagliata i rapporti degli studi clinici. I revisori Cochrane hanno ricevuto un finanziamento di quattro anni, a questo scopo, ma si tratta di un’eccezione e ci sono molte altre aree terapeutiche in cui sarebbe necessaria una revisione approfondita. Data la crescente disponibilità pubblica di relazioni di studi clinici, i finanziatori dovrebbero destinare le risorse per una medicina basata sulle prove. Nel 2013, la Roche ha iniziato il finanziamento del gruppo per la consulenza scientifica MUGAS (Multiparty Group for Advice on Science), al fine di riesaminare il set di dati di oseltamivir, ma il finanziamento da parte dell’industria pone comunque dubbi circa l’obiettività dei risultati. Al primo incontro MUGAS, la Roche ha ridimensionato l’importanza delle sue prove circa le complicazioni: “Non abbiamo chiesto ai medici di cercare attivamente le complicazioni… Hanno semplicemente riportato se pensavano che i pazienti avessero, per esempio, sinusite, otite, bronchite, polmonite, o altre infezioni toraciche. … Per essere onesti, non siamo stati così rigorosi, al momento.” Eppure l’analisi Kaiser (finanziata dalla Roche) ha concluso “senza riserve che oseltamivir riduce tali complicazioni”. Infine, le riviste che hanno pubblicato gli studi devono correggere le distorsioni di segnalazione che abbiamo documentato, e il mondo editoriale deve ancora affrontare il fallimento del metodo peer review nell’individuarli. Un’ultima parola sugli antivirali contro l’influenza È auspicabile che gli organismi sanitari pubblici, come il CDC e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, prendano in considerazione le conclusioni di questa revisione e correggano le loro raccomandazioni. L’approvazione degli inibitori della neuraminidasi, da parte del CDC, risulta basata su analisi che includono studi osservazionali retrospettivi, molti dei quali hanno notevoli quantità di dati mancanti e survivor bias non corretto (dove coloro che muoiono prima hanno meno possibilità di ricevere il trattamento). L’OMS considera oseltamivir abbastanza importante da inserirlo nella lista dei farmaci essenziali che dovrebbero essere universalmente disponibili e le numerose ipotesi non dimostrate sulle prestazioni antivirali che hanno sostenuto i piani pandemici, rimangono in gran parte invariate. È necessario agire per fare in modo che, in futuro, non siano più prese decisioni sulla base di dati incompleti. Storia degli inibitori della neuraminidasi · Nella seconda metà degli anni Novanta, sono stati portati a termine circa 40 studi clinici randomizzati per oseltamivir, sponsorizzati dalla Roche e 25 studi randomizzati per zanamivir, sponsorizzati dalla Glaxo-Wellcome. · Luglio 1999: la FDA approva zanamivir per il trattamento dell’influenza. · Ottobre 1999: la FDA approva oseltamivir per il trattamento dell’influenza. · Novembre 2000: la FDA approva oseltamivir per la profilassi dell’influenza. · Novembre 2000: la FDA dice alla Roche che il suo materiale promozionale, che sostiene una riduzione del 45% nelle infezioni secondarie è “falso o fuorviante”. · Giugno 2002: l’EMA approva oseltamivir per la profilassi ed il trattamento. · 2003: Kaiser e coll. pubblicano su “Archives of Internal Medicine” l’analisi pooled di 10 studi clinici randomizzati (condotta nel 1999 prima dell’autorizzazione) che conclude che oseltamivir riduce il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie con conseguente uso di antibiotici (55%, 4,6% contro 10,3% per placebo) e di ricoveri ospedalieri (59% 1,7% contro 0,7%), negli adulti dai 13 ai 97 anni. · 2004-5: spinti dai timori suscitati dall’influenza aviaria H5N1, i governi di tutto il mondo cominciano lo stoccaggio di oseltamivir. · 2005: i piani di emergenza britannici e statunitensi evidenziano l’importanza degli antivirali nel ridurre l’impatto di una pandemia: entrambi i trattamenti ridurrebbero i ricoveri ospedalieri di circa il 50% e diminuirebbero la mortalità, sulla base dell’analisi Kaiser. · Gennaio 2006: la revisione Cochrane (basata sul lavoro Kaiser) conclude che oseltamivir riduce le complicazioni come la polmonite. · Marzo 2006: la FDA approva zanamivir per la profilassi dell’influenza. · 2009: nuova epiidemia del virus dell’influenza A/H1N1 nel Nord America. · Nel giugno 2009 l’OMS dichiara influenza A/H1N1 “pandemia”. · 2009: i governi australiani e britannici commissionano un rapido aggiornamento delle revisioni Cochrane correlate all’influenza. · 2009: un lettore avvisa il team Cochrane che solo due dei 10 trial dell’analisi Kaiser sono stati pubblicati. · 2009: il team Cochrane chiede agli autori i dati dell’analisi Kaiser e degli studi su oseltamivir, ma rispondono che non hanno i dati e rimandano alla Roche. · Dicembre 2009: non riuscendo ad ottenere i dati grezzi dei 10 trial (neanche con impegno di riservatezza), il gruppo Cochrane conclude che non è più sicuro che oseltamivir riduca le complicanze dell’influenza. Un’inchiesta congiunta di BMJ e Channel 4 News dimostra che uno degli studi pubblicati era opera di un ghostwritter e che la più ampia sperimentazione condotta per oseltamivir (M76001) è stata presentata solo come abstract, in una conferenza che porta il nome di un professore, che non risulta essere coinvolto e non è mai stata pubblicata integralmente. · Dicembre 2009: la Roche rende note 3.195 pagine, ma nessun rapporto è completo. · 2010-2012: il team Cochrane chiede ripetutamente i rapporti completi degli studi clinici. · 2011: il team Cochrane ottiene dall’EMA le relazioni di 16 studi clinici Roche su oseltamivir, ma risultano tutte incomplete, tranne una. Su zanamivir, invece, l’EMA non ha dati, perché il farmaco è stato approvato a livello di agenzia nazionale di regolamentazione. · 2012: viene pubblicata la versione provvisoria della revisione Cochrane sulla base delle relazioni incomplete dei trial clinici, fornite dall’EMA e dei commenti della FDA. Secondo la review non ci sono prove che i farmaci riducano il ricovero ospedaliero e le prove riguardo i possibili effetti sulle complicanze sono insufficienti. Queste conclusioni sono respinte dal CDC, dall’OMS e dal Centro europeo per la prevenzione delle malattie (European centre for Disease Prevention). · Febbraio 2012: l’OMS si rifiuta di dare spiegazioni sul processo decisionale, che ha portato all’inserimento di oseltamivir nella lista farmaci essenziali. · Febbraio 2012: il CDC si rifiuta di rispondere alle richieste di chiarimento del gruppo Cochrane su quali dati si basa la sua continua promozione di oseltamivir. · Ottobre 2012: BMJ inizia la pubblicazione di corrispondenza Cochrane con Roche, EMA, CDC e OMS. · 2013: la GSK rende disponibili i rapporti completi delle 30 sperimentazioni su zanamivir, richiesti dal gruppo Cochrane. · 2013: la Roche rilascia le relazioni complete dei 77 studi clinici su oseltamivir. · 2013: la Roche inizia a finanziare il comitato per la consulenza scientifica MUGAS (Multiparty Group for Advice on Science), al fine di riesamnare i dati della sperimentazione su oseltamivir. · Aprile 2014: viene pubblicata la revisione Cochrane aggiornata sulla documentazione completa. · T. Jefferson, P. Doshi, Multisystem failure: the story of anti-influenza drugs, BMJ 2014; 348 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g2263 (Pubblicato il 10 aprile 2014) LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g2263 - 18/04/2014
- Effetto delle prescrizioni di ansiolitici e ipnotici sui rischi di mortalità: uno studio retrospettivo di coorte. Uno studio di coorte retrospettivo, condotto sui data-base dell’assistenza primaria in Gran Bretagna, evidenzia un aumento della mortalità nei pazienti trattati con ansiolitici e ipnotici. alt Obiettivo di questo lavoro è verificare l’ipotesi che le persone, che assumono ansiolitici e ipnotici siano ad aumentato rischio di morte prematura. Metodologia: si tratta di uno studio di coorte retrospettivo, che utilizza i dati dei registri delle prescrizioni mediche della Gran Bretagna (General Practice Research Database), dopo aggiustamento per una vasta gamma di potenziali fattori confondenti. Lo studio ha arruolato 34.727 pazienti di età ≥16 anni ai quali siano stati prescriti ansiolitici e/o farmaci ipnotici, tra il 1998 e il 2001, e 69.418 pazienti ai quali non sono stati prescritti tali farmaci (controlli). I pazienti sono stati seguiti per una media di 7,6 anni (range 0,1-13,4 anni). Principale esito da misurare: la mortalità per tutte le cause, accertata dai registri. Risultati: le comorbilità fisiche e psichiatriche e la prescrizione di farmaci non-studio erano significativamente più frequenti trai pazienti trattati, che tra i controlli. L’ hazard ratio della mortalità aggiustato per età, durante l’intero periodo di follow-up per l’uso di qualsiasi farmaco in studio, durante il primo anno dopo l’arruolamento, era 3,46 (IC 95% 3,34-3,59) e 3,32 (3,19-3,45) dopo l’aggiustamento per altri potenziali fattori di confondimento. Associazioni dose-risposta sono state trovate per tutte e tre le classi di farmaci in studio (benzodiazepine, farmaci Z (zaleplon, zolpidem e zopiclone) e per altri farmaci. Dopo aver escluso i decessi del primo anno, sono risultati circa quattro morti in più, legati al consumo dei farmaci, ogni 100 persone seguite, per una media di 7,6 anni dopo la prima prescrizione. Conclusioni: in questa ampia coorte di pazienti delle cure primarie nel Regno Unito, gli ansiolitici e gli ipnotici sono risultati associati ad un significativo aumento del rischio di mortalità per un periodo di sette anni, dopo l’aggiustamento per una serie di potenziali fattori confondenti. Bisogna, comunque, tener presente che questi risultati possono essere alterati da distorsioni derivanti da confondimento non misurato e residuale. S. Weich, H. L. Pearce, P. Croft, S. Singh, I. Crome, J. Bashford, Martin Frisher, Effect of anxiolytic and hypnotic drug prescriptions on mortality hazards: retrospective cohort study BMJ 2014; 348 doi: http://dx.doi.org/10.1136/bmj.g1996 (Pubblicato il 19 Marzo 2014) LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g1996 http://www.bmj.com/content/348/bmj.g1996.pdf%2Bhtml - 16/04/2014
- Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: Focus sugli anticoagulanti orali Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna (CRFV) ha organizzato il Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: focus sugli Anticoagulanti Orali che si terrà Venerdì 16 maggio 2014 nella Sala Congressi – Asse E della Cittadella Universitaria di Monserrato (Ca). Il corso ECM (Educazione Continua in Medicina) rientra tra le attività di formazione ed informazione indipendente sul farmaco, che competono al CRFV, è rivolto ai Medici chirurghi (discipline: Geriatria, Medicina interna, Neurologia, Angiologia, Cardiologia, Cardiochirurgia, Chirurgia vascolare, Ortopedia e traumatologia, Farmacologia e Tossicologia clinica, Medicina generale, Patologia clinica) ed ai Farmacisti ospedalieri. Interverranno i professori: Maria Del Zompo, Walter Fratta e Francesco Marongiu dell’Università di Cagliari. Il prof. Alessandro Mugelli, dell’Università di Firenze, tratterà la Farmacologia dei nuovi Anticoagulanti Orali, la prof. Annalisa Capuano, parlerà de L’esperienza del Centro Regionale di Farmacovigilanza – Regione Campania, del quale è responsabile, mentre la dott.ssa Donatella Garau, della Regione Autonoma della Sardegna, illustrerà le Determinazioni AIFA e RAS sulle modalità di prescrizione dei nuovi Anticoagulanti Orali. Gli altri relatori approfondiranno i diversi aspetti della farmacovigilanza relativa a questa classe di farmaci. L’iscrizione al corso è gratuita e a numero chiuso (n. 80 partecipanti) e può essere fatta on-line al link: http://providerecm.sardegnasalute.it/servlet/detcorsi?IDEV=3391&TERMINATO=n&DISABILITATO=0&minoars=1 Sono previsti n. 9 crediti ECM. Programma files/programma_ECM_16_maggio_2014.pdf files/Modulo_Iscrizione_ECM_16_maggio_14.pdf - 15/04/2014
- FDA. Le modalità di approvazione dei nuovi farmaci negli Stati Uniti Un articolo pubblicato nella pagina del paziente di “JAMA” illustra il processo di approvazione dei nuovi farmaci, negli Stati Uniti, che è analogo aquanto avviene in Italia. Proponiamo un articolo pubblicato nella pagina del paziente di “JAMA”, che illustra il processo di approvazione dei nuovi farmaci, negli Stati Uniti. In Italia la procedura è analoga, ma l’ente regolatorio in materia è l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), fondata nel 2003, con sede a Roma. Anche nel sito AIFA, è spiegato “come nasce un farmaco”: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/come-nasce-un-farmaco . A livello europeo, l’ente per la valutazione dei medicinali è la European Medicines Agency – (EMA), fondata nel 1995, con sede a Londra. **** Negli Stati Uniti, ogni nuovo farmaco passa attraverso un processo di revisione da parte della Food and Drug Administration (FDA), prima di poter essere commercializzato. I farmaci che richiedono prescrizione medica sono regolamentati dalla FDA e così anche alcuni farmaci da banco. Le seguenti informazioni non sono riferite alla maggior parte delle vitamine, minerali e integratori a base di erbe. Il processo di approvazione dei farmaci. La sperimentazione preclinica in vitro Dopo che un nuovo potenziale farmaco è scoperto, è sottoposto a studi di laboratorio per testarne la farmacologia (come il farmaco interagisce con le cellule viventi) e la tossicologia (come il farmaco potrebbe essere tossico per le cellule). in vivo Un farmaco che ha mostrato delle potenzialità negli esami di laboratorio, può essere testato sugli animali per valutarne la sicurezza (che effetti collaterali può causare) e fornire informazioni sull’efficacia (quanto bene funziona il farmaco per quel determinato trattamento). La sperimentazione clinica Domanda di nuovo farmaco sperimentale. Se i risultati degli studi di laboratorio e sugli animali sono incoraggianti, la casa farmaceutica presenta una domanda alla FDA. La domanda sintetizza i risultati dei test di laboratorio e della sperimentazione animale e fornisce una proposta per ottenere dati dalla sperimentazione sull’uomo. Il comitato della FDA, che valuta la domanda può essere composto da medici, scienziati e statistici. Se la FDA approva la richiesta, può iniziare la sperimentazione clinica. I trial clinici si suddividono in tre fasi: • Studi di fase 1: in genere arruolano meno di 100 partecipanti e sono focalizzati sulla sicurezza dei farmaci. Di solito i partecipanti sono volontari sani. • Studi di fase 2: coinvolgono centinaia di partecipanti e si concentrano sulla dose ottimale del farmaco e la capacità di curare una malattia o condizione specifica. Normalmente i partecipanti sono pazienti affetti da quella medesima malattia o condizione specifica. • Studi di fase 3: coinvolgono centinaia di migliaia di partecipanti e si concentrano sia sulla sicurezza che sull’efficacia. Queste sperimentazioni, solitamente, confrontano il farmaco sperimentale con un placebo (una pillola priva di principi attivi, per esempio, di zucchero inerte) o un altro farmaco già approvato, del quale si conosce l’efficacia per quella determinata malattia. Vengono esaminate, più in profondità, questioni come gli effetti su determinati gruppi di pazienti. Nel numero di JAMA del 22/29 gennaio 2014 un articolo ha discusso la qualità degli studi clinici di fase 3. Domanda di nuovo farmaco. Dopo che si è completata la sperimentazione clinica, la casa farmaceutica presenta alla FDA una domanda di nuovo farmaco, con la quale chiede l’autorizzazione all’immissione in commercio, negli Stati Uniti. L’FDA valuta entro 6 mesi le domande dei farmaci molto importanti e entro 10 mesi le altre. Se l’FDA approva il farmaco, viene redatta la scheda tecnica ufficiale per il farmaco, che descrive le indicazioni terapeutiche, nonché gli effetti collaterali noti e le avvertenze sul prodotto. Monitoraggio postmarketing. Dopo l’approvazione del farmaco, la scheda tecnica può essere aggiornata per includere nuove informazioni sugli effetti collaterali del farmaco. La casa farmaceutica è tenuta a presentare gli aggiornamenti sulla sicurezza e anche i medici o i pazienti possono segnalare alla FDA le reazioni avverse gravi correlate al farmaco. I farmaci che causano eventi avversi più gravi del previsto possono essere ritirati dal mercato, se necessario. Tempi di approvazione del farmaco. Trascorrono circa 8 -10 anni dalle sperimentazioni iniziali di un farmaco alla sua approvazione da parte della FDA. Ad alcuni farmaci è concesso un iter più rapido,se si pensa che possano curare malattie gravi o mortali per le quali non esistono trattamenti adeguati. Questi farmaci possono saltare qualche test, come la fase 3 e possono essere approvati in un arco di tempo più breve. Se un farmaco non è approvato al primo tentativo, il produttore può ripresentare la domanda alla FDA dopo aver risolto i problemi, che ne avevano impedito l’autorizzazione. Nel citato articolo del numero di JAMA del 22/29 gennaio 2014, sono state discusse anche le ragioni della mancata approvazione di alcuni farmaci, nella fase 3. Jill Jin, FDA Approval of New Drugs, JAMA.2014; 311(9):978-978. doi: 10.1001/jama.2013.285612 Link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1835506 - 12/04/2014
- Il Tribunale di Torino rigetta una richiesta di ordinare la somministrazione di cellule staminali trattate con la metodologia di Stamina Foundation Partendo dalla sentenza del 10 marzo 2014, ripercorriamo il caso Stamina attraverso i principali documenti e gli articoli scientifici, che lo riguardano. Il 10 marzo 2014 il giudice del lavoro del Tribunale di Torino, dott. Vincenzo Ciocchetti, ha respinto il ricorso del padre di un bambino affetto dal morbo di Canavan, che gli chiedeva di ordinare all’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia di somministrare le cellule staminali trattate con la metodologia di Stamina Foundation. La domanda è stata respinta, in quanto il metodo Stamina si svolge “in palese violazione della normativa comunitaria”. In particolare, il rigetto si basa sulle seguenti motivazioni: la metodologia Stamina è stata vietata dall’AIFA (Ordinanza 15 maggio 2012, n. 1, e Diffida 29 novembre 2012), non ha alcun fondamento nella letteratura medica, è priva di protocollo e viola gli obblighi di tracciabilità ed i requisiti di buona fabbricazione. L’Ordinanza delinea un quadro completo della normativa italiana e comunitaria in materia di Farmacovigilanza, sottolineando che le regole ed i vincoli sono posti a tutela della salute dei cittadini e spiega che vuole “evitare il reiterarsi dei gravi errori del passato – quelli commessi al tempo della cura Di Bella con la somatostatina e della cura della SLA con I IGF-1/BP3 – allorché furono giudizialmente autorizzate, in difformità dalle determinazioni dell’Autorità Sanitaria, terapie non menzionate nella letteratura medica, risultate pericolose per una parte dei pazienti, con epilogo rappresentato da grande dispendio di denaro pubblico, a totale beneficio delle case produttrici dei costosi farmaci.” La sentenza inquadra apertamente la Stamina Foundation nella categoria dei ciarlatani, che promettono cure miracolose, senza alcun fondamento scientifico e suggerisce al Sistema Sanitario Nazionale di distribuire vademecum, che aiutino a difendersi da questa categoria di imbonitori. I precedenti: Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA). Il 15 maggio 2012, il Direttore Generale dell’AIFA, prof. Luca Pani (Ordinanza 1/2012) “vieta, con decorrenza immediata, di effettuare: prelievi, trasporti, manipolazioni, colture, stoccaggi e somministrazioni di cellule umane presso l’Azienda Ospedaliera Spedali Civili di Brescia in collaborazione con la Stamina Foundation ONLUS”. Il provvedimento, trasmesso all’autorità giudiziaria, è motivato dal fatto che, in seguito ad un’ispezione effettuata da due Carabinieri del Nas e due ispettori dell’AIFA delegati dalla Procura della Repubblica di Torino, il laboratorio dell’Azienda Ospedaliera di Brescia è risultato “assolutamente inadeguato”, non è risultato disponibile né un protocollo, né un resoconto di lavorazione, inoltre “la sospensione cellulare ottenuta dopo manipolazione estensiva non è in alcun modo identificabile come cellule staminali”. Ministero della Salute Nel 2013, il Ministero della Salute decide di promuovere una sperimentazione clinica ufficiale, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, che valuti l’efficacia e la sicurezza delle terapie a base di cellule staminali mesenchimiali (decreto-legge 25 marzo 2013, n. 24; conv. in legge 23 maggio 2013, n. 57). La sperimentazione dovrà essere condotta nel rispetto delle linee guida europee (Buone prassi di fabbricazione relative ai medicinali per uso umano e ai medicinali per uso umano in fase di sperimentazione) e dovrà concludersi entro 18 mesi a partire dal 1° luglio 2013. Perché sia possibile tale valutazione, la Stamina dovrà rendere disponibili i suoi protocolli all’AIFA e all’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Il Ministero della Salute (Decreto Ministeriale 18 giugno 2013) istituisce un Comitato scientifico presieduto dal Presidente dell’ISS e composto dal Direttore Generale dell’AIFA, dal Direttore Generale del Centro Nazionale Trapianti, da esperti del settore e da un rappresentante delle associazioni dei pazienti. L’11 settembre 2013 il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità trasmette al Ministero della Salute la relazione tecnica del Comitato scientifico, sulla documentazione fornita da Stamina Foundation. La relazione afferma che: · la descrizione del metodo è inadeguata · la definizione del prodotto è insufficiente · ci sono potenziali rischi per i pazienti Il Comitato esprime, all’unanimità, parere negativo sul metodo Stamina, rilevando “l’assenza di requisiti scientifici e di sicurezza”. In conseguenza di ciò, il 10 ottobre 2013 il Ministero della Salute blocca la sperimentazione. “Nature” Del caso Stamina si è occupata anche la prestigiosa rivista inglese “Nature”, con tre articoli, che riassumono e commentano la vicenda, soprattutto dal punto di vista della metodologia scientifica. Documenti: Ordinanza del Tribunale di Torino (10 marzo 2014) Ministero della Salute. Presa d’atto su impossibilità prosecuzione sperimentazione Metodo Stamina (10 ottobre 2013) Parere Avvocatura di Stato (10 ottobre 2013) Ordinanza AIFA 1:2012 (15 maggio 2012) Link: Ministero della Salute http://www.salute.gov.it http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=1315 AIFA http://www.agenziafarmaco.gov.it/ Articoli di “Nature” sul caso Stamina: Alison Abbott,Leaked files slam stem-cell therapy. Disclosures and resignations reveal scientific concerns over methods of Italy’s Stamina Foundation, Nature 505,139–140 (09 January 2014) doi:10.1038/505139. http://www.nature.com/news/leaked-files-slam-stem-cell-therapy-1.14472 http://www.nature.com/polopoly_fs/1.14472!/menu/main/topColumns/topLeftColumn/pdf/505139a.pdf Alison Abbott, Italian stem-cell trial based on flawed data. Scientists raise serious concerns about a patent that forms the basis of a controversial stem-cell therapy, Nature (02 July 2013) doi:10.1038/nature.2013.13329 http://www.nature.com/news/italian-stem-cell-trial-based-on-flawed-data-1.13329 Nature|Editorial, Smoke and mirrors. Italy’s parliament must listen to expert advice before deregulating stem-cell therapies, Nature 496, 269–270 (18 April 2013) doi:10.1038/496269b http://www.nature.com/polopoly_fs/1.12805!/menu/main/topColumns/topLeftColumn/pdf/496269b.pdf http://www.nature.com/news/smoke-and-mirrors-1.12805 Vademecum sul metodo scientifico pubblicati su questo sito: http://www.farmaci-fc.it/2014/01/30/aifa-non-ho-nulla-da-perdere-a-provarlo-cure-miracolose-guida-per-il-paziente/ http://www.farmaci-fc.it/2014/02/06/dove-sono-le-prove-una-migliore-ricerca-per-una-migliore-assistenza-sanitaria/ - 07/04/2014
- Effetto dell’assunzione di farmaci ansiolitici e ipnoinducenti sul rischio di mortalità: studio retrospettivo di coorte Gli autori hanno condotto uno studio retrospettivo di coorte al fine di valutare se i pazienti in trattamento con ansiolitici e ipnoinducenti presentino un aumentato rischio di mortalità. La prescrizione di farmaci ipnoinducenti e ansiolitici è comune nella normale pratica clinica e sta aumentando negli ultimi anni. Poiché l’assunzione di questi farmaci è stata associata all’insorgenza di reazioni avverse, tra cui aumento del rischio di demenza e altri disturbi psicomotori (stanchezza diurna, atassia, cadute e incidenti stradali), cancro, polmonite e altre infezioni, è possibile che il loro utilizzo si associ anche ad un aumento del rischio di mortalità. Metodi Gli autori hanno condotto uno studio retrospettivo di coorte al fine di verificare l’ipotesi che le persone in trattamento con ansiolitici e ipnoinducenti presentino un aumentato rischio di mortalità prematura, utilizzando il General Practice Research Database presso cui confluiscono i dati inseriti da 273 medici di medicina generale del Regno Unito. L’analisi statistica è stata controllata per potenziali di confondimento tra cui indicazione per cui il farmaco è stato prescritto, sesso, età all’inizio dello studio, disturbi del sonno, disturbi d’ansia, altri disturbi psichiatrici, morbilità medica e assunzione di altri farmaci. Sono stati arruolati 34.727 pazienti di età ≥ 16 anni che abbiano ricevuto una prima prescrizione di ansiolitici o ipnoinducenti o entrambi nel periodo compreso tra il 1998 e il 2001, e 69.418 pazienti che non abbiano ricevuto prescrizioni di tali farmaci (controlli), appaiati per sesso ed età. I pazienti sono stati seguiti per una media di 7,6 anni (range 0,1-13,4 anni). Come misura di outcome principale è stato considerato il decesso per qualsiasi causa. Risultati Sia le comorbilità mediche e psichiatriche, sia la prescrizione di altri farmaci sono risultate più frequenti in maniera statisticamente significativa tra i pazienti che assumevano i farmaci in studio rispetto ai controlli. L’hazard ratio aggiustato per età di mortalità durante l’intero periodo di follow-up per l’assunzione di uno qualsiasi dei farmaci in studio nel primo anno dopo l’inizio della terapia è risultato di 3,46 (IC 95% 3,34-3,59) e 3,32 (3,19-3,45) dopo aggiustamento per i potenziali fattori di confondimento. E’ stata riscontrata un’associazione dose-evento per tutte le tre classi di farmaci in studio: benzodiazepine, farmaci Z (zaleplon, zolpidem e zopiclone) e altri farmaci. Dopo aver escluso i decessi verificatisi nel primo anno, sono stati registrati circa 4 decessi in eccesso legati all’assunzione dei farmaci in studio per 100 pazienti seguiti, verificatisi in media 7,6 anni dopo la loro prima prescrizione. Conclusioni In questa ampia coorte di pazienti seguiti in regime di cure primarie nel Regno Unito, i farmaci ansiolitici e ipnoinducenti sono risultati associati ad un significativo aumento del rischio di mortalità per un periodo di sette anni, dopo aggiustamento per una serie di potenziali fattori di confondimento. Tuttavia, altri fattori di confondimento potrebbero aver influito su questi risultati. Weich S1, Pearce HL, Croft P, Singh S, Crome I, Bashford J, Frisher M. Effect of anxiolytic and hypnotic drug prescriptions on mortality hazards: retrospective cohort study. BMJ. 2014 Mar 19;348:g1996. Link http://www.bmj.com/content/348/bmj.g1996?view=long&pmid=24647164 - 07/04/2014
- La rivista Focus farmacovigilanza compie 20 anni Formazione e informazione continua in Farmacovigilanza. Focus farmacovigilanza è una rivista realizzata a cura dei Centri di Farmacovigilanza delle Regioni Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Tratta i temi dellafarmacovigilanza e fa parte dell’International Society of Drug Bulletins (ISDB), ha una periodicità bimestrale, è gratuita e, da gennaio 2014, è solo on-line. La rivista fa parte di un programma formativo più ampio, che comprende anche un sito Internet, www.farmacovigilanza.eu (che ora ha anche una versione inglese:www.pharmaco-vigilance.eu) ed un corso ECM di formazione a distanza sulla farmacovigilanza nell’anziano, che sarà attivato durante l’anno. L’iscrizione alla newsletter permette di ricevere nella propria casella di posta elettronica l’avviso dell’uscita online del bollettino e di essere informati sulle principalinotizie in materia di farmacovigilanza. Link: www.farmacovigilanza.eu www.pharmaco-vigilance.eu - 01/04/2014
- Valutazione dell’efficacia del farmaco sperimentale darapladib, in pazienti con malattia coronarica cronica Sono stati pubblicati i risultati preliminari di uno studio di fase III denominato STABILITY (STabilisation of Atherosclerotic plaque By Initiation of darapLadIb TherapY), finanziato dalla GlaxoSmithKline. Il farmaco non ha raggiunto l’end point principale ma ha raggiunto alcuni end point secondari. Background: Un livello elevato della fosfolipasi A2 associata alle lipoproteine (Lp-PLA2) promuove lo sviluppo di placche aterosclerotiche vulnerabili e livelli plasmatici elevati di questo enzima sono associati ad un aumentato rischio di eventi coronarici. Il darapladib è inibitore selettivo della fosfolipasi A2 associata alle lipoproteine (Lp-PLA2). Metodi: In uno studio in doppio cieco, sono stati selezionati in modo casuale 15.828 pazienti con malattia coronarica cronica per il trattamento con darapladib una volta al giorno (alla dose di 160 mg) o placebo. L’end point primario era rappresentato dal tempo alla morte per cause cardiovascolari, infarto miocardico, o ictus. Gli end point secondari includevano i componenti dell’end point primario, nonché eventi coronarici maggiori (morte per malattia coronarica, infarto miocardico, o rivascolarizzazione coronarica urgente per ischemia miocardica) e eventi coronarici totali (morte per malattia coronarica, infarto miocardico, ospedalizzazione per angina instabile, o qualsiasi rivascolarizzazione coronarica). Risultati e conclusioni: Durante un periodo di follow-up mediano di 3,7 anni, l’end point primario si è verificato in 769 pazienti su 7.924 (9,7%) nel gruppo darapladib e 819 pazienti su 7.904 (10,4%) nel gruppo placebo (hazard ratio nel gruppo darapladib: 0.94, intervallo di confidenza [IC] al 95%: 0,85-1,03, P = 0.20). Non si sono avuti effetti significativi del darapladib su nessuno dei componenti dell’end point primario, né sulla mortalità totale. Si sono avuti, invece, risultati, per quanto riguarda gli end point secondari: il darapladib, rispetto al placebo, ha ridotto il tasso di eventi coronarici maggiori (9,3% vs 10,3%, hazard ratio 0,90, IC 95%: 0,82-1,00, P = 0.045) e di eventi coronarici totali (14,6% vs 16,1% ; hazard ratio, 0,91, IC 95%: 0,84-0,98, P = 0.02). The STABILITY Investigators, Darapladib for Preventing Ischemic Events in Stable Coronary Heart Disease, March 30, 2014DOI: 10.1056/NEJMoa1315878 LINK: http://www.nejm.org/doi/pdf/10.1056/NEJMoa1315878 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1315878?af=R&rss=currentIssue - 01/04/2014
- La FDA approva l’uso della doxilamina-piridossina in gravidanza Prendendo spunto dall’approvazione del diclegis, da parte della FDA, l’articolo ripercorre la storia del bendectin, un altro antiemetico con la stessa composizione e conclude che il ricorso a pratiche evidence-based, con l’utilizzo di più flussi di dati, è il modo più appropriato per valutare la sicurezza dei farmaci. Nel 1983, il farmaco bendectin (Merrell Dow), composto da 10 mg di doxilamina succinato e 10 mg di piridossina cloridrato per compressa, è stato volontariamente ritirato dal mercato statunitense dal produttore. Nei successivi 30 anni, non ci sono più stati, sul mercato, farmaci approvati dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento di nausea e vomito in gravidanza. Recentemente, la FDA ha approvato il diclegis (Duchesnay), un prodotto con la stessa combinazione di doxilamina e piridossina del bendectin. Il bendectin può essere utilizzato come caso di studio, per evidenziare come decisioni che non si fondano su basi scientifiche possano, comunque, influenzare la commercializzazione e la disponibilità di un farmaco e portare a conseguenze negative per la salute pubblica. Nausea e vomito si presentano in circa l’80% delle donne in gravidanza, tra la sesta e la dodicesima settimana di gestazione. I sintomi di solito sono auto-limitanti e si risolvono con misure conservative non farmacologiche. Circa un terzo delle donne con nausea e vomito gravidici hanno sintomi che sono clinicamente significativi, con conseguente peggioramento della qualità della vita. Circa l’1% delle donne in gravidanza può avere la iperemesi gravidica, una condizione caratterizzata da vomito persistente, perdita di oltre il 5% del peso corporeo, chetonuria, squilibrio elettrolitico, acidosi, carenze nutrizionali e disidratazione, che pongono ulteriori rischi per la salute della madre e del feto. Il bendectin era stato originariamente approvato, nel 1956, come una formulazione a tre agenti, costituito da 10 mg di diciclomina cloridrato (un agente antispastico), 10 mg di doxilamina succinato (un antistaminico) e 10 mg di piridossina cloridrato (vitamina B 6). Nel 1970, si è dimostrato che la diciclomina cloridrato è inefficace per il trattamento di nausea e vomito in gravidanza e il bendectin è stato, di conseguenza, riformulato come una combinazione di due farmaci, che la FDA ha approvato nel 1976. Dal 1956 al 1983 il bendectin è stato ampiamente prescritto e, al culmine del suo uso, è stato assunto addirittura dal 25% delle donne incinte negli Stati Uniti. Nel contesto storico di due noti teratogeni, il talidomide e il dietilstilbestrolo, i rapporti iniziali sulla sicurezza del bendectin accesero i timori dell’opinione pubblica. Alla fine degli anni Sessanta e durante gli anni Settanta, le lettere ai redattori delle riviste mediche hanno cominciato a segnalare un’associazione tra l’uso del bendectin e difetti alla nascita. Vari mezzi di comunicazione hanno raccontato casi di malformazioni e gli studi legali hanno lanciato campagne pubbliche per provare che il bendectin era teratogeno. Nel gennaio 1980, si è svolta in Florida la prima grande causa (contro Mekdeci Merrell Laboratori Nazionali, una divisione di Richardson-Merrell, Inc.) e quando il prodotto è stato ritirato, nel 1983, erano in corso oltre 300 procedimenti, che imputavano al bendectin varie malformazioni. Deformità degli arti, difetti cardiaci, palato schisi e malformazioni del tratto genitale sono tra i difetti congeniti, che possono essere associati all’uso del bendectin. Tuttavia, la testimonianza in aula per dimostrare che il bendectin era un teratogeno umano fu decisamente priva di conferme evidence-based. La Merrell Dow ha dichiarato che la sua decisione di ritirare il bendectin dal mercato era dovuta a considerazioni di carattere economico e non a motivi di sicurezza, perché, sulla scia delle accuse al bendectin, il premio di assicurazione della società era salito a 10 milioni di dollari all’anno: solo 3 milioni di dollari in meno dei ricavi complessivi derivanti dalla vendita del prodotto. Nel 1979, la FDA ha emesso un documento nel quale affermava che gli studi sugli animali e diversi grandi studi epidemiologici non hanno fornito prove sufficienti di correlazione tra l’uso del bendectin e un aumentato rischio di malformazioni alla nascita. Nel settembre 1980, il Comitato della FDA per la Fertilità e la Salute materna ha esaminato 13 studi epidemiologici, 11 dei quali non avevano trovato alcuna associazione tra l’uso del bendectin ad un aumentato rischio di malformazioni alla nascita e 2 dei quali suggerivano una debole associazione con difetti cardiaci e palato schisi. La commissione ha preso in considerazione i punti di forza e i limiti di questi studi epidemiologici e ha concluso unanimemente che, nel complesso, i dati non dimostravano un’associazione tra bendectin e malformazioni alla nascita. Tuttavia, la commissione raccomandava che l’etichettatura dei prodotti venisse modificata per includere un foglietto illustrativo per il paziente e raccomandava altresì di restringere l’indicazione a nausea e vomito gravidici, che non fosse possibile alleviare con misure conservative. Veniva, inoltre, incoraggiata la prosecuzione degli studi epidemiologici. Anche due meta-analisi indipendenti di studi osservazionali sulla correlazione tra malformazioni alla nascita e bendectin, pubblicate dopo che il prodotto era stato ritirato dal mercato, hanno concluso che il bendectin non è un teratogeno umano. La prima di queste ha analizzato 17 studi di coorte e caso-controllo, condotti tra il 1963 e il 1985, e la seconda ha coinvolto 27 studi di coorte e caso-controllo, condotti tra il 1963 e il 1991. Anche la banca dati del Programma di Monitoraggio delle malformazioni alla nascita del CDC (Centers for Disease Control and Prevention) non ha mostrato un’associazione tra difetti alla nascita ed uso del bendectin. Questi dati mostrano che, nel periodo dal 1985 al 1987, dopo che il prodotto è stato ritirato, l’incidenza dei difetti alla nascita era lo stesso di quello osservato durante il periodo di picco (dal 1978 al 1980) dell’uso del bendectin. Dato che circa un quarto delle donne incinte negli Stati Uniti assumeva il bendectin, prima del 1980, il fatto che l’incidenza delle malformazioni alla nascita non sia diminuita, dopo il ritiro del prodotto dal mercato, è incompatibile con la teratogenicità del farmaco. Una notevole quantità di dati, sia diretti che indiretti, non è riuscita a produrre prove di teratogenicità associata al bendectin. Il ritiro del bendectin potrebbe, invece, aver avuto effetti negativi sulle donne in gravidanza: secondo i dati del National Center for Health Statistics, il numero dei ricoveri negli Stati Uniti per nausea e vomito in gravidanza è passato da 7/1000 nati vivi (dati di base 1974-1980) a 15/1000 e a 16/ 1000, nel periodo 1981-1987. Inoltre, non è possibile sapere quante donne si siano sottoposte ad aborto volontario, temendo di aver causato un danno al feto. La pluridecennale storia della doxilamina-piridossina sottolinea l’importanza di prendere le decisioni cliniche sulla base di prove scientifiche. L’approvazione del diclegis da parte della FDA è basata su dati di efficacia e sicurezza, che provengono da un studio clinico randomizzato, controllato con placebo, che ha tenuto conto anche dei numerosi dati sopra descritti, i quali dimostrano che il trattamento combinato di doxilamina succinato e piridossina cloridrato non è teratogeno. Questi dati mostrano un profilo di rischio-beneficio favorevole per il diclegis, nel trattamento di nausea e vomito in gravidanza, nel caso di inefficacia dei trattamenti non farmacologici. Sebbene il trattamento combinato doxilamina-piridossina sia già la terapia farmacologica più studiata, per l’uso in gravidanza, la FDA continuerà a monitorare attentamente i dati post-marketing relativi all’uso del diclegis. La storia del diclegis ci ricorda che il ricorso a pratiche evidence-based, con l’utilizzo di più flussi di dati, è il modo più appropriato per valutare la sicurezza dei farmaci. Shelley R. Slaughter, MD, Ph.D., Rhonda Hearns-Stokes, MD, Theresa van der Vlugt, MD, e Hylton V. Joffe, MD, MMSc., FDA Approval of Doxylamine–Pyridoxine Therapy for Use in Pregnancy, N Engl J Med 2014; 370:1081-1083 20 mar 2014 DOI: 10.1056/NEJMp131604 LINK: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1316042 - 25/03/2014
- Le opzioni terapeutiche per ridurre il rischio di ictus, nei pazienti affetti da fibrillazione atriale Una meta-analisi di trial randomizzati confronta efficacia e sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali e warfarin. Quattro nuovi anticoagulanti orali reggono bene il confronto con il warfarin, nella prevenzione dell’ictus, nei pazienti con fibrillazione atriale; comunque il bilancio tra efficacia e sicurezza nei sottogruppi deve esser meglio definita. Obiettivo del lavoro è valutare il beneficio relativo dei nuovi anticoagulanti orali in sottogruppi chiave e gli effetti su importanti outcomes secondari. Metodi: È stato esaminato Medline dal 1° gennaio 2009 al 19 novembre 2013, limitando la ricerca ai trial randomizzati di fase 3 di pazienti con fibrillazione atriale, che erano stati randomizzati per il trattamento con i nuovi anticoagulanti orali o col warfarin e trial nei quali erano registrati sia i dati di efficacia che di sicurezza. È stata effettuata una meta-analisi pre-specificata di tutti i 71.683 partecipanti inclusi nei 48 trial. I principali esiti da misurare erano ictus ed eventi embolicisistemici, ictus ischemico, ictus emorragico, mortalità per tutte le cause, infarto miocardico, sanguinamento maggiore, emorragia intracranica e sanguinamento gastrointestinale. Sono stati calcolati i rischi relativi e gli IC al 95% per ciascuno. Sono state fatte analisi di sottogruppo per valutare se le differenze nei pazienti e le caratteristiche dei trial avessero influenzato i risultati. È stato usato un modello ad effetti random per comparare i risultati aggregati e testati per eterogeneità. Risultati: 42.411 partecipanti sono stati trattati con un nuovo anticoagulante orale e 29.272 col warfarin. I nuovi anticoagulanti orali hanno ridotto in maniera significativa il rischio di ictus o eventi embolici sistemici attorno al 19% rispetto al warfarin (RR 0.81, IC 95% 0.73-0.91; p<0.0001), principalmente per la riduzione dell’ictus emorragico (0.49, 0.38-0.64; p<0.0001). I nuovi anticoagulanti orali hanno anche ridotto in maniera significativa la mortalità totale (0.90, 0.85-0.95; p=0.0003) el’emorragia intracranica (0.48, 0.39-0.59; p<0.0001), ma aumentato il sanguinamento gastrointestinale (1.25, 1.01-1.55; p=0.04). Non è stata osservata eterogeneità per ictus o eventi embolici sistemici in importanti sottogruppi, ma si è riscontrata una riduzione relativa più marcata nel sanguinamento maggiore con i nuovi anticoagulanti orali quando il tempo nel range terapeutico era inferiore al 66%, piuttosto che quando era del 66% o più (0.69, 0.59-0.81 vs 0.93, 0.76-1.13; p per l’interazione 0.022). Bassi dosaggi dei nuovi anticoagulanti orali hanno mostrato simili riduzioni overall per ictus o eventi embolici sistemici rispetto al warfarin (1.03, 0.84-1.27; p=0.74), un più favorevole profilo di sanguinamento (0.65, 0.43-1.00; p=0.05), ma più ictus ischemici in maniera significativa (1.28, 1.02-1.60; p=0.045). Conclusioni: Questa meta-analisi è la prima ad includere dati per tutti e quattro i nuovi anticoagulanti orali studiati nei trial clinici pivot di fase 3 per la prevenzione dell’ictus o eventi sistemici embolici in pazienti con fibrillazione atriale. I nuovi anticoagulanti orali sono risultati avere un profilo rischio-beneficio favorevole, con riduzione significativa di ictus, emorragia intracranica e mortalità e con sanguinamento maggiore simili al warfarin, ma aumentato sanguinamento gastrointestinale. L’efficacia relativa e la sicurezza dei nuovi anticoagulanti orali è risultata coerente per un ampio range di pazienti. Questi risultati offrono ai clinici un quadro più dettagliato dei nuovi anticoagulanti orali, come opzione terapeutica per ridurre il rischio di ictus in questa classe di pazienti. C. T. Ruff, R. P. Giugliano, E. Braunwald, E. B. Hoffman, N. Deenadayalu, M. D. Ezekowitz, A. J. Camm, J. I. Weitz, B. S. Lewis, A. Parkhomenko, T. Yamashita, E. M. Antman, Comparison of the efficacy and safety of new oral anticoagulants with warfarin in patients with atrial fibrillation: a meta-analysis of randomised trials, The Lancet, Volume 383, Issue 9921, Pages 955 – 962, 15 March 2014 doi:10.1016/S0140-6736(13)62343-0 LINK: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(13)62343-0/abstract - 25/03/2014
- Un caso di carcinoma squamocellulare della lingua, verificatosi in Sardegna, in seguito a terapia con abatacept, per il trattamento dell’artrite reumatoide Ricercatori del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna, delle Aziende Ospedaliero Universitarie di Cagliari e Sassari e della Regione Autonoma della Sardegna hanno pubblicato un case report, che descrive per la prima volta questa Reazione Avversa associata ad abatacept Una donna di 50 anni, con una lunga storia di artrite reumatoide, ha sviluppato un carcinoma squamocellulare della lingua, dopo un anno di trattamento con abatacept 750 mg per via endovenosa ogni 4 settimane, in associazione con leflunomide 20 mg/die. L’ADR è stata segnalata dal responsabile di Farmacovigilanza dell’AOU Sassari al Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna ed inserita nella RNF. Casi di carcinoma squamoso della lingua associati ad assunzione di abatacept non erano mai stati segnalati prima d’ora. Questo lavoro offre un valido contributo alla letteratura esistente e migliora la conoscenza del profilo di sicurezza dei farmaci biologici. A. Deidda, C. Pisanu, D. Garau, Maria G. Longu, M. D. L. Moretti, M. E. Sanna, G. M. R. Moretti, M. E. Stochino, Squamous-cell carcinoma of the tongue following therapy of rheumatoid arthritis with abatacept, Article first published online: 13 MAR 2014 DOI: 10.1002/ccr3.56, LINK: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ccr3.56/full - 19/03/2014
- AIFA: misure per la sicurezza dei farmaci protelos/osseor, domperidone, diacereina, zolpidem e metisergide Restrizioni d’uso e raccomandazioni basate sui risultati delle valutazioni condotte dall’EMA AIFA: Nota Informativa Importante su protelos/osseor Fonte: AIFA 10/03/2014 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso la valutazione dei benefici e rischi del protelos/osseor (ranelato di stronzio). I risultati provenienti da studi clinici controllati con placebo hanno evidenziato un aumentato rischio di malattie cardiovascolari e di eventi trombotici, ma anche confermato l’efficacia nella prevenzione delle fratture. In seguito alla revisione, l’Agenzia Italiana del Farmaco, ha emesso ulteriori restrizioni d’uso e raccomandazioni: I pazienti con cardiopatia ischemica, malattia arteriosa periferica e/o malattia cerebrovascolare accertata o ipertensione non controllata non devono essere trattati conprotelos/osseor. L’uso è ristretto alle donne in postmenopausa e agli uomini ad alto rischio di fratture per i quali non esistano terapie alternative. Consigli per i prescrittori: Valutare il rischio cardiovascolare del paziente, prima di iniziare il trattamento e, in seguito, ogni 6-12 mesi. Interrompere, in caso di insorgenza di fattori di rischio. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-protelososseor-10032014 AIFA: Comunicazione EMA sui medicinali a base di domperidone Fonte: AIFA 07/03/2014 Il Comitato per la valutazione del rischio per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha completato una revisione dei medicinali a base di domperidone, Il farmaco è risultato associato ad un lieve aumento del rischio cardiovascolare, specie nei pazienti di età ≥ 60 anni, che assumono dosi giornaliere ≥ 30 mg. Per minimizzare i rischi, si raccomanda che la durata del trattamento non superi la settimana, inoltre il domperidone, non sarà più autorizzato per bruciore di stomaco, gonfiore ecc., ma solo per nausea e vomito. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-sui-medicinali-base-di-domperidone-07032014 AIFA: Raccomandazioni PRAC su diacereina Fonte: AIFA 07/03/2014 Il Comitato per la valutazione del rischio per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha rivalutato i medicinali a base di diacereina. A causa del rischio di danno epatico, non devono essere prescritti a pazienti con malattia epatica e si consiglia ai medici di monitorarli e sospendere la terapia, in caso di insorgenza di problemi epatici. A causa dei rischi associati alla diarrea grave, la diacereina non è più raccomandata in pazienti con età ≥65 anni. L’uso è ristretto al trattamento dei sintomi dell’osteoartrosi dell’anca e del ginocchio. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-diacereina-07032014 AIFA: Raccomandazioni PRAC su zolpidem Fonte: AIFA 07/03/2014 Il Comitato per la valutazione del rischio per la Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha completato una revisione dei medicinali contenenti zolpidem, utilizzati per il trattamento dell’insonnia. Il PRAC ha raccomandato modifiche al riassunto delle caratteristiche del prodotto (RCP), per avvertire del rischio di alterazioni della capacità della guida e della prontezza mentale, il mattino dopo l’assunzione. La dose giornaliera massima raccomandata di zolpidem rimane di 10 mg al giorno e scende a 5 mg per i pazienti anziani o con ridotta funzionalità epatica. Sono sconsigliate la guida o altre attività che richiedono attenzione, se non sono trascorse almeno 8 ore dall’assunzione del farmaco. Zolpidem non deve essere assunto con farmaci che agiscono sul sistema nervoso centrale, alcol o altre sostanze, che modificano le funzioni mentali. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/raccomandazioni-prac-su-zolpidem-07032014 AIFA: Comunicazione EMA su metisergide Fonte: AIFA 21/02/2014 L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) raccomanda nuove restrizioni d’uso per i medicinali contenenti metisergide, a causa del rischio di fibrosi. I medicinali contenenti metisergide vanno utilizzati solo per prevenire gravi emicranie intrattabili e cefalea a grappolo. Non potranno più essere utilizzati per la malattia carcinoide. In Italia i medicinali a base di metisergide non sono né autorizzati e né commercializzati, l’AIFA rende nota la comunicazione EMA, per completezza d’informazione. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicazione-ema-su-metisergide-21022014 - 11/03/2014
- Linee guida per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie La Società Americana per le Malattie Infettive sconsiglia l’uso dei fluorochinoloni, per il trattamento empirico della cistite acuta non complicata, ma suggerisce alternative efficaci. Le più recenti linee guida della Infectious Diseases Society of America – IDSA (Società Americana per le Malattie Infettive) e dell’omologa europea, riguardo alla scelta degli antimicrobici per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie non complicate in donne non gravide, sottolineano che non è consigliabile l’uso dei fluorochinoloni per trattare gli agenti patogeni delle vie urinarie, perchè sono resistenti ad essi, in maniera crescente. Negli USA, la resistenza dell’escherichia coli alla ciprofloxacina è aumentata dal 3% del 2000 al 17.1% del 2010. I fluorochinoloni, come la ciprofloxacina e la levofloxacina, non devono essere usati come farmaci di prima linea, ma la terapia d’elezione per le donne non in gravidanza dovrebbe essere trimetoprim/sulfametossazolo per 3 giorni, finché il tasso locale di resistenza degli agenti patogeni a questi farmaci rimane ≤20%. Un’alternativa ugualmente efficace, con un basso tasso di resistenza, è la nitrofurantoina per 5 giorni oppure una dose singola di fosfomicina, che è un antibiotico ad ampio spettro. Possono essere presi in considerazione anche β-lattamici, come amoxicillina/clavulanato, cefdinir, cefpodoxima o ceftibuten, ma è meno probabile che siano efficaci. L’uso dei fluorochinoloni rimane raccomandato per il trattamento empirico della pielonefrite acuta non complicata e per i pazienti ambulatoriali con infezioni delle vie urinarie complicate. The Medical Letter on Drugs and Therapeutics|February 26, 2014, Drugs for Urinary Tract Infections JAMA. 2014;311(8):855-856. doi:10.1001/jama.2014.972. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1832532 - 10/03/2014
- Epatotossicità correlata ad agomelatina e altri antidepressivi: un approccio caso/controllo attraverso le informazioni dei sistemi di farmacovigilanza portoghese, francese, spagnolo e italiano Gli autori hanno utilizzato i dati dei sistemi di farmacovigilanza spagnolo, francese, italiano e portoghese per valutare l’entità dell’associazione tra assunzione di antidepressivi ed epatotossicità. Gli antidepressivi sono stati associati al rischio di epatotossicità idiosincrasica. In particolare, il nefazodone è stato ritirato dal commercio in seguito all’insorgenza di casi di epatotossicità grave. Recentemente, anche per l’agomelatina è stato riscontrato questo rischio. Pertanto, gli autori di questo studio si sono proposti di valutare il rischio di danno epatico associato ad agomelatina rispetto agli altri antidepressivi. Metodi Gli autori hanno utilizzato i dati dei database dei sistemi di farmacovigilanza spagnolo, francese, italiano e portoghese. È stato seguito un approccio caso/controllo per valutare l’entità dell’associazione tra assunzione di qualsiasi antidepressivo ed epatotossicità; i casi sono stati definiti come segnalazioni di epatotossicità e i controlli sono stati considerati come segnalazioni di tutte le reazioni avverse diverse dall’epatotossicità. L’esposizione è stata considerata qualora in una segnalazione fosse riportata l’assunzione di un antidepressivo, a prescindere dal fatto che fosse sospettato di aver determinato la reazione avversa. Risultati Durante il periodo considerato, sono emersi 3.300 casi di epatotossicità correlati all’uso di antidepressivi, rappresentando il 10,3% di tutte le reazioni avverse segnalate per questi farmaci, mentre la percentuale di casi di epatotossicità per tutti i farmaci è stata del 6,0%. In particolare, sono stati segnalati 63 casi di epatotossicità associati ad agomelatina dalla sua immissione in commercio fino alla fine del periodo di studio, rappresentando una percentuale del 14,6%. L’agomelatina è risultata statisticamente associata ad epatotossicità nei database di Spagna [odds ratio di segnalazione (ROR) 4,9; IC 95% 2,4-9,7], Francia (ROR 2,4; 95% CI 1,5-3,7), e Italia (ROR 5,1; IC 95%, 1,7-14,0). Conclusioni I risultati di questo studio supportano l’ipotesi che l’agomelatina sia correlata ad un rischio più elevato di epatotossicità. I clinici dovrebbero considerare una rapida interruzione del trattamento nel caso in cui sospettino tale reazione avversa; le autorità sanitarie dovrebbero prontamente valutare le migliori azioni di regolamentazione da intraprendere. Montastruc F1, Scotto S, Vaz IR, Guerra LN, Escudero A, Sáinz M, Falomir T, Bagheri H, Herdeiro MT, Venegoni M, Montastruc JL, Carvajal A. Hepatotoxicity Related to Agomelatine and Other New Antidepressants: A Case/Noncase Approach With Information From the Portuguese, French, Spanish, and Italian Pharmacovigilance Systems. J Clin Psychopharmacol. 2014 Feb 20. [Epub ahead of print] Link http://journals.lww.com/psychopharmacology/pages/articleviewer.aspx?year=9000&issue=00000&article=99486&type=abstract http://journals.lww.com/psychopharmacology/Abstract/2014/06000/Hepatotoxicity_Related_to_Agomelatine_and_Other.9.aspx - 06/03/2014
- Linee guida 2014 Evidence-Based per la gestione della pressione alta negli adulti Il JNC 8 si basa su una revisione sistematica della letteratura per elaborare chiare raccomandazioni rivolte ai clinici e, in particolare, ai medici di assistenza primaria. L’ipertensione è la condizione più comune, che si riscontra nella medicina di base e può portare ad infarto miocardico, ictus, insufficienza renale e morte, se non diagnosticata precocemente e trattata in modo adeguato. Il rapportoJNC 8 utilizza un rigoroso approccio evidence-based per fissare le soglie oltre le quali iniziare il trattamento, obiettivi e farmaci, per la gestione dell’ipertensione negli adulti. La prova è stata tratta da studi randomizzati e controllati, che rappresentano il gold standard per determinare l’efficacia e l’efficienza. Qualità delle prove e raccomandazioni sono state classificate in base al loro effetto sui risultati importanti. C’è una forte evidenza a favore del trattamento delle persone ipertese di età ≥60 anni al fine di raggiungere un livello di pressione sanguigna ≤150/90 mmHg e del trattamento delle persone ipertese nella fascia 30-59 anni di età per far scendere la pressione diastolica ad un livello ≤90 mmHg. Per la popolazione generale al di sotto dei 60 anni, Il Comitato raccomanda di mantenere la pressione arteriosa al di sotto dei 140/90 mm Hg. Le stesse soglie sono raccomandate anche per gli adulti con diabete o malattia renale cronica non diabetica di età inferiore ai 60 anni. Vi è moderata evidenza a sostegno del trattamento farmacologico con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, antagonisti del recettore dell’angiotensina, calcio-antagonisti o diuretici di tipo tiazidico, nella popolazione ipertesa non nera, compresi i diabetici. Nella popolazione nera ipertesa, compresi i diabetici, è raccomandata come terapia inizialeun calcio-antagonista o diuretico tiazidico. Vi è moderata evidenza a sostegno della terapia antipertensiva con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina o bloccanti del recettore dell’angiotensina in persone con insufficienza renale cronica, per migliorare i risultati renali. Il JNC 8 fornisce raccomandazioni evidence-based per la gestione della pressione sanguigna alta, che dovrebbero soddisfare le esigenze cliniche della maggior parte dei pazienti, ma Il Comitato di esperti tende a sottolineare che queste raccomandazioni non possono sostituire la valutazione clinica, perché le decisioni circa la cura devono considerare attentamente e comprendere le caratteristiche cliniche e le circostanze relative ad ogni paziente. Conclusioni: Il JNC 8 conferma la soglia fissata dal JNC 7 per l’ipertensione: 140/90 mmHg. Il vantaggio di trattare livelli inferiori con farmaci anti-ipertensivi non è dimostrato. Per tutte le persone con ipertensione, i potenziali benefici di una dieta sana, controllo del peso ed esercizio fisico regolare non possono essere sottovalutati. Il miglioramento dello stile di vita può migliorare il controllo della pressione sanguigna e ridurre la necessità di trattamenti farmacologici. Il JNC 8 comprende 9 raccomandazioni, che offrono ai medici un’analisi di ciò che è noto e non noto sulle soglie di trattamento della pressione sanguigna, gli obiettivi e le strategie di trattamento farmacologico per raggiungere quegli obiettivi sulla base di prove. Il rapporto mette anche a disposizione dei medici un algoritmo, che li può supportare nell’adozione delle misure più appropriate per il trattamento dei pazienti con ipertensione. P. A. James, S. Oparil, B. L. Carter, W. C. Cushman, C. Dennison-Himmelfarb, J. Handler, D. T. Lackland, M. L. LeFevre, T. D. MacKenzie, O. Ogedegbe, S. C. Smith Jr, L. P. Svetkey, S. J. Taler, R. R. Townsend, J. T. Wright Jr, A. S. Narva, E. Ortiz, 2014 Evidence-Based Guideline for the Management of High Blood Pressure in Adults Report From the Panel Members Appointed to the Eighth Joint National Committee (JNC 8) JAMA. 2014;311(5):507-520. doi:10.1001/jama.2013.284427. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1791497 - 05/03/2014
- Automedicazione con farmaci da banco e farmaci precedentemente prescritti Uno studio osservazionale multicentrico valuta le ADR dovute ad automedicazione, che hanno comportato il ricovero ospedaliero. Background: L’automedicazione, sia con farmaci da banco che con quelli che erano stati prescritti in precedenza e che vengono nuovamente assunti senza una ricetta valida, costituisce un problema di salute pubblica, tuttavia, esistono pochi dati riguardo al rischio effettivo. Obiettivi: Gli autori hanno preso in considerazione le reazioni avverse (ADR) a farmaci di automedicazione, che hanno comportato il ricovero in ospedale. Metodi: Sono state analizzate le ADR correlate ad automedicazione, che hanno portato a ricoveri ospedalieri in reparti di medicina interna. I dati dei pazienti con ADR sono stati registrati in maniera completa e le ADR sono state valutate utilizzando l’algoritmo di Begaud. È stato realizzato uno studio osservazionale multicentrico, che ha analizzato le ADR valutate almeno come ‘possibili’ e verificatesi tra gennaio 2000 e dicembre 2008, in un’area che ha un bacino di utenza ospedaliera di circa 500.000 abitanti. Risultati: Su 6.887 ADR, 266 (3,9%) erano correlate ad automedicazione e 143 (53,8%) di queste, erano dovute a farmaci da banco, le altre erano state causate da farmaci precedentemente prescritti ed usati come farmaci di automedicazione. La maggior parte delle ADR correlate a farmaci di automedicazione si sono verificate in donne della fascia di età 70-79 anni e in uomini di 60-69 anni. Per quanto riguarda la tipologia di ADR, si è trattato prevalentemente di disturbi gastrointestinali causati da farmaci anti-infiammatori non steroidei (principalmente aspirina). In 102 (38,3%) dei pazienti con ADR da farmaco di automedicazione, si è riscontrata una rilevante interazione farmaco-farmaco, tra un farmaco di automedicazione e uno che richiede prescrizione e la più frequente è risultata essere quella aspirina- diclofenac. Conclusioni: Nella popolazione generale, l’automedicazione ha un’incidenza limitata, come causa di ADR che portano all’ospedalizzazione; tuttavia, una strategia di prevenzione focalizzata sui pazienti anziani e su quelli in politerapia migliorerebbe la sicurezza del paziente. S. Schmiedl, M. Rottenkolber, J. Hasford, D. Rottenkolber, K. Farker, B. Drewelow, M. Hippius, K. Saljé, P. Thürmann, Self-Medication with Over-the-Counter and Prescribed Drugs Causing Adverse-Drug-Reaction-Related Hospital Admissions: Results of a Prospective, Long-Term Multi-Centre Study, Drug Safety, February 2014. LINK: http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-014-0141-3 - 25/02/2014
- Uno stop ai farmaci ad alto dosaggio di paracetamolo dall’americana Food and Drug Administration (FDA) La FDA raccomanda ai medici di non prescrivere farmaci, che contengano concentrazioni di paracetamolo superiori ai 325 mg pro dose. Dopo aver chiesto alle industrie farmaceutiche di ridurre il contenuto di paracetamolo (acetaminofene) nei prodotti medicinali, la US Food and Drug Administration (FDA) raccomanda, ora, ai medici di non prescrivere farmaci con contenuto di paracetamolo troppo elevato. Dosaggi giornalieri eccessivi possono, infatti, avere conseguenze gravi e potenzialmente mortali a carico del fegato. Nel 2011, la FDA aveva concesso ai produttori 3 anni di tempo per ridurre volontariamente il contenuto di paracetamolo a non più di 325 mg per compressa o capsula. Il termine di 3 anni si è concluso a gennaio 2014, ma non tutti i produttori hanno aderito alla richiesta. Il paracetamolo è un analgesico e antipiretico contenuto in numerosi farmaci da banco e in farmaci che richiedono prescrizione medica, in associazione con altre sostanze, solitamente oppioidi, come codeina, ossicodone e idrocodone (o diidrocodeinone). Gravi danni epatici possono intervenire quando l’uso del paracetamolo supera la dose massima raccomandata di 4 grammi al giorno o quando il farmaco è associato ad assunzione di alcool. Il 14 gennaio la FDA ha emesso una raccomandazione rivolta ai medici e agli operatori sanitari perché evitino di prescrivere o somministrare farmaci, che contengano concentrazioni di paracetamolo superiori ai 325 mg pro dose. L’Agenzia spiega, infatti, che non ci sono prove che dosi maggiori producano benefici tali da bilanciare i maggiori rischi di danni epatici e informa che intende iniziare la procedura per ritirare dal mercato i farmaci residui, che superano tale dosaggio. L’azione della FDA non si applica ai farmaci da banco che contengono paracetamolo, da solo o associato ad altre sostanze, come capita nei prodotti per la tosse o il raffreddore. Da un’indagine di Propublica, un gruppo giornalistico indipendente no-profit, è emerso che questi farmaci contengono fino a 625 mg di paracetamolo pro dose. La FDA annuncia che emetterà un altro avviso di sicurezza per i farmaci da banco, in modo da informare i consumatori dei rischi di danni epatici. Mike Mitka, FDA Asks Physicians to Stop Prescribing High-Dose Acetaminophen Products, JAMA. 2014;311(6):563. doi:10.1001/jama.2014.716. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx? - 24/02/2014
- Una replica sull’uso delle statine per la prevenzione primaria Ben Hudson e collaboratori, del Department of General Practice, University of Otago, Christchurch, in Nuova Zelanda, rispondono all’articolo di Ebrahim et al. sull’uso delle statine per la prevenzione primaria, pubblicato su BMJ. Gli autori osservano che l’articolo di Ebrahim et al. vuole comunicare un forte entusiasmo per l’uso delle statine nella prevenzione primaria, mentre non parla a sufficienza del dibattito in corso, su come e quando iniziare ad usarle. Hudson e collaboratori ricordano, poi, che le più recenti linee guida riconoscono che non ci sono prove che supportino alcun livello di colesterolo LDL, come ottimale per la prevenzione. Inoltre, osservano che non c’è evidenza dell’efficacia dell’ezetimibe, combinato con le statine o meno. Ribattono ad Ebrahim che i problemi muscolari sono reazioni avverse, a questa classe di farmaci, ben note e descritte negli studi più recenti e aggiungono che la distinzione tra miosite e mialgia è fuorviante. Concludono dicendo che chi deve valutare se iniziare, o meno, la terapia con statine ha bisogno di conoscere il proprio rischio cardiovascolare. Il ruolo del medico dev’essere quello di fornire informazioni adeguate e aggiornate sui possibili rischi e benefici derivanti dalle due possibili opzioni: terapia farmacologica o correzione dello stile di vita, in modo da arrivare col paziente ad una decisione condivisa, come raccomandato anche dal Ministero della Salute della Nuova Zelanda. Ben Hudson, Les Toop, Dee Mangin, Statins for the primary prevention of cardiovascular disease, BMJ 2014;348:g280 LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g280?page=1&tab=responses - 12/02/2014
- AIFA: L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed L’AIFA ha pubblicato i dati relativi al periodo gennaio – settembre 2013. L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed (gennaio – settembre 2013) Fonte: AIFA gennaio 2014 Il Direttore Generale dell’AIFA, Luca Pani ed il Presidente, Sergio Pecorelli, hanno presentato, a Roma, il Rapporto “L’uso dei farmaci in Italia (gennaio – settembre 2013)”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed). I dati provengono dal monitoraggio della spesa farmaceutica convenzionata a livello nazionale e regionale tramite l’elaborazione di oltre 500 milioni di ricette prescritte dai medici di medicina generale e inviate da circa 18.000 farmacie del territorio. Il consumo di farmaci in Italia è aumentato del 2% rispetto allo stesso periodo del 2012: da gennaio a settembre 2013, sono state acquistate 1 miliardo e 398 milioni di confezioni di medicinali, con una media di 23 confezioni a testa; sono state prescritte 1.002,4 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti in regime di assistenza convenzionata, con una crescita del +1,8%. Al primo posto per spesa e consumo, sono risultati i farmaci per l’apparato cardiovascolare. Il rapporto è scaricabile al seguente link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Rapporto_OsMed_genset2013.pdf - 12/02/2014
- Dove sono le prove? Una migliore ricerca per una migliore assistenza sanitaria Dal sito di Testing Treatments interactive (TTi), è scaricabile gratuitamente la versione italiana di: Evans I, Thornton H, Chalmers I, Glasziou P, Testing Treatments Better research for better healthcare, curata da Paola Mosconi e Roberto D’Amico dell’IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” – Centro Cochrane Italiano. Paola Mosconi e Roberto D’Amico dell’IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” – Centro Cochrane Italiano hanno curato la versione italiana della 2° ed. di: Evans I, Thornton H, Chalmers I, Glasziou P, Testing Treatments Better research for better healthcare. Il libro è rivolto agli operatori sanitari, ma soprattutto ai pazienti, per aiutarli a capire se una cura è più efficace di un’altra, quali possono essere i rischi e i benefici e imparare a distinguere, con spirito critico, le terapie che non hanno basi scientifiche. A tale scopo, il libro fornisce numerosi esempi, dati ed una ricca e aggiornata bibliografia. Come dicono Silvio Garattini e Paola Mosconi nella presentazione alla versione italiana, “Quello che si spera venga a costruirsi (…) e questo libro è uno degli strumenti da utilizzare, è un movimento di attenzione e sostegno alla ricerca clinica che, partendo anche dai cittadini e dalle loro rappresentanze, si sviluppi in modo critico e consapevole per richiedere una ricerca che corrisponda alle esigenze e ai bisogni dei malati, che faccia solo gli interessi della comunità”. Il libro è scaricabile gratuitamente dal sito italiano di Testing Treatments interactive (TTi), La prima edizione di Testing Treatments è stata pubblicata dalla British Library nel 2006 ed è stata un grande successo: il libro è stato tradotto in sei lingue, sono state vendute migliaia di copie del formato tascabile e sono stati superati i 130.000 download gratuiti. LINK: http://it.testingtreatments.org/ http://it.testingtreatments.org/wp-content/uploads/2011/10/Dove-sono-le-prove.pdf - 06/02/2014
- La terapia con statine per la prevenzione primaria delle patologie cardiovascolari Uno studio inglese fa un bilancio degli effetti collaterali e dei vantaggi connessi all’uso delle statine, per aiutare il medico a decidere quando prescriverle. Gli autori presentano il caso di un paziente di 55 anni al quale è stato valutato un fattore di rischio cardiovascolare a 10 anni del 15%. I suoi fattori di rischio sono: l’essere sovrappeso, un fumatore moderato, avere pressione sanguigna 150/90 mmHg, concentrazione di colesterolo sierico totale 5.5 mmol/L, colesterolo HDL 1.2 mmol/L, colesterolo LDL 3.5 mmol/L, trigliceridi 1.7 mmol/L. Il medico deve valutare se convenga, o meno, iniziare la terapia con statine. Questo articolo si pone l’obiettivo di fornire elementi utili per prendere una decisione. Cosa sono le statine? Le statine inibiscono la sintesi del coenzima A reductasi, che è coinvolto nella biosintesi del colesterolo. La percentuale del colesterolo LDL è abbassata riducendo la sua produzione nel fegato e aumentandone la rimozione in circolazione. Abbassare i livelli sanguigni di colesterolo LDL, un fattore maggiore di rischio per malattie cardiovascolari, significa ridurre il rischio di avere malattire cardiovascolari. Le statine hanno anche effetti anti-infiammatori, aumentano la funzione endoteliale e riducono la formazione di trombi, ma questi effetti possono non essere indipendenti dall’abbassamento del colesterolo o ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Comitati di esperti promuovono il loro uso su una scala globale, cosicché la prescrizione delle statine e la spesa sono aumentate rapidamente. In Inghilterra le prescrizioni di statine sono quintuplicate dal 2001 al 2011 e la spesa ha raggiunto i 61 milioni di sterline all’anno, con un costo medio di 544 sterline annue per persona. Funzionano bene? Le statine sono indicate per la prevenzione secondaria della malattia cardiovascolare. La Cholesterol Treatment Trialists Collaboration ha revisionato i dati da 27 trial clinici (170.000 partecipanti) di prevenzione primaria e secondaria con statine e ha osservato una riduzione del 20% del rischio relativo di eventi cardiovascolari maggiori, in corrispondenza di una riduzione di 1 mmol/L nella concentrazione di colesterolo LDL. Questi effetti benefici sono stati osservati in pazienti sia di sesso maschile che femminile, età da ≤ 60 a ≥ 70 anni, affetti o meno da malattie cardiovascolari, basso o alto rischio, diabete e livelli medi di colesterolo nel sangue. Una review sistematica Cochrane della prevenzione primaria con statine ha incluso 18 trial (con 56.934 partecipanti, la maggior parte dei quali con uno o più fattori di rischio di malattie cardiovascolari) ha trovato che le statine hanno abbassato il rischio di malattie cardiovascolari attorno al 27%. Il livello mediano di rischio di malattie cardiovascolari osservato nei gruppi di controllo era del 15% per i successivi 10 anni (lo stesso del caso preso ad esempio). Il NNT5 (Number Needed to treat) per evitare un evento cardiovascolare nei 5 anni, era di 50. Il NNT5 per i pazienti con rischio di evento cardiovascolare nei 10 anni del 10, 20 e 30% era rispettivamente di 74, 37 e 25. Mentre i valori di NNT5 per la prevenzione secondaria erano tra 12 e 34. Sono sicure? L’uso di statine nei pazienti a basso rischio cardiovascolare è stato criticato e dibattuto, in quanto i benefici non supererebbero i rischi. Comunque il tasso di mortalità generale si è ridotto nella popolazione trattata con statine e senza patologie cardiovascolari pregresse, cosa che indica che i possibili effetti indesiderati mortali sono superati dagli effetti positivi sulle malattie cardiovascolari, sebbene questa evidenza non sia così forte. Le preoccupazioni del passato riguardo al rischio di cancro sono risultate infondate, mentre altri effetti indesiderati non sono registrati in maniera esauriente nelle review sistematiche o nei trial. La miosite è effettivamente collegata all’uso di statine, specie quelle ad alto dosaggio, ma la mialgia no. Le statine sono associate ad un aumentato rischio di sviluppare diabete del tipo 2. Solo due trial di prevenzione primaria hanno registrato l’esito del diabete di tipo 2 con un rischio relativo dell’1.18% (IC 95% 1.01-1.39). Questo risultato è coerente con una più ampia meta-analisi che ha incluso trial di prevenzione primaria e secondaria e ha trovato che trattando 255 pazienti per 4 anni si registra 1 caso di diabete, ma in compenso si evitano almeno 5 eventi cardiovascolari maggiori. Il rischio di ictus emorragico non risulta aumentato dall’uso di statine, in una meta-analisi di trial randomizzati (OR 1.08; IC 95% 0.88-1.32). Dati riguardanti la prevenzione primaria con statine non hanno trovato forte evidenza che le statine siano associate ad aumentato rischio di Parkinson, artrite reumatoide, tromboembolismo venoso, demenza, osteoporosi e hanno confermato l’evidenza dei trial randomizzati che non c’è aumentato rischio di cancro. Trial randomizzati non hanno dimostrato neanche altre possibili conseguenze negative delle statine (come cataratta, depressione e neuropatia periferica), né positive (sulla densità minerale ossea, funzione cognitiva e degenerazione maculare). Secondo gli autori, i pazienti non dovrebbero temere di essere danneggiati in alcun modo dal trattamento preventivo con le statine. Come devono essere assunte le statine? Le linee guida dello statunitense NICE (National Institute for Health and Care Excellence) raccomandano che a tutti i pazienti, prima di cominciare la terapia con statine, siano valutati i fattori di rischio cardiovascolare e studiate le cause secondarie della dislipidemia. I pazienti devono essere informati su ciò che riguarda i fattori di rischio modificabili, prima di iniziare la terapia. La regola corrente del NICE usa una soglia di rischio di malattie cardiovascolari nei 10 anni successivi ≥ 20% per l’uso delle statine. Le nuove linee guida dell’American College of Cardiology /American Heart Association hanno abbassato la soglia del rischio cardiovascolare per 10 anni a 7.5%, per iniziare la terapia con statine. Bisogna, comunque, tener conto delle possibili interazioni con altri farmaci e delle controindicazioni generali, come lo stato di gravidanza, l’allattamento, precedenti reazioni di ipersensibilità alle statine, malattie epatiche o renali, alcolismo. Inoltre, il paziente deve essere informato che l’assunzione di statine non è l’unica strada percorribile e che il rischio cardiovascolare può essere ridotto migliorando lo stile di vita. Shah Ebrahim, Fiona C Taylor, Peter Brindle, Statins for the primary prevention of cardiovascular disease, BMJ, 2014;348:g280 doi: 10.1136/bmj.g280 (Published 27 January 2014). LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g280 - 06/02/2014
- Farmaci e compromissione della capacità di guidare: revisione della letteratura Gli autori hanno condotto una revisione della letteratura al fine di valutare l’associazione tra specifiche classi di farmaci e compromissione della capacità di guidare. La guida rappresenta un’attività importante per la maggior parte degli individui adulti. Alcuni farmaci comunemente prescritti sono stati associati con alterazioni della capacità di guidare, valutata attraverso prestazioni su strada, simulazione di guida, e/o il verificarsi di incidenti automobilistici. Questi eventi possono essere dovuti ad un’influenza da parte dei farmaci sulle le abilità visive, cognitive e/o motorie necessarie per una guida sicura. Ad esempio, i farmaci ad uso oftalmico possono causare visione offuscata o vertigini, alcuni farmaci possono causare tremori, disturbi della coordinazione o miopatie, e altri possono avere effetti sul sistema nervoso centrale, causando sedazione, confusione o vertigini. Metodi Al fine di valutare l’associazione tra specifiche classi di farmaci ed alterazioni della capacità di guidare, gli autori hanno effettuato una revisione della letteratura scientifica attraverso una ricerca sui database MEDLINE ed EMBASE, utilizzando parole-chiave come guidare un’automobile, incidente automobilistico, simulatore di guida e prove su strada. Sono stati considerati articoli pubblicati in lingua inglese dal gennaio 1973 al giugno 2013, che presentassero i risultati di studi con disegno osservazionale o interventistico e includessero almeno 10 partecipanti. Sono stati esclusi studi trasversali e descrizioni di serie di casi o singoli casi. Risultati Questa revisione della letteratura, che ha incluso 30 studi, indica che barbiturici, benzodiazepine, ipnotici, antidepressivi, analgesici oppioidi e FANS, anticonvulsivanti, antipsicotici, antiparkinsoniani, miorilassanti, antistaminici, anticolinergici e ipoglicemizzanti sembrano essere associati ad alterazioni della capacità di guidare. Inoltre, è noto che l’assunzione di alcol possa compromettere la capacità di guida, in particolar modo qualora sia associata ad assunzione di farmaci attivi sul sistema nervoso centrale, potendone esacerbare gli effetti. Conclusioni I farmaci psicotropi e quelli che presentano reazioni avverse a carico del sistema nervoso centrale sono stati associati ad alterazioni nella valutazione delle prestazioni alla guida. È difficile determinare se tale associazione sia in realtà dovuta all’assunzione dei farmaci o alla patologia per cui tali farmaci vengono utilizzati. Indipendentemente da ciò, i medici dovrebbero essere consapevoli del rischio della compromissione della capacità di guidare in caso di assunzione di specifiche classi di farmaci, informare correttamente i propri pazienti, e/o prendere in considerazione alternative più sicure. Hetland A, Carr DB. Medications and Impaired Driving: A Review of the Literature. Ann Pharmacother. 2014 Jan 28. [Epub ahead of print] Link: http://aop.sagepub.com/content/early/2014/01/28/1060028014520882.abstract - 03/02/2014
- AIFA: Nota Informativa Importante sui contraccettivi ormonali combinati L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), comunica i risultati della rivalutazione del profilo rischio-beneficio dei contraccettivi orali combinati (coc). Fonte: AIFA 21 gennaio 2014 Il rischio di tromboembolia venosa (TEV) è stato confermato basso per tutti i coc a basso dosaggio (etinilestradiolo < 50 μg), in particolare per quelli contenenti i progestinici levonorgestrel, noretisterone o norgestimato. Il rischio che si formino trombi è più elevato se c’è familiarità, durante il primo anno di assunzione di un coc, se la donna è sovrappeso, ha più di 35 anni d’età, è fumatrice, ha partorito nelle ultime settimane. I medici devono valutare con attenzione i fattori di rischio individuali delle utilizzatrici, prima di prescrivere un coc. A questo scopo, l’AIFA rende disponibile una tabella di rischio di TEV con i contraccettivi ormonali combinati e una lista di controllo per i prescrittori. Alle donne è indirizzata l’informativa per la donna, che spiega quali sono i principali fattori di rischio e descrive i sintomi, che la donna deve saper riconoscere, in modo da avvisare prontamente il medico. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sui-contraccettivi-ormonali-combinati-21012014 - 30/01/2014
- AIFA: Non ho nulla da perdere a provarlo. Cure “miracolose”: guida per il paziente L’AIFA mette a disposizione del cittadino uno strumento per orientarsi tra le notizie di medicina e riconoscere i trattamenti basati sulle prove scientifiche. Fonte: AIFA 29 gennaio 2014 L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) traduce e adatta la guida inglese I’ve Got Nothing To Lose By Trying It, pubblicata nel 2013 da Sense About Science e la rende disponibile (e scaricabile) sul proprio sito. Si tratta di uno strumento, che vuole aiutare il cittadino a difendersi dai venditori di “farmaci miracolosi”, che commercializzano trattamenti non testati scientificamente, facendo leva sulla disperazione dei malati e dei loro familiari. La guida spiega come si svolgono le sperimentazioni, che possono durare anni e che sono necessarie per valutare sicurezza ed efficacia dei farmaci, a tutela della salute del cittadino. Non ho nulla da perdere suggerisce anche alcune domande, che il cittadino dovrebbe porsi per capire se, dietro certe affermazioni, ci sono prove e, inoltre, come distinguere il buon giornalismo da quello che cerca solo la notizia ad effetto. Conclude con la pagina “Per approfondire. Fonti fidate”, in cui fornisce un elenco di link a siti ai quali accedere per ottenere informazioni attendibili. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-pubblica-guida-i-pazienti-sulle-%E2%80%9Ccure-miracolose%E2%80%9D http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/non_ho_nulla_da_perdere_a_provarlo.pdf - 30/01/2014
- Le riviste mediche dovrebbero smettere di pubblicare le ricerche finanziate dalle industrie farmaceutiche? La rivista inglese British Medical Journal (BMJ) ospita il dibattito su questo tema etico. Intervengono: Richard Smith, direttore di Patients Know Best, Peter Gotzsche, direttore del Nordic Cochrane Centre di Copenhagen e Trish Groves, capo del settore ricerca dello stesso British Medical Journal. Il numero dello scorso 14 gennaio della rivista inglese British Medical Journal (BMJ) apre il dibattito su un tema delicato, dal punto di vista etico: si chiede se sia corretto che le riviste scientifiche pubblichino lavori finanziati dalle case farmaceutiche o se dovrebbero boicottarli, come fanno con le ricerche sponsorizzate dall’industria del tabacco. Intervengono: Richard Smith, direttore di Patients Know Best, Peter Gotzsche, direttore del Nordic Cochrane Centre di Copenhagen e Trish Groves, capo del settore ricerca dello stesso British Medical Journal. Sì – Richard Smith e Peter Gotzsche Smith e Gotzsche sono per il boicottaggio e osservano che BMJ ha deciso di non pubblicare ricerche finanziate dall’industria del tabacco, perché non sono attendibili, dal momento che le industrie finanziano le ricerche con intenti commerciali, non curanti dei possibili danni alla salute del paziente. Queste motivazioni valgono, a loro avviso, anche per quanto riguarda i lavori finanziati dall’industria farmaceutica. Smith e Gotzsche ricordano, inoltre, che i farmaci prescritti sono la terza causa di morte e che ci sono in gioco miliardi di euro, per cui le case farmaceutiche hanno tutto l’interesse a manipolare i risultati delle ricerche. Per esempio, nella codifica degli eventi avversi, ci possono essere ‘crepe’ che possono distorcere i risultati senza lasciare traccia, se non abbiamo accesso ai dati grezzi che sono in possesso della casa farmaceutica. Proseguono ricordando che tre grandi trial, su prasugrel, rosiglitazone e ticagrelor, condotti rispettivamente da Daiichi Sankyo ed Eli Lilly, GlaxoSmithKline e AstraZeneca e pubblicate sul New England Journal of Medicine, si sono rivelati estremamente fuorvianti. Altri fattori di distorsione derivano dalla selezione operata a monte dagli sponsor, perché le case farmaceutiche pubblicano solo i casi favorevoli e ‘seppelliscono’ quelli sfavorevoli, motivo per cui la metà dei trial non vedrà mai la pubblicazione. Osservano, poi, che, mentre i lavori finanziati dall’industria del tabacco sono relativamente rari, i due terzi delle sperimentazioni cliniche pubblicate sulle principali riviste, come The Lancet o il New England Journal of Medicine, sono finanziati dall’industria farmaceutica. Inoltre, le industrie farmaceutiche si servono spesso di ghost writer per promuovere sperimentazioni fuorvianti su pubblicazioni di secondaria importanza e successive review sulle principali riviste. Questa pratica comune, continuano, è una frode scientifica e ai lettori di queste riviste viene fornito un falso profilo rischio-beneficio, del farmaco che sono pesantemente persuasi a prescrivere. Le industrie farmaceutiche spendono, poi, milioni di dollari nell’acquisto degli estratti delle riviste ed usano il nome delle testate per promuovere i loro farmaci. La qual cosa genera grandi profitti, ma anche grandi conflitti d’interesse, per le riviste. Si possono fare diversi esempi, tristemente famosi, di industrie farmaceutiche che hanno promosso i loro prodotti in questo modo, incuranti dei possibili danni alla salute dei pazienti. Smith e Gotzsche ricordano che la Pfizer è stata multata per 430 milioni di dollari per la promozione del gabapentin (Neurontin), per usi non approvati e che gli scienziati della Merck sapevano già nel 1996 che il rofecoxib (Vioxx) può causare trombosi, ma la società ha pubblicato numerosi lavori fuorvianti su riviste quotate, al fine di promuovere sia gli usi approvati che quelli non approvati, talvolta omettendo casi di infarto trai pazienti che assumevano il farmaco. Aggiungono che la letteratura sui FANS (Farmaci anti infiammatori non steroidei) è vasta ed ha una responsabilità nelle morti di centinaia di migliaia di pazienti, molti dei quali non avevano neanche necessità di assumere il farmaco. Un altro atroce esempio è la promozione dell’uso off-label degli anti psicotici, che negli USA sono stati il farmaco più venduto nel 2009. Sono così dannosi, dicono Smith e Gotzsche, che solo uno di essi, l’olanzapina (Zyprexa), ha probabilmente causato 200 000 morti. Smith e Gotzsche suggeriscono di adottare un nuovo modello: il progetto di ricerca dovrebbe cominciare con una review dei lavori precedenti, che evidenzi se una nuova ricerca è veramente necessaria o se è solo pubblicità mascherata da scienza. La review dovrebbe essere messa on-line, in modo che la comunità scientifica possa esprimere il proprio parere; poi, se la nuova ricerca è approvata, anche il protocollo dovrebbe essere messo on-line per avere un analogo commento. Inoltre, il piano di analisi statistica dei dati non dovrebbe essere fatto a posteriori, quando l’industria farmaceutica può avere già valutato parte dei dati a porte chiuse, ma dovrebbe essere messo on-line insieme al protocollo e, quando il trial è concluso, l’intera banca dati dovrebbe essere resa disponibile, perché i dati appartengono alla comunità e non possono essere proprietà delle industrie. Il ruolo delle riviste scientifiche, allora, potrebbe essere quello di pubblicare i risultati di ricerche indipendenti, in modo che chiunque sia messo in grado di trarre le proprie conclusioni. Smith e Gotzsche concludono dicendo che, se tutte le riviste mediche smettessero di pubblicare lavori finanziati da case farmaceutiche, seguendo l’esempio della francese Prescrire, i farmaci non sarebbero più la terza causa di morte, dopo le malattie cardiache ed il cancro. No – Trish Groves (BMJ) Trish Groves spiega la linea adottata da BMJ che è quella di non pubblicare le ricerche finanziate dall’industria del tabacco e, invece, di non bandire a priori qualunque lavoro finanziato dall’industria farmaceutica. Groves osserva che, effettivamente, sia l’industria farmaceutica che quella del tabacco perseguono il profitto, ma che questo è l’unico punto che hanno in comune: perché il tabacco è un prodotto che danneggia la salute, mentre i farmaci hanno come obiettivo il miglioramento della salute del paziente. Groves ricorda che solo 1 nuovo farmaco approvato su 10 fornisce benefici sostanziali al paziente. Le riviste mediche dovrebbero, quindi, mirare a pubblicare ricerche che possano contribuire a migliorare la salute e questo sarebbe un buon risultato. Groves auspica nuove regole di trasparenza che possano essere applicate anche retrospettivamente e spiega che la linea editoriale di BMJ è quella di favorire la pubblicazione di trial negativi che dimostrano che non c’è evidenza di beneficio, di trial di efficacia comparativa e di lavori provenienti dall’iniziativa RIAT (Restoring Invisible and Abandoned Trials). R. Smith, P. C. Gøtzsche, T. Groves, Should journals stop publishing research funded by the drug industry? BMJ 2014;348:g171 LINK: http://www.bmj.com/content/348/bmj.g171 - 28/01/2014
- Prima autorizzazione della FDA per l’utilizzo dei sequenziatori di nuova generazione a scopo clinico La nuova tecnologia permetterà di spostarsi da un approccio di ricerca di mutazioni specifiche all’utilizzo diffuso di piattaforme in grado di analizzare l’intero genoma. In un editoriale pubblicato sul New England Journal of Medicine, Francis Collins e Margaret Hamburg hanno espresso il proprio parere sul fatto che la Food and Drug Administration (FDA) abbia concesso per la prima volta l’autorizzazione all’utilizzo dei sequenziatori di nuova generazione Illumina MiSeqDx per lo sviluppo di test basati sul genoma da utilizzare in un setting clinico. Il sequenziamento del primo genoma umano, completato nel 2003, aveva richiesto dieci anni di lavoro e centinaia di milioni di dollari, mentre oggi i grandi progressi della tecnologia consentono di sequenziare un intero genoma umano in 24 ore con meno di 5.000 dollari. Oltre all’abbattimento dei costi e dei tempi, i progressi tecnologici hanno comportato un notevole miglioramento dell’accuratezza della metodica. L’autorizzazione dell’FDA comporterà la possibilità per i medici di avere a disposizione informazioni riguardanti un numero elevatissimo di modificazioni genetiche riguardanti i propri pazienti, tramite una piattaforma il cui sviluppo ha richiesto dieci anni ed è partito da un iniziale progetto di ricerca finanziato dal National Institutes of Health (NIH). In oncologia, l’analisi della sequenza genomica di alcuni tipi di tumori ha già aiutato a far luce sulle mutazioni specifiche che contribuiscono alla trasformazione maligna, consentendo l’identificazione di nuovi target terapeutici e aumentando le opportunità di scegliere il trattamento ottimale per ogni paziente. Ad esempio, oggi l’adenocarcinoma del polmone viene classificato in sottotipi con impronte genomiche specifiche, associate a differenti outcome e risposte ai farmaci. Inoltre, un recente lavoro del Cancer Genome Atlas ha dimostrato che il tessuto di origine di un particolare tumore può essere molto meno rilevante ai fini della prognosi e della terapia rispetto al pannello di mutazioni che lo hanno causato. Come risultato, pazienti affetti da tumori per i quali esistono poche opzioni terapeutiche potrebbero trarre sempre maggiori benefici da farmaci inizialmente concepiti per altre forme tumorali che condividono determinate mutazioni. La nuova tecnologia permetterà di spostarsi da un approccio di ricerca di mutazioni specifiche all’utilizzo diffuso di piattaforme in grado di analizzare l’intero genoma. In quest’ottica, aumenterà sempre più l’importanza della farmacogenomica, che utilizza le informazioni genomiche per identificare il giusto farmaco, alla giusta dose, per il singolo paziente. Oltre 120 farmaci approvati dalla FDA presentano già nella propria scheda tecnica informazioni farmacogenomiche che documentano differenze nella risposta al farmaco e, in alcuni casi, raccomandano un test genetico prima della prescrizione (http://www.fda.gov/%20drugs/scienceresearch/researchareas/pharmacogenetics/ucm083378.htm). In futuro, avere a disposizione le informazioni genomiche nel fascicolo sanitario di ogni paziente potrebbe permettere di superare alcuni limiti logistici che hanno fino ad ora ostacolato la realizzazione del pieno potenziale della farmacogenomica. Ciononostante, l’utilità delle informazioni genomiche per la prescrizione di un determinato farmaco dovrà essere documentata da solide evidenze e i test eseguiti dai singoli laboratori mediante i sequenziatori di nuova generazione dovranno superare rigorosi standard di qualità. Inoltre, i medici avranno bisogno di un adeguato supporto per l’interpretazione dei dati genomici e del loro significato per il singolo paziente, che avrà ulteriori strumenti a disposizione per prendere decisioni consapevoli. Collins FS, Hamburg MA., First FDA authorization for next-generation sequencer, N Engl J Med. 2013 Dec 19;369(25):2369-71. doi: 10.1056/NEJMp1314561. Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp1314561 - 28/01/2014
- Statine e funzione cognitiva Da una revisione sistematica non risultano evidenze che le statine possano causare problemi cognitivi. Background: nonostante l’avvertimento dell’americana Food and Drug Administration (FDA) riguardo al deterioramento cognitivo, la relazione tra statine e funzione cognitiva rimane ancora sconosciuta. Obiettivo di questo lavoro è indagare l’effetto delle statine sulla funzione cognitiva. Fonti dei dati: lo studio utilizza i dati di PubMed, Embase e Cochrane Library dall’origine fino all’ottobre 2012 e i database della FDA dal gennaio 1986 al marzo 2012. Metodi: sono stati selezionati studi randomizzati e controllati (RCT) e di coorte, caso-controllo e studi trasversali che valutano la funzione cognitiva di pazienti trattati con statine. Due revisori hanno estratto i dati, un revisore ha valutato il rischio di errore dello studio ed un revisore ha controllato tutte le valutazioni. Risultati: tra gli utilizzatori di statine, non è stato evidenziato alcun aumento dell’incidenza del morbo di Alzheimer, né alcuna differenza nelle prestazioni cognitive legate alla memoria procedurale, attenzione, o velocità motoria. Evidenze di moderata qualità suggeriscono che non ci sia aumento dell’incidenza di demenza o lieve decadimento cognitivo, né altri cambiamenti nelle prestazioni cognitive valutabili con i punteggi complessivi dei test cognitivi o collegate a funzioni esecutive, memoria dichiarativa, velocità di elaborazione, o percezione visiva. L’esame delle banche dati di sorveglianza postmarketing della FDA ha rivelato, per gli eventi avversi cognitivi correlati all’uso di statine, un tasso di segnalazione basso e allineato a quello degli altri farmaci cardiovascolari comunemente prescritti. Va, però, osservato che l’assenza di RCT ben costruiti per la maggior parte degli outcome da misurare ha dato evidenze deboli o moderate. Anche imprecisione, inconsistenza e rischio di distorsioni (bias) limitano il valore dei risultati. Conclusioni: risultano necessari studi più approfonditi per poter trarre conclusioni inequivocabili, riguardo all’effetto delle statine sulla funzione cognitiva. I dati pubblicati non suggeriscono che le statine possano causare problemi cognitivi, comunque la forza delle evidenze disponibili è limitata, in particolare per quanto riguarda le statine ad alto dosaggio. K. Richardson, M. Schoen, B. French, C. A. Umscheid, M. D. Mitchell, S. E. Arnold, P. A. Heidenreich, D. J. Rader, E. M. deGoma, Statins and Cognitive Function: A Systematic Review, Ann Intern Med. 2013;159(10):688-697. doi:10.7326/0003-4819-159-10-201311190-00007 LINK: http://annals.org/article.aspx?articleid=1770674 - 22/01/2014
- Potenziale effetto delle politerapie sul profilo ematologico in pazienti trattati con clozapina Gli autori hanno condotto un’analisi retrospettiva delle cartelle cliniche di pazienti andati incontro a reazioni avverse ematologiche in corso di terapia con clozapina al fine di valutare l’eventuale associazione con l’assunzione di farmaci concomitanti. La clozapina, un antipsicotico atipico efficace nel trattamento della schizofrenia resistente ad altre terapie, è associata al rischio di reazioni avverse ematologiche, tra cui la riduzione del numero dei globuli bianchi e della conta assoluta dei neutrofili. Gli individui che mostrano leucopenia di grado moderato (conta dei leucociti compresa fra 3000/mm3 e 2000/mm3) dopo l’inizio della terapia con clozapina sono ad aumentato rischio di sviluppare agranulocitosi, definita come conta assoluta dei neutrofili inferiore a 500/mm3. Le complicanze dell’agranulocitosi possono essere gravi e comprendono un aumentato rischio di infezioni e un aumento della mortalità. Gli autori hanno valutato i dati relativi a pazienti in terapia con clozapina che hanno manifestato leucopenia o agranulocitosi al fine di verificare se l’assunzione di altri farmaci fosse associata a questo tipo di reazioni avverse. Metodi Gli autori hanno condotto una revisione retrospettiva delle cartelle cliniche di tutti i pazienti afferenti presso un centro psichiatrico statunitense che avessero assunto clozapina nel periodo compreso tra il 1 gennaio 2004 e il 30 giugno 2011. Gli esami di laboratorio di tali pazienti sono stati esaminati per selezionare i casi di leucopenia e agranulocitosi. I casi di reazione avversa ematologica sono stati definiti come riduzione sostanziale dei leucociti o della conta assoluta dei neutrofili, oppure come leucopenia o granulocitopenia lieve o moderata. Gli autori hanno valutato se i pazienti andati incontro alla reazione avversa avessero assunto altri farmaci in qualsiasi momento durante il ricovero. I seguenti sette gruppi di farmaci sono stati scelti per l’analisi dei dati in quanto più frequentemente utilizzati nella popolazione dei pazienti: antistaminici, antinfettivi, farmaci attivi sul sistema nervoso autonomo, farmaci attivi sul sistema cardiovascolare, antipsicotici, vitamine e farmaci attivi sul sistema gastrointestinale. Gli autori hanno calcolato i coefficienti di correlazione di Pearson al fine di identificare l’associazione tra la presenza di reazioni avverse ematologiche e l’assunzione di altri farmaci durante la terapia con clozapina. Risultati E’ stata riscontrata un’associazione statisticamente significativa tra la comparsa di reazioni avverse ematologiche durante il trattamento con clozapina e l’assunzione di farmaci appartenenti alle seguenti classi: antinfettivi (p < 0,01), farmaci attivi sul sistema gastrointestinali (p < 0,01) e farmaci attivi sul sistema nervoso autonomo (p < 0,01). Nel sottogruppo di pazienti in trattamento con un inibitore di pompa protonica o ranitidina in concomitanza con la clozapina, il 96% (24 su 26) ha presentato una reazione avversa ematologica. Conclusioni Farmaci attivi sul sistema nervoso autonomo, antinfettivi, inibitori della pompa protonica e altri farmaci attivi sul sistema gastrointestinale sono risultati associati a reazioni avverse ematologiche quando assunti in associazione con la clozapina. I farmaci appartenenti a queste classi dovrebbero essere prescritti con cautela in caso di pazienti in trattamento con clozapina al fine di evitare rapide riduzioni nella conta assoluta dei neutrofili o nel numero dei leucociti, condizioni che aumentano il rischio di agranulocitosi. Shuman MD, Trigoboff E, Demler TL, Opler LA., Exploring the potential effect of polypharmacy on the hematologic profiles of clozapine patients, J Psychiatr Pract. 2014 Jan;20(1):50-8. Link: http://journals.lww.com/practicalpsychiatry/Abstract/2014/01000/Exploring_the_Potential_Effect_of_Polypharmacy_on.6.aspx - 20/01/2014
- Le pagine del paziente pubblicate su JAMA: i contraccettivi orali Gli autori sintetizzano cosa è utile sapere riguardo alla pillola anticoncezionale Come funzionano i contraccettivi orali? La maggior parte dei contraccettivi orali contiene una combinazione di 2 tipi di ormoni: estrogeni e progestinici. Entrambi questi ormoni sono presenti naturalmente, nell’organismo della donna. Sul mercato, esistono tipologie di pillola con diverse combinazioni ormonali ed anche un tipo, che contiene solo progestinico: la “mini-pillola”. Chi può assumere contraccettivi orali? La condizione più importante che viene richiesta alle donne, che assumono contraccettivi orali è che ricordino di assumerli ogni giorno, approssimativamente, alla stessa ora. I contraccettivi orali non sono un buon metodo di controllo delle nascite se ci si dimentica di prendere la pillola. I contraccettivi orali non dovrebbero essere prescritti a donne di età ≥ 35 anni che siano anche fumatrici, perché sono esposte a maggiori rischi di trombi, o a donne che hanno fattori di rischio concomitanti, come ipertensione sanguigna, malattie cardiache, emicrania, aura, problemi epatici, colesterolo molto alto, una storia pregressa di trombi, infarto o cancro al seno. Come devono essere assunti? I contraccettivi orali sono, solitamente, prescritti per 4 settimane: ogni confezione contiene da 4 a 7 pillole prive di ormone. Le donne hanno il ciclo mestruale, durante la pausa del trattamento ormonale. Tutte le donne che iniziano ad assumere contraccettivi orali dovrebbero, prima, fare un test per assicurarsi di non essere in gravidanza. Nei primi sette giorni di assunzione, per maggiore sicurezza, alla pillola andrebbe affiancato anche un altro metodo contraccettivo, come ad esempio il preservativo. Efficacia Se la pillola è assunta con regolarità, il tasso di gravidanza è dello 0.1% ma nella realtà, tenendo anche conto delle dimenticanze, il tasso sale all’8% per anno. Effetti collaterali Gli effetti collaterali variano in dipendenza della tipologia e dei livelli ormonali della pillola. Comprendono perdite ematiche ed emorragie (che di solito diminuiscono dopo i primi tre mesi di uso), tensione mammaria, coliche e nausea. Alcuni studi hanno mostrato che la pillola anticoncezionale non provoca aumento di peso. I contraccettivi orali possono avere anche effetti benefici, oltre al controllo delle nascite. Possono coadiuvare nel trattamento del ciclo irregolare, abbondante o doloroso, sindrome pre-mestruale, ovaio policistico, acne, utero fibromatoso ed endometriosi. Ulteriori considerazioni È importante sapere che i contraccettivi orali non proteggono dalle malattie sessualmente trasmesse. Va anche tenuto presente che alcuni farmaci, come antibiotici, antiepilettici e antidepressivi, possono modificare l’efficacia della pillola anticoncezionale. D’altra parte, anche l’assunzione della pillola anticoncezionale può interagire con questi farmaci, per cui è importante informare il proprio medico delle terapie concomitanti. Esistono anche altre modalità di controllo delle nascite, un colloquio col proprio medico può fornire tutti i chiarimenti ed i consigli necessari. Per ulteriori informazioni: Centers for Disease Control and Prevention www.cdc.gov/reproductivehealth/unintendedpregnancy/contraception.htm Jill Jin, Oral Contraceptives JAMA. 2014;311(3):321. doi:10.1001/jama.2013.283505 LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1814214 - 16/01/2014
- I trattamenti farmacologici per la cessazione del fumo Uno studio confronta terapia sostitutiva a base di nicotina (TSN), bupropione e vareniclina Lo studio valuta i tre trattamenti di prima linea per la cessazione dell’abitudine al fumo di sigaretta: terapia sostitutiva a base di nicotina (TSN), bupropione e vareniclina e pone la questione clinica di quale sia il più efficace nell’aiutare I fumatori a smettere e mantenere il risultato per almeno 6 mesi e, inoltre, quali reazioni avverse gravi siano associate a ciascuno. Alla TSN è risultato associato un tasso di cessazione dal fumo del 17.6%, al bupropione del 19.1%, alla vareniclina del 27.6%, tutti più alti di quello del placebo (10.6%). Nessuna delle terapie è risultata associata ad aumentato rischio di reazioni avverse gravi. Kate Cahill, Sarah Stevens, Tim Lancaster, Pharmacological Treatments for Smoking Cessation, JAMA. 2014;311(2):193-194. doi:10.1001/jama.2013.283787. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1812940 - 16/01/2014
- AIFA: Sicurezza dei farmaci. Segnali d’allarme per Allopurinolo, Ketorolac e Macrogol Dall’analisi delle sospette ADR registrate nel primo semestre 2013, emergono segnali d’allarme per Allopurinolo, Ketorolac e Macrogol. Sicurezza dei farmaci: gli aggiornamenti della Rete Nazionale di Farmacovigilanza e del PRAC sulle segnalazioni di sospette reazioni avverse Fonte: AIFA 3/1/2014 L’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) ha reso noti i segnali emersi dall’analisi delle sospette reazioni avverse (ADR), inserite nella banca dati della Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF),nel primo semestre 2013. I segnali d’allarme riguardano tre farmaci: Allopurinolo, Ketorolac e Macrogol. L’Allopurinolo è un farmaco utilizzato per il trattamento della gotta. Nel primo semestre del 2013, sono stati segnalati 2 casi di possibile associazione con la rabdomiolisi, 1 era stato segnalato nel 2012 e altri 2 nel 2004, in Italia. Nella banca dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono stati registrati 74 casi. La rabdomiolisi non è menzionata nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto dell’allopurinolo, il segnale è debole, ma la letteratura a riguardo è ancora molto scarsa. Si raccomanda ai medici di informare i pazienti del possibile rischio di danni dell’apparato muscolo-scheletrico, di seguire con particolare attenzione i pazienti con condizioni concomitanti, come l’insufficienza renale e, inoltre, di monitorare i livelli di CPK (creatinfosfochinasi). Il Ketorolac è un Farmaco Antinfiammatorio Non Steroideo (FANS), usato come analgesico, antipiretico ed antiflogistico. Nella RNF sono presenti 874 segnalazioni di reazioni avverse correlate all’utilizzo di questo farmaco, il 45% delle quali gravi. In Italia, dal 2002, il Ministero della Salute ha limitato le indicazioni terapeutiche di questo farmaco al trattamento a breve termine del dolore acuto postoperatorio di grado moderato-severo e al trattamento del dolore da colica renale. Gli eventi avversi segnalati sono conseguenza dell’uso off-label e/o prolungato. Il Macrogol è un lassativo; è stata segnalata una ADR per interazione con la ciclosporina, in una donna trapiantata di rene. Com’è noto, i segnali derivano da dati preliminari, che necessitano di ulteriori osservazioni per poter confermare l’associazione tra l’uso del farmaco e l’evento avverso. Per questo motivo, l’AIFA sollecita gli operatori sanitari ed i cittadini a segnalare ogni sospetta reazione avversa a farmaco. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/sicurezza-dei-farmaci-gli-aggiornamenti-della-rete-nazionale-di-farmacovigilanza-e-del-prac- http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/elenco-dei-segnali - 14/01/2014
- Sospendere i farmaci negli anziani: un approccio evidence-based Una review dei più recenti articoli di letteratura fornisce i criteri da seguire per la sospensione della terapia, al fine di minimizzare i rischi nei pazienti anziani Nell’arco di un quinquennio, un anziano su quattro viene ricoverato per le conseguenze dei farmaci assunti e dal 30 al 55% di questi ricoveri potrebbe essere evitato. Nella popolazione generale, trai pazienti che assumono almeno 5 farmaci, un terzo sviluppa una reazione avversa a farmaco (ADR), il 25% delle quali è evitabile. La review esamina gli studi recenti, basati sull’evidenza, che sostengono la necessità di un approccio proattivo alla de-prescription nei pazienti anziani, i quali sono esposti a maggiori rischi di danno da politerapia. Il lavoro fornisce, inoltre, i criteri per valutare l’utilità dei singoli farmaci e programmarne la de-prescription ed una lista di farmaci associati a sindromi da sospensione, per i quali è necessaria una disassuefazione graduale. A. Cartabellotta, Sospendere i farmaci negli anziani: un approccio evidence-based, Evidence 2013;5(11): e1000062 doi: 10.4470/E1000062 LINK: http://www.evidence.it/articolodettaglio/209/it/413/sospendere-i-farmaci-negli-anziani-un-approccio-evidencebased/articolo - 13/01/2014
- Uso di analgesici e rischio di cancro al rene: una metanalisi di studi epidemiologici Una metanalisi coordinata dai ricercatori della Harvard Medical School di Boston ha individuato un aumento del rischio di cancro del rene con l’impiego di analgesici. Gli analgesici sono i farmaci da banco più comunemente utilizzati in tutto il mondo con alcuni analgesici che hanno evidenziato un effetto protettivo relativamente all’insorgenza di neoplasie. L’evidenza di un aumentato rischio di sviluppare il cancro del rene con l’uso di analgesici è confusa. Utilizzando una meta-analisi di studi epidemiologici osservazionali disponibili, gli autori hanno studiato l’associazione tra uso di analgesici e rischio di insorgenza di cancro del rene. La ricerca è stata condotta sui database MEDLINE ed EMBASE con l’intento di identificare gli studi caso-controllo o di coorte disponibili pubblicati in inglese fino a giugno 2012 per tre categorie di analgesici: acetaminofene, aspirina o altri farmaci antinfiammatori non – steroidei (FANS). Stime di effetto studio specifico sono state raggruppate per calcolare il rischio relativo complessivo (RR) e il suo intervallo di confidenza 95% (CI) utilizzando un modello ad effetti casuali per ciascuna categoria di analgesici considerati. Sono stati identificati 20 studi (14 con paracetamolo, 13 con aspirina e cinque con altri FANS), condotti in sei paesi, che includevano 8.420 casi di cancro del rene. L’uso di paracetamolo e FANS diversi dall’aspirina sono stati associati ad un aumentato rischio di cancro del rene (RR aggregato: 1,28 , IC 95% : 1,15-1,44 e 1,25 , 95 % CI : 1,06-1,46, rispettivamente). Per l’uso di aspirina, non fu identificato nessun rischio complessivo maggiore (RR aggregato: 1,10, IC 95%: 0,95-1,28), fatta eccezione per dati derivanti da studi non statunitensi (cinque studi, RR aggregato: 1.17 , 95% CI : 1,04-1,33). Il rischio era lievemente aumentato per dosi più alte sia di paracetamolo (rischio relativo 1,68, limiti di confidenza al 95% da 1,22 a 2,3) sia di FANS (rischio relativo 1,56, limiti di confidenza al 95% da 1,11 a 2,19) ma non con l’impiego prolungato. In questo ampio studio meta -analisi ad oggi, abbiamo evidenziato che paracetamolo e FANS diversi dall’aspirina sono associati a un rischio significativo di sviluppare il cancro del rene. Ulteriori studi si rendono necessari al fine di chiarire i meccanismi biologici alla base di questi risultati. Choueiri TK, Je Y, Cho E., Analgesic use and the risk of kidney cancer: a meta-analysis of epidemiologic studies, International Journal of Cancer 2014 Link: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/ijc.28093/abstract;jsessionid=82AAB97AF037B770465573CE0EA9B43A.f01t04 - 07/01/2014
- L’influenza della valutazione geriatrica globale sulla terapia farmacologica nei pazienti anziani La valutazione geriatrica multidimensionale dei pazienti ospedalizzati implica l’ottimizzazione del trattamento medico e il miglioramento dell’accuratezza diagnostica, con lo scopo di pianificare in modo coordinato e integrato la terapia farmacologica e il follow-up a lungo termine. Background. La valutazione geriatrica completa dei pazienti ospedalizzati implica l’ottimizzazione dell’assistenza medica ai pazienti e un buon coordinamento tra ospedale e medicina generale è essenziale per la qualità del trattamento farmacologico. Solo pochi studi hanno indagato la prosecuzione della terapia farmacologica nei pazienti dall’ambulatorio all’ospedale e di nuovo all’ambulatorio. Obiettivi. Descrivere le modifiche della terapia farmacologica durante il ricovero in ospedale in un reparto geriatrico e la successiva conferma di questi cambiamenti nelle cure primarie dopo la dimissione. Metodi. E’ stato condotto uno studio osservazionale su registri seguendo longitudinalmente il trattamento farmacologico di 1550 pazienti geriatrici durante la degenza in ospedale, linkando il database di prescrizione delle cure primarie alle cartelle cliniche ospedaliere. I regimi di farmaci per i singoli pazienti sono stati confrontati per tre osservazioni: le cure primarie prima del ricovero, il ricovero in ospedale e le cure primarie dopo il ricovero, stratificando per terapia farmacologica, co-morbilità, funzionalità (attività di vita quotidiana) e follow-up ambulatoriale. Risultati. I pazienti usavano in media 8,2 farmaci prima del ricovero ospedaliero, di cui mediamente 0,9 farmaci per paziente sono stati sospesi o modificati durante l’ospedalizzazione. In media 1,7 nuovi farmaci per paziente sono stati avviati dai medici dell’ospedale. Dopo la dimissione, il 63,9% dei cambiamenti effettuati da medici ospedalieri venivano proseguiti nelle cure primarie. Dei nuovi farmaci avviati in ospedale, il 42,7% venivano continuati nelle cure primarie. Conclusioni. Durante il ricovero in ospedale è stata modificata o interrotta una proporzione relativamente piccola delle terapie farmacologiche, mentre il numero medio di farmaci è aumentato. Di questi cambiamenti, i due terzi sono proseguiti nelle cure primarie e meno della metà dei nuovi farmaci avviati sono stati confermati dopo la dimissione. Due Larsen M, Rosholm JU, Hallas J, et al.”The Influence of Comprehensive Geriatric Assessment on Drug “Therapy in Elderly Patient. Eur J Clin Pharmacol, 2013 Link: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs00228-013-1601-x - 07/01/2014
- La Farmacogenetica ha un ruolo nel dosaggio degli antagonisti della vitamina K? Un editoriale del “New England Journal of medicine” valuta tre lavori clinici randomizzati sul possibile ruolo della genetica nel dosaggio degli anticoagulanti e conclude che il rapporto costo/beneficio è ancora troppo elevato. La vitamina K svolge un ruolo unico nella biologia umana, come cofattore per la sintesi dell’acido γ-carbossiglutammico. Questo aminoacido è un componente di almeno 14 proteine: 4 della coagulazione del sangue (fattore IX, fattore VII, fattore X e protrombina) e 2 regolatrici (proteina C e proteina S) ed è fondamentale per la funzione fisiologica di queste proteine. Gli esseri umani non sintetizzano la vitamina K, ma la introducono con la dieta. Il ciclo della vitamina K può essere interrotto e prodotto uno stato di deficienza della vitamina K attraverso l’inibizione dell’enzima VKOR (vitamina K epossido-reduttasi) per mezzo degli inibitori della vitamina K, tra cui il warfarin. L’obiettivo della terapia è mantenere l’INR (International Normalized Ratio) nell’intervallo terapeutico, dal momento che i pazienti con livelli inferiori sono a rischio di trombosi e i pazienti con livelli superiori sono esposti a rischio di emorragia. Il warfarin si lega all’albumina e solo il 3% è libero e farmacologicamente attivo. Alcuni medicinali possono interagire con il warfarin, altri fattori interagenti in grado di modificarne livelli ematici ed effetti sono dieta, sesso, età e peso corporeo; inoltre, il metabolismo degli antagonisti della vitamina K sembra avere basi genetiche. La sfida è comprendere se un approccio di tipo farmacogenetico può portare ad un dosaggio più puntuale e di conseguenza evitare al paziente il rischio di complicanze quali trombosi o emorragia. Il “New England Journal of Medicine” ha recentemente pubblicato tre grandi studi clinici randomizzati, che vagliano quest’ipotesi [Kimmel SE, French B, Kasner SE, et al., A pharmacogenetic versus a clinical algorithm for warfarin dosing, N Engl J Med 2013;369:2283-93; Verhoef TI, Ragia G, de Boer A, et al., A randomized trial of genotype-guided dosing of acenocoumarol and phenprocoumon, N Engl J Med 2013;369:2304-12; Pirmohamed M, Burnside G, Eriksson N, et al., A randomized trial of genotype-guided dosing of warfarin. N Engl J Med 2013;369:2294-303] Questi lavori esaminano l’inizio della terapia con gli antagonisti della vitamina K e misurano la percentuale di tempo in cui il paziente è all’interno dell’intervallo terapeutico, durante la fase iniziale del trattamento e, nonostante le differenze di disegno, i risultati a cui arrivano i tre studi sono simili. Il loro limite è che prendono in considerazione la fase iniziale della terapia anticoagulante (la prima settimana) e non il medio e lungo termine e, quindi, non si pongono l’obiettivo di misurare il tasso delle complicanze trombotiche o emorragiche. In secondo luogo, i tre lavori evidenziano che i test farmacogenetici hanno un’utilità nulla o marginale, tenendo anche conto degli elevati costi di tali test. Aumentare la sicurezza dell’uso degli antagonisti della vitamina K rimane, comunque, un obiettivo importante. Probabilmente, si possono concentrare gli sforzi per migliorare la misurazione dell’INR, nel migliorare la comunicazione tra medico e paziente e nell’uso di algoritmi per mettere a punto il dosaggio, senza riferimento al genotipo; nell’aumentare l’aderenza del paziente alla terapia, eventualmente responsabilizzandolo nel dosaggio e aumentando la diligenza del personale sanitario nel monitoraggio e dosaggio, in riferimento all’INR, vista anche l’alta percentuale di complicanze dovute a questi farmaci anticoagulanti. Bruce Furie, Do Pharmacogenetics Have a Role in the Dosing of Vitamin K Antagonists?, N Engl J Med 2013; 369: 2345-2346 December 12, 2013DOI: 10.1056/NEJMe1313682 LINK: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMe1313682?query=featured_home - 18/12/2013
- Gli ingredienti necessari per interventi efficaci, al fine di migliorare l’aderenza terapeutica Uno studio individua gli elementi necessari per sostenere la compliance dei pazienti alla terapia farmacologica La non aderenza alla prescrizione terapeutica è fenomeno comune e costoso (in media, il 50% dei farmaci per malattie croniche non viene assunto secondo prescrizione) e la responsabilità è da addebitarsi ai pazienti, ai medici, e al Sistema Sanitario nel suo complesso. Poiché il problema della scarsa compliance è spesso multifattoriale, i programmi per migliorare l’aderenza del farmaco devono adottare approcci globali, che spesso coinvolgono strategie di diverso genere. Molte recensioni hanno individuato interventi efficaci nel promuovere l’aderenza, sia generale che specifica, ai farmaci. Sebbene non esistano formule universalmente valide, alcuni fattori sono risultati essenziali per ogni intervento ben progettato, al fine di migliorare la compliance del farmaco: spiegare al paziente il trattamento a cui è sottoposto, fornendo consulenza e spiegazioni, assicurare che esistono strumenti e strategie per aiutare il paziente nell’auto-monitoraggio e aumentare l’accesso ai farmaci a prezzi accessibili. Leah L. Zullig, Eric D. Peterson, Hayden B. Bosworth, Ingredients of Successful Interventions to Improve Medication Adherence JAMA. Published online November 21, 2013. doi:10.1001/jama.2013.282818 Link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1784085 - 17/12/2013
- Politerapia e malnutrizione Una revisione evidenzia i meccanismi, che instaurano un circolo vizioso tra politerapia, polimorbidità e malnutrizione, negli anziani Introduzione: La malnutrizione e la politerapia aumentano con l’età e con la polimorbidità e interagiscono tra loro in base ad una serie di meccanismi. La correlazione tra malnutrizione, polimorbidità ed età è ben nota, ma l’interrelazione di politerapia e malnutrizione è ancora poco studiata. In Europa, i paesi con la più alta presenza di politerapia sono la Repubblica Ceca e la Finlandia, mentre si riscontrano i livelli più bassi di politerapia in Norvegia e nei Paesi Bassi. Risultati: Lo studio descrive il verificarsi, le conseguenze ed il rapporto reciproco di malnutrizione e politerapia; inoltre, sintetizza le più recenti acquisizioni riguardo l’influenza dei farmaci sullo stato nutrizionale . Sommario: L’influenza della politerapia sulla nutrizione è suggerita dall’osservazione che i problemi di malnutrizione si verificano per lo più nei pazienti anziani, e che questi sono più frequentemente soggetti a politerapia. È noto che circa il 65% dei pazienti ospedalizzati ha uno stato nutrizionale peggiore dei loro coetanei sani. A sua volta, il peggioramento dello stato nutrizionale influenza negativamente il processo di guarigione. Zadak Z, Hyspler R, Ticha A, Vlcek J., Polypharmacy and malnutrition, Curr Opin Clin Nutr Metab Care. 2013 Jan;16(1):50-5. doi: 10.1097/MCO.0b013e32835b612e. LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23201650 - 17/12/2013
- Topiramato per il trattamento della dipendenza da cocaina Gli autori hanno condotto uno studio clinico randomizzato controllato con placebo per valutare l’efficacia del topiramato nel trattamento della dipendenza da cocaina. Allo stato attuale nessun farmaco è approvato per il trattamento della dipendenza da cocaina. Gli autori hanno ipotizzato che il topiramato, attraverso l’azione antagonista sul recettore del glutammato e sul recettore dell’acido γ-aminobutirrico, determini una doppia modulazione del sistema dopaminergico mesocorticolimbico che potrebbe risultare efficace nel trattamento della dipendenza da cocaina. Metodi Al fine di valutare l’efficacia del topiramato nel trattamento della dipendenza da cocaina, gli autori hanno condotto uno studio controllato con placebo, randomizzato, in doppio cieco, della durata di 12 settimane, su un campione di 142 pazienti adulti dipendenti da cocaina, presso strutture di ricerca clinica, nel periodo compreso tra il 22 novembre 2005 e 25 luglio 2011. I pazienti sono stati randomizzati al gruppo topiramato (n = 71) o placebo (n = 71) con titolazione della posologia in 6-12 settimane a partire da 50 mg/die fino alla dose di mantenimento di riferimento di 300 mg/die, in associazione con la psicoterapia cognitivo-comportamentale a frequenza settimanale. Come misura di outcome primario di efficacia è stata considerata la differenza rispetto al basale nella percentuale di giorni alla settimana di astinenza da cocaina nel periodo compreso tra le settimane 6 e 12. Al fine di tener conto dei dati mancanti, gli autori hanno condotto un’analisi di sensibilità considerando i casi di uscita dallo studio come ricadute; l’analisi dei dati è stata condotta con e senza l’inserimento dei dati mancanti per uscita dallo studio. Come misura di outcome secondario è stato considerato il numero di settimane in cui l’esame delle urine risultava negativo per cocaina. Come misure di outcome esplorativi sono stati considerati il craving e il funzionamento complessivo valutato dal paziente e dall’osservatore tramite la scala Clinical Global Impression. Risultati Attraverso l’analisi intent-to-treat, relativamente alla percentuale media di giorni alla settimana di astinenza da cocaina nel periodo compreso tra le settimane 6 e 12, è stato osservato un effetto statisticamente significativo del topiramato rispetto al placebo, sia inserendo i dati mancanti (8,9% vs 3,7%; intervallo di confidenza al 95%: 0,2% -10,1%; effect size: 0,35; p = 0,04 ), sia non inserendoli (13,3% vs 5,3%; intervallo di confidenza al 95%: 1,4% -14,6%; effect size: 0,48; p = 0,02). E’ stata osservata una probabilità significativamente più alta di presentare urine negative per cocaina tra i pazienti che hanno ricevuto topiramato rispetto a quelli che hanno ricevuto placebo (16,6% vs 5,8%; odds ratio 3,21; intervallo di confidenza al 95%: 1,24-8,32; p = 0,02), nonché una diminuzione del craving e un miglioramento del funzionamento complessivo (p < 0,05). Conclusioni Il topiramato è risultato più efficace del placebo nel trattamento della dipendenza da cocaina in termini di aumento della percentuale media di giorni alla settimana di astinenza da cocaina e di miglioramento del funzionamento complessivo. Johnson BA, Ait-Daoud N, Wang XQ, Penberthy JK, Javors MA, Seneviratne C, Liu L. Topiramate for the treatment of cocaine addiction: a randomized clinical trial.JAMA Psychiatry. 2013 Dec 1;70(12):1338-46. Link http://archpsyc.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1756816 - 11/12/2013
- Algoritmo farmacogenetico vs algoritmo clinico nel dosaggio del warfarin L’utilità clinica della genotipizzazione dei geni CYP2C9 e VKORC1 nella determinazione del dosaggio iniziale del Warfarin è stata testata da studi osservazionali e trial clinici con risultati controversi Obiettivi: lo studio COAG (Clarification of Optimal Anticoagulation through Genetics) si è posto l’obiettivo di valutare l’utilità dell’aggiunta delle informazioni farmacogenetiche rispetto alle sole informazioni cliniche nell’algoritmo di dosaggio iniziale del warfarin. Disegno dello studio: questo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco con controllo ha confrontato una strategia di dosaggio del warfarin basata su informazioni genetiche (genotipo per CYP2C9*2, CYP2C9*3 e VKORC1) e cliniche con una strategia basata sulle sole informazioni cliniche. Materiali e metodi: 1015 pazienti sono stati randomizzati 1:1 in modo che il dosaggio di warfarin per i primi cinque giorni di terapia fosse stabilito mediante un algoritmo che comprendeva informazioni cliniche e genetiche o solo informazioni cliniche. E’ stata operata una randomizzazione stratificata in base al centro di provenienza dei pazienti e alla razza (nera vs non nera). Dopo i primi cinque giorni, il dosaggio è stato regolato sulla base del rapporto internazionale normalizzato (INR). La genotipizzazione dei geni CYP2C9 e VKORC1 è stata eseguita mediante una tra le due piattaforme approvate dalla FDA GenMark Dx eSensor XT-8 o AutoGenomics INFINITI Analyzer, mentre la validazione è stata eseguita mediante pirosequenziamento o real-time pcr. Come outcome primario è stata scelta la percentuale di tempo nella quale l’INR era nel range terapeutico (2 – 3) dal giorno 4-5 al giorno 28 della terapia. Gli outcome secondari valutati comprendevano INR > 4, emorragia grave o tromboembolismo nelle prime quattro settimane, tempo necessario per raggiungere il primo INR terapeutico, tempo necessario per raggiungere due INR consecutivi terapeutici, tempo intercorso fino alla comparsa di un evento avverso nelle prime quattro settimane. Analisi statistiche: gli outcome primari e secondari sono stati analizzati mediante modelli di regressione. Ulteriori analisi sono state condotte su sottogruppi definiti in base a razza, sesso e numero totale di alleli mutati. Risultati: alla fine della quarta settimana di trattamento, tra i due gruppi non si sono registrate differenze significative nella percentuale media di tempo nel quale l’INR era nel range terapeutico: 45,2% nel gruppo con algoritmo basato sul genotipo e 45,4% nel gruppo con algoritmo basato su informazioni cliniche. La variabile razza ha mostrato di influire in maniera significativa sulla capacità dell’algoritmo di predire l’outcome (p = 0.003): nei pazienti neri, la percentuale media di tempo con INR nel range è stata inferiore nel gruppo con algoritmo basato sul genotipo rispetto al gruppo con algoritmo clinico (35,2% vs 43,5%, p = 0.01). Non si sono registrate differenze significative per gli outcome secondari ma si è evidenziato un trend dei pazienti neri del gruppo con algoritmo basato sul genotipo ad avere INR > 4 e tempi più lunghi per il raggiungimento del primo INR terapeutico. Conclusioni: i risultati di questo studio non supportano l’ipotesi che utilizzare nei primi 5 giorni di terapia con warfarin un algoritmo basato sul genotipo possa migliorare il controllo della coagulazione nelle prime quattro settimane di terapia rispetto a un algoritmo basato sulle sole informazioni cliniche. Kimmel SE, French B, Kasner SE, Johnson JA, Anderson JL, Gage BF, Rosenberg YD, Eby CS, Madigan RA, McBane RB, Abdel-Rahman SZ, Stevens SM, Yale S, Mohler ER 3rd, Fang MC, Shah V, Horenstein RB, Limdi NA, Muldowney JA 3rd, Gujral J, Delafontaine P, Desnick RJ, Ortel TL, Billett HH, Pendleton RC, Geller NL, Halperin JL, Goldhaber SZ, Caldwell MD, Califf RM, Ellenberg JH; the COAG Investigators, A Pharmacogenetic versus a Clinical Algorithm for Warfarin Dosing, N Engl J Med. 2013 Nov 19. [Epub ahead of print] Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1310669 - 11/12/2013
- Efficacia comparativa di esercizio fisico e terapia farmacologica sugli esiti di mortalità: uno studio meta-epidemiologico Uno studio meta-epidemiologico valuta l’efficacia comparativa dell’esercizio fisico rispetto alla terapia farmacologica, per quanto riguarda la mortalità. Obiettivi: Il lavoro si pone l’obiettivo di determinare l’efficacia comparativa dell’esercizio fisico rispetto alla terapia farmacologica, per quanto attiene agli esiti di mortalità. Materiali e metodi: si tratta di una meta-analisi di studi randomizzati e controllati con i risultati mortalità, che confronta l’efficacia dell’esercizio fisico rispetto alla terapia farmacologica, tra di loro o con il controllo (placebo o cura usuale). Fonte dei dati sono i database di revisioni sistematiche Medline e Cochrane, maggio 2013. Principale esito da misurare è la mortalità. Sono stati combinati gli esiti di mortalità derivanti da sperimentazioni sull’efficacia dell’esercizio fisico rispetto a quelli derivanti dalle terapie farmacologiche, utilizzando meta-analisi di rete a effetti casuali. Risultati: Sono state incluse 16 meta-analisi: quattro riguardanti esercizi e 12 farmaci. Includendo altri tre recenti studi sull’efficacia dell’esercizio fisico, la review comprende complessivamente 305 studi randomizzati e controllati con 339.274 partecipanti. Attraverso tutte e quattro le condizioni con evidenza di efficacia dell’esercizio sugli esiti di mortalità (prevenzione secondaria della malattia coronarica, riabilitazione post-ictus, trattamento dello scompenso cardiaco, prevenzione del diabete), 14.716 partecipanti sono stati randomizzati per interventi di attività fisica in 57 sperimentazioni. Nessuna differenza statisticamente rilevabile è risultata evidente tra esercizio fisico e trattamenti farmacologici nella prevenzione secondaria della malattia coronarica e pre-diabete. Gli interventi di attività fisica sono risultati più efficaci del trattamento farmacologico nei pazienti con ictus (odds ratio, esercizio vs anticoagulanti 0.09, intervalli credibili 95% 0,01-0,70 ed esercizio vs antipiastrinici 0,10, 0,01-0,62). I diuretici sono risultati più efficaci dell’esercizio fisico nel caso di insufficienza cardiaca (esercizio vs diuretici 4.11, 1,17-24,76). L’incoerenza tra i confronti diretti e indiretti non era significativa. Conclusioni: Anche se limitata nella quantità, l’evidenza derivante da trial randomizzati su interventi di esercizio suggerisce che l’esercizio fisico e molti trattamenti farmacologici sono spesso potenzialmente simili, per quanto riguarda gli effetti benefici sulla mortalità nella prevenzione secondaria della malattia coronarica, nella riabilitazione dopo l’ictus, nel trattamento dello scompenso cardiaco e nella prevenzione del diabete. Huseyin Naci, John P A Ioannidis, Comparative effectiveness of exercise and drug interventions on mortality outcomes: metaepidemiological study BMJ2013;347:f5577 Link: http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5577 - 09/12/2013
- Studio retrospettivo sull’associazione tra esposizione a psicofarmaci e sindrome maligna da neurolettici Gli autori hanno effettuato una valutazione retrospettiva dell’associazione tra esposizione a psicofarmaci e rischio di sindrome maligna da neurolettici. La sindrome maligna da neurolettici (NMS) è una reazione avversa rara ma potenzialmente letale associata all’uso di antipsicotici. E’ caratterizzata da segni di instabilità autonomica (ipertermia, alterazioni della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e della frequenza respiratoria), tremore, apatia, aumento dei livelli plasmatici ci creatinchinasi e talvolta mioglobinemia con potenziale nefrotossicità. Metodi Gli autori hanno valutato sistematicamente i dati provenienti da cartelle cliniche elettroniche raccolte in un database dei servizi di salute mentale di Londra. Sono stati individuati 67 casi di NMS, che sono stati appaiati individualmente per età, sesso, e diagnosi psichiatrica principale con 254 controlli. I dati relativi a farmaci psicotropi in monoterapia o in associazione, posologia e variazioni della posologia degli antipsicotici nel corso degli ultimi 5 giorni (in caso di antipsicotici assunti per via orale) o 15 giorni (in caso di antipsicotici long acting) sono stati confrontati tra i due gruppi utilizzando modelli di regressione logistica condizionale. Risultati La NMS è stata associata con l’assunzione di un maggior numero di agenti antipsicotici, uso di antipsicotici tipici o aripiprazolo, e più alte dosi medie e dosi massime giornaliere. Un’ulteriore elaborazione dei dati ha mostrato che l’associazione con il tipo di antipsicotico rimane statisticamente significativa anche in seguito alla correzione per posologia, mentre l’associazione con la posologia è ridimensionata in seguito alla correzione per tipo di antipsicotico. Nello specifico, l’uso di aloperidolo, aripiprazolo e flupentixolo depot e l’uso concomitante di benzodiazepine sono risultati associati alla NMS indipendentemente da altri fattori. Anche l’etnia non caucasica è stata associata alla NMS. Conclusioni La NMS è risultata essere principalmente associata con il tipo di antipsicotico e con la politerapia, piuttosto che con la dose totale. La possibile variazione del rischio in base all’etnia richiede ulteriori studi. Su YP, Chang CK, Hayes RD, Harrison S, Lee W, Broadbent M, Taylor D, Stewart R. Retrospective chart review on exposure to psychotropic medications associated with neuroleptic malignant syndrome. Acta Psychiatr Scand. 2013 Nov 15. [Epub ahead of print] Link http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/acps.12222/abstract - 25/11/2013
- L’impatto della durata del trattamento sul tempo di insorgenza delle reazioni avverse a farmaco Uno studio condotto sui dati di Vigibase (il database delle ADR dell’OMS) valuta l’impatto della durata del trattamento sui tempi di insorgenza delle reazioni avverse a farmaco Nell’ambito della farmacovigilanza, la conoscenza dell’intervallo di tempo tra la somministrazione del farmaco e l’insorgenza della reazione avversa (time-to-onset) è importante per valutare il nesso di causalità tra farmaci e sospette reazioni avverse (ADR) e può indicare i meccanismi farmacologici coinvolti. È stato suggerito che il tempo di insorgenza desunto dalle segnalazioni individuali possa essere utilizzato per il rilevamento dei segnali di sicurezza. Tuttavia, va osservato che solo alcune reazioni avverse si verificano durante il trattamento e che quelle che si verificano in seguito hanno meno probabilità di essere segnalate. Obiettivi: Questo studio si pone l’obiettivo di studiare l’impatto della durata del trattamento sull’intervallo di tempo, che intercorre tra la somministrazione del farmaco e l’insorgenza dell’ADR. Materiali e metodi: Lo studio utilizza i dati provenienti dalle segnalazioni di VigiBase, il database globale delle ADR dell’OMS, fino al 5 febbraio 2010. Per esaminare l’effetto della durata del trattamento sul tempo d’insorgenza delle ADR, sono stati selezionati l’angioedema e l’epatite per rappresentare rispettivamente il breve e il lungo periodo di latenza. Il tempo di latenza riportato per ciascuna di queste ADR è stato messo a confronto con gruppi di farmaci, che si prevedeva di utilizzare per breve o lungo termine, rispettivamente. Lo studio ha incluso 2.980 segnalazioni uniche per angioedema e 1.159 per l’epatite. Il tempo medio di insorgenza segnalato per l’angioedema nei trattamenti a breve termine variava 0-1 giorni (mediana 0,5), per l’angioedema nei trattamenti a lungo termine 0-26 giorni (mediana 8), per l’epatite nei trattamenti brevi 4-12 giorni (mediana 7.5) e per l’epatite nei trattamenti a lungo termine 19-73 giorni (mediana 28). I trattamenti a breve termine presentavano un tempo di insorgenza (time-to-onset) segnalato significativamente più breve dei trattamenti a lungo termine. Da notare che il tempo di latenza riferito per l’angioedema per i trattamenti a lungo termine (mediana delle mediane 8 giorni) era molto simile a quello dell’epatite per i trattamenti di breve periodo (mediana delle mediane 7.5 giorni). Conclusioni:La durata prevista del trattamento deve essere presa in considerazione nell’interpretazione dei tempi di latenza segnalati e deve essere messa in conto nello sviluppo del metodo di rilevazione dei segnali e nella valutazione del caso. Ghazaleh Karimi, Kristina Star, G. Niklas Norén, Staffan Hägg, The Impact of Duration of Treatment on Reported Time-to-Onset in Spontaneous Reporting Systems for Pharmacovigilance, Published: Jul 15, 2013, DOI: 10.1371/journal.pone.006893 Link: http://www.plosone.org/article/info:doi/10.1371/journal.pone.0068938 - 25/11/2013
- EMA: I benefici dei Contracettivi Ormonali Combinati continuano a superarne i rischi L’Agenzia Europea dei Medicinali ha completato la rivalutazione dei contraccettivi ormonali combinati (COC). L’Agenzia Europea dei Medicinali ha ora completato la sua rivalutazione dei contraccettivi ormonali combinati (COC), in particolare del rischio di tromboembolia venosa (TEV o coaguli di sangue nelle vene) associato al loro uso. Il Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell’Agenzia Europea dei medicinali ha concluso che i benefici dei COC nel prevenire gravidanze indesiderate continuano a superare i loro rischi e che il ben noto rischio di TEV associato all’uso di tutti i COC è basso. La rivalutazione ha rafforzato l’importanza di garantire che siano previste informazioni chiare ed aggiornate per le donne che fanno uso di questi medicinali e per i professionisti sanitari che forniscono consulenza ed assistenza clinica. Informazioni per gli operatori sanitari: · L’ampia rivalutazione europea dei contraccettivi ormonali combinati ha confermato che il rischio noto di trombo embolia venosa (TEV) associato all’uso di tutti i COC a basse dosi (etinilestradiolo<50mcg) · Esistono differenze tra i COC nel loro rischio di TEV a seconda del tipo di progestinico che contengono. I dati attualmente disponibili indicano che i COC contenenti progestinici levonorgestrel, noretisterone o norgestimate hanno il più basso rischio di TEV. · Quando si prescrive un COC, dovrebbe essere prestata un’attenta considerazione ai fattori di rischio individuali in atto nella donna, in particolare quelli per TEV, e la differenza nel rischio di TEV tra i medicinali. I COC sono controindicati se la donna ha uno o più fattori di rischio gravi che la espongano ad alto rischio di formazione di coaguli di sangue. · Non vi è alcuna evidenza di differenze tra COC a basso dosaggio nel loro rischio di trombo embolia arteriosa (TEA). · Poiché i fattori di rischio individuali di una donna cambieranno nel corso del tempo, vi è la necessità di rivalutare periodicamente l’idoneità del suo contraccettivo. · È anche importante aumentare la consapevolezza su segni e sintomi di TEV e TEA quando si prescrive un COC. · Il personale sanitario dovrebbe sempre prendere in considerazione la possibilità di una trombo embolia associata all’uso di COC con una donna che mostra i sintomi sopradescritti. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/contraccettivi%20ormonali%20combinati.pdf - 25/11/2013
- Interazione farmacologica tra claritromicina e calcio antagonisti: danno renale acuto Uno studio retrospettivo di coorte condotto in Canada ha evidenziato un aumento del rischio di ospedalizzazione con danno renale acuto in pazienti anziani in trattamento con calcio antagonisti correlato alla co-prescrizione di claritromicina rispetto ad azitromicina. I Calcio antagonisti sono metabolizzati dagli enzimi del citocromo P450 3A4 ( CYP3A4; EC 1.14.13.97). Le concentrazioni ematiche di questi farmaci possono aumentare fino a livelli tossici, quando l’attività del CYP3A4 viene inibita. La claritromicina è un inibitore del CYP3A4 mentre l’azitromicina non lo è, il confronto tra questi due antibiotici macrolidi può pertanto essere utile per valutare l’insorgenza di interazioni farmacologiche clinicamente rilevanti. Obiettivi: Caratterizzare il rischio di eventi avversi gravi a seguito della co-prescrizione della claritromicina rispetto all’ azitromicina in pazienti anziani che assumono un inibitore dei canali del calcio. Pazienti e Metodi: Si tratta di uno studio retrospettivo di coorte condotto in Ontario, in Canada, dal 2003 al 2012 su pazienti anziani (età media 76 anni) ai quali è stata prescritta di recente la claritromicina (N= 96226) o l’azitromicina (N = 94083) in concomitanza con l’assunzione di un calcio-antagonista (amlodipina, felodipina, nifedipina, diltiazem, verapamil). È stata valutata l’ospedalizzazione con danno renale acuto (outcome primario), l’ospedalizzazione con ipotensione e la mortalità per qualsiasi causa (outcome secondari esaminati separatamente). Tali outcome sono stati valutati entro 30 giorni da una nuova co-prescrizione farmacologica. Risultati: Non sono emerse differenze nelle caratteristiche al basale tra i due gruppi di pazienti trattati con claritromicina o azitromicina. L’Amlodipina è risultato il calcio-antagonista più comunemente prescritto (più del 50 % dei pazienti). La co-prescrizione di claritromicina vs azitromicina con un bloccante dei canali del calcio è risultata associata ad un più alto rischio di ospedalizzazione con danno renale acuto (420 di 96226 pazienti trattati con claritromicina [0,44 %] vs 208 di 94083 pazienti trattati con azitromicina [0,22 %]; aumento del rischio assoluto 0,22% [ IC (Intervallo di confidenza) 95%: 0.16%- 0.27%]; odds ratio [OR ] 1,98 [IC 95% 1,68-2,34 ] ). In un’analisi per sottogruppi, il rischio era più alto con le diidropiridine, in particolare nifedipina (OR 5,33 [IC 95% 3,39-8,38 ]; aumento del rischio assoluto 0,63 % [ IC 95% 0.49 % -0.78 %]). La coprescrizione con claritromicina è stata inoltre associata ad un più alto rischio di ospedalizzazione con ipotensione (111 pazienti su 96 226 trattati con claritromicina [0.12%] contro 68 pazienti su 94 083 trattati con azitromicina [ 0.07 %]; aumento del rischio assoluto 0,04 % [ IC 95% 0.02% -0.07%]; OR 1.60 [ IC 95% 1,18-2,16 ]) e ad un più alto rischio di mortalità per qualsiasi causa (984 pazienti su 96226 trattati con claritromicina [1.02 %] vs 555 pazienti di 94 083 trattati con azitromicina [0,59%]; incremento assoluto del rischio 0,43 % [IC 95% 0.35% -0.51%]; OR 1.74 [IC 95% 1,57-1,93]). Conclusioni: Tra i pazienti anziani che assumono un calcio-antagonista, l’uso concomitante di claritromicina rispetto ad azitromicina è stato associato con un piccolo, ma statisticamente significativo, aumento del rischio di ospedalizzazione con danno renale acuto, in 30 giorni. Questi risultati supportano le attuali avvertenze di sicurezza riguardo l’uso concomitante di inibitori del CYP3A4 con i calcio-antagonisti. Sonja Gandhi, Jamie L Fleet, David G Bailey, Eric McArthur, RonWald, Faisal Rehman, Amit X Garg. Calcium-Channel Blocker–Clarithromycin Drug Interactions and Acute Kidney Injury. Jama Nov 9, 2013 – doi:10.1001/jama.2013.282426 Link: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1769739 - 18/11/2013
- AIFA: Banca Dati dei Farmaci istituzionale Dal 13 novembre 2013 è attiva la prima Banca Dati Ufficiale dei Farmaci in Italia. AIFA: è attiva la prima Banca Dati dei Farmaci istituzionale Fonte: AIFA 13/11/2013 Dal 13 novembre 2013 è attiva la prima Banca Dati Ufficiale dei Farmaci, in Italia: un importante risultato, che si inserisce nel quadro della nuova normativa di farmacovigilanza, che persegue l’obiettivo di una maggiore trasparenza e comunicazione col pubblico. La Banca Dati AIFA permette, infatti, di consultare i Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto ed i Fogli Illustrativi dei farmaci e verrà continuamente aggiornata. Ad oggi, contiene oltre 8.000 documenti approvati dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) o dall’EMA (European Medicines Agency ). La banca dati è accessibile a chiunque voglia avere informazioni aggiornate sui farmaci autorizzati e commercializzati in Italia. La ricerca può avvenire per farmaco, principio attivo ed azienda. Link: https://farmaci.agenziafarmaco.gov.it/bancadatifarmaci/ http://www.agenziafarmaco.gov.it/it http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/aifa-lanciata-la-prima-banca-dati-dei-farmaci-istituzionale - 18/11/2013
- Reazioni cutanee gravi dovute agli inibitori della proteina chinasi Uno studio osservazionale retrospettivo, basato sul database della Farmacovigilanza francese analizza le reazioni avverse (ADR) cutanee gravi, indotte dagli inibitori della proteina chinasi. Obiettivi: Questo lavoro ha lo scopo di descrivere le reazioni avverse (ADR) cutanee gravi indotte dagli inibitori della proteina chinasi, segnalate spontaneamente in Francia, le loro caratteristiche e verificare se erano riportate o meno nella scheda tecnica. Metodi: si tratta di uno studio osservazionale retrospettivo, basato sul database della Farmacovigilanza francese, che seleziona per l’analisi le reazioni cutanee gravi dovute al trattamento con inibitori della proteina chinasi (erlotinib, gefitinib, imatinib, nilotinib, dasatinib, sunitinib, sorafenib, pazopanib, lapatinib, everolimus), verificatesi nell’intervallo di tempo 1.1.2008 – 31.12.2010. Risultati: 94 pazienti hanno manifestato 115 ADR gravi dovute agli inibitori della proteina chinasi assunti per os. Le ADR gravi registrate più di frequente sono risultate rash maculo-papulari (principalmente con imatinib), seguite dalla sindrome mano-piede (perlopiù da sorafenib) e rash papulo-pustolare (perlopiù da erlotinib). I pazienti erano prevalentemente maschi (63%) con un’età media di 62.6 ± 15.4. Nel 73,1% dei casi si è osservata la sospensione del farmaco, dovuta alle reazioni cutanee. Il tempo d insorgenza delle ADR era compreso tra gli 11,5 ed i 58,5 giorni. Sono state osservate ADR gravi non riportate nelle schede tecniche dei prodotti (17,4%), tra le quali ulcere cutanee, vasculiti o porpora dovute a sorafenib o sunitinib e rash da eosinofilia e sintomi sistemici da imatinib. Conclusioni: alcune delle ADR gravi, associate all’uso degli inibitori orali della proteina chinasi sono riportate nelle schede tecniche dei farmaci e descritte in letteratura mentre altre, più rare, non sono riportate. In questo studio, la maggioranza delle ADR gravi sono relative a maschi, nei primi 2 mesi di trattamento e sono la causa della sospensione del trattamento con gli inibitori della proteina chinasi. Faye E, Bondon-Guitton E, Olivier-Abbal P, Montastruc JL, Spontaneous reporting of serious cutaneous reactions with protein kinase inhibitors Eur J Clin Pharmacol.2013 Oct;69(10):1819-26. doi: 10.1007/s00228-013-1532-6. Epub 2013 Jun 9 LINK: http://link.springer.com/article/10.1007/s00228-013-1532-6 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23748749 - 14/11/2013
- Uso della Metoclopramide in gravidanza e rischio di malformazioni congenite e morte fetale L’uso della Metoclopramide in gravidanza non è risultato associato ad un aumentato rischio di malformazioni congenite, aborto spontaneo o morte fetale, secondo uno studio di coorte, condotto in Danimarca tra il 1997 ed il 2011, su 1.222.503 donne in gravidanza. La metoclopramide è un farmaco antiemetico frequentemente utilizzato per il trattamento della nausea e del vomito in gravidanza e considerato sicuro, ma in realtà le informazioni sul rischio di malformazioni specifiche e morte fetale sono carenti. Obiettivo di questo lavoro è valutare la sicurezza dell’uso della metoclopramide in gravidanza. Materiali e metodi: si tratta di uno studio di coorte, basato sui registri, condotto in Danimarca tra il 1997 ed il 2011 su una coorte di 1.222.503 donne in gravidanza; sono state abbinate (rapporto di 1:4) donne esposte alla metoclopramide e donne non esposte, per età, anno del calendario e punteggi di propensione. Il principale esito da misurare erano le malformazioni congenite totali, soprattutto, 20 categorie di malformazione (classificate in base a criteri di gravità), aborto spontaneo e morte fetale. Nelle analisi combinate, è stata utilizzata la regressione logistica per stimare gli odds ratio di prevalenza di malformazioni e la regressione Cox per valutare i tassi di rischio (HRs) di aborto spontaneo. Risultati: su 28.486 donne esposte alla metoclopramide nel primo trimestre, 721 hanno partorito un bambino con una malformazione congenita grave (25.3 casi/1.000 nati, IC 95% 23.5-27.1) rispetto alle 3.024 tra le 113.698 donne non esposte (26.6 casi/1000 nati, IC 95% 25.7-27.5). Non è stata osservata alcuna associazione significativa tra l’uso della metoclopramide e le malformazioni complessive (prevalence odds ratio 0.93, IC 95% 0.86-1.02) o ciascuna delle 20 categorie di malformazioni individuali, per esempio, difetti del tubo neurale, trasposizione dei grossi vasi, difetto del setto ventricolare , difetto del setto interatriale, tetralogia di Fallot, coartazione aortica, labbro leporino, palatoschisi, atresia anorettale riduzione/stenosi e degli arti (il limite superiore dell’Intervallo di Confidenza al 95% è risultato inferiore a 2.0 per 17 delle 20 categorie). La Metoclopramide non è risultata associata ad un aumentato rischio di aborto spontaneo 757 casi [20.0 /1.000; IC 95% 18.5-21.4] per le 37.946 donne esposte alla metoclopramide e 9.414 casi [62.1/1.000; IC 95% 60.9-63.3] tra le 151.661 donne non esposte; HR, 0.35 [IC 95% 0.33-0.38] e nati morti 142 casi [3.5/1000, IC 95% 2.9-4.1] tra le 40.306 donne esposte e 634 casi [3.9/1000, IC 95% 3.6-4.2] tra le 161.098 donne non esposte; HR, 0.90 [IC 95% 0.74-1.08]. Conclusioni: L’uso della Metoclopramide in gravidanza non è risultato associato ad un aumentato rischio di malformazioni congenite in generale, né ad alcuna delle 20 categorie di malformazione, aborto spontaneo o morte fetale. Questi dati di sicurezza possono aiutare nel processo decisionale quando si deve valutare se prescrivere o meno la metoclopramide in gravidanza. Björn Pasternak, Henrik Svanström, Ditte Mølgaard-Nielsen, Mads Melbye, Anders Hviid, Metoclopramide in Pregnancy and Risk of Major Congenital Malformations and Fetal Death JAMA. 2013;310(15):1601-1611. doi:10.1001/jama.2013.278343. Link: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/24129464 - 14/11/2013
- Una sindrome sottodiagnosticata: la Sindrome di Kounis scatenata da amoxicillina/acido clavulanico La sindrome di Kounis (uno speciale tipo di spasmo coronarico di natura allergica con conseguente ischemia miocardica vasospastica o infarto) è incontrata in maniera crescente nella pratica clinica, ma non sempre è riconosciuta. Prendere in considerazione la sindrome è cruciale nei pazienti con spasmo coronarico, per prevenire la sindrome coronarica acuta ricorrente e arresti cardiaci inaspettati. Uno speciale tipo di ischemia miocardica vasospastica o infarto, che è chiamata sindrome di Kounis è incontrata in maniera crescente, nella pratica clinica. Il principale meccanismo patofisiologico è il vasospasmo delle arterie coronariche epicardiche dovuto all’aumento dei mediatori infiammatori che sono rilasciati durante una reazione di ipersensibilità. La causa scatenante può essere costituita da farmaci, agenti chimici, corpi estranei, fattori ambientali o altri fattori che danno il via al rilascio di mediatori infiammatori. Reazioni anafilattiche o anafilattoidi possono rendere la situazione anche più grave. Qui presentiamo il caso di una sindrome di Kounis farmaco-indotta, in un ragazzo di 16 anni al quale era stata erroneamente diagnosticata una miocardite in un altro ospedale. Un maschio di sedici anni, al quale era stata diagnosticata una miocardite in un altro ospedale, tre settimane prima, è stato ricoverato nel nostro reparto per la valutazione del follow-up. Ha dichiarato di non avere una storia di malattie pregresse, uso di droga o fumo. La pressione arteriosa era di 120/80 ed i battiti cardiaci erano 69/min. L’esame obiettivo era nella norma. L’elettrocardiogramma ha evidenziato un’inversione dell’onda T nei tracciati III e aVF. L’ecocardiografia transtoracica ha evidenziato funzioni diastoliche e sistoliche normali, senza allargamento delle camere. D’altro canto si evidenziavano il sopraslivellamento del segmento ST nei tracciati I, II, III, a VF, V5 e V6, che supportavano l’ischemia inferolaterale nell’elettrocardiogramma durante il tipico dolore ischemico al petto, tre settimane prima, nell’altro ospedale. L’angiografia coronarica fatta durante il ricovero ha mostrato arterie coronariche normali; per questo motivo gli è stata diagnosticata una miocardite in quella clinica. A causa del tipico dolore ischemico e dei cambiamenti del segmento ST che corrisponde ad un singolo distretto coronarico, probabilmente l’arteria coronarica destra, in questo paziente, abbiamo preso in considerazione la possibilità di uno spasmo coronarico. Non c’erano altre cause apparenti di spasmo coronarico, come aterosclerosi, fumo, esposizione chimica, uso di energy drink, cocaina o altre sostanze stimolanti. Quindi gli abbiamo chiesto se avesse assunto farmaci prima del dolore al petto. Ha dichiarato di aver assunto, per il mal di gola, 1 g Amoxicillina/Ac. Clavulanico per uso orale, che è piuttosto nota tra i pazienti affetti da sindrome di Kounis. Al paziente è stata diagnosticata la sindrome di Kounis (variante di tipo 1) e gli abbiamo raccomandato di non assumere antibiotici beta-lactamici. Sono stati individuati due tipi della sindrome di Kounis e al nostro paziente è stata diagnosticata la variante di tipo 1, nella quale l’ischemia miocardica o l’infarto insorgono in arterie coronariche normali, a causa dello spasmo delle arterie coronariche; mentre nella sindrome di Kounis di tipo 2 lo spasmo miocardico o la trombosi avvengono in arterie coronariche aterosclerotiche. L’interessamento coronarico in reazioni di ipersensibilità è probabilmente un effetto secondario dell’aumento dei mediatori infiammatori in circolo, principalmente istamine, proteasi come triptasi e chinasi o prodotti del metabolismo dell’acido arachidonico. La mastcellula, che si trova anche nella parete dell’arteria coronarica, svolge un ruolo centrale in questo meccanismo. La degranulazione della mastcellula e l’anafilassi o le reazioni anafilattoidi possono infatti avvenire dopo l’esposizione a farmaco. lo schock anafilattico non accompagna la sindrome di Kounis in tutti i pazienti. Una storia di atopia può aumentare questa probabilità. La sindrome di Kounis è incontrata in maniera crescente nella pratica clinica. Prendere in considerazione tale sindrome è cruciale nei pazienti con spasmo coronarico per prevenire la sindrome coronarica acuta ricorrente e arresti cardiaci inaspettati. Ilhan E, Akbulut T, Gürsürer M., An underdiagnosed syndrome; Kounis syndrome secondary to amoxicillin/clavulanic acid use in a 16 year-old child Int J Cardiol. 2013 Aug 20;167(4):e90-1. doi: 10.1016/j.ijcard.2013.03.158. Epub 2013 Apr 25. PMID: 23623347 [PubMed – in process] LINK: http://www.internationaljournalofcardiology.com/article/S0167-5273(13)00703-1 - 28/10/2013
- Malattie cardiache ischemiche, influenza e vaccinazione contro l’influenza: uno studio caso-controllo prospettico Uno studio caso-controllo prospettico, condotto sui pazienti di un ospedale di Sydney, in Australia, tra il 2008 ed il 2010, si pone l’obiettivo di valutare il contributo dell’influenza alla mortalità totale e come causa scatenante dell’infarto miocardico acuto. Background: Un’abbondante e indiretta evidenza epidemiologica indica che l’influenza contribuisce alla mortalità totale e alle ospedalizzazioni per cause cardiovascolari, con studi che dimostrano un aumento dei tassi di infarto miocardico acuto (IMA) e di morte durante la stagione influenzale. Obiettivi: Studiare se l’influenza è un significativo e non riconosciuto fattore scatenante l’IMA. Materiali e metodi: Uno studio caso-controllo eseguito in un ospedale di Sydney (Australia). Sono stati considerati “casi” i pazienti ricoverati tra il 2008 ed il 2010 con IMA e “controlli” i pazienti ambulatoriali senza IMA nello stesso intervallo di tempo. Outcome primario era la prova di laboratorio dell’influenza, outcome secondario era l’infezione acuta del tratto respiratorio auto-riferita. Risultati: Dei 559 partecipanti, 34/275 (12,4%) casi e 19/284 (6,7%) controlli hanno avuto l’influenza (OR 1.97, 95% CI 1,09-3,54), la metà sono stati vaccinati. Nessuno ha manifestato sintomi influenzali, durante la visita. Dopo la guarigione, l’infezione influenzale non era più un predittore significativo di recente IMA; tuttavia, la vaccinazione influenzale è risultata significativamente protettiva (OR 0,55, 95% CI 0,35-0,85), con una efficacia del vaccino del 45% (95% CI da 15% a 65%). Conclusioni: Una recente infezione influenzale è risultata essere una comorbidità non riconosciuta in quasi il 10% dei pazienti in ospedale. L’influenza non ha predetto l’IMA, la vaccinazione è stata significativamente protettiva, ma sottoutilizzata. Deve essere ulteriormente indagato Il potenziale impatto della vaccinazione antinfluenzale sulla salute della popolazione, in particolare per la fascia di età 50-64 anni, che è a rischio per IMA, ma alla quale non è consigliata la vaccinazione. La politica di vaccinazione deve tener conto dei risultati degli studi epidemiologici ed i cardiologi devono essere avvertiti che non vaccinare contro l’influenza i pazienti affetti da malattia cardiaca ischemica costituisce un’opportunità mancata. C Raina MacIntyre, Anita E Heywood, Pramesh Kovoor, Iman Ridda, Holly Seale, Timothy Tan, Zhanhai Gao, Anthea L Katelaris, Ho Wai Derrick Siu, Vincent Lo, Richard Lindley, Dominic E Dwyer, Ischaemic heart disease, influenza and influenza vaccination: a prospective case control study Heart doi:10.1136/heartjnl-2013-304320 LINK: http://heart.bmj.com/content/early/2013/08/06/heartjnl-2013-304320.full - 28/10/2013
- Fumo di sigaretta durante la gravidanza e disturbo bipolare nei figli Gli autori hanno valutato l’associazione tra fumo di sigaretta in gravidanza e il rischio che i nascituri sviluppino un disturbo bipolare. Il fumo di sigaretta durante la gravidanza è associato a diversi esiti avversi nella prole che possono manifestarsi sia in età infantile che in età adulta. La correlazione tra fumo materno e l’insorgenza di disturbo bipolare nei figli non è stata studiata in modo approfondito. Gli autori hanno esaminato se i soggetti con esposizione intrauterina al fumo materno presentino un aumentato rischio di ammalarsi di disturbo bipolare nel corso della loro vita, tenendo in considerazione potenziali fattori di confondimento legati al fumo materno. Metodi Dalla coorte di neonati delChild Health and Development Study sono stati individuati 79 soggetti affetti da disturbo bipolare, attraverso l’utilizzo di fonti cliniche, database e comunicazioni dirette; tutti i casi sono stati intervistati direttamente e diagnosticati utilizzando criteri del DSM-IV. I soggetti di controllo (n = 654) sono stati appaiati ai casi per data di nascita (± 30 giorni), sesso, appartenenza alla coorte al momento dell’esordio del disturbo, e disponibilità di siero materno archiviato. Risultati Dopo correzione per i potenziali fattori confondenti, i soggetti esposti durante la vita intrauterina al fumo materno hanno mostrato un rischio due volte maggiore di disturbo bipolare (odds ratio = 2,014, intervallo di confidenza al 95% = 1,48-2,53, p = 0,01). L’associazione è stata osservata principalmente con il disturbo bipolare senza caratteristiche psicotiche. Conclusioni L’esposizione prenatale al tabacco sembra essere una delle possibili cause del disturbo bipolare. Tuttavia, è necessario considerare il ruolo di altri fattori ambientali prima di suggerire il nesso di causalità tra esposizione intrauterina al fumo materno e disturbo bipolare. Talati A, Bao Y, Kaufman J, Shen L, Schaefer CA, Brown AS. Maternal smoking during pregnancy and bipolar disorder in offspring. Am J Psychiatry. 2013 Oct 1;170(10):1178-85. Link http://ajp.psychiatryonline.org/article.aspx?articleid=1746572 - 24/10/2013
- AIFA: Nota Informativa Importante su Ketoprofene L’Aifa pubblica una nota informativa al fine di prevenire o ridurre al minimo i possibili rischi di fotosensibilizzazione e di co-sensibilizzazione con l’octocrilene (filtro UV), dovuti all’uso di medicinali contenenti Ketoprofene per uso topico. Fonte: AIFA 8 ottobre 2013 L’AIFA invita medici e farmacisti ad informare i pazienti sul corretto uso dei medicinali contenenti Ketoprofene per uso topico e sulle controindicazioni all’esposizione alla luce solare, a causa del possibile rischio di fotosensibilizzazione. In caso di uso di farmaci a base di Ketoprofene per uso topico, l’AIFA raccomanda di evitare l’esposizione alla luce solare diretta, proteggere la parte trattata con indumenti, lavare accuratamente le mani e di sospendere immediatamente il trattamento, qualora si manifestassero reazioni cutanee. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Ketoprofene_NII.pdf - 10/10/2013
- AIFA: Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia – Anno 2012 L’AIFA pubblica il Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia , relativo al 2012. Fonte: AIFA 4 ottobre 2013 Il rapporto illustra, in primo luogo, il sistema italiano di sorveglianza dei vaccini ed i suoi obiettivi, la nuova legislazione di farmacovigilanza, il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale 2012 – 2014 e lo stato dell’arte dello sviluppo del sistema di vaccinovigilanza. Nel 2012, le segnalazioni sono state 2.555, con un tasso di segnalazione nazionale di 13,5 per 100.000 dosi. Per quanto riguarda la fonte, il 24,9% delle segnalazioni proviene da specialisti, il 18,2% da medici ospedalieri, il 7,7% da farmacisti, il 7,6% da pediatri di libera scelta ed il 5,2% da infermieri. Le reazioni non gravi sono state circa l’86% e quelle gravi il 13% circa. Il Rapporto fornisce anche dati classificati per tipologia di vaccino e dedica una sezione all’analisi dei segnali. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Rapporto_sulla_sorveglianza_postmarketing_dei_vaccin_%20in_Italia_Anno_2012.pdf - 10/10/2013
- Andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in Italia dal 2001 al 2012 L’AIFA ha pubblicato la relazione sull’andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse (ADR) da farmaci e da vaccini, registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) tra il 1 gennaio 2001 e il 31 dicembre 2012. Negli ultimi 4 anni, le segnalazioni sono risultate provenire per il 54,20% da medici ospedalieri, per il 12,40% da farmacisti, l’8,50% da medici di medicina generale, il 7,80% da specialisti, il 3,10% da infermieri e il 3,00% da pazienti. Le ADR sono state analizzate anche con riguardo all’andamento annuale, alla distribuzione regionale, alla gravità, al medicinale, al principio attivo e all’apparato colpito. Nel 2012, le segnalazioni di sospette reazioni avverse sono aumentate del 38%. Il dato può essere in parte dovuto all’entrata in vigore della nuova normativa, che amplia la definizione di ADR, ma è da considerarsi soprattutto il risultato dell’attività di formazione/informazione continua, svolta dai centri regionali di Farmacovigilanza. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Andamento_segnaalzioni_2012.pdf - 03/10/2013
- Rapporto OsMed 2012 L’AIFA ha pubblicato il Rapporto OsMed 2012 sull’uso dei farmaci in Italia L’AIFA ha pubblicato il Rapporto OsMed 2012, arrivato ormai al dodicesimo anno, che costituisce una fonte di primaria importanza per l’analisi dell’appropriatezza prescrittiva ed economica dell’uso dei farmaci in Italia. Nell’ambito dell’attività regolatoria, l’AIFA ha autorizzato la commercializzazione di 772 specialità medicinali ed il primo prodotto di terapia genica. Nel corso del 2012, sono state consumate circa 15 mila diverse confezioni di medicinali, il 60% delle quali rimborsate dal SSN. Sono attivi 53 registri di monitoraggio dei farmaci. Per valutare l’appropriatezza d’uso dei farmaci, il rapporto individua gli indicatori idonei per sintetizzare le scelte prescrittive del medico e le modalità d’utilizzo da parte del paziente. La spesa farmaceutica totale (pubblica e privata) è risultata, nel 2012 pari a 25,5 miliardi di euro, il 76% dei quali a carico del SSN, in media, 430 euro per cittadino. I farmaci cardiovascolari rimangono al primo posto, sia in termini di spesa farmaceutica totale (4.350 milioni di euro) che in termini di consumo (516 DDD/1000 ab die). La prescrizione dei farmaci a brevetto scaduto ha rappresentato, nel 2012, il 62,1% delle dosi e il 37,7% della spesa netta. La spesa e i consumi di farmaci a brevetto scaduto sono aumentati, rispettivamente, del 6,4% e del 10,6%, rispetto al 2011. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/luso-dei-farmaci-italia-rapporto-osmed-2012 - 03/10/2013
- FDA: l’acetaminofene (paracetamolo) può provocare gravi reazioni cutanee La Food and Drug Administration (FDA) ha inserito l’acetaminofene nella lista degli antidolorifici, che possono causare reazioni cutanee potenzialmente mortali. L’Agenzia del Farmaco statunitense (Food and Drug Administration – FDA) ha inserito l’acetaminofene (paracetamolo) nella lista degli antidolorifici che possono scatenare reazioni cutanee, in rari casi, anche mortali. In agosto, la FDA, basandosi su una review della letteratura e sul data-base delle Reazioni Avverse della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA_AERS), ha emesso un avvertimento riguardo all’acetaminofene (http://1.usa.gov/13fvMbR), in quanto il farmaco, che è usato come antidolorifico e antipiretico, può causare la sindrome di Stevens-Johnson (SJS), necrolisi epidermica tossica (TEN) o esantema pustoloso acuto generalizzato (AGEP). Tali condizioni sono potenzialmente letali e possono esordire con sintomi para-influenzali, eruzioni cutanee, pustole o caduta di strati di cute dopo la prima o successive dosi di acetaminofene. Se un paziente manifesta tali sintomi dopo aver assunto l’acetaminofene, deve sospendere immediatamente la terapia e non deve più assumere farmaci contenenti acetaminofene. Queste tre condizioni cutanee sono estremamente rare, ma sono tipicamente farmaco-indotte. In passato, alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), compreso l’ibuprofene e il naprossene, sono stati correlati a gravi reazioni cutanee e i produttori sono stati obbligati ad inserire avvertimenti, nelle etichette. La FDA richiederà anche ai produttori di farmaci a base di acetaminofene di inserire un avvertimento nelle etichette. Una review fatta dalla FDA ha individuato 3 case reports di pazienti, che hanno sviluppato SJS, TEN o AGEP dopo aver assunto acetaminofene e sono guariti, ma hanno manifestato nuovamente i sintomi dopo aver assunto farmaci a base di acetaminofene. La review ha anche identificato diversi casi di reazioni cutanee gravi, in seguito all’assunzione di acetaminofene o nei quali i test di sensibilità hanno suggerito che la reazione fosse dovuta all’acetaminofene. Una ricerca condotta sul data-base delle Reazioni Avverse della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA_AERS) per il periodo 1969 – 2012 ha individuato 91 casi di SJS o TEN e 16 di AGEP, tra persone che avevano assunto acetaminofene, compresi 67 casi di ricovero e 12 decessi. La FDA ritiene che questi eventi avversi siano estremamente rari, sebbene non abbia gli elementi sufficienti per determinare l’incidenza di tali reazioni cutanee. La presenza dell’acetaminofene sia nei farmaci che richiedono prescrizione medica, sia nei farmaci da banco, in taluni casi, può aver condotto inavvertitamente al sovradosaggio. La Acetaminophen Awareness Coalition, un’associazione che rappresenta pazienti, medici e farmacisti, nota che l’acetaminofene è il componente più comune dei farmaci, negli USA, dal momento che è presente in oltre 600 prodotti. Il sito dell’associazione, che è sponsorizzato da molte case farmaceutiche, avverte i pazienti di stare attenti a non superare le dosi consigliate e raccomanda di evitare l’assunzione di prodotti diversi, che contengono acetaminofene (http://knowyourdose.org). Il superamento delle dosi consigliate può portare a danni o insufficienza epatica. La FDA riconosce all’associazione un ruolo consultivo (così come fanno l’American Accademy of Pediatrics e The US Centers for Disease Control and Prevention) e considera la campagna contro il sovradosaggio di acetaminofene come parte integrante delle iniziative per l’uso sicuro del farmaco. Alla luce del nuovo avvertimento riguardo alle reazioni cutanee gravi, la FDA ha chiesto ai medici di avvisare i pazienti dei possibili rischi, perché segnalino le eventuali reazioni cutanee e, in tal caso, interrompano l’assunzione del farmaco. Chiede, inoltre, ai medici di informare i pazienti che l’acetaminofene può essere presente sia in farmaci che richiedono prescrizione, che in farmaci da banco usati comunemente per trattare raffreddore, tosse, allergie, dolore e insonnia. Bridget M. Kuehn, FDA: Acetaminophen May Trigger Serious Skin Problems, JAMA. 2013;310(8):785. doi:10.1001/jama.2013.276938. LINK: http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1733715 - 17/09/2013
- Tremore da Litio: fisiopatologia e trattamento Gli autori hanno condotto una review della letteratura relativamente alla fisiopatologia e al trattamento del tremore in corso di terapia con litio. Il tremore rappresenta una delle più frequenti reazioni avverse in corso di trattamento con litio e talvolta può essere causa di ridotta aderenza alla terapia. Tuttavia, in letteratura sono presenti pochi dati relativi alla fisiopatologia e alla gestione clinica di questa reazione avversa. Metodi Gli autori hanno condotto una review degli articoli presenti su Pubmed e Cochrane Library, fino al 2012. Sono stati esaminati 64 articoli, tra cui 10 review, 3 studiclinici e 12 case reports. Risultati Il tremore da litio è classificato come tremore posturale e sottoclassificato come “esagerato tremore fisiologico”. La diagnosi differenziale include anomalie metaboliche, tremore essenziale, morbo di Parkinson e tossicità da litio. Si ipotizza che il litio possa determinare l’insorgenza del tremore attraverso un effetto sui neuroni serotoninergici del tronco cerebrale. L’assunzione di farmaci concomitanti tra cui dopamino-agonisti, acido valproico, carbamazepina, farmaci serotoninergici, antiaritmici, chemioterapici e immunosoppressori incrementa il rischio di sviluppare il tremore. Inoltre il tremore può essere esacerbato da condizioni di stress psico-fisico, ansia, tireotossicosi, iponatriemia, astinenza da alcol e assunzione di caffeina. Conclusioni In caso di tremore da litio la gestione clinica comprende un’attenta anamnesi, un esame obiettivo ed esami ematici tra cui il dosaggio della litiemia. La farmacoterapia è indicata solo in pazienti che presentano un tremore invalidante, e allo stato attuale le evidenze maggiori sono a supporto dei farmaci beta bloccanti. Baek JH, Kinrys G, Nierenberg AA. Lithium tremor revisited: pathophysiology and treatment, Acta Psychiatr Scand. 2013 Jul 3. [Epub ahead of print] LINK: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/acps.12171/abstract;jsessionid=2238F9CCC911A40D15664866E714635F.d04t02 - 17/09/2013
- Case report: Una donna di 54 anni con dolore addominale, vomito e confusione Riportiamo un caso clinico di intossicazione da metformina pubblicato sul “The New England Journal of Medicine” nel Luglio 2013. Case Report Una donna di 54 anni è stata ricoverata in ospedale per dolori addominali, vomito e confusione. Stava bene fino a tre giorni prima del ricovero, quando ha cominciato a sentirsi male accusando debolezza, brividi e sensazione di calore. La paziente era affetta da DMT-2, ipertensione, nefrolitiasi e malattia renale cronica ed era in trattamento con enalapril, metformina, glimepiride, nimesulide, imipramina, aspirina e ibuprofene. Inoltre, non presentava allergie note e negava l’ abitudine al fumo, alcool o droghe illegali e l’ ingestione di sostanze particolari. I livelli ematici di calcio, trigliceridi, Hb glicata, aptoglobina e la funzionalità epatica erano normali. La pressione arteriosa era di 120/70 mm Hg, la frequenza cardiaca di 52 battiti al minuto, la temperatura di 36,7° C, la frequenza respiratoria di 18 e la saturazione di ossigeno 95%. La paziente era giunta al pronto soccorso con uno stato mentale deteriorato, tachipnoica, angosciata e con un progressivo peggioramento dei sintomi gastrointestinali. Dopo 2 ore dall’arrivo in pronto soccorso presentava tachipnea e sonnolenza marcata e dopo circa 3 ore la temperatura rettale era diminuita a 31,7° C con una PA di 84/43 mmHg. Gli esami di laboratorio mostravano importante leucocitosi con spostamento a sinistra (aumento dei neutrofili immaturi circolanti nel periferico sangue), aumento degli enzimi pancreatici e grave acidosi metabolica con livelli elevati di lattato sierico, iperfosfatemia e insufficienza renale oligurica. La TC addome mostrava edema ed infiammazione del pancreas. Discussione La paziente aveva un elevato rischio di accumulo di metformina, data la sua storia di malattia renale cronica e la pancreatite poteva essere il risultato di una grave acidosi data dall’effetto tossico della metformina. Quest’ ultima infatti è escreta in forma non metabolizzata nelle urine, pertanto una riduzione importante del GFR può comportare l’accumulo di metformina nel plasma, causando acidosi lattica. Inoltre, l’esposizione a molteplici farmaci nefrotossici (aspirina, ibuprofene ed enalapril) contribuisce a determinare un danno renale acuto. La diagnosi di intossicazione da metformina richiede un alto indice di sospetto, la valutazione di risultati clinici e di laboratorio e un’accurata anamnesi farmacologica del paziente. In particolare, il dosaggio della metformina permette di confermare il sospetto diagnostico. La paziente veniva ricoverata in terapia cardiaca intensiva e sottoposta a emofiltrazione continua veno-venosa con un notevole miglioramento dello stato mentale durante le prime 24 ore dal ricovero. Nelle successive 48 ore le anomalie del metabolismo iniziavano a normalizzarsi e la paziente produceva grandi quantità di urina. Successivamente, la paziente era trasferita nel reparto di Medicina generale e la sua ipertensione veniva trattata con un calcio antagonista. La paziente è stata dimessa dall’ospedale una settimana dopo il ricovero e la sua funzione renale era completamente normalizzata. Diagnosi finale Intossicazione da metformina. Kamyar Kalantar-Zadeh, Raul N. Uppot, Kent B. Lewandrowski, Case 23-2013 — A 54-Year-Old Woman with Abdominal Pain, Vomiting, and Confusion, N Engl J Med 2013; 369:374-382July 25, 2013DOI: 10.1056/NEJMcpc1208154 Link: http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMcpc1208154 - 10/09/2013
- Esiti di efficacia e sicurezza di anticoagulanti orali e antiaggreganti piastrinici nella prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso: una review sistematica e metanalisi di confronto di trattamenti multipli Una review sistematica e network metanalisi di studi controllati randomizzati valuta efficacia e sicurezza di diverse terapie anticoagulanti e dell’acido acetilsalicilico nella prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso utilizzando dati di letteratura provenienti da vari database e da singole pubblicazioni. Obiettivi: riassumere e confrontare efficacia e sicurezza di vari anticoagulanti (dabigatran, rivaroxaban, apixaban e antagonisti della vitamina K) e antiaggreganti piastrinici (acido acetilsalicilico) nella prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso. Disegno: review sistematica e network metanalisi. Fonti dei dati:ricerca di dati di letteratura usando Medline (dal 1950 ad oggi), Embase (dal 1980 ad oggi) e il Registro Cochrane di studi controllati usando l’interfaccia OVID. Sono state anche ricercate singolarmente pubblicazioni da riviste di una certa rilevanza. Metodi: studi controllati randomizzati di pazienti che ricevono anticoagulanti, antiaggreganti o placebo o sola osservazione per la prevenzione secondaria di tromboembolismo venoso. Esiti selezionati erano la frequenza di tromboembolismo venoso ricorrente e di emorragie maggiori. Due revisori indipendenti hanno estratto i dati in moduli standardizzati. Risultati:12 articoli rispondevano ai criteri di inclusione, con 11999 pazienti valutati per l’efficacia e 12167 per la sicurezza. Tutti i trattamenti hanno ridotto il rischio di tromboembolismo venoso ricorrente. Confrontati con il placebo o la sola osservazione, gli antagonisti della vitamina K ad una dose standard secondo PT INR (target INR 2.0-3.0) hanno mostrato la più alta differenza di rischio (odds ratio 0.07; 95% intervallo di confidenza 0.03-0.15) e l’acido acetilsalicilico ha mostrato la più bassa differenza di rischio (0.65; 0.39-1.03). Il rischio di emorragie maggiori era più alto con una dose standard secondo PT INR di antagonisti della vitamina K (5.24; 1.78-18.25) che con placebo o la sola osservazione. Tromboembolismo venoso ricorrente fatale ed emorragia fatale sono state rare. Dati per sottogruppi dettagliati e per singolo paziente non erano disponibili. Conclusioni: tutti gli anticoagulanti orali e gli antiaggreganti piastrinici esaminati in quest’analisi erano associati con una ridotta ricorrenza di tromboembolismo venoso confrontati col placebo o con la sola osservazione, sebbene l’acido acetilsalicilico fosse associato con la minore riduzione del rischio. Gli antagonisti della vitamina K somministrati a una dose standard secondo PT INR erano associati con la maggiore riduzione del rischio di tromboembolismo venoso ricorrente ma anche col rischio più elevato di emorragie maggiori. Lana A Castellucci, Chris Cameron, Grégoire Le Gal, Marc A Rodger, Doug Coyle, Philip S Wells, Tammy Clifford, Esteban Gandara, George Wells, Marc Carrier, Efficacy and safety outcomes of oral anticoagulants and antiplatelet drugs in the secondary prevention of venous thromboembolism: systematic review and network meta-analysis BMJ 2013;347:f5133 LINK: http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5133 - 10/09/2013
- L’esposizione alla vareniclina, farmaco per la cessazione del fumo, durante la gravidanza: uno studio di coorte prospettico, condotto in Nuova Zelanda Uno studio di coorte osservazionale prospettico, condotto in Nuova Zelanda su 23.721 pazienti, valuta la frequenza dell’esposizione alla vareniclina delle donne in gravidanza e le conseguenze per la madre ed il bambino. Obiettivi: Questo studio si pone l’obiettivo di investigare l’entità dell’esposizione alla vareniclina durante la gravidanza, nella vita reale, l’uso post-marketing ed il follow-up di tutte le esposizioni in gravidanza, al fine di individuare le conseguenze per la madre e per il bambino. Metodi: Si tratta di uno studio di coorte osservazionale prospettico, condotto in Nuova Zelanda, che usa i metodi di monitoraggio intensivo delle prescrizioni. Utilizzando i dati delle ricette farmaceutiche, è stata individuata una coorte di pazienti, distribuiti in tutta la nazione, ai quali era stata prescritta la vareniclina, in un periodo di quattro anni. Per le donne in età riproduttiva è stato fatto un follow up con questionari specifici, allo scopo di individuare l’esposizione alla vareniclina durante la gravidanza e le conseguenze per la madre ed il bambino. Risultati: Tra il 1° aprile 2007 ed il 31 marzo 2011, la vareniclina è stata prescritta a 23.721 pazienti. I questionari relativi alla gravidanza sono stati spediti a 6.882 donne in età riproduttiva, che rappresentavano il 29% di tutti i pazienti esposti alla vareniclina (54% dei pazienti femmine/ sesso non noto). La frequenza dell’esposizione, fra le donne che avevano restituito un questionario valido, era 23/2739 = 0.84%. Per i 23 casi di gravidanza individuati, l’esposizione alla vareniclina era dal momento del concepimento in 19 casi. La durata dell’esposizione in gravidanza andava da 1 giorno alle 16 settimane. Reazioni avverse sono state identificate in 5 su 17 nati vivi: 1 bambino aveva presentato asfissia neonatale e ricorrenti infezioni toraciche, 1 reflusso gastro-esofageo, ad 1 è stata diagnosticata anchiloglossia e 2 avevano difficoltà di alimentazione. Conclusioni: Questo studio suggerisce che, approssimativamente, l’1% delle donne in età riproduttiva alle quali è prescritta la vareniclina, può essere esposto a questo farmaco in gravidanza. Ciò può comportare una significativa esposizione dei feti, a livello mondiale ed evidenzia la necessità di istituire un registro internazionale per la vareniclina in gravidanza. Harrison-Woolrych M, Paterson H, Tan M.,Exposure to the smoking cessation medicine varenicline during pregnancy: a prospective nationwide cohort study,Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2013 Aug 8. doi: 10.1002/pds.3489. [Epub ahead of print] Intensive Medicines Monitoring Programme, New Zealand Pharmacovigilance Centre, Department of Preventive and Social Medicine, University of Otago Medical School, Dunedin, New Zealand. LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23926076 - 09/09/2013
- Rischio di sviluppare il cancro al colon-retto dopo l’inizio della terapia con orlistat (tetraidrolipostatina) Uno studio di coorte retrospettivo valuta il tasso di rischio di sviluppare il cancro al colon-retto, nella popolazione della Gran Bretagna, utilizzando i dati del UK Clinical Practice Research Datalink (settembre 1998 – dicembre 2008). Obiettivo: Valutare il rischio di insorgenza del cancro al colon-retto, nella popolazione della Gran Bretagna, dopo l’inizio della terapia con orlistat. Disegno: Studio di coorte retrospettivo sui dati del UK Clinical Practice Research Datalink dal settembre 1998 al dicembre 2008. Partecipanti: 33.625 adulti di età ≥ 18 anni, che hanno iniziato il trattamento con orlistat; ogni individuo che aveva iniziato la terapia con orlistat (initiator) è stato abbinato a fino a cinque non-initiator (n=160.347) per età, sesso, indice di massa corporea e tempo di calendario. Esiti (outcome): Associazioni tra inizio della terapia con orlistat e rischio di sviluppare cancro colon-rettale, valutate mediante il calcolo dei tassi di rischio con modelli di rischio proporzionale propensity score adjusted Cox. Risultati: Su 193.972 pazienti con un’età media di 47 anni (range interquartile 37-57), il 77% erano donne e approssimativamente il 90% erano obese (indice di massa corporea ≥30). Era più probabile che gli initiator avessero una storia pregressa di diabete o ipertensione e avessero assunto farmaci antidiabetici, statine e aspirina, rispetto ai non-initiator. Sono stati individuati 57 casi di cancro colon-rettale fra gli initiator di orlistat e 246 tra i non-initiator, con tempo medio di follow-up, rispettivamente, di 2.96 e 2.86 anni. Il tasso d’incidenza stimato del cancro colon-rettale per 100.000 persone-anno era 53 (Intervallo di Confidenza al 95% da 41 a 69) per gli initiator e 50 (44 – 57) per i non-initiator. L’inizio della terapia con orlistat non era associata ad un tasso di rischio più elevato di sviluppare cancro colon-rettale (tasso di rischio corretto 1.11, Intervallo di Confidenza 95% 0.84-1.47). Questi risultati erano evidenti nella as treated analyses e nei pazienti di età ≥ 50 anni, obesi, o con una storia di diabete. Conclusioni: Questo studio non ha trovato evidenze di un aumentato rischio di cancro colon-rettale, dopo l’inizio della terapia con orlistat. Ha, però, il limite di un tempo relativamente breve di follow-up, quindi non può essere esclusa la possibilità che terapie di lungo periodo con orlistat possano avere effetti negativi sul rischio di cancro colon-rettale. Jin-Liern Hong, Christoph R Meier, Robert S Sandler, Susan S Jick, Til Stürmer, Risk of colorectal cancer after initiation of orlistat: matched cohort study, BMJ 2013;347:f5039 LINK: http://www.bmj.com/content/347/bmj.f5039 - 09/09/2013
- Terapia con triptani ed eventi avversi vascolari gravi: analisi del data-base delle Reazioni Avverse della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA_AERS) Un’analisi quantitativa con tecniche di data-mining, sulla banca dati statunitense delle Reazioni Avverse (FDA-AERS), rileva segnali inaspettati di associazione tra triptani ed eventi cardiovascolari gravi. Obiettivi L’obiettivo di questo lavoro è di indagare il profilo di sicurezza vascolare dei triptani attraverso un’analisi del data-base del Registro delle Reazioni Avverse della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA_AERS), con particolare riguardo alle reazioni avverse gravi e inaspettate. Metodi È stata effettuata un’analisi caso/non-caso sulle segnalazioni di reazioni avverse registrate nel FDA_AERS dal 2004 al 2010: sono state considerate ‘casi’ le segnalazioni con almeno un evento incluso nella classe ‘patologie cardiache’ (cardiac disorder) o ‘patologie vascolari’ (vascular disorders) della terminologia medica internazionale MedDRA, mentre tutte le altre segnalazioni sono state considerate ‘non-casi’. L’uso concomitante di farmaci per il sistema cardiovascolare è stato considerato come un segnale di rischio cardiovascolare ed è stato calcolato l’odds ratio corretto (adj.ROR) con intervalli di confidenza (IC) al 95%. Valori di adj.ROR ˃ 1 sono stati considerati segnali di disproporzionalità. Sono state considerate inaspettate le reazioni avverse non menzionate nel foglio illustrativo. Risultati Su 2.131.688 segnalazioni, 7.808 riguardavano i triptani. I ‘casi’ sono risultati essere 2.593 trai triptani e 665.940 per tutte le altre sostanze. Segnali inaspettati di disproporzionalità sono stati rilevati nei seguenti termini di alto livello della gerarchia MedDRA: ‘cerebrovascular and spinal necrosis and vascular insufficiency’ (necrosi cerebrovascolare e spinale ed insufficienza vascolare): 103 casi di triptano, ‘aneurysms and dissections non-site specific’ (aneurismi e dissezioni non sito specifiche): 15, ‘pregnancy-associated hypertension’ (ipertensione associata a gravidanza): 10, ‘reproductive system necrosis and vascular insufficiency’ (necrosi del sistema riproduttivo e insufficienza vascolare): 3. Discussione L’analisi ha rivelato tre gruppi principali di associazioni inaspettate tra triptani ed eventi cardiovascolari gravi: eventi ischemici cerebrovascolari, aneurismi e dissezioni delle arterie e patologie vascolari legate alla gravidanza (n.d.t. sebbene i triptani siano controindicati in gravidanza). È necessaria una valutazione caso per caso per confermare o smentire la loro plausibilità e dovrebbero essere pianificati studi analitici su larga scala per poter stimare il tasso di rischio. Nel frattempo, i clinici dovrebbero prestare particolare attenzione alla diagnosi di emicrania e alla valutazione del rischio vascolare, prima di prescrivere un triptano e riferire prontamente qualunque reazione avversa inaspettata ai sistemi di farmacovigilanza. Roberto G, Piccinni C, D’Alessandro R, Poluzzi E., Triptans and serious adverse vascular events: Data mining of the FDA Adverse Event Reporting System database, Cephalalgia. 2013 Aug 6. [Epub ahead of print] LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23921799 - 04/09/2013
- Differenze e similarità tra farmaci equivalenti ed originator e benefici economici associati al loro uso. Il caso dell’Irlanda. Una revisione valuta i pro e i contro dell’uso dei farmaci generici e confronta l’esperienza degli Stati Uniti e dell’Unione Europea, con particolare riguardo al caso dell’Irlanda. I generici, o equivalenti, sono farmaci per i quali è scaduta la copertura del brevetto e possono essere prodotti da aziende diverse da quella che li ha inventati. L’uso di equivalenti è andato aumentando negli ultimi anni, in primo luogo in quanto fonte di risparmio per il servizio sanitario. I farmaci equivalenti sono, infatti, dal 20 al 90% meno costosi del loro originator. L’obiettivo degli autori è quello di fornire una descrizione ad alto livello di cosa sono i farmaci equivalenti e in che modo differiscono, dal punto di vista regolatorio e legislativo, dall’originator. Gli autori descrivono la normativa storica e vigente, nei due principali mercati farmaceutici mondiali (USA e UE), come pure similarità e differenze tra originator ed equivalenti e indagano le ragioni delle differenze di costo osservate. L’Irlanda si sta preparando ad introdurre la sostituzione generica ed il prezzo di riferimento. Il presente articolo fa riferimento a tale situazione, come esempio di un Sistema Sanitario Nazionale al momento di un grande cambiamento di politica sanitaria e descrive nello specifico la storia dell’Irlanda, per quanto riguarda l’uso dei farmaci generici e come i cambiamenti proposti possono incidere sul servizio sanitario. Suzanne Dunne, Bill Shannon, Colum Dunne, Walter Cullen, A review of the differences and similarities between generic drugs and their originator counterparts, including economic benefits associated with usage of generic medicines, using Ireland as a case study,BMC Pharmacol Toxicol. 2013 Jan 5;14:1. doi: 10.1186/2050-6511-14-1. LINK: http://www.biomedcentral.com/2050-6511/14/1 - 22/08/2013
- Misure per la sicurezza dei farmaci: vectibix (panitumumab), clopidogrel, citarabina Hospira, erwinase lotto 160G e ketoconazolo per via orale Comunicazioni EMA e AIFA agli operatori sanitari sull’importanza di determinare lo status wild-type di RAS (esoni 2, 3 e 4 di KRAS e NRAS) prima di iniziare il trattamento con vectibix (panitumumab) e per la diagnosi tempestiva di eventuali casi di emofilia acquisita, associata all’uso di clopidogrel. L’AIFA rende note le avvertenze e le istruzioni per l’uso dei medicinali citarabina Hospira ed erwinase e conferma la sospensione dei medicinali a base di ketoconazolo, per uso orale. EMA – AIFA: Nota Informativa Importante su vectibix (panitumumab) Fonte: AIFA 14 agosto 2013 L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) diffondono la seguente nota informativa (che sostituisce la comunicazione relativa allo status di KRAS del Novembre 2011): Prima di iniziare il trattamento con vectibix è richiesta l’evidenza dello status mutazionale wild-type di RAS (esoni 2, 3 e 4 di KRAS e NRAS). Lo status mutazionale di RAS deve essere determinato da un laboratorio con adeguata esperienza che utilizzi un metodo validato. La controindicazione di vectibix in combinazione con chemioterapia contenente oxaliplatino ora include tutti i pazienti con status di RAS mutato o con status di RAS non noto. In pazienti con mutazioni RAS oltre che in KRAS esone 2 che hanno ricevuto vectibix in combinazione con chemioterapia FOLFOX rispetto al solo FOLFOX sono state dimostrate una sopravvivenza libera da progressione (PFS) e una sopravvivenza globale (OS) inferiori. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-vectibix-panitumumab-14082013 EMA – AIFA: Nota Informativa Importante sull’associazione fra clopidogrel ed emofilia acquisita Fonte: AIFA 5 agosto 2013 Dalla prima commercializzazione di clopidogrel, sono state trasmesse a Sanofi o pubblicate in letteratura 11 segnalazioni di emofilia acquisita di tipo A e 1 segnalazione di emofilia acquisita di tipo B, associate al trattamento. Il rapporto rischio/beneficio di clopidogrel per le indicazioni terapeutiche approvate è considerato immutato, dato il numero ridotto di segnalazioni rispetto a oltre 153 milioni di pazienti nel mondo. EMA ed AIFA, comunque, sensibilizzano gli operatori sanitari perché riconoscano tempestivamente l’emofilia acquisita e prendano in considerazione tale ipotesi, in caso di isolato prolungamento del Tempo di Tromboplastina Parziale attivata (aPTT) con o senza emorragia in atto. Qualora venga confermata la diagnosi di emofilia acquisita, il trattamento con clopidogrel deve essere interrotto ed i pazienti devono essere seguiti da specialisti. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sull%E2%80%99associazione-fra-clopidogrel-ed-emofilia-acquisita-05082013 AIFA: Raccomandazione alla sospensione dei medicinali a base di ketoconazolo 200 mg compresse nell’ Unione Europea. Fonte: AIFA 20 agosto 2013 L’AIFA conferma la raccomandazione dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) per la sospensione dei medicinali a base di ketoconazolo 200 mg compresse nell’Unione Europea, per il rischio di tossicità epatica, mentre le formulazioni topiche potranno ancora essere usate. Nessun nuovo paziente deve iniziare la terapia con ketoconazolo orale per il trattamento di infezioni fungine e quelli che sono attualmente sotto terapia devono contattare il medico per la prescrizione di un farmaco alternativo. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-sul-ketoconazolo-orale-20082013 AIFA: Nota Informativa Importante relativa al medicinale erwinase lotto 160G Fonte: AIFA 31 luglio 2013 I flaconi di erwinase appartenenti al lotto 160G* contengono 9.200 unità di Crisantaspase, (anziché 10.000, come quelli degli altri lotti) e sono identificabili grazie all’etichetta applicata sul flacone. Non vi sono differenze per quanto riguarda l’attività specifica dell’enzima. La variazione nel contenuto del flacone deve essere presa in considerazione quando si prepara la dose di erwinase da somministrare al paziente. Un esempio di calcolo del dosaggio è disponibile al seguente link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/DHCP%20Erwinase%20clean.pdf Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito: www.eusapharma.com/Erwinase160 LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-relativa-al-medicinale-erwinase-lotto-160g-31072013 AIFA: Nuove ed importanti informazioni relative all’uso del medicinale citarabina Hospira Fonte: AIFA 20 agosto 2013 L’AIFA raccomanda di conservare il medicinale sotto i 25°C, al riparo dalla luce e di non utilizzare i flaconi, qualora rimanessero cristalli anche dopo aver agitato il prodotto. È possibile contattare la ditta produttrice, Hospira, al Customer Service: fax numero verde 800 97 00 33, per la sostituzione dei flaconi non utilizzabili e, per ulteriori chiarimenti, all’Ufficio Qualità: floriana.miraglia@hospira.com – tel. 347 4810829 – tel. 081 2405956. LINK: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-citarabina-20082013 - 22/08/2013
- Il litio nella prevenzione del suicidio in pazienti affetti da disturbi dell’umore: review sistematica e meta-analisi Gli autori hanno condotto una review sistematica con meta-analisi al fine ci confermare l’efficacia del litio nella prevenzione del comportamento suicidario in pazienti affetti da disturbi dell’umore. Il rischio suicidario nei pazienti affetti da disturbi dell’umore è dieci volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Diversi studi hanno mostrato una riduzione del rischio suicidario in pazienti affetti da disturbi dell’umore in trattamento a lungo termine con litio rispetto al placebo o ad altri farmaci. Metodi: Gli autori hanno condotto una review sistematica con meta-analisi degli studi randomizzati controllati che hanno confrontato il litio con placebo o farmaci attivi relativamente all’effetto sul comportamento suicidario in pazienti affetti da disturbi dell’umore. Al fine di identificare gli studi, gli autori hanno condotto una ricerca utilizzando le seguenti fonti: Medline, Embase, CINAHL, PsycINFO, CENTRAL, registri degli studi clinici, principali libri di testo, siti web di società farmaceutiche che producono il litio o i farmaci di controllo (fino a gennaio 2013). Due revisori hanno valutato gli studi per l’inclusione e hanno estratto i dati. Come misura di out come primario è stato considerato il numero di persone decedute per suicidio, che hanno commesso atti volontari di autolesionismo, e decedute per qualsiasi causa. Risultati: Sono stati inclusi 48 studi controllati randomizzati (per un totale di 6.674 soggetti), in cui il litio è stato confrontato con placebo o con uno dei seguenti farmaci: amitriptilina, carbamazepina, acido valproico, fluoxetina, fluvoxamina, imipramina, lamotrigina, mianserina, maprotilina, nortriptilina, olanzapina, fenelzina, quetiapina ed ormone tiroideo. Il litio è risultato più efficace del placebo nel ridurre il numero dei suicidi (odds ratio: 0,13; intervallo di confidenza al 95%: 0,03 – 0,66) e delle morti per ogni causa (odds ratio: 0,38; intervallo di confidenza al 95%:0,15 – 0,95). Non è stato osservato un chiaro beneficio del litio rispetto al placebo nella prevenzione degli atti intenzionali di autolesionismo (odds ratio: 0,60; intervallo di confidenza al 95%:0,27 – 1,32). Nella depressione unipolare, il litio è risultato associato ad un ridotto rischio suicidario (odds ratio: 0,36; intervallo di confidenza al 95%:0,13 – 0,98) e ad un inferiore numero didecessi (odds ratio: 0,13; intervallo di confidenza al 95%:0,02 – 0,76) rispetto al placebo. Nel confronto tra il litio e ciascun farmaco attivo considerato, è emersa una differenza statisticamente significativa con la carbamazepina relativamente ai comportamenti autolesivi. Complessivamente, è stata riscontrata una tendenza verso una maggiore efficacia del litio rispetto agli altri singoli farmaci attivi. Conclusioni: Il litio è un trattamento efficace nella riduzione del rischio suicidario nei pazienti affetti da disturbi dell’umore. E’ possibile che l’effetto antisuicidario del litio dipenda dalla prevenzione degli episodi del disturbo dell’umore, tuttavia dovrebbero essere presi in considerazione anche meccanismi diversi, tra cui la riduzione dell’aggressività e dell’impulsività. Cipriani A, Hawton K, Stockton S, Geddes JR. Lithium in the prevention of suicide in mood disorders: updatedsystematicreview and meta-analysis. BMJ 2013;346:f3646. Link: http://www.bmj.com/content/346/bmj.f3646 - 19/08/2013
- Inibitori della dipeptidil-peptidasi-4 e rischio cardiovascolare: una meta-analisi di casi clinici randomizzati Una meta-analisi condotta su 70 lavori e 41.959 pazienti suggerisce che la terapia con inibitori della DPP-4 riduca il rischio di patologie cardiovascolari, nei pazienti con diabete di tipo 2. Obiettivi: I dati preliminari di studi randomizzati con risultati metabolici hanno evidenziato che il trattamento con inibitori della dipeptidil-peptidasi-4 (DPP4i) può essere associato ad una ridotta incidenza di eventi cardiovascolari maggiori. La presente meta-analisi ha lo scopo di verificare questo effetto protettivo, raccogliendo tutti i dati disponibili da studi randomizzati. Metodi: È stata effettuatauna ricerca completa di lavori pubblicati e inediti con durata ≥ 24 settimane, che confrontano gli inibitori della DPP-4 con placebo o altri farmaci e che riportano tutti gli eventi cardiovascolari maggiori descritti come reazioni avverse gravi, insieme a morte per ogni causa. È stato calcolato l’odds ratio di Mantel – Haenzel (MH-OR) con modelli di effetto random per eventi cardiovascolari maggiori, infarto miocardico, ictus e mortalità. Quando disponibili, sono stati valutati anche gli effetti sull’emoglobina glicata, il profilo lipidico e la pressione sanguigna ed usati per la stima della modifica del rischio di infarto miocardico, usando il calcolatore di rischio dello Studio Prospettico sul Diabete nel Regno Unito (UKPDS). Risultati: Sono statiraccolti ed inclusi nell’analisi 70 lavori, riguardanti 41.959 pazienti, con un follw-up medio di 44,1 settimane. L’MH-OR (Intervallo di Confidenza 95%) era di 0,71 [0,59; 0,86], 0,64 [0,44; 0,94], 0,77 [0,48; 1,24] e 0,60 [0,41; 0,88], rispettivamente per gli eventi cardiovascolari maggiori, infarto miocardico, ictus e mortalità. Conclusioni:Il trattamento con inibitori della dipeptidil-peptidasi-4 (DPP4i) riduce il rischio di patologie cardiovascolari (in particolare di infarto miocardico) e la mortalità totale, nei pazienti con diabete di tipo 2. La riduzione dell’incidenza di infarto miocardico è maggiore di quanto prevedibile in base ai fattori di rischio convenzionali, cosa che suggerisce che possano entrare in gioco altri meccanismi. Monami, M., Ahrén B., Dicembrini I. and Mannucci E. (2013), Dipeptidyl peptidase-4 inhibitors and cardiovascular risk: a meta-analysis of randomized clinical trials. Diabetes, Obesity and Metabolism, 15: 112–120. doi: 10.1111/dom.12000 LINK: http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/dom.12000/abstract - 08/08/2013
- Farmacovigilanza e biosimilari: considerazioni, necessità e sfide Un bilancio dell’esperienza europea, per quanto riguarda la farmacovigilanza dei biosimilari. Introduzione: I biosimilari sono farmaci biologici che sono altamente simili ai farmaci biologici approvati, nonostante piccole differenze negli eccipienti. Dal 2007 i biosimilari sono stati approvati per l’uso sui pazienti, nell’Unione Europea e in altri paesi. L’esperienza europea fornisce numerose lezioni dal momento che il sistema sanitario degli Stati Uniti si prepara per l’approvazione dei biosimilari. Queste lezioni enfatizzano la necessità di adeguati studi post-marketing per testare l’efficacia e la sicurezza e di un solido sistema di farmacovigilanza, che possa tracciare e seguire in maniera accurata i farmaci biologici, compresi i biosimilari ed i loro prodotti di riferimento, dal paziente al produttore. Aree comprese nello studio: Abbiamo esaminato l’esperienza dell’Unione Europea, per quanto riguarda la farmacovigilanza dei biosimilari e discusso le implicazioni per la farmacovigilanza dei biosimilari negli Stati Uniti. Inoltre, abbiamo esaminato diversi aspetti della farmacovigilanza dei biosimilari, compresi il cohort event monitoring, la tracciabilità, l’intercambiabilità dei biosimilari, lo sviluppo del sistema di farmacovigilanza, il rilevamento delle contraffazioni. Expert Opinion: Possono essere resi disponibili i biosimilari, come farmaci biologici a minor costo, ma prendendo attentamente in considerazione i problemi di sicurezza, efficacia e tracciabilità. Sono necessarie severe procedure di farmacovigilanza e bisogna investigare le potenziali differenze nei segnali di sicurezza tra biosimilari ed i loro prodotti di riferimento. La farmacovigilanza dei biologici dovrebbe includere procedure, che possono essere facilmente adottate prescrivendo ai medici di base di assicurarsi che i dati siano coerenti e i nuovi segnali di sicurezza siano riferiti in maniera appropriata ed assegnati al prodotto esatto. Casadevall N, Edwards IR, Felix T, Graze PR, Litten JB, Strober BE, Warnock DG., Pharmacovigilance and biosimilars: considerations, needs and challenges, Expert Opin Biol Ther. 2013 Jul;13(7):1039-47. doi: 10.1517/14712598.2013.783560. Epub 2013 Mar 26. PMID: 23527621 [PubMed – in process] LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23527621 - 08/08/2013
- Misure per la sicurezza dei farmaci contenenti votrient (pazopanib), codeina, metoclopramide, ketoconazolo e risultati della revisione sulle terapie a base di GLP-1 L’AIFA introduce nuove misure di sicurezza su alcuni farmaci: richiede una maggiore frequenza dei test epatici per i pazienti trattati con votrient (pazopanib) e vieta l’utilizzo degli antidolorifici contenenti codeina per i bambini minori di 12 anni. L’EMA ha concluso la revisione sulle terapie per il diabete a base di GLP-1, raccomanda restrizioni d’uso per i medicinali a base di metoclopramide, e la sospensione delle Autorizzazioni all’Immissione in Commercio del ketoconazolo per uso orale. AIFA: Nota Informativa Importante su votrient (pazopanib) Fonte: AIFA 30 luglio 2013 Sintesi: Pazopanib è un inibitore della chinasi indicato nel trattamento dei pazienti con carcinoma renale avanzato e dei pazienti con sarcoma dei tessuti molli in stato avanzato, trattati in precedenza con chemioterapia. Sono state osservate anomalie della funzionalità epatica, associate all’uso di pazopanib. Al fine di gestire il rischio, pazopanib era stato inizialmente autorizzato con l’obbligo di monitorare la funzionalità epatica almeno una volta ogni 4 settimane durante i primi mesi di trattamento, ma la revisione periodica dei dati di sicurezza degli studi clinici ha evidenziato la necessità di una maggiore frequenza. I test di funzionalità epatica devono, ora, essere effettuati: – prima di iniziare il trattamento con pazopanib – alle settimane 3, 5, 7, e 9 – al 3° e 4° mese e, in seguito, periodicamente In caso si rilevino valori elevati degli enzimi epatici, è consigliata l’interruzione del trattamento. L’AIFA richiama I medici e gli altri operatori sanitari alla segnalazione di qualsiasi reazione avversa seria, che possa essere correlata all’uso di votrient. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-votrient-pazopanib-30072013 AIFA: Divieto di utilizzo degli antidolorifici contenenti codeina per i bambini minori di 12 anni Fonte: AIFA 29 luglio 2013 Sintesi: In seguito alla rivalutazione del rapporto beneficio-rischio effettuata dal PRAC e dal CMDh dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), l’AIFA ha confermato le raccomandazioni del 1° luglio 2013, riguardo l’uso dei farmaci contenenti codeina, ne vieta l’uso per i bambini minori di 12 anni e dispone il ritiro immediato dei farmaci ad uso esclusivo dei bambini al di sotto di tale età. Al seguente link è pubblicato anche l’elenco completo dei farmaci. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/divieto-di-utilizzo-e-ritiro-dei-medicinali-contenenti-codeina-nei-bambini-al-di-sotto-dei-1 EMA: Risultati della revisione sulle terapie per il diabete a base di GLP-1 Fonte: AIFA 26 luglio 2013 Sintesi: Le terapie a base di GLP-1 sono trattamenti efficaci per il diabete di tipo-2 e comprendono due classi di farmaci: agonisti del recettore del peptide-1 glucagone-simile (GLP-1) e inibitori della dipeptilpeptidasi-4 (DPP-4). La revisione di questi medicinali è stata avviata in seguito alla pubblicazione di uno studio, che suggeriva potessero aumentare il rischio di pancreatite (infiammazione del pancreas) e cambiamenti cellulari chiamati metaplasie del dotto pancreatico. A seguito della revisione della pubblicazione e della consultazione di un gruppo di esperti, il Comitato per i Medicinali ad uso Umano (CHMP) ha ritenuto che lo studio avesse dei limiti metodologici e ha concluso che non vi sono cambiamenti nelle evidenze riguardanti i rischi di reazioni avverse a livello del pancreas, associati all’uso di terapie a base di GLP-1. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-sulla-conclusione-dellindagine-sulle-terapie-il-diabete-base-di-glp-1- EMA: Raccomandazione riguardo l’uso dei medicinali a base di metoclopramide, nell’Unione Europea Fonte: AIFA 26 luglio 2013 Sintesi: La metoclopramide è utilizzata per la prevenzione ed il trattamento di nausea e vomito, inclusi quelli derivanti da emicrania e da trattamenti antitumorali. A seguito di una rivalutazione del profilo beneficio-rischio, il Comitato per i Medicinali ad uso Umano (CHMP) ha disposto restrizioni nella dose e nella durata del trattamento con medicinali a base di metoclopramide, per minimizzare il rischio di reazioni avverse neurologiche. Il Comitato ha raccomandato che l’uso sia a breve termine (fino a 5 giorni), ne vieta l’uso nei bambini al di sotto di 1 anno di età e suggerisce che, per quelli di età superiore, sia solo un trattamento di seconda scelta. Ha, inoltre, ridotto la dose massima, per adulti e bambini, a 0,5 mg per kg di peso corporeo al giorno. I medicinali a dosaggio maggiore saranno ritirati dal mercato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-sui-medicinali-base-di-metoclopramide-26072013 EMA: Raccomandazione di sospendere le Autorizzazioni all’Immissione in Commercio del ketoconazolo per uso orale, nell’Unione Europea Fonte: AIFA 26 luglio 2013 Sintesi: Il Comitato per i Medicinali ad uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) raccomanda di ritirare dal commercio il ketoconazolo orale, mentre le formulazioni topiche di ketoconazolo potranno ancora essere usate. La raccomandazione fa seguito ad una revisione europea del profilo rischio-beneficio del farmaco, che è risultato negativo, poiché il beneficio clinico è incerto, mentre il tasso di danno epatico è superiore a quello degli altri antimicotici. I medici non devono più prescrivere ketoconazolo orale ed i pazienti, che sono attualmente sotto trattamento devono rivolgersi al loro medico, senza particolare urgenza, per la scelta di un farmaco alternativo. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-sulla-raccomandazione-di-sospensione-delle-autorizzazioni-allimmission - 05/08/2013
- Quando decidere di sospendere un trattamento farmacologico: la sospensione della prescrizione di medicinali (deprescribing) basata sulle prove d’efficacia, nella popolazione anziana Gli autori riflettono sull’importanza della decisione relativa alla sospensione di un trattamento farmacologico Minimizzare il danno derivante da prescrizioni inappropriate, nella popolazione più anziana, è una delle maggiori e più urgenti preoccupazioni dei moderni sistemi sanitari. Nelle interazioni quotidiane tra medici e pazienti, dovrebbe essere colta l’opportunità di identificare i pazienti ad alto rischio di danno a causa della polifarmacoterapia e valutare nuovamente la loro necessità di farmaci specifici. Per ogni paziente a rischio significativo, dovrebbero essere fatti tentativi di conciliare aspettativa di vita, peso della comorbilità, obiettivi di cura e preferenze dei pazienti con rischi e benefici delle terapie. I farmaci identificati, attraverso questo processo di conciliazione, come apportatori di scarso o nessun beneficio e/o eccessivo rischio di danno dovrebbero essere scelti per la sospensione. Stanno emergendo prove a sostegno di un approccio strutturato alla sospensione del farmaco (deprescribing) e, benché esistano molti ostacoli alla sospensione nella routine, possono anche essere attivate diverse strategie, che aiutano a superarli. Ian A Scott, Leonard C Gray, Jennifer H Martin, Peter I Pillans, Charles A Mitchell, Deciding when to stop: towards evidence-based deprescribing of drugs in older populations, Evidence-Based Medicine Online First, published on November 7, 2012 as 10.1136/eb-2012-100930 Link: http://svmi.web.ve/wh/intertips/TIP-GERIATRIA1.pdf - 01/08/2013
- Ipersensibilità all’allopurinolo: una revisione sistematica di tutti i casi pubblicati (1950 – 2012) Una revisione sistematica della letteratura si pone l’obiettivo di identificare i fattori predisponenti alla reazione avversa Background: L’allopurinolo è la terapia d’elezione per il trattamento della gotta cronica. L’uso dell’allopurinolo è aumentato in seguito alla diffusione crescente della gotta, a livello mondiale. Questo espone un maggior numero di pazienti all’ipersensibilità all’allopurinolo (AH), una rara reazione avversa caratterizzata da uno spettro di reazioni cutanee e manifestazioni sistemiche. Forme gravi di reazione di ipersensibilità sono state associate con alta mortalità. La patofisiologia sottolinea che questa reazione rimane sconosciuta, ma sono stati proposti diversi fattori di rischio. Obiettivo: L’intento di questo studio è di effettuare una revisione di tutti i casi di reazione di ipersensibilità documentati in letteratura, al fine di capire meglio la costellazione di fattori che predispongono a questa reazione, basandosi sulle precedenti review di Lupton e Odom, Singer e Wallace e Arellano e Sacristan. Metodi: La revisione della letteratura è stata condotta su MEDLINE ed EMBASE, per identificare gli articoli rilevanti, pubblicati tra il gennaio 1950 ed il dicembre 2012, senza restrizioni di lingua. Gli articoli che sono stati inclusi descrivevano sia casi di manifestazioni cutanee indotte dall’allopurinolo, che reazioni di ipersensibilità rispondenti ai criteri diagnostici definiti da Singer e Wallace. Risultati: Sono stati identificati 901 pazienti da 320 pubblicazioni. Di questi pazienti, 802 soddisfacevano i criteri di Singer e Wallace (coorte di Singer e Wallace), mentre 99 avevano solo lievi manifestazioni cutanee (coorte non-Singer e Wallace). I dati erano spesso incompleti, di conseguenza i risultati riportati riflettono le frazioni dei sottoinsiemi della coorte dove i dati in questione erano disponibili. Nella coorte totale, il 58% (416/722) erano maschi. La maggioranza (73%; 430/590) dei pazienti erano asiatici. Nefropatie (48%; 182/376) e ipertensione (42%; 160/376) erano le più comuni malattie croniche; di conseguenza, i diuretici (45%; 114/252) e gli antipertensivi (39%; 99/252) erano i trattamenti concomitanti prevalenti. L’allopurinolo era prescritto per le indicazioni approvate (gotta cronica e chemioprofilassi) solo nel 40% dei pazienti (186/464). La dose mediana di allopurinolo era di 300 mg/die (range 10 – 1.000 mg/die)ed era assunta dal 50% dei soggetti (168/338). Non c’era alcuna associazione significativa tra una dose più alta (˃ 300 mg/die) ed aumento del rischio di gravi manifestazioni cutanee [odds ratio (OR) 1.76; Intervallo di Confidenza 95% 0.73 – 4.22; p = 0.23]. Approssimativamente il 90% (489/538) dei pazienti ha sviluppato una reazione di ipersensibilità entro 60 giorni dall’inizio della terapia con allopurinolo. La concentrazione di ossipurinolo (il metabolita attivo dell’allopurinolo) sierico è stata registrata solo in sei pazienti, quattro dei quali avevano livelli all’interno dell’intervallo terapeutico (30 – 100 µmol/L). L’allele HLA-B*5801 era presente nel 99% (166/167) dei pazienti testati, con una maggioranza (147/166) di origine asiatica. Il tasso complessivo di mortalità era del 14% (109/788) con 94 morti dovute a reazioni di ipersensibilità, tutte quante avvenute nella coorte che rispondeva ai criteri di Singer e Wallace. Limiti: Le pubblicazioni incluse in questa review hanno utilizzato differenti range di laboratorio per classificare le manifestazioni non cutanee di reazione di ipersensibilità e questo può aver introdotto alcune variazioni nei casi identificati come reazione di ipersensibilità. La maggior parte degli articoli inclusi in questa analisi consiste in case-report e serie di casi, che non sono riconosciuti come prove della migliore qualità; pertanto questo pone dei limiti alle conclusioni, che possiamo trarre riguardo ai numerosi fattori di rischio, che eravamo interessati a valutare. Conclusioni: I fattori di rischio associati con reazioni di ipersensibilità, come l’uso concomitante di diuretici, nefropatie preesistenti ed inizio recente di terapia con allopurinolo, erano, normalmente, presenti nei pazienti che manifestavano ipersensibilità all’allopurinolo; comunque il loro ruolo nel meccanismo di sensibilizzazione non è stato ancora stabilito. Un chiaro fattore di rischio era la presenza dell’allele HLA-B*5801; questo era rilevante in particolar modo nelle popolazioni asiatiche, dove c’è un più alto tasso diportatori dell’allele. Un’alta dose di allopurinolo, che in precedenza era stata considerata un fattore di rischio, non è stata confermata come tale. La scarsità di case-report e studi ben documentati rende difficile trarre conclusioni più solide o tracciare un profilo preciso dei pazienti a rischio di ipersensibilità all’allopurinolo. I futuri case-report di ipersensibilità all’allopurinolo dovranno essere meglio documentati per contribuire a comprendere i rischi ed i meccanismi, che determinano tale reazione avversa. Sheena N. Ramasamy, Cameron S. Korb-Wells, Diluk R. W. Kannangara, Myles W. H. Smith, Nan Wang, Darren M. Roberts, Garry G. Graham,Kenneth M. Williams, Richard O. Day, Allopurinol Hypersensivity: A Systematic Review of All Published Cases, 1950 – 2012, Drug Safety, July 2013 LINK: http://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs40264-013-0084-0.pdf - 29/07/2013
- L’esposizione del feto agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o la depressione materna possono influire sullo sviluppo del bambino? Uno studio osservazionale prospettico confronta la crescita, nel primo anno di vita, di bambini nati da madri affette da depressione grave durante la gravidanza, trattate o meno con antidepressivi SSRI, rispetto ad un gruppo di controllo. Obiettivi: Questo lavoro si pone lo scopo di confrontare la crescita di bambini nati da donne, che hanno avuto, durante la gravidanza, gravi disordini depressivi non trattati o trattati con inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) rispetto allo sviluppo di bambini nati da donne non depresse, come gruppo di controllo non trattato, nel primo anno di vita. Metodi: In questo studio osservazionale prospettico, le donne sono state valutate alle settimane 20, 30 e 36 di gestazione e le coppie mamma-bambino alle settimane 2, 12, 26 e 52 post-partum. Sono stati definiti tre gruppi distinti di donne, in base all’esposizione durante la gravidanza: 1) né esposizione a SSRI né depressione (N= 97), 2) SSRI (N= 46) e 3) grave depressione senza SSRI (N= 31). Le caratteristiche demografiche e cliniche della madre e le conseguenze per il neonato sono state confrontate attraverso gruppi di esposizione. Ad ogni controllo post-partum, peso del neonato, lunghezza e circonferenza cranica sono stati misurati da un medico o da un assistente che era all’oscuro della condizione di depressione e dell’esposizione a SSRI. Risultati: Entrambe le analisi corrette e non corrette hanno evidenziato che né una grave depressione durante la gravidanza, né l’esposizione a SSRI erano associate in modo significativo a peso, lunghezza o circonferenza cranica del neonato, rispetto alla non esposizione ad entrambi. Inoltre, sono state valutate anche le interazioni di gruppo e l’Indice di Massa Corporea pre-gravidanza e non è stato identificato alcun significativo effetto sinergico. Allo stesso modo, non sono state osservate differenze significative trai gruppi, nel tempo, per peso, lunghezza e circonferenza cranica. Conclusioni: L’esposizione in utero a gravi depressioni o ad antidepressivi SSRI non ha danneggiato la crescita dei bambini, per quanto riguarda peso, lunghezza e circonferenza cranica, nel primo anno di vita. Katherine L. Wisner, Debra L. Bogen, Dorothy Sit, M. Mary McShea, Carolyn Hughes, David Rizzo, Andrea Confer, James Luther, Heather Eng, Stephen W. Wisniewski, Does Fetal Exposure to SSRIs or Maternal Depression Impact Infant Growth?, Am J Psychiatry 2013;170:485-493. 10.1176/appi.ajp.2012.11121873 LINK: http://ajp.psychiatryonline.org/article.aspx?articleID=1669748 - 29/07/2013
- Trattamento con inibitori dell’Enzima di Conversione dell’Angiotensina (ACE) e sviluppo di infezioni del tratto urinario: un’analisi di simmetria delle prescrizioni Un’analisi di simmetria delle prescrizioni ha evidenziato l’aumento del rischio di sviluppare infezioni delle vie urinarie, nei pazienti trattati con ACE-inibitori. Background: Gli inibitori dell’Enzima di Conversione dell’Angiotensina (ACE) sono in grado di ridurre la diuresi, specie quando il trattamento è iniziato per la prima volta. Poiché la clearance batterica del tratto urinario dipende dalla diuresi, si è, quindi, ipotizzato che gli ACE-inibitori possano incrementare il rischio di infezioni del tratto urinario (UTIs). Obiettivi: Obiettivo dello studio è valutare il rischio di infezioni del tratto urinario, associate ad inizio di terapia con ACE-inibitori, nella popolazione generale. Metodi: È stata effettuata un’analisi di simmetria delle prescrizioni col database olandese delle prescrizioni farmaceutiche ‘Inter Action Data Base’ (IADB. nl). Sono stati selezionati dallo IADB tutti i pazienti, che erano nuovi utilizzatori sia di ACE-inibitori che di nitrofurantoina, un antibiotico usato nelle infezioni delle vie urinarie. È stato fissato un arco di tempo relativamente breve tra le due prescrizioni, di 4 settimane al massimo, per limitare l’interferenza della variabile-tempo. Il rapporto di sequenza è stato calcolato dividendo il numero dei pazienti, che hanno iniziato per prima la terapia con ACE-inibitori e poi quella con nitrofurantoina per il numero dei pazienti che hanno iniziato prima la nitrofurantoina e poi gli ACE-inibitori. Sono stati individuati i trend nelle prescrizioni e stimati intervalli di confidenza del 95%, usando gli stessi intervalli di confidenza delle distribuzioni binomiali. Per valutare se la conseguenza è specifica degli ACE-inibitori e accertare se il possibile meccanismo dietro l’aumentato rischio di infezioni delle vie urinarie è connesso al sistema renina-angiotensina-aldosterone, è stato stimato anche il rischio per i beta-bloccanti. Risultati: In totale sono stati selezionati per l’analisi 22.959 nuovi utilizzatori della terapia con ACE-inibitori. Di questi, 161 pazienti avevano iniziato la terapia di ACE-inibitori entro le 4 settimane precedenti o successive l’inizio della terapia con nitrofurantoina. Un totale di 101 (63%) ha cominciato con la terapia di ACE-inibitori, cui era seguito il trattamento di nitrofurantoina; mentre 60 pazienti (37%) avevano cominciato per primo il trattamento con nitrofurantoina, che corrisponde ad un rapporto di sequenza corretto (ASR) significativo, dal punto di vista statistico, di 1.68 (intervallo di confidenza 95% 1.21 – 2.36). Non è stata trovata alcuna associazione tra betabloccanti e trattamento delle infezioni delle vie urinarie (ASR 1.01, 95% CI 0.74 – 1.38). Conclusioni: Una significativa maggioranza dei pazienti ha ricevuto prescrizioni per infezioni delle vie urinarie nel primo mese successivo all’inizio del trattamento con ACE-inibitori. Questa asimmetria della sequenza di prescrizione suggerisce che l’inizio del trattamento con ACE-inibitori aumenti il rischio di sviluppare infezioni delle vie urinarie. Koen B. Pouwels, Sipke T. Visser, H. Jens Bos, Eelko Hak, Angiotensin-Converting Enzyme Inhibitor Treatment and the Development of Urinary Tract Infections: A Prescription Sequence Symmetry Analysis, Drug Safety, ISSN: 0114-5916 (Print) 1179-1942 (Online), July 2013 Link: http://link.springer.com/content/pdf/10.1007%2Fs40264-013-0085-z.pdf - 22/07/2013
- Tollerabilità e danni delle singole statine a confronto: una meta-analisi di 246.955 partecipanti da 135 Randomized Controlled Trials Una meta-analisi di 135 trial e 246.955 pazienti stima il rischio delle singole statine rispetto a controlli placebo e a controlli attivi. Background: Il nostro obiettivo era di valutare i danni comparativi dell’uso di singole statine, con trial sia con controllo-placebo che con controllo-attivo. Metodi e risultati: Sono stati esaminati in maniera sistematica trial randomizzati di valutazione di differenti statine su pazienti con e senza malattia cardiovascolare. Sono state effettuate meta-analisi a effetti random a coppie e network, per quantificare i danni relativi delle singole statine. Sono stati inclusi 55 trial a due bracci controllati con placebo e 80 con due o più bracci con comparatore attivo, comprendenti 246.955 individui. Secondo la meta-analisi a coppie, le statine individuali non erano differenti dal controllo in termini di mialgia, aumento della creatina chinasi, cancro e sospensione del trattamento a causa di reazioni avverse. Le statine, come classe, avevano un rischio significativamente più alto di diabete mellito (odds ratio, 1.09; intervallo di confidenza 95%, 1.02 – 1.16) e incrementi delle transaminasi (odds ratio, 1.51; 95% IC, 1.24 – 1.84), rispetto al controllo. Quando le singole statine sono state confrontate in una network meta–analisi, sono risultate numerose differenze, individuabili statisticamente, a vantaggio della simvastatina e della pravastatina. In base ai confronti dei livelli di dose, le singole statine hanno avuto più alto rischio di interruzione con più alte dosi di atorvastatina e rosuvastatina.Similmente, più alte dosi di atorvasatina, fluvastatina, lovastatina e simvastatina erano associate a più alte probabilità di aumento delle transaminasi. La simvastatina alle sue più alte dosi era associata con aumenti della creatina chinasi(odds ratio, 4.14; 95% intervallo di credibilità, 1.08 – 16.24). Le analisi di meta-regressione corrette per età al basale, livello del colesterolo LDL e anno di pubblicazione non spiegavano l’eterogeneità. Non c’era incongruenza individuabile nella rete. Conclusioni: Le reazioni avverse associate a terapia con statine,come classe, non sono comuni. Le statine non sono associate a rischio di cancro, ma ad un più alto rischio di diabete mellito. Tra le singole statine, la simvastatina e la pravastatina sembrano più sicure e più tollerabili di altre statine. Huseyin Naci, Jasper Brugts, Tony Ades, Comparative Tolerability and Harms of Individual Statins. A Study-Level Network Meta-Analysis of 246955 Participants From 135 Randomized Controlled Trials, Received January 17, 2013. Accepted June 4, 2013. © 2013 American Heart Association, Inc. LINK: http://circoutcomes.ahajournals.org/content/early/2013/07/09/CIRCOUTCOMES.111.000071.abstract - 22/07/2013
- EMA: misure per la sicurezza dei farmaci contenenti codeina, flupirtina, diclofenac ed ergot L’EMA ha approvato restrizioni d’uso relative ai medicinali contenenti flupirtina e derivati dell’ergot, un avviso di sicurezza per i medicinali contenenti diclofenac e raccomandazioni per l’uso dei farmaci contenenti codeina. EMA: raccomandazione del Prac riguardo all’uso di codeina per alleviare il dolore nei bambini Fonte: AIFA 1 luglio 2013 Misure per la sicurezza dei farmaci contenenti codeina Sintesi: Alcuni bambini hanno sviluppato effetti indesiderati gravi o mortali, dopo aver assunto codeina per alleviare il dolore, in seguito alla rimozione chirurgica di tonsille o adenoidi. A causa di ciò, Il Comitato di Valutazione dei Rischi per la Farmacovigilanza dell’Agenzia Europea dei Medicinali (PRAC) ha raccomandato le seguenti misure per ridurre il rischio: che i medicinali contenenti codeina siano usati solo per trattamenti di breve durata, nei bambini al di sopra dei 12 anni e quando non è possibile l’uso alternativo di paracetamolo o ibuprofene; che la codeina non sia usata in tutti i bambini, che hanno subito l’asportazione di tonsille o adenoidi; che le informazioni sui prodotti avvertano dei rischi per i bambini con problemi respiratori. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-su-codeina-01072013 EMA: restrizioni nell’uso dei medicinali contenenti flupirtina Fonte: AIFA 1 Luglio 2013 Sintesi: Il Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate per uso Umano (CMDh) ha approvato le raccomandazioni del PRAC sui medicinali a base di flupirtina. Le raccomandazioni prevedono che i medicinali orali e le supposte a base di flupirtina non siano usati nei pazienti con malattie epatiche pregresse, siano usati solo per trattamenti a breve termine del dolore acuto (non più di due settimane) e negli adulti che non possono usare altri antidolorifici, come gli anti-infiammatori non steroidei (FANS) e gli oppioidi deboli. Ulteriori raccomandazioni per gli operatori sanitari: Si raccomanda il controllo della funzionalità epatica del paziente, dopo ogni settimana e la sospensione del trattamento, nel caso i test evidenzino alterazioni dei risultati o l’insorgenza di malattia epatica. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-su-flupirtina-01072013 EMA: avviso di sicurezza per i medicinali contenenti diclofenac Fonte: AIFA 1 Luglio 2013 Sintesi: Il Gruppo di coordinamento per il mutuo riconoscimento e le procedure decentrate per uso Umano (CMDh) ha approvato le raccomandazioni del PRAC riguardo l’uso di medicinali (capsule, compresse, supposte o iniezioni) contenenti diclofenac. L’avviso di sicurezza segue una revisione del PRAC, che ha evidenziato un lieve aumento dei rischi cardiovascolari causati dal dicolfenac, rispetto ad altri FANS. L’uso di diclofenac è controindicato nei pazienti con accertata insufficienza cardiaca congestizia (ICC classe II-IV), cardiopatia ischemica, arteriopatia periferica o patologie cerebrovascolari. Al fine di ridurre i rischi, il medicinale deve essere somministrato per la più breve durata possibile e alla più bassa dose efficace giornaliera. Ulteriori raccomandazioni per gli operatori sanitari: Il trattamento sintomatico e la risposta alla terapia devono essere rivalutati periodicamente in base al bisogno del paziente. Tutti i pazienti, che assumono regolarmente diclofenac devono essere rivalutati al successivo appuntamento programmato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-su-diclofenac-01072013 EMA: restrizioni nell’uso dei medicinali contenenti derivati dell’ergot Fonte: AIFA 28 Giugno 2013 Sintesi: I medicinali contenenti derivati dell’ergot non devono più essere utilizzati per il trattamento di problemi di pressione sanguigna o problemi di memoria e di sensibilità o per prevenire l’emicrania, in quanto i rischi superano i benefici, per queste indicazioni. Le autorizzazioni alla commercializzazione dei derivati dell’ergot, autorizzati solo per queste indicazioni, saranno sospese in tutta l’UE. In alcuni stati membri dell’UE i derivati dell’ergot sono autorizzati anche per altre indicazioni, come il trattamento della demenza (compresa la demenza di Alzehimer) e il trattamento (non la prevenzione) dell’emicrania acuta. L’uso per tali indicazioni rimarrà autorizzato. Link: http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/comunicato-stampa-ema-sulluso-di-farmaci-contenenti-derivati-dellergot-28062013 - 17/07/2013
- Sintomi neuropsichiatrici associati all’uso di vareniclina: uno studio in medicina generale in Inghilterra Uno studio di coorte, condotto in Inghilterra, tra i medici di base, ha valutato l’incidenza di sintomi neuropsichiatrici associati all’uso di vareniclina. Background. La Vareniclina (Champix) è stata autorizzata in Gran Bretagna nel dicembre 2006, è indicata nel trattamento per la disassuefazione del fumo di tabacco negli adulti (≥ 18 anni di età). Nel 2008 l’Agenzia regolatoria del farmaco del Regno Unito (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency – MHRA) ha emesso un warning, che suggerisce che la Vareniclina può essere associata a diversi sintomi neuropsichiatrici, compresa depressione e pensieri e comportamenti suicidari. In seguito a questo avvertimento, l’Unità di ricerca sulla sicurezza del farmaco (Drug Safety Research Unit) ha condotto uno studio di modified prescription- event monitoring (M- PEM) per monitorare la sicurezza della Vareniclina. Obiettivi. Lo scopo di questo studio era di calcolare l’incidenza e verificare il modello dei casi neuropsichiatrici riferiti ai medici di base (GPs) in Inghilterra, nel periodo immediatamente successivo all’immissione della Vareniclina sul mercato. Metodi. Uno studio di farmacovigilanza postmarketing è stato condotto usando la tecnica della coorte osservazionale di M- PEM. I pazienti sono stati individuati sulla base delle prescrizioni fatte dai medici di base tra il dicembre 2006 ed il marzo 2007. Dati sull’esposizione, precedenti storie di malattie psichiatriche ed eventi registrati durante e dopo il trattamento sono stati raccolti tramite questionari. Al fine di determinare se il rischio di eventi neuropsichiatrici di rilievo (depressione, ansia, aggressività, idee suicidarie, autolesionismo non fatale) non erano costanti nel tempo (cosa che avrebbe potuto indicare una possibile correlazione con l’assunzione del farmaco), il modello degli eventi è stato esaminato programmando (la funzione della curva di rischio stimato) e quindi adattando un modello Weibull. Il parametro (β) della curva del modello di Weibull e l’intervallo di confidenza del 95% sono stati usati come prova di una funzione di rischio non costante (laddove un valore di 1 indica un rischio costante per tutto l’intervallo di tempo). In aggiunta a questa analisi, sono state calcolate e comparate le differenze nelle incidenze di densità (IDs) tra il mese 1 ed i mesi 2 e 3. Risultati. La coorte in studio era composta da 12.159 pazienti (età media 47 anni). Il numero dei casi riportati durante il trattamento, le motivazioni per l’interruzione dello stesso, le reazioni avverse a farmaco (ADRs) ed il valore p per il parametro della curva di Weibull erano i seguenti: depressione (n = 94; 42; 19; p = 0.144); ansia (n = 94; 49; 9; p = 0.009); aggressività (n = 7; 4; 2; p = 0.465) propositi suicidari (n = 8; 4; 1; p = 0.989) e autolesionismo non fatale (n = 5; 1; 0; p = 0.771). Non sono state rilevate differenze nelle incidenze di densità (IDs) tra i mesi 1 ed i mesi 2- 3 per nessuno dei casi. Conclusioni.Mentre tra il 7 ed il 17% dei casi neuropsichiatrici erano attribuiti al farmaco dai medici di base e approssimativamente tra il 20 – 50 % erano dati come motivo di interruzione del trattamento, nessun segnale era emerso usando l’approccio IDs e solo l’ansia era segnalata come potenziale segnale per una reazione avversa da farmaco (ADR) usando il modello statistico Weibull. Il segnale di ansia richiede ulteriori esami per determinare se il farmaco svolge un ruolo nello sviluppo dell’ansia o se è un sintomo da astinenza causato dalla cessazione del fumo. I metodi di analisi hanno scarsa utilità quando i numeri di casi sono limitati, sebbene questo studio ha incluso un largo numero di partecipanti. Yvonne Buggy , Victoria Cornelius, Carole Fogg, Rachna Kasliwal, Deborah Layton, Saad A. W. Shakir,Neuropsychiatric events with varenicline: a modified prescription-event monitoring study in general practice in England, Drug Safety July 2013, Volume 36, Issue 7, pp 521-531. LINK: http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-013-0046-6 - 16/07/2013
- Effetto del litio sull’espressione dell’enzima spermidina/spermina N1-acetiltransferasi nel comportamento suicidario Gli autori hanno valutato l’effetto del trattamento con litio in vitro sull’espressione dell’enzima spermidina/spermina N1-acetiltransferasi in linee cellulari linfoblastoidi di pazienti affetti da disturbo bipolare deceduti per suicidio, pazienti bipolari con rischio suicidario elevato e basso, e soggetti di controllo. Diversi studi suggeriscono che un’alterazione nel sistema delle poliammine giochi un ruolo importante nella patogenesi dei disturbi dell’umore e del comportamento suicidario, ipotesi corroborata dalla dimostrazione di un effetto inibitorio del litio sulla risposta allo stress mediata dalle poliammine nel cervello di ratto. Recenti studi post-mortem hanno dimostrato che l’enzima spermidina/spermina N1-acetiltransferasi (SAT1), responsabile della regolazione dei livelli intracellulari di poliammine, è sotto-espresso nel cervello di soggetti deceduti per suicidio rispetto ai controlli. Metodi Gli autori hanno valutato l’effetto del trattamento con litio in vitro sull’espressione genica e proteica di SAT1 in linee cellulari linfoblastoidi B (BLCL) di pazienti affetti da disturbo bipolare (BD) deceduti per suicidio (per i quali i campioni ematici erano stati prelevati raccolte prima del decesso), pazienti BD con rischio suicidario elevato e basso, e soggetti di controllo non affetti da disturbi psichiatrici. Risultati I livelli basali di mRNA erano simili nei quattro gruppi di soggetti (p > 0,05). Il trattamento con litio non ha avuto effetto nelle BLCL dei pazienti deceduti per suicidio (p > 0,05), mentre ha determinato un aumento significativo dell’espressine di SAT1 nei gruppi ad alto rischio (p < 0,001), a basso rischio (p < 0,01) e nei controlli (p < 0,001). Le concentrazioni della proteina e del mRNA non sono risultati correlati; il litio ha ridotto significativamente i livelli proteici solo nel campione di controllo (p < 0,05). Conclusioni I risultati di questo studio suggeriscono che la trascrizione di SAT1 sia influenzata dal litio e che questo effetto sia alterato in pazienti BD deceduti per suicidio, sostenendo ulteriormente il ruolo delle poliammine nella patogenesi del comportamento suicidario. Squassina A, Manchia M, Chillotti C, Deiana V, Congiu D, Paribello F, Roncada P, Soggiu A, Piras C, Urbani A, Robertson GS, Keddy P, Turecki G, Rouleau GA, Alda M, Del Zompo M. Differential effect of lithium on spermidine/spermine N1-acetyltransferase expression in suicidal behaviour. Int J Neuropsychopharmacol. 2013 Jun 17:1-10. [Epub ahead of print] Link: http://journals.cambridge.org/action/displayAbstract?fromPage=online&aid=8938734 - 12/07/2013
- Rischio di insorgenza di diabete tra pazienti trattati con statine: uno studio basato sulla popolazione Uno studio di coorte basato sulla popolazione ha stimato il rischio di insorgenza di diabete in pazienti trattati con statine. Obiettivo: esaminare il rischio di insorgenza di diabete tra pazienti trattati con differenti inibitori di HMG-CoA reduttasi (statine). Disegno: studio di coorte basato su una popolazione canadese (Ontario) con analisi time-to-event per stimare la relazione tra l’uso di una particolare statina e l’insorgenza di diabete. Sono stati calcolati i tassi di rischio per determinare l’effetto della dose e del tipo di statina sull’insorgenza di diabete. Partecipanti: Tutti pazienti, di 66 anni o più, senza diabete, sottoposti a trattamento con statine dal 1 agosto 1997 al 31 marzo 2010. L’analisi è stata ristretta a nuovi utilizzatori , ai quali non erano state prescritte statine, almeno nel corso dell’anno precedente. Sono stati esclusi i pazienti, che erano già diabetici prima di iniziare il trattamento. Il principale esito da valutare era: l’insorgenza di diabete. Risultati: rispetto alla pravastatina (il farmaco di riferimento per tutte le analisi), si è osservato un aumento del rischio di insorgenza di diabete con atorvastatina (tasso di rischio corretto 1,22, intervallo di confidenza al 95% 1,15-1,29), rosuvastatina (1,18, 1,10-1,26) e simvastatina (1,10, 1,04-1,17). Non c’è stato alcun aumento significativo di rischio tra le persone che hanno ricevuto fluvastatina (0,95, 0,81-1,11) o lovastatina (0,99, 0,86-1,14). Il rischio assoluto di diabete incidente era attorno a 31 e 34 eventi per 1000 anni-persona, rispettivamente per atorvastatina e rosuvastatina. Si è riscontrato un rischio assoluto lievemente inferiore con simvastatina (26 casi per 1000 anni-persona) rispetto a pravastatina (23 casi per 1000 anni-persona). I nostri risultati sono stati coerenti, indipendentemente dal fatto che le statine siano state utilizzate per la prevenzione primaria o secondaria della malattia cardiovascolare. Sebbene simili risultati siano stati osservati quando le statine sono state raggruppate per potenza, il rischio di insorgenza di diabete associato all’uso di rosuvastatina è risultato non-significativo (tasso di rischio corretto 1,01, 0,94-1,09), quando è stata presa in considerazione la dose. Conclusioni: il trattamento con statine a potenza più elevata della pravastatina, in particolare atorvastatina e simvastatina, potrebbe essere associato ad un aumento del rischio di insorgenza di diabete. Aleesa A Carter, Tara Gomes, Ximena Camacho, David N Juurlink, Baiju R Shah, Muhammad M Mamdani, Risk of incident diabetes among patients treated with statins: population based study BMJ2013;346:f2610 (Published 23 May 2013) LINK: http://www.bmj.com/content/346/bmj.f2610?view=long&pmid=23704171 - 09/07/2013
- Antiepilettici diversi da gabapentin, pregabalin, topiramato e valproato nella profilassi dell’emicrania episodica negli adulti Una revisione sistematica della letteratura ha valutato l’efficacia e la sicurezza dei farmaci antiepilettici nel trattamento di profilassi dell’emicrania. Background Alcuni farmaci antiepilettici, ma non tutti, sono utili nella pratica clinica per la profilassi dell’emicrania. Questo può essere spiegato dalla varietà di azioni di questi farmaci sul sistema nervoso centrale. La presente revisione è parte dell’aggiornamento di una rassegna Cochrane pubblicata per la prima volta nel 2004 e precedentemente aggiornata nel 2007 (le conclusioni non sono cambiate). Obiettivi Descrivere e valutare i risultati di studi controllati sull’efficacia e tollerabilità di farmaci antiepilettici, che non siano gabapentin, pregabalin, topiramato e valproato (che sono oggetto di separate rassegne Cochrane) per prevenire gli attacchi di emicrania in pazienti adulti con emicrania episodica. Metodi Sono stati esaminati il Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL; The Cochrane Library 2012, issue 12), PubMed/MEDLINE (1966 – Gennaio 2013), MEDLINE In-Process (settimana corrente, 15 Gennaio 2013) e EMBASE (1974 – 15 Gennaio 2013) e Headache and Cephalgia fino al Gennaio 2013. Criteri di selezione Gli studi dovevano essere studi clinici controllati prospettici di farmaci antiepilettici diversi da gabapentin, pregabalin, topiramato e valproato, assunti regolarmente per prevenire gli attacchi di emicrania e migliorare la qualità della vita correlata all’emicrania o entrambe le cose. Raccolta dei dati e analisi Due diversi revisori hanno selezionato gli studi, in maniera indipendente ed hanno estratto i dati. Per i dati di frequenza della cefalea sono state calcolate le differenze medie (MDs) tra farmaci antiepilettici e farmaci di confronto (placebo, controllo attivo o stesso farmaco a dose differente) per studi individuali e gruppi di studi.Peri dati dicotomici su pazienti che rispondevano alla terapia (riduzione della frequenza di cefalea ≥ 50%) sono stati calcolati i tassi di probabilità (ORs) e i Numbers Needed to Treat (NNTs). Sono stati anche calcolati di dati relativi alle reazioni avverse in studi controllati con placebo e calcolate le differenze di rischio (RDs) e i Numbers Needed to Harm (NNHs). Risultati Undici lavori, che descrivono 10 studi unici, incontravano i criteri di inclusione. I 10 studi riportano risultati per nove farmaci antiepilettici diversi da gabapentin, pregabalin, topiramato e valproato. Sei, degli otto farmaci studiati negli studi clinici controllati con placebo, non sono risultati migliori dei placebo nel ridurre la frequenza di cefalea, durante il periodo di trattamento di 28 giorni (clonazepam, lamotrigina, oxcarbazepina e vigabatrin) e/o nella percentuale dei pazienti che rispondono alla terapia (acetazolamide, carisbamato, lamotrigina, oxcabazepina). Unostudio randomizzato doppio cieco, singolo cross-over di 48 pazienti, ha mostrato una significativa superiorità di carbamazepina sul placebo, nella proporzione dei pazienti responder(OR 11.77; 95% intervallo di confidenza (CI) 3.92a 35.32). Il NNT era 2 (95% CI 2 a 3). In un piccolo studio sperimentale randomizzato, doppio cieco a gruppi paralleli, levetiracetam 1000 mg è risultato significativamente superiore al placebo, sia nel ridurre la frequenza di cefalea in un periodo di trattamento di 28 giorni (MD -2.40; 95% CI – 4.52a – 0.28; 26 pazienti), sia nella percentuale dei responders (OR 26.07; 95% CI 1.30 a 521.91; 26 pazienti). Il NNT era 2 (95% CI 1 a 4). Lo stesso studio ha esaminato levetiracetam 1000 mg rispetto a topiramato 100 mg e ha trovato una piccola, ma significativa differenza a favore del topiramato relativamente alla frequenza di cefalea, per un periodo di trattamento di 28 giorni (MD 1.40; 95 % CI 0.14 a 2.66; 28 pazienti). Non è stata riscontrata una significativa differenza tra levetiracetam e topiramato nella proporzione dei pazienti responder (OR 0.71; 95% CI 0.16 a 3.23; 28 pazienti). Infine, uno studio con 75 pazienti ha esaminato zonisamide contro topiramato (rispettivamente 200 e 100 mg) e non ha evidenziato significative differenze tra essi, nella riduzione della frequenza di cefalea rispetto al basale, durante il terzo mese di trattamento. Reazioni avverse dei trattamenti attivi rispetto al placebo sono state rilevate per tutti i farmaci studiati, eccetto che per levetiracetam, vigabatrin e zonisamide. Un’alta prevalenza di reazioni avverse è stata osservata per la carbamazepina, con NNH di solo 2 (95% CI 2 a 4). Conclusioni I risultati disponibili non consentono solide conclusioni riguardo l’efficacia dei farmaci antiepilettici diversi dagabapentin, pregabalin, topiramato e valproato, nella profilassi dell’emicrania episodica in adulti. Acetazolamide, carisbamato, clonazepam, lamotrigina, oxcarbazepina e vigabatrin non sono risultati più efficaci del placebo nel ridurre la frequenza della cefalea. In una sperimentazione per ciascuno, carbamazepina e levetiracetam sono risultati significativamente superiori al placebo nel ridurre la frequenza di cefalea e non c’era differenza significativa nella proporzione di pazienti responder, tra zonisamide e comparatore attivo. Questi tre studi positivi presentano, tuttavia, importanti limiti metodologici. Linde M., Mulleners W.M., Chronicle E.P., McCrory D.C., Antiepileptics other than gabapentin, pregabalin, topiramate, and valproate for the prophylaxis of episodic migraine in adults. Cochrane Database Syst. Rev. 2013 Jun. 24; 6: CD010608. LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23797674 - 09/07/2013
- Omega-3 in Pazienti con Fattori di Rischio Cardiovascolare Multipli Gli acidi grassi omega-3 non hanno portato alcun beneficio significativo nella riduzione del rischio di morte o ricovero in ospedale per cause cardiovascolari. Background Alcuni studi clinici hanno mostrato un beneficio degli acidi grassi polinsaturi omega-3 nei pazienti con insufficienza cardiaca o che hanno avuto un infarto miocardico (IM). Questo studio ha valutato il potenziale beneficio di questa terapia in pazienti con ad alto rischio cardiovascolare, ma senza storia pregressa di eventi. Metodi In questo trial clinico, doppio cieco, controllato con placebo, sono stati selezionati pazienti che sono stati seguiti da una rete di 860 medici di medicina generale in Italia. I pazienti selezionati per lo studio erano uomini e donne con fattori di rischio cardiovascolare multipli o che avevano una malattia vascolare aterosclerotica, ma che non avevano avuto un IM. Ad alcuni pazienti, scelti in modo casuale, sono stati somministrati gli acidi grassi omega-3 a dosi di 1 g al giorno; agli altri pazienti è stato somministrato il placebo (olio di oliva). L’end point primario iniziale era il tasso cumulativo di morte, IM non fatale e ictus non fatale. Dopo 1 anno, quando si è osservato che il tasso complessivo degli eventi era inferiore al previsto, si è deciso di indicare come end point primario la morte o il ricovero in ospedale per cause cardiovascolari. Risultati Dei 12.513 pazienti selezionati per lo studio, 6244 sono stati assegnati agli acidi grassi omega-3, mentre i rimanenti 6269 al placebo. Con una mediana di 5 anni di follow-up, l’end point primario si è verificato in 1478 dei 12.505 pazienti inclusi nell’analisi (11,8%), di cui 733 su 6239 (11,7%) avevano ricevuto gli acidi grassi omega-3, mentre 745 su 6266 pazienti (11,9%) avevano ricevuto il placebo (hazard ratio [HR] 0,97 aggiustato per gli acidi grassi omega-3; IC 95% 0,88-1,08; p=0,58). Gli stessi risultati nulli sono stati osservati per tutti gli end point secondari. Conclusioni In un’ampia coorte di pazienti con fattori di rischio cardiovascolare multipli, il trattamento quotidiano con gli acidi grassi omega-3 non ha ridotto i tassi di mortalità e morbilità cardiovascolari. The Risk and Prevention Study Collaborative Group N–3 Fatty Acids In Patients With Multiple Cardiovascular Risk Factors N Engl J Med 2013; 368:1800-1808 http://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa1205409 - 01/07/2013
- Oppioidi per il dolore cronico non oncologico Gli autori rispondono a una serie di importanti quesiti sugli oppioidi per il trattamento del dolore cronico non oncologico, focalizzando l’attenzione su efficacia, effectiveness, sicurezza e monitoraggio di questa terapia. Gli oppioidi sono un gruppo di composti che agiscono legandosi al recettori oppioidi (μ, κ e δ), che sono ampiamente distribuiti nel cervello, midollo spinale, e nei tessuti periferici. Essi costituiscono il cardine della gestione del dolore oncologico, ma i dati pubblicati mostrano un continuo aumento della quantità di oppiacei prescritti per il trattamento del dolore cronico non oncologico di intensità moderata-severa. Questo articolo fa parte di una serie di articoli occasionali su terapie per patologie gravi o comuni, riguardanti nuovi e vecchi farmaci con nuove indicazioni importanti o particolari problematiche. Gli autori descrivono un case report relativo a un paziente di 36 anni con una storia di sei mesi di dolore alla schiena, in assenza di specifici segni clinici o radiologici e resistente al paracetamolo e ai farmaci anti-infiammatori non-steroidei (FANS). Il paziente chiede al proprio medico un “analgesico più forte” come la morfina. Gli autori rispondono a una serie di importanti quesiti sull’argomento focalizzando l’attenzione su efficacia, effectiveness, sicurezza e monitoraggio della terapia con oppioidi per il trattamento del dolore cronico non oncologico. Infine concludono che nel caso sopra descritto, il medico dovrebbe riferire al paziente che gli oppioidi non sono utili in questo caso e dovrebbe suggerire un approccio multidisciplinare e multimodale con accento sulla fisioterapia e sull’esercizio fisico controllato ed eventualmente sulla terapia cognitivo-comportamentale. Questo approccio probabilmente è quello più utile per garantire il ripristino delle funzioni piuttosto che la semplice prescrizione di oppioidi, ma richiede l’invio ad un servizio specializzato in terapia del dolore. Freynhagen R, Geisslinger G, Schug SA. Opioids for chronic non-cancer pain. BMJ 2013 May 29;346:f2937 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23719636 - 24/06/2013
- Le pagine del paziente pubblicate su JAMA: l’uso improprio di farmaci oppioidi Gli autori sintetizzano importanti informazioni rivolte ai pazienti in trattamento con farmaci oppioidi. Circa 100 milioni di americani lamentano dolore cronico e alcuni sono trattati con farmaci oppioidi. I farmaci oppioidi includono codeina, morfina, ossicodone, fentanyl e altri farmaci. Questi farmaci possono aiutare alcune persone e nuocere ad altre. Negli Stati Uniti, i farmaci oppioidi rappresentano il secondo più comune farmaco abusato dopo la marijuana. Il “misuso di farmaci oppioidi” è definito come l’uso di un farmaco oppioide in modo diverso rispetto a quello prescritto (per esempio, a dosi superiori) o l’uso per scopi diversi rispetto a quelli per cui è stato prescritto (ad esempio, per “sballarsi”). Fattori di rischio per l’uso improprio di farmaci oppioidi: • età giovane (45 anni) • storia personale di abuso di sostanze, malattia mentale, o problemi legali • storia familiare di abuso di sostanze Cosa occorre sapere sull’uso degli oppioidi: Non tutti i tipi di dolore cronico migliorano con l’assunzione di oppioidi. Gli oppiacei possono causare effetti indesiderati, dipendenza, overdose e morte. Prima di prescrivere gli oppioidi, il medico dovrà illustrarvi che i farmaci oppioidi possono essere utili ma che possono essere anche dannosi. Potrebbe anche chiedervi di firmare un consenso informato. L’uso di oppioidi richiede: • Non masticare o schiacciare il farmaco • Non aumentare la dose da soli • Non condividere il farmaco con altri • Mantenere il farmaco al sicuro da altri Il rischio di danno da oppioidi è più alto: • Quando si inizia il trattamento con il farmaco oppioide • Quando si aumenta la dose • Quando si utilizzano dosi elevate (per esempio, più di 100 mg di morfina) • Quando si assumono in concomitanza con farmaci per disturbi del sonno o ansia e/o bevande alcoliche Alford DP, Livingston EH. JAMA patient page. Misuse of opioid medication. JAMA 2013 May 15;309(19):2055. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23677318 - 24/06/2013
- Farmaci antipsicotici di seconda generazione e rischio di polmonite nella schizofrenia Gli autori hanno valutato il rischio di insorgenza di polmonite in una coorte di 33.024 pazienti ricoverati per schizofrenia e trattati con antipsicotici di seconda generazione. Gli antipsicotici di seconda generazione sono stati inizialmente associati ad una migliore qualità di vita, una maggiore tollerabilità e un minore rischio di recidive rispetto agli antipsicotici di prima generazione. Studi successivi hanno messo in discussione sia la superiorità clinica che la sicurezza di questi farmaci. Oltre all’aumentato rischio di incremento ponderale e sindrome metabolica, è stata segnalata l’associazione tra uso di antipsicotici di seconda generazione e polmonite, soprattutto nella popolazione anziana. Tuttavia, pochi studi hanno valutato il rischio di questa reazione avversa in pazienti affetti da schizofrenia. Metodi Gli autori hanno arruolato una coorte di 33.024 pazienti (di età compresa tra i 18 e i 65 anni) ricoverati per schizofrenia nel periodo compreso tra il 2000 e il 2008 e in trattamento con antipsicotici di seconda generazione, attraverso l’utilizzo del National Health Insurance Research Database di Taiwan. I casi (1.741) sono stati definiti come pazienti che hanno sviluppato una polmonite dopo il primo ricovero psichiatrico. E’ stato condotto uno studio caso-controllo nested appaiando per età, sesso e anno del primo ricovero ciascun caso con 4 controlli. L’esposizione agli antipsicotici è stato caratterizzata per tipologia, durata e dose giornaliera, e l’associazione tra esposizione e insorgenza di polmonite è stata valutata utilizzando la regressione logistica condizionale. Risultati E’ stato riscontrato un rischio dose-dipendente di polmonite in caso di assunzione di clozapina (adjusted risk ratio = 3,18, intervallo di confidenza al 95%: 2,62-3,86, p <.001). Anche se quetiapina, olanzapina, zotepina e risperidone sono risultati associati ad un aumentato rischio, non è emersa una chiara correlazione con la dose. L’uso di amisulpride è stato associato ad un basso rischio di polmonite. L’assunzione di clozapina in combinazione con un altro antipsicotico di seconda generazione (olanzapina, quetiapina, zotepina, risperidone, o amisulpride) è stata associata ad un ulteriore aumento del rischio di polmonite. Inoltre, con l’eccezione dell’amisulpride, per ciascun farmaco il rischio di polmonite è risultato maggiore all’inizio del trattamento, con tendenza alla riduzione con il passare del tempo. Conclusioni L’uso di clozapina in pazienti schizofrenici dovrebbe essere accompagnato da un attento monitoraggio per la possibile insorgenza di polmonite, in particolare all’inizio della terapia e in caso di associazione con altri antipsicotici. Kuo CJ, Yang SY, Liao YT et al. Second-Generation Antipsychotic Medications and Risk of Pneumonia in Schizophrenia. Schizophr Bull. 2013;39 (3):648-657. http://schizophreniabulletin.oxfordjournals.org/content/39/3/648.abstract - 14/06/2013
- Sindrome di Stevens-Johnson / Necrolisi Epidermica Tossica: i testi di farmacologia dedicati sono in grado di informare correttamente i medici relativamente ai rischi? Gli autori hanno condotto uno studio internazionale allo scopo di identificare la qualità delle informazioni riportate sui testi/dizionari di farmacologia relativamente al rischio di Sindrome di Stevens-Johnson / Necrolisi Epidermica Tossica, indotta da farmaci. Background. Sindrome di Stevens Johnson /necrolisi epidermica tossica (SJS / TEN) sono reazioni gravi associate ad alta mortalità e sequele multiple invalidanti. Negli ultimi 20 anni, due ampi studi caso-controllo internazionali, pubblicati nel 1995 e nel 2008, avevano individuato diversi gradi di associazione tra farmaco e SJS / TEN: farmaco: ‘fortemente associato’, ‘associato’, ‘sospetto’ e ‘non sospetto’. Obiettivo. Lo scopo di questo studio è stato quello di verificare la definizione del rischio di SJS / TEN nei dedicati relativi ai farmaci più utilizzati dai medici in cinque paesi europei. Disegno dello studio. Per ciascun paese coinvolto un investigatore esperto ha consultato il testo sul farmaco più utilizzato (edizione 2009) relativamente alla definizione di rischio di SJS / TEN. Ciò è stato fatto per una lista predefinita di farmaci con un diverso grado di rischio. La presenza e la chiarezza o assenza di warning è stato confrontato con i dati già disponibili forniti da risultati pubblicati da studi caso-controllo. I cinque paesi che hanno partecipano allo studio del gruppo RegiSCAR erano: Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito. Risultati. Lo studio ha analizzato un totale di 3.268 descrizioni di farmaci per uso sistemico, compresi tutti i marchi di 14 farmaci ‘fortemente associati’, 5 farmaci ‘associati’ e 12 farmaci ampiamente utilizzati con nessuna associazione stabilita. Le discrepanze sono state trovate per paese, e tra le descrizioni per marchi differenti di uno stesso generico. Tra 522 descrizioni di 14 farmaci ‘fortemente associati’, solo per 5 non è stato riportato il rischio. Per i 1.013 descrizioni di farmaci “associati”, il 3% non ha riportato il rischio. Un terzo dei farmaci ‘non sospetti’ conteneva un avvertimento specifico o meno specifico (ad esempio eruzione bollosa cutanea). Gli Warning per i farmaci ‘fortemente associati’ erano spesso imprecisi come quelli per i farmaci “non sospetti”. Conclusione. Gli autori concludono che le informazioni sul rischio di SJS / TEN, nei testi di farmacologia dedicati, deve essere migliorato per migliorare la qualità della consulenza fornita dai medici di medicina generale e per aumentare la comprensione del rischio da parte dei pazienti. Cynthia Haddad, Alexis Sidoroff, Sylvia H. Kardaun, Maja Mockenhaupt, Daniel Creamer, Ariane Dunant, Jean-Claude Roujeau. Stevens–Johnson Syndrome/Toxic Epidermal Necrolysis: Are Drug Dictionaries Correctly Informing Physicians Regarding the Risk? Drug Safety June 2013. http://link.springer.com/article/10.1007/s40264-013-0070 - 11/06/2013
- I Farmaci Biosimilari (Position Paper) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato il 28/5/2013 un Position Paper sui Farmaci Biosimilari che fornisce agli operatori sanitari e ai cittadini, informazioni sulla definizione e sui principali criteri di caratterizzazione dei medicinali biologici e biosimilari, sulle normative regolatorie vigenti in EU e sul ruolo dei biosimilari nella sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale (SSN). In considerazione dell’importanza che i medicinali biologici, inclusi i biosimilari, rivestono per il trattamento di numerose patologie gravi e potenzialmente letali, per molte delle quali in passato non era disponibile alcuna opzione terapeutica efficace, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ritiene indispensabile fornire un documento il cui obiettivo è quello di promuovere la conoscenza e l’utilizzo dei biosimilari fornendo, agli operatori sanitari e ai cittadini, informazioni autorevoli, chiare, trasparenti, convalidate ed obiettive, relativamente ai seguenti aspetti: Definizione e principali criteri di caratterizzazione dei medicinali biologici e biosimilari; Inquadramento delle normative regolatorie vigenti in EU in merito ai medicinali biosimilari; Ruolo dei biosimilari nella sostenibilità economica del servizio sanitario nazionale (SSN). Secondo la definizione di medicinale biologico prodotta dall’ EMA un medicinale biologico è quello che contiene una o più sostanze attive derivate da una fonte biologica, alcune di queste sostanze attive possono essere già presenti nello organismo umano ad esempio proteine come l’insulina, l’ormone della crescita e l’eritropoietina. I medicinali biologici sono molecole più grandi e più complesse rispetto ai medicinali non biologici. Soltanto gli organismi viventi sono in grado di riprodurre tale complessità. Con il termine “biosimilare” viene indicato un medicinale simile a un prodotto biologico di riferimento già autorizzato nell’Unione Europea e per il quale sia scaduta la copertura brevettuale. www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/AIFA_POSITION_PAPER_FARMACI_BIOSIMILARI.pdf - 11/06/2013
- I segnali di Farmacovigilanza: Rupatadina ed alterazioni della frequenza e del ritmo cardiaco L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato i segnali di Farmacovigilanza del II semestre 2012. In Rete Nazionale di Farmacovigilanza al 31/12/2012 sono presenti 4 segnalazioni di alterazioni della frequenza e del ritmo cardiaco con l’uso di rupatadina. Al 31/12/2012 in Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) sono presenti 4 segnalazioni di alterazioni della frequenza e del ritmo cardiaco con l’uso di rupatadina (indicata in tutti i casi come unico farmaco sospetto), individuate nel gruppo “aritmie cardiache” secondo le standardized MedDRA queries (SMQ). In particolare, si sono verificati 2 casi di fibrillazione atriale, 1 caso di extrasistole ventricolare e 1 caso di bradicardia. Commento La rupatadina è un antistaminico orale di nuova generazione, autorizzato per il trattamento sintomatico della rinite allergica e dell’orticaria cronica idiopatica in adulti ed adolescenti (di età superiore ai 12 anni). È un antistaminico sviluppato con l’intento di associare un potente composto anti-H1 con un inibitore del fattore di attivazione delle piastrine (PAF)6, e proposto come privo di attività sul Sistema Nervoso Centrale (alla base dei principali effetti indesiderati della terapia con antistaminici) o degli effetti cardiaci, noti per altri antistaminici, per prolungamento dell’intervallo QT in ECG. La ricerca nel database nazionale delle segnalazioni spontanee, così come in quello europeo, mette in evidenza alcuni casi di alterazioni del ritmo cardiaco da rupatadina. In letteratura sono presenti ad oggi pochi report che descrivono tali ADR, la cui evenienza appare però ad oggi possibile, in particolare in pazienti con sindrome ereditaria del QT lungo, con trattamenti concomitanti con inibitori del citocromo P450-3A4 o insufficienza renale ed epatica e la rilevanza clinica di tali reazioni fa propendere per un monitoraggio attento dei pazienti in terapia con la molecola. Come comportarsi I medici prescrittori dovranno prestare particolare attenzione al trattamento con rupatadina nelle categorie di pazienti a rischio di sviluppare alterazioni del ritmo cardiaco, come già da avvertenze delle Schede Tecniche, nel momento in cui imposteranno una terapia con tale farmaco. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Rupatadina_29.5.2013.pdf - 11/06/2013
- Effetti cardiovascolari e sul tratto gastrointestinale superiore dei farmaci anti-infiammatori non-steroidei: meta-analisi condotta sui dati individuali di studi randomizzati L’uso prolungato di alcuni antidolorifici della famiglia dei FANS, farmaci antinfiammatori non steroidei, è associato a un aumento del rischio di eventi vascolari quali infarto, ictus e morte per eventi cardiovascolari. Sono questi i risultati di una importante meta-analisi pubblicata sulla rivista The Lancet, nella quale si sottolinea l’importanza di scegliere in modo ragionato una terapia di lunga durata con FANS. Gli effetti vascolari e gastrointestinali dei farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS), compresi gli inibitori selettivi della COX-2 (coxib) e i farmaci anti-infiammatori non steroidei tradizionali (t FANS), non sono ben caratterizzati, in particolare nei pazienti ad aumentato rischio di malattia cardiovascolare. Gli autori hanno condotto una meta-analisi di studi randomizzati, analizzando i risultati relativi ai singoli pazienti, al fine di ottenere tali informazioni. Metodi Gli autori hanno condotto una meta-analisi di 280 studi su FANS versus placebo (124513 partecipanti, 68342 persone-anno) e 474 studi su FANS versus un altro FANS (229296 partecipanti, 165456 persone-anno). Sono stati presi in considerazione principalmente gli eventi vascolari maggiori (infarto miocardico non-fatale, ictus non fatale, o morte per eventi vascolari); eventi coronarici maggiori (infarto miocardico non fatale o morte per eventi coronarici), l’ictus, la mortalità, l’insufficienza cardiaca, e le complicazioni del tratto gastrointestinale superiore (perforazione, ostruzione o sanguinamento). Risultati Gli eventi vascolari maggiori sono risultati aumentati di circa un terzo dai coxib (rate ratio [RR] 1.37, 95% CI 1.14—1.66; p=0.0009) e dal diclofenac (1.41, 1.12—1.78; p=0.0036), principalmente a causa di un aumento di eventi coronarici maggiori (coxibs 1.76, 1.31—2.37; p=0.0001; diclofenac 1.70, 1.19—2.41; p=0·0032). L’ibuprofene è associato a un aumento significativo degli eventi coronarici maggiori (2.22, 1.10—4.48; p=0.0253), ma non a eventi vascolari maggiori (1.44, 0.89—2.33). Rispetto al placebo, su 1000 pazienti trattati con coxib o diclofenac per un anno, tre pazienti in più hanno avuto eventi vascolari maggiori, uno dei quali ad esito fatale. Il naprossene non aumenta in modo significativo gli eventi vascolari maggiori (0.93, 0.69—1.27). La morte vascolare è aumentata in modo significativo dai coxib (1.58, 99% CI 1.00—2.49; p=0.0103) e dal diclofenac (1.65, 0.95 – 2.85, p = 0.0187), è aumentata in modo non statisticamente significativo dall’ibuprofene (1.90, 0.56-6 41; p = 0.17), ma non dal naprossene (1.08, 0.48-2.47, p = 0.80). Gli effetti sugli eventi cardiovascolari maggiori erano indipendenti dalle caratteristiche basali dei pazienti, tra cui il rischio cardiovascolare. Il rischio di insufficienza cardiaca è risultato approssimativamente raddoppiato da tutti i FANS. Tutti i regimi con FANS aumentano le complicazioni del tratto gastrointestinale superiore (coxibs 1.81, 1.17—2·81, p=0·0070; diclofenac 1·89, 1·16—3·09, p=0·0106; ibuprofen 3·97, 2·22—7·10, p<0·0001; and naproxen 4·22, 2·71—6·56, p<0·0001). Conclusioni I rischi vascolari del diclofenac ad alte dosi, e probabilmente dell’ibuprofene, sono paragonabili ai rischi associati ai coxib, mentre il naproxene ad alto dosaggio è associato a un rischio vascolare minore rispetto agli altri FANS. Sebbene i FANS aumentino il rischio di complicanze cardiovascolari e gastrointestinali, l’entità di tale rischio può essere predetta, contribuendo a guidare il processo clinico decisionale. Coxib and traditional NSAID Trialists’ (CNT) Collaboration. Vascular and upper gastrointestinal effects of non-steroidal anti-inflammatory drugs: meta-analyses of individual participant data from randomised trials. Lancet. 2013 May 29. [Epub ahead of print] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23726390 - 11/06/2013
- Rischio di diabete di nuova insorgenza in pazienti trattati con statine: studio di coorte condotto sulla popolazione Uno studio di coorte canadese ha valutato il rischio di diabete di nuova insorgenza tra i pazienti trattati con diversi inibitori della HMG-CoA reduttasi (statine), evidenziando un aumentato rischio di diabete di nuova insorgenza associato al trattamento con statine ad elevata potenza, in particolare atorvastatina e simvastatina rispetto alla pravastatina. Gli inibitori dell’Idrossi-metil-glutaril-coenzima A reduttasi (HMG-CoA), o statine, sono tra i farmaci più prescritti e presentano benefici ormai noti nei pazienti a rischio di malattie cardiovascolari. Sebbene le statine siano ben tollerate dalla maggior parte dei pazienti, recentemente è stata suggerita un’associazione con il diabete di nuova insorgenza. Con l’obiettivo di valutare la relazione tra l’uso di particolari statine e il diabete di nuova insorgenza, gli autori hanno condotto uno studio di coorte retrospettivo sulla popolazione residente in Ontario (Canada). La valutazione dei casi di diabete di nuova insorgenza, è stata utilizzata come outcome principale. Gli Hazard Ratios (HR)sono stati calcolati per determinare l’effetto della dose e del tipo di statina sul rischio di insorgenza del diabete. Metodi Sono stati inclusi nello studio tutti i pazienti di età superiore o uguale a 66 anni che hanno iniziato il trattamento con statine dal 1 agosto 1997 al 31 marzo 2010. L’analisi è stata ristretta ai nuovi utilizzatori a cui non erano state prescritte statine per almeno un anno precedente la data indice. Sono stati esclusi i pazienti con diabete diagnosticato prima dell’inizio del trattamento con statine. Risultati Dal confronto con pravastatina (il farmaco di riferimento in tutte le analisi), è emerso un aumento del rischio di diabete di nuova insorgenza associato all’uso di atorvastatina (Hazard Ratio corretto 1.22, intervallo di confidenza al 95% 1,15-1,29), rosuvastatina (1,18, 1,10-1,26) e simvastatina (1.10 , 1,04-1,17). Non è stato riscontrato un alcun rischio significativamente aumentato tra i pazienti che hanno ricevuto fluvastatina (0,95, 0,81-1,11) o lovastatina (0,99, 0,86-1,14). Il rischio assoluto di diabete di nuova insorgenza è risultato di circa 31 e 34 eventi per 1000 anni per atorvastatina e rosuvastatina, rispettivamente. È stato riscontrato un rischio assoluto leggermente inferiore con simvastatina (26 eventiper 1000 persone anno) rispetto a pravastatina (23 eventi per 1000 persone anno). I risultati sono stati sovrapponibili, indipendentemente dal fatto che le statine fossero state utilizzate per prevenzione primaria o secondaria delle patologie cardiovascolari. Sebbene siano stati osservati risultati simili quando le statine sono state raggruppate per potenza, il rischio di diabete di nuova insorgenza associato all’uso di rosuvastatina è risultato non-significativo (Hazard Ratio corretto 1,01, 0,94-1,09), prendendo in considerazione la dose. Conclusioni Il trattamento con statine ad elevata potenza, in particolare atorvastatina e simvastatina, potrebbe essere associato ad un aumentato rischio di diabete di nuova insorgenza rispetto al trattamento con pravastatina. Carter AA, Gomes T, Camacho X, Juurlink DN, Shah BR, Mamdani MM. Risk of incident diabetes among patients treated with statins: population based study. BMJ 2013 May 23;346:f2610. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23704171 - 04/06/2013
- Raccomandazione dell’EMA di limitare l’uso di Trobalt all’ultima linea di trattamento delle crisi epilettiche parziali L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato le raccomandazioni dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) relative all’antiepilettico Trobalt (retigabine). Il rapporto rischio-beneficio rimane positivo per i pazienti che non possono utilizzare terapie alternative; si consiglia un uso limitato a causa del rischio di pigmentazione della retina. Il Comitato per i prodotti medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato di limitare l’uso del medicinale antiepilettico Trobalt (retigabine) solo a quei pazienti per i quali altri medicinali anti-epilettici si sono rivelati insufficienti o non sono stati tollerati. Questa raccomandazione scaturisce da un’ attenta valutazione dei casi di pigmentazione (colorazione anomala) della pelle, unghie, labbra, tessuti oculari, tra cui la retina (lo strato sensibile alla luce nella parte posteriore dell’occhio) in pazienti partecipanti a studi a lungo termine. Il rapporto rischio-beneficio rimane positivo per i pazienti che non possono utilizzare terapie alternative; si consiglia un uso limitato a causa del rischio di pigmentazione della retina. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Trobalt_-_public_health_communication31.05.13.pdf - 04/06/2013
- Nuove importanti restrizioni all’uso di Protelos/Osseor (ranelato di stronzio) Nuovi dati mostrano un aumentato rischio di infarto del miocardio Fonte: AIFA, 13 maggio 2013 Una recente revisione di tutti i dati disponibili sulla sicurezza del ranelato di stronzio ha portato alla valutazione della sicurezza cardiovascolare del farmaco, in aggiunta al rischio già noto di tromboembolismo venoso. Per ridurre al minimo il rischio di infarto del miocardio, le informazioni sul prodotto sono state ampliate, includendo le restrizioni alle indicazioni, le controindicazioni e le avvertenze e una raccomandazione ai medici di prescrivere il ranelato di stronzio sulla base di una valutazione globale dei rischi del singolo paziente. • I dati disponibili provenienti da studi clinici randomizzati sulla sicurezza cardiaca di Protelos/Osseor nel trattamento dell’osteoporosi hanno mostrato un aumento del rischio di infarto del miocardio senza aumento del rischio di mortalità. • L’uso di Protelos/Osseor è ora limitato al trattamento dell’osteoporosi severa o nelle donne in postmenopausa ad alto rischio di fratture o negli uomini con aumentato rischio di fratture. • Il trattamento deve essere iniziato solo da un medico esperto nel trattamento dell’osteoporosi e la decisione di prescrivere il ranelato di stronzio deve essere basata su una valutazione dei rischi globali del singolo paziente. • Protelos/Osseor non deve essere utilizzato in pazienti con cardiopatia ischemica, malattia arteriosa periferica e/o malattia cerebrovascolare, o con anamnesi di tali condizioni, né in pazienti con ipertensione non controllata. http://www.sefap.it/web/upload/strontium_ranelate_aifa.pdf - 28/05/2013
- EMA: Comunicato Stampa su Diane 35 e i suoi generici Fonte: AIFA, 17 maggio 2013 Il Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell’EMA ha concluso che i benefici di Diane 35 (ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi) ed i suoi generici superano i rischi, a condizione che siano adottate diverse misure per ridurre al minimo il rischio di tromboembolismo (formazione di coaguli di sangue nelle vene e nelle arterie). Questi medicinali devono essere utilizzati esclusivamente per il trattamento dell’acne da moderata a grave androgeno dipendente e/o irsutismo (eccessiva crescita di peli) nelle donne in età riproduttiva. Inoltre, Diane 35 deve essere adoperato per il trattamento dell’acne solamente in caso di insuccesso di alternative terapeutiche, quali terapie topiche e antibiotici per via orale. Essendo Diane 35 ed i suoi generici dei contraccettivi ormonali, le donne non devono assumere questi medicinali insieme ad altri contraccettivi ormonali. L’uso concomitante di Diane 35 e dei suoi generici con altri contraccettivi ormonali espone le donne ad una dose maggiore di estrogeno e aumenta il rischio di tromboembolismo. Le raccommandazioni del PRAC saranno ora valutate dal Co‐ordination Group for Mutual Recognition and Decentralised Procedures – Human (CMDh). http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Diane_35_-_public_health_communication.pdf - 28/05/2013
- Medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale: pubblicata la prima lista L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno pubblicato ad aprile 2013 la prima lista dei medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale, per i quali sono disponibili dati di sicurezza limitati, per cui è richiesta una particolare attività di farmacovigilanza e uno stretto monitoraggio da parte delle agenzie regolatorie. E’ stata pubblicata sul sito dell’AIFA e sul sito dell’Agenzia Europea dei Medicinali la prima lista dei medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale. Si tratta di un passaggio importante nell’applicazione della nuova legislazione di farmacovigilanza che prevede un’ulteriore attività di sorveglianza per alcune tipologie di medicinali per i quali sono disponibili dati di sicurezza limitati, nell’ottica della trasparenza e del maggior coinvolgimento di pazienti e operatori sanitari nella segnalazione di reazioni avverse. Il provvedimento, che prevede l’inclusione di un simbolo nero – un triangolo equilatero rovesciato – su fogli illustrativi e Riassunti delle Caratteristiche del Prodotto a partire dal prossimo autunno, si applica alle seguenti tipologie di medicinali: prodotti contenenti nuove sostanze attive autorizzati in Europa dopo il 1 gennaio 2011; medicinali biologici (quali i vaccini e i derivati del plasma) e biosimilari per i quali i dati di esperienza post commercializzazione sono limitati; prodotti la cui autorizzazione è subordinata a particolari condizioni (è il caso in cui l’Azienda è tenuta a fornire ulteriori dati) o autorizzati in circostanze eccezionali (quando sussiste una specifica motivazione per cui l’Azienda non può fornire un set esaustivo di dati); medicinali soggetti a studi sulla sicurezza dopo la concessione dell’ AIC (risultati sull’uso a lungo termine o su reazioni avverse rare riscontrate nel corso della sperimentazione clinica). Assieme al simbolo nero sarà inserita negli stampati una dicitura standard per informare i pazienti e gli operatori sanitari che il farmaco è sottoposto a monitoraggio addizionale e per incoraggiarli a segnalare eventuali eventi avversi riscontrati, così che le autorità competenti possano intraprendere le necessarie azioni regolatorie. Tale iniziativa costituisce infatti un’ulteriore tutela per la salute dei cittadini, volta a valutare nel tempo, anche dopo la loro commercializzazione, la sicurezza dei medicinali e garantire che i loro benefici siano sempre superiori ai rischi. Le liste vengono stilate a cura del Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) dell’ EMA e aggiornate mensilmente. I medicinali restano soggetti a monitoraggio addizionale per un periodo di cinque anni o fino a quando non sono state osservate le condizioni che hanno portato a richiedere il monitoraggio addizionale. http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Other/2013/04/WC500142453.pdf - 21/05/2013
- Il fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) è sovraespresso in linee cellulari linfoblastoidi di pazienti affetti da disturbo bipolare che rispondono al litio Gli autori hanno confrontato i livelli di espressione genica in pazienti bipolari responder e non-responder al litio e testato se l’esposizione al litio in vitro determinasse effetti diversi nelle linee cellulari linfoblastoidi dei due gruppi. Il disturbo bipolare è una malattia psichiatrica caratterizzata dall’alternarsi di episodi maniacali e depressivi. Tra gli stabilizzanti dell’umore, il litio è considerato un farmaco di prima scelta, e circa un terzo dei pazienti trattati mostrano una risposta eccellente non manifestando più episodi di malattia. Sebbene in letteratura diverse evidenze suggeriscano una base genetica per la risposta al litio nel disturbo bipolare, non è ancora del tutto chiaro quali meccanismi molecolari ne siano alla base. Metodi Al fine di identificare i geni potenzialmente correlati alla risposta di litio, gli autori hanno effettuato un’analisi di espressione genome-wide in linee cellulari linfoblastoidi provenienti da 10 pazienti bipolari responder e 10 non-responder al litio. Gli autori hanno confrontato i livelli di espressione genica nei due gruppi e testato se l’esposizione al litio in vitro determinasse effetti diversi nelle linee cellulari linfoblastoidi dei due gruppi. Risultati Al basale, 2.060 geni sono risultati espressi in maniera diversa nei due gruppi, mentre nessun gene è stato regolato in maniera diversa nei due gruppi in seguito all’esposizione al litio. Dopo l’analisi di pathway basata sui 2.060 geni precedentemente individuati, 9 geni sono stati selezionati per la convalida con la PCR quantitativa Real-Time. Otto geni sono stati convalidati nello stesso campione di linee cellulari linfoblastoidi, sebbene solo il fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) sia risultato significativamente sovraespresso nei reponder rispetto ai non-responder nello stesso campione, nonché in un campione indipendente composto da 6 responder e 6 non-responder (campione 1: p = 0,005; campione 2: p = 0,005). L’IGF-1 è risultato inoltre significativamente sovraespresso nei responder, ma non nei non-responder, rispetto ad un campione di controlli non affetti da disturbi psichiatrici. Conclusioni I risultati di questo studio suggeriscono che l’IGF-1 possa essere coinvolto nella risposta al litio, supportando la necessità di ulteriori indagini sul suo potenziale come biomarker. Squassina A, Costa M, Congiu D, Manchia M, Angius A, Deiana V, Ardau R, Chillotti C, Severino G, Calza S, Del Zompo M. Insulin-like growth factor 1 (IGF-1) expression is up-regulated in lymphoblastoid cell lines of lithium responsive bipolar disorder patients. Pharmacol Res. 2013 Apr 22. [Epub ahead of print] http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S1043661813000728 - 17/05/2013
- Variabilità nelle informazioni sulla safety di farmaci ad alto consumo in diversi contesti nazionali Questa analisi dimostra da un punto di vista quantitativo che la diversa regolamentazione fra Paesi determina notevoli variazioni in merito alle avvertenze sui farmaci. Sebbene non vi sia alcuna prova che un particolare approccio normativo porti a risultati migliori rispetto a un altro, ci sono state una serie di iniziative volte a promuovere il monitoraggio internazionale sulla sicurezza dei farmaci, coordinando la raccolta e la revisione dei dati da parte di diverse autorità. Background. Il foglietto illustrativo distribuito insieme a un farmaco prescritto è una fonte essenziale di informazioni sulla sicurezza, ma può includere dettagli eccessivi o insufficienti. Obiettivi. Confrontare il foglietto illustrativo approvato dalla US Food and Drug Administration, con quelli di Regno Unito, Canada e Australia per identificare le differenze di contenuto nelle avvertenze di sicurezza. Metodi. Per i 20 farmaci più venduti, è stato usato uno strumento automatizzato di processazione del linguaggio naturale per calcolare il numero e la gravità delle reazioni avverse da farmaco (ADR) segnalate. Sono stati allestiti dei modelli gerarchici di Poisson e sono stati inclusi gli effetti fissi per le altre caratteristiche del foglietto illustrativo. A parte, sono stati analizzati la forma e il contenuto delle avvertenze nel “black box”. Risultati. E’ stata riscontrata una sostanziale variazioni nei contenuti riguardanti la sicurezza all’interno dei foglietti illustrativi approvati. Il Canada presentava la più alta mediana di ADR per farmaco [138 (intervallo interquartile, IQR 86-234)] mentre il Regno Unito la più bassa [84 (IQR 51-111)]. Il numero di ADR segnalate è stato in media superiore del 50% in Canada rispetto agli USA (rapporto ADR/documento: 1,5; IC 95% 1,4-1,6; p<0,001). Al contrario, sono state riportate in media il 15% in meno di ADRs nel Regno Unito rispetto agli USA (rapporto 0,85; 0,78-0,93; p<0,001) e il 21% in meno in Australia rispetto agli USA (rapporto 0,79; 0,74-0,85; p<0,001). Non sono state evidenziate differenze in merito alla gravità delle ADR riportate. La presenza e il contenuto qualitativo dei black box warning mostravano anch’essi una variabilità sostanziale. Conclusioni. Esiste una importante variabilità internazionale nella presentazione dei dati di sicurezza nei foglietti illustrativi, che potrebbe avere importanti implicazioni per la sicurezza del paziente. Pertanto si rende necessario un maggiore coordinamento tra i vari Paesi per migliorare l’utilizzo di tali informazioni nel processo decisionale terapeutico che coinvolge medici e pazienti. Kesselheim AS, Franklin JM, Avorn J, Duke JD. Speaking the same language? international variations in the safety information accompanying top-selling prescription drugs. BMJ Qual Saf. 2013 Apr 25. [Epub ahead of print] http://qualitysafety.bmj.com/content/early/2013/04/24/bmjqs-2012-001704.abstract - 14/05/2013
- FDA: DRUG SAFETY COMMUNICATION SULL’ANTIEPILETTICO VALPROATO La FDA informa i professionisti sanitari e le donne che l’antiepilettico valproato di sodio e i prodotti correlati sono controindicati e non devono essere assunti da donne in gravidanza per la prevenzione del mal di testa. Sulla base di informazioni provenienti da uno studio recente, ci sono evidenze che questi farmaci possono portare a quozienti intellettivi più bassi nei bambini le cui madri avevano assunto questi farmaci durante la gravidanza. Al foglietto illustrativo sono state aggiunte avvertenze circa l’uso del farmaco durante la gravidanza, e l’uso di valproato per l’emicrania in gravidanza sarà cambiato da “D” (il potenziale beneficio del farmaco nelle donne in gravidanza può essere accettabile, nonostante i rischi) a “X” (il rischio di un uso in donne in gravidanza è chiaramente superiore a ogni possibile beneficio del farmaco). L’uso di valproato e prodotti correlati in gravidanza resta in categoria “D” per il trattamento di epilessia e di episodi maniacali associati al disturbo bipolare. http://www.fda.gov/Drugs/DrugSafety/ucm350684.htm - 14/05/2013
- AIFA: Nota informativa importante su Pletal (cilostazolo) Comunicazione diretta agli operatori sanitari relativa a nuove informazioni sulla sicurezza di Pletal® (cilostazolo). A seguito di una rivalutazione dei rischi e dei benefici associati all’uso del cilostazolo e in collaborazione con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), l’indicazione dei prodotti medicinali a base di cilostazolo è stata ristretta e sono stati aggiunti degli emendamenti relativi a posologia, controindicazioni e avvertenze da applicare a tutti i medicinali a base di cilostazolo. In base a tali emendamenti il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) è stato aggiornato. Ulteriori informazioni sulle raccomandazioni agli operatori sanitari Si raccomanda una valutazione di routine (non urgente) per i pazienti che assumono prodotti medicinali a base di cilostazolo al fine di verificare che il trattamento con cilostazolo sia appropriato e in linea con le revisioni apportate a controindicazioni, avvertenze e precauzioni per l’uso. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/DHPC_PLETAL_cilostazolo.pdf - 14/05/2013
- AIFA: Nota informativa importante su Thalidomide Celgene L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), rende disponibile on line nuove ed importanti informazioni sul rischio di secondi tumori primari ematologici nei pazienti trattati con Talidomide. Un aumento statisticamente significativo del rischio di secondi tumori primari ematologici (leucemia mieloide acuta (LMA) e sindromi mielodisplastiche (SMD) è stato osservato in uno studio in corso, in pazienti con mieloma multiplo non trattato in precedenza che assumevano melfalan, prednisone e talidomide, rispetto ai pazienti trattati con lenalidomide più desametasone. Prima di iniziare il trattamento con talidomide in associazione con melfalan e prednisone, è opportuno tenere conto sia del beneficio ottenuto con talidomide sia del rischio di leucemia mieloide acuta (LMA) e sindromi mielodisplastiche (SMD). http://www.agenziafarmaco.gov.it/it/content/nota-informativa-importante-su-thalidomide-celgene-08042013 - 29/04/2013
- AIFA: Nota Informativa Importante su Mabthera (Rituximab) L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), rende disponibile on line nuove ed importanti informazioni sulla sicurezza dell’uso di MabThera (rituximab). • Casi molto rari di reazioni cutanee gravi quali la Necrolisi Epidermica Tossica (NET) e la Sindrome di Stevens-Johnson sono stati segnalati in pazienti con malattie autoimmuni. Tra questi è compreso anche un caso di Necrolisi Epidermica Tossica (NET) con esito fatale. • Reazioni cutanee bollose gravi, compresi casi fatali di Necrolisi Epidermica Tossica (NET), sono state segnalate molto raramente in pazienti affetti da neoplasie ematologiche. Questa informazione è già compresa nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di MabThera. • In caso di comparsa di reazioni cutanee gravi, il trattamento con MabThera deve essere interrotto definitivamente. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/DHPC_Mabthera_Portale_12-04-13.pdf - 29/04/2013
- Uso di Statine ad Alta Potenza e Tasso di Ospedalizzazione per Danni Renali L’assunzione di statine ad alta potenza sembra aumentare del 34% il rischio corretto di danno renale acuto nei primi quattro mesi di trattamento, rispetto all’assunzione di statine a basso dosaggio. Obiettivo. Quantificare l’associazione tra danno renale acuto e uso di statine ad alta potenza rispetto statine a bassa potenza. Disegno. Analisi osservazionale retrospettiva di database amministrativi, utilizzando nove studi di coorte basati sulla popolazione e metanalisi. Sono state eseguite “as treated analyses” in ogni database con disegno caso-controllo innestato. I rate ratio per diverse durate di esposizione corrente e passata alle statine ad alta o a bassa potenza sono stati stimati utilizzando la regressione logistica condizionale. I rapporti sono stati aggiustati per fattori di confondimento con high dimensional propensity score. Sono stati usati metodi meta-analitici per stimare gli effetti complessivi dei diversi siti partecipanti. Materiali e Metodi Setting: Sette province canadesi e due database nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il campione era costituito da 2.067.639 pazienti di 40 anni o più e con trattamento recente con statine, arruolati tra l’1 gennaio 1997 e il 30 aprile 2008. Ogni soggetto ricoverato in ospedale per insufficienza renale acuta è stato appaiato a dieci controlli. Un evento di dispensazione era considerato nuovo se non vi erano prescrizioni di un ipocolesterolemizzante o di niacina nel corso dell’anno precedente. Il trattamento con statine ad alta potenza è stato definito come 10 mg di rosuvastatina, 20 mg di atorvastatina e 40 mg di simvastatina; tutti gli altri trattamenti con statine sono stati definiti a bassa potenza. Questi due gruppi sono stati ulteriormente suddivisi in coorti, con o senza malattia renale cronica Outcome Primario: Tassi di ospedalizzazione per insufficienza renale acuta. Risultati Di oltre due milioni di utilizzatori di statine (2.008.003 senza malattia renale cronica, 59.636 con malattia renale cronica), i pazienti con propensity score simili erano comparabili sulle caratteristiche misurate. Entro 120 giorni di trattamento corrente, sono stati registrati 4691 ricoveri per insufficienza renale acuta in pazienti senza danno renale cronico e 1896 ricoveri in quelli con insufficienza renale cronica. Nei pazienti senza nefropatia cronica, gli utilizzatori correnti di statine ad alta potenza avevano il 34% in più di probabilità di essere ricoverati per insufficienza renale acuta entro 120 giorni dall’inizio del trattamento (rate ratio a effetti fissi 1,34; IC 95% 1,25-1,43). Gli utilizzatori di statine ad alta potenza con malattia renale cronica non mostravano un aumento simile del tasso di ricovero (1,10; 0,99-1,23). I test chi-quadro per l’eterogeneità hanno confermato che l’associazione osservata non era influenzata dal sito di partecipazione. Conclusioni L’uso di statine ad alta potenza è associato ad un aumento del tasso di diagnosi di danno renale acuto nei ricoveri ospedalieri rispetto alle statine a bassa potenza. L’effetto sembra essere più evidente nei primi 120 giorni dopo l’inizio del trattamento. Dormuth CR, Hemmelgarn BR, Paterson JM, et al Use of High Potency Statins and Rates of Admission for Acute Kidney Injury: Multicenter, Retrospective Observational Analysis of Administrative Databases. BMJ 2013; 346:f880. http://www.bmj.com/content/346/bmj.f880?view=long&pmid=23511950 - 29/04/2013
- Associazione tra uso materno di integratori a base di acido folico e rischio di disturbi dello spettro autistico nei bambini Gli autori hanno valutato l’associazione tra assunzione in gravidanza di integratori a base di acido folico e il rischio che i nascituri sviluppino un disturbo dello spettro autistico. L’esposizione prenatale ad integratori a base di acido folico riduce il rischio di difetti del tubo neurale nei bambini, tuttavia non è stato dimostrato se tale esposizione possa prevenire anche altri disturbi dello sviluppo neurologico. Gli autori si sono proposti di esaminare l’associazione tra esposizione prenatale di integratori a base di acido folico e rischio di disturbi dello spettro autistico (disturbo autistico, sindrome di Asperger, disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato) nei bambini. Metodi Gli autori hanno selezionato un campione di 85.176 bambini a partire dallo studio prospettico di popolazione “Norwegian Mother and Child Cohort Study” (MoBa). I bambini inclusi nello studio sono nati nel periodo compreso tra il 2002 e il 2008; alla fine del follow-up (31 marzo 2012), l’età dei bambini era compresa tra 3,3 a 10,2 anni (in media 6,4 anni). Gli autori hanno valutato se le madri avessero assunto integratori a base di acido folico nel periodo compreso tra 4 settimane prima e 8 settimane dopo l’inizio della gravidanza, definito come il primo giorno del ciclo mestruale prima del concepimento. Il rischio relativo di disturbi dello spettro autistico è stato stimato mediante odds ratio (OR) con intervallo di confidenza al 95% (95% IC) attraverso un’analisi di regressione logistica. I risultati sono stati corretti per livello di istruzione della madre, anno di nascita, e parità. Come misura di outcome primario è stata considerata la diagnosi, confermata da un medico specialista, di un disturbo dello spettro autistico. Risultati Al termine del follow-up, a 270 bambini del campione di studio era stato diagnosticato un disturbo dello spettro autistico: 114 con disturbo autistico, 56 con sindrome di Asperger, e 100 con disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato. Tra i bambini le cui madri avevano assunto acido folico, una percentuale pari a 0,10% (64/61.042) ha manifestato un disturbo autistico, rispetto allo 0,21% (50/24.134) tra i bambini non esposti ad acido folico. L’OR per disturbo autistico nei bambini nati da madri che assumevano acido folico è risultato 0,61 (95% CI, 0,41-0,90). Nessuna associazione è stata riscontrata con la sindrome di Asperger e con il disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato, tuttavia per tali diagnosi il potere statistico è risultato limitato. Analisi simili condotte sull’esposizione prenatale ad integratori a base di olio di pesce non hanno mostrato un simile effetto protettivo nei confronti del disturbo autistico, sebbene si ritenga che l’olio di pesce assunto in gravidanza abbia caratteristiche simili all’acido folico. Conclusioni L’assunzione di integratori a base di acido folico nel periodo precedente al concepimento e nei primi mesi della gravidanza è risultata associata ad un minor rischio di disturbo autistico nella coorte MoBa. Sebbene questi risultati non siano indicativi di un nesso di causalità, supportano ulteriormente l’utilità che le donne in gravidanza assumano supplementi di acido folico. Surén P, Roth C, Bresnahan M, Haugen M, Hornig M, Hirtz D, Lie KK, Lipkin WI, Magnus P, Reichborn-Kjennerud T, Schjølberg S, Davey Smith G, Øyen AS, Susser E, Stoltenberg C. Association between maternal use of folic acid supplements and risk of autism spectrum disorders in children. JAMA. 2013 Feb 13;309(6):570-7. http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1570279 - 12/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Xgeva (denosumab) L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA), ha recentemente (marzo 2013) reso disponibile importanti informazioni relative al rischio di ipocalcemia sintomatica grave, talvolta anche fatale, associato a Xgeva (denosumab). Sono stati riportati casi di ipocalcemia sintomatica grave, inclusi casi fatali, in pazienti trattati con denosumab. L’ipocalcemia può verificarsi in qualsiasi momento durante la terapia con denosumab. Segni e sintomi di questi casi includevano alterazioni dello stato mentale, tetania, convulsioni e prolungamento del tratto QT. Raccomandazioni per gli operatori sanitari: Si ricordano a tutti gli operatori sanitari le seguenti raccomandazioni allo scopo di minimizzare questo rischio: L’ipocalcemia pre‐esistente deve essere corretta prima dell’inizio della terapia. Si richiede un supplemento di calcio e vitamina D in tutti i pazienti eccetto in caso di ipercalcemia. Se si sviluppa ipocalcemia, può essere necessario un supplemento di calcio. I pazienti con insufficienza renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min) o sottoposti a dialisi hanno un maggior rischio di sviluppare ipocalcemia. Il monitoraggio dei livelli di calcio in questi pazienti è raccomandato. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/Xgeva%20DHPC%20IT_final%20vrs%20per%20pubblicazione%20portale_25-03-13.pdf - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante sulla gestione delle Reazioni Avverse Cutanee Gravi (SCAR) associate a Incivo (telaprevir) L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali, ha reso disponibili ad aprile 2013 importanti informazioni riguardanti la gestione delle Reazioni Avverse Cutanee Gravi (SCAR) associate a Incivo (telaprevir). Sono stati riportati due casi di necrolisi epidermica tossica (TEN), di cui uno fatale, in associazione all’uso di telaprevir. È importante aderire alle raccomandazioni per il monitoraggio e la gestione delle eruzioni cutanee riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP), inclusa l’immediata interruzione di telaprevir se si sviluppa una grave eruzione cutanea. Dati recenti suggeriscono che la co-somministrazione con peginterferone e ribavirina può contribuire alla comparsa di eruzione cutanea; può essere necessario interrompere il trattamento anche con questi medicinali. I pazienti devono essere informati della necessità di contattare immediatamente il medico al verificarsi o al peggioramento di un’eruzione cutanea. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/IT-DHCP%20INCIVO-Mar%202013-portale.pdf - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Relpax (eletriptan bromidrato) L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con altre agenzie europee, ha reso disponibile ad aprile 2013 importanti informazioni relative alle controindicazioni d’uso del Relpax (eletriptan bromidrato). Analizzando casi di eventi avversi di tipo cardiovascolare è emerso che Relpax era stato in diverse occasioni somministrato a pazienti con preesistenti eventi cardiovascolari nei quali il medicinale è controindicato. Si raccomanda a medici di prescrivere Relpax solo dopo attenta valutazione del rapporto beneficio/rischio di ogni singolo paziente e comunque mai nelle situazioni in cui l’uso è controindicato. Si consiglia di monitorare attentamente i pazienti, in particolare all’inizio del trattamento, in modo da interrompere immediatamente il trattamento alla comparsa dei primi sintomi di eventi di tipo cardiovascolare. Si ritiene pertanto necessario richiamare l’attenzione dei medici prescrittori per ricordare in quali situazioni l’uso di Relpax è controindicato: Ipersensibilità ad eletriptan bromidrato o ad uno qualsiasi degli eccipienti; Pazienti con grave insufficienza epatica o renale; Ipertensione da moderata a grave o ipertensione lieve non trattata; Pazienti con coronaropatia documentata, inclusa la cardiopatia ischemica (angina pectoris, precedente infarto del miocardio o ischemia silente documentata), sintomi oggettivi o soggettivi di cardiopatia ischemica o angina di Prinzmetal; Pazienti con aritmie o insufficienza cardiaca significative; Pazienti con vasculopatia periferica; Pazienti con un precedente episodio di accidente cerebrovascolare (CVA) o attacco ischemico transitorio (TIA); Somministrazione di ergotamina o derivati dell’ergotamina (inclusa metisergide) nelle 24 ore che precedono o seguono il trattamento con eletriptan; Somministrazione concomitante di altri agonisti dei recettori 5‐HT1 ed eletriptan. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/DHPC_Relpax_Rev%20AIFA+SSCFV-CTS_final.pdf - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Nulojix (belatacept) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno recentemente (marzo 2013) emesso una comunicazione relativa all’incremento del tasso di rigetto acuto osservato con Nulojix (belatacept) in associazione con una riduzione rapida del dosaggio dei corticosteroidi nei pazienti ad alto rischio immunologico per rigetto acuto. Nell’esperienza postmarketing, è stato osservato un incremento del tasso di rigetto acuto di trapianto con Nulojix® (belatacept), neipazienti ad alto rischio immunologico per rigetto acuto, quando il dosaggio dei corticosteroidi è stato ridotto rapidamente. La riduzione progressiva del dosaggio dei corticosteroidi deve essere implementata con cautela, in particolare nei pazienti che hanno 4 – 6 incompatibilità (mismatch) nei confronti dell’antigene umano leucocitario (HLA). Il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) sarà aggiornato con l’aggiunta di: un’avvertenza sulla riduzione rapida del dosaggio dei corticosteroidi nei pazienti ad alto rischio immunologico informazioni sui dosaggi di corticosteroidi utilizzati negli studi clinici registrativi di Nulojix e sulle caratteristiche delle popolazioni in essi arruolate. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/DHPC%20Nulojix-21-03-2013.pdf - 26/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Mimpara (cinacalcet) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) il 20 marzo 2013 hanno emesso una comunicazione sulla sicurezza del cinacalcet in seguito alla segnalazione di un caso fatale con ipocalcemia grave in uno studio clinico pediatrico. • Durante uno studio clinico pediatrico è stato riportato un caso fatale con ipocalcemia grave in un paziente che riceveva Mimpara (cinacalcet). • Mimpara non è autorizzato per l’uso in pazienti pediatrici. • Si ricorda ai medici prescrittori che, poiché cinalcalcet riduce il calcio sierico, i pazienti devono essere monitorati attentamente per rilevare un’eventuale ipocalcemia. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/nii_mimpara.pdf - 26/03/2013
- Elementi Chiave nei Segnali di ADR da Interazioni tra Farmaci La revisione retrospettiva di tre segnali di interazione farmacologica avversa ha consentito di individuare due elementi che spesso rafforzano il sospetto che l’ADR sia dovuto ad una interazione tra farmaci. Background Buona parte delle potenziali interazioni farmacologiche provengono da studi pre-autorizzazione, ma le reazioni avverse dafarmaci (ADR) dovute a interazioni (interazioni avverse) sono spesso individuate per la prima volta attraverso un’attenta sorveglianza nella pratica clinica. I singoli case report sulla sicurezza (ICSR) sono raccolti direttamente presso ampie popolazioni di pazienti e consentono l’individuazione di gruppi di segnalazioni simili. Lo screening sistematico delle interazioni avverse da farmaco negli ICSR richiede una comprensione di quali informazioni su tali relazioni possano essere indicative di interazioni avverse. Obiettivi L’obiettivo dello studio era quello di identificare quali delle informazioni riportate potesse supportare l’identificazione di segnali di sicurezza in termini di interazione farmacologica nelle raccolte di ICSR. Metodi Sono stati riconsiderati e valutati tre segnali di sicurezza precedentemente pubblicati di sospette interazioni avverse. A tal fine,sono state estratte dal WHO Global Database ICSR (VigiBaseTM) 137 segnalazioni relative a questi segnali e sono stati ottenuti dai centri nazionali di farmacovigilanza i corrispondenti report originali. A ciascuno di questi report sono stati applicati i criteri di un punteggio operativo per l’analisi della causalità delle interazioni farmacologiche nei casi clinici, la Drug Interaction Probability Scale (DIPS), con l’obiettivo di individuare le informazioni di supporto disponibili negli ICSR. Per tre elementi DIPS (plausibilità temporale, risoluzione dellaADR dopo aver interrotto il farmaco che ha indotto l’interazione senza variazioni nella terapia farmacologica basale (dechallenge positivo) e cause alternative di reazione sono state anche confrontate la quantità di informazioni in VigiBaseTM e nei report originali, in campi a testo libero e strutturati. Risultati Gli elementi DIPS più comunemente presenti nei report a supporto di un segnale di interazione farmacologica avversa erano: la plausibilità temporale (50 segnalazioni, 36%) e il dechallenge positivo (8 segnalazioni, 6%). Sono state rilevate cause alternative per la reazione avversa osservata in 72 (53%) report. Sono state evidenziate differenze limitate tra VigiBaseTM e le segnalazioni originali per i dati strutturati, anche se era disponibile una notevole quantità di informazioni aggiuntive in campi a testo libero nei report originali. Conclusioni Le informazioni su plausibilità temporale e risoluzione della reazione avversa all’interruzione del farmaco sospettato di aver indotto l’interazione possono essere un elemento utile per identificare sospette interazioni avverse dai ICSR. Di questi, la plausibilità temporale è di gran lunga l’elemento più comunemente riportato nei tre segnali studiati qui. L’analisi ha anche dimostrato l’importanza di condividere e analizzare le informazioni disponibili nei campi a testo libero, dove spesso sono riportati i dati clinici, come quelli di cui sopra, insieme alla gravità dell’evento e a cambiamenti nel dosaggio della terapia. Strandell J, Norén GN, Hägg S. Key Elements in Adverse Drug Interaction Safety Signals. Drug Safety 2013; 36:63-70 http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-012-0003-9 - 19/03/2013
- Comunicato Stampa AIFA sull’uso intravitreale del medicinale Lucentis® (ranibizumab) L’Agenzia Italiana del Farmaco richiama l’attenzione degli operatori sanitari (medici e farmacisti) coinvolti nel trattamento dei pazienti con il farmaco per uso intravitreale Lucentis® (ranibizumab) sulle modifiche/integrazioni apportate ai paragrafi 4.4 e 4.8 del Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto da parte del CHMP mediante decisione EMEA/H/C/000715/II/0031 del 17/01/2013. In seguito a valutazione del Periodic Update Safety Report (PSUR 8), il Committee for Medicinal Products for Human Use (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha riesaminato i dati cumulativi degli studi clinici, della sorveglianza post-marketing e della letteratura scientifica per calcolare il rischio di eventi tromboembolici arteriosi cardiaci e non-cardiaci in pazienti trattati con ranibizumab. E’ stata riportata una limitata evidenza di relazione causale tra questi eventi e l’uso di ranibizumab. Tuttavia, poiché tale relazione non può essere esclusa, sono stati aggiornati i paragrafi 4.4 e 4.8 del Riassunto Caratteristiche del Prodotto. La modifica introdotta riguarda l’ aggiornamento delle informazioni di sicurezza per aggiungere un avviso relativo al rischio teorico di eventi avversi sistemici dopo iniezione intravitreale di inibitori VEGF e per includere ictus e infarto del miocardio, come esempio di eventi tromboembolici arteriosi, alle reazioni avverse ai prodotti appartenenti alla stessa classe. Inoltre sono state aggiornate, nel materiale didattico all’ allegato II, le condizioni per l’uso sicuro ed efficace di Lucentis in modo da riflettere i tre principali problemi di sicurezza, endoftalmite, cataratta traumatica e aumento transitorio della pressione intraoculare. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/comunicato_lucentis.pdf - 19/03/2013
- La durata del trattamento con litio rappresenta un fattore di rischio per la riduzione della filtrazione glomerulare: studio cross-sectional Gli autori hanno condotto uno studio cross-sectional al fine di valutare la funzione glomerulare in una coorte di pazienti trattati con litio rispetto ad un gruppo di controllo costituito da pazienti trattati con altri stabilizzanti dell’umore. Le reazioni avverse del litio a livello renale sono note da tempo, sebbene l’insufficienza glomerulare sia stata considerata un evento raro fino a che, recentemente, alcuni studi hanno sollevato preoccupazioni relative ai trattamenti di lunga durata. Gli autori hanno condotto uno studio cross-sectional al fine di valutare la funzione glomerulare in una coorte di pazienti trattati con litio per un lungo periodo (fino a 33 anni) rispetto ad un gruppo di controllo costituito da pazienti affetti da disturbi dell’umore che non avessero mai assunto litio, trattati con altri stabilizzanti dell’umore. Metodi Nel periodo compreso tra ottobre 2007 e dicembre 2009, gli autori hanno selezionato e valutato pazienti affetti da disturbi affettivi ricorrenti e persistenti, afferenti all’Unità Complessa di Farmacologia Clinica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Cagliari. Dalle cartelle cliniche sono stati estratti i dati clinici e demografici relativi ai due gruppi in studio: pazienti trattati con litio per almeno 12 mesi e pazienti che non avessero mai assunto litio. Gli autori hanno condotto un’analisi di regressione multivariata considerando come variabile dipendente la stima del tasso di filtrazione glomerulare (eGFR), calcolata a partire dall’ultimo valore di creatininemia disponibile utilizzando l’equazione descritta dal Modification of Diet in Renal Disease Study Group; come variabili indipendenti, potenzialmente associate a danno renale, sono stati considerati sesso, età, durata del trattamento con litio, fumo di sigaretta, ipertensione, diabete e dislipidemia. Risultati Valori di eGFR inferiori a 60 ml/min sono stati riscontrati più frequentemente nel gruppo di pazienti trattati con litio (38/139 = 27,3%) rispetto ai pazienti mai esposti al litio (4/70 = 5,7%) (p = 0,0002; test di Fisher). L’analisi di regressione ha mostrato un effetto significativo sul valore di eGFR da parte delle variabili età, sesso e durata del trattamento con litio, mentre non è risultato nessun effetto da parte di fumo di sigarette, ipertensione, diabete e dislipidemia. E’ stata stimata una riduzione del valore di eGFR di 0,64 ml/min per ogni anno di trattamento con litio. Conclusioni La durata del trattamento con litio rappresenta un fattore di rischio per insufficienza renale, in aggiunta all’aumentare dell’età. Per esempio, si può stimare che pazienti di età ≥ 60 anni possano andare incontro a insufficienza renale cronica di stadio 3 o più grave (intesa come eGFR ≤ 60 ml/min) se trattati con litio per 30 anni. Questi dati dovrebbero essere considerati nella valutazione del rapporto/rischio beneficio della terapia con litio, soppesandoli con gli effetti positivi di prevenzione degli episodi del disturbo affettivo e di prevenzione del comportamento suicidario. Bocchetta A, Ardau R, Carta P, Ligas F, Sardu C, Pani A, Del Zompo M. Duration of lithium treatment is a risk factor for reduced glomerular function: a cross-sectional study. BMC Med. 2013 Feb 11;11(1):33. http://www.biomedcentral.com/1741-7015/11/33/abstract - 15/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Optimark (gadoversetamide) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno recentemente (5 marzo 2013) emesso una comunicazione sull’introduzione di nuove etichette staccabili per la tracciabilità dei prodotti contenenti gadolinio Optimark (gadoversetamide). Per migliorare la tracciabilità dell’impiego dei mezzi di contrasto contenenti gadolinio (GdCA – gadolinium – contenente un agente di contrasto) nell’Unione europea, la Commissione Europea ha chiesto a tutti i produttori di GdCA di apporre su questi prodotti apposite etichette staccabili. Covidien in accordo con l’Agenzia Italiana del farmaco Le chiede gentilmente, in quanto operatore sanitario, di aiutarci a migliorare la tracciabilità dell’impiego dei GdCA usando queste etichette staccabili. Le etichette devono essere apposte sulla cartella del paziente per permettere una registrazione accurata del GdCA utilizzato. Deve essere registrata anche la dose somministrata. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/nota_informativa_importante_Optimark_05-03-2013_0.pdf - 12/03/2013
- Opportunità per ridurre in maniera significativa la complessità delle terapie farmacologiche Gli autori illustrano come con poche semplici misure è possibile ridurre significativamente la complessità delle terapie mediche, influenzando positivamente l’aderenza del paziente alla terapia. Background. Diverse caratteristiche di un regime terapeutico possono ridurre l’aderenza del paziente alla terapia farmacologica e quindi compromettere l’efficacia del trattamento. Obiettivi. L’obiettivo dello studio è quello di valutare la prevalenza di caratteristiche del regime terapeutico che sono note ridurre l’aderenza del paziente alla terapia farmacologica. Inoltre, è stato valutato in che misura regimi terapeutici complessi possano eventualmente essere semplificati attraverso diverse strategie. Metodi. Gli autori hanno valutato retrospettivamente i regimi terapeutici di 500 pazienti consecutivi dimessi dalla Clinica Universitaria di Heidelberg, in Germania, in cui erano specificati i dosaggi di tutti i farmaci. I regimi terapeutici sono stati estratti dalle lettere di dimissione emesse dal 1° gennaio 2007 al 29 dicembre 2007. Ogni regime terapeutico è stato controllato per rilevare la presenza di sette caratteristiche note per ridurre l’aderenza del paziente alla terapia (necessità di dividere le compresse, farmaci con dosi giornaliere multiple, più di 3 farmaci con diversi intervalli di dosaggio, più di 12 somministrazioni al giorno, necessità di assumere il farmaco con il cibo, farmaci con somministrazioni a dosaggi diversi, farmaci inalatori) e sono state identificate strategie teoriche attuabili per evitare cinque delle suddette caratteristiche. Il grado di semplificazione ottenibile attraverso le strategie individuate è stato valutato per la popolazione generale dello studio e per il sottogruppo di pazienti anziani (>=65 anni) e con politerapia (>=5 farmaci). Risultati. Ciascun regime terapeutico nella popolazione generale dello studio presentava in media±DS 2,9±1,7 caratteristiche (range 0-7) in grado di influenzare in maniera negativa l’aderenza del paziente. I regimi terapeutici di pazienti anziani con politerapia mostravano invece 3,7±1,6 caratteristiche (range 0-7). Le caratteristiche più diffuse, in grado di complicare l’aderenza alla terapia nella popolazione generale dello studio, erano la prescrizione di farmaci con dosi multiple al giorno (441 pazienti), almeno 3 farmaci con intervalli di dosaggio diversi (349 pazienti), suddivisione delle compresse (223 pazienti) e almeno 12 somministrazioni al giorno (190 pazienti). Quasi la metà dei casi di divisione delle compresse avrebbe potuto essere evitata. Inoltre, il 17,9% delle prescrizioni multi-dose avrebbe potuto essere sostituita con una mono-somministrazione giornaliera, riducendo il numero di farmaci con diversi intervalli di somministrazione e il numero delle somministrazioni al giorno. L’intervento combinato ha ridotto tutte le caratteristiche di complessità potenzialmente prevenibili del 18,3% (da 2283 a 1865) senza ridurre la qualità prescrittiva. Conclusioni. Quasi un quinto di tutte le caratteristiche di complessità di un regime farmacologico rilevanti per l’aderenza del paziente erano evitabili con semplici modifiche del piano di somministrazione, sottolineando quindi la necessità di interventi mirati. Witticke D, Seidling HM, Lohmann K, et al. Opportunities to Reduce Medication Regimen Complexity. Drug Safety 2013; 36:31-41 LINK: http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs40264-012-0007-5 - 11/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Vistide (cidofovir) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno recentemente (febbraio 2013) emesso una comunicazione sul ritiro volontario di un lotto del medicinale Vistide (cidofovir) 75 mg/ml. L’Agenzia Italiana del Farmaco, in accordo con l’Agenzia Europea dei Medicinali informa gli operatori sanitari del ritiro volontario di un lotto (B120217D) del medicinale Vistide (cidofovir) 75 mg/ml, presso i depositi e le farmacie ospedaliere, a causa della presenza di materiale particolato visibile. Il ritiro costituisce una misura precauzionale e non è legato alla segnalazione di eventi avversi. Attualmente, nella catena di distribuzione non sono disponibili lotti di Vistide che possano sostituire il lotto ritirato, pertanto si raccomanda agli operatori sanitari di prendere in considerazione trattamenti terapeutici alternativi fino alla risoluzione della problematica. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/nii_IT_Vistide.pdf - 11/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Prolia (denosumab) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno recentemente (febbraio 2013) emesso una comunicazione sul rischio di fratture atipiche associato all’uso di Prolia (denosumab). Prolia (denosumab) è indicato per il trattamento dell’osteoporosi in donne in post-menopausa ad aumentato rischio di fratture e per il trattamento della perdita ossea associata a terapia ormonale ablativa in uomini con cancro alla prostata ad aumentato rischio di fratture. Sintesi della Nota Informativa: Sono stati riportati rari casi di fratture femorali atipiche in pazienti con osteoporosi post-menopausale in trattamento con Prolia (denosumab). Raccomandazioni per gli operatori sanitari: Durante il trattamento con Prolia (denosumab), i pazienti devono essere avvertiti di riportare l’insorgenza di nuovi o insoliti dolori alla coscia, all’anca o all’inguine. I pazienti che presentano tali sintomi devono essere valutati per una frattura femorale incompleta. Il femore contro laterale deve essere valutato in pazienti trattati con Prolia che hanno subito una frattura della diafisi femorale. In pazienti con sospetta frattura femorale atipica, deve essere considerata l’interruzione della terapia con Prolia, in attesa della valutazione del paziente basata sull’analisi del rapporto rischio/ beneficio individuale. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/nii_prolia_20022013.pdf - 26/02/2013
- Nota informativa AIFA importante su NeuroBloc (tossina botulinica di tipoB) L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) hanno recentemente (febbraio 2013) emesso una comunicazione sui rischi associati all’uso off-label di NeuroBloc (tossina botulinica di tipo B). Sintesi della Nota Informativa: NeuroBloc (tossina botulinica di tipoB) è indicato esclusivamente per il trattamento della distonia cervicale (torcicollo) negli adulti La sicurezza di NeuroBloc al di fuori dell’indicazione approvata non è stata stabilita Tutti i pazienti devono essere avvertiti dei segni e dei sintomi di diffusione della tossina e devono consultare immediatamente il medico se insorgono difficoltà respiratorie, soffocamento, nuove difficoltà di deglutizione o un peggioramento delle stesse Raccomandazioni per gli operatori sanitari: Si ricorda agli operatori sanitari di utilizzare NeuroBloc esclusivamente come indicato e, a tale riguardo, una dicitura supplementare è stata aggiunta all’RCP del medicinale. NeuroBloc non deve essere usato nei bambini. NeuroBloc non deve essere usato in pazienti con diagnosi di malattia neuromuscolare o disordini articolari neuromuscolari. http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/nii_neurobloc_25022013.pdf - 26/02/2013
- Esposizione a Bifosfonati e Rischio di Tumori Gastrointestinali Questa serie di studi caso-controllo, eseguita su due ampi database di popolazione non ha rilevato alcuna associazione tra l’uso di bifosfonati e il rischio di cancro esofageo, gastrico o al colon-retto. Background È stat condotta una serie di studi caso-controllo utilizzando due ampi data base di popolazione, con l’obiettivo di studiare l’associazione tra l’uso dei bifosfonati, ricavato dai dati di prescrizione ed il rischio di tumori gastrointestinali. Metodi Allo scopo di raggiungere gli obiettivi sono stati utilizzati studi caso-controllo nidificati. Ambulatori di medicina generale nel Regno Unito contribuiscono al database QResearch primary care (660) e al Clinical Practice Research Datalink (CPRD), data base utilizzati nello studio. Hanno partecipato pazienti di età ≥ a 50 anni, con una diagnosi di cancro gastrointestinale primario dal 1997 al 2011, ogni caso è stato appaiato ad un massimo di cinque controlli per sesso, ambulatorio e anno solare. L’end point primario dello studio era rappresentato dall’Odds ratio per cancro gastrointestinale incidente (colon-rettale, esofageo, gastrico) e uso dibifosfonati, aggiustati per abitudine al fumo, etnia, comorbidità e uso di altri farmaci. Risultati Dal QResearch e dal CPRD sono stati identificati rispettivamente 20.106 e 19.035 casi di cancro colon-rettale, 5364 e 5135 casi di cancro esofageo e 3155 e 3157 casi di tumore gastrico. Nel complesso, l’uso dei bifosfonati (almeno una prescrizione) non era associato a rischio di tumore colon-rettale, esofageo o gastrico in entrambi i database. Gli odds ratio corretti (IC al 95%) nei QResearch e CPRD erano 0,97 (0,79-1,18) e 1,18 (0,97-1,43) per cancro esofageo; 1,12 (0,87-1,44) e 0,79 (0,62-1,01) per cancro gastrico; 1,03 (0,94-1,14) e 1,10 (1,00-1,22) per tumore al colon-retto. Ulteriori analisi non hanno mostrato differenze tra i diversi tipi di bifosfonati in termini di rischio di tumore esofageo e colon rettale. Per il cancro gastrico, l’uso di alendronato era associato a un rischio più alto (1,47; 1,11-1,95) ma solo per i dati dal QResearch, senza alcuna associazione con la durata e senza una conferma definitiva dall’analisi di sensibilità. Conclusioni In questa serie di studi caso-controllo basati su dati di popolazione provenienti da due ampi database della medicina generale, l’esposizione a bifosfonati non era associata a un aumento del rischio di tumori gastrointestinali. Vinogradova Y, Coupland C, Hippisley-Cox J, et al. Exposure to Bisphosphonates and risk of Gastrointestinal Cancers: Series of Nested Case-Control Studies with QRESEARCH And CPRD Data Bmj 2013; 346:f114 http://www.bmj.com/highwire/filestream/625286/field_highwire_article_pdf/0/bmj.f114.full.pdf - 26/02/2013
- Intervallo QT e uso di antidepressivi: studio trasversale condotto attraverso cartelle cliniche elettroniche Gli autori hanno condotto uno studio trasversale attraverso l’uso delle cartelle cliniche elettroniche per valutare l’associazione tra uso di antidepressivi e prolungamento dell’intervallo QT. E’ stato segnalato che diversi psicofarmaci comunemente utilizzati, tra cui alcuni antidepressivi, possano prolungare l’intervallo QT, fattore di rischio per lo sviluppo di torsione di punta. Recentemente, le agenzie regolatorie dei diversi Paesi, hanno segnalato l’associazione tra uso di citalopram a dosi elevate e prolungamento dell’intervallo QT, limitandone pertanto la dose massima consentita, senza tuttavia dare indicazioni su possibili strategie alternative e senza fornire dati di confronto rispetto ad altri antidepressivi. Metodi Al fine di valutare la frequenza del prolungamento dell’intervallo QT nei pazienti in trattamento con diversi antidepressivi, gli autori hanno condotto uno studio di farmacovigilanza, esaminando le cartelle cliniche elettroniche del sistema sanitario del New England, e includendo come misura di sensibilità il prolungamento del QT da metadone. E’ stata valutata la relazione tra la dose degli antidepressivi e il prolungamento dell’intervallo QTc attraverso l’analisi di regressione lineare, effettuando una correzione per potenziali variabili cliniche e demografiche di confondimento. Per un sottogruppo di pazienti, gli autori hanno valutato anche eventuali variazioni del QTc dopo modifiche della posologia del citalopram. Risultati Una correlazione dose-risposta relativamente al prolungamento dell’intervallo QTc è stata identificata per citalopram (p < 0,01), escitalopram (p < 0,001) e amitriptilina (p < 0,001), ma non per gli altri antidepressivi esaminati. L’uso di bupropione è invece risultato associato ad accorciamento del QTc (p < 0,05). Lo studio del sottogruppo di pazienti per i quali erano disponibili i dati sull’assunzione di citalopram a diverse posologie, ha confermato la relazione dose-risposta della reazione avversa: aumentando la posologia da 10 mg/die a 20 mg/die è stato osservato un aumento medio del QTc di 7,8 ms (p < 0,05), e aumentando la posologia da 20 mg/die a 40 mg/die è stato osservato un aumento medio del QTc di 10,3 ms (p < 0,01). Conclusioni Questo studio conferma l’associazione tra uso di citalopram e un modesto prolungamento dell’intervallo QT. Un simile rischio è stato osservato anche per altri antidepressivi. Studi di farmacovigilanza condotti attraverso l’utilizzo dei dati derivati dalle cartelle cliniche elettroniche può essere un metodo utile per l’identificazione dei rischi potenziali associati con i trattamenti farmacologici. Castro VM, Clements CC, Murphy SN, Gainer VS, Fava M, Weilburg JB, Erb JL, Churchill SE, Kohane IS, Iosifescu DV, Smoller JW, Perlis RH. QT interval and antidepressant use: a cross sectional study of electronic health records. BMJ. 2013 Jan 29;346:f288. doi: 10.1136/bmj.f288. Link http://www.bmj.com/content/346/bmj.f288 - 19/02/2013
- Comunicato stampa della Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) relativo all’avvio di una revisione su Diane 35 e su altri medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha iniziato nell’Unione Europea una revisione su Diane 35 e su altri medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi, in seguito alla decisione dell’Agenzia regolatoria dei medicinali francese (ANSM) di sospendere in Francia, entro tre mesi, Diane 35 ed i suoi generici. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha iniziato nell’Unione Europea una revisione su Diane 35 e su altri medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi, in seguito alla decisione dell’Agenzia regolatoria dei medicinali francese (ANSM) di sospendere in Francia, entro tre mesi, Diane 35 ed i suoi generici. Diane 35 e gli altri medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi sono ampiamente utilizzati in Europa e sono autorizzati da molti anni. Le indicazioni autorizzate differiscono tra gli Stati membri. In alcuni Stati, inclusa la Francia, essi sono solo autorizzati per il trattamento dell’acne nelle donne. In altri Stati membri questi medicinali sono anche autorizzati come contraccettivi nelle donne con acne ed altre condizioni ormonali correlate che desiderano una contraccezione per via orale. La decisione francese è conseguente ad una revisione effettuata dall’ANSN sui casi di tromboembolismo venoso ed arterioso (TEV e TEA, formazione di coaguli di sangue nelle vene o nelle arterie) associati all’uso di Diane 35 e dei suoi generici dalla loro autorizzazione all’immissione in commercio. Sebbene il rischio di TEV associato a questi medicinali è noto da molti anni, l’ANSM ha ritenuto che questo rischio superi i suoi moderati benefici nel trattamento dell’acne, per il quale esistono alternative terapeutiche. Inoltre è stato osservato che in Francia questi medicinali sono ampiamente adoperati off-label come contraccettivi. L’EMA ora revisionerà tutti i dati disponibili sul rischio di TEV e TEA associato ai medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi e deciderà se le autorizzazioni all’immissione in commercio di questi medicinali devono essere mantenute, variate, sospese o revocate nell’Unione Europea. L’Agenzia invita tutti gli stakeholders (per es. operatori sanitari, organizzazioni di pazienti, il pubblico) a fornire dati di rilevanza per questa procedura. Tutti i dettagli sono disponibili nella tabella “scheda di presentazione dei dati”. EMA/76602/2013 Press Office 7 February 2013 EMA/82707/2013 Press Office 8 February 2013 http://www.agenziafarmaco.gov.it/sites/default/files/referral%20diane.pdf http://www.ema.europa.eu/docs/en_GB/document_library/Press_release/2013/02/WC500138604.pdf - 18/02/2013
- Reazioni avverse a gabapentin e pregabalin: revisione dei dati provenienti dal database di farmacovigilanza francese. Una revisione dei dati del sistema di farmacovigilanza francese conferma l’elevata prevalenza delle reazioni avverse neuropsichiatriche associate al gabapentin e al pregabalin, registrando un elevato tasso di morte con l’utilizzo del gabapentin in contesti ostetrici. Il gabapentin e il pregabalin sono ampiamente utilizzati per il trattamento del dolore neuropatico. Il loro uso è associato con lo sviluppo di reazioni avverse da farmaco (ADR), principalmente neuropsichiatriche. Lo scopo di questo lavoro è stato quello di studiare le ADR ‘gravi’ e / o ‘inattese’ associate al pregabalin e al gabapentin. Metodi Sono state valutate le ADR riportate al sistema di farmacovigilanza francese verificatesi tra il 1995 e il 2009. Per ogni ADR associata al gabapentin o al pregabalin, è stato rilevato l’anno, l’età del paziente e il sesso, il tipo di reazione avversa, e il punteggio di imputabilità. Il tasso di segnalazione delle ADR gravi per gabapentin e pregabalin è stato stimato con riferimento ai dati di utilizzo (ottenuti dal fondo assicurativo sanitario nazionale francese) con la dose definita giornaliera. È stata effettuata un’analisi globale e descrittiva delle reazioni avverse per ogni farmaco. In secondo luogo, sono stati descritti i dettagli sui casi di morte e sulle ADR con un punteggio di imputabilità almeno “probabile”. Risultati Nel complesso, sono state registrate 1.333 ADR (725 correlate al gabapentin, 608 relative al pregabalin) principalmente neuropsichiatriche. Tra i 22 decessi registrati, 8 erano correlati all’uso del gabapentin in situazioni ostetriche. Altre ADR meno ben documentate sono state identificate, come l’epatite associata al gabapentin e ADR ematologiche associate al pregabalin. Conclusioni Questo studio ha confermato la prevalenza delle reazioni avverse neuropsichiatriche associate al gabapentin e al pregabalin. Ha inoltre registrato un elevato tasso di morte con l’utilizzo del gabapentin in contesto ostetrico. Nuove reazioni avverse sono state osservate, come ad esempio le reazioni avverse ematologiche o epatiche associate a pregabalin e gabapentin, rispettivamente. Fuzier R, Serres I, Guitton E et al. Adverse drug reactions to gabapentin and pregabalin : a review of the French pharmacovigilance database. Drug Saf. 2013 Jan; 36(1):55-62. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23315296 - 12/02/2013
- Trastuzumab e gravidanza: una revisione sistematica e metanalisi Una metanalisi effettuata presso l’Università di Vienna ha considerato i dati disponibili sull’uso in gravidanza del trastuzumab, un anticorpo monoclonale contro il recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano (EGF), per il trattamento del cancro della mammella Alcuni studi hanno stabilito l’efficacia di trastuzumab nel trattamento del cancro alla mammella HER2-positivo. La presente revisione sistematica e meta-analisi si propone di sintetizzare tutti i dati disponibili (fino a settembre 2012) in modo da valutare la sicurezza di trastuzumab durante la gravidanza. Questo studio è stato condotto in conformità con le linee guida PRISMA. Tutti gli studi che hanno esaminato la sicurezza di trastuzumab somministrato durante la gravidanza, sono stati considerati ammissibili indipendentemente dalle dimensioni del campione. Nel complesso sono stati inclusi 17 studi (18 gravidanze, 19 neonati). Nel 55,6% dei casi, trastuzumab è stato somministrato per una malattia metastatica. La durata media della somministrazione di trastuzumab è stata di 14,8 settimane. La presenza di oligoidramnios / anidramnios (O / A) è stato il più comune evento avverso. I dati aggregati riportano infatti un’incidenza del 61,1% di oligo-anidramnios, esclusivamente per esposizioni nel secondo e terzo trimestre (incidenza del 73,3% considerando esclusivamente l’esposizione negli ultimi 2 trimestri). Non è stata evidenziata una relazione statisticamente significativa tra dosi somministrate e presenza di oligo-anidramnios. Il tasso relativo di gravidanze esposte al trastuzumab esclusivamente durante il primo trimestre è stata dello 0% (P = 0,043). L’età gestazionale (GA) media al parto era pari a 33,8 settimane, e il peso medio dei neonati al momento del parto era 2261 gr. Nel 52,6% dei casi è nato un neonato sano. Alla valutazione a lungo termine, tutti i bambini senza problemi alla nascita erano sani, con un follow-up di 9 mesi, mentre erano deceduti 4 su 9 bambini con problemi perinatali. Il momento del decesso si collocava tra l’immediato post partum e 5,25 mesi. Tutti i bambini esposti in utero a trastuzumab esclusivamente nel primo trimestre erano completamente sani alla nascita. I dati raccolti permettono di stabilire che trastuzumab è controindicato in gravidanza. Tuttavia il fatto che l’esposizione al primo trimestre non abbia avuto conseguenze né dopo la nascita né dopo un follow up a medio termine, suggerisce che l’esposizione accidentale nelle prime fasi di una gravidanza non programmata non rappresenta un rischio tale da sconsigliarne drasticamente la prosecuzione. Zagouri F, Sergentanis TN, et al. Trastuzumab administration during pregnancy: a systematic review and meta-analysis. Breast Canc Res Treat 2012. http://link.springer.com/article/10.1007%2Fs10549-012-2368-y - 11/02/2013
- Eventi avversi neuropsichiatrici della vareniclina: revisione sistematica dei casi pubblicati Gli autori hanno condotto un revisione degli eventi avversi neuropsichiatrici associati alla vareniclina pubblicati in letteratura per determinarne i fattori di rischio. La vareniclina è la più recente terapia farmacologica sviluppata per la cessazione dell’abitudine al fumo negli adulti. Negli ultimi anni, l’impatto della vareniclina in pazienti affetti da malattie mentali è stato oggetto di dibattito e sono stati riportati gravi eventi avversi (EA) neuropsichiatrici associati all’uso della vareniclina. Lo studio si propone i seguenti obiettivi: individuare e analizzare i case report pubblicati relativi ad eventi avversi neuropsichiatrici attribuiti alla vareniclina, determinare i potenziali fattori di rischio associati all’insorgenza di tali eventi avversi. Metodi È stata condotta una ricerca bibliografica su MEDLINE, Cochrane Library, EMBASE, e database PsychInfo per segnalazioni riguardanti EA neuropsichiatrici della vareniclina pubblicati in lingua inglese a partire dal 2006 (anno di approvazione da parte della agenzia regolatoria americana – Food and Drug Administration e olandese – Medicines Evaluation Board) fino al 1 ° gennaio 2012. Risultati Sono stati identificati 25 casi pubblicati. Nella maggior parte dei report, i pazienti erano stati ricoverati in ospedali psichiatrici per gravi eventi avversi neuropsichiatrici associati alla vareniclina. L’età media dei pazienti era 46,4 anni, e il 56% erano uomini, il 68% dei pazienti aveva una pregressa storia psichiatrica. L’insorgenza dei sintomi iniziava da 2 giorni a 3 mesi dopo l’inizio della vareniclina. È stato inoltre descritto un caso di suicidio completato in un uomo senza precedente storia psichiatrica. Nella maggior parte dei casi (84%), i sintomi neuropsichiatrici si sono risolti dopo la sospensione della vareniclina. L’analisi del nesso di causalità effettuata per tutti i casi segnalati tramite la scala di Naranjo (un metodo per la stima della probabilità della relazione causale tra farmaco ed evento) indica una causalità probabile nel 76% dei casi e una causalità certa nel 12% dei casi. Conclusioni La vareniclina è associata ad un aumentato rischio di gravi eventi avversi neuropsichiatrici, specialmente nei pazienti con una malattia psichiatrica. Si raccomanda vivamente che la vareniclina sia somministrata solo in pazienti mentalmente stabili e sotto stretto monitoraggio. Ahmed AI, Ali AN, Kramers C et al. Neuropsychiatric Adverse Events of Varenicline: A Systematic Review of Published Reports. J Clin Psychopharmacol 2013 feb; 33(1):55-62. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23277249 - 04/02/2013
- Importante danno epatico associato con l’uso di Tolvaptan La “Food and Drug Administration” (FDA) Americana e la compagnia farmaceutica Otsuka hanno rilasciato un comunicato per i professionisti della sanità evidenziando un importante danno epatico che si è verificato in seguito all’assunzione di Tolvaptan (Samsca). La “Food and Drug Administration” (FDA) Americana e la compagnia farmaceutica Otsuka hanno rilasciato un comunicato per i professionisti della sanità evidenziando un importante danno epatico che si è verificato in seguito all’assunzione di Tolvaptan (Samsca). Uno studio di 3 anni in doppio cieco, controllato con placebo, effettuato su 1400 pazienti affetti da Malattia policistica renale autosomica dominante (ADPKD), e una successiva estensione in aperto hanno mostrato che 3 pazienti trattati con il farmaco hanno sviluppato un rilevante aumento della alanina amino transferasi sierica (ALT) con un concomitante e significativo aumento della bilirubina totale. In questi studi la dose giornaliera massima di Tolvaptan somministrata (90 mg la mattina e 30 mg nel pomeriggio) era più alta della dose giornaliera massima (60 mg) approvata per il trattamento dell’iponatriemia. La maggior parte delle anormalità enzimatiche epatiche sono state osservate durante i primi 18 mesi di terapia. In seguito alla sospensione del trattamento le condizioni dei 3 pazienti sono migliorate. Una commissione esterna di esperti in funzionalità epatica ha stabilito che questi 3 casi erano molto probabilmente causati dal Tolvaptan. Questi risultati indicano che il Tolvaptan potrebbe potenzialmente provocare un danno epatico irreversibile e anche fatale. Questi dati non bastano a escludere la possibilità che i pazienti che assumono Tolvaptan per il suo uso clinico indicato, cioè l’iponatriemia ipervolemica ed euvolemica, sono a rischio potenziale per danno epatico irreversibile e potenzialmente fatale. Il Tolvaptan è un antagonista selettivo dei recettori V2 alla vasopressina ed è indicato per il trattamento dell’iponatriemia ipervolemica ed euvolemica. Il Tolvaptan non è approvato per il trattamento della ADPKD. [Nell’Unione Europea è indicato per il trattamento di pazienti adulti con iponatremia secondaria a sindrome da inappropriata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH).] Raccomandazioni per i Professionisti della Sanità • I professionisti della Sanità dovrebbero effettuare al più presto test di funzionalità epatica nei pazienti che mostrano sintomi che potrebbero indicare un danno epatico, inclusi stanchezza, anoressia, disturbi del tratto addominale destro superiore, urine scure o itterizia. • Se c’è il sospetto di danno epatico, il Tolvaptan deve essere subito sospeso, deve essere iniziato un trattamento appropriato, e dovrebbero essere subito ricercate le cause più probabili. • Non deve essere ripreso il trattamento con Tolvaptan a meno che non sia stato accertato con sicurezza che il danno epatico osservato non è legato al trattamento con Samsca. U.S. Food and Drug Administration. Samsca (tolvaptan): Drug Warning – Potential Risk of Liver Injury. Safety Information Posted 25/01/2013. http://www.fda.gov/Safety/MedWatch/SafetyInformation/SafetyAlertsforHumanMedicalProducts/ucm336669.htm - 04/02/2013
- Aggiornamento della Agenzia Europea dei Medicinali sui contraccettivi combinati L’Agenzia Europea dei Medicinali ha pubblicato un aggiornamento sulla sicurezza dei contraccettivi combinati relativamente al rischio di tromboembolismo venoso. L’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha emesso questo aggiornamento, in risposta alle crescenti notizie diffuse dai media riguardo i contraccettivi combinati e il tromboembolismo venoso (coaguli di sangue nelle vene). È ormai ben stabilito che i contraccettivi combinati comportano un rischio molto raro di coaguli di sangue, e che il rischio varia a seconda del tipo di contraccettivo combinato. Questi farmaci sono costantemente e rigorosamente sottoposti a uno stretto monitoraggio. Attualmente non vi sono evidenze che suggeriscano una qualsiasi modifica del noto profilo di sicurezza di tutti i contraccettivi combinati in commercio. Pertanto, per le donne che ne fanno uso, non vi sono motivi per sospendere tale contraccezione. La rete regolatoria Europea dispone di un robusto sistema finalizzato ad affrontare i problemi di sicurezza sui farmaci. Con questo sistema, ogni nuova evidenza sulla sicurezza dei farmaci di cui uno Stato membro viene a conoscenza, dovrebbe essere messa a disposizione dell’Agenzia Europea dei Medicinali in modo che possa essere valutata e che possano essere intraprese azioni appropriate per tutelare i pazienti in tutta l’Unione Europea. Al momento attuale l’Agenzia non ha ricevuto nuovi dati dagli Stati membri relativi al tromboembolismo venoso associato ai contraccettivi combinati. Qualsiasi nuova informazione sarà rivalutata tempestivamente. EMA/19198/2013 Press Office 11 January 2013 http://www.ema.europa.eu/ema/index.jsp?curl=pages/news_and_events/news/2013/01/news_detail_001688.jsp&mid=WC0b01ac058004d5c1 - 28/01/2013
- Uso concomitante di diuretici, ace-inibitori e sartani con antinfiammatori non steroidei (FANS) e rischio di danno renale acuto: uno studio nested* caso controllo Uno studio retrospettivo caso-controllo mostra che l’assunzione di due farmaci antipertensivi, un diuretico e un ACE inibitore o un antagonista del recettore dell’angiotensina, in concomitanza con FANS aumenta in modo significativo il rischio di ospedalizzazione per insufficienza renale acuta. Obiettivi: Valutare se una terapia antipertensiva costituita da uno dei seguenti farmaci, diuretici, inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE-inibitori) o antagonisti dei recettori dell’angiotensina (ARB) in concomitanza a farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) ed una doppia terapia antipertensiva costituita da due dei tre farmaci antipertensivi citati precedentemente in combinazione con un FANS, sono associate ad aumentato rischio di danno renale acuto. Metodi: Lo studio”nested”, retrospettivo caso-controllo è stato condotto in una coorte di soggetti ambulatoriali composta da 487.372 utilizzatori di farmaci antipertensivi. Il Rischio relativo (RR) con intervallo di confidenza al 95% di danno renale acuto associato all’uso concorrente di una doppia e triplice combinazione di antipertensivi e FANS rappresentava l’end point primario dello studio. Risultati: Durante un follow-up medio di 5,9 anni (DS 3,4), sono stati identificati 2.215 casi di danno renale acuto (tasso d’incidenza 7/10.000 anni persona). Nel complesso, l’uso concomitante di un farmaco antipertensivo (sia esso diuretico, ACE-inibitore o ARB) e di un FANS non era associato a un incremento del rischio di danno renale acuto. Al contrario la triplice terapia costituita dall’uso concomitante di due farmaci antipertensivi e di un FANS era associato a un rischio aumentato di danno renale acuto (RR 1,31; 1,12-1,53). In un’analisi secondaria, i livelli più alti di rischio relativo sono stati osservati nei primi 30 giorni d’utilizzo (RR 1,82; 1,35-2,46). Conclusioni: La combinazione di un diuretico, di un ACE-inibitore o un ARB e di un FANS ha evidenziato un’associazione significativa con un maggior rischio di danno renale acuto. Il rischio è risultato ancora superiore nella fseiniziale del trattamento. Sebbene i farmaci antipertensivi determinino benefici a livello cardiovascolare, deve essere garantito uno stretto controllo quando questi sono utilizzati in concomitanza con i FANS. *Studio “nested: Combinazione tra un disegno a coorte e un disegno a caso-controllo: consiste nell’osservare una coorte e analizzare i casi che si verificano secondo lo schema caso-controllo; in sostanza: i casi che si verificano sono confrontati con i soggetti rimasti sani nella stessa coorte. Lapi F, Azoulay L, Yin H, et al. Concurrent use of Diuretics, Angiotensin Converting Enzyme Inhibitors, and Angiotensin Receptor Blockers with Non-Steroidal Anti-Inflammatory Drugs and Risk of acute Kidney Injury: Nested Case-Control Study. BMJ 2013; 346:e 8525. http://www.bmj.com/content/346/bmj.e8525?view=long&pmid=23299844 - 28/01/2013
- Amoxicillina per infezioni acute del tratto respiratorio inferiore senza sospetto di polmonite, uno studio randomizzato, controllato con placebo Il più grande studio multicentrico randomizzato controllato verso placebo su antibiotici per infezioni del tratto respiratorio inferiore. Amoxicillina non riduce significativamente la durata o la gravità dei sintomi rispetto al placebo Background: Le infezioni del tratto respiratorio inferiore sono tra le più comuni malattie acute gestite nell’ambito delle cure primarie. Sono stati condotti pochi studi controllati con placebo sugli antibiotici e l’efficacia complessiva (specie nei sottogruppi, come gli anziani) è dibattuta. In questo studio si sono voluti confrontare i benefici e i rischi di amoxicillina per infezioni acute del tratto respiratorio inferiore con quelli del placebo, nella popolazione generale e in pazienti di 60 anni o più. Metodi: I pazienti di età superiore a 18 anni con infezioni acute del tratto respiratorio inferiore (tosse della durata di 28 giorni), in cui la polmonite non è stata sospettata, sono stati randomizzati (1:1) ad amoxicillina (1 g tre volte al giorno per 7 giorni) o placebo, mediante una lista di numeri casuali generata dal computer. L’outcome primario era la durata dei sintomi classificati dal medico come moderatamente negativi o molto negativi. Gli outcome secondari erano la gravità dei sintomi nei giorni 2 e 4 e l’insorgenza di nuovi sintomi o il loro peggioramento. Lo studio era in doppio cieco. Registrazione in EudraCT (2007-001586-15), UKCRN Portfolio (ID 4175), ISRCTN (52261229) e FWO (G.0274.08N). Risultati: 1038 pazienti sono stati assegnati al gruppo amoxicillina e 1023 al gruppo placebo. Né la durata dei sintomi classificati moderatamente negativi o molto negativi (hazard ratio [HR] 1,06; IC 95% 0,96-1,18; p=0,229), né la gravità media dei sintomi (HR 1,69 con placebo vs HR 1,62 con amoxicillina, differenza 0,07 [IC 95% 0,15-0,007]; p=0,074) differivano in modo significativo tra i due gruppi. L’insorgenza di nuovi sintomi o il peggioramento erano significativamente meno frequenti nel gruppo amoxicillina rispetto al gruppo placebo (162 [15,9%] di 1021 pazienti vs 194 [19,3%] di 1006; p=0,043; NNT 30). I casi di nausea, rash o diarrea erano significativamente più frequenti nel gruppo amoxicillina rispetto al gruppo placebo (NNH 21; IC 95% 11-174; p=0,025) e nel gruppo in trattamento attivo è stato registrato un caso di anafilassi. Due pazienti nel gruppo placebo e uno nel gruppo amoxicillina hanno necessitato il ricovero in ospedale; non sono stati rilevati decessi associati allo studio. Non è stata osservata alcuna evidenza di beneficio selettivo nei pazienti con età >=60 anni (n=595). Conclusioni: Quando la polmonite non è clinicamente sospetta, amoxicillina fornisce scarsi benefici nelle cure primarie delle infezioni acute del tratto respiratorio inferiore sia in generale che nei pazienti anziani e provoca danni lievi. Little P, Stuart B, Moore M, et al. Amoxicillin for acute lower-respiratory-tract infection in primary care when pneumonia is not suspected: a 12-country, randomised, placebo-controlled trial The Lancet Infectious Diseases, Dicembre 2012 http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23265995 - 22/01/2013
- Aggiornamento sulla farmaco genomica della Sclerosi Multipla: focus su strategie terapeutiche in uso e novità Gli autori hanno condotto una revisione della letteratura con lo scopo di esaminare le più recenti scoperte di farmacogenetica / farmacogenomica applicate alla Sclerosi Multipla. La sclerosi multipla (SM) è una malattia infiammatoria e demielinizzante del sistema nervoso centrale che comprende diversi sottotipi. Il trattamento farmacologico include soltanto pochi farmaci. Tra questi, l’interferone beta (INF-β) e il glatiramer acetato erano i più utilizzati. Sebbene le evidenze supportino l’efficacia di questi farmaci nel trattamento dei sintomi della SM, gli studi attuali hanno permesso di introdurre nuovi farmaci innovativi nella pratica clinica. Applicando l’approccio della farmacogenetica alla SM, l’ INF-β e diverse altre vie immunitarie sono state ampiamente studiate. Numerosi studi hanno identificato promettenti markers terapeutici ma solo pochi sono risultati clinicamente utili. Questo può essere in parte spiegato dalle differenze nei criteri clinici e metodologici tra gli studi. In effetti, i responder e non-responder non hanno una definizione clinica standardizzata. L’obiettivo di questa review è quello di trattare i progressi della ricerca sui marcatori farmacogenetici dei farmaci per la SM e di evidenziare le possibili correlazioni tra il tipo di risposta e il profilo genetico, tenendo conto delle differenze cliniche e metodologiche tra gli studi. Cuzzola VF, Palella E, Celi D et. al. Pharmacogenomic update on multiple sclerosis: a focus on actual and new therapeutic strategies. Pharmacogenomics J. 2012;12(6):453-61. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23044601 - 21/01/2013
- La crisi dell’assenza di nuovi antibiotici – qual è la via da seguire? Nel 2009, l’OMS ha annunciato che la resistenza agli antibiotici è una delle maggiori minacce alla salute pertanto il tema della Giornata Mondiale della Salute del 2011, è stato “resistenza antimicrobica: se non si interviene oggi non si avranno cure domani”. La letteratura scientifica e la stampa hanno recentemente documentato il problema emergente della resistenza batterica agli antibiotici. Solo poche persone dei paesi ad alto reddito mantengono il ricordo di un mondo senza antibiotici, dove, per esempio, la mortalità infantile era molto elevata. L’uso degli antibiotici non solo rappresenta la base della medicina moderna, ma ha portato enormi cambiamenti per il mondo, in particolare in termini di aspettative di sopravvivenza dei bambini fino all’età adulta. Il tema della Giornata Mondiale della Salute del 2011, era “antimicrobial resistance: no action today and no cure tomorrow” (“resistenza antimicrobica: se non si interviene oggi non si avranno cure domani”). La mancanza della scoperta di nuovi farmaci antibatterici porta con se lo spettro delle infezioni non trattabili. Per prevenire tale crisi è necessario un intervento immediato ed è stata pertanto promossa una nuova iniziativa:“Antibiotic Action” (“azione antibiotica”). Mettendo insieme le comunità che necessitano di questi farmaci con il mondo accademico, gli operatori sanitari e le aziende farmaceutiche, questa iniziativa mira a rafforzare e migliorare la collaborazione accademico-industriale. Si propone inoltre di effettuare una revisione dei costosi e laboriosi processidi concessione delle licenze e della regolamentazione dei nuovi antibiotici, e di rindirizzare l’economia dei farmaci antimicrobici, cercando un equilibrio tra costo dell’uso verso profitto. Le aziende farmaceutiche dovranno riconoscere che molti dei loro farmaci “costosi” potrebbero diventare inutili se i pazienti soccombono per infezioni fatali. Infatti, il loro guadagno dagli investimenti su molecole per il trattamento di malattie tumorali o croniche dipende, in parte, da un efficace trattamento delle infezioni. Questa realtà, da sola,dovrebbe essere un incentivo per le case farmaceutiche per continuare o per rivalutare lo sviluppo di nuove terapie antibiotiche. Piddock LJ. The crisis of no new antibiotics–what is the way forward? Lancet Infect Dis 2012;12(3):249-53. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22101066 - 14/01/2013
- Predizione e test dell’attività farmacologica sui bersagli degli effetti collaterali Reazioni avverse da farmaco: un modello computazionale in grado di predire effetti collaterali Questo studio ha usato metodi computazionali basati sulla similarità tra le strutture chimiche per predire l’attività “off target” di 656 farmaci in commercio contro 73 bersagli proteici. Circa 600 su 900 previsioni sono state poi testate sperimentalmente, e circa il 50% si sono rivelate esatte. Per esempio, i metodi computazionali utilizzati avevano previsto che l’estrogeno sintetico non steroideo clorotrianisene (legato al dolore addominale) avesse una potente affinità per la cicloossigneasi 1 (un enzima presente nella mucosa gastrica); questa previsione è stata confermata usando un test ex vivo. Alla luce di questi dati questo modello potrebbe rivelarsi utile in quanto in grado di rivelare effetti collaterali mai mostrati precedentemente, seppure con un elevato tasso di falsi positivi. Lounkine et al, Large-scale prediction and testing of drug activity on side-effect targets. Nature 486, 361-367, 2012. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22722194 - 14/01/2013
- Associazione tra l’efficacia del litio nel trattamento di mantenimento del disturbo bipolare e i livelli plasmatici di litio Gli autori hanno condotto un’analisi al fine di confrontare l’efficacia del litio a livelli ematici compresi tra 0,6 e 1,2 mEq/L e a livelli inferiori a 0,6 mEq/L rispetto al placebo. Negli anni ‘70, il litio è stato il primo farmaco approvato per il trattamento di mantenimento del disturbo bipolare. Sebbene da allora altri farmaci siano stati approvati per tale indicazione, il litio rappresenta ancora un trattamento di prima scelta. Uno svantaggio del litio è il suo basso indice terapeutico. A posologie elevate, corrispondenti ad alti livelli ematici, vi è un aumento del rischio di reazioni avverse e tossicità. D’altra parte, dosaggi troppo bassi e corrispondenti basse litiemie sono associati a scarsa efficacia. Pertanto, le linee guida raccomandano il monitoraggio dei livelli di litio per ottenere efficacia e tollerabilità ottimali. Tuttavia, allo stato attuale non sono ancora presenti chiare indicazioni su quali siano i minimi livelli ematici di litio per ottenere l’efficacia terapeutica. Pertanto gli autori hanno condotto un’analisi per confrontare l’efficacia del litio a livelli ematici compresi nel range comunemente considerato terapeutico (0,6-1,2 mEq/L) e a livelli ematici inferiori a 0,6 mEq/L, rispetto al placebo. Metodi Gli autori hanno condotto un’analisi post hoc di uno studio in doppio cieco in cui pazienti di età ≥ 18 anni affetti da disturbo bipolare I (diagnosi secondo il DSM-IV) che avevano raggiunto la remissione clinica da un episodio maniacale, depressivo o misto in seguito al trattamento in aperto con quetiapina. Tali pazienti sono stati randomizzati a proseguire la terapia con quetiapina oppure a passare a litio o a placebo per un periodo massimo di 104 settimane. Tra i pazienti randomizzati a litio, 201 hanno ricevuto posologie tali da mantenere litiemie mediane comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L, e 137 hanno mantenuto livelli ematici mediani di litio <0,6 mEq/L; un totale di 404 pazienti hanno ricevuto placebo. E’ stato considerato come outcome primario il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore; misure di outcome secondario comprendevano il tempo alla recidiva di un episodio maniacale o depressivo. Risultati Il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore (misura di outcome primario), nonché di un episodio maniacale o depressivo (misura di outcome secondario), è risultato significativamente più lungo nel gruppo con litiemie comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L rispetto al gruppo con litiemie <0,6 mEq/L e al gruppo placebo, mentre non sono state riscontrate differenze statisticamente significative tra il gruppo con litiemie <0,6 mEq/L e il gruppo placebo. L’hazard ratio per il tempo alla recidiva di qualsiasi episodio di alterazione del tono dell’umore confrontando il gruppo con litiemie comprese tra 0,6 e 1,2 mEq/L con il gruppo placebo è risultato 0,32 (intervallo di confidenza al 95%: 0,23-0,44, p <0,0001), corrispondente ad una riduzione del rischio del 68%. Conclusioni I risultati di questo studio supportano ulteriormente le precedenti osservazioni secondo cui il litio dovrebbe essere somministrato a posologie tali da raggiungere livelli plasmatici ≥ 0,6 mEq/L, al fine di ottenere l’effetto di prevenzione delle recidive sia maniacali che depressive in pazienti affetti da disturbo bipolare I. Una limite importante di questo studio è rappresentato dal fatto che la composizione dei due gruppi trattati con litio non è basata su una randomizzazione. Nolen WA, Weisler RH. The association of the effect of lithium in the maintenance treatment of bipolar disorder with lithium plasma levels: a post hoc analysis of a double-blind study comparing switching to lithium or placebo in patients who responded to quetiapine (Trial 144). Bipolar Disord. 2012 Dec 10. doi: 10.1111/bdi.12027. http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/bdi.12027/abstract - 11/01/2013
- Complessi proteolitici batterici come targets terapeutici La review riassume i ruoli delle principali proteasi degradative procariotiche, focalizzandosi sulle sfide associate allo sviluppo di specifici modulatori terapeutici di questi enzimi come nuove classi di farmaci antibatterici. Una famiglia di enzimi, le proteasi sono state individuate per il trattamento di diverse malattie, incluse l’ipertensione, il diabete di tipo 2, il mieloma multiplo, e le infezioni dai virus HIV e epatite C. Vista la malleabilità farmacologica di questa famiglia di enzimi e il bisogno pressante di nuovi farmaci in grado di combattere la resistenza antibiotica, le proteasi hanno anche richiamato interesse in qualità di agenti antibatterici, in modo particolare le proteasi degradative batteriche intracellulari, che sono spesso indispensabili per la normale crescita o virulenza batterica. Questa review riassume i ruoli delle proteasi degradative procariotiche più importanti, focalizzandosi sui tentativi iniziali e le sfide associate nello sviluppo di specifici modulatori terapeutici di questi enzimi come nuove classi di farmaci antibatterici. Infatti, la sempre maggiore conoscenza della biochimica e della fisiologia di queste proteine, insieme alla esperienza ormai consolidata data dallo sviluppo di numerosi farmaci inibitori delle proteasi, rende le proteasi stesse dei target molto promettenti per lo sviluppo di nuovi farmaci antibatterici. Definizione di complessi proteolitici batterici: Un set di enzimi batterici che sono responsabili della degradazione di proteine intere in polipeptidi e aminoacidi più piccoli e inattivi. Raju RM, Goldberg AL, Rubin EJ. Bacterial proteolytic complexes as therapeutic targets. Nat Rev Drug Discov. 2012 Oct;11(10):777-89. http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23023677 - 03/01/2013
- Ponatinib nel trattamento di leucemie cromosoma Philadelphia-positive (Ph+) resistenti Ponatinib, un nuovo promettente inibitore delle tirosin kinasi nel trattamento di leucemie cromosoma Philadelphia-positive (Ph+) resistenti. Background La resistenza a inibitori delle tirosin kinasi in pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (LMC) e leucemia linfoblastica acuta (LLA) Philadelphia positiva (Ph+) è frequentemente causata da mutazioni nel dominio kinasico BCR-ABL. Ponatinib (AP24534) è un potente inibitore delle tirosin kinasi, somministrabile per via orale, in grado di bloccare sia le forme native che quelle mutanti della proteina BCR-ABL, inclusa la nuova generazione di mutanti TKI T3151 uniformemente resistenti a inibitori delle Tirosin Kinasi. Metodi. Questo studio di fase I, dose-escalation, ha coinvolto 81 pazienti con neoplasie ematologiche resistenti, di cui 60 con LMC, 5 con LLA Ph-positiva, sui quali sono stati testate diverse dosi dell’inibitore (da 2 a 60 mg/die), seguendo i partecipanti in media per 56 settimane (range da 2 a 140). Tutti i pazienti avevano avuto una recidiva o erano resistenti al trattamento con imatinib, dasatinib o nilotinib. Risultati Tra i pazienti Ph-positivi il 91% aveva ricevuto due o più inibitori della tirosin-chinasi approvati, e il 51% aveva ricevuto tutti e tre gli inibitori della tirosin-chinasi approvati. Dei 43 pazienti valutabili affetti da LMC in fase cronica, il 98% ha avuto una risposta ematologica completa, il 72% ha avuto una risposta citogenetica maggiore, e il 44% ha avuto una risposta molecolare maggiore. Nei 12 pazienti affetti da LMC in fase cronica con la mutazione T315I, il 100% ha avuto una risposta ematologica completa e il 92% ha avuto una risposta citogenetica maggiore. Dei 13 pazienti con LMC in fase cronica, senza mutazioni rilevabili, il 100% ha avuto una risposta ematologica completa e il 62% ha avuto una risposta citogenetica maggiore. Le risposte tra i pazienti affetti da LMC in fase cronica, sono state durature. Nei 22 pazienti con LMC o Ph-positiva in fase accelerata o blastica, il 36% ha avuto una risposta ematologica maggiore e il 32% ha avuto una risposta citogenetica maggiore. I più comuni eventi avversi correlati al trattamento sono stati: rash, mielosoppressione, e sintomi costituzionali quali artralgia, affaticamento e nausea. Gli Effetti tossici dose-limitanti correlati al trattamento includevano elevati livelli di lipasi o amilasi e pancreatite. Conclusioni Ponatinib si è rivelato particolarmente attivo in pazienti pesantemente pretrattati affetti da leucemia Philadelphia-positiva (Ph+) resistenti agli inibitori della tirosin-chinasi, tra cui pazienti con la mutazione BCR-ABL T315I, altre mutazioni, o nessuna mutazione. Pertanto questo nuovo inibitore delle tirosin kinasi sembra essere particolarmente promettente come trattamento delle leucemie cromosoma Philadelphia –Positive (Ph+) resistenti ad altri farmaci della stessa classe. J.E. Cortes, et al., Ponatinib in refractory philadelphia chromosome–positive leukemias, N Engl J Med 2012; 367: 2075-208 LINK: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23190221 - 21/12/2012
- Eventi Avversi maggiormente correlati all’utilizzo di antibiotici nei pazienti ospedalizzati. - 19/11/2024
- Nefrotossicità associata all’utilizzo di FANS nei bambini ospedalizzati - 19/11/2024
- AIFA pubblica il Rapporto OsMed 2023 “L’uso dei Farmaci in Italia” - 19/11/2024
- Raccomandazioni aggiornate per la minimizzazione dei rischi di interazione tra il medicinale per la perdita di peso Mysimba e gli oppioidi - 19/11/2024
- #MedSafetyWeek 2024 - 05/11/2024
- Farmaci- Line di AIFA: avviato il nuovo sistema per l’invio dei quesiti - 29/10/2024
- Nota Informativa Importante su Oxbryta (voxelotor) - 29/10/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 30 settembre – 3 ottobre 2024 - 29/10/2024
- EMA avvia una revisione della sicurezza dei medicinali contenenti finasteride e dutasteride - 29/10/2024
- EMA raccomanda la sospensione dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Oxbryta, medicinale indicato per l’anemia falciforme - 29/10/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a febbraio 2024 - 01/10/2024
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare gli esiti gravi di un noto effetto collaterale dell’antidolorifico metamizolo - 24/09/2024
- Seconda Giornata Regionale della Farmacovigilanza – 26 Ottobre 2024 - 24/09/2024
- Da AIFA una nuova piattaforma digitale per ottimizzare la gestione dei Fondi di Farmacovigilanza - 17/09/2024
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare gli esiti gravi di un noto effetto collaterale dell’antidolorifico metamizolo - 10/09/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 2-5 settembre 2024 - 10/09/2024
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza. - 10/09/2024
- Linea Guida per la classificazione e conduzione degli studi osservazionali sui farmaci - 29/08/2024
- Nota Informativa Importante su Glatiramer acetato - 27/08/2024
- Cambiare il paradigma terapeutico e di sviluppo dei farmaci con combinazioni di farmaci biologici e bispecifici: Come scegliere tra questi due approcci? - 20/08/2024
- Adattabilità dell’IA per la valutazione della sicurezza nella scienza regolatoria: Un caso di studio di lesioni epatiche indotte da farmaci. - 06/08/2024
- EMA avvia la revisione di Oxbryta, medicinale indicato per l’anemia falciforme - 06/08/2024
- Nota Informativa Importante su Ocaliva (acido obeticolico) - 06/08/2024
- Un concetto di sicurezza dei farmaci per evitare i rischi della terapia polifarmacologica nel trapianto attraverso la gestione individuale della farmacoterapia nel monitoraggio terapeutico degli immunosoppressori. - 30/07/2024
- L’EMA informa dei rischi derivanti dall’uso concomitante del medicinale per la perdita di peso Mysimba con gli oppioidi - 30/07/2024
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini - 30/07/2024
- Il ruolo di ISoP nel progresso della farmacovigilanza nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC) - 16/07/2024
- Nuove raccomandazioni per gli agonisti del recettore del GLP-1 per minimizzare il rischio di aspirazione e di polmonite da aspirazione durante l’anestesia generale o la sedazione profonda - 16/07/2024
- L’estate è arrivata: i suggerimenti di AIFA per conservare e utilizzare correttamente i medicinali - 16/07/2024
- Informazione in merito al medicinale Translarna (ataluren) - 09/07/2024
- Nuovo servizio di consultazione della banca dati dei farmaci AIFA - 02/07/2024
- Sorveglianza della sicurezza durante lo sviluppo di un farmaco: valutazione comparativa dei regolamenti esistenti - 02/07/2024
- Comunicazione EMA sui medicinali a base di idrossiprogesterone caproato - 02/07/2024
- Effetti dei farmaci antipsicotici nei bambini e nei giovani su alcuni parametri fisiologici: uno studio di network metanalisi - 02/07/2024
- In Sardegna SMS truffa su eventi avversi da vaccino Covid - 21/06/2024
- Applicazione dell’Intelligenza Artificiale e del Machine Learning nella rilevazione precoce delle reazioni avverse ai farmaci e della tossicità indotta dai farmaci. - 28/05/2024
- Il PRAC raccomanda la sospensione dei medicinali contenenti idrossiprogesterone caproato dal mercato europeo - 28/05/2024
- Teleassistenza intelligente nella farmacovigilanza: una prospettiva futura - 16/05/2024
- Montelukast e incubi: caratterizzazione attraverso i dati di VigiBase - 16/05/2024
- Medicinali contenenti risperidone in soluzione orale e casi di sovradosaggio accidentale a seguito di errori di somministrazione - 07/05/2024
- Indicazioni e sicurezza dei nuovi trattamenti per le IBD nel paziente anziano. - 07/05/2024
- Gruppo di interesse speciale sugli errori terapeutici della Società internazionale di farmacovigilanza e Trends in International Collaboration for Patient Safety (Tendenze della collaborazione internazionale per la sicurezza dei pazienti) - 07/05/2024
- 𝐌𝐞𝐝𝐢𝐜𝐚𝐭𝐢𝐨𝐧 𝐫𝐞𝐯𝐢𝐞𝐰 𝐞 𝐝𝐞𝐩𝐫𝐞𝐬𝐜𝐫𝐢𝐛𝐢𝐧𝐠: 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐚𝐥𝐥’𝐢𝐦𝐩𝐥𝐞𝐦𝐞𝐧𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐬𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐚𝐥𝐢 - 23/04/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 8-11 aprile 2024 - 23/04/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a novembre 2023 - 26/03/2024
- Nota Informativa Importante su Paxlovid - 26/03/2024
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti clormadinone acetato/etinilestradiolo. - 26/03/2024
- ARNAS G.Brotzu – Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco - 19/03/2024
- Nota Informativa Importante sui Retinoidi orali (acitretina, alitretinoina e isotretinoina) - 19/03/2024
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 4-7 marzo 2024 - 19/03/2024
- Nota Informativa Importante sui medicinali contenenti etoposide - 05/03/2024
- L’utilizzo di approcci scientifici tradizionali e di nuove metodologie per il rilevamento dei segnali in farmacovigilanza. - 05/03/2024
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti valproato - 20/02/2024
- Nota Informativa Importante sui medicinali contenenti pseudoefedrina - 20/02/2024
- Paxlovid: richiamo a reazioni avverse gravi se assunto insieme ad alcuni immunosoppressori - 20/02/2024
- Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2023. - 06/02/2024
- Il PRAC pubblica il work plan 2024: focus sull’attività di farmacovigilanza e sull’innovazione terapeutica. - 06/02/2024
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a settembre 2023 - 06/02/2024
- L’EMA conferma la raccomandazione di non rinnovare l’autorizzazione di Translarna per la distrofia muscolare di Duchenne - 06/02/2024
- EMA conferma le misure per ridurre al minimo il rischio di effetti collaterali gravi con i prodotti medicinali contenenti pseudoefedrina - 30/01/2024
- Misure precauzionali per gestire il rischio potenziale di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con medicinali contenenti valproato - 30/01/2024
- Il CRFV pubblica il Bollettino semestrale di Dicembre 2023 - 25/01/2024
- EMA conferma la raccomandazione di non rinnovare l’autorizzazione all’immissione in commercio di Blenrep, un medicinale per il mieloma multiplo - 23/01/2024
- Avvio della revisione di sicurezza sui medicinali a base di cellule CAR T - 16/01/2024
- Nuove informazioni sulla sicurezza per gli operatori sanitari: nuove misure precauzionali per i medicinali contenenti valproato - 16/01/2024
- Rischio potenziale di disturbi del neurosviluppo in bambini nati da uomini trattati con medicinali contenenti valproato: il PRAC raccomanda misure precauzionali. - 16/01/2024
- Corso di Perfezionamento in Revisioni sistematiche e metanalisi per la produzione di linee guida evidence-based in ambito sanitario - 28/12/2023
- Case report: epatotossicità e nefrotossicità indotte dal metotrexato in un paziente pediatrico: qual è il ruolo della medicina di precisione nel 2023? - 28/12/2023
- Tanti auguri dal Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna - 22/12/2023
- Farmacovigilanza pediatrica: Considerazioni metodologiche nella ricerca e nello sviluppo di farmaci per uso pediatrico – Un libro bianco del gruppo di esperti c4c - 22/12/2023
- Nota Informativa Importante su Leqvio - 22/12/2023
- Consentire lo sviluppo di farmaci pediatrici in Europa: 10 anni di regolamento pediatrico dell’UE - 22/12/2023
- Indagine su un segnale di emofilia acquisita associata alla vaccinazione COVID-19: una revisione sistematica del caso. - 19/12/2023
- Congresso International Society of Pharmacovigilance (ISoP) – Montreal dal 1° al 5 Ottobre 2024 - 19/12/2023
- Corso FAD gratuito sull’appropriatezza prescrittiva e sicurezza del paziente con diabete mellito di tipo 2 - 19/12/2023
- Reazioni avverse agli oppioidi: Uno studio in un database nazionale di Farmacovigilanza - 19/12/2023
- AIFA pubblica l’elenco dei farmaci innovativi - 05/12/2023
- Comunicazione AIFA su Barbesaclone - 05/12/2023
- Migliorare la sicurezza dei farmaci nell’Unione Europea: Dai segnali all’azione - 05/12/2023
- L’uso dei farmaci in Italia. Disponibile la versione inglese del Rapporto OsMed 2022 - 05/12/2023
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a luglio 2023 - 05/12/2023
- Reazioni avverse a farmaco nei bambini – una revisione sistematica - 05/12/2023
- Una nuova metodologia di analisi per l’individuazione di segnali di farmacovigilanza nella segnalazione spontanea di eventi avversi su larga scala - 05/12/2023
- Il PRAC raccomanda misure per minimizzare il rischio con i medicinali contenenti pseudoefedrina - 05/12/2023
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 27-30 novembre 2023 - 05/12/2023
- Il ruolo dei database sanitari europei per la valutazione dell’efficacia e della sicurezza dei farmaci post-marketing: a che punto è l’Italia? - 30/11/2023
- Casi di emofilia A acquisita a seguito dei vaccini COVID-19: segnale di sicurezza convincente o possibile errore di segnalazione? - 30/11/2023
- Nota Informativa Importante su Atossisclerol - 30/11/2023
- I dati del Rapporto OsMed 2022 in modalità interattiva su consumo e spesa dei farmaci in Italia. - 28/11/2023
- Iniziative AIFA per la Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici - 21/11/2023
- Convegno: 10 ANNI DI FARMACOVIGILANZA IN SARDEGNA - 15/11/2023
- ThinkCascades: uno strumento per identificare le cascate prescrittive clinicamente importanti nella terapia farmacologica del paziente anziano. - 14/11/2023
- EMA raccomanda l’approvazione del vaccino COVID-19 Nuvaxovid adattato contro Omicron XBB.1.5 - 10/11/2023
- Nota Informativa Importante su medicinali a base di esteri etilici degli acidi omega-3 - 08/11/2023
- Reazione avverse ai farmaci, al via la #MedSafetyWeek 2023 - 08/11/2023
- Topiramato: nuove restrizioni per prevenire l’esposizione durante la gravidanza. - 08/11/2023
- “Cercare un ago in un pagliaio”: un approccio automatizzato per l’identificazione delle segnalazioni spontanee con la maggiore utilità clinica. - 02/11/2023
- Comunicazione EMA: nuove misure per evitare l’esposizione al topiramato in gravidanza - 02/11/2023
- Uno studio esplorativo dell’impatto della segnalazione spontanea dei vaccini COVID-19 sul mascheramento del rilevamento del segnale su EudraVigilance - 27/10/2023
- Associazione tra abbassamento rigoroso vs indulgente del colesterolo rispetto a esiti cardiaci, progressione e complicanze del diabete e mortalità nei pazienti con diabete trattati con statine: is less more? - 26/10/2023
- Trattamento con levotiroxina nelle donne in gravidanza e rischio di convulsioni nei bambini: Uno studio di coorte basato sulla popolazione - 25/10/2023
- Reazioni avverse agli oppioidi: Uno studio in un database nazionale di farmacovigilanza - 24/10/2023
- Reazioni avverse da dimetilfumarato in un’Azienda Ospedaliera della Regione Sardegna. - 24/10/2023
- Il ruolo del farmacista nella segnalazione delle reazioni avverse: i dati della Regione Sardegna - 24/10/2023
- Il futuro di ChatGPT nella farmacovigilanza - 17/10/2023
- Ricoveri ospedalieri correlati a reazioni avverse ai farmaci in Svizzera 2012-2019: caratteristiche, mortalità ospedaliera e tasso di segnalazione spontanea - 05/09/2023
- Fattori associati alla sottosegnalazione delle reazioni avverse ai farmaci da parte degli operatori sanitari: Aggiornamento della revisione sistematica - 05/09/2023
- AIFA pubblica il Rapporto Nazionale 2022 “L’uso dei Farmaci in Italia” - 01/09/2023
- Il CRFV pubblica il proprio Bollettino semestrale dedicato ai 10 anni della Farmacovigilanza in Sardegna - 01/09/2023
- Comirnaty: EMA raccomanda l’approvazione del vaccino COVID-19 adattato contro Omicron XBB.1.5 - 31/08/2023
- Tossicità cardiovascolare degli inibitori del checkpoint immunitario: una guida per i medici - 24/08/2023
- Linee guida cliniche sul monitoraggio e la gestione degli eventi avversi correlati a Trastuzumab Deruxtecan (T-DXd): Spunti da un gruppo multidisciplinare dell’Asia-Pacifico - 24/08/2023
- Nota Informativa Importante su Simponi (golimumab) - 17/08/2023
- Nota Informativa Importante sul dispositivo BAXJECT II confezionato insieme al medicinale Recombinate - 16/08/2023
- EMA valuta i dati sul rischio di disturbi del neurosviluppo a seguito di esposizione paterna al valproato nei mesi precedenti al concepimento - 16/08/2023
- Nota Informativa Importante su Tresiba - 01/08/2023
- Intelligenza artificiale nella sicurezza e nel metabolismo dei farmaci - 18/07/2023
- Dichiarazione dell’EMA sulla revisione in corso degli agonisti del recettore del GLP-1 - 18/07/2023
- Livedo reticularis a seguito della somministrazione di vaccino ChAdOx1 nCov-19 (ex vaccino AstraZeneca): un report di due casi. - 11/07/2023
- Neuropatologia dell’immunoterapia anti-amiloide-β: Un caso clinico - 23/06/2023
- Nota informativa importante su GAVRETO (pralsetinib) - 19/06/2023
- Nota informativa importante su antibiotici fluorochinolonici ad uso sistemico ed inalatorio - 09/06/2023
- Valutazione della sicurezza farmacologica di ixekizumab per la psoriasi: una revisione delle conoscenze attuali - 09/06/2023
- EMA raccomanda la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio di Adakveo - 05/06/2023
- Estratto degli highlights della riunione del PRAC del 10-12 maggio 2023 - 16/05/2023
- Antibiotici fluorochinolonici: richiamo alle misure per ridurre il rischio di effetti collaterali di lunga durata, invalidanti e potenzialmente irreversibili - 16/05/2023
- Monitoraggio nel mondo reale dei vaccini COVID-19: una visione esperta del settore sui successi, le sfide e le opportunità future - 04/05/2023
- La gestione terapeutica del danno epatico iatrogeno idiosincrasico e tossicità epatica da acetaminofene nella popolazione pediatrica: una revisione sistematica. - 04/05/2023
- Nota Informativa Importante su SIMULECT® (basiliximab) - 04/05/2023
- Nota Informativa Importante su Strattera® (atomoxetina) - 21/04/2023
- Emorragia gastrointestinale con gli anticoagulanti orali: cosa sappiamo attualmente - 21/04/2023
- AIFA pubblica il Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia – 2021” - 13/04/2023
- Reazioni avverse neuropsichiatriche in pazienti affetti da “Gastrointestinal Stromal Tumor” in terapia con inibitori della tirosin kinasi: un’analisi dal sistema europeo di segnalazione spontanea di reazioni avverse. - 13/04/2023
- EMA raccomanda l’approvazione di Bimervax come dose di richiamo per la vaccinazione COVID-19 - 13/04/2023
- Nota informativa importante su Minirin/DDAVP (desmopressina) - 13/04/2023
- Alopecia come evento avverso emergente degli anticorpi monoclonali CGRP: serie di casi, valutazione di FAERS e revisione della letteratura - 13/04/2023
- “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”. AIFA pubblica il Rapporto 2023 - 07/04/2023
- Sicurezza ed efficacia di daridorexant nel trattamento dell’insonnia: una revisione sistematica e metanalisi di studi randomizzati controllati - 27/03/2023
- La PEGilazione dei farmaci è associata a reazioni di ipersensibilità?
Un’analisi del Sistema di Segnalazione Italiano degli eventi avversi del farmaco. - 27/03/2023 - Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il report n. 73 - 27/03/2023
- Nota informativa importante sugli inibitori della Janus chinasi - 20/03/2023
- Sospensione di utilizzo del medicinale Lagevrio® (molnupiravir) - 14/03/2023
- Nota Informativa Importante su Ozempic® (semaglutide) - 07/03/2023
- Nota Informativa Importante su Levotiroxina - 02/03/2023
- Aggiornata la Nota AIFA 96 “Prevenzione e trattamento della carenza di vitamina D” - 21/02/2023
- Nota Informativa Importante su ZOLGENSMA (Onasemnogene abeparvovec) - 21/02/2023
- Nota Informativa Importante su ADAKVEO (crizanlizumab) - 14/02/2023
- Nota Informativa Importante su Fasturtec (rasburicase) - 13/02/2023
- AIFA precisa: nessuna problematica urgente di sicurezza per i farmaci a base di pseudoefedrina - 13/02/2023
- Il PRAC avvia la revisione della sicurezza dei medicinali contenenti pseudoefedrina - 10/02/2023
- Levotirsol (levotiroxina sodica): modifica temporanea del periodo di validità - 09/02/2023
- Nota Informativa Importante su Norditropin NordiFlex® (somatropina, ormone della crescita umano) - 07/02/2023
- Un pannello farmacogenetico di 12 geni per la prevenzione delle reazioni avverse ai farmaci: uno studio europeo in aperto, multicentrico, crossover, controllato - 03/02/2023
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) - 01/02/2023
- L’EMA conferma le misure per ridurre al minimo il rischio di gravi effetti collaterali con gli inibitori della Janus chinasi per i disturbi infiammatori cronici - 30/01/2023
- Diabete mellito tipo 2: aggiornata la Nota 100 - 30/01/2023
- Nota Informativa Importante su temporanea carenza di PAZENIR - 25/01/2023
- Presentate le più recenti iniziative per ridurre la resistenza agli antibiotici in Italia - 23/01/2023
- Operativi i due Comitati Etici Nazionali istituiti presso l’AIFA - 23/01/2023
- Il CRFV Sardegna pubblica il report annuale di attività relativo al 2022 - 20/01/2023
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza - 20/01/2023
- Valutazione della frequenza, dei fenotipi e degli esiti del danno epatico acuto associato all’amoxicillina/clavulanato in 1,4 milioni di pazienti della Veterans Health Administration - 18/01/2023
- Studi di sicurezza post-autorizzazione sul danno epatico acuto e sulle gravi complicanze delle infezioni delle vie urinarie in pazienti con diabete di tipo 2 esposti a Dapagliflozin in un contesto reale - 18/01/2023
- Nota Informativa Importante su temporanea carenza di INSUMAN RAPID (insulina umana) - 16/01/2023
- Olaparib non rimborsabile per il carcinoma del pancreas - 16/01/2023
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 9-12 gennaio 2023 - 13/01/2023
- Tecartus® (brexucbtagene autoleucel). Disponibile il report tecnico scientifico - 12/01/2023
- Procedura Operativa (PO) AIFA per i RLFV e CRFV - 03/01/2023
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2021 - 03/01/2023
- Sperimentazioni cliniche decentrate: le Raccomandazioni del Network regolatorio europeo sui medicinali - 03/01/2023
- REAZIONI AVVERSE A FARMACI CALCIO OMEOSTATICI: ANALISI DEI DATI DELLA SARDEGNA - 21/12/2022
- ANDAMENTO DELLE SEGNALAZIONI DI REAZIONI AVVERSE IN SARDEGNA DURANTE LA PANDEMIA - 21/12/2022
- ANALISI DELLE REAZIONI AVVERSE DA ANTICORPI MONOCLONALI NELLA REGIONE SARDEGNA - 21/12/2022
- SICUREZZA DEI SALI DI LITIO: ESPERIENZA DELLA LITHIUM CLINIC DI CAGLIARI - 21/12/2022
- L’uso dei farmaci in Italia. Disponibile la versione inglese del Rapporto OsMed 2021 - 16/12/2022
- Nota Informativa Importante su Caprelsa (vandetanib) - 15/12/2022
- Sindrome da astinenza in seguito all’interruzione di 28 antidepressivi: analisi di farmacovigilanza di 31688 segnalazioni dal database delle reazioni avverse dell’Organizzazione Mondiale della Sanità - 09/12/2022
- L’EMA raccomanda il ritiro dei medicinali a base di folcodina dal mercato dell’UE - 09/12/2022
- AIFA lancia una app per informazioni e notifiche sui farmaci - 02/12/2022
- Nota Informativa Importante su TERLIPRESSINA - 02/12/2022
- Comunicazione di sicurezza su Finasteride 1 mg - 02/12/2022
- Attivazione della prescrizione informatizzata dei farmaci in Nota 100 da parte dei Medici di Medicina Generale tramite il sistema TS - 25/11/2022
- Antibiotico resistenza: un test prodotto da AIFA valuta quanto ne sai - 23/11/2022
- Chiarimenti sull’uso appropriato dei farmaci respiratori con somministrazione tramite erogatore - 22/11/2022
- EMA raccomanda l’approvazione del vaccino VidPrevtyn Beta come richiamo per la vaccinazione COVID 19 - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su vaccini bivalenti Spikevax - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su medicinali contenenti clormadinone acetato o nomegestrolo acetato - 22/11/2022
- È online il Rapporto sulle attività di AIFA nell’emergenza COVID-19 - 22/11/2022
- AIFA pubblica le Raccomandazioni sulla terapia mirata delle infezioni resistenti - 22/11/2022
- Le iniziative AIFA per la Settimana mondiale dedicata all’uso consapevole degli antibiotici - 22/11/2022
- Nota Informativa Importante su Xalkori (crizotinib) - 08/11/2022
- Corso ECM Farmacovigilanza: Focus sugli anticorpi monoclonali – AOU Cagliari – 14 novembre e 1 dicembre 2022 - 07/11/2022
- Aumentare la consapevolezza della farmacovigilanza sui social media - 04/11/2022
- Tredicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 - 04/11/2022
- Nota Informativa Importante su Imbruvica (ibrutinib) - 03/11/2022
- L’EMA raccomanda misure per minimizzare il rischio di gravi effetti collaterali con farmaci inibitori della Janus chinasi usati per disturbi infiammatori cronici - 02/11/2022
- EMA conferma la raccomandazione di ritirare le autorizzazioni all’immissione in commercio per i medicinali a base di amfepramone - 02/11/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 24 – 27 ottobre 2022 - 02/11/2022
- EMA raccomanda l’approvazione del secondo vaccino Spikevax adattato - 21/10/2022
- EMA raccomanda l’approvazione dei vaccini anti COVID-19 Comirnaty e Spikevax nei bambini a partire dai 6 mesi di età - 21/10/2022
- Intelligenza artificiale in farmacovigilanza e sorveglianza post-marketing dei farmaci - 19/10/2022
- Nota Informativa Importante su NeoRecormon (epoetina beta) - 13/10/2022
- Vaccinazione con vaccino Pfizer anti COVID-19 a mRNA (BNT162b2) e vaccino inattivato (CoronaVac) e rischio di eventi avversi e complicanze diabetiche acute in pazienti con diabete mellito di tipo 2: uno studio basato sulla popolazione - 13/10/2022
- Medicinali per Terapie Avanzate (ATMPs). Progetto pilota EMA dedicato a istituti di ricerca e organizzazioni non-profit - 13/10/2022
- Sicurezza di Apremilast nei pazienti con psoriasi e artrite psoriasica: Risultati del UK Clinical Practice Research Datalink - 07/10/2022
- Nota Informativa Importante su Natpar (ormone paratiroideo) - 05/10/2022
- Nuove raccomandazioni per i medicinali a base di terlipressina nel trattamento della sindrome epatorenale - 03/10/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 26 – 29 settembre 2022 - 03/10/2022
- Corso ECM Farmacovigilanza: Focus sugli anticorpi monoclonali – Federfarma Cagliari – 10 e 24 novembre 2022 - 29/09/2022
- Sicurezza e tollerabilità del dimetilfumarato, un’analisi dei dati di farmacovigilanza nella regione Sardegna. - 27/09/2022
- Vaccini Covid-19 e disturbi mestruali: report del Centro Regionale Sardo di Farmacovigilanza - 27/09/2022
- Segnalazione di ADR da cittadino: analisi dei dati della Regione Sardegna - 27/09/2022
- Dichiarazione EMA-HMA sull’intercambiabilità dei medicinali biosimilari nell’UE - 27/09/2022
- L’EMA raccomanda l’autorizzazione all’immissione in commercio standard per i vaccini anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax - 27/09/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) - 27/09/2022
- Synchron Research Service: il riesame conferma la sospensione di medicinali a causa di irregolarità negli studi - 27/09/2022
- Sorveglianza della sicurezza dei farmaci in età pediatrica: un’analisi decennale dei dati di segnalazione delle reazioni avverse ai farmaci in Calabria (Italia). - 20/09/2022
- Efficacia e sicurezza degli anticoagulanti nei pazienti con fibrillazione atriale e storia di cadute o rischio di cadute: una revisione sistematica e una meta-analisi multilivello - 20/09/2022
- AIFA autorizza il vaccino bivalente Comirnaty Original per le varianti Omicron BA.4-5 - 20/09/2022
- Previsione quantitativa della probabilità di eventi avversi dovuti a interazioni farmacocinetiche - 14/09/2022
- L’EMA raccomanda l’approvazione del vaccino adattato contro le varianti di Omicron BA.4 e BA.5 e il ceppo originario di SARS-CoV-2 - 13/09/2022
- AIFA: vaccini influenzali per la stagione 2022-2023 - 13/09/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) - 13/09/2022
- FANS per uso sistemico: richiesta di modifica stampati per l’uso in gravidanza - 13/09/2022
- COVID-19: raccomandazioni sull’uso dei vaccini adattati - 13/09/2022
- Gestione terapeutica del danno epatico indotto da farmaci idiosincratico e dell’epatotossicità da paracetamolo nella popolazione pediatrica: una revisione sistematica - 07/09/2022
- Efficacia clinica e sicurezza degli agenti antivirali prescritti ai pazienti con Covid-19, non ospedalizzati: una review sistematica e metanalisi dei trial randomizzati-controllati - 06/09/2022
- AIFA approva dose booster con vaccini bivalenti Comirnaty e Spikevax - 06/09/2022
- Avviata la revisione dei medicinali a base di folcodina - 06/09/2022
- Il PRAC avvia la revisione sull’uso del topiramato in gravidanza e nelle donne in età fertile - 06/09/2022
- Nuove misure per minimizzare il rischio di meningioma per i medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone - 02/09/2022
- Raccomandata l’approvazione del primo vaccino di richiamo COVID-19 adattato nell’UE - 01/09/2022
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati ad aprile 2022 - 01/09/2022
- Rischio di miocardite in seguito a dosi sequenziali di vaccino COVID-19 e infezione da SARS-CoV-2 per età e sesso - 26/08/2022
- Sicurezza comparativa dei vaccini COVID-19 a mRNA con i vaccini antinfluenzali: un’analisi di farmacovigilanza utilizzando database internazionale dell’OMS - 26/08/2022
- Un’analisi di disproporzionalità delle interazioni farmaco-farmaco tra tizanidina e inibitori del CYP1A2 dal sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA - 23/08/2022
- L’Agenzia europea per i medicinali ha avviato la procedura di approvazione subordinata a condizioni del vaccino anti-COVID-19 Skycovion - 22/08/2022
- La task force dell’EMA per le emergenze fornisce un parere sull’uso intradermico del vaccino Imvanex/Jynneos contro il vaiolo delle scimmie - 22/08/2022
- Confronto dell’effetto di 15 antidepressivi per valutare la comparsa della sindrome da sospensione: uno studio Real World utilizzando il database WHO di farmacovigilanza - 22/08/2022
- AIFA autorizza l’utilizzo terapeutico del monoclonale Evusheld per il trattamento precoce del COVID-19 in soggetti a rischio di progressione - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Rubraca (rucaparib) - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Visudyne (verteporfin) - 17/08/2022
- Nota Informativa Importante su Caprelsa® (Vandetanib®) - 17/08/2022
- EMA inizia la valutazione dei dati sull’uso di sabizabulina per il trattamento di COVID-19 - 17/08/2022
- Risposta dell’EMA all’emergenza sanitaria pubblica del vaiolo delle scimmie - 17/08/2022
- I dati del Rapporto OsMed 2021 in modalità interattiva - 17/08/2022
- Il CRFV Sardegna pubblica il bollettino semestrale di Farmacovigilanza con un focus sugli anticorpi monoclonali - 29/07/2022
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2021 - 29/07/2022
- Sorveglianza post-marketing delle terapie con cellule CAR-T: Analisi del database del sistema di segnalazione degli eventi avversi della FDA (FAERS) - 29/07/2022
- Terapia con anti-TNF alfa e ipoglicemia: un’analisi di Farmacovigilanza Real-Word - 29/07/2022
- Analisi delle segnalazioni di reazioni avverse ai farmaci e agli integratori a base di erbe ricevute dal Centro nazionale di farmacovigilanza Lareb nei Paesi Bassi. - 29/07/2022
- Biomarcatori renali ed eventi avversi renali maggiori in pazienti in condizioni critiche - 29/07/2022
- Dodicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 - 27/07/2022
- Raccolta di dati sugli eventi avversi correlati ai medicinali: un’indagine tra i registri del database ENCePP - 27/07/2022
- L’EMA raccomanda l’approvazione di Imvanex per la prevenzione del vaiolo delle scimmie - 26/07/2022
- L’EMA raccomanda di limitare l’uso del medicinale antitumorale Rubraca - 26/07/2022
- Comunicazione AIFA su medicinale Rasilez HCT (aliskiren/idroclorotiazide) - 25/07/2022
- Nota Informativa Importante su MITOMICINA MEDAC - 25/07/2022
- Incidenza di insufficienza renale acuta nei pazienti che utilizzano Levetiracetam rispetto ad altri farmaci antiepilettici - 22/07/2022
- Pancreas e reazioni avverse ai farmaci: una revisione della letteratura - 20/07/2022
- Incidenza, patogenesi e gestione della nefrotossicità indotta da inibitori di pompa protonica - 20/07/2022
- Uveite indotta da Brentuximab Vedotin - 19/07/2022
- Sicurezza della fexofenadina e di altri antistaminici orali di seconda generazione - 19/07/2022
- Reazioni di ipersensibilità ai farmaci non mediate dalle IgE - 19/07/2022
- Vaccini anti COVID-19: estensione della platea dei destinatari della seconda dose di richiamo - 12/07/2022
- L’ECDC e l’EMA aggiornano le raccomandazioni sulle dosi di richiamo aggiuntive dei vaccini mRNA COVID-19 - 11/07/2022
- Medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone: il PRAC raccomanda nuove misure per minimizzare il rischio di meningioma - 08/07/2022
- Le agenzie regolatorie mondiali concordano i principi chiave dell’adattamento dei vaccini per affrontare le varianti virali - 08/07/2022
- Rischio di psoriasi dopo esposizione ai beta-bloccanti - 06/07/2022
- Sicurezza ed efficacia a lungo termine di ozanimod nella sclerosi multipla recidiveante/remittente: fino a 5 anni di follow-up nel trial di estensione in aperto (DAYBREAK) - 06/07/2022
- Rischio comparativo di malattia di Alzheimer tra pazienti affetti da Artrite reumatoide in terapia con farmaci antireumatici a bersaglio molecolare modificanti la malattia - 05/07/2022
- Vaiolo delle scimmie: l’EMA avvia la revisione di Imvanex - 05/07/2022
- Il comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMA ha raccomandato l’approvazione di nove nuovi farmaci nella riunione di giugno 2022. - 04/07/2022
- Reazioni avverse a olanzapina, clozapina e loxapina nei bambini e nei giovani: una revisione farmacogenetica sistematica - 30/06/2022
- Eventi avversi legati agli integratori alimentari a base di erbe e farmaci da banco contenenti lassativi: un aggiornamento a 10 anni dai sistemi italiani di Fitovigilanza e Farmacovigilanza. - 28/06/2022
- Nota Informativa Importante su PLASMAGRADE® (plasma umano congelato) - 27/06/2022
- Al via la Nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza (RNF) - 27/06/2022
- Segnalare online una sospetta reazione avversa a farmaco o vaccino tramite la nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza - 27/06/2022
- Nuove schede di segnalazione delle reazioni avverse a farmaci e vaccini - 27/06/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione del vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid negli adolescenti di età compresa tra 12 e 17 anni - 27/06/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del vaccino anti-COVID-19 Valneva - 27/06/2022
- Sicurezza della terapia di deplezione degli eosinofili per l’asma grave eosinofilico. Focus su Benralizumab. - 21/06/2022
- Miglioramento delle conoscenze e gestione degli eventi avversi immuno-correlati nell’immunoterapia delle malattie tumorali - 21/06/2022
- Avvio della rolling review per l’aggiornamento del vaccino anti-COVID-19 Spikevax - 21/06/2022
- Uso prolungato di inibitori della pompa protonica e rischio di diabete di tipo 2 - 20/06/2022
- Rischio cardiovascolare associato all’uso di Remdesivir in pazienti affetti da COVID-19 - 20/06/2022
- Avvio della rolling review per l’aggiornamento del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty - 16/06/2022
- Nota Informativa Importante su Dexmedetomidina - 16/06/2022
- Congresso International Society of Pharmacovigilance (ISoP 2022) a Verona dal 20 al 23 settembre 2022 - 13/06/2022
- Aggiornamenti di sicurezza da parte del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 7-10 giugno 2022 - 13/06/2022
- Nota Informativa Importante su Defitelio (defibrotide) - 13/06/2022
- EMA raccomanda il ritiro dell’autorizzazione all’immissione in commercio per i medicinali a base di amfepramone - 13/06/2022
- Nota Informativa Importante su Ocaliva® (acido obeticolico) - 10/06/2022
- L’EMA adotta la prima lista di farmaci critici per il COVID-19 - 09/06/2022
- Avvio della nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza - 07/06/2022
- Nota Informativa Importante su soluzioni per infusione contenenti amido idrossietilico (HES) - 03/06/2022
- Aggiornamento elenco farmaci innovativi – Maggio 2022 - 03/06/2022
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) - 03/06/2022
- Formazione sulla nuova Rete Nazionale di Farmacovigilanza AIFA - 03/06/2022
- Nota Informativa Importante su Bactrimel - 17/05/2022
- Report annuale di attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna - 13/05/2022
- Profilo di sicurezza di erenumab, galcanezumab e fremanezumab in gravidanza e allattamento: analisi del database di farmacovigilanza dell’OMS - 12/05/2022
- Potenziale nefrotossico di 167 farmaci in pazienti adulti in condizioni critiche - 11/05/2022
- Nota Informativa Importante su Rucaparib (Rubraca®) - 06/05/2022
- Aggiornamento sulla pratica clinica della revoca della prescrizione degli inibitori di pompa protonica: revisione di esperti. - 05/05/2022
- Nota Informativa Importante su Natpar (ormone paratiroideo) - 03/05/2022
- L’EMA avvia la revisione del medicinale antitumorale Rubraca - 03/05/2022
- Undicesimo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini anti-COVID-19 - 20/04/2022
- Concentrazioni di farmaci antiepilettici durante la gravidanza: Risultati dello studio Maternal Outcomes and Neurodevelopmental Effects of Antiepileptic Drugs (MONEAD) - 19/04/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) del 4-7 aprile 2022 - 13/04/2022
- EMA raccomanda l’autorizzazione di Evusheld, medicinale anti-COVID-19 - 01/04/2022
- AIFA: necessari ulteriori approfondimenti su secondo booster vaccini COVID-19 - 01/04/2022
- “Horizon Scanning: scenario dei medicinali in arrivo”. AIFA pubblica il Rapporto 2022 - 24/03/2022
- Associazione della tipologia di anticoagulante orale con gli esiti clinici avversi in pazienti che continuano la terapia anticoagulante oltre i 90 giorni dopo il ricovero per tromboembolia venosa - 23/03/2022
- Campagna sull’uso consapevole degli antibiotici 2022 - 23/03/2022
- Associazione tra polisolfato di pentosano sodico e disturbi della retina. - 16/03/2022
- Nota Informativa Importante su Valcyte - 16/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2020 - 16/03/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) - 14/03/2022
- AIFA pubblica il Rapporto antibiotici 2020 - 12/03/2022
- Nota Informativa Importante su Infliximab (Remicade, Flixabi, Inflectra, Remsima e Zessly) - 08/03/2022
- Diventa applicabile il regolamento relativo all’ampliamento del mandato dell’EMA - 03/03/2022
- Vaccino anti-COVID-19 Nuvaxovid - 28/02/2022
- Raccomandata la sospensione dal mercato delle soluzioni a base di amido idrossietilico per infusione - 28/02/2022
- Nota Informativa Importante su Xagrid (anagrelide cloridrato) - 22/02/2022
- Il PRAC raccomanda la sospensione dal mercato delle soluzioni di amido idrossietilico per infusione - 15/02/2022
- Estratto dagli highlights della riunione del PRAC del 7-10 febbraio 2022 - 15/02/2022
- L’EMA avvia la revisione dei dati di sicurezza degli inibitori della Janus chinasi per i disturbi infiammatori - 15/02/2022
- Nota Informativa Importante su Mavenclad (cladribina) - 15/02/2022
- Il CRFV Sardegna pubblica il Bollettino Semestrale di Farmacovigilanza. - 10/02/2022
- AIFA pubblica il Rapporto annuale sulla sicurezza dei vaccini anti-COVID-19 - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Sarilumab (Kevzara) - 09/02/2022
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty negli adolescenti - 09/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di donepezil - 07/02/2022
- Il Tramadolo è associato ad un rischio di mortalità più elevato rispetto alla codeina. - 02/02/2022
- Nota Informativa Importante su Medicinali a base di Irinotecan - 01/02/2022
- AIFA definisce le modalità di utilizzo di Paxlovid presto disponibile in Italia - 01/02/2022
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione all’immissione in commercio subordinata a condizioni per Paxlovid - 28/01/2022
- Nota Informativa Importante su Miturox (mitomicina 40 mg) - 27/01/2022
- AIFA: la Nota 100 amplia la possibilità di prescrizione dei farmaci antidiabetici ai medici di medicina generale e agli specialisti - 27/01/2022
- Aumentato rischio di Herpes Zoster in pazienti con artrite reumatoide in trattamento con Upadacitinib - 26/01/2022
- COVID-19: recenti dati di sicurezza rassicurano sull’uso dei vaccini a mRNA in gravidanza - 21/01/2022
- Dati preliminari indicano che i vaccini anti-COVID-19 rimangono efficaci contro la malattia grave e i ricoveri dovuti alla variante Omicron - 21/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina - 19/01/2022
- Highlights della riunione del Comitato per la valutazione dei rischi in farmacovigilanza (PRAC) 10-13 gennaio 2022 - 19/01/2022
- Nota Informativa Importante su NULOJIX (belatacept) - 19/01/2022
- Avviata revisione dei medicinali a base di terlipressina - 15/01/2022
- AIFA: non esistono antibiotici efficaci per il COVID-19 - 14/01/2022
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 - 11/01/2022
- AIFA approva la dose booster con il vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni - 07/01/2022
- Disponibilità di molnupiravir e remdesivir nel trattamento dei pazienti non ospedalizzati per COVID-19 e ad alto rischio di malattia grave - 04/01/2022
- AIFA approva il vaccino Nuvaxovid (Novavax) - 23/12/2021
- Report 2021 delle attività del Centro Regionale di Farmacovigilanza della Sardegna - 21/12/2021
- COVID-19: EMA raccomanda l’autorizzazione dell’anticorpo Xevudy - 17/12/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Paxlovid (PF-07321332 e ritonavir) per il trattamento di COVID-19 - 17/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione di Kineret in adulti con COVID-19 - 17/12/2021
- Riesame EMA dei dati sull’efficacia di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 - 16/12/2021
- Il Tofacitinib è associato ad una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari e neoplasie - 16/12/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo - 16/12/2021
- Aggiornamento: Procedura Operativa AIFA per i Responsabili Locali di Farmacovigilanza (RLFV) - 14/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità. Vaccini anti-Covid e alterazioni del ciclo mestruale. - 12/12/2021
- Atti del XXX Seminario Nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità – Sindrome DRESS: confronto tra i dati italiani ed europei di Farmacovigilanza. - 12/12/2021
- Nota Informativa Importante su LYMPHOSEEK® (tilmanocept) - 09/12/2021
- EMA raccomanda l’approvazione dell’uso di RoActemra in adulti con COVID-19 grave - 09/12/2021
- Aggiornamento sul rischio di miocardite e pericardite con vaccini mRNA - 05/12/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 di Valneva (VLA2001) - 03/12/2021
- AIFA approva il vaccino Comirnaty per la fascia di età 5-11 anni - 02/12/2021
- Comirnaty, vaccino anti-COVID-19: EMA raccomanda l’approvazione per i bambini di età compresa tra 5 e 11 anni - 25/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento dei pazienti con COVID-19 - 24/11/2021
- Il Centro di Monitoraggio sulla sicurezza dei farmaci di Uppsala pubblica un numero del suo bollettino sulla sicurezza dei vaccini - 24/11/2021
- EMA formula un parere sull’uso di Lagevrio (molnupiravir) per il trattamento di COVID-19 - 23/11/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo di COVID-19 Vaccine Janssen - 23/11/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Xevudy (sotrovimab) per il trattamento di pazienti con COVID-19 - 21/11/2021
- EMA avvia la revisione di Paxlovid per il trattamento di pazienti con COVID-19 - 21/11/2021
- Nota Informativa Importante su Visudyne (verteporfin) - 12/11/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso del vaccino COVID-19 Spikevax in bambini di età compresa tra 6 e 11 anni - 10/11/2021
- COVID-19: aggiornamento EMA-HMA su molnupiravir - 09/11/2021
- Nota Informativa Importante su Beovu (brolucizumab) - 05/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Janssen contro il COVID-19 - 04/11/2021
- Interrotta la rolling review degli anticorpi bamlanivimab ed etesevimab per il trattamento di COVID-19 dopo il ritiro da parte di Lilly - 03/11/2021
- Comunicazione EMA su Imbruvica - 02/11/2021
- Nota Informativa Importante su FORXIGA (dapagliflozin) - 02/11/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di una dose booster del vaccino Spikevax contro il COVID-19 - 02/11/2021
- Spikevax: raccomandazione EMA sulla dose di richiamo - 27/10/2021
- COVID-19: EMA avvia la rolling review di molnupiravir - 25/10/2021
- Un ampio studio di sorveglianza postmarketing dei farmaci biologici per malattie infiammatorie immunomediate in Italia: il progetto VALORE. - 19/10/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino COVID-19, in bambini di età compresa tra 5 e 11 anni - 19/10/2021
- Chiarimenti sulla tempistica di presentazione di una variazione di modifica stampati a seguito di una raccomandazione del PRAC - 15/10/2021
- EMA avvia la rolling review di Evusheld (tixagevimab e cilgavimab) - 15/10/2021
- Nota Informativa Importante su COVID-19 Vaccine Janssen - 13/10/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA™/COVID-19 Vaccine AstraZeneca - 13/10/2021
- ASSL SASSARI – Corso ECM: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. - 13/10/2021
- Nono Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 13/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di AIC per Ronapreve (casirivimab / imdevimab) per il trattamento e la prevenzione di COVID-19 - 12/10/2021
- Sito produttivo aggiuntivo per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen - 08/10/2021
- Comirnaty e Spikevax: raccomandazioni EMA su dosi aggiuntive e richiami - 05/10/2021
- Nuove informazioni di sicurezza per gli operatori sanitari su vaccini COVID-19 Janssen e Vaxzevria - 05/10/2021
- Estensione del periodo di validità di Comirnaty (flaconcino chiuso) - 05/10/2021
- L’EMA riceve la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per Regkirona (regdanvimab) per il trattamento di pazienti affetti da COVID-19 - 05/10/2021
- L’EMA avvia una revisione del rischio di meningioma con i medicinali contenenti nomegestrolo o clormadinone - 05/10/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) - 30/09/2021
- AIFA rende disponibili i medicinali anakinra, baricitinib e sarilumab per il trattamento del COVID-19 - 29/09/2021
- Nota Informativa Importante su RoActemra (tocilizumab) - 28/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Spikevax - 28/09/2021
- Vaccini anti COVID-19: AIFA pubblica l’elenco dei principali farmaci ad attività immunosoppressiva - 23/09/2021
- Imbruvica (ibrutinib): nuovo segnale di sicurezza sull’uso in combinazione con rituximab e ACE inibitori - 20/09/2021
- AIFA: vaccini influenzali per la stagione 2021-2022 - 14/09/2021
- Ottavo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei Vaccini COVID-19 - 13/09/2021
- Parere della Commissione Tecnico Scientifica di AIFA sulla somministrazione di dosi aggiuntive di vaccini contro il COVID-19 - 10/09/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer - 10/09/2021
- Sicurezza del Vaccino Pfizer-BNT in un contesto nazionale. - 09/09/2021
- EMA valuta i dati sulla dose di richiamo del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty - 07/09/2021
- Considerazioni ECDC-EMA su dosi aggiuntive e di richiamo dei vaccini anti-COVID-19 - 02/09/2021
- AIFA pubblica la nuova Nota 99 per la prescrizione dei farmaci per la BPCO - 31/08/2021
- Bollettino di Farmacovigilanza della Sardegna – I semestre 2021. - 31/08/2021
- Remdesivir nella pandemia da COVID-19: un’analisi delle segnalazioni spontanee in VigiBase durante il 2020 - 27/08/2021
- Inibitori dei check point immunitari e cardiotossicità: un’analisi delle segnalazioni spontanee dalla banca dati Eudravigilance - 27/08/2021
- Dopo reazioni avverse gravi a carico della sfera coagulativa con prima dose Vaxzevria possibile richiamo con vaccino a m-RNA anche negli ultra sessantenni - 26/08/2021
- Aumento della capacità produttiva dei vaccini anti-COVID-19 Comirnaty (BioNTech/Pfizer) e Spikevax (Moderna) - 25/08/2021
- EMA valuta l’uso di RoActemra in pazienti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 grave - 17/08/2021
- Aggiornamento ECDC – EMA su COVID-19 - 17/08/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: la sindrome di Guillain-Barré aggiunta alle Informazioni sul Prodotto come effetto indesiderato molto raro - 23/07/2021
- Vaccino anti-COVID-19 Spikevax approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 17 anni - 23/07/2021
- Il CHMP approva la revisione che non trova alcun legame tra il vettore virale in Zynteglo e il cancro del sangue - 23/07/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 Vidprevtyn - 22/07/2021
- EMA avvia la valutazione di Kineret per il trattamento di pazienti adulti con COVID-19 a maggiore rischio di insufficienza respiratoria severa - 20/07/2021
- Vaccini a mRNA anti-COVID-19 Comirnaty e Spikevax: rischio di miocardite e di pericardite - 19/07/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: Controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare e aggiornamento relativo alla sindrome trombotica trombocitopenica - 19/07/2021
- Nota Informativa Importante su Prepidil E Propess (dinoprostone) - 16/07/2021
- Nota Informativa Importante su CHAMPIX (varenicline) - 16/07/2021
- Aggiornamento EMA – ECDC su COVID-19 – Cicli di vaccinazione completi fondamentali per la massima protezione - 16/07/2021
- Comirnaty e Spikevax: possibile collegamento a casi molto rari di miocardite e pericardite - 12/07/2021
- L’EMA sconsiglia l’uso del vaccino Janssen COVID-19 in persone con pregressa sindrome da perdita capillare - 12/07/2021
- Sesto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 09/07/2021
- EMA non rileva alcuna prova che colleghi il vettore virale di Zynteglo al cancro del sangue - 09/07/2021
- Modelli di utilizzo, efficacia e sicurezza dei mezzi di contrasto al gadolinio: uno studio osservazionale multicentrico prospettico europeo - 09/07/2021
- Sicurezza ed efficacia del tolcapone nella malattia di Parkinson: revisione sistematica - 07/07/2021
- Nota Informativa Importante su XELJANZ® (tofacitinib) - 06/07/2021
- Profilo di sicurezza del vaccino zoster ricombinante adiuvato in popolazioni immunocompromesse: Una panoramica di sei esperimenti - 02/07/2021
- Associazione tra l’esposizione prenatale agli oppioidi e gli esiti del neurosviluppo nella prima infanzia: Uno studio retrospettivo di coorte - 02/07/2021
- L’EMA avvia la revisione dell’ansiolitico Stresam (etifoxina) - 28/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: controindicazione negli individui con pregressa sindrome da perdita capillare - 23/06/2021
- Utilizzo di tocilizumab per la terapia dei pazienti affetti da COVID-19 - 18/06/2021
- Nota Informativa Importante su Cabazitaxel - 16/06/2021
- AIFA approva la vaccinazione mista per i soggetti under 60 che abbiano ricevuto una prima dose di Vaxzevria - 15/06/2021
- Vaxzevria: l’EMA ne sconsiglia l’uso in persone con storia di sindrome da aumentata permeabilità capillare - 14/06/2021
- COVID-19 Vaccine Janssen: le autorità europee adottano misure per salvaguardare la qualità del vaccino - 14/06/2021
- Vaccini COVID-19: aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi di miocardite e pericardite - 14/06/2021
- Quinto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 11/06/2021
- Nota Informativa Importante su Venclyxto▼ (venetoclax) compresse rivestite con film - 10/06/2021
- EMA valuta l’uso di COVID-19 Vaccine Moderna in soggetti di età compresa tra 12 e 17 anni - 09/06/2021
- Raccomandazioni di assistenza clinica per la gestione di una sospetta sindrome trombotica associata a trombocitopenia - 07/06/2021
- VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca: rischio di insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia – Aggiornamento - 03/06/2021
- Nota Informativa Importante su INOmax – Ossido di azoto (NO) - 03/06/2021
- Aumento della capacità produttiva per il vaccino anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer - 03/06/2021
- AIFA approva l’utilizzo del vaccino Comirnaty per la fascia di età 12-15 anni - 01/06/2021
- Primo vaccino anti-COVID-19 approvato nell’UE per bambini di età compresa tra 12 e 15 anni - 31/05/2021
- Corso ECM per Farmacisti – Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. - 31/05/2021
- Dati insufficienti sull’uso di corticosteroidi per inalazione per il trattamento di COVID-19 - 28/05/2021
- AIFA pubblica un documento di approfondimento del Gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi - 28/05/2021
- Corso ECM – AOU Cagliari: Farmacovigilanza e Vaccinovigilanza: sicurezza dei vaccini anti-COVID-19. - 26/05/2021
- Medicinali contenenti ferro per via endovenosa – Chiarimenti sulle raccomandazioni per la gestione dei casi di ipersensibilità - 26/05/2021
- Campagna di sensibilizzazione e invito alla segnalazione rivolti ai cittadini - 22/05/2021
- Vaxzevria: ulteriori indicazioni su trombi e bassi livelli di piastrine - 22/05/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di sotrovimab (VIR-7831) per il trattamento di COVID-19 - 22/05/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il settimo report - 22/05/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a dicembre 2020 - 21/05/2021
- Anticorpi monoclonali per il COVID-19: AIFA finanzierà 4 studi clinici - 21/05/2021
- Quarto Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 11/05/2021
- Comunicazione AIFA sulla gestione delle segnalazioni di mancanza di efficacia nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): l’uso di andexanet alfa prima dell’eparinizzazione deve essere evitato - 11/05/2021
- Ondexxya (andexanet alfa): interazione con i test per il dosaggio dell’attività anti-FXa - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di sotrovimab (VIR-7831) contro COVID-19 - 11/05/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di COVID-19 Vaccine (Vero Cell) Inactivated - 05/05/2021
- EMA avvia la valutazione dell’uso di Comirnaty, vaccino anti-COVID-19, in soggetti di età compresa tra 12 e 15 anni - 04/05/2021
- EMA valuta l’uso di Olumiant in pazienti con COVID-19 ricoverati in ospedale che necessitano di ossigenoterapia supplementare - 30/04/2021
- Interazioni farmacologiche dei supplementi naturali in dermatologia: una revisione - 30/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il terzo report - 28/04/2021
- Nota Informativa Importante sul collegamento tra vaccino COVID-19 Janssen e l’insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia - 27/04/2021
- Vaccino BNT162b2 mRNA anti COVID-19 (Pfizer): studio sulla vaccinazione di massa in Israele - 26/04/2021
- Vaccino anti-COVID-19 di AstraZeneca: benefici e rischi nel contesto di tutte le fasce d’età - 26/04/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi - 26/04/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura dei vaccini anti-COVID-19 di BioNTech/Pfizer e Moderna - 26/04/2021
- Vaccino contro il COVID-19 Janssen: EMA evidenzia un possibile legame con casi molto rari di trombi inusuali con basso livello di piastrine - 22/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il secondo report - 19/04/2021
- Terzo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 16/04/2021
- Nota Informativa Importante su Eylea - 16/04/2021
- EMA avvia la revisione dell’anticorpo monoclonale VIR-7831 per il trattamento dei pazienti con COVID-19 - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 Janssen: continua la valutazione di casi molto rari di trombi inusuali associati a piastrinopenia - 16/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA approfondisce ulteriormente il rischio di casi molto rari di trombi associati a piastrinopenia - 15/04/2021
- Nota Informativa Importante su VAXZEVRIA/COVID-19 Vaccine AstraZeneca - 14/04/2021
- Monitoraggio anticorpi monoclonali per COVID-19: pubblicato il primo report AIFA - 13/04/2021
- Nota Informativa Importante su EMOCLOT, KLOTT, PLASMACLOT, UMAN COMPLEX, KEDCOM, AIMAFIX, KEDRIFIX, IXED, ATKED, ATIII KEDRION - 09/04/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: EMA trova un possibile collegamento con casi molto rari di trombi inusuali associati a bassi livelli di piastrine - 08/04/2021
- Farmaci biosimilari in Italia: nuovi report dell’AIFA - 08/04/2021
- Vaccino AstraZeneca COVID-19: continua la revisione dei casi di trombi molto rari e inusuali - 01/04/2021
- L’insonnia nei pazienti anziani: Raccomandazioni per una migliore gestione farmacologica - 01/04/2021
- Reazioni avverse sospette conseguenti all’uso di integratori alimentari: segnalazioni spontanee dal Sistema italiano di fitovigilanza - 01/04/2021
- Nuova scheda tecnica del Vaccino AstraZeneca che cambia nome in Vaxzevria - 31/03/2021
- EMA pubblica un aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty, Moderna e AstraZeneca - 31/03/2021
- EMA formula raccomandazioni sull’uso di regdanvimab per il trattamento di COVID-19 - 26/03/2021
- Aumento della capacità produttiva e della fornitura di vaccini anti-COVID-19 di AstraZeneca, BioNTech/Pfizer e Moderna - 26/03/2021
- Nota Informativa Importante su Xeljanz® (tofacitinib) - 25/03/2021
- Nota Informativa Importante su TECENTRIQ® (atezolizumab) - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca – Aggiornamento sulla valutazione in corso dei casi con eventi tromboembolici - 25/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: Nota Informativa sul rischio di trombocitopenia e disturbi della coagulazione - 25/03/2021
- EMA raccomanda di non utilizzare ivermectina per la prevenzione o il trattamento di COVID-19 al di fuori degli studi clinici - 23/03/2021
- Nota Informativa Importante su Strimvelis - 23/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: i benefici continuano ad essere superiori ai rischi nonostante un possibile collegamento con rari casi di trombi associati a bassi livelli di piastrine nel sangue - 19/03/2021
- Identificazione e caratterizzazione delle Reazioni Avverse Gravi associate all’interazione tra farmaci in un database di segnalazioni spontanee - 19/03/2021
- Dopo parere EMA, riprendono le vaccinazioni con AstraZeneca - 19/03/2021
- Nota Informativa Importante su Zolgensma (onasemnogene abeparvovec) - 19/03/2021
- AIFA: sospensione precauzionale del vaccino AstraZeneca - 16/03/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Janssen - 15/03/2021
- AIFA, ingiustificato allarme sulla sicurezza del vaccino AstraZeneca - 15/03/2021
- Avviata una revisione del medicinale per la talassemia Zynteglo - 15/03/2021
- I benefici delle soluzioni contenenti ifosfamide continuano a superare i rischi - 12/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: il PRAC sta investigando casi di eventi tromboembolici – i benefici del vaccino attualmente superano ancora i rischi – Aggiornamento - 12/03/2021
- Secondo Rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 11/03/2021
- EMA pubblica il secondo aggiornamento sulla sicurezza dei vaccini COVID-19 Comirnaty e Moderna - 11/03/2021
- Vaccino COVID-19 AstraZeneca: la valutazione preliminare del PRAC non evidenzia alcuna problematica specifica con il lotto utilizzato in Austria - 11/03/2021
- EMA avvia la revisione ciclica degli anticorpi di Eli Lilly, bamlanivimab ed etesemivab, contro COVID-19 - 11/03/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi (bamlanivimab / etesevimab) - 08/03/2021
- Una revisione sulla sicurezza del N-acetilcisteina ad alte dosi nelle malattie respiratorie croniche - 05/03/2021
- Le interazioni tra farmaci nel trattamento cronico da virus dell’epatite C - 05/03/2021
- Revisione EMA di regdanvimab per COVID-19 a sostegno delle decisioni nazionali sull’uso precoce - 05/03/2021
- EMA avvia la rolling review del vaccino anti-COVID-19 Sputnik - 05/03/2021
- “Parliamone”. Dialoghi con AIFA sulla campagna vaccinale - 02/03/2021
- Il litio assunto attraverso l’allattamento al seno inibisce l’assorbimento dello iodio nella tiroide e la produzione dell’ormone tiroideo, che può essere corretto con una supplementazione materna dello iodio - 26/02/2021
- Interazioni farmacologiche in pazienti anziani o con problemi mentali - 26/02/2021
- L’EMA formula raccomandazioni sull’uso dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) - 26/02/2021
- Comunicazione EMA – Adattare i vaccini anti-COVID-19 alle varianti del SARS-CoV-2: orientamenti per i produttori di vaccini - 26/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica di regdanvimab, anticorpo di Celltrion contro COVID-19 - 26/02/2021
- EMA valuta l’uso di Veklury in pazienti con COVID-19 che non necessitano di ossigenoterapia supplementare - 23/02/2021
- Manifestazioni cliniche e impatto nella vita quotidiana dell’allergia al glicole polietilenico (PEG) in dieci pazienti. - 19/02/2021
- Linee di indirizzo per la gestione da parte degli allergologi dei pazienti a rischio di reazioni allergiche ai vaccini per Covid-19 - 19/02/2021
- Antistaminici: effetti e sicurezza della fexofenadina - 19/02/2021
- Nota Informativa Importante su Lojuxta (lomitapide) - 18/02/2021
- Sospensione precauzionale della commercializzazione del medicinale per la talassemia Zynteglo - 18/02/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine Janssen - 17/02/2021
- Avvio di una revisione dei medicinali a base di amfepramone - 16/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di CureVac (CVnCoV) - 16/02/2021
- Nota Informativa Importante su Respreeza - 12/02/2021
- Nota Informativa Importante su Talidomide Accord - 12/02/2021
- Efficacia e sicurezza dell’idrossiclorochina nella profilassi del Covid-19. - 12/02/2021
- Sicurezza ed efficacia della terapia con statine - 12/02/2021
- AIFA pubblica parere CTS su anticorpi monoclonali - 08/02/2021
- EMA procede alla revisione dei dati sull’uso degli anticorpi monoclonali contro COVID-19 - 05/02/2021
- Primo rapporto AIFA sulla sorveglianza dei vaccini COVID-19 - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su Alkindi - 05/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino anti-COVID-19 di Novavax (NVX-CoV2373) - 05/02/2021
- Nota Informativa Importante su EUTIROX (levotiroxina) - 03/02/2021
- EMA avvia la revisione ciclica dell’associazione di anticorpi REGN-COV2 (casirivimab / imdevimab) - 02/02/2021
- AIFA: autorizzato vaccino AstraZeneca - 01/02/2021
- Primo aggiornamento EMA sulla sicurezza di Comirnaty - 01/02/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione di COVID-19 Vaccine AstraZeneca nell’UE - 01/02/2021
- Nota Informativa Importante su Ulipristal acetato 5 mg (Esmya) - 01/02/2021
- Eventi avversi dei radiofarmaci segnalati dai pazienti: uno studio prospettico su 1002 pazienti - 29/01/2021
- Chiarimento EMA sull’intervallo di somministrazione di Comirnaty - 29/01/2021
- Reazioni allergiche e anafilattiche a vaccino contro COVID-19 di Pfizer-BioNTech - 28/01/2021
- Sicurezza sull’utilizzo degli Anticoagulanti Orali Diretti (DOAC) in gravidanza: uno studio retrospettivo di coorte. - 22/01/2021
- Dichiarazione delle Autorità Regolatorie dei Farmaci sul processo di approvazione dei vaccini per il COVID-19. - 22/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Bollettino del secondo semestre 2020. - 15/01/2021
- Il Centro Regionale di Farmacovigilanza della Regione Sardegna pubblica il Report annuale di attività del 2020. - 15/01/2021
- AIFA pubblica le FAQ di Farmacovigilanza su vaccini COVID-19 - 14/01/2021
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Vaccine AstraZeneca – 12 gennaio 2021 - 12/01/2021
- Dose extra dai flaconcini del vaccino anti-COVID-19 Comirnaty – 8 gennaio 2021 - 08/01/2021
- Sicurezza dei vaccini nei bambini e nella popolazione generale. - 08/01/2021
- Position paper dell’Accademia Europea di Allergologia sulle reazioni allergiche a vaccino Pfizer/BioNTech per COVID-19 - 08/01/2021
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE di COVID-19 Vaccine Moderna – 6 gennaio 2021 - 06/01/2021
- Aggiornamento sulla revisione ciclica del vaccino COVID-19 di AstraZeneca – 31 dicembre 2020 - 31/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob (clobazam) – 30 dicembre 2020 - 30/12/2020
- Nota Informativa Importante su Kaletra (lopinavir/ritonavir) – 23 dicembre 2020 - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Zerbaxa – 23 dicembre 2020 - 23/12/2020
- Nota Informativa Importante su Nubriveo (brivaracetam) – 22 dicembre 2020 - 22/12/2020
- EMA raccomanda l’autorizzazione nell’UE del primo vaccino COVID-19 – 21 dicembre 2020 - 21/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino a mRNA-1273 per COVID-19 di Moderna – 18 dicembre 2020 - 18/12/2020
- AIFA pubblica il Rapporto Vaccini 2019 - 18/12/2020
- Nota Informativa Importante su Epaclob – 17 dicembre 2020 - 17/12/2020
- Nota Informativa Importante su Metamizolo – 15 dicembre 2020 - 15/12/2020
- Aggiornamento sulla valutazione della domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del vaccino BNT162b2 di BioNTech e Pfizer – 15 dicembre 2020 - 15/12/2020
- Esketamina: una revisione sui dati di efficacia e sicurezza. - 11/12/2020
- Segnalazione di sospette reazioni avverse ai medicinali nei pazienti con COVID-19. - 10/12/2020
- Nota Informativa Importante su medicinali a base di suxametonio cloruro – 9 dicembre 2020 - 09/12/2020
- Cardiotossicità associata alla gemcitabina: revisione della letteratura e studio di farmacovigilanza - 04/12/2020
- Raccomandazioni del Pharmacovigilance Risk Assessment Committee (PRAC) dell’EMA per il mese di novembre. - 04/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per BNT162b2, vaccino per COVID-19 basato su mRNA – 1 dicembre 2020 - 01/12/2020
- EMA riceve la domanda di AIC subordinata a condizioni per il vaccino COVID-19 Moderna – 1 dicembre 2020 - 01/12/2020
- EMA avvia la revisione ciclica di Ad26.COV2.S, vaccino per COVID-19 di Janssen – 1 dicembre 2020 - 01/12/2020
- Nota Informativa Importante su Gliolan (acido 5-aminolevulinico, 5-ALA) – 1 dicembre 2020 - 01/12/2020
- Impurità di nitrosamina in sartani, ranitidina, nizatidina e metformina: aggiornamenti normativi e metodologie analitiche per il rilevamento - 27/11/2020
- La psicofarmacologia nella gestione dei pazienti con COVID-19 - 27/11/2020
- Aggiornamento della comunicazione ai CRFV/RLFV sulla gestione delle segnalazioni di Sospette Reazioni Avverse relative a medicinali utilizzati nella terapia del Covid-19 – 27 novembre 2020 - 27/11/2020
- Aggiornamento su remdesivir – EMA valuterà i nuovi dati dello studio “Solidarity” – 23 novembre 2020 - 23/11/2020
- Utilizzo di nimesulide durante il primo trimestre di gravidanza e rischio di malformazioni congenite: uno studio di popolazione italiano. - 20/11/2020
- Considerazioni EMA sull’approvazione dei vaccini per Covid-19 – 19 novembre 2020 - 19/11/2020
- Settimana mondiale di consapevolezza sugli antibiotici. - 18/11/2020
- EMA avvia la revisione ciclica del vaccino a base di mRNA per COVID-19 di Moderna Biotech Spain, S.L. – 16 novembre 2020 - 16/11/2020
- Nitrosammine: EMA allinea le raccomandazioni per i sartani a quelle per le altre classi di medicinali – 13 novembre 2020 - 13/11/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato – 13 novembre 2020 - 13/11/2020
- Ipotensione ortostatica correlata ai farmaci: oltre i farmaci antipertensivi - 13/11/2020
- Terapie avanzate CAR-T: dal laboratorio al paziente. - 13/11/2020
- Nota Informativa Importante su Tecfidera® (dimetilfumarato) – 12 novembre 2020 - 12/11/2020
- Monitoraggio terapeutico di bambini e adolescenti trattati con aripiprazolo - 11/11/2020
- Nota Informativa Importante su Gilenya (fingolimod) – 10 novembre 2020 - 10/11/2020
- Ototossicità come reazione avversa a farmaci: un’analisi del segnale basata sui dati italiani. - 06/11/2020
- Segnalazione di eventi di sicurezza durante il trattamento anti-VEGF: farmacovigilanza in uno studio non interventistico - 29/10/2020
- Approccio diagnostico alle reazioni da ipersensibilità a mezzi di contrasto iodato: esperienza di un centro italiano. - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Fluorochinoloni ad uso sistemico ed inalatorio – 29 ottobre 2020 - 29/10/2020
- Nota Informativa Importante su Esbriet (pirfenidone) – 29 ottobre 2020 - 29/10/2020
- Valutazione della sicurezza cardiovascolare dei farmaci anti-osteoporosi - 23/10/2020
- Efficacia e sicurezza di glecaprevir / pibrentasvir per il trattamento di pazienti con infezione cronica da HCV: una meta-analisi. - 23/10/2020
- Comunicazione su medicinali contenenti rifampicina – 23 ottobre 2020 - 23/10/2020
- Le autorità regolatorie dell’UE richiedono di testare le quantità di nitrosammine per i farmaci a base di metformina – 16 ottobre 2020 - 16/10/2020
- Interazioni farmaco-farmaco tra anticoagulanti orali diretti e agenti antivirali ad azione diretta dell’epatite C, una revisione sistematica. - 16/10/2020
- La valutazione della sicurezza dei vaccini per il COVID-19: metodologia. - 16/10/2020
- Sospensione di farmaci per motivi di sicurezza: una revisione dei dati che supportano la decisione di sospensione. - 16/10/2020
- Adozione definitiva della Nota 97 su terapia anticoagulante nei pazienti con FANV – 15 ottobre 2020 - 15/10/2020
- Esposizione intrauterina ai farmaci biologici, una revisione sistematica sulla sicurezza - 09/10/2020
- Il ruolo dei media nella diffusione di fake news sui farmaci - 09/10/2020
- EMA avvia la seconda revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 6 ottobre 2020 - 06/10/2020
- I regolatori EU ribadiscono pienamente gli standard di trasparenza ed per i trattamenti ed i vaccini anti-COVID-19 – 5 ottobre 2020 - 05/10/2020
- Apixaban: una revisione sistematica sulle interazioni farmacologiche. - 02/10/2020
- Anticoagulanti orali diretti e malattia polmonare interstiziale: dati emergenti di Farmacovigilanza - 02/10/2020
- Presentato il Rapporto AIFA sull’uso dei Farmaci in Gravidanza - 01/10/2020
- EMA avvia la prima revisione ciclica di un vaccino anti COVID-19 nell’UE – 1 ottobre 2020 - 01/10/2020
- EMA ricorda ai medici di usare Tecentriq con nab-paclitaxel per il trattamento del cancro al seno – 1 ottobre 2020 - 01/10/2020
- Segnalazione delle reazioni avverse in Africa - 25/09/2020
- Nota Informativa Importante su Nulojix (belatacept)- 23 settembre 2020 - 23/09/2020
- Comunicazione EMA sull’uso del desametasone nei pazienti COVID-19- 18 settembre 2020 - 18/09/2020
- Vaccino per l’influenza stagionale e rischio sindrome di Guillain-Barré - 18/09/2020
- Rischio di ospedalizzazione associato con benzodiazepine e z-drugs in Italia: studio multicentrico nei dipartimenti di emergenza. - 18/09/2020
- Evidenza attuale sull’abuso e il misuso dei gabapentinoidi. - 11/09/2020
- Impatto di basse dosi di litio in un contesto di trattamento delle dipendenze. - 11/09/2020
- Nota Informativa Importante su Diosmectal (diosmectite)- 10 settembre 2020 - 10/09/2020
- Comunicazione EMA su ulipristal acetato- 4 settembre 2020 - 04/09/2020
- Associazione tra la somministrazione di corticosteroidi sistemici e mortalità nei pazienti critici malati di COVID-19. - 04/09/2020
- Dieci anni di vaccinovigilanza in Italia: uno sguardo sui dati di farmacovigilanza dal 2008 al 2017 - 04/09/2020
- Percezione del paziente delle reazioni avverse ai farmaci biologici per le malattie infiammatorie immuno-mediate. - 04/09/2020
- Comunicazione EMA su Dexamethasone Taw – 02 settembre 2020 - 02/09/2020
- Associazione tra esposizione a inibitori del Tumor Necrosis Factor ed eventi infiammatori del Sistema Nervoso Centrale. - 28/08/2020
- E-Learning in Farmacovigilanza: buona ricezione dei moduli sviluppati dall’Uppsala Monitoring Centre - 28/08/2020
- Farmacovigilanza News Sardegna – Bollettino Luglio 2020 - 21/08/2020
- Differenze di genere nella farmacocinetica correlano con le reazioni avverse da farmaco nelle donne - 21/08/2020
- Nota Informativa Importante su Erwinase (crisantaspase) – 20 agosto 2020 - 20/08/2020
- Ketamina – esketamina, ruolo nella depressione maggiore e profilo di sicurezza - 14/08/2020
- Tamsulosina e rischio di demenza - 14/08/2020
- In corsi di sviluppo le linee guida NICE per la gestione del dolore cronico primario - 07/08/2020
- Accessi al Pronto Soccorso legati a reazioni avverse da farmaco – 12 anni di sorveglianza attiva - 07/08/2020
- Note Informative Importanti AIFA/EMA – Luglio 2020 - 31/07/2020
- Reazioni avverse immuno-correlate verso inibitori dell’immuno-checkpoint - 31/07/2020
- Comunicazione AIFA sulle sulle buone pratiche di somministrazione dei gas medicinali e/o miscele di gas medicinali – 31 luglio 2020 - 31/07/2020
- Rapporto AIFA 2020 sull’uso dei farmaci durante l’epidemia COVID-19 - 31/07/2020
- Nota Informativa Importante su prodotti contenenti leuprorelina a rilascio prolungato – 30 luglio 2020 - 30/07/2020
- Nota Informativa Importante su Luxturna (voretigene neparvovec) – 29 luglio 2020 - 29/07/2020
- Uppsala Monitoring Center Report n. 82 – Machine learning e reazioni avverse da farmaco - 24/07/2020
- Gli usi autorizzati del medicinale per il cancro Yondelis rimangono invariati a seguito di revisione dei nuovi dati- 24 luglio 2020 - 24/07/2020
- Panexcell Clinical Laboratories: sospesi i medicinali a causa di studi inattendibili- 24 luglio 2020 - 24/07/2020
- L’EMA avvia la revisione di desametasone per il trattamento degli adulti affetti da COVID-19 che necessitano di supporto alla respirazione- 24 luglio 2020 - 24/07/2020
- Possibile associazione tra integratori a base di curcuma e danno epatico - 24/07/2020
- Medicinali contenenti oppioidi: ridefinizione dei tempi di implementazione delle nuove avvertenze da aggiungere sulle etichette -22 luglio 2020 - 22/07/2020
- Mezzi di contrasto e rischio di reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare - 20/07/2020
- Nota Informativa Importante sull’uso di medicinali a base di montelukast - 20/07/2020
- Campagna FarmacoVigilanza in Sardegna - 17/07/2020
- Pregabalin e peggioramento dell’insufficienza cardiaca - 17/07/2020
- Erenumab nella emicrania cronica refrattaria - 10/07/2020
- EMA finalizza il parere sulla presenza di nitrosammine nei medicinali – 09 luglio 2020 - 09/07/2020
- Mezzi di contrasto e rischio di reazioni di ipersensibilità: richiamo alle precauzioni da adottare - 03/07/2020
- Guida al buon uso degli antibiotici fluorochinolonici - 29/06/2020
- Danni al fegato indotti da farmaci e COVID-19 - 19/06/2020
- Lumateperone: antipsicotico con ridotti effetti avversi metabolici di risperidone - 05/06/2020
- Le nitrosammine: un probabile agente carcinogeno presente in alcuni farmaci in commercio - 05/06/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – MAGGIO 2020 - 31/05/2020
- COVID-19: sospensione d’uso per clorochina e idrossiclorochina - 30/05/2020
- Clorochina e idrossiclorochina nel trattamento di COVID-19: evidenze a sfavore - 29/05/2020
- Ridurre gli eventi avversi da farmaco selezionando la chiralità di una molecola - 22/05/2020
- Eventi avversi cutanei dei farmaci sperimentali anti COVID-19 - 22/05/2020
- La terapia anticoagulante in corso di SARS-CoV2 - 15/05/2020
- Ipomagnesemia indotta da farmaco - 15/05/2020
- COVID-19: in che modo EMA accelera il supporto allo sviluppo e l’approvazione di medicinali e vaccini - 08/05/2020
- COVID-19 e potenziali terapie farmacologiche: focus sulla azitromicina - 08/05/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – APRILE 2020 - 30/04/2020
- COVID-19: trattamento con idrossiclorochina e azitromicina associato ad anomalie elettrocardiografiche - 30/04/2020
- Informazioni sulla sicurezza del farmaco: quando il paziente non sa che pesci prendere - 30/04/2020
- Position Paper della Società Italiana Farmacologia sull’utilizzo degli inibitori del sistema renina-aldosterone-angiotensina nei pazienti affetti da COVID-19 - 24/04/2020
- Newsletter WHO sulla sicurezza dei farmaci - 24/04/2020
- Quando il sesso fa la differenza – Differenze legate al sesso nella ricerca in neuropsicofarmacologia - 17/04/2020
- Le dirigenti donna sono più efficienti nel ritirare una farmaco scadente dal mercato - 17/04/2020
- Gli effetti cognitivi delle statine dipendono anche dell’età - 10/04/2020
- Predire la tossicità cardiaca di un nuovo farmaco grazie a modelli computazionali - 10/04/2020
- Utilizzo degli antimalarici Clorochina e Idrossiclorochina nella terapia del COVID-19 - 03/04/2020
- Farmaci sperimentali per il trattamento di COVID-19 e loro interazioni farmacologiche - 03/04/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – MARZO 2020 - 31/03/2020
- Cosa succede quando assumiamo due o più farmaci insieme? - 27/03/2020
- Farmaci contrafatti e farmacie non autorizzate ai tempi del COVID-19 - 27/03/2020
- La prevenzione degli avvelenamenti nei bambini - 20/03/2020
- Le reazioni avverse da farmaco: il punto di vista del paziente - 20/03/2020
- Sicurezza ed efficacia dei probiotici vaginali - 13/03/2020
- La fragilità dell’anziano e la sicurezza dei farmaci - 13/03/2020
- Errori di prescrizione dopo dimissione ospedaliera: quanto è frequente il fenomeno? - 06/03/2020
- I glucocorticoidi nell’artrite reumatoide possono causare riduzione della massa muscolare? - 06/03/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – FEBBRAIO 2020 - 28/02/2020
- Desogestrel e attacchi di panico - 28/02/2020
- Amoxicillina e meningite asettica: maschi più a rischio - 28/02/2020
- Anticorpi anti-TNFalfa nelle malattie infiammatorie intestinali pediatriche: reazioni avverse neurologiche - 21/02/2020
- Differenze legate al sesso sulla sicurezza di metformina - 21/02/2020
- L’effetto dei corticosteroidi sulla mortalità dei pazienti con polmonite influenzale. - 14/02/2020
- Linee guida per le misure di prevenzione del Coronavirus di tipo non farmacologico - 14/02/2020
- Studio italiano sulle interazioni farmacocinetiche di interesse clinico tra anticoagulanti orali diretti e farmaci antiepilettici - 07/02/2020
- Psoriasi dopo esposizione a inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina. - 07/02/2020
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – GENNAIO 2020 - 31/01/2020
- Esposizione a Infliximab durante la gravidanza: esperienza post-marketing - 31/01/2020
- Valutazione delle reazioni avverse agli anticoagulanti orali diretti registrate nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza mediante un indice di rischio. - 31/01/2020
- Studio sull’associazione tra anticorpi monoclonali e idee e comportamento suicidari. - 24/01/2020
- Reazioni di ipersensibilità sistemica ai nuovi anticoagulanti orali: review della letteratura. - 24/01/2020
- Efficacia e sicurezza del cambio tra originatore e biosimilare di Epoetine in pazienti con insufficienza renale cronica: studio italiano di coorte. - 17/01/2020
- Studio post-marketing sui rischi della quetiapina - 17/01/2020
- Lamotrigina e rischio di linfoistiocitosi: rara ma fatale - 10/01/2020
- Utilizzo potenziale del nilotinib nel morbo di Parkinson: effetti sulla sicurezza, tollerabilità e biomarker - 10/01/2020
- Prodotti a base di Cannabidiolo (CBD): possono davvero essere assunti in sicurezza? - 03/01/2020
- Rischio di tumori cutanei in soggetti che utilizzano ace-inibitori, bloccanti del recettore dell’angiotensina e diuretici tiazidici. - 03/01/2020
- AIFA – Monitoraggio e consumi spesa biosimilari 2019 - 20/12/2019
- Le frontiere della scienza medica: riprodurre la tossicità epatica dei farmaci sin dalle prime fasi di sviluppo - 20/12/2019
- Metformina e rischio di acidosi lattica - 13/12/2019
- Vitamina D: le nuove modalità prescrittive nella scheda AIFA - 13/12/2019
- Giornata Mondiale per l’AIDS – La comunità fa la differenza - 06/12/2019
- Rischi ed eventi avversi collegati all’automedicazione - 06/12/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – NOVEMBRE 2019 - 29/11/2019
- RAPPORTO NAZIONALE AIFA: L’USO DEGLI ANTIBIOTICI IN ITALIA NEL 2018 - 29/11/2019
- Efficacia della triplice terapia Elexacaftor–Tezacaftor–Ivacaftor nella Fibrosi Cistica – genotipo a funzione minima - 29/11/2019
- Comunicato AIFA: la segnalazione dei farmaci biologici e biosimilari - 28/11/2019
- OMS, 18-24 novembre 2019: Settimana Mondiale per la Consapevolezza sugli Antibiotici - 22/11/2019
- Il ruolo della farmacovigilanza nella valutazione della pancreatite acuta farmaco-indotta - 22/11/2019
- AIFA: Modalità di somministrazione del medicinale vancomicina polvere per concentrato per soluzione per infusione - 19/11/2019
- Rischio di mortalità correlata all’uso di oppioidi - 15/11/2019
- Farmaci e suicidio: quali aumentano e quali riducono il rischio di suicidalità - 15/11/2019
- Farmaci Biosimilari: valore e vantaggi - 08/11/2019
- Farmaci usati per il trattamento della malattia di Alzheimer e rischio di mortalità e ospedalizzazione - 08/11/2019
- Medicinali Equivalenti: qualità, sicurezza ed efficacia - 01/11/2019
- Il primo vaccino contro l’ebola - 01/11/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – OTTOBRE 2019 - 31/10/2019
- OMS: Giornata mondiale per la sicurezza della terapia - 25/10/2019
- Farmaci antitumorali orali: valutazione della sicurezza e modificazioni del dosaggio nella pratica clinica - 25/10/2019
- Ministero della Salute: Guida all’uso sicuro dei farmaci - 18/10/2019
- L’uso di benzodiazepine e oppioidi nella BroncoPneumopatia Cronico-Ostruttiva (BPCO) - 18/10/2019
- “Naturale” non significa “sicuro”! – La sicurezza dei prodotti di bellezza - 11/10/2019
- Summit globale per la vaccinazione - 11/10/2019
- Sigaretta elettronica: analisi di sicurezza in ambito dermatologico - 04/10/2019
- La sicurezza dei farmaci biologici per la psoriasi - 04/10/2019
- AIFA – EMA: NOTIZIE SULLA SICUREZZA DEI FARMACI – SETTEMBRE 2019 - 27/09/2019
- La sicurezza dei radiofarmaci - 27/09/2019
- La sicurezza dei farmaci dermatologici durante la gravidanza e l’allattamento - 27/09/2019
- Sicurezza di macrolidi e fluorochinoloni in ambito cardiovascolare - 20/09/2019
- La farmacogenomica e i farmaci biologici: la prospettiva delle agenzie regolatorie - 20/09/2019
- Terapia ormonale sostitutiva per la menopausa e rischio di carcinoma mammario – elementi per una scelta consapevole - 13/09/2019
- La terapia anti-androgenica e il rischio di malattie cardiovascolari - 13/09/2019
- Raccomandazioni per l’arruolamento di donne in stato di gravidanza nelle sperimentazioni cliniche - 06/09/2019
- Associazione tra tramadolo e ipoglicemia - 06/09/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Agosto 2019 - 30/08/2019
- Cosa succede dopo la mia segnalazione di sospetta reazione avversa a farmaco? - 30/08/2019
- L’utilizzo di biomarker nelle sperimentazioni cliniche pre-marketing per una migliore valutazione del profilo di sicurezza dei farmaci candidati - 30/08/2019
- Le interazioni tra farmaci nelle unità di terapia intensiva - 23/08/2019
- EMA – Pubblicato l’aggiornamento del QPPV - 23/08/2019
- Profilo di sicurezza degli ipoglicemizzanti orali: focus sulle gliptine - 16/08/2019
- La farmacovigilanza in ambito oncologico - 16/08/2019
- Perdita di mineralizzazione ossea e osteoporosi indotta da farmaco - 09/08/2019
- Meningite asettica indotta da farmaco - 09/08/2019
- AIFA: Rapporto sui vaccini del 2018 - 02/08/2019
- AIFA: Report sulle segnalazioni di eventi avversi da farmaci biosimilari - 02/08/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Luglio 2019 - 31/07/2019
- La prevenzione della cardiotossicità nella terapia del carcinoma mammario - 26/07/2019
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2018 - 26/07/2019
- Rischio-beneficio di Vedolizumab nel trattamento di morbo di Crohn e Colite Ulcerosa - 19/07/2019
- Modesta associazione tra finasteride/dutasteride e diabete mellito tipo II - 19/07/2019
- Gli eccipienti “inattivi” dei farmaci orali - 12/07/2019
- I farmaci biosimilari spiegati ai pazienti - 12/07/2019
- Identificare e de-prescrivere i farmaci potenzialmente inutili nei pazienti con insufficienza renale - 05/07/2019
- Report sulla sicurezza del vaccino ricombinante per l’Herpes Zoster (Shingrix©) - 05/07/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Giugno 2019 - 28/06/2019
- Possibile associazione tra contraccettivi orali e rischio di suicidio - 28/06/2019
- Brevi cicli di corticosteroidi orali quanto possono far male? - 28/06/2019
- Interazioni tra farmaci e fitoterapici - 21/06/2019
- Qualcuno ancora crede che Il vaccino morbillo-parotite-rosolia sia causa di autismo? - 21/06/2019
- L’uso eccessivo di antibiotici nell’arco della vita è associato a malattie cardiovascolari? - 14/06/2019
- Eventi avversi 2.0 – le raccomandazioni SERIO - 14/06/2019
- Le reazioni avverse cutanee gravi - 07/06/2019
- Alemtuzumab ed emorragia intracranica - 07/06/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Maggio 2019 - 31/05/2019
- Reazioni di fotosensibilità farmaco-indotte: un update sui farmaci coinvolti, sulla prevenzione e gestione delle reazioni avverse - 31/05/2019
- Come ridurre al minimo l’uso inappropriato dei farmaci - 31/05/2019
- Montelukast nei bambini asmatici: rischio di eventi neuropsichiatrici - 31/05/2019
- IO EQUIVALGO - 27/05/2019
- FARMACOVIGILANZA CON E PER IL CITTADINO – I FARMACI EQUIVALENTI - 27/05/2019
- La sicurezza dei farmaci antipsicotici: focus sulla clozapina - 24/05/2019
- Caso clinico: Uomo di 62 anni con Fibrillazione Atriale, Depressione, Ansia – Prolungamento intervallo QT - 24/05/2019
- Ipoglicemia, malattie cardiovascolari e mortalità nel diabete: epidemiologia, patogenesi e gestione - 24/05/2019
- Alzheimer e integratori alimentari – Il rischio di ignorare l’evidenza scientifica - 17/05/2019
- La gestione del dolore acuto nei pazienti intolleranti al lattosio - 17/05/2019
- Il contributo della cannabis sull’incidenza di episodi psicotici in Europa - 10/05/2019
- Le complicanze emergenti delle terapie biologiche nella sclerosi multipla - 10/05/2019
- Il ruolo del farmacista per la sicurezza dei pazienti geriatrici - 10/05/2019
- Sicurezza e efficacia dei derivati della cannabis nelle patologie neurologiche. - 03/05/2019
- L’uso della tamsulosina oltre l’ipertrofia prostatica benigna - 03/05/2019
- AIFA – EMA: Notizie sulla sicurezza dei farmaci – Aprile 2019 - 30/04/2019
- Le Statine – aderenza e mortalità nei pazienti con aterosclerosi - 26/04/2019
- Settimana Mondiale per l’Immunizzazione – 24-30 aprile 2019 - 26/04/2019
- Le uova e il colesterolo… un dibattito sempre aperto - 19/04/2019
- Il diabete insulino-dipendente indotto da un inibitore del check-point - 19/04/2019
- NOTA INFORMATIVA IMPORTANTE – Antibiotici chinolonici e fluorochinolonici per uso sistemico e inalatorio - 16/04/2019
- L’uso degli antibiotici in Italia – Rapporto Nazionale anno 2017 - 12/04/2019
- Depressione, antidepressivi e rischio di fibrillazione atriale non valvolare - 12/04/2019
- Esposizione prenatale ad acido valproico e rischio di ADHD - 05/04/2019
- Psicosi nei pazienti con disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) trattati con metilfenidato e amfetamine - 05/04/2019
- Effetti dell’esposizione prenatale alla terapia antiretrovirale con Efavirenz - 05/04/2019
- Sistemi di FarmacoVigilanza nell’era delle informazioni - 29/03/2019
- AIFA: notizie di marzo 2019 sulla sicurezza dei farmaci - 29/03/2019
- Effetto nocebo: quando anche il placebo provoca reazioni avverse - 22/03/2019
- Abatacept come prima terapia biologica per l’artrite reumatoide e il rischio di sviluppare il cancro - 22/03/2019
- La vitamina D per la prevenzione del cancro e delle malattie cardiovascolari - 22/03/2019
- Inibitori della pompa protonica e rischio di malattia renale acuta e cronica - 15/03/2019
- Osteoporosi, denosumab, necrosi della mandibola e procedure odontoiatriche - 15/03/2019
- L’uso del fluconazolo per via orale in gravidanza - 15/03/2019
- Rischio di infezioni associate a tocilizumab nell’artrite reumatoide - 08/03/2019
- La terapia con statine nelle persone anziane - 01/03/2019
- Rischio di malformazioni congenite associate a farmaci antiepilettici - 28/02/2019
- AUR DERM CREMA: prodotto privo di autorizzazione alla commercializzazione - 28/02/2019
- AIFA: notizie di febbraio 2019 sulla sicurezza dei farmaci - 28/02/2019
- Eventi avversi da farmaco nei bambini - 22/02/2019
- L’uso del litio in gravidanza - 22/02/2019
- Nuove strategie per ottimizzare la prescrizione degli antibiotici - 15/02/2019
- Valutazione e gestione dell’allergia alla penicillina - 15/02/2019
- Sistema nazionale di sorveglianza sentinella dell’antibiotico-resistenza (AR-ISS)-Protocollo 2019. - 08/02/2019
- Aspirina nella prevenzione primaria del rischio cardiovascolare: analisi di efficacia e sicurezza. - 08/02/2019
- AIFA: le notizie di gennaio 2019 sulla sicurezza dei farmaci - 01/02/2019
- Benzodiazepine e rischio polmonite: un dibattito aperto - 31/01/2019
- I farmaci oppiacei possono peggiorare l’esito di un infarto miocardico acuto? - 25/01/2019
- Vaccinarsi: una scelta combattuta – Gli Obiettivi 2019 dell’OMS - 25/01/2019
- XXVII Seminario Nazionale – LA VALUTAZIONE DELL’USO E DELLA SICUREZZA DEI FARMACI: ESPERIENZE IN ITALIA - 25/01/2019
- Siamo davvero allergici alla penicillina? - 18/01/2019
- European Medicines Agency: gli Highlights del 2018 - 18/01/2019
- EMA: Comunicazioni sulla sicurezza dei farmaci settembre-dicembre 2018 - 16/01/2019
- AIFA: le notizie di settembre-dicembre 2018 sulla sicurezza dei farmaci - 16/01/2019
- Infliximab e biosimilare a confronto - 11/12/2018
- Farmacovigilanza con e per il cittadino - 05/12/2018
- Vigierbe - 04/12/2018
- Biosimilari - 23/11/2018
- Nuovi anticoagulanti orali (NAO) - 23/10/2018
- Ace inibitori e rischio di cancro al polmone - 22/10/2018
- Atezolizumab + Nab-Paclitaxel - 20/10/2018
- Calcio-antagonisti e rischio di cancro polmonare - 18/10/2018
- La Farmacovigilanza per la promozione del buon uso del farmaco e la sicurezza del paziente - 16/10/2018
- Antibiotici - 11/10/2018
- Antidepressivi e dipendenza - 09/10/2018
- Terapia endocrina adiuvante a lungo termine - 08/10/2018
- Ibuprofene versus paracetamolo - 04/10/2018
- AIFA: le notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci - 29/09/2018
- I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) - 27/09/2018
- Piperacillina e tazobactam vs meropenem - 20/09/2018
- Statine per la prevenzione primaria di eventi cardiovascolari e mortalità - 19/09/2018
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 18/09/2018
- Aspirina: nuove prospettive per la cura dell’Alzheimer? - 17/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 1 - 12/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 2 - 11/09/2018
- L’aspirina nella prevenzione primaria 3 - 10/09/2018
- Statine e miopatia - 10/09/2018
- Biosimilari - 06/09/2018
- I farmaci biosimilari nell’Unione Europea - 05/09/2018
- Morbillo - 05/09/2018
- Cannabis ad uso medico - 04/09/2018
- Inibitori della pompa protonica e rischio di demenza - 03/09/2018
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci - 31/08/2018
- Infliximab biosimilare - 27/08/2018
- Biosimilari e originator a confronto - 27/08/2018
- NAO versus warfarin - 23/08/2018
- La profilassi con emicizumab nell’emofilia A - 22/08/2018
- Agenti stimolanti l’eritropoiesi (ESA) - 21/08/2018
- NAO VS aspirina - 20/08/2018
- Sulfaniluree come farmaci di seconda linea nel diabete di tipo 2 - 10/08/2018
- Asma: LABA e/o glucocorticoidi inalatori - 09/08/2018
- Inibitori della pompa protonica e rischio di danno renale acuto - 08/08/2018
- Farmaci & Estate - 07/08/2018
- Efficacia e tollarabilità di 21 antidepressivi a confronto - 06/08/2018
- Integratori a base di riso rosso fermentato - 03/08/2018
- Disturbo da deficit di attenzione e iperattività - 02/08/2018
- ISSalute - 01/08/2018
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci - 31/07/2018
- Carbetocina termostabile versus ossitocina - 25/07/2018
- Rivaroxaban versus aspirina - 23/07/2018
- L’aspirina nella prevenzione di eventi cardiovascolari e cancro colonrettale - 23/07/2018
- Reazioni avverse a farmaco in età pediatrica - 19/07/2018
- Warfarin e rischio di sanguinamento - 18/07/2018
- Modernizzare la formazione in Farmacovigilanza per gli operatori sanitari - 18/07/2018
- IPP nei pazienti con cirrosi - 17/07/2018
- L’uso dei farmaci in Italia - 17/07/2018
- Paracetamolo nella prevenzione del danno renale acuto - 16/07/2018
- Vaccino anti-HPV - 12/07/2018
- Alteplasi versus aspirina - 11/07/2018
- La misura della Performance dei SSR – VI edizione (2018) - 11/07/2018
- Rapporto Vaccini 2017 - 10/07/2018
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina - 05/07/2018
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci - 28/06/2018
- Contraccettivi ormonali combinati (COC) - 27/06/2018
- Glucocorticoidi e rischio di sanguinamento dell’ulcera peptica - 26/06/2018
- Supplementazione di vitamina D in gravidanza - 26/06/2018
- Vareniclina, bupropione e cerotti alla nicotina - 21/06/2018
- Bollettini sulle ondate di calore - 21/06/2018
- Statine e reazioni avverse muscolo-scheletriche - 19/06/2018
- Farmaci anticolinergici e rischio di demenza - 18/06/2018
- Clozapina ed eventi avversi - 14/06/2018
- Depressione da farmaci - 14/06/2018
- Nuovi anticoagulanti orali - 13/06/2018
- EudraVigilance: il data base europeo delle segnalazioni di sospette reazioni avverse - 12/06/2018
- Sulfametoxazolo e trimetoprim in gravidanza - 11/06/2018
- Aimovig - 01/06/2018
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci - 31/05/2018
- Canakinumab - 29/05/2018
- Vitamina B6 e neuropatia - 28/05/2018
- Trombocitopenia da eparina - 21/05/2018
- Gli effetti indesiderabili da cosmetici e la Cosmetovigilanza - 16/05/2018
- Gli antagonisti dopaminergici negli episodi acuti di disturbo dell’umore - 16/05/2018
- Inibitori del SGLT-2/ analoghi del GLP-1/ inibitori della DPP-4 - 15/05/2018
- Elbasvir-grazoprevir - 15/05/2018
- Una bufala ci seppellirà? - 14/05/2018
- Febuxostat vs allopurinolo - 10/05/2018
- Carenza di vitamina D e prognosi a lungo termine di BPCO - 10/05/2018
- EMA 2017 annual report - 08/05/2018
- Oppiacei per il trattamento del dolore cronico in Italia - 03/05/2018
- Reazioni avverse ad antidolorifici - 03/05/2018
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci - 30/04/2018
- #VaccinesWork / I vaccini funzionano - 23/04/2018
- Valutazione delle misure di minimizzazione del rischio - 18/04/2018
- Beta-bloccanti in gravidanza - 16/04/2018
- Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati - 12/04/2018
- Terapia SMART (corticosteroidi inalatori + LABA) - 12/04/2018
- Corticosteroidi inalatori, LAMA e/o LABA - 11/04/2018
- Canagliflozin versus altre classi di farmaci antidiabetici - 10/04/2018
- Antibiotici: chinoloni e fluorochinoloni - 10/04/2018
- Le vaccinazioni pediatriche e degli adulti: i più recenti aggiornamenti - 10/04/2018
- Acido-soppressori o antibiotici nel primo semestre di vita - 09/04/2018
- Tripla terapia inalatoria extrafine versus terapia broncodilatatoria doppia - 05/04/2018
- Aspirina vs rivaroxaban - 04/04/2018
- Danno epatico acuto da antidepressivi - 03/04/2018
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci - 30/03/2018
- Secondo Position Paper sui Farmaci Biosimilari - 27/03/2018
- Asenapina nella gestione di impulsività e aggressività - 23/03/2018
- Uso di fluorochinoloni e rischio di aneurisma o dissezione dell’aorta - 19/03/2018
- Impatto della terapia ormonale sostitutiva sul cuore - 14/03/2018
- Anticoagulanti nella popolazione anziana con fibrillazione atriale e malattia renale cronica - 13/03/2018
- Budesonide per la displasia broncopolmonare (BPD) - 12/03/2018
- Prestazioni in età scolare di bambini esposti in utero al valproato - 07/03/2018
- Supplementazione di acidi grassi Omega-3 e rischio cardiovascolare - 06/03/2018
- Effetti dei gastroprotettori nella prevenzione e nel trattamento dell’ulcera peptica - 05/03/2018
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 03/03/2018
- La vaccinazione anti-influenzale nei gruppi a rischio - 02/03/2018
- Dottore, ma è vero che…? - 01/03/2018
- Terapia addizionale con rifampicina nelle batteriemie da stafilococco aureo - 01/03/2018
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci - 28/02/2018
- Position statement sull’uso di farmaci da parte della donna che allatta al seno - 20/02/2018
- Sovradosaggio di paracetamolo e danno epatico - 15/02/2018
- Trimetoprim per le infezioni urinarie e rischio di ADR - 14/02/2018
- Sicurezza dei vaccini anti papillomavirus umano - 13/02/2018
- Le passioni di Velo: dalle prostaglandine all’ecofarmacovigilanza - 13/02/2018
- Farmaci psicotropi ed oppioidi in gravidanza e rischio di sindrome da astinenza nei neonati - 12/02/2018
- NAO, warfarin o nessun anticoagulante orale - 08/02/2018
- Danno epatico farmaco-indotto e reazioni averse cutanee gravi - 05/02/2018
- Interventi per frenare le prescrizioni ospedaliere di IPP - 05/02/2018
- Farmaci per uso umano - 05/02/2018
- Keeping medicines safe - 01/02/2018
- Working for every patient in Europe - 01/02/2018
- From lab to patient - 01/02/2018
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci - 31/01/2018
- Global Antimicrobial Resistance Surveillance System (GLASS) Report Early implementation 2016-17 - 30/01/2018
- Una reazione avversa grave a 5-fluorouracile topico - 29/01/2018
- Multimorbidità, politerapia e rischio di Reazioni Avverse a Farmaco nella broncopneumopatia cronica ostruttiva - 23/01/2018
- Acido folico e vitamine prima e/o durante la gravidanza - 22/01/2018
- Teriparatide versus risedronato - 20/01/2018
- Vaccino meningococcico B multicomponente (4CMenB) - 19/01/2018
- Chi non fuma sta una favola - 15/01/2018
- Comorbidità, politerapia e interazioni farmacologiche - 10/01/2018
- Potenziali interazioni farmacologiche dei Nuovi anticoagulanti orali - 09/01/2018
- Rischio di ricaduta dopo l’interruzione degli antidepressivi - 08/01/2018
- Corticosteroidi per inalazione e rischio di fratture - 05/01/2018
- Tripla terapia antipiastrinica versus terapia basata sulle linee-guida - 03/01/2018
- I farmaci orfani nell’Unione Europea - 02/01/2018
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci - 31/12/2017
- Inibitori del sistema renina-angiotensina e rischio fratture - 30/12/2017
- Aripiprazolo e rischio di aborto spontaneo - 29/12/2017
- Romosozumab versus teriparatide - 27/12/2017
- Aspirina a basso dosaggio come trattamento adiuvante delle ulcere venose delle gambe - 23/12/2017
- La sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia - 22/12/2017
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 19/12/2017
- Associazione tra l’uso di farmaci antitrombotici ed ematuria - 07/12/2017
- 16° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia - 06/12/2017
- Somministrazione precoce di acido tranexamico in donne con emorragia post-partum - 05/12/2017
- FAQ – Influenza e vaccinazione antinfluenzale - 04/12/2017
- Campagna vaccinale contro l’influenza - 02/12/2017
- Nuovi anticoagulanti orali (NAO) e rischio di sanguinamento maggiore - 01/12/2017
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/11/2017
- Il valore della farmacovigilanza: dal caso Talidomide alla sicurezza dei farmaci - 29/11/2017
- Doppia terapia antitrombotica con dabigatran vs tripla terapia con warfarin - 28/11/2017
- Gli antidepressivi in oncologia - 22/11/2017
- Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR) 2017-2020 - 21/11/2017
- Global tuberculosis report 2017 - 19/11/2017
- ACE inibitori e statine in adolescenti con diabete di tipo 1 - 18/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 - 17/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 - 16/11/2017
- World Antibiotic Awareness Week, 13-19 novembre 2017 - 14/11/2017
- Prescrizione di NAO e rischio di sanguinamento - 09/11/2017
- Farmaci per l’asma cronica: come e perché ridurli - 07/11/2017
- IPP e rischio di cancro gastrico dopo trattamento per Helicobacter pylori - 06/11/2017
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci - 31/10/2017
- Enoxaparina in gravidanza - 30/10/2017
- Tossicità gastrointestinale con inibitori selettivi della COX-2 e/o FANS convenzionali - 25/10/2017
- SSRI e prolungamento dell’intervallo QT - 24/10/2017
- Le segnalazioni dei pazienti in Farmacovigilanza - 23/10/2017
- Nuovi anticoagulanti orali e warfarin a confronto - 18/10/2017
- OKkio alla SALUTE - 17/10/2017
- Inibitori della pompa protonica e rischio di morte - 16/10/2017
- Global Handwashing Day - 15/10/2017
- Liraglutide orale - 14/10/2017
- Il morbillo nell’Unione Europea - 13/10/2017
- Supplementazione di vitamina D per prevenire l’esacerbazione dell’asma - 05/10/2017
- Inibitori del sistema renina-angiotensina e rischio fratture - 04/10/2017
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/09/2017
- Sicurezza dei farmaci approvati con procedura accelerata - 30/09/2017
- Effetti del farmaco sperimentale Anacetrapib su pazienti con coronaropatia - 29/09/2017
- Statine a basso dosaggio versus statine a basso dosaggio+Armolipid Plus - 28/09/2017
- Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione europea - 26/09/2017
- Terapia ormonale sostitutiva e mortalità a lungo termine - 19/09/2017
- Efficacia e sicurezza di evolocumab - 19/09/2017
- Profilo di sicurezza degli antistaminici anti-H1 in pediatria - 13/09/2017
- Clozapina versus antipsicotici iniettabili a rilascio prolungato - 07/09/2017
- Antibiotici ed Eventi avversi - 06/09/2017
- Segnalare le reazioni avverse a farmaco - 05/09/2017
- Decreto vaccini - 05/09/2017
- Vaccini, la miglior difesa per il nostro futuro - 05/09/2017
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci - 31/08/2017
- Terapia ormonale nei pazienti anziani con ipotiroidismo subclinico - 30/08/2017
- Influenza: le raccomandazioni per la stagione 2017-2018 - 29/08/2017
- Degludec vs Glargine 2 - 21/08/2017
- Degludec vs Glargine 1 - 21/08/2017
- Consumo di antimicrobici e sviluppo di antibioticoresistenza - 11/08/2017
- Statine ad alta intensità e mortalità in pazienti con aterosclerosi - 10/08/2017
- Fans e rischio di infarto miocardico acuto nel mondo reale - 10/08/2017
- La segnalazione dei pazienti nell’Unione Europea - 09/08/2017
- OpenWHO - 08/08/2017
- Benzodiazepine e rischio di mortalità per tutte le cause negli adulti - 07/08/2017
- Il sistema RAM: report Reazioni Avverse dei Medicinali - 04/08/2017
- La vaccinovigilanza in Italia - 03/08/2017
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci - 31/07/2017
- Esitazione vaccinale e morbillo - 27/07/2017
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 27/07/2017
- Strategie di prescrizione degli antibiotici ed esiti avversi nelle infezioni del tratto respiratorio inferiore - 26/07/2017
- Farmaci & Estate - 24/07/2017
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2016 - 24/07/2017
- Supplementazione di vitamina D ad alto dosaggio versus dose standard - 18/07/2017
- L-cisteina in compresse per smettere di fumare - 17/07/2017
- Ridinilazolo vs vancomicina - 13/07/2017
- L’alendronato protegge dal rischio di frattura all’anca? - 12/07/2017
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di ADHD nel bambino - 10/07/2017
- Antibiotici per piccoli ascessi cutanei - 06/07/2017
- Aspirina versus placebo in gravidanze ad alto rischio di gestosi - 03/07/2017
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci - 28/06/2017
- Solfato ferroso o complesso di polisaccaridi di ferro - 27/06/2017
- Trattamenti a base di incretine e mortalità in pazienti con diabete di tipo 2 - 22/06/2017
- La cascata prescrittiva rivisitata - 21/06/2017
- Uso di litio in gravidanza e rischio di malformazioni cardiache - 20/06/2017
- Vaccinazioni: le ragioni dell’obbligo - 20/06/2017
- La nuova EudraVigilance - 19/06/2017
- Vaccinazioni obbligatorie da zero a 16 anni - 14/06/2017
- I Vaccini e le vaccinazioni - 13/06/2017
- Mangiare più sano per la prevenzione delle malattie cardiovascolari - 08/06/2017
- I farmaci essenziali 2017 - 07/06/2017
- Il decalogo della Società Italiana di Pediatria - 06/06/2017
- Rapporto sulla sorveglianza post-marketing dei vaccini in Italia - 05/06/2017
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci - 31/05/2017
- WHO – World No Tobacco Day - 31/05/2017
- Associazione tra uso di alcol e insorgenza di malattie cardiovascolari - 22/05/2017
- Io combatto il cancro - 17/05/2017
- Supplementazione di vitamina D3+calcio e incidenza del cancro - 15/05/2017
- Reazioni Averse alle statine: effetto nocebo? - 10/05/2017
- Vaccini: una discussione oltre le ideologie - 09/05/2017
- I biosimilari nell’Unione Europea - 08/05/2017
- Consapevolezza, conoscenza e percezione dei biosimilari - 08/05/2017
- L’evoluzione della mortalità per causa: le prime 25 cause di morte - 06/05/2017
- Epatite acuta indotta da Aloe vera - 06/05/2017
- Valutazioni economiche degli interventi di prevenzione delle infezioni ospedaliere - 05/05/2017
- Combattere l’antibiotico resistenza è nelle tue mani - 05/05/2017
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci - 29/04/2017
- Incidenza degli enterobatteri resistenti ai carbapenemi - 29/04/2017
- Uso di antibioticI in gravidanza - 29/04/2017
- AIFA, La vaccinovigilanza in Italia: ruolo ed obiettivi - 26/04/2017
- World Immunization Week - 24/04/2017
- Vaccino anti Hpv - 24/04/2017
- Giornata nazionale della salute della donna - 22/04/2017
- Uso a breve termine di corticosteroidi orali e danni correlati - 18/04/2017
- Reazioni Avverse a rituximab - 10/04/2017
- Disturbo ossessivo-compulsivo: avanzamenti nella diagnosi e nel trattamento - 05/04/2017
- Vaccinazioni, stato dell’arte, falsi miti e prospettive Il ruolo chiave della prevenzione - 03/04/2017
- Età di insorgenza della menopausa e rischio di fratture - 03/04/2017
- The Global Patient Safety Challenge on Medication Safety - 03/04/2017
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci - 29/03/2017
- Attacchi di panico farmaco-indotti - 29/03/2017
- Workshop: Misurare l’impatto delle attività di Farmacovigilanza - 28/03/2017
- Nuovi anticoagulanti orali a dosaggio ridotto versus warfarin - 27/03/2017
- Il vaccino anti-influenzale 2017/2018 - 24/03/2017
- Morbillo e rosolia: nasce MoRoNet - 23/03/2017
- Rivaroxaban o Aspirina per il trattamento esteso del tromboembolismo venoso - 21/03/2017
- Dabigatran vs Warfarin per rischio di fratture osteoporotiche - 20/03/2017
- Il Codice di Condotta ADVANCE - 17/03/2017
- Vaccinazioni e assistenza sanitaria in Siria - 16/03/2017
- Uso di cannabis e rischio di disturbi psichiatrici - 13/03/2017
- Alcol e rischio di demenza - 09/03/2017
- Fitoterapici in cardiologia - 08/03/2017
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci - 28/02/2017
- Prevenzione ed educazione al corretto uso degli antibiotici per sconfiggere l’antibioticoresistenza - 23/02/2017
- Depression and Other Common Mental Disorders: Global Health Estimates - 22/02/2017
- Uso regolare di aspirina e cancro letale alla prostata - 15/02/2017
- The European Union summary report on antimicrobial resistance in zoonotic and indicator bacteria from humans, animals and food in 2015 - 14/02/2017
- Uso di antidepressivi in gravidanza - 13/02/2017
- Supplementazione di acido folico per la prevenzione dei difetti del tubo neurale - 09/02/2017
- Effetti vascolari dell’obestatina in soggetti magri e obesi - 08/02/2017
- Euro Health Consumer Index 2016 - 07/02/2017
- Uso del placebo per estendere gli effetti della terapia antidolorifica - 06/02/2017
- Rivaroxaban e dabigatran a confronto - 02/02/2017
- L’uso di statine nella prevenzione primaria di eventi cardiovascolari negli adulti - 01/02/2017
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci - 31/01/2017
- 15° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia 2016 - 30/01/2017
- Rapporto sull’influenza - 28/01/2017
- Profilo di sicurezza degli anticoagulanti orali diretti o nuovi anticoagulanti orali - 27/01/2017
- Nuovi antivirali ad azione diretta per l’epatite C - 25/01/2017
- Meningite: cosa c’è da sapere? - 23/01/2017
- Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 - 23/01/2017
- Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) - 13/01/2017
- Uso di benzodiazepine e rischio di ictus - 10/01/2017
- Zika virus - 09/01/2017
- Il valore della segnalazione dei pazienti al Sistema di Farmacovigilanza - 05/01/2017
- Carenza di vitamina D e mal di testa cronico negli uomini - 04/01/2017
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci - 31/12/2016
- Ebola: il vaccino fornisce alta protezione contro la malattia - 23/12/2016
- Depression: Let’s talk - 19/12/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 17/12/2016
- Effetto dell’Evolocumab sulla progressione della malattia coronarica in pazienti trattati con statine - 15/12/2016
- Associazione tra contraccezione ormonale e depressione - 13/12/2016
- Effetti cardiovascolari del Liraglutide in pazienti con diabete di tipo 2 - 06/12/2016
- Olumiant riduce l’infiammazione e altri sintomi - 06/12/2016
- Sicurezza ed efficacia del diclofenac a basso dosaggio per il trattamento del dolore acuto - 05/12/2016
- L’influenza 2016/17 - 02/12/2016
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/11/2016
- Problemi del linguaggio, scolastici o motorii in bambini nati da madri esposte agli SSRI durante la gravidanza - 28/11/2016
- Effetto dell’idrocortisone sullo sviluppo dello shock settico - 24/11/2016
- Polmonite acquisita in comunità, prima e dopo la prescrizione di inibitori della pompa protonica - 23/11/2016
- Reazioni avverse cutanee a farmaco - 21/11/2016
- World Antiobiotic Awareness Week: 2016 campaign toolkit - 18/11/2016
- Resistenza agli antibiotici: equivoci e idee sbagliate diffusi tra la popolazione mondiale - 16/11/2016
- World Antibiotic Awareness Week 2016 - 14/11/2016
- Ritiro post-marketing di 462 prodotti medicinali a causa di reazioni avverse a farmaco - 09/11/2016
- EU-wide awareness campaign - 08/11/2016
- Corso ECM Vaccini e Vaccinovigilanza - 31/10/2016
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci - 31/10/2016
- Lettera aperta del Presidente Ricciardi al Procuratore della Repubblica Pignatone - 31/10/2016
- Il morbillo e la vaccinazione contro il morbillo - 31/10/2016
- Global Report on Access to Hepatitis C Treatment: Focus on Overcoming Barriers - 28/10/2016
- Il sotto-utilizzo dei farmaci equivalenti in Italia - 24/10/2016
- Uso di benzodiazepine e rischio di demenza incidente o di declino cognitivo - 17/10/2016
- Associazione tra rifiuto del vaccino e malattie prevenibili - 14/10/2016
- Effetti dell’aspirina su rischio e gravità di recidiva precoce dopo attacco ischemico transitorio e ictus ischemico - 12/10/2016
- La prescrizione di oppioidi per il dolore cronico negli Stati Uniti - 10/10/2016
- Sindrome di Kounis da antibiotici - 05/10/2016
- FANS e rischio di insufficienza cardiaca in quattro paesi europei - 03/10/2016
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/09/2016
- Rischio di mortalità con l’uso concomitante di tamoxifene e inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina - 29/09/2016
- Calendario vaccinale per la Vita - 28/09/2016
- Debellato il morbillo nel continente americano - 27/09/2016
- Antibiotico resistenza - 21/09/2016
- La resistenza agli antibiotici - 19/09/2016
- Litio: Passato, Presente e Futuro - 15/09/2016
- Aducanumab riduce le placche del peptide beta-amiloide nella malattia di Alzheimer - 13/09/2016
- Interpretazione delle prove di efficacia e sicurezza della terapia con statine - 12/09/2016
- Il NICE affronta il problema del calo della copertura vaccinale - 12/09/2016
- Sfide per la prevenzione secondaria dopo infarto miocardico acuto - 09/09/2016
- FNOMCEO e biblioteca virtuale EBSCO - 09/09/2016
- AIFA: sicurezza dei farmaci – agosto - 31/08/2016
- Doppia terapia antipiastrinica prolungata vs breve, dopo angioplastica coronarica, in pazienti con o senza arteriopatia periferica - 30/08/2016
- La vaccinazione contro l’HPV negli Stati Uniti e in Cina - 30/08/2016
- Stime della copertura globale del vaccino anti papillomavirus umano, per regione e livello di reddito - 29/08/2016
- Diagnosi e gestione delle reazioni di ipersensibilità ai mezzi di contrasto, nella pratica clinica - 25/08/2016
- La lisdexamfetamina nel trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata negli adulti - 23/08/2016
- Relazione della Commissione - 22/08/2016
- Iperuricemia da farmaci e gotta - 18/08/2016
- Effetto della abaloparatide vs placebo sulle nuove fratture vertebrali in donne in postmenopausa con osteoporosi - 17/08/2016
- Uso di pioglitazone e rischio di cancro alla vescica in pazienti con diabete di tipo 2 - 16/08/2016
- Domperidone e rischio di tachiaritmia ventricolare e morte cardiaca improvvisa nei malati di Parkinson - 09/08/2016
- Effetti del liraglutide sulla stabilità clinica in pazienti con insufficienza cardiaca avanzata e ridotta frazione di eiezione - 08/08/2016
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci - 30/07/2016
- Un batterio commensale umano produce un antibiotico, che inibisce la colonizzazione di un patogeno - 29/07/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 29/07/2016
- World Hepatitis Day - 28/07/2016
- Antipsicotici di prima e seconda generazione, nel trattamento della schizofrenia - 26/07/2016
- Nuovi anticoagulanti orali vs warfarin - 25/07/2016
- Differenze di genere nella prescrizione di antibiotici nelle cure primarie - 22/07/2016
- Ipoglicemizzanti a confronto - 21/07/2016
- Documento sui Vaccini - 20/07/2016
- Affrontare l’antibiotico resistenza a livello mondiale - 11/07/2016
- Diabete di tipo 1 negli adulti: diagnosi e trattamento (NG17) - 07/07/2016
- Sicurezza cardiovascolare del metilfenidato in bambini e adolescenti con sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) - 06/07/2016
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci - 30/06/2016
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed 2015 - 27/06/2016
- Uso di statine e rischio di glioma - 22/06/2016
- Rischio di insufficienza cardiaca ospedalizzata nei nuovi utilizzatori di Saxagliptin, Sitagliptin e altri ipoglicemizzanti - 21/06/2016
- Inibitori della Pompa Protonica e rischio di ipomagnesiemia - 20/06/2016
- Concept Paper sui farmaci biosimilari - 16/06/2016
- La sindrome da deficit di attenzione e iperattività negli adolescenti - 15/06/2016
- Epatite C: obiettivi mondiali e realtà nazionali - 14/06/2016
- Farmaci LASA (Look-alike/Sound-alike) - 10/06/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Nazionale e Regionale - 09/06/2016
- Mortalità negli anziani trattati con antidepressivi e antipsicotici classificati con rischio di aritmia e torsione di punta - 08/06/2016
- Ruolo e carico mondiale dell’influenza nelle ospedalizzazioni pediatriche per cause respiratorie - 06/06/2016
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci - 31/05/2016
- Guida Farmaci & Estate - 30/05/2016
- Prevalenza dell’HPV dopo l’avvio del programma di vaccinazione negli Stati Uniti - 26/05/2016
- Eventi avversi di lunga durata dopo la vaccinazione con Cervarix® - 25/05/2016
- Statine e vaccino antinfluenzale negli anziani - 24/05/2016
- Statine e vaccino antinfluenzale - 23/05/2016
- L’aspirina per la prevenzione del cancro - 17/05/2016
- L’uso di oppioidi nel mondo e le barriere di accesso - 10/05/2016
- Le nuove linee guida per una corretta alimentazione mettono gli zuccheri aggiunti nel mirino - 09/05/2016
- The 2015-2020 Dietary Guidelines for Americans - 05/05/2016
- Rischio di cancro alla prostata nei pazienti trattati con aspirina a basso dosaggio - 04/05/2016
- Contraccettivi orali combinati a basso dosaggio di estrogeni e rischio di embolia polmonare, ictus e infarto miocardico - 02/05/2016
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci - 30/04/2016
- Il contributo della Farmacogenetica alla Farmacovigilanza - 29/04/2016
- Nuovi giocatori in campo per il trattamento preventivo dell’emicrania - 29/04/2016
- Carta italiana per la promozione delle vaccinazioni - 28/04/2016
- American Society of Clinical Oncology Statement - 27/04/2016
- Il vaccino rVSV-ZEBOV contro il virus Ebola - 26/04/2016
- World Immunization Week 2016: Close the immunization gap - 23/04/2016
- Sicurezza ed efficacia neuropsichiatrica di vareniclina, bupropione e cerotto alla nicotina nei fumatori con e senza disturbi psichiatrici - 22/04/2016
- Consumo di caffè e rischio di cancro - 18/04/2016
- Amiodarone, Lidocaina o placebo nell’arresto cardiaco extraospedaliero - 14/04/2016
- Le vaccinazioni in Italia - 12/04/2016
- Aliskiren e/o Enalapril - 11/04/2016
- Beat #diabetes on World Health Day, 7 April 2016 - 07/04/2016
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci - 31/03/2016
- Inibitori di Pompa protonica e gastroenterite - 29/03/2016
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica - 22/03/2016
- Supplementazione gestazionale materna di vitamina D e salute ossea del neonato - 21/03/2016
- Una risposta proattiva all’abuso di prescrizioni di oppioidi - 18/03/2016
- Incretine e rischio di cancro al pancreas - 17/03/2016
- Inibitori della dipeptidil peptidasi 4 (DPP-4) e rischio di insufficienza cardiaca nel diabete di tipo 2 - 15/03/2016
- Sicurezza ed efficacia di AMG 334 per la prevenzione dell’emicrania episodica - 14/03/2016
- Sito web http://www.farmacovigilanzasif.org - 09/03/2016
- Il vaccino antinfluenzale per la stagione 2016/2017 - 08/03/2016
- Effetti della somministrazione precoce di idrocortisone a basso dosaggio sulla sopravvivenza senza displasia broncopolmonare nei neonati estremamente pretermine - 07/03/2016
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci - 29/02/2016
- Asma: trattamento farmacologico prima, durante e dopo la gravidanza - 26/02/2016
- Enquête relative aux spécialités pharmaceutiques contenant du valproate de sodium. Rapport - 25/02/2016
- Le sfide etiche dell’uso compassionevole - 16/02/2016
- Suicidalità e aggressività durante il trattamento antidepressivo - 15/02/2016
- Decorso, risultato e gestione delle reazioni avverse a farmaco associate all’uso di metformina - 11/02/2016
- Uso di fluconazolo orale durante la gravidanza - 10/02/2016
- PRAC strategy on measuring the impact of Pharmacovigilance activities - 09/02/2016
- Uso di inibitori di pompa protonica e rischio di malattia renale cronica - 08/02/2016
- Uppsala Monitoring Centre Annual Report 2015 - 05/02/2016
- World Cancer Day 2016 - 04/02/2016
- Guida alla valutazione delle reazioni avverse osservabili dopo vaccinazione - 04/02/2016
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci - 29/01/2016
- L’AIFA sui farmaci per l’epatite C - 29/01/2016
- L’uso dei farmaci in Italia – rapporto OsMed (gennaio – settembre 2015) - 28/01/2016
- Uso materno di contraccettivi orali e rischio di difetti alla nascita - 25/01/2016
- 14° Rapporto nazionale sulla Sperimentazione Clinica dei medicinali in Italia 2015 - 22/01/2016
- Rischio cardiovascolare associato all’uso della claritromicina - 21/01/2016
- Ageing: debate the issues - 20/01/2016
- Domperidone e rischio di morte cardiaca improvvisa - 15/01/2016
- Efficacia, sicurezza e tollerabilità dell’aumento della farmacoterapia con aripiprazolo nel trattamento della depressione resistente in tarda età - 14/01/2016
- Profilo di sicurezza ed efficacia della terapia con infliximab - 14/01/2016
- Ricoveri d’emergenza per emorragia maggiore associata all’uso di anticoagulanti orali diretti - 13/01/2016
- Farmaci generici e biosimilari: uso e spesa - 12/01/2016
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/12/2015
- La vaccinazione antinfluenzale in gravidanza - 29/12/2015
- Politerapia appropriata e medicina di sicurezza: quando molti non sono troppi - 29/12/2015
- Abbassamento della pressione sanguigna per la prevenzione di malattie cardiovascolari e morte - 28/12/2015
- Ibuprofene versus fosfomicina - 28/12/2015
- Agenzia Italiana del Farmaco: Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Regionale - 23/12/2015
- Genere, Salute e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile - 22/12/2015
- Uso pregravidico di contraccettivi orali e peso del neonato alla nascita - 21/12/2015
- Antidepressivi di seconda generazione versus terapie cognitive comportamentali nel trattamento della depressione - 18/12/2015
- Cosmetovigilanza - 17/12/2015
- Associazione tra l’insorgenza di Reazioni Avverse a Farmaco (ADR) ed uso off-label dei farmaci in una popolazione adulta - 16/12/2015
- Sicurezza del vaccino antinfluenzale vivo attenuato, nei giovani con allergia all’uovo - 15/12/2015
- Medicinali Equivalenti Qualità, sicurezza ed efficacia. Un viaggio alla scoperta delle regole per autorizzare un medicinale equivalente (generico) - 10/12/2015
- Genere nelle malattie cardiovascolari: impatto sulle manifestazioni cliniche, gestione e risultati - 09/12/2015
- Farmaci essenziali in un paese ad alto reddito: essenziali per chi? - 07/12/2015
- Farmaci cardiovascolari generici e di marca - 04/12/2015
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/11/2015
- La Società Americana di Geriatria ha pubblicato l’aggiornamento 2015 dei Criteri di Beers - 26/11/2015
- Uno studio Farmacovigilanza sul primo episodio di psicosi - 25/11/2015
- Utilizzo degli antibiotici in Pediatria - 19/11/2015
- Uso di antibiotici e rischio di diabete di tipo 2 - 19/11/2015
- Antibiotici e asma - 18/11/2015
- European Antibiotic Awareness Day 2015 - 18/11/2015
- La resistenza agli antimicrobici: l’Idra in mezzo a noi - 17/11/2015
- World Antibiotic Awareness Week - 16/11/2015
- La copertura vaccinale degli operatori sanitari contro l’influenza stagionale - 13/11/2015
- Oseltamivir per l’influenza nei bambini - 12/11/2015
- La Prevenzione delle reazioni avverse da farmaco in pazienti anziani ospedalizzati - 11/11/2015
- Focus Farmacovigilanza - 10/11/2015
- TYPE 2 DIABETES GENETICS beta - 10/11/2015
- FANS e sanguinamento gastrointestinale - 09/11/2015
- Reazioni Avverse da Paracetamolo - 06/11/2015
- Sindrome di Kounis - 05/11/2015
- Correzione dello stile di vita e metformina migliorano la sensibilità all’insulina - 04/11/2015
- Reazioni Avverse da integratori alimentari - 03/11/2015
- AIFA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci - 31/10/2015
- Emicrania mestruale - 29/10/2015
- Health at a Glance 2015 - 20/10/2015
- Nuovi approcci terapeutici per la prevenzione e il trattamento dell’emicrania - 20/10/2015
- Il litio nel trattamento del disturbo bipolare I in età pediatrica - 14/10/2015
- Il Rapporto 2015 sugli antibiotici - 13/10/2015
- L’aspirina come agente neoadiuvante durante la chemioradioterapia preoperatoria per cancro del retto - 07/10/2015
- Inibitori di pompa protonica - 06/10/2015
- ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali - 30/09/2015
- Corso ECM del Centro Regionale di Farmacovigilanza - 30/09/2015
- AIFA: le principali notizie di settembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/09/2015
- Caffeina e progressione della malattia di Parkinson - 21/09/2015
- Linee guida per il reporting di revisioni sistematiche e meta-analisi: il PRISMA Statement - 16/09/2015
- La mini guida di Onda sulla contraccezione - 14/09/2015
- Terapia anticoagulante e sanguinamento gastrointestinale acuto - 10/09/2015
- Lo sapevi? Anche tu puoi segnalare gli effetti indesiderati di un medicinale - 10/09/2015
- Confronto tra nuovi anticoagulanti orali e antagonisti della vitamina K - 09/09/2015
- ECM Farmacovigilanza e buon uso del farmaco: focus sugli anticoagulanti orali - 31/08/2015
- AIFA: le principali notizie di agosto sulla sicurezza dei farmaci - 31/08/2015
- La sindrome da Farmacovigilanza - 31/08/2015
- Comunicazione della FDA sulla sicurezza dei Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei - 20/08/2015
- Focus Farmacovigilanza - 18/08/2015
- Farmacogenomica e farmaci per il sistema cardiovascolare - 12/08/2015
- Inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) in gravidanza e malformazioni congenite del neonato - 10/08/2015
- Farmacogenetica del prolungamento dell’intervallo QT farmaco-indotto - 06/08/2015
- Il litio per l’osteoartrite? - 06/08/2015
- AIFA: le principali notizie di luglio sulla sicurezza dei farmaci - 30/07/2015
- L’uso dei farmaci in Italia – rapporto OsMed 2014 - 29/07/2015
- Profilassi della cefalea emicranica - 22/07/2015
- Sistemi di segnalazione spontanea delle reazioni avverse a farmaco (ADR) e fascicoli sanitari - 16/07/2015
- Terapia antibiotica vs appendicectomia - 15/07/2015
- Uso degli inibitori di pompa protonica e rischio di infarto miocardico nella popolazione generale - 09/07/2015
- Mortalità associata alla digossina - 08/07/2015
- Farmacovigilanza per l’età pediatrica - 04/07/2015
- Sindrome serotoninergica - 03/07/2015
- AIFA: le principali notizie di giugno sulla sicurezza dei farmaci - 30/06/2015
- Caffeina - 24/06/2015
- Gli aggiornamenti della normativa in materia di Farmacovigilanza - 23/06/2015
- Rischio comparativo di sanguinamento gastrointestinale con dabigatran, rivaroxaban e warfarin - 16/06/2015
- Cosmetovigilanza - 15/06/2015
- Vareniclina e rischio di disturbi psichiatrici, comportamenti suicidari, incidenti stradali - 09/06/2015
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di ipertensione polmonare persistente del neonato (PPHN) - 08/06/2015
- Efficacia e sicurezza comparativa degli agenti antipertensivi in adulti con diabete e malattie renali - 04/06/2015
- Gli steroidi orali per la radicolopatia acuta dovuta ad ernia del disco lombare - 03/06/2015
- AIFA: le principali notizie di maggio sulla sicurezza dei farmaci - 01/06/2015
- Effetti a lungo termine del litio su funzionalità renale, tiroidea e paratiroidea - 28/05/2015
- Settimana mondiale della tiroide: prevenzione e terapia delle malattie tiroidee - 27/05/2015
- La profilassi con aspirina nella prevenzione cardiovascolare - 21/05/2015
- Monitoraggio della sicurezza dei medicinali: l’EMA inizia lo screening della letteratura medica per 400 gruppi di sostanze attive - 20/05/2015
- Cosa può insegnarci il data mining, che non sappiamo già, sulla sicurezza dei triptani? - 14/05/2015
- Alcol e problemi correlati - 13/05/2015
- Incidenza e natura delle reazioni avverse agli antibiotici usati per la profilassi dell’endocardite - 07/05/2015
- Focus Farmacovigilanza - 06/05/2015
- Corso ECM del Centro Regionale di Farmacovigilanza - 30/04/2015
- AIFA: le principali notizie di aprile sulla sicurezza dei farmaci - 30/04/2015
- Interazioni farmaco-malattia e farmaco-farmaco - 15/04/2015
- Standardizzazione del fenotipo per l’insufficienza renale causata da farmaci - 14/04/2015
- Un possibile effetto collaterale benefico della metformina - 13/04/2015
- Epidemiologia delle Reazioni Avverse in Europa - 09/04/2015
- Trend di lungo periodo nell’uso dei farmaci antidiabetici orali tra i bambini e gli adolescenti dei Paesi Bassi - 08/04/2015
- AIFA: le principali notizie di marzo sulla sicurezza dei farmaci - 31/03/2015
- La terapia sistemica con corticosteroidi per la sinusite acuta - 30/03/2015
- Relazione tra alert strutturali nei FANS ed epatotossicità idiosincratica - 23/03/2015
- La sicurezza dei preparati di ferro per via endovenosa - 23/03/2015
- Indagine conoscitiva su origine e sviluppo del cosiddetto caso Stamina - 17/03/2015
- Focus Farmacovigilanza - 16/03/2015
- Danno epatico da anticoagulanti orali - 12/03/2015
- Pericolo di danno epatico indotto da farmaco con i nuovi anticoagulanti orali - 10/03/2015
- Farmacoterapia per il dolore neuropatico negli adulti - 05/03/2015
- Il trattamento dell’emicrania acuta negli adulti - 04/03/2015
- AIFA: le principali notizie di febbraio sulla sicurezza dei farmaci - 27/02/2015
- Antibiotici. E’ un peccato usarli male: efficaci se necessari, dannosi se ne abusi - 24/02/2015
- OMS: Piano globale d’azione per la prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili 2013-2020 - 20/02/2015
- Statine, diabete di tipo 2 e peso corporeo - 18/02/2015
- La Diacereina nel trattamento dell’osteoartrosi - 10/02/2015
- Livelli ottimali di pressione sistolica, tempi di intensificazione della terapia e tempo di follow-up nel trattamento dell’ipertensione - 09/02/2015
- L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed (gennaio – settembre 2014) - 05/02/2015
- Possibile overtreatment del diabete mellito negli anziani a stretto controllo glicemico - 04/02/2015
- Glibenclamide, metformina e insulina per il trattamento del diabete gestazionale - 02/02/2015
- AIFA: le principali notizie di gennaio sulla sicurezza dei farmaci - 29/01/2015
- Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi - 28/01/2015
- Trombocitopenia indotta da eparina - 27/01/2015
- Focus Farmacovigilanza - 26/01/2015
- Gioco d’azzardo patologico, ipersessualità e shopping compulsivo associati ai farmaci agonisti dei recettori della dopamina - 22/01/2015
- Gli antidepressivi in gravidanza - 19/01/2015
- Infezioni da virus varicella-zoster in pazienti trattati con fingolimod: la valutazione del rischio e le raccomandazioni per la gestione - 19/01/2015
- Specialist Cohort Event Monitoring (SCEM): una nuova metodologia per la Farmacovigilanza - 15/01/2015
- Danno epatico associato al ketoconazolo - 13/01/2015
- La collaborazione per la farmacovigilanza tra la Food and Drug Administration e l’Agenzia Europea per i Medicinali: obiettivi e sfide comuni - 12/01/2015
- RELAZIONE SULLO STATO SANITARIO DEL PAESE 2012 – 2013 - 09/01/2015
- Allergia a farmaci: le linee guida del NICE - 05/01/2015
- AIFA: le principali notizie di dicembre sulla sicurezza dei farmaci - 30/12/2014
- Acido valproico e decessi nei bambini - 29/12/2014
- Le vaccinazioni sono all’origine dell’autismo? - 23/12/2014
- I beta bloccanti nei pazienti con insufficienza cardiaca e fibrillazione atriale - 23/12/2014
- Sperimentazioni cliniche: i comitati etici devono proteggere i pazienti da profitti e conflitti - 15/12/2014
- Vaccinovigilanza in corso - 15/12/2014
- AIFA: L’USO DEI FARMACI IN ITALIA – RAPPORTO OsMed 2013 - 12/12/2014
- Antidepressivi: 10 anni dopo il Black-Box Warning - 11/12/2014
- L’Avvertimento della FDA su antidepressivi e rischio di suicidio. Perché la polemica? - 11/12/2014
- Il tramadolo per il dolore non oncologico - 10/12/2014
- La Corte Costituzionale mette fine al caso Stamina - 10/12/2014
- EMA – AIFA: aggiornamenti sul caso Fluad - 05/12/2014
- AIFA: le principali notizie di novembre sulla sicurezza dei farmaci - 01/12/2014
- ECDC, Annual report of the European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) 2013 - 20/11/2014
- WHO, Antimicrobial resistance. Global report on Surveillance 2014 - 19/11/2014
- Senza regole non funzionano - 18/11/2014
- La farmacoviglianza in Italia - 17/11/2014
- Cittadinanzattiva: Indagine civica sull’esperienza dei pazienti rispetto all’uso dei farmaci, con focus su farmaci biologici e biosimilari - 17/11/2014
- Prescrire: la lista dei farmaci da evitare - 14/11/2014
- AIFA: Richiamo alla segnalazione tempestiva da parte dei segnalatori - 14/11/2014
- Biosimilari: cosa c’è da sapere? - 13/11/2014
- Cotrimossazolo e morte improvvisa nei pazienti trattati con gli inibitori del sistema renina-angiotensina - 12/11/2014
- Efficacia comparativa e tollerabilità delle terapie farmacologiche nel trattamento del disturbo bipolare - 11/11/2014
- AIFA ed EMA: le principali notizie di ottobre sulla sicurezza dei farmaci - 06/11/2014
- Non bisogna utilizzare gli antipsicotici di routine, per il trattamento di agitazione e aggressività, nei pazienti affetti da demenza - 06/11/2014
- Comprendere le reazioni avverse al farmaco negli anziani attraverso le interazioni farmacologiche - 31/10/2014
- I vaccini possono interagire con il metabolismo dei farmaci? - 31/10/2014
- Exenatide, sitagliptin e vildagliptin: uso, efficacia e sicurezza per il diabete di tipo 2, nel mondo reale - 28/10/2014
- Il BMJ critica la sicurezza e l’uso di dabigatran - 17/10/2014
- I farmaci anti fattore di crescita vascolare endoteliale per il trattamento della degenerazione maculare senile - 16/10/2014
- Problemi cardiaci associati al ranelato di stronzio - 10/10/2014
- Effetto dell’uso delle statine, durante l’ospedalizzazione per emorragia intracerebrale, sulla mortalità e le condizioni di dimissione - 10/10/2014
- Corso ECM: Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: focus sui Bifosfonati - 02/10/2014
- Linee guida per la diagnosi e la terapia della fibrillazione atriale - 01/10/2014
- Comunicazione EMA su Valdoxan/Thymanax e Note informative importanti AIFA su Aceclofenac, Simulect (basiliximab), Prolia e Xgeva - 26/09/2014
- Farmacisti e farmacovigilanza: quali opportunità per una migliore vigilanza? - 25/09/2014
- Farmacovigilanza in pediatria - 19/09/2014
- Reazioni Avverse a farmaco nei pazienti ricoverati nei reparti di emergenza: un’analisi dei costi diretti - 18/09/2014
- Reazioni Avverse a Farmaco e allattamento - 12/09/2014
- Osteonecrosi della mandibola causata da bifosfonati - 10/09/2014
- L’Insegnamento della farmacovigilanza: il programma suggerito da OMS e Isop - 03/09/2014
- Le prescrizioni di antibiotici a pazienti ambulatoriali pediatrici in 5 paesi europei - 03/09/2014
- La sicurezza della olanzapina nei bambini - 02/09/2014
- Le prescrizioni di antidepressivi in cinque paesi europei - 25/08/2014
- Farmaci associati ad eventi avversi nei bambini e negli adolescenti - 25/08/2014
- Sodio, potassio e pressione sanguigna - 25/08/2014
- Una banca dati contro i furti di medicinali - 20/08/2014
- Notizie dall’Agenzia Italiana del Farmaco e dall’Agenzia Europea dei Medicinali - 20/08/2014
- I problemi col dabigatran - 05/08/2014
- Effetti avversi non cardiovascolari associati alla terapia con statine - 05/08/2014
- La rivista Focus farmacovigilanza compie 20 anni - 26/07/2014
- Fibrillazione atriale e bifosfonati - 23/07/2014
- AIFA: andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in Italia dal 2001 al 2013 - 23/07/2014
- È consigliabile espandere il trattamento farmacologico per la prevenzione delle fratture? - 18/07/2014
- Sono veramente necessari i trial clinici su vitamina D e mortalità? - 18/07/2014
- Acqua sporca. Che cosa rischiamo di buttare via con il caso Stamina - 14/07/2014
- Focus Farmacovigilanza - 09/07/2014
- Il riso rosso fermentato per il trattamento della dislipidemia - 07/07/2014
- AIFA: Note informative importanti su budesonide, ketoprofene, procoralan/corlentor (ivabradina), fentanil cerotto transdermico e revisione europea dei medicinali contenenti ibuprofene - 02/07/2014
- La sicurezza del farmaco nell’Era digitale - 30/06/2014
- Esito della sospensione della terapia stabilizzante nel disturbo bipolare dopo 5 anni di eutimia - 30/06/2014
- Vitamina D e mortalità - 25/06/2014
- Uso di antidepressivi in gravidanza e rischio di difetti cardiaci - 24/06/2014
- Cambiamento nell’uso degli antidepressivi da parte della popolazione giovanile, dopo l’avvertimento della FDA e la copertura dei media - 23/06/2014
- Mortalità ed eventi cardiovascolari associati all’uso di azitromicina, tra i pazienti anziani ospedalizzati con polmonite - 20/06/2014
- Reazioni Avverse da uso di Marijuana - 19/06/2014
- Abuso di allopurinolo nell’iperuricemia asintomatica - 17/06/2014
- Epatotossicità indotta da metilprednisolone - 10/06/2014
- AIFA: Farmaci in pediatria - 06/06/2014
- AIFA: Farmaci in gravidanza - 03/06/2014
- Corticosteroidi e rischio di sanguinamento gastrointestinale: una revisione sistematica e meta-analisi - 29/05/2014
- Deficit di elaborazione emotiva in seguito ad uso cronico di cannabis: studio di replicazione ed estensione - 29/05/2014
- Le Reazioni Avverse nei neonati e nei lattanti: è necessario un approccio tagliato su misura per la popolazione - 28/05/2014
- Reazioni Avverse a Farmaco e la loro gestione clinica: un punto di vista personale - 26/05/2014
- Comunicazione EMA su farmaci che agiscono sul sistema Renina angiotensina (RAS) e Note Informative Importanti AIFA su Invirase (saquinavir) e Crixivan - 26/05/2014
- Statine e Reazioni Avverse - 22/05/2014
- Potenziali interazioni farmacologiche negli anziani in politerapia - 10/05/2014
- Monitoraggio della Spesa Farmaceutica Regionale per l’anno 2013 - 07/05/2014
- La FDA richiede che siano apportate modifiche ai fogli illustrativi dei corticosteroidi, per segnalare il rischio di problemi neurologici rari, ma gravi, in seguito al loro uso per via epidurale, nella terapia del dolore - 24/04/2014
- Profilo delle interazioni farmacologiche e farmacocinetica degli inibitori della pompa protonica - 23/04/2014
- La storia dei farmaci anti-influenzali oseltamivir e zanamivir - 18/04/2014
- Effetto delle prescrizioni di ansiolitici e ipnotici sui rischi di mortalità: uno studio retrospettivo di coorte. - 16/04/2014
- Corso ECM Farmacovigilanza e buon uso del Farmaco: Focus sugli anticoagulanti orali - 15/04/2014
- FDA. Le modalità di approvazione dei nuovi farmaci negli Stati Uniti - 12/04/2014
- Il Tribunale di Torino rigetta una richiesta di ordinare la somministrazione di cellule staminali trattate con la metodologia di Stamina Foundation - 07/04/2014
- Effetto dell’assunzione di farmaci ansiolitici e ipnoinducenti sul rischio di mortalità: studio retrospettivo di coorte - 07/04/2014
- La rivista Focus farmacovigilanza compie 20 anni - 01/04/2014
- Valutazione dell’efficacia del farmaco sperimentale darapladib, in pazienti con malattia coronarica cronica - 01/04/2014
- La FDA approva l’uso della doxilamina-piridossina in gravidanza - 25/03/2014
- Le opzioni terapeutiche per ridurre il rischio di ictus, nei pazienti affetti da fibrillazione atriale - 25/03/2014
- Un caso di carcinoma squamocellulare della lingua, verificatosi in Sardegna, in seguito a terapia con abatacept, per il trattamento dell’artrite reumatoide - 19/03/2014
- AIFA: misure per la sicurezza dei farmaci protelos/osseor, domperidone, diacereina, zolpidem e metisergide - 11/03/2014
- Linee guida per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie - 10/03/2014
- Epatotossicità correlata ad agomelatina e altri antidepressivi: un approccio caso/controllo attraverso le informazioni dei sistemi di farmacovigilanza portoghese, francese, spagnolo e italiano - 06/03/2014
- Linee guida 2014 Evidence-Based per la gestione della pressione alta negli adulti - 05/03/2014
- Automedicazione con farmaci da banco e farmaci precedentemente prescritti - 25/02/2014
- Uno stop ai farmaci ad alto dosaggio di paracetamolo dall’americana Food and Drug Administration (FDA) - 24/02/2014
- Una replica sull’uso delle statine per la prevenzione primaria - 12/02/2014
- AIFA: L’uso dei farmaci in Italia – Rapporto OsMed - 12/02/2014
- Dove sono le prove? Una migliore ricerca per una migliore assistenza sanitaria - 06/02/2014
- La terapia con statine per la prevenzione primaria delle patologie cardiovascolari - 06/02/2014
- Farmaci e compromissione della capacità di guidare: revisione della letteratura - 03/02/2014
- AIFA: Nota Informativa Importante sui contraccettivi ormonali combinati - 30/01/2014
- AIFA: Non ho nulla da perdere a provarlo. Cure “miracolose”: guida per il paziente - 30/01/2014
- Le riviste mediche dovrebbero smettere di pubblicare le ricerche finanziate dalle industrie farmaceutiche? - 28/01/2014
- Prima autorizzazione della FDA per l’utilizzo dei sequenziatori di nuova generazione a scopo clinico - 28/01/2014
- Statine e funzione cognitiva - 22/01/2014
- Potenziale effetto delle politerapie sul profilo ematologico in pazienti trattati con clozapina - 20/01/2014
- Le pagine del paziente pubblicate su JAMA: i contraccettivi orali - 16/01/2014
- I trattamenti farmacologici per la cessazione del fumo - 16/01/2014
- AIFA: Sicurezza dei farmaci. Segnali d’allarme per Allopurinolo, Ketorolac e Macrogol - 14/01/2014
- Sospendere i farmaci negli anziani: un approccio evidence-based - 13/01/2014
- Uso di analgesici e rischio di cancro al rene: una metanalisi di studi epidemiologici - 07/01/2014
- L’influenza della valutazione geriatrica globale sulla terapia farmacologica nei pazienti anziani - 07/01/2014
- La Farmacogenetica ha un ruolo nel dosaggio degli antagonisti della vitamina K? - 18/12/2013
- Gli ingredienti necessari per interventi efficaci, al fine di migliorare l’aderenza terapeutica - 17/12/2013
- Politerapia e malnutrizione - 17/12/2013
- Topiramato per il trattamento della dipendenza da cocaina - 11/12/2013
- Algoritmo farmacogenetico vs algoritmo clinico nel dosaggio del warfarin - 11/12/2013
- Efficacia comparativa di esercizio fisico e terapia farmacologica sugli esiti di mortalità: uno studio meta-epidemiologico - 09/12/2013
- Studio retrospettivo sull’associazione tra esposizione a psicofarmaci e sindrome maligna da neurolettici - 25/11/2013
- L’impatto della durata del trattamento sul tempo di insorgenza delle reazioni avverse a farmaco - 25/11/2013
- EMA: I benefici dei Contracettivi Ormonali Combinati continuano a superarne i rischi - 25/11/2013
- Interazione farmacologica tra claritromicina e calcio antagonisti: danno renale acuto - 18/11/2013
- AIFA: Banca Dati dei Farmaci istituzionale - 18/11/2013
- Reazioni cutanee gravi dovute agli inibitori della proteina chinasi - 14/11/2013
- Uso della Metoclopramide in gravidanza e rischio di malformazioni congenite e morte fetale - 14/11/2013
- Una sindrome sottodiagnosticata: la Sindrome di Kounis scatenata da amoxicillina/acido clavulanico - 28/10/2013
- Malattie cardiache ischemiche, influenza e vaccinazione contro l’influenza: uno studio caso-controllo prospettico - 28/10/2013
- Fumo di sigaretta durante la gravidanza e disturbo bipolare nei figli - 24/10/2013
- AIFA: Nota Informativa Importante su Ketoprofene - 10/10/2013
- AIFA: Rapporto sulla sorveglianza postmarketing dei vaccini in Italia – Anno 2012 - 10/10/2013
- Andamento delle segnalazioni di sospette reazioni avverse in Italia dal 2001 al 2012 - 03/10/2013
- Rapporto OsMed 2012 - 03/10/2013
- FDA: l’acetaminofene (paracetamolo) può provocare gravi reazioni cutanee - 17/09/2013
- Tremore da Litio: fisiopatologia e trattamento - 17/09/2013
- Case report: Una donna di 54 anni con dolore addominale, vomito e confusione - 10/09/2013
- Esiti di efficacia e sicurezza di anticoagulanti orali e antiaggreganti piastrinici nella prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso: una review sistematica e metanalisi di confronto di trattamenti multipli - 10/09/2013
- L’esposizione alla vareniclina, farmaco per la cessazione del fumo, durante la gravidanza: uno studio di coorte prospettico, condotto in Nuova Zelanda - 09/09/2013
- Rischio di sviluppare il cancro al colon-retto dopo l’inizio della terapia con orlistat (tetraidrolipostatina) - 09/09/2013
- Terapia con triptani ed eventi avversi vascolari gravi: analisi del data-base delle Reazioni Avverse della Food and Drug Administration degli Stati Uniti (FDA_AERS) - 04/09/2013
- Differenze e similarità tra farmaci equivalenti ed originator e benefici economici associati al loro uso. Il caso dell’Irlanda. - 22/08/2013
- Misure per la sicurezza dei farmaci: vectibix (panitumumab), clopidogrel, citarabina Hospira, erwinase lotto 160G e ketoconazolo per via orale - 22/08/2013
- Il litio nella prevenzione del suicidio in pazienti affetti da disturbi dell’umore: review sistematica e meta-analisi - 19/08/2013
- Inibitori della dipeptidil-peptidasi-4 e rischio cardiovascolare: una meta-analisi di casi clinici randomizzati - 08/08/2013
- Farmacovigilanza e biosimilari: considerazioni, necessità e sfide - 08/08/2013
- Misure per la sicurezza dei farmaci contenenti votrient (pazopanib), codeina, metoclopramide, ketoconazolo e risultati della revisione sulle terapie a base di GLP-1 - 05/08/2013
- Quando decidere di sospendere un trattamento farmacologico: la sospensione della prescrizione di medicinali (deprescribing) basata sulle prove d’efficacia, nella popolazione anziana - 01/08/2013
- Ipersensibilità all’allopurinolo: una revisione sistematica di tutti i casi pubblicati (1950 – 2012) - 29/07/2013
- L’esposizione del feto agli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) o la depressione materna possono influire sullo sviluppo del bambino? - 29/07/2013
- Trattamento con inibitori dell’Enzima di Conversione dell’Angiotensina (ACE) e sviluppo di infezioni del tratto urinario: un’analisi di simmetria delle prescrizioni - 22/07/2013
- Tollerabilità e danni delle singole statine a confronto: una meta-analisi di 246.955 partecipanti da 135 Randomized Controlled Trials - 22/07/2013
- EMA: misure per la sicurezza dei farmaci contenenti codeina, flupirtina, diclofenac ed ergot - 17/07/2013
- Sintomi neuropsichiatrici associati all’uso di vareniclina: uno studio in medicina generale in Inghilterra - 16/07/2013
- Effetto del litio sull’espressione dell’enzima spermidina/spermina N1-acetiltransferasi nel comportamento suicidario - 12/07/2013
- Rischio di insorgenza di diabete tra pazienti trattati con statine: uno studio basato sulla popolazione - 09/07/2013
- Antiepilettici diversi da gabapentin, pregabalin, topiramato e valproato nella profilassi dell’emicrania episodica negli adulti - 09/07/2013
- Omega-3 in Pazienti con Fattori di Rischio Cardiovascolare Multipli - 01/07/2013
- Oppioidi per il dolore cronico non oncologico - 24/06/2013
- Le pagine del paziente pubblicate su JAMA: l’uso improprio di farmaci oppioidi - 24/06/2013
- Farmaci antipsicotici di seconda generazione e rischio di polmonite nella schizofrenia - 14/06/2013
- Sindrome di Stevens-Johnson / Necrolisi Epidermica Tossica: i testi di farmacologia dedicati sono in grado di informare correttamente i medici relativamente ai rischi? - 11/06/2013
- I Farmaci Biosimilari (Position Paper) - 11/06/2013
- I segnali di Farmacovigilanza: Rupatadina ed alterazioni della frequenza e del ritmo cardiaco - 11/06/2013
- Effetti cardiovascolari e sul tratto gastrointestinale superiore dei farmaci anti-infiammatori non-steroidei: meta-analisi condotta sui dati individuali di studi randomizzati - 11/06/2013
- Rischio di diabete di nuova insorgenza in pazienti trattati con statine: studio di coorte condotto sulla popolazione - 04/06/2013
- Raccomandazione dell’EMA di limitare l’uso di Trobalt all’ultima linea di trattamento delle crisi epilettiche parziali - 04/06/2013
- Nuove importanti restrizioni all’uso di Protelos/Osseor (ranelato di stronzio) - 28/05/2013
- EMA: Comunicato Stampa su Diane 35 e i suoi generici - 28/05/2013
- Medicinali sottoposti a monitoraggio addizionale: pubblicata la prima lista - 21/05/2013
- Il fattore di crescita insulino-simile 1 (IGF-1) è sovraespresso in linee cellulari linfoblastoidi di pazienti affetti da disturbo bipolare che rispondono al litio - 17/05/2013
- Variabilità nelle informazioni sulla safety di farmaci ad alto consumo in diversi contesti nazionali - 14/05/2013
- FDA: DRUG SAFETY COMMUNICATION SULL’ANTIEPILETTICO VALPROATO - 14/05/2013
- AIFA: Nota informativa importante su Pletal (cilostazolo) - 14/05/2013
- AIFA: Nota informativa importante su Thalidomide Celgene - 29/04/2013
- AIFA: Nota Informativa Importante su Mabthera (Rituximab) - 29/04/2013
- Uso di Statine ad Alta Potenza e Tasso di Ospedalizzazione per Danni Renali - 29/04/2013
- Associazione tra uso materno di integratori a base di acido folico e rischio di disturbi dello spettro autistico nei bambini - 12/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Xgeva (denosumab) - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante sulla gestione delle Reazioni Avverse Cutanee Gravi (SCAR) associate a Incivo (telaprevir) - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Relpax (eletriptan bromidrato) - 09/04/2013
- Nota informativa AIFA importante su Nulojix (belatacept) - 26/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Mimpara (cinacalcet) - 26/03/2013
- Elementi Chiave nei Segnali di ADR da Interazioni tra Farmaci - 19/03/2013
- Comunicato Stampa AIFA sull’uso intravitreale del medicinale Lucentis® (ranibizumab) - 19/03/2013
- La durata del trattamento con litio rappresenta un fattore di rischio per la riduzione della filtrazione glomerulare: studio cross-sectional - 15/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Optimark (gadoversetamide) - 12/03/2013
- Opportunità per ridurre in maniera significativa la complessità delle terapie farmacologiche - 11/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Vistide (cidofovir) - 11/03/2013
- Nota informativa AIFA importante su Prolia (denosumab) - 26/02/2013
- Nota informativa AIFA importante su NeuroBloc (tossina botulinica di tipoB) - 26/02/2013
- Esposizione a Bifosfonati e Rischio di Tumori Gastrointestinali - 26/02/2013
- Intervallo QT e uso di antidepressivi: studio trasversale condotto attraverso cartelle cliniche elettroniche - 19/02/2013
- Comunicato stampa della Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) relativo all’avvio di una revisione su Diane 35 e su altri medicinali contenenti ciproterone acetato 2 mg ed etinilestradiolo 35 microgrammi - 18/02/2013
- Reazioni avverse a gabapentin e pregabalin: revisione dei dati provenienti dal database di farmacovigilanza francese. - 12/02/2013
- Trastuzumab e gravidanza: una revisione sistematica e metanalisi - 11/02/2013
- Eventi avversi neuropsichiatrici della vareniclina: revisione sistematica dei casi pubblicati - 04/02/2013
- Importante danno epatico associato con l’uso di Tolvaptan - 04/02/2013
- Aggiornamento della Agenzia Europea dei Medicinali sui contraccettivi combinati - 28/01/2013
- Uso concomitante di diuretici, ace-inibitori e sartani con antinfiammatori non steroidei (FANS) e rischio di danno renale acuto: uno studio nested* caso controllo - 28/01/2013
- Amoxicillina per infezioni acute del tratto respiratorio inferiore senza sospetto di polmonite, uno studio randomizzato, controllato con placebo - 22/01/2013
- Aggiornamento sulla farmaco genomica della Sclerosi Multipla: focus su strategie terapeutiche in uso e novità - 21/01/2013
- La crisi dell’assenza di nuovi antibiotici – qual è la via da seguire? - 14/01/2013
- Predizione e test dell’attività farmacologica sui bersagli degli effetti collaterali - 14/01/2013
- Associazione tra l’efficacia del litio nel trattamento di mantenimento del disturbo bipolare e i livelli plasmatici di litio - 11/01/2013
- Complessi proteolitici batterici come targets terapeutici - 03/01/2013
- Ponatinib nel trattamento di leucemie cromosoma Philadelphia-positive (Ph+) resistenti - 21/12/2012