Deprescrizione nei pazienti anziani in politerapia

La politerapia (comunemente definito come l’assunzione di almeno cinque trattamenti farmacologici) è comune negli anziani ed è associata a eventi avversi da farmaci, deterioramento cognitivo e funzionale, aumento dei costi sanitari e aumento del rischio di fragilità, cadute, ricoveri ospedalieri e mortalità.

Esistono molte barriere alla deprescrizione, ma sono stati fatti numerosi sforzi per sviluppare e implementare interventi di deprescrizione che le superino.

Questa revisione narrativa descrive le caratteristiche degli interventi e riassume i risultati di studi clinici randomizzati controllati pubblicati che hanno testato interventi di deprescrizione negli anziani con politerapia, nonché relazioni su studi clinici in corso, linee guida e risorse che possono essere utilizzate per facilitare la deprescrizione.

La maggior parte degli interventi erano revisioni dei farmaci in contesti di assistenza primaria e molti contenevano componenti come il processo decisionale condiviso e/o un focus sulle priorità di assistenza al paziente, formazione per gli operatori sanitari, materiali educativi rivolti al paziente e coinvolgimento dei familiari, rappresentando una grande eterogeneità negli interventi che affrontano la politerapia negli anziani.

Poco più della metà degli interventi dello studio ha avuto prestazioni migliori delle cure usuali in almeno uno dei loro esiti primari e la maggior parte degli interventi dello studio è stata valutata in circa 12 mesi.

Parole chiave: Deprescrizione; Politerapia; Anziano

BMJ. 2024 May 7:385:e074892. Deprescribing in older adults with polypharmac.Anna HungYoon Hie KimJuliessa M Pavon.

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Rischio di demenza associato a farmaci anticolinergici per la vescica iperattiva in adulti di età ≥55 anni: uno studio caso-controllo

Obiettivo

Indagare se diversi trattamenti farmacologici anticolinergici per la vescica iperattiva presentano rischi differenti di sviluppare nuovi casi di demenza, in una vasta popolazione rappresentativa di anziani in Inghilterra.

Disegno

Studio caso-controllo “nested” (nidificato). (NdR: È la combinazione di uno studio di coorte con uno studio caso-controllo. I casi sono individuati all’interno di una coorte e i controlli sono selezionati all’interno della medesima coorte).

Materiali e Metodi

Studi di medicina generale in Inghilterra che forniscono dati al database Clinical Practice Research Datalink (CPRD) GOLD, attraverso cartelle cliniche di pazienti di cure secondarie (Hospital Episode Statistics), registrati tra il 1° gennaio 2006 e 16 febbraio 2022.

Partecipanti

170.742 pazienti di età ≥55 anni, con prima diagnosi di demenza durante il periodo di studio, confrontati, per età, sesso e medicina generale, con 804.385 individui senza demenza (controlli).

Terapia

Uso cumulativo di farmaci (definito utilizzando la dose giornaliera standardizzata totale) di differenti farmaci anticolinergici utilizzati per il trattamento della vescica iperattiva e di un farmaco non anticolinergico, il mirabegron, nel periodo 3-16 anni prima di una diagnosi di demenza (o data equivalente nei controlli di confronto).

Principali misure

Odds ratio (OR) per l’insorgenza di demenza associata ai diversi farmaci anticolinergici utilizzati per il trattamento della vescica iperattiva, aggiustati per caratteristiche sociodemografiche, comorbilità cliniche e uso di altri trattamenti farmacologici anticolinergici.

Risultati

La popolazione dello studio era composta per il 62,6% da donne e l’età media era di 83 anni (intervallo interquartile 77-87). 15.418 (9%) pazienti con demenza e 63.369 (7,9%) controlli senza demenza avevano utilizzato farmaci anticolinergici per il trattamento della vescica iperattiva nei 3-16 anni prima della diagnosi (o data equivalente per i controlli). Il rapporto di probabilità aggiustato per demenza associata all’uso di qualsiasi farmaco anticolinergico utilizzato per trattare la vescica iperattiva era pari a 1,18 (intervallo di confidenza (CI) al 95% da 1,16 a 1,20) ed era più alto negli uomini (1,22, da 1,18 a 1,26) rispetto alle donne (1,16, da 1,13 a 1,19). Il rischio di demenza è aumentato sostanzialmente con l’uso di cloridrato di ossibutinina (OR aggiustato 1,31, IC 95% 1,21-1,42 e 1,28, 1,15-1,43 per l’uso di 366-1095 e >1095 dosi giornaliere standardizzate totali, rispettivamente), succinato di solifenacina (1,18, 1,09-1,27 e 1,29, 1,19-1,39) e tartrato di tolterodina (1,27, 1,19-1,37 e 1,25, 1,17-1,34). Non sono stati riscontrati aumenti significativi del rischio di demenza associato a darifenacina, fesoterodina fumarato, flavossato cloridrato, propiverina cloridrato e cloruro di trospio. L’associazione tra mirabegron, un farmaco non anticolinergico, e demenza è risultata variabile a seconda delle categorie di dosaggio e potrebbe essere causata dall’uso precedente di farmaci anticolinergici per il trattamento della vescica iperattiva in questi individui.

Conclusioni

Tra i diversi farmaci anticolinergici utilizzati per il trattamento della vescica iperattiva, l’ossibutinina cloridrato, la solifenacina succinato e la tolterodina tartrato sono risultati più fortemente associati al rischio di demenza negli anziani. Questa scoperta sottolinea la necessità per i medici di tenere in considerazione i possibili rischi e conseguenze a lungo termine delle opzioni di trattamento disponibili per la vescica iperattiva negli anziani e di considerare la prescrizione di trattamenti alternativi che potrebbero essere associati a un minor rischio di demenza.

Parole chiave: Demenza; Geriatria; Medicina; Assistenza sanitaria primaria; Incontinenza urinaria. BMJ Med . 2024 Nov 12;3(1): e000799. doi: 10.1136/bmjmed-2023-000799. eCollection 2024. Risk of dementia associated with anticholinergic drugs for overactive bladder in adults aged ≥55 years: nested case-control study. Barbara Iyen Carol Coupland Brian Gregory Bell  et al.

Link dove è possibile leggere lo studio completo

Gabapentinoidi e rischio di frattura dell’anca

Introduzione

L’uso crescente di gabapentinoidi (Pregabalin e Gabapentin) è stato osservato nelle persone anziane che sono anche soggette a fratture dell’anca.

Obiettivo

Indagare complessivamente l’associazione tra gabapentinoidi e rischio di fratture dell’anca e l’associazione stratificata tra gruppi di età, stato di fragilità e storia di malattia renale cronica.

Materiali e Metodi

Si tratta di uno studio caso-controllo su pazienti ricoverati per frattura dell’anca a Victoria, Australia, tra il 1° Marzo 2013 e il 30 Giugno 2018, con almeno una prescrizione di gabapentinoide prima della frattura. È stata utilizzata la regressione logistica condizionale per stimare l’odds ratio (OR) e l’IC al 95% per l’assunzione di gabapentinoidi nel periodo indice (1-60 giorni prima della frattura) rispetto al periodo di riferimento (121-180 giorni prima della frattura). Per aggiustare il trend temporale sottostante nell’uso di gabapentinoidi, ogni caso indice è stato abbinato a un massimo di 5 controlli, selezionati tra i casi controllo, della stessa età e sesso. Le analisi dei sottogruppi sono state condotte con o senza insufficienza renale cronica (IRC), con punteggi di fragilità inferiori a 5 e punteggi di fragilità uguale o superiore a 5. La fragilità è stata calcolata utilizzando l’Hospital Frailty Risk Score (HFRS). I dati sono stati analizzati dal Novembre 2023 all’Aprile 2024.

Risultati

Su 28.293 pazienti ricoverati per fratture dell’anca, 2.946 (1.752 [59,5%] erano di età ≥ a 80 anni; a 2.099 [71,2%] donne) è stato prescritto un gabapentinoide prima della frattura dell’anca. L’uso di gabapentinoidi era associato a un aumento delle probabilità di fratture dell’anca (OR, 1,96; 95% CI, 1,66-2,32). Dopo aver aggiustato per il trend temporale dell’esposizione e l’uso concomitante di altri farmaci per il sistema nervoso centrale, le probabilità di fratture dell’anca sono rimaste elevate (OR, 1,30; 95% CI, 1,07-1,57). L’associazione tra la somministrazione di gabapentinoidi e la frattura dell’anca era più elevata nei pazienti con HFRS uguale o superiore a 5 (OR, 1,75; 95% CI, 1,31-2,33) e insufficienza renale cronica (OR, 2,41; 95% CI, 1,65-3,52).

Conclusioni

In questo studio caso-controllo su residenti australiani ricoverati per frattura dell’anca, l’uso di gabapentinoidi è stato associato a un aumento del rischio di fratture dell’anca, soprattutto nei pazienti fragili o con insufficienza renale cronica. Oltre al noto rischio associato alla compromissione renale, lo stato di fragilità può essere un importante fattore di rischio quando si considera l’uso di gabapentinoidi.

Gabapentinoids and Risk of Hip Fracture. Miriam T Y Leung Justin P TurnerClara Marquina  Jenni Ilomäki Tim Tran  Katsiaryna Bykov  J Simon Bell   JAMA Netw Open. 2024;7(11):e2444488.

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Identificazione e caratterizzazione delle Reazioni Avverse Gravi associate all’interazione tra farmaci in un database di segnalazioni spontanee

Introduzione

L’aumentata presenza di individui con più patologie, soprattutto nella popolazione anziana, ha favorito l’assunzione contemporanea di più farmaci, che possono potenzialmente interagire e i cui effetti clinici sono, ancora, sconosciuti o non ben definiti.

In questo studio si vogliono valutare e caratterizzare le reazioni avverse causate dall’interazione tra più farmaci.

Metodi

Sono state prese in esame le ADRs gravi (2195) inserite tra il primo Gennaio 2015 e il 31 Maggio 2020 nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza della Regione Veneto; criteri di esclusione sono stati: i vaccini, l’assenza di un nesso di causalità definito, probabile o possibile (secondo l’algoritmo di Naranjo), la monoterapia.

Lo studio si è avvalso della piattaforma VigiSegn e le potenziali interazioni sono state valutate attraverso la piattaforma DRUGDEX.

Risultati

La politerapia è una delle cause più comuni di ADRs, tanto maggiore il numero di farmaci in uso, tanto maggiore era il numero di ADRs (95% se in terapia con otto o più farmaci contro il 28% se in terapia con due farmaci). Le interazioni maggiormente riscontrate sono state: aspirina/clopidogrel; aspirina/warfarin; inibitori di pompa protonica/warfarin; antiaggreganti/warfarin. I casi fatali erano rappresentati soprattutto da interazioni tra warfarin con inibitori dell’aggregazione piastrinica e warfarin con antidepressivi. Warfarin era il farmaco più segnalato tra le reazioni avverse di interazione e gli eventi più comuni erano costituiti da emorragie gastrointestinali o cerebrali. È stato notato come l’utilizzo di più farmaci nella popolazione anziana aumenti il rischio di reazioni avverse gravi e la mortalità.

Conclusioni

Le interazioni tra farmaci sono un importante problema di salute pubblica. La popolazione maggiormente interessata è quella anziana di sesso maschile. Le segnalazioni spontanee possono rappresentare uno strumento utile per un monitoraggio puntuale.

Studi futuri dovrannocercare di quantificare le ADRs da interazione farmacologica in modo più sistematico; sarà importante sviluppare delle linee guida e delle strategie di comportamento che aiutino il clinico ad attuare i comportamenti più adeguati conseguentemente la comparsa delle ADRs, infine sarà utile promuovere dei corsi atti a favorire il loro riconoscimento.

Bibliografia

Lara Magro, Elena Arzenton, Roberto Leone, Marilisa Giustina Stano, Michele Vezzaro, Annette Rudolph, Irene Castagna and Ugo Moretti. Identifying and Characterizing Serious Adverse Drug Reactions Associated With Drug-Drug Interactions in a Spontaneous Reporting Database. Frontiers in Pharmacology. 2021 January. PMID: 33536925.

E’ possibile leggere qui l’articolo.

Farmaci usati per il trattamento della malattia di Alzheimer e rischio di mortalità e ospedalizzazione

La Malattia di Alzheimer (MA) per la sua crescente incidenza e prevalenza è una priorità di salute pubblica. I suoi effetti sociali sono di grande rilevanza in tutto il mondo. Gli autori del presente studio hanno cercato di identificare le opzioni terapeutiche che effettivamente riducono il rischio di mortalità e ospedalizzazione in un contesto di reale pratica clinica.

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